Arte La Galleria Zevallos Stigliano Fergola, vedutista del re · Man (via Satta 27; ... (8 King St...

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40 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 4 DICEMBRE 2016 n. 333 Arte La Galleria Zevallos Stigliano La sede della mostra su Salvatore Fergola (1796-1874) è la casa-museo sita in via Toledo a Napoli, sede delle Gallerie d’Italia di Banca Intesa Sanpaolo. Il palazzo racchiude una galleria di dipinti riordinata da Fernardo Mazzocca che, il 22 giugno 2014, ha illustrato sulla Domenica il nuovo ordinamento www.archiviodomenica.ilsole24ore.com napoli Fergola, vedutista del re Una mostra a Palazzo Zevallos Stigliano riscopre un maestro dimenticato che fu l’ultimo «pittore di corte» dei Borbone di Fernando Mazzocca S alvatore Fergola. Chi era costui? Fino a ora il suo nome era ignoto ai più e circolava con sufficienza an- che tra gli addetti ai lavori, essen- do stato trascurato anche da chi si è occupato della pittura di paesag- gio a Napoli nell’ Ottocento, privilegiando a volte con un certo accanimento la solita, pur straordinaria, Scuola di Posillipo. Eppure questo Carneade era stato un protagonista della scena artistica partenopea nella prima metà dell’Ottocento, quando la città, capitale del Regno delle Due Sicilie, il più esteso della penisola, e terza città per popolazione in Eu- ropa, dopo Londra e Parigi, conobbe un perio- do di vero splendore sotto la pur controversa dinastia dei Borboni. È stata una metropoli al- l’avanguardia in Europa sia per le iniziative culturali, soprattutto in campo musicale dove il grande Teatro San Carlo fu un vero tempio internazionale della lirica come dimostrano i lunghi soggiorni di musicisti come Rossini, Donizetti e Bellini, sia per l’introduzione delle innovazioni tecnologiche, come testimonia il fatto che vi venne realizzata la prima ferrovia italiana, quando fu inaugurata nel 1839 la strada ferrata che collegava Napoli a Portici. Seguirà poi la linea Napoli Caserta. Ebbene Fergola occupa un posto eccezio- nale nella storia della pittura e nell’iconogra- fia del treno, perché a partire dal 1840, quan- do realizzò il suo dipinto rimasto più famoso che rappresenta L’inaugurazione della strada ferrata tra Napoli e Portici, ha eseguito altri quadri dedicati a questo soggetto piuttosto raro nella storia dell’arte. Si tratta di opere bellissime che confermano la qualità di que- sto vedutista attivo soprattutto per la corte, tanto che si può considerare il legittimo erede del grande Jakob-Philipp Hackert, il protago- nista della scena artistica napoletana alla fine del Settecento. Sulle orme del suo predecessore e seguen- do l’esempio del padre, anche lui vedutista, è stato l’ultimo pittore al servizio di una corte, in un periodo in cui la svolta romantica esalta- va l’artista indipendente, libero da ogni vin- colo. La sua strepitosa carriera è stata legata, sino dagli inizi, alle commissioni e agli acqui- sti da parte dei membri della famiglia reale, come Francesco di Borbone, Duca di Calabria prima che salisse al trono, sua figlia Maria Cri- stina ed altri personaggi della corte. Nomina- to nel 1819, appena ventenne, «pittore di pae- saggio di S. A. il Duca di Calabria», lo seguì in Sicilia e in Puglia, con l’incarico di rappresen- tare i paesaggi di quelle due regioni del Regno. Il legame con il suo mecenate era destinato a rafforzarsi, quando il Duca salì al trono co- me Francesco I, regnando sino al 1830. Il re lo nominò «pittore di corte» con un cospicuo appannaggio e tenne a battesimo sua figlia Isabella. In occasione del prestigioso matri- monio della principessa Maria Cristina con Ferdinando VII di Spagna, Fergola seguì la fa- miglia reale a Madrid. Da lì passò in Francia, fermandosi lungamente a Parigi. Un soggior- no che fu una formidabile occasione di ag- giornamento, determinando una svolta nella sua produzione, quando toccherà anche temi romantici rappresentando con grande mae- stria situazioni atmosferiche estreme, come il mare in tempesta con scene di naufragio dove si confrontava con Vernet, Turner ed altri che avevano affrontato questo genere. Ferdinando II, il cui lungo regno durerà dal 1830 al 1859, continuò a proteggerlo, confe- rendogli molti incarichi che ne fecero, grazie alle sue splendide vedute, uno straordinario reporter della vita di corte. La maggior parte di questa produzione, faticosamente recupe- rata in questa occasione, restaurata e final- mente presentata al pubblico, si trova divisa tra la Reggia di Caserta, il Palazzo Reale di Na- poli, i depositi dei musei e infinite sottocon- segne presso gli uffici pubblici. Ma il reperto- rio di Fergola, che fu un pittore straordinaria- mente versatile e veloce grazie anche a uno studio organizzato quasi come un’industria dove collaborava tutta la famiglia, è stato più vasto: dalle incantevoli vedute della città dal mare, alla rappresentazione di eventi che colpivano la fantasia popolare, come il varo dei vascelli reali, dato che quella borbonica era la prima flotta d’Italia. Anche in questo campo Napoli segnò un primato, perché in- trodusse il primo battello a vapore italiano, puntualmente rappresentato da Fergola. Lo stesso si può dire dei ponti sospesi in ferro la cui realizzazione viene celebrata in altre ori- ginali vedute dove, come nella rappresenta- zione delle linee ferroviarie, viene esaltato il rapporto tra una natura ancora incontami- nata e le nuove tecnologie. La presenza in mostra di un modello in piccola scala del primo treno a vapore, quello stesso che si vede nei due dipinti che raffigu- rano l’inaugurazione della ferrovia tra Napo- li e Portici, ha consentito di creare una singo- lare sinergia tra la mostra e lo straordinario Museo della Ferrovia di Pietrarsa, la splendi- da località situata al confine tra i territori di Napoli e Portici, dove oltre a godere di un pa- norama mozzafiato si può seguire attraverso la presenza di magnifici esemplari di treni, dalle origini ai giorni nostri, la storia avvin- cente di questo mezzo di comunicazione de- stinato a rivoluzionare la nostra vita e di cui Fergola ha immortalato si può dire la nascita. Egli ha saputo rendere in queste sue originali vedute proprio l' entusiamo della popolazio- ne che ha avuto la fortuna di assistere a que- sto evento epocale. © RIPRODUZIONE RISERVATA salvatore fergola (napoli 1796 - 1874) | «Vesuvio», Collezione Diego Gomiero Apre oggi a Palazzo Zevallos Stigliano, la sede di Napoli delle Gallerie d’Italia di Banca Intesa Sanpaolo, una grande mostra mono- grafica dedicata a Salvatore Fergola, l’ulti- mo pittore di corte del Regno delle due Sici- lie, testimone eccezionale della vita e della bellezza della città nella prima metà dell’Ot- tocento. Della mostra «Fergola, lo splendore di un regno» (Catalogo Marsilio) che rimar- rà aperta sino al 3 aprile 2017, parla Fernan- do Mazzocca, curatore della rassegna insie- me a Luisa Martorelli e Antonio Ernesto Denunzio. firenze / nuove acquisizioni Arnolfo e Tino all’Opera di  Timothy Verdon I l 7 dicembre prendono posto nel nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Firenze tre capolavori di scultura medievale create per la Cattedrale fiorentina e successivamente disperse: un Apostolo di mano di Arnolfo di Cam- bio, originariamente parte del gruppo della Dormitio Virginis nel timpano della porta meridionale della facciata da lui iniziata tra la fine del XIII e i primi anni del XIV secolo, e due angeli di Tino di Ca- maino, componenti di un monumento funebre realizzato nell’ancora erigenda chiesa negli anni 1320. Acquistate dal- l’Opera di Santa Maria del Fiore nel 2015, i tre pezzi sono altorilievi. L’ Apostolo di Arnolfo raffigura uno degli apostoli che, secondo la tradi- zione, sarebbero stati convocati al letto di morte della Vergine; di inten- so pathos, è tra le massime espressio- ni del nuovo interesse umano mutua- to del periodo, sviluppato anche nella coeva pittura di Giotto. La figura marmorea, rimossa dalla facciata del Duomo nel 1587, quando per volontà del Granduca Francesco I l’in- compiuta facciata medievale venne smantellata, e passata dai depositi del- l’Opera alla collezione dei marchesi Tor- rigiani nell’Ottocento, verrà ora reinte- grata nel gruppo della Dormitio nella ri- costruzione della facciata medievale del nuovo Museo dell’Opera. Quasi tutti gli altri elementi del gruppo esposto al mu- seo sono copie, essendo stati alienati in epoca indeterminata gli originali, e così il ritorno dell’Apostolo è particolarmente significativo. La struggente emotività di questo personaggio che assiste al trapasso di Maria echeggia dell’allora nuova spiri- tualità francescana d’impronta “natura- lista”, che privilegiava le spontanee rea- zioni umane davanti al mistero di Dio, trovando legittimazione nell'umanità di Cristo. Al posto dell’enfasi teologica del pensiero cristiano del primo medioevo, avvertiamo qui l’interesse quasi scienti- fico per l’uomo, per i suoi sentimenti, per la sua psicologia, che sarà al cuore della Rinascenza quattrocentesca. L’im- postazione del soggetto non è più sim- bolica ma narrativa, drammatica, e gli elementi decorativi tipici del periodo so- no subordinati al dramma del corpo, co- sì che ciò che nella Vulgata è chiamato «l’umanità di Dio» – «humanitas salva- toris nostri Dei» (Tit, 2,11) – appare chia- ramente nell’uomo raffigurato dall’arte. Non sorprende pertanto che in questo preciso momento riaffiora in Italia la scultura monumentale “all’antica”, di cui la facciata arnolfiana del duomo fio- rentino è il massimo esempio. Le altre due sculture acquistate dal- l’Opera sono un paio di angeli reggi- drappo provenienti dal monumento se- polcrale del vescovo Antonio d’Orso, re- alizzato intorno al 1321 per la controfac- ciata del Duomo di Firenze dal maestro senese Tino di Camaino. Questi rilievi di forma triangolare decoravano la cimasa del perduto tabernacolo architettonico del monumento, dove le loro forme triangolari s'inserivano simmetrica- mente nel frontone. Inginocchiati e guardando adoranti verso l’alto, i due angeli hanno in mano i lembi di un drap- po (ora perso), che, steso sopra l’effigie seduto del vescovo, alludeva alla Eleva- tio animae del prelato: l’innalzamento verso Dio della sua anima dopo morto. Spostato più volte all’interno del Duo- mo, il monumento, senza il suo taberna- colo architettonico, fu riportato alla po- sizione originale sulla controfacciata, a sinistra di chi varca la soglia della porta mediana, solo nel primo Novecento. Nella ricostruzione parziale della tomba in cattedrale manca, però, il supporto originale di questi angeli, che verranno perciò esposti nella «Sala delle navate» del Museo, che raccoglie vari cimeli un tempo all’interno della cattedrale. © RIPRODUZIONE RISERVATA calendart a cura di Marina Mojana _ Bologna Al Palazzo Fava (via Manzoni 2; www.palazzofava.it) fino all’8 gennaio 2017 Bologna dopo Morandi. 1945-2015; in mostra 150 opere di circa 70 artisti nati o attivi a Bologna, da Giorgio Morandi ad Andrea Pazienza, che influenzarono con il loro stile e personalità la storia moderna e contemporanea dell’arte bolognese. _ Milano Alle Gallerie d’Italia Piazza Scala, Polo Museale di Intesa Sanpaolo (Piazza Scala; www.gallerieditalia.com) fino al 5 marzo 2017 Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce. Circa 100 opere tra dipinti, disegni e incisioni - un terzo delle quali inediti in Italia – del veneziano Antonio Canal detto “il Canaletto” (1697-1768) e di suo nipote Bernardo Bellotto (1722-1780), illustrano il vedutismo veneziano, che caratterizzò il Settecento, uno dei più affascinanti episodi della pittura europea. _ Nuoro Fino al 5 febbraio 2017 al Museo Man (via Satta 27; www.museoman.it) Soggettivo Primordiale. Espressionismo tedesco dall’Osthaus Museum di Hagen. Presenti diverse tele da Franz Marc a Christian Rohlfs raccolte da Karl Ernst Osthaus, uno dei più grandi collezionisti dell'Espressionismo tedesco. _ Parigi Fino al 24 aprile 2017 al Centre Pompidou (Place Georges- Pompidou; www.centrepompidou.fr) Cy Twombly; la grande retrospettiva propone una lettura approfondita del percorso creativo del pittore statunitense (1928-2011) con circa 140 opere fra tele, sculture, disegni e fotografie di tutti periodi. incanti&gallerie a cura di Marina Mojana _ Londra Da Christie’s (8 King St James’s; www.christies.com) per il 250° anniversario l’8 dicembre asta serale di Old Masters con capolavori di Sir Edwin Landseer (1802-1873), Francisco Goya (1746- 1828), Bernardo Bellotto (1721- 1780) e dell’illustatore Edwar Lear (1812-1888). _ Milano Fino al 18 dicembre la Galleria Bottegantica (Via Manzoni 45; www.bottegantica.com) presenta Antonio Mancini. Genio ribelle; indagine sul pittore romano (1852- 1930). Da Enrico Gallerie d’arte (Via Senato 45; www.enricogallerie.com) nella rassegna «Ottocento Italiano. Maestri a confronto» Antonio Mancini. Il Piccolo Savoiardo. Storia ed analisi di un capolavoro. _ Napoli Fino al 10 dicembre la galleria Alfonso Artiaco (Piazzetta Nilo 7; www.alfonsoartiaco.com) presenta Wolfgang Laib; personale dell’artista tedesco, classe 1950, di dodici interventi in parte “deperibili”, installazioni astratte modellate con cera, polline, riso e latte. I prezzi delle opere vanno dai 16mila ai 160mila euro. _ Verona Alla Galleria dello Scudo (Via Scudo di Francia 2; www.galleriadelloscudo.com) da oggi al 31 marzo 2017 Marco Gastini. Il respiro della pittura; selezione di opere significative degli anni '80, quando la ricerca dell’artista torinese (1938) giunse alla definizione di quei “flussi di energia” che da allora in poi ne costituiscono la cifra distintiva. La rassegna prelude all’uscita nel 2017 del catalogo generale dell’artista. arnolfo di cambio | «Apostolo» (part.) bellotto | «Palazzo di Wilanòw» 

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40 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 4 DICEMBRE 2016 n. 333

ArteLa Galleria Zevallos Stigliano

La sede della mostra su Salvatore Fergola (1796-1874) è la casa-museo sita in via Toledo a Napoli, sede delle Gallerie

d’Italia di Banca Intesa Sanpaolo. Il palazzo racchiude unagalleria di dipinti riordinata da Fernardo Mazzocca che, il 22

giugno 2014, ha illustrato sulla Domenica il nuovo ordinamentowww.archiviodomenica.ilsole24ore.com

napoli

Fergola, vedutista del reUna mostra a PalazzoZevallos Stiglianoriscopre un maestrodimenticato che fu l’ultimo «pittoredi corte» dei Borbone

di Fernando Mazzocca

Salvatore Fergola. Chi era costui?Fino a ora il suo nome era ignoto aipiù e circolava con sufficienza an-che tra gli addetti ai lavori, essen-do stato trascurato anche da chi siè occupato della pittura di paesag-

gio a Napoli nell’ Ottocento, privilegiando avolte con un certo accanimento la solita, purstraordinaria, Scuola di Posillipo. Eppurequesto Carneade era stato un protagonistadella scena artistica partenopea nella prima metà dell’Ottocento, quando la città, capitaledel Regno delle Due Sicilie, il più esteso dellapenisola, e terza città per popolazione in Eu-ropa, dopo Londra e Parigi, conobbe un perio-do di vero splendore sotto la pur controversa

dinastia dei Borboni. È stata una metropoli al-l’avanguardia in Europa sia per le iniziative culturali, soprattutto in campo musicale doveil grande Teatro San Carlo fu un vero tempiointernazionale della lirica come dimostrano ilunghi soggiorni di musicisti come Rossini,Donizetti e Bellini, sia per l’introduzione delleinnovazioni tecnologiche, come testimonia ilfatto che vi venne realizzata la prima ferroviaitaliana, quando fu inaugurata nel 1839 la strada ferrata che collegava Napoli a Portici. Seguirà poi la linea Napoli Caserta.

Ebbene Fergola occupa un posto eccezio-nale nella storia della pittura e nell’iconogra-fia del treno, perché a partire dal 1840, quan-do realizzò il suo dipinto rimasto più famosoche rappresenta L’inaugurazione della stradaferrata tra Napoli e Portici, ha eseguito altri quadri dedicati a questo soggetto piuttostoraro nella storia dell’arte. Si tratta di operebellissime che confermano la qualità di que-sto vedutista attivo soprattutto per la corte,tanto che si può considerare il legittimo erededel grande Jakob-Philipp Hackert, il protago-nista della scena artistica napoletana alla finedel Settecento.

Sulle orme del suo predecessore e seguen-do l’esempio del padre, anche lui vedutista, è stato l’ultimo pittore al servizio di una corte,in un periodo in cui la svolta romantica esalta-va l’artista indipendente, libero da ogni vin-colo. La sua strepitosa carriera è stata legata,sino dagli inizi, alle commissioni e agli acqui-sti da parte dei membri della famiglia reale, come Francesco di Borbone, Duca di Calabriaprima che salisse al trono, sua figlia Maria Cri-stina ed altri personaggi della corte. Nomina-to nel 1819, appena ventenne, «pittore di pae-saggio di S. A. il Duca di Calabria», lo seguì inSicilia e in Puglia, con l’incarico di rappresen-tare i paesaggi di quelle due regioni del Regno.

Il legame con il suo mecenate era destinatoa rafforzarsi, quando il Duca salì al trono co-me Francesco I, regnando sino al 1830. Il re lonominò «pittore di corte» con un cospicuoappannaggio e tenne a battesimo sua figliaIsabella. In occasione del prestigioso matri-monio della principessa Maria Cristina con Ferdinando VII di Spagna, Fergola seguì la fa-

miglia reale a Madrid. Da lì passò in Francia,fermandosi lungamente a Parigi. Un soggior-no che fu una formidabile occasione di ag-giornamento, determinando una svolta nellasua produzione, quando toccherà anche temiromantici rappresentando con grande mae-stria situazioni atmosferiche estreme, come ilmare in tempesta con scene di naufragio dovesi confrontava con Vernet, Turner ed altri cheavevano affrontato questo genere.

Ferdinando II, il cui lungo regno durerà dal1830 al 1859, continuò a proteggerlo, confe-rendogli molti incarichi che ne fecero, graziealle sue splendide vedute, uno straordinarioreporter della vita di corte. La maggior partedi questa produzione, faticosamente recupe-rata in questa occasione, restaurata e final-mente presentata al pubblico, si trova divisatra la Reggia di Caserta, il Palazzo Reale di Na-poli, i depositi dei musei e infinite sottocon-segne presso gli uffici pubblici. Ma il reperto-rio di Fergola, che fu un pittore straordinaria-mente versatile e veloce grazie anche a unostudio organizzato quasi come un’industriadove collaborava tutta la famiglia, è stato piùvasto: dalle incantevoli vedute della città dalmare, alla rappresentazione di eventi checolpivano la fantasia popolare, come il varodei vascelli reali, dato che quella borbonicaera la prima flotta d’Italia. Anche in questo campo Napoli segnò un primato, perché in-trodusse il primo battello a vapore italiano,puntualmente rappresentato da Fergola. Lostesso si può dire dei ponti sospesi in ferro lacui realizzazione viene celebrata in altre ori-ginali vedute dove, come nella rappresenta-zione delle linee ferroviarie, viene esaltato ilrapporto tra una natura ancora incontami-nata e le nuove tecnologie.

La presenza in mostra di un modello inpiccola scala del primo treno a vapore, quellostesso che si vede nei due dipinti che raffigu-rano l’inaugurazione della ferrovia tra Napo-li e Portici, ha consentito di creare una singo-lare sinergia tra la mostra e lo straordinarioMuseo della Ferrovia di Pietrarsa, la splendi-da località situata al confine tra i territori diNapoli e Portici, dove oltre a godere di un pa-norama mozzafiato si può seguire attraversola presenza di magnifici esemplari di treni,dalle origini ai giorni nostri, la storia avvin-cente di questo mezzo di comunicazione de-stinato a rivoluzionare la nostra vita e di cuiFergola ha immortalato si può dire la nascita.Egli ha saputo rendere in queste sue originalivedute proprio l' entusiamo della popolazio-ne che ha avuto la fortuna di assistere a que-sto evento epocale.

© RIPRODUZIONE RISERVATAsalvatore fergola (napoli 1796 - 1874) | «Vesuvio», Collezione Diego Gomiero

Apre oggi a Palazzo Zevallos Stigliano, la sede di Napoli delle Gallerie d’Italia di Banca Intesa Sanpaolo, una grande mostra mono­grafica dedicata a Salvatore Fergola, l’ulti­mo pittore di corte del Regno delle due Sici­lie, testimone eccezionale della vita e della bellezza della città nella prima metà dell’Ot­tocento. Della mostra «Fergola, lo splendore di un regno» (Catalogo Marsilio) che rimar­rà aperta sino al 3 aprile 2017, parla Fernan­do Mazzocca, curatore della rassegna insie­me a Luisa Martorelli e Antonio Ernesto Denunzio.

firenze / nuove acquisizioni

Arnolfo e Tinoall’Operadi Timothy Verdon

I l 7 dicembre prendono posto nelnuovo Museo dell’Opera del Duomodi Firenze tre capolavori di sculturamedievale create per la Cattedrale

fiorentina e successivamente disperse:un Apostolo di mano di Arnolfo di Cam-bio, originariamente parte del gruppodella Dormitio Virginis nel timpano dellaporta meridionale della facciata da luiiniziata tra la fine del XIII e i primi annidel XIV secolo, e due angeli di Tino di Ca-maino, componenti di un monumentofunebre realizzato nell’ancora erigendachiesa negli anni 1320. Acquistate dal-l’Opera di Santa Maria del Fiore nel 2015,i tre pezzi sono altorilievi.

L’Apostolo di Arnolfo raffigura unodegli apostoli che, secondo la tradi-zione, sarebbero stati convocati alletto di morte della Vergine; di inten-so pathos, è tra le massime espressio-ni del nuovo interesse umano mutua-to del periodo, sviluppato anche nellacoeva pittura di Giotto.

La figura marmorea, rimossa dallafacciata del Duomo nel 1587, quando pervolontà del Granduca Francesco I l’in-compiuta facciata medievale vennesmantellata, e passata dai depositi del-l’Opera alla collezione dei marchesi Tor-rigiani nell’Ottocento, verrà ora reinte-grata nel gruppo della Dormitio nella ri-costruzione della facciata medievale delnuovo Museo dell’Opera. Quasi tutti glialtri elementi del gruppo esposto al mu-seo sono copie, essendo stati alienati inepoca indeterminata gli originali, e cosìil ritorno dell’Apostolo è particolarmentesignificativo.

La struggente emotività di questopersonaggio che assiste al trapasso diMaria echeggia dell’allora nuova spiri-tualità francescana d’impronta “natura-lista”, che privilegiava le spontanee rea-zioni umane davanti al mistero di Dio,trovando legittimazione nell'umanità diCristo. Al posto dell’enfasi teologica delpensiero cristiano del primo medioevo,avvertiamo qui l’interesse quasi scienti-fico per l’uomo, per i suoi sentimenti,per la sua psicologia, che sarà al cuoredella Rinascenza quattrocentesca. L’im-

postazione del soggetto non è più sim-bolica ma narrativa, drammatica, e glielementi decorativi tipici del periodo so-no subordinati al dramma del corpo, co-sì che ciò che nella Vulgata è chiamato«l’umanità di Dio» – «humanitas salva-toris nostri Dei» (Tit, 2,11) – appare chia-ramente nell’uomo raffigurato dall’arte.Non sorprende pertanto che in questo preciso momento riaffiora in Italia lascultura monumentale “all’antica”, dicui la facciata arnolfiana del duomo fio-rentino è il massimo esempio.

Le altre due sculture acquistate dal-l’Opera sono un paio di angeli reggi-drappo provenienti dal monumento se-polcrale del vescovo Antonio d’Orso, re-alizzato intorno al 1321 per la controfac-ciata del Duomo di Firenze dal maestrosenese Tino di Camaino. Questi rilievi diforma triangolare decoravano la cimasadel perduto tabernacolo architettonicodel monumento, dove le loro formetriangolari s'inserivano simmetrica-mente nel frontone. Inginocchiati eguardando adoranti verso l’alto, i dueangeli hanno in mano i lembi di un drap-po (ora perso), che, steso sopra l’effigieseduto del vescovo, alludeva alla Eleva­tio animae del prelato: l’innalzamentoverso Dio della sua anima dopo morto.Spostato più volte all’interno del Duo-mo, il monumento, senza il suo taberna-colo architettonico, fu riportato alla po-sizione originale sulla controfacciata, asinistra di chi varca la soglia della portamediana, solo nel primo Novecento.Nella ricostruzione parziale della tombain cattedrale manca, però, il supportooriginale di questi angeli, che verrannoperciò esposti nella «Sala delle navate»del Museo, che raccoglie vari cimeli untempo all’interno della cattedrale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

calendarta cura di Marina Mojana

_ BolognaAl Palazzo Fava (via Manzoni 2; www.palazzofava.it) fino all’8 gennaio 2017 Bologna dopo Morandi. 1945­2015; in mostra 150 opere di circa 70 artisti nati o attivi a Bologna, da Giorgio Morandi ad Andrea Pazienza, che influenzarono con il loro stile e personalità la storia moderna e contemporanea dell’arte bolognese.

_ MilanoAlle Gallerie d’Italia Piazza Scala, Polo Museale di Intesa Sanpaolo (Piazza Scala; www.gallerieditalia.com) fino al 5 marzo 2017 Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce. Circa 100 opere tra dipinti, disegni e incisioni - un terzo delle quali inediti in Italia – del veneziano Antonio Canal detto “il Canaletto” (1697-1768) e di suo nipote Bernardo Bellotto (1722-1780), illustrano il vedutismo veneziano, che caratterizzò il Settecento, uno dei più affascinanti episodi della pittura europea.

_ NuoroFino al 5 febbraio 2017 al Museo Man (via Satta 27; www.museoman.it) Soggettivo Primordiale. Espressionismo tedesco dall’Osthaus Museum di Hagen. Presenti diverse tele da Franz Marc a Christian Rohlfs raccolte da Karl Ernst Osthaus, uno dei più grandi collezionisti dell'Espressionismo tedesco.

_ ParigiFino al 24 aprile 2017 al Centre Pompidou (Place Georges-Pompidou; www.centrepompidou.fr) Cy Twombly; la grande retrospettiva propone una lettura approfondita del percorso creativo del pittore statunitense (1928-2011) con circa 140 opere fra tele, sculture, disegni e fotografie di tutti periodi.

incanti&galleriea cura di Marina Mojana_ LondraDa Christie’s (8 King St James’s; www.christies.com) per il 250° anniversario l’8 dicembre asta serale di Old Masters con capolavori di Sir Edwin Landseer (1802-1873), Francisco Goya (1746-1828), Bernardo Bellotto (1721-1780) e dell’illustatore Edwar Lear (1812-1888).

_ MilanoFino al 18 dicembre la Galleria Bottegantica (Via Manzoni 45; www.bottegantica.com) presenta Antonio Mancini. Genio ribelle; indagine sul pittore romano (1852-1930). Da Enrico Gallerie d’arte (Via Senato 45; www.enricogallerie.com) nella rassegna «Ottocento Italiano. Maestri a confronto» Antonio Mancini. Il Piccolo Savoiardo. Storia ed analisi di un capolavoro.

_ NapoliFino al 10 dicembre la galleria Alfonso Artiaco (Piazzetta Nilo 7; www.alfonsoartiaco.com) presenta Wolfgang Laib; personale dell’artista tedesco, classe 1950, di dodici interventi in parte “deperibili”, installazioni astratte modellate con cera, polline, riso e latte. I prezzi delle opere vanno dai 16mila ai 160mila euro.

_ VeronaAlla Galleria dello Scudo (Via Scudo di Francia 2; www.galleriadelloscudo.com) da oggi al 31 marzo 2017 Marco Gastini. Il respiro della pittura; selezione di opere significative degli anni '80, quando la ricerca dell’artista torinese (1938) giunse alla definizione di quei “flussi di energia” che da allora in poi ne costituiscono la cifra distintiva. La rassegna prelude all’uscita nel 2017 del catalogo generale dell’artista.

arnolfo di cambio | «Apostolo» (part.)

bellotto | «Palazzo di Wilanòw»