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Corso neoassunti 2018/2019 ITT "G. Fauser" Novara Prof.ssa Grazia Cosentino A.S.2018-19 CORSO DI FORMAZIONE NEOASSUNTI 6 febbraio 2019 GESTIONE DELLA CLASSE E PROBLEMATICHE RELAZIONALI Prof.ssa GRAZIA COSENTINO [email protected]

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A.S.2018-19 CORSO DI FORMAZIONE NEOASSUNTI

6 febbraio 2019

GESTIONE DELLA CLASSE E PROBLEMATICHE RELAZIONALI

Prof.ssa GRAZIA [email protected]

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GESTIONE DELLA CLASSE E PROBLEMATICHE RELAZIONALI

TEMATICHE:Gestire la classe per un docenteEssere in gruppo...è diverso da…essere un gruppoL’ambiente fisico e sociale dell’aula: a cosa porre attenzioneLa comunicazione e la relazioneIl comportamento del «buon» insegnanteGli stili di apprendimentoGli stili di insegnamento: l’insegnante motivatoreLa classe difficileLa didattica inclusiva

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Fare scuola al giorno d’oggi è sempre più complesso. Gli insegnantisi ritrovano ad agire in contesti educativi problematici sia per lapresenza di gruppi numerosi sia per le esigenze particolari dei singolidiscenti (problematiche personali, familiari, bisogni educativi speciali)che richiedono da parte del docente interventi mirati.

Nelle nostre aule, poi, troviamo alunni “ansiosi”, “pigri” ecc…facilmente gestibili in situazioni di “tranquillità”, ma che in uncontesto più complesso rischiano di non trovare appoggi educativisicuri capaci di aiutarli nel proprio cammino.

GESTIRE LA CLASSE PER UN DOCENTE

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GESTIRE LA CLASSE PER UN DOCENTE

IERI: significava saper tenere la DISCIPLINA.

OGGI: significa conoscere i propri studenti, essere in grado dioffrire loro una MOTIVAZIONE «ad imparare» in un climapositivo che faciliti l’apprendimento.

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Gestire la classe include tutto ciò che un insegnante deve fare perpromuovere il coinvolgimento e la cooperazione del discente nellediverse attività e per favorire un produttivo ambiente di lavoro.

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La Gestione della classe non è più solo:•mantenere la disciplina•riprendere il singolo allievo•ammonire il comportamento maleducato•rimproverare chi chiacchiera•richiamare chi si muove senza permesso•inibire gli atteggiamenti inopportuni•sospendere gli alunni

GESTIRE LA CLASSE PER UN DOCENTE

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…ma la gestione della classe è tutto ciò che l'insegnante mette in atto per:•pianificare le attività gestendole, anche a livello amministrativo, e proponendole inmodo «stimolante»• stabilire relazioni positive tra docenti e discenti e relazioni significative tra pari•predisporre un produttivo ambiente di lavoro fisico e sociale•promuovere l'interesse e la partecipazione dei discenti nei confronti delle attivitàproposte•guidare i discenti verso una meta educativa/didattica condivisa per renderliprotagonisti del loro processo/successo formativo• monitorare i progressi dei discenti•applicare regole condivise.

GESTIRE LA CLASSE PER UN DOCENTE

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GESTIRE LA CLASSE PER UN DOCENTE

Ecco l’importanza della gestione della classe quale fattore che piùinfluenza l’apprendimento e la motivazione allo studio degli allievi.

Senza la creazione di una relazione di classe positiva, si rivela inutile ogniriflessione su come insegnare o su come costruire situazioni che consentanol’apprendimento.

Anche le Indicazioni Nazionali per il curricolo recitano:

“Particolare cura è necessario dedicare alla formazione della classe comegruppo, alla promozione dei legami cooperativi fra i suoi componenti, allagestione degli inevitabili conflitti indotti dalla socializzazione. ”

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GESTIRE LA CLASSE PER UN DOCENTE

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ESSERE IN GRUPPO...E' DIVERSO DA…ESSERE UN GRUPPO

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Fin dalla sua formazione la classe presenta una storia unica esingolare, è un sistema aperto con caratteristiche sue proprienon riconducibili a quelle dei suoi membri presi isolatamente: haregole implicite valide solo al proprio interno e cresce nutrendosidelle interazioni e relazioni tra i suoi membri.

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ESSERE IN GRUPPO...E' DIVERSO DA…ESSERE UN GRUPPO

La classe è «in gruppo» perché è costituita da individui di pari età,ma diversi per aspetto fisico, sesso, intelligenza, carattere,problematiche personali e familiari, storia di vita, provenienzageografica, religione, provenienza socioculturale, esperienzescolastiche, difficoltà, stato di salute…l’aggregazione è imposta in quanto non è costituita sulla base discelte personaliha un termineha regole formali, ma anche di fatto (il gruppo favoriscel’anonimato per cui l’alunno si sente deresponsabilizzato).

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Invece, un gruppo classe deve essere inteso come gruppodi apprendimento in cui gli aspetti relazionali vannoadeguatamente gestiti in quanto la relazione è essa stessaelemento fondamentale che veicola e stimola gliapprendimenti.

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Gli insegnanti hanno sempre una percezione realistica dellaquantità e della qualità delle relazioni esistenti all'interno di ungruppo classe?

Conoscono le strategie per prevenire le situazioni chegenerano stress per creare un clima positivo perl’apprendimento?

Infatti, un mancato riconoscimento delle relazioni e dei bisogniche gli studenti manifestano può far sì che non si crei «ungruppo», ma si rimanga «in gruppo» incidendo negativamentesul loro successo scolastico.

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La qualità del clima di classe riflette, perciò, le caratteristiche dellarelazione insegnante-discenti e fra i discenti stessi.

Lo sviluppo di un clima positivo permette agli insegnanti di utilizzarestrategie centrate sul singolo come PERSONA.

Si parla anche di spazio educativo e della necessità di ridefinire ilclima di classe come il risultato della creazione di una rete relazionaleall'interno della quale si ritrovano aspetti affettivi, motivazionali e di co-costruzione di obiettivi cognitivi.

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L'insegnante influenza la qualità della rete delle relazioni, che èpresupposto fondamentale del clima di classe, non solo con le sueconoscenze, ma anche e soprattutto con il suo stile diinsegnamento, le sue caratteristiche di personalità e il suo corredovaloriale ovvero le sue competenze.

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La scuola verso la quale ci sollecitano ad andare tutte le piùrecenti teorie dell'apprendimento e dell'educazione è una scuoladei soggetti, delle persone che entrano in relazione in quantotali, con tutto il loro bagaglio di emozioni, affetti e convinzioni

L'insegnante, infatti, non è una testa che parla a un'altra testa, maun adulto che comunica con un giovane e gli trasmette tutta la suaesperienza professionale e valoriale.

ESSERE IN GRUPPO...E' DIVERSO DA…ESSERE UN GRUPPO

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L’AMBIENTE FISICO E SOCIALE DELL’AULA: A COSA PORRE ATTENZIONE

Inoltre, anche l’ambiente fisico dell’aula influenza in modopositivo/negativo le dinamiche della classe:aula pulita e in ordine/muri scrostati o scrittiaula luminosa/buiaarredi efficienti/trascuratimateriali a disposizione numerosi/assentidisposizione dei banchi.

Non esiste una formula vincente e molti sono i fattori chepotrebbero variare, ma fondamentale è il rispetto per l’ambiente dilavoro

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L’AMBIENTE FISICO E SOCIALE DELL’AULA: A COSA PORRE ATTENZIONE

Il clima della classe cioè la percezione collettiva che gli alunnihanno del loro stare in classe con i vari insegnanti, influenza laloro motivazione e il loro impegno:Clima di minaccia (senso di insicurezza, ostilità, pregiudizi)Clima di risorsa (comportamenti di aiuto e di collaborazione,atteggiamento di fiducia nel docente e in se stessi, docentevissuto come mediatore, come supporto costante).

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«Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinserovicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanereassiderati.Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinsead allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro.

Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stareinsieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivanosballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovatouna moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro lamigliore posizione.»

A. Schopenhauer (Parerga e Paralipomena)

L’AMBIENTE FISICO E SOCIALE DELL’AULA: A COSA PORRE ATTENZIONE

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L’AMBIENTE FISICO E SOCIALE DELL’AULA: A COSA PORRE ATTENZIONE

Gli studenti hanno la necessità di vivere un clima di classe in cui le lorodiverse personalità possano mostrarsi in armonia con quelle degli altri, in cuitrovare le motivazioni e gli equilibri per un impegno individuale e collettivo.

Ogni membro di un gruppo ha bisogno di essere accettato e di sentirsi asuo agio, cercato e apprezzato dai suoi simili e l’aspetto ludico e la capacitàdi saper intrattenere può diventare perno per l’apprendimento.

La scuola come ambiente sociale deve essere promotrice di benessere.

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La gestione coerente da parte di tutti i docenti della classe comeambiente da rispettare è un valido strumento di comunicazioneagli studenti del coordinamento dei docenti del Consiglio diClasse.

Poche regole, ma che tutti le facciano rispettare.

L’AMBIENTE FISICO E SOCIALE DELL’AULA: A COSA PORRE ATTENZIONE

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LA COMUNICAZIONE E LA RELAZIONE

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LA COMUNICAZIONE E LA RELAZIONE

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LA COMUNICAZIONE E LA RELAZIONE

Lo scopo di una comunicazione costruttiva, arricchente efunzionale, è il benessere psicologico degli allievi. Secondol’antropologo Albert Mehhrabian il verbale rappresenta solo il 7%della comunicazione; il 38% di essa passa attraverso il canaleparaverbale: tono voce, timbro, ritmo, inflessione, volume, pause,velocità e il 55% attraverso il canale non verbale ovvero imovimenti del corpo, del volto, degli occhi, l’atteggiamento, laprossemica [zona intima (da 0 a 50 cm); zona personale (da50 cm ad 1 m); zona sociale (da 1-3/4 m); zona pubblica (oltre i 4m)] , l’aspetto, la postura.

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LA COMUNICAZIONE E LA RELAZIONE

Una comunicazione è efficace quando tutti e tre i livelli (verbale,paraverbale e non verbale) sono coinvolti e coerenti tra loro.Nella comunicazione efficace la gestualità ha un ruolo importante,può rappresentare: un rinforzo, un’involontaria smentita, una fonte difeedback.Per comunicare a 360°dobbiamo utilizzare tutti i sensi mediante i trecanali di accesso: uditivo, cinestesico (tattile, olfattivo e/o gustativo)e visivo.

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LA COMUNICAZIONE E LA RELAZIONE

Il silenzio è anch’esso un modo strategico di comunicare e si distingue in:Silenzio-risorsa con funzione riflessiva, si sta in silenzio perraccogliere idee, elaborare dati e riflettere, ma può avere anche unafunzione difensiva, si tace per non aggravare problemi di relazione eper poter riprendere la discussione in un momento più favorevole.Silenzio-arma non è funzionale alla relazione, ma ha per bersagliofigure percepite come avversarie e si utilizza il silenzio nei loroconfronti per indurre nell’altro sensi di colpa o per marcare l‘inferioritàdell’altro.

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LA COMUNICAZIONE E LA RELAZIONEUna comunicazione efficace, quindi, serve per entrare incontatto con l’altro, dare e ottenere fiducia, affermare,tranquillizzare, coinvolgere, affascinare, ottenere consenso,perciò serve un giusto atteggiamento fatto di:empatiaascoltoflessibilitàfeedbackspontaneità (la comunicazione efficace non è una strategiastudiata a tavolino, uguale per tutti, dipende dalla nostra storia edalle nostre esperienze in situazioni interattive, dipende dalsoggetto, dall’altro, dal contesto).

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LA COMUNICAZIONE E LA RELAZIONE

La letteratura ha individuato tre stili comunicativi: lo stileassertivo, lo stile aggressivo e lo stile passivo.La comunicazione assertiva è un modo di comunicare basato su uno stilechiaro ed efficace che permette di stabilire delle buone relazioni sociali. Sibasa sulla promozione delle proprie idee, senza prevaricare gli altri esenza perdere il proprio punto di vista. Le caratteristiche principali di unostile assertivo sono: l’uso dell’ascolto attivo, l’affermazione di sé, lamancanza di ansie e di sensi di colpa nel dire di no facendo accettareall’altro un’idea diversa senza creare barriere, l’attribuzione di fiducia aglialtri e a ciò che dicono sapendo ammettere anche i propri sbagli, lamancanza di pregiudizi e una comunicazione chiara dei propri sentimentiper giungere a una risoluzione congiunta del problema relazionale.

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LA COMUNICAZIONE E LA RELAZIONE

Lo stile comunicativo aggressivo è tipico di una persona concentrata sui propridesideri che vuole comunicare le proprie idee, ma lo fa senza rispettare gli altri.Le strategie per arrivare a questo scopo sono violente e dominanti, allo scopo diaumentare il potere sociale personale suscitando così sentimenti di offesa eumiliazione nell’altro.

Chi ha uno stile comunicativo passivo, invece, pensa che sia più importantesalvare la relazione con gli altri piuttosto che promuovere le proprie idee.Nell’immediato questo atteggiamento permette di ridurre l’ansia sociale, ma alungo aumenta la percezione di essere prevaricati.

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IL COMPORTAMENTO DEL «BUON» INSEGNANTE

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IL COMPORTAMENTO DEL «BUON» INSEGNANTE

STILE EDUCATIVO "TRADIZIONALE" AUTORITARIO è tipico dell’insegnante più attento alla trasmissione di conoscenze eall’informazione che non al riconoscimento allo studente del suo pieno statutodi persona. Le prestazioni scolastiche potranno con questi insegnanti essereanche di buon livello, ma non si aiuterà il ragazzo a usare un pensierocreativo e autonomo. Il clima della classe è di tensione e di grande agitazione.L’insegnante esige il rispetto di routine e regole secondo le sue direttive.Presenta nuovi contenuti alla classe, poi fa domande per capire se sono staticompresi e al termine i ragazzi svolgono dei compiti individuali di verificapoiché ritiene che l’istruzione abbia come obiettivo prioritario il voto di profitto(Docente istruttore).

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IL COMPORTAMENTO DEL «BUON» INSEGNANTE

STILE PERMISSIVOè tipico dell’insegnante tollerante, che non pone regole. È amatodagli studenti, che però non lo considerano effettiva figura adultadi riferimento. In classe spesso regna il caos e il livello diconfusione può essere tale da permettere ai ragazzi con uncarattere forte di giocare un ruolo importante e di stabilire leregole, danneggiando così gli elementi più tranquilli e incerti.

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IL COMPORTAMENTO DEL «BUON» INSEGNANTE

STILE ASSERTIVOè tipico dell’insegnante che non ha paura di esprimere se stesso (idee, sentimenti, desideri) e dicomportarsi in modo da ottenere ciò che desidera, ma sa ascoltare gli altri, tiene inconsiderazione le loro opinioni e si muove con fermezza, ma anche con rispetto. Generalmente,le persone assertive sono quelle che ottengono veramente la stima degli altri e sono viste comepersone decise, con le idee chiare e capaci di farsi rispettare ma anche gentili, comprensive eabili a gestire le relazioni interpersonali.Risulta quindi evidente che l’assertività non è una “via di mezzo” tra la passività e l’aggressivitàquanto piuttosto una “terza via”, che si rivela il modo più vantaggioso di relazionarsi con se stessie con gli altri. Comportandosi in modo assertivo ci si sente liberi, a proprio agio ed efficaci; non sirinuncia ai propri obiettivi e quindi si incrementano le possibilità di avere successo e di realizzarei propri desideri. Nello stesso tempo, non ci si sente in colpa verso gli altri, non ci si famanipolare, non si prevarica nessuno, e questo migliora la propria immagine sociale e lapossibilità di coltivare relazioni sincere e soddisfacenti in tutti i campi della propria vita. (Docenteeducatore).

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

Gli stili di apprendimento sono concordemente definiti come le tecniche preferite o prevalenti difunzionamento del cervello nel momento in cui ci si trova ad affrontare l’acquisizione di nuoveinformazioni. Più in generale, grazie agli esperimenti condotti da psicologi e studiosidell’apprendimento si è potuto notare come ciascun individuo tenda ad acquisire e a gestireinformazioni in modo diverso. Ciò ha una grande influenza sull’effettivo apprendimento degli studentidurante un corso, sull’efficacia delle lezioni e anche sul clima della classe.Dal punto di vista pratico, i diversi stili d’apprendimento si riflettono, infatti, nella concreta realtà diclasse, nell’adozione di diverse tecniche e comportamenti e nell’approccio allo studio di contenuti odiscipline. Questi comportamenti o tecniche di studio vengono comunemente definiti strategied’apprendimento.Ciò che è essenziale a proposito delle strategie d’apprendimento, infatti, è il fatto che possonoessere osservate, descritte e, soprattutto, insegnate. Mentre gli stili d’apprendimento sonodifficilmente modificabili in quanto si ricollegano a tratti fondamentali della personalità, sulle strategied’apprendimento sia l’insegnante che lo studente hanno capacità d’intervento diretto per correggereo migliorare atteggiamenti dimostratisi problematici o improduttivi.

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

Dal punto di vista dell’insegnante, la conoscenza degli stili d’apprendimento è uno strumento danon sottovalutare. Gli stili d’apprendimento, infatti, hanno il loro corrispettivo negli stilid’insegnamento, ovvero le preferenze del docente nella scelta e nella presentazione del materialee delle attività di classe. Lo stile d’insegnamento del docente, ad esempio, se basato sul suo stiled’apprendimento può generare una discrepanza tra lo stile d’insegnamento e lo stile diapprendimento di alcuni o molti studenti. Di conseguenza, l’insegnamento potrebbe perderenotevolmente di efficacia. Un caso lampante è quello di un insegnamento eccessivamenteoralizzato presentato a una classe con una maggioranza di apprendenti visivi con conseguentirisultati modesti, anche se tutte le attività didattiche sono state scelte con le migliori intenzioni.E’ quindi molto importante che l’insegnante conosca non solo l’esistenza di vari stilid’apprendimento, ma anche sia il più possibile a conoscenza delle caratteristiche individuali diciascuno studente. Conoscere i punti deboli e i punti di forza degli studenti, rivolgersi a ciascunosecondo le modalità che gli sono più congeniali e modulare lo stile d’insegnamento per centrarlo ilpiù possibile sul discente possono migliorare molto la didattica e il clima di classe.

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

Lo scopo, tuttavia, non è quello di utilizzare sempre e solamente le modalità che ogni singolostudente preferisce. Infatti, numerose ricerche hanno chiarito come l’apprendimento piùefficace e produttivo sia tipico di quegli studenti che mostrano un altro grado di equilibrio nellepreferenze tra i vari stili cognitivi e d’apprendimento, e flessibilità e versatilità nell’uso dellediverse strategie, dimostrandosi capaci di utilizzare anche strategie tipiche dello stiled’apprendimento contrario a quello che è loro più congeniale.La vera meta educativa è, perciò, quella di rendere gli studenti il più possibile in grado diutilizzare un ampio spettro di strategie, pur nei limiti imposti dal loro stile d’apprendimentopersonale. In questo senso diventa centrale il tema della didattica delle strategie: sotto laguida costante del docente, lo studente deve non solo scoprire quali strategie sono piùconsone al suo stile cognitivo, ma anche come allenarsi a utilizzare quelle che gli creano piùdifficoltà. Lo studio degli stili e delle strategie deve essere in sostanza uno dei tanti aspetti diuna didattica che metta l’apprendente al centro del processo educativo e che sia finalizzataallo sviluppo dell’autonomia del discente.

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

VISIVO VERBALE preferenza per la letto-scrittura: si impara leggendo.

Alcune strategie per valorizzare questo stile di apprendimento sono:

• prendere appunti e rileggerli• riassumere per iscritto• prendere nota per i compiti• accompagnare grafici e diagrammi con spiegazioni scritte• elencare per iscritto• avere istruzioni o spiegazioni scritte.

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

VISIVO NON VERBALEVisual learning: preferenza per immagini, disegni, fotografie,simboli, mappe concettuali, grafici e diagrammi.

• usare disegni, mappe in cui inserire parole chiave, immagini,• grafici• usare il colore nel testo e nelle mappe• fruttare gli indici testuali prima di leggere il capitolo di un libro• creare immagini mentali di ciò che viene ascoltato o letto

Alcune strategie per valorizzare questo stile di apprendimento sono:

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

CINESTESICOpredilige attività concreteAlcune strategie per valorizzare questo stile di apprendimento sono:

• fare prove pratiche nelle materie in cui è possibile suddividere in maniera chiara momenti di studio da quelli di pausa

• alternare momenti in cui si sta seduti a momenti in cui ci si può muovere

• creare mappe, grafici e diagrammi• fare esempi concreti

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

UDITIVO

Alcune strategie per valorizzare questo stile di apprendimento sono:

privilegia l'ascolto: è favorito dall'assistere a una lezione, dalpartecipare a discussioni e dal lavorare con un compagno o a gruppi

• prestare attenzione alle spiegazioni• sfruttare il recupero e la verbalizzazione delle conoscenze pregresse• richiedere spiegazioni orali• registrare le lezioni a scuola e la propria voce mentre si ripete• usare libri in formato audio• usare la sintesi vocale• lavorare in coppia

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

Naturalmente ciò che si tende a fare è “miscelare” questi canali perrealizzare così una ricetta ideale/personale che permetta direlazionarsi con il mondo circostante.Conoscere queste caratteristiche permette di scegliere gli strumentipiù adatti per aiutare la memoria.

Un altro aspetto che determina lo stile di apprendimento riguarda ilmodo di affrontare un problema.Schematizzando si possono raggruppare le personeprevalentemente intorno a due modelli: analitico o globale.

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

ANALITICOL’insegnante dovrebbe stimolare gli studenti a:scomporre un problema, mettendone a fuoco i passi logicievidenziare le differenze tra le coseprocedere nel lavoro passo a passosvolgere i compiti in modo sistematicoprogrammare in anticipo ciò che si deve fare.

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

GLOBALEL’insegnante dovrebbe stimolare gli studenti a:valutare un problema nel suo complessomettere a fuoco le somiglianze tra cosesintetizzare quello che si studiasvolgere più compiti nello stesso temponon pianificare il proprio lavoro.

Attenzione. E’ importante sottolineare che non esistono stili migliorio peggiori. Esistono percorsi che sono più semplici ed efficaci, ed èutile conoscerli.

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GLI STILI DI APPRENDIMENTO

Bisogna tener presente che gli esseri umani imparano:il 10% di quello che leggonoil 20% di quello che ascoltanoil 30% di quello che vedonoil 50% di quello che vedono e ascoltanoil 70% di quello discutono con altril’80% di quello che sperimentanoil 95% di quello che insegnano agli altri

(studio realizzato da William Glasser)

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GLI STILI DI APPRENDIMENTOQUALI SUGGERIMENTI PER GLI INSEGNANTI?

Costruire ambienti di apprendimento per:

favorire l'esperienza diretta attraverso il processo di costruzione dellaconoscenza (maggiore responsabilizzazione degli studenti, ruolo di facilitatoredell'insegnante)

promuovere esperienze diversificate di comprensione e verifica (risolvere lostesso problema in diversi modi)

inserire l'apprendimento in contesti realistici e rilevanti (osmosi tra teoria e vitareale)

incoraggiare l'uso di più media e linguaggi

promuovere l'autoconsapevolezza del processo di costruzione della conoscenza(metacognizione)

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GLI STILI DI APPRENDIMENTOQUALI SUGGERIMENTI PER GLI INSEGNANTI?

Costruire ambienti di apprendimento per:

favorire interpretazioni multiple per lo sviluppo della flessibilità cognitiva

promuovere l'autonomia personale e il controllo dell'apprendimento

inserire le ragioni dell'apprendimento internamente alle attività didattiche

attivare feedback per l'apprendimento

sostenere il coinvolgimento degli studenti in processi di apprendimento intenzionale,incoraggiando l’esplorazione dell'errore.

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GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATOREL'insegnamento è un lavoro, un mestiere, una professione, un'arte.Ciò comporta talento, competenza, inventiva, insieme a routine consolidate.Perciò l'insegnante deve essere un intellettuale e non un impiegato.Un essere impegnato nell'avventura intellettuale, nell'avventura delcomprendere e nell'educazione come viaggio interiore.

Per essere l’insegnante di tutti e insegnare ad amare lo studio bisogna essereCREDIBILI, AUTOREVOLI, PREPARATI, INTERESSANTI, ATTRAENTI.

L’insegnamento ha una valenza FORMATIVA, ETICA e ORIENTATIVA.

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L’insegnamento (da “in signare” che vuol dire lasciare un segno) nondeve più essere inteso solo come trasmissione di saperi, ma come lacapacità di fornire agli studenti gli strumenti idonei per diventare i vericostruttori del proprio sapere e giungere così in modo attivoall’acquisizione di competenze che gli permetteranno di esserecittadini consapevoli e che li condurranno alla creazione di unprogetto di vita vincente.

GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

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L’INSEGNANTE MOTIVATORE è colui che attraverso un’attività diriflessione e di condivisione delle competenze non solo riesce agestire e organizzare il gruppo classe, ma anche a promuovere lacomunicazione e la relazione positiva con e tra gli studenti pergiungere così a un apprendimento significativo. Atteggiamentoposturale, calma nell’esplicitare eventuali problemi, sicurezza di sé,attenzione e interesse verso gli studenti, vicinanza emotiva etrasmissione di energia positiva sono tutti fattori che contribuisconoa rendere efficiente ed efficace l’azione educativa.

GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

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L’INSEGNANTE MOTIVATORE è dotato delle capacità edell’autorevolezza necessarie per incoraggiare e stimolare gli studentia raggiungere gli obiettivi. Per far ciò egli utilizza un linguaggiosemplice e chiaro con frasi brevi e inserimento graduale di parolenuove modulando la voce con cambi di ritmo e di tono per dareespressività al contenuto che non deve mai essere improvvisato, masempre rispondente al percorso scelto.

GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

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GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATOREL’INSEGNANTE MOTIVATORE presta molta attenzione incuriosendo ecoinvolgendo gli studenti comunicando loro tutte le fasi dell’azioneeducativa/didattica: oggi faremo… attraverso queste tappe… con questistrumenti…La LEZIONE deve essere predisposta, programmata, pensata a tavolino perincuriosire e motivare partendo sempre dalle conoscenze che i ragazzi hannogià.Inoltre, deve essere graduale nella scelta degli esercizi che devono essere adifficoltà crescente e modulata in base alla classe (a volte anche in baseall’orario).

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GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORELa LEZIONE deve essere sempre PARTECIPATA, gli studenti non devono maiessere uditori passivi ma attivi, mai teoria e basta ma le parole devono essereaccompagnate da schemi, immagini, esempi tratti da situazioni reali prestandomolta attenzione alla fase attentiva degli stessi.Lavorare in piedi fra i banchi, serve ad accorgersi subito se un allievo hadifficoltà a svolgere un compito, se ha bisogno di ulteriori indicazioniLa velocità dell'intervento aiuta a creare un clima di classe positivoGuardarli negli occhi serve a scorgere interesse/noia, impegno/disimpegno,comprensione/non comprensioneStudiare le risposte agli stimoli serve come feedback per modificareeventualmente il percorsoAccertare il livello raggiunto dalla classe attraverso verifiche formative prima dipassare allo stadio successivo.

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Le VERIFICHE devono essere sempre aderenti a quanto sviluppato in classe(esplicitare il collegamento tra verifica e attività svolte)Il metro valutativo deve essere esplicito, chiaro, matematicamente oggettivo(esplicitare il collegamento tra procedure di verifica e valutazione)Chiarire che si valuta una prova e non la personaGli errori vanno corretti e chiariti perché sono alla base del recupero, che vaofferto sempre per premiare l’impegno e la volontà di migliorarsi (possiamofarcela!)Se gli errori sono diffusi bisogna mettersi in discussione (ho sbagliato nellaspiegazione, ho fatto fare pochi esercizi…) e modificare il proprio progettoFavorire l’autovalutazione da parte degli studentiMai verifiche punitive.

GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

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REGOLEIl comportamento corretto deve essere preteso perché senon c’è silenzio non c’è ascolto.Le regole devono essere ragionevoli, necessarie, funzionali,chiarite, esplicite, condivise, mai in numero eccessivo.

GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

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CONTENUTIStudiare sempreMai contenuti inattuali o inutili, aggiornarsi, altrimenti diventiamoFUORI MODAMai avere fretta nel porgerli (devo svolgere il programma…)

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Nella definizione degli obiettivi curricolari della scuola secondaria di II grado, leIndicazioni nazionali per i Licei, per gli Istituti Tecnici e per gli IstitutiProfessionali (D.M. ottobre 2010, D.P.R. marzo 2010) sottolineano la necessitàdi curare gli assi culturali fondamentali (asse del linguaggio, asse matematico,asse logico-scientifico, asse storico-sociale) [certificazione delle competenze].

Il D.M. 31 luglio 2007 prima e le nuove Raccomandazioni sulle competenzechiave per l’apprendimento permanente del 22 maggio 2018 hanno fissato lecompetenze chiave di cittadinanza che si acquisiscono integrando saperi ecompetenze (= competenza alfabetica funzionale; competenza multilinguistica;competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria;competenza digitale; competenza personale, sociale e capacità di imparare adimparare; competenza in materia di cittadinanza; competenza imprenditoriale;competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.).

GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

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Nella scuola secondaria di I e II grado si privilegia una finalità conoscitivadisciplinare e interdisciplinare insieme a un ruolo educativo che accompagna losviluppo dell’adolescente e dell’adulto. Non manca l’acquisizione di conoscenzespecifiche e abilità relative al mondo del lavoro. In tal senso operano:1. la didattica multimediale, che utilizza la LIM e le TIC (software didattici; risorseelettroniche quali archivi di documenti e immagini; ambienti tecnologici perl’apprendimento quali sistemi di rete e piattaforme e-learning);2. la didattica laboratoriale, incentrata su laboratori linguistici, informatici e disettore (di chimica, di moda e costume, musicale, enogastronomico…).

GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

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QUALITÀGLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

1.Saper spiegare bene e con autorevolezza2.Motivare all’ascolto e allo studio3.Convincere anche i più distratti a seguire le lezioni e impegnarsi4.Coinvolgere e gratificare5.Saper gestire la classe6.Far rispettare le regole evitando il caos e la confusione7.Creare un clima sereno e saper ascoltare i propri studenti8.Aiutarli a crescere9.Sviluppare le loro qualità e i loro talenti10.Deve saperli consigliare e capire quando hanno un problema diventando punto di riferimento anche per la famiglia.

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RAPPORTOBasato sul rispetto reciproco, ma chiarendo che non si tratta di unrapporto alla pari (questione di ruoli non di importanza)Non perdere mai le staffe né alzare la voce poiché equivale a direpersona impaziente e poco organizzataGratificare i comportamenti positiviGuidare all’autonomia e alla formazione di uno spirito critico.

GLI STILI DI INSEGNAMENTO: L’INSEGNANTE MOTIVATORE

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LA CLASSE DIFFICILE

Sempre più spesso i docenti si trovano a dover svolgere il proprioruolo in classi molto numerose, multietniche e multiproblematiche che,spesso, rendono difficile la gestione degli apprendimenti, delle regolee delle relazioni.Tutto ciò comporta necessariamente delle ricadute sul clima dellaclasse e perciò è indispensabile padroneggiare specifiche strategie di"sopravvivenza" e di gestione.In una classe difficile niente può essere dato per scontato, anche sel'insegnante ha maturato una grande esperienza.

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LA CLASSE DIFFICILE

Per vivere un'esperienza di lavoro gratificante in qualunque classe e scuola, l'insegnante devepoter disporre di un'atmosfera calma e di un ambiente cognitivo e relazionale adatto perapprendere.

Spesso le classi sono l'esatto contrario, e tuttavia in esse si deve pur sempre lavorare con unminimo di efficacia costruendo un senso di comunità e di sicurezza attraverso l’uso di unacomunicazione aperta e schietta che consenta l’esercizio della fiducia reciproca nel rispetto deiruoli.

Un buon approccio consiste nel tener conto delle cinque C della classe: cultura (identificazionedel gruppo, visione, valori…), condivisione (di informazioni, comprensioni, esperienze, areecomuni di interessi, del successo e del fallimento) consapevolezza (nelle attività formative: chi,come, dove, quando e perché), collaborazione/cooperazione (con compagni e docenti) ecoerenza (continua riflessione e analisi relative al percorso che si intraprende: progressi,criticità…).

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LA CLASSE DIFFICILE

Non esiste classe/lezione perfetta

In ogni classe esistono situazioni e momenti belli e difficili

Il docente deve imparare a «cavalcare l’onda» in uno sforzo continuo.

L’insegnante che ha instaurato una buona relazione con laclasse ha il 31% in meno di problemi disciplinari (regole violate,atteggiamenti di sfida, ecc.)

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LA CLASSE DIFFICILE

Per gestire i ragazzi difficili bisogna comprendere che alla basedei loro comportamenti di sfida si nasconde un "enorme disagio"causato quasi sempre da situazioni di degrado e di violenza.

Bisogna far capire loro che esiste un’altra realtà!!!

Per aprire un varco nella cortina di negatività che li circondabisogna tendere loro una mano senza mai perdere la pazienza,trasmettere fiducia mettendo in risalto i loro pregi e dare rispettoper poterlo poi ricevere.

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LA CLASSE DIFFICILE

Non si deve con ciò tollerare comportamenti irrispettosi, ma bisognaevitare lo scontro e i mezzi repressivi che emarginano e incattivisconosenza recuperare né rieducare.

Bisogna tenere presente che esisteranno sempre casi in cui non siriuscirà a ottenere i risultati sperati anche usando tutte le strategiepossibili, ci saranno volte in cui si uscirà sconfitti nonostante la buonavolontà, ma questo non significa che non si è bravi insegnanti, cioènon si deve mai perdere la considerazione che si ha di se stessi.

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LA CLASSE DIFFICILE

INTERVENIRE PER RISOLVERE IL CONFLITTO

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LA CLASSE DIFFICILE

IN POCHE PAROLE…

insegnare non vuol dire solo curriculum e istruzione, ma ancheattenzione ai bisogni individuali di tutti gli alunni:di diversa nazionalitàche manifestano difficoltà di apprendimentoche vivono un disagio sociale e/o familiareche sono diversamente abiliche non adempiono all’obbligo scolastico.

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LA DIDATTICA INCLUSIVA

ECCO PERCHE’ E’ FONDAMENTALE ADOTTARE UNADIDATTICA INCLUSIVA

CHE E’ CENTRATA SUI BISOGNI E SULLE RISORSE PERSONALI,COSI’ DA RENDERE L’ALUNNO PROTAGONISTA E COSTRUTTOREDEL SAPERE E DEL PROPRIO PERCORSO DI APPRENDIMENTO.

CHE TIENE CONTO DELLE CAPACITA’, DELLE ATTITUDINI E DELLEPOTENZIALITA’ DI CIASCUNO.

CHE RISPETTA I DIVERSI STILI, I TEMPI E I RITMI DIAPPRENDIMENTO

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CREARE LE CONDIZIONI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVATratto da Diario di scuola di Daniel Pennac…..vi fosse una correlazione tra una classe e un'orchestra.

Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile èconoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è unreggimento che marcia al passo, è un’orchestra che suona la stessa sinfonia. E sehai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fasoltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, ilmeglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, eche siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all'insieme. Siccome ilpiacere dell’armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conosceràla musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà lastessa musica.

LA DIDATTICA INCLUSIVA

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CREARE LE CONDIZIONI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVALa tecnica dei “sei cappelli per pensare”Questa tecnica è stata ideata da Edward De Bono, studioso molto noto in particolare per la sua teoriadel pensiero laterale.

Il presupposto della tecnica è che quando ci si trova davanti a un problema o una decisione, si è portatia usare contemporaneamente vari atteggiamenti di pensiero: quello logico, quello emotivo, quellocreativo, ecc. Il risultato è spesso una grande confusione, perché ognuno di questi approcci tende aprevalere sugli altri.Qui s’innesta l’originalità del contributo di De Bono.

Egli propone una distinzione in sei diversi modi di pensare, visualizzandoli in sei cappelli di coloridiversi. I sei modi di pensiero non vogliono esaurire completamente tutti i possibili approcci, tuttavia,riassumono gli stili principali. La scelta dei cappelli è dovuta alla loro facile riconoscibilità.

Ci sono cappelli che vengono impiegati per situazioni diverse: esistono cappelli che riparano dai raggi del sole, dal freddo, cappelli per lavorare, per il tempo libero, ecc.

Il cappello richiama inoltre un’altra immagine, la semplice mobilità: il cappello si può togliere edindossare con estrema semplicità.

LA DIDATTICA INCLUSIVA

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CREARE LE CONDIZIONI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVAOgni cappello individuato da De Bono ha un colore diverso dall’altro.

cappello bianco (Neutrale): analisi dei dati, di informazioni, di eventi precedenti, analogie ed elementi che sono raccolti senza esprimere giudizi

Di seguito i ruoli che ciascun cappello implica:

cappello blu (Razionale): stabilisce priorità, metodi, sequenze funzionali, pianifica, organizza, stabilisce le regole del gioco. Conduce il gioco

cappello nero (Negativo): l’avvocato del diavolo che rileva gli aspetti negativi, le ragioni per cui la cosa non può andarecappello giallo (Positivo): l’avvocato dell’angelo, rileva gli aspetti positivi, i vantaggi, le opportunità che si apronocappello rosso (Emotivo): emotività, esprime di getto le proprie intuizioni, come suggerimenti o sfoghi liberatori, come se si ridiventasse bambini, emozioni, sentimenti

cappello verde (Creativo): indica sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative, visioni insolite

LA DIDATTICA INCLUSIVA

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Corso neoassunti 2018/2019 ITT "G. Fauser" Novara Prof.ssa Grazia Cosentino

CREARE LE CONDIZIONI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVALa tecnica dei “sei cappelli per pensare” propone un buonesercizio per affrontare i problemi da ottiche differenti.

In pratica in una riunione, in un corso, in un dibattito ciascun interlocutoredovrebbe assumere ruoli (cappelli) definiti allo scopo di: dichiarare le sueposizioni, uscire dai suoi pregiudizi, considerare punti di vista alternativi;naturalmente per stimolare l’ampiezza delle soluzioni e delle critiche èauspicabile che in una discussione ciascuna persona accetti di indossarecappelli (ruoli) diversi.

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CREARE LE CONDIZIONI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA

Il pensiero verticale è selettivo, il pensiero laterale è produttivo. Il pensiero verticale si mette inmoto solamente se esiste una direzione in cui muoversi, il pensiero laterale si mette in moto alloscopo di generare una direzione. Il pensiero verticale è analitico, il pensiero laterale è stimolante. Ilpensiero verticale è consequenziale, il pensiero laterale può procedere a salti. Con il pensieroverticale si deve essere corretti a ogni passo, con il pensiero laterale si può non esserlo. Con ilpensiero verticale si usa la negazione allo scopo di bloccare alcuni percorsi; con il pensiero lateralenon esiste alcuna negazione. Con il pensiero verticale ci si concentra e si esclude ciò che èirrilevante, con il pensiero laterale si accolgono favorevolmente le intrusioni del caso. Con lecategorie del pensiero verticale classificazioni e definizioni sono fissate, con il pensiero laterale nonlo sono. Edward De Bono (Malta, 1933), Creatività e pensiero laterale: manuale di pratica della fantasia.

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CREARE LE CONDIZIONI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVAProblema

Famoso è il rompicapo dell'elettricista pigro e dei tre interruttori. In una primastanza chiusa, è contenuta una lampadina a incandescenza; nella secondastanza, da cui la prima non è direttamente visibile, ci sono tre interruttori. Solouno di questi interruttori accende la lampadina.

Potendo azionare i tre interruttori a proprio piacimento, e potendo andare nellastanza chiusa solo una volta per verificare lo stato della lampadina, come sipuò determinare l'interruttore in grado di accenderla?

Le condizioni iniziali sono: Lampadina spenta. Tutti gli interruttori in posizione off

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CREARE LE CONDIZIONI PER UNA CLASSE INCLUSIVASoluzioneSi mettono due interruttori (che chiameremo 1 e 2 su ON, si attende qualche minuto e se ne spegne uno (noi diremo il numero 1). Si va quindi a controllare la lampadina.

Se la lampadina è accesa l'interruttore giusto è il numero 2.

Se la lampadina è spenta ma calda l'interruttore giusto è l'1.

Se la lampadina è spenta e fredda l'interruttore giusto è il numero 3

ConsiderazioniL'approccio diretto al problema si rivela impossibile: da un punto di vista puramentelogico, una lampadina può essere solamente accesa o spenta, quindi essere in uno didue stati possibili. In questo esempio il pensiero laterale ha consentito l’uscita dalloschema "acceso e spento" utilizzando una ulteriore variabile risolutiva per il problema: latemperatura della lampadina.

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"Non è perché le cose sono difficili che non

osiamo farle, è perché non osiamo farle che

diventano difficili" Lucio Anneo Seneca

(4 a.C.- 65 d.C.)