Arte Incontro in Libreia N. 62

20
pagina 1 Venti di guerra Giacomo Lodetti Arte Incontro in libreria com- pie vent’anni. Dal 1990 al 1999, un libro scritto a quattro mani, le mie e quelle di Do- natella, Editoria e Arte a Mila- no, racconta, fin nei minimi particolari, cosa accadeva nel mondo dell’arte, nella quoti- dianità della storica Libreria Bocca e in questa adorata e maltrattata città di Milano che pur non avendomi dato i na- tali, mi ha regalato una vita in- vidiabile. Dall’anno 2000 fino ai nostri giorni, tanto il perio- dico, quanto la libreria, sono stati gestiti dai nostri figli Mo- nica, Gabriele e Giorgio e Ar- te Incontro acquisiva la pre- ziosa collaborazione di Anto- nio D’Amico, un giovane per il quale avevo subito previsto, senza sbagliarmi, un futuro di sicuro successo. Ho ancora, nonostante l’eta, l’attitudine a valorizzare i gio- vani talenti e posso confer- mare che i giovani di oggi non sono peggiori di quelli dei miei tempi, peggiori, a mio parere, sono i genitori, che, involon- tariamente cresciuti in un’ab- bondanza mal gestita, conce- dono ai piccoli tutto e li pri- vano del valore della fatica di una conquista che è uno dei due possibili risultati di una guerra, anche se non cercata, sempre dura e dall’esito in- certo. Una guerra combattuta per la propria sopravvivenza, è un altro valore da trasmette- re. Questa, iniziata dal Comu- ne di Milano contro la libreria, è stata, meglio sarebbe dire è, dal momento che l’esito fina- le non è ancora ratificato, l’e- vento più significativo del de- cennio trascorso. Vediamo se riesco a definire la vicenda che dura dal 2002 in un quadro compatto, com- prensibile e corretto. Una leg- ge del nostro Parlamento, e qui sarebbe il caso di aprire un dibattito sulla sua legittimità, conferiva nel 1993 poteri forti e speciali ai sindaci. Nel 1999 un assessore del Comune di continua a pag. 10 continua a pag. 12 continua a pag. 12 Anno XX, Numero 62 • agosto-novembre 2009 • Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in a.p. 70% - DBC Milano • ISSN 1120-8511 • e-mail: [email protected] • www.libreriabocca.com Scapigliati e ribelli d’arte Paola Rapelli Un ‘gruppo’ di scontenti e ri- belli, «vero pandemonio del se- colo… serbatoio… dello spiri- to di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini stabiliti»: così si sentiva un manipolo di gio- vani scapestrati nella Milano borghese di metà Ottocento, quella che stava facendo i da- neé. Loro, soldi in tasca nisba, e davvero erano scontenti un po’ di tutto, del Risorgimento, della società, della piega che stava prendendo l’arte. Defini- vano se stessi avveniristi e in realtà per l’Italia sono stati – che piaccia o no – gli antesi- gnani delle cosiddette avan- guardie storiche. Stiamo par- lando degli Scapigliati, a cui è dedicata una gran mostra a Pa- lazzo Reale di Milano, fino al 22 novembre prossimo. Ci piacciono queste mostre vere, che fanno cultura con la sem- plicità della competenza poi- ché hanno il sano ardire di ri- chiedere, nel disastro del qua- lunquismo espositivo ove mandi-giù-il-boccone-ma-non- senti-il-sapore, attenzione su un considerevole ‘pacchetto’ di posizioni teoriche inerenti un ambito tutt’altro che sem- plice da affrontare. Attenzione e cuore: con questo bagaglio ci dovete andare. Le sezioni so- no quattro, dagli anni Sessan- ta agli anni Novanta. Splendi- da la sala introduttiva: siete av- volti dalla morbida pennellata filamentosa del Piccio, consi- questo straordinario manufat- to artistico abbiamo rivolto qualche domanda a Marco Ciatti che all’OPD ne ha se- guito le varie fasi. AD’A: Ci può raccontare bre- vemente le fasi di restauro del- la Croce? MC: «Come ogni nostro inter- vento di restauro all’OPD sia- mo partiti con lo studio del- l’opera sia dal punto di vista storico artistico sia di quello della tecnica di esecuzione e dei problemi di conservazione dei materiali costitutivi. Tutto ciò ci ha portato ad elaborare un progetto di conservazione che è stato attuato grazie an- che al generoso contributo di uno sponsor, la ditta Arteria. Il principale problema era costi- tuito dalla superficie pittorica molto inscurita ed alterata, ma nello stesso tempo molto fra- gile. È stato perciò necessario iniziare un progetto di ricerca per la messa a punto di un si- stema di pulitura innovativo formulato espressamente per quest’opera. È un procedi- mento che unisce variandoli, metodi e materiali precedenti, La sovranità di Giotto Antonio D’Amico La grande esposizione su Giot- to e il Trecento. “Il più Sovra- no Maestro stato in dipintura”, di scena al Complesso del Vit- toriano di Roma, sta per vol- gere al termine (la chiusura è stata prorogata al 27 luglio) e a corollario di questo signifi- cativo evento l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (OPD) ha dato notizia della fase con- clusiva dell’intervento di re- stauro sulla Croce dipinta cu- stodita nella chiesa di Ognis- santi a Firenze, la cui paterni- tà è da sempre stata riferita da- gli studiosi alla bottega di Giot- to. Anche se, per via della non nitida lettura del dettato pitto- rico qualche perplessità sulla definitiva autografia rimaneva, adesso però, dopo la scrupo- losa pulitura, i dubbi sembra- no dissiparsi e il primo a ma- nifestare questa tendenza è sta- to Carlo Arturo Quintavalle. A proposito del restauro di Trimestrale di attualità artistiche e culturali fondato nel 1990 • Registrazione Tribunale di Milano n. 199 del 19/3/1990 • Direttore Donatella Bertoletti • Responsabile scientifico e Redattore capo Antonio D’Amico Stampa: Monotipia Cremonese S.n.c. - Cremona • Progetto grafico: Fotolito Lombarda, via ValvassoriPeroni, 55 - Milano - tel. 0270635627 - fax: 022665452 - e-mail: [email protected] • Tiratura: 5000 copie TAXE PERCUE (TassaRiscossa) UFFICIO CMP Verona • In caso di mancato recapito restituire all’Editore che si impegna a pagare la tassa. Libreria Bocca Galleria Vittorio Emanuele II,12 - 20121 Milano - Tel.0286462321/02860806 - Fax 02876572 Pietro Troubetzkoi Ragazza sul lago Saulo Saulo… L’arte omaggia l’apostolo delle genti Silvia Castello tore constata come «la storia si faccia immagine» e come «l’immagine testimoni la sto- ria». Anche se, come precisa Paolucci, Paolo, ebreo di Tar- so (in Cilicia), cittadino roma- no (ed in quanto tale subisce la decapitazione e non la cro- cefissione, esecuzione desti- nata agli schiavi) giustiziato sotto l’imperatore Nerone, pro- veniva da una cultura anico- nica, che considerava le im- magini idolatria. Soltanto in se- guito infatti, a partire dal III e IV secolo, per rispondere al desiderio dei cristiani della Chiesa primitiva di dare un volto agli apostoli, i santi Pie- tro e Paolo verranno rappre- sentati inizialmente usando immagini tratte dal mondo pagano. In particolare, Pietro, il pescatore, il pragmatico, as- sumerà le sembianze di Ari- stotele, fondatore della scien- za e della filosofia sperimen- tale, mentre Paolo, il teorico, l’intellettuale, quelle del filo- sofo greco Plotino. Il percor- so della mostra è diviso in due sezioni. La prima articolata in tre parti: nell’iniziale eviden- zia gli aspetti storici ed ar- cheologici con reperti prove- nienti dalla basilica di San Paolo fuori le Mura, oggi cu- stoditi nei Musei Vaticani. Si tratta di quattro sarcofagi mar- morei paleocristiani conside- rati dei capolavori scultorei dell’arte cristiana antica. Uno di essi, detto il dogmatico, contiene la più antica raffigu- razione della Trinità nel con- testo della creazione. Nella se- conda sono contenute le ori- gini dell’iconografia di San Paolo; mentre nella terza il vi- sitatore è invitato a riscoprire la presenza di San Paolo in Va- ticano, con testimonianze ar- tistiche provenienti dall’antica basilica di San Pietro, prima della ricostruzione cinque- centesca. La seconda sezione ospita preziose opere librarie a partire da antichi codici del- la Biblioteca Apostolica Vati- cana. In esposizione miniatu- re rinascimentali e libri stam- pati nelle lingue volgari fino alle traduzioni più recenti. Esposta a chiusura della mo- stra, in lingua corrente, la tra- duzione interconfessionale della Bibbia – scritta con i ‘fra- telli separati’ –, conforme alle istanze del Concilio Vaticano II. La Parola di Salvezza – te- stimoniata da Paolo – si pro- paga dunque nel tempo «fino agli estremi confini della ter- ra». Del resto, Paolo è colui che il Signore Gesù scelse co- me «strumento per sé per por- tare il suo nome alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele» (atti 9, 15). Per questo ciascuno può dire «Paolo è per me». In occasione della chiusura dell’Anno Paolino – voluto dal cardinale Andrea Cordero Lan- za di Montezemolo, nel bimil- lenario della nascita dell’Apo- stolo delle Genti – i Musei Va- ticani presentano ora la mo- stra San Paolo in Vaticano, ideata da Antonio Paolucci, di- rettore dei musei, e l’arcive- scovo Gianfranco Ravasi, pre- sidente del Pontificio Consi- glio della Cultura. «Paolo ha ispirato l’arte dei secoli attra- verso il suo ‘biografo’ Luca. Ne- gli Atti degli Apostoli le narra- zioni, per esempio della famo- sa via di Damasco, l’esperien- za della predicazione nell’A- reopago di Atene, i suoi viag- gi, sono entrati naturalmente nell’immaginario – spiega l’ar- civescovo –. Forse appare me- no il Paolo delle Lettere, anche perché lì la riflessione è una ri- flessione molto più alta, che forse si riassume nei ritratti ri- calcati su figure di filosofi del- l’antichità, quasi a dimostra- re che Paolo è il nuovo pensie- ro cristiano che, lentamente, entra nell’interno della cultu- ra dell’Occidente e ad essa si sostituisce». La mostra vuol es- sere quindi un invito a risco- prire la figura e l’opera di Pao- lo, in una sorta di ideale «pel- legrinaggio in un orizzonte di fede, storia e bellezza» – ag- giunge Ravasi – sulle orme dell’apostolo, crocevia di cul- ture – ebraica, greca e roma- na –, passione apostolica e sentimenti d’amicizia. Attra- verso una selezione di circa 130 opere – tra documenti, di- pinti, sarcofagi etc. – il visita- Mimmo Sormani in terza pagina San Paolo in Vaticano. La figura e la parola dell’Apostolo delle genti nelle raccolte pontificie Città del Vaticano Musei Vaticani Musei Pio Cristiano fino al 27 settembre Martirio di Paolo, marmo, 325-350 ca., Musei Vaticani Le Stanze del Cardinale a pag 18

description

Fondato nel 1990 a Milano da Donatella Bertoletti, Laura Corna e Giacomo Lodetti, si è avvalso, per i primi numeri, della collaborazione di Giampaolo Polvani. Edito dalla Libreria Bocca, nasce come quadrimestrale di informazioni culturali nell'ambito delle attività artistico-editoriali nazionali ed estere, ottenendo la collaborazione di librerie specializzate nella vendita di libri d'arte che svolgono il ruolo di redazioni dalle città ove hanno la propria sede: Bruxelles, Colonia, Firenze, Genova, Lione, Londra, Madrid, Napoli, New York, Palermo, Parigi, Pavia, Roma, Torino, Venezia, Zurigo. Nel 2000 diventa trimestrale e sotto la guida del direttore Maria Laura Corna e del redattore capo Donatella Bertoletti, potenzia la propria struttura editoriale consolidando le rubriche: Terza pagina, riservata agli artisti che offrono un proprio lavoro alla Libreria, Introvabili, volumi esauriti e non più rintracciabili sul mercato ricercati per la clientela, Unasolavolta, volumi offerti a prezzi vantaggiosissimi in un solo esemplare, Antico per voi, recensione di libri antichi di notevole valore, Il conoscitore di stampe, incisioni d'epoca vendute da privato a privato, Guida alla formazione di una biblioteca, volumi proposti per temi quali le ceramiche, i mobili, la pittura del '600, architettura e così via, Graficadautore, offerta di grafiche di autori molto noti da privato a privato, Il libro d'artista, segnalazione e recensione dell'attività editoriale per bibliofili. La struttura viene potenziata, inoltre, aumentando il numero delle redazioni esterne, con l'obbiettivo di raggiungere la quasi totalità degli operatori del settore. Attualmente la rivista si è avvalsa della collaborazione scientifica di Antonio D'Amico, giovane e valente storico dell'arte. Nel 2001 nasce il nuovo inserto dedicato alle manifestazioni culturali promosse dalla Libreria: Le Segrete di Bocca. Inserto di arte contemporanea diretto da Giorgio Lodetti, la cui testata è stata recentemente realizzatache dal più alto rappresentante vivente del Surrealismo italiano: Sergio Dangelo classe 1932. Il giornale è finanziato dalla collaborazione gratuita dei clienti della libreria e degli autori della casa editrice, dalla pubblicità e dalla vendita dei volumi recensiti. Attualmente conta 54 pagine a numero, di cui 12 a colori, è gratuito e per averlo è sufficiente diventare soci del Bocca Club. Tutti i numeri del periodico fino al XXVI sono stati ristampati nel volume Editoria e Arte a Milano.

Transcript of Arte Incontro in Libreia N. 62

Page 1: Arte Incontro in Libreia N. 62

pagina 1

Ventidi guerra

Giacomo Lodetti

Arte Incontro in libreria com-pie vent’anni. Dal 1990 al1999, un libro scritto a quattromani, le mie e quelle di Do-natella, Editoria e Arte a Mila-no, racconta, fin nei minimiparticolari, cosa accadeva nelmondo dell’arte, nella quoti-dianità della storica LibreriaBocca e in questa adorata emaltrattata città di Milano chepur non avendomi dato i na-tali, mi ha regalato una vita in-vidiabile. Dall’anno 2000 finoai nostri giorni, tanto il perio-dico, quanto la libreria, sonostati gestiti dai nostri figli Mo-nica, Gabriele e Giorgio e Ar-te Incontro acquisiva la pre-ziosa collaborazione di Anto-nio D’Amico, un giovane peril quale avevo subito previsto,senza sbagliarmi, un futuro disicuro successo.Ho ancora, nonostante l’eta,l’attitudine a valorizzare i gio-vani talenti e posso confer-mare che i giovani di oggi nonsono peggiori di quelli dei mieitempi, peggiori, a mio parere,sono i genitori, che, involon-tariamente cresciuti in un’ab-bondanza mal gestita, conce-dono ai piccoli tutto e li pri-vano del valore della fatica diuna conquista che è uno deidue possibili risultati di unaguerra, anche se non cercata,sempre dura e dall’esito in-certo. Una guerra combattutaper la propria sopravvivenza,è un altro valore da trasmette-re. Questa, iniziata dal Comu-ne di Milano contro la libreria,è stata, meglio sarebbe dire è,dal momento che l’esito fina-le non è ancora ratificato, l’e-vento più significativo del de-cennio trascorso.Vediamo se riesco a definire lavicenda che dura dal 2002 inun quadro compatto, com-prensibile e corretto. Una leg-ge del nostro Parlamento, equi sarebbe il caso di aprire undibattito sulla sua legittimità,conferiva nel 1993 poteri fortie speciali ai sindaci. Nel 1999un assessore del Comune di

continua a pag. 10continua a pag. 12continua a pag. 12

Anno XX, Numero 62 • agosto-novembre 2009 • Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in a.p. 70% - DBC Milano • ISSN 1120-8511 • e-mail: [email protected] • www.libreriabocca.com

Scapigliatie ribellid’arte

Paola Rapelli

Un ‘gruppo’ di scontenti e ri-belli, «vero pandemonio del se-colo… serbatoio… dello spiri-to di rivolta e di opposizionea tutti gli ordini stabiliti»: cosìsi sentiva un manipolo di gio-vani scapestrati nella Milanoborghese di metà Ottocento,quella che stava facendo i da-neé. Loro, soldi in tasca nisba,e davvero erano scontenti unpo’ di tutto, del Risorgimento,

della società, della piega chestava prendendo l’arte. Defini-vano se stessi avveniristi e inrealtà per l’Italia sono stati –che piaccia o no – gli antesi-gnani delle cosiddette avan-guardie storiche. Stiamo par-lando degli Scapigliati, a cui èdedicata una gran mostra a Pa-lazzo Reale di Milano, fino al22 novembre prossimo. Cipiacciono queste mostre vere,che fanno cultura con la sem-plicità della competenza poi-ché hanno il sano ardire di ri-chiedere, nel disastro del qua-lunquismo espositivo ovemandi-giù-il-boccone-ma-non-senti-il-sapore, attenzione suun considerevole ‘pacchetto’di posizioni teoriche inerentiun ambito tutt’altro che sem-plice da affrontare. Attenzionee cuore: con questo bagaglioci dovete andare. Le sezioni so-no quattro, dagli anni Sessan-ta agli anni Novanta. Splendi-da la sala introduttiva: siete av-volti dalla morbida pennellatafilamentosa del Piccio, consi-

questo straordinario manufat-to artistico abbiamo rivoltoqualche domanda a MarcoCiatti che all’OPD ne ha se-

guito le varie fasi. AD’A: Ci può raccontare bre-vemente le fasi di restauro del-la Croce?

MC: «Come ogni nostro inter-vento di restauro all’OPD sia-mo partiti con lo studio del-l’opera sia dal punto di vistastorico artistico sia di quellodella tecnica di esecuzione edei problemi di conservazionedei materiali costitutivi. Tuttociò ci ha portato ad elaborareun progetto di conservazioneche è stato attuato grazie an-che al generoso contributo diuno sponsor, la ditta Arteria. Ilprincipale problema era costi-tuito dalla superficie pittoricamolto inscurita ed alterata, manello stesso tempo molto fra-gile. È stato perciò necessarioiniziare un progetto di ricercaper la messa a punto di un si-stema di pulitura innovativoformulato espressamente perquest’opera. È un procedi-mento che unisce variandoli,metodi e materiali precedenti,

La sovranità di GiottoAntonio D’Amico

La grande esposizione su Giot-to e il Trecento. “Il più Sovra-no Maestro stato in dipintura”,di scena al Complesso del Vit-toriano di Roma, sta per vol-gere al termine (la chiusura èstata prorogata al 27 luglio) ea corollario di questo signifi-cativo evento l’Opificio dellePietre Dure di Firenze (OPD)ha dato notizia della fase con-clusiva dell’intervento di re-stauro sulla Croce dipinta cu-stodita nella chiesa di Ognis-santi a Firenze, la cui paterni-tà è da sempre stata riferita da-gli studiosi alla bottega di Giot-to. Anche se, per via della nonnitida lettura del dettato pitto-rico qualche perplessità sulladefinitiva autografia rimaneva,adesso però, dopo la scrupo-losa pulitura, i dubbi sembra-no dissiparsi e il primo a ma-nifestare questa tendenza è sta-to Carlo Arturo Quintavalle. A proposito del restauro di

Trimestrale di attualità artistiche e culturali fondato nel 1990 • Registrazione Tribunale di Milano n. 199 del 19/3/1990 • Direttore Donatella Bertoletti • Responsabile scientifico e Redattore capo Antonio D’AmicoStampa: Monotipia Cremonese S.n.c. - Cremona • Progetto grafico: Fotolito Lombarda, via Valvassori Peroni, 55 - Milano - tel. 0270635627 - fax: 022665452 - e-mail: [email protected] • Tiratura: 5000 copie

TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) UFFICIO CMP Verona • In caso di mancato recapito restituire all’Editore che si impegna a pagare la tassa. Libreria Bocca Galleria Vittorio Emanuele II,12 - 20121 Milano - Tel.0286462321/02860806 - Fax 02876572

Pietro TroubetzkoiRagazza sul lago

Saulo Saulo…L’arte omaggia l’apostolo delle genti

Silvia Castello

tore constata come «la storia sifaccia immagine» e come«l’immagine testimoni la sto-ria». Anche se, come precisaPaolucci, Paolo, ebreo di Tar-so (in Cilicia), cittadino roma-no (ed in quanto tale subiscela decapitazione e non la cro-cefissione, esecuzione desti-nata agli schiavi) giustiziatosotto l’imperatore Nerone, pro-veniva da una cultura anico-nica, che considerava le im-magini idolatria. Soltanto in se-guito infatti, a partire dal III eIV secolo, per rispondere aldesiderio dei cristiani dellaChiesa primitiva di dare unvolto agli apostoli, i santi Pie-tro e Paolo verranno rappre-sentati inizialmente usando

immagini tratte dal mondopagano. In particolare, Pietro,il pescatore, il pragmatico, as-sumerà le sembianze di Ari-stotele, fondatore della scien-za e della filosofia sperimen-tale, mentre Paolo, il teorico,l’intellettuale, quelle del filo-sofo greco Plotino. Il percor-so della mostra è diviso in duesezioni. La prima articolata intre parti: nell’iniziale eviden-zia gli aspetti storici ed ar-cheologici con reperti prove-nienti dalla basilica di SanPaolo fuori le Mura, oggi cu-stoditi nei Musei Vaticani. Sitratta di quattro sarcofagi mar-morei paleocristiani conside-rati dei capolavori scultoreidell’arte cristiana antica. Uno

di essi, detto il dogmatico,contiene la più antica raffigu-razione della Trinità nel con-testo della creazione. Nella se-conda sono contenute le ori-gini dell’iconografia di SanPaolo; mentre nella terza il vi-sitatore è invitato a riscoprirela presenza di San Paolo in Va-ticano, con testimonianze ar-tistiche provenienti dall’anticabasilica di San Pietro, primadella ricostruzione cinque-centesca. La seconda sezioneospita preziose opere librariea partire da antichi codici del-la Biblioteca Apostolica Vati-cana. In esposizione miniatu-re rinascimentali e libri stam-pati nelle lingue volgari finoalle traduzioni più recenti.Esposta a chiusura della mo-stra, in lingua corrente, la tra-duzione interconfessionaledella Bibbia – scritta con i ‘fra-telli separati’ –, conforme alleistanze del Concilio VaticanoII. La Parola di Salvezza – te-stimoniata da Paolo – si pro-paga dunque nel tempo «finoagli estremi confini della ter-ra». Del resto, Paolo è coluiche il Signore Gesù scelse co-me «strumento per sé per por-tare il suo nome alle nazioni,ai re e ai figli d’Israele» (atti 9,15). Per questo ciascuno puòdire «Paolo è per me».

In occasione della chiusuradell’Anno Paolino – voluto dalcardinale Andrea Cordero Lan-za di Montezemolo, nel bimil-lenario della nascita dell’Apo-stolo delle Genti – i Musei Va-ticani presentano ora la mo-stra San Paolo in Vaticano,ideata da Antonio Paolucci, di-rettore dei musei, e l’arcive-scovo Gianfranco Ravasi, pre-sidente del Pontificio Consi-glio della Cultura. «Paolo haispirato l’arte dei secoli attra-verso il suo ‘biografo’ Luca. Ne-gli Atti degli Apostoli le narra-zioni, per esempio della famo-sa via di Damasco, l’esperien-za della predicazione nell’A-reopago di Atene, i suoi viag-gi, sono entrati naturalmentenell’immaginario – spiega l’ar-civescovo –. Forse appare me-no il Paolo delle Lettere, ancheperché lì la riflessione è una ri-flessione molto più alta, cheforse si riassume nei ritratti ri-calcati su figure di filosofi del-l’antichità, quasi a dimostra-re che Paolo è il nuovo pensie-ro cristiano che, lentamente,entra nell’interno della cultu-ra dell’Occidente e ad essa sisostituisce». La mostra vuol es-sere quindi un invito a risco-prire la figura e l’opera di Pao-lo, in una sorta di ideale «pel-legrinaggio in un orizzonte difede, storia e bellezza» – ag-giunge Ravasi – sulle ormedell’apostolo, crocevia di cul-ture – ebraica, greca e roma-na –, passione apostolica esentimenti d’amicizia. Attra-verso una selezione di circa130 opere – tra documenti, di-pinti, sarcofagi etc. – il visita-

MimmoSormani

in terza pagina

San Paolo in Vaticano.La figura e la paroladell’Apostolo delle gentinelle raccolte pontificieCittà del VaticanoMusei VaticaniMusei Pio Cristianofino al 27 settembre

Martirio di Paolo, marmo, 325-350 ca., Musei Vaticani

Le Stanze del Cardinale

a pag 18

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:32 Pagina 1

Page 2: Arte Incontro in Libreia N. 62

Paola BlasiOltre la bidimensionalità

Paola BlasiOltre la bidimensionalità

pagina 2 Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

Paola Blasi ispira serenità, pacatezza, equilibrio.Parlandole si ha la sensazione di venire trasportati in unadimensione poetica di spessore, profondità, trasparenza,di una persona conosciuta, familiare e al giorno d’oggi èraro, frantumati come siamo, a volte, nella mancanza disenso e precarietà dei rapporti. I suoi cieli mi hanno incu-riosito per la drammaticità, i contrasti forti, esasperati, pre-sagio di tempeste incombenti, di uragani im-provvisi. Ma vi è sempre una luce potente chepreme, che squarcia, con improvvisi bagliori,la dimensione drammatica del cielo. L’artistae il suo doppio, i due lati della stessa meda-glia. Ho percepito in queste opere una con-dizione umana al limite della tragedia finale,la cupezza incombente carica di antichi pre-sagi, ma anche l’eterna speranza di rialzarsi,lottare e salvarsi in qualche modo. È il nostrouniverso interiore martoriato da antiche feri-te, lacerato da ineluttabili contraddizioni, tra ilbene e il male, la luce e le tenebre, la vita ela morte. Paola riesce a mettere in gioco que-ste energie duali, non è facile, e mentre ci guar-da attonita, perplessa, ci chiede aiuto, ma tut-ti noi chiediamo aiuto, qualcuno che ci scal-di e ci dia fiducia. Lascio a lei la parola, ci aiu-terà a entrare nel suo mondo.Da quello che mi raccontano in casa, ho sem-pre disegnato. Disegno, pittura, musica sono

passioni di famiglia.Mio nonno paterno faceva ritratti a ma-tita che sembravano foto, mio padre di-pingeva e suonicchia vari strumenti, miamadre è molto brava a disegnare voltifemminili, di bambini e fiori. Quindi sipuò dire che io sia sempre stata spro-nata all’arte. Ricordo che anche duran-te le lezioni in aula o davanti alla TV,tendevo ad isolarmi con i “miei discor-si”, quelli tra me e il foglio. E non eraun semplice modo per distrarmi, ma ilcanale attraverso il quale esternare la miacomplicata interiorità. Solo crescendo mison resa conto di quanto poco io co-municassi con il resto del mondo, sia alivello verbale che gestuale. Son semprestata piuttosto taciturna, riservata, timidae poco esuberante, quindi il disegno pri-ma e la pittura poi son stati mezzi di re-lazione e confronto, la maniera più na-turale per parlare di me… Soprattuttodurante l’adolescenza, il periodo più dif-ficile della mia vita, la pittura è stataun’importante valvola di sfogo, tramitela quale urlare in silenzio le angosce, idubbi, le insoddisfazioni… Soggetti ri-correnti di quel periodo sono figure fem-

minili, un po’ androgine, magre e spi-golose, caratterizzate da zone di for-te ombra nelle carni scavate e re-se con colori scuri e lividi chemeglio rappresentano i senti-

menti di quel momento. Ora i te-mi son differenti: alle eteree figu-re – nelle quali ho proiettato mestessa e il cui figurativismo me-glio esprime un discorso esisten-ziale, concentrato su quello cheera il mio piccolo e chiuso mon-do di allora – si son sostituiti pae-saggi immensi, soprattutto cieli,spazi aperti, ariosi, leggeri, libe-ri… Il genere è sempre figurativo,perché ancora non riesco a stac-carmi del tutto dal “mondo reale”,e da quello che l’occhio fisico per-cepisce… Ma il reale è solo un pre-

testo: traggo spunto da ciò che ci cir-conda per realizzare di fatto qualcosa che corrisponde adun mondo interiore, legato all’inconscio. Un soggetto fi-gurativo sì, ma costituito da elementi informali: sovrappo-sizioni di macchie, gocciolature, trasparenze, colature…Per questo amo l’acquarello, nel quale lascio spesso allagoccia d’“acqua sporca” l’autonomia di scorrere mobile elibera, generando aree di colore trasparenti, decise ma non

forzate; e amo la ceramica raku, così informale, espressio-ne di forza e leggerezza, il cui esito è spesso frutto dellacasualità. La mia ricerca è volta ad esprimere forza e soli-dità attraverso elementi delicati ed evanescenti, in conti-nuo sviluppo e l’attenzione è quasi interamente rivolta alcolore. I toni sono soprattutto scuri, con grande predomi-nanza dei viola e resi mediante la sovrapposizione di ve-lature trasparenti che lasciano intravedere le stratificazionicromatiche sottostanti.Raramente utilizzo tinte piatte ed uniformi, che considerosorde e poco comunicative, mentre ritengo che le velatu-re stimolino l’occhio a ricercare dell’altro oltre la superfi-cie fisica e bidimensionale del supporto. Osservando qualsiasi quadro si ha l’immediata percezionedell’entità delle due dimensioni: altezza e larghezza, mi-surabili, uguali per tutti. Quello che invece interessa me èandare oltre la bidimensionalità, creando una sorta di pro-fondità – che eluda il dato prospettico collegato alla visio-ne – e in questo i colori scuri aiutano perché, non abba-gliando e stancando l’occhio come quelli chiari, lo invita-no ad esplorare, quasi inducendo chi guarda alla medita-zione e all’introspezione.L’opera si carica così della partecipazione dell’osservatore;ciascuno può ricercarvi e riconoscere qualcosa che appar-tiene al proprio bagaglio di esperienze o all’inconscio… el’interazione dei due elementi dà frutto ad un processo incontinuo divenire… Mi affascina moltissimo questo pote-re che ha la pittura di interagire col fruitore, di farlo so-gnare, fantasticare, un potere quasi onirico; è per questoche la preferisco alla scultura che – senza nulla toglierle –considero più statica e meno interpretabile perché co-munque sempre inserita in un contesto reale, tridimensio-nale del quale noi stessi facciamo parte con la nostra fisi-cità e caducità; e il tema della transitorietà, della tempora-neità è strettamente collegato al fare arte.Credo che tutta l’arte sia permeata da una sorta di eterni-tà, che qualsiasi opera sia elaborata con l’intento di dura-re, vincere il tempo, resistere ed esistere altre la vita di co-lui che l’ha prodotta, che, lasciando una propria traccia, sigarantisce una fetta si immortalità.Poco tempo fa, un amico, parlando del mio operato, dis-se una frase che suona pressappoco cosi: «Lo sai vero diessere una privilegiata? Tu fai qualcosa di veramente tuo,puro prodotto del tuo essere… qualcosa che durerà nel tem-po… io invece lavoro solo per gli altri…». Al momento, for-se con un pizzico di cinismo, gli risposi che mi consideroprivilegiata solo perché, avendo alle spalle una famigliache appoggia la mia passione e mi aiuta in caso di biso-gno, posso permettermi di fare l’artista…In realtà so che il discorso non è assolutamente così ri-duttivo e materiale… sono ben consapevole del potere te-rapeutico dell’arte… l’ho provato sulla mia pelle… per for-tuna… Così, anche durante gli odierni momenti di crisi,dubbi e grandi interrogativi su tutto e tutti, è sempre l’ar-te quella che mi aiuta… lei da sola basta per dare un sen-so e trovare lo scopo…

G L I I N C O N T R I D I R O B E R T O P L E V A N O

www.libreriabocca.com N. 62 - agosto-novembre 2009

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:32 Pagina 2

Page 3: Arte Incontro in Libreia N. 62

M I M M O S O R M A N I

La storia antica, la scultura clas-sica e l’orientalismo sono gli ele-menti che emergono nel lavorocreativo di Mimmo Sormani acavallo fra il 2007 e il 2008. Sul-le alture di Vallauris, in CostaAzzurra, riscopre la scultura nel-l’atelier dello sculture franceseMax Siffredi e la trasforma inun’opera metafìsica che tra-scende la rappresentazione del-le fattezze umane. Come nelGuerriero, i corpi scultorei diispirazione greca, longilinei eproporzionati, sono al tempostesso feriti e marcati da lace-razioni: quello che troviamo delpassato dopo uno scavo ar-cheologico, ferite fìsiche di unaguerra con Sparta o ferite piùintime e altrettanto laceranti.Il confronto con il passato e ilretaggio del teatro greco, maanche con un presente post-modemo, riveste le opere di unasimbologia atavica e futuristicaal tempo stesso come nelle te-ste che diventano simboli pri-migeni, maschere di un aldilà edi un futuro atemporale. Bastaosservare la Venere al compu-ter e il suo volto suggerito dal-la semplicità delle linee metal-liche che emergono dal corpoclassico, per capire come, par-tendo dal classicismo di mate-riali e sembianze fisiche, l’arti-sta aneli in realtà a suggerireuna dimensione più metafìsi-ca. In greco il termine proso-pon designa sia la mascherache il volto vero e proprio, quasi che ilconfine fra i due sia labile e indefinito.Nella rappresenzazione scultorea di Mim-mo Sormani le teste sono, anche quan-do si presentano come ritratti dettaglia-ti, testimoni di un anelito verso mondi lon-tani come nella Venere africana o versolo sconosciuto e il retaggio antico comenelle coppie di nudi del teatro greco onella Medusa africana in cui serpentellimetallici si ramificano intorno al viso. Iltema della Gorgone Medusa, guardianadella frontiera fra il mondo dei morti equello dei vivi nella tradizione greca, è unsoggetto dominante e ricorrente nella

scultura occidenta-le, riscoperto nelDiciottesimo e Di-ciannovesimo se-colo con rappre-sentazioni serene eclassicheggiantiche riprendono laMedusa Rondaninie altre più minac-ciose e profondecome nello Scudocon Medusa di Ar-nold Böcklin in cuiprevale una messain scena policromadella morte e delcaos in cui le forzesop ranna tu ra l iprendono il soprav-

vento. Quella di Sormani è una reinterpretazione moltopersonale in cui le fattezze classiche diventano africane epiù astratte (si noti l’influenza che l’arte tribale ha avuto apartire dal primo Novecento su artisti come Derain, Pi-casso e Vlaminck che si entusiasmarono per le masche-re e le sculture africane, percepite come conferma del lo-ro desiderio di astrazione). D’altrocanto, il simbolismo deiserpenti mortali viene metaforizzato e transumato in lineemetalliche, quasi che la morte fosse trasformata e il caosriappacificato.Sul finire del 2007 un evento familiare molto duro riporta il te-ma della vita versus morte a dominare l’opera dell’artista inmaniera più cupa e lacerante. Nell’Apocalisse, opera com-posita con elementi modellati in grès ed engobbi, il mare èdevastato, lacerato e saturato da frammenti di pesce, squa-me, coralli e alghe come se un’esplosione sottomarina aves-

se sovvertito l’ordine del mare. I colori sono cupi, la morte èpalpabile, solo qualche luce e tonalità più accesa danno ilsegno di una vita forse ancora possibile.Nelle opere successive il tema del mare è ripreso, ma è unmondo subacqueo nuovo, con il rosso del corallo (che se-condo Ovidio nacque proprio dal sangue di Medusa) cheprende il posto del grigio scuro, con pesci che rinuotano li-beri e coralli che si sviluppano, quasi a testimoniare il ciclodella vita che riprende.Il 2007 e il 2008 sono anni chiave nella vita dell’artista che fapropria l’arte della tradizione scultorea europea e più in par-ticolare francese da Carpeaux a Bourdelle a Picasso sculto-re e ceramista, la reinterpreta e la proietta verso il senso ul-timo della vita, nelle sue certezze e nelle sue contraddizioni,di fronte alle sfide più grandi come la morte.L’opera di Mimmo Sormani porta in sé tutto il retaggio sto-rico della cultura occidentale di cui siamo il frutto, dall’Anti-ca Grecia ad oggi. A questa nostra cultura millenaria e all’o-pera di mio padre così densa di significato, così classica ecosi innovativa al contempo, rendo omaggio.

Marco Sormani

scultore

Le opere di

Mimmo Sormanisaranno esposte presso

Show Room Mandelli“Architettura d’interni”

Arcorevia Casati 131-133

da sabato 24 ottobrea sabato 5 dicembre

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 3

Page 4: Arte Incontro in Libreia N. 62

www.giorgione2010.it

GIORGIONE

1510 2010 Organizzazione generale Villaggio Globale International

GIORGIONE12 dicembre 2009 - 11 aprile 2010UNA MOSTRA SENZA UGUALI: L'OMAGGIO DELLA SUA TERRA D'ORIGINE AL GRANDE PITTORE VENETO

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 4

Page 5: Arte Incontro in Libreia N. 62

Nella collana di studi Archi-tetti e ingegneri a confronto.L’immagine di Roma fra Cle-mente XIII e Pio VII è apparsoora il terzo volume conclusi-vo (edito da Bonsignori Edi-tore), per la cura edirezione scien-tifica di Elisa De-benedetti. Il testosi articola in varicapitoli, che fannoseguito a un saggiodi apertura, redat-to dalla Debene-detti, sulla Vita diGiuseppe Valadierattraverso nuovidocumenti. L’arti-sta, uno dei piùdeterminanti nellesoluzioni non soloarchitettoniche, maurbanistiche di Ro-ma, fu attivo fin dal1781 nei Sacri Palazzi Aposto-lici, poi estese i suoi interven-ti dall’area vaticana a vari pro-blemi sia dell’Urbe, sia di al-tre località dello Stato pontifi-cio. Caso emergente fu quel-lo dei danni provocati in Ro-magna dal terremoto del 1786,che comportarono una seriedi interventi.In qualche caso, come nei re-stauri di villa Lante, si trovò instretto rapporto col Canova.Importanti furono i suoi meri-ti operativi nella sistemazioneprospettica e scenografica dipiazza del Popolo, delle diret-trici del Tridente e dei colle-gamenti col Pincio.

Chiara Frugoni è fra quegli sto-rici tout court che indaganocon assiduità il mondo dellearti visive, con studi che con-sentono letture nuove. Si eragià verificato con i suoi im-portanti studi su SanFrancesco e sulla “in-venzione” dellestimmate, e ora ci ri-presenta con questanuova e importanteinterpretazione dellaCappella degli Scro-vegni di Giotto pub-blicata da Einaudi.Chiara Frugoni offreuna lettura dettaglia-tissima del ciclo vo-luto da Enrico Scro-vegni in cui si fon-dono elementi documentari,esegesi biblica, dati di storiasociale attinti dalle fonti piùeterogenee, al fine di propor-re una visione complessivadella decorazione in tutti i suoiaspetti. Sotto il profilo del me-todo, questo libro ci ricorda in-fatti come un contesto deco-rativo medievale non possa es-sere correttamente interpreta-to a prescindere dall’uso chesi faceva di quelle immagini ein base a quale filtro culturalevenivano fruite. Nel caso del-la cappella padovana, in par-ticolare, ci si può appoggiareal testamento di Enrico Scro-vegni (studiato in un saggio da

Attilio Bartoli Langeli), fonda-mentale per comprendere lamentalità, le intenzioni delcommittente, di cui l’opera èuna diretta emanazione. La Frugoni, infatti, mette bene

a fuoco come Enrico si sentamolto poco in ansia di fronteall’aldilà, e come pertanto siariduttiva una lettura della cap-pella come un omaggio offer-to alla Vergine per espiare ilpeccato di usura imputatoglitradizionalmente da Dante,nella Divina Commedia. Piut-tosto, Enrico voleva presentar-si alla cittadinanza padovana,cui la chiesa era aperta e pres-so la quale si poteva ottenerel’indulgenza plenaria, come unpio mecenate, e ci teneva mol-to alla sua sepoltura in quelluogo perché: «La sua fama sisarebbe sbiadita se le sue treimmagini, di vivente, defunto,

e beato non si fossero congiuntealle concrete spoglie mortali:anche il culto dei santi ha bi-sogno delle reliquie ed Enricopensava che i concittadini, perricordarlo nel modo che egli

desiderava, avesse-ro bisogno della suasalma». A dispettodunque di quantosi pensava interpre-tando la cappellacome un atto diespiazione delloScrovegni volto aguadagnargli la be-nevolenza divinanell’aldilà, ChiaraFrugoni dimostra inmodo assai convin-cente come «La co-

struzione di Santa Maria del-la Carità e la sua decorazionehanno, per Enrico, intenti au-tocelebrativi, scevri da sensi dicolpa. Ostentano il successopersonale del committente chesi rispecchia nel consenso cit-tadino, nella gratitudine che ilcomune di Padova deve avereverso un tal mecenate. Egli nonsi mostra come un peccatorepentito, al contrario».

N. 62 - agosto-novembre 2009www.libreriabocca.com

I L I B R I E L ’ I N T E R V I S T A

L’affaire GiottoLuca Pietro Nicoletti

pagina 5 Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

Cambia, come cambia Bolo-gna, quasi non la riconosci piùin certi quartieri storici chehanno visto trasformarsi la de-stinazione d’uso di edifici chei bolognesi sono assolutamen-te certi fare parte della tradi-zionale iconografia della loroBononia. Prendiamo l’area – illustrataora con dovizia di particolarinel volume pubblicato da Mi-nerva: Bologna che cambia,Manifattura delle Arti, ex Ma-nifattura Tabacchi – della zo-na nord orientale del centrostorico racchiusa tra le vie del-

le Lame, Riva di Reno, AzzoGardino, del Porto e del Ron-done. Quartiere storicamentefondamentale, essendo statoabitato fin dalle epoche etru-sca e romana, oggi è nota perospitare il grandioso edificiodell’ex manifattura tabacchiche diede lavoro a migliaia dibolognesi, insieme ai resti diimportanti edifici come quellidelle suore domenicane, delleconvertite dei santi Filippo eGiacomo, delle clarisse fran-cescane, importanti tra ’500 e’600. Oggi tutta l’area è sotto-posta a riqualificazione attra-

verso un piano particolareg-giato che, iniziato almeno duedecenni fa, ha visto all’operaanche il noto architetto AldoRossi insieme a tanti altri pro-fessionisti: fino ad ora sono sta-ti realizzati il parco 11 settem-bre 2001 (20mila mq), la nuo-va cineteca, l’isolato del Ca-stellaccio (oggi è uno studen-tato per cinesi dell’Alma Ma-ter e italiani che imparano lalingua cinese), il dipartimentodella comunicazione dell’Uni-versità, un polo scolastico, ilcinema d’essai Lumiere, il cen-tro socio-culturale della Sala-ria, il centro sociale Costa, ilMambo-museo d’arte modernae contemporanea (all’ex For-no del Pane, 10mila mq) e unampio parcheggio. Il lettore delvolume troverà per ognuna diqueste attività molte informa-zioni curiose e descrizioni ac-compagnate da numerose ebelle illustrazioni.

Ex manifattura BolognaStefano Luppi

Bologna che cambia Manifattura delle Artiex Manifattura TabacchiAndrea Mari142 pp., 100 ill.Rilegato

L’affare miglioredi Enrico. Giottoe la cappella Scrovegnidi Chiara Frugoni586 pp., 238 ill..Rilegato

Altri saggi si riferiscono all’in-gegneria idraulica di CarloMarchionni (redattrice S. Cec-carelli), a Paolo Posi per il giar-dino di palazzo Colonna (au-trice M. Tabarrini), agli inter-

venti sulla villa e il parco Pal-lavicini sulla via Salaria (di S.Pasquali), ai Disegni inediti peril Braccio Nuovo dei Musei va-ticani (di N. Mattioli), all’ar-chitettura policroma tra neo-classicismo e restaurazione aRoma (di A. Cerutti Fusco).Un singolare intervento nel-l’area ebraica di Roma, all’in-domani del rientro del poterepapale, viene evidenziato nelcapitolo di Daniele Di CastroFesta nel ghetto di Roma? Leo-poldo Buzzi e le Cinque Scole.Le biografie degli architetti siestendono da quella di Gia-como Quarenghi (inclusa lasua intensa attività a Sanpie-

Architetti e ingegneri a Romatra neoclassicismo e restaurazione

Giuliano Frabetti

Architetti e ingegneria confronto.L’immagine di Romatra Clemente XIII e Pio VIIVolume IIIElisa Debenedetti a cura di480 pp., 120 ill..Brossura

troburgo) fino alla lettera Z,esaurendo così l’elenco alfa-betico.Un’indagine condotta da Ales-sandro Spila Le Raccolte delmuseo di Roma (1750-1823)

reca dettagliatenotizie su un Isti-tuto nato con l’in-tenzione di dar vi-ta al Gabinetto Co-munale delle Stam-pe, poi accresciu-to fino a 170 col-lezioni relative agliaspetti dell’Urbe esulla vita e il co-stume romano,comprese immagi-ni documentariedi edifici scompar-si. Altre notizie per-tinenti sono nelsaggio di A. Datti-lo su I registri no-

tarili nell’archivio capitolino,mentre, in una Breve notad’archivio. Il regolamento del-l’Accademia di San Luca del1823, A. Cipriani espone le ca-ratteristiche di questo stru-mento di riordino delle variefigure professionali riconduci-bili all’ambito dell’architettura.

che sia, possibile lavorare su-gli stessi quadri, anche a di-stanza di pochi anni perché,si evolvono i mezzi di comu-nicazione. Adesso mi piace-rebbe riuscire a mettere le ar-ti in rapporto, fare percepirele opere attraverso la musica,la poesia… anche il modo diilluminare un Museo fa partedi una sensibilità che si ag-giunge alla semplice visionedi un quadro. Alcuni trattati-sti medioevali affrontano conparticolare rilievo il valoredella luce. Per esempio, SanBernardo e l’Abate Suger, nel-la metà del XII sec., discuto-no tra loro, con lettere e ser-moni, sull’argomento. Per ilprimo, una luce a raggi deveguidare il monaco a parlarecon Dio, per il secondo, la lu-ce deve essere diffusa e gran-diosa. La cultura odierna coni suoi mezzi tecnologici, ba-sati sull’uso dell’immagine inmovimento, sulle luci e su isuoni, può coinvolgere, chi

guarda l’opera d’arte, inuno spettacolo che arric-chisce la percezione deisensi. Questa è una dellechiavi per attirare il pub-blico, soprattutto i giovani.Forse non capiranno subi-to gli aspetti storici e criti-ci, ma possono provareun’attrazione, un’emozioneche io, come direttore delMuseo, devo fare in modosia il più possibile vicina al-le valenze documentate,nel pieno rispetto scientifi-co. Con quale spirito af-fronta questo difficile inca-

rico? Con un’attitudine di ser-vizio e di grande passione perl’arte, ma anche, con il desi-derio di rinnovare, affrontan-do con coraggio certe novità.Per esempio, voglio tentaredi riqualificare, al massimo,tutto il personale perché i ri-sultati, di queste persone, so-no meravigliosi. Devo ripen-sare l’Ufficio: gli schemi del-l’organizzazione della struttu-ra sono simili a quando c’e-rano i dattilografi. Ha già ot-tenuto dei grandi risultati.Perché ho avuto Caravaggio?Perché sono stata un po’ for-tunata e vivo anche di quel-lo che era stato preparato pri-ma e ho cercato di migliora-re. Però se non dava questaimpronta così vitale… Ciònon toglie che non sia tuttomerito mio, poi io devo im-personare la Soprintendenzae la Pinacoteca di Brera e for-nire al pubblico gli strumen-ti per capire la bellezza delMuseo.

Sandrina BanderaSilvia Venuti

a stretto contatto con...

Brera rinasce attraverso l’e-nergia, la passione, le ca-pacità organizzative diSandrina Bandera, affabi-lissima Soprintendente peril Patrimonio storico arti-stico della Lombardia. È vi-vace, rapida, attentissima,all’insegna di una grandespontaneità. Con un sorri-so caldo e luminoso cherivela profondità spiritua-le, inizia a raccontare delsuccesso del bicentenario.Il Caravaggio è stato fon-damentale, ma è stato fon-damentale avere qui la Ce-na in Emmaus di Londra cheho voluto con forza: vederel’accostamento delle due Ce-ne è stato un fatto unico e ri-specchia il concetto di unamostra piccola, che deve ave-re qualcosa di eccezionale dapresentare. E poi credo mol-to nell’accostamento, corri-sponde ad un mio processomentale: è una forma me-dioevale legata alla scolasticache ha una finalità didatticastraordinaria. Considerandoche il testo visivo vive su unvocabolario che richiede mol-te competenze, è chiaro che,se mostro la stessa parola inpiù linguaggi, è più facile ca-pire. Sono stata per il CNR,tre anni a Parigi e, poi, negliStati Uniti con una borsa distudio del Governo america-no, per conoscerne i Musei:sono rimasta molto colpitadall’importanza che all’esteroviene data all’aspetto educa-tivo. Sono convinta, inoltre,che la cultura non sia ferma,

Braccio Nuovo dei Musei Vaticani

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 5

Page 6: Arte Incontro in Libreia N. 62

Un paese dall’etica rigorosa,come il Giappone (e tuttaviaparticolarmente sensibile adaltri valori, quali quelli della

bellezza), si è avvalso per set-te secoli (dal XII al XIX) dellapresenza di una casta militare,i Samurai, al cui confronto lasovranità dell’imperatore as-sunse un significato simboli-co, quasi di sacerdozio.A sottolineare, e a sostenere,il loro ruolo i Samurai si dota-rono di un armamento, formi-dabile per l’epoca, consisten-te in un’elaborata armatura,corredata da due sciabole, so-pravvissuta anche all’introdu-zione delle armi da fuoco.Questo mondo così suggesti-vo ha fornito lo spunto a unaprestigiosa mostra, svoltasi aPalazzo Reale di Milano, su ini-

Si rinnova il viaggio nella ca-verna dell’artista, che poi sa-rebbe quella di MarianoFortuny y Madrazo (Reus1838-Roma 1874), con la nuo-va mostra In-Finitum, visibi-

le a Palazzo Fortuny di Ve-nezia per la cura di AxelVervoordt, Daniela Ferretti,Giandomenico Romanelli eFrancesco Poli. La parola viag-gio per questa rassegna – co-sì come per la precedente, al-trettanto straordinaria per lacapillarità con cui gli orga-nizzatori (anche stavolta,Musei Civici veneziani eVervoordt Foundation) sep-pero aprire porte socchiuse etracciare nuovi sentieri indi-cando al contempo molte al-tre interazioni – non è casua-

le perché si indagano qui tut-te le accezioni della categoriadell’infinito, del non finito,dell’illimitato e, venendo piùespressamente alle forme ar-tistiche, delle opere d’arte in-

compiute, della costru-zione prospettica e del-la pittura a monocromo.Palazzo Fortuny è unostupendo edificio goticoche il pittore e sceno-grafo acquistò per farne,oltre alla propria dimo-ra, anche l’atelier con lecollezioni pittoriche, sce-nografiche, tessili, madopo la recente riaper-tura post-restauro è di-venuto davvero il tem-pio delle sorprese.Questa mostra annove-ra decine e decine di ar-tisti – impossibile citarlitutti, da Anselmo, Beuys,Blake, Burri, Canova,Cézanne a De Chirico,

Dumas, Fontana, Hayez, daKapoor, Giacometti, Manzoni,Picasso a Paolini, Piranesi,Reni, Schifano, Viola – capa-ci di coinvolgere ogni stanzain un generale e allo stessotempo personale racconto fi-losofico e artistico sull’infini-to, a partire dalla facciata do-ve sono collocate la FibonacciSuite di Merz e Magenta, la-voro apposito di HerbertHamak.Il percorso nei quattro pianidell’edificio (l’ultimo, bellissi-mo, è un ampio sottotetto

aperto per l’occasione) partecon l’analisi del cosmico pri-ma di giungere all’analisi del-l’opera d’arte incompiuta equella dove la visione pro-spettica è fondante, insieme aspazi dedicati a capolavori delsenza confine come Red Shiftdi James Turrell e Fine di Diodi Lucio Fontana.Il viaggiocontinua e lo spettatore iniziaa macinare nella mente unaserie sovrapposta di esempidi Infinitum e funge quasi dacamera di compensazione Ilsantuario del silenzio, visibi-le all’attico, come spazio chiu-so pervaso di spirito Wabi edel concetto della natura del-le cose. Il poeta Tomas Eliotricordava come «nel mio prin-cipio è la mia fine», mentreoggi il direttore dei musei co-munali descrive, nell’utile ca-talogo Mer Paper Edizioni cheriproduce a fianco dei saggile 300 opere convocate inmostra, quanto si prova ve-dendo l’appuntamento piùimportante attualmente di-sponibile in Laguna: «il labi-rinto. Per gli sguardi inattesiche regala e per le paure in-consce che evoca nei suoi re-cessi più reconditi; per la poe-sia che provoca e per il mag-matico universo di cose chetrattiene e libera...».

N. 62 - agosto-novembre 2009www.libreriabocca.com

A R T E I N C O N T R O I N L I B R E R I A

Viaggio In-Finituma Palazzo Fortuny

Stefano Luppi

pagina 6 Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

L’esposizione, curatada Tiziano Panconi,annovera alcuni fra imassimi esponentidella pittura italianadell’800 e dei pittorimacchaioli, con il pa-trocinio del Ministeroper i Beni e le AttivitàCulturali, promossadal Comune di Mon-tecatini Terme, dalleTerme di Montecatini,dalla Camera di Com-mercio Industria e Ar-tigianato di Pistoia,dalla Regione Tosca-na, raggruppa 80 ope-re, provenienti da col-lezioni pubbliche eprivate italiane.Tra gli artisti Fattori,Lega, Signorini, Banti,e altri che, a partiredalla metà dell’Otto-cento fino all’ultimodecennio del dician-novesimo secolo, presero par-te a un processo di riforma in-tellettuale e artistica, dandoluogo a una vera rivoluzioneestetica. La rassegna mette inluce il periodo del dopo ‘mac-chia’ in Toscana, quando su-perando gli schemi composi-tivi preconcetti dell’Accademia,si pervenne a una rigenera-zione artistica, apportandocontributi stilistici e filosoficiattraverso i quali l’artista assu-meva consapevolezza del pro-prio ruolo nella società.Una nuova stagione creativa,

modificò principi e riferimen-ti culturali autoctoni della ri-forma macchiaiola.Gli artisti emergenti, uscironodagli studi per riprendere ilpaesaggio dal vero, analizzan-do il repertorio naturalistico ela fenomenologia della luce so-lare e avviando una ricercaestetico-artistica sul solco del-le prime sperimentazioni mac-chiaiole, ma acquisendo unapropria peculiare autonomia.Verso il 1860 intrapresero stra-de diverse, ma sempre rivolteai temi naturalistici. Nella ri-

cerca, non più esa-sperata né dai violen-ti contrasti luminosi nédalle stilizzazioni for-mali neo-quattrocen-tesche, i pittori tosca-ni si mostrarono aper-ti alle innovazioni in-trodotte in ambito eu-ropeo dal Réalisme, inparte, incoraggiati dalcritico, mecenate Die-go Martelli e dal con-temporaneo impres-sionismo, forgiaronouna cifra stilistica au-tentica e riconoscibile,fondata sul disegno esulla ripresa dal vero,a sfondo sociale, at-tingendo alla quoti-dianità e alla vita ru-rale. Le opere, che pro-vengono da numero-si, importanti Musei eGallerie italiane, sonoaccuratamente illustra-

te nel bel catalogo edito da Pa-cini Editore, con testi del cu-ratore, Tiziano Panconi, con-tributi critici di Loredana An-giolino e una presentazionedel Ministro per i Beni e le At-tività Culturali, Sandro Bondi.www.macchiaioli-montecati-ni.com

Dopo la macchiaIl naturalismo toscano

Anna Borgoni

Il nuovo dopo la macchiaOrigini e affermazionedel naturalismo toscanoMontecatini TermeTerme Tamerici fino al 18 gennaio 2010

In-FinitumVenezia, Palazzo Fortunyfino al 15 novembre

«Rose, toute ardente et pourtantclaire... rose qui distribute cet-te troublant odeur de saintenue. Rose plus jamais tentée,déconcertante de son internepaix... Rose qui infiniment pos-sède la perte». I versi di Rilke,poeta per eccellenza sensibileal fascino della rosa e alla suapolivalente corolla di signifi-cati, farebbero da perfetto cap-pello introduttivo a una mostra(catalogo Silvana Editoriale)trasversale, che nel contestoespositivo tradizionalmenteeclettico del filatoio di Cara-glio, sfoglia i molteplici signi-ficati simbolici assunti dalla ro-sa nelle arti figurative dal Quat-trocento ad oggi. Il percorso sisnoda a partire dal concetto sa-crale di rosa mistica, attributomariano che in sé sintetizza os-simoricamente la metamorfosi

della rosa dell’Eden edel suo stelo nudo,nella rosa irta di spinesuccessiva al peccatooriginario: verginiquattrocentesche sistagliano armonica-mente sullo sfondo disiepi fiorite di rose,che alludono all’hortusconclusus del Canticodei Cantici; più avan-ti altre opere, fra cui lapala tardo cinquecen-tesca di Simone deMagistris e GiovanBattista Paggi, richia-mano la liturgia della

Madonna del Rosario, intro-dotta dai cistercensi. Le imma-gini sacre declinano poi in ri-

tratti in cui la rosa profana siinserisce con un’ulteriore e du-plice valenza, allusiva al tema

La regina dei fiori a CaraglioMartina Fragale

ziativa della Fondazione An-tonio Mazzotta, con la parte-cipazione del Comune di Mi-lano. Gli esemplari esposti –

quasi un centinaio –provenivano da un’il-lustre collezione priva-ta, quella di Luigi Koel-liker, cui si affiancava-no alcune sciabole, el-mi ed accessori pre-stati dalle raccolte Ex-traeuropee del Castel-lo Sforzesco. Il catalo-go che illustrava la mo-stra, a cura di Giusep-pe Piva, è intitolato Sa-murai. Opere della col-lezione Koelliker e del-le Raccolte Extraeuro-pee del Castello Sforze-sco (Editore Mazzotta)e contiene, oltre alle

schede degli oggetti esposti,alcuni illuminanti saggi sia sul-l’argomento specifico, sia sulmondo del Giappone.Infatti chi desideri volgere«Uno sguardo su un mondolontano. Il Giappone dei Sa-murai» trova in un esaurientepanorama crono-geografico,redatto da Gianni Fodella, tut-te le risposte a queste curiosi-tà. Sulla Nascita e sviluppo del-l’armatura giapponese si dif-fonde intanto Giuseppe Piva,che estende inoltre la sua ana-lisi alle Tecniche ed elementi,dell’armatura giapponese e al-le Principali scuole di ar-maioli, dettagliandone tutti i

Un’armata di SamuraiGiuliano Frabetti

Rose. Purezza e passionedal Quattrocento ad oggiCaraglio, Il Filatoio Rossofino al 25 ottobre

Samurai. Operedella collezione Koelliker edelle Raccolte Extraeuropeedel Castello SforzescoGiuseppe Piva (a cura di)150 pp., 100 ill.Brossura

Fidelfo Simi, Ragazza in gialloLucio Fontana, Fine di Dio

della bellezza femminile se-gretamente corrosa dalla ca-ducità: le rose esaltano la bel-lezza imperiosa della MariaFarnese di Régnier e la lezio-sa grazia settecentesca dellaPetite Jardinère di Boucher, eal tempo stesso risuonano co-me un monito, un richiamo al-la fragilità femminile che nel-l’Ottocento romantico troveràla sua rappresentazione piùcompiuta. Ampio spazio è ri-servato anche alle arti decora-tive, in un’eloquente panora-mica che trova nei moltepliciesempi di Art Nouveau e ArtDéco le opere più rappresen-tative: dall’eleganza preziosadelle maioliche preraffaelite diGalileo Chini, alle opere dellascuola di Nancy e alle delica-te roses de France di Emile Gal-lé. Simbolica e nudamente de-corativa, sacra e profana: il fa-scino suggestivo della rosa sisnoda e tramanda attraverso isecoli, come immagine di vitae come monito di caducità; edè ancora forse Rilke ad espri-mere questa irriducibilità di si-gnificati nei versi che fanno daepitaffio alla sua tomba: «Rosa,oh pura contraddizione, gioiadi essere il sonno di nessunosotto tante palpebre».

Giovanni Boldini, Beatrice SusanneHenriette van Bylandt, 1901

Antonio Bottinelli, La primavera

termini della nomenclatura, tracui primeggia l’elmo (kabuto).E a questo elemento dedicaappunto un’indagine specificaFrancesco Civita nel suo I ka-buto nella rivoluzione del pe-riodo Kinsei (1568-1868) do-ve appare, tra l’altro, un’ipo-tesi di parallelismo tra un tipodi elmo, risalente agli armaio-li Hineno, la cui forma ricor-da quella dello Stahlhelm te-desco (ma di quest’ultimo sirintraccia almeno un archeti-po in un Museo della Svizze-ra, quale quello nazionale diZurigo). Dalla pubblicazioneemerge l’alto livello del gustoestetico del collezionista, vol-to a trascegliere esemplari disquisita qualità e singolarità trai vari apparati da combatti-mento preziosamente polima-terici. Gusto, passione che siapparentano all’ardore cheanimò pure altri cultori del-l’arte e della civiltà giappone-se, quali Frederick Stibbert,Edoardo Chiossone e il prin-cipe Enrico di Borbone, le cuidotazioni sono ora vanto dicontesti museali a Firenze, Ge-nova e Venezia.

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 6

Page 7: Arte Incontro in Libreia N. 62

N O T I Z I E D A R O M A

pagina 7Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

sare inosservate per la molti-tudine di capolavori, mentresono necessarie alla ricostru-zione di un periodo fonda-mentale dell’Impero Romano,il suo consolidamento e l’in-sediamento di Giulio Cesarenel 49 a.C. Un arco temporaleincredibile per spiegare, la ca-pacità di un potere che ha te-nuto sotto controllo un terri-torio vastissimo e un’espan-sione coloniale capace di in-fluenzare la pittura in forme,figure, colori e stili di un rac-conto anche sociale. Superatal’influenza greca, è questo ilperiodo in cui si distingue l’au-tonomia e originalità dello sti-le romano che ha segnato l’ar-te a venire. Il valore autenticodi questa mostra è la capacitàdi far rivivere pezzi che a vol-te sfuggono al nostro sguardo.

rativa di un periodo clou del-la storia di Roma, dal I secoloa.C. fino al V d.C. Circa 100pezzi distribuiti in cinque se-zioni, per raccontare una com-plessità figurativa da cui si è

sviluppata la pitturamoderna a partire daRaffaello Sanzio.La mostra esprime itemi della pittura clas-sico-antica e allo stes-so tempo della storiaromana attraversograndi affreschi, fregi,decorazioni su legno,recuperati dalle do-mus patrizie, dalle bot-teghe e dalle abitazio-ni popolari, per mo-strare un’arte che vadal paesaggio alla na-

tura morta, dalla decorazionescenografica alla pittura popo-lare, dal ritratto al mito rein-terpretato secondo la tradizio-ne dell’Urbe. L’esposizione po-ne una lente d’ingrandimentosu opere che, all’interno di im-portanti collezioni, come i Mu-sei Vaticani, rischiano di pas-

ai capolavori degli anni Tren-ta con forme biomorfiche equasi surrealiste.I Mobile, tuttavia, restano il se-gno inconfondibile dell’artistache ne lavorava artigianal-mente le lastre di metallo pro-dotte industrialmente, comeper Arco of Petals del 1941 oCascading Flowers del 1949 oancora The Y del 1960, perio-di diversi raccontati con ope-re che sono tra gli esemplaripiù rappresentativi della car-riera di Calder. Non mancanogli Stabile, definiti così da HansArp e caratterizzati dall’esserefissati a terra, anche questi rap-presentati in mostra a partiredagli anni Trenta in poi. Il con-

tinuo gioco tra gravità eleggerezza è ciò che hafatto di Calder uno dei piùgrandi del suo tempo, de-finendo un’autonomia distile ancora oggi indiscu-tibile. Il catalogo della mo-stra (Edizioni Motta) sipresenta come un volumericco di apparati critici cheoltre ai testi di Caranden-te e altri studiosi italiani

ne conterrà diversi di studiosistranieri tradotti per la primavolta nella nostra lingua.

Sotto la magica regia di LucaRonconi che ne cura l’allesti-mento, importanti opere pro-venienti dal Louvre di Parigi, ilBritish Museum di Londra, ilMuseo Egizio del Cairo, i mu-

sei archeologici di Monaco,Francoforte, Zurigo, il MuseoArcheologico di Napoli, gliScavi di Pompei, il Museo Na-zionale Romano, i Musei Vati-cani, i Musei Capitolini di Ro-ma e altri, sono esposte alleScuderie del Quirinale, per nar-rare la rappresentazione figu-

questa rassegna: i Mobile.Queste sculture, così chiama-te da Marcel Duchamp, ben

esprimono l’armonia diforma, colore e materiache nell’intenzione del-lo stesso Calder stannoad un concetto persinotangibile di “universo”dove ogni elemento simuove, oscilla, si spostasospeso nel vuoto perinteragire in libertà conl’altro. Divertimento, gio-co, ironia, colore e so-prattutto movimento,

emergono dal lavoro dell’arti-sta caratterizzandone la cifrastilistica come rappresentato inmostra, anche da una serie di

piccoli bronzi dedicati al mon-do del circo tra acrobati e con-trosionisti. Più di ogni altra co-sa è la ricerca dell’idea del mo-vimento che porta Calder asperimentare stili e quindi tec-niche diverse, dall’astrattismoa cui aderisce dopo l’incontrofondamentale con Mondrian,

Alexander Calderun genio americano

Alice D’Amelia

Il mondo di Alexander Calderper la prima a volta a Roma. Oltre cento opere provenienti

da collezioni pubbliche, pri-vate e dalla Fondazione Cal-der, raccontano in un percor-so cronologico a partire daglianni Venti, tutto l’universocreativo dell’artista.In mostra non solo i lavori piùimportanti, ma anche le opereche rappresentano gli aspettimeno noti del genio america-no e rararemente visibili alpubblico. Alexander Calder,Sandy per gli amici, figlio d’ar-te (il nonno e il padre eranoscultori), dall’esuberante ca-rattere ed estrosa creatività, do-po essersi laureato in inge-gneria all’Art Students Leaguedi New York e una lunga espe-rienza nell’avanguardia parigi-na intorno agli anni Venti, ar-riva nel decennio successivo acreare quelle che a tutt’oggi so-no definite tra le maggiori ico-ne della modernità e focus di

CalderRoma,Palazzo delle Esposizioni fino al 14 febbraio 2010

Roma.La pittura di un ImperoRomaScuderie del Quirinalefino al 17 gennaio 2010

Bulgari. Tra eternitàe storia 1884-2009RomaPalazzo delle Esposizioni fino al 13 settembre

La pittura di un ImperoA. d’A.

Non è solo un viaggio tra pre-ziosi, quello ospitato a Palaz-zo dell’Esposizioni nell’ambitodella mostra Bulgari in occa-sione dei 125 anni della cele-bre maison di gioielli romana,ma anche un racconto di unacerta storia dell’Italia di quelmade in Italy per cui siamo ri-conosciuti in tutto il mondo,attraverso scatti, immagini ru-bate al cinema e al teatro, at-tori, personaggi del Jet set in-ternazionale, che hanno ac-compagnato la storia di que-sto marchio noto a livello pla-netario. Non a caso per cele-brare questo anniversario leiniziative sono state differenti

come l’emissione da parte del-le Poste italiane di un franco-bollo dedicato alla Casa digioielli in via Condotti 10 che,dopo la prima sede in via Si-stina, è dal 1905 il negozio sto-rico dell’odierno Gruppo Bul-gari. In mostra ci sono i gioiel-li creati per sovrani come laprincipessa Soraya e una saladedicata alla collezione Bulgaridi Liz Taylor e ai gioielli ap-positamente creati per lei, chenarrano anche le sue vicissitu-dini amorose come la tormen-tata storia con Richard Burtone col quarto marito Eddie Fis-her, il quale affermava che l’u-nica parola italiana conosciu-

ta dall’attrice era: Bulgari.Oltre 500 tra i più noti capola-vori del gioielliere romano, cheraccontano 125 an-ni dell’Italia e delmondo, dalle crea-zioni della dolce vi-ta fino alle più re-centi. Gioielli che sidistinguono perfantasia, eleganza ericerca di materialirari e preziosi chehanno portato lamaison a utilizzaresolo pietre colorate– zaffiri, smeraldi, rubini – adavvicinarsi alla giada e ai dia-manti rari caratterizzati da quel-

le montature e quell’arteorafa artigianale mante-nuta nel tempo per pro-durre dei “classici” intra-montabili.La mostra segue un per-corso cronologico con leprime creazioni in ar-gento realizzate dal fon-datore dello storico mar-chio: Sotirios Bulgari, ungreco trasferitosi a Romanel 1881, per proseguirecon i gioielli dell’Art Dè-co, che con Giorgio eCostantino, la seconda

generazioni Bulgari, negli an-ni Trenta stabilisce l’inizio delvero successo. Gli anni Quaranta e Cinquan-ta vedono stilisticamente pre-dominare ancora l’influenzaparigina, fino ad arrivare allavera svolta degli anni Sessan-ta. In questi anni, la capacitàdi abbinare pietre coloratissi-me e differenti con un’espres-sione del tutto nuova eppurepiena di grazia e allo stessotempo artigianalità, sanciscel’inconfondibile stile Bulgari ecoincide con la terza genera-zione Gianni, Nicola e Paolo. Negli anni Settanta tra influen-ze della Pop-Art ed eclettismo,

i gioielli assumono un designche negli anni Ottanta e No-vanta si distinguerà ancora per

innovatività. Si conclude il per-corso con le creazioni del nuo-vo millennio e la generazionedi Francesco Trapani, con unacollana di diamanti di impa-reggiabile bellezza e valore dalasciare senza fiato e coi gioiel-li indossati da Ingrid Bergman,Gina Lollobrigida, Sophia Lo-ren, Anna Magnani, ClaudiaCardinale, Sharon Stone e al-tre celebrità, corredati da foto-grafie e frammenti di film. Cir-ca duecentocinquanta pezziesposti appartengono alla Col-lezione storica Vintage Bulga-ri (non in vendita) mentre igioielli provenienti da raccol-te private vengono presentatiper la prima volta. Questa mostra è interessantenon solo per la bellezza og-gettiva dei pezzi, ma anche peril profondo rilievo temporalee per un’accezione sociologi-ca da non sottovalutare di unmondo passato, vissuto neglioggetti di un Made in Italy, cheattraverso i secoli, ha fatto eancora può fare la storia (ca-talogo Electa).

Un viaggio preziosotra le gioie di Bulgari

Alice d’Amelia

Big Red, 1959

The Spider, 1940

Le tre Grazie, IV stile, affresco

Il Concilio di Trento ebbe un riconosciu-to protagonista nel cardinale Giovanni Mo-rone (Milano 1509-Roma 1580), di cui sicelebrano quest’anno i 500 anni dalla na-scita. Chiamato per due volte a guidare lastraordinaria assemblea, chedoveva partorire quella riformadella Chiesa troppe volte an-nunciata ma mai messa in can-tiere, Morone incarna le con-traddizioni sottese alla crisi re-ligiosa del suo tempo. Le suedoti diplomatiche lo posero finda giovane ai vertici della cu-ria romana, ma la sua disponi-bilità al dialogo con il mondoluterano lo rese ben presto so-spetto ai conservatori, tanto daessere processato per eresiadall’Inquisizione. Questa per-secuzione culminò nel 1557 nelsuo clamoroso arresto e nellaprigionia in Castel Sant’Angelo,dove rimase rinchiuso per or-dine di papa Paolo IV. Solo do-po la morte di quest’ultimo Mo-rone potè recuperare la libertà,mentre il prestigio di cui ancora godevaindusse il nuovo papa. Pio IV, ad affidar-gli la delicata missione della chiusura delConcilio. Le travagliate vicende del cardi-nale milanese assumono dunque un valo-re emblematico, evidenziando i conflitti ele inquietudini che percorsero la Chiesa diRoma nel corso del Cinquecento, e offro-no lo spunto per una rilettura del Conci-lio di Trento nuova e appassionante, fi-nalmente lontana dai luoghi comuni.Più di 70 opere d’arte illustrate nel bellis-simo catalogo (Edizioni Temi) che ac-compagnava la mostra tenutasi al MuseoDiocesano di Trento. Provenienti dal Lou-vre, dagli Uffizi, dalla Biblioteca Apostoli-ca Vaticana e dalle principali Gallerie di

Roma, ma anche dai musei di Berlino, Na-poli, Siena e da prestigiose collezioni pri-vate, raccontano gli splendori dell’arte sa-cra e le vite dei papi, dei cardinali, degliimperatori e dei padri della Riforma pro-

testante negli anni delConcilio. Dipinti estampe illustrano l’i-conografìa dell’assem-blea conciliare, men-tre le pale d’altare ese-guite a Trento dal pit-tore bergamasco Gio-vanni Battista Moronimostrano i nuovi com-piti affidati alla pitturadevozionale. Partico-lare attenzione è de-dicata alle opere dellacerchia di Michelan-gelo – presente con ildrammatico Crocifissoligneo di Casa Buo-narroti – sorte in senoal circolo degli spiri-tuali: un eletto grup-po di prelati e intellet-

tuali che si riuniva a Viterbo intorno al car-dinale d’Inghilterra Reginaid Fole e allapoetessa Vittoria Colonna. Accanto ad es-se, i libri della biblioteca personale di Mo-rone, lettere autografe e preziosi docu-menti d’archivio mai esposti al pubblico,che evocano il fervore culturale di una fa-se storica decisiva per i destini dell’Euro-pa: quella compresa tra la drammatica frat-tura operata da Lutero e Finizi della Con-troriforma.

L’uomo del Concilio. Il cardinale Giovanni Morone tra Romae Trento nell’età di MichelangeloCatalogo mostra368 pp., 120 ill. Brossura

L’UOMO DEL CONCILIODonatella Bertoletti

Michelangelo, Crocifisso ligneo

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 7

Page 8: Arte Incontro in Libreia N. 62

A R T E I N C O N T R O I N L I B R E R I A

ha dedicato all’Arsenale pres-so i Giardino delle vergini (acura di Luca Beatrice, BeatriceBuscaroli, Enrico Crispolti, ca-talogo Silvana Editoriale).Sono esposte un numero limi-tato di opere, però sufficientia illustrare con dovizia la for-za e irresistibile prepotenza deilavori in marmo di Carrara, gra-nito e travertino di Cascella:dalle monumentali Arco dellaPace (1969-1972), Ritratto diGiuseppe Mazzini (1970-74),Oracolo (proprietà di PietroBarilla, 1973-74), Fontana de-

univano i fermenti risor-gimentali. Per la primavolta, in quell’occasione,veniva proposta una let-tura della pittura mac-chiaiola nell’ottica delleidee di arte e letteraturaespresse da GiuseppeMazzini, mostrando co-me questi artisti, in fon-do, proponessero unapittura che si poteva leg-gere come sbocco natu-rale, riportato sulla scenadell’attualità, di quei prin-cipi nazionalistici cheavevano permeato la pit-tura romantica.In questa mostra, invece,lo spettro si allarga ulte-riormente, a mostrare lafitta rete di rapporti che que-sti ebbe con esponenti dellacultura del suo tempo.Nella Firenze post-unitaria, adesempio, ha contatti con Jo-seph Middleton Joplin, intimo

del preraffaellitaJohn Everett Mil-lais, e FrederickSmalfield, amicodi Enrico Nencio-ni. Ma Signoriniviaggia anche mol-to: per tre volte sireca in Gran Bre-tagna, dove co-nosce James McNeillWhistler; nel 1861,invece, con Ban-ti e Cabianca sireca per la primavolta a Parigi, do-ve ha modo difrequentare lostudio di Corot.Parigi nel 1861,però, significa co-noscere la Ville

Lumière prima ancora chevengano alla ribalta gli Im-pressionisti, con cui terrà con-

tatti il padre del gruppo delCaffè Michelangelo, il criticoDiego Martelli. Significa quin-di poter maturare, oltre a con-tatti con Degas, una profondaammirazione per Courbet eper una certa pittura di impe-gno sociale.Da questa angolazione, si po-tranno quindi vedere in modonuovo alcuni quadri di de-nuncia di Signorini come L’al-zaia e La sala delle agitate nel-l’ospedale di San Bonifazio.Ma sono molti, oltre questi, idipinti che denunciano i con-tatti di Signorini con l’estero,e proporne dei confronti aiu-ta senza dubbio a sfatare quelluogo comune ancora forte eradicato che vuole la pitturaitaliana del secondo Ottocen-to chiusa e sorda in una di-mensione provinciale.

Una luce inedita quella getta-ta sulla figura di Telemaco Si-gnorini dalla mostra di Palaz-zo Zabarella, che suggerisceuna lettura di ampio respiroeuropeo del pittore. Chi co-nosce gli studi di FernandoMazzocca, curatore della ras-segna patavina, è coscientedello spessore delle novità diinterpretazione ad ampio spet-tro dell’arte dell’Ottocento dalui proposte, che hanno spes-so portato, anche in tempi re-centi, a rivedere radicalmenteil giudizio su alcuni momentie fermenti artistico-culturali delXIX secolo.È il caso emblematico dellapittura dei Macchiaioli, a par-tire già dalla mostra del 2003,curata con Carlo Sisi proprioa Palazzo Zabarella, dedicataa I Macchiaioli. Prima del-l’impressionismo e proseguita,nel 2005, con la genovese Ro-mantici e Macchiaioli, in cui

venivano messi per la primavolta in luce quegli elementidi continuità ideologica che

Vero è che la storia del-le esposizioni artisticheè fatta di “se”: se Pie-tro Cascella, autore delmausoleo di Arcore,non avesse presentatoSandro Bondi a SilvioBerlusconi, se l’ex sin-daco di Fivizzano, inToscana – all’epoca di-soccupato – non aves-se iniziato a lavorareper il tycoon televisi-vo-politico, se Bondinon fosse oggi ministrodella cultura, se non sifosse ricordato del debito di ri-conoscenza dello scultore pe-scarese scomparso nel 2008, seil duo Beatrice & Beatrice (conla propria forza professionalemeno evidenti di altri curatorirecenti, forse) non fosse stato“indicato” alla cura del Padi-glione Italia. Se, se, se... Resta il fatto, l’uni-co che poi in definitiva do-vrebbe contare, che Cascella èuno straordinario scultore del-la forma monumentale e chemeritava “l’elogio” espositivoche la Biennale di Venezia gli

gli Sposi (collezione Se-veri, Carpi, 1975-76),Sole e Luna (1982-83)fino alle grandi scultu-re come Colonna dellaMinerva (1991) e boz-zetti come Fontana perShangai del 2005, unodegli ultimi lavori con-cepiti dal maestro. Opere di straordinariaintensità che hanno fat-to parlare la mogliedell’artista Cordelia vonden Steinen, a propo-sito del Monumento ad

Auschwitz (1958-67), di «di-spiacere di Cascella» perché in«Italia quest’opera è passata fi-no ai giorni nostri sotto unpressoché assoluto silenzio. Pie-tro aveva dato tutto di sé perun incondizionato coinvolgi-mento emotivo, spirituale e fi-sico e con un risultato ricono-sciuto degno dell’alto compito».

Cascella a VeneziaStefano Luppi

A distanza di cento anni dallapubblicazione sulla Gazzetta

dell’Emilia del Manifesto delFuturismo, numerose mostremettono in aperto dialogo do-cumenti pittorici e letterari,inediti e non, che testimonia-no l’intreccio di interessi di-versi nel giovane UmbertoBoccioni quando, agli alboridella sua esperienza artistica,non conosceva ancora Mari-netti come sarebbe accadutonel febbraio 1910, né sapevache di lì a poco avrebbe rivo-luzionato il secolo «sulla viadella Grande Arte». È un pe-riodo di nebulosa creativaquello che Boccioni vive madenso di stimoli e di presagiche diventeranno sempre piùnitidi, con tutti gli entusiasmie gli indietreggiamenti tipicidell’adolescenza: il rifiuto peril «vecchio ciarpame romanti-co, veristico, simbolico», il «su-perficialismo tecnico», «tutte lesentimentalità volute». La poe-sia, concepita per pochi letto-ri, i suoi amici catanesi, e scrit-ta «come prescrive la metrica»,risente ancora della lezione diD’annunzio, imprescindibile inquegli anni, con il suo paga-nesimo e sensualismo, il sen-so delle cose sane e forti che

trapela anche dagli ingenuiversi di A te!: «Se vita io bramo

/ se bramo io amore /Perché non l’amo? / per-ché non ho cuore? Se vi-ver ramingo non sentodesire /perché non mispingo a calmo desiro?».Non escludono invecetangenze con Palazzeschi,inizialmente vicino all’e-sperienza vociana, i versidi Cos’è il mondo: «Im-magina un immenso ba-raccone / variato di qua-dretti e di figure /…/ Uni-sci tutto questo e avrai losfondo / d’una tela im-brattata di lordure / chevolgarmente vien chia-mato mondo». Altro mo-dello Olindo Guerrini, icui sonetti veristi veniva-

no trascritti, insieme ad altrepoesie a doppio senso, per l’a-mico di penna Mario Nicotra.A quest’ultimo, morto anch’e-gli prematuramente nellaGrande Guerra, è rivolto il ro-manzo Pene dell’anima espo-

sto eccezionalmente in occa-sione della mostra Boccioniprefuturista. Gli anni di Pado-va, Padova, 2008 (catalogo Ski-ra a cura di Virginia Baradel,con saggi di Nico Stringa, Li-no Scalco, Francesco Poli) edella più recente La dinamofuturista. Omaggio a Umberto

Boccioni, Lugano, 2009 (Sil-vana Editoriale, a cura di To-nino Sicoli e Cristina Sonde-regger. Saggi di Maurizio Cal-vesi, Tonino Sicoli, CristinaSonderegger). Le trentatré battute a macchi-na di questo feuilleton, datatoCatania 6 Luglio 1900, testi-moniano nel quindicenne unascrittura acerba ed imbevutadi echi verghiani, un mondoletterario da cui presto si sa-rebbe staccato, una volta chea Padova nel 1907, scriverà nelsuo diario «Ora io mi sentofrutto del mio tempo e mi sem-bra che qui in Padova tutto siavecchio. Questa sensazione laallargo a tutta l’Italia», defi-nendo «sogno storico» quantoprodotto e rappresentato dal-la cultura di allora. Il roman-zo, «fisiologico-sociale-filoso-fico» è corredato da una seriedi immagini a matita, non di-verse dalle puntesecche diquel periodo, che rappresen-tano ironicamente l’artista stes-so caduto da cavallo e l’ami-

co in veste di cavaliere, an-ticipando così il tragico de-stino che li avrebbe acco-munati. D’altronde la Lette-ratura, insieme al disegno,rimane di fatto in Boccioniuna forma privata di arte,l’espressione intima di unnodo ancora irrisolto di con-traddizioni che si estende-ranno presto alla pittura, for-ma invece pubblica. Così, sea Catania Boccioni architet-tava avventurose trame diromanzi, si dedicava al gior-nalismo, scrivendo sullaGazzetta della sera e con-tattando il Fanfulla, foglio

firmato da D’annunzio, Verga,Capuana, lasciava già dentrodi sé lo spazio per una ricer-ca diversa che facesse corri-spondere la velocità dellamente a quella della mano, ri-cerca non ancora realizzatama, come avviene nei grandi,già visione e presentimento.

Riflessioni su BoccioniLa visione simultanea delle arti

Silvia Freiles

Telemaco Signorinie la pittura in Europa

Luca Pietro Nicoletti

Non potendo aspettare, 1867

Il ghetto a Firenze, 1882

Arezzo e i Della RobbiaEmanuele Lazzati

veniva nell’epoca in cui echeg-giavano le splendide ottavedell’Ariosto, glorificanti nellefurie del paladino Orlando l’e-spandersi del Sacro RomanoImpero. L’area aretina, lambi-ta dall’intelligenza etrusca, èavviluppata da una concen-trazione di soggetti di qualifi-cazione universale. Masacciodalla soglia di Valdarno, cheintrodusse la dimensione del-la prospettiva nel dipinto, Mi-chelangelo dal crudo sassodantesco della Verna che so-vrasta Caprese; Piero dellaFrancesca dagli spalti di Valti-berina per il varco di Anghia-ri, adombrata da Leonardo,Cortona, che rifulge del pate-tica rilievo anatomico dei per-sonaggi di Luca Signorelli (emi sia consentito non trala-sciare la futuristica Via Crucisdi Gino Severini). Orbene, incodeste direzioni si è orienta-ta la nobile diaspora della pro-duzione robbiana e in ogni

La città toscana ha reso un pre-stigioso tributo all’opera deiDella Robbia – gloria ulterio-re della Firenze rinascimenta-le – con una mostra (catalogoSkira) allestita nel suo cuoremedievale. Quivi nacque lamunificenza di Mecenate, la ri-ma poliedrica di Petrarca, lebiografie di Vasari, le maligni-tà dell’Aretino e quell’esacor-do di Guido Monaco, cui l’in-tera umanità è debitrice del lin-guaggio musicale e qui rilu-cono le scaglie invetriate del-le ceramiche nonché le terre-cotte della Cattedrale e dellavetusta chiesa di S. Maria del-la Misericordia, le quali en-trambe funsero da atelier perGiovanni e Andrea e degli ere-di. Il sottotitolo della rassegna– il dialogo tra le arti del Ri-nascimento – concilia con letre arti plastiche con il domi-nio della maiolica, del vetro edel tessuto, prerogative del-l’operatività robbiana. E ciò av-

Donna alla finestra

pagina 8 Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

Volta celeste, 1981

N. 62 - agosto-novembre 2009www.libreriabocca.com

Pietro CascellaVenezia, Arsenale Giardino delle Verginifino al 22 novembre

Telemaco Signorinie la pittura in EuropaPadova, Palazzo Zabarella19 settembre31 gennaio 2010

I Della RobbiaIl dialogo tra le artinel RinascimentoCatalogo mostra413 pp., 600 ill.Brossura

Disegno di paladino a cavallosul manoscritto “Pene dell’anima”

convalle della media faglia del-l’Appennino toscano, sino aFiesole e Pistoia. E su tutto ciòincombe il grande Cristo re-dentore di Giovanni DellaRobbia nell’aretina casa mu-seo Ivan Bruschi. Per tutto ilRinascimento la vitrea im-pronta robbiana figura attra-verso l’ingegnosità che rivelal’operatività di questa casata,la cui specificità inventivagiungerà uniforme sino alle re-sine acriliche dell’informale, ela cui affinità di collettiva tra-dizione familiare anticipa le di-nastie univoche dei veneti Bel-lini e dei bolognesi Carracci,dei friulani Basaldella e degliabruzzesi Cascella.

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 8

Page 9: Arte Incontro in Libreia N. 62

www.libreriabocca.com

L E M O S T R E

pagina 9Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

N. 62 - agosto-novembre 2009

Davanti a un’opera di EdwardHopper il riferimento a CasparDavid Friedrich suona para-dossale (e lo è) ma il para-dosso è forse il mez-zo migliore per con-testualizzare le operedell’artista americanoall’interno di quel fre-netico e magmaticoprocesso di moder-nizzazione che hatraumaticamente par-torito la società con-temporanea.In Friedrich l’uomo èil viandante solitario,spettatore-partecipedi una natura che talvolta siconfigura come alma mater,talvolta come inquietante ma-terializzazione dell’orrido kan-tiano; in Hopper l’uomo è so-lo, rigidamente incorniciato inun’enigmatica griglia architet-

tonica e urbana a cui la natu-ra fa da puro sfondo: il filo siè spezzato, il cordone ombe-licale con il kosmos è stato re-ciso e la solitudine del sogget-

to umano si configura ora co-me l’effettiva, silenziosa prota-gonista.La grande mostra antologica di

Palazzo Reale (catalogo Skira)promossa da Comune di Mila-no-Cultura e dalla FondazioneRoma con la partecipazione diArthemysia, del Withney Mu-seum of Modern Art e dellaFondation Hermitage di Lo-

sanna, propone per la pri-ma volta in Italia un esau-stivo ed organico colpod’occhio sulla produzio-ne artistica del principaleesponente del Realismostatunitense.Le sette sezioni in cui èsuddivisa l’esposizione,mostrano attraverso oli,acquarelli e incisioni leprincipali tappe dell’evo-luzione artistica di Hop-

per: i soggiorni europei, da cuil’artista americano medierà al-cuni elementi fondamentali (laluce di Rembrandt, l’inquadra-tura fotografica degli Impres-

sionisti francesi e in particola-re il gusto per la descrizioned’interni di Degas), la fortuna-ta fase delle incisioni e la ma-

turazione del peculiarestile che negli anni ’20-30,dopo la consacrazionedell’artista alla mostra diBrooklyn del 1923, farà diHopper il più rappresen-tativo pittore statuniten-se. La mostra sottolineainoltre con un nutrito ap-parato fotografico, il le-game a doppio filo esi-stente fra Hopper e l’A-merica coeva: dalla crisidel ’29 fino agli anni di

Kennedy e del boom econo-mico. Nel contesto del conso-lidamento e della proliferazio-ne della società di massa, i mil-le volti della solitudine dipintidall’artista si configurano quin-di non tanto come una vacuasfilata di belle immagini; inquesto senso la stessa defini-zione di “realismo” risulta ri-duttiva o meramente formaleed è ridimensionata dall’atmo-sfera misteriosa, quasi dechiri-chiana che pervade i dipinti: iprofili nitidi dei soggetti e l’as-senza palpabile che permea glispazi, costituiscono quindiun’impietosa diagnosi della so-litudine dell’uomo all’internodella società moderna.

Edward HopperI mille volti della solitudine

Martina Fragale

L’Ermitage di Sampietroburgopossiede la più ricca collezio-ne di pittura spagnola esi-stente al di fuori della Spagna.Il museo russo, infatti, era sta-to un precursore, fra i grandimusei d’Europa, nell’aprireuna galleria dedicata alla pit-tura iberica. Il primo nucleoera nato sotto Caterina II, cheaveva fatto giungere in Russiale prime opere di arte spa-gnola acquistandole parte dalmercante berlinese Iohann Er-nest Gozkowski e parte dallacollezione inglese del primoministro di re Giorgio I e Gior-gio II. Di questo nutrito nu-cleo di pittori del siglo de oro,una cinquantina di capolavo-ri saranno visibili al CastelloVisconteo in una importante

mostra (catalogo Ski-ra) curata da LudmilaKagane e SusannaZatti con la collabora-zione di SvyatosloovSovvateev. È l’occa-sione per vedere tut-te insieme tante ope-re che non avevanomai messo piede pri-ma in Italia, fra cui al-cuni artisti esemplari,già proposti nel titolodella rassegna, di duedei massimi maestri diquel periodo, qualiDiego Velàzquez eBartolomè EstebanMurillo; ma questoaiuta anche a ricorda-re un segmento non

indifferente delle vicende del-la Lombardia, spagnola pertutto il Seicento, con una rivi-sitazione storiografica recentesotto una luce nuova, di con-vivenza fra culture diverse,estirpando alcuni stereotipi epregiudizi che vedevano il Mi-lanesado in completa deca-denza come quello escritto neiPromessi Sposi. Un tema piut-tosto caro alla città di Pavia, lacui Università vanta proprioun Centro Interdipartimenta-le di Ricerca sulla LombardiaSpagnola dedicato allo studiodi questo periodo e dell’inte-grazione culturale fra Spagnae Italia nel Seicento. Ma presenze come il pittoreJusepe Ribera, ci ricordano an-che che il dominio spagnolo

seicentesco non era solo que-stione lombarda, ma coinvol-geva anche buona parte delmezzogiorno e aveva dato vi-ta ad alcune scuole di pitturabrillanti come quella napole-tana.Non mancherà, comunque,l’occasione per apprezzare,

accanto ai mostri sacri, alcunicomprimari o maestri menonoti al grande pubblico, atti-vissimi nel cantiere dell’Esco-rial di Madrid, che hanno con-tribuito alla fama del secolod’oro della pittura spagnola.

S.H. Barnuevo, Ritratto diCarlo II bambino, 1667-1169

Da Velàzquez a Murillonelle collezioni dell’Ermitage

Luca Pietro Nicoletti

Morning sun, 19752

Da Velàzquez a Murillo.Il Secolo d’oro della pitturaspagnola nelle collezionidell’ErmitagePavia, Castello Visconteo9 ottobre - 17 gennaio 2010

Edward HopperMilano, Palazzo Reale15 ottobre - 24 gennaio 2010

Lo scorso aprile è stata inau-gurata la diciassettesima edi-zione dell’annuale mostra discultura en plein air a CastelPergine, nel suggestivo scena-rio della Valsugana. Dopo l’e-norme successo dello scorsoanno, riscosso grazie alle per-formance di Santorossinell’ambito di Manifesta7, quest’anno i curatoriFranco Batacchi, Vere-na Neff e Theo Schnei-der hanno scelto di tor-nare alla vera sculturacon Mirta Carroli, un’ar-tista che si muove inperfetto equilibrio tra re-taggio culturale di ma-trice ancestrale e ade-sione alle più aggiorna-te tendenze dell’odier-na ricerca. Seguendo illeit motiv delle mostreprecedenti Mirta Carro-li si è misurata con l’im-pegnativa ambientazio-ne del castello medievale, af-frontando non solo l’impo-nente massa del maniero maanche l’eterogeneità del per-corso esterno che varia daifondali in muratura, alla roc-cia, alla proliferazione arborea.In questa prospettiva la scul-trice ha deciso di sviluppare lamostra su due piani, da un la-to la panoramica antologicadel lavoro svolto negli ultimivent’anni, dall’altro una serie

di opere che dialogano col ca-stello attraverso il ricordo diaccampamenti, assedi, strenuedifese. La persistenza del segnoè un percorso unitario com-posto da circa venti opere in-centrate sul tema di un fanto-matico attacco al castello. La

poetica della Carroli insiste in-fatti su un legame profondo tral’opera e il luogo in cui l’arti-sta crea e riflette prevalente-mente sugli archetipi e sullamemoria. Va da sé che la me-moria del castello non potevache evocare scene di guerra,d’assedio, ma anche di treguee accampamenti. Ecco alloral’imponente Nike che nella suatrasfigurazione di una vittoriaalata color ruggine suggerisce

il tentativo di aggressione, ol’Accampamento collocato suuna piccola altura appena fuo-ri la prima cinta di mura da cuisi gode un panorama mozza-fiato, e ancora TorreTestuggi-ne installata parallelamente al-l’orlatura del muro a difesa del

maniero. Nero, rugginee rosso i colori domi-nanti delle sculture checontrastano e allo stes-so tempo esaltano uncontesto carico di storiae di valenze proprie. In-telligente e caparbia laCarroli propone nelcomplesso un approc-cio morbido, ben con-testualizzato ma perso-nale, evocativo, maconcreto nella sua im-ponenza. La mostra co-stituisce senza dubbioun’esposizione di uncerto rilievo ed impor-tanza, soprattutto in re-

lazione alla carriera di un’arti-sta che, per citare le parole delcuratore Franco Batacchi: «…non insegue mode ma credenella forza di un lavoro co-stante e nella fede della propriavocazione laica».

Mirta CarroliLa persistenza del segno

Sara Boschetti

Mirta Carrolila persistenza del segnoPergine, Castellofino al 9 novembre

J. de Ribera e scuola, Filosofo con un librocompasso e goniometro, 1630

Al Castello di Racconigi unasettantina di opere, prove-nienti da collezioni private ealcune per la prima voltaesposte al pubblico, racconta-no lo sguardo della donnanell’arte italiana dai primi delNovecento agli anni Ottanta.La visione del femminile na-zionale si contraddistingue peruna sensibilità dolce, molle etenera anche quando la ritraecome lavoratrice. Non eternofemminino, ma focolare caldoe sicuro, idea di maternità, diinnocenza, velata di sensuali-tà. Inaugurano questo percor-so, curato da Antonio D’Ami-co, alcune tele di GiuseppeAugusto Levis, pittore attentoall’aspetto atmosferico nel ri-trarre paesaggi del Piemonte,sua patria, che coglie la don-

na nel suo ambiente,nella sua fatica quoti-diana, visione tuttaviariconciliata da una re-lazione positiva con lanatura. Ricche di e-mozione sono le teledella torinese Evan-gelina Alciati che par-la di donne con estre-ma sensibilità e quali-tà di introspezionepsicologica, capace dicogliere con sguardoattento i turbamentidell’animo femminile.Il suo Ritratto di Fio-renza Boccalatte, del1935, mostra conso-

nanze con lo stile morbido,lasso, della Ragazza seduta (oin attesa) di Casorati, che fapensare nella sua tenera e ma-liziosa mollezza alla giovaneCarla degli Indifferenti di Mo-ravia. Delicatezza che conno-ta anche opere come Viso didonna e le Ragazze al balco-ne, del 1950 e 1963-64, di Cam-pigli. Interessante è il con-fronto tra le tele della pittriceNinì Pietrasanta esposte per laprima volta e il suo maestroGiuseppe Mascarini, come Fio-re tra i fiori (1934) della pri-ma e Bambolina (1926) delsecondo. Sono presenti inol-tre Monti, Vitale, Ajmone, Gut-tuso, Brindisi, che mostrano ladonna come fulcro della vitasalottiera elegante e mondana.Nudi di Marino Marini e l’ine-

dito Olimpo degli dei di Funievidenziano il legame senzasoluzione di continuità tra don-na, mitologia e influenze del-l’arte classica. Il percorso siconclude con Figure sdraiatedi Cassinari, opera che segnauna netta cesura stilistica ri-spetto alle precedenti e aprealle problematiche muliebrinella contemporaneità.Un percorso denso e sinteticoattraverso importanti figure diartisti che leggono la donnasecondo le loro differenti poe-tiche, ritraendone la sensuali-tà, la forza, la dolcezza, la fem-minilità. In coda si può am-mirare l’incanto della naturanelle opere di Levis, una pro-duzione che solca il 1909, an-no significativo per Racconigi,riletto nell’ambito della cultu-ra di fine Ottocento tra ro-manticismo e naturalismo cheLevis incarna in modo creati-vo e profondamente persona-le. La mostra è accompagnatada un catalogo coedito da No-mos Edizioni e Edizioni Boc-ca.

Prima le signore…Odette D’Albo

Sguardi al femminileVisioni d’innocenzae seduzione nell’artedel ’900 italianoRacconigi, Castello Realefino al 2 agostoGiuseppe Augusto LevisRacconigi 1909Il pittore dello zarfino al 3 settembre

Casorati, Ragazza seduta

Second Story Sunlight, 1960

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 9

Page 10: Arte Incontro in Libreia N. 62

N. 62 - agosto-novembre 2009www.libreriabocca.com

A R T E I N C O N T R O I N L I B R E R I A

pagina 10 Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

Da Corot ai Macchiaiolial Simbolismo.Nino Costa e il paesaggiodell’animaCastiglioncelloCastello Pasquinifino al 1° novembre

Scapigliati...

Filippo Avalle è stato recen-temente protagonista di unasuggestiva mostra allestitapresso il MAP – Museo ArtePlastica di Castiglione Olonae intitolata Focus sul MAP/2:Filippo Avalle - Stratificazio-ne e luce. È stata proprio Ca-stiglione Olona a vedere gliesordi dell’allora ventenne ar-tista: grazie a quello che è sta-to uno fra i più illuminati ca-si di mecenatismo contem-poraneo, la Mazzucchelli Cel-luloide, azienda leader delsettore plastico, allestì tra il1969 e il 1972 Il Polimero Ar-te, un laboratorio di ricerca esperimentazione in cui si ci-mentarono personalità dal-l’estrazione più diversa, daGianni Colombo a Enrico Baj,da Carla Accardi a Tsiao Chin.

Perfino Man Ray in-viò un disegno da Pa-rigi perché fosse tra-sformato in opera. Daquesto nucleo haavuto origine l’inte-ressante museo casti-glionese – allestito, inraffinato contrappun-to, in un edificio tar-dogotico ornato daaffreschi quattrocen-teschi - che conservaoltre 50 opere acco-munate dall’utilizzo,con le rese più sva-riate, degli stessi ma-

teriali, rigorosamente plasti-ci. L’esposizione, accompa-gnata da un catalogo, hadunque trovato un luogocongeniale, offrendo unosguardo d’insieme sull’arte diAvalle, artista di estrema coe-renza, che ha sviluppato ne-gli anni una ricerca com-plessa. Mantenendo sempreuna cifra personale, uniscecontenuti densi di riferimen-ti artistici, storici e letterari auna veste ipertecnologica, le-gata all’uso del metacrilato,più noto come plexiglas.La luce, naturale ma ancheartificiale, resa viva attraver-so il ricorso a fibre ottiche oled e accresciuta dalle po-tenzialità stesse del mediumplastico, costituisce lo stru-mento principe di esplora-

zione delle sue opere. Cosìavviene nella straordinaria se-rie degli Olotratti tanto quan-to nelle opere di ispirazionereligiosa, dall’Ultima Cena giàesposta a Palazzo delle Stel-line alla Via Crucis realizza-ta per una chiesa nei pressidi Asti.Le sue creazioni, frutto di unacalcolata giustapposizione difogli di metacrilato incisi congrande virtuosismo, foema-no universi immaginari, neiquali un’ipertofica figurazio-ne tende a dissolversi nellaluce. Il legame con l’attualità,però, si mantiene forte, dan-do origine a una profonda ri-flessione sul senso della real-tà e sul destino dell’uomo. Lastratificazione cui rimandavail titolo della mostra è dun-que fisica, ma anche concet-tuale e allude alla densità e alpolicentrismo della psicheumana e del mondo odierno,in cerca di un nuovo equili-brio, aperto e dinamico. Leopere dell’artista, che mate-rializzano racconti dal fortecontenuto simbolico, disper-si in sempre nuovi labirinti vi-sivi, invitano a essere osser-vate da vicino per venir de-cifrate, ma contengono ancheun invito alla meraviglia, ri-trovando così una delle pri-me vocazioni dell’arte, trop-po spesso smarrita.

derato da quei giovani insosti-tuibile precursore. Qualchemetro più in là, la paretina diFederico Faruffini è commo-vente: qualità da vendere.Il colorire nuovo di FrancescoCarcano non è da meno. Il mo-mento d’oro del decennio suc-cessivo è il tempo dei carissi-mi Ranzoni, Cremona e Giu-seppe Grandi: fa bene al cuo-re vederli uscire dai nostri mu-sei e ritrovarli loro insieme, einsieme con noi più di un se-colo dopo. Concordiamo col-l’invito (non ci sembra di in-terpretare troppo liberamente)di Annie-Paule Quinsac (cura-

continua da pag. 1

Olotratto di Eugenio Montale, 1988

La casa pesce, 1998

trice della mostra), filtrato dal-le parole nel suo saggio criti-co, a che finalmente ancheGrandi venga onorato da stu-di appropriati, per merito e do-vere disciplinare. Di passionene abbiamo sentita tanta, fran-camente specie nelle prime sa-le. Altrettanto una qualità gran-de, da maestri, si rimarca nel-le opere di scultura, anche quiinoltre alto profilo filologico,con la sezione sul monumen-to cittadino alle Cinque Gior-nate che è mostra nella mostra.Ci ha dato un piccolo senso dimalinconia l’ultima parte, per-ché l’accademismo è evidente

Scapigliatura.Un “pandemonio”per cambiare l’arteMilano, Palazzo Realefino al 22 novembreT. Cremona, L’edera, 1878

Tranquillo Cremona, Visita al collegio, 1875-1878

È il nuovo appuntamento e-spositivo che indaga gli ampistimoli culturali dell’Ottocen-to, intrecciatisi con la vita in-tellettuale italiana e interna-zionale del tempo.Curata da Francesca Dini e Ste-fania Frezzotti, l’esposizione sipropone di analizzare il fon-damentale ruolo di mediatoreculturale svolto da Nino Costanel panorama europeo, riper-correndone l’intero arco crea-tivo. La mostra raggruppa ope-re provenienti da prestigiosecollezioni pubbliche, come ilMuseo d’Orsay e la Galleriad’Arte Moderna di Firenze eimportanti raccolte private. So-no visibili alcune tele non piùesposte dopo la lontana mo-stra celebrativa, tenutasi alCampidoglio nel 1927 e altremai espostete prima d’ora nel

nostro Paese, provenienti daCastle Howard e da altre esclu-sive collezioni inglesi, france-si e d’oltre oceano.Sotto l’Alto Patronato del Pre-sidente della Repubblica e conil Patrocinio della Regione To-scana, Promossa dal Comunedi Rosignano Marittimo, in col-laborazione con la Galleria Na-zionale di Arte Moderna di Ro-ma, la monografica prendespunto dagli originalissimi stu-di dal vero sul paesaggio ese-guiti da Costa verso il 1850 adAriccia e nella campagna ro-mana, per soffermarsi sul so-dalizio intellettuale con gli in-glesi George Mason e FredericLeighton e sullo stretto contat-to con il gruppo dei Mac-chiaioli. Seguono poi le opereeseguite durante i frequentisoggiorni inglesi, ispirate dal-

Nino Costa a CastiglioncelloAnna Borgoni

l’ambiente preraffaellita e ca-ratterizzate sempre dalla pro-gressiva trasmutazione del ‘ve-ro naturale’ in ‘paesaggio del-l’anima’.Circa 90 dipinti eseguiti nelcorso dell’intera attività del pit-tore romano e numerose ope-re di artisti internazionali, do-cumentano attraverso un con-fronto diretto gli influssi e leconsonanze che legarono Ni-no Costa a Corot e ai paesag-gisti della Scuola di Barbizon,gli inglesi Charles Coleman,Frederic Leighton, GeorgeMason e infine la cerchia de-gli artisti della Etruscan School,fra i quali emerge la figura diGeorge Howard, pittore, ami-co nonché mecenate di Costa.Il catalogo edito da Skira consaggi di Alison Brisby, CosimoCeccuti, Francesca Dini, Stefa-nia Frezzotti, Paul Nicholls, Da-niel Robbins, Carlo Sisi, pub-blica per la prima volta una se-lezione dei testi di Nino Costa,critico d’arte e influente com-mentatore delle esposizioni ar-tistiche nazionali. www.comu-ne.rosignano.livorno.it

Filippo AvalleUna riflessione sulla realtà contemporanea

Federica Armiraglio

ma non può essere altrimentiche così: il secolo va a chiu-dersi con la sfida espositiva del1891 (stiamo pensando all’ec-cellente Previati), dove si stapreparando un altro avvenire,che passerà il testimone a unfuturo, altro e diverso. Senzaritorno. Esposizione per medi-tare sul valore del coraggio inarte, in tempi in cui di futuronon si vede manco l’ombra.

Da alcuni mesi Roveretomerita una visita artisti-co-culturale non solo peril Mart-Museo d’Arte Mo-derna e Contemporanea,ma anche per la casad’arte futurista dove For-tunato Depero (1892-1960) visse e morì.Dopo svariati anni di re-stauro ha infatti riaperto,nell’anno del centenariofuturista, l’ampia abita-zione del pittore nel cen-tro della cittadina trenti-na, secondo un proget-to museografico curatoda Gabriella Belli e rea-lizzato da Renato Rizzi eBarbara Borgini.Con l’acquisizione di unedificio a fianco sono tre-cento i metri quadri del-l’area museale, su un to-tale di seicento, che ov-viamente non permettono diesporre, oltre alle numerosis-sime carte deperiane, qualco-sa come tremila pezzi tra di-pinti, collage, disegni mobili,oggetti d’arte applicata. C’è comunque tanto e – in-tendimento utile e riuscito –l’allestimento non dà vita a unluogo museal-cimiteriale e au-tocelebrativo, quanto permet-te di ritrovare la vitalità tipicadi Depero, evidenziata dallalarga tipologia di materiali cheil visitatore incontra nei duepiani della dimora. La casa mette dunque in sce-na, è proprio il caso di dirlo,l’opera di Depero perché espo-ne alcuni dei suoi più noti la-

vori, basti pensare al salonecon i celebri arazzi, seguendomolte delle idee che l’artistaaveva fin dal 1919 quandopensò all’apertura della Casad’arte futurista – anche se ilmuseo Depero, o meglio qual-cosa di progettualmente simi-le all’attuale, nascerà solo nel1959, l’anno precedente lascomparsa, mentre è dal 1976che il Comune acquisisce e ge-stisce il patrimonio – situan-doci un’officina di arti appli-cate. Quell’anno è importan-tissimo nella biografia del mae-stro perché intraprende un’in-tensa e feconda progettazionedi oggetti – alcuni esposti nel-le sale – e arazzi che ancora

oggi ne caratterizzanola sua produzione piùconosciuta.Senza poter ripercorre-re con dovizia di parti-colari le varie tappedella carriera va ricor-dato che Depero è ilprototipo dell’artista fu-turista a tutto tondo:pittore, scultore, sce-nografo, costumista,scrittore, poeta, illu-stratore e grafico, a Ro-vereto arriva giovanis-simo per frequentare labottega di un marmistache gli sarà di grandis-simo aiuto nell’affina-mento dell’arte plasti-ca. Presto, con lo scop-pio della Grande Guer-ra, si reca a Roma do-ve conosce Carrà, Bal-la e lo stesso Marinetti:

non ci metterà molto a entra-re nel circolo futurista, tantoda firmare nel 1915 il manife-sto della Ricostruzione futuri-sta dell’universo, cui segue infretta un’attività intensa di sce-nografo e costumista allargatagrazie alla conoscenza conl’impresario dei Balletti RussiDiaghilev che gli commissio-na molte scenografie e costu-mi plastici.Nel 1929 firma il manifestol’aeropittura futurista e curadiverse campagne pubblicita-rie, in particolare per la dittaCampari (materiali esposti neisaloni della casa), mentre nel1950 lancia il manifesto dellapittura plastica nucleare.

Casa DeperoUna visita futurista a Rovereto

Stefano Luppi

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 10

Page 11: Arte Incontro in Libreia N. 62

www.libreriabocca.comN. 62 - agosto-novembre 2009

A R T E I N C O N T R O I N L I B R E R I A

Ottobre bolognese a tutto ZeriStefano Luppi

pagina 11 Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

sulla pittura italiana piùgrande del mondo, insosti-tuibile strumento di ricerca etestimonianza della varietàdi interessi dello studioso (cir-ca 50mila foto sono consul-tabili sul sito web della Fon-dazione Zeri dell’Universitàdi Bologna, Ndr.). Non menosignificativo è il suo interesseper la storia dei ‘luoghi’ delpatrimonio artistico. In par-ticolare, alcuni monumentidi Roma e del Lazio sarannodocumentati in mostra daimmagini di grande sugge-stione. L’impegno per la tute-la del patrimonio e del terri-

torio italiano costituisce un ca-pitolo importantissimo nell’at-tività di Zeri, che ne fu un in-stancabile difensore». La rasse-gna è organizzata dalla Fon-dazione con la collaborazionedella Soprintendenza di Bolo-gna e l’appoggio degli Amicidi Federico Zeri coordinati daUmberto Allemandi (editoredel catalogo con testi di An-drea Bacchi, Angelo Maggi,Mauro Natale, Anna Ottani Ca-vina). Se il titolo Dietro l’im-magine richiama uno dei suoilibri più noti, sulle memorabi-li lezioni all’Università Catto-lica, i lettori più desiderosi pos-sono, con una modesta cifra,recuperare presso l’editoreLonganesi, le ristampe di Maidi Traverso. Storie e ricordi diquadri, di libri, di persone eOrto Aperto. Il primo è una mi-scellanea di brevi articoli scrit-ti per quotidiani e riviste. Un’o-perazione non banale, perchéZeri è stato, probabilmente, ilprimo storico dell’arte che si èfatto conoscere, grazie a tra-smissioni televisive e radiofo-niche, anche fuori dalla ristrettacerchia degli studiosi non so-lo per le sue capacità istrioni-che ma anche per le scelta deitemi degli articoli, scritti per es-sere capiti da tutti, questi testicompongono un panoramacompleto sulla cultura poliva-lente e onnivora del professo-re. Il secondo raccoglie alcuniarticoli usciti sul quotidiano laStampa di Torino, dedicati al-l’arte antica e moderna, allasalvaguardia dei beni cultura-

li (su cui spesso lanciava stra-li) e a ritratti di personaggi fa-mosi. La collaborazione conquesta testata, durata molti an-ni, potrebbe essere stata age-volata dal rapporto tra Zeri el’editore torinese Giulio Ei-naudi che ha pubblicato Lette-re alla casa editrice – al mo-mento disponibile solo comeplachette in 1000 esemplari pergli Amici Einaudi. Un volumegodibilissimo che permette discoprire un altro lato dello stu-dioso romano, molto attento airisvolti economico-editoriali re-lativi ai sui studi, come si leg-ge in un lettera del 27 luglio1955 scritta a Giulio Einaudi,in merito ai diritti del suo libroPittura e Controriforma. L’ar-te senza tempo di Scipione daGaeta: «Quanto alle condizio-ni del contratto cui Ella ac-cenna (cioè 100mila lire di an-ticipo da versarsi alla pubbli-cazione del libro, a valere del5% del prezzo di copertina), Leconfesso che preferirei rinun-ciare all’anticipo, proponendoinvece una delle condizioni se-guenti: 1) Il 10% sul prezzo dicopertina, salvo il rinnovo delcontratto per le ulteriori edi-zioni o per eventuali traduzio-ni, e salva la restituzione delmateriale fotografico. 2) Lire350mila (da versare in due ra-te secondo la modalità che po-tremmo eventualmente stabili-re insieme) salvo il rinnovo delcontratto per le ulteriori edi-zioni e per eventuali traduzio-ni, e salva la restituzione delmateriale fotografico. Le con-fesso che di queste due solu-zioni preferirei la prima, che èquella che ho seguito nei con-tratti con la Casa Editrice San-soni. Le ripeto che non mi in-teressa avere l’anticipo, men-tre il 5% mi pare assai basso inconfronto a quanto viene ge-neralmente adottato da altrieditori».

Non accennano a diminuire –come potrebbero? – lo studioe l’affetto intorno alla figura diFederico Zeri, scomparso nel-l’ottobre 1999, uno dei piùgrandi storici dell’arte del no-stro tempo, soprattutto per lasua capacità, pressoché unica,di instaurare con le opere d’ar-te un rapporto di mistica con-divisione dei valori formali estorici. Nel corso degli ultimimesi sono uscite due ristampee una raccolta di lettere inedi-te, mentre per ottobre è pre-vista una grande mostra a Bo-logna che sarà realizzata daAnna Ottani Cavina, docentenel capoluogo emiliano e, pro-babilmente, la sua allieva piùnota perché incaricata indiret-tamente dal professore a ge-stire l’eredità di libri e fotogra-fie donate all’Alma Mater. AlMuseo Civico Archeologicoper tre mesi sarà ordinata Fe-derico Zeri, Dietro l’immagine.Opere d’arte e fotografia: at-traverso tre sezioni il pubblicosarà coinvolto nella sua infati-cabile officina di studio e ri-cerca, permettendo di valutar-ne il metodo di lavoro attra-verso l’analisi di opere di Pie-tro Lorenzetti, Sassetta, Dona-to de’ Bardi, Scipione Pulzone,Pietro e Gianlorenzo Bernini.«Sarà anche presentata per laprima volta ufficialmente alpubblico – anticipano la pro-fessoressa Cavina e AlessandraMottola Molfino, museologa, eimportante “zeriana” – lastraordinaria Fototeca Zeri,l’archivio privato di immagini

UN SOGNO CHE DIVENTA REALTÀDopo la chiusura invernale, il cantiere di restauro della chiesa della SS. Trinità di Tereguain Valfurva è stato riaperto lo scorso 28 aprile. All’epoca bisognava solo smaltire l’umidità

accumulata durante una stagione particolarmente nevosa eil lavoro svolto dal deumidificatore in funzione dal mese dimarzo, ha subito dato buoni risultati: una parte del merito vaperò riconosciuto all’opera di alcuni volontari di Teregua chedurante l’inverno hanno tenuto libere dalla neve le muratu-re esterne. Si è così potuto passare a realizzare man mano iseguenti interventi: erezione del nuovo altare su cui verràcollocata l’ancona in corso di restauro a Sondrio presso il Mu-seo Valtellinese di Storia e Arte; posizionamento in sacrestiadella mensa dell’altare antico; realizzazione dell’impianto elet-trico di illuminazione e di sicurezza; pavimentazione dell’aulain tavole di larice; trattamento con vernici speciali dei para-petti e del cancelletto d’ingresso; misurazione dell’umidità in-terna ed esterna delle murature dell’abside per poter ripren-dere il restauro degli affreschi del registro inferiore. Com-pletata quest’ultima operazione, che nel settembre 2008 si

era dovuta sospendere, sarà possibile rimontare l’ancona sul nuovo altare e riarredare lachiesa posizionando i banchi preventivamente trattati a cera e la balaustra restaurata. Traluglio e agosto nella chiesa rimessa a nuovo si terranno due incontri riservati ai 24 volon-tari che hanno reso possibile visitare il monumento dalle 15 alle 17 nei giorni di giovedì,sabato e domenica. Le settimane successive saranno dedicate alla messa a punto di ogniparticolare in vista dell’inaugurazione della chiesa prevista per sabato 29 agosto.

Inaugurazione sabato 29 agosto Chiesa SS Trinità - Teregua

La riflessione sulla fotografiadi Gesualdo Bufalino com-pleta misteriosamente quelladi Roland Barthes e di Susan

Sontag, rintracciandone i fon-damenti estetici nell’aggres-sione assoluta, attraverso lascrittura e le prove fotografi-che, del noema: l’essenza delsoggetto rappresentato, sia es-so il paesaggio siciliano o latipologia umana che ne faparte. Ne L’isola nuda, testodi Gesualdo Bufalino, foto diGiuseppe Leone, Milano,Bompiani, 1989, «la verità diun corpo» è infatti la sua «nu-dità» così come quella di unluogo è il suo «scheletro», lanatura, che solo il ritratto fo-tografico ha la capacità di ri-velare (l’«entelechia» di cuiparla Sciascia). Diversamenteda Verga, Capuana e da altriillustri siciliani che si erano

improvvisati fotografi nel con-testo positivistico di fine Ot-tocento, il fascino esercitatoda questo mezzo espressivo

deriva a Bu-falino dalladisponibilitàinteriore adogni manife-stazione arti-stica, da «uo-mo-canniba-le» divoratoredi libri qualeera. Così con-tinua infatti adefinirsi, nel-le intervisterilasciate tra il1981 e il 1996,lo scrittore af-facciatosi tar-divamente almondo lette-

rario col volume di fotografieottocentesche Comiso ieri pri-ma di avere finito di rielabo-rare il patrimonio di immagi-ni da cui sarebbe nato Dice-ria dell’untore. Nodo stru-mentale del rapporto conl’immagine fotografica è l’iso-la natìa che allo sguardo nonè indifferente, anzi dallosguardo viene trasformata (invirtù del meccanismo stessoche sostanzia l’opera lettera-ria) in «proscenio di pietre ro-sa», «occhio di Dio incastona-to nell’azzurro», ovvero ‘vi-sione’. Il rapporto visuale conla terra assume a tratti il sen-so di una medicina ‘privata’,utile a non perdere, nell’al-lontanamento causato dalla

guerra o dalla malattia, quan-to resiste della memoria per-sonale, poi di una ‘collettiva’quando lotta per la sopravvi-venza di una comunità insi-diata dal progresso, destinataa perdere le forme patriarca-li del vivere.In quest’ultimo caso, comeemerge dai saggi La luce e illutto, Il fiele ibleo, Cere perse,Saldi d’autunno (contenutinel II volume delle Opere diGesualdo Bufalino, a cura diFrancesca Caputo, Milano,Bompiani, 2007) l’immaginediventa un «inventario dellamortalità» attuato al croceviatra le sfere semantiche delbuio e della luce, della vita edella morte. Nei romanzi lafotografia è sì recupero deltempo (come il racconto diSherazade al suo carnefice),ma anche morte, interruzionetemporale, sconfitta.Numerosi infatti i riferimentie le citazioni fotografiche pre-senti nell’intertesto narrativodi Bufalino, dove la memoriaè solo uno dei poli della dia-lettica che si instaura tra fan-tasia, ovvero invenzione deiricordi, e realtà, ancora più in-verosimile.E in questa ‘doppia inverosi-miglianza’, in questa oscilla-zione tra due menzogne, l’uo-mo trova l’unica dimensioneuniversalmente possibile delvivere («parole inventate etempo sospeso: ecco la mia ri-cetta per essere felice», Argo ilcieco, ovvero i sogni dellamemoria).

Gesualdo BufalinoIl valore soteriologico dell’immagine

Silvia Freiles

Sommaruga e la ScapigliaturaMartina Fragale

le principali biblioteche mila-nesi, costituisce una sorta dipendant rispetto alla conco-mitante esposizione di Palaz-zo Reale e si propone di ap-profondire la parte letterariadel movimento scapigliato. Te-ma principale dell’esposizioneè l’ormai quasi dimenticata fi-gura di Angelo Sommaruga,editore per antonomasia delmovimento scapigliato e pun-to di convergenza delle diffe-renti correnti del movimento.Dall’esperienza della rivistaFarfalla, prima voce del mo-vimento, al raffinato preziosi-smo delle Cronache Bizanti-ne fondate a Roma, dagli ac-centi polemici delle Forche

Caudine all’anticonformi-smo militante del Nabab,la vasta esperienza edito-riale di Sommaruga sinte-tizza eloquentemente l’e-voluzione del movimentoscapigliato: declinazionepaesana ma schiettamenteoriginale del decadentismoeuropeo; in questo sensoè emblematica l’evoluzio-ne delle Cronache Bizan-tine, che dopo gli esordifortemente impregnati diclassicismo carducciano,virano in seguito verso l’e-stetismo dannunziano.L’esposizione del materia-le del Fondo Angelo Som-maruga, offre per la prima

volta al pubblico libri, cartoli-ne, lettere fra l’editore e gliesponenti di spicco della cul-tura italiana coeva ed è corre-lata da due sezioni aggiuntivededicate alle opere figurative(fra cui Tranquillo Cremona,Daniele Ranzoni e PaoloTroubetzkoy) e alle caricatu-re (con opere di Camillo Ci-ma, Sebastiano de Albertis eCasimiro Teja).

L’Italia era appena stataunificata quando Cletto Ar-righi, pubblicando il ro-manzo La Scapigliatura eil 6 febbraio pose inconsa-pevolmente la pietra tom-bale sul romanticismo ri-sorgimentale.Erano gli inizi di una gri-gia e brumosa età dellaprosa, in cui alcuni giova-ni intellettuali, insoddisfat-ti dello stantio conservato-rismo imperante nel nuo-vo stato, cercarono di tra-durre alla lettera nei loroatti (molto in anticipo ri-spetto a Kerouac e alla ge-nerazione beat) l’anticon-formismo anti-piccolo bor-ghese della vie de Bohème de-scritta pochi anni prima daHenri Murger.Era nata la Scapigliatura. Il mo-vimento, il cui nome derivavaappunto da un tentativo di tra-duzione (o meglio, di italia-nizzazione) del termine fran-cese bohèmien, si presentò su-bito come un fenomeno cul-turale ricco di fermenti e disfaccettature, che impregnòcon la sua rancorosa reazioneallo spleen provinciale e conuno suo sguardo testardamen-te rivolto oltralpe, i diversi am-biti artistici. La mostra organizzata pressola Biblioteca di Via Senato conla collaborazione di alcune fra

Camillo Rapetti, Ritratto allegorico

Ritratto di Gesualdo Bufalino

Federico ZeriDietro l’immagineopere d’arte e fotografiaBologna, Museo CivicoArcheologicodal 10 ottobreal 10 gennaio 2010

La Scapigliaturae Angelo Sommaruga.Dalla bohème milanesealla Roma bizantinaMilanoBiblioteca di Via Senatofino al 22 novembre

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:33 Pagina 11

Page 12: Arte Incontro in Libreia N. 62

N. 62 - agosto-novembre 2009www.libreriabocca.com

L E C O N T I N U A Z I O N I L E M O S T R E E I L I B R I

pagina 12 Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

segue da pag. 1

Giotto…spondere penalmente per man-cata applicazione della delibe-ra morattiana, mi invitavano alasciare il locale se non accet-tavo il nuovo canone.Da questo momento, il 4 apri-le 2008, riassumo in modo te-legrafico gli eventi: sottoscri-viamo una raccolta di firme atutela della libreria storica, ri-conosciuta da una legge re-gionale, a cui aderiscono 7000persone, scriviamo lettere a tut-te le autorità competenti, localie nazionali, per illustrare la si-tuazione e chiedere interven-ti, consultiamo avvocati, civili-sti per i danni e penalisti pergli eventuali abusi, che hannoofferto un’assistenza gratuita ein questa sede voglio nuova-mente ringraziare, sensibiliz-ziamo l’opinione pubblica contutti i mezzi di cui disponiamo,intemet compreso.Risultato: la mattina del 4 feb-braio 2009, su tutti i quotidia-ni compare la notizia che tragli oltre 110.000 partecipantiall’operazione I Luoghi delCuore promossa dal FAI (Fon-do per l’Ambiente Italiano) trai 20 luoghi presenti nell’elen-co, 5258 preferenze conflui-scono sulla Libreria Bocca chediventa il secondo luogo delcuore del Paese. La conse-guente conferenza stampa al-la Ca’ di Sass, ex Cariplo, oggiIntesa SanPaolo, con i verticidel FAI, della Banca e del Co-mune, conferiscono alla vi-cenda un’eco nazionale.La notizia viene ripresa dalletv e persino da Striscia la No-tizia e l’opinione pubblica, colsuo peso, riesce a convincereil sindaco Moratti a creare unaFondazione con la Camera diCommercio, sul modello delTeatro alla Scala, per gestireun’area commerciale di eccel-lenza planetaria, da piazzaDuomo a piazza della Scala, invista dell’EXPO, e tutelare lebotteghe storiche che voglio-no continuare il loro lavoro perdare lustro a una città ormaischiava di un’omologazionemondiale piatta e monocorde.

Milano, nominato dal sindacoAlbertini, trasformava d’impe-rio e d’ufficio, recuperandouna legge del ventennio, i con-tratti d’affìtto dei locali in areaDuomo e Galleria VittorioEmanuele II, in concessionidella durata di 9 anni, alcunidi 18, altri di 30,con una mo-tivazione per ogni singolo ca-so.La realtà era che nessuno ave-va esperienza della nuova pro-cedura e questo ha fetto na-scere differenze che nel tem-po si sono trasformate in vereproprie concorrenze sleali.Tuttavia non a torto il Comu-ne si proponeva di fare l’inte-resse della città, mentre alcunicommerciati, più furbi che di-sonesti, speculavano cedendo,lautamente pagati, la propriaconcessione a delle multina-zionali. Ora non tutti i negoziavevano i contratti in scaden-za nel 1999, cosicché nel 2007,durante la gestione Moratti, leconcessioni scadute venivanorinnovate con le regole dellenuove. Il criterio, stabilito sul-la base di costi di mercato, pre-vedeva in sostanza un canonedi affitto di euro 1.200 al mqoltre a una sfilza di obblighi eproibizioni per il conduttore.Nonostante il salasso, (alcunicanoni superano il milione dieuro l’anno), quasi tutti accet-tavano. Una sola azienda, la Li-breria Bocca, sopravvissuta peroltre duecento anni, alle guer-re di indipendenza, alla primae la seconda guerra mondiale,alla grande crisi degli anni Set-tanta, rifiutava apertamentequel canone, quasi triplicato,insostenibile per la sua attivi-tà. Tutti sanno che il libro è l’u-nico prodotto con prezzo esconto fisso, vittima di duemortali aggressori: la scarsa do-manda e l’alta produzione.La dichiarazione di guerra miveniva recapitata da una cop-pia femminile di funzionari delDemanio, che, per non ri-

segue da pag. 1

Venti di guerra…

con un procedimento inedito.Si tratta di una procedura com-plessa e molto lenta, ma checonsente non solo di operarein piena sicurezza per il ri-spetto della materia pittorica,ma anche di ottenere un risul-tato di straordinaria qualità.Si è poi passati al risanamen-to di alcune sconnessioni efratture nelle eleganti corniciintagliate e dorate. Si è poi af-frontato il supporto ligneo cheera stato preventivamente di-sinfestato. Esso è stato pulito,consolidato e sono state rico-struite alcune parti che si era-no frantumate con grave ri-schio per la statica dell’insie-me. Ritornando quindi sul da-vanti si sono stuccate le lacu-ne. Attualmente è in corso direalizzazione la preparazionedelle stuccature alla fase suc-cessiva della reintegrazionedelle mancanze, con il meto-do riconoscibile e reversibiledella così detta “selezione cro-

Esaminare un’immagine sacra,perno di una devozione pluri-secolare non è impresa facile,sia per l’inevitabile stratifica-zione di significati e di valen-ze non solo artistiche, sia perla reiterazione iconica e la con-seguente diminuzione di trattiidentificativi propri a vantag-gio, appunto, degli stilemi ge-nerali adottati come tipici. Nelcaso della xilografia che l’e-vento devastatore-miracolosodel 4-5 febbraio 1428 fa di-ventare la Madonna del Fuo-co nella cattedrale di Forlì, lavicenda è complicata dallo sta-to di conservazione derivatodall’incendio, e quindi dallaperdita e ricomposizione diparte della superficie inferio-re. L’agile volumetto di SergioFabbri si propone quindi al-

matica”. Grazie alla collabora-zione della competente So-printendenza stiamo inoltrestudiando la migliore ricollo-cazione della Croce nella chie-sa, sia per la sua conservazio-ne nel tempo sia per la frui-zione da parte del pubblico».AD’A: Dopo il restauro quali so-no le novità che emergono dalpunto di vista tecnico esecuti-vo e di leggibilità dell’opera?MC: «Dopo la pulitura emergeun’eccezionale qualità di ese-cuzione e per gran parte del-l’opera anche un ottimo statodi conservazione della mate-ria. Tutte le minime valenzeespressive dell’opera sono orapienamente leggibili, sia perquanto concerne la tecnica diesecuzione (la sottile stesura afinissime pennellate accostatesu di un fondo cromatico gra-duato; l’impiego di elaboratielementi decorativi che com-prendono anche l’uso di vetricolorati e decorati), sia perquello che riguarda lo stile».AD’A: Ritenendo corretta l’at-tribuzione a Giotto, dal punto

Oltre a riflettere la vita, l’arte èun gioco, una finzione, se nonil racconto del vero o del sog-

gettivo, forse è un po’ tutti que-sti elementi insieme! Schifanonella sua intelligenza creativa,

“fortemente istintiva, intuitiva”lo ha capito bene, raggiunge-do esiti artistici davvero sor-prendenti sia dal punto di vi-sta estetico, sia compositivo ein entrambi, come un’erma bi-fronte, si riscontrano su certiversanti una sorprendente sin-tesi, e su altri un barocchismonarrativo che ha il sapore bur-lesco dell’effimero o megliodell’evanescente.Nella mostra di Porto Cervocurata da Luca Massimo Bar-bero (catalogo Skira), si denotatutta l’ossessività sfrenata peril tema delle stelle che riman-dano a suoni introspettivi di di-versa natura che dall’evane-scente sfocia ai sogni di gloria,alla fama, al desiderio media-tico e all’intrigo di separare l’e-sterno dall’interno con un se-gno netto di demarcazione, edè ciò che si può notare nellevarie Tuttestelle (1967) dove l’a-nima sembra avere un territo-rio privilegiato e demarcato,mentre tutto il resto fluttua inun cosmo dato in pasto a cro-mie caute ma stridenti o par-

Stella stellina… portami con te nell’universoAntonio D’Amico

Schifano. Tutte StellePorto Cervo, MdM Museumfino al 30 ottobre

Giotto e il Trecento“Il più Sovrano Maestro stato in dipintura”Roma, Compl. del Vittorianofino al 27 luglio

La Madonna del Fuocodi Forlì fra storia, artee devozioneSergio Fabbri107 pp., 43 ill.Brossura

camente sognanti. Mario Schi-fano è protagonista di un tea-tro, o meglio di un circo le cuiattrazioni sono presentate conineguagliabile avventura, ilsuo, infatti, è un modo sog-gettivo di guardare l’universo;il suo è un viaggio arzigogola-to nel “qui e ora”, non pensaal domani in quanto il suo pre-sente è talmente dinamico cheincastonarlo in un’opera risul-terebbe assai riduttivo e dun-que nascono sequenze tema-tiche come i tanti Paesaggi Tvrealizzati tra il 1969 e l’annosuccessivo che sprigionano “lacostante attendibilità del guar-dare”, come egli stesso affer-ma nell’intervista rilasciata aMarco Meneguzzo (Roma 6aprile 1982. cfr. catalogo dellamostra p. 232). E rammentan-do la sua “incoerenza” per aversolcato diversi temi, imputa lavarietà tematica all’ossessionedel guardare: “ad esempio ne-gli anni sessanta ho guardatomolto ai particolari del pae-saggio urbano e no, altri anniinvece ho cercato immagini

dentro ai libri, altre volte an-cora dentro a frammenti diprogrammi televisivi, oppurein frammenti di riviste, o an-cora ho cercato di lavorare conla memoria sopra immaginiche tutti vedono o avevano vi-sto, maturandone e facendoneemergere l’essenza, la germi-nalità, la primarietà”. Baste-rebbe solo riflettere sulle pa-role di Schifano per accorgersiche questo processo del guar-dare è la vita stessa nel suo ine-sorabile procedere dall’infan-zia alla maturità fino alla mor-te. Schifano guarda e s’inna-mora di età in età, di stagionein stagione di forme e senti-menti man mano diversi pro-prio come un bambino che perla sua innocenza cerca formediverse da un adolescente e daun adulto. Dunque il connub-bio arte uguale vita è ancorauna volta in geniale visione.

ANDREA POZZOCade quest’anno il trecentesimo anniversario della mortedi Andrea Pozzo (Trento 1642-Vienna 1709), poliedrico ar-tista gesuita di origine trentina, attivo in qualità di pittore,

architetto, allestitoredi apparati effimeri eteorico della scienzaprospettica e dell’ar-chitettura. In occa-sione di questa ricor-renza, il Museo Dio-cesano Tridentino or-ganizza per il prossi-mo inverno una mo-stra incentrata sull’in-teressante e ancorapoco nota produzio-ne giovanile di An-

drea Pozzo per la Lombardia, il Piemonte e la Liguria, ne-gli anni che precedono il suo decisivo trasferimento a Ro-ma (1681). Particolare attenzione sarà riservata in mostraanche alle opere eseguite per il contesto trentino nella sta-gione della maturità. L’esposizione offrirà l’opportunità dipresentare al pubblico la figura di questo indiscusso pro-tagonista della civiltà e della spiritualità barocche, ricono-scendogli quel ruolo di primo piano nel panorama cultu-rale europeo fra Sei e Settecento che la critica solo di re-cente gli ha attribuito.

Andrea Pozzo, un artista poliedricoTrento, Museo Diocesano Tridentino

18 dicembre - 5 aprile 2010

di vista esecutivo e tecnico co-me s’inserisce la Croce nellaproduzione giottesca?MC: «L’opera che da sempre siè ritenuto sia uscita dalla bot-tega di Giotto, mostra un li-vello elevatissimo di qualità egrazie alla pulitura i vari stu-diosi che sostengono le diver-se ipotesi attributive avrannomodo di verificarle con mag-giore chiarezza. Credo che co-munque dobbiamo contestua-lizzare il dibattito e spiegare ailettori che nel Medioevo nonvi era il concetto attuale di au-tografia dell’artista il quale erasempre e comunque il capo diuna bottega che lo aiutava eche nel suo insieme produce-va le opere. Il dibattito tra glistudiosi verte dunque sullapossibilità o meno di ricono-scere in questa come in altreopere chiaramente giottesche,una seconda personalità chelo affianca. Nel caso sia validal’ipotesi del prof. Quintavalleche ringrazio per il suo entu-siastico apprezzamento del no-stro lavoro, la Croce si colloca

sicuramente dopo la grandeMaestà che Giotto al ritorno daPadova dipinge per la stessachiesa tra il 1304-05 e ci tro-veremmo sicuramente all’in-terno del secondo decenniodel secolo». È evidente che gra-zie alle cure dell’OPD la nostrastoria dell’arte può godere diun altro straordinario gioiellod’incantevole bellezza di unodei maestri che come dicevaVasari: egli solo, ancora che na-to fra artefici inetti, con celestedono, quella ch’era per malavia, resuscitò, e redusse ad unaforma da chiamar buona.Naturalmente la mostra del Vit-toriano dimostra e riconfermaappieno l’incredibile valore diGiotto e a sovrana memoria ri-mane il poderoso catalogo edi-to da Skirà che si divide in duetomi (I. Saggi - II. Le opere) lacui cura è di Alessandro Tomei.

cuni obiettivi precisi: l’esamedelle vicende storiche del ma-nufatto dalle origini a oggi; laricostruzione dell’immagineoriginale completa; la mappa-tura iconografica; l’attribuzio-ne e conseguente cronologia;la riproposizione antologicadella vicenda documentaria ecritica, in parallelo con una ric-ca silloge delle immagini so-prattutto (et pour cause) astampa derivate. Un procedi-mento di assoluta correttezza(si nota con sollievo il ruolometodologico dell’iconografia),che porta a numerosi dati e aduna conclusione importante: laxilografia sarebbe opera delpittore bolognese (ma attivoanche a Venezia e a Siena) Mi-chele di Matteo (documenti dal1410 al 1469), la produzione

nota del quale viene ripercor-sa con acribia per recuperarerimandi, citazioni e modi chepermettono di riferirgli l’effigiemiracolosa. Nell’introduzione,Fabrizio Lollini rileva con chia-rezza il problema cronologicorispetto alle date note del pit-tore, giacché l’effigie, anterio-re al 1428, va probabilmentecollocata tra la fine del XIV egli inizi del XV secolo (perchénon pensare all’anno giubila-re 1400, foriero di effigi sacrea buon mercato e presto cari-cate di senso?), nell’ambito diquel neo-giottismo di cui Ja-copo di Paolo è il grande col-lettore; ma proprio questo di-scorso ci riconduce a caratterigenerali del mondo bologne-se dai quali è giusto cercare diestrarre un’individualità artisti-

ca. Non mancano nel testo delFabbri piccoli nei (piccole pun-te retoriche, eccessi iconologi-ci per il sole e la luna); mascompaiono facilmente rispet-to alla serietà metodologica, al-la chiarezza espressiva e alconvincente percorso criticoche caratterizzano il testo e loqualificano molto positiva-mente nell’ambito di una sto-riografia “locale” che pone conlucidità i fenomeni nel rap-porto con il respiro europeodell’arte.

La Madonna del Fuoco di Forlìfra storia, arte e devozione

Andrea Spiriti

Tutte le stelle,particolare dell’oasi, 1967

da 1 a 12 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:34 Pagina 12

Page 13: Arte Incontro in Libreia N. 62

da 13 a 24 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:40 Pagina 13

Page 14: Arte Incontro in Libreia N. 62

1850, tuttavia, il tempio pro-gettato da Carlo Maciachinipresentava gravi problemi di

statica che resero necessaria lademolizione prima di un cam-panile, e poi – nel 1860 – del-l’intera chiesa, in seguito rico-struita. Il culto di San Spiridio-ne fa da sfondo alla ricostru-zione delle attività dei serbo-ortodossi di Trieste, che tra lametà del XVIII secolo e gli ini-zi del XX furono una presenzanumericamente contenuta, mamolto operosa nel settore com-merciale, marittimo (la cittàaveva conquistato il ruolo diprincipale porto dell’Imperoasburgico), assicurativo e po-litico, nella beneficenza e nelcollezionismo.Attraverso ritratti, fotografie,progetti, libri e documenti d’ar-

chivio vengono tratteggiati lastoria, i volti, il mecenatismodelle più influenti famiglie ser-

be triestine, come iGopcevich, i Popo-vich, gli Opuich o gliSkuljevich. Accom-pagnano l’esposizio-ne diversi manufattiliturgici – tra cuievangeliari ed orefi-cerie sette-ottocente-schi – ed una sele-zione di pregiate ico-ne post-bizantine,che consentono di

delineare un percorso tra i cen-tri di produzione dell’area sla-va (scuole bulgara e russa) emediterranea. Completano larassegna due sezioni dedica-te alla biblioteca e alla scuoladella comunità religiosa serbo-ortodossa di Trieste, nate neglianni Ottanta del Settecento co-me espressione della volontàdi tramandare il patrimonioculturale serbo in città con leloro raccolte di volumi antichie preziosi documenti.

N. 62 - agosto-novembre 2009www.libreriabocca.com

L E M O S T R E

pagina 14 Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

mondo, cominciamo a segui-re, come un filo di Arianna trale eleganti sale del palazzo, ilcapolavoro grafico di FernandLéger, Il circo del 1950: una se-rie di litografie con acrobati,saltimbanchi, giocolieri che,compresse in primo piano co-me un puzzle cubista, in bian-co e nero oppure a colori vi-vaci e allegri, raccontano gliemozionanti e strabilianti nu-meri circensi. Le opere di Lé-

ger esprimono lostesso bisogno disogno, poesia edevasione che Fede-rico Fellini avevanotoriamente colti-vato all’ombra deltendone. Sicché idue grandi artisti sitrovano qui fiancoa fianco, uniti daquella comune pas-sione che si presta

ad infinite possibilità di lettu-ra e interpretazione. E proprioper questo motivo, la mostradiventa un interessante dialo-go tra arti diverse. Oltre alleopere di Léger e il cinema, coni brani tratti dalle indimentica-bili pellicole del grande registariminese, non poteva mancarela poesia, con frasi e versi fol-

goranti di Baudelaire, Verlaine,Kafka e molti altri, che scor-rono lungo le pareti insieme al-le citazioni di dipinti dedicatial circo, da Chagall, a Rouault,a Picasso. Un’esposizione, sipuò dire, in movimento, in-corniciata dallo scenograficoallestimento ideato da RobertoBua, e pronta ad accogliere an-che l’affascinante mondo delgiocattolo d’epoca ovvero unapreziosa serie di automi di ispi-razione circense degli anniQuaranta, Cinquanta e Ses-santa e di carillons giappone-si provenienti da una collezio-ne privata. In mostra anche fo-tografie di scena, manifesti, li-bri, documenti, parte del riccopatrimonio conservato dalCentro di documentazione sulcirco italiano, che ha aperto aGradara i suoi archivi per sve-lare immagini accattivanti e im-previste. “Le orme” ci condu-cono infine ai giorni nostri at-traverso la testimonianza di unbravo artista contemporaneoquale l’argentino di nascita, eattualmente pesarese, AbelZeltman, che ha fatto del circoil punto di riferimento di mol-ti suoi dipinti sempre forte-mente dinamici. Charlot vesti-to da clawn ci saluta e chiudela mostra lasciandoci quel sa-pore dolce e malinconico ep-pure quella voglia di evasione,gioco e libertà, tipici del cir-co, giacché usciti dal tendonevirtuale, tutti potremmo ben di-re con il grande Ungaretti E mene sono andato / Come unacrobata / Sull’acqua.

Il circo è come una mostra, no-made e temporaneo. Qualemiglior tema dunque per unaesposizione come quella incorso a Palazzo Rubini Vesinnel bel borgo di Gradara, idea-ta da Gradara Innova e pro-mossa dall’AmministrazioneComunale. Una volta entratinel palazzo settecentesco, sivarca la soglia del simbolicotendone e si è invitati a segui-re le orme del circo, come dice

il titolo, materializzate sul pa-vimento; un percorso e unviaggio in quel mondo, nonvissuto in diretta bensì, comespiega la curatrice Silvia Cup-pini, assaporato attraverso lasensibilità degli artisti. Una vol-ta accolti dall’immagine di To-tò vestito da pagliaccio nel filmLo spettacolo più comico del

Sulle orme del circoAlessandra Zanchi

Si è aperta presso il castello diSan Giusto a Trieste la mostraGenti di San Spiridione. I Ser-bi a Trieste 1751-1914(catalogo Silvana Edito-riale). L’esposizione ri-percorre la storia dellacomunità religiosa serbo-ortodossa di Trieste, inoccasione del 140° anni-versario della consacra-zione della chiesa di SanSpiridione nel capoluogofriulano: attorno a questoedificio si intrecciano levicende della piccola maprosperosa comunità illiricatriestina, devota al santo natosull’isola di Cipro nel 270. Pa-store di greggi e padre di fa-miglia, Spiridione abbracciò lavita ecclesiastica solo in etàmatura, diventando in segui-to vescovo della sua città na-tale per la generosità e la ca-rità dimostrate durante la suaesistenza da laico. Una sezio-ne della mostra triestina seguele tormentate vicissitudini del-la chiesa dedicata al santo a se-guito della Patente di Ricono-scimento emessa da Maria Te-resa d’Austria nel 1751, con laquale si concedeva a Greci eIllirici la facoltà di costruire unachiesa in città. Già prima del

Gente di San SpiridoneStefano Saponaro

Sulle orme del circoGradaraPalazzo Rubini Vesinfino al 1° novembre

Giuseppe e Pompeo Bertini, San Spiridione

Uomo poeta cantastorie Cristina Collu

Per il decennale del museoMAN nel 2009, ecco la mostrache racconta Fabrizio De An-dré uomo poeta cantastorie.Un racconto che si appropriadel linguaggio della tecno-logia, per una narrazionemultimediale che si inoltranell’universo dell’artista at-traverso suggestioni visive esonore, seguendo la fitta tra-ma delle sue parole. È unpercorso che si confronta conil pensiero complesso di DeAndré, ricreando la costella-zione delle sue tematiche, deisuoi personaggi prediletti edelle sue intuizioni, combi-nando pathos, emozioni ememorie struggenti, in un sa-piente allestimento in cui l’im-maginario dell’artista trova lasua massima manifestazione.Un immaginario che si è nu-trito a lungo e a fondo di Sar-degna, terra che ha significa-to per l’artista «un ritorno al so-gno dell’infanzia, un paradi-so di acqua e di aria pulita, cir-condato da foreste, da essen-ze vegetali e da animali». Unsentimento che ancora unavolta sono le sue parole a spie-garci: «C’è chi ha il mal d’Afri-ca. Io ho il mal di Sardegna. Diquesta terra mi hanno strega-

to almeno due cose, la naturae la gente… I sardi hanno untesoro dentro che, quando lo

scopri, lasci tutto e ti trasferiscilà». Stregato dalla Sardegna, Fa-brizio De André l’ha scelta co-me luogo per vivere, è appro-dato all’Agnata, e lì, dopo quel-lo che ha definito, citando Al-bert Camus, un incidente del-la felicità, vi ha fatto ritorno. Lafascinazione iniziale per que-sta terra e per la sua gente met-te radici, diviene qualcosa dipiù solido, suggellato anche daciò che non sarebbe dovutoaccadere. I sardi con lui strin-geranno un patto concorde,come se firmassero, ora sem-

Fabrizio De Andrèla mostraNuoro, MAN fino al 4 ottobre

Genti di San Spiridione.I Serbi a Trieste 1751-1914Trieste, Castello S. Giustofino al 4 novembre

pre, le 11 lettere di scuse deisuoi sequestratori. Nuoro glirende e renderà un omaggio

infinito, riconoscente del suoprimo sguardo innamoratoche ha vinto tutte le ragionidell’addio, per ricostruireproprio qui in Sardegna quelpezzetto di mondo, di natu-ra, di paesaggio che hasmesso di assomigliare soloa se stesso e finito per ap-partenergli. È parso infineche De André sia stato il piùsardo di tutti e che quel ta-tuaggio indelebile sia il se-gno dell’enorme rispetto checome artista e come uomogli si debba, perché si traemonito dalle esperienze del-

la vita e dalle persone perquello che dicono, nonostantele loro umane e inammissibilicontraddizioni. La mostra re-stituisce quasi tutto, trasversa-le, autobiografica, sembra con-cedersi e invece no, rimane an-cora qualcosa, un segreto chenon può essere svelato e checiascuno desidera custodire.

Federico Fellini e Giulietta Masina

Fernand Léger, Il circo

no diventati sem-pre più numerosi iluoghi dove si fa lafila per entrare neipadiglioni. Salvorarissime eccezio-ni basterebbe cam-biare il percorsoingresso-uscita,rallentando gli ar-rivi solo in caso diaffollamento. Uninconveniente par-

ticolare si è verificato per ave-re i biglietti per l’inaugurazio-ne poiché non si riusciva a tra-mettere il format di richiestadal computer dell’interessato,a quello della redazione delgiornale, avendo mantenuto, enon si sa il motivo, il formatesclusivamente proprio al si-

to internet della Biennale. Sequesta è burocrazia, bisogna ri-conoscere che il suo cortesis-simo personale ha subito ri-scattato l’inconveniente. Maparliamo della mostra. Qualisono gli elementi che la diffe-renziano dalle ultime? Senzaun’analisi statistica, ma a sen-sazione, penso all’ormai an-noso prevalere del concettua-le, dove però vengono elabo-rate forme che evidenziano va-lori estetici, spesso ignoratiprecedentemente. Anche i vi-deo hanno una presenza me-

no ingombrante, ma comuquedanno un’impressione di altaqualità, la riserva è dovuta per-ché andrebbero visti dall’inizioalla fine, e col tempo di visi-ta limitato ci si accontenta diuna fugace impressione. E poiall’Arsenale c’è finalmente unpadiglione l’Italia, visto che ilnostro è stato ceduto alla co-munità internazionale. Anchel’uso della bella struttura diraccordo progettata da Scarpacon le opere del modeneseRoberto Cuoghi è un felicissi-mo ritorno. Avvincente comesempre il padiglione USA conle opere di Bruce Naumann,che occupa anche altre sedi aVenezia. Lascia perplessi, co-me ormai spesso, il padiglionefrancese con la costosa istal-

lazione di Claude Lévê-que, pur di indubbio fa-scino. Dato lo spazio li-mitato, per ora ricorderòsolo il padiglione nuovodell’Italia, che finalmen-te permette di esporreuna scelta, intitolata Col-laudi, a cura di Beatrice eBuscaroli, di nostri artisti.I figurativi a dire il verosembrano un po’ datati,pur brillanti nei colori co-

me Verlato; decisamente inte-ressanti Pignatelli e Demetz ebelle le numerose foto. Dei pa-diglioni nazionali, a parte gliUSA, il nostro è uno dei mi-gliori. Ma più che continuare a leggeredella Biennale vedetela e rive-detela. È veramente bella.

Come al solito la Biennale Ve-neziana è entusiasmante. Ri-ceverà la sua dose di critichepiù o meno diluite nel tempoe più o meno aspre (questavolta paiono meno) perché cisi dimentica che è l’immaginedi un laboratorio cui necessi-ta una testa pensante (i vari di-rettori ecc.) e non è, enon vuole essere, unaselezione di capolavori,anche se ci sono. Contail lavoro di chi operapubblicamente nell’arte,ed è questo il suo straor-dinario fascino. Tuttavial’odierna Biennale misembra si differenzi dal-le passate perché final-mente mette a proprioagio i visitatori e gli uten-ti, almeno ai Giardini. Sono dif-fuse panchine e seggiole, c’èun nuova grande e splendidaWas du liebst, bring dich auchzum Weinen, una caffetteriaprogettata da Thobias Rehber-ger, e offre altre soste di rifor-nimento. L’Arsenale invece haun bellissimo posto di ristoroall’aperto solo alla fine del per-corso, qualche altro luogo disosta intermedio sarebbe ben-venuto. Tutto perfetto allora?Ovviamente no, e voglio se-gnalare due inconvenienti fa-cili da eliminare. Ai Giardini so-

Bentornato padiglione ItaliaAndrea Bondanini

Biennale Arte53. EsposizioneInternazionale d’ArteVeneziaGiardini e Arsenalefino al 22 novembre

Massazza-Bedogni, Ingresso videoPadiglione Italia

Saraceno, Corde elastiche

da 13 a 24 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:40 Pagina 14

Page 15: Arte Incontro in Libreia N. 62

www.libreriabocca.com

L A P O E S I A E L A M O S T R A

pagina 15Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938

N. 62 - agosto-novembre 2009

Dal laboratorio di poesia alla raccolta poetica di Gaia Borghesi Al liceo linguistico A. Manzoni, ogni anno si è svolge un corso di poesia tenuto dalla professoressa Maria Cristina Pianta. Ogni lezione comprende due parti: nella prima si analizzano testi di celeberrimiautori da un punto di vista stilistico e contenutistico, nella seconda, invece, gli studenti confrontano i propri testi migliorandoli grazie ai consigli dei compagni. Le tematiche proposte approfondiscono sottoaltri punti di vista argomenti affrontati in classe, soprattutto per quanto riguarda la letteratura novecentesca e contemporanea. Il nostro percorso prevede anche l’ utilizzo di supporti musicali, nello specifi-co l’ascolto di canzoni, da cui trarre tematiche di lavoro e spunti di riflessione. Ci viene anche data l’ opportunità di integrare il lavoro intrapreso a scuola con piacevoli e gradevoli iniziative che variano dalteatrale al poetico. Grazie all’ ambiente e all’atmosfera informale e rilassante creatasi e allo spirito di collaborazione dei partecipanti, il laboratorio diventa anche occasione per intrattenere rapporti con per-sone al di fuori della propria classe; è un’ opportunità in più di socializzare avendo un obiettivo condiviso: l’interesse per l’arte della parola. Abbiamo la consapevolezza e l’umiltà di non considerarci poeti,ma abbiamo in comune la sensibilità che trasforma in poesia le nostre emozioni. Siamo felici di aver trascorso delle ore piacevoli di arricchimento insieme ai nostri coetanei; per tutti questi motivi invitiamotutti gli studenti a prendervi parte l’anno prossimo. Sara Abbiati, Elena Bianco, Erica Corvino, Licia Croce, Elena Grec, Alberto Fasolato, Lorena Martini, Elena Melloncelli, Jessica Montano, Giulia Rossini,Silvia Terenghi, Jessica Vocella. Anche Gaia Borghesi ha frequentato gli anni scorsi il nostro laboratorio e proprio in questi giorni è uscito il suo libro che presentiamo per la prima volta su questa prestigio-sa rivista. Un grazie sincero alla redazione di Arte Incontro e a tutti questi allievi che mi hanno profondamente arricchita.

Quattro stagioni

Mugugna lentoe ormai distantel’inverno

L'aria giocosasi trastullacon le ultimefoglie autunnalitra i fioriancora incappucciati

Profumo di gialloe verdi sorrisi

Il cielo arrossiscesenza nubiMentre un ramoimpacciatosi compiacedi una ritrovata gemma

Stridadi nuovi semie risadi nuovi amori

E il ricordodella nevesbadiglia pigro

Il vento fremed’estatee di giorni felici

Questa primaveracomincia a sognare

Viaggio in nostalgia

Corre l’emozionesui binaridi una lineain disuso

Ancora si odeil rumoredel trenoche lusingavauna remota stazione

Fremepoco primadell'arrivo

Risa distantiin nuove cullee grasse baliea sfamarleSi risiedel’artista

SolaCol paesaggioche le sfuggedalle dita

Paesaggio con culattapesante

Mi ridondanole tue non-parole

Biascicanomormoranouna fine iniqua

E la realtàsi nascondedietro finte apparenze

Tanto cheun sognoè più vero

Sono tutti bravia fare (o disfare)pupazzi di parolee castelli di promessecon la consistenzadi un documento falsoChe nuvola

Scripta volant

La raccolta poetica di GaiaBorghesi si apre col ricordodi un viaggio che diventametaforico perché rappre-senta il cammino di ogni uo-mo che si avventura tra lestagioni della vita; le imma-gini sembrano istantanee in-sieme ai colori ed ai suoni diuna natura, a volte, distante.[...]È facile perdere la meta, ve-dere scivolare il tempo sen-za poterlo fermare un attimo,scoprire che la stazione è de-serta, forse abbandonata.

Le parole rappresentano l’u-nico punto fermo, un obiet-tivo che può mitigare le no-stre ansie e le inquietudini;è possibile così cambiare co-lore alla realtà che c'imponeil silenzio.

dall’introduzione diMariacristina Pianta

sembraquel viso?Dipingoorizzontidi mare

Brucianole mie sì-parolecome cieliin una bottigliadi spumante

Ma le festesono già distantida questo presenteincantato

Fremente pensierodi noi voglioso

Fremente pensiero di noi vogliosonell’anima mia innamorataal vederti dai sogni sospirata,sedotta dal loro eco uggioso.

Del fiero sonno amor mio geloso:anche da lui dolcemente amata,ti canta la sua musica velatae su di te si posa lamentoso.Sogghignate forte, ora, o sogni

e beffati di me sonno narciso!In vero io candidamentel’amo.

Ora così serenamente sognie vale il tuo splendido sorrisoquel che io eterno Amorechiamo.

Lungomare Fata Morgana

Rovente la sicula spiaggiasaluta lamenti nordiciSan Vito e Tonnarellalidi e testimonidi antichi baciE la notte infuocatasi schiudein una camerad’albergo

Scripta volantGaia BorghesiLietoColle EditoreCollana Erato

da 13 a 24 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:40 Pagina 15

Page 16: Arte Incontro in Libreia N. 62

N. 62 - agosto-novembre 2009www.libreriabocca.com

L E M O S T R E E I L I B R I

Animali e Mitonel Vicino Oriente Antico

D.B.

Per la tua pubblicità chiama Donatella Bertoletti 338 4852 540 - Antonio D’Amico 338 2380 938pagina 16

torno a XXe Siècle, larivista e poi galleria diSan Lazzaro. Qui, in-fatti, conoscerà Mirò,Arp, e due scultorioggi dimenticati comeCarlo Sergio Signoried Emile Gilioli.Prima ancora, però, lasua esperienza discultrice si era forgia-ta con la ceramica neiforni di Albisola, neglistessi anni in cui vi la-vorava Lucio Fontana.È questa la vicendaquasi cinquantennaleche cerca di tracciare,per la prima volta inmodo organico, lamonografia riccamen-te illustrata pubblica-

ta da Cortina Edizioni, a firmadi Luca Pietro Nicoletti e conuno scritto di Milena Milani,che fu amica dell’artista e ne dàun commosso ricordo. L’usci-

Dopo Bactria Dea Madre eSulla Via delle Oasi, con que-sto volume il Centro Studi Ri-cerche Ligabue affronta un al-tro grande tema: l’interazionetra animali e civiltà tra il IV eil I millennio a.C. nel VicinoOriente Antico che tanta par-te ha avuto sia nella codificadei primi miti che nell’evo-luzione della Storia dell’Arte,influenzando, come vedre-mo, anche il Medioevo eu-ropeo. A partire dagli studidi H. Frankfort, E. Pottier, A.Hertz e J. Baltrusaitis avvia-ti agli inizi del secolo scor-so e riscoperti dagli studio-si contemporanei, ci si è ac-corti che il Vicino OrienteAntico e, in particolare, la Ci-viltà delle Oasi, nonostantel’apparente gap geografico-temporale, sono molto piùvicini alla cultura occiden-tale di quanto non si potesseimmaginare. Per affrontare or-ganicamente questo argomen-to si è pensato ad un’operamonografica che raccogliessegli studi di noti specialisti di-stribuendo i loro contributi intre parti: le Origini del MitoAnimalistico, la TradizioneAnimalistica nel Vicino Orien-te Antico e Saggi di Approfon-dimento. Nella prima parte Ga-briella Brusa Zappellini illustrail tema della nascita del MitoAnimalistico aiutandoci a ri-leggere l’arte parietale paleoli-tica alla luce delle nuove sco-perte mentre Giancarlo Liga-bue, con l’articolo Draghi e Di-nosauri. Considerazioni su diun mito ancora attuale foca-lizza l’attenzione sugli anima-

«Maria Papa – affermava Raf-faele Carrieri in un brillante ar-ticolo del 1967 – somiglia […]a un fanatico carpentiere, lasua resistenza è più forte del-la pietra. Nei cantieri lachiamano Maria la Po-lacca». In quel periodo,Maria Papa Rostkowska(1923-2008) lavorava daun anno il marmo aQuerceta. Prima di ap-prodare in Versilia, pe-rò, la sua vicenda è direspiro europeo: polac-ca di nascita, francese diadozione e italiana pervocazione.A Parigi, poi, grazie alsecondo marito, l’edito-re e critico d’arte Gual-tieri di San Lazzaro, siera trovata in un am-biente artistico vivacis-simo che gravitava at-

Maria PapaUna vicenda europea

Antonio D’amico

Gli atleti di ZeusLo sport nell’antichitàMendrisio, Museo d’Artedal 12 settembreal 10 gennaio 2010

TwisterLombardia, Musei varidal 3 ottobre al 31 gennaio 2010

Animali e mitonel Vicino OrienteAA. VV.271 pp., 300 ill.Rilegato

Maria PapaLuca Pietro Nicoletti280 pp., 200 ill.Brossura

«Una storia d’altri tempi/ di pri-ma del motore/ quando si cor-reva/ per rabbia o per amore»la canzone Il Bandito e il Cam-pione di De Gregori è pretestoper introdurre un evento mol-to importante che coinvolge lacittà di Mendrisio, che que-st’anno ospita i Mondiali di ci-clismo su strada 2009. In co-incidenza con questo appun-tamento, la mostra Gli atleti diZeus è tesa a recuperare la di-mensione sportiva nell’anti-chità. Un’occasione per dimo-strare come lo sport sia un fat-tore di amplissima aggrega-zione ora come nei tempi pas-sati, per rendersi conto di co-me le formule siano spesso si-

mili, nonostante il mutaredei secoli. «Non così infat-ti, con le parole, ti si potreb-be convincere del piacereche procurano le cose che sifanno lì, come si potrebbe setu guardassi, seduto in mez-zo agli spettatori, le prodez-ze di quegli uomini, la bel-lezza dei corpi, la robustez-za mirabile, le prove straor-dinarie, la forza imbattibi-le, il coraggio, l’emulazione,lo spirito indomabile, l’im-pegno inesauribile profusoper la vittoria. So bene chein tal caso tu non cesserestidi lodare, di acclamare, di

applaudire». Le emozioni, il ti-fo, le forti impressioni che su-scitano gli atleti durante le lo-ro prestazioni, così come ven-gono descritte da Luciano nel-la sua Anacarsi, rimangonoimmutate nel tempo, come ca-ratteristiche profonde dell’ani-mo umano. La mostra (catalo-go Silvana Editoriale d’Arte),con circa 140 oggetti prove-nienti da importanti istituzio-ni soprattutto svizzere e tede-sche, evidenzia la grande im-portanza dello sport nella cul-tura e nella società greca, chevi vedeva non solo un mo-mento in cui i giovani potes-sero mostrate la propria pre-stanza fisica, ma un insieme di

tradizioni fortemente legate al-la sfera del mito e del rito, unadimensione sacra, esemplatanella corrispondenza tra bel-lezza e bontà. Tra le opere piùsuggestive spiccano il Torsoproveniente dall’Aniken Mu-seum di Basilea, espressionedel canone policleteo, e la Te-sta d’altleta di Kassel, dal vi-so efebico ornato dal diademadella vittoria, «statue spezzatecosì bene che dal rudere nasceun’opera nuova, perfetta nellasua stessa segmentazione», se-condo le parole di Margueri-te Yourcenar. Sono inoltre e-sposti pezzi delle diverse di-scipline atletiche antiche, comeun disco bronzeo per la gara dilancio, la corona della vittoria,il tripode e una grande meta dipietra, alta quasi due metri, ra-ro documento delle gare di ve-locità. Un’occasione per ap-passionati dello sport e aman-ti dell’arte, per comprenderecome nell’antichità queste di-mensioni fossero intrinseca-mente legate e, forse, la pro-posta di una riunione delle duesfere nella contemporaneità.

Mendrisio tra antichità sportOdette D’Albo

La festa della giovane arteLuca Pietro Nicoletti

Testa d’atleta, pietra

Dieci artisti per dieci museilombardi, questa è l’idea amonte di Twister, un proget-to per promuovere giovani ar-tisti e orientare una politica di

acquisizioni condivisa da unarete di musei dislocati sul ter-ritorio regionale. Dieci musei,infatti (Museo del Novecentodi Milano, Villa e CollezionePanza di Varese, FondazioneStelline di Milano, Galleria delPremio Suzzara, Civica Galle-ria d’Arte Moderna di Gallara-te, Galleria d’Arte Moderna eContemporanea di Bergamo,Museo d’Arte Moderna e Con-temporanea di Gazoldo degliIppoliti, Museo Civico Floria-no Bodini di Gemonio, Museod’arte contemporanea di Lis-sone, Premio Nazionale Arti Vi-sive Città di Gallarate), si sonouniti in un’unica commissio-ne per selezionare undici ope-

re di artisti che entreranno a farparte delle collezioni perma-nenti. Da una prima selezio-ne di sessanta partecipanti si èarrivati a una rosa di venti e

la selezione finale ha indicato11 prescelti (Mario Airò, Mas-simo Bertolini, Carlo Bernar-dini, Loris Cecchini; ChiaraDynys, Madame Duplok, La-ra Favaretto, Mik e Dirk Löb-bert, Marzia Migliora, Ottonel-la Mocellin e Nicola Pellegrini)a cui è stata indicata una lineadi tendenza molto precisa: ilprogetto di un’opera site spe-cific/site related ad hoc per cia-scun museo, non invasiva némonumentale, realizzata per ri-manere stabilmente nel luogoper cui è state pensata.Gli spazi per gli interventi nonsono le sale espositive, ma lospazio di ogni struttura in sen-so ampio, all’interno e all’e-

sterno, con un’attenzione agli“spazi di rispetto” attorno almuseo stesso e al tessuto ur-bano e territoriale circostante.Ai giovani artisti, dunque, si èchiesto di relazionarsi e dialo-gare con un luogo preciso perrisemantizzarlo. L’installazionedi Loris Cecchini per il Museodel Premio Suzzara, ad esem-pio, sarà collocata all’esternodel museo in aree potenzial-mente sempre diverse e agiràda catalizzatore di interesseverso la stessa galleria ancheper la sua specifica funziona-lità, che la vedrà quale infopoint delle attività museali, ol-tre che per la sua forma scul-torea di grande impatto visivo.Una forte comunione di intentitra diversi partner per far de-collare un progetto di grandevalenza culturale e sociale co-me Twister, che raggiunge untriplice obbiettivo: arricchire isingoli musei, promuovere esostenere il lavoro degli artisti,fuori dalle logiche di merca-to, favorire l’apprezzamentodell’arte di oggi da parte delgrande pubblico

ta del libro coincide inoltre conuna mostra di Maria Papa (Mi-lano, Spazio Tadini, 9 ottobre- 5 novembre) e della cessionein comodato al centro APICEdell’Università degli Studi diMilano, da parte di Nicolas eJoelle Rostkowski, di un fondoarchivistico-librario di docu-menti relativi a lei e a San Laz-zaro, che consentirà uno stu-dio più approfondito di due fi-gure interessanti nel panoramaartistico e degli scambi fra Ita-lia e Francia. Maria Papa vienequi collocata nel contesto del-la scultura astratta del secondodopoguerra, mettendone in lu-ce le cartteristiche di eccezio-nalità. Si tratta, infatti di unascultura che richiama la rifles-sione su alcuni problemi difruizione dell’arte contempo-ranea, specialmente per quan-to riguarda i rapporti fra il tat-to e la vista. Le sue opere, infatti, spesso so-no fissate su perni girevoli, chele fanno ruotare intorno a unasse, quasi un invito al fruito-re di toccarle con la mano, ol-tre che con l’occhio, per avereuna comprensione più com-pleta della forma, cui si deve sìgirare attorno, ma si può far gi-rare anche restando fermi inun punto, obbligando a una vi-sta ravvicinata e a una prossi-mità più contingente con l’og-getto. Una scultura, quindi, cheè bella anche perché è piace-vole toccarla.

Loris Cecchini, Atom Cloud Caravanœ,Galleria del Premio Suzzara, 2009

li mostruosi, i grandi rettili, chetanta parte hanno avuto nellanascita di miti millennari inos-sidabili e che ancor oggi sem-brano lontani dal dissolversi.La seconda parte, dedicata alVicino Oriente Antico, racco-glie un’ampia partecipazionedi studi e di contributi. Pierre

Amiet affronta il tema del be-stiario elamita tra il V e il II mil-lennio a.C. mentre Sylvia Win-kelmann, attraverso un accu-rato studio della sfragistica an-tico-orientale, sviluppa un’arti-colata analisi dell’arte anima-listica e dei relativi miti tra il IIIe il I millennio a.C. MentreSharri Clark completa questoquadro con un notevole con-tributo dedicato a Animali eMito nella Valle dell’Indo, Ga-briele Rossi Osmida, parlandodi Arte animalistica e Via del-le Oasi, espone in questa oc-casione anche i dati raccoltidalle missioni del Centro StudiRicerche Ugabue in Margiana(Turkmenistan).Altro contributo particolar-mente prezioso è quello di Ma-

rie-Helène Pottier (Alle origi-ni dei draghi mesopotamici, in-diani e battriani) che vantauna lunga esperienza archeo-logica in Afghanistan, cui se-gue un accurato articolo diCarlo Lippolis sui Mostri-Guar-diani di Babilonia. Conclude-rà questa parte l’ottimo inter-

vento di Jean Goodnick We-stenholz (Creature ibride nelVicino Oriente Antico) mes-soci cortesemente a dispo-sizione dal Bible Lands Mu-seum di Gerusalemme.La terza parte, dedicata aiSaggi di Approfondimento,completa il panorama fin quitracciato con interessanti estimolanti interventi storicie filosofici. La ricaduta deigrandi miti animalistici delVicino Oriente Antico sullacultura occidentale sono ab-bozzati da Giancarlo Ligabue

(Alla ricerca del Drago) e daGabriele Rossi Osmida (Il mi-to del Grifone: dall’Oriente aVenera) mentre, sul piano fi-losofìco e a titolo di postfazio-ne, Massimo Cacciari esponealcune sue riflessioni sull’An-gelo Animale. Un dossier foto-grafico predisposto a schedefornisce, una vasta rassegna direperti poco noti o del tuttosconosciuti, gli articoli sonopubblicati in lingua originaleper evitare la possibilità di con-taminazione delle idee espres-se dagli autori.

da 13 a 24 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:41 Pagina 16

Page 17: Arte Incontro in Libreia N. 62

da 13 a 24 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:41 Pagina 17

Page 18: Arte Incontro in Libreia N. 62

da 13 a 24 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:41 Pagina 18

Page 19: Arte Incontro in Libreia N. 62

numero verde 800 014 858 www.editalia.it

Venite a scoprire il bello della cultura

Editalia - Edizioni in Facsimile

La Bibbia di San PaoloBiblia Sacra. Codex membranaceus saeculi IXAbbazia di San Paolo fuori le Mura, Roma

De balneis Puteolanis Ms. 1474 - Biblioteca Angelica, Roma

Codice Oliveriano IMs. I - Biblioteca Oliveriana, Pesaro

Marco Polo. Le Livre des MerveillesMs. fr. 2810Bibliothèque nationale de France, Paris

Il Libro d’Ore degli Sforza [esaurito]Add. Ms 34294 - British Library, London

Exultet di Salerno Museo Diocesano, Salerno

L’AcerbaMs Pluteo 40.52 - Biblioteca MediceoLaurenziana, Firenze

De Re RusticaCodice E 39 - Biblioteca Vallicelliana, Roma

Codice Cavense 47 [esaurito]Officium Beatae Mariae VirginisMs 47 - Abbazia della SS. Trinità, Cava dei Tirreni

Trattato di Aritmetica di Lorenzo il Magnifico [novità]Ms. Ricc. 2669 - Biblioteca Riccardiana, Firenze

Le miniature della Bibbia di Oxford [novità]Ms W. 106 - The Walters Art Museum, BaltimoraMusée Marmottan, Paris

Il Mappamondo di Fra Mauro [esaurito]Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia

Giacomo Maggiolo. Carta nautica del bacino del MediterraneoCart. naut. 2 - Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II, Roma

Antonio Millo. Portolano del Mediterraneo e Planisfero [esaurito]Cart. naut. 6/1-2Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II, Roma

Tesori inestimabili, oggi accessibili a tutti.

Una collezione di codici miniati e documenti cartografici antichi splendidamente restituiti in facsimile, nella magia dei colori, delle doraturee delle legature realizzate a mano, in tiratura limitata e numerata.

Nuovi splendori dal passato

PIE

R P

AO

LO P

UX

ED

DU

+FR

AN

CE

SC

A V

ITA

LES

TUD

IO A

SS

OC

IATO

foto

: stu

dio

R.M

.

da 13 a 24 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:42 Pagina 19

Page 20: Arte Incontro in Libreia N. 62

da 13 a 24 GIUGNO 2009 13-07-2009 9:42 Pagina 20