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    UNA NOTA SULLA SCULTURA AD INCROSTAZIONEE IL TEMPLON DELLA PANAGHIA EPISCOPI

    DI SANTORINI

    Claudia BARSANTI, Silvia PEDONE

    Resume : La variete sophistiquee des themes decoratifs et des omements qui fait du templon dela Panaghia de Santorin un unicum revele une cornbinaison singuliere de motifs mediobyzantinset protobyzantins, amalgames et reelabores dans un langage formel d'un ton tres mediobyzantin ,souligne par la technique du champleve dont Ie succes dans les zones helladiques est manifestedes Ie X' siecle. Ce gout semble faire echo au climat de renaissance latent dans l'art constantino-politain de l'epoque comnene, tourne vers la reutilisation intentionnelle et nostagique de formesde cet age d'or. Ce programme qui inspire Ie projet architectural et decoratif ambitieux du chan tiercontarinien de San Marco a Venisese retrouve aussi dans la petite eglise de Santorin.

    Queste brevi riflessioni traggono spunto da una pili ampia ricerca sulla sculturaa incrostazione - 0 a champleve - il cui progetto nacque, nell' ormai lontano 1977, daun incontro con gli straordinari materiali emersi dagli scavi di Selcikler, l'anticaSebaste di Frigia'. Dall' Asia Minore', 1'indagine si e allargata coinvolgendo gran

    1. Nell 'agosto del 1977, nel corso di una missione di studio finanziata dal CN .R. e diretta da Fernandade' Maffei, ebbi l'opportunita di visitare gli scavi di Selcikler, dove Nezih Firath ci illustro i lavori in corsopermettendoci tra l'altro si fotografare gran parte del cospicuo materiale scultoreo recuperato: N. FIRATLI,Decouverte d'une eglise byzantine a Sebaste, CArch 19, 1969, p. 151-166; IDEM, Usak-Selcikler kazisi vecevre arahtirmalan 1966-1970, TAD XIX, 2, 1970, p. 109-160. Sarebbe stata purtroppo, quella, I'ultimastagione di scavi: Firath mort infatti improvvisamente e d'allora Ie indagini s'interruppero e Selcikler fuper COSl dire dimenticata. Decisi dunque, alcuni anni dopo, di proporre come argomento della mia tesi didottorato 10studio dei materiali scultoreidi Sebaste nel pili ampio e problematico quadro della produzionescultorea mediobizantina dell' Asia Minore: Testimonianre di eta macedone in Asia Minore: le sculturedella chiesa nord di Sebaste di Frigia. Con un'ampia appendice dedicata alia storia e alla diffusione dellascultura ad incrostazione (Universita di Roma - La Sapienza ,1987). Si veda al riguardo C. BARSANTI,Una proposta d'identificazione per il committente dell'iconostasi della chiesa nord di Sebaste di Frigia, inThe 17th International Byzantine Congress, Abstracts oj Short Papers, Washington D.C. 1986, p. 28-29.Manca a tutt'oggi un catalogo dei materiali recuperati negIi scavi di Sebaste (conservati nel Museo diUhak), i quali continuano ad essere pubblicati solo con brevi e generiche notazioni critiche: cf. da ultimaE . P ARM AN , Ortacagda Bizans Diineminde Frigya (Phrygia) ve Bolge Miaelerindeki Bizans Tas Eserleri,Eskisehir 2002, p. 113-115, 129-130, 150-151, tav. 30-33, 53-56, 75-76.2. Per una densa sintesi degli obiettivi e dei preliminari risultati per questa fase della ricerca, cf.C. BARSANTI,Scultura anatolica di epoca mediobizantina, in Atti della giornata di studio organizzata dalGruppo di Coordinamento C.N.R., Storia dell'Arte e della Cultura Bizantina , Roma 4 dicembreMelanges Jean-Pierre Sodini, Travaux et Mernoires 15, Paris 2005, p. 407-425.

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    parte deIl'Oriente Mediterraneo, la capitale bizantina e l'area greco-balcanica, perapprodare infine sulle coste italiane, ultima tappa di questa lungo e affascinanteviaggio nel quale recentemente rni ha affiancato con grande entusiasmo Silvia Pedone'.Sbarcata in Italia, la ricerca si e dapprima concentrata nel Meridione, per poirisalire lungo la costa adriatica, con una sosta irrinunciabilenel San Ciriaco diAncona,fino alla laguna veneta, con dei risultati, ancora preliminari, rna che lasciano gia intra-vedere un quadro documentario pill ampio di quanta finora creduto ed estremamentevariegato, in cui si fondono e si confondono suggestioni bizantine, inflessioniisla-rniche e accenti latini", Alquanto diverso, rna ricco e composito, appare il fascinosoquadro culturale che fa da sfondo alle esperienze artistiche che si diffondono in areaveneta sulla scia dell' apertura del cantiere della ricostruzione del San Marco diVenezia, ugualmente iniziata nel 1063 dal doge Domenico Contarini (1043-1071) ecompletata entro la fine del secolo, sotto il dogado di Vitale Falier (1084-1096)5.Molto e stato scritto su questa grandiosa impresa, rna molti sono ancora i quesitisollevati dall' ambizioso progetto della nuova fabbrica del San Marco ispirata almodello architettonico dell'Apostoleion costantinopolitano e dalle scelte che guidaronoil fastoso apparato decorativo in larga parte impreziosito da raffinati omati a champleve,

    1986, ed. C. BARSANTI,A. GUIGLIAGUIDOBALDI,A. IACOBINIMilion 1), Roma 1988, p. 275-306. Sonoampiamente debitrice a lean-Pierre Sodini, al quale mi e particolarmente gradito offrire queste pagine:i suoi studi sulla scultura dell' Asia Minore hanno rappresentato infatti un fondamentale punto di riferi-mento e una lezione di metoda per le mie ricerche, soprattutto il contributo dedicato a Une iconostasebyzantine a Xanthos, in Actes du colloque sur la Lycie Antique (Bibliotheque de l'Institut Francaisd'Etudes Anatoliennes d'Istanbul XXVIII), Paris 1980, p. 121-148.3. La dott.ssa Silvia Pedone ha concretizzato le sue ricerche in una tesi di laurea in Storia dell' ArteBizantina, presso la Facolta di Lettere, Universita di Roma La Sapienza , relatore la collega Ales-sandra Guiglia, correlatore chi scrive, dal titolo: La decorazione scultorea a champleve negli edificibizantini dall'XI al XIV secolo (A.A. 2002/2003).4. Non mi soffermo sulle testimonianze della Puglia e neppure sulle sculture delle Marche, ricon-ducibili allattivita di una bottega specializzata nella tecnica dell'incrostazione, formatasi con buoneprobabilita nel cantiere del San Ciriaco di Ancona, forse nell'orbita di que I magister Leonardus,artefice dei plutei messi in opera nel 1189, dei quali condividono appunto le medesime, preziose,soluzioni decorative; di essi ho gia estesamente trattato in due contributi: C. BARSANTI,Una nota sulladiffusione della scultura a incrostazione nelle regioni adriatiche italiane tra XI e XIII secolo, in Lasculpture byzantine, vtr-xur siecle .Actes du colloque international, Athenes 2000 (in corso di stampa);EADEM,Una nota sulla diffusione della scultura a incrostazione nelle Marche medievali, in San Ciriaco.La cattedrale eliAncona, genesi e sviluppo, a cura di ML CANTIPOLlCHEm,Milano 2003, p. 284-288,293.5. Sulla storia del monumento e i tempi della terza ricostruzione della basilica, oltre all'ancorfondamentale saggio di R. CATTANEO,toria architettonica della basilica, in La basilica eli San Marcoin Venezia illustrata nella storia e nell'arte da scrittori veneziani, ed. F. ONGANIA,Venezia 1890, p. 99-189, rimasto incompiuto per la prematura scomparsa del suo autore, si veda O. DEMUS,The Church ojSan Marco in Venice (DOS VI), Washington D.C. 1960; R. POLACCO,San Marco. La Basilica d'Oro ;Milano 1991; F. ZULIANI,II cantiere di San Marco e la cultura figurativa veneziana fino al sec. XIII, inStoria eli Venezia. Temi. L'arte, I,ed. R. PALLUCCHINI,oma 1994, p. 21-144; IDEM,La basilica eli SanMarco. II cantiere, Milano 1995; IDEM,Nuove proposte per la veste architettonica della San Marcocontariniana, in Storia dell'arte marciana: l'architettura. Atti del Convegno internazionale di studi,Venezia, 11-14 ottobre 1994, ed. R. POLACCO,Venezia 1997, p. 153-163 (in cui si ribadisce il probabilecoinvolgimento di un architetto bizantino nel progetto marciano); W. DORIGO,Venezia romanica. Laformazione elella citta medievale fino all'eta gotica, Venezia 2003, p. 167-214.

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    ancora oggi quasi integralmente conservati malgrado le modifiche subite dallo storicoedificio sino ai nostri giorni" (fig. 1).La critic a e concorde nell'attribuire ad un'equipe leader di artefici bizantini,ritenuti per 10 pili di provenienza costantinopolitana', l' ideazione e la realizzazionedi questa superbo progetto decorativo. Sottolineando l'omogeneita stilistica e il tonoparticolare di revival paleocristiano che domina ilcantiere, e stato nel contempoposto l'accento sul sapiente eclettismo che ne caratterizza le scelte , riconducibiliall'unita di significato che presiedette all'impresa, mirata all'evocazione di unmonumento, quale appunto l'Apostoleion costantinopolitano nella redazione giusti-nianea, che doveva dun que apparire antico . In sintonia con questa generaleclima di revival, gli artefici del decoro marciano diedero prova di grande creativitae capacita mimetic a nei riguardi dell'antico, esibendosi talora in fedeli copie dei

    Fig. 1 - "Tavola dimostrante Lavarieta dei marmi adoperati nella costruzione della basilica",acquerello realizzato da N. Girotto nel 1885ca. (da I marmi di San Marco 2000).

    6. Una splendida immagine esemplificativa dei decori marciani a champleve, qui riprodotta allafig. 1, e offerta dall'acquerello realizzato da N.Girotto nel 1885 ca. per l'apparato illustrativo de Labasilica di San Marco, ed. F. ONGANIA,Venezia 1888-1893, cf. S. MINGUZZI,Aspetti della decorazionemarmorea e architettonica della basilica di San Marco, in I.FAVRETTO,E. VIa, S. MINGUZZI,M. DELLAVILLAURBANI,Manni della Basilica di San Marco, Milano 2000, p. 29-121: fig. a p. 35.7. H. BUCHWALD,The Carved Stone Ornaments of the High Middle Ages in San Marco, Venice,JOBG 11-12, 1962/1963, p. 169-210; 13, 1964, p. 137-170; F. ZULIANI,I marmi di San Marco (Altomedioevo 2), Venezia 1970, p. 138-161; J.O. RICHARDSON,The Byzantine Element in the Architectureand Architectural Sculpture of Venice, 1063-1140 (Diss. Princeton 1988), Ann Arbor 1989, p. 44-46;E. Russo, Sulla decorazione scultorea del San Marco contariniano, in Storia dell'arte marciana:sculture, tesoro, arazzi. Atti del Convegno internarionale di studi, Venezia, 11-14 ottobre 1994,ed. R. POLACca, Venezia 1997, p. 125-163: 127, 141; MINGUZZI,Aspetti (cit. n. 6), p. 29-121 (il cuipensiero al riguardo resta tuttavia nebuloso) ; DORIGO,Venezia (cit. n. 5), p. 214.

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    pezzi presi a modello, cimentandosi talaltra in estrose rielaborazioni in stileneogiustinianeo con disinvolte, intriganti, contaminazioni, nell'intento appuntodi evocare e di reprodurre nella basilica marciana lafacies giustinianea dell'Apos-toieion',E' stata peraltro ricondotta proprio a quell' equipe bizantina la diffusione d'inno-vative soluzioni decorative, fino ad allora sconosciute in area lagunare, inparticolare, la tecnica dello champleve, che divenne tra l'altro la principale interpretedi questa fenomeno neogiustinianeo , imponendosi dunque come la grande prota-gonista della fabbrica contariniana", Con questa raffinata tecnica vennero decorate,ad esempio, le comici che sottolineano l'imposta delle volte dell'ordine inferiore,l'abaco dei capitelli e le cimase che si sovrappongono ai plutei dei matronei. Lamedesima tecnica venne inoltre largamente impiegata nel ricco decoro dell'esedradella porta centrale intema della basilica, dove, oltre i piccoli capitelli, gli archivoltidelle nicchie" e le modanature delle comici, impreziosisce pure otto lastrine delrivestimento della base delle nicchie, che generalmente sfuggono all'occhio delvisitatore, sulle quali si altemano tre differenti motivi a intreccio vimineo e cinquediverse composizioni con figure animali".

    Assai piu elaborate appaiono le stesure omamentali che rivestono i quattordicicapitelli ionici ad imposta, tutti concentrati nel braccio occidentale - sono infatticollocati nei due angoli in gruppi di tre e in coppia, rna speculari, lungo le pareti -la cui struttura decorativa richiama quella degli esemplari giustinianei in opera nellegallerie della Santa Sofia giustinianea" e fors'anche, si potrebbe ipotizzare, quell adei perduti capitelli dell' Apostoleion. Ma le delicate trame dei motivi lavorati a jour,

    8. ZULIANI, It cantiere di San Marco (CIt. n. 5), p. 21-38.9. Sulla diffusione del modello decorativo marciano nelle lagune e in terraferma: BUCHWALD,Carved Stone Ornaments, 196211963 (cit. n. 7), p. 175-180; RICHARDSON,yzantine Element (cit. n. 7) ;ZULIANI,It cantiere di San Marco (cit. n. 5), p. 50-58; Russo, Decorazione scultorea (cit. n. 7), p. 131-132; DORIGO,Venezia (cit. n. 5), p. 241-253.10. R.M. DENNERT,Mittelbyzanunische Kapitelle: Studien zu Typologie und Chronologie (Asia MinorStudien Bd. 25), Bonn 1997, cat. 306, p. 142, tav. 54.11. L'unica illustrazione delle singole lastrine e fornita dalle tavole de La ducale Basilica, Dettagli,vol. V, 8, ed. F. ONGANIA,Venezia 1883, tav. 366, n. 81,83,88,91,92,94; parzialmente ripublicateBUCHWALD,Carved Stone Ornaments, 196211963 (cit. n. 7), p. 172-174, fig. 1-2, e da RICHARDSON,Byzantine Element (cit. n. 7), p. 46,55, fig. 1-37; Russo, Decorazione scultorea (cit. n. 7), p. 131. IImotivo, una stuoia schematica, della placchetta n. 92 e identico a quello che decora i due plutei in operanella tomba del doge Vitale Palier, nel nartece, che O. DEMUS(Zwei Dogengraber in San Marco,Venedig, IOBG 5, 1956, p. 41-59; IDEM,San Marco [cit. n. 5], p. 117, fig. 26-29), ha identificato comeelementi di spoglio delle recinzioni delle cappelle laterali della basilica, cf. inoltre BUCHWALD,CarvedStone Ornaments, 196211963 (cit. n. 7), p. 185-188, fig. 15; ZULIANI,[Manni (cit. n. 7), cat. 126-133,p. 152; Russo, Decorazione scultorea (cit. n. 7), p. 134.12. Cf. F.W. DEICHMANN,Corpus del' Kapitelle del' Kirche von San Marco zu Venedig, Wiesbaden1981, cat. 25-29,33-36,42-44, p. 35-39, tav. 4-6; DENNERT,Kapitelle (cit. n. 10), cat. 49-50, p. 29-31,185, tav. 10. Gli esemplari marciani possono essere avvicinati ai quattro capitelli della chiesa di SanNicola a Mesopotami, forse spoglie protobizantine rilavorate nell'XI secolo (ibid., cat. 48, p. 29, tav. (0).Pill in generale, sui recupero dei modelli giustinianei nei capitelli di epoca mediobizantina cf. IDEM,Zum Vorbildcharakter justinianischer Bauplastik fur die mittelbyzantinische Kapitellproduktion, inSpatantike und byzantinische Bauskulptur, ed. U. PESCHLOW,S. MOLLERs,Stuttgart 1998, p. 119-131.

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    tipiche delle sculture del VI secolo, vennero reinterpretate dagli artefici del cantieremarciano in modo decisamente originale: ne riprodusso infatti l' apparenza con unvero e proprio trompe-l'ceil, utilizzando la tecnica dello champleve che ne esaltaancor pili gli effetti superficiali e rabescanti dell'ornato, sempre pili simile ad unatram a tessile". I motivi, impaginati con grande equilibrio e rigorose simmetrie,risaltano contro il fonda incrostato di mastice color porpora 0 azzurro cupo, con untrattamento levigato delle superfici il cui aspetto prezioso, quasi metallico - che estato non a torto assimilato dal Buchwald a quello del niello" - puo essere del restoavvicinato proprio ai raffinati motivi di gusto analogo che vediamo intagliati edageminati sull'intelaiatura della porta bronzea di San Clemente, realizzata in queglistessi anni in un'officina di Costantinopoli".Il decoro varia da capitello a capitello, con girali e tralci dal disegno infinitamentevario, cost come e attentamente variata la distribuzione degli ornati sussidiari -treece, tralci, foglie, elementi quadridigliati, etc. - intagliati sugli echini, sui balustrie sulle volute, che nei due capitelli angolari sono disposte opportunamente inposizione diagonale.Sulle imposte di sette capitelli si snodano e s'intrecciano rami girali, con fogliamie pampini che fuoriescono da cantari 0 da vasi, da trofei di cornucopie oppure dallefauci di una proto me leonina (fig. 2), un terna iconografico quest'ultimo assaifrequente nel repertorio contariniano 16. Sono invece interamente ricoperte da una

    Fig. 2 - Venezia, basilica di San Marco: capitelli ionici ad imposta in opera nell'angolo tra iltransetto sud e la navata centrale (da R. FARIOLI CAMPANATI 1982).

    13. Ancora attuali e pertinenti le osservazioni al riguardo di L. BREHIER, Etudes sur l'histoire de lasculpture byzantine, Nouvelles Archives des Missions Scientifiques et Litteraires n. s. 3, 1911, p. 19-109,in part. p. 96-99. .

    14. BUCHWALD, Carved Stone Ornaments, 1962/1963 (cit. n. 7), p. 172.15. Cf. B.P. FORLATI, in Le porte bizantine di San Marco, Venezia 1969, p. 9-21, tav. 2-3,7-9;

    R. POLACCO, Porte ageminate e clarate in San Marco a Venezia, in Le porte bronzee dall'antichita alsecolo XIII, ed. S. SALOMI, Roma 1990, p. 279-292: 285, tav. CCXXXV-CCXXXVII, fig. 24-29.16. Cf. BUCHWALD,Carved Stone Ornaments, 196211963 (cit. n. 7), p. 174-1'lS_.Jig. 10; DEICHMANN,Corpus (cit. n. 12), cat. 33-36, 42-44, p. 37-39, tav. 5-6; R. FARIOLI CAMPANATI, La cultura artistica, in

    I Bizantini in Italia, Milano 1982, p. 326, n. 164, fig. 226; RICHARDSON, Byzantine Element (cit. n. 7),p. 47-49, fig. 1-43; Russo, Decorazione scultorea (cit. n. 7), p. 128-129; DENNERT, Kapitelle (cit. n. 10),cat. 50, p. 29-31, 185, tav. 10.

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    Fig. 3 - Venezia, basilica di San Marco: capitelli ionici ad imposta in opera nell 'angolo tra iltransetto nord e la navata centrale (da W. DORIGO2003).

    trama a maglie cuoriformi, contenenti foglie di tipo diverso, le imposte dei trecapitelli in opera nell'angolo nord-ovest" (fig. 3), mentre le due coppie addossatealle pareti laterali mostrano c1ipei con croci arricchite da palmette".Molteplici sono le citazioni, talora puntualissime, dei motivi desunti dal reper-torio bizantino, sebbene un raffronto diretto con i modelli metta pienamente inevidenza la sostanziale autonomia di linguaggio degli artefici del decoro plasticomarciano rispetto all'eterogeneo sistema di fonti cui attinsero, un'autonomia checonferisce d'altronde una piena identita stilistica a quella che convenzionalmente ea pieno titolo viene ormai definita maniera contariniana .

    Un problema posto dall'articolato decoro a champleve del San Marco e del restoproprio quello dei suoi modelli. Volgendo innanzi tutto l'attenzione alla capitalebizantina si deve purtroppo lamentare la totale scomparsa dell'Apostoleion, quelloche sarebbe stato appunto il modello per eccellenza della fabbrica contariniana, eassai poche sono le informazioni che si riescono a ricavare al riguardo dalle testimo-nianze dei contemporanei: anche Costantino Rodio, pur decantando la ricchezza e lavarieta dei materiali marmorei che completavano l'arredo dell'edificio nel suo poemadedicato a Costantino VII Porfirogenito (913-959), ne descrive peri) in modo tropposommario l'articolazione, che talora paragona a quella della Santa Sofia". Non edunque improbabile che anche i rivestimenti marmorei dell' Apostoleion fosseroimpreziositi da pannelli e bordure a intarsi policromi realizzati, come quelli della

    17. DEICHMANN,Corpus (cit. n. 12), cat. 25-27, p. 35-36, tav. 4; Russo, Decorazione scultorea (cit.n. 7), p. 129; DORIGO,Venezia (cit. n. 5), p. 212-213.18. Sia questi capitelli , sia Ie due coppie addossate alla parete di controfacciata, recano una secondaimposta, con decori ugualmente incrostati , attribuibile ai lavori del XIIIsecolo: BUCHWALD,CarvedStone Ornaments, 1962/1963 (cit. n. 7), p. 174, 181, fig. 12; DEICHMANN,Corpus (cit. n. 12), cat. 33-36, p. 37-38, tav. 5; RICHARDSON,Byzantine Element (cit. n. 7), p. 49; Russo, Decorazione scultorea(cit. n. 7), p. 130.19. Cf. C. MANGO,The Art of the Byzantine Empire 312-1453. Sources and documents, EnglewoodCliff 1972, p. 200; ed inoltre R. GNOU,Marmora romana, Roma 1982, p. 48-49,82.

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    Santa Sofia, con la tecnica dell' opus sectile", una tecnica preziosa che fu soventeriprodotta proprio dallo champleve, adottato come soluzione alternativa, piu econo-mica e rapida nell'esecuzione, 0 soluzione di ripiego, specie in quelle aree geografichedove non erano facilmente reperibili i materiali marmorei" .Nel panorama documentario della capitale bizantina mancano, allo stato attuale,significative attestazioni relative alla diffusione della tecnica a charnpleve, chesembrerebbe peraltro ignorata fino ad epoca relativamente tarda. Dobbiamo infattiattendere il XIV secolo per incontrare le uniche testimonianze superstiti di rivesti-menti a champleve ancora in opera: nel parekklesiondella chiesa dellaPammakaristos" e nella chiesa del monastero di Chora. Nel primo caso le cornici achampleve corrono sopra le arcate del naos, lungo tutto il perimetro dell' edificio acroce greca, con la precisa funzione di separazione del rivestimento marmoreo daquello musivo (fig. 4a-c). II motivo decorativo e composto da piccoli leoni rampantientro medaglioni circolari che si giustappongono ad un fregio continuo segnato dallo

    svolgersi di un sottile racemo vegetale che da origine, a sua volta, a spazi cuoriformiche accolgono piccole figure di pavoni, singole 0 a coppie, alternate a semplicifoglie aperte ad ali. Gli ornati, ritagliati con grande cura, si stagliano su un fonda

    Fig. 4a-c. Istanbul, chiesa della Pammakaristos (Fetiye Camii): la cornice a champleve,

    20. Si veda al riguardo l'intervento di A. Guiglia Guidobaldi dal titolo I marmi di Giustiniano ,che sara pubblicato negli atti del VII Convegno Internazionale di Studi , Medioevo Mediterraneo:l'O ccidente, B isanzio e I 'Islam dal tardoantico al secolo X II, Panna 21-25 settembre 2004.21. In favore dell' autonornia del procedimento a champleve rispetto alla tecnica dell' o pu s s ec tile , si ecomunque espressa S. BOYD, A little-known technique of architectural sculpture: champleve reliefs fronCyprus, in X Vl.1 nternationaier B yzantin istenkongress, A kten 1 I/5 (JOB 32, 5), Wien 1982, p. 313-325.22. H. BELTING, C. MANGO, D. MOURIKI, The Mosaics and Frescoes of St. M ary Pammakaristos(Fethiye Camii) a t I sta nb ul (DOS XV), Washington D.C. 1978, p. 79, fig. 5-7,10,94-95; P. ASSEMA-KOPOULOU - ATZAKA,' H r xv[T (ry o pus sectile atiiv EVro tXW 8wT(oO 'f ..LT]0 '1 ) o 'v f. .L f3o?cr,arr, WArT] rfj~rxv[T(fj~ a n : o r o v 1 . f . .LXP[ r o y 7. M.x. aiwva f . . L f3dO'T] r e X uvnueux / ( ( X i r e X xeiuevtx ( B U S C l V " C l v e XMvnuei 4), Thessaloniki 1980, p. 150, tav. 76b.

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    riempito di mastice dalla tonalita grigio-azzurra, mentre, al contrario, la cornice deimedaglioni e la sagoma ramp ante dei leoni sono state realizzate in negativo eriempite di mastice rosso bruno.Nella chiesa di Chora l'impiego della tecnica a champleve e invece limitato ai seipannelli triangolari sopra la trifora che si apre nella parete absidale, decorati con unraffinato motivo a racemi vegetali su un fondo nero bluastro (fig. 5), per i quali,tuttavia, e stata anche suggerita un' attribuzione al XII secolo e dunque alla fasecomnena dell' edificio". A questi si aggiungono: il gruppo di frammenti pertinenti alrivestimento parietale della chiesa sud del monastero di Costantino LipS24e un fregiomarmoreo, che svolgeva analoga funzione, recuperato nella Kalenderhane Camii",entrambi datati ad epoca paleologa.Assai pili copiosa e la documentazione in area ellenica dove la decorazione achampleve ebbe larga diffusione a partire dal IX secolo. Tra gli esempi pili signifi-cativi, peraltro gia messi in rapporto con Venezia", sono il katholikon di HosiosLoukas (inizio XI secolo r7 e ilkatholikon di Daphni (fine XI secolo ) 2 8 , nei quali Iecornici con ornati a champleve, coordinate ai rivestimenti marmorei, ne scandivano

    Fig. 5 - Is tanbul, chiesa de l monastero di Chora (Kariye Cam ii M tizes i): l'inte rno de ll'abside e parti-cola re de l decoro a champleve.

    23. C f. B UCHWALD ,C arve d S tone Ornaments, 1 9621 1963 (cit. n . 7 ), p . 160-1 61; A SSE M AKOPOULOUATZAKA,Opus sectile (cit. n . 22), p . 1 50, tav, 7 6; R .G . OUST ERHOUT,The Architecture of the Kariye Camiiin Istanbul (DOS XXV), W ashington D .C. 1987 , p.45, fig. 61 , entrambi con da taz ione a l X II secolo;dive rsamente M . SUPU T, Les relie fs byzantins remplis de pa te coloree des X III ' e t X IV ' s iecle s, Zograf 71977 , p. 36-44: 43-44, ha proposto una da taz ione pill ta rda . D a l complesso di Chora proviene anche unframmento di icona a champleve che arricchisce l'e s iguo ca ta logo di questa tipo di m anufa tto: 0. HJORT,The Sculpture of K ariye Carnii, DO? 33,1979, p. 201-289: 288, fig. 132.

    24. A . GRABAR, Sculptures bytantines du Moyen Age (x/'-XW siecle) (B ibliotheque des C ahie rsA rcheologiques X II), Paris 1976, ca t. 128, p. 127 -129, tav, CIV-CY.

    25. U. P ES CH LOW ,A rchite ctura l sculpture in K ale nderhane , in Istanbul. The Buildings, their History,and Decoration. Final Reports on the Archaeological Exploration and Restoration at Kalenderhane Camii1966-1978, ed. C .L. STRIK ER ,YD . KU BAN , M ainz 1997 , p. 101-111 : ca t. 67 , p . L08, tev. 131 .

    26 . R ICHARDSON ,Byzantine Element (cit. n. 7 ), p. 44-45. P ili in genera le , sull'a rredo interno de llechiese m ediobizantine s i vedano Ie rifle ssioni di R . OUSTERHOUT,Master Builders of Byzantium,Prince ton 1999, p. 234-238, il qua le , pe ro, non sembra inte re ssa to alia tecnica de ll'incrostazione.2 7. A . GU IGLlA GU lDOBALD l, S.Y. Hosios Lukas , in EAM, VII, Roma 1996, p. 219-224.

    28. G RABAR, Sculptures byzantines (cit. n. 24), ca t. 49, p. 63-64, tav. XXXIY.

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    i piani architettonici. Allessico decorativo marciano sono stati avvicinati i resti deldecoro di un altro edificio ellenico, la chiesa della SS. Trinita di Kriezoti in Eubea,datata tra la seconda meta dell'XI e la prima meta del XII secolo. Queste sculturemostrano infatti una selezione di ornati a champleve di gusto affine, come il motivedella treccia e le fitte trame di reticoli contenenti elementi vegetali, tra i quali, unfregio di foglie a due punte contrapposte entro motivi cuoriformi; questa tipo difoglia stilizzata, di lontana ascendenza sasanide, appare in verita assai vicina a quellepresenti sui capitelli ionici ad imposta del San Marco" (fig. 3). Altrettanto impor-tante e infine la testimonianza offerta da un altro splendido monumento della Grecia,il templon della chiesa della Panaghia Episcopi sull'isola di Santorini (fig. 6), carat-terizzato, come l'arredo marciano, da uno stile ec1ettico, nel quale la tecnicadell'incrostazione e stata impiegata in modo analogo per riprodurre mimeticamentegli effetti della trama a traforo dei manufatti costantinopolitani del VI secolo.Claudia Barsanti

    IL TEMPLON DELLA PANAGHIA EPISCOPI3 o

    Stando alla testimonianza di un epigrafe, oggi perduta, la piccola chiesa dedicataalla Vergine, situata nell'entroterra dell' isola, nei pressi di Mesa-Gonia, sarebbe statafondata da un imperatore di nome Alessio, nel quale e stato in passato riconosciutoAlessio I (1081-1118)31, il capostipite della dinastia Comnena, mentre, di recente, sie piuttosto preferito identificarlo con Alessio II (1180-1183)32. E' un'ipotesi interes-29. A.K. ORLANDOS,'H aYla Tpuxs 'WI) KptESoYn,ABME 5,1939-1940, p. 3-16, fig. 7-13; GRABAR,Sculptures byzantines (cit. n. 24), cat. 51, p. 65, tav. XXXVIII; Russo, Decorazione scultorea (cit. n. 7),

    p. 131.30. Ringrazio sentitamente il Dott. Helias Pennas, Eforo per le Cicladi, per la sua cordiale disponi-bilita e per aver agevolato la mia visita al monumento concedendomi, inoltre, iIpermesso di realizzarealcune riproduzioni fotografiche, in parte utilizzate nel presente articolo.31. L'epigrafe, che si trovava sulla porta maistra della chiesa, venne trascritta da AntonioGiustiniani, messo apostolico per la Santa Sede, il quale, nel corso di un viaggio attraverso Ie Cicladi,visito nel 1701 anche la piccola chiesa di Santorini: 'AASWS f.VX(pw"t)ip 'tip 8(E)ip mhOKpCl'tCOP'Pcouo.icov 6 KOIlVtVOSKat mcr't0S BacrtAEUS [Alessio in Cristo, il Dio, imperatore dei Romani,Comneno e pio imperatore] con I'espressione del tempo, che regno, cioe 685 (corrispondente, si precisain una nota, all'anno 1085) dalla salutifera Incarnazione del Redentore , cf. G. HOFMANN,Vescovadicattolici della Grecia. V. Thera (Santorino), Roma 1941, p. 94-95. Di essa danno notizia anche moltiviaggiatori che sbarcarono sull'isola tra il XVIII e il XIX secolo, i quali la mettevano in rapporto alritratto di un imperatore affrescato in una nicchia nel vano sud-ovest del nartece, oggi quasi comple-tamente perduto. Non si conoscono altre fonti che possano confermare questa tradizione: si e persaanche traccia di un sigillo della stesso imperatore sui quale vi era l'immagine della chiesa diEpiscopi: M.E. MENDRINOS,Panaghia Episcope the Byzantine Church of Santorini, Santorini 2000,p. 6. La chiesa della Panaghia, insieme aile sue numerose proprieta terriere, e stata per secoli oggettodi un contenzioso tra la chiesa greca e il clero latina: J.c. DELENDAS,The Catholics of Santorini. AContribution to the History of the Cyclades, Athens 1949.32. L'ipotesi, che si basa su un diverso calcolo della datazione rife r ita da Giustiniani, e stataproposta da A. TSITOURlDOU,Emcxonri 2:av'tOplvllS' 'Iopulla reo AAESlOUA KOIlVllVOU rou B, inAI17) 'roc ; . Tz I11 ] rt I(OC;r0110C ;yw rov Ka 8riY 1 ]r1 ] M a vo X 1J AVDpOV [I(O , Thessalonique 1987, p. 917-921, ede stata accolta da Ch. WALTER,A New Look at the Byzantine Sanctuary Barrier, REB 51, 1993, p. 209,e da CH. BOURAS,L. BOURAS,H le JJ "a D [l(ry N aODO I1 a K a7 :(X rov 120 oiiova, Athina 2002, p. 156-157.

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    sante rna ugualmente priva di concreti riscontri documentari, ragion per cui sipreferisce man tenere la prima datazione che inquadrerebbe peraltro la fondazionedella chiesa nell' ambito di quell a vasta riorganizzazione politica, militare e religiosapromossa da Alessio I, volta a consolidare l'autorita imperiale, anche attraverso unaserie di fondazioni monastiche nelle isole pili periferiche", che rappresentavanol'ultimo baluardo di ortodossia e di resistenza di fronte all'espansione delle potenzestraniere. E' legata appunto al nome di Alessio I la fondazione dei monasteri di SanGiovanni a Patmos" e della Hozoviotissa ad Amorgos", mentre si deve a EumathiusPhilocales, inviato appunto da Alessio I a govemare la turbolenta isola di Cipro, lafondazione del monastero di San Giovanni Crisostomo a Koutsovendis".

    Fig. 6 - Santorini, chiesa de lla Panaghia E piscopi: il templon.

    33. Per Ie vicende del regno di A le ssio I Comneno: F . CHALAND ON,Essai sur Ie regne d'Alexis I"Comnene, Paris 1900; ID EM , The Earlie r Comneni, in The Cambridge Medieval History, IV , C amb ri dg e1923, p. 318-350; E .R.A . SEW TER, The Alexiad of Anna Comnena, Penguin Books 1969; G. OSTRO-GORSKY, L'impero Bizantino, Torino 1968. Sulla poiitica re ligiosa de i Comneni si veda M . ANGOLD ,Church and Society in Byzantium under the Comneni. 108111261, Cam bridge 1995.

    34 . A .K . O RLANDOS, 'H apXl'rtxro vtld , K "al a L / 3v t;av rtval rO!xoyparpia[ iT]t;MovT it; Ikctuo, Athina1 97 0; S .A . P APADO POULOS ,I monastero di San Giovanni it teologo a Patmo: storia e arte, Patm o 1 990.35. J.T . BE NT, Aegean Islands, Chicago 1965, p.474-475; L.MARANGOU, Amorgos Monasterodella Panaghia Chozoviotissa,Atene (1988) 1999.36. C. M AN GO, J. W. HAWKINS ,S t. C hry so stom, K ou ts ov en di, DOP 18, 1964, p. 333-339; C . M ANGO,

    The M onaste ry of St.Chrysos tomos at Koutsovendis (Cyprus) and Its W all Paintings. Part I: Descr ip-tion, DOP 44, 1990, p. 63-94.

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    Non contraddicono questa cronologia ne le forme architettoniche dell'edificio- un impianto a croce greca iscritta con cupola su alto tamburo sostenuta da quattrocolo nne di spoglio" - ne il decoro pittorico" e neppure 10 splendido templon chedomina l'interno del naos" (fig. 6).

    L'articolata struttura architettonica del templon chiude l'intera fronte del presbi-terio, appoggiandosi alle due colonne orientali del naos". Esso presenta il consuetoschema trabeato scandito da otto colonnine a sezione poligonale concluse al verticeda capitellini scantonati che sorreggono gli epistili" (fig. 7).La sontuosa decorazione a champleve, che ne riveste la fronte", crea un effettod'insieme paragonabile a quello di un prezioso manufatto di oreficeria, dove lacomponente strutturale delle singole parti viene completamente annullata a vantag-gio di quell a ornamentale, con un procedimento tecnico che, prendendo a prestito leparole di Jean-Pierre Sodini, rappresenta un ersatz, vale a dire un'alternativa"pilieconomic a a soluzioni decorative e a materiali pili preziosi e costosi". 11mastice

    37. Le attuali forme architettoniche dell'edificio, una variante regionale dell'impianto a croceiscritta, sono il risultato di successivi interventi che I'avrebbero sovrapposto ad una basilica, da cuiproverrebbe appunto parte del materiale scultoreo riutilizzato nella chiesa. L'edificio si dilata ad ovestcon due vani laterali, accessibili dal naos attraverso un arco sostenuto da colonne, e con due ambientilatera Ii al nartece, di cui solo quello nord e attualmente accessibile dall'interno; la forma a Trovesciata e stata tuttavia alterata nel XVIII secolo da una cappella addossata al lato sud. Sulla storiaarchitettonica e sui decoro scultoreo e pittorico dell' edificio resta fondamentale il contributo diA.K.ORLANDOS, 'H IT1CYKOrcryr y e ; 2avroPr lVT)e ; (Ilavavia r r y e ; TWV1Cxe ; ) ,ABME 7, 1951, p. 178-214; inseguito si registrano solo brevi citazioni, per le quali cf.. la bibliografia fornita da Ch. BOURAS,L.BOURAS,'EAAao lKry Naooouia (cit. n.32), p.158. Si veda inoltre la breve monografia diMENDRINOS,Panaghia Episcope (cit. n. 31),edita dall' Accademia Gentium pro Pace di Roma inoccasione del 9 centenario della fondazione dell'edificio.38. In particolare C. JOLIVET,Les debuts de la peinture byzantine en Grece , Revue de l'Art 38,1977, p. 57; D. MOURIKI,Stylistic Trends in Monumental Painting of Greece During the Eleventh andTwelfth Centuries, DOP 34-35, 1980-1981, p. 102, fig. 41-43, che ne sottolinea 10stile 'retardataire';ancora legato all' espressivo linguaggio lineare che caratterizza la pittura ellenica della prima metadell 'XI secolo; non dissimile il commento di K. SKAWRAN,The Development of the Middle-ByzantineFresco Painting in Greece, Pretoria 1982, p. 161-162, fig. 127-139.39. ORLANDOS,T1CYKOrc ry(cit. n. 37), p. 190-198, fig. 8, 10-12; brevi cenni in M. CHATZIDAKIS,s.v. Ikonostas, in RbK, III, Stuttgart 1978, col. 333; ASSEMAKOPOULOUATZAKA,Opus sectile (cit. n. 22),nota 3 a p. lSI; G. DIMITROKALLIS,TaAawXP lcynav lKO! Kat [3 vsavnvo ! tu x iavooo i, Athina 1983,p. 161-162; GRABAR,Sculptures byzantines (cit. n. 24), nota 1 a p. 77; MENDRINOS,Panaghia Episcope(cit. n. 31), p. 17 (con riproduzioni a colori alle fig. di p. 14, 17,40,42,44); Ch. BOURAS,L.BOURAS,'E AA ao lK ry N aooou ia (cit. n. 32), p. 157, fig. 170.40. Sull'origine, funzione ed evoluzione delle recinzioni liturgiche in epoca mediobizantina, siveda soprattutto: A. W. EpSTEIN,The Middle Byzantine Sanctuary Barrier: Ternplon or Iconostasis?,Journal of the British Archaeological Association 1981, p. 134-757; Ch. WALTER,The Origin of theIconostasis, Eastern Churches Review 3, 1981, p. 251-267; J.-M. SPIESER,Liturgie et programmesiconographiques, TM II, 1991, p. 575-590; WALTER,Sanctuary Barrier (cit. n. 32), p. 203-228.41. Gli architravi della prothesis e del diakonikon sono posti leggermente piu in basso, rna tale disli-vella viene mascherato da tavole di legno sulle quali e stato ripreso, con la pittura, il motivo del tra1cio.42. IIretro e invece completamente privo di decorazione.43. J.-P. SODINI,La sculpture medic-byzantine : Ie marbre en ersatz et tel qu'en lui-rneme, in Constan-tinople and its Hinterland, Papers from the Twenty-seventh Spring Symposium of Byzantine Studies,Oxford, April 1993, ed. C. MANGO,G. DAGRON(Society for the Promotion of Byzantine Studies 3),Aldershot 1995, p. 289-311.

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    Fig. 7 - Santorini, chiesa della Panaghia Episcopi:il templon nella restituzione grafica di A.K. Orlandos.

    cerato, dal duplice timbro, rosso scuro e nero-verdastro , e campito a zone cromatichealterne"; Iii dove l'impasto ceroso e caduto si nota il fondo scavato di pochi milli-metri con la superficie rugosa atta a farlo meglio aderire".II templon della Panaghia Episcopi rientra in un gruppo di arredi liturgici ugual-mente caratterizzati da una tecnica tutta giocata sugli effetti cromatici e polimaterici,testimoniata da numerosi esempi diffusi in Asia Minore e in Grecia a partire dal Xsecolo, con epistili sovente figurati" oppure aniconici". Non sembrerebbe avere inveceparalleli la sofisticata decorazione del templon della Panaghia che esibisce un singo-lare abbinamento di ornati medio- e paleobizantini amalgamati e rielaborati con un

    44. Purtroppo i pili recenti risarcimenti non rispettano Ie alternanze. Anche la cornice nel parekklesiondella chiesa costantinopolitana della Pammakaristos presenta uno analogo contrappunto cromatico.45. Cf. MENDRINOS,Panaghia Episcope (cit. n. 31), fig. a p. 44. Un'indagine sui materiali e iprocedimenti tecnici della scultura ad incrostazione, con particolare riferimento all 'area veneta, e statacondotta per una tesi di dottorato da Fabio Coden (Universita di Padova), che ne ha riassunto i puntiessenziali in un intervento dal titolo Scultura a intreccio ad incrostazione di mastici: confronti fra latecnica orientale e quella occidentale , presentato al VII Convegno Internazionale di Studi, MedioevoMediterraneo: l'Occidente, Bisanzio e l'Islam dal tardoantico al secolo XII, Parma 21-25 settembre2004.46. Cf. supra, nota I ed inoltre CHATZIDAKIS,konostas (cit. n. 39), p. 332-333; SODINI,Une icono-stase byzantine (cit. n. 2); IDEM,Sculpture medic-byzantine (cit. n. 43), p. 296-299.47. E' questa il caso dei frammenti dei gia citati arredi liturgici della chiesa di Kriezoti (ORLANDOS,Kpu,Swu [cit. n. 29], p. 1-5,9-14; GRABAR,Sculptures byzantines [cit. n. 24], cat. 51, p. 65, tav. XXVIII)e di quelli di Agnadi in Locride (Ibid., p. 64, tav. XXXVIII), dei pili tardi templa della chiesa di Samari(Ibid., cat. 82, p. 99-100, tav. LXXI; C. VONSCHEVEN-CHRlSTIANS,ie Kirche der Zoodochos Pege beiSamari in Messenien, Diss. Bonn 1980, tav. 17-19) e della chiesa di Porta Panaghia presso Pyli, inTessaglia (GRABAR,Sculptures byzantines, cit. n. 24, p. 149, tav. CXXXI c-d; SUPUT,Reliefs byzantins[cit. n. 23], p. 37, fig. 3).

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    linguaggio formale ormai squisitamente mediobizantino, del quale si fa appuntosplendida interprete la tecnica a champleve, i cui effetti preziosi, esaltati dallepolicromie brillanti, evocano peraltro quello che doveva essere l'aspetto degli scintil-lanti templa delle chiese costantinopolitane". Di essi poco 0 nulla resta, rna indicativadelle tendenze di gusto e, soprattutto, del clima di revivallatente nella cultura artisticacostantinopolitana delleta comnena e la testimonianza offerta dall'astratta composi-zione vegetale ispirata al vocabolario omamentale del VI secolo che decora i pluteidella chiesa sud del monastero del Pantocrator"; un fenomeno, quello del revival, checoinvolge e guida, come si e visto, in modo intenzionale e programmatico anche tuttoil progetto architettonico e decorativo della fabbrica contariniana del San Marco diVenezia.Tralasciando al momenta una descrizione dettagliata della ricca decorazione, di cuiavro modo di trattare pili estesamente in altra sede, vorrei sottolineare I'originalitadi alcune scelte omamentali che fanno del templon della Panaghia Episcopi un veroe proprio unicum, e non solo nel contesto locale, rna anche nel pili ampio panoramadegli arredi liturgici mediobizantini. Questo carattere di eccezionalita, esaltato ancheda una fattura accuratissima, di grande qualita, potrebbe in effetti segnalare l'inter-vento di una committenza importante, forse, come vuole la tradizione, quella diAlessio Comneno, e dunque adombrare sotto tale prospettiva un gusto provenientedalla capitale.

    Piuttosto singolare e , ad esempio, la sequenza dei nove archetti su colonne binatecon base e capitello, interrotta da tre bugne in rilevo con motivi fiorati e tripliceintreccio di otto che occupa 10 spazio centrale dell' epistilio. Tutti gli archettiaccolgono infatti un motivo insolito, privo di riscontri nella pur ricca varieta diomati che caratterizza questa schema decorative": tre palmette, una pili grandeaffiancata da due di rninori dimensioni, ugualmente caratterizzate da un sottile stelocon infiorescenza a corolla, dai lobi arrotondati (fig. 8). Altrettanto origin ale e ilmotivo che si dispone sui lati: un sottile tralcio si svolge intrecciandosi a formaremotivi a cuore, alI'intemo dei quali si trovano steli con corolle simili a quelli ospitatidagli archetti; sulla destra il dec oro e completato da una stella a otto punte formatada due quadrati intrecciati, che reca alla base due foglie aperte ad ali e, al centro, unarosetta". L'epistilio laterale destro e decorato da una serie di cinque archetti, inter-rotta al centro da una bugna, mentre quello a sinistra presenta figure cuoriformicontenenti mezze foglie d'acanto spinoso, una bugna mediana e un sottile stelovegetale che si avvolge negIi spazi di risulta (fig. 9).

    48. Cf. BARsANTI,Scultura a incrostazione (cit. n. 4).49. GRABAR,Sculptures byzantines (cit. n. 24), cat. 79, p. 94-9S, tav. LXIII.S O . Ilmotivo degli archetti, largamente diffuso nelle sue molteplici varianti, dall' Anatolia all'areagreco-balcanica, analizzato in modo approfondito da SODINI(Une iconostase byzantine [cit. n.2],p. 13S-142), che ne ha inquadrato la genesi e l'evoluzione forrnale, e stato oggetto di un pili recentestudio di H. BUCHWALD,Chancel Barrier Lintels Decorated with Carved Arcades, JOB 4S, 1995,p. 233-276, che ha cercato di interpretarne anche il significato alia luce di un gran numero di esempi,tra i quali, non compare tuttavia l'epistilio del templon in questione.S I. Nel disegno pubblicato dall'ORLANDOS,JTWKOrc r , (cit. n. 37), fig. 8, e riprodotta erroneamente una

    seconda stella sull'estremita sinistra dell'epistilio mediano, dove, in realta, vi e un'altra figura cuoriforme.

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    Gli otto piccoli capitelli scantonati sono invece rifiniti da motivi ornamentalicomuni al repertorio mediobizantino: nei due centrali, che segnano il varcod'accesso al bema ed in quelli del diakonikon, vi sono due uccelli affrontati ai lati diuna fonte, mentre una foglia lanceolata decora i triangoli obliqui. Negli altricompare il motivo dei due quadrati intrecciati con al centro e ai lati piccoli volatili,mentre alla base si aprono in modo speculare due fogliette. Questa tipologia dicapitelli, presa di recente in esame dal Dennett", comprende per 10pili esemplari dipiccole dimensioni, anche con decori a champleve, come quelli di Makrinitza pres so

    Fig. 8 - Santorini, chiesa della Panaghia Episcopi, il templon: particolare dell'epistilio.

    Fig. 9 - Santorini, chiesa della Panaghia Episcopi, il templon: particolare dell'epistilio.

    52. DENNERT, Kapitelle (cit. n. 10), p. 141-142, tav. 54-55.

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    Volos" e del San Marco di Venezia". A questi si possono aggiungere due piccolicapitelli, ugualmente scantonati, rinvenuti a suo tempo nell'area della chiesa diSant'Isidoro a Chio, decorati da figure animali e steli vegetali sulle facce oblique".Gli otto pilastrini del parapetto recano tutti, in alto, una piccola croce con bracci aestremita ansate: sei di tipo greco con perlinature e due fogliate di tipo latino. Sullafronte dei due pilastrini centrali si svolge un sinuoso tra1cio vegetale che accoglienelle sue anse singolari corolle floreali, mentre i due estemi sono decorati da cerchio fiori, formati da quattro fusi, un motivo assai diffuso, confrontabile, per la vicinanzageografica, con analoghi pilastrini rinvenuti a Paros". Gli altri pilastrini mostrano unornato con croci scalinate (fig. 10), motivo anch'esso piuttosto banale, come pure latreccia che decora la fronte dei segmenti marmorei inseriti a colmare 10 spazio tra lecolonne e i pilastrini che inquadrano i plutei mediani".

    Fig. 10 - Santorini, chiesa della Panaghia Episcopi, il templon: pilastrini.

    53. Ibid., cat. 304, tav. 54; SUPUT,Reliefs byzantins (cit. n. 23), p. 36-44; T. PAZARAS,Reliefs of asculpture workshop operating in Thessaly and Macedonia at the end of the 13th and beginning of the14th century, in L'art de Thessalonlque et des pays balkaniques et les courants spirituels au XIV' siecle,Belgrade 1985, Belgrade 1987, p. 159-182.54. DENNERT,Kapitelle (cit. n. 10), cat. 307, tav. 215.55. G. A. SOTIRIOU,Apxmo,pa xptcHtaVtKU uvnuei Xiou, ArchDelt 2,1916, p. 28-30, fig. 5.56. Ch. PENNAS,MEAE-cT )lwo f3v(avnv rf c; yAV lr ruaj c; Nd~oC; -[ JdpoC; ,Athina 2000, p. 10-11, fig. 9,11.57. Questo motivo e presente, ad esempio, per rimanere in tema, nel repertorio dei decori a champ-leve del San Marco, ed esattamente, nei capitelli ionici ad imposta e negli archivolti dell'esedra.

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    Fig. II- Santorini, chiesa della Panaghia Episcopi, il templon: pluteo.

    Straordinaria e infine la composizione decorativa dei due plutei che chiudono lafronte del templon (fig. 11). Essa recupera uno schema, tra l'altro piuttosto raro, di etagiustinianea, splendidamente esemplificato da una transenna in opera nella gallerianord della Santa Sofia che mostra la stessa decorazione, formata da otto cerchi, inter-secati a meandri di svastiche, arricchita da inserti vegetali e croci", riproducendocon la tecnica dell'incrostazione gli effetti del traforo, con una soluzione decorativadi sorprendente effetto mimetico che, come si e visto, venne largamente praticata nelcantiere marciano.Sono piuttosto rari anche gli esempi mediobizantini decorati da uno 0pili cerchicon fusi e meandri di svastiche: allo stato attuale posso infatti segnalare solo tresculture, datate al XII secolo, tutte concentrate nella regione di Mani".

    58. C. BARSANTI,Le transenne, in A. GUIGLIAGUIDOBALDI,C. BARSANTI,Santa Sofia di Costantino-polio L'arredo marmoreo della grande chiesa giustinianea, Cit. del Vaticano 2004, p. 525-527, fig. 303-304,con un ampio excursus su questa schema decorativo, testimoniato nell'ambito del VI secolo ancheda una pseudotransenna del Monte Nebo e da un meno noto pluteo riutilizzato nella chiesa di SanDemetrio a Pieiron (Veroia), nonche da una serie di plutei, soprattutto di ambito italiano, che ne confi-gurano tuttavia la variante con il motivo isolato dal continuum decorativo.59. N.B. DRANDAKIS,v sa vu va rAV7l:T aT TJ ~MavT J ~,Athina 2002, p. 230, fig. 346, p. 250 fig. 378-379, p. 252, fig. 381-382.

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    Parrebbe ugualmente ispirato alle trame lavorate a giorno dell'arredo plasticodella Santa Sofia giustinianea, in particolare a quelle intagliate sulla fronte degliarchitravi dei fine strati al piano delle gallerie'", anche il motivo - un reticolo alarghe maglie romboidali entro le quali sono ospitati elementivegetali - che decorala cimasa del templon. Del resto un modello per tal genere di ornamentazione gliartefici del templon 10 avevano, non a caso, proprio sotto gli occhi: un capitelloimposta di VI secolo riutilizzato sulla colonna meridionale all'interno del bema deltipo a bande disposte a zig-zag incrociate simmetricamente, le cui mag lie romboidalie triangolari accolgono, appunto, stilizzati elementi vegetali" (fig. 12).Non pertinenti al templon, ma ugualmente realizzati con la tecnica a champlevee caratterizzati da un analogo eclettico recupero di forme giustinianee, sono dasegnalare, sempre nella Panaghia Episcopi, una lastra attualmente inclusa nellapavimentazione del presbiterio con uno schema a pelte radiali e croce centrale",

    Fig. 12 - Santorini, chiesa della Panaghia Episcopi:capitello-imposta di spoglio (da M.E. MENDRINOS 2000).

    60. Cf. H. KAHLER, Die Hagia Sophia, Berlin 1967, fig. 65.61. ORLANDOS, Iliaxotti; (cit. n. 37), fig. 6; MENDRINOS, Panaghia Episcope (cit. n. 31), fig. a p. 19.

    Sulla diffusione e Ie varianti di questa particolare tipologia di capitello, che ha come referenti gliesemplari giustinianei in opera nelle gallerie della Santa Sofia, si veda A. GUIGLlA GUlDOBALDl, Icapitelli della basilica giustinianea della Theotokos, oggi di S. Caterina, sui Monte Sinai, in Costantino-poli e l'arte delle province orientali, a cura di F. DE' MAFFEI, C. BARSANTI, A. GUIGLlA GUlDOBALDI(Milion 2), Roma 1990, p. 265-342, in part. p. 280-286. II motivo in questione potrebbe essere avvici-nato anche alla sequenza regolare di rombi con fiori quadrigigliati che riveste uniformemente Ie cimaseche si sovrappongono ai plutei in opera nei matronei della basilica marciana: BUCHWALD, Carved StoneOrnaments, 1962/1963 (cit. n. 7), p. 174, fig. 22-29; GRABAR, Sculptures byzaniines (cit. n. 24), tav. XLVI,LI; Russo, Decorazione scultorea (cit. n. 7), p. 132.62. ORLANDOS, llioxonii (cit. n. 37), p. 196-197, fig. 11; MENDRlNos, Panaghia Episcope (cit. n. 31),fig. a p. 14.

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    confrontabile, ad esempio, a quello che decora un frammento di lastra dal Palazzodi Teodorico, oggi nel Museo Nazionale di Ravenna"; inoltre due strette cornici oggiinserite nei pilastri del nartece, ai lati della porta d'ingressc" con una guilloche; edinfine una lastra posta capo volta nella lunetta della porta principale alla chiesa,visibile dall'interno, con una grande croce perlata, affiancata a sinistra da unacomplessa disposizione di croci pili piccole. Su quest'ultima si distinguono alcunelettere greche rovesciate, che sembrerebbero indicare un'origine pili antic a dellalastra, forse proveniente dagli scavi dell'antica citta di Thera.Qualche riflessione infine sull'identita stilistica del templon. La straordinariavarietas di temi decorativi e ornati, ec1etticamente ispirati a epoche diverse, chequalifica il nostro templon richiama in modo significativo quella tendenza esteticaverso un repertorio di forme tradizionali, combinata alla ricerca di forme voluta-mente sfarzose, che risentono ormai del vasto successo riscosso, gia nel secoloprecedente, dalla tecnica a champleve, suI suolo greco. Volgendo 10 sguardo allacapitale ci si rende invece conto dell' esiguita di testimonianze significative, allequali e forse possibile ovviare prendendo in considerazione uno dei cantieri chesarebbero stati maggiormente influenzati da Costantinopoli, ovvero la Basilica diSan Marco a Venezia, dove il tipo di decorazione a champleve e abbondantementeimpiegato sia all'interno che all'esterno dell'edificio e dove si coglie appunto unanalogo revival di forme paleobizantine.L'impiego di questa tecnica decorativa sorprende sia per la vastita sia per laqualita esecutiva, soprattutto se si tiene conto della totale assenza di precedentinell'ambito geografico italiano prima del cantiere marciano, modello tra l'altroampiamente riecheggiato da un gran numero di edifici del territorio, e che fariflettere sulla presunta provenienza di questa tipo di decorazione proprio daCostantinopoli". A tale ipotesi, che chi ama in causa il gusto della capitale bizantinaper il decoro policromo e polimaterico'", si oppone il pili realistico dato dellapressoche totale assenza a Costantinopoli, in epoca mediobizantina, di testimo-nianze relative alla tecnica a champleve, che sembra in effetti, come si e visto,

    63. Cf. F. BERTI,Materiali dai vecchi scavi del Palazzo di Teodorico, II, Elementi di decorazionearchitettonica e frammenti diversi, FelRav 1091110, 1975, p. 114, tav. III,5.64. ORLANDOS,lioxoni; (cit. n. 37), p. 192, 194, fig. 9 (l'altro frammento).65. Cf. supra, nota 9.66. Paradigmatici al riguardo sono i resti del decoro architettonico e liturgico della chiesa nord delmonastero fondato ncl 907 da Costantino Lips (N. FIRATLI,La sculpture byzantine figuree au Museed'Istanbul, Catalogue revu et presente par C. Metzger, A. Pralong et f.-P. Sodini (Bibliotheque del'Institut francais d'Etudes anatoliennes d'Istanbul XXX, Paris 1990, p. 183-194, tav.389-405) e imeno noti frammenti pili recentemente recuperati nell' area del Boukoleon, le cui caratteristiche formalihanno suggerito una datazione al IXsecolo: N. ASGARI,Istanbul temel kazilanndan haberler - 1983, II.Arastirma Sonuclari Toplantisi, Izmir 1984, p. 45-46, fig. 12-19; A. IACOBINI,L. PERRIA,II Vangelo diDioniso, Un manoscritto bizantino da Costantinopoli a Messina, Roma 1998, n. 77 a p. 68 e fig. 31;M. MUNDELLMANGO,Polychrome Tiles found at Istanbul: Typology, Chronology, and Function, inA Lost Art Rediscovered. The Architectural Ceramics of Byzantium, ed. S.EJ. GERSTEL,lA. LAUFFEN-BURGER,University Park 200 I, p. 13-41: 23, fig. 7_Sui diffuso impiego del colore e della doratura nella

    scultura architettonica mediobizantina cf. M. ALTRIPP,Beobachtungen zur Polychromie byzantinischerBauplastik, fOB 52,2002, p. 259-270.

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    entrare in scena nel decoro architettonico solo sul volgere del XIIIsecolo. E questiesempi, se da un lato lasciano un ragionevole dubbio sulla presenza 0 meno dellatecnica a champleve anche negli edifici d'eta precedente, dall'altro, visto 10 statodelle attuali conoscenze, non aiutano a risolvere i molti problemi relativi alle sfered'influenza, alla trasmissione dei modelli e alla circolazione di maestranze traOriente e Occidente nel corso dell'XI-XII secolo. Come dunque interpretare la testi-monianza offerta dal templon di Santorini ?Va allora forse considerata come una testimonianza che adombra un cripticorichiamo alla capitale, proprio nell'intenzionale speranza di recuperare insieme alleforme decorative anche quell'eta dell'oro cui nostalgicamente si guarda, oppuredobbiamo tenere conto dell'impossibilita di spiegare esaurientemente la giustadinamica di scambi, che, come si diceva poc'anzi, vede sul piatto della bilancia lerelazioni tra Bisanzio, priva in questa momenta di testimonianze a champleve, el'introduzione proprio di questa tecnica nel cantiere marciano, innegabilmentelegato alle novita artistiche della capitale.L'alta qualita del templon della Panaghia Episcopi di Santorini, congiuntamenteal tono di revival, che si esprime nel recupero di forme neogiustinianee, potrebberodunque offrire un evidente segnale di fusione tra un gusto per gli effetti preziosi,tipico della produzione costantinopolitana gia dal X secolo, e l'ormai diffusa 'specia-lizzazione' ellenica per la tecnica a champleve che ne imita gli effetti. Per quantaappaia delicata la questione, e peri) d'obbligo domandarsi, in conclusione, perchenon considerare le novita in ambito lagunare come la testimonianza di questa'fusione' realizzata e sperimentata da artefici greco-costantinopolitani chiamati aVenezia che ne giustificherebbe soprattutto l'elevata qualita esecutiva.

    Silvia Pedone