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Assemblea organizzativa nazionale Cisl “La Cisl unisce”, Roma 5-8 novembre 2007 Relazione del Segretario generale Raffaele Bonanni Sommario: 1. Riformare la politica 2. Crescita, risanamento, equità 3. Patto sociale per lo sviluppo 4. La questione salariale: contrattazione, fisco, lotta all’inflazione 5. L’indignazione Questa Assemblea nazionale cade nel mezzo di un difficilissimo percorso parlamentare della manovra finanziaria 2008 e in un contesto sempre più grave e complesso della crisi politica. La concertazione che ci ha impegnato per mesi per arrivare all’Accordo del 23 luglio scorso e la consultazione che ha coinvolto più di 5 milioni di lavoratori e molti di più nelle assemblee, sono state occasioni preziose per il sindacato, una opportunità importante anche per tutto il sistema politico, investito da una crisi che nessuno può sottovalutare. Riformare la politica C’è molto malumore tra i cittadini per la scarsa efficienza della politica.

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Assemblea organizzativa nazionale Cisl “La Cisl unisce”, Roma 5-8 novembre 2007

Relazione del Segretario generale Raffaele Bonanni Sommario:

1. Riformare la politica 2. Crescita, risanamento, equità 3. Patto sociale per lo sviluppo 4. La questione salariale: contrattazione, fisco, lotta all’inflazione 5. L’indignazione

Questa Assemblea nazionale cade nel mezzo di un difficilissimo percorso parlamentare della manovra finanziaria 2008 e in un contesto sempre più grave e complesso della crisi politica. La concertazione che ci ha impegnato per mesi per arrivare all’Accordo del 23 luglio scorso e la consultazione che ha coinvolto più di 5 milioni di lavoratori e molti di più nelle assemblee, sono state occasioni preziose per il sindacato, una opportunità importante anche per tutto il sistema politico, investito da una crisi che nessuno può sottovalutare. Riformare la politica C’è molto malumore tra i cittadini per la scarsa efficienza della politica.

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I partiti di maggioranza, ma anche di opposizione farebbero male a sottovalutare la dimensione e la gravità del disagio. È comunque incoraggiante che sull’accordo ci sia stato, di fatto, una attenzione positiva anche delle forze politiche dell’opposizione. Si dimostra così che quando si affrontano questioni vitali per i cittadini e lo si fa senza le bussole starate della ideologia, si favoriscono convergenze preziose, cresce il clima di fiducia della comunità, si rafforzano le istituzioni. Questa esperienza assai rara nella vita economica e politica lascia ben sperare sul futuro dell’Italia che è esclusivamente nelle mani della sua classe dirigente, così numerosa oggi in questa sala. È proprio grazie a questo clima che ha prevalso il buon senso su chi invece si è attardato su posizioni ideologiche. E proprio in questa condizione che si è potuto mediare tra interessi ed opinioni diverse e raggiungere così soluzioni condivise. Soluzioni, è bene ricordarlo, che hanno coniugato crescita ed equità, e nel rispetto dei conti pubblici. Il mondo del lavoro dunque, con l’Accordo e la consultazione, ha espresso una rinnovata e concreta volontà di partecipazione e di coesione sociale. Questa esperienza ci fa dire che la difficoltà di rapporto tra la politica e la società italiana non è insormontabile, se viene messa in campo una politica che :

• si misura con i problemi, confronta proposte senza pregiudiziali, riscopre il valore della mediazione;

• riconosce l’apporto autonomo delle organizzazioni sociali e costruisce, nella chiarezza delle posizioni e delle responsabilità, la concertazione;

• rifiuta la logica “alternativa” della “rivincita abrogativa” sulle questioni già affrontate dal precedente governo;

• promuove unità in un mondo politico dove, invece, prevale il giuoco distruttivo dello scontro e della delegittimazione reciproca.

Tutto ciò è l’opposto del degrado di questo bipolarismo antagonista, dominato dalle minoranze, che ha deluso tutte le aspettative di partecipazione e di efficienza dei cittadini, al punto di sottrarci perfino il diritto di scegliere le persone che devono rappresentarci in Parlamento! All’Italia ed al suo sviluppo, i problemi prima che dall’economia vengono dalla politica, dalla sua debolezza rispetto alle grandi lobby e dalla sua inefficienza, che rende ancora più intollerabili i suoi costi abnormi. Quella italiana è una lunga transizione che sta minando, giorno dopo giorno, le stesse istituzioni. È dall’inizio della legislatura, con la precarietà della maggioranza al Senato, che la Cisl sostiene l’opportunità almeno di una assunzione di responsabilità bipartisan sulle questioni decisive del paese. La stessa comune responsabilità che deve essere sostenuta da ciascuno in questa delicata ed arroventata vicenda della sicurezza. I cittadini tutti si aspettano una azione efficace rapida e non demagogica. È inutile, ora che ciascuno si agiti. Dice il Vangelo “che la vera giustizia è la giustizia pronta” cioè quella che si fa alla origine del male, quando si manifesta. Ora bisogna rimediare! Si faccia senza polemiche e con il concorso di tutti quello che l’emergenza richiede in questo momento. In questi ultimi tempi è montata una spinta xenofoba che gli italiani difficilmente in altre epoche hanno conosciuto.

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Di per se, questo fenomeno ben giustifica l’opinione di chi ritiene, a ragione, che c’è stato un eccessivo lassismo. Però, dobbiamo anche prepararci al quotidiano. Le imprese, infatti, richiedono sempre più lavoratori stranieri a causa della saturazione di alcuni mercati del lavoro. Tanti nel mondo cercano benessere e democrazia, e tra questi, molti sono anche purtroppo delinquenti o persone incapaci di essere accolti dalle nostre culture e abitudini. Essi spesso si insinuano nei vuoti vistosi presenti nelle nostre leggi e nelle conseguenti difficoltà di farle applicare. È nostra opinione che occorre intervenire a monte, agire soprattutto nei luoghi di origine, attraverso la collaborazione con quei governi, con quelle istituzioni religiose, con quei sindacati, per selezionare i lavoratori attraverso una sorta di collocamento a favore dell’immigrazione. Una simile iniziativa oltre che regolare ordinatamente gli ingressi e permettere al nostro paese la programmazione dei flussi e delle esigenze di dignità delle persone, mette fuori gioco anche i mercanti di braccia e di morte che alimentano il primo momento di illegalità a danno dell’Italia. Ed allora rigorosi per chi delinque ma considerazione per gli immigrati laboriosi e rispettosi delle nostre leggi. Ma proprio il percorso tribolato della legge finanziaria dice quanto prevalga sugli interessi del paese lo spirito di autodistruzione. Questa situazione rende urgente la riforma elettorale, accompagnata da quella su alcune modifiche costituzionali, come il bicameralismo perfetto, il numero dei parlamentari, i poteri dell’Esecutivo da perseguire con una larga convergenza tra tutte le forze politiche Con la riforma elettorale va attuata non la forzatura di un bipartitismo, ma lo sviluppo di un bipolarismo, che:

• non sia prigioniero delle forze alternative, • sia funzionale all’alternanza, • sia in grado di governare con maggioranze, oltre che stabili, omogenee, • non sia coercitivo della rappresentatività e del pluralismo politico, • sia idoneo a restituire ai cittadini la scelta di chi li deve rappresentare attraverso la

preferenza, perché si ristabiliscano con essi e con il loro territorio un rapporto diretto. Per la Cisl il modello di riferimento è da sempre quello misto tedesco, tra maggioritario e proporzionale, con quota di sbarramento e sfiducia costruttiva.

La Cisl guarda con grande attenzione a questo rinnovamento. Per lo spessore etico e progettuale della politica non c’è democrazia senza i partiti, senza la loro funzione di interpretazione, di orientamento e di formazione. Ma perché siano soggetti e luogo di partecipazione democratica dovrebbero guardarsi dall’eccessivo presidenzialismo, dalla logica della coptazione, conseguentemente da modelli organizzativi evanescenti. Associazionismo e democrazia delegata sono i nostri valori, che hanno fatto già grande la nazione italiana. È nella dimensione sociale, in un contesto di sussidiarietà solidale e di democrazia partecipativa, che la politica ritrova le sue ragioni morali, quella valenza umana che dà fiducia alle persone rispetto all’agire comune, all’assunzione di responsabilità, al prendere parte. Così legittima il suo potere, dà senso e rende feconde le sue competizioni.

Per questo riteniamo che il Federalismo fiscale solidale con la nuova Carta delle Autonomie è

tra le riforme istituzionali più urgenti.

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È ora di uscire dalla confusione. Basta con il sovrapporsi di ben quattro livelli di tassazione. I cittadini devono essere messi in

condizione, finalmente, di sapere chi ha la responsabilità del prelievo e della spesa; a chi chiedere ragione della eventuale inefficienza dei risultati.

La crisi di credibilità del sistema fiscale è un punto nodale della stessa credibilità

rappresentativa delle istituzioni democratiche. Ecco perché deve essere ridefinito il patto sociale tra cittadini e istituzioni, per il quale l’antico

slogan dei coloni americani: no taxation without representation per l’Italia di oggi risulta ancora attuale.

La solidarietà verso le Regioni in difficoltà è fondamentale. Ma deve essere chiaro che in queste realtà l’impiego di queste risorse deve risultare

“trasparente”, “produttivo”, soggetto a verifiche. Non è più tollerabile che Regioni che godono attraverso i trasferimenti dello Stao di

finanziamenti di solidarietà per sostenere i propri servizi, arrivino a costare molto di più e per giunta più inefficienti nei servizi organizzati dalle Regioni che partecipano al sostegno della solidarietà. Crescita, risanamento, equità

La priorità, difficile da perseguire con efficacia senza la riforma della politica, è la promozione

della crescita, sostenuta da misure forti di equità sociale. Dobbiamo fare i conti con un debito pubblico, i cui interessi sono sottratti allo sviluppo. Pur in una congiuntura internazionale favorevole, negli ultimi due anni, in una Europa cresciuta

poco, con un forte traino della Germania, l’Italia complessivamente è cresciuta ancora meno e le stime sono state riviste al ribasso.

L’Italia appare poco esposta direttamente alla crisi dei mutui subprime,dicono gli esperti e noi

lo speriamo, ma il contesto internazionale tende ad essere meno favorevole. La restrizione nel credito, pur contrastata a fatica dalle Banche centrali, può incidere su consumi

ed investimenti, la rivalutazione dell’euro rende meno competitive le esportazioni. L’Italia continua ad essere “zavorrata” dai noti problemi strutturali irrisolti: lo squilibrio del

Mezzogiorno, che arretra, anche nell’occupazione li riassume tutti; il deficit di infrastrutture materiali e immateriali; il gap energetico; le liberalizzazioni mal fatte e incompiute; i ritardi delle nuove politiche industriali; le inefficienze della P.A. Grazie, tuttavia, alla realtà produttiva di grandi, ma soprattutto di piccole e medie imprese dove tutti, capitale, capacità imprenditoriali, lavoratori si sono misurati con la sfida e il rischio della competitività, le esportazioni sono risultate la componente più dinamica della domanda e la bilancia commerciale è migliorata sia verso l’Europa che le altre aree. Per la maggiore crescita, fin dagli inizi del 2006, e per l’impegno, perseguito con determinazione, contro l’evasione fiscale e il lavoro irregolare, i conti pubblici sono migliorati. La perdita di competitività del nostro sistema economico non è un destino, noi possiamo contrastarla.

Abbiamo condiviso la scelta nella manovra finanziaria di un percorso “graduale” ma “certo” di risanamento traguardato al 2011, in linea con gli impegni comunitari.

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Il governo non ha ceduto alle pretese più rigoriste della Commissione, che strangolerebbero le possibilità di crescita, e la destinazione conseguente di risorse ad obiettivi produttivi e di equità sociale.

Comunque la nostra opinione rispetto alla manovra è che manca una idea forte di intervento pubblico per la crescita e per l’equità e ci sembra che gran parte delle risorse vengano disperse per tenere in piedi le esigenze del quadro politico.

Il vero impulso riformatore della manovra finanziaria è l’impegno sull’Accordo di luglio che ci auguriamo il Parlamento sappia sostenere. 3. Patto sociale per lo sviluppo

Di fronte alla urgenza e alla gravità dei problemi da affrontare per fare uscire l’Italia dalla

condanna della bassa crescita, noi della Cisl proponiamo al governo ed anche all’opposizione un Patto sociale per lo sviluppo in grado di mobilitare tutte le energie, le risorse finanziarie, pubbliche e private, le responsabilità dei diversi livelli istituzionali e delle parti sociali.

È giunta l’ora della serietà e della responsabilità: dobbiamo unirci tutti contro la congiura dei no che da troppo tempo ritarda la soluzione di nodi che stanno costando a tutti noi gap competitivi e condizioni civili e precarie.

Infrastrutture ed energia sono l’urgenza delle urgenze e davvero dobbiamo saper costruire da

subito un consenso che le liberi dal sequestro ideologico in cui si trovano. La realizzazione della TAV e le tante arterie di comunicazione interna, i rigasificatori, le

centrali a carbone, gli impianti per la produzione di energia eolica devono poter essere sostenute da un patto per il “fare” e per il “fare presto”

La montagna dei ritardi è talmente alta che nessuno può ritenere di scalarla da solo.

In questi anni abbiamo subito un forte logoramento dei salari e delle pensioni. I nostri salari, come tutti ormai riconoscono, sono i più bassi d’Europa, soprattutto con un

crescente divario generazionale a sfavore dei giovani. Negli ultimi 10-15 anni vi è stata una forte redistribuzione di reddito a favore delle imprese. Le famiglie più ricche, pur essendo il 10% della popolazione detenevano negli anni ’90 il 41%

della ricchezza e sono ancora più ricche oggi con 7 punti in più a scapito dei redditi medi e di quelli bassi .

La disuguaglianza sociale in Italia è molto più grave che nel resto d’Europa, ci avvicina ormai

alle grandi disuguaglianze degli States. Molte famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese sia per il costo della vita, sia per il

peso dei mutui e per la necessità sempre più frequente e diffusa di ricorrere ai prestiti bancari per sbarcare il lunario.

Ora siamo anche di fronte ad un balzo dell’inflazione, che covava da tempo e che non sembra

avere soste. La questione salariale, in Italia, è dunque una emergenza sociale. I punti di attacco riguardano il rinnovo dei contratti, lo sviluppo della contrattazione decentrata,

la riduzione fiscale, la lotta all’inflazione, quindi la politica dei redditi da anni abbandonata dai vari governi.

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a). I contratti nazionali

Il sistema di determinazione salariale è in sofferenza sia nella parte della contrattazione nazionale che nella contrattazione di secondo livello.

Oggi 6 lavoratori dipendenti su 10 sono in attesa di rinnovo contrattuale ed il ritardo medio per la stipula è di 11 mesi, ma con punte che toccano il biennio.

Innanzitutto vanno rinnovati tempestivamente i contratti nazionali, compresi quelli pubblici. Gli scioperi di fine ottobre del pubblico impiego e della scuola hanno detto chiaramente al

governo che la questione delle risorse contrattuali non è risolta con una dichiarazione a futura memoria.

Deve essere chiaro a tutti che il governo, non stanziando le risorse contrattuali e non presentando proposte, che aspettiamo da mesi, per attuare il Memorandum, pregiudica l’obiettivo di conseguire efficienza e produttività della P. A. e di premiare il merito .

Lo sciopero riuscito dei metalmeccanici e quelli programmati puntano dritti al rinnovo e non

sono distratti dalla mossa dei 30 euro della FIAT, seguita anche da altre imprese. Diciamocelo: non è un gran gesto, è una “taccagneria” rispetto agli utili aziendali. In busta paga

arriveranno solo 15 € l’altra metà andrà al fisco: l’equivalente di una pizza ed una birra. Questa vicenda che è meglio trattare con ironia mi ha ricordato il “rischio” delle monete

arroventate gettate ai poveracci dal Marchese del Grillo! Se vuole, invece, essere un riconoscimento per i lavoratori, del loro ruolo per la performance

aziendale, gli atti che ci attendiamo sono altri: innanzitutto la tempestività del rinnovo contrattuale. Una congrua risposta salariale, per i meccanici, ma certamente anche per altre categorie, passa

attraverso un nuovo inquadramento delle qualifiche, che riconosca le professionalità reali. Ma il punto decisivo è l’attivazione di una contrattazione aziendale per distribuire produttività e

relazioni industriali partecipative su tutti i fattori della produzione. L’imprenditore che vuole essere avveduto, deve andare oltre i 30 euro, deve riconoscere anche il

valore e la dignità del lavoro sul terreno professionale, della partecipazione alla gestione e agli utili, quando attraverso la partecipazione di tutti cresce la produttività!

b). La contrattazione aziendale Per i salari, dunque, è decisivo aprire rapidamente una nuova stagione generalizzata di

contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale, sostenuta dalle misure di incentivazione fiscale e previdenziale, contenute nell’Accordo di luglio.

Sono misure che tendono a mettere la produttività al centro delle relazioni industriali e a spostare il baricentro della contrattazione al livello decentrato, dove il maggiore profitto che si genera potrà essere redistribuito a favore dei lavoratori e dell’impresa.

Il punto è aprire subito il confronto negoziale tra le parti datoriali e sindacali per ridefinire relazioni contrattuali coerenti con questi obiettivi.

Il contratto nazionale, con una nuova periodicità triennale, deve assicurare esclusivamente la tutela salariale rispetto al costo della vita e le norme quadro sui rapporti di lavoro e sugli ambiti della contrattazione decentrata.

Va semplificato il numero abnorme dei contratti nazionali, che moltiplica i tempi dei rinnovi, ne complica gli sviluppi, esprime e favorisce la frantumazione delle rappresentanze.

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Ed è anche matura l’esigenza di una regolazione contrattuale interconfederale della

rappresentanza, che le parti, nella loro piena autonomia, sono tenute a definire rapidamente. Questo per superare il disordine contrattuale, l’eccessiva conflittualità strumentale spesso

determinata dalle tante sigle prive di una significativa rappresentanza di lavoratori, ma con un accreditamento spesso esclusivamente politico.

Ma al centro del negoziato tra le parti datoriali e sindacali deve esserci la contrattazione di secondo livello.

Noi ci attendiamo ad horas una convocazione da parte degli imprenditori. Abbiamo insieme ottenuto dal governo gli incentivi per la contrattazione decentrata. Ora è il momento delle nostre responsabilità. La risposta salariale, sulla cui necessità anche gli imprenditori convengono, per non essere

effimera, può venire solamente dalla maggiore produttività, che i lavoratori devono poter contrattare al livello aziendale o territoriale, come già avviene in diversi settori produttivi.

Mancare l’obiettivo, addirittura malgrado gli incentivi fiscali e contributivi, provocherebbe un riflusso nei contratti collettivi nazionali di lavoro e della stessa distribuzione della produttività.

Per la Cisl la strada maestra per migliorare i salari è far crescere e ridistribuire la produttività. Il nostro obiettivo è lavorare meglio e di più, per produrre e guadagnare di più e stare meglio

tutti. Rispetto ad esso la dura contrarietà della sinistra radicale, in particolare, all’abolizione della

sovra contribuzione sul lavoro straordinario, ovviamente contrattato, è una vecchia pregiudiziale politica che non ha senso rispetto alle nuove condizioni produttive di innovazione e competitività. Occorre creare più ricchezza a che la ricchezza sia meglio distribuita.

Deve crescere la produttività delle imprese. Per questo esse hanno bisogno anche di flessibilità, compresa quella sugli orari di lavoro. Per conquistare e consolidare quote di mercato, esse devono rispondere con prontezza alle

opportunità che si presentano, anche utilizzando, soprattutto le piccole imprese, più intensamente, all’occorrenza, la manodopera esperta e specializzata di cui dispongono e che hanno difficoltà di reperire nel mercato del lavoro. In questo modo si creano le condizione anche per la crescita dell’occupazione. Ma la partita non si esaurisce solo sulla questione salariale, pur tanto importante per noi.

Con la contrattazione decentrata la rivalutazione del lavoro deve realizzarsi con lo sviluppo degli istituti partecipativi, compresa la bilateralità ad iniziare dall’analisi dei bisogni formativi ed alla programmazione della formazione sul lavoro.

I lavoratori devono contare di più rispetto ai diversi fattori: innovazione, formazione, organizzazione, qualifiche, mobilità professionale, flessibilità dei rapporti di lavoro, dell’ orario e del salario.

Devono poter partecipare ai processi di accumulazione finanziaria attraverso i Fondi pensione, come già avviene, e l’azionariato, che vogliamo si diffonda, e devono essere coinvolti nella governance aziendale attraverso la presenza nei Consigli di sorveglianza del sistema duale. Il nostro impegno contrattuale dovrebbe però avere anche un sollecito riscontro negli assetti legislativi, per i quali in Parlamento ci sono diverse proposte.

I lavoratori a cui si chiedono coinvolgimento personale, intelligenza, creatività, capacità di affrontare consapevolmente il nuovo, di lavorare assieme, di saper perseguire obiettivi comuni, partecipazione al rischio, non possono continuare ad essere considerati solo dei “salariati”! Sono questi i titoli della partecipazione.

D’altro canto partecipazione e responsabilità, che sono le fondamenta di una società evoluta, possono fermarsi all’ingresso del posto di lavoro, che impegna gran parte del tempo e delle energie di ciascuna persona?

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Questo spaesamento che riguarda i cittadini italiani, quasi non si avesse una comune missione, non dipende anche da questa alienazione sul lavoro?

Non nasce da qui, da questa esclusione, anche il radicalismo e l’antagonismo sociale come anche il ripiegamento nell’isolamento e nella devianza sociale?

Nella politica della partecipazione sul lavoro dunque, nella democrazia economica, si gioca una partita più ampia della nostra crescita civile e democratica.

c). La riduzione del carico fiscale Per il riequilibrio dei salari e delle pensioni, che migliori il potere di acquisto delle famiglie e

stimoli la crescita economica, è necessario l’avvio di una significativa riduzione del carico fiscale. Essa è ormai all’ordine del giorno e, per la vertenza su questo obiettivo, una prima

manifestazione del sindacato è già fissata a Milano per il 24 novembre, per avviare la consultazione e la mobilitazione della base dei lavoratori e dei pensionati.

La nostra proposta è di iniziare, da subito, in questa finanziaria, con un intervento apprezzabile sulla detrazione per lavoro dipendente e prevedendo un piano progressivo di riforma delle aliquote e degli scaglioni.

Per i lavoratori dipendenti un primo passaggio è senz’altro una ulteriore defiscalizzazione significativa dei miglioramenti contrattuali di secondo livello, per rafforzare l’impulso al salario di merito e di produttività.

Per noi la scelta del riequilibrio va avviata dal 2008 e una prima base di risorse, pur non sufficienti per accrescere significativamente la detrazione per lavoro di dipendenti e pensionati, potrebbe essere quanto stanziato per l’ICI e quanto ottenibile dalla tassazione delle rendite finanziarie. A tale proposito diciamo che non è accettabile che in Italia, a differenza degli altri Paesi UE, la rendita finanziaria con prevalente finalità speculativa continui ad essere tassata molto meno degli investimenti produttivi e dei redditi da lavoro, con gravi distorsioni in termini di equità ma anche per l’economia. Pertanto, superando tutti i gravi ripensamenti governativi del 2007, va introdotta l’aliquota del 20%, facendo salvi i piccoli risparmiatori investitori. L’intervento sull’ICI suscita a dir poco molte perplessità. Il riferimento al reddito fiscale non sembra tenere conto dell’alto tasso di evasione, oltre che togliere coerenza alla natura patrimoniale di questa imposta. La misura corre inoltre il rischio di essere un beneficio precario con la revisione, in atto, degli estimi catastali da parte dei Comuni, che comunque dispongono delle addizionali che si abbatterebbero su di noi aumentando il conto già salato che paghiamo ai nostri comuni, come molti hanno già fatto lo scorso anno. Ci sfugge ancora come il governo alla fine ovvierà all’opposizione delle Regioni e delle Autonomie locali e con quali ulteriori gravami saremo chiamati a sostenere. Per noi la scelta più chiara ed efficace è appunto la riduzione fiscale per lavoratori dipendenti e pensionati con un aumento significativo delle detrazioni. La pressione fiscale sul lavoro dipendente è alta e non è destinata a diminuire per tutto il 2008 e negli anni prossimi sono previste manovre più pesanti per il rispetto del patto di stabilità e per l’azzeramento del debito. Si rischia allora che anche negli anni futuri, se non si dovesse intervire, la pressione fiscale sul lavoro dipendente resti inalterata o addirittura possa crescere. D’altro canto nelle manovre finanziarie emanate da questo governo le imprese, grandi e piccole, e il lavoro autonomo hanno ottenuto risparmi per le semplificazioni e ben 5 miliardi di riduzione fiscale con il taglio al cuneo. Per il lavoro dipendente in tutte queste manovre, dato che la modifica Irpef dello scorso anno è consistita in un diversa distribuzione del carico fiscale tra i diversi ammontari di reddito, non vi

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sono stati ad oggi interventi fiscali percepibili mensilmente in busta paga e non ve ne sono, allo stato delle decisioni, per il 2008.

Lo ricordiamo a tutti che i lavoratori dipendenti e i pensionati sono quelli che le tasse le pagano correttamente e con certezza, contribuiscono per oltre l’80% dell’Irpef.

Lo scandalo dell’evasione fiscale è riconosciuto da tutti: secondo le Entrate una base imponibile non dichiarata tra i 210 e i 250 miliardi per circa 100 miliardi annui di minori entrate.

Per la Cisl, proprio alla luce dei risultati conseguiti in termini di extra gettito per la parte attribuibile alla lotta all’evasione, occorre proseguire con molta determinazione e anche con l’alleanza degli imprenditori che pagano correttamente le tasse. Bisogna scavare in questa miniera di risorse, sottratte alle casse dello Stato, con una efficiente anagrafe tributaria, con studi di settore equi e certi, con accertamenti mirati e esemplari nei risultati.

Nei settori più critici, ad iniziare dai servizi alle famiglie, va sperimentato un contrasto di interesse fiscalmente vantaggioso per chi chiede la prestazione come già avviene da anni per le ristrutturazioni delle abitazioni.

Il successo della lotta all’evasione, in termini di entrate complessive, comporta un aumento della pressione fiscale, per cui diventa necessaria e dà credibilità alla stessa lotta all’evasione, un’azione di restituzione e di redistribuzione del gettito, per due motivi: per aumentare l’equità e premiare i contribuenti onesti e per avere effetti positivi sulla crescita economica.

E per rendere più efficiente la spesa è possibile migliorare l’utilizzo delle risorse nel settore pubblico, contribuendo alla crescita del paese e non compromettendo lo stato sociale.

La politica da perseguire non è quella della ossessione dei tagli della spesa pubblica. Vanno potenziati, invece, tutti i meccanismi di responsabilizzazione, da quelli del federalismo

per Regioni e Autonomie locali. d). La lotta all’inflazione governo ed enti locali devono attivare un’agenda della politica dei prezzi sulle questioni emerse da tempo e che sono alla base del preoccupante balzo inflazionistico di ottobre: i livelli più elevati dei prezzi industriali di benzina e gasolio rispetto agli altri paesi europei; la dinamica e il livello della spesa per i libri di testo, (al di là del bonus previsto in Finanziaria), su cui sta lavorando l’Antitrust a cui pensiamo si dovranno affidare poteri più forti per un efficace contrasto alle pratiche speculative ed agli innumerevoli cartelli che costano agli indifesi cittadini una riduzione notevolissima del loro reddito.; il monitoraggio degli effetti della liberalizzazione dell’energia elettrica; il maggiore onere dei servizi bancari e dei mutui rispetto agli altri paesi, segnalato dalla stessa Banca d’Italia; le persistenti tensioni sulle tariffe locali; la forbice tra i prezzi spuntati dagli agricoltori e quelli pagati al dettaglio. Con una inflazione che batte su generi alimentari di prima necessità, energia, trasporti, carburante l’onere sociale per le famiglie è particolarmente pesante e i loro consumi sono ulteriormente scoraggiati, oltretutto con pesanti effetti negativi sulla economia. Chiediamo che il confronto sia aperto sia con il governo centrale che con i governi locali. 5. L’indignazione Ma anche tutte le misure della manovra sulle politiche sociali scontano una distanza troppo vistosa rispetto ai programmi annunciati, dalla Conferenza sulla famiglia del giugno scorso alla Conferenza Nazionale sulla casa dello scorso settembre. È proprio con riferimento alla famiglia, che per noi è stata sempre una priorità, al di là delle chiacchere udite in questi mesi, che suscita la nostra amarezza lo stanziamento annunciato di soli 200 milioni per finanziare il Fondo per la non auto sufficienza. Ricordiamo a tutti che gli inabili nel nostro paese sono oltre 3 milioni tra giovani ed anziani e rappresentano un dramma per le loro famiglie e principalmente per le donne che se ne devono fare carico.

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Noi sappiamo che il problema dovrà essere affrontato con gradualità e con un riordino delle diverse misure già in atto ma bisogna aumentare davvero di più di quello che si è annunciato e pensiamo attraverso la rimozione prevista in finanziaria per gli incapienti che assommano a 12,5 milioni. Naturalmente noi non siamo contro i poveri ma abbiamo tanto buon senso da dire che non ci stiamo a coprire un regalo che si farebbe proprio a coloro che denunciando un reddito inferiore a quello percepito potranno ottenere un premio per la loro infedeltà alla Repubblica. Il governo deve rimuovere questa ingiustizia, diversamente siamo pronti a mobilitarci. Gentili ospiti, amiche e amici Abbiamo indicato le priorità essenziali su riforma della politica, crescita, dignità del lavoro e giustizia sociale, perché l’Italia esca finalmente dal tunnel in cui siamo da troppo tempo. Non sono semplici rivendicazioni. Siamo convinti che si esce dal tunnel solo se prevale in tutti, ad iniziare dalla classe dirigente, responsabilità e ricerca di coesione, che è la nostra persistente preoccupazione. Tutto il sindacato deve rendersi consapevole dei grandi cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro e della società. Essi richiedono da parte nostra una riconsiderazione profonda del modo di sviluppare e tutelare il lavoro e di affermare i termini nuovi della solidarietà, contribuendo anche in questa nuova stagione a ridare vigore all’economia e alla democrazia italiane. Per noi, per il sindacato vuol dire improntare la nostra azione ad obiettivi di riforma e di partecipazione, abbandonando i vecchi accampamenti destinati a diventare solo delle riserve, per inoltrarci invece nei sentieri della nuova solidarietà e della responsabilità. In momenti tanto difficili, sento che dovrebbe guidarci l’insegnamento di Aldo Moro: “La stagione dei diritti e delle libertà risulterà effimera se non nasce un nuovo senso del dovere.” Grazie Dispositivo Finale L’Assemblea Organizzativa della Cisl, riunitasi a Roma dal 5 al 7 novembre 2007, approva la relazione del segretario organizzativo Nino Sorgi e le conclusioni del segretario generale Raffaele Bonanni; assume i documenti conclusivi delle commissioni ed affida al Consiglio generale il compito, come previsto dallo statuto, di tradurre le indicazioni emerse in decisioni operative. In un momento di grande trasformazione della società e del mondo del lavoro il Sindacato deve offrire ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani ed alle donne una prospettiva di lavoro certo e stabile, di reddito dignitoso, di tutele sociali che assicurino una sostenibilità della propria condizione personale e familiare. In una parola una prospettiva di futuro. Per realizzare questi obiettivi primari è necessario affrontare le novità della organizzazione del lavoro, del mercato del lavoro, del welfare e mettere al centro di queste trasformazioni la persona, la famiglia, la comunità. Da queste premesse emerge, per la Cisl, la urgenza di operare un salto di qualità nel modello di relazioni sindacali e sociali, di riformare il modello contrattuale, di allargare la rappresentanza, di ridefinire le regole della democrazia sindacale. Le trasformazioni, sociali, e culturali della società italiana rendono necessario da parte della Cisl e del sindacato in generale, la piena assunzione delle nuove frontiere della rappresentanza sociale. Vanno create le condizioni affinché le donne, i giovani e i giovani lavoratori, lavoratori atipici, gli immigrati, i lavoratori anziani, per i quali la partecipazione al lavoro e le tutele sociali è ancora

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molto problematica, siano maggiormente rappresentate dalla Cisl e nella Cisl, che dovrà diventare uno spazio per un loro pieno protagonismo sociale. La globalizzazione da un lato e la frantumazione dei processi produttivi dall’altro, collocano le scelte di impresa non solo sul terreno della innovazione tecnologica, ma, sempre più in quello della valorizzazione delle risorse umane. Se appare evidente che il modello antagonista è incapace di rispondere alla nuova complessità della condizione del lavoro e sociale, è altrettanto chiaro che non stiamo andando verso la prospettiva di una relazione partecipativa. La democrazia economica, la partecipazione dei lavoratori al capitale e alla governance, la bilateralità, la responsabilità sociale dell’impresa, la sussidiarietà, rappresentano il nuovo orizzonte della emancipazione e della democrazia. Di fronte a questo scenario spicca la urgenza delle riforme che consentano di disegnare un volto nuovo del sindacalismo confederale, La Cisl chiede, pertanto, a Cgil e Uil di mettere a punto una comune posizione che consenta di avviare, con le controparti imprenditoriali private e con il governo nella sua qualità di datore di lavoro, un confronto che consenta di dare maggiore impulso alla attività contrattuale, finalizzato a riavviare il circolo virtuoso accumulazione – redistribuzione, per migliorare i redditi del lavoro dipendente. A tal fine l’Assemblea Organizzativa, riafferma il ruolo del CCNL, ma prevede una riduzione del loro eccessivo numero, con riaggregazioni coerenti alle trasformazioni in atto, affidando tale compito ad una commissione del comitato esecutivo. Al contempo ritiene urgente rafforzare, ampliare e rendere esigibile la contrattazione di secondo livello aziendale o territoriale, soprattutto legata alla crescita della produttività del lavoro e della conseguente redditività dell’impresa. A questo fine la Cisl ritiene che debba essere affrontata con il governo la riduzione del carico fiscale della contrattazione di secondo livello. Anche a tale obiettivo è finalizzata la manifestazione del 24 p.v. sul fisco. In coerenza con questa strategia l’ Assemblea organizzativa della Cisl ritiene importante che si avvii un confronto sulla rappresentanza e le sue regole. Assumere i “soggetti” sociali come riferimento dell’azione di tutela contrattuale e sociale, significa definire nuove modalità di accesso di questa rappresentanza associata alla attività negoziale. Questo processo deve approdare, in tempi brevi, ad un accordo interconfederale che definisca le forme e le regole della democrazia sindacale. Il sindacato deve, in coerenza con questi obiettivi strategici, riorganizzare le proprie strutture, le proprie risorse, i propri servizi, la propria attività culturale e formativa. Un grande compito attende, dunque, il sindacalismo confederale moderno e la Cisl, per la sua storia e la sua tradizione, per i suoi valori del tutto attuali oggi e per la sua capacità di pragmatismo che le consente di cogliere le novità, deve essere la protagonista di questa definizione del nuovo volto del sindacalismo confederale italiano. Approvato all’unanimità Roma, 7 novembre 2007

Documento Finale Prima Commissione

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Confederalità, Associazionismo, Proselitismo ed aspetti amministrativi I partecipanti ai lavori della prima Commissione concordano nel rilevare che i temi e le proposte oggetto del dibattito rappresentano in modo compiuto l’esigenza, largamente condivisa, di costruire le condizioni organizzative necessarie per interpretare al meglio un nuovo ciclo di sviluppo e di crescita dell’intera organizzazione confederale. I partecipanti ai lavori della prima Commissione concordano con le linee generali della Relazione del Segretario confederale per l’Organizzazione e del Segretario Amministrativo e le raccomandano all’attenzione dell’intera organizzazione come tracce di lavoro e di decisioni da parte degli organi confederali entro il prossimo Congresso. Sul tema della Confederalità la Prima Commissione rileva che: La Confederalità rappresenta il valore fondante del modello Cisl del fare sindacato; è un valore che oggi, in una società che frammenta sempre più le proprie appartenenze, ed in cui i particolarismi tendono ad assumere via via più forza e vigore, assume una grande ed ulteriore attualità e che deve essere continuamente reinterpretato e rafforzato. La Cisl, nel suo essere Confederazione di sindacati, sin dalle sue origini ha adottato un modello associativo incentrato sulle Federazioni di categoria e sulla valorizzazione delle azioni sindacali nei luoghi di lavoro, integrata con le attività del territorio. Un modello così articolato conferisce ai vari settori una caratterizzazione soggettiva marcata che, con la ricerca costante del punto di equilibrio di Confederalità, ha consentito all’organizzazione di affermare il suo ruolo di grande attore politico. In un momento in cui la società ed i mercati richiedono lo sviluppo di sistemi integrati, cooperativi ed omogenei, dobbiamo assumere il principio di confederalità non come fattore alternativo all’identità Cislina ma come elemento di valorizzazione dell’autonomia intesa come specificità e non come indipendenza. I partecipanti ai lavori della prima Commissione concordano con la proposta di rilancio della Confederalità che è caratterizzata dallo sviluppo di tre elementi principali: Integrazione: valorizzare la cultura dell’integrazione, la cui percezione non deve essere intesa come un appiattimento delle singole realtà federali, e meno che mai come una lesione della loro autonomia, ma quale positivo e funzionale arricchimento delle singole realtà in un’ottica di maggiore efficacia dell’azione complessiva della Cisl. Coordinamento: un modello integrato della confederalità richiede coordinamento a tutti i livelli orizzontali e verticali dell’Organizzazione. Tale azione, armonizzando l’azione delle federazioni, concilierà le esigenze di funzionalità con quelle di rispetto delle autonomie. Anagrafe degli iscritti: la conoscenza della consistenza e del profilo organizzativo mediante la realizzazione e lo sviluppo di un archivio completo degli iscritti appare strumento imprescindibile non solo per migliorare gli aspetti meramente organizzativi ma, soprattutto, perché, attraverso la valutazione delle caratteristiche e delle tipologie degli iscritti, si possono comprendere punti di forza e debolezza dell’organizzazione da cui ricavarne sollecitazioni per nuovi progetti di sviluppo. Il presidio politico delle aree di competenza degli organismi territoriali è affidato: alle UST: quali centri di prossimità e reali fattori di coordinamento delle politiche sindacali territoriali. Il mutamento dei sistemi di produzione (dai distretti industriali alle filiere produttive – sistemi merceologicamente integrati, dalle piccole e Medie Imprese, Pubblica amministrazione e Terziario) rendono necessaria una riqualificazione dell’azione delle strutture orizzontali, imponendo

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l’evoluzione delle loro funzioni tendente a rafforzare sul territorio l’azione sindacale nelle politiche sociali ed economiche nel quadro delle autonomie amministrative, nonché assicurare un potenziamento della capacità negoziale intersettoriali. alle USR: i processi di decentramento sempre più incisivi e il graduale consolidamento dei progetti di riforma istituzionale, rappresentano sempre più le tendenze del nuovo assetto del paese. In tale quadro di riferimento si inserisce il nuovo percorso organizzativo delle USR, quali strutture centrali nel governo politico della concertazione regionale. In questa logica, sarà necessario riconsiderare la redistribuzione dei poteri e delle risorse in maniera coerente all’espletamento di questo fondamentale ruolo, che sarà anche operativo e negoziale. Sul tema dell’Associazionismo la Prima Commissione rileva che: occorre porre al centro della riflessione il rapporto socio-organizzazione e verificare se nell’attività delle dinamiche dell’Organizzazione il Socio assuma il corrispondente rilievo e sia destinatario delle giuste attenzioni, che il sistema dei valori Cisl deve esprimere. Riportare il socio al centro della vita sindacale deve rappresentare, quindi, un impegno imprescindibile per l’intera Organizzazione. In considerazione della ricca articolazione delle proposte contenute nei documenti introduttivi e dall’approfondito sviluppo del dibattito, la Prima Commissione indica come particolarmente rilevanti le seguenti indicazioni, ferma restando la libertà di arricchimento che verrà dal dibattito interno fino al Congresso:

• programmare almeno una Conferenza annuale del Socio, momento di verifica dell’attività svolta e di promozione di ulteriori iniziative.

• promuovere lo svolgimento di assemblee degli iscritti sui luoghi di lavoro, per garantire il rapporto diretto con la base associativa, la partecipazione ed il trasferimento di informazioni.

In questo contesto di rinnovato rapporto con la base associativa, si ritiene di grande importanza la partecipazione degli operatori dei servizi, a tutti i livelli dell’organizzazione. Elaborare modalità premiali e di riconoscimento dell’anzianità di tesseramento. In seguito ad un approfondito dibattito, sul tema centrale del proselitismo la Prima Commissione ritiene che: Il ruolo strategico che il proselitismo riveste per il sindacato deve superare rapidamente e con il concorso di tutti, gli scogli e le difficoltà derivanti da fattori interni e fattori esterni, che pongono al sindacato il difficile compito di mantenere e consolidare l’azione di tutela e di identificare ed intercettare i nuovi soggetti, rispondendo alle loro esigenze. Queste trasformazioni pongono all’organizzazione delle istanze sempre più pressanti in termini di razionalizzazione organizzativa. Il proselitismo va rilanciato attraverso una serie di interventi e di strumenti specifici, indispensabili anche per gestire attivamente le persone attraverso lo sviluppo di una nuova capacità di coinvolgere i soci alla vita dell’organizzazione. I partecipanti alla Prima Commissione ritengono di grande interesse le proposte contenute nei documenti confederali ed invitano l’intera organizzazione a farne oggetto di dibattito approfondito nel percorso di avvicinamento al Congresso.

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Per quanto riguarda le tematiche amministrative, la Prima Commissione, avendo valutato le proposte contenute nei documenti preparatori ed avendo svolto un dibattito attento sulle molte materie in esame, propone alle decisioni degli organi statutari alcuni orientamenti di innovazione strutturale. La Conferenza Organizzativa Nazionale rappresenta, per la sua natura, l’opportunità per rafforzare e diffondere in tutta l’organizzazione la cultura della regolarità nella gestione amministrativa e nell’uso delle risorse, nella predisposizione dei bilanci, nella costruzione dei dati di conoscenza associativi e nel rispetto delle regole e delle normative statutarie e regolamentari. A questo fine potrà essere utile ipotizzare un momento di verifica, anche documentale, che attesti il rispetto delle norme e delle regole proprie della Confederalità Cisl, anche quale presupposto necessario per accedere agli strumenti straordinari di gestione e di sostegno. Il rinnovamento delle modalità di servizio e di tutela nonché di presidio del territorio non può prescindere dalla conoscenza degli associati sul territorio offerto dall’anagrafe dei soci, strumento di garanzia di democrazia interna e di rappresentanza nonché mezzo di trasparenza del tesseramento, delle fonti e della gestione delle risorse. L’anagrafe dei soci diventa l’occasione per rilanciare e rafforzare la nuova Confederalità con l’obiettivo di rendere più efficace l’azione di tutela e assistenza dei soci ed integrare e coordinare le azioni gestionali del sistema associativo. Del pari può essere anche lo strumento per elaborare e sviluppare progetti di proselitismo e di sostegno organizzativo alle strutture territoriali e per avviare sperimentazioni di interazione tra le categorie, i servizi, la Fnp e la Confederalità territoriale. Per portare a regime la realizzazione dell’anagrafe degli iscritti occorre adottare un adeguato strumento informatico, rendendo disponibili i dati ai diversi livelli dell’organizzazione, con i necessari raccordi con il programma di gestione del tesseramento. Sul versante delle risorse finanziarie, la Conferenza Nazionale Organizzativa, assume con forza e determinazione l’esigenza che l’organizzazione, a tutti i livelli, abbia conoscenza delle fonti di finanziamento dell’organizzazione e delle modalità di investimento delle conseguenti risorse. A questo fine si ritiene non più rinviabile l’obiettivo del Bilancio Consolidato di tutte le risorse dell’organizzazione, a partire dal livello confederale per estendersi a tutti i livelli, per una migliore lettura e conoscenza dei dati contabili e amministrativi, ma anche quale necessario strumento per programmare i bisogni e le esigenze di sviluppo dell’organizzazione. Di conseguenza dovrà essere reso obbligatorio l’utilizzo dello schema di contabilità del programma COGEU per tutte le strutture orizzontali e categoriali con la possibilità di utilizzare anche lo strumento di bilancio per centri economici che consente di riclassificare le entrate e le uscite in base ad esigenze specifiche della singola struttura. Per garantire il valore della solidarietà intercategoriale e per rendere più omogenei gli inserimenti contabili e il bilancio delle strutture, si potranno assumere adeguate sinergie consortili, ed eventualmente agevolare l’assunzione di una responsabilità operativa di bilancio da parte della categoria regionale o della Unione territoriale, anche ricorrendo alla formazione ed all’inserimento di nuove figure polivalenti. Così pure, le “casse comuni” rappresentano un’opportunità facoltativa, con il riconoscimento della soggettività delle strutture, con gestione partecipata da parte dell’Unione di riferimento.

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Per quanto riguarda l’attività di verifica e controllo della gestione amministrativa e contabile, alla luce della maggiore complessità emersa con l’adozione del bilancio di tipo civilistico e del programma COGEU, diventa necessario avvalersi di collegi sindacali dotati di elevata professionalità, ed eventuale iscrizione all’Albo dei Revisori, da eleggere al livello regionale (orizzontale e categoriale) con competenza anche sulle rispettive strutture territoriali, con la conseguente soppressione del Collegi territoriali, sia di categoria che di Unione. Sul tema del conto cieco o meglio del riparto automatico delle risorse, si riconferma l’impegno a pervenire, in tempi brevi, comunque non oltre il prossimo Congresso, alla conclusione della fase sperimentale con il superamento del conguaglio e con la definizione delle quote di riparto, riferite all’insieme dell’organizzazione, che non potranno comportare variazioni rispetto all’attuale ripartizione delle risorse tra livello orizzontale e categoriale fissata dalla deliberazione confederale. Per dare cogenza all’obbligo anagrafico, alla obbligatorietà dell’attuazione del “Conto cieco” e della predisposizione degli strumenti utili alla predisposizione del bilancio consolidato, si suggerisce di stabilire un’articolata procedura sanzionatoria non gravante sul socio, ma sulla responsabilità della struttura inadempiente. Nell’ambito della definizione di nuove modalità e procedure per la gestione delle strutture, diventa necessario dotarsi anche di un Regolamento Amministrativo in cui prevedere la normativa sulle procedure, sulla facoltà e sulle modalità di gestione. Approvato all’unanimità

Documento Finale Seconda Commissione Giovani, Donne, Immigrati e Servizi La II Commissione, ascoltate la relazione introduttiva del Segretario confederale Giorgio Santini e le conclusioni del Segretario confederale Annamaria Furlan le approva, unitamente ai contributi emersi dal dibattito, ricco e partecipato, e ne auspica l’assunzione da parte degli organismi statutari affinché diventino orientamenti operativi per rafforzare la strategia organizzativa e di rappresentanza della Cisl. Le trasformazioni sociali, economiche e culturali che attraversano da tempo la società italiana e la portata, straordinaria ed inedita, delle loro conseguenze, interrogano e sfidano la capacità dei soggetti sociali, del sindacato in primo luogo, di ripensare se stessi, innovando – in coerenza con la propria mission e con i propri valori di riferimento - le forme e i modi della propria rappresentanza, in termini oggettivi e soggettivi. Per la Cisl, questo implica rafforzare ed estendere la proposta associativa di sindacato confederale, per intercettare i bisogni e le aspettative delle persone lungo il corso e nelle diverse fasi della vita, non solo quindi quella lavorativa, sapendoli interpretare ed accogliere. Per questo occorre compiere una riflessione più ampia e senza pregiudizi sulle nuove energie e forze della nostra società (i giovani, i giovani lavoratori, i lavoratori atipici, gli immigrati, i lavoratori anziani e le donne che ancor oggi partecipano al lavoro molto poco rispetto agli altri Paesi sviluppati) che dovranno essere maggiormente rappresentate dalla e nella nostra organizzazione. A tal fine la II Commissione valuta positivamente le proposte di sviluppo di nuove modalità e nuove forme di associazionismo nonché quelle finalizzate allo sviluppo del sistema dei servizi, per interpretare concretamente, in coerenza con il nostro modello associativo, la necessità di allargare e rendere più forte la rappresentanza della Cisl favorendone, al tempo stesso, lo sviluppo e la crescita, in termini di adesioni e di immagine tra i lavoratori, lavoratrici, pensionati, pensionate, cittadini/e, giovani e immigrati/e.

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1. I GIOVANI La Cisl deve assumere quella dei giovani come la nuova grande frontiera della rappresentanza, in termini di intercettazione, ascolto, coinvolgimento, affidamento di responsabilità. Le difficoltà odierne che vivono i giovani sono, infatti, accresciute dalla frammentazione delle appartenenze che rende a sua volta più ardua la possibilità di rappresentanza sugli obiettivi comuni più importanti, come ad esempio la qualità dei percorsi scolastici e formativi e la tempestività e sicurezza dell’accesso al lavoro. La II Commissione, pertanto, apprezza la proposta di costituire l’Associazione Giovani Cisl, secondo modelli e formule di rappresentanza trasversale già implementati con successo dall’organizzazione. L’Associazione dovrà operare come anello di congiunzione tra le forze giovanili che sono presenti nella Cisl, sia tra gli associati che tra i collaboratori e delegati (under trenta tra Rappresentanti sindacali aziendali, addetti ai servizi, sindacalisti giovani), e quelle esterne al sindacato, con l’intento di presidiare in tutte le realtà provinciali, attraverso il diretto protagonismo dei giovani che la comporranno, le problematiche locali connesse alla transizione scuola/formazione/lavoro, rafforzando, in chiave sinergica e integrata, le esperienze già avviate positivamente in tal senso nell’organizzazione (i Club Giovani promossi da ALAI e IAL, il Sistema del Servizio Civile Nazionale del CENASCA). In particolare è necessario far conoscere e trasmettere ai giovani i valori della Cisl e i suoi obiettivi. La II Commissione valuta positivamente l’opportunità di avviare rapporti più intensi con il mondo della scuola e della formazione, rendendo innanzitutto costante una presenza della Cisl nella delicata fase dell’orientamento scolastico e formativo, anche di livello post-secondario, mediato attraverso il dialogo costruttivo con le famiglie. Per rafforzare la dimensione partecipativa del sistema educativo, la II Commissione condivide la prospettiva di costruire le condizioni per una specifica presenza Cisl nel mondo delle associazioni studentesche. Alla luce di una caratterizzazione del lavoro che appare sempre più individualizzato, frammentato, incerto e delle crescenti difficoltà di un adeguato ingresso nel mercato del lavoro, l’Associazione Giovani, in sinergia e con il sostegno di tutte le strutture del sistema Cisl, dovrà offrire un aiuto concreto per l’inserimento nel mondo del lavoro, intervenendo direttamente sui molti strumenti/percorsi che lo possono favorire: attività/formazione post-secondaria, orientamento formativo e al lavoro, incontro domanda/offerta e promozione tirocini e stage, politiche attive del lavoro da parte dei servizi per l’impiego, e in particolare sinergia con la costituenda Società Cisl per il Lavoro. La II Commissione valuta molto positivamente la volontà della FNP Nazionale di contribuire, in una ottica di rinnovato e rinsaldato patto di solidarietà intergenerazionale, al finanziamento di progetti che abbiano come obiettivo la promozione di specifici progetti formativi. 2. LE DONNE Il tema della trasversalità della differenza di genere è assunto dalla Cisl non come distinguo ideologico bensì come assunzione del punto di vista di genere all’interno dei diversi segmenti di popolazione. Solo così è possibile aprire all’interno dell’organizzazione, uno spazio di partecipazione, impegno attivo e di rappresentanza per le donne, compatibile con la loro distintività di esperienza di vita.

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Nell’apprezzare l’attenzione della Cisl nell’accoglimento del principio del mainstreaming, la II Commissione ritiene comunque necessari ulteriori interventi, anche sul piano organizzativo, affinché il cambiamento, già positivamente avviato con la recente decisione assunta dall’Organizzazione procedere all’inserimento di almeno una donna nelle Segreterie ai vari livelli, sia concretamente e pienamente perseguibile, anche con un apposito fondo di solidarietà per le strutture, ove necessario. La II Commissione, pertanto, evidenzia agli organismi statutari, per l’assunzione delle conseguenti deliberazioni, l’opportunità di affidare ai Coordinamenti Donne, rilanciati nel loro ruolo propositivo e di supporto alle politiche generali del sindacato, deleghe e compiti anche su materie contrattuali e di concertazione territoriale, all’interno delle relative politiche ed azioni delle categorie e delle strutture confederali. In relazione al rilancio dei Coordinamenti, la loro composizione, ad ogni livello, dovrà prevedere, oltre alla presenza delle responsabili dei coordinamenti, quella delle donne delle SAS e delle RSU, delle donne pensionate delle Leghe, oltre alle dirigenti presenti nelle Segreterie, operatrici nei Servizi, Associazioni e Enti. Inoltre i coordinamenti promuovono l’incontro interculturale e intergenerazionale delle donne presenti nell’organizzazione. In particolare si sottolinea la necessità di promuovere una “contrattazione per la conciliazione” che, nei contratti nazionali, preveda espliciti rinvii alla contrattazione di secondo livello delle questioni relative alle condizioni di lavoro e alla stessa incentivazione del lavoro femminile. Un analogo coinvolgimento dovrà realizzarsi per le politiche di welfare. Questo, alla luce dei numeri e delle dinamiche attuali di accesso ai percorsi della rappresentanza sindacale da parte delle donne, rappresenterebbe un ulteriore impulso alla presenza delle donne nel gruppo dirigente Cisl. La II Commissione, inoltre, valutando positivamente le esperienze degli Sportelli Donna realizzati nel territorio, ritiene importante promuovere un’Associazione per le Donne Inoccupate – estesa ai loro famigliari qualora non iscritti Cisl - per allargare la partecipazione sociale di donne attualmente non coinvolte, realizzando progetti ed interventi di sostegno, consulenza e orientamento, con il supporto della rete dei servizi Cisl, per combattere l’esclusione dal mondo del lavoro, diffondere la cultura della non violenza e della sicurezza sociale, sostenere il conferimento di ruoli di responsabilità per una piena partecipazione e per un contributo reale alla vita della famiglia e più in generale alla società. 3. GLI IMMIGRATI La II Commissione rivendica il ruolo importante che nei territori la Cisl e l`ANOLF in particolare hanno rivestito e rivestono nella gestione del fenomeno migratorio. Un ruolo che si è qualificato per iniziative di accoglienza, integrazione e stabilizzazione, spesso in “supplenza” di una debole regia delle istituzioni pubbliche nazionali, ed in quotidiano confronto con una gestione delle pratiche burocratiche estremamente penalizzante e sovente discriminatoria. A questo proposito, va ribadita l’importanza del ruolo dei Comuni nell’integrazione degli immigrati. Tuttavia, le discriminazioni nel mondo del lavoro basate sull’origine nazionale, tenendo presente il loro possibile intrecciarsi con altre variabili (religione, genere, ecc.), lungi dall’essere un fenomeno marginale, e dall’attenuarsi a seguito delle evoluzioni legislative e delle indicazioni europee in tal senso, innescano anche nel nostro paese, gravi processi di esclusione ed emarginazione rispetto alla società e al mercato del lavoro. Alla tematica dell’uguaglianza dei diritti nei posti di lavoro, come elemento “sostanziale” di cittadinanza, deve essere affiancata, per la Cisl, quella della scuola – nel senso più

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ampio e alto del termine - come strumento di integrazione e di promozione, in una società che si trasforma in senso sempre più multiculturale. La II Commissione condivide ed assume le seguenti priorità per sviluppare nel nostro paese un modello di integrazione basato su più livelli, a partire da una rapida approvazione del disegno di legge sui rifugiati, del disegno di legge Amato-Ferrero e dalla conseguente sostituzione della legge Bossi-Fini e da:

- contribuire al rafforzamento della cultura dell’accoglienza e della integrazione, con maggiore attenzione ai giovani immigrati di seconda generazione;

- favorire, realizzando le massime sinergie tra tutte le strutture e gli enti della Cisl ai diversi livelli, il processo di uscita dalla irregolarità sia per le centinaia di migliaia di lavoratori, già presenti nel nostro paese, che hanno presentato domanda di regolarizzazione e che si trovano da molto tempo in attesa di una risposta a causa delle pesanti attese burocratiche nella gestione dei flussi, sia di coloro che siano in grado di dimostrare l’esistenza di un rapporto lavorativo attuale o pregresso (emersione e regolarizzazione del lavoro nero);

- sviluppare la presenza della Cisl nei paesi d’origine dell’immigrazione in particolare con finalità formative per la qualificazione dei lavoratori e in collaborazione con realtà già presenti ed operative (ANOLF, IAL, ISCOS, INAS). A livello nazionale e comunitario, la Cisl inoltre riafferma il proprio impegno per la rapida definizione di un sistema trasparente ed efficiente di mutuo riconoscimento tra i paesi dei titoli di studio e professionali;

- rafforzare la nostra battaglia per il riconoscimento del diritto di voto amministrativo e per la semplificazione e la gestione uniforme delle procedure per il riconoscimento della cittadinanza ed il ricongiungimento familiare;

- implementare il proselitismo tra i lavoratori e pensionati immigrati e favorire l’assunzione di responsabilità associativa sindacale sia nell’ANOLF che nelle categorie, a livello confederale e nei servizi anche attraverso attività di formazione mirate. A tale proposito, la II Commissione ritiene importante l’estensione a tutte le categorie delle convenzioni economico-organizzative con l’ANOLF e una adeguata presenza negli organismi che rispecchi la consistenza della base associativa;

- sviluppare un programma nazionale da articolare nei territori per approfondire rapporti di collaborazione con l’associazionismo degli immigrati, in particolare con le comunità nazionali organizzate;

- promuovere attività formative specifiche per le lavoratrici e i lavoratori immigrati, con particolare riferimento ai temi della salute e sicurezza;

- sostenere con risorse pubbliche la regolarizzazione delle lavoratrici impegnate nel “lavoro di cura” attraverso incentivi alle famiglie condizionati all’emersione del rapporto di lavoro;

- sviluppare in sinergia con il SICET un servizio di supporto per quel che riguarda il difficile problema della casa.

4. I SERVIZI In questi anni la missione della Cisl si è arricchita con il significativo ampliamento dei servizi offerti dai suoi Istituti ed Enti. Si tratta di un insieme di attività importanti attraverso le quali la Cisl ha potuto estendere la tutela degli iscritti e dei lavoratori, rispondendo a nuovi bisogni della sfera individuale ma anche accrescere qualitativamente le tradizionali funzioni contrattuali e concertative. La II Commissione condivide la necessità, a fronte dei validi risultati conseguiti complessivamente dal sistema, di potenziare la diffusione e la qualità dei servizi offerti nonché di ampliare la loro gamma per cogliere ulteriori domande di tutela di iscritti e non iscritti e per rafforzare, al tempo stesso, il rapporto tra i servizi e le strutture confederali e di categoria, anche valorizzando la funzione di rilevazione dei bisogni avviata con il progetto Accoglienza. In tal senso la II Commissione evidenzia la necessità di rivitalizzare sia le sedi di coordinamento, a tutti i livelli, sia i

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percorsi di approfondimento, confronto ed elaborazione realizzati nelle Assemblee / Conferenze dei Servizi, a partire da una maggiore chiarezza nella definizione dei ruoli e livelli di responsabilità. Per realizzare gli auspicati miglioramenti, adeguando la missione di ogni singolo servizio ai cambiamenti in atto, la II Commissione – anche alla luce dei contributi emersi dalle Conferenze Organizzative svolte dagli Istituti ed Enti e in generale dalle elaborazioni compiute – evidenzia la necessità di realizzare un effettivo coordinamento e un’integrazione tra i servizi e la Cisl, fermo restando la missione, la gestione operativa e la responsabilità di ogni struttura di servizio, nel rispetto delle specificità derivanti da norme di legge, che già svolge un ruolo importante in materia di proselitismo. La II Commissione evidenzia la necessità di tenere sotto controllo rigoroso i centri di spese dei diversi servizi, rilevandosi ancora oggi aree di criticità in cui costi e ricavi non sono in equilibrio, secondo una matrice comune di gestione anche attraverso opportuni progetti di riorganizzazione e rilancio che vanno fatti propri da tutta l’organizzazione. La II Commissione ritiene, pertanto, che la Conferenza dovrà assumere le seguenti determinazioni:

a) sviluppo dell’integrazione del coordinamento delle attività dei servizi attraverso un nuovo soggetto, il Sistema Servizi, che coinvolga attraverso una formula consortile tutti gli enti e che, sul piano organizzativo, faccia perno sulle strttture più capillarmente diffuse (in particolare INAS e CAAF), con il coordinamento dei livelli confederali territoriali.

b) Realizzazione della Anagrafe Unica degli iscritti Cisl in parallelo all’Anagrafe unica degli iscritti/non iscritti fruitori dei servizi Cisl.

c) Per i servizi Cisl che prevedono un contributo da parte dei fruitori, la II Commissione rileva l’opportunità da un lato di rendere sempre più conveniente, anche in questo campo, l’iscrizione al sindacato, dafferenziando maggiormente i costi tra iscritti e non iscritti – ma comunque in un quadro di tariffazione omogenea almeno a livello regionale - e, dall’altro, di realizzare progetti di solidarietà tra il sistema dei servizi e della Cisl, per far discendere dalla condizione del tesseramento tutte le altre opportunità di fruizione dei servizi, anche con un miglioramento delle convenzioni in atto con SICET e ADICONSUM.

d) Rafforzamento delle operatività dei servizi, assumendo il territorio come parametro di efficacia dall’offerta integrata, realizzando una mappatura dei servizi esistenti (quadri, sedi, recapiti), e aumentando il coinvolgimento di tutte le categorie e delle SAS sulla base progetti unitari e strutturali.

e) Sviluppo, in una logica integrata, della politica formativa per la continuità e la maggiore adeguatezza dei servizi, coinvolgendo, insieme agli operatori dei servizi,

f) quanti operano direttamente nei luoghi di lavoro e nel territorio (delegati e quadri sindacali, agenti sociali).

g) Elaborazione di progetti di fattibilità per costruire un sistema informativo ed informatico comune a tutti i servizi, ricercando le migliori condizioni possibili per l’integrazione, partendo da sperimentazioni in sede regionale e territoriale.

h) Allargamento della offerta dei servizi. Vanno consolidate esperienze relativamente recenti come la rete del settore vertenze Sindacare, realizzando i necessari livelli di

i) coordinamento, che risulta particolarmente vicina come forma di tutela all’attività diretta

del sindacato (conciliazione ed arbitrato). Vanno esaminate tutte le possibilità che i cambiamenti della legislazione specifica aprono per l’INAS, per i CAAF, per lo IAL. Vanno utilizzate le reti dei servizi, capillarmente diffusi nel territorio, per sostenere e ottimizzare le funzioni della costituenda Società Cisl per il Lavoro (intermediazione, domanda e offerta).

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j) Rilancio delle associazioni che possono contribuire in modo significativo all’allargamento della base associativa come ETSI e CENASCA e ad una tutela più ampia del lavoratore sui temi della casa e del consumo, SICET e ADICONSUM.

k) Rafforzamento del rapporto con tutte le categorie ed in particolare con la FNP, da un lato valorizzando al massimo le naturali sinergie operative che sono implicite nell’attività stessa di servizio nei confronti dei lavoratori in pensione (previdenza, assistenza fiscale, etc.), dall’altro sostenendo lo sviluppo dell’ANTEAS (Associazione per il volontariato promossa dalla FNP) con un pieno riconoscimento all’interno della Confederazione, rafforzando i rapporti con le Federazioni di categoria e con una forte integrazione nel sistema servizi, così da moltiplicarne la possibilità di tutela rispetto alle persone portatrici di bisogni particolarmente impegnativi, e per favorire l’invecchiamento attivo.

5. LA SOCIETÀ PER IL LAVORO CISL La II Commissione valuta positivamente la decisione della Cisl di costituire, anche in risposta alle sollecitazioni provenienti dalla nuova realtà del mercato del lavoro, l’agenzia di intermediazione (“agiLavoro”). L’Agenzia, che opera con i requisiti prescritti dalla legge, consentirà di completare il percorso dell’integrazione tra le politiche del lavoro, della formazione, del sociale e della sussidiarietà nei servizi per l’impiego, mediante le seguenti azioni per i lavoratori, da integrare con quelle per le imprese:

− formazione; − orientamento scolastico e professionale; − inserimento dei curricula nella propria Banca Dati; − avviamento al lavoro e supporto nella fase di inserimento nella nuova realtà aziendale, dalla

consulenza sulle varie forme contrattuali alla sottoscrizione del contratto, in sinergia con l’ALAI e le categorie;

− ricollocazione professionale (outplacement); − cooperazione con i servizi per l’impiego; − esperienze concrete di bilateralità, attraverso convenzioni specifiche con Enti Bilaterali o

realtà associative. Il sistema che viene proposto prevede una continuità tra servizi pubblici per l’impiego e agenzie per il lavoro, perché mantiene elementi di raccordo nazionale, tenendo conto delle specificità merceologiche, e potrebbe finalmente agevolare un vero incontro tra domanda e offerta di lavoro. Avere inoltre un sistema informativo ben funzionante può rappresentare un fatto realmente positivo per chi è in cerca di un posto di lavoro. È necessario altresì prevedere nuove tutele per il lavoro atipico in materia di maternità, malattia, infortunio, ammortizzatori sociali, previdenza e formazione. La società di intermediazione, in questo contesto normativo, è chiamata a svolgere un ruolo di promozione dell’occupazione, con il compito di favorire l’inserimento più adeguato nel mondo del lavoro, oltre dei disabili e degli appartenenti a gruppi di lavoratori svantaggiati, anche dei disoccupati e di coloro in cerca di prima occupazione. La II Commissione condivide il progetto nella sua valenza strategica di completamento del quadro dei servizi della Cisl, rafforzando la dimensione della rete per intercettare e soddisfare le esigenze delle persone che si affacciano al mondo del lavoro. Approvato all’unanimità con 2 astensioni

Documento finale terza Commissione

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Federazioni: FNP, accorpamenti, nuovi confini di rappresentanza

1. La discussione e i contributi

Gli importanti contributi che la discussione nella terza Commissione ha registrato partono da una condivisione sostanziale delle analisi, dei temi e delle proposte presentate, arricchiti dalle indicazioni che provengono dalle esperienze dei settori e del territorio. L’obiettivo di fondo delle proposte della Commissione è di adeguare la struttura organizzativa, in quanto ciò rappresenta garanzia di un’innovazione vincente sul tema della rappresentanza e del consolidamento dell’identità di un’organizzazione capace di aggiornare e modernizzare il concetto stesso di tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. La condivisione, ed anzi l’enfasi su alcune proposte specifiche, in particolare sugli accorpamenti, è stata accompagnata dall’esigenza di monitorare e valutare costantemente il percorso di innovazione organizzativa. Al termine di questo percorso il Consiglio generale valuterà il risultato ottenuto. 2. I nuovi confini della rappresentanza Il presidio storico, fino ad oggi sostanzialmente efficace, inizia a manifestare segni di fragilità e di cedimento perché siamo di fronte ad una crisi irreversibile del vecchio assetto produttivo e dei modelli di organizzazione del lavoro dei settori produttivi. Oggi i confini di settore sono sempre più sfumati, i gruppi e le aziende investono strategicamente sulla diversificazione, sulle economie orizzontali in un quadro in cui la potenza dell'innovazione tecnologica e della competizione internazionale creano nuovi settori e ridefinisce regole e confini di quelli esistenti. È indispensabile ragionare sul bisogno di attivare un preciso processo di innovazione organizzativa capace di ramificarsi in una molteplicità di percorsi e di tappe, di sentieri del cambiamento che costituiscono vere e proprie linee guida. In primo luogo, il sentiero del rafforzamento della nostra organizzazione. È una scelta necessaria per liberare energie, per perseguire politiche di semplificazione organizzativa, per ridurre le diseconomie attraverso una nuova allocazione delle risorse sul territorio, anche per espandere lo strumento della contrattazione soprattutto nelle aree che oggi sono scoperte (come ad esempio la docenza universitaria, il sistema delle piccole imprese, ecc.). Ridistribuire risorse a favore del territorio deve essere interpretato come un investimento concreto, finalizzato al rafforzamento del secondo livello di contrattazione, che è un punto di forza della nostra politica sindacale e che ha trovato spazi di affermazione e di incentivazione concreta nel Protocollo del 23 luglio. Tutto ciò può essere favorito dai CCNL, definendo gli ambiti di contrattazione decentrata e le specifiche materie da demandare al secondo livello. È necessario inoltre dare al secondo livello di contrattazione una capacità inclusiva che fino ad ora non è stata sviluppata appieno. Occorre che esso diventi patrimonio e fonte di ispirazione contrattuale per quella maggioranza di lavoratori e di lavoratrici – in particolare quelli delle piccole imprese – che sono stati tenuti ai margini rispetto alla ripartizione dei benefici della produttività aziendale e solo parzialmente compensati dai contenuti della contrattazione nazionale. Ampliare l'angolo di inclusione dei lavoratori/trici non può che concretizzarsi mettendo al centro il territorio inteso come spazio concreto in cui si esprimono e si riassumono gli interessi dei lavoratori/trici stessi. Per quanto concerne i processi di decentramento in atto nella Pubblica amministrazione, anche a seguito della revisione del titolo V della Costituzione, occorre avviare una riflessione specifica sugli effetti che hanno tali dinamiche a livello di contrattazione. In particolare, occorrerà affrontare nella

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contrattazione di secondo livello i temi della produttività, dell’organizzazione del lavoro, degli investimenti, e della qualità del servizio. Ma riallocare le risorse a favore delle strutture territoriali e del secondo livello di contrattazione resterebbe un'operazione dimezzata se non si affrontasse con serietà e coraggio il tema dello sviluppo qualitativo dell'organizzazione. Dobbiamo dare più dinamicità all’organizzazione, con la leggerezza di una struttura che riesce a reagire con tempestività ed efficacia ai nuovi scenari. Di fronte ad un’orizzontalità invasiva che coinvolge l'economia, il lavoro e le relazioni, dobbiamo declinare in modo innovativo ed estensivo la questione della rappresentanza. Il lavoro standard, come l’abbiamo conosciuto per decenni, il lavoro a tempo pieno e indeterminato è ancora presente e diffuso, ma non è la forma unica e assoluta dell’occupazione. È sempre più estesa un’occupazione diversa, dove è difficile individuare i limiti tra subordinazione e autonomia, tempo pieno e part-time, dipendenza o autodirezione. Si moltiplicano le tipologie contrattuali e con esse gli stessi contenuti del lavoro. Le grandi aziende manifatturiere finiscono per diventare soprattutto aziende di servizi, imprese e gruppi nei quali lo stesso numero di addetti nelle divisioni dei servizi supera ampiamente il numero degli occupati nella produzione intesa in senso classico. Questo nuovo posizionamento della Cisl, rafforza il nostro impegno ad incamminarci lungo il sentiero della partecipazione, perché la volontà di governare un nuovo scenario presuppone l'esistenza e la messa a frutto di energie che concorrono alla formazione di punti di vista innovativi. Ragionare di partecipazione significa ridurre le distanze. Innanzitutto tra organizzazione ed iscritti. Ed è necessario cambiare il modo di pensare la relazione con i nuovi potenziali iscritti. Dobbiamo chiedere e chiederci di fare nuovi iscritti o meglio nuovi soci attraverso l’azione sindacale, mirando non solo a fare proseliti, ma azioni efficaci in grado di intercettare i bisogni di rappresentanza traducendole in spirito associativo. Ma il problema della democrazia sindacale, della partecipazione nel sindacato, è più articolato perché la questione della distanza da ridurre coinvolge anche le relazioni tra centro e periferia, a partire dal livello regionale, tra la Cisl nazionale e le strutture decentrate che spesso agiscono in solitudine, che segnalano anche una sorta di “federalismo negativo” in cui ci si caratterizza sul territorio come sommatoria senza sintesi di atteggiamenti e di posizioni eterogenee. 3. Ruolo e responsabilità delle federazioni di settore Tutte queste trasformazioni investono innanzitutto il primo livello organizzativo e funzionale della struttura della Cisl e cioè le federazioni di settore, la cui forza, autonomia decisionale e negoziale e le competenze acquisite nella conoscenza dei settori produttivi di riferimento, rappresentano una grande risorsa per la Cisl. Il consolidamento innovativo delle federazioni, conseguente alle premesse del nostro ragionamento, dovrà quindi seguire alcune direttrici principali:

• estendere il metodo della contrattazione e della concertazione • lo sviluppo del secondo livello di contrattazione • la definizione di nuovi criteri di rappresentanza nel comparto privato • la costruzione di nuovi confini della rappresentanza • una politica dei quadri coerente con i contenuti della sfida che attende le federazioni stesse • un rapporto sempre più coniugabile tra sistema organizzativo e modello contrattuale.

Lo sviluppo del secondo livello di contrattazione è una questione fondamentale, una mission per le nostre federazioni. Il contratto nazionale, in un futuro a medio termine, dovrà infatti garantire una cornice generale, di solidarietà nazionale; dentro questo perimetro dovrà prendere forma, attraverso il secondo livello di contrattazione, la specificità territoriale e quella aziendale, il sistema delle integrazioni costruito sulla redditività dell'azienda, sulle sue performance, sulla produttività ed in generale sul diritto dei lavoratori/trici a partecipare ai risultati dell'azienda.

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In questo contesto è indispensabile che le federazioni e la Confederazione formulino congiuntamente una proposta specifica per definire i criteri di rappresentanza del settore privato. Occorre evitare il ricorso all'azione legislativa perché esso costituirebbe un passo pericoloso in direzione dell'istituzionalizzazione del sindacato. I cambiamenti in atto nel sistema produttivo, nei modelli organizzativi e nelle regole gestionali obbligano il sindacato a compiere passi decisivi sulla strada del rinnovamento: vanno affinate e sperimentate nuove metodologie di analisi, di partecipazione, di bilateralità e di intervento, orientate da un obiettivo di fondo e cioè quello di dare forza e interlocuzione costante alla rappresentanza dei lavoratori/trici all'interno dell’imprese sui temi della Responsabilità Sociale dell’Impresa (RSI) e della governance. Si tratta di un percorso di rinnovamento in cui un tratto distintivo scaturirà direttamente dalla capacità delle federazioni di immaginare nuovi confini della rappresentanza. Il sindacato è nato e cresciuto in tempi di verticalità dei settori produttivi. La rappresentanza verticale garantita storicamente dalle federazioni deve ritrovare l'efficacia di un tempo. La sistematica “invasione di campo” produce conflitti di interesse tra le federazioni, dà vita inoltre a sovrapposizioni vissute come turbamento di equilibrio come attentati all'identità, a compenetrazioni vissute come provocazione e sfida. E la rivalità identitaria tra le federazioni fornisce l'humus più consono al “dumping contrattuale”, lasciando alla controparte aziendale il potere di inquadrare i lavoratori/trici scegliendo il contratto meno oneroso. Ecco allora che emerge con forza il bisogno di giungere ad una mappatura delle federazioni al fine di potenziarne la rappresentanza e di estenderne confini negoziali ed aree di intervento. In particolare vanno alimentate una politica di indirizzo comune per aree contigue e sviluppate aree contrattuali più ampie che possano essere presidiate in modo innovativo rispetto al passato, fino al punto di costruire un equilibrio in cui i nuovi confini contrattuali corrispondano ai nuovi confini della rappresentanza. Questa è solo una modalità di rappresentare il nuovo (sia sul versante organizzativo che su quello contrattuale). Ciò non vuol dire modificare le altre tipologie di rappresentanza organizzativa e contrattuale; ci riferiamo al settore merceologico ed alle filiere: due sistemi che ancora rimarranno in quanto utili a rappresentare la complessa questione contrattuale ed organizzativa. Si vuole in sostanza associare ai collaudati criteri sopra richiamati quello delle aree come elemento aggiuntivo: solo la scelta flessibile operata dalle categorie sarà quella utile a determinare lo strumento adatto. Si tratta di un argomento complesso e spinoso, che deve trovare una sede di discussione all'interno del Consiglio generale dando vita ad una specifica Commissione per affrontare in modo sistematico e risolutivo questo tema, che si integrerà con i lavori delle categorie interessate. È evidente che una rivoluzione culturale di tale portata non può limitarsi allo studio ed al pronunciamento di una commissione, ma va accompagnata da una politica dei quadri delle federazioni, attraverso la definizione di specifici percorsi formativi, di periodi di lavoro all'interno delle aree servizi della Cisl ed anche sperimentando azioni di mobilità territoriale in modo tale che il cambiamento possa essere vissuto non solo come ipotesi teorica di scenario ma anche come esperienza personale di confronto con nuove realtà. 4. Il bisogno di sinergie e/o accorpamenti strategici Il rinnovamento profondo dell'azione delle federazioni come risposta positiva ai cambiamenti dell'economia e dei settori produttivi dovrà concretizzarsi anche in specifici processi di sinergie e/o accorpamento tra federazioni, valorizzando il ruolo delle SAS e delle rappresentanze aziendali. Si tratta di soluzioni che non possono essere più pensate come esperimenti di ingegneria organizzativa,

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ma come obiettivi strategici e culturali legati ai nuovi bisogni di rappresentanza dei lavoratori/trici ed alla nuova configurazione dei settori. Per queste ragioni le linee guida di tutti i processi tra federazioni, all'interno della Cisl, dovranno essere così orientati: esigenza politica, individuazione di uno spazio reale per la definizione di sistemi contrattuali che superino frammentazioni non compatibili con le nuove dinamiche di settore, dinamiche aggregative che si verificano all'interno dei mercati e dei tessuti produttivi ed esigenze relative ad aree di cui è riconosciuto un fattore di criticità e di strategicità per il sistema paese. Ci sono oggi almeno tre settori che per i motivi sopra richiamati spingono ad un lavoro di accorpamento e/o sinergia interno alle federazioni Cisl: la sicurezza, l'energia ed i trasporti. Si tratta di grandi temi che presentano inconfutabili elementi di strategicità per il paese e per i lavoratori/trici, in cui le dinamiche di settore acquistano senso solo se hanno la forza di alimentare una visione di largo respiro, per interloquire con il governo sulle grandi questioni della sicurezza, dell’energia e dei trasporti senza frantumare il nostro punto di vista in una moltitudine di problematiche orientate da interessi parcellizzati. Nel campo della sicurezza siamo di fronte ad un tema che sta progressivamente acquisendo centralità all'interno del dibattito pubblico e che tocca argomenti decisivi per la tenuta della democrazia e la vita civile del paese. La sicurezza si pone sempre di più come “questione nazionale” e costringe ad una presa di coscienza del problema tutte le organizzazioni e le istituzioni che concorrono allo svolgimento e allo sviluppo della vita democratica. Inoltre la consapevolezza dei termini globali in cui si pone il problema implica un superamento della parzialità che ha caratterizzato in passato gli attori della sicurezza. La Cisl deve quindi porsi l’obiettivo di interpretare con sempre maggiore incisività il profilo di questa nuova, grande questione sociale e nazionale. In questo quadro abbiamo il dovere di rilevare una oggettiva frammentazione della presenza Cisl. Ad eccezione della Federazione dei Vigili del Fuoco, infatti, la rappresentanza della nostra organizzazione in questo macro-settore risulta assente nella Polizia di Stato (oggi siamo presenti solo attraverso il SIULP, che è un’organizzazione esterna alla Cisl, seppure molto vicina, e ciò non può essere ritenuto soddisfacente), e “demandata” alla Federazione Funzione Pubblica in relazione ai settori della Polizia penitenziaria e Forestale. Da un punto di vista istituzionale, questo settore è regolamentato da una specifica area contrattuale “difesa e sicurezza”, una difesa che spesso per dimensione e potere di intervento schiaccia la sicurezza. L’azione della Cisl dovrà orientarsi da un lato a migliorare la presenza in un settore delicatissimo della vita del paese, caratterizzato da attività connotate da altissimi rischi per i lavoratori/trici, che per evidenti ragioni esigono una presenza negoziale forte; da un altro, più organizzativo, a costituire una Federazione della Sicurezza, rappresentativa – ferme restando le specificità - di tutti i corpi coinvolti (Pubblica Sicurezza, Polizia Penitenziaria, Forestale, oltre ai Vigili del Fuoco); l’ipotesi su cui oggi possiamo lavorare, in via transitoria, è quella di costruire un sindacato della Sicurezza di affiliazione all’interno della Funzione Pubblica, a partire dai Vigili del Fuoco, attraverso un percorso comunque di autonomia politica, contrattuale e organizzativa. Sul tema dell'Energia: la rilevanza strategica del settore energetico è evidente, costituendo uno snodo fondamentale per lo sviluppo ambientale e produttivo compatibile e per la qualità della vita. In tale ambito la Cisl non ha un soggetto unico dell’energia, un presidio negoziale per aree, univoco e compiuto che tuteli i soggetti in esso coinvolti. Per tali ragioni è necessario avviare un processo graduale di unificazione delle federazioni interessate (FEMCA e FLAEI), anche mediante una soluzione di transizione, come un’affiliazione tra FLAEI e FEMCA. Sarà altresì opportuno costituire, all’interno delle stesse federazioni, un sistema di reti atte a coordinare l’azione ed evidenziare le specificità del settore, costruendo così le basi per la costituzione del futuro soggetto

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unico. Appare evidente come il patrimonio conoscitivo acquisito negli anni dalla FLAEI e della FEMCA costituirà un imprescindibile valore aggiunto per la nascita della nuova federazione, e pertanto dovranno prevedersi le adeguate modalità di integrazione di tali competenze al fine di armonizzare ed ottimizzare la compiutezza della rappresentanza in questo delicatissimo settore. In questo senso la Cisl ha una doppia ambizione: dare vita ad un Soggetto Unico dell'energia capace di mettere insieme: elettricità, petrolio, gas, rigassificatori, miniere, acqua etc. Una scelta politico-culturale alta, innovativa per lo scenario italiano; un soggetto fortemente proiettato in chiave europea perché la partita energetica si gioca su una reticolarità che è collocata ben oltre i classici confini produttivi e distributivi nazionali. Il lavoro è già iniziato: la FEMCA e la FLAEI hanno condiviso con la Confederazione un documento approvato anche dalle rispettive assemblee organizzative che traccia, da subito, un percorso chiaro in termini temporali e di modalità attuative per raggiungere l’obiettivo. Un ulteriore ambito strategico è quello dei trasporti, sempre più percepiti come servizi essenziali cui dedicare un'attenzione particolare e spesso soggetti a giudizi tranchant sul ruolo ricoperto dal sindacato, sulle forme di rivendicazione adottate dai lavoratori/trici del settore e sull'armonica combinazione tra esigenze di tutela dei lavoratori/trici, garanzie di efficienza e continuità del servizio, e funzione strategica nel rafforzamento della competitività del paese. A fronte del rilievo assunto dal settore trasporti e delle complesse dinamiche ad esso sottese (specie in termini di ricadute sulla cittadinanza e di occupazione dei lavoratori/trici), il presidio negoziale della Cisl, come richiesto dall’assemblea organizzativa della FIT, va oggi potenziato. Nella FIT, in particolare, la presenza di ben 7 settori (coordinamenti) che presidiano, specifiche aree dedicate poneva delicate questioni di ordine politico-funzionale, che evidentemente rendono complesso amministrare un settore così articolato. Parlare di trasporti oggi significa aprire una finestra su un mondo variegato che va dalla logistica alla mobilità nelle grandi aree metropolitane, dalle politiche industriali a quelle delle infrastrutture in aggiunta ai classici trasporti di merci e persone. Ciò premesso, stante anche la centralità del settore in un quadro di riferimento più ampio si pone la necessità di un completamento delle trasformazione della federazione, potenziando il suo ruolo in termini di univocità ed armonizzazione decisionale, attraverso la costituzione di una struttura autenticamente monocomposta e decentrata sui territori, di un più razionale coordinamento dei comparti nonché di specifici processi di accorpamento, garantendo contestualmente a questo settore unità contrattuale e coesione organizzativa. Sui due aspetti dell’energia e della sicurezza si propone l’istituzione di una specifica Commissione dell’esecutivo confederale che avvii un processo di monitoraggio che aiuti a completare una riflessione sino al prossimo Congresso, con particolare riferimento allo sviluppo di attività operative e sinergie all’interno delle categorie interessate. Tale commissione estende il proprio sostegno e monitoraggio all’insieme degli accorpamenti ancora da definire, sulla base delle indicazioni emerse nel precedente Congresso. 6. Il ruolo della Federazione Nazionale Pensionati In questo sforzo di aggiornamento dei nostri canoni interpretativi, un supporto peculiare e di grande significato ci viene fornito dalla vitalità della Federazione Nazionale Pensionati. In un paese in cui la cosiddetta “popolazione attiva” rappresenta comunque una minoranza, dove lavoro non è più l’unico centro della vita della maggior parte delle persone, la nostra Federazione svolge un ruolo significativo per conferire ulteriore valore alle persone anziane. Tutto questo significa anche che gli adulti che sono al di fuori della vita lavorativa attiva, gli anziani in primis, divengono molto spesso

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il centro di riferimento per la gestione organizzativa (oltre che affettiva) della vita familiare. Quindi diciamo che il segmento “pensionati” rappresenta contemporaneamente bisogni ed opportunità:

o da un lato necessita di una rete di protezione sociale che assicuri cura, servizi, assistenza; o dall’altro potenzialità di supporto attivo.

I pensionati rappresentano risorse strutturali del nostro sistema (economico in alcuni casi), sociale, comunitario e antropologico. L’obiettivo oggi è quello di far crescere l’organizzazione di tale rappresentanza, migliorandone l’integrazione con il mondo Cisl; in particolare:

o è importante incrementare l’opera di proselitismo, proprio per coinvolgere in una dimensione attiva e partecipativa quel segmento ad alta potenzialità ma anche a rischio di marginalità;

o sviluppare il ruolo dell’azione territoriale. In questo quadro è importante il ruolo delle leghe, definendone il ruolo di rappresentanza nel presidio del territorio; esse sono chiamate ad aprirsi maggiormente al territorio, ai suoi bisogni, alla richiesta di ascolto di chi ha meno voce; sviluppare ed incrementare questa presenza del nostro sindacato nell’ambito territoriale deve rappresentare un obiettivo di tutta la Cisl. Tutto ciò deve essere fatto in sinergia con unione zonali ed unioni sindacali comunali e le società di servizi presenti sul territorio.

La crescita della Federazione dei pensionati rappresenta, un'opportunità che è legata alle tendenze demografiche della società postindustriale in cui l’ampliamento delle aspettative di vita emancipa porzioni consistenti di popolazione dal concetto negativo e marginalizzante di “vecchiaia”. In questo senso i pensionati costituiscono una risorsa strutturale del sistema che il sindacato ha il dovere di valorizzare e potenziare coinvolgendo gli iscritti, stimolandoli ad una partecipazione attiva e rilanciando il ruolo dell'azione territoriale che è quello che può consentire un contatto forte con i pensionati ed uno stimolo all'ascolto delle loro esigenze, dei loro sogni e delle loro speranze. Sui temi delle integrazioni statutarie previste dalla FNP, la Segreteria confederale propone una Commissione del Consiglio generale che approfondirà sino al Congresso la questione. Andrà infine enfatizzato il collegamento tra FNP e categorie, per definire concreti elementi di confronto e collaborazione, anche per quanto riguarda il mondo della previdenza complementare a seguito dell’evoluzione del quadro demografico. Approvato all’unanimità Documento finale Quarta Commissione Politica Internazionale, comunicazione e immagine, formazione La Commissione, sentita la relazione del Segretario confederale Renzo Bellini, in ordine ai temi relativi alle politiche internazionali, della comunicazione, dell’immagine e della formazione, ne ha assunto suggerimenti attraverso il dibattito degli oltre 35 interventi, da cui sono emerse le indicazioni che seguono. Le linee di riflessione hanno avuto come elemento-guida la necessità di ridefinire, finalizzare e ammodernare l’azione della Cisl sui temi affidati alla Commissione. In particolare, si sottolinea la necessità che la Cisl sia protagonista nel promuovere – anche attraverso la CIS – la presenza di un attore sociale che agisca nelle sedi delle relazioni politiche internazionali per rivendicare: l’emancipazione dei lavoratori, le libertà sindacali, i diritti del lavoro, l’affermazione della democrazia e delle libertà in ogni parte del mondo.

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Un’azione efficace di politica internazionale, così come di politica interna, necessita di essere accompagnata e valorizzata da efficaci sistemi di comunicazione, di immagine positiva delle politiche nell’agire quotidiano di tutti i livelli dell’Organizzazione. Promuovere e sostenere la qualità delle politiche e dell’immagine - trasmessa e percepita - richiede che alla base del nostro agire quotidiano vi sia una continua azione che veda tutti i livelli dell’Organizzazione impegnati a dare effettiva priorità alla formazione come strumento di ricerca e innovazione nelle politiche e nelle priorità negoziali.

1. Politiche Europee e Internazionali

a. Fare sistema delle attività internazionali, europee e di cooperazione, valorizzando le esperienze e i percorsi di tutte le strutture della Cisl (Categorie, USR, UST, Enti, ecc), promuovendo un lavoro in rete costante sotto la diretta responsabilità della Segreteria confederale;

b. organizzare azioni formative e annualmente un seminario di aggiornamento e studio per il gruppo dirigente (confederale, regionale, categoriale, territori ed enti) sui temi internazionali ed europei;

c. costituire un ufficio confederale Cisl a Bruxelles sotto la diretta responsabilità della Segreteria confederale unificando tutte le risorse umane presenti, in una sede unica dentro la “Casa sindacale”, con il compito di: • fornire spunti, documentazione, elaborazioni sui temi europei ai dipartimenti

confederali e alle strutture Cisl, • fungere da antenna Cisl nei confronti di istituzioni UE e delle organizzazioni

europee, • far conoscere, sostenere e promuovere le attività della Cisl in Europa;

d. definire, con la Confederazione, le Federazioni, le strutture regionali e gli Enti, le responsabilità e il ruolo delle attività dell’ufficio europeo;

e. consolidare una strategia di alleanze dentro la CES per rafforzarne il ruolo confederale e contrattuale;

f. sviluppare una stabile cooperazione con i sindacati dell’area euro-mediterranea per garantire che la costruzione della zona di libero scambio entro il 2010 abbia una forte dimensione sociale;

g. sollecitare e sostenere iniziative della CIS (Confederazione Internazionale Sindacati) che contribuiscano a farne crescere il profilo sia sul terreno sindacale che della promozione dei diritti umani;

h. sostenere l’attività dei Consigli Sindacali Interregionali valorizzandoli come strutture politiche transfrontaliere e per il governo del territorio;

i. sostenere l’attività della FNP volta a far riconoscere la FERPA come federazione dentro la CES e a promuovere un’ organizzazione sindacale internazionale di pensionati che confluisca nella CIS;

j. rafforzare le sinergie tra le attività portate avanti dalla Cisl a livello europeo ed internazionale, in particolare:

• sostenere l’attività di progettazione ai vari livelli attraverso un coordinamento

strutturato per informare, rendere coerenti, sostenere e valorizzare i progetti della Cisl presso la CES, la CSI e le Istituzioni finanziatrici;

• rendere permanenti gli incontri trimestrali promossi dal Dipartimento internazionale, con un ruolo attivo di

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coordinamento della Segreteria confederale, che riuniscono i responsabili categoriali e regionali, degli Enti e dei territori particolarmente impegnati nelle politiche internazionali, europee e di cooperazione: la Cisl deve muoversi all’estero in unità di indirizzo.

2. COMUNICAZIONE E IMMAGINE Costituire un nucleo organizzativo di livello nazionale deputato alla cura della comunicazione e dell’immagine della Cisl, che vada dalla funzione di ascolto delle esigenze dell’Organizzazione e del mondo esterno, alla definizione di strategie di posizionamento/immagine e comunicazione coerenti, sino al coordinamento dei prodotti grafici e promozionali. Tale nucleo organizzativo promuoverà iniziative di coordinamento con le Federazioni di categoria e le USR. In termini strettamente operativi si tratterà di:

a) costituire una funzione confederale di marketing e comunicazione, dettagliandone missione e definendo il profilo delle risorse necessarie in termini di competenze ed esperienze lavorative interne ed esterne alla Cisl;

b) sviluppare gli obiettivi e le strategie di marketing e comunicazione della Cisl e declinarli in un piano annuale;

c) promuovere un progetto per potenziare e migliorare la percezione della Cisl tra gli associati e i lavoratori;

d) rafforzare la politica editoriale della organizzazione a partire da Conquiste del lavoro ed Edizioni lavoro per una più efficace azione culturale, favorendo la crescita qualitativa e la maggiore diffusione dei prodotti editoriali.

3. FORMAZIONE

L’obiettivo è una revisione del sistema formativo che miri a evitare vuoti, duplicazioni e dispersione di risorse con l’attenzione a valorizzare le politiche, trasmettere le conoscenze legate al cambiamento, contribuire all’aggiornamento delle analisi e delle scelte. In particolare si tratta di:

o realizzare una Conferenza annuale delle Categorie e delle strutture regionali sul tema specifico della formazione con la finalità di:

valutare i percorsi già realizzati; programmare insieme l’attività futura; coordinare ed ottimizzare i percorsi formativi all’interno dell’organizzazione ai

diversi livelli; o conoscere l’entità delle risorse destinate all’attività formativa ai diversi

livelli; o sviluppare la formazione riferita in particolare ad alcuni ambiti:

la formazione di primo accostamento, la formazione destinata al ruolo delle RSU – RLS e delle SAS, la formazione della nuova dirigenza definita in armonia con la politica dei

quadri, avendo particolare attenzione verso i giovani, le donne e gli immigrati, la formazione permanente della dirigenza;

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o sostenere il Centro Studi nazionale come l’istituzione della Cisl deputata a sviluppare la ricerca e l’innovazione dei sistemi formativi;

o confermare e sviluppare il Campo scuola della Cisl come luogo in cui trasmettere messaggi di motivazione, azione e strategia sindacale in modo forte;

o confermare la formazione nei servizi sia di tipo tecnico che sindacale. Approvato all’unanimità con 1 astensione

Odg Patronato Premesso che l’attività di tutela degli istituti di patronato, già dall’anno 1991, si è evoluta e moltiplicata in attività varie quali l’assistenza agli extracomunitari, ai fondi complementari, agli ammortizzatori sociali e quant’altro riferito alle esigenze assistenziali e previdenziali vecchie e nuove, ha determinato, di fatto un maggiore onere e impegno da parte degli operatori del patronato. Considerato che ai fini del riconoscimento del contributo di finanziamento degli istituti di patronato, come previsto dal decreto ministeriale n. 94 del 91, che consente agli ispettori del lavoro la verifica dell’attività svolta, viene sancita l’ammissione al finanziamento di tutte le attività di carattere contributivo e pensionistico escludendo invece le attività relative alle materie assistenziali e di tutte quelle prestazioni considerate minori e quindi non ammesse a riconoscimento. p. q. m. Si chiede alla segreteria confederale, anche alla luce di quanto previsto dall’accordo del 23 luglio 2007 relativo agli ammortizzatori sociali che sostanzialmente affida ai patronati nuove competenze e nuove responsabilità, considerato altresì il fatto che ancora oggi circa 100.000 domande di DS agricola, e di disoccupazione ordinaria, vengono istruite dai nostri patronati, che in sede di discussione di revisione del decreto ministeriale n. 94, in attuazione dei decreti previsti dalla legge di riforma degli istituti di patronato n. 153 del 2001, e nel interesse dei lavoratori e delle categorie interessate di farsi parte attiva nei confronti del governo per reinserire nel paniere di riferimento il riconoscimento al finanziamento di tutte le attività assistenziali svolte dai patronati che, particolarmente in alcune aree, determina uno sbilanciamento incomprensibile nel riconoscimento di quelle attività coerenti con gli scopi fondativi del patronato, di attenzione e di solidarietà nei confronti dei soggetti disagiati. USR Cisl SICILIA USR Cisl CALABRIA USR Cisl CAMPANIA USR Cisl PUGLIA USR Cisl BASILICATA USR Cisl MOLISE FAI Cisl Approvato all’unanimità Ordine del Giorno Argentina Inps Alla Federazione Nazionale Pensionati e alla Unione Sindacale Regionale di Sicilia, sono pervenute insistenti segnalazioni di disagio di residenti argentini titolari di pensione italiana, nonché

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sollecitazioni da parte dello stesso Centro Patronati Argentino (CE-PA) di uguale doglianza, nella riscossione delle loro pensioni che avvengono attraverso la Banca ITAU cui è stato affidato dall’Inps il servizio di pagamento nel paese latino. Viene lamentato in particolare la ristrettezza delle sedi e l’inadeguatezza dei servizi in situazione di grande affollamento con comprensibili difficoltà degli anziani, la dislocazione delle succursali spesso molto lontane (fino a 500 Km) dalla residenza dei pensionati. Numerosi poi i rilievi nelle modalità di pagamento:dai tickets nei quali non figura l’ammontare del valore corrispondente in euro, alle spese di conversione ed alla spesso disattesa effettuazione di pagamento in euro; nonché un complessivo sistema di disinformazione rispetto ai pagamenti anche in violazione degli impegni assunti dalla citata banca. Ciò premesso e considerato il grande numero dei pensionati italiani residenti in Argentina, 48 mila, 39 mila circa dei quali hanno ricevuto l’aumento di cui ai recenti accordi sindacali, nonché l’andamento positivo del proselitismo con le prospettive che si pongono con gli effetti dei citati accordi e gli ulteriori spazi che si pongono in fatto di proselitismo e per gli impegni del Patronato,

si chiede all’Assemblea organizzativa della Cisl di assumere un comune impegno di intervento nei confronti dell’Inps onde rimuovere gli ostacoli e le difficoltà, auspicando, come nelle istanze degli interessati, affinché il servizio possa essere affidato dall’Inps ad un sistema bancario nazionale ben collegato alle banche locali argentine e nelle quali, tenuto conto dei destinatari, siano altresì evidenti valenze sociali oltre agli specifici interessi. USR Cisl Sicilia FNP Cisl Approvato all’Unanimità

Odg Attualità del Bilancio Sociale La Conferenza Organizzativa Nazionale prende atto che l’evoluzione del concetto di affidabilità del dato amministrativo ha spostato l’attenzione da una forma di rendicontazione esclusivamente finanziaria ad una rendicontazione concentrata sull’utilizzo efficiente ed efficace delle risorse, sulla informazione degli associati e dei portatori di interesse (stokeholders) anche per evidenziare il rapporto fra la rendicontazione sociale ed i processi di programmazione e controllo. Per regolare il processo innovativo e qualificante del bilancio sociale occorre incrementare l’uniformità a tutti i livelli organizzativi delle pratiche di rendicontazione sociale e la determinazione di un quadro di riferimento specifico e completo con la definizione di “ linee guida” redatte da un “gruppo di studio” (che potrebbe essere composto da espressioni di esperienze in corso, da dirigenti dei vari livelli organizzativi, da studiosi interessati alla materia) per definire finalità, contenuti e adempimenti, per individuare i destinatari dell’informazione prodotta, per evidenziare gli indirizzi della gestione e per comprendere i risultati raggiunti. Per ridurre il rischio dell’autoreferenzialità e per sottolineare il collegamento con i documenti strutturali del bilancio, il bilancio sociale deve essere accompagnato da una “relazione” che ne confermi il corretto processo di elaborazione, che assicuri la credibilità dei dati comunicati, la conformità e la coerenza del processo di rendicontazione rispetto al modello indicato dalle “linee guida”.

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Il percorso che porterà al processo di rendicontazione sociale rappresenta il vero elemento qualificante del bilancio sociale, perché consente la consultazione effettiva dei portatori di interesse, favorisce il coinvolgimento degli iscritti e degli operatori, determinando il reale valore aggiunto della partecipazione. Per avviare il processo di rendicontazione sociale annuale e pluriennale, la Conferenza Organizzativa nazionale dà mandato alla Segreteria nazionale e alla Commissione Amministrativa di analizzare le condizioni di operatività dell’innovazione contabile, di costituire il previsto gruppo di lavoro, di orientare la definizione delle linee guida e di predisporre le proposte necessarie entro i termini utili del prossimo Congresso confederale per il loro esame e per la loro eventuale adozione da parte degli Organismi Statutari dell’Organizzazione. Approvato all’unanimità Iniziativa a sostegno del popolo birmano