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I colori della libertà

In bianco e nero: Corrado Giuliani con la moglie Luisa Rossi, sarta tra le più note di Pesaro, in un’immagine degli anni Sessanta-Settanta del ‘900 (raccol-ta Fiora Giuliani Moretti, Pesaro); a colori: le piastre in ceramica realizzate nel 1967 da Corrado Giuliani per la Prigione-Scuola (fotografie Servizio 3.3. Edilizia - Provincia di Pesaro e Urbino).Fonti: Leon Lorenzo Loreti - Jgor Loreti, Ceramiche artistiche Molaroni, Milano 1998; A. Bianchini, Cronologia della Provincia di Pesaro e Urbino, versione online a cura di C. Boiani, da http://www.bobbato.it; 14 aprile 2012, ore 15); conversazio-ne con Elio Giuliani, 17 aprile 2012

Le piastre in ceramica che colorano l’atrio del Centro per l’Impiego, datate 1967, sono ope-ra di Corrado Giuliani (1896-1984), artista fane-se di nascita, vissuto a Pesaro sin da giovanissi-mo. Dopo il diploma in discipline d’intaglio e ceramica conseguito all’Istituto d’arte “A. Apol-loni” di Fano, e un breve soggiorno romano, nel 1915 Giuliani torna a Pesaro, dove comincia a collaborare con la manifattura Molaroni, la cui sede si trova tuttora di fronte al complesso dell’ex monastero di Santa Maria degli Angeli. Nel 1920, in società con il fratello Amanzio, fa-legname, fonda la “Mobili e Ceramiche d’Arte Fratelli Giuliani”, un laboratorio di ebanisteria la cui produzione si caratterizza per l’ispirazio-ne rinascimentale, sottolineata dalle decorazio-ni in ceramica realizzate da Corrado. Vincitri-ce di numerosi premi in esposizioni italiane ed estere, la ditta dei fratel-li Giuliani cessa l’attività nel 1929, in seguito alla grande crisi economica.

Anche Violetta, sorella di Amanzio e Corrado, fu ceramista di valore, attiva dapprima presso la fabbrica Mengaroni e, dalla metà degli anni Trenta, presso Molaroni. Noto per il suo impe-gno politico, infine, uno degli altri due fratelli Giuliani, Lottaldo, presidente della nostra Pro-vincia tra il 1959 e il 1968. Come ricorda il nipote di Corrado, Elio Giulia-ni, queste ceramiche testimoniano l’impegno di suo nonno quale insegnante nei laborato-ri professionali attivi all’interno della Prigione-Scuola negli anni Cinquanta-Sessanta del ‘900, quando, raccontano le storie di famiglia, tra i suoi allievi vi fu per un breve periodo anche un imberbe ma già temibile Renato Vallanzasca.