Arturo Mezzedimi. Architetto della superproduzione · Architetto e professore di ... siciliano del...

Benno Albrecht | Filippo De Dominicis | Jacopo Galli

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ARTURO MEZZEDIMI ARCHITETTO DELLA SUPERPRODUZIONE—«Forse l'italiano più rappresentativo in Etiopia, da un punto di vista non affaristico ma intellet-tuale, è l'architetto Arturo Mezzedimi. Alto (1,85), erculeo, bruno, sorridente, lento e sobrio nel parlare, di chi sa quel che dice e ha poco tempo, è un lavoratore infaticabile. Dall'Italia andò nella primavera del '40, diciottenne, ad Asmara a passare qualche settimana presso il padre titolare di una azienda di trasporti. Due mesi dopo cominciò la guerra, e Arturo Mezzedi-mi vi rimase bloccato».

Giuseppe Faraci, 1965

«I ripensamenti, le autocritiche, la quasi sempre presente insoddisfazione alla verifica delle proprie opere, una volta edificate, sono la riprova della forza frenante e deviatoria di certe componenti connesse con la realizzazione pratica. Riprova che, via via, mi ha sempre più convinto di tale assunto, sino a farmi credere che la validità di un operatore architettonico sia da misurare con due parametri: quello della qualità delle singole opere e quello del numero delle realizzazioni. Particolari circostanze fortuite possono essere complici, in certi casi, di superproduzione, come capitato a chi scrive, che si è trovato inserito in un paese agli inizi di una nuova fase di sviluppo quando il susseguirsi di incarichi, e quindi di impegni e poi di risultati, provocarono la sensazione di contribuire concreta-mente alla costruzione di tale paese».

Arturo Mezzedimi, 1970

Benno Albrecht—Architetto e professore di Composizione architettonica e urbana all’Università Iuav di Venezia. Si occupa di progetti e ricerche sul disegno urbano sostenibile. I suoi progetti sono pubblicati in riviste italiane e internazionali.

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Filippo De Dominicis—Dottore di ricerca presso l’università di Roma La Sapienza, assegnista di ricerca all’Università Iuav di Venezia e Aga Khan Fellow MIT. Si occupa di ricerche sullo sviluppo urbano in Africa.

ISBN 978-88-6927-158-8

euro 30,00

Jacopo Galli—Dottore di ricerca in composizione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia. Si occupa di ricerche sull’architettura moderna in Africa.

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Comitato scientifico:

Benno Albrecht, Aldo Aymonino, Marco Biraghi, Francesco M. Cataluccio,

Monica Centanni, Maria Grazia Ciani, Alberto Ferlenga

Progetto grafico: Stefano Mandato

Impaginazione: Jacopo Galli

Editing: Giulia Bordignon

Copertina: Stefano Mandato

Con il contributo di MEZZ s.a.p.a.

© 2015 by Guaraldi s.r.l.

Sede legale e redazione: via Novella 15, 47922 Rimini

Tel. 0541 742974/742305 - Fax o541 742305

www.guaraldi.it - www.guaraldilab.com

[email protected] - [email protected]

ISBN carta - 978-88-6927-158-8

ISBN pdf - 978-88-6927-159-5

L'Editore dichiara di aver posto in essere le dovute attività di ricerca delle titolarità dei diritti sui contenuti qui pubblicati e di aver impiegato ogni ragionevole sforzo per tale finalità, come richiesto dalla prassi editoriale e dalla normativa di settore.

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Benno AlbrechtFilippo De Dominicis

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La redazione di questo libro è frutto di un lavoro e ricerche comuni iniziati nel marzo 2013. Tutti i capitoli sono stati progettati e stesi dopo ampie discussioni e di comune accordo tra gli autori.

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arturo mezzedimiarchitetto della superproduzione

— Benno Albrecht— Filippo De Dominicis

— Jacopo Galli

1. introduzione

l'architetto del black messiah 8

— Benno Albrecht

arturo mezzedimi: un'avventura 20umana e professionale

— Martha e Marcello Mezzedimi

2. saggi

il razionalismo efficace di arturo mezzedimi 28

— Filippo De Dominicis

costruire un continente: 62arturo mezzedimi architetto panafricano

— Jacopo Galli

arturo mezzedimi tra superproduzione e tradizione 92

— Daniela Ruggeri

3. opere

piscina mingardi - asmara - 1944-1945 116 — Filippo De Dominicis

moschea - massaua - 1952-1953 126 — Daniela Ruggeri

chiesa copta - debra sina - 1954-1955 132 — Daniela Ruggeri

africa hall - addis abeba - 1959-1961 138 — Jacopo Galli

city hall - addis abeba - 1961-1964 150 — Jacopo Galli

finfinne building - addis abeba - 1965-1968 162

— Filippo De Dominicis

4. apparati

regesto delle opere 178

nota biografica 184

bibliografia 186

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1.introduzione

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nell'opera di arturo mezzedimi dato bio-grafico ed esperienza professionale si intreccia-no senza soluzione di continuità.

Riscoprirne l'opera architettonica significa in-nanzitutto tracciare il percorso singolare di un'avventura umana lunga più di trent'anni. Dall'imbarco al porto di Napoli all'esilio forza-to del 1975, la vita e l'opera di Arturo Mezzedi-mi hanno contribuito a definire il nuovo volto dell'Etiopia e di un intero continente.

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Guardando alla figura di Arturo Mezzedimi può tornare in mente la prefa-zione scritta da Giorgio Bassani per il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, pub-blicato da Feltrinelli nel 1958, uno dei due 'colpi maestri' di quella casa editrice, insieme al Dottor Živago. Bassani racconta che aveva conosciuto per caso, nel 1954, l’autore del romanzo a un congresso letterario; poi era venuto in possesso del manoscritto, rifiutato, come si sa, da altri editori, e si era reso conto del suo eccezionale pregio quando l’autore era già morto.Arturo Mezzedimi forse non ha scritto o progettato l’equivalente del Gattopardo ma ha dato un contributo significativo all’architettura del Corno d’Africa e, come per Tomasi di Lampedusa, oggi il suo lavoro non è conosciuto in Italia. Questo libro rende pubblico l’operato di Mezzedimi e colma una lacuna culturale che forse non deve troppo stupire.

L’anonimato di Mezzedimi, anche tra gli addetti ai lavori, mostra che l’Italia è ingrata e sempre poco attenta al contributo dato dai migranti italiani, in tutti i suoi aspetti e in tutto il mondo. La disattenzione è, a maggior ragione, per l’architettura e l’edilizia realizzate dagli italiani all’estero, nonostante sia risapu-to che le costruzioni sono in genere il campo d’agire previlegiato per gli italiani quando vanno fuori da casa.L’esempio di Bartolomeo Rastrelli (Firenze 1700-San Pietroburgo 1771), l’architet-to di San Pietroburgo, si è riproposto nel corso del tempo, fino ai nostri giorni. Il contributo italiano, anche nella progettazione di alto lignaggio, è stato deter-minante negli Stati Uniti, con Pietro Belluschi (Ancona 1899-Portland 1994), che diventerà nel 1951 Dean of the Architecture and Planning School dell'MIT. 1. Belluschi

si sposta negli USA nel 1923; Gubitosi, Izzo 1974 e Clausen 1999. È un apporto fondamentale in Australia, dove Romaldo Giurguola (Roma 1920), progetta il parlamento ipogeo di Canberra. In America Latina abbondano gli esempi: tra i molti, in Brasile Lina Bo Bardi (Roma

l'architetto del black messiah — Benno Albrecht

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i, Hailé Selassié e suo figlio A

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ossen visitano il cantiere dell'Expo 69 ad Asm

ara, 1968.

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1914-San Paolo 1992) o in Argentina Clorindo Testa (Napoli 1923-Buenos Aires 2013), progettista del Banco de Londres y América del Sur e della Biblioteca Nacional di Buenos Aires.L’apporto italiano in Africa nel dopoguerra è ancora tutto da rendere evidente e da scoprire. 2. Albrecht 2014. In Africa l’esportazione della progettazione italiana ha visto ope-rare personaggi noti come Cesare Valle, Luigi Moretti, Marcello D’Olivo, Pier Luigi Nervi e Renato Severino, oltre a emigranti veri e propri come Eugenio Palumbo in Congo, praticamente sconosciuto in Italia ma riscoperto da studiosi belgi, 3. De Raedt

2014a. e il nostro Arturo Mezzedimi (Poggibonsi 1922-Terni 2010).

Mezzedimi nasce a Poggibonsi, provincia di Siena, il 19 giugno del 1922. Poco prima dell’ingresso italiano in guerra, nel marzo del 1940, Mezzedimi si reca in vi-sita al padre trasferitosi ad Asmara, in Eritrea. Costretto dallo scoppio della guerra a rimanere in Africa, riuscirà a completare gli studi e a diplomarsi geometra presso l’Istituto Tecnico Vittorio Bottego.Il duca d’Aosta si arrende all’Amba Alagi l'8 maggio 1941, e il 27 novembre, con la ca-duta di Gondar, ha termine l’occupazione italiana in Etiopia e nel Corno d’Africa. La piscina coperta Mingardi di Asmara, la sua prima opera di rilievo, è realizzata dopo la resa ed è inaugurata nel 1945. I timori di vendette e ritorsioni sugli italiani non si concretizzano e Mezzedimi durante gli anni dell’occupazione britannica riceve e realizza incarichi professionali sempre più numerosi. Mezzedimi perfeziona la tradizione dei costruttori italiani nel Corno d’A-frica. Sono personaggi come Giacomo Naretti (Parella 1831-Asmara 1899), un capo-mastro (bajerod per gli etiopici) del canavese, che costruì la chiesa di Heruy Giorgis a Debre Tabor, quella di Dabre Berhan Selassié a Gondar, il palazzo imperiale di Adua, il palazzo reale, residenza di Ras Mangascià, e il celebre trono di Macallé, concepito a imitazione di quello di Salomone, anni prima della battaglia di Adua. 4. Sbacchi, Vernetto

2004. Oppure come Sebastiano Castagna (Aidone 1868-Goggiam 1938), un sergente siciliano del Genio, fatto prigioniero ad Adua e condotto ad Addis Abeba, dove restò al servizio di Menelik prima e di Hailé Selassié poi, sposò una nobile abissina e, oltre a costruire la famosa cattedrale di San Giorgio, progettò molti edifici importanti, tra cui la Bank of Abyssinia. Era considerato una specie di ministro dei lavori pubblici. 5.

Pegolotti 1970.

Nel 1952 inizia il sodalizio professionale di Mezzedimi con Mario Fanano, ingegnere e giornalista dilettante, con cui collaborerà fino all’inizio degli anni '60. Nella seconda metà degli anni '50 consegue la laurea in Architettura presso l’Athe-naeum di Losanna con Alberto Sartoris. I primi contatti documentati con Hailé Se-lassié risalgono alle visite annuali del Negus in Eritrea. In tali occasioni l'Imperatore inaugurava almeno un'opera pubblica: la Scuola Ufficiali della Marina e la Moschea di Massaua, che Mezzedimi inizia nel 1953, rientrano in queste occasioni. L’opera di Mezzedimi è interessante proprio perché rappresenta l’incarnazione di un sogno comune a molti architetti, quello di diventare l’architetto privilegiato del Principe.

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ailé Selassié sulla copertina dell'"Ethiopian Magazine", luglio 1960.

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Egli sarà l’architetto non solo di un Imperatore ma, cosa davvero unica, dello stesso Black Messiah, il Messia Nero: Hailé Selassié I (Egersa Goro 1882-Ad-dis Abeba 1975). Hailé Selassié, letteralmente “Potere della Santa Trinità”, è l’Im-peratore di Etiopia, il Leone Conquistatore della tribù di Giuda, eletto da Dio, Difensore della Fede e Negus Neghesti, 225° discendente di Re Salomone e della Regina di Saba, al secolo Ras Tafari Makonnen. È considerato la seconda venuta in maestà, gloria e potenza di Cristo, il Black Messiah, il nuovo messia per Bob Marley e il rastafarianesimo, come descritto nella narrazione del libro sacro del Kebra Nagast. 6. Mazzoni 2007. Questa posizione particolare – braccio destro operativo dell’Imperatore e nuovo Messia – oltre a una peculiare attitudine alla progetta-zione, lo porterà ad avere l’occasione, unica, di progettare e costruire un numero sconvolgente di edifici e piani in un tempo molto breve.Gli edifici costruiti e mappati sono 281, mentre i numeri di catalogazione dei pro-getti e delle realizzazioni dello studio arrivano a 1624. Se consideriamo tutta la sua carriera, in circa trenta anni di attività professionale, vuole dire una media di 55 tra progetti e realizzazioni all’anno. Una cifra iperbolica che corrisponde a circa un progetto alla settimana.

In quest’abbondanza di occasioni e in questa inusuale 'cuccagna' proget-tuale e professionale, si corre certamente il rischio concreto di cedere alla bulimia architettonica, alla ricerca della distinzione, all’uniformità dell’arroganza che por-ta all’invenzione pretenziosa. Mezzedimi sfugge a questo rischio. Alla cornucopia sfacciata degli innumerevoli incarichi si confronta con decoro. È una sobrietà misurata, una moderazione controllata dall’educazione, che caratterizza tutte le sue architetture, anche nelle occasioni professionali più impegnative ed esposte alla critica.L’investigazione di una via di mezzo giusta è la componente essenziale per la ri-cerca del decorum, che è un ideale etico ed estetico allo stesso tempo, un equili-brio e rispetto delle cose, della volontà di essere giusti e conformi alla leggi del comportamento, per raggiungere una ottimale moderazione. Del 1959 è l’incarico più prestigioso per la redazione di una proposta per l’Africa Hall, il nascente Palazzo delle Nazioni Unite Africane, interamente finanziato dal governo etiope e fortemente voluto dall’Imperatore, come simbolo tangibile della sua politica panafricana.

All’inaugurazione dell’Africa Hall, nel 1961, seguiranno le numerose altre realizzazioni di prestigio, molte ad Addis Abeba, molte altre nel resto della nazio-ne. Nelle intenzioni di Hailé Selassié Addis Abeba è la nuova capitale dell’Africa unita: a Mezzedimi spetterà il compito di ridisegnarne la struttura attraverso lo studio e la realizzazione di edifici pubblici, complessi privati e piani urbani. Tra il 1961 e il 1964 sarà impegnato nella progettazione della nuova City Hall, adiacente alla Cattedrale di San Giorgio disegnata da Sebastiano Castagna, e inaugurato in presenza della Regina Elisabetta II d’Inghilterra. Al municipio seguiranno altre opere importanti, sempre ad Addis Abeba: il Finfinné Building, costruito con fi-nanziamenti italo-svizzeri, e l’ERESCO Building, oltre al piano per la Churchill

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