Ars Venandi N° 13

52
€ 4.00 Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – 70% - C/NU/112/2010 La rivista sulla caccia in Sardegna www.arsvenandi.net Bimestrale - Anno 3 - Numero 13 - Settembre-Ottobre 2012 ISSN 2038-3169 Caccia grossa La compagnia Acqua Panna Caccia al coniglio con i veri specialisti Nobile stanziale Considerazioni sulla pernice sarda La lepre sarda Migratoria Caccia alla tortora, la prima è andata Cinofilia I pointer sardi Campioni del Mondo I vizi capitali del cane da ferma Provati per voi Franchi Affinity Armsan Wood Sport Tutti i risultati delle competizioni sarde

description

La rivista sulla caccia in Sardegna

Transcript of Ars Venandi N° 13

Page 1: Ars Venandi N° 13

€ 4.00

Post

e It

alia

ne S

pA –

Spe

dizi

one

in a

bbon

amen

to p

osta

le –

70%

- C

/NU

/112

/201

0

La rivista sulla caccia in Sardegna

www.arsvenandi.net

Bimestrale - Anno 3 - Numero 13 - Settembre-Ottobre 2012 ISSN 2038-3169

Caccia grossaLa compagnia Acqua Panna

Caccia al coniglio con i veri specialisti

Nobile stanzialeConsiderazioni sulla pernice sarda

La lepre sarda

MigratoriaCaccia alla tortora, la prima è andata

CinofiliaI pointer sardi Campioni del Mondo

I vizi capitali del cane da ferma

Provati per voiFranchi AffinityArmsan Wood

SportTutti i risultati delle competizioni sarde

Page 2: Ars Venandi N° 13

Strada Prov.le 61 km 4 09039 Villacidro-San Gavino (VS) Tel. 070 9314753 - Fax 070 9310142www.brandoliniauto.com [email protected]

Carrelli porta cani a partire da Euro 1.099,00

GRANDISSIMA OFFERTA INIZIO STAGIONE VENA-TORIA carrelli porta cani a partire da € 1.099,00!!!!

Fiat Panda 1.3 Multijet 16 V 4x4 Cross, maggio 2006, 87.000 km, unico proprietario non fumatore, mai fuoristrada, mai sinistri, da vedere e da provare!

Suzuki Grand Vitara 1.9 DDIS 5P, anno 2006, condi-zioni pari al nuovo, interni perfetti, computer di bor-do, radio CD, clima automatico, bellissima

Toyota Land Cruiser 3.0 D-4D 16 V, anno 2003, 88.000 km, unico proprietario non fumatore, clima automatico, computer di bordo, full optional, da vedere e provare!

Jeep Cherokee 2.8 CRD Limited FL, ottobre 2005, perfette condizioni generali, full optional!!

Mitsubishi Pajero 2.5 GLS, anno 2005, 116.000 km, mai fuoristrada, gommato 100%, clima automatico, computer di bordo, autocarro 5 posti

Suzuki Grand Vitara 2.0 TD 5P, maggio 2004, 110.000 km, clima automatico, immobilizzatore elettronico, autoradio CD, interni e carrozzeria per-fetti, mai fuoristrada, meccanica impeccabile

Mitsubishi L200 2.5 Double Cab, anno 2003, 110.000 Km, ottime condizioni generali, computer di bordo, clima automatico, mai fuoristrada

Mitsubishi L200 2.5 DID Intense DC Hard Top, anno 2007, 131.000 km, perfette condizioni generali, co-pricassone originale, gomme 100%

Suzuki Jimni 1.5 DDIS 4WD Special, gennaio 2009, 55.00 km, ottime condizioni generali, interni in pelle nuovissimi, carrozzeria senza un graffio, gancio traino

Nissan Navara king cab, giugno 2006, 99.00 km, ottime condizioni generali, Hard Top nuovo in omag-gio, vasca copricassone, autocarro 4 posti, bellissima!

Nissan Qashqai 2.0 DCI 4x4 Tekna DPF 150 CV, settembre 2008 interni in pelle in ottime condizioni, mai fuoristrada, da vedere e provare

Molte unita’ disponibili, vari prezzi, grandi offerte per acquisto multiplo!

Page 3: Ars Venandi N° 13

3

Page 4: Ars Venandi N° 13

06 Calendario Venatorio: atto secondo di Emanuele Farneti

08 Giornata della tutela dell’ambiente di Robin Roverati

10 Considerazioni sulla pernice sarda di Stefano Belloi

12 La lepre sarda di Franco Pascalis Ibba

14 Caccia alla tortora, la prima è andata di Emanuele Farneti

16 I pointer sardi Campioni del Mondo a cura della redazione

18 I vizi capitali del cane da ferma di Pierpaolo Pirisi

19 I bassotti di Franco Loi a cura della redazione

20 Caccia al coniglio con Salvatore Pala di Marco Loi

22 La compagnia “Acqua Panna” di Dorgali di Marco Loi

26 I risultati delle gare sarde a cura della redazione

32 Il semiautomatico di casa Franchi di Tony Vitiello

34 Armsan Wood di Alessandro Satta

36 Rubriche: Il coltello Il dresseur Il veterinario Lo Chef L’esperto risponde Uomini e cacciatori di Sardegna Le vostre foto

Direttore responsabileMarco [email protected]

VicedirettoreElisabetta [email protected]

Direttore marketingLuca [email protected]

Editore, Redazione, Pubblicità, AmministrazioneSardinia Photo Event S.A.S.Via Nazionale 12 - 08040 Ilbono (OG)[email protected]

StampaGrafiche Ghiani S.R.L.SS 131 km 17,450 Monastir Tel. 070.9165222

Hanno collaborato:Emanuele Farneti, Tania Dessì, Edvige Murino, Tony Vitiel-lo, Robin Roberto Roverati, Dino Deiana, Vincenzo Carta, Alessandro Satta, Pierpaolo Pirisi, Nino Ventre, Marco Efi-sio Pisanu, Cristiano Barrovecchio, Emanuele Fresi

Pubblicazione periodica registrata presso ilTribunale di Lanusei N° 39 11 maggio 2010Registrazione ROC N° 19673ISSN 2038-3169

in copertina, Salvatore Pala

foto di Marco Loi

TUTTI I DIRITTI RISERVATI, VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE SE NON AUTORIZZATA. MANOSCRITTI E ILLUSTRAZIONI ANCHE SE NON PUBBLICATI, NON SI RESTITUISCONO

© Sardinia Photo Event

Un anno con

Abbonarsi è semplice e conveniente6 numeri direttamente a casa tua a soli 20 €

Scegli TU come fare, è facilissimo

Collegati sul sito www.arsvenandi.net e segui le indicazioni, potrai pagare tramite:

Bonifico postale sul conto corrente: IBAN IT48B0760117300000006703864

Postagiro o Versamento con bollettino postale: C/C N. 6703864

Bonifico bancario sul conto corrente bancario: IBAN IT03Y0305985330100000001620

Conto corrente intestato a Sardinia Photo Event S.A.S. Via Nazionale 12 08040 Ilbono (OG)Causale: Abbonamento annuale rivista Ars Venandi L ’abbonamento avrà inizio dal primo numero in spedizione al momento del ricevimento del pagamento.

Sommario

Page 5: Ars Venandi N° 13

55

Da Santa Teresa di Gallura a Capo Teulada è possibile osservare una alternanza di biotopi tale da rendere la nostra Isola un continente di biodiversità. La bassa collina che degrada fino alle scogliere rocciose di Capo Caccia ospita un numero di cinghiali che va ben oltre la capacitá portante del territorio; le pianure del Campidano sfruttate da un’agricoltura intensiva sono agli antipodi del primo caso citato. Pianificare l’attività venatoria attraverso un regolamento comune a tutta l’Isola non è un metodo valido, sopratutto se tali dispo-sizioni vengono impartite senza l’ausilio di autorevoli studi scientifici su scala regionale che ci possano fornire precise informazioni su tutte le specie faunistiche d’interesse vena-torio. La carta delle vocazioni faunistiche è uno strumento incompleto come incompleti sono i meccanismi burocratici che dovrebbero programmare in maniera conservazioni-stica l’attività venatoria. Come se ciò non bastasse, la nostra categoria si è dimostrata an-cora una volta eterogenea, incontentabile e profondamente gelosa del proprio territorio. Quest’ultimo potrebbe considerarsi un pregio se solo si riuscisse a non sconfinare in atteggiamenti minacciosi verso tutti quelli che stanno fuori dall’uscio di casa.La soluzione potrebbe questa volta venire dalla politica, attraverso una revisione condivi-sa dal nord al sud, della nostra legge sulla caccia. Un lavoro che dovrebbe tener conto di ogni singolo territorio, senza favoritismi verso nessuna categoria e verso nessuna regione. Un lavoro impossibile, direbbe qualcuno, ma non irrealizzabile. Abbiamo in mano un ven-tennio di esperienze, errori e successi. Prendiamone il buono e usciamo dal nostro stato di astrattezza che ci divide dal resto d’Italia e dal resto del mondo.

L’Editoriale di Marco Loi

Vincenzo Carta

Page 6: Ars Venandi N° 13

6

Riflessioni

Calendario venatorio, atto secondo

Tutti contro tutti, divisi da una passione accecata dall’egoismo e dall’invidia. Così appaiono i cacciatori sardi

Quanto baccano ha accompagnato l’approvazione del calendario venato-rio che ha il compito di regolamentare la stagione venatoria.Liti, discussioni e accuse hanno oc-cupato per intere giornate gli spazi dei quotidiani locali, i forum tematici sono stati invasi da commenti di ogni genere, sindaci e ambasciatori (vari ed eventuali) si sono scomodati nel ten-tativo di arginare chissà quale “cro-ciata” senza avere idea di chi fosse “il nemico” e contro chi “combattere”.Polveroni, uragani e “perfette” tem-peste montate in pochissimi secondi e scomparse nel tempo di un innocuo sbadiglio. Tutto e niente, tutti contro tutti; divisi da una passione accecata dall’egoismo e dall’invidia. Se fossi-mo noi gli “artefici” del nostro destino ci saremmo estinti da tempo, estinti come le pernici del gennargentu o come i cinghiali del sud dell’isola.Pronti a tutto pur di farci del male.Rispetto e logica equivalgono a ricordi assopiti da tempo; ricordi incapaci di emergere anche se continuamente sol-lecitati dai continui attacchi dei nostri (veri) antagonisti. Nordisti e sudisti, migratoristi e cinghialai sempre divisi e sempre pronti “a tradire”.Dove sono finiti i Cacciatori Sardi? Dov’è finito l’orgoglio di un popolo testardo e onesto pronto a tutto pur di difendere la propria autonomia e la propria storia? Cosa significa essere Cagliaritani, Sassaresi, Nuoresi, Gal-luresi o Ogliastrini se prima di tutto siamo Sardi?Si, Sardi. Sardi con la S maiuscola e cacciatori con la C maiuscola. Da nord a Sud da est a ovest la caccia ha sem-pre avuto il merito di farci sentire (tut-ti) grandi uomini, Padroni del mondo

quando sfidando intemperie e condi-zioni avverse abbiamo vinto dopo ore di “combattimento” quell’atavica sfi-da con il re o la regina del bosco. Come possiamo tradire la nostra passione, ipotizzare “alleanze” con i nostri più antichi “nemici”, pur di scontentare “noi” stessi? Che la tematica caccia venga affrontata con troppa superfi-cialità è sotto gli occhi di tutti ma del resto non possiamo pretendere nulla di diverso se non riusciamo a dialoga-re (in primis) tra di noi per poi con-frontarci con il mondo che ha il dovere di regolamentare la nostra passione.Fermiamoci un attimo, guardiamoci in faccia e capiamo se abbiamo ancora intenzione di andare a caccia; perché se la risposta è quella che tutti auspi-chiamo (cioè si) dobbiamo urgente-mente invertire la rotta.Troppo facile essere sconfitti se frazio-nati e divisi. Tutte le cacce hanno pari dignità e meritano pari rispetto, non mi stancherò mai di ripeterlo, ma per far questo abbiamo il dovere di coor-dinare le nostre iniziative evitando nel limite del possibile fughe solitarie.Divisi non siamo nessuno, uniti un vero e proprio esercito. L’esercito dei numeri e l’esercito dei consensi . Que-ste sono le cose che fanno paura a chi amministra e a chi calpesta i nostri di-

ritti e si dimentica dei propri doveri. Giustamente lamentiamo l’assenza dei ripopolamenti, l’assenza di mi-gliorie ambientali e l’assenza di una nuova normativa che al passo con i tempi regoli, degnamente, l’attività venatoria nell’isola. Non è più tempo di giocare dobbiamo serrare le fila e chiedere ad alta voce che ci venga con-cesso quanto indicato dalle normative regionali, nazionali e europee.Non litighiamo fra noi, adoperiamoci per far si che vengano tutelate le no-stre tradizioni e iniziamo a pretende-re interventi mirati alla salvaguardia delle singole realtà locali.Vogliono farci litigare tra noi nel ten-tativo di distrarci e far passare inos-servate le vere mancanze, le loro man-canze (sapete a chi mi riferisco).Ripartiamo da quel 4 gennaio quando, diverse centinaia di noi marciarono su Cagliari, nel tentativo di dire basta alle continue inadempienze, di rivendica-re i diritti di un’importante volano economico e non per ultimo di tute-lare le nostre origini e le nostre tradi-zioni. Siamo un Popolo, anzi siamo Il Popolo. Popolo di grandi uomini e di grandi figure, innamorati della nostra terra e della nostra storia.Siamo sardi (SARDI) e non per ultimo siamo Cacciatori Sardi

di Emanuele Farneti

Page 7: Ars Venandi N° 13

7

Parlo spesso con amici cacciatori e non, degli effetti sugli ha-bitat naturali sulla sopravvivenza della fauna autoctona in relazione alla presenza praticamente in tutta la regione di “specie aliene”, ossia alloctone, colonizzatrici.La specie “aliena”, in biologia, è in sintesi quella che, per motivi naturali o più spesso a causa dell’uomo, si ritrova ad abitare, per un breve lasso di tempo, un habitat diverso dal luogo di origine alterandone così l’equilibrio, poiché spesso entra in competizione con le specie autoctone che rischia-no di scomparire dinanzi all’intruso. Ad oggi mancano però dati certi su tali presenze e sulle conseguenze da queste de-rivate, la carenza andrebbe colmata coinvolgendo cacciato-ri, operatori agricoli ed esperti, organizzando strategie da attuare nell’immediato per contenere il fenomeno. Ritengo che queste specie abbiano un rilevante impatto ecologico o economico e costituiscano di fatto una minaccia al patrimo-nio naturale ed al benessere di tutti i cittadini; infatti è un problema che coinvolge, oltre naturalmente il settore am-bientale, anche quello della salute, del commercio, nonché della caccia, pesca e agricoltura. Uno dei casi più emblema-tici e ben noto ai cacciatori e agricoltori, è il caso della nutria, importata in Sardegna negli anni settanta, originaria del sud America, per essere allevata come animale da pelliccia. Il roditore ha invaso oggi la nostra regione provocando dan-ni alla vegetazione e ad alcune specie ornitiche acquatiche, oltre ad essere veicolo di leptospirosi ed epatite E. Altri in-vasori non proprio pericolosi ma ormai ampiamente diffusi da noi sono: la tortora dal collare, il colino della virginia, la quaglia giapponese e successivi meticciamenti, il fagiano, la starna, la pernice rossa e i vari meticciamenti con la sarda, la lepre europea, la mini lepre, il cinghiale maremmano e il daino. Non mancano neppure le specie più esotiche come il parrocchetto alessandrino, il passerotto cinese, l’usignolo del giappone e il napoleone, tipico uccello tessitore africano di cui, ad esempio, esiste una colonia in un parco turistico.

AmbienteGiornata per la tutela della fauna sarda

Gestione

Le specie “strangias“

di Franco Pascalis Ibba

di Robin Roverati

Che i cacciatori siano le persone maggiormente interessate alla tutela dell’ambiente non è in discussione nonostante l’opinione pubblica digerisca con estrema difficoltà questo concetto. Ciò che ci distingue da chi ritiene di essere un vero amante della natura (WWF e compagnia bella) è la capacità di riconoscere i problemi in maniera oggettiva. Se per noi le specie alloctone sono una minaccia per la nostra biodiversità, per alcuni, sono animali come tutti gli altri, da proteggere e amare. Per loro, se la nutria distrugge le ni-diate di anatidi e arreca ingenti danni all’agricoltura poco importa, è la natura!Una interessane proposta per arginare il problema delle specie così dette “aliene” è arrivata dall’Unione Cacciatori di Sardegna e da Modesto Fenu, consigliere provinciale cagliaritano del PSDAZ. Durante la “Giornata della tutela dell’ambiente e della biodiversità”, organizzatasi presso la sede del parco regionale del Molentargius, sono state il-lustrate le varie problematiche con le relative soluzioni. In controtendenza rispetto ad alcune proposte irrealizzabili - qualche ambientalista ha proposto di adottare le nutrie per

Bonifacio Cuccu (U.C.S.) e Modesto Fenu (PSDAZ)

Robin Roverati e Armando Giuffarelli, vicepresidente U.C.S.

tenerle in casa - L’UCS ritiene che la soluzione più econom-ica e scientificamente valida sia quella dell’abbattimento in loco ad opera di selecontrollori abilitati. La cattura tramite gabbie e la successiva soppressione è un metodo estrema-mente costoso che, tra l’altro, comporta non poche soffer-enze all’animale selvatico. Come ha ribadito Modesto Fenu, è necessario creare un organismo di frontiera che faccia dei controlli sulle impor-tazioni illegali e sull’introduzione irresponsabile di specie alloctone che causano danni per decine di milioni di euro alla nostra terra.

Page 8: Ars Venandi N° 13

8

sopravvivere, e tutto questo rientra nella naturale normalità; ma quando è l’uomo a comportarsi in maniera di-struttiva verso la materia prima della sua passione, allora il suo comporta-mento diventa innaturale, egoistico e manifestamente ignorante. Il peso che può avere il fucile sulle popolazioni di pernici è notevole: diversi territori, un tempo banditi alla caccia e destinati a zone di ripopolamento e cattura, ospi-tavano le prove di lavoro per cani da ferma (e le pernici presenti nelle oasi erano davvero numerose); poi sono state riaperte alle doppiette e in due stagioni i terreni sono stati “svuota-ti” del nostro preziosissimo selvati-co. Onde evitare fraintendimenti, sia chiaro, chi scrive è cacciatore e favo-revole alla caccia alla pernice, purché però sia fatta con il massimo rispetto.Tra le soluzioni prospettate dai cac-ciatori, la più quotata è senz’altro l’abbattimento delle cornacchie e delle volpi, ritenute numericamente eccessive e anche forti predatrici; il ra-gionamento non fa una piega! Ma se esistono avranno pure una funzione

Gestione

Alcune considerazioni sulla pernice sarda

Chi non vorrebbe poter cacciare le pernici trovandone in buon numero? Tutti! Purtroppo, molto probabilmen-te ora la situazione non lo consente. Certo, non vi è nessuna certezza sullo stato attuale del nostro selvatico per-ché, per quanto consta a chi scrive, non vi sono censimenti recenti con indicazione di numeri di pernici ten-denzialmente precisi, attualmente esi-stenti in Sardegna.Certo, se si esce in campagna e si va-lutano gli incontri, la situazione non sembra proprio rosea; e i commenti scritti su internet nel sito www.arsve-nandi.net, provenienti un po’ da tutta la Sardegna, sembrano confermare un indubbio stato di sofferenza della per-nice. Quali i motivi?Molti puntano il dito contro cornac-chie e altri predatori come volpi, gatti agresti, cinghiali (almeno limitata-mente alla competizione per il cibo e alla razzia delle uova); altri includono la carenza di cibo, quindi di coltiva-zioni di grano a perdere, infine vi è chi reclama o suggerisce il lancio di nuo-ve pernici di allevamento. Talvolta, a

complicare le cose ci si mette anche la natura: siccità, temporali nel periodo meno opportuno o situazioni partico-lari (e forse sconosciute) che inibiscono la cova o la rovinano; a questo propo-sito, nella stagione 2008/2009 era stato riscontrato un bassissimo numero di pernici, pochissimi giovani esemplari e da varie zone della Sardegna erano giunte richieste di chiusura anticipata della caccia alla nobile stanziale (cosa era accaduto?). Altre volte ci si mette pure l’uomo con gli incendi: non solo toglie terreno utile ai cacciatori, ma è pure probabile che mieta vittime, in particolare tra le pernici più giovani.Tutte queste considerazioni sono cer-tamente condivisibili, ma tra i fatto-ri che incidono negativamente sulla pernice vi è da aggiungere anche la pressione venatoria animata da inten-ti egoistici: «se non le ammazzo io, le ammazza qualcun altro!» o da caccia-tori troppo cedevoli alla tentazione di sparare su una brigata levata fuori dai periodi consentiti. Gli animali selva-tici o rinselvatichiti catturano anche le pernici, ma lo fanno per cibarsi e

Ph. Marco Loi

di Stefano Belloi

A chi non piacerebbe cacciare la “barbara“ in maniera soddisfacente?

Pernice sarda in ambiente naturale

Page 9: Ars Venandi N° 13

9

Gestione

Alcune considerazioni sulla pernice sardaGestione

La lepre sardanella catena alimentare della natura, e allora si devono avere le idee chia-re su quante se ne possono abbattere e quante possono convivere in equili-brio con il resto dei selvatici (d’altron-de, ogni scelta comporta sempre una conseguenza). I cinghiali hanno una grandissima vitalità, tanta resistenza, notevole adattabilità nell’alimentazio-ne e nessun predatore (per lo meno una volta adulti), tranne il cacciatore ed eventuali epidemie mortali; in ogni caso, la caccia aiuta senz’altro a tenerli sotto controllo, tranne in alcune zone dove i cinghiali costituiscono una pia-ga per tutti.I gatti e i cani randagi esistono, ma non per colpa loro; la soluzione del problema spetterebbe alla pubblica amministrazione, ma se non è stato affrontato e risolto in passato, oggi la crisi economica fa senz’altro scivolare la questione in secondo piano.L’alimentazione della pernice con le coltivazioni a perdere?Da ignorante in materia, tra tutte cre-do sia la soluzione più efficace e intel-ligente per aiutare la pernice! Come ogni selvatico, anche la pernice sarda è guidata dall’istinto di sopravviven-za, per cui se si rende conto di poter avere nutrizione sufficiente per sé e per la covata, allora si riproduce; al contrario, se l’alimentazione è scarsa, tende a non riprodursi.I lanci di pernici di allevamento? Tut-ti li reclamano (magari pure a ragio-ne), ma forse sarebbe preferibile in-centivare la riproduzione naturale di quelle già esistenti: a differenza delle zone libere, se le lamentele più forti sulla scomparsa delle pernici provie-ne dalle autogestite (dove sono stati sempre fatti i lanci), può essere che le pernici lanciate in passato abbiano danneggiato e non aiutato le selvati-che? La risposta ai tecnici faunistici! In conclusione, sulle pernici ci sono tanti interrogativi, molte proposte e diverse soluzioni fa da te; questo scrit-to vuole introdurre un’analisi più spe-cifica e ampia sull’argomento, che dia risposte tecnico-scientifiche e quindi attendibili sulla corretta gestione della pernice sarda.

Ph. Marco Loi

Preziosa entità animale da salvaguardare

di Franco Pascalis Ibba

È stata introdotta in Sardegna dal nord Africa in epoca preistorica o dai Carta-ginesi ed è presente nelle pianure, nel-le aree collinari e montuose ed è rara solo in quelle con pratiche agricole in-tensive. Purtroppo non vengono con-dotte ricerche sulle popolazioni per darci un quadro realmente attendibile della situazione, sia per documentare eventuali differenze fenotipiche, che per programmare interventi sanitari e piani di prelievo oculati. La lepre è un erbivoro in senso stretto, si ciba di essenze pabulari spontanee e coltiva-te, il contenuto di acqua delle piante e la rugiada sono sufficienti per il fabbi-sogno. L’intestino cieco della lepre ha un grande sviluppo e può incamerare una quantità di cibo superiore a quella contenuta nello stomaco. A tale parti-colarità è connessa la cosiddetta ciaco-trofia o scatofagia, che consiste nel far passare due volte il bolo alimentare attraverso il tubo digerente, inghiotte una seconda volta gli escrementi molli e avvolti di muco prodotti dalla prima digestione per una più completa assi-milazione delle vitamine del gruppo B

e C e dei prodotti della degradazione della cellulosa. Le lepri che ho caccia-to negli anni 60 – 70 erano nettamente diverse da quelle presenti, erano più snelle, le adulte pesavano massimo 1,5Kg , avevano zampe e orecchie più lunghe e le chiamavamo “lepiri ma-tacai” o “sizzi origasa”. Negli stessi anni, illuminati esperti si ostinavano a lanciare lepri europee (lepus euro-paeus) che definivano con l’epiteto “lepiri maltesu” e le descrivevano “mannus che crabittus – drollas – du boccis a fusti”. Questi soggetti veniva-no attribuiti alle sezioni dei cacciatori che incrementavano il tesseramento e spesso facevano parte del monte-premi di gare di tiro al piattello. Ho avuto il piacere di valutare diversi soggetti catturati in aree diverse, le prime giornate e ho accertato che le “regole di Bergmann e di Allen” stan-no avanzando e mi chiedo, biascican-do, rivedrò matacai – sizzi origasa che sfidando badruffa e cruccueu, ausiliari lepraioli, diceva: costa costa tottu sa dì è nosta, punta a susu no mi sighei pru-su, punta a basciu sa vida si lassu!

Lepre sarda in una macchia di cisto

Page 10: Ars Venandi N° 13

10

La padella: incubo di noi tutti ma elemento essenziale del nostro essere

La prima alba della stagione venatoria

Migratoria

Caccia alla tortora, la prima è andata

di Emanuele Farneti

Si legge, si scrive e si racconta ma quanto senti il tuo “compagno” di caccia pronunciare la frase “attento, testa…” automaticamente qualcosa scatta dentro ognuno di noi; il nostro “pilota automatico” prende il soprav-vento e ti ritrovi con il carrello del se-mi-automatico aperto a contemplare un tiro andato a segno o un’ inconfu-tabile padella. E fu proprio un’incon-futabile padella ad inaugurare la mia nuova stagione di caccia.Fischi e sber-leffi “emessi” da quei cari amici (Ma-rio, Giancarlo, Ignazio e Giancarlo) con i quali condivido le mie avventu-re venatorie e ai quali non rinuncerei per nulla al mondo, aprirono le danze facendomi dimenticare i mesi di “for-zata” astinenza venatoria e ricordan-domi che avevo “aperto” come avevo “ chiuso”, cioè con una splendida, ammirevole e elegante Padella. La pa-della: incubo di noi tutti ma elemento essenziale del nostro essere. Come po-tremmo vivere senza di lei? Vi imma-ginate una caccia senza sberleffi, sen-za amichevoli e odiose prese in giro… Fatto sta che quella tortora mi fregò senza se e senza ma. Niente scuse, ar-rivò dalla direzione ipotizzata, attra-versò indisturbata una vigna oramai abbandonata per poi prendersi gioco del sottoscritto evitando senza troppa fatica le tre botte esplose. Ma si sa, la caccia è questa. Pensi, studi, ragioni per giorni e giorni nel tentativo di co-struire l’appostamento nel punto mi-gliore dando per scontato tante e trop-pe cose, poi come spesso accade lei, la “prima”, ti frega turbando in maniera indelebile il tuo stato d’animo. Come se non bastasse, nel tentativo di giu-stificare la clamorosa “disfatta” con gli

amici presenti, un’altra saetta alata mi sorprese senza concedermi nemmeno la possibilità di alzare il fucile. E due, non male come inizio! Per fortuna la scelta del luogo e l’ottima realizza-zione dell’appostamento mi offrirono altre possibilità nel corso della matti-nata. Scelsi, come posto dove tendere gli “agguati”, un filare di eucaliptus interposti tra una vecchia vigna e un campo di grano. Le tortore, abbando-nato il dormitorio notturno situato in un’ area protetta distante poche cen-tinaia di metri dal mio appostamen-to, attraversavano una serie di orti e

giardini per poi puntare diritte verso gli alberi dove si posavano prima di raggiungere a terra le prelibate grana-glie. Giunti alle prime ore dell’alba sul posto, certi dell’assenza di eventuali “concorrenti”, avemmo non poche difficoltà a realizzare i cinque appo-stamenti, visto che qualcuno (senza fare nomi) dimenticò a casa teli mime-tici e picchetti metallici. Comunque dopo circa mezz’ora di lavoro tutto era pronto; gli appostamenti distanti l’un dall’altro una sessantina di metri occupavano l’intero spazio disponibi-le. Un fronte compatto che non dove-

Una tortora selvatica Emanuele Farneti con un bel carniere

Page 11: Ars Venandi N° 13

va “autorizzare “ il transito a nessun selvatico. Ma come sempre accade, un conto è lavorare di fantasia un conto è operare realmente. Infatti il far si che la maggior parte dei selvatici raggiun-gesse le piante con l’intento di fermar-si prima di raggiungere la pastura, non facilitò per niente il compito di noi cacciatori, costretti a recuperare selvatici che disturbati dalle fucilate si allontanavano velocemente dall’area di tiro. Purtroppo non vi era nemme-no la possibilità di anticipare le tortore stesse poiché la vicinanza di una stra-da impediva di appostarsi davanti alla piante di eucaliptus. Le tortore arriva-vano a branchetti di due, tre, cinque per poggiarsi appunto sulle piante. Riuscimmo a scoccare, anche qualche tiro a fermo, vista l’accortezza con cui allestimmo i capanni, ma nella mag-gior parte dei casi all’esplodere della prima botta i restanti selvatici piom-bavano in picchiata portando via una, due o tre fucilate capaci al massimo di turbare la tranquillità mattutina. La prima ora e mezza fu devastante e non tanti tiri andarono a segno. Suc-cessivamente, nelle ore più calde, riu-scimmo a “migliorarci” e a evitare una “catastrofica” apertura. Nonostante la presenza non “importante” di selva-tici non mancarono diverse occasioni di tiro e riuscimmo a non rimpiangere più di tanto l’apertura tardiva della caccia a questo splendido selvatico. Da sottolineare anche nel sud dell’Iso-la una discreta presenza di colombacci stanziali, segno inequivocabile dell’ot-timo stato di salute della specie e del fatto che sempre più “uccelli azzurri” scelgono la nostra terra come perenne dimora. Niente di eccezionale quindi, la mia/nostra Pre Apertura, se non fosse per il fatto che ogni qualvolta si rincomincia è sempre una giornata di festa. Del resto presto cacceremo con i nostri amati ausiliari quaglie e “sar-de”, ammireremo albe e tramonti in attesa di tordi e colombi, poi sua Ma-està il Re del bosco. Finalmente inizia una nuova avventura. Detto questo, in attesa di tempi migliori, non mi resta che augurarvi un grosso in bocca al lupo…

11

Ho proprio voglia di bere.. un bel bic-chiere d’acqua!Il nostro corpo, si sa, è costituito da acqua per oltre il 65%. Durante l’esta-te il nostro corpo cerca di regolare la propria temperatura aumentando la sudorazione, così come il sistema di raffreddamento a liquido di un moto-re. In questo processo, molti sali mine-rali vengono eliminati, come il sodio, il potassio e il magnesio, importanti per la funzionalità delle nostre cellule.Per reintegrare le perdite ed evitare affaticamento e mal di testa, è impor-tante bere molta acqua, a piccoli sorsi ma frequentemente, anche se non si avverte la sete. Quando abbiamo sete, infatti, il nostro corpo ha già perso cir-ca 1,5 litri di liquidi. Bere di fretta e, soprattutto, consuma-re acqua molto fredda (sotto i 10°C), è sconsigliato perchè può causare facil-mente una congestione ed aumenta la sudorazione stessa; da evitare anche le bevande energetiche a base di caffeina e zuccheri e le bevande alcoliche. La frutta è ricchissima di acqua, vi-tamine e sali minerali. Ecco perché è bene consumare almeno tre porzioni di frutta e verdura ogni giorno, che

si può portare facilmente con sé nelle passeggiate all’aperto.Quando il sole è alto nel cielo, le tem-perature aumentano e l’azione diretta dei raggi solari è più forte. Pertanto, bisogna evitare di esporsi al sole, in montagna o al mare, dalle 12.00 alle 17.00 e conviene sempre ripararsi il capo e il corpo con abiti di lino o coto-ne, come fanno i nomadi del deserto.Gli integratori salini sono utili?La pubblicità ha reso di comune uti-lizzo le bevande ricche di sali minerali e vitamine. Per quanto possano dare sollievo nei momenti di maggiore af-faticamento, soprattutto tra gli sporti-vi professionisti, durante normali atti-vità fisiche non agonistiche non sono consigliate, in quanto già l’acqua mi-nerale naturale contiene di per sé gli elementi necessari a reintegrare quelli persi nella sudorazione.Anzi, un abuso degli integratori spor-tivi, in una persona che beve poco, può essere motivo di problematiche renali, come i calcoli.Bere, quindi, almeno due litri di acqua al giorno, è il modo migliore per man-tenersi in forma e arrivare pronti alla nuova stagione di caccia.

Medicina

Gli integratori salini

di Mauro Annarumma

Emanuele Farneti con un bel carniere

Tortora selvatica - Streptopelia turtur

Page 12: Ars Venandi N° 13

12

a cura della redazione

In due anni hanno fatto piazza pulita in tutte le esposizioni regionali

Un enorme stormo di volpoche, nel riquadro Robin Roverati

Veduta a Nord-Est dello stagno di Cagliari

Un pointer acquistato esclusivamente per la caccia ma divenuto in breve tempo cam-pione di bellezza. È la storia di Amerigo, stupendo soggetto proclamato campione del mondo al Word

Dog Show di Parigi. Tutto ebbe inizio qualche anno fa quando Fulvio Car-dano, appassionato beccacciaio turri-tano, si rivolse all’allevamento della Rivazza per acquistare un cucciolo. Gli fu ceduto Amerigo, bianco arancio arrivato in allevamento grazie ad un diritto di monta. A caccia filava tutto liscio come l’olio, le prime ferme e le prima pernici incarnierate facevano ben sperare per la carriera venatoria dell’ausiliare. Ma un giorno, grazie ad un prezioso consiglio, Fulvio Car-dano fece esordire Amerigo in un ring e, senza fatica alcuna, incassò il primo risultato. Il giudice in quell’occasione disse: “questo cane farà strada”. Così il felice proprietario, incoraggiato dal-le sagge parole, intraprese un percor-so che nel giro di 2 anni lo portò a fare piazza pulita dei primi posti in tutte le esposizioni organizzate in Sardegna. Così arrivò il titolo di Campione Ita-liano, Campione Internazionale fino a conseguire il riconoscimento massimo cui un cane può ambire: il Word Dog Show, che vinse facendosi strada fra i migliori 90 pointer selezionati in tutto il mondo. Fra questi bellissimi sogget-ti era presente Ramba, pointer bianco arancio figlia di Amerigo che, sem-pre nelle mani di Fulvio Cardano, ha strappato svariati cartellini e primeg-

Cinofilia

I pointer sardi Campioni del Mondo

giato in varie expo come il prestigioso Mediterranean Winner Coast, fino ad arrivare seconda miglior femmina al Word Dog Show di Parigi. Buon san-gue non mente! Sotto la guida attenta del dresseur Gianfranco Bassu, i due pointer condotti dal proprietario han-no fatto bella figura anche sui campi di gara vincendo alcune gare federali, un memorial e passando le selezioni regionali per i mondiali S.Uberto or-

ganizzati dalla FIDC. Amerigo e Ram-ba sono la dimostrazione palese che il cane bello e bravo non è una chimera ma il frutto di un’attenta e scrupolosa selezione cinofila, coadiuvata da un sapiente lavoro di dressaggio e condu-zione.Spesso, alcuni allevatori, sostengono che i cani da loro selezionati presenta-no doti venatorie eccelse mentre pec-cano in “piccoli” dettagli che riguar-

Fulvio Cardano in Expo con Amerigo

Page 13: Ars Venandi N° 13

13Fulvio Cardano e il dresseur Gianfranco Bassu servono Amerigo e Ramba

Page 14: Ars Venandi N° 13

14La piana di Campos Bargios, al centro è visibile la gola di Gorroppu

dano l’aspetto esteriore, in sostanza il cane deve essere, a loro dire, prima bello e poi bravo.Un cane che rispecchia fedelmente il suo standard di razza è armonioso, equilibrato e funzionale perché co-struito dall’uomo seguendo principi morfo-funzionali ineccepibili. Essen-ziale all’aspetto ed alle qualità di re-sistenza in tutti i cani sono le carat-teristiche strutturali che governano l’equilibrio e l’abilità di muoversi li-beramente, denominata angolazione. Una buona angolazione significa una falcata senza sforzo ed un’azione flu-ida. Una scarsa angolazione tende a ridurre il passo, causare irregolarità

negli schemi di andatura o rendere il movimento del cane rigido e sobbal-zante. Il cane ideale quindi, oltre alle doti venatorie deve presentare una struttura che gli consenta di muoversi con agilità e senza dispendio di ener-gie per un lungo lasso di tempo.Ramba e Amerigo, compagni insepa-rabili di Fulvio sia in casa che durante la stagione venatoria, hanno naso e fondo da vendere, la beccaccia, selva-tico d’eccezione, li impegna per gran parte della stagione ma quando sotto la loro statuaria ferma non vi è un vo-latile ma un pesante suide, dalla vec-chia doppietta vengono velocemente estratte le cartucce a piombo fine per

essere sostituite da altre più adatte. “Non vado a cercare i cinghiali ma quando il cane me li ferma non ci pen-so minimamente ad alzare il fucile” afferma Fulvio senza il minimo ten-tennamento, a differenza di altri cac-ciatori che amano definirsi “puristi” ma che di fatto sparano a tutto quello che salta fuori!Ma Fulvio non è un cacciatore che esalta i carnieri, una delle soddisfa-zioni più grandi se l’è presa durante un barrage con 3 pilastri della cinofi-lia isolana: Paulis, Piras e Camoglio si sono dovuti in quell’occasione inchi-nare alla prestazione del bello e bravo Amerigo.

Page 15: Ars Venandi N° 13

Responsabili provinciali

CAGLIARI - GIAMPAOLO PATERI TEL. 338 4300453 CARBONIA IGLESIAS - CARLO OLLA TEL 328 1329817 MEDIO CAMPIDANO - SALVATORE DEIDDA TEL 339 6488102 NUORO - PASQUALE GIOBBE TEL 348 6040395

OGLIASTRA CUCCA NICOLA 340 2793137 OLBIA TEMPIO - ANTONIO OGGIANO TEL 331 9850593 ORISTANO - BACHISIO MADAU TEL347 1883997 SASSARI - DAMIANO SPANU TEL 329 2521202

Italcaccia pensa anche alla tua famiglia

TESSERA B € 90 TESSERA A € 75 TESSERA I € 45 TESSERA PESCA € 25

Dacci forza con la tua adesione!Contribuirai a supportare una voce da sempre

libera a sostegno del mondo venatorioCarlo Olla Presidente Regionale

Stipulando una polizza con Italcaccia sarai coperto anche oltre l’attività venatoria. Visita il gruppo Facebook Italcaccia Sardegna

In omaggio un coltello Mustang

Meritata foto ricordo al World Dog Show di Parigi

dal 1969

MASSIMALI R.C.T. EURO 250.000,00 PER SINIS-TRO EURO 105.000, 00 PER PERSONA EURO 25.000, 00 PER COSE E ANIMALI

Page 16: Ars Venandi N° 13

16

Uno dei vizi capitali del cane da ferma

di Pierpaolo Pirisi

Un altro grave difetto che possono palesare i nostri amati ausiliari è l’av-versione alla guidata. Per completezza nella disamina della questione è op-portuno fare una rapida premessa: il cane guida per mantenere il contatto olfattivo diretto con la selvaggina che sfila di pedina. In altre parole una volta fermata, se tenta di sottrarsi di piede, il cane sente diminuire l’afrore del-la preda perseguita, e spontanea-mente, cerca di riagganciarla nel vento, seguendola con prudenza (senza forzarla). L’avversione alla guidata è un gravissimo difetto e ho notato che si palesa maggior-mente nei cani che hanno scarsa dimestichezza nel cercare l’efflu-vio della selvaggina nel vento e in quelli particolarmente sensibili, con carenze olfattive marcate che per evitare di mettere in volo una preda di cui non riescono a individua-re la precisa collocazione nel terreno, preferiscono non muovere un passo, rischiando così di farla allontanare ine-sorabilmente. Sono gli stessi cani che hanno grosse difficoltà a discernere l’emanazione diretta della selvaggina da “odori” di selvaggina che proven-gono dalle “fatte”, dalle pasture o da giacigli temporanei. Situazione tipica è quando il cane, giunto in prossimità di un luogo dove si trova una beccaccia impaesata, ricco di fatte sparse in alcu-ni metri quadrati, s’inchioda, il caccia-tore si avvicina al cane per servirlo e invitato a concludere, il cane molla len-tamente la tensione della ferma, inizia a muovere la tasta a destra e a sinistra, fino a quando non rompe e parte alla ricerca della beccaccia che non ha idea di dove possa essere, (magari con il naso per terra come un segugio in pro-

cinto di arrivare al covo della lepre). E mentre il cacciatore si interroga a chi regalare “questo splendido soggetto”, la beccaccia parte alle sue spalle o di lato, oppure quaranta metri più avanti coronando così un’azione di caccia da dimenticare. Sono convinto che le bec-cacce “scaltre” le fanno i cani brocchi. Un cane da ferma giunto in prossimità

di una zona come quella sopra descrit-ta, capendo di trovarsi in una rimessa frequentata, cerca, disponendosi da solo a buon vento, di infilare l’emana-zione della beccaccia, sapendo che il suo amato padrone non ha interesse a sparare alle “fatte”, di conseguen-za non le ferma come se fossero una beccaccia da cinquecento chili. Ferma la beccaccia, la quale se ha la brillante idea di divincolarsi dall’insidia sfilan-do di piede, il cane molla la ferma, e sempre mantenendo un contatto di-retto con la fuggitiva, inizia a guidare fino a quando Lei non deciderà di fer-marsi. Vedrete che se avete un cane che mantiene la condotta sopra descritta non avrete più a che fare con beccacce e pernici che partono cinquanta metri davanti al cane in ferma, ma quando decideranno di involarsi saranno sem-pre e comunque a tiro del vostro fuci-

le. Il rifiuto di guidare o l’incapacità di eseguire la guidata proficuamente non è sempre e solo colpa del cane, talvolta il proprietario – conduttore – cacciatore ci mette del suo. Ad esempio condu-cendo il giovane allievo sempre con un cane capace che gli risolve i problemi quando vengono a presentarsi, come per l’appunto “tenere” la selvaggina

che va via di piede. Poi quando il cane si troverà da solo ad affron-tare in campagna queste tipologie di problemi si troverà in grossa difficoltà. I cani da ferma non im-parano per emulazione, ma per esperienze vissute in primis sulla loro pelle. In prova, quasi sempre, la guidata è a comando del con-duttore, questo a parere dei buon pensanti è giustificato dal fatto che se la selvaggina parte mentre il cane guida, allo stesso viene im-

putato lo sfrullo. A mio modestissimo parere, condiviso tra l’altro da cospicue frange di Giudici, conduttori e cinofili, si tratta di una forzatura, per il sempli-ce motivo che la selvaggina non pedina a comando e quindi se il cane attende il conduttore prima di iniziare a guidare è verosimile che si sia allontanata tal-mente tanto che il naso dell’ausiliare non la percepisce più. In casi non estre-mi, taluni capaci conduttori riescono anche ad insegnare al cane a guidare, tenendo un contegno di persuasio-ne, con piccoli calci nel sedere o “lan-ciandolo” dopo averlo afferrato per il collare, ottengono che il cane avanzi a sbalzi per rifermare magari un selvati-co compiacente come una gabbiarola. Sarà un’azione artificiosa e difficilmen-te replicabile con animali veri, pertanto consiglio di non usare i cani che palesa-no tale avversione in riproduzione.

Cinofilia

L’avversione alla guidata

Page 17: Ars Venandi N° 13

17Via Enrico Costa N° 68 Sassari Tel/Fax 079 238031 Cell. 329 0695184 [email protected]

Page 18: Ars Venandi N° 13

18

La seguita è una di-sciplina dalle mille sfaccettature, basta osservare le nume-rose razze canine se-lezionate dall’uomo per intuire l’esistenza di svariati metodi per portare a termine un

lavoro comune a tutti: scovare la sel-vaggina. Nei numeri scorsi abbiamo parlato di razze largamente utilizza-te nella caccia al cinghiale, oggi par-leremo di bassotti tedeschi standard a pelo corto impiegati nella caccia al coniglio. Il conduttore, Franco Loi di Sardara, si serve di questa poliedrica razza da alcuni anni traendone impor-tanti soddisfazioni sia a caccia che in esposizione.

Com’è nata la passione per i bassotti?

Il mio primo cane da caccia si chiamava Lilla e più che un bassotto era un cane bas-so! Mi diede grandi soddisfazioni nel cac-ciare i conigli, me lo regalò mio zio Lucia-no scomparso alcuni anni fa, era un patito della caccia al coniglio, nelle sue battute si accompagnava sempre con dei meticci rinsanguati con bassotto, era un maestro nell’addestrarli.Lilla morì che aveva quasi 13 anni, succes-sivamente allevai Beagle e Segugi Italiani a Pelo Raso un’altra mia grande passio-ne, ma alla fine sono ritornato al bassotto questa volta puro, infatti tramite alcuni conoscenti contattai la Signora Guerrini titolare dell’allevamento del Mucrone a Biella. Aveva degli ottimi soggetti, cam-pioni in esposizione ma soprattutto grandi cacciatori, mi mandò una bellissima fem-mina nero focata di nome Mirka.Con Mirka entrai subito in sintonia, era

un’avida cacciatrice di conigli, col tempo mi convinsi che il mio ausiliare non era solo bella per le esposizioni dove spesso trionfava ai primi posti, ma aveva qualco-sa in più che non avevo riscontrato nelle altre razze da me allevate.Decisi allora di prendermi anche un ma-schio, e tramite le riviste specializzate ar-rivai all’allevamento di Villahermosa, uno dei più rinomati a livello europeo e non solo: i suoi bassotti vantano palmares a livello mondiale. Contattai Tonino Soranna che insieme al Dott. Calcinati era titolare dell’alleva-mento di Villahermosa, ma al posto di un cucciolo, mi rifilò Manolo, bassotto di tre anni già campione italiano di bellezza e lavoro, che tutt’ora fa parte della mia fa-miglia di bassotti.Tonino si dimostrò un grande amico, pro-digo di consigli su come allevare i bassot-ti e presentarli in esposizione e qualche soddisfazione è arrivata sia negli expò che nell’allevamento: Manolo, maschio nero focato 9 anni campione italiano di bel-lezza, 9 CAC 4 CACIB 5 volte migliore di razza in expò; Haline, femmina fulva

di quattro anni 7 CAC 3 CACIB 4 volte migliore di razza in expò; Mark maschio nero focato 20 mesi già due CAC e CA-CIB; Messy, Leila, Mila, Moro, Lhagana’, Mari’, tutti con CAC e CACIB in expò, alcuni soggetti hanno varcato il confine nazionale e sono diventati campioni inter-nazionali di bellezza. Altri soggetti, proseguono la loro avven-tura sia in expò ma soprattutto a caccia con altri conduttori, perché i cani della mia famiglia sono principalmente caccia-tori.

Perché andare a caccia col bassotto?

In tanti pensano che il bassotto sia un cane da salotto, lento e che si stanca facil-mente. Niente di più errato. Le sue qualità psichiche la tenacia ed il coraggio sono in grado di sbalordire i proprietari più esi-genti: possiedo alcuni soggetti che caccia-no ininterrottamente tutta la giornata e non disdegnano il confronto con cani di altra mole.Il bassotto addestrato è un cane completo, lo certificano le varie prove di lavoro e test

Cinofilia

I bassotti di Franco Loi

a cura della redazione

Una razza poliedrica adatta a molteplici utilizzi, impiegata dall’allevatore di Sardara per la caccia al coniglio

Soggetto fulvo standard a pelo corto

Page 19: Ars Venandi N° 13

Cartucce per la caccia e il tiro sportivo

Agente unico per la SardegnaGisella Bonato Tel. 3465101922

Nate per vincere

Franco Loi e alcuni soggetti del suo allevamento

Page 20: Ars Venandi N° 13

20

attitudinali cui deve sottoporsi per diven-tare un campione: prova da sparo, riporto dall’acqua, traccia, capacità di scovo, su volpe, in tana al coniglio, prova su cin-ghiale e tante altre.La prova di traccia su sangue è quella che più interessa il cacciatore di cinghiali, qui in Sardegna oramai i cacciatori per la maggiore sono cinghialai, anche perché è restato poco altro da cacciare. Addestrare un bassotto per questa specialità vuol dire farci ritrovare gli animali feriti che supe-rano le poste e magari si fermano a poche centinaia di metri, la lunghezza della pista che il bassotto deve percorrere per superare la prova di ricerca di un animale ferito non deve essere inferiore ai 1200 metri, per cui un cane ben addestrato sarebbe di grande utilità in ogni compagnia.Quando poi si decide di portare avanti una cucciolata bisogna in primo luogo evitare di accoppiare femmine con maschi molto grossi e ricordare che il bassotto si diffe-renzia per la taglia che sono tre, standard oltre 35 cm di circonferenza toracica, nano da 30 a 35 cm. di circonferenza toracica e Kaninchen sotto i 30 cm di circonferenza.

Franco, parlaci della caccia al coniglio

Il coniglio è un animale astuto che utiliz-za diversi metodi di difesa: quando viene braccato nel cisto evita di uscire allo sco-perto e specialmente nei conigli di una cer-ta età è possibile osservare comportamenti di questo tipo. Il tardo autunno è il periodo peggiore per la caccia al coniglio perché si è “ammanajanau” cioè ha preso le astuzie della volpe: resta a girare nel folto e non esce dallo sporco se non con l’ausilio di un cane che lo forza. Solo così puoi sperare di fare il tiro finale anche se naturalmente con difficoltà.Le giornate ideali per il coniglio sono le belle giornate di sole perché già dal mat-tino il coniglio esce fuori dalla tana e si presta ad essere cacciato perché si allonta-na molto. Se le tane sono allagate a causa del maltempo il coniglio tende a stare nei dintorni per cui basta un segnale di peri-colo e lui si rintana invece quando ci sono quelle belle giornate di sole, autunnali, ma anche in inverno inoltrato, se fa qualche giornata di freddo ma di mattina esce il sole, il piccolo tepore invoglia il coniglio ad allontanarsi dalla tana e quello è il pe-riodo migliore per cacciare il coniglio.

Per la caccia al coniglio due colpi sono più che sufficienti

Naomi sul terreno di caccia

Una tana di coniglio

Page 21: Ars Venandi N° 13

È la Sardegna ancora intatta ed incontaminata quella che si respira a Santa Margherita di Pula, a quaranta chilometri da Cagliari: colori e profumi inconfondibili della macchia mediterranea incon-trano un mare dalle acque limpide di colore smeraldo. Qui sorge l’hotel Abamar, affacciato diret-

tamente sulla splendida spiaggia di sabbia bianca finissima, immerso in una rigogliosa pineta. Periodo 27/08-09/09 Euro 90,00 - Periodo 10/09-23/09 Euro 70,00 Periodo 24/09-21/10 Euro 50,00

Sconto del 10% a tutti titolari di licenza di caccia o tessera F.I.T.A.V e loro famigliari. Tariffe speciali per Pranzi/Cene

Tariffe per persona con trattamento di Mezza Pensione ( Bev.Escluse)

L’Abamar Hotel è stato costruito e sempre gestito da una famiglia di persone appartenenti al mondodell’ars venandi e del tiro a volo: per voi sarà come stare in famiglia.

Franco Loi e alcuni soggetti fulvi

Page 22: Ars Venandi N° 13

22

Ritenuta da molti una caccia di serie B, quella al coniglio richiede una buona conoscenza dei com-portamenti etologici del velocissimo lepo-ride, grande prontez-za di riflessi e ausilia-

ri ultra specialistici. In mancanza di questi tre elementi si possono soltanto improvvisare cacciate dall’esito qua-si scontato. Il cane da coniglio deve essere a tutti gli effetti un cane da se-guita ma estremamente corto, il suo lavoro deve infatti svolgersi a tiro di fucile consentendo al suo conduttore di intercettare la traiettoria del coni-glio prima che esso possa rifugiarsi in tana. Potenzialmente il coniglio si può trovare in svariati ambienti che vanno dai campi coperti da sterpaglie, cisto e macchia bassa fino ad arrivare a quote medio alte ma comunque sempre in prossimità di rifugi naturali o artifi-ciali come cumuli di pietre, muretti a secco o fitti cespugliati. Il coniglio, a differenza della lepre, si rifugia in tana rendendo quasi impossibile (a meno che non si utilizzino metodi vietati dalla legge) farlo uscire allo scoperto.Francesco caccia il coniglio in manie-ra specialistica da qualche anno. Tutto ebbe inizio in maniera quasi fortuita quando, dopo la morte di un suo au-siliario, acquistò un bassotto tedesco standard a pelo forte. Il cucciolo all’età di 3 mesi scovò il primo coniglio a se-guito di una entusiasmante azione alla quale ne seguirono tante altre. Intriga-to da questa nuova forma di caccia Salvatore implementò la forza lavoro acquistando altri soggetti, fermandosi per il momento a quota 5.

Stanziale

A conigli con Salvatore Pala

di Marco Loi

Una caccia inusuale che richiede l’utilizzo di ausiliari particolarmente specialistici sia sotto il profilo morfologico che mentale

Salvatore Pala con un bassotto tedesco standard a pelo forte

Inequivocabili tracce della presenza di conigli

Page 23: Ars Venandi N° 13

23Salvatore Pala di Olbia con l’amico Emanuele Bertone di Porto Rotondo

Page 24: Ars Venandi N° 13

24

Scena emblematica di caccia al coniglio: un roveto accerchiato da due cacciatori

Gianni, soddisfatto del suo bottino

Page 25: Ars Venandi N° 13

SLB 2000SLB 2000+

Distributore uffi ciale unico per l’Italia: Bignami S.p.A. - Via Lahn 1, 39040 Ora (Bz) - www.bignami.it - [email protected]

Ieri: HK SLB 2000+Oggi: HAENEL SLB 2000+

... è cambiato solo il nome. Nient’altro.

Alle 7 del mattino dell’ultima dome-nica di ottobre dedicata alla nobile stanziale ci troviamo in un bar, io, Sal-vatore, Emanuele e Gianni, 3 fucili in tutto, perchè io sparo con la Canon! Salvatore ci porta in uno dei suoi luo-ghi preferiti fra la Barbagia di Nuoro e la Baronia, il periodo è il più favore-vole di tutto l’anno in quanto il caldo estivo si è affievolito e le piogge non hanno ancora alterato le abitudini dei conigli. Una volta fatta luce ci accor-giamo di essere nel luogo giusto: siepi di rovi, cumuli di pietre e campi incol-ti, se la mixomatosi non ha fatto stragi dovremmo divertirci.I bassotti rastrellano meticolosamente il terreno e danno dimostrazione di es-sere dei veterani in questa caccia. An-che i cespugli più fitti vengono ispe-zionati alla ricerca di tracce che, una volta individuate, vengono segnalate con qualche scagno: dalla faccia di Sal-vatore, saggio interprete dei segnali dei suoi cani, per ora non dovrebbe es-sere niente di interessante. Abbiamo il

sentore che l’attività dei conigli si sia fer-mata in nottata forse disturbata da qualche volpe. Gli esiti di una giornata di caccia non sono mai program-mabili, le incognite infatti sono all’ordine del giorno.Non demordiamo e raggiungiamo un’al-tro spot a poca di-stanza. Qui riusciamo a incarnierare due conigli, sufficienti per far rianimare i cani, scoraggiati dalla carenza di incontri. Si sono fet-ta le 14 e ci fermiamo per rispettare il ridicolo limite imposto dal calendario venatorio che impone le mezze gior-nate di caccia per la nobile stanziale, nonostante il nostro interesse fosse fo-calizzato sul coniglio selvatico.Le popolazioni di coniglio in Sarde-gna sono soggette a forti oscillazioni dovute alla ricorrenza di epidemie

di mixomatosi che normalmente si registrano ciclicamente negli anni. A questa problematica – forse ritenuta irrilevante – non si è ancora trovato un rimedio valido nonostante siano disponibili dei vaccini per la mixo-matosi. È chiaro che vaccinare una intera popolazione di conigli selvatici sia un’operazione impossibile ma cre-diamo esistano dei rimedi per evitare o quantomeno arginare questo grosso problema.

Gianni, soddisfatto del suo bottino

Page 26: Ars Venandi N° 13

26

La compagnia “Ac-qua Panna” nasce a Dorgali nel 1981 per merito dei fratelli Antonio e Marcello Serra, conta circa 30 fucili e una decina di battitori e oggi realiz-za una media di circa

120 cinghiali all’anno, conquistando il primato di prima squadra dorgalese, primato indiscusso da ben 27 anni! La squadra capitanata dai fratelli Ser-ra si è da subito distinta per la serie-tà con la quale affronta questa nobile arte tanto che i colleghi Dorgalesi gli hanno affibiato il nome della famosa azienda produttrice di acqua natura-le come simbolo di sobrietà. Sobrietà tenuta per tutta la giornata di caccia ad esclusione della cena domenicale e chiaramente dei pranzi organizzati nelle giornate di silenzio venatorio.Nel paese della filigrana si contano ben 10 compagnie di caccia grossa che fanno registrare all’anno una media totale di 450-520 cinghiali abbattuti. Rispetto a qualche anno fa la popo-lazione di cinghiali è notevolmente incrementata a causa dell’abbandono della campagna e della fortissima di-minuzione dell’allevamento zootecni-co allo stato brado in particolare di su-ini. La grande disponibilità di territori nei quali cacciare consente ai dorgalesi di alleggerire la pressione venatoria, non ultimo c’è da sottolineare che esclusi alcuni inevitabili casi, il cin-ghiale viene rispettato tutto l’anno e i numeri ne sono una prova evidente.All’alba la compagnia Acqua Panna si riunisce nella sua sede di caccia all’in-terno del paese, da qui si partirà tutti insieme verso la località prescelta sem-

Caccia grossa

La compagnia “Acqua Panna“ di Dorgali

di Marco Loifoto di Carmelo Mele

Se esistesse una categoria per classificare le compagnie di caccia grossa, quella dell’”Acqua Panna” sarebbe senz’altro una squadra di serie A

Gli inconfondibili paesaggi tipici delle montagne che si affacciano al Golfo di Orosei

La prima battuta vista dalla linea delle poste

Elaborazione grafica della prima battuta

Page 27: Ars Venandi N° 13

Distributore ufficiale unico per l´Italia: Bignami SpA - ORA (BZ) - Tel. 0471 803000

www.bignami.it - [email protected]

• 5 regolazioni di intensità

• spegnimento automatico

• segnale di carica batteria (60 ore di funzionamento)

• impermeabile

NUOVOmeosight II

più compatto e prestazionale

...ed il solito, insuperabile rapportoqualità/prezzo Meopta.

Gli inconfondibili paesaggi tipici delle montagne che si affacciano al Golfo di Orosei

Il capocaccia Antonio Serra

Page 28: Ars Venandi N° 13

pre all’interno del comune di Dorgali.Oggi cacceremo in uno dei luoghi più spettacolari dal punto di vista paesag-gistico, il rilievo di Codula Manna, a nord di Cala Gonone sarà il teatro della prima battuta di caccia. Il vasto territorio viene chiuso a monte dalle poste e la fascia scoperta a valle viene occupata dai battitori che terranno le proprie postazioni per tutta la battuta. Lasciamo le macchine lungo la strada panoramica che da Dorgali porta a Cala Gonone e dopo un quarto d’ora di marcia in salita scolliniamo sco-prendo un paesaggio che vale l’intera stagione di caccia: l’alba sul mare e la vista del Golfo di Orosei fino al Capo di Monte Santu, uno dei luoghi più belli della Sardegna. Le falesie a picco sul mare e la totale assenza di antro-pizzazione per più di 40 chilometri sono una condizione ormai unica in Italia. Un territorio selvaggio e impe-gnativo che deve essere affrontato con coscienza, senza improvvisazione. Gli scarponi vengono aggrediti dal terre-no calcareo subendo solchi profondi. I polpastrelli dei segugi, formati in que-sti luoghi sono in grado di percorrere qualsiasi terreno. Il vero punto di for-za della compagnia Acqua Panna sono proprio loro, segugi sapientemente se-lezionati e in perfetta forma fisica, in grado di cacciare dall’alba al tramon-to. I meriti anche in questo caso sono da attribuire al capocaccia, fu infatti il primo ad aprire una Zona Addestra-mento Cani nella Provincia di Nuoro e fu uno dei primi importatori di segu-gi istriani in Sardegna, acquistati nel rinomato allevamento di Girandola. Ancora oggi i segugi slavi ottengono con prepotenza la meglio sul cinghiale sardo.Codula Manna è contraddistinta da un versante calcareo che si spegne su una colata basaltica, la terra nera in-contra quella bianca dando vita a un paesaggio caratteristico. La mia po-stazione si trova sul versante a sud, nel terreno basaltico e da qui posso osservare gran parte della battuta. Mi godo lo splendido lavoro dei cani e uno dopo l’altro individuo i cinghiali che salgono sul modesto rilievo fino ad arrivare alla linea delle poste. Ten-go sott’occhio un passaggio nel cisto

28

La gola di Codula Manna

Il Golfo di Orosei alle prime luci del mattino

Page 29: Ars Venandi N° 13

SR1BASIC

Distributore ufficiale unico per l’Italia: Bignami S.p.A. via Lahn 1, 39040 Ora (Bz) • www.bignami.it

ESPRIT DER BÜCHSENMACHER(ESPRESSIONE DELLA TRADIZIONE DEGLI ARMAIOLI TEDESCHI)

QUALITÀ e PREZZO

SR1 BASIC - Calibri: 30-06 Spr.; 308 Win.; 8x57 js.; 93x62; 300 Win.Mag.

I resti di primitivi insediamenti umani

Page 30: Ars Venandi N° 13

ma l’unico cinghiale salito sul nostro versante viene abbattuto dall’amico Gigi Deiana, due postazioni sotto la mia. Altri due cinghiali attraversa-no una perete calcarea ma vengono prontamente fermati, in conclusione a fine mattinata contiamo 6 cinghiali abbatuti. Ci fermiamo per un boccone e due chiacchere per poi spostarci ver-so l’interno per tentare un’altra battu-ta, questa volta meno selvaggia, ma dalle dimensioni generose. Le poste vengono posizionate lungo una stra-da di penetrazione agraria ma il forte vento di ponente impedisce di senti-re ogni minimo rumore. Sbalorditiva la performance dei segugi: dopo una massacrante mattinata di caccia con-servano ancora le energie per mettere sotto sopra la battuta pomeridiana, prima impegnati con una volpe che chiaramente tarda a uscire e poi con due cinghiali che, a causa del vento sfavorevole, impiegheranno anch’ essi parecchio tempo prima di palesarsi nella linea delle poste. Otto cinghiali conquistati nell’intera giornata grazie ad una compagnia che lavora in per-fetta simbiosi, le poste sapientemente posizionate dal capocaccia vengono

servite da eccellenti ausiliari. Un lavo-ro da 10 e lode!Rientrati alla base, i cinghiali vengo-no scuoiati e appesi; il lunedì con più calma verranno sezionati e divisi al termine di un’altra cena in compa-gnia degli amici di sempre. In questa occasione non sarà l’acqua naturale a riempire i bicchieri ma del buon vino cannonau!

30La squadra “Acqua Panna“ di Dorgali

Page 31: Ars Venandi N° 13
Page 32: Ars Venandi N° 13

più fiducia e viene ri-tirata dalle prove. Pro-vo una pro-fonda delu-sione perchè s e c o n d o me poteva aspirare al Campiona-to Europeo F e m m i n e . Mi viene r i a f f i d a t a e con lei

mi diverto a caccia e nelle poche prove che facciamo in Sardegna. Gonnesa non delude il mio giudizio e, dopo solo set-te prove, raccoglie sul campo i requisiti per il titolo di Campione Italiano di La-voro. Un giorno, mentre accudivo i cani mi si presenta un certo Aldo Bonogli, lo invito a vedere Gonnesa in azio-ne di caccia ed è subito amore. Gliela cedo con l’impegno di farle con-seguire l’ultimo titolo in esposizione e poter così completare l’iter burocrati-co per poter essere omologato il titolo. Aldo mantiene la parola e a Mar-zo grazie al Gruppo Cinofilo Caglia-ritano, Gonnesa stacca il cartellino. Ringrazio Leonardo, che mi ha sorretto, Aldo, contagiato da questa Setterma-nia tutta Sarda, mia figlia Barbara che mi dà una grossa mano in canile, per-mettendomi così di dedicare più tempo agli allievi. Grazie a Lei Direttore per la Sua cortese ospitalità e a tutto lo Staff. Giovanni Ibba

prezzi speciali per le compagnie di caccia!!!

Concessionario unico per la SardegnaAquazoo di Sandro Saba

Via Enrico Costa N° 68 Sassari Tel/Fax 079 238031 Cell. 329 0695184 [email protected]

Risultati gare federali

Lettere al direttore

Gara alla sagoma mobile, Serramanna 15 07 2012

1 Miscali Maurizio2 Carta Andrea

3 Murtas Piero

2° Gara di tiro Armeria Cecchetto, 08 07 2012, in collaborazione con C.P.A.

Sagoma cinghiale corrente1 Concas Virgilio2 Tocco Pietro3 Atzeni Raimondo

Tiro al piattello1 Loi Gianfranco2 Tocco Pietro3 Zanda Giacomo

Semifinale Regionale Camp. Piattello Fossa, TAV Settimo 17 06 2012 - Cat. ECC/1

1 Paoli Luca2 Mereu Giovanni Pietro3 Cara Adriano4 Ferreli Luigi4 Scanu Sergio

Semifinale Regionale Camp. Percorso Caccia in Pedana TAV Sassari 24 06 2012

Prima Categoria1 Melis Massimo2 Pileri Leonardo

Seconda Categoria1 Pani Publio2 Saddi Giuseppe3 Congia Giuseppe

Terza Categoria1 Melis Mariano2 Fiori Pietro3 Masnata Giuseppe

Cacciatori1 Agri Federico2 Deiana Ivan3 Giagheddu Antonio Mario

2° Coppa Italia Amatoriale - Semifinale Regionale - Oristano 8 07 2012

Cat. Continentali1 Ventre Nino - eb2 Piras Andrea - eb3 Soddu Luca - eb

Cat. Inglesi1 Carta Angelo - si

1 Ventre Nino 1 Carta Angelo

Gonnesa è il nome della setters, tutta sarda, prossima alla proclamazione di Campione Italiano di Lavoro. La coccolo, la vedo cre-scere, in allenamento fa ogni giorno qualco-sa di nuovo e le sue ferme sono da cineteca. La affido alle mani di Luigi Maggiolo, Dresseur professionista. Esordisce   (a soli 22 mesi) al 1° Der-by della SIS e vince nella sua batteria. Sul più bello alla cagnetta non viene data

Page 33: Ars Venandi N° 13

prezzi speciali per le compagnie di caccia!!!

2° Gran Premio FITAV 8° Trofeo Isola Verde

2° Memorial Giovanni Loddo

Anche quest’anno la Sarde-gna ha rinnovato il tradizio-nale appuntamento con lo skeet ospitando il 2° Gran Premio formula FITAV nel quadricampo di Arzachena, dove si sono confrontati una cinquantina di tiratori in rap-presentanza delle regioni del raggruppamento dell’Italia centrale. Merito particola-re deve essere riconosciuto all’eccellente struttura gal-lurese, di cui fu promotore il compianto Salvatore Pirina e che oggi vede impegnati il figlio Antonello con la sua famiglia ed il presidente-tira-tore Stefano Muzzu, nell’oc-casione anche responsabile federale di segreteria. Ed è stato proprio il plurititola-to presidente del sodalizio ospitante ad imporsi nella massima categoria; con una condotta estremamente re-golare, Stefano Muzzu ha chiuso a quota 96 su 100, precedendo il romano Gian-luca Campanella a quota 90 e l’altro sardo di Siniscola Sebastiano Tocco, fermo a quota 88. Nella prima categoria si è imposto l’altro portacolori di Arzachena, Antonello Pirina. Con il 24 di finale aggiunge-va un errore all’unico che aveva commesso nelle tre serie di qualificazione, chiudendo con un ragguardevole 98/100, il punteggio più alto della giornata. Per gli altri due gra-dini del podio si doveva procedere ad uno shoot-off a tre tra il gallurese di Palau Antonio Colombo, il romano Franco Cinque e l’umbro Franco Grimaldi, tutti giunti alla quota di 95/100. Grimaldi era il più preciso e freddo e si aggiudicava la medaglia d’argento, mentre il bronzo andava all’ottimo fucile romano. In seconda categoria lotta a due tra i gallu-resi Angelo Giagoni e Mauro Dettori, che hanno terminato entrambi a quota 92. Lo spareggio dava ragione a Giagoni che saliva sul gradino più alto del podio, seguito da Dettori e dal laziale Marco Bicchi. Nella terza categoria lotta tra tira-tori di casa e, alla fine, ha prevalso Nicola Asara con 91/100, precedendo Domenico Fresi con 90/100 e Salvatore Azzena, terzo a quota 89/100. Infine nei veterani l’esperienza e l’otti-ma fucilata portavano a primeggiare il laziale Enzo Rossetti, autore di un eccellente 93, precedendo di un solo piattello il romano Giancarlo Perfetti, mentre sul terzo gradino del podio saliva il gallurese Ennio Masu.

Nata otto anni fa per contrastare i limiti che il Parco del Gen-nergentu avrebbe dovuto imporre, l’Associazione Sportiva Isola Verde è tutt’oggi impegnata nell’organizzazione del ri-nomato Trofeo Isola Verde, disputato ogni anno nel campo di tiro al volo di Lanusei. L’organizzazione, in parte arzane-se e in parte lanuseina, è coordinata da Gigi Deidda. Il Tro-feo vede impegnati un buon numero di tiratori provenienti

da tutta la Sarde-gna. La disciplina del percorso cac-cia sulla quale si svolge la gara è quella che riscuote maggiori consen-si nel pubblico di cacciatori, attrat-ti sia dall’evento

sportivo che da quello culinario. Alle 13 i fucili restano in rastrelliera per la pausa pranzo, carne e vino a volontà ven-gono serviti gratuitamente ai circa 400 cacciatori presenti, un bel momento per parlare e discutere della nostra passione.

Sabato 14 e domenica 15 Luglio a Tortolì, si è svolto il 2° Memorial dedicato a Gianni Loddo. Oltre ad essere un bra-vo cacciatore, Gianni si è distinto anche nel tiro al piattello: tesserato con la Società TAV di Sassari, Gianni è stato per anni uno dei migliori tiratori; quando partecipava lui, oltre ai risultati erano garantite per tutti anche le sue simpatiche e divertenti barzellette; aveva sempre la battuta pronta e un sorriso per tutti. Gianni faceva parte della squadra di caccia grossa di Antonello Monni, compagnia storica della zona, la stessa che ha organizzato la manifestazione in suo onore. La gara si è disputata nelle discipline del tiro alla sagoma mobile del cinghiale e tiro alla mattonella. Sabato mattina di buon’ora è iniziata la gara ufficiale che è durata tutta la gior-nata, per terminare alle 12,00 del giorno dopo dove, nella caratteristica chiesetta dedicata a San Gemiliano, Don Felice ha celebrato la santa messa in suffragio di Gianni Loddo. A seguire, il grande pranzo al quale hanno partecipato circa trecento persone. Subito dopo il banchetto, dove in più occa-sioni è stata ricordata la figura di Gianni Loddo, si sono svol-te le premiazioni dei vincitori la gara di tiro. La compagnia Monni ha poi donato una targa in segno di riconoscimento alla famiglia Loddo e alle persone che hanno collaborato alla riuscita della manifestazione. Questa la classifica finale: 1 Longoni Alessandro - 2 Busalla Marco - 3 Solanas Mariolino

Di Marco Efisio Pisano

33

Di Aldo Mauri

Page 34: Ars Venandi N° 13

34

Manifestazioni

Vinci Day a Monastir

di Ercole Manca e Tony Vitiello

Una strabiliante domenica di spettacolo in compagnia di Renato Lamera

Nomen Omen citavano i latini, cioè il destino è racchiuso nel proprio nome. E’ ciò che devono aver pensato i pro-gettisti della Benelli quando hanno scelto il nome per il loro nuovo fucile, “Il Vinci”. Il circuito denominato Vin-ci Day si propone, attraverso gare or-ganizzate da armieri, di far conoscere le peculiarità dell’arma. La gara «Lo spettacolo del tiro», svoltasi domeni-ca 22 luglio 2012 nel parco di Santa Lucia a Monastir, è stata una giornata da ricordare per tutti coloro che sono intervenuti sia per partecipare che per assistere alla manifestazione. Organiz-zata nell’ambito del Vinci Day Benelli dall’Armeria Luciano Sinis, ha visto l’intervento del recordman mondiale di tiro dinamico Renato Lamera. Due le competizioni che hanno animato la giornata nella splendida cornice del Parco di Santa Lucia che, grazie alla

servire anche agli enti ed associazioni di categoria (ma soprattutto ai cac-ciatori stessi!) per trovare finalmente un punto d’incontro e unità d’intenti (non solo in merito alle recenti dia-tribe sul calendario venatorio). Nella gara di domenica 22 luglio, il cacciato-re campidanese ha gareggiato affianco a quello nuorese, oristanese, ogliastri-no e sassarese, con spirito di competi-zione e correttezza, ricordando a tutti come la passione non ha provincia né territorio. Un concetto sottolineato an-che dalla presenza dei diversi tiratori giunti dal resto d’Italia. Renato, ospite d’onore dell’Armeria Luciano Sinis, ha assistito con interesse alle fasi sa-lienti delle competizioni intervallate dai suoi spettacoli e, da vero istrione del tiro, non si è limitato ad esegui-re i propri numeri ma ha divertito e coinvolto in prima persona il pubblico estasiato dalle sue evoluzioni acroba-tiche di tiro dinamico. Insomma, un vero showman, cui nemmeno il forte vento è riuscito a rovinare le spetta-colari esibizioni. dopo l’impeccabile pranzo, organizzato dal Comitato di Santa Lucia, sono riprese le compe-tizioni, animando il pomeriggio fino alla replica serale dello spettacolo che ha visto una straordinaria presenza di pubblico. “Lo spettacolo del tiro” a Monastir è stato spettacolo vero. Si è sparato fino al tramonto ed è stato ne-cessario procurare altre 50 sagome in extremis, terminate inaspettatamente per l’exploit di partecipanti. Alcuni non sono riusciti a prendere parte alla gara per la chiusura delle iscrizioni, ma chi non è riuscito a sparare nelle ultime batterie ha almeno potuto go-dere dello strabiliante spettacolo.

disponibilità del Comune di Monastir, è stato trasformato per un giorno in una grande oasi del tiro, immersa nel verde della grande pineta che ha ripa-rato dal sole nelle ore più calde e pro-tetto dal forte vento. Nella specialità del Trap, realizzata in collaborazione con lo staff del campo Is Arenas di Or-tacesus, si è imposto l’ottimo Gianbat-tista Saleri (vincitore del Benelli M1 in calibro 20), venuto dalla lontana Brescia per partecipare alla gara e su-perare i nostrani Matteo Angiargiu e il promettente giovane Nicola Casula. L’instancabile staff del C.P.A. ha con-tribuito invece alla gara di tiro a palla (una novità per il pubblico monastire-se), dove si è sparato esclusivamente coi fucili Benelli Vinci messi a disposi-zione dall’Armeria Luciano Sinis. Una scelta vincente che ha unito gli intenti promozionali all’idea di una sfida più vera che, in grado di premiare l’adat-tabilità e l’istinto dei partecipanti, tut-ti messi sullo stesso piano. Dopo un’ esaustiva presentazione delle caratte-ristiche e il funzionamento del Vinci da parte di Renato Lamera, sono stati lo stesso Luciano Sinis e il Presidente C.P.A. Marco Pisanu ad aprire le danze con una breve dimostrazione di gara. Nel pomeriggio si è raggiunto l’apice della frenesia di partecipanti che vo-levano portarsi a casa l’ambito Benelli Vinci, aggiudicato infine all’oristanese Piero Murtas. È stata una vera sorpre-sa, per l’organizzazione e per lo staff, vedere l’entusiasmo crescente che ha animato la gara di tiro alla sagoma, soprattutto in una zona in cui il tiro a palla e la caccia grossa sono meno pra-ticate dai cacciatori dell’hinterland. Ed è questo un successo che dovrebbe

Lo showman Renato Lamera

Page 35: Ars Venandi N° 13

16 gennaio 2005. E’ una data che non dimentichere-mo mai, un graffio al cuo-re che ci porteremo dentro per tutta la vita. Era una domenica mattina l’ultima giornata di caccia grossa, e come sempre ci si ritrovava al bar da Nicolino a fare co-lazione. Si sa’ ogni giornata ha qualcosa di diverso, ma mai ci saremo aspettati che sarebbe stata così diversa e

tragica. Si prende il caffè ci si sfotte, e si prepara la strategia di caccia. Rino, uno dei nostri capi caccia, decide insieme a Giuseppe e a Zio Nicola, pilastro della squadra e nonché Capocaccia da sempre, la mosse della giornata. Si decide di fare una delle cacce più spettacolari a livello paesaggistico che abbiamo, ma non fila liscio niente: non ci sono più cani e si preferisce chiudere la battuta e andare a cercare tutte le mute. Io quel giorno avevo deciso di fare un favore a Rino e Davide, mandandoli in posta e sciogliendo i loro cani. Loro erano due fratelli affiatatissimi, tanto da sembrare quasi ge-melli nonostante i loro otto anni di differenza. Quando si parlava di loro come singoli veniva quasi spontaneo dire comunque “ Davide e Rino” o viceversa. A volte però il de-stino gioca brutti scherzi, e purtroppo quel giorno a Rino è costato caro. La notizia si è sparsa a macchia d’olio su tutto il territorio. Rino era una persona gentile, affidabile, leale, riservata, scherzosa. La calma era la dote che lo contraddi-stingueva. Lui aveva un sorriso per tutti, uno che non cer-cava discussioni, ma cercava di ragionare, amava la natura, grande appassionato di passeggiate e innamoratissimo della caccia. Sono passati sette anni da quella data, certo le cose sono cambiate, ma non il sentimento nei suoi confronti o il ricordo del grande Amico, Fratello, Compagno che è stato da quando ognuno di noi ha avuto modo di conoscerlo e condividere questa grande persona. Queste passioni lui le condivideva con Davide, il mio ricordo e di due persone in-separabili, e che quel dramma ha diviso solo materialmente ma non nell’anima. In suo ricordo, per il primo anno dalla scomparsa, venne organizzato un concorso foto-naturalisti-co in sua memoria. Fu una esperienza bellissima, venne or-ganizzata una passeggiata sulle montagne di San Pantaleo, e nell’occasione bisognava immortalare tutto quello che era natura, pietre particolari, fiori alberi. Lo scopo naturalmente era il ricordo e la memoria di Rino , il trovarsi in un ambiente che a lui dava pace, benessere morale e interiore, tutto quello che la natura offre ad ognuno di noi che apprezza il verde che ci circonda e che ci offre nel rispetto di questa terra che a volte bistrattiamo. Ogni giorno che passa, ogni momento passato in campagna, ci ricorda lui e gli amici che negli anni ci hanno fatto compagnia nelle nostre battute di caccia.

Primo raduno nazionale gruppo 6 In memoria di Rino

Il pubblico delle grandi occasioni ha affollato il campo sportivo di Planedda a Baunei, dove si è tenuto il primo Raduno nazionale del gruppo 6° (segugi italiani ed esteri)con C.A.C. in palio, unitamente al riconoscimento del segugio maremmano e del lepraiolo, organizzati dalla Sips provinciale di Nuoro in collaborazione con i soci dell’autogestita Siserbi di Baunei, del Comune, della Provincia Ogliastra, della Federcaccia provinciale, della testata giornalistica L’Unione Sarda e di alcuni sponsor. Per l’occasione, i giudici esperti Enci sono stati Beppe Quinzanini e Sandra Piscedda.La manifestazione si è aperta alle ore nove con il raduno e con l’iscrizione fuori catalogo di alcuni ritardatari; alle 9,45 ha avuto inizio con i giudizi da parte dei giudici esperti Enci che si sono protratti fino alle 14,30, quando si è svolto il pranzo sociale presso il ristorante Pisaneddu a Baunei. Nel pomeriggio, alle 17,00 il best in show e le premiazioni dei vincitori. A fine manifestazione il sindaco ha tenuto un breve discorso ringraziando l’organizzazione e tutti i partecipante con un arrivederci al 2013.

35

Di Emanuele Fresi

Foto di gruppo degli organizzatori

Segugi istriani sul Ring

I primi tre classificati

Di Gigi Desogus

Page 36: Ars Venandi N° 13

36

Provato per voi

Franchi Affinity

di Tony Vitiello

Il nome di battesimo fa già assaporare le caratteristiche essenziali di quest’arma che nel complesso crea la perfetta affinità fra uomo e fucile

Nello scenario dei semiautomatici da caccia, la storica ed intramontabile casa costruttrice Franchi propone la nuova linea denominata Affinity. Il nome di battesimo della linea fa già assaporare le caratteristiche essenziali di quest’arma dai tratti innovativi, che nel complesso creano la perfetta affi-nità tra uomo ed il proprio compagno di mille avventure. Prima di adden-trarmi nella descrizione peculiare dei cinematismi dell’arma, vorrei forni-re al lettore alcuni cenni storici sulla Franchi. La Franchi e’ annoverata tra le case costruttrici più antiche del con-tinente europeo, anno certo di una già solida produzione armiera nel territo-rio Bresciano e’ il 1868, anche se già da prima nelle rinomate fucine Franchi si producevano armi su ordinazioni e riparazionI di ogni sorta. I Franchi furono anche grandi patrioti che com-batterono a fianco di Garibaldi eroe dei due mondi: Romolo Franchi cad-de a Custonza mentre Martino seguì Garibaldi in America per poi cadere al rientro a Mentana. Martino era un vero specialista e riusciva a risolvere ogni problema che gli archibugi pre-sentavano garantendo sempre la loro funzionalità. Luigi Franchi emerse dalla dinastia e dopo aver rilevato un’ azienda con un socio, fondò con il fratello Attilio la Luigi Franchi Spa. Negli anni 70 la Franchi era ormai le-ader incontrastata nella produzione di semiautomatici con il Mitico Franchi 48 con milioni di esemplari venduti in tutto il mondo con le versioni AL (acciaio leggero) e AM( acciaio ma-gnum). Si poteva tranquillamente as-serire che in ogni famiglia di cacciatori c’era un Franchi. Progettato nel 1947

L’estensore di queste note mostra l’Affinity Cal. 12

L’otturatore inerziale con testina rotante a due alette denominato Front Inertia, la molla di recu-pero che riveste il serbatoio posizionata in avanti limita l’inpennamento della canna in fase di es-pulsione.

Page 37: Ars Venandi N° 13

37

ed in produzione nell’anno successi-vo, con il particolare sistema di can-ne con trattamento “Supercrom48” con cromatura interna delle canne per delle rosate impeccabili ed senza il problema corrosivo delle polveri di allora. Sempre le canne all’avanguar-dia presentavano i primi strozzatori sia produzione Franchi che i Poly, co-che di fabbricazione americana con nove variazioni di rosate in un unico strozzatore di cui la Franchi era l’uni-ca ditta in Europa a poterli montare. La Franchi nel 1995 viene acquistata dalla Beretta e dal 2008 è incorpora-ta nella Benelli, appartenente sempre alla Holding Beretta. Oggi si presenta con un marchio ristilizzato e con pro-dotti innovativi. L’Affinity è un fucile concepito partendo dalla pietra milia-re che è l’uomo, tenendo conto in fase di progettazione delle caratteristiche fisiche e sensoriali della persona che lo possiede. infatti l’Affinity pone le basi costruttive sulla perfetta ergono-mia di imbracciata, bilanciatura dei pesi atta ad avere un equilibrio statico dei pesi e delle forze anche in fase di

sparo in assonanza alla piacevole per-cezione sensoriale che offre il perfetto connubio tra uomo ed arma, facendo assaporare la piacevole sensazione di soddisfazione. L’arma è come un ve-stito: se è comodo, elegante, leggero è perfetto e ci fa sentire bene, così è an-

che l’affinity, un insieme di molteplici sfaccettature che la rendono piacevol-mente unica e nata per durare nel tem-po. La garanzia di 7 anni la dice lunga sui materiali adottati, in fondo già ne-gli anni ‘60 lo slogan della Franchi era “Un Franchi è per sempre”.

L’impugnatura mostra un particolare zigrino che offre una presa sicura in ogni con-dizione.

Strozzatori da 7 cm per ro-sate ottimali

Scheda tecnicaCostruttore: Franchi via della stazione N°50 Urbino Modello: AffinityTipo: Semiautomatico a canna liscia con strozzatoriCalibro: 20 camerato 76 e 12 camerato 76 per tutte le tipologie di cartucce.Funzionamento: inerzialePercussione: percussione inerziale interno all’otturatoreEstrattore: a unghia con molla elicoidale inserita nella testa dell’otturatoreStrozzatori: da 7 cm per rosate ottimaliCalciatura: in noce secondo grado finito ad olio kit vantaggio pieghePesi: 2 650 cal. 20 riferito alla canna 71 e 2800 cal 12 riferito alla canna 71.Prezzo al pubblico: 1.170 euro iva compresa

Franchi Affinity Cal. 12 sintetico

Franchi Affinity Cal. 12 camouflage

Franchi Affinity Cal. 12 legno

Page 38: Ars Venandi N° 13

38

Provato per voi

Armsan Wood

di Alessandro Satta

La famosa Azienda turca ha conquistato i mercati mondiali esportando le sue creazioni in più di quaranta Paesi

Il 2006 vede nascere in Turchia una nuova e tecnologica Azienda produt-trice di armi ad anima liscia che sor-prende per qualità e scelta della sua gamma di prodotti. La Armsan ha ormai conquistato i mercati mondiali esportando le sue creazioni in più di 40 paesi, diventando in un così breve periodo una realtà nel mondo delle armi sportive e da caccia grazie an-che alla realizzazione di un eccellente semiautomatico con il più classico dei sistemi di riarmo a sottrazione di gas.Il rapporto qualità- prezzo è eccellente e l’estetica, a volte classica con legni di buon grado, altre volte accattivan-te con colori e versioni futuristiche, fanno di questa novità una valida alternativa al variegato mondo delle armi. L’importatore (Bignami) non ha bisogno di presentazioni e garantisce esperienza e professionalità, nume-rose le versioni che soddisfano tutte le esigenze venatorie e sportive. La versione classica denominata (Wood) oltre ad avere la possibilità di scelta

tra tutte le lunghezze di canna (71-66-61 slug) e strozzatori intercambiabili annovera una versione in calibro 28 che sta riscontrando sempre più suc-cesso tra gli appassionati dei piccoli calibri. Il peso è ridotto, 2,9 kg per le versioni in calibro 12, 2,7 kg circa per i vari 20 e 2,5kg per i calibri 28. Gli al-lestimenti sono diversi e si adattano a tutte le esigenze di un cacciatore, dai lussuosi legni nella versione Excelsius al comodissimo ed indistruttibile tec-nopolimero del Synthetic, tutti dotati di sistemi di mira in fibra ottica della famosa azienda L.P.A. La nostra prova di sparo è stata eseguita con una ver-sione Slug con calciatura in noce finita a olio e zigrino accurato (versione che troverà sicuramente tanti appassionati tra gli amanti della caccia al cinghiale) e ha riguardato 5 sezioni di sparo di 5 colpi ognuno. La palla da noi utilizza-ta è la fiocchi da tiro (28grammi), palla che per la sua leggerezza e precisio-ne non è caricata in modo esasperato e permette di verificare se l’arma ha

difetti di riarmo, cosa che per l’intera prova non è avvenuta. La distanza di ingaggio è stata di trenta metri nella prima sezione per la taratura degli organi di mira (la tacca di mira con riferimenti in fibra ottica è regolabile in brandeggio e deriva) e a cinquanta i successivi venti colpi. I risultati finali sono estremamente positivi riuscendo (dopo presa confidenza con l’arma) a chiudere una rosata di cinque colpi in 18 cm. La reazione allo sparo risulta controllabile (grazie al comodo cal-ciolo in gomma ventilata e ammortiz-zante) e l’acquisizione del bersaglio rapida e sicura, il brandeggio (canna corta da 61cm) veloce e ben equilibra-to. Conclusioni: l’arma è un ottimo ausiliario per la caccia vissuta e con-tiene tutta la tecnologia e variabilità di allestimenti che può servire, con un rapporto qualità prezzo eccezionale: pensate che la versione da noi provata nonostante l’ottima fattura e il pregio dei materiali ha un costo che si aggira attorno ai 590 euro.

Armsan Slug Cal. 20* Le due versioni illustrate nelle foto hanno calci scelti non di serie

www.bignami.it

*

*

Armsan Slug Cal. 12

Page 39: Ars Venandi N° 13

Ogliastra...ogni stagione è buona

Page 40: Ars Venandi N° 13

40

Il coltello

Una lama dalle linee inconfondibili, superbo vanto della produzione artigianale sarda

a cura della Redazione

“Castrino” di Nino Morittu

I coltelli di Morittu sono un superbo esempio estetico, dimostrazione di un artigianato di alto livello e di una chiara passione per i materiali utiliz-zati. I suoi coltelli fanno bella mostra nei musei di Albacete in Spagna, Mon-treal in Canada, Stati Uniti e Berlino, in Germania. Grande amico di Cala-resu, cui è accostato per gli alti livelli di perfezionismo, per la costruzione dei manici usa esclusivamente corna “accoppiate”, ed è impossibile trovare nei suoi coltelli guancette differenti. Morittu è famoso, tra le alte cose, per la realizzazione del “castrino”, col-tello vocato per le piccole operazioni chirurgiche effettuate un tempo negli allevamenti. Erano altri tempi, e quella del castri-no di suini, ovini e bovini, una pro-fessione cui spettava di castrare gli animali con l’obiettivo di renderli fa-cilmente gestibili. Si teneva un solo riproduttore maschio per tutte le fat-trici e, negli allevamenti allo stato brado, soprattutto di suini, venivano sottoposte a castrazione anche alcune femmine, destinate poi all’ingrasso. L’operazione veniva effettuata anche sui bovini, per rendere più mansueti quei torelli destinati esclusivamen-te al tiro dell’aratro. Ma l’operazione chirurgica più frequente e più banale effettuata dal castrino era comunque quella sui polli maschi, per farne dei capponi, usati soprattutto nel periodo natalizio. Il castrino per svolgere il suo lavoro, utilizzava un coltello che ha preso il medesimo nome, e che era di solito uno strumento a lama pieghevo-le. I castrini erano figure professionali importanti, vivevano in paese e anda-vano tutti i giorni in campagna, anche in luoghi molto disagiati, portando dunque in quei luoghi tutte le novi-

tà. Queste figure erano, perciò, anche una sorta di collegamento sociale: avvertivano il dottore che una donna stava per partorire, comu-nicavano il bisogno di medicine e facevano da tramite per i fatti di ri-lievo che avvenivano in paese. Il mestiere ven-ne a morire con la fine della mezzadria dato che la specializzazione e gli allevamenti inten-sivi non richiedevano più quelle modalità di allevamento che neces-sitavano dell’opera del castrino.Il Castrino di Nino Mo-rittu è un coltello dalle forme armoniose, un vanto della produzione artigianale sarda. È disponibile in due misure, la prima più compatta e adatta unica-

mente all’utilizzo per la quale è stato costruito, la seconda invece, impiega-bile per svariati utilizzi.

I “Castrini“ nelle due misure

www.tradizionisarde.com

Page 41: Ars Venandi N° 13

41

Il coltello

“Castrino” di Nino Morittu

Alcuni dettagli del “Castrino”

www.tradizionisarde.com

Page 42: Ars Venandi N° 13

42

di Bernardino Deiana - educatore cinofilo Tel. 348 2838116 www.feelingdog.wordpress.it

Lo ChefColombaccio freddo in insalata

Il dresseur

Cari amici caccia-tori Visto l’approssi-marsi della fati-dica data del 30 settembre appro-fitto per augurare a tutti un grande “in bocca al lupo”: che sia una stagio-ne ricca di soddi-

sfazioni all’insegna del rispetto per quell’ “Ars Venandi” che più di ogni altra cosa, per noi cacciatori, rappresenta il forte legame con il territorio, con l’ambiente e con le proprie radici culturali. Visto il gran caldo che ci ha accompagnato in questi mesi, ho pensato di proporvi un piatto “freddo” che in uno scorcio di fine estate potrete servire sia come an-tipasto che come secondo piatto. Procuratevi due o tre Co-lombacci belli grassi, magari di quelli con il collo pieno di ghiande che rendono ancora più saporite le carni, spiumate-li, fiammeggiateli e dopo averli puliti e ben lavati metteteli in pentola coperti di acqua fredda alla quale aggiungerete i classici odori da brodo (carota sedano cipolla pomodoro sec-co), qualche grano di pepe nero e qualche foglia di prezze-molo con il gambo. Aggiungete un po’ di sale grosso, coprite la pentola e portate ad ebollizione a fuoco vivo, dopodiché abbassate la fiamma e continuate la cottura fino a quando i colombacci saranno pronti. A questo punto scolateli dal bro-do (che conserverete per altri utilizzi.. Minestra, fregola...) e lasciateli raffreddare. Nel frattempo tritate con il mixer due carote, due coste di sedano, mezzo mazzo di prezzemolo, uno spicchio d’aglio, tre pomodori secchi sott’olio e un fi-letto d’acciuga. Aggiungete olio extravergine quanto basta a rendere fluido il composto e mezzo bicchiere di aceto rosso possibilmente fatto in casa. Qui l’aceto è fondamentale. Deve conferire al piatto gusto e freschezza senza eccessiva acidità e quello commerciale lascia un po’ a desiderare.... A questo punto tagliate i colombacci a pezzi non troppo grandi, met-teteli in una grossa terrina e conditeli con il trito preparato, mescolando bene per consentire agli ingredienti di amalga-marsi bene con i pezzi di carne. Coprite con della pellicola e lasciate riposare in frigo almeno un giorno prima di servire, avendo cura di rimestare di tanto in tanto. Quando sarete pronti, assaggiate e casomai aggiungete qualche altra goccia di aceto prima di portare in tavola. Farete un figurone!! Ed ora il vino... Ci troviamo in presenza di un piatto al qua-le, a causa della discreta presenza di aceto, regola vorrebbe non se ne abbinasse alcuno, ma credo che un bianco leggero magari un po’ mosso non farà storcere il naso anche ai più grandi Sommelier..Buon Appettito e... Alla prossima!!!

Il cucciolo può iniziare l’educazione di base (andare a guin-zaglio, richiamo, seduto, terra, sapersi relazionare con il con-testo urbano-familiare) a partire dal secondo mese di vita. Tra i due e i quattro mesi infatti il cane ha la sua massima capacità di apprendimento e   impara anche senza che noi ci impegniamo a educarlo; questo comporta anche il rischio che apprenda comportamenti indesiderati, pertanto sarebbe meglio iniziare l’educazione di base in tenera età. A che serve quindi perdere del tempo prezioso e aspettare il compimen-to dell’anno di età (come molte scuole di pensiero propon-gono) per insegnare al nostro ausiliare a comportarsi nella maniera più opportuna, quando invece possiamo chiedere già a un cucciolo di quattro mesi di andare discretamente a guinzaglio, sedersi e mettersi a terra a comando, abboz-zare talvolta le prime ferme (se il soggetto chiaramente è in possesso delle giuste doti) ed eseguire i primi riporti? Sen-za contare che aspettare il compimento dell’anno significa spesso dover scardinare cattive abitudini o problemi conso-lidati nella mente del nostro ausiliare (per esempio: mancan-za di collegamento, cane che non cerca per paura di allonta-narsi dal conduttore, mancanza di leadership da parte del conduttore, paure, etc. ) e che non sempre sono risolvibili. Un altro aspetto da curare fin dalla più tenera età è la rela-zione con il proprietario: è inutile infatti prendere un cuc-ciolo, abbandonarlo a se stesso in box o in cortile, entrare in contatto con lui solo per il cibo e le pulizie per poi preten-dere che questi da adulto sia un perfetto ausiliare gestibile e che possa farci divertire a caccia e riempire il carniere. Per ottenere un cane del genere (oltre alla scelta del giusto sog-getto) ci vogliono mesi (con alcuni soggetti anche più di un anno) di duro lavoro e fatica, di consolidazione del rapporto tra uomo e cane e di collaborazione fra i due. Solo allora potremmo sperare di avere un buon ausiliare per l’attività venatoria e un magnifico compagno di vita.

Quando iniziare l’educazione di base

di Cristiano [email protected]

Fongaro’s Fly a tre mesi, in ferma su quaglie

Page 43: Ars Venandi N° 13

Il veterinarioL’alimentazione

55,00 €18,00 €

Contenitore per auto pieghevole. Impermeabile e molto resistente. Utilissimo per portare cani, selvaggina, legna e per tutti quei lavori dove si sporcherebbe l’auto. Misure: 125 X 64 X 30 cm

Ghette in vacchetta ideale per caccia ed escur-sionismo, taglie su misura. Più belle e resistenti delle ghette in materiale sintetico.

www.trophyhunt.it www.sardaideal.com

di Edvige Murino - veterinaria Via Gramsci N°1 Tortolì - Tel 349 0715988 - 347 8344689

Il cane è un mammifero che appartiene all’ordine dei car-nivori. Come suggerisce la parola stessa, si nutriva pretta-mente di carne e a tal fine possiede una dentatura composta da incisivi piccoli e canini più sviluppati, il senso dell’olfatto e una muscolatura sviluppata per la veloce cattura della

preda. Oggi si può invece definire carnivoro opportunista poiché nel periodo di domesticazione e di consolidamento del rapporto con l’uomo si è dovuto adattare dal punto di vista comportamentale e alimentare. Col passare del tempo l’uomo ha imparato a capire quale alimentazione potesse essere la migliore in digeribilità e resa nel lavoro del suo stretto compagno di vita e di caccia iniziando con la som-ministrazione degli scarti casalinghi fino ai giorni odierni in cui si hanno a disposizione tanti tipi di alimenti industriali specifici per le varie esigenze lavorative e sanitarie del cane. Ma come riuscire a sapere quale alimentazione industriale è più adatta alle esigenze del nostro cane? E’ molto impor-tante innanzitutto saper leggere le etichette dell’alimento. Un elenco ben specificato dei vari ingredienti ci fa sapere

che tipo di elementi primi, che tipo di fonte proteica e di grassi di cui è composto l’alimento in esame. Un al-tro elemento importante sono le aggiunte di parti-colari aminoacidi, oligoele-menti, minerali e vitamine; la presenza di etichette di organi di controllo che ab-biano testato l’alimento e ne garantiscano qualità e car-atteristiche specifiche è un ulteriore garanzia di qual-ità. Nel prossimo articolo vedremo nel dettaglio le percentuali di ogni elemen-to (proteine, grassi, fibre, ecc.) adatto ad ogni fase di lavoro del nostro cane e per il suo mantenimento.

Page 44: Ars Venandi N° 13

44

L’esperto risponde

Carabine e calibri

Prima di tutto complimenti per la bella e interessante rivista che leggo con piacere e interesse. Sono un cacciatore sardo (gal-lura) e Le scrivo per chiederLe un consiglio che, credo, interes-si a molti colleghi cinghialai. Sono ormai diversi decenni che pratico la caccia al cinghiale con arma “liscia”,(Benelli 12 e 20 Montefeltro 2,500kg, un gioiello) Ora ho deciso di passare al “rigato”. Lei sicuramente mi dirà -hai solo l’imbarazzo della scelta- ; è vero se non fosse per un particolare : Il peso dell’arma. (Per il calibro non ci sono problemi c’è veramente l’imbaraz-zo della scelta). Tutte le carabine valutate superano i Kg 3,00 (l’ARGP addirittura 3,6oo kg), Merkel, Winchester,Verney, Browning ecc. Prima di acquistare, vorrei essere convinto, an-che informandomi da esperti quale Lei Sig Marco, pensando di fare cosa gradita (e non ripetitiva) a molti altri cinghialai che attendono la scoperta dell’arma ideale, magari dopo un sug-gerimento. Mi attira molto l’MR1 Benelli, (nonstante i suoi 3,150 kg) ma...il calibro? il 223 è all’altezza del cinghiale? In questo calibro, sul mercato sono presenti diverse proposte con un peso che per me sarebbe ideale (da 2,500 a3,00 kg) ma, il calibro?? Spero di non aver abusato della sua cortesia e dispo-nibilità e resto in attesa un suo qualificato consiglio.Ancora congratulazioni per la rivista. Giovanni M. Lentinu

Caro Giovanni,cominciamo per ordine. Dalle mie parti (io abito a Ci-vitavecchia, quindi una “fermata prima di Olbia!”) c’è un detto: “Se vuoi mangiarti una bistecca, poi dovrai rosicarti anche l’osso!”. Purtroppo esistono pochissime carabine adatte alla caccia al cinghiale camerate in calibri sufficientemente potenti, che siano anche leggere e ma-neggevoli. Il 223 non è adatto neanche per i capi di pic-cola-media mole. Ma non dico che non li abbatterebbero, anzi, il problema sarebbe quello di “fermarli sul posto”. Personalmente ti consiglierei di prendere una Browning BAR o una Benelli ARGO in versione Sintetica, gli toglie-rei anche tacca e mirino, ci monterei sopra un buon Doc-ter II o III o similare e via. Altrimenti dovresti metterti alla ricerca delle due armi da cinghiali più maneggevoli in assoluto: la Ruger Deerstalker calibro 44 Magnum e sempre la Ruger Mini Trenta in calibro 7,62 x 39 Russian.Posso garantirti personalmente che ambedue i calibri sono sufficientemente potenti anche per abbattere grossi capi nell’ordine del quintale di peso. Tu stesso hai detto: “ Per il calibro non c’è problema perché ce ne sono vera-mente tanti…..” Sbagliato. I veri calibri, i più adatti alla caccia al cinghiale in battuta, sono soltanto due: il 308 Winchester e il 30.06. Punto e basta. E il meglio sanno esprimerlo con munizioni di medio peso, da 150 a 165 grani. Spero di esserti stato di aiuto, almeno un po’.

Un caro saluto

Marco Benecchi

di Marco [email protected]

Page 45: Ars Venandi N° 13

45

Aziende

Armeria Il Cacciatoredi Tony Vitiello

Nello scenario armiero della città di Sassari troviamo l’arme-ria “Il Cacciatore” di Antonio Ortu, a tutti meglio noto come Tonino o “Pipistrello”, il suo nome di battaglia! Personal-mente conobbi Tonino nel 2000, nelle campagne di Berchid-da, mentre in compagnia di amici ero alla ricerca di pernici. In quell’occasione il cane me ne sollevò due quasi in simul-tanea, tirate entrambe, nutrivo forti dubbi di aver centrato la seconda, ma dopo qualche minuto sbucò alle mie spalle Tonino, facendosi largo nell’intrigo della vegetazione con la pernice in mano dicendo: “questa e’ sua mi e’ caduta vicino” Ho raccontato questo aneddoto per spiegare la personalità di Tonino e le sue rare doti di lealtà venatoria… Figlio del-la Dea Diana, matura l’idea di realizzare questa attività la-vorativa ben presto, corona il sogno nel 1999 in Via Grazia Deledda, trasformando la propria passione in uno sbocco lavorativo, divenendo in poco tempo punto di riferimento per i seguaci delle doppiette e dell’outdoor. Il locale ampio si propone con un imprinting giovanile, un murales che ritrae una Beccaccia fa da sfondo ad una esposizione di abbiglia-mento specifico per la caccia e per il tempo libero, con un vasto assortimento della linea Beretta. La vetrina, ben for-nita, offre sia il nuovo che l’usato delle migliori marche non trascurando anche il settore delle armi specifiche per il Tiro a volo, attività nella quale Tonino ha maturato una esperienza sul campo e per la quale propone anche una vasta gamma di abbigliamento specifico e tecnico. Le munizioni abbracciano tutti i calibri e tutti i gusti. Attento alle novità del settore propone per i propri clienti tutto ciò che di valido il merca-

to offre, passando dalla buffetteria ai vari sistemi di mira e tanto altro ancora con spiegazioni professionali. I gradoni antistanti l’armeria sono sempre occupati da amici cacciatori che trascorrono ore a dialogare sulle sfaccettature venatorie o commentando l’ultima performance in gara, insomma, un vero punto di riferimento per tanti sassaresi.

Page 46: Ars Venandi N° 13

46 Contribuite alla raccolta fotografica “Uomini e cacciatori di Sardegna”. Per Info contattare Luigi Vincenzo CartaVia Sulis 19 Thiesi (SS) Tel. 079 88 62 36 Cell. 338 98 67 558 [email protected]

Uomini e cacciatori di Sardegna

di Vincenzo CartaSalvatore Ferrandu

Tutti sanno che il cacciatore sardo è privilegiato perché, in questa splen-dida isola, la selvaggina abbonda ed è difficile non prendere qualcosa; altri aggiungono che importa poco trovare qualcosa, sentendosi pienamente ripa-gati dalla bellezza dei paesaggi e dalle salutari passeggiate. Già in passato al-cuni cacciatori si interessarono ai più evidenti monumenti presenti nelle campagne ma ora, da alcuni anni, un numero sempre maggiore non bada solo alla selvaggina e ai bei paesaggi ma viene attratto dai beni culturali del passato che numerosi si incontrano durante le battute. Si dice che la Sarde-gna abbia una concentrazione di beni culturali eccezionale, probabilmente la più alta del mondo e che solo Roma la superi in percentuale; ammesso che questa ipotesi sia corretta, resta il fatto che l’agro sardo è fittamente costellato di resti del passato. Il neolitico e l’età del rame ci hanno lasciato importan-ti e suggestive testimonianze di vita: grotte e riparoni; tombe ipogeiche, altrimenti dette “domus de Janas”, maggiormente presenti nel setten-trione dell’isola; menhir, isolati o con-centrati in un luogo di culto; dolmen, più o meno grandi; allèe couverte (corridoio coperto), ambienti stretti e lunghi ottenuti dall’accostamento di tanti dolmen e, come questo, utiliz-zato, prevalentemente per seppellire i defunti; mura ciclopiche, elevate a difesa di un territorio o per delimitare una zona sacra. Le culture che hanno interessato l’età del bronzo e del fer-ro, genericamente indicate come età nuragica, hanno lasciato un numero impressionante di testimonianze fra cui spiccano le caratteristiche costru-zioni troncoconiche chiamate nuraghi, diffuse in tutta l’isola in ben 7-8 mila esemplari, del tipo semplice o com-plesso, tutti diversi uno dall’altro. I fenici e i punici, che hanno colonizza-

to prevalentemente le coste, ci hanno lasciato tantissimi insediamenti, di cui alcuni cultuali, fra cui spiccano per importanza e magnificenza le città di mare diffuse maggiormente nelle co-ste occidentali e meridionali.I romani hanno occupato a lungo la nostra ter-ra per cui non potevano non lasciare le tracce della loro importante civiltà, spesso sovrapposte alle culture prece-denti, eppure neppure loro riuscirono

a superare per numero e maestosità le testimonianze cosiddette nuragiche. Insediamenti militari, civili e religiosi, ville, terme, templi, e tant’altro che in genere sono stati mascherati dallo svi-luppo edilizio successivo per cui ven-gono rilevati negli scavi effettuati nei centri abitati. Nell’agro è invece possi-bile vedere tracce di antichi abitati ro-mani, di insediamenti rurali, di piccoli nuclei legati alla viabilità: ristoro dei

Il privilegio di cacciare nella storia

Foto scattata negli anni 30 a Sant’Andrea Priu nel Comune di Bonorva

Page 47: Ars Venandi N° 13

47

Le vostre foto

Foto di gruppo della compagnia Alitalia di Oliena inviataci da Badore Pau. Il curioso nome de-riva dal fatto che originariamente la squadra cacciava nelle zone più alte del paese. Ogni anno vengono ab-battuti circa 4-5 cin-ghiali bianchi.

Mirko Tilocca con un bel cinghiale da lui abattuto l’ulti-mo giorno di caccia grossa con la compa-gnia SU GAMBARU di Alghero.

Inviaci le tue foto di caccia a: [email protected]

viandanti, cambio dei cavalli, control-lo del traffico. Con la caduta dell’im-pero romano e l’arrivo delle popo-lazioni barbare tutto rallenta per cui i segni di questo periodo sono meno evidenti, prevalentemente visibili con scavi archeologici. La successiva do-minazione bizantina metterà le basi per l’autonomia dell’isola e la creazio-ne di quattro giudicati che per diversi secoli saranno esempio di alta capaci-tà governativa e di crescita economica, politica e culturale. Ancora oggi è pos-sibile vedere nell’agro le tracce di inse-diamenti, più o meno importanti, che spesso conservano vestigia di chiese, monasteri e castelli. E’ facile trova-re tracce, a volte ancora in uso, delle aziende agricole ottocentesche od anche degli impianti minerari, segno di tentativi non sempre pienamente riusciti di adeguare i sistemi produt-tivi isolani ai più attivi livelli europei.Alla luce di tante presenze importanti e interessanti, è comprensibile capi-re perché sempre più tanti cacciatori vengano amorevolmente distratti per un po’ dalla loro primaria passione; distrazioni che non nuociono al piace-re psico-fisico ma che invece sembra-no apportare pieno appagamento.Questo positivo cambiamento com-portamentale può essere stato influen-zato dal nuovo clima culturale creato dalle informazioni ricevute a livello scolastico, dalla maggiore consapevo-lezza della propria ricchezza culturale maturata a livello sociale, dalle infor-mazioni diffuse a scopo turistico. Ed è così che il cacciatore diventa gra-dualmente un collaboratore degli enti proposti alla tutela dei beni culturali riportando informazioni utili all’in-dividuazione di vecchi e nuovi siti, alla segnalazione di danni eseguiti da tombaroli, alla mappatura del territo-rio e all’individuazione di toponimi che potrebbero avere uno stretto lega-me con i monumenti studiati.

Lo scorso 08 dicembre 2011 sono stati smarriti nelle cam-pagne fra Esporlatu e Illorai un kurzhaar maschio, mar-rone con notevoli chiazze sul manto e un segugio nero focato femmina con orecchio destro spaccato. Chiunque abbia informazioni può contattarmi al num. 3931330241

”L’Ammiragl ia” Ë una delle tante compagnie di cac-cia grossa di Cu-glieri. Il Capocaccia si chiama Simula Pietro e ha eredita-to la compagnia da un famoso capo-caccia di nome Pala Antonino.

Page 48: Ars Venandi N° 13

Allevamento DEL CASTELLO DEI DORIA di LUCA SODDUPointer inglese, espagneul bretonTel. 348 8906393 WWW.DELCASTELLODEIDORIA.IT

Allevamento GRIGHINE DI ANTONIO E GIANLUCA MURGIASegugio dell’Istria pelo rasoAntonio 340 0661129 Gianluca 349 7954164 Paolo Pinna Tramatza 349 7576872

Vendesi armeria caccia-pescacompleta di arredamento,

merce, cartucce, buffetteria€ 40.000

per info Tel. 079 564639 347 9282691

Perfugas (SS)

VERO AFFARE!

Allevamento SAMMUCCU DI GIANFRANCO CARBONISegugi maremmani P.C. Segugi istriani P.C.Gianfranco Tel. 331 3659835

Allevamento amatoriale DEUTSCH KURZHAARdi Massimiliano Meloni - Budoni (OT)Tel. 392 9581628 - [email protected]

Armaiolo autorizzato GIANNI ATZORIVia Lussu, Ussana (CA) Tel. 070 918419 Cell. 347 1429090

Riparazione fucili da caccia e da tiroParti meccaniche

LegnoOrtopediciBruniture

Calcistica su misuraServizio Benelli

Page 49: Ars Venandi N° 13

Armeria RST di Ruggiu SebastianoVia G. Deledda, 15 Macomer (NU) Tel. 0785 749123

Armeria ALBERTO MELIS Via Piemonte 7Senorbì Tel. 070 9808809 Fax 070 9806359Armeria DI MARTINO di Simone Di Martino

Via le Europa 197 Lanusei (OG) Tel. 0782 41483

Armeria Sinis Luciano MonastirVia Nazionale 241, Tel. 070 9177760

L’unica Z.A.C. in Sardegna provvista di altane.100 ettari di macchia mediterranea ricchissima di cinghiali.Addestramento cani con sparo tutto l’anno.

Tel. 348 4081904 Mail: [email protected]

Della Terra dei Nuraghi

di Francesca e Davide Ebau

ALLEVAMENTO ESCLUSIVO PER LASELEZIONE DEL BRACCO ITALIANOriconosciuto E.N.C.I e F.C.I.Tel 329 0903877 - 320 1778851 [email protected]

ALLEVAMENTO Pernice sarda e quaglia selvaticadal 1982 di Giampaolo Loche Via Umberto, 11 UtaCell. 3493611871 - Tel. 070.8581262Animali disponibili tutto l’anno allevanti in ampievoliere.

Ideali per addestramento e gare cinofile.

Z.A.C. Pranu Murittu - Uras

Page 50: Ars Venandi N° 13
Page 51: Ars Venandi N° 13
Page 52: Ars Venandi N° 13

www.benelli.it

Argo EnduranceLa carabina più affidabile del mondo

ww

w.L

Pass

ocia

ti.eu

CLAS

SE D

I AF

FIDA

BILI

TÀE

DI S

ICUR

EZZA

ENDURANCE TESTBanco Nazionale di Prova

BENELLI ARGO ENDURANCE

TEST ESEGUITO SECONDONORMATIVA NATOAC/225 (LG/3-SG/1)2.5 ENDURANCE TEST

Competitor 1

Competitor 2

Competitor 3

nessun Competitor

L’UNICA CARABINA IN CLASSE ATESTATA DAL BANCO NAZIONALE DI PROVA

LA PIU' AFFIDABILE: Solo Argo E ha superato il severissimo test di affidabilitàdel Banco Nazionale di Prova sparando più di 3000 colpi con diversi tipi di munizioni.

LA PIU' SICURA: Solo Argo E ha superato le severe prove di caricamento forzatoe di caduta previste dalle normative NATO, garantendo la massima sicurezza deltiratore.

LA PIU' PRECISA: Solo Argo E garantisce una superiore prestazione balisticanel tempo grazie all'utilizzo di acciai speciali e al trattamento criogenico delle canne.

www.benelliargoendurance.it