ASD FALCHI LECCO - ALMANACCO 2010

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L’ ALMANACCO 2010 1 ASD FALCHI LECCO L’ALMANACCO Numero 1 Anno 2010

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Almanacco 2010 del gruppo sportivo ASD Falchi Lecco

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ASD FALCHI LECCO

ASD FALCHI LECCOL’ALMANACCO Numero 1

Anno 2010

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ASD FALCHI LECCO

Un paese di pianura per quanto sia bello, non lo fu mai ai miei occhi. Ho bisogno di torrenti, di rocce, di pini selvatici, di boschi neri, di montagne, di cammini dirupati

ardui da salire e da discendere, di precipizi d’intorno che mi infondano molta paura

(Jean-Jacques Rosseau)

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L’ALMANACCO 2010Riccardo Ghislanzoni – Atleta e Presidente dell’ASD FALCHI LECCO

Sto corricchiando per fare un minimo di riscaldamento prima della gara. Di fronte a me un altro atle-ta mi saluta: “Ma lo fate anche quest’anno?”. Resto un attimo spiazzato e l’altro prosegue: “Ma sì, l’Almanacco! L’ho già letto almeno 10 volte, oramai lo so a memoria!”. Ora capisco. “Sì, sì, ci stiamo lavorando!” rispondo io sorridendo. La chiacchierata pre-gara prosegue e riconosco nel mio interlocu-tore uno dei fortunati vincitori di uno dei premi a sorteggio della gara in memoria di Adelfio del 25 aprile. Passando in sede a ritirare il premio, lo avevamo poi omaggiato anche con una copia del nostro Almanacco 2009 che, a quanto pare, è stato apprezzato. Parto da questo episodio per fare un paio di riflessioni. La “Edizione 0” dell’Almanacco ha dunque avuto un seguito e ora avete tra le mani l’annuario di questa nuova ed entusiasmante stagione dei Falchi Lecco. Un’edizione decisamente più curata sotto l’aspetto estetico e qui mi permetto di fare i complimenti al nostro grafico con la passione della corsa (o viceversa?) Marco “Lo Zio” Terraneo. Un Almanacco nuovo di zecca dove noi Falchi raccontiamo le nostre gare, i nostri risultati, i nostri viaggi e le nostre passioni. La stagione è stata lunga ma altrettanto ricca di buoni risultati e di sod-disfazioni e rinnovato entusiasmo è arrivato anche dai nuovi atleti.Grazie a chi voluto raccontare le proprie gare e complimenti a tutti quanti hanno corso, chi lottando per le prime posizioni e chi per la personale sfida con se stesso, al meglio delle proprie possibilità e capacità. Bravo a chi ha corso la gara di pochi chilometri, bravo a chi si è fatto il giro della Valle d’Aosta di 330 km. La passione per la corsa in montagna riesce sempre e comunque a ritagliarsi il suo spazio all’interno del nostro gruppo dove molti dei ragazzi spensierati di qualche anno fa sono ora atletici mariti e padri di famiglia. Giustamente subentrano altre nuove e più importanti priorità, ma il “vizietto” per la corsa rimane sempre.Quel gruppo di amici così tanto caro ad Adelfio! E proprio quest’anno siamo finalmente riusciti ad onorare la memoria del nostro grande amico organiz-zando una corsa in montagna a lui dedicata. Tanti atleti e tanti amici do-menia 25 aprile erano al via dal piazzale della funivia per i Piani d’Erna, all’ombra del Resegone. Siamo sicuri che Adelfio da lassù avrà osservato divertito quei puntini colorati inerpicarsi da Lecco ai Piani d’Erna sui sentieri a lui ben noti. Le sincere parole di ringraziamento della fami-glia di Adelfio e del suo carissimo amico Sandro Morganti ci hanno riempito di gratitudine così come le parole di soddisfazione degli atleti.Ora vi lascio alla lettura dell’Almanacco sperando di incontrare anche il prossimo anno persone che dicano: “L’ho letto almeno 10 volte!” ma basta anche meno ovviamente. In ogni caso vorrà dire che il racconto della nostra stagione è stato di vostro gradimento. buona lettura a nome mio e di tutti i Falchi!

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L’ALMANACCO 2010Riccardo Ghislanzoni – Atleta e Presidente dell’ASD FALCHI LECCO

Carissimi amici Falchetti,sinceramente non so quali parole usare per esprimervi la mia gratitudine e per scusarmi delle mie numerose assenze alle vostre gare : Adelfio mi manca!!!Circa il ringraziamento che vi devo è per la bella stagione trascorsa. I risultati non sono mancati e la continua vostra presenza alle varie manifestazioni fa senz’altro onore al nostro gruppo.Anche se i risultati hanno la loro importanza non mi sento di brindare solo a chi è salito sul podioperché quel che conta è la partecipazione.E’ anche molto bello sapervi così uniti in quell’amicizia che solo le persone umili sanno esprimere.Vorrei anche dirvi un grosso grazie per la splendida organizzazione della gara fatta in ricordodel nostro grande Adelfio. La grande partecipazione delle altre squadre ha reso onore a quel grande uomo che sapeva creare quel clima di amicizia che solo in pochi sanno fare.La splendida giornata di sole ha poi contribuito a rendere ancora più bella la gara! Complimenti a tutti voi!Complimenti anche a tutti quelli che si sono dati da fare per la buona riuscita della “RESEG-UP” In primis il bravo Carlo Ratti che ha messo a disposizione degli organizzatori tutta la sua esperienza per poter ottenere il massimo dei risultati organizzando una gara di questo calibro a Lecco. Ancora un grazie a tutti con l’augurio di procedere sempre con questo spirito.Ciao a tuttiSandro

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Le attività 2010 del Gruppo Impegno Missionario San GiovanniDi Betti Ghislanzoni

DAL GIMS

fine dell’anno, con generi di prima neces-sità (farina, latte in polvere, olio, ecc.).

Nel mese di settembre è stato inaugura-to il nuovo asilo di Akrur (villaggio a cui Adelfio era molto legato) e finalmente i bambini non dovranno più fare i turni per frequentare l’asilo (metà il mattino e metà il pomeriggio), ma potranno stare tutto il giorno in un posto bello e spazioso !

Non ci siamo dimenticati di dare anche dei piccoli aiuti agli altri missionari in Malawi, Rwanda, ecc., anche se la nostra attenzione resta focalizzata soprattutto sull’Eritrea, visto che la situazione di que-sto Paese non accenna a migliorare, anzi...

I proventi della prima edizione del “Trofeo Adelfio Spreafico a.m.” del 25 aprile sono stati destinati alla missione in Eritrea, in particolare al villaggio di Akrur, per la co-struzione di 10 forni mogogò “ecologici”, come verrà meglio illustrato più avanti.

(Sagra di Fine Estate, tornei di burraco, cene, ecc.), abbiamo inviato tre container di alimenti e uno di materiale idraulico per un nuovo acquedotto (…quanto ci è mancato Adelfio nella preparazione…) e ce ne sono altri due in allestimento per la

Anche quest’anno il GIMS (Gruppo Impegno Missionario San Giovanni)

ha continuato, nel suo piccolo, ad inviare aiuti concreti in Eritrea. Grazie al soste-gno di molte persone sensibili e genero-se e tramite le nostre numerose iniziative

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Le attività 2010 del Gruppo Impegno Missionario San GiovanniDi Betti Ghislanzoni

La storia in breve dell’ASD Falchi LeccoC’ERA UNA VOLTA.....

Il 23 settembre 2008 scompare purtroppo l’amatissimo Adelfio che ha dovuto ce-dere ad un’implacabile malattia. Il vuo-to lasciato è enorme ma i suoi “ragazzi” cercano di tenerne sempre vivo il ricordo nel modo più semplice e cioè correndo.

A tutt’oggi sono 33 gli atleti che vesto-no la canotta col rapace e che ogni do-menica corrono e si divertono nelle gare del territorio locale, in quello nazionale e a volte anche in campo internaziona-le. Dalle classiche corse in montagna alle spettacolari staffette, dalle durissi-me skyrace alle ultra-trail di 100-200 km, dalle gare su strada alle maratone, dalle campestri alle corse sui grattacieli.

Ed è così che i “Falchi di Lecco” cerca-no di seguire gli insegnamenti che Adel-fio ha lasciato. E’ quindi che con i valori dell’amicizia e della lealtà, con l’incli-nazione alla battuta e alla goliardia, con l’impegno, con la forte motivazione e con la voglia di affermarsi e confermarsi come solida realtà sportiva della provincia di Lecco e non solo, i Falchi mirano a conti-nuare a crescere e a volare in alto, molto in alto, sempre all’insegna dell’allegria!

Maggioni, Alessandro Filigura, Marco Arrigoni Neri, Enrico Bartesaghi, Mat-teo Spreafico, Ermete Ruggiero, Rober-to Antonelli. Il pluricampione di corsa in montagna, il premanese Tita Lizzo-li, diventa presidente dell’Associazio-ne e una grande persona accompagna i passi dei Falchi. E’ Adelfio Spreafico.

Il tempo passa e arrivano ancora tanti nuovi atleti: i fratelli Costantino e France-sco Simonetta, Luca Mauri, Enrico Maz-zoleni, Paolo Dell’Orto e Paolo Coltelli, Angela Buratti, Marco Castelnuovo, Fa-biano Cipriani, Stefano Colombo e Luca Ripamonti, Roberto Antonelli, Marco Terraneo e (nella stagione 2010) Fabio Bartoloni, Carlo Proserpio e Sergio Ber-nasconi. Alla presidenza nel 2006 a Tita Lizzoli succede Riccardo Ghislanzoni. e la nuova sede, anche se provvisoria, si sposta a Lecco con la nuova denomina-zione sociale che diventa: Associazione Sportiva Dilettantistica Falchi Lecco – A.S.D. Falchi Lecco. Il contatto con lo sponsor che diventerà presto quello uf-ficiale, la Kapriol di Lecco porterà nel 2007 alla nuova e tanto desiderata sede definitiva. I Falchi, grazie all’aiuto fon-damentale di Adelfio e alla bontà del sig. Sandro Morganti, sistemano un bellissi-mo locale in località Bonacina a Lecco.

L’amore per la montagna, la passione per la corsa: come riuscire a mettere

assieme questi due elementi? Beh, la rispo-sta è semplice: con la corsa in montagna!

Tutto è nato più o meno nel 1998 ed ha un nome e cognome: Monza-Resegone. Carlo Ratti, Gianluca Paganoni e Marco Tavola si iscrivono e portano a termine la famosa maratona notturna a squadre di tre elementi. Il gruppo si allarga presto e arri-vano Mauro Esposito, Riccardo Ghislan-zoni, Daniele Gaddi, Loris Ragni…e poi ancora Silvio Gatti, Claudio Pizzagalli, Brunetto D’Ambrosio ed Enrico Arde-si. I chilometri aumentano e i nostri son presenti ai primi grandi appuntamenti del mondo delle skyrace: dal Kima al 4 Luglio, dal Giir di Mont al Trofeo Scaccabarozzi.

E, finalmente, nell’aprile del 2001, na-sce ufficialmente a Mandello del Lario (LC) l’Associazione Sportiva Falchi grazie all’impulso decisivo di Brunetto.Il gruppo già dalle prime gare si mette in luce: sia per i buoni risultati ottenuti sia per la goliardia e l’allegria con cui af-fronta le gare e soprattutto il dopo-gara.

La truppa si espande: Davide Trinca-velli e Annalisa Ongania, Antonio Cap-pello, Alessandro Crippa, Gianluca

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LE NEW ENTRY: FABIO; CARLO E SERGIO LA GRANDE

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LA GRANDE GLI ATLETI 2010

ANGELA BURATTI1. ANNALISA ONGANIA2. ROBERTO ANTONELLI3. ENRICO ARDESI4. MARCO ARRIGONI NERI5. FABIO BARTOLONI6. SERGIO BERNASCONI7. ANTONIO CAPPELLO8. MARCO CASTELNUOVO9.

STEFANO COLOMBO10. PAOLO COLTELLI11. ALESSANDRO CRIPPA12. BRUNO D’AMBROSIO13. PAOLO DELL’ORTO14. MAURO ESPOSITO15. ALESSANDRO FILIGURA16. DANIELE GADDI17. SILVIO GATTI18. RICCARDO GHISLANZONI19. GIANLUCA MAGGIONI20. LUCA MAURI21. ENRICO MAZZOLENI22. GIANLUCA PAGANONI23. CLAUDIO PIZZAGALLI24. CARLO PROSERPIO25. LORIS RAGNI26. CARLO RATTI27. LUCA RIPAMONTI28. COSTANTINO SIMONETTA29. FRANCESCO SIMONETTA30. MATTEO SPREAFICO31. MARCO TAVOLA32. MARCO TERRANEO33.

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UN ANNO DI CORSE

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UN ANNO DI CORSE

2010Il racconto, mese per mese, degli eventi sportivi che han visto gareggiare gli atleti dell’ ASD Falchi Lecco

Foto: Giacomo Meneghello - www.clickalps.com

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Novembre 2009Comincia con una vittoria l’anno vir-tuale dei Falchi. Ratti fa poker alla Maggianico-Camposecco e tanti altri Falchi sono in gara: Castelnuovo, Crip-pa, Terraneo, Ripamonti, Paganoni, Ghi-slanzoni, Maggioni, Pizzagalli e Tavola. La gara lecchese è anche la prova unica del campionato sociale dei Falchi 2009 che vede quindi Ratti sul primo gradi-no, seguito da Castelnuovo e Crippa.

La rapida rassegna dei risultati è sta-ta fatta attraverso gli articoli pubbli-cati sul sito www.asfalchi.it. Proba-bilmente non tutte le gare saranno raccontate e ci scusiamo con i protagoni-sti ma, credeteci, non lo si è fatto apposta!

Foto tratte dai siti web www.asfalchi.it, www.sportdimontagna.com, www.2slow.it e raccolte private di atleti e simpatizzanti dell’ ASD Falchi Lecco.

La storia dell’anno di gare dei Falchi parte un passo indietro. Il nostro

racconto parte infatti dalla fine del 2009, ossia dalla Maggianico-Camposecco di inizio novembre, per concludersi con l’edizione 2010 della stessa gara. Il mo-tivo è tecnico, regolato dai tempi di stampa e di distribuzione dell’annuario. Ma in fondo può avere anche un senso far cominciare e terminare la narrazio-ne da quelle che molti hanno definito “La gran classica delle foglie morte”.

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La gara, resa ancora più dura dal cli-ma gelido, vede al via anche un rappre-sentante dei Falchi, Giampy Crippa.

Gennaio 2010Comincia presto e bene l’anno agonistico dei Falchi. Carlo Ratti, Riccardo Ghislan-zoni e Marco Castelnuovo inaugurano subito il 2010 con una mezza maratona. Siamo ad Annone (LC) ed è primo podio dell’anno, proprio con Ratti che agguan-

zata dallo “Stambecco” del Cornizzolo, il falco Marco Castelnuovo. Sono 17 i temerari della prima edizione caratteriz-zata da neve e ghiaccio nell’ultimo tratto.Pochi giorni dopo, tutti con le gam-be sotto il tavolo per la tradizio-nale cena sociale e la consegna dell’Edizione Zero dell’Almanacco.Il 2009 di gare si conclude con la pri-ma edizione del “Vialatteatrail”, gara trail di circa 30 km, in notturna, sul-le piste di sci di Sauze d’Oulx (TO).

Passa una settimana e alle staffetta del-la Val San Martino il duo Ratti-Gatti coglie un ottimo secondo gradino del podio. In gara, con coppie miste, an-che Castelnuovo e Nino Simonetta.

Dicembre 20096 dicembre, San Nicolò, è la data della prima edizione della “Stambeccata” da Suello al Cornizzolo lungo la “Direttis-sima”. Manifestazione tra amici organiz-

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ta il secondo gradino. Pochi giorni dopo, all’ Epifania, è invece Luca Ripamonti a macinare chilometri alla Maratona del Brembo chiudendo in 22esima posizione. Sempre nel primo mese dell’anno, Falchi presenti ai Brianzoli di Cross (Castelnuo-vo-Terraneo), mentre Stefano Colombo corre tra i 1600 della classica Montefortia-na, a Monteforte d’Alpone (VR). Si chiu-de il mese con un’altra bella prestazione di Carlo Ratti, ancora una volta secondo alla mezza maratona di Oggiono (LC).

Febbraio 2010Comincia presto e con entusiasmo anche la stagione del Trail. A Borgomanero (NO) si corre la seconda edizione de “I sentieri di Santa Cristina”, 30 km su un tracciato reso pesante e insidioso da neve e ghiaccio. Sono cinque gli intrepidi Falchi alla par-tenza: il neo-falco Bernasconi, Ghislan-zoni, Maggioni, Pizzagalli e Ripamonti. E mentre Ratti continua a calcare il podio nel circuito di mezze lecchesi (2° classi-ficato a Sirone, LC), prosegue l’avventu-ra ai brianzoli di cross con Castelnuovo. In Val d’Intelvi (CO) Bernasconi inforca le ciaspole in una gara sfortunata a causa della rottura proprio di una delle ciaspole. Il mese si conclude con la “Skyrunning del Canto” a Carvico (BG), oltre 1000 metri di dislivello lungo un tracciato di 18 km, dove ancora una volta sono presenti cinque Falchi: Bernasconi, Castelnuovo, Ghislan-zoni, Giampy Crippa e Matteo Spreafico.

Marzo 2010

Dopo i podi di Ratti, è Silvio Gatti che sgretola la concorrenza nella mezza di Lecco, gara controversa per le dispute sull’effettiva distanza di gara, ma di gran livello. E’ invece quinto Carlo Ratti, men-tre anche altri Falchi hanno onorato la gara lecchese: Franz Simonetta, Mazzole-ni, Ghislanzoni e il neo-falcoBartoloni. La settimana successiva sono invece 5 i Falchi in gara alla Maratona della Brianza di Se-regno (MB): Nino Simonetta, Ripamonti, Franz Simonetta, Ghislanzoni e Pizzagal-li. Lo stesso giorno, i due Falchi Maggio-ni e Filigura, si cimentano sui 34 km del

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Davvero tanti i Falchi in gara e soprat-tutto sul percorso e grande consenso dei presenti per la prima edizione della gara.

Maggio 2010Il primo maggio, ormai è consuetudine, fa rima con Dario e Willy. La gran classica di Valmadrera vede in gara i Falchi Ratti, Antonelli, Castelnuovo, Mazzoleni, Mau-ri, Paganoni, Spreafico e Bartoloni. La gara tiratissima vede la vittoria di Goli-nelli sul beniamino di casa Stefano Butti e la purtroppo bruttissima caduta dell’eter-no Paolino Colombo, che si frattura la mascella, ma viene soccorso dal nostro Carlo Ratti che lo scorta fino all’arrivo. Un falco eretico invece corre dall’al-

Trail di Santa Croce a Bogliasco (GE).E mentre Bernasconi calca le strade del comasco nel 2° Trofeo Autoviemme, alla Valetudo Skyrunning tre Falchi si inerpi-cano per i monti della bergamasca. Sul il percorso ha qualche magagna ma uno sportivissimo Carlo Ratti coglie un ottimo quarto posto. In gara ci sono anche Nino Simonetta e il neo-falco Carlo Proserpio.

Aprile 2010Dopo un caldo sabato si corre con la neve e il gelo alla prima edizione del “Trofeo Conti Romano a.m.”, il Valcava Sky-Trail Running organizzato dai fratelli Conti. E’ un percorso impegnativo di 15 km con una infinita scalinata da fare in salita. In gara ci sono Castelnuovo, Nino Simonetta e Ghislanzoni. Falchi su

strada, Falchi sui monti e anche una ca-patina in pista. All’Arena di Milano per il “Tutti in Pista 2010” è presente Terra-neo che gareggia sui 5000 metri piani. E finalmente il 25 aprile arriva la data tanto aspettata. Si alza il sipario sul primo “Trofeo Adelfio Spreafico a.m.”. Quasi 190 concorrenti hanno onorato la memo-ria di Adelfio correndo lungo i sentieri che portano ai Piani D’Erna. E, in una gara in cui Golinelli trionfa in solitaria (lasciando presagire gli altri ottimi risul-tati dei mesi a venire), Carlo Ratti strappa un eccellente secondo posto, primo de-gli “umani” in una gara entusiasmante.

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tra parte del lago la Corsa del Brigante. E’ infatti Terraneo presente alla veloce ma suggestiva gara di Acquaseria (CO).L’1 e 2 maggio, alla Abbots Way, gara trail in due tappe per un totale di 125 km lungo l’appennino tosco-emiliano da Pontremoli (MS) a Bobbio (PC), due Falchi salgono sul podio con lo splen-dido 2° posto di Gessy Maggioni e il 3° di Giampy Crippa. Si difende bene anche il Pizza con l’11° posto finale.La settimana successiva i Falchi sono in territorio elvetico. Il duo Castelnuo-vo-Terraneo sbarca infatti a Tesserete (Canton Ticino) per la Tesserete-Gola di Lago, gran classica in salita ticinese, giunta ormai alla sua 30esima edizione.Nella classica “only-up” mandellese, abbiamo il terzo gradino del podio per il falco Antonelli e il secondo femmini-le per Annalisa Ongania. In gara anche Castelnuovo, Mazzoleni, Gaddi, Spre-afico e Coltelli. Stiamo parlando infatti della Luzzeno-Manavello, altro appun-tamento storico della corsa in monta-gna lecchese. Al Trofeo Jack Canali

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del caldo, ma comunque c’è un ottimo 6° posto per lui. E altri nove falchi hanno onorato la gara di casa: Antonelli, Maz-zoleni, Ripamonti, Maggioni, Crippa, Pa-ganoni, Pizzagalli, Ghislanzoni e Mauri.Su distanze più corte Simonetta si laurea Campione Provinciale di corsa in mon-tagna alla Cernobbio-Rovenna (in gara anche Bernasconi), mentre alla Erba-Capanna Mara gareggiano Simonetta, Castelnuovo e Benasconi. Tre Falchi in gara anche al duathlon di Briosco “Corri e Pedala”: tagliano infatti il traguardo su due ruote Castelnuovo, Terraneo e Ghi-slanzoni. Alla Monza-Resegone è pre-sente anche il falco Nino Simonetta che chiude al posto d’onore assieme a Colna-ghi e Zugnoni, mentre in Val Tartano si riforma la coppia d’oro Ratti-Trincavelli, che vanno a cogliere un secondo posto da cardioplama, chiudendo a soli 10 se-condi dai vincitori della Valetudo. In gara anche il duo Bernasconi-Ripamonti che chiude con una buona prestazione. Falchi di nuovo sul podio e di nuovo su strada alla Gorsenigo 2010 con Nino Simonetta. Splendida domenica per i Falchi alla In-

trobio- Biandino con il trionfo di Ardesi in campo maschile e di Annalisa Onga-nia in quello femminile. Presente anche Lele Gaddi nella gara ciclistica, Terra-neo, Coltelli e Tavola in quella podistica.Giampy Crippa conclude splendidamente la Lavaredo Ultra Trail (90 km, 5000 m D+) cogliendo l’ottavo posto finale, gara a cui partecipa anche Maggioni. Sempre sulle lunghe distanze Ghislanzoni porta a termine la fatica del Grand Raid Inter-national du Cro-Magnon (110 km, 5400 m D+) da Limone Piemonte (CN) a Cap d’Ail-Montecarlo. Mentre Ripamonti è in gara alla mezza maratona sull’Aletsch in Svizzera (21,1 km, 1050 m D+), Car-lo Ratti gareggia in Val di Fiemme alla Stava Skyrace e alla Colere-Rif. Albani è Antonelli a tener alta la bandiera di Fal-chi, chiudendo con un ottimo 3° posto.

Luglio 2010Con un inizio del mese all’insegna del caldo torrido, sono 66 i partenti alla Moli-na-Rif. Bietti-Buzzi. Molto buona la pre-

di Albavilla (CO) trionfo di Golinelli e ottima prova di Nino Simonetta. In gara anche Franz Simonetta e Terraneo. Alla mezza maratona del Lago di Como i Falchi sono rappresentati da Bernasconi, quest’ultimo presente anche pochi gior-ni dopo alla infrasettimanale su strada “7km del laghetto Pasquè” di Caslino al Piano (CO). Pochi giorni dopo, sempre su strada, Ardesi gareggia alla 10k Chro-no di Monza, Bernasconi a Capiago In-timiano (CO), mentre i fratelli Simonetta sono presemti alla partenza della Mezza del Naviglio. Sui monti invece è Carlo Ratti che coglie un buon piazzamento al Giro delle Casere della Valtaleggio.Ancora una volta i Falchi si schierano sul tartan. Bernasconi e Terraneo gareg-giano sui 5000 m a Como per il “Tutti in pista” comasco. Sui monti invece Filigura e Ghislanzoni gareggiano sul tracciato di 60 km del Trail del Monte Soglio di Forno Canavese (TO), mentre alla cronoscalata di Borgonovo di Piuro (SO) Ardesi e Ri-pamonti fanno una buona prova, mentre eccellente è la prestazione di Annalisa Ongania sul secondo gradino del podio.

Giugno 2010A giugno è “buona la prima”. La ResegUP dei 2Slow mantiene e supera le promesse, donando alla città di Lecco una gara spet-tacolare, una scalata al Resegone senza pari in cui uno scatenato Butti doma la concorrenza guidata da un risorto Colom-bo. Tra i Falchi, capitan Ratti cade vittima

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senza dei Falchi con un Ardesi scatenato che agguanta il terzo gradino del podio e un’ancora più scatenata Annalisa Onga-nia, prima tra le donne e recordwoman della gara. In gara, oltre ad Ardesi anche Antonelli, Nino Simonetta, Castelnuo-vo, Ripamonti, Bernasconi e Paganoni. Triade di gare la settimana successiva, in un clima ancor più torrido e Falchi ancora una volta presenti. Venerdì sera, Anzano del Parco (CO), 6 km su stra-da e presente Bernasconi. Sabato sera Albavilla-Alpe del Vicerè, presenti Ca-stelnuovo e uno sconsolato Terraneo, alla sua ultima apparizione prima di ri-tirarsi (si vocifera) in un monastero zen. Domenica mattina è invece la volta della classicissima Moggio-Artavaggio. Rat-ti mette a tacere le malelingue del web e sigla un’eccellente vittoria davanti al bravo Stefano Butti. In campo femminile è di nuovo Annalisa Ongania il nome da battere. Sbaraglia la concorrenza e fer-ma il cronometro su un tempo eccellente.In gara anche un Ardesi da podio e poi via via Castelnuovo, Tavola, Paganoni e Spreafico. Mazzoleni è invece terzo al Check-Up del San Martino a Lecco. La domenica successiva Carlo Ratti coglie un successo nella Pasturo-Alpe Coa, gara di solito riservata alle mountain bike e quest’anno aperta anche ai corridori. In gara anche il falco Matteo Spreafico.E venne poi il “Giir di Mont” di Premana (LC), quest’anno prova unica del Cam-pionato Mondiale di Skyrunning. Anche

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quest’anno gara di altissimo livello con la vittoria di Kilian Jornet Burgada davanti a Marco De Gasperi in campo maschile e di Laetitia Roux in quello femmini-le. Presenti anche quattro Falchi: Mag-gioni, Pizzagalli, Ghislanzoni e Ratti.Oltre alle gare, luglio è anche il mese del revival della “Birretta in Grignetta” al chiaro di luna, cantata anche da un redi-vivo Petrarca sulle pagine del sito www.asfalchi.it. Ma è anche il mese di un nuovo fiocco azzurro in casa Falchi. Nasce infatti Marco, secondogenito di Angela Buratti.

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nelli si aggiudicherà il terzo gradino del podio pochi giorni dopo nel “Chilometro in Verticale” Pialeral-Grignone. Sotto un cielo tempestoso la Birretta in Grignetta replica con un inedito “Barolo al Corniz-zolo”, mentre gli appuntamenti agonistici proseguono con la Skyrace Ortles-Ceve-dale con una buona prova di capitan Ratti e con la presenza di un plastico Paganoni (vittima di una caduta rovinosa, ma nul-la di grave) e del presidente Ghislanzoni. A Ferragosto è di nuovo Antonelli nei die-ci alla Angolo-Vareno. La Cronoscalata Premana-Deleguaggio firmata CA Lizzoli, impreziosita dalla vittoria di Marco De Ga-speri, vede in gara i tre Falchi Mazzoleni, Paganoni e Ghislanzoni. Mentre alla Prata Pratella di Prata Camportaccio (SO) Ratti, Ardesi e Annalisa Ongania sono da podio. Alla Engadiner-Sommerlauf in gara c’è il falco Ripamonti, mentre nel Memorial Villa di Guanzate (CO), gara in pista sulla distanza dei 10000 metri piani, sono pre-senti Nino Simonetta e Sergio Bernasconi. Tra gli ultimi appuntamenti del mese tro-viamo il Trofeo Enervit a Zelbio, Pian del Tivano. In gara Castelnuovo e Bernasconi entrambi con un’ottima prova. In chiusra la Bongio Trip. Vittoria di Ratti, a parime-rito con Trincavelli e in campo femminile trionfo di Annalisa Ongania. Riapparizio-ne nelle gare per i due ballabiesi Esposito e Arrigoni Neri. In gara anche Spreafico.

Settembre 2010

Settembre comincia con la Monte Barro

Agosto 2010Primo giorno del mese e ancora una gran classica della corsa in montagna. Parlia-mo infatti del Trofeo Fiorelli, quest’anno sul tracciato San Martino - Rifugio Gia-netti. Ardesi cerca di afferrare con i denti la vittoria finale, ma coglie un comunque eccellente secondo posto (dietro a Tom-maso Vaccina che segna anche il record del percorso). In gara, e di poco giù dal podio, Carlo Ratti, ma anche Matteo Spre-afico, in gran rispolvero, il solito buon Paganoni, Pizzagalli e Ghislanzoni. Alla Fraciscio-Angeloga Castelnuovo sfiora il podio, mentre alla Roncobello-Laghi Ge-melli Antonelli è nei dieci. Proprio Anto-

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Run e tanti Falchi al via. Simonetta, pri-mo al traguardo, ma anche Castelnuovo, Mazzoleni, Tavola, Ghislanzoni, Pagano-ni e Pizzagalli. Il giorno seguente si corre invece la Skyrace della Rosetta dove Ratti è sul terzo gradino del podio assieme al buon Stefano Butti. In gara anche Anto-nelli, Proserpio, Ghislanzoni e Crippa.La domenica successiva, 2a piazza per Annalisa Ongania alla Pasturo-Cornisella mentre i Falchi in trasferta elvetica si go-dono la splendida Jungfrau Marathon di Interlaken: sono Ripamonti, Maggioni e Ghislanzoni. Ma è Giampy Crippa il “gi-gante” assoluto dei Falchi. Compie infat-ti l’impresa del Tor de Géants: 330 km, 24000 metri di dislivello in salita, quota massima di 3300 metri che si traducono in 124 ore 28 minuti e 42 secondi di gara. L’impresa è titanica ed è il risultato di duri allenamenti e di una lunga preparazione. Al Trofeo Scaccabarozzi sono invece in gara Maggioni e il veterano Pizzagal-li (alla sua decima partecipazione su 10 edizioni), mentre al Campionato Italiano di lunghe distanze di Domodossola è pre-sente l’entusiasta Bernasconi. A fine mese, Annalisa Ongania coglie un successo al “Memorial Gildo Molteni” di Mandello.

Ottobre 2010A inizio mese abbiamo il 2° “Trofeo An-tonio Rusconi a.m.” e sui 36 km da Como a Valmadrera Carlo Ratti coglie un otti-mo 6° posto. In gara anche Ripamonti e Ghislanzoni. Matteo Spreafico è una

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della Repubblica Ceca. Bene anche le altre due terne Castelnuovo-Bernasconi-Ripamonti e Crippa-Ghislanzoni-Tavola. Il mese si chiude con il Trail del Ca-sto ad Andorno Micca (BI). Sul per-corso accorciato a causa del maltempo, sono Maggioni, Pizzagalli e un rien-trante Filigura a rappresentare i Falchi. Per Bernasconi gara su strada ad Erba.

Novembre 2010

Il mese si apre con la classica Corsa sulla Quisa a Valbrembo (BG) dove un pim-pante Carlo Ratti centra un ottimo secon-do posto. Ma l’annata dei Falchi si con-clude con la “classica delle foglie morte”, la Maggianico-Camposecco-Maggianico. Successo per Enrico Ardesi e quarto po-sto per Carlo Ratti. Bene anche gli altri Falchi Antonelli, Bernasconi, Paganoni, Mauri, Ghislanzoni, Terraneo, Mazzo-leni, Filigura e Tavola. La Camposecco era anche gara sociale dei Falchi con Ar-desi primo, seguito da Ratti e Antonelli.

Si chiude così la narrazione di quest’anno di gare per gli atleti dell’ASD Falchi Lec-co. Ma tante altre storie ci aspettano anco-ra per cui...arrivederci al prossimo anno!

nella prima edizione del Vertical di Valgo-glio (BG) arricchita anche dalla presenza di molti campioni dello scialpinismo e dello sci di fondo. E sempre domenica, a Chiavenna (SO), il Trofeo Marmitte dei Giganti vede la presenza di una terna di Falchi (Tavola, Ghislanzoni e Paganoni).E a proposito di staffette, il 24 è il giorno del Trofeo Vanoni a Morbegno (SO) dove sono al via ben tre squadre di Falchi. La “squadra A” formata da Ratti-C. Simo-netta-Ardesi coglie un ottimo 8° posto dietro a squadre del calibro della Francia, delle Valli Bergamasche, della Recastel-lo, della Polonia, della Gran Bretagna e

delle “scope” che chiude la gara. Mentre alla Deejay Ten di Milano sono in gara i tre mandellesi Gatti, Gaddi e Coltelli.E la domenica successiva è ricca di ap-puntamenti. Spicca la vittoria di Ardesi alla Molina-Elisa e il grande 2° posto di Annalisa Ongania. Bene anche gli altri Falchi Mazzoleni, Ripamonti, Bernasconi e Coltelli, i cui risultati portano i Falchi anche sul primo gradino del podio della classifica di società. A Ubiale Clanezzo (BG), Ratti coglie un prestigioso 2° po-sto alle spalle del Forestale Lele Manzi al Giro del Monte Ubione. Presente anche Spreafico. Gioca in casa invece Antonelli

www.asfalchi.itPer essere sempre aggiornati sulle gare e gli appuntamenti dell’ ASD Falchi Lecco è on-line il sito web dei Falchi e creato da Carlo Ratti.

Il sito è sempre aggiornato con le cronache delle gare, le classifiche e le foto. Molto attivo è anche il guest-book, dove si discute dei più svariati argomenti, non solo inerenti la corsa.Molto apprezzata è la sezione del-le Gare in Vetrina con informazio-ni e volantini delle gare della zona.

Seguite le gare dei Falchi e il mondo della corsa in montagna su www.asfalchi.it!

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I PODI DELL’ ANNOI principali successi degli atleti dell’ASD FAlchi Lecco da novembre 2009 a novembre 2010

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I RACCONTI DEL 2010

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I RACCONTI DEL 2010 I Falchi metton mano a penna carta e macchina fotografica.Storie, racconti e foto dell’anno appena trascorso, in gara, ma non solo.

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mento di silenzio e poi via. Di sicuro, su, in alto il buon Adelfio si sarà divertito. E poi di fianco a lui avrà buttato giù l’occhio senz’altro anche l’amico Antonio (Rusco-ni), perchè la gara è bella e scoppiettante. Nicola Golinelli vola, “un uomo solo al

comando” direbbero le cronache ciclisti-

volti noti, ma anche tanti che per la pri-ma volta corrono una gara in montagna.

Ed eccoci alla partenza. I chilometri da correre sono 5, con un dislivello di circa 8 0 0 metri. Mo-

Ed ecco arrivare, finalmente, la data at-tesa. 25 aprile 2010. Prima edizione

della gara in memoria dell’ amico Adelfio.E’ un giorno importante per il gruppo spor-tivo. I mesi precedenti sono stati all’insegna della preparazione dove in tanti, ma dav-vero in tanti hanno dato una mano sotto la coordinazione del buon Matteo Spreafico .

Tanta passione è premiata. La domenica della gara il sole splende e l’aria è friz-zante. Il cielo grigio del sabato è solo un ricordo. La macchina organizzati-va è in pieno fervore, oggi si debutta, il giorno è finalmente arrivato. C’è tanta passione e voglia di fare bene, perché c’è tanto cuore in questa gara. Non solo evento sportivo, ma soprattutto voglia di ricordare chi ha dato tanto al gruppo sportivo dei Falchi. Tutto procede bene, secondo programma e la gente comincia ad arrivare. Pochi gruppetti all’inizio, poi il pienone. 187 i concorrenti, tanti

La gara dell’ ASD Falchi in ricordo di Adelfio1° TROFEO ADELFIO SPREAFICO

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tanti sorrisi e gente soddisfatta, che di questi tempi grigi non è mica poco.

La promessa è ora quella del bis, per il 2011, in cui si festeggerà anche il de-cennale dell’ ASD Falchi Lecco. E in ogni caso resta la soddisfazione di un lavoro bello e corale per realizzare quello che prima era un sogno, poi di-venne un progetto e infine si è trasfor-mato in una bella storia da raccontare.

NdA – Per la stesura dell’articolo vor-rei ringraziare Dario “Melano” Fra-cassi, dal cui resoconto ho attinto parti della narrazione. L’articolo ori-ginale è rintracciabile sul sito www.asfalchi.it, in data 25 aprile 2010.

rivati e i premi a sorteggio. Si parla, si chiacchiera, si mangia, e poi ancora

che. Ma Carlo Ratti ci mette cuore e ani-ma e non molla. Poco dietro Stefano Butti cerca di ricucire, con sapiente lavoro di sartoria e dietro ancora salgono veloci e potenti i vari Milesi, Trincavelli, Colom-bo e Benedetti. Nicola Golinelli sale in-diavolato e velocemente distanzia gli av-versari scollinando in prossimità del Pizzo d’Erna con un tempo molto vicino ai 29’ stravolgendo le previsioni di un tempo finale attorno ai 35’ e fermando il crono-metro sull’eccezionale tempo di 33’15’’. Carlo Ratti, primo dei Falchi, gioca il tut-to per tutto, chiudendo in 35’28’’ mentre chiude il podio il generoso Stefano Butti. Canovaccio simile tra le donne con Ma-ria Righetti che stacca da subito la sem-pre eccezionale Daniela Gilardi, mentre terza si piazza la comasca Ilaria Bianchi.

Il dopogara è allegro, il clima è più se-reno con la premiazione dei primi ar-

1° TROFEO ADELFIO SPREAFICO

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ADELFIODi Riccardo Ghislanzoni

Ma chi era Adelfio? Perché è stata una persona così fondamentale per i Falchi?Adelfio Spreafico, classe 1940, nutre sin da giovane la passione per lo sport e per la corsa in particolare. Abbandona-te le corse, dedica parte del suo tempo all’organizzazione delle gare all’interno dell’Associazione Proletari Escursionisti di Lecco, l’APE. Si passa dalle classiche marce di regolarità alle più recenti gare di corsa in montagna come la “Maggianico-Camposecco” e la “Erna di Corsa”.

Ed è proprio durante queste gare che noi atleti abbiamo la possibilità di ammirare l’impegno di questa simpatica personci-na con la barba, la sua grande passione, l’entusiasmo e la goliardia. Sarà perché il gruppo dei Falchi rispecchia un po’ il suo carattere, fatto sta che in più di un’oc-casione ci si ritrova alla fine delle gare a ridere e scherzare con Adelfio.

Per vari motivi, Adelfio decide di lasciare il gruppo dell’APE. Il richiamo dell’am-biente delle competizioni, in montagna e non solo, è però troppo forte ed è così che Adelfio comincia a seguire più assidua-mente i Falchi, tra le cui fila corre anche suo nipote Matteo. Troviamo Adelfio sui percorsi a incitare gli atleti, spesso anche a dare una mano agli organizzatori. Me-

Ed ecco che poco dopo arrivano inaspetta-te le nuove divise con il marchio Kapriol. Tra queste c’è anche il mitico “patone”, quella felpa così fashion e così pesante, che ancora adesso sfoderiamo nelle gior-nate più fresche.

Con il passare del tempo abbiamo la for-tuna di apprezzare le tante qualità di Adel-fio. Una persona dal cuore immenso, sem-pre disponibile a dare una mano, altruista, dal grande carisma, con mille idee e tanti sogni. Una persona capace di trascinare gli altri e coinvolgerli nei suoi progetti, all’insegna dell’allegria e dell’aiuto reci-proco.Tanto è il tempo che dedica agli altri, dove mette a disposizione le sue competenze di idraulico e di tuttofare: dalle missioni in Africa con il Gruppo di Impegno Missio-nario di San Giovanni (GIMS) ai lavori presso La Nostra Famiglia.

E con il tempo abbiamo anche avuto modo di conoscere la famiglia di Adelfio, soprattutto la sua squisita moglie Teresi-na, che tanta pazienza deve avere per sop-portare, in senso buono ovviamente, quel “fiume in piena” di suo marito. Altrettanto adorabili sono poi i suoi figli Michele e

morabili poi sono gli esilaranti momen-ti post-gara che scorrono allegri tra bic-chierrate e barzellette.

Adelfio si affeziona al nostro gruppo. Par-la di questi amici con la passione per la corsa anche al suo amico fraterno Sandro Morganti, titolare della Kapriol S.p.A., un’affermata azienda lecchese che produ-ce utensili per l’edilizia.

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Barbara. Adelfio segue spesso i suoi cari “Falchet-ti” alle gare. Molte volte lo troviamo lun-go il percorso e all’arrivo con il Sandro, con un applauso e una battuta per tutti gli atleti. E quando non può essere presente, fa di tutto per sapere i risultati, o per tele-fono o con l’attenta rassegna stampa del lunedì. Oramai anche il signor Morganti è stato “contagiato” dalla nostra passione e da quella di Adelfio ed ecco che la Kapriol diventa lo sponsor del gruppo.

Adelfio sa che ai suoi ragazzi manca una sede. Ed è così che parlando con il Sandro riusciamo ad avere la disponibilità di un locale vicino ai capannoni della Kapriol, nel rione di Bonacina a Lecco. La nostra futura sede è però da sistemare ma questo non è un problema. Adelfio trascina i suoi atleti nei lavori che si rendono necessari. Tanti sono i sabati mattina spesi a togliere sterpaglie e a pitturare staccionate. E che risate con quei sonori sberloni a Mauro che ha l’impertinenza di criticare i lavori

o a Paga che applaude ironicamente i la-vori “quasi” a regola d’arte di Adelfio. Ma molte sono le giornate che Adelfio dedica ai lavori, da solo, durante la setti-mana, tempo che sottrae alla sua famiglia. Lavori resi ancora più faticosi dall’incede-re della malattia. Ma Adelfio sembra non curarsene troppo, a posteriori potremmo dire che abbia dedicato così tanto tempo e impegno a rimettere in sesto la sede qua-si fosse un segno del suo attaccamento ai Falchi, una specie di “eredità”.

Durante l’estate del 2008 le sue condizio-ni di salute peggiorano inesorabilmente. Adelfio fino all’ultimo vuole essere pre-sente alle gare.Le condizioni si aggravano e il 23 settem-bre 2008 Adelfio viene a mancare all’af-fetto della sua famiglia e di tutte le perso-ne che hanno apprezzato la sua bontà. Il vuoto che rimane è incolmabile.

Quando era ancora in vita, spesso si par-lava con Adelfio di quanto sarebbe stato bello riuscire ad organizzare una gara

come gruppo Falchi Lecco. Il sogno si è avverato solo quest’anno e siamo si-curi che questo sia il modo migliore per mantenere sempre vivo negli anni il suo ricordo.

Grazie di tutto grande Adelfio!

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DAL FOTOALBUM DELLA GARA

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DAL FOTOALBUM DELLA GARA

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Ciao Adelfio! - Di Mauro Esposito

Ciao Adelfio!Sono poco più di 2 anni che non sei più tra noi ma il tuo ricordo è sempre vivo e la tua mancanza (non quella fisica) si sente, ecco-me se si sente.Ricordo molto volentieri e sorrido pensando ai momenti passati con noi, agli scherzi che ti proponevamo e tu sempre stavi al gioco! Mi ricordo una delle prime volte che ti ho conosciuto: ero ricoverato al San Raffaele e tu sei comparso a sorpresa una domenica con gli altri Falchetti. Al momento ero quasi infastidito dalla tua presenza perché non ti conoscevo, ma successivamente quando ti sei scoperto mi sei subito piaciuto.Ricordi i sabati a sistemare la sede dei Falchi? Tu con molta passione ed entusiasmo svolgevi i lavori, io e gli altri scherzosamen-te discutevamo sulla qualità dei tuoi compiti, in cambio restituivi pizzicotti con le tue grosse dita e mollavi anche qualche sonora pedata nel sedere!Quando vado alle gare a tifare i Falchi sei spesso nei miei pensieri, tu eri sempre presente: dalla Maratonina di Lecco, alla gara della Val San Martino con il cartello ‘ W I FALCHI’ scritto a pennarello, alla gara del I Maggio mentre alzi il trofeo euforico per la vittoria dei tuoi Falchi.Tu che sei stato un atleta eri il leader della nostra squadra, l’anello di unione di tutti noi. Con l’energia, l’entusiasmo, la passione e l’impegno hai sempre aiutato tutti a realizzare i progetti e a svolgere i lavori più sem-plici. Tutto questo con il sorriso e gratuitamente senza chiedere mai nulla in cambio perché ti gratifica di più la felicità degli altri della tua .Quando sei volato in cielo mi sono arrabbiato con il Signore perché ti ha portato via con lui.Secondo me il Signore era invidioso dei Falchi, di tua moglie, dei tuoi figli, dei tuoi nipoti, dei tuoi amici, del Sandro e della Lui-gia, delle suore della missione, dei volontari del GIMS, dei bambini di Akrur e di tutti quanti ti conoscevano. Ti ha voluto con lui per dei compiti molto importanti, per aiutarlo nelle sue mansioni, stai attento però, con lui non puoi alzare le mani!Sono sicuro che non troveremo un altro Adelfio sulla nostra strada, vogliamo comunque ringraziare il Signore perché ci ha conces-so di conoscerti e di volerti bene.Da lassù continua a seguire la nostra scalata più importante che è la vita e le nostre corse in montagnaContinua a proteggerci e a vegliare su di noi.

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IL TROFEO ADELFIO E UN AIUTO PER L’ERITREAI soldi raccolti con le quote di iscrizione del “Trofeo Adelfio Spreafico a.m.” e parte dei contributi degli sponsor sono stati consegnati al GIMS che li ha poi destinati alla missione in Eritrea, in particolare al villaggio di Akrur, per la costruzione di 10 forni mogogò “ecologici”.

Il mogogò è il forno tradizionale Eritreo, dove si cucina l’engera, la focaccia spugnosa a base di cereali misti, che rappresenta l’ali-mento giornaliero di gran parte della popolazione, non solo rurale, oltre alla hembascia e alla ketchà (focacce lievitate e non).In Eritrea il 90% della popolazione rurale e il 20% di quella urbana non ha accesso all’elettricità e la biomassa (legna, sterco essicca-to e scarti agricoli) rappresenta ancora il 95% del combustibile nei villaggi. Il territorio Eritreo è stato soggetto a un continuo degra-do per cause naturali e umane: condizioni climatiche, deforestazione, coltivazioni e pascoli intensivi, erosione del suolo e riduzione della fertilità. Rispetto a 100 anni fa, quando circa il 30% del territorio era coperto di foreste, oggi ne rimane meno dell’1%.

Il rendimento energetico del mogogò tradizionale è inferiore al 10% e non vi è sistema di captazione dei fumi. L’uso instabile di risorse di biomassa e la scomparsa delle foreste portano al deterioramento dell’ecosistema, all’accelerazione dell’erosione di suolo, alla diminuzione dei prodotti agricoli e all’aumento del costo del combustibile.Fattore ancora più importante è che le donne e i bambini, che sono responsabili di raccogliere la legna, sono costretti a percorrere lunghe distanze a causa della deforestazione, e peggiorano le proprie condizioni di salute per l’elevata presenza di fumo in cucina, che causa malattie all’apparato respiratorio ed agli occhi. Inoltre vi sono difficoltà all’accensione, risolte con il costoso kerosene e pericolo di scottature per i bambini piccoli, dato che la fiamma libera è a livello del pavimento e non è protetta.

Le suore Figlie di S. Anna, partendo da un progetto ideato dal Ministero dell’Energia Eritreo, hanno sviluppato un nuovo mogogò che:- riduce il consumo di legna del 50%, lasciando così maggior tempo per lo studio a disposizione dei ragazzi, che percorrono chilo-metri per procurarselo, e salvaguardando l’ambiente;- riduce i tempi di cottura dell’engera, lasciando maggior tempo a disposizione delle donne per curare i bambini;- riduce la quantità di fumo prodotto ed elimina l’inquinamento domestico perché i fumi sono convogliati all’esterno;- non nuoce alla salute, eliminando i problemi respiratori, il bruciore agli occhi e le scottature dei bambini;- rappresenta un arredo piacevole per le abitazioni, normalmente molto spoglie e annerite dal fumo.

Il progetto è iniziato alla fine del 2008 e fino al 31/01/2010 erano stati costruiti 307 mogogò ecologici dalle Figlie di S. Anna nei villaggi in cui sono presenti con le missioni (principalmente Adi Teklezan e Akrur).Dopo aver verificato i grandi benefici che porta l’introduzione del mogogò ecologico nelle famiglie e l’accettazione entusiastica da parte delle donne, le Figlie di S. Anna hanno in programma di estenderne la realizzazione nella maggior parte dei villaggi dove sono presenti con le loro missioni. E in particolare ad Akrur, le Figlie di S. Anna hanno una missione che gestisce un ambulatorio, con un pronto soccorso e un reparto maternità e vaccinazioni, una scuola materna, delle attività di promozione della donna e delle attività pastorali.

Riportiamo qui la lettera di ringraziamento che ha accompagnato le schede con le foto dei progetti realizzati che abbiamo ricevuto:

A Voi carissimi amici, è con grande gioia che vi mandiamo le schede delle famiglie alle quali avete donato un mogogò, il forno ecologico. Queste famiglie (oltre 55 persone) vi ringraziano con tutto il cuore perché adesso hanno una casa più pulita senza il problema del fumo, risparmiano legna e fanno una vita più tranquilla. Inoltre notano un notevole miglioramento nella loro vita giornaliera e perciò vi sono molto grati. Essi sono molto desiderosi di incontrarvi ad Akrur per potervi esprimere la loro sincera e sentita riconoscenza.Abbiamo cominciato ad estendere il progetto di installare i mogogò anche nei villaggi della Valle di Siyah (villaggi vicini ad Akrur) perché desideriamo che a beneficiare di esso siano tutti, e siamo sicure di poter contare sulla vostra collaborazione per proporlo ai vostri amici.Il buon Dio saprà come premiare la vostra preziosissima generosità, la nostra riconoscenza si fa preghiera continua per voi.Un affettuoso saluto,

Suor A. Abrehet Solomon - Congregazione delle Figlie di Sant’Anna

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In alto: la scheda identificativa di uno dei Mogogò Ecologici costruiti ad Akrur

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La maratona più bella delle AlpiJUNGFRAU MARATHONDi Riccardo Ghislanzoni

La parete nord dell’Eiger

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JUNGFRAU MARATHON Alle ore 9.00 oltre 4000 concorrenti inon-dano le strade di Interlaken e comincia così il lungo viaggio verso i monti. I primi 10 km sono praticamente pianeggianti e tutti su asfalto. Gruppi musicali sul percorso allietano il passaggio di noi concorrenti. Il passaggio al 20° km a Lauterbrunnen è da pelle d’oca, con centinaia di perso-ne ad incitarci con canti e scampanellate. Fino a qui ho cercato di non forzare asso-lutamente il ritmo. Prima di tutto perché non ho allenamenti sul piano e poi perché dicono che la vera gara comincia solo ora. Giro del paese e dopo il ristoro del 25° km addio pianura e si comincia a fare sul serio con una ripida salita su mulattiera.

La gente a incitare è sempre tanta e ades-so compaiono anche i cartelli ogni 250 m a indicare la nostra lenta ma continua avanzata. Galvanizzato dal tifo continuo a corricchiare anche sulle pendenze più dure fino a quasi in cima alla salita. Al 30° km attraversiamo Wengen, si continua su

temente piana e su asfalto, con partenza da Interlaken. Nella seconda “mezza” si entra nel vivo della gara, con tanto disli-vello (per un totale di 1800 m di sola sali-ta!), sentieri e l’ultimo tratto sulla morena del ghiacciaio, al cospetto della Jungfrau.

Finalmente arriva venerdì 10 settembre e l’allegra brigata podistica parte alla volta dell’Oberland Bernese. La gara è al sa-bato ma già al venerdì tutta la città è in subbuglio per la maratona, ci sono tante gare di contorno e c’è un gran clima di festa. Noi siamo alloggiati nell’ostello di Interlaken, a poche centinaia di metri dal-la partenza. Il pomeriggio scorre veloce con i soliti rituali, il ritiro del pettorale e il pasta party offerto dall’organizzazio-ne. Ma giusto per essere sicuri di fare il pieno completo di carboidrati, repli-chiamo il pasta party anche in ostello…

La giornata di sabato è fresca e il sole fa capolino indisturbato nel cielo terso: gior-nate così si contano sulle dita di una mano.

E’ da tempo che sentivo parlare di questa gara, i racconti di chi l’aveva

già corsa erano ricchi di entusiasmo e di piena soddisfazione. L’arrivo della gara è posto proprio sotto la Parete Nord dell’Ei-ger, detta anche “Orco” e “Mangiatrice di uomini”, che ha fatto scrivere su di sé pa-gine e pagine della storia dell’alpinismo.

Ed è per questi e per mille altre motivi che quest’anno non mi lascio sfuggire l’occasione di correrla. I pettorali dispo-nibili sono circa 4000 e ben sei mesi pri-ma della gara bisogna iscriversi per non restare fuori. Luca butta lì la proposta e sia io che Gessy accettiamo con entu-siasmo. Con noi verranno in Svizzera anche altri amici di Monza e dintorni.

Ma cos’avrà poi di particolare ‘sta Jung-frau Marathon? Luca parla di ottima orga-nizzazione, di tifo caldissimo sul percorso e di un ambiente davvero suggestivo. Si corre sulla distanza classica della marato-na (42,195 km), la prima metà è prevalen-

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ma, sicuramente una delle più suggestive ed emozionanti che abbia mai corso. Per-corso spettacolare e tifo da grandi classi-che del ciclismo, soprattutto nei tratti più duri e nei paesi. Organizzazione impec-cabile, nulla è lasciato al caso e ogni at-leta è trattato come un vero protagonista.

Che dire? Spero di tornare presto a correr-la e consiglio davvero a tutti gli appassio-nati della corsa di venire a farla almeno una volta.

pendenze quasi sempre corribili e il pano-rama man mano si spalanca davanti a noi. Ora i ristori sono praticamente ogni 2 km e l’organizzazione svizzera si dimostra degna di questo nome. Al 38 km abban-doniamo la larga strada sterrata e saliamo in fila indiana sui sentieri con la Jungfrau e il suo ghiacciaio davanti ai nostri occhi a rendere un po’ meno pesante l’incedere.

Ecco la morena finale, centinaia di at-leti variopinti si stagliano tra le rocce, il ghiaccio e il cielo, un vero tripudio di colori. Ultimi metri di dislivello, suo-ni di cornamuse ci accompagnano. Ora non si sale più, finalmente un po’ di di-scesa, le gambe imballatissime pian piano riconquistano agilità. Mulattie-ra finale e in breve ecco il traguardo, in un anfiteatro da brividi con l’Eiger, il Mönch e la Jungfrau a fare da spettatori.

Chiudo in 4h19’. Ad un passo dal suo record personale il buon Luca, che con 4h05’, porta a termine la sua quinta parte-cipazione alla gara. Bene anche Gessy in 4h34’. Buona gara anche per i nostri com-pagni di trasferta Bruno e Alberto. Vince la gara il grande Marco De Gasperi in 2h56’, dopo una grande prova in rimonta.

Alla Kleine Scheidegg è poi una vera

festa. Per gli atleti c’è anche la sod-disfazione di poter fare la doccia con acqua bollente e senza fare la minima coda: per essere a quota 2100 m non è da poco! Poi birra, wurstel e il sole che allieta il pomeriggio. Con tante foto alla maestosa Parete Nord dell’Eiger.

Rientro col treno a cremagliera fino a Grindelwald passando ai piedi della Ei-ger Nordwand. Poi un altro treno fino a Interlaken, giusto in tempo per assistere alle premiazioni. Gara davvero bellissi-

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La Parete Nord - Di Marco Terraneo

La parete nord dell’ Eiger è particolarmente famosa in quanto ha rappresentato uno dei principali “problemi alpinistici degli anni trenta.Mentre la via normale, sul lato ovest fu aperta già nel 1858 (Christian Almer - perter Bohren)e, negli anni successivi, furo-no aperte vie lungo lo sperone sud-ovest, lato sud e nord orientale, negli anni trenta restava ancora insoluto il temibile alto nord.Diverse furono le cordate che cercarono di conqusitare la vetta da questo alto e molte furono le tragedie. Una delle più tristemente celebri fu quella dei tedeschi Andreas Hinterstosser e Toni Kurtz, nel 1936 [1] [2] , dal finale tragico, crudele e beffardo. Toni Kurtz, unico sopravvissuto ad una serie di eventi avversi (alla loro cordata si unirono gli Asutriaci Edi Rainer ed Willy Angerer che subì un incidente), morì di sfinimento a pochi metri dalla salvezza. Neglia anni seguenti diversi alpinisti tentarono la conquista con esiti tragici(tra cui gli italiani Bartolo Sandri e Mario Menti) [3]. E mentre poprio una cordata lecchese del gruppo di Riccardo Cassin [4] stava pianificando l’impresa , furono preceduti da tedeschi Andreas Heckmair e Ludwig Vorg e dagli asutriaci Fritz Kasparek e Heinrich Harrer. L’impresa fu ardua, i quattro furono investiti da una valanga lungo il nevaio del “ragno bianco” e Kasparek riamse ferito ad una mano. Vorg, il giorno seguente si ritrovò a sua volta con una mano trapassata accidentalmente da un rampone di Heckmair. Infine alle 15.30 del 24 luglio i quattro alpinisti giunsero in vetta, primi uomini ad aver domato la temibile Nordwand dell’ Eiger.Altrettanto drammaticamente celebre l’ascesa diStefano Longhi e dell’ Olginatese Claudio Corti (venuto a mancare nel febbraio di quest’anno). Corti e Longhi partirono di nascosto per tentare la prima italiana sull’Eiger, che si trasformò in un incubo. La cordata venne investita dalla bufera, Longhi morì in parete, Corti venne colpito da una scarica di sassi e poi abbandonato dai due tedeschi che si erano uniti alla sua cordata e poi scomparvero nel nulla. Corti fu l’unico sopravvissuto, salvato in extremis da una colossale operazione di soccorso di cui parlarono i giornali di tutta Europa: nel frattempo si era radunata una squadra di soccorso composta da volontari, tra cui Riccardo Cassin. La squadra salì in vetta per la via normale; armarono un complicato meccanismo di carruco-le e cavi, con il quale, il giorno dopo, Alfred Hellepart fu in grado di raggiungere e salvare Claudio Corti [5]---.

[1] - Heinrich Harrer, The White Spider - the story of the North face of the Eiger, Harper Perennial, Londra, 2005, ISBN 0007197845; pagg. 39-56

[2] - “North Face” - Un film di Philipp Stölzl, con Benno Fürmann, Johanna Wokalek, Florian Lukas, Simon Schwarz, Georg Friedrich. Drammatico, durata 126

min. - Germania, Svizzera, Austria 2008. - Archibald Enterprise Film

[3] - Heinrich Harrer, op. cit., pagg. 80-127

[4] - ALP - speciale ritratti n. 2: Riccardo Cassin, CDA & Vivalda, Torino, Anno VI, N. 4, settembre-ottobre 2008; pag. 22 e pag. 33

[5] - Wikipedia - Eiger

Un po’ di geografia

L’ Eiger si trova nelle Alpi Bernesi, in prossimità della località di Grindelwald. La cresta principale

(sperone Mittellegi), che sale in direzione ovest-sud-ovest, raggiunge la vetta per piegare verso sud, scenden-do ad un colle che separa l’Eiger dal vicino Mönch; dalla vetta del Mönch la cresta scende al passo dello Jung-fraujoch. Dalla vetta dell’Eiger si dipartono due creste secondarie: una scende in direzione ovest verso il colle del Kleine Scheidegg, l’altra digrada verso sud-ovest.

La montagna è attraversata dal tunnel della ferrovia Jungfraubahn, attiva dal 1898, che unisce il Klei-

ne Scheidegg allo Jungfraujoch. La ferrovia ha due stazioni intermedie in galleria all’interno dell’Eiger, la Eigerwand e la Eismeer, che rappresentano due punti panoramici rispettivamente sulla parete nord dell’Ei-ger e sul ghiacciaio di Grindelwald (Grindelwald-gletscher). La stazione di partenza a Kleine Scheidegg offre un’ottima visuale della parete nord dell’Eiger, e permette quindi di seguire (con l’ausilio di cannoc-chiali e binocoli) le cordate che ne tentano la salita.

Andreas-Heckmaier-Eiger-Nordwand-1938

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Giampy Crippa durante la gara

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che sono alla partenza di questa incredibi-le avventura. Tra questi c’è anche un fal-co, Alessandro “Giampy” Crippa, classe 1970. Ecco, attraverso le sue parole, alcu-ne delle emozioni vissute durante questa massacrante ma bellissima esperienza.

“Ho deciso di iscrivermi non appena ho

coinvolti, 25 colli al di sopra dei 2000 metri, 30 laghi alpini, 2 parchi naturali, punto più alto a 3300 metri, 7 basi vita, 43 punti di ristoro, 150 ore di tempo massimo per portare a termine la gara.

Courmayeur (AO), domenica 12 settem-bre 2010, ore 10.00 – Sono 310 gli atleti

L’intervista a Giampy è di Fabio Pal-ma ed è stata tratta dal 2° numero di “Uomini e Sport” - df Sport Specialist .Foto di Mario Sala e Organizzazione

Il primo endurance trail in montagna in un’unica tappa, la prima corsa ad anello che percorre un’intera regione (la Valle d’Aosta), una corsa ai piedi delle più alte cime delle Alpi. Questo è in estrema sin-tesi il Tor de Géants, il “Giro dei Giganti”. Il percorso si snoda lungo le due Alte Vie della Valle d’Aosta con partenza ed arrivo a Courmayeur per un totale di circa 330 km (200 miglia) e 24000 metri di dislivel-lo positivo, seguendo per prima l’Alta Via n°2 (Courmayeur, Valgrisenche, Cogne, Donnas) verso la bassa Valle e ritornando per l’Alta Via n°1 (Donnas, Gressoney St. Jean, Valtournenche, Ollomont, Courma-yeur), il tutto con spettacolari passaggi ai piedi dei Quattromila più alti delle Alpi.

Per rendersi conto della particolarità della gara, ecco altri numeri: 34 comuni

Intervista di Fabio PalmaUn’impresa da Giganti! TOR DE GEANTS

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o meno di proseguire la gara. Nel frat-tempo 3 amici brianzoli (Corrado Alber-ti e Giovanni Pozzi di Besana Brianza e Mario Sala di Galbiate) mi raggiungono e, al mio risveglio, decido di continuare con loro perché la mia condizione fisica è nettamente migliorata. Ora, l’atteg-giamento che ho verso la corsa è quel-

pronti come me a correre per 150 ore, limite massimo per concludere la gara.Pensando di essere partito con calma, sono invece arrivato alla prima base vita a Valgrisenche, dopo circa 47 km, molto affaticato, con nausea e tremolio da feb-bre. Quindi ho deciso di dormire un’oretta con un po’ di perplessità sull’opportunità

visto il percorso quasi un anno prima del via della gara, per paura di non essere ammesso nell’elenco degli iscritti. La voglia di mettermi alla prova era così grande che mi sono praticamente allenato per 12 mesi pensando a quel traguardo. Finalmente il giorno 12 settembre ero a Courmayeur con altri 309 temerari,

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gente calorosa che ci ha sostenuto durante tutto il percorso, sia di notte che di giorno.E’ stata per me un’impresa resa sì possi-bile dalla preparazione fisica, ma soprat-tutto dalla testa. Mi sono reso conto che la condizione mentale è fondamentale per poter ottenere il risultato aspettato molto più della resistenza. Sono state infatti la convinzione e la determinazione che mi hanno fatto arrivare al traguardo in 124 ore e qualche minuto. E all’arrivo ho anche pensato: “Peccato che sia finita!”.

Il percorso è stato molto duro, con lun-

più tempo in questi posti incantevoli.I 5 giorni passano velocemente e anche il ritmo tenuto è abbastanza incalzante: 15/16 ore di cammino giornaliero, con tappe di 5/6 ore e solo un paio di ore per dormire.Per tutta la durata della gara mi sono chie-sto come gli organizzatori avessero fatto per offrire ai concorrenti un’assistenza così ineccepibile come quella ricevuta.

Ben 7 basi vita che erano palestre attrez-zate ad “albergo” con docce, letti e men-sa; ristori che avrei voluto godere con più calma per le specialità che offrivano,

lo di arrivare senza pensare alla clas-sifica finale e al tempo di percorrenza.

Il tempo peggiora in pochissimo; alla par-tenza da questa prima base vita grandina e sui passi più alti nevischia, ma il correre con gli altri mi fa passare velocemente la notte.Il mio umore migliora così come il tem-po che si rasserena e mi permette di go-dere dei bellissimi panorami offerti da queste valli, così come si possono vede-re sulle migliori riviste: ghiacciai vivi, laghi, baite alpine che mi fanno pensa-re a come sarebbe bello poter passare

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avventura. Il vincitore è stato l’altoatesino Ulrich Gross con l’incredibile tempo di 80 ore e 27 minuti. Tra le donne vittoria di Annemarie Gross, sorella di Ulrich, in 91 ore e 19 minuti, tempo che le è valso an-che il quarto posto assoluto in classifica.

to fondamentale per gare di questo tipo.I dolori alle gambe si sono sentiti solo i primi due giorni di gara, poi tutto è andato bene”.

Giampy ha dunque tagliato il traguardo di Courmayeur in 124 ore e 28 minuti, insie-me agli amici Alberto, Giovanni e Mario.Per la cronaca sono giunti al traguardo 179 dei 310 atleti partiti per questa grande

ghe e ripide salite e discese ancora più ripide. Per fortuna che alcune di que-ste le abbiamo fatto di notte, così che non potevamo renderci troppo conto di queste grandi pendenze. Anche se, ogni tanto, qualche frontalino sotto di noi ci dava un’idea di quello che ci aspettava.Per fortuna che il tempo, a parte la prima notte, è stato buono e questo è un aspet-

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Di Sergio BernasconiUn “Falco” alla gran classica del palio ComascoLA “CARIOLANA”

il forte compagno di allenamento Matteo Malinverno, giungono secondi dopo una gara combattuta fino all’ultimo metro con-tro Matteo Salvioni (Comense) ed Andrea Musumeci giunto dal centro Italia apposta per la gara. In terza posizione Bernasconi Fermo (ex nazionale triathlon lunghe di-stanze) con Teino (buon atleta nei trail), Calcolando che la carriola pesa su 25 kg , il compagno sui 65 kg, i piu’ forti rie-scono a correre ad una media di 3’45” al km, e’ un vero calvario per i concorrenti . Gli atleti provengono tutti dall’atletica e dal triathlon , non e’ necessario essere resi-dente nel Borgo e sono pagati x competere. Gara svolta in notturna in via Milano vici-no Portatorre chiusa interamente al traffi-co con due ali di folla ad incitare per tutto il tracciato i concorrenti dopo che si e’ svolta una sfilata con costumi d’epoca ac-caompagnati da sbandieratori e musicanti.

riole, e’ ritenuta la gara piu’ spetta-colare e piu’ faticosa per la prepara-zione atletica che richiede e per la competitivita’ che riesce a scatenare.

E’ una tipica gara comasca avente antiche tradizioni.Infatti, ai tempi,non c’era fiera ofesta di paese in cui venisse a mancare, spe-cialmente durante il periodo di Carnevale. Il percorso stradale e’ a forma di cir-cuito da percorrersi due volte per una distanza di circa un km e 500 metri . L’equipaggio e’ composto da due atleti che gareggiano per il borgo o il comune che li ha ingaggiati ed indossano casac-che con i loro colori:si avvicendano nel portare il compagno sulla carriola o a farsi portare,a loro piacimento. Anche la posizione del passeggero e’ libera. Quest’anno , in gara per il borgo di Ca-merlata il Falco Sergio Bernasconi con

Como, mese di giugno 1159, l’Im-peratore Federico I di Svevia ,det-

to “Il Barbarossa”,dopo aver sconfitto Milano con il determinante contributo delle truppe di Lodi,Cremona e Pavia ma soprattutto Comasche, riconoscente, giunge in visita a Como:La citta’ allea-ta gli tributa gran festa ed accoglienza: si organizzano in suo onore sontuosi banchetti,luminarie, parate e gare sul Lario. Il “Palio del Baradello” di Como e’ giunto quest’anno alla 30^edizione. “La giostra”,”la Carriolana” ed “ il Tiro alla Fune”, queste le spettaco-lari e combattutissime gare che sa-ranno il cuore della Kermesse.

I Borghi di Como ed i Comuni limi-trofi si sfideranno in queste competi-

zioni per aggiudicarsi l’ambito Drappo. La “Carriolana”,la corsa delle car-

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perché pensa al lavoro…) mi presento a Fusine puntuale. Tiro giu’ dalla macchina la mia” B-one” di terza mano, rifilatami come presunto affare dal mio amico Pol-pa, dopo essere stata sfibrata per anni dalla “campionessa” Annabella Stropparo, poi fermata per doping; monto la ruota e gli do’ una bella pompata, voglio le gomme belle dure. La giornata è bella, anche se in alto si vedono un po’ di nuvole. Non cono-sco nessuno, vedo tutti indaffarati a olia-re catene, a controllare la pressione delle gomme, mi sembrano tutti forti. Intanto la ruota anteriore tocca sui freni e non ri-esco a centrarla. Mi innervosisco, poi il mio vicino di macchina mi dà una mano e sembra che me la sistemi. Mi accorgo di aver dimenticato la borraccia che avevo preparato con le “bombe”, ma fortunata-mente in macchina c’è una bottiglia di the dell’eurospin e metto quella nel portabor-raccia. “Non sarà facile bere dovendo svi-tare il tappo”, penso. Chiedo al mio vicino di macchina com’è la discesa e lui mi dice che è molto rovinata a causa delle piogge

rathon bike della Brianza, su un percorso troppo tecnico per le mie caratteristiche.Resto da solo ma ormai sono deciso, so che la salita è lunga e impegnativa e il dislivello tanto (quasi 1800 mt), la resi-stenza non è molta e per fugare gli ulti-mi dubbi il fine settimana prima della gara faccio due test sul percorso classico che da Abbadia sale ai Resinelli lungo la nuova strada agrosilvopastorale, con pendenze “disumane”(provare per cre-dere). Il secondo test in particolare mi da fiducia, salgo abbastanza bene in 1h01’, il muro dell’ora è sempre piu’ vicino.. e non mi sembrava neanche di essere a tutta. Mi sento pronto e ho voglia di fare fatica, anche se dovrò andare da solo.

Eccoci allora al giorno della gara. Dopo una classica “notte tormentata” in cui mi alzo le solite 5 o 6 volte (grazie bambi-ni…) e con i pensieri su condoni, sana-torie e oneri di urbanizzazione che mi rovinano il sonno (probabilmente sono l’unico dipendente statale che non dorme

Complici le 2 settimane di ferie del mese di agosto trascorse in mon-

tagna, in cui ho potuto dare un po’ di continuità ai miei allenamenti, decido di partecipare il 5 settembre a una gara in mtb un po’ anomala, la Dordona skybike, dura competizione su un tracciato di cir-ca 26 km, con partenza da Fusine(SO) a 300 mt s.l.m. e arrivo a Foppolo(BG) a 1600 mt s.l.m., dopo aver valicato il Pas-so Dordona a quasi 2100 mt di quota e aver percorso la spettacolare val Madre, su una strada agrosilvopastorale che col-lega la Valtellina con la val Brembana.

La gara mi ispirava in quanto prevalente-mente in salita (circa 22 km), viste le mie grosse difficoltà e le mie scarse capacità tecniche in discesa. Dopo essermi infor-mato sul percorso, che prevede i primi 9 km su asfalto/cemento e i restanti su sterrato, cerco di coinvolgere i miei com-pagni di allenamento mandellesi in mtb, che inizialmente sembrano appoggiare la mia idea, ma alla fine optano per la Ma-

26 km e tanta salita tra Valtellina e ValbrembanaDi Lele Gaddi

DORDONA SKYBIKE

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rischiare che qualcuno mi dia dell’EPO per fregarmi….). Comunque ormai ci sia-mo, l’ultimo tratto non finisce mai, sono quasi in crisi, frugo nelle tasche per man-giare qualcosa ma ne esce solo una bar-retta di Vitasnella di mia moglie, ma la divoro, la nebbia svanisce, ma non ho il tempo di guardarmi in giro, anche se il pae-saggio è spettacolare.

Al passo D o r d o -n a ,

riesco a tenerli, mi demoralizzo un po’ perché sento che le gambe girano ma non riesco a far andare la bici come vorrei. Poi riprende la salita che si inerpica nella Val Madre, ci sono tratti molto duri, alcuni cementati dove riesco a riportarmi sui 2 che mi avevano passato, ma appena si tor-na sullo sterrato mi vanno via. Intanto si continua a salire, la salita è impegnativa soprattutto per il fondo sconnesso, i km passano ma non si vede la vetta coperta dalle nebbie e non so quanto manca. Pas-sano anche i minuti, cerco di fare i calcoli in base al tempo passato ma non sono lu-cido e faccio confusione. Inizio ad andare un po’ in affanno ma pochi metri davan-ti a me vedo ancora uno dei 2 che mi aveva passato e quindi mi dico che sto andando ancora abbastanza bene, non sono saltato anche se le sensazioni non sono ottime e la catena ecco-me se la sento adesso! Al km 18 vengo raggiunto da uno sbucato dal nulla che va il doppio di me, mi supera, supera quello poco davanti a me e se ne va.Ho sete, ma non prendo niente al ristoro per non perdere tempo( e per non

e questo mi preoccupa un po’. Ma sono pronto a partire, con la mia bici arruggini-ta, la bottiglietta di the nel portaboraccia e soprattutto con i miei peli sulle gambe…di certo non sembro un fenomeno…..

Comunque si parte e nel giro di lancio nel paese perdo subito la mia bottiglietta di the e non avro’ piu’ il problema di svita-re il tappo… siamo in 130 e resto un po’ imbottigliato, la salita è subito abbastanza dura e il gruppo si sgrana. Non vorrei esa-gerare all’inizio perché la salita è molto lunga ma i primi km di asfalto/cemento sono quelli che piu mi si addicono e sa-pendo che poi sullo sterrato perderò po-sizioni, decido di forzare un po’. Inizio a superare parecchi concorrenti. Qualcu-no prova ad attaccarsi ma nessuno tiene. Sembro Pantani sulla salita del Santuario di Oropa …”non sente la catena” direbbe il buon Cassani. La salita è costante e dopo i primi 9 km, dove comincia lo sterrato, sono 11° e davanti a me vedo quelli che mi precedono poco distanti.” Non male” mi dico, mi sento ancora molto bene, “ne prendo ancora qualcuno…” Attacco quin-di lo sterrato ma subito inizio a “saltare” con la bici, il fondo è sconnesso e forse ho pompato troppo le gomme, fatto sta che 2 mi passano su un tratto in piano e non

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mettere che provo sempre una grande soddisfazione quando taglio il traguar-do, indipendentemente dal tipo di gara.Mi piace molto allenarmi, stare in forma ed essere competitivo, ma non ho più la voglia di gareggiare di anni fa… diciamo che devo proprio” sentirmelo” per fare una gara, se no preferisco fare altro, senza lo stress della competizione, anche se poi quando si va con certe compagnie ( leggi Picet, Moss, Bufalo…) è peggio che fare una gara….ma sicuramente il divertimen-to è al primo posto: sono nella leggenda le uscite della domenica mattina nel perio-do invernale in “stile alpino” sulle nostre montagne con sole, acqua, neve …chi è venuto qualche volta sa cosa voglio dire….

Di una cosa sono sicura: fare attività fi-sica, che sia correre, pedalare o cammi-nare in montagna, è per me un bisogno irrinunciabile, anche se il tempo libero si è drasticamente ridotto. Penso che ormai anche mia moglie l’abbia capito e sop-porta… ma senza questa valvola di sfo-go credo che si accumulerebbero tensioni inutili. A volte mi sembra di invidiare chi si può permettere di stare in giro le ore, senza guardare l’orologio per rientrare… ma alla fine basta un sorriso dei miei bimbi per ripagarmi di quelle, comun-que piccole, rinucie che si fanno per loro.

ramente troppi su 12/13 minuti di discesa. Poi analizzerò la mia prestazione, intanto ho un forte mal di gambe, faccio fatica a camminare, mi rendo conto che forse non ero preparato al meglio per una gara cosi dura, ma che in fondo non è andata male.

La vittoria è andata a Michele Boscac-ci, il forte scialpinista della Naziona-le, che a quanto pare se la cava bene anche in bici…1h49’ il suo tempo.In uno stato pietoso, dopo aver riposato una mezz’oretta con i crampi, decido ri-entrare a casa ma scopro che l’organizza-zione, che aveva predisposto il trasporto di atleti e bici da Foppolo fino al Passo Dordona, non effettuerà questo servizio prima della 16.00; quindi mi avvio con la bici per risalire al Passo, faccio fati-ca sia a camminare sia a stare seduto in sella… è un calvario…mi viene anche una vescica sul piede, ma dopo una fa-tica immane riesco a raggiungere il pas-so, dopo aver spinto la bici per piu’ di un’ora. Ora finalmente mi aspettano 22 km di discesa in tranquillità per goder-mi il paesaggio di questa lunga vallata.

Quest’anno ho fatto poche gare di cor-sa in montagna, vuoi per il poco allena-mento, vuoi per i figli e famiglia, vuoi per i soliti problemi fisici ma devo am-

guardo il tempo, 1h50’, c’è uno che mi vuole dare il giornale per la discesa, ma rifiuto, mi incoraggia e mi dice “dai che è tutta discesa!!!”, mi volto per vede-re quanto ho su quello che mi segue ma non vedo nessuno, metto il padellone e mi butto in discesa… peccato che subito dopo ci sia ancora uno strappetto dove mi impianto, trito il cambio per scalare i rapporti e vorrei tornare indietro da quel-lo del giornale per un parere…. Il primo tratto di discesa è inguidabile, scendo a passo d’uomo cercando di non cadere e prego di non bucare. Non sono lucido e non voglio rischiare, anche se cerco di restare concentrato. Pian pianino pero’ perdo quota e inizia a vedersi Foppolo, migliora anche il fondo e spingo un po’.

Non mi volto mai ma aspetto che da un momento all’altro qualcuno mi passi, data la mia bassa velocità. Invece arrivo su un tratto cementato, poi un sentieri-no dove rischio l’osso del collo, inizia a esserci un po’ di gente, mancano 300 mt facili….ci sono, taglio il traguardo 14° in 2h04’59’’. Sono abbastanza contento, pensavo di poter stare sotto le 2 ore, ma sentendo anche gli altri, quest’anno il fon-do era messo molto male, soprattutto in discesa, dove ho preso 3 minuti da quello che ha scollinato poco avanti a me… ve-

Corsa in montagna e ciclismo - Di Marco Terraneo

Diversamente dal binomio atletica leggera/ciclismo (di cui è possibile trovare opinioni davvero contrastan-ti), sembra invece che corsa in montagna e bicicletta vadano veramente d’amore e d’accordo. Sono molti gli skyrunner che ricorrono alle due ruote per migliorare le proprie performance e alcuni risultati di spicco nel corso del 2010 confermano questa tesi.Di fatto, letteratura sportiva alla mano, il corridore in montagna che inforca la bici può giocare su tre fatto-ri piuttosto importanti:

FORZA - In una seduta impegnativa di ciclismo si arriva ad applicare il 60% della forza muscolare mas-• sima. Basti pensare che in una maratona, ad esempio, l’utilizzo è del 20%. FIATO - In realtà la bicicletta, su percorsi “standard” sfrutta in maniera minore il meccanismo anaerobi-• co. Tuttavia spesso e volentieri il corridore di montagan tende ad utilizzare la bici su salite impegnative, andando così a ribaltare questa tesi.INFORTUNI - Al di là di eventuali infortuni traumatici (cadute), la bicicletta risulta meno severa nei • confronti degli infortuni da sovraccarico ed è addirittura spesso usata come alternativa durante i periodi di infortunio podistico.

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Oggi, sabato pomeriggio, ci troviamo nei pressi di Piazza Cermenati, fa

caldo, la temperatura è intorno ai 30 °C, è la prima vera giornata estiva dell’anno. I “valorosi” iscritti alla prima edizione della corsa in montagna denominata “Re-seg Up” ammontano a 308 e noi Falchi siamo presenti in 10: Ricky, Carlo, Paga,

Di Enrico Mazzoleni

Corsetta andata e ritorno dal centro Lecco alla cima del Resegone?LA “ RESEG UP “

dura macinare 24 km in quelle condizio-ni, il primo tratto di percorso, lungo circa 2 km, è interamente in città su asfalto e sembra di correre in un forno. Per fortuna, raggiunta la frazione di Malnago, scorgia-mo, il primo ristoro con un graditissimo servizio di spugnaggio, che bella sensazio-ne potersi rinfrescare un po’! Poco dopo si entra nel bosco e, superato il rifugio Stoppani, dove ad attenderci c’è un altro ristoro ed un folto gruppo di incoraggian-ti tifosi, si comincia a respirare. A Piano Fieno e Pian Serada, direi che l’arietta è fresca e piacevole, ma, ahimè, comincia a subentrare la stanchezza e non si vede l’ora di rag-giun-

Ripamonti, Roby, Pizza, Mauri, Giampy , Gessy ed il sottoscritto, la voce narrante.

In attesa della partenza c’è chi ride e scherza; chi ammira in estasi la meta con in mente la celebre aria “vincerò”; chi sogna un bel cono gelato o un ristoratore bagno nel lago; chi pensa “ma chi me l’ha fatto fare!?”…insomma, in generale, c’è poca voglia di fare un serio riscaldamen-to anche perché non è proprio necessario dato il tempo. Ormai è quasi ora e dobbia-mo prepararci per la partenza, all’appello mancano però il Pizza e Gessy, attimi d’attesa che sembrano lunghissimi, ma ecco arrivare i due, appena in tempo.

Viene dato il via, si parte! Si avver-te subito dai primi passi che sarà

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la lista dei postumi potrebbe continuare.

In conclusione credo che la Reseg Up sia stata una manifestazione ben orga-nizzata, con una buona partecipazione di pubblico su tutto il percorso e di si-curo effetto mediatico. Non mi resta che dire: arrivederci al prossimo anno!

Logo, immagine di testa e altime-tria sono state gentilmente con-

cesse dall’ Associazione Sportiva 2SLOW., orgnaizzatori della manifesta-zione (www.2slow.it / www.resegup.it)

mente un bel colpo d’occhio per i fortu-nati che hanno portato a termine la gara.

Al di là dei piazzamenti in classifica e dei tempi impiegati la soddisfazione è davve-ro tanta. Mi premeva sottolineare che è stato veramente duro correre di pomerig-gio sotto al sole, diversi meritevoli atle-ti, come il falco Luca Mauri, sono infatti stati costretti al ritiro. Altri invece hanno trascorso un bel post-gara: io, in primis, Carlo e Paga abbiamo riportato a casa colazione e pranzo; la famosa Daniela Gilardi, capace di maratone nel deserto, è stata scortata all’ospedale in ambulanza e,

gere la vetta del Resegone.

Toccato il punto altimetrico più alto della gara che, per alcuni aspetti, è un po’ come il traguardo intermedio e il giro di boa ecco iniziare la discesa. E che discesa…per me che di certo non sono uno specialista che rottura di p…piedi, scusate, e di gambe anche, in particolare nel pezzo del sentie-ro della Sponda sotto i Piani d’Erna. Ecco-ci finalmente giungere sotto lo striscione dell’arrivo, in una piazza Cermenati, che si presenta come un miraggio, luminosa e gremita di spettatori di tutti i tipi, parenti, appassionati, passanti e curiosi. Indubbia-

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linare”, da Pontremoli a Bobbio, passan-do da Borgotaro e Bardi. Tre le possibilità di percorrenza: tappa unica, due tappe (65 km il 1° giorno, 60 il 2° giorno) e staf-fetta, sempre in due giorni, ma in coppia, percorrendo 30 km a testa. Si opta per la 65 + 60 in due giorni anche perché di ultra 100 tutte filare ne ho già provate, ma farne 60, dormirci sopra e ripartire per altri 60 sarebbe una novità e, pensando che non sia così semplice, ne sono, manco a dirlo, incuriosito.

Sotto allora con gli allenamenti, più o meno mirati e in men che non si dica ec-coci in partenza verso Bobbio con un solo rammarico: ci tocca rinunciare al Trofeo “Dario e Willy” degli amici di Valmadre-ra, gara veramente bella, con un dopo gara ancor di più. Ma tanto sappiamo che sarà solo un arrivederci e poi ci penseranno gli altri Falchi a tener alto l’onore.

Di Jessy Maggioni

Sono carico. Come al solito non allenato come vorrei ma con una voglia straripante di correre e di farlo in ambienti che nella mia testa scorrono già sotto forma di boschi, di ca-stani e faggi, prati e fattorie, paesini me-dievali.Solo che mai avrei immaginavo che la corsa diventasse di tre tappe!!Sembra una barzelletta ma il pullman che da Bobbio, dove lasciamo le auto, ci por-terà a Pontremoli, nel tragitto bucherà la gomma non una ma ben due volte!! Se questo è il preambolo, al domani c’è di che preoccuparsi. Qualche imprecazione è d’obbligo ma il morale resta alto e per rafforzarlo ulteriormente niente di meglio di un’abbondate cena a base di pasta (all’ arrabbiata!!), tagliata di manzo con pata-te, dolce, buon vino e grappetta, ma solo per digerire meglio visto che il letto ci attende dopo il solito rito di preparazio-

Gennaio. La solita compagnia ultra – trailer si ritrova come di consue-

to per programmare la stagione che va a cominciare.La mia idea è di iscriversi ad alcune gare mai disputate, per provare nuove sfide ma soprattutto per poter vedere e vivere am-bienti ed emozioni diverse dalle solite.L’Abbots Way rientrava nella mia per-sonale lista, sia perché Ricky ne aveva parlato più che bene, avendola terminata l’anno prima, sia perché l’idea di toccare, seppur brevemente, tre regioni (Toscana, Emilia, Liguria), era una cosa già di per sè stimolante.L’idea viene accolta con entusiasmo an-che da Giampy, Ale, Pizza, Luca e lo stes-so Ricky, e l’amico Popo di Torrevilla. L’iscrizione scatta quindi automatica. Per motivi vari poi Ricky, Ale e Popo non sa-ranno dei nostri, almeno fisicamente.Il percorso è di 125 km, ovviamente “col-

Percorrendo la via degli abati per 125 km.....THE ABBOTS WAY

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tonia con il mio corpo e l’ambiente cir-costante.Nuove e vecchie conoscenze con cui si scambiano rapide battute e, soprattutto, la natura e il paesaggio che sempre più ti appartengono, essendosi ormai il grup-po diradato, ti permettono di assaporare momenti di apparente solitudine dove la mente può spaziare tra più o meno incon-fessabili pensieri.

Con i chilometri aumenta però anche la fatica e la voglia di un buon ristoro, per cui i sopraccitati pensieri si fossilizzano alla conquista del 1° traguardo a Borgo-taro.Quaranta chilometri sono alla spalle, ne mancano ancora venticinque a Bardi dove sosteremo, ma l’entrata in paese tra gli applausi di un nutrito gruppo di spettatori è energia vitale. Inoltre una pseudo intervista di un gior-nalista locale appostato al bancone delle vivande mi fa pensare che la mia posi-zione non sia poi così male e così, pre-so un po’ dall’euforia, la sosta si riduce a pochissimi minuti e riparto con rinnovato entusiasmo verso la nuova e dura salita che, minacciosa, mi attende. La ripidità della stessa smorza un poco l’euforia ma le gambe non mollano.Bardi si avvicina sempre più ma fatica, caldo e voglia di rilassarsi mi costringono ad una concentrazione ancora maggiore:

ritirasi quasi subito. Non le gambe ma la testa oggi non c’è (donne?).Inoltre mi rendo presto conto che stavo tralasciando un particolare; buona parte dei razzi là davanti sono di sicuro staffet-tisti, per cui correranno per metà distanza! Mi rincuoro ed entro pienamente in sin-

ne zaino, abbigliamento e vivande per il mattino seguente.

Nemmeno il tempo di concludere il sogno ed è già gara.Partiamo dalla piazza di Pontremoli che albeggia e in modo quasi furtivo; la città ancora dorme e sembra quasi che i parte-cipanti non vogliano arrecare disturbo a chi le feste più razionalmente preferisce passarle riposando.I primi stretti vicoli limitano l’andatura e permettono di riscaldare i muscoli ma, appena la strada lo consente, il variopinto serpentone sembra impaziente e mi dico: “O sono proprio scoppiato o questi sono tutti fenomeni”. No problem. Come sem-pre la regola è quella: fai il tuo passo e goditela che tanto è lunga. Previsione azzeccata.

Con le prime salite dopo pochi km gambe e fiato prendono il ritmo e mi tolgo le pri-me sadiche soddisfazioni di passare age-volmente qualche personaggio già visi-bilmente in affanno. Tra questi purtroppo c’è anche Luca, il nostro compagno, che incrocio di contromarcia avendo deciso di

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è l’essenza di questa avventura: come saranno le gambe una volta in piedi? Da sdraiato sembra tutto ok, i limitati movi-menti “simil-stretching” nel sacco a pelo sembrano non rivelare spiacevoli sorprese ma la prova del nove è quando ti metti in equilibrio sui piedi e cerchi di allacciarti le scarpe, oppure fare i primi tre gradini che portano al bagno.

Faccio tutto questo con un certo timore ma sembra tutto a posto: certo meglio pensare alla colazione e non ai 60 km mancanti, ma il più sembra fatto. Sembrerà assurdo ma per me è stato proprio così: il più era fatto. Adesso ero certo che anche stavolta sarei arrivato fino in fondo anche se ero sì e no a metà del percorso. Sotto un cielo plumbeo, all’interno del suggestivo ca-stello, parte così la seconda tappa.Causa condizioni climatiche la prima par-te che prevede la salita al Monte Lama viene tagliata. Percorreremo per contro 12 km (!!!) di strada asfaltata in leggera salita fino ad un passo, dopodichè ci ricolleghe-remo al percorso originale. Il dislivello sarà un po’ meno ma quel tratto d’asfalto tutto da correre mi preoccupa non poco. Qui se cammini non arrivi più. Adotto al-

Sono passate circa otto ore e qualcuno mi dice che siamo 7° e 8°. La cosa mi appare strana, non essendo abituato alle zone nobili della classifica, ma non gli do particolare peso. Ho una voglia pazza di una birra ma ovviamente è un piacere da assaporare con gli altri amici che presto arriveranno stremati quanto noi, e con Luca, meno stanco di noi (ovviamente) ma ancora dei nostri dato che, nel frat-tempo, ci ha raggiunto con l’aiuto degli organizzatori.Bardi è veramente carina ma fortunata-mente piccola, quindi la sua visita si ridu-ce a pochi passi nella ricerca di un buon ristorante per una pasta o pizza. Comun-que qualcosa di caldo.

Superfluo dire che il sacco a pelo appo-stato sotto la rete del campo di calcetto è il luogo più ambito da tutti noi. E’ incre-dibile come in certe situazioni le cose più semplici diventino infinitamente prezio-se! Così, poco dopo le galline, andiamo a nanna anche noi.Il risveglio è buono: ho dormito bene sen-za interruzioni e anche il morale è alto no-nostante il meteo prometta pioggia.Un unico grande interrogativo, che poi

dosare le forze, bere regolarmente, non esagerare nei tratti in discesa per non “im-ballare “ le gambe.

Ormai dovrebbe mancare poco ma non chiedo conferma a nessuno per evitare ri-sposte non veritiere e pertanto letali per l’animo (come sa bene ogni corridore) e invidio Giampy là davanti che immagino già con birra in mano sadicamente in atte-sa dei suoi compagni.Tratto veramente duro questo finale: un’al-ternanza di ripidi saliscendi che spezzano il ritmo e confonde le idee su quanta di-stanza hai percorso, ma sono lucido a suf-ficienza per capire che, dopo sette e più ore a questa andatura, Bardi non può esse-re distante. E infatti all’uscita da un bosco eccolo! Il castello simbolo della città che si presenta maestoso di fronte.Solo che per raggiungerlo devo scendere a fondo valle e quindi … RISALIRE!!!Ok, zolletta d zucchero, sorso d’acqua fino a svuotare la borraccia, così sono anche più leggero e via, ad attraversare il ponte che porterà all’ultima vera fatica.Forse però ho chiesto troppo al mio fisico: ho le allucinazioni!?!?Là, in fondo al ponte, vedo una sagoma con una divisa nota: è GIAMPY!Una ventata di orgoglio mi assale, sapen-do quanto sia più forte di me, e do fondo anche alle energie di riserva per raggiun-gerlo e arrivare così insieme al primo tra-guardo.Chiamarlo ad alta voce significa toglie-re preziosa aria ai polmoni quindi spero solo che si volti e mi veda, cosa che acca-de poco dopo per una breve sosta ad una fontana.Entriamo così appaiati da buoni amici tra le mura del castello e raggiungiamo la piazza dove il “BIP” del cronometraggio pone fine alle nostre odierne fatiche.

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Per la prima volta (e probabilmente l’ulti-ma) sto provando la piacevole sensazione di essere non solo un partecipante ma uno dei più forti partecipanti.E’ una cosa a cui non bisogna farci l’abi-tudine perché si rischia di strafare, di per-dere lucidità e non essere più in grado di gestire le proprie emozioni e il proprio corpo.Bisogna mantenere la calma, non farsi prendere dall’ansia di arrivare al traguar-do, ricordare i proprio limiti e avvicinarli ma senza superarli. A questo punto una crisi o un malanno fisico sarebbero una delusione veramente forte.La cosa di cui sono più orgoglioso è pro-prio questa. L’aver saputo gestire un vor-tice di emozioni intensissime e diverse da altre mai provate sino ad ora.

A questo punto sono alla fine della salita e la cronaca degli ultimi 15 km sostanzial-mente di discesa ricalca come emozioni e percorso quelli precedenti, almeno fino all’entrata di Bobbio.Veramente emozionante l’attraversamen-to del ponte romano tra gli applausi del-la gente e gli ultimi metri tra i vicoli del paese scortato da un bimbo in bicicletta, contento di sentirsi utile nell’indicarti la strada, e finalmente l’arrivo sotto lo stri-scione con lo speaker che annuncia prima la posizione e poi il nome, cosa per me inusuale.

Sartori mi ha staccato ovviamente di un’eternità ma sono comunque secondo.E adesso birra! … anzi, due ! La prima me la godo dedicata a me stesso, la seconda come sempre con gli amici: Giampy, poi terzo classificato, Pizza, anche lui ottima-mente classificato, e Luca, fedele all’arri-vo ad accoglierci.

per problemi fisiologici e così rimango solo. Stranamente solo.

Passata poco più di un’ora, dovrebbero es-serci ancora gruppetti non defilati di atleti e invece percorro tutta la discesa solo dal momento che anche Giampy, in eviden-te giornata no, non mi raggiunge. Poco male, riprendo i pensieri interrotti ieri e vado avanti tranquillo; le gambe adesso girano bene e mi godo la discesa.La vista a fondo valle di un gruppo di case mi riporta di colpo alla gara e Cinzia in lontananza che mi porge una birra, il sorriso ma l’emozione più forte mista a incredulità arriva quando, sorseggiando, mi dice:- “Muoviti che sei secondo!”,- “Sì, magari !”,- “Guada che è vero, della tua gara è pas-sato solo SARTORI (fortissimo atleta plurivincitore di varie 100 km)”.

Mollo d’impulso la birra, mi avvento su di un più salutare integratore e riparto a razzo eccitato e confuso come se mi fossi cacciato in una situazione più grande di me e pertanto incapace di gestirla. Manca-no ancora 30 km: sicuramente ho esagera-to senza volerlo e penso che ne pagherò le conseguenze, anche perché adesso comin-cia la parte più dura del percorso e dovrò essere pronto a bagni d’umidità quando gente di ogni sesso ed età comincerà a sverniciarmi senza pietà.E invece no. Sempre solo.

Come prima salgo a passo costante, non velocissimo ma solo, l’adrenalina sale, comincio a crederci, la fatica c’è, la senti ma è un dettaglio.Buona parte della salita ormai è andata e l’unica persona che trovo è uno staffetti-sta che supero agevolmente.

lora una strategia peraltro poco originale. Devo pedinare qualcuno che abbia un’an-datura non troppo veloce da farmi saltare ne troppo lena che faccia sembrare questi 12 km eterni. Guarda caso l’uomo giusto si rivela proprio lui: Giampy.

A dire il vero in alcuni tratti ho pensato di aver osato troppo, ma vedendo che dove la pendenza era più dolce riuscivo anche a recuperare qualche metro mi convince-vo sempre più che forse potevo tentare di fare gara assieme visto anche l’esito della giornata precedente.Se così deve essere allora bisogna che faccia anch’io la mia parte e che mi alter-ni davanti per fare l’andatura. Così è, ed alternandoci raggiungiamo la fortissima e simpatica Cinzia, atleta dell’ “IZ” (1a staf-fettista della 30 + 30 km, che poi vincerà con la compagna), che tra una battuta e un sorriso (ma come fa ?) ci accompagna fino al passo e quindi alla fine dell’asfalto.Si ritorna così su terreni a noi più consoni tra prati, boschi, fattori e che una luga e discontinua discesa ci porterà fino al 38° km. Cinzia, un missile in discesa, si invo-la solitaria verso il cambio, Giampy sosta

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La vetta del monte Toubkal 4160 m.

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subito inserita perfettamente ed in armo-nia con il gruppo ben omogeneo e rodato.A Veronica il compito di pianificare le principali attrattive da visitare, il pro-gramm sembrava a prima vista troppo pesante per il tempo a disposizione , ma in realtà era perfetto e siamo inoltre riusciti ad aggiungerci altre mete interessanti.

Tappe più significative del viaggio:

Di Sergio BernasconiDal deserto ai 4000 metri, all’insegna della libertà.MAROCCO

Come ogni anno, per staccare la spina dalla noiosa routine quoti-

diana, ho l’abitudine, da circa 20 anni, di fare un viaggio in un paese lontano. Viaggio, non vacanza, poichè quando parto, per scelta personale ho in mano solo il biglietto d’aereo andata e ritorno, per il resto preferisco arrangiarmi in loco.

Questa decisione per non rifugiarmi in un villaggio turistico dove non vivi la reale situazione del paese che stai visitando, per una questione economica , facendo il fai da te i costi si riducono di circa la metà ma soprattutto per essere libero da vincoli potendo andare dove meglio ti aggrada senza rendere conto a nessuno.Il 2010 la meta designata è il Ma-rocco per i seguenti motivi: paese molto vario a livello paesag-gistico con cime sopra i 4000m, de-serto, città imperiali, gole con roc-ce arrampicabili, oceano,v illaggi berberi , distanza relativa dall’Italia con contenuto pedaggio aereo, spostamen-ti non troppo dispendiosi di tempo ….

Oltre al sottoscritto il gruppo e’ composto da Matteo e Veronica con i quali abbiamo già condiviso alcune esperienze di viag-gio ( Patagonia, India del Nord(Ladakh), Alaska) e Federica, una new entry che si e’

MARRAKESH con la sua piazza prin-cipale che alla sera si anima di gioco-lieri, cantastorie,incantatori di serpen-ti, musicisti,bancarlle di cibo,venditori di succhi d’arance e frutta secca, un vero punto d’incontro x la popolazio-ne locale ed un’attrattiva x i turisti .MONTE TOUBKAL, la cima più alta del nord Africa con i suoi 4160m ,mon-tagna facile con sentiero su pietraia ed

Duna di Rissani

Panorama verso le gole del Todra

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assenza di neve paragonabile al nostro Grigna settentrionale con la differenza dell’aria più rarefatta, escursione per i più allenati che si può compiere in un giorno e mezzo, partendo dal piccolo villaggio di IMCHIL a 2000m nel primo pome-riggio, si arriva al rifugio Toubkal del CAI francese a 3200m in serata dove si può dormire e fare la cima l’indoma-ni per poi tornare al punto di partenzaESSAOUIRA ,città colonizzata dai por-toghesi, situata sull’oceano cinta da mura e da bastioni x difenderla da attacchi marini, cittadina vivace all’interno del-le sue mura con un porto importante e all’esterno lunghe spiagge non affollate.QUARZAZATE, cittadina dove parte la mitica marathon de sables e dove ab-biamo compiuto le escursioni alla Ka-sbah di AIT BEN HADDOU(una delle più belle del paese),alle tortuose gole el DADES , alle suggestive gole del TO-DRA dove si trovano vie di arrampicata, la valle delle rose consigliata ad aprile quando c’e’ la fioritura per poi passare alle oasi di RISSANI con un enorme pal-meto fino a MERZOUGA dove inizia il vero deserto di dune e si dorme all’aria aperta dentro un’ accampamento berbero , ci si sposta con i dromedari alla sera e alla mattina presto , all’alba escursione su una duna con 40% di pendenza, sem-brava di fare un canalone in invernale….

Conformazioni rocciose nella Valle dei Fichi

Tramonto ad Assihla

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FES antica città imperiale , sembra di tornare nel Medioevo, con le sue con-cerie con metodi ottocenteschi, i suoi artigiani, i mercati dove puoi trovare di tutto , teste di cammello, di capre, carne e pesce fresco mantenuto ad una tempe-ratura di circa 45°,forti odori di spezie….CHECHAUEN, nella valle del KETAMA,sul medio atlante ,città bianco e blu ,per chi ama il relax con le sue escur-sioni e le sue piantagioni di cannabis.ASSIHLA , vicino a TANGERI, paese colonizzato dagli spagnoli con vari av-venimenti artistici e relativi murales, a 5 km di distanza si trova una bella spiag-gia lunga ed ondosa ideale per surf..

Questo viaggio e’ durato in tutto 18 giorni, come mezzi di trasporto ab-biamo usato bus,treno,taxi,camminate a piedi,dromedari e come appog-gio il libro “Marocco” della lone-ly planet e la nostra esperienza.Problemi principali riscontrati: pulizia in generale e cibo non troppo vario. Da considerare qualche problema di stoma-co e pancia e portarsi medicinali adatti.

Un sentito ringraziamento ai miei compa-gni di viaggio Matteo, Veronica e Federica.

Antica Kasbah del XVI Secolo

Piazza di Marrakech in notturna

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TRACCE (di Sergio Bernasconi)

LASCIO TRACCE NELLA SABBIA CHE IL VENTO POI CANCELLACI PROVONON SO QUANTO DURERANNO

QUESTI SOLCHI IN CONTRASTO CON LA DUNA PIATTA ELA LINEA COLORATA DELL’ORIZZONTE AL TRAMONTOSARANNO COPERTE COME OGNI ILLUSIONESI DILEGUANO COME LE OMBRE ALL’IMBRUNIRE

TRACCE,TRACCE…DESTINATE A SCOMPARIRECI SI PROVA, CI SCONFIGGE, L’IMPORTANTE E’ REAGIRE

UNA SEGNO SULLA TERRA CHE SI RILEVA CRUDA E DURAALTE DUNE DORATE,SPAZI SCONFINATI,CIELO STELLATO,DANNO PACE E SERENITA’ INTERIORE MA METTONO A CONFRONTO LA NOSTRA PICCOLEZZA

TRACCE,TRACCE…DESTINATE A SCOMPARIRECI SI PROVA,CI SCONFIGGE,L’IMPORTANTE E’ REAGIRE

In cima ad una duna...

Deserto di Merzouga

Rasta in viaggio

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Kasbah abbandonata

Ricordi

Interno di un Riad

Albero solitario nel deserto

Negozio di lampade

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ASD FALCHI LECCO

Di Claudio Pizzagalli

TROFEO SCACCABAROZZI 2010

Foto: Maurizio Torri - www.sportdimontagna.com

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ASD FALCHI LECCO

Di Claudio Pizzagalli

TROFEO SCACCABAROZZI 2010

ta mi supera e io a fatica gli sto dietro. Arrivati al Rosalba ci ristoriamo e poi via decisi, Beretta sempre davanti e io dietro. Stiamo guadagnando posizioni.Ecco il Sentiero Cecilia, qui comincia a diventare un po’ impegnativo e intan-to il Beretta molla un po’ ma io sono in aumento e così lo supero. Arrivo in Gri-gnetta e lo vedo più sotto. Scendo ver-so il Canale Federazione per arrivare al Buco di Grigna, con cautela nel primo tratto e poi aumento il ritmo sul piano.

Sulla discesa verso l’Elisa vengo raggiun-to da Beretta che si è ripreso e così rag-giungiamo il rifugio insieme. Poi mi dice

Bassa e quindi parto piano, anche perché so benissimo quello che mi aspetta. Cerco di spezzare il fiato prima di spezzarmi le gambe e, anche se c’è il mio amico Popo che non mi molla, cerco di fare la mia gara. Raggiungo la Traversata Bassa e comin-cio ad aumentare il passo e così distanzio il Popo ma vengo raggiunto da Manu Be-retta che tiene un ritmo troppo alto per me.

Cerco di tenere duro, arriviamo ai Re-sinelli parlando del più e del meno. Arrivati all’imbocco del Sentiero del-le Foppe comincia la salita al Rifugio Rosalba e smetto di parlare con Beretta per risparmiare il fiato. Salendo Beret-

Il “Sentiero delle Grigne” è una gara a cui ho sempre tenuto molto partecipa-

re visto che si svolge sulle nostre mon-tagne, nel periodo di settembre, stagione buona per correre perché il clima è fresco anche se a volte il tempo può essere in-certo. Se è il tempo è brutto non si può fare il percorso intero di 43 km e così la gara si svolge sul percorso ridotto. Per fortuna quest’anno il tempo è stato fa-vorevole e così il percorso è stato intero.

Pasturo, 17 settembre, ore 8.00. Parte la gara delle Grigne e io sono pronto per fare la mia decima edizione. La partenza è subi-to in salita fino a raggiungere la Traversata

Grignone - Edizione 2009

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zione in 7 ore e mezza. Sono soddisfatto e contento, questa è una corsa dura ma ap-pagante, con il percorso vario e con ritmi diversi, dove non bisogna mai mollare la guardia e bisogna essere sempre concen-trati, senza mai sottovalutare questa gara.

Purtroppo mi è rimasto un amaro ricordo per quel che riguarda l’organizzazione che si è persa in poco… Beh, qui finisco-no le mie edizioni del Trofeo delle Gri-gne e auguro agli organizzatori di avere solo corridori di punta. Non ricevere il premio della decima edizione, come era scritto sul volantino della gara, a causa di un errore mi ha fatto proprio restare male.

Ora, dopo un mese, ho ricevuto il premio ma non ha sicuramente lo stesso sapore di come averlo ricevuto il giorno della gara.Queste cose io non le capisco proprio… Dal mio punto di vista un atleta è sempre un atleta, c’è chi arriva primo e c’è chi ar-riva ultimo ma è giusto dare la dovuta con-siderazione ai primi così come agli ultimi.

ga discesa, la prima parte è impegnativa mentre la seconda un po’ meno, anche se cerco di non abbassare la guardia perché le gambe cominciano a fare “giacomino”…

Scendo concentrato verso il Pialleral e in-travedo San Calimero e così la stanchezza va via via svanendo e sale un’energia che prima non c’era. Passo il Pialleral dove vengo incitato dal tifo e via, pronto per affrontare l’ultima salita. Ma quando sei verso la fine, le salite, anche se sono corte, non finiscono mai, come in questo caso.

Comunque arrivo a San Calimero, ora mi resta da fare solo la discesa per ar-rivare al Riva e poi a Pasturo. Sto pen-sando che ormai è quasi finita quando mi si inchioda il ginocchio. Sono rovi-nato, volevo migliorare il mio tempo ma così è meglio che non ci penso più. Mi raggiunge la Maria Poletti e arriviamo insieme al Rifugio Riva. Quando co-mincia il pezzo in piano il dolore al gi-nocchio passa e così riprendo a correre.

Arrivo al traguardo contento di essermi ri-preso e per aver finito la mia decima edi-

che non riesce a tenere il mio passo e deci-de di rallentare per riuscire a finire la gara.

Dopo essermi ristorato lascio l’Elisa per affrontare la Val Cassina. Lungo la salita non posso fare a meno di pensare all’anno scorso quando, mentre salivo, è venuto giù un sasso che non mi ha pre-so solo perché ero in un punto riparato. Così quest’anno, ad ogni minimo rumore di sasso, sono in allerta. Quando arrivo in cima penso tra me e me: “Beh, è an-data bene! Nessun sasso quest’anno”.

Dirigendomi verso la Bietti comincia a farsi sentire un piccolo crampo. Arrivo alla Bietti e cerco di bere. Dirigendomi verso la Bogani raggiungo e supero altri atleti. Intanto il crampo è lì che punge e così, raggiunta la Bogani, mi carico bene di acqua e curo l’alimentazione prima di affrontare la salita verso il Brioschi.

Qui si fa sentire la fatica e si cominciano a sentire i chilometri ma cerco di non mol-lare. Salgo con fatica, non si arriva mai su. Finalmente arrivo al Brioschi e cerco di tirare un po’ il fiato. Poi riparto per la lun-

Foto: Maurizio Torri - www.sportdimontagna.com

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ASD FALCHI LECCO

ciò che fai per gli altri vive in eterno”.Beh! Antonio ha fatto molto per noi e con-tinua a farlo, anche se ora corre in luogo molto più bello!

Quest’anno il cielo è coperto ma siamo tutti contenti perché non piove. Il percor-so lo conosco molto bene e i km scorrono veloci. Bollettone, Palanzone poi giù verso Can-zo attento a non forzare perché qui ti puoi gioca-re la gara. Qui la p r i m a modi-f i c a d e l

Di Luca Ripamonti

percorso per arrivare a Gajum. Da qui, dopo il ristoro e due parole con gli amici si risale verso Terz’Alpe.

Che gioia trovare l’amico Carlo Santini! Sono momenti difficili da descrivere per-ché ricchi di vera amicizia. L’ultimo sfor-zo verso il rifugio Sev. La salita è finita ma se non ne hai più, per arrivare a Val-madrera, è come fare una salita in disce-sa. Nonostante il fango riesco a fare un

buon tempo (almeno per me). Bellis-simo quest’anno l’arrivo davanti alla

chiesa parrocchiale.

Oggi per me è un giorno diverso dagli altri, perché dopo 4 ore e

11minuti di gara al traguardo mi accoglie la mia fidanzata

Donatella.

Bene! Anche quest’an-no tutto è andato per il meglio che posso dire

ancora…..

CIAO ANTONIO SEI SEMPRE CON TUTTI

NOI.

Correva l’anno 1998 quando gli arbori della mia passione podistica mi iscrivevo alla prima edizione della Como-Valma-drera...Di una gara ci si innamora! Partecipare alla Como-Valmadrera è un’emozione che comincia dal momento che ti iscrivi.

La partenza in macchina da casa nel buio autunnale, il ritiro dei pettorali incontran-do gli amici di sempre e il viaggio in pul-lman per Como cercando di recuperare le ore di sonno perse per la levataccia. Tut-to questo guardando il cielo! Sì, perché spesso in questo giorno piove! Così che se anche nuvoloso per noi atleti è come se splendesse il sole. Non ricordo quan-te ne ho fatte, forse otto ma chi ama non tradisce.

Da due anni la gara è dedicata all’amico Antonio Rusconi, un uomo di un’umanità indescrivibile!Me lo ricordo sempre quando al Kima del 2004 mi diede un bicchiere di the al Passo Camerozzo. Un semplice gesto che mi ri-empì di gioia e voglia di continuare anche per lui. All’arrivo lo ritrovai per compli-mentarsi della mia gara, nonostante fos-si arrivato quasi ultimo. Da due anni a questa parte vedo molti suoi amici che sono alla partenza solo per lui: “tutto ciò che fai per te muore con te,tutto

Una corsa nel ricordo di Antonio13° COMO-VALMADRERA

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molto atteso e già dalla primavera scorsa i sentieri di tutto il territorio premanese brulicavano di atleti più o meno improv-visati. Di una cosa siamo certi: il pubblico non mancherà, l’entusiasmo nemmeno”.

E tutto andò bene, ricordo Carlo e Marco seduti all’Alpe Fraina ad aspettarmi, pro-vati anche loro dalla durezza della gara, ricordo ancora i crampi che mi hanno ac-compagnato dall’Alpe Rasga in poi, ricor-do ancora la fatica ma anche le risate ai ristori, proprio forti ‘sti premanesi! Alla fine il cronometro fu implacabile: 5h54’ per i tre futuri Falchi (ai tempi indossa-vamo ancora la canotta giallo-nera della Corno) e skyrunner in erba, accolti al tra-guardo anche da Mauro, ritirato dopo la prima discesa a causa di una distorsione. Per la cronaca vinse la gara con il tem-po di 3h34’17” un certo Mario Poletti, allora forte maratoneta e alla prima espe-

dal 1961 al 1965 e nel 1989 (edizione vinta dall’ex presidente dei Falchi Tita Lizzoli). Era un piovoso sabato di inizio agosto, la partenza era pure stata posticipata a cau-sa del maltempo. Ricordo ancora i timori nell’affrontare quella distanza per me ine-dita, 32 km ricchi di dislivello ma soprat-tutto ricchi di tante incognite. Eravamo venuti a conoscenza di questa gara attra-verso le pagine del periodico premanese “Il Corno” che annunciava così l’evento: “GIIR DI MONT – Gara per sky-runner km 32 – E’ proprio un grande ritorno quello del Giir di Mont visto che mancava ormai da più di un decennio, e ritorna proprio nel-la forma più spettacolare: il tappone unico.

Data dell’evento è sabato 7 agosto e già fin d’ora ci si aspetta un folto numero di partecipanti che possono cogliere al volo una ghiotta occasione per misurarsi con se stessi e con il cronometro. L’evento è

Premana è un piccolo paesino arrocca-to in Alta Valsassina, famoso per la

produzione di forbici e di coltelli e così ricco di feste e di tradizioni. E quest’anno Premana è stata la capitale mondiale dello skyrunning dato che il “Giir di Mont” era la prova iridata di skymarathon. Un gran-de riconoscimento per una gara che è cre-sciuta molto negli anni e che gli atleti di-mostrano di apprezzare. E questo vale per i “top runner” italiani e stranieri ma anche per tutti gli amanti della corsa in montagna, richiamati in Alta Valle da quel percorso così particolare e soprattutto dal calore dei premanesi, a partire dall’organizzazione e fino a tutto il pubblico lungo il percorso.

Di strada ne ha fatta il Giir di Mont così come, forse, anche un po’ tutto il mondo dello skyrunning. Ricordo l’edizione del 1999. Era la settima edizione della gara, dopo le prime in tempi quasi pionieristici

Giir di Mont 2010La Skyrace di Premana fa rima con MondialeDi Riccardo Ghislanzoni

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ASD FALCHI LECCO

za l’assillo del cronometro. Il serpentone lungo la prima discesa di Giabbio si al-lunga anno dopo anno. La salita di Chia-rino è sempre tosta così come insidioso rimane il traverso ai Barconcelli. Poi le pendenze si fanno importanti nella sali-ta alla Bocchetta di Larec dove però il tifo da stadio rende più sopportabile la fatica. Arrivati alla “Cima Coppi” della gara bisogna lasciar andar le gambe fino in Fraina e poi via agili fino alla Rasga.

Da qui in poi ci si gioca il tempo fina-le. Tanti sarebbero i tratti corribili fino a Deleguaggio ma alcuni strappetti in cor-rispondenza degli ultimi alpeggi possono anche dare la mazzata finale a chi è ormai in riserva di energie. Arrivati a Deleguag-gio manca solo l’ultima discesa che può diventare molto lunga per chi è ormai alla frutta. Finita la discesa si torna a calpesta-re l’asfalto e le ultime centinaia di metri sono un vero bagno di folla e di applausi per tutti i concorrenti.Ricco pranzo all’arrivo, ricche premiazio-ni e subito dopo la pagina viene voltata, con gli occhi già alla prossima edizione. Con la stessa passione e con lo stesso en-tusiasmo.

Grazie Premana per regalarci ogni anno questa piacevole festa dello sport attra-verso i tuoi alpeggi.

Foto: Clara e Newspower

primo Campionato Mondiale di skyrun-ning, specialità skymarathon. Oltre ai migliori atleti italiani, erano al via an-che tanti campioni stranieri. E la gara è stata resa ancora più spettacolare dal duello tra il giovane fenomeno spagnolo Kilian Jornet Burgada e il bormino Mar-co De Gasperi, pluricampione di corsa in montagna. E alla fine l’ha spuntata proprio Kilian con tanto di nuovo re-cord del tracciato. Il lecchese Golinelli è quarto assoluto ma anche Campione Mondiale di combinata (Vertical Kilo-meter + Skymarathon) e l’Italia è prima a livello di squadre. Vittoria sotto tutti gli aspetti per Premana, anche a livello di iscritti. Oltre 650 atleti per il percorso classico e per la mini-skyrace più corta.

Fino alla fine sono stato un po’ tituban-te se iscrivermi o meno all’edizione di quest’anno. La mia preparazione era alquanto approssimativa e in una gara come questa non si improvvisa niente. Il richiamo del Giir di Mont è stato però troppo forte e, vuoi perché sarebbe stata la mia decima partecipazione vuoi per-ché era l’edizione “Mondiale”, mi sono ritrovato tra gli iscritti insieme ai com-pagni di squadra Carlo, Claudio, Gessy e Sergio. L’anima del Giir di Mont non si è snaturata in occasione della rassegna iridata. Il clima è rimasto quello genui-no di sempre, forse c’era solo più gente che seguiva l’evento. L’organizzazione è ben oliata come le forbici migliori e tutti i dettagli sono stati curati alla perfezione.

Mi sono gustato appieno il percorso, sen-

rienza in una skyrace, davanti all’atleta di casa Fausto Lizzoli, che per un po’ di anni si è dovuto accontentare di questo piazzamento senza mai riuscire a calcare il gradino più alto del podio. Poi pran-zo per tutti dalla “Peppa” e premiazioni in una minuscola piazzetta incastonata fra le strette e ripide viuzze di Premana.

Ecco che quindi il panorama delle skyrace, oltre al Trofeo Kima e al Trofeo 4 luglio, si arricchiva di un altro importante appun-tamento. E negli anni la corsa premanese cresce, sia come numero di atleti e sia a li-vello organizzativo, con spazi più ampi in zona palestra e ricchi pacchi gara con pre-giati e utili coltelli. I migliori specialisti non mancano questo importante appunta-mento di fine luglio, da Meraldi a Bon-fanti fino alla lecchese Daniela Gilardi.

Con il passare degli anni cresce in Italia un po’ tutto il movimento dello skyrunning, con tante e nuove gare in calendario e tan-ti appassionati. E il Giir di Mont mantiene inalterate le sue caratteristiche, mettendo sempre l’atleta al centro della “festa”. E sì, perché di festa si tratta. Non trovo un altro termine per descrivere un intero paese che si attiva per una manifestazione di questo genere. Tutti sono coinvolti, chi per la pu-lizia dei sentieri, chi per presidiare i nu-merosi ristori negli alpeggi, chi a incitare gli atleti, dai bambini pronti a battere il cinque agli atleti ai meno giovani che ap-plaudono i variopinti “corridori del cielo”.

E quest’anno Premana ha ricevuto il ri-conoscimento più grande, ha ospitato il

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...NON SOLO DI CORSA...

PRIMA DEI SALUTI ANCORA QUALCHE PAGINA,

SFUGGITA AL COPIONE ORIGINALE E NON

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...NON SOLO DI CORSA...

PROPRIO ALL’INSEGNA DELL’ ORtODOSSIA

PODISTICA....METTETEVI COMODI....

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E’ ARRIVATO IL MARAJA!!Cronache e follie dai Piani dei ResinelliDi Carlo Ratti

Grigliata, vino rosso, salsicce, vino rosso, spiedini, vino rosso, patatine, vino rosso, insomma si capisce su-bito che l’epilogo della giornata po-trebbe riservare qualche sorpresa, con il Barone che si mette a sua agio....,

Il resto della ciurma si mette a rovistare nella cantina dove cimeli di un alpini-smo eroico d’altri tempi testimonia la grande tradizione di casa Trincavelli.

Nell’ordine vengono riesumati dalla cantina:

1 poltrona anni 80 rosso cobalto• Un paio di scarponi verdi marca • LANGE, modello primi anni 90Uno scoiattolo imbalsamato• Un paio di zoccoli autentici• Un cappello in foglie di banano ri-•

ribanda nei boschi sopra Ballabio alla ricerca di qualche “bedolino”, ma neanche l’ombra nonostante le drit-te ed i consigli dei “vecchi” della zona.

Si arriva a Ballabio, è mezzogiorno ma non c’è voglia di dirigersi verso casa, così grazie alla disponiilità del “moss” Trinca e consorte si punta verso pian dei Resinelli, alla volta di “Villa Trin-cavelli” per una grigliata di carne.

Presenti Esposito Mauro, che subito Fa vedere le sue grazie...Marco Bocia, dai solidi e sicuri polpacci, Skyratter in grande forma grazie alla prospettiva di due settimane di licenza vista la dipartita per il mare di famiglia & C , Matteo Ape Spreafico, sempre presente, e dall’ignaro amico di Mauro che ancora non sa cosa gli riserverà questa giornata di sport e ....

Cosa ci fanno 4 falchi ed un ex fal-co che diventerà ancora falco nel

2011 alle prese con una portantina ai Pian dei Resinelli, in una bella gior-nata di sole nel mese di fine agosto? Forse una risposta non si avrà mai.

Ma andiamo con ordine, la mattina fre-sca e serena scorre via veloce, garetta in compagnia, in verità molto poco numero-sa, alla Bongio Trip, dove i due falchi (il Trinca non ha mai smesso di esserlo!!) si divertono in un allenamento in compagnia (che certo non passa inosservato ai chiac-chieroni del forum di asfalchi.it che sicura-mente commenteranno la facile vittoria dei due, della serie “ti piace vincere facile”).

Dunque bel percorso, allenante e pa-noramico, meritevole di ben altri nu-meri, premiazione veloce, breve scor-

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E’ ARRIVATO IL MARAJA!!

Alla fine in condizioni ancora comun-que molto dignitose carichiamo scala, scoiattolo e poltrona sul mitico Doblò del Mape...e via, verso nuove avventure.....

Grandi i Falchi .

Sempre.

che però non risulta essere messo tanto

meglio di noi...a questo punto dirottiamo la carovana verso il 2177, birretta ,birret-ta, poi una birretta.....poi via verso “cor-neglia” dove incuriositi gli ignari turisti ci chiedono se è un addio al celibato, una festa di laurea, un festeggiamento per un’occasione particolare....mentre i nu-merosi personaggi che ci conoscono ca-piscono la situazione e sorridono divertiti

salente ad una spedizione negli anni ‘50 del grande alpinista Ardito DesioUna scala da pompiere •

Il risultato in un attimo è una spedizione in centro Resinelli con portantina e re sul trono.

Le foto sono impietose, anche se poco chiarificatrici del momento difficile.Prima si punta dal mitico “Marco Tana”

É arrivato sul pallone con il botto del cannoneÉ arrivato sul treruote con la gotta sulle goteÉ arrivato in aerostato, coi forzuti del Caucasosul Mercedes cabinato è arrivato il Marajà

(Vinicio Capossela - Maraja)

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74 L’ALMANACCO 2010

Ma se osserverete questi semplici consigli avrete sempre un tecnico dispo-nibile 24 ore su 24!

I consigli per passare un inverno al calduccio

sono semplici e di facile esecuzione.

Ecco qui i punti più importanti diretta-

mente dal nostro esperto Matteo Spreafico, che di caldaie se ne intende!

Evitate di chiamare un 1. tecnico la domenica (ebbene si, come i dottori anche noi qualche volta lavoriamo nei giorni di festa). Dopo una serata di bagordi potremmo non avere la lucidità

necessaria per riparare la vostra caldaia.Lasciate sole mogli e 2. figlie quando veniamo in casa vostra. Vedrete che saremo sicuramente più disponibili!Se in casa ci sono solo 3. persone anziane è gra-dita la presenza di una badante (sceglietene, ovviamente, una giova-ne e carina!).Ricordatevi che l’etica 4. professionale ci impone di accettare pagamenti in natura.

Molto semplice quindi.

Di Matteo “Ape” Spreafico

Qualche regola per passare un inverno al caldo senza problemi con la caldaiaI CONSIGLI DEL CALDAISTA

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co T

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ASD FALCHI LECCO

La Birretta in Grignetta Di Valligiano Anonimo

Sei omini ai Resinelli

Sei omini belli e brutti

O forse eran brutti e belli

E comunque c’ eran i Butti

La salita era assai dura,

Re Leone marcava il passo

Mentre dietro con gran cura

Lo Stambecco giocava l’asso

Ghislanzoni era il più sciolto

La distanza per lui fin corta

Lo Zio invece assai più stolto

era secco fin già dal Porta.

E a metà della salita

Ecco qua una cosa pazza

perchè sale un po’ sfinita

sentite un po’: una ragazza.

Qualche regola per passare un inverno al caldo senza problemi con la caldaiaI CONSIGLI DEL CALDAISTA

Il moroso scalatore

sta salendo arrampicando

mentre lei con grande amore

lo raggiunge, un po’ pensan-

do....

Arrivati sulla cima

si trincaron una birretta

fresca fresca di cantina

mica paglia: è la Grignetta!

La discesa è triste e muta

ed il vostro buon poeta

con l’inchino vi saluta

aspettando nuova meta.

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FOTO DAL FONDO DEL BARILE....

Dall’ alto in basso e da sinistra a destra:

Sandro Morganti intento a mostrare uno degli ultimi prodotti Kapriol

Enri e SkYRATTER si contendono il premio piu’ ambito del panorama mondiale

IL paga sfodera tutti i trucchi del corridore esperto

lo zio in concerto dopo una serata di corsa a montevecchia

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Dall’ alto in basso e da sinistra a destra:

Sfoggio di viril potenza in quel dei corni di canzo

matteo ape e le gioie del barbiere

il babbo natale misterioso

i tre moschettieri brindano ad un futuro radioso

dure scene di vita podistica

i labbroni del paga che tutto il mondo ci invidia

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Dall’ alto in basso e da sinistra a destra:

RITI DI INIZIAZIONE DEI TEMPI CHE FURONO

IL PRESIDENTE GHISLANZONI NELLA FOTO CHE FECE SCALPORE GIA’ LO SCORSO

ANNO

LA STRANA COPPIA TABLE-PAGANONI IN AZIONE

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DAll’ alto in basso e da sinistra a destra:

jessy, table e giampy durante un incontro sul tema della “dieta a zona”

un barone sirenetto in una foto di repertorio

scene di lotta. per una volta anche il barone se la ride

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Il Paga e’ in stato confusionale dopo una DURA

Skyrace. Aiutalo a RIPIGLIARSI e A trovaRE la

strada per portarlo al salame.

L’enigma dEL TABLE INSONNE

PRIMA DI UNA GARA IN VAL TREBIANCO , In piena notte TABLE

E’ sdraiato sul letto di una camera d’albergo eD E’ dispe-

rato perche’è non riesce ad addormentarsi. Ad un certo

punto alza la cornetta del telefono e fa una telefonata.

Quando l’interlocutore risponde TABLE non dice niente,

riattacca e prende subito sonno. A intervalli che variano da

mezz’ora a un’ora la scena si ripete: TABLE si sveglia, non

riesce a prendere sonno, telefona, non risponde, riattacca, si addormenta

subito). PerchE’ è?

L’ANGOLO DEI.... GIOCHI

LA PROFEZIA

“CANDELA NOMI

SOZZI”

Quale terribile

PROFEZIA per la cit-

ta’ di lecco SI CELA

DIETRO LE SINISTRE

PAROLE DI MATTEO

APE IN PREDA AI FUMI

DEL VIN BRULE’?

MENS SANA IN CORPORE SANO, DICEVANO GLI ANTICHI.... E ALLORA....ALLENA ANCHE TU I NEURONI CON LE SFIDE MENTALI DEI FALCHI!!

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IL REBUS

Risolvi il rebus e scopri la frase misteriosa dI MATTEO APE

UL MUSTRU!

SCOPRI I TRE FALCHI NA-SCOSTI DIETRO AL TERRI-BILE VOLTO DEL “MUSTRU”.

QUESTIONI DI RITMO

Affinché Carlo e CASTEL arrivino insieme al tra-guardo, Carlo deve concedere a CASTEL un vantaggio di 200 metri sul percorso di 1 chilometro. il CASTEL, a sua volta, deve concedere 250 metri di van-taggio al Mauro sempre sul chilometro, per arrivare insieme. Un giorno il Mauro decide di correre il chilometro insieme a Carlo. Quale vantaggio deve dare Carlo al Mauro perché arrivino insieme?

SOLUZIONI

LA PROFEZIA: MAZZOLENI SINDACO •

L’ENIGMA DEL TABLE INSONNE: Non riesce a dormire perche’ il vicino di stanza russa talmente tanto da tenerlo sveglio, •

quindi lui lo chiama al telefono per farlo svegliare e smettere ovviamente di russare FIno a che il vicino si riaddormen-

ta e ricomincia a russare e cosi’ via

UL MUSTRU: i tre atleti sono, dal basso all’alto jessY Maggioni , PAOLO COLTELLI e matteo spreafico le. foto a pagina 8 e •

9.

Questioni di ritmo: •Mentre CARLO percorre un chilometro, CASTEL percorre solo 4 5 della distanza percorsa da CARLO.

IL MAURO percorre 3/4 della distanza coperta da CASTEL cioè (4/5)x(3/4)=12/20 di quella percorsa da CARLO. I 12/20 di 1

chilometro sono 600 metri e perciò CARLO deve concedere aL MAURO 400 metri di vantaggio.

IL REBUS: PAGA - NO - Ni - SEI - Un - PIDOCCHIO -> PAGANONI SEI UN PIDOCCHIO •

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SALUTI FINALI E RINGRAZIAMENTI

Si chiude così anche questa edizione del nostro Almanacco con l’augurio che ancora una volta vi siate divertiti a leggere le nostre piccole e grandi imprese.L’appuntamento è ancora per il prossimo anno, con la promessa che faremo di tut-to per riempire, con le nostre storie, le pagine ancora bianche che ci aspettano nel 2011.

Ciao a tutti,

Gli Atleti dell’ASD Falchi Lecco

Le foto, dove non specificato sono state tratte dal sito www.asfalchi.it e dalle raccolte private degli atleti e simpatizzanti dell’ ASD Falchi Lecco.

Ci scusiamo per eventuali involontarie imprecisioni, omissioni e dimenticanze.

Si ringraziano Sandro Morganti e la Kapriol per tutto il supporto e l’affetto dimostrato in tutti questi anni.

Per ulteriori informazioni sui progetti GIMS (Gruppo Impegno Missionario di San Giovanni) ci si può rivolgere a Sandro Morganti, cell. 335.80.77.336

Un ringraziamento speciale a Bashanti Moneta per i preziosi consigli di impaginazione e messa in stampa.

Un grazie infine a tutti gli atleti che hanno contribuito non solo con articoli e foto, ma anche con idee, consigli e proposte per la stesura dell’Almanacco.

Finito di stampare nel dicembre 2010www.asfalchi.it

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Morganti SpAVia Alla Santa, 1123862 Civate (LC)tel. +39.0341.215411fax. +39.0341.215400e-mail: [email protected]

SALUTI FINALI E RINGRAZIAMENTI

Sembra ieri la pubblicazione del primo numero dell’almanacco dei Falchi. E invece un anno è già trascorso e siamo già alla seconda edizio-ne.Non so se questo sia dovuto al tempo, che trascorre freneticamente; oppure alla rapidità di questi ragazzi, che con la loro corsa sanno conquistare traguardi sempre più prestigiosi e scalare vette sempre più impervie.Spinti dal loro entusiasmo, anche noi della Morganti Kapriol cerchiamo di stare al ritmo che il mercato ci impone: un ritmo non regolare, fatto di bruschi strappi ed improvvise frenate, sempre con l’obiettivo di stare in testa al gruppo dei primi e, se possibile, di vincere quante più tappe del percorso.La crisi c’è e si sente, girando tra i cantieri. Ma, nonostante questo clima non certo positivo, la Morganti Kapriol continua nella sua corsa, at-tenta a soddisfare i propri clienti e a proporre sempre nuovi articoli, in Italia come all’estero.La squadra è ben affiatata: guidati dal nostro staff dirigenziale, gli oltre cento dipendenti divisi tra la “Morganti SpA” di Civate, la “Omec” di Molteno e la “Kapriol Tools” in Spagna continuano a dare il meglio di sé, garantendo una produzione ed un servizio di qualità, che il mercato continua a premiare. La nostra ditta oggi è infatti leader in Italia e ai primi posti in Europa per gli utensili per edilizia, abbigliamento e sicurezza nel lavoro.Oltre alla produzione e la vendita a magazzini di materiali edili e a catene specializzate, assi-curiamo anche la vendita al dettaglio tramite lo spaccio aziendale sito in Molteno. Con il recen-te acquisto della “Gigam”siamo inoltre riusciti ad aprire un nuovo importante mercato nel set-tore degli utensili diamantati e delle macchine per il taglio delle pietre e del cemento.Lavoriamo quindi nella prospettiva di una cre-scita che continui nel tempo, con la fiducia nel futuro di chi sa che un successo lo si costruisce giorno dopo giorno, con tanto impegno e tanto allenamento, ma soprattutto con tanta voglia di vincere.

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Protezione IndividualeAbbigliamento e Scarpe

Via A. Grandi, 32/34 23847 Molteno (LC) tel 031.851036 fax 031.870112 e-mail: [email protected]

SPACCIO AZIENDALE

Da lunedì a venerdì 8.30/12.00 - 14.30/18.30Sabato mattina: 8.30/12.00

ORARI