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Articoli Selezionati GIUSTIZIA MESSAGGER O GIUDICE PRIORE SENZA SCORTA: INTERROGAZIONE PARLAMENTARE 1 GIUSTIZIA UNITA' VELTRONI E LA SFIDA (MORALE) DI USTICA BONFIETTI DARIA 2 GIUSTIZIA STAMPA GLI 81 MORTI DI USTICA ASPETTANO LA VERITA' - LETTERA ANNUNZIATA LUCIA 3 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI MANIFESTO PERCHE' LA VERITA' NON SIA PIU' NEGATA BONFIETTI DARIA 4 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI REPUBBLICA USTICA, LO STATO DEVE RISARCIRE I PARENTI DI 4 VITTIME ZINITI ALESSANDRA 5 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI GIORNALE USTICA, "STATO COLPEVOLE" PRIMI RISRACIMENTI PER I PARENTI DELLE VITTIME A.ACQ. 6 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI GIORNALE USTICA, LA CASSAZIONE SMONTA IL "MURO DI GOMMA" ZURLO STEFANO 7 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI STAMPA PARISI: L'AERONAUTICA LEALE SUL CASO USTICA 8 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI REPUBBLICA VENERDI NOI "GENERALI BRICCONI" ASSOLTI NEL PROCESSO PER USTICA DE PAOLIS MARIO 9 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI AVANTI Int. a MANCA VINCENZO: VINCENZO MANCA: "SU USTICA NON DEVE CADERE IL SILENZIO" CHIARELLA SIMONE 10 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI UNITA' USTICA, LE VERITA' DI COSSIGA BONFIETTI DARIA 12 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI TEMPO Int. a GIOVANARDI CARLO: GIOVANARDI: "UN ATTENTATO LA CAUSA DELL'ABBATTIMENTO DEL DC9" CASELLI DARIO 13 GIUSTIZIA GIORNALE STRAGE DI USTICA E SCALZONE: PRODI STA COI NEMICI DELLO STATO GIOVANARDI CARLO 14 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI CORRIERE DELLA SERA USTICA: LA SENTENZA DI CUI DOVREMMO RALLEGRARCI - LETTERA GIOVANARDI CARLO 15 GIUSTIZIA UNITA' QUANTI ALIBI PER USTICA BONFIETTI DARIA 16 TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNI CAZIONI GIORNO - CARLINO - NAZIONE L'EX SOTTOSEGRETARIO DE CAROLIS: DIFESI L'AREONAUTICA, PER MESI RICEVETTI OFFESE DE CAROLIS STELIO 17

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Articoli Selezionati GIUSTIZIA MESSAGGER

OGIUDICE PRIORE SENZA SCORTA:INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

1

GIUSTIZIA UNITA' VELTRONI E LA SFIDA (MORALE) DI USTICA BONFIETTIDARIA

2

GIUSTIZIA STAMPA GLI 81 MORTI DI USTICA ASPETTANO LAVERITA' - LETTERA

ANNUNZIATALUCIA

3

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

MANIFESTO PERCHE' LA VERITA' NON SIA PIU' NEGATA BONFIETTIDARIA

4

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

REPUBBLICA USTICA, LO STATO DEVE RISARCIRE IPARENTI DI 4 VITTIME

ZINITIALESSANDRA

5

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNALE USTICA, "STATO COLPEVOLE" PRIMIRISRACIMENTI PER I PARENTI DELLEVITTIME

A.ACQ. 6

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNALE USTICA, LA CASSAZIONE SMONTA IL "MURODI GOMMA"

ZURLO STEFANO 7

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

STAMPA PARISI: L'AERONAUTICA LEALE SUL CASOUSTICA

8

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

REPUBBLICAVENERDI

NOI "GENERALI BRICCONI" ASSOLTI NELPROCESSO PER USTICA

DE PAOLISMARIO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

AVANTI Int. a MANCA VINCENZO: VINCENZO MANCA:"SU USTICA NON DEVE CADERE IL SILENZIO"

CHIARELLASIMONE

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

UNITA' USTICA, LE VERITA' DI COSSIGA BONFIETTIDARIA

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

TEMPO Int. a GIOVANARDI CARLO: GIOVANARDI: "UNATTENTATO LA CAUSA DELL'ABBATTIMENTODEL DC9"

CASELLI DARIO 13

GIUSTIZIA GIORNALE STRAGE DI USTICA E SCALZONE: PRODI STACOI NEMICI DELLO STATO

GIOVANARDICARLO

14

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

CORRIEREDELLA SERA

USTICA: LA SENTENZA DI CUI DOVREMMORALLEGRARCI - LETTERA

GIOVANARDICARLO

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GIUSTIZIA UNITA' QUANTI ALIBI PER USTICA BONFIETTIDARIA

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNO -CARLINO -NAZIONE

L'EX SOTTOSEGRETARIO DE CAROLIS:DIFESI L'AREONAUTICA, PER MESIRICEVETTI OFFESE

DE CAROLISSTELIO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

UNITA' "I MIEI 27 ANNI ASPETTANDO L'INGIUSTIZIA" FRANCHIMASSIMO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

LIBERAZIONE Int. a PRIORE ROSARIO: USTICA, PRIORE:"IMPEDIMENTI ALL'ACCERTAMENTO DELLAVERITA' "

FALGIO WALTER 20

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

CORRIEREDELLA SERA

"E ADESSO SIA QUESTO GOVERNO AMOBILITARSI PER LA VERITA' "

D.MART. . 21

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

CORRIEREDELLA SERA

LA CATENA DEI MISTERI LUNGA VENTISEIANNI

BIANCONIGIOVANNI

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

CORRIEREDELLA SERA

USTICA, NESSUN COLPEVOLE FAMILIARISENZA RISARCIMENTO

MARTIRANODINO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

CORRIEREDELLA SERA

USTICA, NESSUN COLPEVOLE. E NESSUNRISARCIMENTO

MARTIRANODINO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

REPUBBLICA "USTICA: NESSUN COLPEVOLE, GENERALIASSOLTI"

BELLU GIOVANNIMARIA

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

STAMPA Int. a BONFIETTI DARIA: "ESITOPIRANDELLIANO ORA TOCCA ALLA POLITICASCOPRIRE LA VERITA' "

PACIFRANCESCA

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

STAMPA USTICA ULTIMO ATTO: NESSUN COLPEVOLE LA LICATAFRANCESCO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

MESSAGGERO

BONFIETTI: "NON CI IMPORTANO I SOLDI, MALA VERITA' "

S.G. . 30

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

MESSAGGERO

USTICA, NESSUN RISARCIMENTO ALLEVITTIME

COFFARO MARIO 31

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNALE DAL MIG LIBICO ALLA BATTAGLIA AEREA: 27ANNI DI TEOREMI SENZA UNA PROVA

CHIOCCI GIANMARCO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNALE USTICA, CADE LA TESI DEL MURO DI GOMMAANCHE LA CASSAZIONE ASSOLVE IGENERALI

ZURLO STEFANO 33

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNALE USTICA, LA VERITA' AFFONDATA PERSEMPRE

GUZZANTIPAOLO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNO -CARLINO -NAZIONE

USTICA, ANCHE LA GIUSTIZIA HA IL SUOFUNERALE

VISCI PIERLUIGI 36

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

LIBEROQUOTIDIANO

USTICA, FARSA FINITA E SENZA COLPEVOLI BESANARENATO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

UNITA' Int. a BONFIETTI DARIA: "C'ERA LA GUERRAQUEL GIORNO. MA LA POLITICA HA GIRATOLE SPALLE"

M. F. 38

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

UNITA' VENTISETTE ANNI DOPO VASILEVINCENZO

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

MANIFESTO Int. a PURGATORI ANDREA: "LA VERITA'? UNAQUESTIONE DI VOLONTA' POLITICA"

MENAFRA SARA 40

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

MANIFESTO L'ULTIMO SFREGIO ALLA VERITA' BONFIETTIDARIA

41

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

RIFORMISTA USTICA, ULTIMA BEFFA 42

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

MANIFESTO CHIEDIAMO DIGNITA' IN NOME DELLAGIUSTIZIA

BONFIETTIDARIA

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TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNALE "PRODI INFANGA LA VERITA' SU USTICA" ZURLO STEFANO 44

TRASPORTI,POSTE ETELECOMUNICAZIONI

GIORNALE USTICA, IL GOVERNO FA LA GUERRAALL'AERONAUTICA

ZURLO STEFANO 45

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03 19 gennaio 2007

copertina

Un uomotra i misteri

Consigliere Priore, la sentenza della Cassa-zione che assolve in via definitiva i gene-rali dell’Aeronautica è la pietra tombalesull’inchiesta per la strage di Ustica?Assolutamente no. Questa sentenza ha presoin considerazione solo le posizioni personali

di due imputati coinvolti per reati, e mettiamoci le virgolette,“secondari”. Gli autori della strage rimangono ignoti. L’in-chiesta prosegue. Il reato di strage non va in prescrizione.Esattamente. Su questo ci sono stati degli stralci fatti dallaprima Corte d’Assise. E al termine dell’istruttoria io stessostralciai una serie di atti proprio perché l’inchiesta continuas-se sul reato di strage. Su questo non c’è discussione.Al processo di primo grado andarono soltanto nove im-

putati, perché i reati contestati a tutti gli altri erano cadu-ti in prescrizione.Sì. Noi arrivammo a fine istruttoria con una settantina diimputati per reati tipo falsa testimonianza o favoreggia-mento. Reati che chiamiamo secondari, ma secondari nonsono. Molte di queste condotte caddero in effetti per pre-scrizione. Rimasero quelle condotte di particolare turbati-va e impedimento dell’attività di governo o di organi istitu-zionali che, per l’aggravante prevista dal codice penale mi-litare, furono definiti di alto tradimento. Nel corso degli an-ni ci fu una derubricazione da impedimento a turbativa, unreato minore. Poi una legge entrata in vigore durante lapassata legislatura ha abrogato queste figure quando nonsono commesse con violenza.L’assoluzione implica come conseguenza che i reati di de-

Quella notte

di Andrea Purgatori

Caccia non identificati, radar che vedono e non vedono, un buco nero di segreti e bugie.Questa è stata Ustica, secondo Rosario Priore

Il consigliere Rosario Priore ha cominciatoa seguire la strage di Ustica nel 1987, comeconsulente della Commissione stragi. Dagiudice istruttore, tra il 1990 e il 1999 ha gui-dato l’inchiesta giudiziaria che al momentodel rinvio a giudizio contava oltre tre milionidi atti, tanto che per trasferirli in Corte d’As-sise furono necessari svariati Tir. Successi-vamente è diventato capo del Dipartimentoper la giustizia minorile. Attualmente ha an-che un incarico di consulenza per la Com-missione Antimafia. Negli ultimi trent’anniha seguito le più importanti inchieste di ter-rorismo interno e internazionale, compresequelle sul sequestro e l’uccisione di AldoMoro e sull’attentato a Giovanni Paolo II.

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pistaggio, falsificazione, omissioni varie eccetera vengo-no sostanzialmente negati, o no?Se c’è un registro tagliato con una lametta o nastri radar esi-stenti e mai consegnati - e ci sono - come si fa a negarlo? Nonsi può abolire la realtà. I fatti ci sono. Ci fu una vera e propriaopposizione alla ricerca della verità... una sparizione quasi si-stematica di tutti gli atti che riguardavano quella serata.Mentre si sono trovati quelli del giorno precedente equelli del giorno successivo.Qualcosa che noi abbiamo chiamato una “mano sapiente”si è mossa in tutta questa vicenda. Nessuno può negarlo. Ifatti provano che la scala gerarchica militare ha trasmessonotizia della caduta dell’aereo. Ma anche che per tanto tem-po è stato negato che su questa vicenda noi avessimo deirapporti con gli americani, i quali invece avevano costituitoun team ad hoc...Dal giorno dopo?Certo. Per cercare di capire che cosa fosse successo. E sfidochiunque a trovare tante e tali stranezze in un incidente aereoqualsiasi.

19 gennaio 2007 03

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Qualcuno continua a raccontarla come una somma di co-incidenze straordinarie, superficialità e imperizie.La coincidenza potrebbe esserci per dieci, magari cento even-tualità. Qui abbiamo migliaia di circostanze di fatto che sivolgono ad una determinata ricostruzione. È una coinciden-za impressionante. Certo, se poi vogliamo accettare tutto,può anche darsi che un ordigno collocato all’interno del veli-volo sia esploso proprio nel momento in cui la rotta dell’aereoera seguita in parallelo e con rotte intersecanti da altri aereinon identificati...Aerei militari.Sicuramente militari. Un aereo civile non può fare improvvi-se virate a novanta gradi.Nessuno dei tre gradi di giudizio ha messo in discussionelo scenario di guerra.Sarebbe difficile, se non impossibile. Si negherebbe appuntola realtà dei fatti. Ma credo che nessuno abbia tentato una ri-costruzione diversa. Nel processo di primo grado è stata com-piuta un’istruttoria di altissimo livello, durata tre anni, con lapresenza di avvocati e consulenti ferratissimi. Mentre in se-condo grado il vaglio è stato sicuramente molto più limitato,quanto meno nel tempo. In molti hanno ritenuto insufficien-te il tempo impiegato. Si è anche affermato che non bastasse aleggere le 5.400 pagine dell’ordinanza di rinvio a giudizio.Quanto a sviscerarle poi…Torniamo alla sua ordinanza. Lì si ricostruisce con preci-sione quel volo e la sua fine. Lo scenario che la gente hacompreso solo a pezzi. Riproviamoci insieme. La sera del27 giugno 1980, il DC9 Itavia con 81 persone a bordo de-colla da Bologna per Palermo in condizioni strutturaliperfette…Era stato revisionato da poco, aveva tutte le licenze per volaresenza alcuna preoccupazione.Dunque, il DC9 decolla...E viene preso subito in consegna dal radar di Poggio Renati-co. Il volo viene seguito dall’immediatezza, non ci sono statispazi vuoti... quelli li abbiamo trovati dopo perché sonoscomparse le registrazioni.All’epoca controllo aereo civile e militare erano sottopo-sti alla giurisdizione dell’Aeronautica, e i controllori era-no tutti militari.Divisi per competenze, ma spesso nella stessa sala.Il radar di Poggio Renatico accompagna il volo fino al-l’Appennino tosco-emiliano.E lì ci sono già delle presenze che non sono state sufficiente-mente spiegate.Che tipo di presenze? La convergenza di due aerei, provenienti uno da est e uno daovest. E uno sembra nascondersi, diciamo così, nel conod’ombra radar del DC9... e ft

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andò così

Il giudice istruttore Rosario Priore davanti ai restidel DC9 Itavia nell’hangar di Pratica di Mare

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C’è anche un Awacs, un aereo ra-dar della Nato, che in quel mo-mento controlla quella parte dicielo. E vede tutto.Sicuramente. All’epoca gli Awacs distanza in una base Nato in Germa-nia si attestavano in volo stazionariotra Piemonte e Liguria per addestra-re i nostri caccia delle basi setten-trionali. Poi scendevano sul Tirrenoper addestrare le squadriglie di basea Grosseto.Infatti risulta che ci fossero duecaccia di Grosseto in volo. UnF104 monoposto e un intercetto-re biposto TF104 con i capitaniistruttori Nutarelli e Naldini, chepoi sono quelli che muoiono nell’incidente delle FrecceTricolori a Ramstein nell’agosto 1988.Questi due aerei italiani seguono quasi a vista il DC9 quandoc’è già la presenza del terzo aereo. Poi c’è una decisione di ri-entro alla base, non si sa presa da chi. Rientrando lanciano il segnale di pericolo.Premendo tre volte il pulsante del microfono. A conferma diquesto c’è pure un tracciato di volo a triangolo, che significasituazione di massima emergenza. Questo è confermato daglispecialisti della Nato che ci hanno ausiliato nella perizia, ma-nuali della Difesa aerea alla mano.I caccia italiani atterrano una ventina di minuti primache l’aereo precipiti. Quasi in coincidenza. È stata una manciata di minuti. Lo di-cono i registri della base.Intanto il DC9 prosegue sul Tirreno e punta verso Paler-mo sull’aerovia Ambra 13. A questo punto i radar vedonoaltri aerei non identificati in decollo e atterraggio sullabase francese di Solenzara in Corsica. Su questo abbiamo anche le testimonianze del generale deicarabinieri Bozzo, braccio destro di Dalla Chiesa, e di suo fra-tello. Quella sera erano casualmente in vacanza in un albergoa ridosso della pista. Per colpa del traffico militare non chiu-sero occhio. I francesi sostengono che la base chiuse alle cinque delpomeriggio. Un po’ come se avessimo spento il radar diCiampino. Non ci crede nessuno.Quello è il radar di punta della difesa aerea francese verso ilnord Africa. Se si chiude Solenzara è come chiudere gli occhiverso il pericolo.Il DC9 intanto viene preso in consegna dal radar di Pog-6e ft

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gio Ballone.E lì è successo quel che è successo... una serie di eventi strani.Tra gli altri il fatto del maresciallo Dettori che si impicca. Aiparenti più stretti, Dettori disse che quella notte era successol’inferno. Che si era stati a un passo da uno scontro...A un passo dalla guerra.Ed era molto turbato per questo. Ma anche a Poggio Ballonenon si è mai riusciti ad appurare chi fosse di turno quella not-te. Anche in quelle carte c’era confusione...A Ciampino avete impiegato anni per ricostruire i turni. Facendo istruttorie pesantissime. Riportando lì tutti quelliche c’erano, mettendoli ai loro posti, vedendo chi avevano afianco. Ma un lavoro che ha dato i suoi frutti.Poi è Ciampino a seguire il DC9.E il radar di Licola, in Campania...Al largo di Anzio i controllori vedono tracce di aerei cheritengono americani, senza transponder acceso. Cioè,senza segnale di identificazione radar.Che apparivano dove non c’erano aeroporti.In gergo si dice che le tracce originavano dal mare, e face-vano presupporre che ci fosse una portaerei. Videro addi-rittura un elicottero.Chiarissimamente. Ma Licola ha delle documentazioni diquei momenti a dir poco alterate. Con sigle di aerei che si con-fondono in modo veramente preoccupante.I controllori avevano notizia di un’esercitazione america-na in corso?Qualcuno disse che c’era, altri che non si sapeva nulla. Peròquelli che dovevano vedere li hanno visti tutti perché l’hannodetto in aula. Non è provata l’esercitazione. Ma a quel tempogli Stati Uniti erano in grado di compiere grosse manovre in

«Due F104 italiani seguono quasi a vista il DC9quando c’è già la presenza del terzo aereo»

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mare prescindendo dal nostrocontrollo radar. Bisogna dirlo. Ericordare quell’episodio del di-cembre precedente, in cui caddeun caccia alla periferia di Palermo. Quando il relitto venne cir-condato.Dai carabinieri e dai marine. Isoliti cerchi paralleli, come a Si-gonella…Questo lo racconta l’allora gio-vane sostituto procuratore LoForte, che era di turno. Quandochiese di esaminare i resti se lierano già portati via i marine.Era un Prowler identico a quel-lo che tranciò il cavo della funi-via del Cermis.Un gioiello di caccia, all’epoca.Costretto a un atterraggio d’e-mergenza finito malissimo du-rante una esercitazione segretaal largo di Palermo, in prepara-

zione di un attacco in Iran per liberare gli ostaggi rin-chiusi nell’ambasciata Usa.Infatti c’era la portaerei Nimitz, che in genere era dislocatanel Golfo Persico.Siamo al momento cruciale. Il DC9 è in volo tra Ponza eUstica e si vedono delle tracce radar che gli esperti ame-ricani contattati dall’allora sostituto procuratore Gior-gio Santacroce attribuirono subito ad aerei militari. Non ebbero mai nessun dubbio. Sia l’inglese John Transue,consulente di guerra aerea del Pentagono, che John Macidulldella Federal Aviation Administration. Lui tra l’altro fece par-te della commissione d’inchiesta per l’esplosione del Challen-ger, ed era un ex pilota militare della marina. Sapeva di cosastava parlando. Dissero che era una tipica manovra d’attacco aereo. Solealle spalle, obiettivo di fronte...Quello è il punto in cui il DC9 sparisce dai radar, ma poi sicontinuano a vedere altre tracce di aerei militari. Dopo l’inci-dente, ce ne è almeno uno che continua a volare per un certonumero di minuti. Quindi gli aerei erano sicuramente due.Non credo che nessuna delle istruttorie dibattimentali abbiamai sovvertito questa ricostruzione. Qualche istante prima, una doppia traccia la vide benis-simo un controllore di Marsala, Luciano Carico. Disse che l’aereo in coda sembrava avesse “messo la frecciaper superare” il DC9.Prima che i mezzi di soccorso italiani raggiungano la zo-na del disastro, si vede la traccia di un elicottero che va lìa vedere che cosa è successo.Si vedono parecchie tracce di presenze aeree, che emergonograzie all’esame dei nastri fatto presso la Nato in Belgio. E sivedono le manovre compiute dai nostri controllori a Marsa-la, tipiche di chi guida un aereo. Azioni alla consolle del radarche sono state sempre negate, e quando poi sono state conte-

state in modo formale sono state derise con frasi tipo: mac-ché, quelli erano scherzi tra noi.Anche qua, coincidenze straordinarie.A pochi minuti dalla caduta di un aereo, non credo che in salaradar ci potesse essere un’atmosfera di gioco.Il professor Aldo Casarosa, un docente di ingegneria al-l’università di Pisa che è stato suo perito, e il professorManfred Helde, un perito tedesco che ha lavorato per leiinsieme al professor Emilio Dalle Mese, esperto radari-sta, hanno fatto una ricostruzione dell’evento come diuna “quasi collisione”. Secondo loro cosa è accaduto nelmomento in cui il DC9 si è venuto a trovare vicino a que-sto aereo militare, o a questi aerei militari?Essi danno per scontata come minimo la presenza di un altroaereo che vola nella stessa direzione del DC9 e a un certo pun-to, sovrapponendosi o sottoponendosi al velivolo civile, deter-mina dei fenomeni tali, dei turbini che fanno venire menol’assetto di questo aeromobile con conseguente collasso dellastruttura.Per capirci meglio, il caccia non identificato che si na-sconde viene intercettato e cercando di fuggire provocaun turbine che investe il DC9 spezzandolo.Il DC9 ha l’ala di sinistra tranciata di netto.E sicuramente nell’ala non c’era una bomba.No, lì nessuna bomba. Questa seconda ipotesi parla di uneffetto esplosivo che incide sulla congiunzione tra carlin-ga e motore di destra, che si stacca e determina la fratturadell’ala sinistra.Ci sono tre punti radar che si vedono nettamente a destradel DC9.Compongono una traiettoria radar registrata a Ciampino.Due si vedono prima alla destra del velivolo e uno apparedopo, mentre attraversa il nugolo di frammenti del DC9 chesta precipitando. Sono le tracce che inducono gli espertiamericano e inglese a ritenere che ci sia stato un velivolo suuna rotta parallela al DC9 con una velocità superiore, chene attraversa la traiettoria, ovvero compie la manovra d’at-tacco. Ma le risposte radar che fanno presumere la presen-za di questo secondo velivolo sono venute fuori dopo qual-che tempo perché nel primo sviluppo dei dati di Ciampino

era stato dato un traccia-to pulito, dove apparivasolo la traccia del DC9.Senza nulla a destra néa sinistra.C’è stato detto che non eranecessario, perché all’Ae-ronautica interessava sol-tanto vedere dove fosse fi-nito il DC9.Invece, guarda un po’,con quelle tracce la ri-costruzione cambiacompletamente.In effetti se ne erano ac-corti fin dal primo mo-mento, ma poi avevano

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L’ex Capo di Stato MaggioreLamberto Bartolucci.In alto, il tragico incidente del1988 durante l’esibizione delleFrecce Tricolori a Ramstein e le foto dei tre ufficiali pilotirimasti uccisi: Giorgio Alessio,Ivo Nutarelli, Mario Naldini

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fatto questa scelta di offrirci solo il tracciato del DC9, senza isegnali ai lati.Singolare. Finché è solo il tracciato del DC9 tutto è con-gruo e affidabile, quando invece spuntano le altre traccesi comincia a dire che il radar non funziona bene.Tutti coloro che hanno visto e non facevano parte del mondo,diciamo così, degli esperti italiani che contestano queste evi-denze, non hanno mai avuto alcun dubbio. Parliamo della teoria della bomba. Secondo la ricostru-zione fatta dal gruppo di periti guidati dall’inglese FrankTaylor, sarebbe esplosa nella toilette. Ma i pezzi recupe-rati non portano alcun segno.Nessun pezzo dell’aereo reca tracce di esplosione. Nessunpezzo si è frammentato o fratturato per effetto di esplosione.Strana quella bomba capace di far collassare un aereoma che non lascia segni. Una bomba perfetta. Infatti la ta-voletta del water è stata ripescata intatta.Se è per questo, ci sono curvature nei pezzi del vano toiletteche avrebbero dovuto confermare la presenza della bomba einvece dicono tutto e il contrario di tutto. Perché lì dove dove-vano essere concave sono convesse, e dove dovevano essereconvesse sono concave. Abbiamo lavorato mesi e mesi percercare di capire quale potesse essere la posizione dell’even-tuale ordigno. Abbiamo ipotizzato la bomba posta nel vanodei tovagliolini di carta, la bomba dietro al water, la bombanella cappelliera, la bomba sotto il lavabo… nessuna posizio-ne corrispondeva agli effetti rilevati. Senza tenerconto della perizia frattografica affidata a esperti digrandissimo livello. Lo ripeto, questi periti non han-no trovato un solo frammento che fosse stato espo-sto ad un’azione esplosiva.Poi ci sono i corpi delle vittime.Anche in questo caso, nessuna traccia di esplosioneinterna. Basta ricordare l’estroflessione dei timpaniche è stata ovviamente attribuita a una depressuriz-zazione improvvisa dell’aereo e non a un’esplosione. Nella base del Sismi di Verona lei trovò delle car-te sopravvissute a uno dei tanti strani roghi chehanno segnato questa storia, che davano per cer-to che la strage di Ustica fosse conseguenza del-l’intercettazione di un Mig di Gheddafi da partedei nostri alleati francesi e americani, come ri-sposta a una serie di “licenze” che noi consentiva-mo ai libici i quali mandavano i loro aerei a faremanutenzione a Banja Luka nella ex Jugoslavia ea cui poi noi permettevamo di tornare indietro at-traversando l’Appennino e il corridoio tirrenicopassando davanti alla base di Solenzara, sullaverticale della Sesta flotta e sopra Sigonella.È vero. In quelle carte si supponeva anche che ci fos-se stato una specie di tradimento da parte dei nostriche avevano rivelato ai libici una aerovia non coper-ta dai radar per cui era possibile attraversare il no-stro territorio senza essere intercettati. Per intender-ci, i “buchi” della rete radar.Sta di fatto che c’è un Mig 23 libico che cade sullaSila, ufficialmente il 18 luglio.

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Tre settimane dopo Ustica.Ma i due medici che effettuano l’autopsia sul corpo delpilota lo trovano come se fosse stato conservato in un sur-gelatore. Sì, odore e tracce di putrefazione che non potevano esserequelle di chi è morto quarantotto ore prima, perché la primaperizia avviene quasi nell’immediatezza.Infatti, scrivono un supplemento di perizia che sparisce,e di cui viene negata l’esistenza finché invece poi viene ri-trovato.Lì si dice che la pelle delle mani si sfilava come un guanto, chec’erano vermi grossi come fiammiferi, che gli organi internierano colliquati... e retrodatano la morte a tre settimane pri-ma. Ovvero, in coincidenza con la notte della strage di Ustica.Della nazionalità del pilota non s’è mai saputo niente, e ipezzi dell’aereo furono restituiti alla Libia. In realtà quel-li più importanti stanno ancora qua.In parte furono trovati in sopralluoghi fatti addirittura diversianni dopo.Alcune parti del Mig 23 presentavano fori di colpi di can-noncino aereo. Helde, che è il massimo esperto di questa materia, ci disse cheavevano danni e traiettorie tipiche di colpi di mitraglia.Quando la cosa fu contestata, cosa rispose l’Aeronautica? Che sì, era vero perché avevano portato i pezzi alla Snia e ave-vano provato a sparare sulle lamiere del Mig per vedere qual

«Il Sismi ipotizzava un tradimento daparte dei nostri che avevano rivelato ai

libici un’aerovia non coperta dai radar»

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era la capacità di penetrazione. Poi ci fu un progetto per ina-bissare quei resti nel Tirreno.Adesso ci arriviamo. Lei ha trovato una serie di testimo-nianze della notte del 27 giugno, e non del 18 luglio, dipersone che nel cielo della Calabria vedono un caccia in-seguito da altri due caccia che gli sparano appunto colcannoncino.È vero. In punti diversi di quella regione.Lungo la traiettoria che va a finire sulla Sila dove poi ver-rà ritrovato il Mig.La traiettoria coincide perfettamente. Dal mare fino alla Sila.E invece la storia dell’affondamento dei pezzi? C’è un documento in cui l’Aeronautica militare chiede al Si-smi se può mettere in due casse i pezzi restanti del Mig usatialla Snia per buttarli in mare da un elicottero a 12 chilometridalla costa laziale. Ma il Sismi, all’epoca il direttore era l’am-miraglio Martini, si oppose fermamente. E per fortuna.Non li avremmo trovati più.Procedura un po’ strana francamente, quella di andare a but-tare a mare questi pezzi.Parliamo delle posizioni degli attori potenziali di questavicenda che, oltre all’Italia, sono Francia, Stati Uniti e Li-bia. Con una premessa. In quel momento Gheddafi era ilnemico numero uno sia degli Stati Uniti che della Fran-cia. Gli americani andarono addirittura a bombardareTripoli e Bengasi nell’86. Reagan impe-gnò squadriglie in duelli coi libici sulGolfo della Sirte per anni.Abbattendone anche alcuni.Lei ha fatto decine di rogatorie interna-

zionali. Vediamo la qualità delle risposte. La Francia?Formalmente ha accettato tutte le nostre rogatorie però for-nendo risposte parziali. Come la storia della base di Solenzara chiusa alle cinquedel pomeriggio?Un’affermazione smentita dai nastri radar, dalle testimonian-ze, da una serie di cose. Però ci hanno fornito anche elementiutili, per esempio le perizie sull’aereo della Uta caduto nel de-serto del Tenerè. Lì anche un profano poteva vedere con chia-rezza i segni provocati dall’esplosione della bomba all’inter-no. E Gheddafi se ne è assunto la responsabilità. Di più. Dopo il pronunciamento dell’Alta Corte dell’Aja,Gheddafi fa un discorso televisivo alla nazione in cui di-ce: ammettiamo la nostra responsabilità per l’attentatodi Lockerbie e per l’esplosione dell’aereo della Uta mapoi, non richiesto, aggiunge che per Ustica la Libia è solouna vittima.L’obiettivo più probabile erano dei velivoli libici...Però la Libia non ha mai risposto a una sola rogatoria.Purtroppo no. Chiesi anche di poter esaminare eventualmen-te i resti del pilota del Mig 23, così avremmo capito molto dipiù. Qualcuno sospetta che il pilota di quel Mig fosse italianoe che in realtà stesse cercando di arrivare sull’aeroportodi Crotone per fare rifornimento.

Molti indizi lo dicono. E non soloperché indossava tuta e stivaletti del-l’Aeronautica militare italiana.È sparita parecchia roba di quelloche aveva addosso?Io so che avevamo una gran fretta direstituirlo alla Libia, ricordo che fu-rono mobilitati anche dei grandi in-dustriali italiani. L’allora direttore delSismi, generale Santovito, chiese l’in-tervento dell’Impregilo (gruppo Fiat)telefonando a Romiti.Gli americani come si sono com-portati?Il giudizio complessivo è positivo per-

ché hanno eseguito quasi 90 rogatorie.Ma poi alcuni testimoni hanno fatto marcia indietro. Beh, c’è l’episodio di Coe, uno degli addetti militari. Fu lui adirci che presso l’ambasciata americana era stato costituitoun team apposito sulla strage di Ustica. Singolare che l’ambasciata americana costituisca unteam per occuparsi di un incidente civile che apparente-mente non la riguarda.Che è un non evento, appunto.Hanno consegnato migliaia di pagine in parte censurateche indicano che l’ambasciata di Roma e il Dipartimentodi Stato hanno seguito questa vicenda giorno dopo gior-no, fin dalla prima notte. Ma sulla richiesta di consegnadei documenti della Cia la risposta data anche al presi-dente della Corte d’Assise è stata un secco “no”. Stranoanche questo per un non evento. In effetti gli americani si sono chiusi su alcuni passaggi forti

Il ponte della USSNimitz e la rarissimafoto di un Mig23MSlibico (identico aquello caduto sullaSila) scattata nel1981 dai piloti di unF-14 Tomcat dellastessa unità, duranteun’intercettazionenel Golfo della Sirtea cui fece seguito un duello aereo

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della vicenda, dicendo che c’era una sorta disegreto militare. Strano, perché poi ci hannodato i registri della Saratoga, e notizie anchesul Mig. Per noi sarebbe stato essenziale capi-re a chi apparteneva, cioè se fosse davvero li-bico o di un altro Paese.Magari utilizzato per compiere un’azionecontro la Libia.Possiamo ipotizzare ogni cosa, perché gliamericani avevano avuto una serie di Mig daIsraele che li aveva presi alla Siria. Bottino diguerra. O dal Giappone, perché ogni tantoc’erano piloti nord coreani, cinesi o vietnami-ti che prendevano il volo verso il Giappone. Euno molto bello che si era piuttosto danneg-giato atterrando dalla Libia su Creta. Ma ilnumero maggiore venne a loro dall’Egitto,col quale si dice che avessero costituito un ve-ro e proprio squadrone. Per operazioni sporche?Non si può dire con certezza… sta di fatto chei piloti avrebbero conosciuto il russo.La Nato ha collaborato fino in fondo?Ha avuto un atteggiamento dirilevante collaborazione, e vo-glio ricordarlo perché si perdo-no troppe cose nella memoriadi un Paese. Questo atteggia-mento fu determinato da unamia introduzione all’allora se-gretario generale Javier Solanada parte dell’attuale nostropresidente Napolitano. Fu cosìche io ebbi un accesso moltopiù facile alla Nato. Così abbia-mo avuto la possibilità di utilizzare il materiale di alcuni re-gistri e documentazioni coperte dal segreto.La perizia fatta dalla Nato viene autorizzata dai 17 mem-bri dell’Alleanza ma poi è contestata dalla nostra Aero-nautica militare.È questa perizia che ci dice della presenza probabile di unaportaerei.E anche della presenza prima, durante e dopo l’incidentedi aerei militari non identificati col transponder spento.Questo lo disse nell’immediatezza lo stesso ammiraglio Flat-ley, che comandava la portaerei Saratoga. Parlò di intensotraffico a sud di Napoli visto dai radar americani e quindi nonda quelli italiani. E quando dico radar americani dico radarimbarcati, i cui nastri furono portati immediatamente al co-mando a terra. Però sia lui che l’allora capostazione della Cia DuaneClarridge, un signore che è riuscito a svicolare il processoper lo scandalo Iran-Contras, autore di operazioni spor-che in mezzo mondo e per sua stessa ammissione, a leihanno detto una cosa e in aula hanno detto il contrario.Sì. Clarridge dichiarò davanti a me e a un magistrato del Di-partimento di Giustizia americano che aveva visto il Mig 23

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sulla Sila il 14 luglio e non il 18, salvo poi dire che forse s’erasbagliato. E la sua affermazione corrisponde con lo scritto suun diario di uno degli imputati assolti.In Italia le resistenze nella struttura militare sono statemoltissime. Un esempio: l’identificazione di tre control-lori di Grosseto che quella sera in torre parlano di qualco-sa che somiglia esattamente all’incidente appena avve-nuto e che lei ha individuato tra i 700 militari della basesoltanto grazie all’indennità mensa e non perché l’Aero-nautica le ha dato i nomi. Tra l’altro all’inizio sostenevanodi non riconoscere la loro voce registrata su nastro…Istruttorie pesantissime. L’ostacolo più grande non so se inmalafede o in buona fede, ma che è costato un impegno moltoforte nella ricostruzione dell’evento, è stata l’assenza presso dinoi di ogni sapere tecnico.Ci sono state diverse morti sospette.Suicidi in ginocchio, incidenti stradali, aerei, infarti, depres-sioni fulminanti. Ogni tanto mi chiedo: ma ogni volta che c’èun incidente aereo, succede tutto questo? Che ci siano tantedistruzioni di prove, tante stranezze, tante morti… Alla fine della partita, lei che idea s’è fatto? Quella di unintrigo internazionale?Qualcosa di internazionale c’è, ci mancherebbe. Fosse statoun fatto solo nazionale non avremmo avuto i mezzi per unaoperazione di copertura del genere. Ma la sintesi di questastoria credo si possa trovare nelle parole di un grande capodei servizi di un Paese straniero che ero andato a interrogareper l’attentato al papa. Il francese Alexandre de Marenches.Cosa le disse de Marenches?Lei immagina mai di trovare delle prove di quello che è suc-cesso a Ustica? Guardi che se io avessi voluto o dovuto orga-nizzare un attentato a Gheddafi, le garantisco che non avreilasciato tracce. Questo mi disse…

«Il capo dei servizi francesi mi disse: “Se ioavessi organizzato un attentato a Gheddafi,

le garantisco che non avrei lasciato tracce”»

L’ex capostazione Cia in Italia Duane Clarridge.

In alto, i resti del Migprecipitato sulla Sila

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«La verità sullastrage di Usticapuò essere an-cora trovata».E non è affattovero che la sen-

tenza di assoluzione dei generali dell’Aeronautica Lam-berto Bartolucci e Franco Ferri - definitiva e con formu-la piena - ha stabilito «l’assenza di colpevoli» per quelche accadde la sera del 27 giugno 1980 agli 81 passegge-ri del DC9 dell’Itavia.A spiegarlo a Left è il magistrato Erminio Amelio, un pas-sato alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ogginel pool anticrimine della Procura di Roma, che per treanni e mezzo ha sostenuto la pubblica accusa nell’unicoprocesso intentato per questa tragica vicenda. «Il proces-so che si è concluso la settimana scorsa non aveva comeoggetto il reato di strage», spiega Amelio. Crimine, dun-que, che non cade in prescrizione. Ma «era un tronconedell’inchiesta, più grossa, fatta dal giudice istruttore Rosa-rio Priore», conclusasi nell’agosto del 1999. Sulle responsabilità dei generali dell’Aeronautica non sipuò far più nulla, ma sui colpevoli della strage di Ustica daun anno la Procura di Roma ha aperto unanuova inchiesta. La senatrice Daria Bon-fietti ha ottenuto dei documenti dagli StatiUniti, racconta il magistrato, grazie al Free-dom Information Act, la legge che dopo 25anni rende pubblici gli atti declassificati,vale a dire sottratti al segreto di Stato. Sitratta di 1.548 pagine di telex top secret,molti dei quali contenenti ancora omissis.Sono documenti spediti dall’ambasciatastatunitense di Roma verso il Dipartimen-to di Stato a Washington, e viceversa, condate che vanno dal 1980, già nell’immedia-tezza della strage, al 2000. “Rapportini” ri-

puliti delle parti compromettenti, per la sicurezza nazio-nale, ma anche per proteggere le fonti e i metodi dell’intel-ligence. Telex che dimostrano l’interesse spasmodico degliamericani per quell’aereo sparito dai radar alle nove di se-ra. Un fermento ingiustificato (o forse no), dal momentoche gli Stati Uniti si sono sempre dichiarati estranei allavicenda. Anche quando sono stati chiamati in causa dalcolonnello Gheddafi nell’estate del 2003, che li ha accusatidi aver provocato la strage. Addebito respinto da Washing-ton, che però ha continuato a mantenere il silenzio. Permotivi di “ordine internazionale” - hanno fatto poi sapere -visto il coinvolgimento di altri Paesi.Un comportamento che si è ripetuto davanti alla Corted’Assise di Roma, come spiega Amelio: «Alla richiesta dirogatoria fatta dai giudici, sa cosa hanno risposto? “Se vo-lete vi mandiamo la rassegna stampa”». Quelli americani non sono gli unici documenti pervenuti

in Procura: «Dopo aver ricevuto lecarte dalla Bonfietti, il nostro uffi-cio ha ritenuto di doverne acquisi-re delle altre», spiega il pm. Sullequali però non si sbilancia. E av-verte: «Quella che stiamo percor-rendo è una strada piccola e polve-rosa. Stiamo camminando a fati-ca». Ma è una strada che va per-corsa, «anche per vedere se ce n’èuna più grande e più comoda», in-siste Amelio. Che porti dritto allaverità su Ustica.

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I magistrati sulle tracce

dei colpevoli. Da un anno

la Procura di Romaha aperto una nuova

inchiesta per il reato di “strage”

La partita

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non è chiusa

Il sostituto procuratoreErminio Amelio.A sinistra, il recupero dei corpi delle vittime, il giorno dopo la strage

Una delle ipotesi che potrebbespiegare la destrutturazione del DC9è la near collision: l’ala dell’aereopotrebbe essere finita in un vorticed’aria generato dal passaggio veloce di un velivolo militare

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Gentile ammiraglio Giampaolo diPaola, ho letto le sue dichiarazionirelative alla sentenza di assoluzionedella Corte di Cassazione nei con-fronti dei due generali al vertice del-l’Aeronautica militare all’epoca della

strage di Ustica e le voglio segnalare che, dal suo ragio-namento, si ha l’impressione che manchi un dato difondo. Cioè, che non si trattava di un processo all’Ar-ma Aeronautica. Si trattava del processo a due militariche, con i loro comportamenti, avevano creato una si-tuazione per cui l’indagine sulla caduta di un aereo ci-vile nello spazio aereo del nostro Paese aveva fatto di-ventare l’Aeronautica militare l’ottantaduesima vitti-ma di Ustica.Lei certo avrà capito che mi sto rifacendo alle conclu-sioni della Commissione Stragi presieduta dal com-pianto senatore Gualtieri. Ma ancora di più penso chevorrà tenere presente che è proprio in virtù di questaimpostazione che, nella fase processuale e su indica-zione di governo e ministero della Difesa, si è sempreschierata l’Avvocatura dello Stato.Oggi, liberato il campo da comportamenti penalmenterilevanti, credo che però i problemi debbano restare emi permetto di segnalarle alcuni fatti che mi hannoparticolarmente colpita in questi anni, più come citta-dina che come parente di una vittima. E glieli sotto-pongo scusandomi della sommarietà del mio dire, checomunque si rifà a una documentazione più completacontenuta in quella sentenza ordinanza del giudice istruttoreRosario Priore che certamente conoscerà. Innanzitutto sono rimasta sconcertata dal fatto che non siastato trovato un documento integro e completo di quella tra-gica notte in nessuno dei siti militari interessati alla tragedia.

di Daria Bonfietti*

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I pasticciLettera aperta al Capo

di Stato Maggiore della Difesa: non sarà

proprio chi disubbidisce ai suoi superiori a gettare

ombre sull’Aeronautica?

Da Marsala a Ferrara, un disastro! Pagine stracciate, man-canti, tagliate, evidentemente riscritte. Una vera e propria ca-tena di “mancanze” che non permettono di seguire, nellacompletezza del panorama, il volo del DC9. Per questo lechiedo di non esimersi dalla lettura del capitolo sulla distru-

L’ammiraglio Giampaolo di Paola, Capo di StatoMaggiore della Difesa.Nella pagina accanto, in alto, Daria Bonfietti; in basso, il generale Mario Arpino

e la carriera

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zione delle prove.Spero poi che anche lei ritenga ina-deguata, se non offensiva, la spiega-zione che è stata data più volte, sia ame privatamente che in pubblico: latotale negligenza dei militari, che«leggono perfino Topolino in servi-zio» piuttosto che qualche mara-

chella matrimoniale da coprire. Per anni ho ritenuto inspiegabile il fatto che non si fosse ingrado di fornire all’opinione pubblica l’elenco dettagliato degliuomini in servizio nei vari siti dell’Aeronautica durante quellanotte. La situazione si è ripetuta con l’autorità giudiziaria, glielenchi non sono stati messi a disposizione e in più si è apertauna serie di comportamenti personali incredibili e ridicoli,con affermazioni, smentite, certificati medici, amnesie, fino almancato riconoscimento perfino della propria voce. Lei sa che persino un attore di grande fama, Marco Paolini,che sa trovare il lato comico e grottesco anche nelle situazionipiù terribili, ha raccontato questa vicenda aggiungendo - cosavera - che un primo elenco è stato ricostruito dal giudice solorinvenendo, dimenticato in un sottoscala, un elenco contabileriferito alle indennità extra, mensa e via dicendo, per il servi-zio svolto la notte. La verità del caffè notturno ha fatto riderein tutti i teatri. Ammiraglio, davvero lei non ha il dubbio che da questi com-portamenti sia stata messa in discussione la reputazione stes-sa dell’Arma Aeronautica?Ma c’è di più: gli elenchi non consegnati all’Autorità giudizia-ria erano belli e conservati presso lo Stato Maggiore, che anzise ne era servito per convocare riunioni interne sull’argomen-to. Il giudice ha dovuto prima cercar-li e poi prenderli con un mandato diperquisizione. Ma eravamo già nel1995. Quindici anni dopo la strage.Personalmente non ho mai capitoperché nel tempo siano arrivati alvertice dell’Aeronautica quasi sem-pre ufficiali pesantemente coinvoltiin questa vicenda. Può essere casua-le, ma io continuo a chiedermi: è cosìristretta la rosa delle buone profes-sionalità? O, per assurdo, aver “pa-sticciato” su Ustica è diventato un ti-tolo di merito?E non sono cose da poco. Il generale

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Arpino aveva ingannato il sottosegretario Amato, il generaleFerracuti aveva avuto comportamenti non sempre spiegati eseminato qualche bugia, per finire con il generale Tricaricoche aveva disubbidito ai superiori. Tutti e tre si sono avvicen-dati al vertice dell’Aeronautica. E allora non so frenare una do-manda: non sarà proprio chi disubbidisce ai suoi superiori agettare ombre su quell’Arma? Credo che lei lo comprenderà. Le segnalo questi episodi per-ché spie di un profondo “malessere” che non può essere circo-scritto alla polemica su un fatto, anche se terribile, e che devo-no essere comunque considerati da chi vuole operare positiva-mente per dare efficienza, trasparenza e credibilità a unastruttura militare.Mi permetta ancora, con spirito costruttivo, un’ultima consi-derazione. Si è conclusa in Cassazione - e la invito a tener pre-sente che il dispositivo della sentenza è per insufficienza diprove - una vicenda giudiziaria riguardante due episodi sol-tanto. E cioè che all’indomani della tragedia erano chiara-mente individuabili nei tracciati radar a disposizione dei mili-tari quei segnali (plot) che potevano rimandare alla presenzadi aerei attorno al DC9, la cui esistenza non fu portata a cono-scenza delle autorità di governo. Anche se alla fine del 1980 siscrive in una lettera ufficiale che la tragedia è forse da addebi-tare a un cedimento strutturale dell’aereo. Allora, dato per scontato da tutti che quei segnali esistevanoed erano importanti (al punto che per anni le successive peri-zie si sono scontrate sulla loro interpretazione), perché la tesisostenuta è stata che i responsabili di Ciampino, che li aveva-no fin da subito a disposizione, non li hanno né comunicati néattentamente valutati perché erano impegnati a determinareil punto di caduta dell’aereo, non a scrutare chi evidentementeera nei paraggi? Peccato che fossero impegnati in un lavoroinutile, perché il punto era già stato trovato da parecchie oredai mezzi di soccorso che operavano. Secondo episodio. Dato che è chiaro e riconosciuto da tuttiche non c’è stato nessun cedimento strutturale a provocare lacaduta dell’aereo, anche qui penso che si possa dire che il lavo-rio che ha portato a quella lettera, oltre ad essere sbagliato, eratotalmente fuori dalla realtà. Ovvero, inutile.Ecco perché penso che a questo punto sia ovvio e naturale -e, glielo assicuro, senza alcuna polemica - che io come citta-dina le chieda di fare in modo che almeno le nostre Forze

Armate non debbano mai più ricono-scere di aver agito inutilmente e al difuori di ogni realtà.

*presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime

della strage di Ustica

Gli elenchi nonconsegnati ai giudicierano belli e conservatipresso lo Stato Maggiore.Il magistrato li ha avutisolo con un mandato di perquisizione

Sono sconcertatadal fatto che non ci sia un documentointegro e completodi quella tragicanotte in nessuno dei siti militari che si occuparonodella tragedia

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«In quegli anni i servizi se-greti italiani avevano lasposa americana e l’a-mante araba». Per cer-care di spiegare ciò cheavvenne la sera del 27

giugno 1980, l’ultimo presidente della Com-missione stragi, Giovanni Pellegrino (ora pre-sidente della Provincia di Lecce), usò questaespressione. Una frase che ebbe il pregio di fo-tografare la situazione che vedeva l’Italia cro-cevia di una doppia frontiera: Est-Ovest eNord-Sud. Dopo sette anni di lavori, nella re-lazione finale del 2001, quando la commissio-ne parlamentare chiuse i battenti, l’allora se-natore Pellegrino parlò anche di «doppio pia-no di realtà», riferendosi «al contrasto tra unaverità apparente, immediatamente ufficializ-zata, e una verità occulta, cui è possibile giun-gere solo se ha esito favorevole un complesso e tormentato iti-nerario di disvelamento». Percorso che non c’è ancora stato.Presidente Pellegrino, che idea si è fatto di tutta questavicenda?La verità è che non abbiamo ancora capito cosa è successo.I vertici dell’Aeronautica hanno sicuramente sospettatoche qualcuno avesse tirato giù l’aereo, magari gli america-ni. Il problema è che se si fosse fatto in tempo a formulareimputazioni minori, mi riferisco ai reati contestati agli altri70 militari, andati prescritti prima della sentenza-ordinan-za del giudice Priore, probabilmente si sarebbe potuti arri-vare a qualcosa di più concreto. L’accusa massima di altotradimento aveva basi fragili e non avrebbe portato a nulla.Come è stato. E come sostenni subito. E per averlo detto fi-nii per litigare con la senatrice Bonfietti, presiden-te del comitato dei parenti delle vittime.Lei però ha cercato più volte di collocare la vi-cenda in un contesto geopolitico ben preciso.Che in realtà siamo riusciti a definire solo in parte. Eche spiega alcuni comportamenti degli attori nazio-nali coinvolti in questa vicenda. Cioè?Spiega ad esempio perché l’Aeronautica non abbiaparlato ai giudici di quell’iniziale sospetto che avevasugli Stati Uniti.Può essere più esplicito?Quando chiesi delucidazioni su questa ipotesi al ge-nerale Mario Arpino, che stava per essere nominato

Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, lui rispose: «Checosa vuole che le dica? Per noi nel 1980 un terzo del Parla-mento italiano era il nemico».Il Patto Atlantico prima di tutto. E la Libia?Sono convinto che con Ustica il Mig 23 caduto sulla Sila nonc’entri nulla. Non è verosimile che abbiano potuto nasconde-re per 20 giorni il relitto. Anche l’ipotesi del cadavere del pilo-ta conservato in frigorifero a Martina Franca (Taranto) èabbastanza fantasiosa. Quello che posso dire con certezza èche l’incidente del Mig libico non si è svolto come accertato

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di Paola Pentimella Testa

Parla Giovanni Pellegrino,

l’ultimo presidente della

Commissionestragi:

se fosse stato uno duello aereo,possibile che non

se ne sia trovataalcuna traccia nei documenti

dei servizi segretiorientali?

«Non fuguerra»

Per spiegare l’in-trigo internazio-nale in cui si col-loca la strage diUstica, è stataspesso evocata

una partita a poker tra quattro nazioni:Italia, Francia, Stati Uniti e Libia. I lea-der che allora guidavano questi Paesi

sono ancora oggi protagonisti dellascena politica mondiale. In Italia era primo ministro FrancescoCossiga, poi eletto presidente dellaRepubblica. In Francia era al tramon-to Giscard d’Estaing,travolto dallo scan-dalo dei diamanti re-galatigli dal dittatoreafricano Bokassa.Negli Stati Uniti vol-

Poker a quattro

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dalla commissione italo-libica.L’immagine del pilota che si sentemale durante il volo, mette il pilo-ta automatico e poi finisce sfra-cellato in Calabria non regge. Èstato sicuramente un agreementdiplomatico per non far risultareche era un disertore.Spiegherebbe anche il rapportoambivalente con la Libia? Sulla frontiera Nord-Sud avevamorelazioni sotterranee. Fu il genera-le dell’Aeronautica Fulvio Martinia pormi l’accento su questa singo-larità del nostro rapporto con la Li-bia. Un rapporto di tensione, cheperò aveva continui aggiustamentisotterranei di carattere diplomati-co. Mi raccontò anche che gli eracapitato di accompagnare il nume-ro due del servizio libico a casa diGiulio Andreotti. Questo spiegaperché anche Cossiga va a trovareGheddafi sotto una tenda, e alla vi-gilia della guerra in Kosovo riesce

a far consegnare al leader libico i resti di un aereo abbattutodalla difesa occidentale mentre attraversava il corridoio nelbasso Adriatico. Avevamo bisogno di essere rassicurati sullaneutralità di Gheddafi nell’operazione Kosovo. E Cossiga fuincaricato di risolvere la vicenda. C’è un richiamo a Lockerbie(la cittadina scozzese sopra la quale nel 1988 esplose unBoeing 747 della Pan Am, provocando la morte di 270 perso-ne, ndr), che fa pensare che la tragedia di Ustica si inneschi inquello scenario. Se fosse stato così, il Dc9 sarebbe caduto perun esplosivo a bordo più che per un duello aereo.Ma non sono state trovate tracce di esplosivo a bordo.

Non ho competenze scientifiche. Ma già il problema dell’in-nesco smonta l’ipotesi bomba. Anche se devo dire che l’ipotesidella near collision non regge perché è un’ipotesi affidata so-prattutto ai tracciati radar.La “rottura” dell’aereo dice molto di più…Sì, che si stacca il motore di destra e si spezza l’ala sinistra. Main che successione?Alcuni periti dicono che è proprio la dinamica della rot-tura dell’ala a far pensare alla fuga di un aereo militare.Si può anche supporre che se si stacca per primo il motore,l’aereo è sottoposto a un tale trauma che l’ala fa quella fine.Non regge. Spadolini disse: «Scoprite la verità su quel Mig libico eavrete la chiave per risolvere il mistero di Ustica».Questo vorrebbe dire che Ustica e Bologna sono collegate.Che tutto si annida intorno a questo rapporto con la Libia, do-ve fa da padrone il continuo agreement diplomatico, che ac-cennavo prima. E gli Usa?Secondo me c’è un contatto immediato tra i vertici dell’Aero-nautica e l’ambasciata statunitense, perché i nostri militarisospettano che gli aerei coinvolti fossero americani. All’epocarazzolavano in esercitazioni nel basso Tirreno. Quindi lapreoccupazione degli Stati Uniti per questa vicenda era piùche giustificata. Se fosse stato uno scenario bellico, possibileche non se ne sia trovata traccia nei documenti dei servizi se-greti orientali? Il Kgb, ma soprattutto la Stasi, pare non ab-biano nulla in proposito.Che noi sappiamo.Qualcosa sarebbe uscito in 27 anni.E la Francia?Sono passati alcuni anni da quando ero presidente dellaCommissione stragi.Quindi, che idea si è fatto?Non c’è stato duello aereo.Come è allora caduto il DC9?Non lo so. Trovo inspiegabile che si sia svolto un duello aereoche potevano vedere almeno 500 persone davanti ai radar. Eche tutti in questi anni abbiano mantenuto il segreto. Ripeto,il vero errore è stato ritenere che la sentenza ordinanza di

Priore avesse raggiunto una verità. Soprattutto per-ché si fonda sulla “singolarità” del cielo italiano diquel giorno. Qualcuno si è interessato alla situazio-ne dei cieli dieci giorni prima e dieci giorni dopo latragedia? Se non lo sappiamo, come si fa a dire chec’era uno scenario di guerra?Le sembra normale che nei cieli italiani ci fosse-ro così tanti aerei militari?Su una frontiera così difficile come la nostra, l’affol-lamento di aerei nel cielo era tutto sommato norma-le. Le ricordo che dopo più di un anno e mezzo cheero presidente della commissione coniai un’espres-sione: «In quegli anni l’Italia è stata una tragica fron-tiera». Per questo dico che quell’anno ce la siamo ca-vata alla grande.Con “soli” 166 morti tra Ustica e Bologna?Sarebbe potuto succedere anche di peggio.

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Né il Kgb né la Stasi hanno fascicolisulla tragedia. Almeno così pare

L’ex presidente della Commissione stragi e presidente della Provincia di Lecce, Giovanni Pellegrino

geva al termine lapresidenza di JimmyCarter, attaccato damedia e Congressoper la vendita di ae-

rei militari alla Libia sotto embargo (incui era coinvolto suo fratello Billy) e lapresa degli ostaggi nell’ambasciata aTeheran. In Libia, il colonnello Muam-mar Gheddafi veniva identificato co-me il grande protettore del terrorismo

mediorientale. Il suo rapporto con l’I-talia era già ambiguo. Possedeva il 13per cento delle azioni Fiat, faceva af-fari con l’Eni ma contemporaneamen-te inviava a Roma e Milano i suoi kil-

ler a uccideregli oppositoriin esilio. Si so-spetta, con lacomplicità deinostri servizi.

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La strage di UsticaNoi non siamo andati in America enon abbiamo violato lo spazio aereoamericano. Non abbiamo minacciatogli americani con la nostra flotta nécon l’aeronautica. Sono loro ad essere venuti qui e ad aver vio-lato il nostro spazio aereo minacciando la nostra sovranitànel ’72, ’73, ’74, ’75, ’76, ’77 fino al 1980. È una lista di provoca-zioni, questa. Volevano sapere dov’erano i radar libici, dove lerampe dei missili libici, dove le basi libiche, dove la base ae-rea. “Cosa hanno fatto i libici nella base in cui prima stavamonoi?” […]. Hanno iniziato a spiare e ad osservare cosa faceva-mo e cosa producevamo: i nostri aerei nuovi, i nostri aeropor-ti nuovi, i porti nuovi, i missili, i radar. È stato un continuo dal’72 all’1980: cercavano informazioni con tutti i mezzi possibi-li, dal cielo e dal mare. E nel 1980 hanno costretto a terra gliaerei civili e hanno abbattuto l’aereo italiano sopra Ustica cre-dendo che Gheddafi fosse a bordo […]. Loro sono i primi adaver abbattuto un aereo civile credendo che ci fosse Gheddafi.

L’attentato di LockerbieQuando è iniziata la questione di Lockerbie? Non di certo ora:e ft

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Muammar Gheddafi

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«Nel 1980 gli Usa hanno costretto a terra gli aerei civili e abbattuto quello italiano sopra Ustica. Credendo che fossi a bordo»

L’obiettivo

Quelli che seguono sono stralciesclusivi del discorso televisivopronunciato dal leader libico il 31 agosto 2003, in occasione del34esimo anniversario della Rivo-luzione. Contengono i passaggicruciali che riguardano la posizio-ne di Tripoli in merito agli attentaticontro l’aereo PanAm esploso nelcielo di Lockerbie il 21 dicembre1988 e contro il DC10 francese del-la Uta esploso in volo nel cielo delNiger il 19 settembre 1989. Ma so-prattutto alcune frasi, non richie-ste, che si riferiscono esplicitamen-te alla strage di Ustica. Mentre perLockerbie e il Niger il colonnellopromette di risarcire i parenti dellevittime, per il disastro del DC9 ri-badisce di essere stato l’obiettivo diun’operazione militare americanache puntava ad eliminarlo. Pecca-to che né lui né le autorità politicheitaliane abbiano mai voluto anda-re al fondo di queste parole.

né con Bush junior, né con Bush senior, né con Clinton eneanche con Carter e Ford. Questa questione è cominciatacon gli esordi della Rivoluzione [libica], quando ebbe inizio loscontro con l’America. Da quando cioè abbiamo sgomberatole basi americane che erano in Libia e nazionalizzato le com-pagnie petrolifere americane […]. Il senso dello scontro era:“la Libia non è amica dell’America”. L’ostilità americana neinostri confronti si è sedimentata. Questo è ciò che ha creato laquestione di Lockerbie alla fine. […]Reagan disse che questo attentato [alla discoteca di Berlino,1986] era contro le forze armate americane. Poi lui e la That-cher, questi due pazzi finiti nel cestino della spazzatura dellaStoria, ci hanno attaccato nel 1986 e ucciso decine di bambinilibici. Questo lo sanno tutti. Nel 1989 hanno abbattuto dueaerei libici che compivano un perlustramento nel Mediterra-neo. Mentirono al Consiglio di Sicurezza facendo vedere unafoto che avrebbe mostrato aerei libici pronti ad attaccare una

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Nel 1980 Gheddafi è il nemico numero unodegli Stati Uniti. Dopo averli costretti ad ab-bandonare le basi aeree in Libia (1970), èpiù volte sospettato di finanziare il terrori-smo internazionale. Il 2 luglio 1980 L’Ora diPalermo pubblica un necrologio dettato dallocale consolato libico di solidarietà ai fa-miliari delle vittime della strage di Ustica, aipresidenti della Regione e dell’Assemblea«per questo grave lutto che ha colpito la Si-cilia». Da allora le dichiarazioni di Gheddafisulla strage si susseguono in modo disordi-nato. Dapprima dichiara che il suo aereostava sorvolando i cieli di Ustica «diretto inItalia per riparazioni» e che i servizi segretiamericani avevano cercato di abbatterlo,ma - mancato il bersaglio - avevano colpito«l’aereo italiano e un altro aereo libico». IlMig caduto sulla Sila. Nel frattempo (2 ago-sto 1980) una bomba uccide 85 persone allastazione di Bologna. Con Reagan alla Casa Bianca (1981) i rap-porti tra Washington e Tripoli si fanno piùtesi, nonostante la Libia esporti oltre il 40per cento del petrolio negli Usa. In seguito

alla decisione del governo Spadolini (1981)di approvare l’installazione di 112 missiliCruise nella base Nato di Comiso, in Sicilia,due aerei Usa abbattono due caccia libici anord di Malta. Newsweek definisce Ghed-dafi «l’uomo più pericoloso al mondo».Per 5 anni le acque si calmano. Poi in Sco-zia (21 dicembre 1988) un Boeing 747 dellaPanAm con 270 persone a bordo esplodesopra Lockerbie. L’anno dopo stessa sortetocca a un DC10 diretto in Ciad. Le NazioniUnite nel 1992 ingiungono al Colonnello diconsegnare due concittadini sospettatidelle stragi alle autorità britanniche o sta-tunitensi. Gheddafi rifiuta e subisce il bloc-co delle comunicazioni aeree e l’embargosulla fornitura di armi. Sette anni d’isola-mento. Solo nel 1999 la Libia viene riam-messa nella comunità internazionale, dopoaver consegnato alla Scozia i due indiziatidella strage di Lockerbie. In un’intervista aLa Stampa, Gheddafi parla di Ustica e af-

ferma: «Io sono testimone, perché in quelleore andavo in aereo verso la Jugoslavia eho visto in mare la Sesta Flotta americanache manovrava dalle parti di Ustica». «Adifferenza dei passeggeri del volo Itavia,siamo arrivati a destinazione sani e salvi.Quando abbiamo sentito dell’abbattimentodell’aereo civile abbiamo capito che pro-babilmente eravamo noi l’obiettivo».Libia e Italia firmano (1988) un “Comunicatocongiunto” che identifica i principi del su-peramento del periodo coloniale. Un annodopo il ministro degli Esteri Dini è il primoesponente di governo occidentale a visita-re Tripoli dopo la sospensione delle sanzio-ni. Quattro anni più tardi Gheddafi in un dis-corso in tv (che qui pubblichiamo) parla deisuoi rapporti con Washington, delle stragidi Lockerbie e Ustica.Gli Usa (15 maggio 2006) rimuovono la Libiadalla lista dei Paesi che sostengono il ter-rorismo e annunciano la completa norma-lizzazione delle relazioni bilaterali. Gheddafi ringrazia. c. t.

portaerei americana in mezzo al mare. La portaereiabbatté i due aerei libici semplicemente per difen-dersi. Bugie. Gli aerei libici stavano compiendo unnormale perlustramento nel Mediterraneo. In quelmomento arrivò Lockerbie. Dopo il 1986 venne il1989 ed esplose l’aereo americano PanAm su un vil-laggio chiamato Lockerbie in Gran Bretagna. Preci-pitò casualmente su una stazione di rifornimentocosì che l’esplosione fu ancora più potente. Moriro-no alcuni abitanti di Lockerbie, circa 14. Dopo pocodissero che era la Libia la responsabile. Era come un’ammis-sione da parte loro: “Ecco, vedete, noi abbiamo bombardatola Libia e non c’è che la Libia a poter rispondere, a volersi ven-dicare” […]. Poi dissero che per ogni libico ucciso erano statiuccisi 10 o 40 americani e che i libici avevano abbattuto l’ae-reo su Lockerbie per prendere due piccioni con una fava inquanto la Gran Bretagna aveva partecipato con loro [gli ame-ricani] all’assassinio dei libici nel 1986. Ciò, malgrado tutte leinformazioni dicessero che l’aereo era caduto per caso suLockerbie. Eppure dissero “questa è opera dei libici”, quandosi sa che l’aereo decollò con venti minuti di ritardo e potevaprecipitare in un altro posto nell’Atlantico. Invece no, sono

ero io

stati i libici a far ritardare l’aereo […]. Dissero che erano stati ilibici e poi presero un demente e gli hanno detto “fai il testi-mone” e gli diedero un milione di dollari. “Digli che sono statiTizio e Caio ad abbattere l’aereo […]. Hanno condannato ‘Abdal-Basit e tutti i giudici che l’hanno condannato si sono di-messi perché, hanno affermato, “la sentenza è stata imposta,un libico doveva essere condannato”. Fahima, l’imputato nu-mero uno, risultò innocente. […] Perché ‘Abd al-Basit? Il giu-dice non ha mai detto che ‘Abd al-Basit mise una bomba inuna ventiquattrore che sarebbe poi esplosa uccidendo 270persone. Non lo disse mai e non c’è negli atti del processo. Dis-se che ‘Abd al-Basit era partito in fretta dalla Libia diretto a

A braccetto con il nemico

I resti del DC10 della Uta esploso il 21 settembre 1989 sul deserto

del Niger. A sinistra, Gheddafi

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Malta con un passaportocoreano ed era tornato su-bito. E due o tre giorni do-po esplose l’aereo […] LaLibia dice ancora che laquestione è chiusa ma nonc’è responsabilità di ‘Abdal-Basit né di nessun altrolibico […].

L’attentato nel NigerChi ha abbattuto l’aereo francese? Dissero: “la Libia”, comeper Lockerbie. Perché la Libia? Dissero “perché noi [francesi]combattiamo la Libia in Ciad. Sicuramente è la Libia che sivuole vendicare della Francia e ha compiuto l’attentato” […].Però con i francesi ci fu un trattamento diverso. Mentre gliamericani chiedevano l’estradizione di ‘Abd al-Basit e Fahi-ma, Chirac mi disse: «State tranquilli, non farò come gli ame-ricani. Non voglio aumentare ulteriormente la pressione sullaLibia. Non vi faccio causa come è successo con Lockerbie néchiedo di processare gli imputati in Francia e neanche di an-dare al Consiglio di Sicurezza per imporre un embargo». Dis-se: «Io voglio mettermi d’accordo con voi» […]. Così gli impu-tati libici sono stati processati in contumacia. E nei processiin contumacia si è condannati sempre anche se si è innocentiperché il giudice ascolta solo l’accusa e gli imputati non han-no avvocati in tribunale. I libici non c’entrano niente con ilDC10 ma sono stati processati in contumacia e se non fossestato per questo processo e l’accordo con il presidente france-se, avremmo avuto un altro processo come a Lockerbie. E co-sì il fascicolo fu chiuso […]. Solo che quando i francesi venne-ro a sapere del risarcimento agli americani protestarono. Chi-rac mi disse: «Com’è che gli americani prendono 10 milioniper vittima e noi 30.000 a testa? C’è differenza tra noi e gliamericani? Gli americani sono esseri umani e noi francesino?». Ma credo che le questioni Uta e Lockerbie le abbiamomesse alle spalle. Ormai siamo entrati in una nuova era.

traduzione dall’arabo di Marco Hamam

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«Reagan e laThatcher, due

pazzi finiti nellaspazzatura dellaStoria, ci hanno

attaccato nel1986 e hanno

ucciso decine dibambini libici»

LA POLITICA

La verità non può attendereTra i misteri di Ustica una certezza c’è: reticenza dei testimoni e oc-cultamento delle prove non sono fenomeni solo italiani. In 20 anniLibia e Stati Uniti, ma anche Francia e Gran Bretagna, non hannofornito agli inquirenti tutte le informazioni di cui erano in possesso.Eppure oggi c’è ancora chi spera che la politica fornisca gli stru-menti per aprire gli archivi. Sono i senatori dell’Unione che nel giu-gno 2006 hanno sottoscritto una mozione «per chiedere collabora-zione a Usa, Francia, Gran Bretagna e Libia». Il diessino Walter Vi-tali, firmatario della proposta, è pronto a portarla in aula: «Una sen-tenza così vergognosa non deve chiudere la vicenda di Ustica. Ilgiudice Priore ha comunicato che le inchieste sono ancora in cor-so, ma perché si arrivi a un risultato è necessario che vengano fuorile prove. Sappiamo che si è trattato di un atto di guerra e che qual-cuno ha sparato un missile. Bisogna solo scoprire chi».Anche Giuliano Pisapia, ex responsabile per la giustizia di Rifonda-zione comunista, è convinto che si possa ancora fare luce: «Non c’èdubbio che dalle indagini già svolte non ci sia più nulla da aspettarsie che i militari che hanno nascosto gli indizi rimarranno impuniti. Magli autori delle stragi potrebbero ancora finire sotto processo, seemergesse un fatto nuovo. Le strade sono due: o qualche collabo-ratore d’alto livello dei servizi, italiani e non, si decide a parlare, an-che per motivi poco nobili, oppure devono arrivare risposte da Pari-gi, Tripoli e Washington. Se gli Usa chiarissero perché l’equipaggiodella Saratoga dichiarò di aver captato alcuni segnali radar, per poiritrattare al momento della consegna dei tracciati, sarebbe unasvolta decisiva. Fortunatamente il reato di strage è imprescrivibile».È pessimista Marco Zacchera, responsabile del dipartimento esteridi Alleanza nazionale: «La mozione proposta dai senatori dell’Unio-ne è una buona cosa. Devo ancora leggerla ma potrei sottoscriver-la. Ho paura, però, che rimanga lettera morta. Non mi illudo che sitroverà mai niente. Dopo 27 anni troppe persone hanno messo lemani sulle carte e chi poteva svignarsela l’ha fatto. Ustica rimarrà,come recita il film di Marco Risi, un “muro di gomma”». Ribatte Vitali: «Le cose stanno cambiando, la politica estera delnuovo governo di centrosinistra è più europea e più autonoma. Nonsignifica che si è affermato un sentimento anti americano, ma è vo-lontà di questo esecutivo segnare una discontinuità con Berlusconiche ha annullato per decreto il reato di alto tradimento, permetten-do l’assoluzione dei generali coinvolti». È d’accordo Giuliano Pisa-pia: «D’Alema sembra ben orientato. Ha dato segnali di autonomia eha ripreso le iniziative di pace. Rifiutare rapporti di sudditanza signi-fica acquistare credibilità. Il prestigio ritrovato si traduce in un mag-giore riscontro per le nostre richieste. Anche Gheddafi, pur avendosempre detto tutto e il contrario di tutto, potrebbe fornirci documen-ti utili. Tutto sta nel dimostrarci indipendenti da Washington e prontia risarcire, più politicamente che economicamente, i danni provo-cati dalla nostra avventura coloniale». Rimane scettico Marco Zac-chera: «Gheddafi è un vecchio furbacchione e ha sempre mischiatola realtà alla fantasia. Evidentemente non gli conviene svelare tuttoquello che sa, perché sennò lo farebbe. Per quanto riguarda le re-sponsabilità del governo Berlusconi, quelle dell’Unione sono accu-se pretestuose. Il centrosinistra è stato al governo per vent’anni enon ha mai fatto niente per arrivare alla verità».

di Cecilia Tosi

I due libiciaccusati per la strage di Lockerbie. In basso, i resti del 747della PanAm

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«Mio padre è l’ottantadue-simo morto di Ustica».Non ha dubbi, Luisa Da-vanzali, figlia dell’expresidente dell’Itavia,Aldo. Solo «tanto dolo-

re». Che ancora le increspa la vocequando parla del papà e del suo tor-mento. L’imprenditore marchigianoera convinto che a far precipitare ilsuo DC9 fosse stato un missile, non«un cedimento strutturale». Ma nes-suno l’ascoltò e fu invece travolto dauna campagna che lo accusava di ar-mare «bare volanti». Consumato da25 anni di lotta per riabilitare il pro-prio cognome, è morto quasi sul la-strico nel giugno 2005, lasciando lasua battaglia alle figlie.Ustica, tutti assolti. Come commen-ta questa sentenza?Siamo rimasti malissimo. Ci ho piantodue giorni di seguito. Ero esterrefatta:è come se si volesse negare che un fattoè successo. La decisione lascia moltidubbi. Bisognerebbe leggere le moti-vazioni, ma non si può ignorare chel’aereo sia stato abbattuto. Ci sono deimorti: 81 vittime, l’82esima è mio pa-

dre che ha sofferto ed è deceduto solo in se-guito. Terminerò questa lotta per lui, poi vo-glio lasciare questo Paese. Questa decisionemi ha distrutto.Suo padre l’ottantaduesima vittima,diceva...Sicuramente. Non ci sono dubbi. Mio padreè stato male da allora. È morto in un ospeda-le di Loreto, nullatenente. Prima del disastroaveva il mondo. Anche mia sorella Tiziana lepuò dire lo stesso. Con tanto dolore, perchéera un uomo bello, intelligente... Un impren-ditore serio come pochi.Nel 2001 avete chiesto un risarcimentodi 1.700 miliardi di vecchie lire. Cosa viaspettate?Abbiamo un processo civile ancora in corso.Certo, questa sentenza ci lascia sperare po-

co. Ma lotterò fino all’ultimo. Spero di arrivare a qualche co-sa, anche poco, ma che sia un riconoscimento per mio pa-dre. Per ora non ci è stato riconosciuto nulla. Se c’è qualcunoche è stato ignorato in questa vicenda siamo io e mia sorella.E mio padre quando era ancora in vita. Mi auguro che un do-mani questi generali si mettano una mano sulla coscienza equando tutto sarà finito qualcuno mandi una lettera, magaria mia figlia Chiara, raccontando quel che è successo.

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Il dolore della figlia dell’ex presidentedell’Itavia, Aldo Davanzali, morto dopo

25 anni di ingiuste accuse. «Spero cheun giorno un generale racconti la verità»

Aldo Davanzali,presidentedell’Itaviaall’epoca del disastro

vittimaL’ultima

di Sofia Basso

«Se da una parte il verdetto della Cassazione impedisce ai familiari delle vittime ognipossibilità di risarcimento, perché non ha accolto la richiesta di cambiare la formulapiena assolutoria con quella “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”.Dall’altra, questa decisione ha aperto un portone per i familiari delle vittime. E, aggiun-go, finalmente». A parlare è Daniele Osnato, avvocato a Caltanissetta, che nel proces-so contro i generali dell’Aeronautica ha rappresentato sua sorella Rossana, moglie diEnzo Fontana, il vicecomandante del DC9. «Con la sua decisione, la Cassazione ha in qualche modo sancito l’impossibilità ai fami-liari di conoscere la verità su quanto successo quella sera», spiega Osnato. «Sonoconvinto che solo in quel dibattimento potevano venir fuori elementi utili a riaprire unprocesso per strage». Per l’avvocato la questione non è comunque chiusa.«Giuridicamente, la Suprema Corte ha negato ai parenti delle vittime la “chance di ve-rità”, un diritto riconosciuto dalla Costituzione e dalla Carta dei diritti dell’uomo. Che èfacilmente risarcibile». Per questo Osnato sta preparando 81 richieste milionarie di ri-sarcimento: «Ho capito che è l’unico modo per costringere lo Stato italiano a cercarela verità. L’esempio ce lo ha dato la Francia. Quando al governo arrivarono le richiestedi risarcimento miliardarie per la strage del DC10 Uta, i francesi costrinsero Gheddafi ariconoscere le sue responsabilità». E a risarcire le famiglie. p.p.t.

milionariOra risarcimenti

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Ho letto su questo settimanale l’intervistasulla strage di Ustica rilasciata dall’expresidente della commissione Stragi,Giovanni Pellegrino. Le semplificazio-ni, la trascuratezza, la dimenticanza el’approssimazione con cui ha affronta-

to l’argomento mi hanno sorpreso molto negativamente.Per cominciare, non risponde a verità il nostro “litigio” sullatenuta - evidentemente processuale - dell’accusa di alto tra-dimento rivolta dal giudice istruttore Rosario Priore ai verti-ci dell’Aeronautica. Non aveva senso allora - era alla fine dele ft

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’99 - confrontarsi sull’esito del processo che si sarebbe con-cluso nel 2007. Mi permetto invece di ricordare che mi ave-vano particolarmente gratificato le congratulazioni - pro-prio in occasione della pubblicazione della sentenza-ordi-nanza del giudice Priore - che Pellegrino aveva avuto la cor-tesia di estendere anche ai miei collaboratori.È vero invece che ho lasciato la commissione Stragi proprioperché volevo sottolineare che la verità su Ustica era stataraggiunta, e perché sentivo crescere nei lavori di quella com-missione un’idea di verità condivisa, non nel senso di ade-guatamente cercata e dimostrata, ma nel senso di scaturitadalla mediazione tra le parti. Non ritenevo utile continuare apercorrere quella strada, dunque, che infatti ha portato alnulla, sprecando anche occasioni. Non bisogna dimenticareche i giudici inquirenti fecero osservare di aver trovato, a in-dagini concluse, incredibili discrepanze nei materiali dellacommissione ministeriale Pratis; era un aspetto che potevaessere scandagliato dalla commissione parlamentare, cheaveva piena competenza per farlo, ma non lo fece.

Ustica, la senatriceDaria Bonfiettirisponde all’ex

presidente della commissione Stragi

Giovanni Pellegrino,intervistato da Left

il 19 gennaio scorso

di Daria Bonfietti

al cedimentostrutturale?

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Siamo tornati

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che a buttar giù il DC9 è statoun missile. Particolare - egli so-stiene - che gli venne racconta-to dall’ammiraglio Martini, al-l’epoca direttore del Sismi, ilservizio segreto militare.Nell’intervista Pellegrino si dice

convinto che il Mig libico ritrovato sulla Sila il 18 luglio1980 non c’entri nulla con la strage di Ustica, anche se ilracconto ufficiale sulla caduta di quel caccia non è accet-tabile. E contemporaneamente non mostra inquietudineper non aver accertato, o contribuito ad accertare, la veri-tà su quell’episodio. In Commissione ho potuto constatare come una veritàpuò dissolversi, dopo essersi materializzata. Bisogna ri-cordare che l’Aeronautica ha sempre sostenuto che il Migfosse caduto il 18 luglio. Questa tesi fu smentita da una pe-rizia ordinata dal giudice Priore. Non solo: in una sedutadella Commissione, il generale Mario Arpino, Capo di Sta-to Maggiore dell’Aeronautica - che tra l’altro aveva già in-gannato il sottosegretario Amato - forse per barcamenar-si, forse per accattivarsi qualche simpatia in previsionedella carriera futura, ammise che il Mig non era cadutonella data “ufficiale”. Non si andò avanti nella ricerca del-la verità. E oggi, di nuovo, i nostri militari tornano a soste-nere che quel Mig è caduto il 18 luglio.Come l’ex presidente Pellegrino mi pare sfuggente sul ruolodella Libia: continua a sostenere lo scambio di favori più omeno leciti tra l’Italia e il colonnello Gheddafi. Aggiungenuovi episodi, anche recenti, alle nostre informazioni, visiteprivate, interventi non ortodossi. Ma non ha un sussulto diindignazione per il fatto che all’interno di questo groviglio difavori reciproci, non ci sia stato ancora un intervento per co-stringere Gheddafi a collaborare per la vicenda di Ustica,sulla quale si dice da sempre molto informato. Avere raccontato un po’ di tutto, dando soddisfazione un po’a tutti, è la critica che rivolgo a Pellegrino. E francamentenon capisco il senso dell’operazione. Ci troviamo davanti auna serie di elementi importanti, che invece vengono bana-lizzati da Pellegrino, buttati alla rinfusa, impedendo di fattouna comprensione corretta della vicenda. Alla fine, esce fuo-ri un panorama senza certezze e senza senso. «A buttar giù ilDC9 non può essere stato un missile, la bomba è un’ipotesiche si smonta subito, la quasi collisione non regge»… Chenon sia successo nulla, presidente Pellegrino? Siamo tornatial cedimento strutturale?Nell’intervista a Pellegrino rimane un’unica folgorante rive-lazione: bastava guardare i tracciati radar di qualche giornoprima, o qualche giorno dopo, e tutto sarebbe stato chiaro.Una piccola cosa che avrebbe contribuito alla verità. E dun-que, aggiungo, anche a dare un senso ai lavori di una com-missione Stragi naufragata o fatta naufragare nel nulla.

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Il presidente Pellegrino nell’intervista sostiene che i verticidell’Aeronautica hanno avuto comportamenti inspiegabilinella tragedia di Ustica perché hanno sospettato. Mi pareun’affermazione inutilmente generica, perché il sospettaredi uno Stato maggiore deve pur significare qualcosa: docu-menti visti, allarmi ricevuti, verifiche effettuate. Quindi, ilproblema non si aggira. Rimangono sempre le domande suquali documenti avessero a disposizione, quali verifiche fos-sero state fatte, quali testimonianze ascoltate. Perché nonabbiamo alcuna indicazione di tutto questo. E anche fareun’affermazione di questo tipo, senza specificare, equivale anascondere. Unica certezza: le tante, troppe soppressioni didocumenti. A meno che Pellegrino non voglia farci credereche tutto questo si configuri con una telefonata nella notte,da cena a cena. Invece, come sappiamo, ci furono riunionipresso l’ambasciata americana. Ci fu molto lavorio ancora anoi sconosciuto. E Pellegrino pare accettare ancora ognigiustificazione e sorvola sul problema.

Se è vero, come è vero, che si èmolto lavorato in quelle ore ter-ribili, qualcuno ha certamenteascoltato le testimonianze degliaddetti ai radar su quanto han-no visto quella sera. Non so seerano cinquecento, ma sappia-mo, e lo sa bene anche Pellegri-no, che quell’elenco è stato te-nuto nascosto ai giudici, pro-prio mentre molti di loro veni-vano sentiti dai loro superiori ericevevano istruzioni. Noi ab-biamo potuto ascoltare, tantotempo dopo, solo brandelli diregistrazione. Si parlava di ae-rei militari attorno al DC9, e sicercava per avere spiegazionil’ambasciata americana. Perme è inspiegabile che Pellegri-no possa supporre che gli avierici hanno raccontato tutto, ti-rando fuori la solita favola qua-lunquista che se nessuno parlaè perché non c’è segreto.Mi pare più corretta e plausibi-le la tesi che il presidente Fran-cesco Cossiga ha sostenuto inun’intervista a Report: Ustica èl’unico segreto italiano perchéin mano a militari, probabil-mente non italiani. La scorsasettimana Cossiga è tornatosull’argomento e ha aggiunto

La copertina di Left del 19 gennaio dedicata alla strage di Ustica. All’interno

del numero, l’intervista a Giovanni Pellegrino(nella foto in basso) a cui risponde

la senatrice Daria Bonfietti, presidentedel Comitato parenti delle vittime

Ci troviamodavanti a unaserie di elementiimportanti, che lui invecebanalizza.Francamentenon capiscoil sensodell’operazione

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left16, 20 aprile 2007u45

societàmisteri

Domanda. Perché uno dei piùpotenti produttori di Holly-wood un bel giorno decide discrivere un romanzo sulla

strage di Ustica? Risposta. Perché Jo-seph Farrell non è solo un produttore. Oalmeno, non è sempre stato un produt-tore. Per esempio, ha lavorato per l’am-ministrazione americana come consu-lente del vicepresidente Nelson Rocke-feller (durante la presidenza di GeraldFord). Per esempio, ha un passato nel-l’intelligence militare e conosce i mecca-nismi segreti del potere a Washington. Ecertamente qualcosa di più. Ma è ancheun uomo di cultura e un uomo curioso,profondamente convinto che i diritti ci-vili, la giustizia, il senso della verità sianoun bene comune da coltivare e difende-re. Come ha fatto lui, collaborando go-mito a gomito «con i repubblicani pro-gressisti e i liberali democratici». Pertutto questo e altro ancora, Joseph Far-rell ha scritto Predatori notturni (Mon-dadori, 236 pagine, traduzione di Giu-seppe Gallo). Una storia di finzione sullavera storia di una strage irrisolta, lonta-na 27 anni nel tempo e diecimila chilo-

metri nello spazio dalla sua Los Angeles.A parlargli per la prima volta di Ustica edei suoi 81 morti fu sua moglie, l’attriceJo Champa. Un’italiana bella e anche leicuriosa, trapiantata in California. Fuproprio Jo a presentargli Aldo Davanza-li, proprietario della compagnia Itavia eottanduesima vittima della strage. Mes-so sotto inchiesta perché si era permessodi affermare che il suo DC9 era stato ab-battuto, poi depredato della compagniacon la scusa che gli aerei non erano man-tenuti secondo gli standard di sicurezza.Tragica e infame, l’esistenzadi Aldo Davanzali. Mortoun anno fa, in bolletta e sen-za aver potuto ricevere sod-disfazione dei torti subiti.Di tutto questo e altro anco-ra s’intrigò Joseph Farrell.Che cominciò a fare le suericerche. E ad attivare lamemoria. Scoprendo, adesempio, che l’allora comandante dellaSesta Flotta americana, subito dopo lastrage era stato promosso. «Come ilpresidente del Consiglio italiano dell’e-poca, Francesco Cossiga. Che salì al

Quirinale come capo dello Stato».Coincidenze. Che nel giallo di Usticas’inseguono senza risposta da quella se-ra del 27 giugno 1980. «Coincidenze»,insiste Farrell. Che alla finzione del suoromanzo preferisce non dare il peso diun sapiente gioco di specchi con le ipote-si realistiche su cui si sono esercitati tutticoloro i quali hanno provato ad agguan-tare la verità. Ma un po’ per quella suaaria sorniona, e soprattutto per quei dueo tre riferimenti seminati tra le pagine,molto poco da narratore e invece moltoda chi nel mistero di questa strage ha sa-puto dove e come mettere le mani, lasensazione è che Farrell il gioco di spec-chi lo abbia fatto. Eccome.Insomma, Predatori notturni è un gialloanomalo. E Farrell un autore anomaloche certamente sa più di quello che rac-conta. Con la libertà di un intellettualeamericano che si muove nei corridoi delpotere senza paura di puntare il dito sul-

le responsabilità politichee militari di chi, in Italia enegli Stati Uniti, primadecise di sacrificare un ae-reo civile e poi di occultarele prove del suo abbatti-mento. Forse ne verrà fuo-ri un film, forse no. Co-munque sia, questo ro-manzo servirà almeno a

non cancellare la memoria di un crimineche aspetta ancora di essere risolto e anon dare pace ai colpevoli, che sono an-cora tra noi. E se da Los Angeles ce losuggerisce un americano... � a.p.

Predatorinotturni,

un giallo sulcrimine del

27 giugno1980

Un produttore che conosce bene i segreti Usa.Una strage che rischia di essere dimenticata.Un abile gioco di specchi firmato Joseph Farrell

Ustica vista da L.A.

© SCATTOLON/CONTRASTO© LARUFFA/AGF

I resti del DC9 dell’Itavia. A destra, il produttore e scrittore Joseph Farrell