art.2,comma20/c-legge n.662/96 FilialediBergamo AnnoXLI-N ...

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Spedizione in a.p. art. 2, comma 20/c - legge n. 662/96 Filiale di Bergamo Anno XLI - N. 10 Dicembre 2002 Spedito nel mese di novembre 2002 Spedizione in a.p. art. 2, comma 20/c - legge n. 662/96 Filiale di Bergamo Anno XLI - N. 10 Dicembre 2002 Spedito nel mese di novembre 2002

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le celebrazioni del natale, una meraviglia chesconvolge perché, se vissuta nella sincerità delcuore, per forza cambia dentro. Quando in unafamiglia nasce un bimbo quello scombina la vitadi tutti. Dio ha voluto nascere bimbo perchéqualcosa nella mia vita cambi.

Per sempre.E’una espressione che fa paura. Può essere che

la cultura di oggi ci abbia reso più disincanta-ti, più prosasticamente concreti. Le aule dei

tribunali, le cattedre di psicologia e gli studi de-gli esperti coprono generosamente la nostra ari-dità e, vorrei dire, la nostra vigliaccheria: non cela sentiamo di impegnarci più di tanto. Adessosì, domani si vedrà. In tal modo l’unico risultatoassicurato è lo squallore interiore, la disperazio-ne più o meno dissimulata.

Dio no! Dio è per sempre, le sue promesse so-no eterne. Il profeta Isaia esclama: ”Ci è nato un

figlio, ci è donato unbambino il suo nome èPadre per sempre”.

Cari amici, cari bene-fattori, cari lettori in que-sto natale non vi facciogli auguri ma vi partecipouna certezza: ci è nato unfiglio, abbiamo per sem-pre un Padre. Mi viene inmente la parabola delPadre, raccontata da Ge-sù. Quel padre dice al fi-glio un po’ astioso: “Mafiglio mio, cosa vuoi? Tut-to quello che è mio ètuo”. Vorrei chiosare:”Tutto quello che sonoio, sei tu”.

A questo punto vi fac-cio pure gli auguri dibuon natale e felice annonuovo.

G.C.

2 MOTIVI

Per noi.Ilmistero dell’incarnazione, del figlio di Dio che

si fa uomo “perché il mondo creda” all’im-menso amore che Dio ha per noi, riempie di

meraviglia e sconvolge.Nella lettera agli Ebrei, l’autore sacro, com-

mosso, esclama: “Ma che cos’è l’uomo perché tuti ricordi di lui, o il figlio dell’uomo perché te necuri?” E proseguendo esorta: ”Fratelli santi, te-nete fisso lo sguardo su Gesù”...

Riempie di meraviglia, ossia di quel sentimen-to di sorpresa suscitato da eventi inattesi e quan-to mai interessanti. Non è di tutti i giorni imbat-tersi in un essere straordinario, Dio, che vuolemettere insieme la tua con la sua esperienza.Non siamo aiutati a “rendere grazie”, a conside-rarci degli eterni accattoni. Moltissime persone sisono prodigate per noi, hanno fatto tantissimoma, arrivati al dunque, ce le troviamo al fiancoanch’esse mendicanti come noi. Quale stuporeallora essere rintracciatida quell’Essere che daquel momento è tuttoper te, a totale disposi-zione! Da quel momento,che è da tutta l’eternità,sei il centro della sua vita,della vita di Dio, perché ilsuo Cristo è nato per te.

Francesco d’Assisi ca-deva in deliquio pensan-do al mistero della incar-nazione e gli è parso na-turale proporre alla devo-zione cristiana il presepe,perché anche visivamen-te, anche teneramentel’uomo si convincesseche la sua povertà non èpiù tale, ma è diventataricchezza di Dio.

La meraviglia è pro-prio il sentimento che piùdi ogni altro accompagna

Celebrerà la S. Messa e presiederà la successiva assemblea il Rev.moDon Joao Batista DE FREITAS – Consigliere Generale dell’Opera di Don Orione

Le notizie fresche che il Consigliere ci porterà – specie sulle Missioni – si alterneranno conquelle di casa, in particolare sui progressi della ristrutturazione della chiesa San Giovanni Batti-sta (notare l’omonimia) del Paverano.

L’incontro sarà allietato dal tradizionale scambio di auguri per le imminenti festività in un cli-ma di fraterna amicizia. Per chi desidera fermarsi al pranzo il solito avvertimento: prenotarsi al-meno tre giorni prima al tel. 010-5229334.

A quanti ci leggono l’augurio più cordiale e affettuoso di un

santo natale e prospero 2003

domenica 22 dicembre, ore 10raduno natalizio a paverano3 INCONTRI

Per noi. Per sempre.giosa. Il segno di questo impe-gno sarà il ricupero della no-stra chiesa. Ricupero sì archi-tettonico, ma ricupero vòlto al-la maggior fruizione dello spa-zio perché gli ospiti possanoavere ulteriore coscienza di es-sere ancora parte viva, deside-rata e necessaria di una più va-sta comunità: quella costruitasulla fede. Nel dare l’avvio aquesta iniziativa si è posta unacondizione: non distogliere

nulla a quello che vienedato per l’assistenza e fa-re affidamento soprattut-to sugli ospiti ed amici che

sono convinti che il più alto ge-sto di carità è quello di chi ticonsegna rasserenato alla pa-ternità di Dio”.

Il nome di chi vorrà fareun’offerta per le realizzazionedell’opera verrà segnato suuna cartolina che sarà depostain un urna sita nell’abside dellachiesa. Se tale offerta è di 500euro e oltre il nome dell’offe-rente o di chi egli vorrà ricor-dare sarà inciso su lastra dimarmo eposto alla prete difondo in chiesa. In tutti i casi lariconoscenza degli ospiti delCottolengo si manifesterà nel-la preghiera. Grazie.

ilgiorno 7 ottobre gli ope-rai sono entrati in chiesa

ed hanno iniziato i lavori. Inapparenza una data comeun’altra. Invece no. Il sette ot-tobre è la Madonna del Rosa-rio e questo particolare è dibuon auspicio. Nei primi ventigiorni di lavoro la chiesa è tut-ta un cantiere. Sono sparitigradini, barriere e l’abside harestituito l’antica austerità del-la pietra viva. Ora si stanno fa-cendo le palificazioni perrafforzare le colonne. Nel frat-tempo anche il soffitto vienepredisposto per alloggiare leputrelle di sostegno. Il motivoè semplice: per riportare allaluce le esili colonne primitiveoccorre liberarle dei ostegniche hanno aggiunto per sor-reggere i piani superiori. Ciòcomporta scaricare il peso sustrutture che, appunto, si stan-no approntando.

Le foto documentano il tipodi lavoro che si sta facendo.

Riportiamo per i più fretto-losi quanto abbiamo già dettonel numero precedente: “L’e-norme lavoro di adeguamentoin gran parte svolto o in atto, ciporta oggi a rivolgere maggiorattenzione a quella qualità del-l’assistenza che per intendercichiamiamo “animazione” e,soprattutto, animazione reli-

7700oo70o Insieme

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il rifugio sicuro e amorevole peri feriti della storia.

GIOVANNI BOSCO: raccol-se i ragazzi dei quali ci si accor-geva soltanto quando c’era darimpolpare i ranghi del regioesercito. A loro assicurò istru-zione, lavoro e un futuro digni-toso. Che io sappia fu il primonella storia a pretendere il con-tratto di lavoro per i ragazzi cheappoggiava presso artigiani eimprese per incamminarli nelmondo del lavoro.

FRANCESCO FAA DI BRU-NO: militare (suo fratello Emilio,capitano di vascello, affondòcon la corazzata Re D’Italia,che egli comandava nella batta-glia di Lissa), scienziato, profes-sore universitario, precettore diprincipi, compositore e architet-to. Aveva un difetto: non eramassone e quindi fu sempreosteggiato. Divenne sacerdotee fondò una congregazione perl’assistenza alle domestiche al-lora in balia di soggetti nonsempre raccomandabili.

GIUSEPPE ALLAMANO: fon-datore dei missionari della Con-solata.

GIUSEPPE CAFASSO: chia-mato il prete della forca perchéassisteva i condannati a morte.Fra questi anche il gen. Girola-mo Ramerino accusato della di-sfatta di Novara. Se ne contanooltre sessantasette di condan-nati da lui aiutati ad affrontarel’esecuzione rappacificati conDio e con la società.

Don Orione cominciò col ra-

La tradizione e la storia rac-contano che a Triora, paese de-dito alla pastorizia ed ai lavoriagricoli, nel 1587 si svolgesseun processo alle streghe con-dotto dalla sacra Inquisizione.Le streghe erano giovani e belledonne che si riunivano nella lo-calità “Cabotina” ed alle quali siattribuivano malefici e nefan-dezze di ogni genere. Il proces-so terminò nel 1589 con la con-danna delle streghe sottopostein più casi alla tortura.

A Triora è aperto il museo et-nografico e della stregoneriache alcuni del gruppo hanno vi-sitato nel momento in cui la

Meta della gita erano le valliArgentina ed Armea o,

meglio, alcuni centri caratteri-stici delle stesse. Il pullman digitanti partiva da piazza Solarialle 7,30 e il desiderio di tuttiera una giornata di sole. Gli oc-chi della mente avevano già fat-to pregustare lo splendore dellanatura autunnale, lo spettacolodei terrazzamenti contenuti damuri a secco, i paesini adagiatiin fondo valle o arroccati allasommità dei monti, i ponti me-dioevali o romani, i molini...

Ma a Genova era nuvolo, co-minciava a cadere la pioggia;poi una tregua fino ad Arma diTaggia ma, quando si è deviatodall’autostrada, ecco nuova-mente le gocce che si infittiva-no ed assumevano le sembian-ze di una specie di diluvio. Nu-vole basse, luce grigia e... piog-gia! Così si intravvedevano le lo-calità, le macchie di colore gial-lo o rosso della flora autunnale,le sfumature dei molti verdi del-le serre all’aperto, ma non mol-to di più oltre la strada piena ditornanti ed in certi punti strettaed a strapiombo!

Per fortuna l’autista Mimmoera una persona capace, tran-quilla ed abile; ed eccoci a Mo-lini di Triora, ma la nostra primameta è Triora (m. 780) aggrap-pata alla cresta terminale delmonte Trono. Il paese è compo-sto da edifici di varie epoche tracui una diecina di chiese o ora-tori, resti di cinque fortezze ecastelli, un insieme movimenta-to da vicoli, piazze, cortili e sca-linate su cui si affacciano casespesso arricchite da pregevoliportali scolpiti.

pioggia ha dato un po’ di tre-gua. Un occhiata veloce al pae-se antico ed alla chiesa campe-stre di S. Bernardino del XV se-colo e si è ripresa la strada perMolini di Triora dove, all’alber-go S. Spirito, attendeva unbuon pranzo. Molini di Triorasorge alla confluenza dei tor-renti Argentina e Capriolo e de-ve il suo nome ai 23 molini chevi si trovavano, operanti in tem-pi passati. Visto dallo speroneroccioso dal quale Triora domi-na, l’abitato di Molini in fondo-valle, contornato dalle “fasce” aterrazza, un tempo coltivate,mostra tutto il suo fascino.

Don Luigi Orione nacque inuna famiglia dove la povertà

era la padrona di casa. Il padreVittorio faceva il selciatore, lamadre la domestica. “ Mia ma-dre, narrerà Don Orione, mise ame che ero il quarto figlio, il ve-stito del mio primo fratello cheha tredici anni di più, e, poveradonna, quei vestiti li aveva tuttifatti passare ai tre prima dime…” D’estate trascorrevanoore e ore a raccogliere, sotto ilsole micidiale della pianura pa-dana, le spighe dimenticate daimietitori. Non era un passatem-po, era il necessario per soprav-vivere. “ Prendi su Luigino: sonopane”, diceva mamma Carolinaal figlioletto, indicandogli unaspiga nascosta. Gli inizi dellagrande industria capitalista ave-vano peggiorato le condizionidi vita trasformando il progres-so tecnologico in causa di po-vertà e di miseria. La Chiesa nonpoteva rimanere insensibile e inquel periodo sorsero più diquattrocento congregazionifemminili, tutte col fine di aiuta-re il prossimo. Orione, dopoaver seguito per poco il padre,intraprese la via del sacerdozioa Torino da Don Bosco. In cittàoperavano santi sacerdoti dedi-ti al prossimo, che lasciaronotraccia profonda nello spiritodel giovane Orione. Tra questi

GIUSEPPE COTTOLENGO:si dedicò alle miserie voluta-mente schivate dalla società ele fece protagoniste di benedi-zione e provvidenza al puntoche dire “Cottolengo” significa

dunare i ragazzi dalla strada or-ganizzandoli nel gioco e nellostudio. A ventuno anni apre unascuola per quelli delle valli dellasua terra che, lontani dai centri,non avevano possibilità di fre-quentare. Corse in soccorso aiterremotati di Messina e dellaMarsica, provvedendo ai nume-rosi orfani. Intensificò questo ti-po di assistenza durante lagrande guerra che tanti lutti an-dava seminando nel paese. So-stenne le rivendicazioni dellemondine, le donne che dallavalle padana andavano nelle ri-saie a “mondare” il riso, siste-mate in modo indegno in allog-gi fatiscenti, retribuite misera-mente ed obbligate a turnimassacranti di lavoro. Pensò an-che agli emigrati dell’Americadel Sud. Infine aprì i Cottolengoper accogliere i dimenticati del-la società. Con il pane egli volleassicurare a loro la dignità. Tuttidovevano sentirsi protagonisti.Lo spingeva l’amore a Gesù; vo-leva provare con i fatti che Gesùera morto per tutti; voleva darela possibilità a tutti di fare delbene, di trovare il Cristo nellapersona del fratello sofferente.Con le opere che egli andavarealizzando con la generositàdei generosi voleva gridare cheDio ha un cuore grande così.

4 LA VELINA1 5 VOLONTARIATO

Pane e dignità

1 Quando non c’erano ancora le fotocopiatrici, per fare più copie dello stesso documento, nella macchina da scri-vere venivano inseriti fogli sottilissimi che per questa loro qualità erano detti veline. Durante il periodo di regime era-no i comunicati che il Capo passava alle agenzie di stampa per imporre il suo pensiero. Adesso, in regime di libertà, civiene propinato, con altre veline, un tipo di pensiero sulla cui sublimità lasciamo liberi i lettori di pensare come vo-gliono. In questo nostro limitatissimo ambito, il termine velina vuole significare solamente il tentativo di trasmettere, siapur stringatamente e con disinvoltura, la figura del Fondatore nella speranza che ci si butti l’occhio sopra, cosa che nonavverrebbe se alla rubrica si desse come titolo: Breve compendio della vita del beato Luigi Orione.

17 ottobre: gita alle valli Argentina e Armea

sopra: Molini di Triora visto da Triora.

sotto: al ristorante.

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A tavola, di fronte ad un nu-mero sostenuto di antipasti,due primi piatti con degli splen-didi tagliolini ai funghi, scalop-pine ai funghi porcini, coniglioalla ligure con contorno di po-lenta, gelato, crostata, frutta,

due tipi di vino, caffè, gli animisi sono addolciti dimenticandola delusione del brutto tempo.Alle 15,30, dopo un velocissimogiro per il borgo ed una visitaall’emporio della “strega” cheforniva di tutto, dal pane locale

al vino, al “latte di lumaca” (li-quore), ai “bacini di lumaca”(dolcetti saporiti), si è ripreso ilviaggio con meta Dolceacquain valle Armea.

Sosta in piazza con sguardoe foto al bel ponte medioevalead una sola arcata, al borgo edal castello semidiroccato deiDoria che lo domina dall’alto, aigermani reali che nuotavanonell’acqua del torrente Nerviaquasi sotto la cascatella a salto,acquisto di vini vari e poi via,verso Genova. Siamo giunti inpiazza Solari alle 20,30, stanchima paghi della giornata, rim-piangendo le cose belle che sisono dovute trascurare permancanza di tempo.

Il gruppo volontari

genovae don orione

Mi basta che Don Orione mi guardie sorrida e mi sento miglioreEugenio Beaud

Questa mia povera vita io la offro al Signoreperché in cambio abbiano a fioriresante gioie sui loro passi.Don Orione

AGenova Don Orione si orientò soprattuttosui Cottolengo e soltanto più tardi i suoisuccessori aprirono case rivolte ai giovaniche si affacciavano al mondo del lavoro. Lacittà, infatti, offriva moltissime possibilità di

inserimento per i giovani che la congregazioneaveva formato nei suoi istituti professionali dell’E-milia e delle Marche. Queste nuove aperture nonerano altro che il proseguimento del pensiero delFondatore. Prima fra queste case fu quella in Sali-ta Ca’ dei Trenta a Trasta di Rivarolo, chiamata findall’inizio “Casa di Teglia”. Il parroco ci segnalò

una vecchia casa e con i soldi del generale Beaude signora si fecero tutti gli adattamenti e amplia-mento necessari per renderla accogliente per igiovani. In questa casa si prodigarono con affettoquasi paterno diversi sacerdoti dell’Opera. Alcuni

teglia

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Come detto nel bollettino precedente è possibile, con una of-ferta di almeno 500 €, ricordare il nome di un proprio caro.Non però sul pavimento, dove non sarebbe visibile, bensì suapposite lapidi di marmo che saranno collocate sulle paretidella chiesa. Nella presente nota questi nomi saranno scritti in neretto.La scoperta di una capiente nicchia sul lato destro dell’abside ha suggerito un’altra idea. In essaverranno inserite cartoline (vedi foto) che sul retro conterranno: nome dell’offerente, importo,persona che si intende commemorare. Ci pare un bel modo di collaborare all’iniziativa, certi chei nostri defunti, da noi voluti accanto all’altare, ricambieranno con la loro intercedente preghiera.Oltre alle consuete forme (di persona, col c.c. postale o bancario) è stato aperto un appositoconto corrente bancario presso il Credito Bergamasco di via Ayroli: ABI 3336 CAB 01041 n.12605 intestato al Piccolo Cottolengo di Don Orione per la ristrutturazione della chiesa.

TOCCO Anna 25,00ANDREA AVANZINI – la moglie e i figli 500,00ANTONELLI Luigi 25,00ROSSI Rag. Mario, in memoria dei propri defunti 30,00CAMPANELLA Clelia 26,00Le amiche Norina, Franca, Gina e Pinuccia, in memoria di Rinaldo Salvi 40,00E.I., in memoria dei defunti Infantolino 200,00N.N. 1.000,00N.N. 200,00PASQUALINA MOTTINO 1.000,00MARCO e CECILIA ROSSI 500,00

Totale € 3.546,00

chiesa di san giovanni

battista

COSTRUIAMO INSIEME

il ponte medioevale di dolceacqua.

la casa di teglia.

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tuttora viventi sono oggetto di riconoscente ve-nerazione da parte degli ex-allievi, ormai attem-pati padri di famiglia, che lì hanno spiccato il voloverso la vita. I coniugi Beaud vi erano di casa e sivedeva sul loro volto la soddisfazione. Era il 1956e la ricostruzione post bellica era avviata di grancarriera. Lo Stato fece la parte sua nel dare una di-versa impronta alla economia ligure in genere e

genovese in particolare. Insomma, si svuotavanole montagne e le campagne, mentre le città di-vennero la mecca per tante persone.

Ora la casa ospita giovani con disagio socialeed è gestita dal Centro di Solidarietà che ha unaesperienza unica nel settore e Don Orione è benfelice di collaborare in qualche modo al loro recu-pero.

Abbiniamo questa casa a quella di Tegliaperché, in qualche modo, hanno persegui-to le medesime finalità: assistenza ai Gio-vanni Lavoratori, anche se il Boschetto rac-coglieva giovani un po’ più maturi. Di que-

sta Abbazia, sotto il profilo storico e culturale, sene è parlato e se ne parla tuttora nelle stampespecifiche. Qui ci interessa segnalarla per l’assi-stenza che ha offerto ai lavoratori. In verità neisuoi chiostri e nelle numerosissime celle spartane,hanno trovato ospitalità tanti operai sradicati dalproprio paese per guadagnarsi il pane in una cittàsconosciuta. Aspettavano con orgoglio il giornodi paga per inviare a casa l’assegno o per accu-mularlo nel conto per prepararsi una dimora tuttaper loro. L’economia nuova che ha investito Ge-nova, il benessere diffuso più uniformemente nelPaese, hanno reso queste case fuori moda. Tutta-via anche oggi l’abbazia svolge il medesimo im-pegno ed accoglie operai rumeni che lavoranonel porto e che diversamente non saprebbero co-me fare. Attualmente viene gestita da Don Orio-ne che si serve tuttavia della copperativa DONOper fare del bene sempre, del bene a tutti, secon-do il suo programma.

Scrive la signora Beaud :”Don Orione predi-cava nella chiesa di Santo Stefano a Geno-va. Andammo ad ascoltarlo. Parlava dell’a-more di Dio e del prossimo con parole sem-plici ma infuocate. Egli piangeva e così tut-

to l’uditorio. A funzione finita mio marito mi di-ce: “Vado in sacrestia a parlare con Don Orio-ne”. Il sacerdote gli strinse la mano fissandolo alungo e gli disse: ”Ormai ci rivedremo sovente,faremo del bene assieme”.

Don Orione si è auto definito in svariati mo-di: straccio, calzolaio, asinello, facchino, pastic-cione. Io aggiungo: matto. Chissà cosa gli frul-lava in testa! Eppure è facile indovinarlo: bastasapere cosa covava nel cuore. Nelle sue iniziati-ve, umanamente sbilenche, ha incrociato delleanime che, da lui conquistate, lo hanno aiutatoin tutti i modi. Il generale Beaud, nel più assolu-to silenzio e modestia, gli ha dato montagne disoldi per cavarlo fuori da pasticci ciclopici. Vollefinire i suoi giorni nel Cottolengo, tra i ricovera-ti. E dopo di lui anche sua moglie. Uno dice:Beh, se li ha dati vuol dire che i soldi li aveva.Già, ma chi lo obbligava a spenderli in quel mo-do se non la sua fede e la sua dirittura morale?Dopo aver aiutato Don Orione nelle sue operedi carità a Tortona, Roma, Reggio Calabria, Ge-nova, lasciò tutto al Piccolo Cottolengo.

Scalò tutti i gradi militari; fu addetto militarein alcune sedi diplomatiche; parlava corretta-mente diverse lingue orientali. Fu mandato aGiannina, città dell’Epiro, Grecia, dove stavaper scoppiare un grave incidente diplomatico.Il generale Tellini, con altri tre ufficiali, venne as-sassinato in una imboscata mentre cercavascampo sotto l’auto. Venne mandato Beaud a

vedersela con ufficiali greci, francesi ed inglesi.Situazione esplosiva: dormiva con la pistolasotto il guanciale. Fece ogni cosa con tanto tat-to che, oltre a esigere per i caduti l’onore dellearmi, ottenne un congruo indennizzo. Accorto-si che il suo rapporto era stato manomessostrapazzò di brutto l’ufficiale inglese al puntoche questi lo sfidò a duello. Il generale gli ri-spose che il suo credo non contemplava una si-mile bravata.

Un carattere così forte venne conquiso dallacarità e, diciamolo pure, dalla santità di DonOrione e strinse con lui un rapporto di teneraamicizia. Racconta ancora la moglie: “DonOrione veniva una volta alla settimana a Geno-va e riceveva per primo mio marito… Nessunoosava disturbare i suoi colloqui, ma Eugenioandava in cucina, faceva frullare un uovo nelcaffè e pian piano picchiava alla porticina. DonOrione lo lasciava entrare ma diceva: «Genera-le, io lo prendo questo caffè ma soltanto se leine prende metà con me». Don Orione era soli-to berlo nel piattino per raffreddarlo ed eragiocoforza per Eugenio prenderne il menopossibile, ma nella tazzina”. Quanto avrei pa-gato per godermi lo spettacolo! Continua la si-

abbazia di san nicolò del boschetto

don orione e il gen. Beaud.

da sinistra: don giuseppe Aureli, il gen. eugenio beaud, la consorte contessa thea Raggio, don carlo pensa, (2º successore di don orione) don silvio parodi.

il complesso del boschetto.

il generale eugenio beaudla consorte contessa thea raggio

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Da una qualche parte di questo bollettinosi parla del generale Beaud e signora chehanno aiutato a palate Don Orione, ca-vandolo spesso da una marea di guai fi-nanziari. Don Orione fidava nella Provvi-

denza ed era attentissimo all’economia. Con-trariamente a quel che di solito pensiamo dicerti santi, quasi fossero degli sconsiderati giul-lari, essi sono stati invece pignolissimi in fatto diamministrazione convinti che il primo dono chela Provvidenza fa è l’intelligenza e la sagacia.Scorrendo i suoi scritti si vede che Don Orionetorna sull’argomento debiti numerosissime vol-te e richiama severamente quei religiosi che fa-cevano i… poeti anziché gli economi. Non di-mentichiamo che egli, proprio negli anni delcrollo di borsa negli Stati Uniti, attorno al 1929,che ha messo in ginocchio l’economia mondia-le, stava costruendo il santuario della Guardia aTortona, aveva incominciato qualcosa a Quartoe i suoi istituti straripavano di ragazzi e semina-risti nell’età più critica per le dispense alimen-tari. Insomma, di grattacapi ne aveva a volontà.A questo proposito vien bene l’accenno a Pa-dre Ghignone, un barnabita di grido, che go-deva di fama di letterato e nell’affidargli orfanidel terremoto di Messina, la contessa Spalletti,presidente del Patronato regina Elena creatoapposta per gli interventi del caso, faceva at-tenzione che avessero predisposizione all’arte.Quando Padre Ghignone si accorgeva chequalche ragazzo non rispondeva agli aneliti

poetici faceva di tutto per sbolognarlo a DonOrione il quale bonariamente si lamentava:“Perché – diceva – la Spalletti a Padre Ghigno-ne paga cento lire di retta a ragazzo, a me, in-vece, dà la metà della metà della metà”. Mapur avendo quella retta di tutto riguardo, P.Ghignone non riusciva a mettere d’accordo lemuse con la prosa. Don Orione osservava argu-tamente: ”Carmina non dant panem et quandone dant ne dant pochinum“. Un latino macche-ronico che ognuno sa tradurre: ”Le poesie nondanno pane, e quando ne danno, ne danno po-chino“. L’istituto San Filippo Neri che andavacostruendo a Roma, maestoso ed imponente,aveva l’entrata sulla via Appia. Don Orione scri-ve a Don Sterpi, il suo vice: ”Ora è mio vivo de-siderio che si cerchi di affittare il negozio il me-glio possibile, e, se con l’abolire il portone d’in-gresso sulla Appia Nuova e le due camere late-rali, si può realizzare 25 o 30 mila lire di più, miosentimento è che non si badi all’estetica o allapiù o meno bella figura: non si badi a nessuno,né a critiche né a piagnistei, da qualunque par-te vengano, ma si realizzi; poiché, caro DonSterpi, non è coi criteri di fare bella figura, del-la più o meno vanità; non con la lingua né conle critiche si pagherà lo stabile, ma con criteriben più positivi e realistici soddisferemo ai gra-vi impegni e pagheremo lo stabile”.

Ora comprendiamo meglio la riconoscenzacommovente che Don Orione aveva per i suoibenefattori.

una lavanderia ed un alimen-tare.

Nel 1967, per venire incon-tro alla forte richiesta locale diun asilo, aprimmo la scuolamaterna “Don Orione” fre-quentata da 170 bambini l’an-no fino all’apertura delle scuo-le comunali. Nicola fu ben feli-ce di mandarvi le due figlie,Paola e Claudia; un rapportocontinuato poi con le nipotine,Ilaria e Chiara.

Un po’ di stanchezza e qual-che problema di salute obbli-gano alla cessazione dell’atti-vità, non traumatica ma con-vinta. Chiuso col bar, chiusocol Paverano. Calma, ragazzi,c’è ancora qualcosa dietro, odentro?

Pensate ai Nicola; può darsiche nascano da un omaggiopatronale ma, una volta messiin circolo, diventano patrimo-nio familiare soprattutto dovesi ricorda in tal modo i propriavi. E forse quel vecchio scam-bio commerciale era già amici-zia, o un seme, chissà.

Fatto sta che Nicola è oggivolontario, così come la figliaClaudia. Fra i sacerdoti, in pri-mis gli anziani, quando nellepersone che si hanno attornosi riscontrano determinate ca-ratteristiche si usa dire: “sonodei nostri”. “Nostri”, ad esem-pio, sono quelli che ci hannoconcesso le interviste pubbli-cate. “Nostro” ci pare di poterdire è il buon Nicola...

latino maccheronico ma fino

gnora Thea: ”Don Orione veniva a Genova tut-te le settimane ed Eugenio infallantemente an-dava in Via Bosco dove già trovava tanta gentead aspettarlo. Si nascondeva in un cantuccioma Don Orione, col suo sguardo penetrante,guardava tutti e diceva sempre: «Abbiano pa-zienza, prima il mio generale e poi sono tuttoper loro». Eugenio mi ripeteva: «Mi basta cheDon Orione mi guardi e mi sorrida e mi sentomigliore».

Don Orione manifesta la sua riconoscenzasconfinata con espressioni che possono sem-brare esagerate ma che danno la misura del-l’affetto che correva fra loro. “Caro signor Ge-nerale e buona Signora Thea, una commozioneprofonda mi impedisce quasi di esprimere

quello che mi passa in questo istante nell’ani-mo. Come poter ricompensare il conforto chemi è venuto da loro in ore difficili, in momenti digravi angustie?…Quanto a me sento che in uni-co modo posso ricambiare il bene che mi si èvoluto, la generosità e la carità che mi sono sta-te usate da Loro. Ecco: questa mia povera vitaio la offro al Signore perché in cambio abbianoa fiorire sante gioie sui loro passi“. E per esserepiù concreto obbligò le case che erano statemaggiormente beneficate dai Beaud a far cele-brare in loro suffragio, ovviamente a suo tem-po, un numero incredibile di sante messe.

Si era davvero verificato quanto Don Orionegli disse nel primo incontro: ”Faremo del beneinsieme”.

11 CONOSCERCI E’ AMARCI

11 CRONACA

Il paese dei NicolaIl paese dei NicolaVe la do per buona, mal-

grado il Nicola che mel’ha venduta sia un burlone. Di-ce che al suo paese d’origine,in Sardegna, come segno didevozione al santo patrono,c’è almeno un Nicola in ognifamiglia; quasi a conferma lamoglie, compaesana, Nicolina.

Nicola e la moglie gestiva-no il bar latteria attiguo al Pa-verano. Gli affari sono andatibene sia perché era una zonaurbanistica recente sia perchévi confluivano i parenti dei no-stri ospiti, gli ospiti stessi, ilpersonale. Si potrebbe quasiparlare di una dipendenza na-turale o di tacita collaborazio-ne. A testimonianza l’acquisi-zione di due negozi laterali:

Raduno Amici di ottobreDomenica 27 Ottobre, ulti-

ma del mese, si è tenutol’abituale incontro del GruppoAmici di Don Orione del Pave-rano. In tale data il PiccoloCottolengo ha voluto unirsi alSac. Ferdinando Dall’Ovo chericorda il suo Cinquantesimodi Ordinazione Sacerdotale eSessantesimo di Consacrazio-ne religiosa in seno alla Picco-la Opera della Divina Provvi-denza di Don Orione per rin-

un momento della concelebrazione per il 50º di don ferdinando...

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graziare il Signore di cosìgrande dono. A lui si sono uni-te per il Cinquantesimo di VitaReligiosa Suor Maria Rosannae Suor Maria Virtuosa.

La solenne Santa Messa èstata concelebrata da donFerdinando con il DirettoreDon Corona, Don AntonioRuggeri e Don Pietro Donzelli.

All’omelia il Direttore ha

sottolineato il significato di Di-vina Provvidenza – l’amore diDio diffuso nei nostri cuori – el’impegno di ogni Figlio diDon Orione è di esserne testi-mone con l’esercizio della ca-rità.

Don Orione ci ha lasciatoquesto compito: essere testi-moni dell’amore di Dio conl’esercizio della carità come

unico mezzo per essere cri-stiani. “Solo la carità salverà ilmondo”.

Poi Don Corona si è soffer-mato sull’impegno di tutti apartecipare, con la nostra of-ferta, al restauro della nostrachiesa anche in vista del pros-simo Settantesimo del Pavera-no, aperto alla carità da DonOrione nel 1933 con la firmadel contratto d’acquisto ilgiorno di San Lorenzo.

La giornata di festa ha avu-to un momento di gioia nell’a-gape fraterna con le Suore, gliAmici ed alcuni parenti di DonDall’Ovo, e nella accademiateatrale realizzata dalle Ani-matrici, da Piero Zanfretta edai fanciulli nella Scuola Ma-terna Don Orione che fa partedelle attività del Paverano.

D.F.

Ilmotivo della presenza delsottoscritto il giorno 8 set-

tembre a Borgonovo era che sivoleva ricordare Don Luigi Lo-renzi, che a Borgonovo haoperato complessivamenteper ben trentadue anni, e ilsottoscritto conosceva abba-stanza bene tutto questo argo-mento. Qui, egli fa solo un po’di cronaca di quella giornata,guardando però anche oltre ifatti. All’arrivo lo accoglieva undrappello di ex e relativi fami-liari raccolti attorno a quellatomba-cimitero di Borgonovo– che è diventata ormai, il sa-crario degli orionini della zona.

Subito dopo, però, gli arrivi siinfittiscono ed eccoci già allaimmancabile assemblea, il mo-mento classico in cui le massi-me (!) cariche della sezionescaricano le armi della loro fa-vella, assistente compreso, suimalcapitati e pazienti ascolta-tori.

Quello che la cronaca cogliedi questo momento lo conden-siamo in due punti. Bene hafatto il Presidente della sezio-ne Elio Losi a ricordare una re-gola che si era data il compian-to Paolo Onorati quando, permolti anni, da pensionato maanche prima, ha dedicato mol-

to tempo e molte energie alleattività del Don Orione. La re-gola era questa: non faccioqueste cose per l’uno o perl’altro dei preti, o non preti,che ci sono adesso e domanimagari non ci sono più; lo fac-cio per Don Orione. Bravo,Paolo; bando ai personalismi.

L’altra cosa da sottolineareera che Don Carlo, come gliera stato richiesto, è intervenu-to per leggere un breve ricor-do di Don Lorenzi, e sapeteche cosa è venuto fuori? È ve-nuto fuori che Don Luigi maga-ri non sarà stato un eroe – sequalcuno pensa di esserlo alzi

FESTA ANNUALE DEGLI EX ALLIEVI A BORGONOVO (8 SETTEMBRE)

Soprattutto conta la carica

... ed uno di festa. accanto a don ferdinandola sorella.

la mano – ma una piccola echiara lezione ce l’ha lasciata eci basta, per custodire un pre-zioso e caro ricordo di lui. Lalezione è questa: quello cheDon Luigi faceva lo facevasempre guardando in alto econ molto impegno, con fe-deltà e costanza, ma senzaproclami e col minor numeropossibile di parole. Stendete,spalmate (si dice così, oggi?)questo stile su un percorso ditrentanove anni (sì, perchéquesto stile lo esportava) e di-temi se è poco. O continuiamoa pensare che, una persona dicui stiamo parlando, che nonc’è più e della quale non pos-siamo dire che è stata un eroeo ha fatto miracoli, non è nes-suno?

Il secondo momento dellagiornata, ma il celebrante dal-l’altare si è affrettato a precisa-re che in realtà era il primo, èstata la santa Messa. Commo-vente quell’elenco di “nostri”(Don Luigi, Don Ezio, Paolo, Ri-no... fino a Gaspare Rocca) cheabbiamo raccomandato al Si-gnore. L’omelia sottolineava leparole di Gesù: se due concor-deranno nel chiedere qualun-que cosa, il Padre la conce-derà. La bella assemblea inquel momento era certamenteconcorde nel chiedere al Padredi accogliere con divina bene-volenza quell’abbondante lista

di nomi che gli era stata pre-sentata.

Ma la prassi e la tradizionevogliono che il momento cloudella giornata sia il pranzo, cheè pranzo, sì, ma è anche tantealtre cose. È la festa vera, è ilritrovarsi, è la fraternità. Ed èanche il momento delle pre-miazioni, delle borse di studio,presente anche lo sponsor.Bellissima l’idea di premiare exallievi padri insieme ad ex allie-vi figli. Altrettanto bella l’idea(anche se non originalissima)delle magliette con la scrittache andavano a ruba e chemolti esibivano con orgoglio.E ancora: il pranzo è anche lalotteria, perché ci vogliono an-che i “dané” e senza “dané”non si fa niente e allora come sipotrebbe inviare quella bellacifra alle missioni orionine?

Stiamo registrando dei fatti,ma i fatti parlano. Si vede chequesta associazione guarda alfuturo e non si accontenta dicelebrare uno stanco presente.È una constatazione che emer-ge dalla presenza delle fami-glie e soprattutto dei figli. Enon è, la famiglia, la culla ditutto? Il terreno di coltura giu-sto di ogni valore?

Di fatto, non capita spessodi discostarci da un cliché or-mai fisso di giornate comequeste, dove vedi quasi sologente ben adulta, o attempa-

ta. Certo che c’erano anche diquesti, e c’era perfino chi rac-contava ancora delle carezzericevute da Don Orione. Mac’era anche un gruppo nutritodi giovani che facevano il loromestiere, e cioè un bel chiassoche sembrava musica.

Aveva dunque ragionequalcuno al momento del con-gedo di complimentarsi per-ché la sezione dimostrava diavere le risorse per guardare alfuturo: una sezione viva – equesto si vedeva e si sentiva –ma anche una sezione vitaleperché ci sono le risorse giu-ste: l’età, la passione... e so-prattutto carica. Già, la carica.Quanti progetti, quanti pro-grammi, quante parole anchebelle non di rado si infrangonoappena si scende nella trinceadel fare. La carica è un’altra co-sa. È una forza, è una magiache non ha necessariamentebisogno di colte parole, per-ché mette subito in causa séstessa. La carica, lo vediamo,smuove le montagne; le paro-le, specialmente se troppo bel-le o troppo colte, smuovonopoco. Complimenti, dunque aivari Losi, Schinardi, Botteri ecompagnia bella, e avanti così.

D.M.

il gruppone degli ex presenti.

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Raccomandiamo alle pre-ghiere dei nostri lettori gli amici,i benefattori e gli assistiti man-cati da poco o dei quali ricorrel’anniversario della morte: sig.Enrico A. Rossi, sig.a CostanzaMora, sig. Giuseppe Tamellini,don Umberto Valeri, dott. Giu-seppe Avanzino, prof. Iole Taral-li, sig.a Giuseppina Segale ved.Sciaccaluga, sig.a Marianna Ve-spa ved. Micangeli, suor M.Esterina, dr. Silvio Patrone, sig.Leopoldo Bordo, sig.a EugeniaDe Martini, don Luciano PesceMaineri, sig.a Giuseppina Gio-vanna Galiani, sig.a Itala Mesco-li in Chiarella, sig. Giacomo Ma-ciocco, sig. Enrichetto Sciacca-luga, sig.a Ancilla Carenini, dr.Giovanni Cucinotta, sig.a Eveli-na Crispino ved. Gargani, sig.aGiulia Anselmi Foroni, ing. Pie-tro Della Casa, sig.a GiuseppinaMassa, n.h. Guglielmo Montali,

suor M. Caterina, prof. Luigi Da-neo, sig.a Concetta Palau, sig.Gaudenzio Silvano, sig. EmilioGraffione, don Valerio Rossi, dr.Vincenzo Bongioanni, sig.a Ma-ria Bernardi, suor M. BambinaRestelli, sig.a Enrica Celesia, sig.Arnaldo Dapueto, mons. Broni-slaw Dabrowski, sig.a AdeleGhio Simoni, sig. Pietro Sac-chettini, sig. Alessandro Cabel-la, suor. M. Cecilia, sig. LuigiConte, suor M. Apollonia, sig.Giuseppe Malerba, sig.a HildaBarabino ved. Galbiati, sig.a Gil-da Foresti ved. Ruggeri, sig. Sal-vatore Viacava, sig.a Luigia Fer-rando, sig. Salvatore Massidda,sig. Umberto Vallebona, sig.Giovanni Valle, sig.a Tilla Acutived. Vegezzi, don Giacomo Sil-vano, don Dalmazio Albertazzi,avv. Luigi Peirano, sig. PrimoGuglielmi, sig.a Maria Carenini,sig. Felice Boffardi, sig. Luigi

Conti, suor M. Imelda, suor M.Egista, sig.a Giacinta Andruettoved. Corio, sig. Pietro Crotti,prof. Innocenzo Prigione, dott.Agostino Avanzini, don IginoTessari, sig.a Irma Zannoni, sig.aAngela Badano, sig.a AngiolinaSolari ved. Lanata, sig. PietroBarisione, ins. Valentina Brolis,suor M. Lucina Sciaccaluga, sig.Giovanni Bertello, sig. GildoMartini, sig. Tommaso Canepa,sig. Federico Revello, sig.a AldaDe Benedetti ved. Armanino,sig.a Anna Losi, don GiuseppeBertuzzo, padre Mario Zabelli,dott. Ettore Mel, suor M. Con-solata Giacomini, sig. FrancescoMora, mons. Secondo Chiocca,avv. Aldo Baraggioli, sig. Giaco-mo Fabre Repetto, sig.a MariaRiva, sig.a Bianca Maria Rosso,sig.a Lina Viglienzone Antico,comm. Enrico Solari, dr. Esteri-no Chittolini, sig. Mario Epis,sig. Onorino Bruzzo, suor M. Li-liana Celano, sig.a Aurelia Pasi-ni, sig. Luigi Santagata, sig. VitoVeri, dott. Arturo Brizzolesi,sig.a Ester Lanata, sig.a AgneseIsola, sig. Giacomo Delpino,sig.a Emilia Ansaldo, fratel Giu-seppe Danna, sig. Luca Berto-rello, sig. Angelo Fontana, donItalo Galli, sig.a Maria ErnestaOnardi, don Francesco Ricci,sig.a Maria Dapelo, don Dome-nico Del Rosso, ing. PierangeloBergalli, comm. Pietro Gotelli,sig.a Costanza Viganego Maler-ba, sig.a Romana Girardi, mons.Francesco Canessa, sig.a Cle-mentina Orione ved. Borgna,sig. Emilio Grasso, sig.a AdeleVentre ved. Bianchi, don EzioPietrarelli, sig.a Rosa Righi ved.Gerli, suor M. Passio, sig. Batti-sta Schiavini, sig. Nicolò Anto-nio Ebridi, don Giuseppe Zam-barbieri, sig.a Colomba Dapelo,sig. Antonio Magisano, sig. Co-simo Panetta, sig.a Mira Baroni,sig.a Giuseppina Tonelli, sig.Gian Battista Soncelli, sig. Nico-la Damico, sig.a Maria Martino,sig.a Assunta Moresco, sig.aAda Rossi, sig.a Clarina Ugolet-ti, sig.a Ida Oppezzi, sig.a Ma-falda Dellepiane, sig.a Giusep-pina Rufino, sig.a Lina Nardi.

15 IN MEMORIA

al secolo Angela Garofalotornata alla Casa del Padre il 20 ottobre in famiglia, a Sommatino (CL)di anni 59 e 33 di Professione Religiosa

La ricordiamo attiva al Pic-colo Cottolengo di Paverano,che l’ha ospitata anche nell’ul-timo periodo di malattia, e diSanremo.

Paverano, il 28 ottobre, si èfermato per suffragarne l’ani-ma, memore del servizio e del-l’affetto prodigatovi e a confor-to dei familiari.

al secolo Teresina Rosastornata alla Casa del Padre il 19 ottobre a Paveranodi anni 68 e 43 di Professione Religiosa

A Paverano era giunta giàmalata, ospite del reparto S.Roberto, dove ha chiuso la sualaboriosa giornata terrena.

suor maria antonia

suor maria cesaria

Gita pellegrinaggio degli Amicinei luoghi di Papa Giovanni XXIIICaro, carissimo Papa Giovan-ni XXIII, 53 pellegrini, sotto

la giuda del pastore Don Pie-tro Donzelli e dell’attento epremuroso presidente Costan-tino Dagnino, sono venuti a fa-re Eucarestia nel Tuo pese na-tale, a visitare la casa in cui seinato. È vero, sei nominato “ilPapa buono”, ma mi commuo-ve di più l’ammirare come seistato intelligente strumentodello Spirito Santo; dalla mo-desta casa in cui sei nato, daisemplici, poveri contadini cheti sono stati parenti e amici, hairaccolto, io penso, il desideriodi un profondo rinnovamentodegli ambiti cristiani che por-tasse a tutti, e soprattutto aipiccoli, chiara, la Parola del Si-gnore. È infatti attraverso ilConcilio Vaticano II, da Te in-detto che non sono più leoscure parole latine a dare vo-ce alle preghiere nella Messa,ed ora il Celebrante è rivolto

dall’Altare verso di noi e que-sto ci rende, in modo più tan-gibile, consapevoli del nostroservizio sacerdotale.

Caro Papa, in un mondo dipersone che vogliono sempreavere l’ultima parola, che pacedanno queste Tue osservazio-ni: “Pur di far trionfare la caritàa tutti i costi preferisco esseretenuto per un dappoco. Mi la-scerò schiacciare, ma voglioessere paziente e buono finoall’eroismo”.

Poi il pellegrinaggio si è tra-sformato in gita: che gourmetè stato Don Pietro! Ha selezio-nato un ristorante in cui abbia-mo potuto commettere, in un

ambiente accogliente e raffi-nato, degli entusiasmanti pec-cati di gola; poi abbiamo sciac-quato gli occhi con i gioielli ar-chitettonici e scultorei dellaBergamo alta e infine siamo ri-masti sbalorditi dalla bellezza,dalla funzionalità, dalla moder-nità, dalla immensità, dal mira-colo di generosità del CentroDon Orione di Redona e... si-lenziosamente abbiamo co-minciato a fare progetti per di-ventare... bergamaschi! E lefemmine?...

Don Orione perdona me eamaci tutti.

Un pellegrino

l’imponente istituto orionino di bergamo.

gli amici davanti alla parrocchia di

sotto il monte giovanni XIII.

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La Natività rappresentata da questi bambini ivoriani è un invito alla pace, sempre tanto fragile nel loro come in molti altri paesi.

AULE (Euro 500) (concorre all’ordinaria manutenzione delle sedi dei Piccoli Cottolengo)

BORSA MISSIONARIA (Euro 250) (concorre all ‘acquisto di materiale – protesi, carrozzelle ecc. – per le missioni)

BORSA FARMACEUTICA (Euro 200) (concorre all’acquisto di medicinali, protesi e presidi sanitari ai nostri ospiti)

BORSA DI STUDIO (Euro 100) (concorre a mantenere agli studi chi si prepara alla vita religiosa)– BEATO DON ORIONE – i sigg.i Paolo Taverna e Giuseppina Garino– ADELINA ZAMARA – le Zelatrici del S. Cuore di Gesù, Parrocchia S. Pio X, Genova– RINALDO SALVI – la moglie Fulvia

BORSA DI PANE (Euro 75) (integra la retta di chi non riesce ad arrivare alla quota stabilita)

LETTINI (Euro 50) (per la biancheria e il vestiario degli ospiti)– GIUSEPPE SALVI – 2 – la famiglia Rivara– ESTER LAGOSTENA e SANTINO CANEPA – la sig.a Maria Grazia Canepa– ENZO CIPRIANI – – VINCENZO CIPRIANI – la moglie Clementina Bacigalupo Cipriani– RINALDO SALVI – la zia Pina, Tina, Franca, Renata e Elda

BANCHI (Euro 25) (serve per l’acquisto e il riordino delle suppellettili)– MARIA GRAZIA FIORE – il marito Umberto Pace– BEATO DON ORIONE – la sig.a Maria Rosa Delfino– EBE CANEPA DENEGRI – la sig.a Maria Luisa Balletto– RINALDO SALVI – la cugina Uliana Bruzzo

PER DONAZIONI E LASCITIChi volesse disporre di donazioni, lasciti o espressionidi liberalità a favore dell’Istituto è pregato di farlousando esclusivamente la seguente dicitura: «Lascio(o Dono) alla Provincia Religiosa San Benedetto diDon Orione con sede in Genova - Via Paverano 55 -per l'assistenza degli anziani, ammalati, handicappatie per l'educazione e la riabilitazione dei giovani, in fa-vore del dipendente PICCOLO COTTOLENGO DIDON ORIONE IN GENOVA». Per maggiori informa-zioni e/o chiarimenti rivolgersi all’Ufficio Tecnico Suc-cessioni: telefoni 010/5229343 - 010/5229313.

Rivista inviata a nome dei nostri assistiti in omaggio a benefattori, simpatizzanti, amicie a quanti ne facciano richiesta.

16143 GENOVA - Via Paverano, 55 Tel. 010/5229.1 - Conto Cor. Post. N. 00201160 Autorizz. della Cancelleria del Trib. di Tortona in data 26-6-'61 - n. 42 del Reg. Direttore: Don GERMANO CORONA

([email protected])Responsabile: Sac. Carlo Matricardi

Realizzazione a cura della Editrice Velar s.p.a. - Gorle (Bergamo)

16 COME AIUTARE IL PICCOLO COTTOLENGO

La Natività rappresentata da questi bambini ivoriani è un invito alla pace, sempre tanto fragile nel loro come in molti altri paesi.