ARTA - Associazione Romana Tiro ad Avanacarica

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L’Associazione Romana di Tiro ad Avancarica (A.R.T.A.) un felice connubio tra sport e rievocazione storica A cura di Massimo Capone, presidente dell’ARTA Aprile 2010 Un sottotitolo del genere desta perplessità, ma tutto si chiarisce definendo i due termini. Per “sport” intendiamo quello del moderno tiro ad avancarica, rinato a nuova vita nel Vecchio e Nuovo Continente come attività sportiva (con gare, trofei e campionati) utilizzando armi da fuoco ad avancarica, originali o repliche, con l’indispensabile corollario di studi e ricerche sulle antiche tecniche di costruzione ed uso di questo tipo di armi. “Rievocazione storica” è stata, nel nostro caso, mettere queste stesse armi in mano ai soci dell’ARTA rievocatori in costume storico. Spesso, infatti, sono gli stessi sportivi che, tra un allenamento e l’altro, od una gara di campionato e l’altra, spogliati della giacca da tiro e tolti occhiali con paraluce e cuffie, indossano una bella giacca rossa garibaldina ed un kepì, alla vita cinturone e giberna, ed a tracolla un fucile militare ad avancarica dell’800. L’A.R.T.A (Associazione Romana del Tiro ad Avancarica) è infatti una delle associazioni che in Italia si impegnano nel settore agonistico del tiro ad avancarica e, parallelamente, anche in opera didattica (con corsi, dimostrazioni, visite guidate, collaborazioni con emittenti televisive e periodici, ecc.), e, da oltre quindici anni, rievocazione storica con un proprio gruppo. Dunque, ripetendo il sottotitolo, duplice percorso sulle due vie parallele dell’impegno sportivo e della ricostruzione storica. GLI ESORDI Gli esordi dell’ARTA, come per molte delle analoghe associazioni, si svolsero quasi in sordina: non più di una decina di persone che, nei primissimi anni 80, iniziarono a conoscersi tramite avvisi sulle riviste del settore od incontri nel poligono di tiro (molti erano già tiratori di armi moderne) e frequentarsi anche in negozi di armi antiche. Già infatti emergevano spunti di curiosità sulle antiche tecniche di tiro, anche se non si poteva ancora parlare di vero e proprio “collezionismo”, che si affaccerà solo molto più tardi. C’era, come sempre accade negli adepti dell’avancarica, il desiderio di provare qualcosa di nuovo ma, nello stesso tempo, di molto stimolante sul piano tecnico e storico. Pochissimi tra noi già usavano a caccia fucili ad avancarica, anche cimentandosi in estemporanee prove balistiche su tavole di legno o vecchi bomboloni di gas (naturalmente vuoti !!). E si cominciavano a sfruttare le esperienze dei tiratori di altre associazioni dell’Italia settentrionale, soprattutto dell’Associazione Lombardo Veneta del Tiro ad Avancarica, vera pioniera nel campo, e presso la quale il sottoscritto cominciò a coltivare, oltre all’amicizia con carissime persone, anche la passione per gli originali (come la famosa Carabina Federale Svizzera!). Eravamo ancora ben lontani dalla fruibilità dei poligoni tiro a segno (presso le Sezioni TSN), a parte rarissime eccezioni: l’avancarica era considerata una “estrosità” pseudosportiva, e le relative armi attrezzi…”strani” e/o poco sicuri, e questo modo

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L’Associazione Romana di Tiro ad Avancarica (A.R.T.A.) un felice connubio tra sport e rievocazione storica

A cura di Massimo Capone, presidente dell’ARTA Aprile 2010

Un sottotitolo del genere desta perplessità, ma tutto si chiarisce definendo i due termini.Per “sport” intendiamo quello del moderno tiro ad avancarica, rinato a nuova vita nel Vecchio e Nuovo Continente come attività sportiva (con gare, trofei e campionati) utilizzando armi da fuoco ad avancarica, originali o repliche, con l’indispensabile corollario di studi e ricerche sulle antiche tecniche di costruzione ed uso di questo tipo di armi.“Rievocazione storica” è stata, nel nostro caso, mettere queste stesse armi in mano ai soci dell’ARTA rievocatori in costume storico.Spesso, infatti, sono gli stessi sportivi che, tra un allenamento e l’altro, od una gara di campionato e l’altra, spogliati della giacca da tiro e tolti occhiali con paraluce e cuffie, indossano una bella giacca rossa garibaldina ed un kepì, alla vita cinturone e giberna, ed a tracolla un fucile militare ad avancarica dell’800.L’A.R.T.A (Associazione Romana del Tiro ad Avancarica) è infatti una delle associazioni che in Italia si impegnano nel settore agonistico del tiro ad avancarica e, parallelamente, anche in opera didattica (con corsi, dimostrazioni, visite guidate, collaborazioni con emittenti televisive e periodici, ecc.), e, da oltre quindici anni, rievocazione storica con un proprio gruppo.Dunque, ripetendo il sottotitolo, duplice percorso sulle due vie parallele dell’impegno sportivo e della ricostruzione storica.

GLI ESORDIGli esordi dell’ARTA, come per molte delle analoghe associazioni, si svolsero quasi in sordina: non più di una decina di persone che, nei primissimi anni 80, iniziarono a conoscersi tramite avvisi sulle riviste del settore od incontri nel poligono di tiro (molti erano già tiratori di armi moderne) e frequentarsi anche in negozi di armi antiche. Già infatti emergevano spunti di curiosità sulle antiche tecniche di tiro, anche se non si poteva ancora parlare di vero e proprio “collezionismo”, che si affaccerà solo molto più tardi.C’era, come sempre accade negli adepti dell’avancarica, il desiderio di provare qualcosa di nuovo ma, nello stesso tempo, di molto stimolante sul piano tecnico e storico.Pochissimi tra noi già usavano a caccia fucili ad avancarica, anche cimentandosi in estemporanee prove balistiche su tavole di legno o vecchi bomboloni di gas (naturalmente vuoti !!). E si cominciavano a sfruttare le esperienze dei tiratori di altre associazioni dell’Italia settentrionale, soprattutto dell’Associazione Lombardo Veneta del Tiro ad Avancarica, vera pioniera nel campo, e presso la quale il sottoscritto cominciò a coltivare, oltre all’amicizia con carissime persone, anche la passione per gli originali (come la famosa Carabina Federale Svizzera!). Eravamo ancora ben lontani dalla fruibilità dei poligoni tiro a segno (presso le Sezioni TSN), a parte rarissime eccezioni: l’avancarica era considerata una “estrosità” pseudosportiva, e le relative armi attrezzi…”strani” e/o poco sicuri, e questo modo

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di pensare, da parte delle dirigenze dei poligoni (e, per la verità, anche da parte di molti tiratori di arma moderna) naturalmente ostacolava un razionale e sereno approccio al problema.Inoltre, alcune circolari ufficiali sulle norme relative, imponevano, qualora si fosse deciso di permettere l’avancarica sulle linee di tiro, l’adozione obbligatoria di spesse e pesantissime paratie di legno e metallo tra una postazione di tiro e l’altra: tali fantascientifiche prescrizioni, peraltro molto costose, abbattevano del tutto l’eventuale piccola e residua buona disposizione degli organi direttivi delle Sezioni di TSN.Era giocoforza, pertanto, per poter provare qualche arma ad avancarica, esiliarsi in luoghi sperduti, lontani da abitazioni e disagevoli da raggiungere. Ideali erano le vecchie cave abbandonate!E’ tale era anche il contesto in cui l’ARTA muoveva i suoi primi passi.Nel 1986, organizzammo una garetta tra noi, con parvenza quasi di incontro agonistico “ufficiale”, in una delle cave meglio raggiungibili ed adatte alla bisogna: vecchie assi di legno come banconi, bersagli estrosi e certo diversi da quelli classici …olimpionici (usammo l’enorme sagoma in cartone di un’alce posta alla distanza di ben….150 metri): ci sembrava un miracolo che i proiettili delle nostre repliche ad avancarica, mal tarate e caricate con polvere di mediocre o pessima qualità, arrivassero (quasi si vedevano in volo !) su qualche angoletto di quell’enorme cartone. Ma che soddisfazione contare, alla fine, qualche buco nella sagoma!: molto più dei colpi nel 10 delle sofisticate gare odierne.

FINALMENTE IN POLIGONO Poco per volta l’ostinata insistenza di alcuni soci nel continuare a parlare e presentare questa nuova passione ai frequentatori e responsabili dei poligoni, unita ad una sempre più ampia eco sulle riviste di settore, cominciò ad aprire piccole brecce.Responsabili di Sezioni TSN di buona volontà, e non chiusi in irrazionali preconcetti, chiesero dimostrazioni e prove balistiche per l’eventuale impiego di queste armi nei normali stand di tiro, e con notevole sorpresa si resero conto di avere a che fare con armi dalle prestazioni non superiori a quelle moderne (anzi spesso molto inferiori), ed assolutamente non pericolose, e cominciarono quindi a permettere i primi tiri.Dunque, nella seconda metà degli anni ‘80, dopo le precarie riunioni di tiro in cave abbandonate, eccoci al …salto di qualità con l’accoglienza in Poligoni, dapprima un poco … fuori mano (Civitavecchia ad esempio), e poi, toccando il cielo con un dito, in quello di Tor di Quinto a Roma.

FAR CONOSCERE L’AVANCARICANel frattempo l’ARTA, ormai considerato unico punto di riferimento per il novello tiro ad avancarica nell’Italia centrale e centro-meridionale, prestava la sua opera di informazione, istruzione, e diffusione di questa passione organizzando direttamente o coadiuvando corsi o manifestazioni di tiro ad avancarica anche lontano dalla capitale (ad esempio a Napoli e Foggia), raccogliendo consensi ed incoraggiando tiratori ed appassionati della più varia estrazione. Ricordiamo in particolare le partecipazioni, dai primi anni ’90, al Game Fair, a Bracciano, (grande

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manifestazione di attività e sport all’aperto), con la gestione dello spazio dedicato all’avancarica. Ogni estate, per 2 giorni e mezzo un eroico gruppetto di soci dell’ARTA si sottoponeva ad un vero e proprio tour de force in un estenuante clima torrido estivo: migliaia erano i visitatori e migliaia i colpi fatti sparare ad interessati ed appassionati. Al termine della manifestazione eravamo rossi come gamberi per il sole, con le mani nere per il grasso ed i residui della polvere nere sparata, e sfiniti. Naturalmente, alla fine del tutto, dovevamo anche smontare tende ed attrezzature e lavare tutte le armi usate.Non ringrazierò mai abbastanza gli amici che in quei giorni abbandonavano lavoro e famiglia per dedicarsi a queste dimostrazioni sulle armi avancarica, la loro storia ed il loro uso, ma tale opera fu molto preziosa grazie anche al rilievo dato da organi di informazione televisivi e di stampa.

NASCE IL GRUPPO STORICO Dopo aver raggiunto l’obiettivo primario di poter finalmente usare le nostre armi nel poligono della Sezione TSN di Roma, agli inizi degli anni 90 cominciarono a riaccendersi le sopite braci della ricostruzione storica.Già un nostro socio si era cimentato nella confezione (casalinga ma pressocchè perfetta) di una uniforme della guerra d’Indipendenza Americana del ‘700, con relativa buffetteria, ma il tutto restava nell’armadio in mancanza di opportune occasioni.Ma anche altri soci manifestavano desiderio di ripercorrere la storia, e soprattutto la nostra storia risorgimentale, in spirito rievocativo.Dopo varie proposte e considerazioni anche di carattere economico (molti lettori ben sanno quanto possa costare un costume storico!), affrontammo quest’altro…salto di qualità, ed inaugurammo il Gruppo Storico dell’ARTA , ispirato al periodo della Repubblica Romana del 1849, indossando la divisa della Legione Italiana di Garibaldi.Era il 1995, e per l’Italia si prospettava anche un periodo di maggiore attenzione alla nostra storia risorgimentale.E così, dopo 150 anni, ricomparvero le camicie rosse garibaldine in quella stessa città di Roma nella quale erano state protagoniste di un eroico ed importantissimo, quanto breve, evento politico e bellico sotto l’assedio delle truppe francesi nel ’49.Alle prime apparizioni nel poligono di Tor di Quinto, seguirono ben presto le ….trasferte fuori della capitale, per commemorazioni, cerimonie e rievocazioni: Mentana (in strettissima collaborazione con il Museo Garibaldino della Campagna dell’Agro Romano del 1867), Monterotondo, Vetralla, Bracciano, Rieti, Antrodoco, Prato e così via.La maggiore soddisfazione, indossando un costume storico, ritengo sia quella di presentare storia …viva, e non più solo da leggere sulle pagine di un libro, ma da toccare ed esaminare in …. grandezza naturale!Il Gruppo Storico è, da molti anni, presente anche in mostre-mercato di militaria, oltre che con soci in costume, anche con un proprio stand particolarmente dedicato al Risorgimento Italiano, e ad elementi di storia e tecnica dell’avancarica.Si è deciso di denominare il Gruppo non più “Garibaldino” (come era denominato inizialmente) ma “Storico”, in quanto gli orizzonti di rievocazione si sono

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allargati comprendendo anche altre divise (ad esempio napoleoniche, e dell’esercito pontificio con uno zuavo di Pio IX).

POLIGONO, AGONISMO E VITA SOCIALEParallelamente all’aspetto storico, l’ARTA continua naturalmente a curare ed ampliare quello agonistico: molti suoi tiratori continuano a piazzarsi annualmente sul podio nelle gare di campionato e sono divenuti anche campioni nazionali sia per le armi corte che per le armi lunghe. Presso il poligono di Tor Di Quinto l’ARTA ha trovato accoglienza e collaborazione eccellenti da parte della Sezione TSN di Roma, a beneficio del tiro ad avancarica nel suo complesso.Alcuni anni fa è stata anche creata, presso lo stand dei 50 metri, un piccolo locale di servizio per conservare e gestire le attrezzature (e molte sono veramente …indispensabili!) occorrenti per questo tipo di tiro: è così possibile avere rapidamente disponibili bacchette per caricare od estrarre proiettili, od imbuti, bersagli speciali, calibratori per controllo punteggi, libri e riviste dedicate, attrezzi di pulizia, e così via in un elenco che ogni giorno sembra allungarsi; questa disciplina è quanto di più abbondante ed indaginoso si possa immaginare riguardo all’occorrente per la sua gestione. Forse è proprio questa sovrabbondanza di attrezzi e manovre, sia prima che dopo il tiro, a scoraggiarne l’approccio a chi non abbia una vera motivazione ed interesse sia storico che tecnico: è molto più facile comperare una scatola di cartucce, andare a spararle in poche decine di minuti, e poi tornare alla vita di tutti i giorni dopo aver soltanto pulito con un poco d’olio una normale arma a retrocarica!

Attualmente l’ARTA (ASSOCIAZIONE ROMANA DEL TIRO AD AVANCARICA) ha un Consiglio Direttivo composto da: Massimo Capone (presidente), Antonio Valeri (segretario e responsabile sportivo), Renzo Signorini, Antonio Sardella, Osvaldo Anselmi.L’avancarica, in seno alla Sezione di Roma, ha come referente Sandro Circi (membro del C.D. della Sezione stessa, oltre che socio e ..”colonna storica” dell’ARTA). Ricordiamo che in Italia, oltre all’ARTA, esistono altre Compagnie (più di 30) attive su tutto il territorio nazionale: per la loro attività sportiva afferiscono ad un organismo unico denominato CNDA (Consociazione Nazionale degli Archibugieri) che gestisce anche un campionato nazionale. Recentemente è stato raggiunto un accordo con l’UITS che attivamente collaborerà nella gestione agonistica.Ricordiamo anche che esiste una parallela attività agonistica di tiro a volo, anch’essa con proprie gare e regolare campionato. Da molti anni la vita associativa dell’ARTA è allietata da periodici incontri sociali (“Natale ARTA”, in occasione del Natale, od “Estate ARTA” in giugno, ed altri eventi in estemporanee occasioni), nei quali alla parte ludico-sportiva, anche con bersagli estrosi e particolari come i targoni tondi di legno (Festscheibe), affianchiamo la più prosaica ma egualmente soddisfacente tavolata davanti ad un bel piatto di spaghetti e porchetta, ed un generoso bicchiere di vino.Cosa volere di più?