Arriano - Opere Vol.1
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Transcript of Arriano - Opere Vol.1
LE STORIE
D I A R R I A N O
DI A L E S S A N D R O
fàatt’
MARCO MASTRQFINI
EDIZIONE ORIGINALE
SPETTANTE ALLA COLLANA
cfb€élicai» im eftotné
PA yiNCENZO POGGIOLI
SU LA SPEDIZIONE
TRADOTTE IN ITA L IA N O
m ofotpita
4820*
A SUA EMINENZA REVERENDISSIMI
IL C A R D IN A L E
V esco vo d i O s t ia e V e z z e t r i
D e c a n o d e i S a c r o Co ll e g io
s V ic e Ca n c e i u e r o d i S . Ch ie s a
ECC. ECC.
Presento all9 Eminenza Vostra
nell9 idioma d9 Italia la storia di un
raro Conquistatore, e questa delineata
da un Greco Filosofo. Alessandro di
Macedonia e il primo, Arriano di Ni-
comedia e Valtro. Non e questa un
tessuto di sante gesta, qual più con- verrebbesi a Voi tra la porpora sacra :
ma Voi fra tanta dignità sapete nom-
meno con guardo estimatore misurare
gli Alessandri che trionfano, e rag« giungere il savio che ne filosofa.
Sebbene, il Personaggio qui de
scritto non e poi tutto fuori di linea
per giungere a Voi. Dio dimesticava
per esso V Asia all9 Europa, e ne ac- comunava quasi i linguaggi , perche
fatto in fine di quelle un regno sotto
de9Cesari, i Santi Libri grecamente
tradotti o scritti fossero bentosto ca
piti dovunque ; e perche piegatasi Ro
ma agli Evangelii, tutte, quasi con
una mossa, le genti vi si piegasse-
70. Così Dio mirava in Alessandro
all9 Edifizio Santo, nel quale sì bene
Voi risplendete.
Jl gusto che Voi avete squisito
per le lettere amene, se risentesi al
volgare che io Vi reco j dovrò cono
scere che io vi sono raccomandato ;
giacche non meno delle arti belle,,Voi
ne pregiate V industre cultore.
Dell9 Eminenza V. Rina
Soma j . Lugl io j8 n o .
ùm ilissim o, Devòtissimo, OUligatiisim# Serv»
‘ffiaaico TTÌaaiU
IL TRADUTTORE
SU DI ARRIANO
F u costui di Nicomedia, capitale delia Bitinia nell’ Asia Minore. Ebbe parenti illustri , agio , propensione, e talenti per le lettere, come per gli onori. Ascoltò Epittèto, filosofo Stoico, e ne divenne filosofo anch* egli ; e scrisse più opere di filosofica indole, perite in gran p a r te , sopra vvanzandoci quattro dei dodici lib ri del Commentario alle dispute del raro Maestro. Amò nel tempo stesso le memorie de' fatti an tich i, e la eleganza, che tanto piace, del dire ; e ne fu chiaro ugualmente . Compose di storico argomento sette libri su la Spedizione di Alessandro, ed uno su le cose dell’ India, Solito congiungersi, come ottavo, a que’ sette per la convenienza delle materie. Ora tali s c r it t i ,e tanto puri sul filosofo , e sul Conquistatore lo pareggiarono all’ altro Greco purissimo, famoso per le opere intorno ai due C iri, come per quella su i Detti memorabili di Socrate : talché Arriano fu riguardato, e riguardasi, come un secondo
Senofonte. A lai si attribuirono un tempo i due peripli, o descrizioni geografiche, 1*una sul mar Rosso, e l 'a l t ra sul mar Nero: ma ora son tenute più fresche di origine.
Arriano, già illustre io patria , venne in Roma, e vi fiorì ne’ tempi di Adriano, di Antonino e“di Marc’ Aurelio, pregiatone per la erudizione sua , ed onoratone perfino col consolato . E vi è chi crede essere lui stato quello che negli ultimi anni di Adriano, respinse gli Alani, reggendo la Cappadocia. E ciò è quanto sappiam dire sull* Autore. Ora diciamo su le
TRADUZIONI DELLE STORIE DI ARRIANO
Paolo Vergerio, dotto ed eloquente uomo dell’ età sua, ci diè latine le storie di A rriano : ma perciocché egli le traslatava per comodità di Sigismondo imperadore, non molto esercitato in questo idioma, diede una versione men purgata e bella per occhi e ru d iti. Ond’ è che Alfmiso re di Aragona, ricco di ogni sapere, volle che altra se ne formasse degna del Grande Alessandro; e la cura se la ebbe Bartolommeo Facio, Genovese illustre, • molto pregiato presso quel monarca. Egli
era ben tale da pareggiarsi alla impresa , e con lo studio di tre anni compiè sul greco originale una nuova traduzione latina elegantissima , emendati gli abbagli occorsi in quella del Vergerlo : ma non fu pubblicata se non dopo la morte di Esso, e di Alfonso ; come s* intende da preliminari di quella. La edizione fattane in Pesaro presenta Tanno t 5o8.
Bonaventura Vulcanio Brugese vide che poteasi ancora migliorare la impresa, e la migliorò. Veramente Bartolommeo Facio ora aggiunge , ora toglie, ora estenua, ora avviva y ed ora ( e forse fu colpa degli esemplari su* quali studiava) traduce con senso, che il senso non è di Arriano. L'opera del Vulcanio si ha! per le stampe di Errico Stefano sotto Tanno 157S senza data di luogo. Niccola Blan- card v1 aggiunse le sue cure e la riprodusse Tanno 1668 in Amsterdam, con otto libri di osservazioni.
Anche T Italia ebbe le storie di Arriano sei? idioma suo per opera di Pietro Lauro
Modanese; pubblicate fin dall’anno i 544 *a Venezia pel Tramezzini, e poscia altrove . E ben è da pregiar quel lavoro, ma scade in questo, che sebben dicasi originato dal Cre-
co , nel titolo stesso, fu nondimeno eseguito quasi tu tto , su la versione di Facto, e senza riscontro alcuno col testo, come intendesi, fatt i i paragoni debiti, dandone fin 1* indizio le postille marginali: tanto che alle varietà di Facio sono aggiunte pur le altre che importa lo stesso latino, quando non sia raffrontato coll* originale. Or ciò ha fatto che nell* ordinare la mia versione io abbia tenuto conto del Vulcanio, e talvolta di Facio, ma non mai di Pier Lauro. Io scrivea questa nell* anno *8 i 3 , quando era dell'Europa, ciocché del- 1* Asia ne' giorni di Alessandro. Ond* è che ta l volta moveasi a scintillarvi per entro pur 1* animo mio, che io richiamava alla calma, che Dio mi concedeva larghissima, e rarissima in tanta procella. .
1*L E S T O R I E
D I A R R I A N OSU LA SPEDIZIONE D I ALESSANDRO
L I B R O P R I M O
P R O E M I O
1 (Q uante cose ci han dette conformi intorno Alessandro di Filippo i due, Tolommeo fi
glinolo di Lago, ed Anstobolo figliuolo di Aristobolo, tante io ne ridirò come in tutto verissime : ma quante non tono conformi, le sceglierò io queste, secondo che mi parran più credibili, e più degne insieme di ricordanza. Si scrisse, è vero, altrimente da altri di Alessandro; anzi ninn v’è sul quale o da più si scrivesse, o con più discordanza: nondimeno su tale argomento a me parvero più credibili que’dne; Ari- stobolo perchè avea con Alessandro militato, e To- lomraeo perchè oltre l’avervi militato, fu monarca ancora , e turpissima stata gli sarebbe la menzogne (1) : molto più che ambedue ne scrissero dopo morto Alessandro, quando sì la necessità mancava che il premio per dirne alcuna cosa altrimente che fosse operata . Per altro ho riferite cose eziandio scritte da altri perchè sembratemi proprie da riferirsi, nè riprovabili in tutto, come affermate solamente (2) sa di Alessandro. Che «e alcuno «i meravigli che in mez-
X
(1) I-a veracità fn reputata Jtmpre ano de’ p i i bei pregi dei padri "dei popoli fino ad essere divenuta proverbiale la formoli parola da re per indicare la immancabilitì consueta di questa. K so tale riflesso appunto scrive A m ano , che sarebbe stata per Tolommeo obbrobriosissima la menzogna.
(a) C ioi senza le ao to riti che le giustificassero.
a L I B R Ozo a tanti scrittori di Alessandro cadesse pur a me nel pensiero di scriverne; costui legga, quante sono, le storce che altri cen diedero, e poi venendo alla mia si meravigli.
2 Narrasi che Filippo morisse trovandosi Pitodimo (l) arconte di Atene, e che Alessandro figliuolo suo, grande allor di venti anni, ereditatone il regno passasse nel Peloponneso, ove raccolti a consiglio quanti v’ erano (2) Greci popoli, chiese da loro il comando come dato al padre lo aveano su la spedizione contro de’ Persiani, e che chiestolo se lo ebbe da tutti, toltine i Lacedemoni i quali rispondevano portare le patrie consuetudini eh’ eglino soprastassero non che seguitassero gli altri. Narrasi ancora che Atene faceva intanto delle innovazioni; ma che sopraffatti que* cittadini al giungere primo di Alessandro, cederono • lui tanto, onde sublimarlo, quanto ceduto non aveano ai padre: e che di quivi si ridusse in Macedonia per apparecchiarvi la impresa contro dell’ Asia; e per iscorrere a primavera di su la Tracia infino ai Tri- balli e agl’ Illirici i quali udiva che sommoveansi, nè pareagli bene lasciarli così non domi del tutto; essendo questi confinanti, e lui sul moversi per ispedi- eione tanto lontana dalla patria.
3 Partito dunque da A m fi poli si gittò su la Tracia appunto nella banda ove sono i Traci detti Autonomi (3) a sinistra della quale sorge la città di Filipp i, e il monte Orbelo. Passato il fiume Neo giunse, dicono, il decimo giorno al monte Emo. Or qui lungo lo stretto della via per onde salesi al monte gli furono incontro dalle alture di esso molti mercadanti e gli Autonomi colle armi per impedire all’ esercito di farsi più avanti pe’ luoghi pe’ quali era il transito. Radunati de’carri, li teneano, postisegli avanti, come trincea per combattervi se mai fosser pressati; e macchinavano insieme di precipitarli dalle balze più ecosoese del monte addosso la falange de’Macedoni se
/1) Cicerone chiama qnesto Pitarato.(1) Cioè nel Peloponneso.<}) Indipendenti, che davano legge a se stessi, non la riccveano.
P R I M O 3lo ascendevano. Imperocché faceanopénsìesochequan-i to più li carri che dirupavano verrebbono a meschiar- ei nel folto della falange, tanto più la disfarebbero colla violenza della caduta . Per 1’ opposito Alessandro divisava come avanzarla sicurissima sul monte. Veduto però che non v’ era altro passo, deliberato di cimentarvela, intima ai soldati di questa che precipitando dall9 alto i carri si disgiungano e lascino che trascorrano infra loro se la capacità della via lo concede : e se no, si chinino e pieghino a terra, unendo cautissimamente l’ uno all’altro lo scudo, onde i carri spinti in lor' danno, vi passino sopra saltando per l’ impeto, e senza offenderli. £ così fu come avea concepito, ed ordinato it monarca : imperocché quà la falange si divise, e là picciolo fu il danno, rotolatisi i carri su gli scudi, tanto che niuno soccombette per essi. Inanimiti i Macedoni per essere illesi dai carri coi più ch’ altro temeano, montarono, vociferando, incontro al nemico. Era a destra il passo più facile; ed Alessandro fe precedervi al resto della falange gli arcieri con ordine di saettare i Traci dovunque si presentavano : intanto preso egli stesso il comando menava alla sinistra i soldati muniti di scudo, e gli Agriani. Ripressero gli arcieri co’dardii Traci i quali si spingevano innanzi; e la falange venuta alle mani cacciò non difficilmente di posto uomini nudi, e barbari malearmati: tanto che non a- spettarono Alessandro che sopravveniva dalla sinistra, ma gettando le arme fuggirono, come poterono; su pe’ monti. Perirono di essi mille cinquecento, ma pochi per la velocità e perizia loro de’ luoghi caddero vivi nelle mani. Furono però prese quante donne li seguitavano, e li fanciulli e tutta la preda : ed Alessandro mandò poscia la preda addietro in città marittime, datala in custodia a Filota e Lisania .
4 Intanto Alessandro stesso avanzandosi fin per la cima dell'Emo verso i Triballi giunge al fiume Li- gino, lontano se vengasi per la via di quel monte tre marce dal Danubio . Sirmo il re de’ T riballi, udito da gran tempo il venir di Alessandro , ave-
4 L I B R Oane spedito le mogli e i figli verso il Danubio con ordine che passassero per esso ad una delle isolette del fiume Peuca nominata, nella quale appunto pel venire di Alessandro eransi di già riparati anche i Traci confinanti dei Triballi. Finalmente Sirmo, esso re stesso, co’ suoi vi si ritirò. Se non che gran quantità di Triballi fuggissene poi di su pel fiume ad altra delle isole sue, evacuata da Alessandro il giorno avanti : ma non sì tosto ei seppe che approdati vi erano, retrocedendo, andò su loro, e trovali già negli alloggiamenti : e così trovati si ordinarono per combattere nella selva presso del fiume. Allora Alessandro stringe e schiera ed avanza la falange, facendo precorrere sagittarj e frombolieri i quali tempestassero con- le fìonde e con gli archi i barbari per chiamarli, se poteasi in qualche maniera, all’ aper-' to. Come furono questi sotto il tiro de’sagittarj, feritine, corsero per farsi tosto alle mani con essi privi di altr’armi. Ridottili così fuori del bosco, Alessandro comanda a Pilota che prenda la cavalleria della Macedonia superiore e gl’ investa a destra donde erano proceduti più innanzi nella incursione, e fa che Eraclide e Sopoli spronino la cavalleria di Bot- tiea e di Amfipoli su la sinistra. Egli poi schierato il resto della cavalleria dinanzi delia falange marcia con essi contra del centro. Finché si lanciarono quinci e quindi dei dardi non ebbero i Triballi la peggio: ma non sì tosto ristretta diè gagliardamente 6n loro la falange e di qua e di là piombando le cavallerie li pressarono non più colle frecce ma coi cavall i; allora sì ricorsero per la selva al fiume. Ne perirono in quella fuga tremila, ma pochi sen presero vivi perchè la selva innanzi del fiume era folta , e perchè sopravvenendo la nott<e tolse ai Macedoni di perseguitarli più ancora. Tolommeo narra che morirono de* Macedoni undici cavalieri, e circa quaranta fanti.
5 . Il terzo giorno dopo la battaglia Alessandro venne al Danubio, massimo tra’ fiumi di Europa. Scorre questo su terra moltissima, e rattiene bellicosissimi popoli, Celti in gran parte là , dove prende le
P R I M O 5origini 806 • Ultimi tra que’ popoli sono i Qoadi e li Marcomanni: poi li Iazigi, ramo di Sarmati, poi li Geti micidiali, poi li piò de’Sarmati, e poi li Sciti là nella foce ove per cinqui? sue bocche entra nel Ponto Eusino. Giunto al Danubio Alessandro vi trova delle navi lunghe venute a lui da Bizanzio per l’Eu- ^ino a ritroso del fiume ; ed empiutele di sagittarj e di soldati grevi naviga inverso dell’ isola ov’eransi ri' parati Traci e Triballi, e tentavi a forza uno sbarco. Opponevansi i barbari dovunque si accostavan le navi : e queste eran poche nè con molta milizia, e 1’ isola era per lo più dirotta e precipitosa, e rapido correavi a basso il fiume e pericoloso, come rinchiuso in letto angusto. Pertanto Alessandro, ritirate di quivi le navi, risolvè passare il Danubio contro dei Geti situati di là da quel fiume. Imperocché videne su le rive raccoltisi come per impedirlo se approda- vnci, fino a quattro mila cavalli e più che dieci inila fanti; e ciò vedendo appunto, preselo il desiderio di fare quel transito. Adunque egli ascende in nave, e riempiute di paglia le pelli sotto cui si attendavano, e radunate quante poteansi barche di quelle scavate in un tronco solo, copiosissime in que’ luoghi perchè osate dai littorani del Danubio per la pesca del fiume, o quando sono gli uni agli altri spediti, e da molti per predare ancora ; fe passare con esse le mi- lizie, che potè per tal modo. Così trascesero con A- lessandro mille cinquecento cavalli, e quattro mila fanti, e trascesero nella notte là dove folte sorgeano le messi; talché furono più occulti nel mettersi a terra . Su l’alba Alessandro eutra fra le messi ordinando ai fanti che abbassate le aste, e calcandone il grano, si avanzino fino a’ campi non coltivati,. Seguirono i cavalieri la falange finché questa procedè tra le messi : ma uscitane appena ; Alessandro stesso menò quelli sul destro corno con ordine che Nicànore marciasse con la Falange in quadro. Non ressero i Geti nemmen all’urto primo de’cavalieri : imperocché pa- rea loro impercettibile l’auimosità di Alessandro nell’avere con tanta facilità passato in una notte, e
6 L I B R Osenza ponti, il Danubio, grandissimo intra i Homi; altronde tremenda era 1» unione delia falange; e prepotente l’impeto della cavalleria. Su le prime adunque fuggironsi nella città lontana da loro quanto una parasanga del Danubio (1): quando però videro che il sovrano menava in gran diligenza la falange lunghesso il fiume perchè non fosse circondata da’Geti medesimi i quali le aveano tese le insidie, e che veniva intanto di fronte la cavalleria ; lasciarono di nuovo la città perchè mal fortificata, recando seco mogli e figli su i cavalli, secondo che ne poterono. Dirigevansi essi in deserti rimotissimi dal Danubio ; quando Alessandro ne occupa la città con quanto ci avevano lasciato di preda. Poi data la preda a Meleagro e a Filippo perchè la trasportassero, egli abbatte la città e sagrifica su le rive del fiume a Giove liberatore, ad Ercole, e al Danubio medesimo, perchè non aveagli conteso il passo ; e nel giorno stesso riconduce salvi tutti i suoi negli alloggiamenti.
6. Qui vennero ad Alessandro ambasciatori dagli altri popoli del Danubio i quali viveansi con leggi proprie, da Sirmo re de’ Triballi, e da’Celti adiacenti al golfo Jonio. Sorgeano sopra tutti i Celti per gran corpo, e magnificamente sentivano di se stessi, e tutti diceano venire desiderosi dell’amicizia di Alessandro. Concedette il monarca e la ebbe quest’amicizia : quando chiese ai Celti quale principalmente delle cose umane gli spaventasse. Egli concepiva che il nome suo fosse colla grandezza sua giunto fi* no a loro e più oltre; e che perciò direbhono che questo temeano più che tutto. Ma ne udì risposta diversa assai da quella che auguravasi. Imperocché vedendo questi di aver paesi, lontani da que’di A- lessandro anzi non praticabili, e lui diretto altrove; risposero di temere che cadesse il cielo su loro. Nondimeno pur chiamali, come fatti se gli aveva, alleati ed amici, e li rimanda; dicendo solamente su loro
(i) Nome di una misura di staili varia secondo i vari! lu o g h i. T ra’ Persiani la parasanga era di trenta sud)» vuol dire di tre miglia e tre q u a rti.
P R I M O 7che eran superbi. Quindi si mosse versò gli Agriani e li Peonj, e gli giunsero de’ messaggi eoo avviso che crasi a lui ribellato Clito figliuolo di Bardileo, seguitato da Glaucia re dei Taulanzi. Annunziavano insieme che gli Autariati lo assalirebbono tra la marcia; ond’è che decise bentosto rimettersi in via. Langaro, re degli Agriani, come lui che amato avea mamfestissimamente Alessandro e spediti gli avea messaggieri particolari ne’ tempi ancora di Filippo, ora stavagli appresso con soldati, cinti di scudo, quanti aveane più belli e meglio armati. Costui come s’ avvide che Alessandro interrogava quali e quanti fossero gli Autariati, disse che non sen dovea tener conto per essere i men bellicosi, e che gli assalirebbe egli stesso ne’loro paesi, perchè avessero ivi anzi che fare su le lor cose. Spediscevelo Alessandro; ed egli piomba fra loro, e depredavi, e trasporta; sicché gli Autariati: ebbero interna la briga. Onoratone Langaro am piissima mente da Alessandro, sen ebbe anche i doni che grandissimi si stimano presso i re di Macedonia; fino a promettergli Cina la sorella sua per moglie, come fosse Alessandro a Pella ritornato. Ma Langaro andatosene in patria infermassi, e morì.
7. Avanzatosi Alessandro al fiume Erigono dirigesi alla città di Pellio. Avea già Clito occupata questa come fortissima in tutto il paesp. Giuntovi, ed accampatosi in riva del fiume Eordiaco, delibera di assalirne nel giorno appresso le mura. Occupava Clito colle milizie i monti intorno della città come selvosi ed opportuni per soprastare da ogni lato ai Macedoni se davano a questa l’ assalto: ma Glaucia il re de’Taulanzi non eragli ancora da presso. Alessandro già moveasele contra, quando i nemici fatto sagrifizio di tre fanciulli, e di altrettante fanciulle, e di tre negri montoni, corsero come per essere olle mani co’Macedoni. Ma cimentatisi, lasciarono affatto i posti dianzi occupati quantunque fortissimi, tanto che vi si trovaron le vittime che vi giacevano ancora. Cacciolli Alessandro in qael giorno tutti nella
8 L I B R Ocittà; di guisa che accampatosi dinanzi le mora, deliberava imprigionar veli con altre mura intorno : quand’ ecco nel dì seguente presentasi Glaucia r e de'Taulanzi. Diffidossi allora Alessandro di prendere la città colle forze che aveva. Imperocché vi si erano concentrati molti, e guerrieri; e molti g li piomberebbero sopra con Glaucia se ne continuava l’assedio. Pertanto spedisce Pilota pe’ frumenti eoa i carriaggi tra scorta sufficiente di cavalieri. M a Glancia saputone l’andata, movegli incontro, ed occupa i monti intorno del campo sul quale volea colui foraggiare. Alessandro avvisato come i suoi car- riaggi e cavalieri pericolavano se la notte li raggiungeva; prende egli stesso militari con scudo e con arco, gli Agriani, e quattrocento a cavallo, e volaneio soccorso, lasciando il resto dell’esercito a fronte della città, perchè se partivane tutto, non corressero dall’interno di essa per unirsi con Glaucia. Lasciò Glaucia quelle alture udito il venir di Alessandro, e così Filota si ricondusse illeso agli alloggia^ menti.
8. Nondimeno Clito e Glaucia concepivano ancora di aver colto Alessandro pel disagio del luogo; perchè tenean essi i monti più elevati con molti cavalli , con molti sagittarj, e frombolieri ; e quei della c it tà , pur essi gii piomberebbero sopra, se partiva- si . Altronde i siti pe’ quali avrebbe Alessandro a passare vedeansi angusti e selvosi, e quindi limita-* vali il fiume, quindi un altissimo monte , e a piè del monte un precipizio ; tantoché non aveaci via per la marcia di quattro insieme con gli scudi. Or qui Alessandro ordina la falange in cento venti fila, e soprappone duecento cavalli per ogni corno; ed intima che stieoo taciti tutti e pronti ai comandi : e prima dà il segno ai soldati che alzino diritte le a- ste, poi che le tendano come in atto di assalto e ne volgano le punte ora a destra, ora a sinistra. Intanto egli movea velocemente la falange più innanzi, e variamente ne’ corni varj. Così dandole e ridandole in poco tempo molte figure, e fatto ia fine
f R I M 0 §di essa come un cuneo a sinistra, la portò su’ nemici. Ammiratisi questi fin da principio sa la speditezza e su l’ordine delle operazioni, non aspettarono già la milizia di Alessandro che attaccavali, ma lasciano i primi colli. Allora domanda il monarca a’Macedoni che alzino il grido della battaglia, e percuotano colle aste gli scudi . Costernatine tanto pia li Taulanzi, ritiraronsi verso la città frettolosi. Frattanto vedendo Alessandro , che alquanti nemici ma non molti occupavano il colle sol quale era passato , comanda alle guardie del corpo ed agli a- snici del seguito suo, che preso lo scado , vi accorrano , appunto dal fiume, a cavallo: e giuntivi, seil nemico persisteva sul colle occupato , smontassero metà d’essi da Cavallo e combattessero a piede, misti tra’ cavalieri. Que’nemici però vedute le mosse di Alessandro abbandonano il colle, e ripiegansi ai monti. Preso il colle cogli amici, Alessandro chiama a se gli Agriani, e gli arcieri, due mila in tatto : e comanda che passino il fiume i soldati muniti di sondo, e dopo essi le schiere de’Macedoni: e che passatolo, sporgano infra loro gli scudi; affinchè più grande la moltitudine apparisse dei tragittati: ed egli stando in osservazione spiava di su dal colle i moti degl’ inimici. Or questi vedendo passar la milizia ne andarono pe’ monti come per investirne l’ ultima a moversi. £ già le si avvicinavano, quando accorse il monarca egli stesso con quei che lo circondavano, e quella alzò lietissime grida come pel tragitto già compito del fiume. Venendo tutti contro di essi, diedero volta i nemici e fuggirono. Condusse per tale impresa Alessandro gli Agriani, e gli arcieri in fretta sul fiume, e varcalo égli stesso prima che tutti: e piantate sul lido le macchine, come vedea piombar 1’ inimico su gli ultimi, facealo nella più gran distanza dardeggiare quanto più si potea con esse, intanto che gli arcieri rientrati nel fiume doveano saettarlo dal mezzo di questo. Non ardì la milizia di Glaucia mettersi entro il nembo de’ colpi ; e li Macedoni passarono il fiume illesi ; tan-
io L I B R Oio che ninno di loro soccombette in quella ritirata ;
9. Quindi a tre giorni avvedutosi Alessandro che Glaucia e Clito, datisi a credere, lui essersene andato per la paura, teneansi accampati malamente, sen- xa regola di gnardie che invigilassero, senza ricinto di steccati e di fosse, anzi con le milizie, in linea troppo lunga nè utile , ripassa occulto ancora fra la notte il fiume co’ soldati muniti di scudo, eoa gli Agriani, con gli arcieri, e col corpo di Perdic- ca e di Ceno, ordinando che il resto della milizialo seguitasse. Come vide il buon punto per dare l’assalto, spediscevi a darlo gli Agriani e gli arcieri , •enz’aspettare che i suoi tutti si riunissero. E piombando questi inaspettati su loro, e dirigendosi la falange ad attaccarli colle ali sue veementissima- mente, dove eran più deboli, qual ne uccidono tra le tende, e qual ne incolgono facilissimo che fuggiva. Tanto che molti furono ivi nel campo sorpresi e morti, molti nel ritirarsene disordinati e tremanti , nè pochi ne furono pigliati vivi. Gl’ inseguirono i Macedoni fino ai monti de’ Taulanzi; ma quanti fuggirono senza le armi fur salvi. Si riparò Clito in' principio nella città, poi messala in fiamme, partì verso Glaucia alla volta dei Taulanzi.
10. In questo tempo alcuni esuli, fuggiti già da Tebe, rientrativi tra la cotte, ed istigati da alquanti di que’ cittadini a far cose nuove, sorprendono ed uccidono, fuori della rocca Cadmea a cui presedevano , Aminta e Timolao i qnali non sospettavano nulla di ostile . Poi recatisi all’ adunanza infiammavano il popolo a ribellarsi da Alessandro ed uscire dal giogo una volta de’Macedoni, pretestando la li- bertade, antico e bel titolo. Or pareano questi tanto più plausibili alla moltitudine, quantochè sosteneano che Alessandro era morto tra gl’ Illirj. E frequente era su questo il discorso, e più e più si disseminava; perchè colui si stava lontano da tempo non picciolo senza esserne venuta mai nuova. Tanto che non conoscendo com’ eran le cose, ne ideavano, come avviene in tali casi, quelle che più loro pia-
P R I M O 11cevano. Alessandro udite le vicende di Tebe non credette che fossero da trascurarsi; perchè sospettava da gran tempo di Atene, nè vedea picciolezze nell’audacia Tebana se prendeano parte alla novità gli Spartani, ed altri del Peloponneso alienatisi già da lu i , e gli Etoli, mal fermi ànch’ essi. Pertanto passando la Eordea, la Elimioti, e le rupi Stimfèe, e Parie, giunge nel settimo giorno a Pellene della Tessaglia . Di là procedendo ancora piomba tra sei giorni su la Beozia: tanto che li Tebani non seppero ch’egli aveva oltrepassato Pyle (l) innanzi che fosse ad Onchesto con tutto l’esercito. Allora gli autori della rivolta dissero che era venuta l’armata da An- tipatro della Macedonia, asseverando tuttavia che A- lessandro era morto, e corrucciandosi con chiunque annunziava che avanzavasi in persona egli stesso; mentre non era che l’ Alessandro figlio di Aeropo. Ma l’Alessandro vero movendosi da Onchesto procedette nel di seguente fin sotto Tebe presso al bosco di Jolao. Accampatosi quivi dava tempo affinchè se ravvedeansi, gl’ inviassero i Tebani una legazione. Ma quei tanto furono alieni da premettere alcun atto per la riconciliazione , che sboccando dalla città la cavalleria con de’soldati leggieri fecero scaramuccia fin presso dell’esercito colle guardie avanzate; uccidendovi alquanti, non però molti Macedoni. Alessandro spedi per frenarne la scorreria sagittarj e soldati leggieri ; e questi non difficilmente la frenarono proceduta com’era fin presso dell’esercito. Nel dì seguente pre^a l’armata intera ne circondò tutte innanzi le porte per le quali si viene ad Eleutera e nell’Attica; non la condusse però, nemmeno allora, fino alle mura, ma posela a campo non lontana dal forte Gadmeo; sicché la guarnigione intendesse che stavate vicino il soccorso de’Macedoni. Cinto i Tebani quel forte con vallo doppio vi faceano la guardia,
(i) Nome generale di castelli. di c ittì frontiere, e di stretti pe' qnali passa- vasi da una in altra provincia o regno. Cosi fa chiamato col nome di Pyle nn castello ne’ confini della Cilicia e della Cappadocia passandosi per ivi dalla Cilicia iella Cappadocia: cosi pur si ebbero Pylac Cilicianac, perchè passava- si per esse dalla Cilicia nella Siri^.
12 L I B R Operchè niun potesse da fuori ajutare quei d’entro, hè' quei d’entro potessero danneggiare i Tebani se mai' questi si portassero su’aemici esterni. Alessandro il quale voleva ancora che venissero a9 Tebani i risultati piuttosto dell9 amicizia ché de9 cimenti, tempo- reggiava accampato in vista di quella rocca. Intanto que’cittadini i quali vcdeano qual fosse il meglio, risolverono di andarne ad Alessandro, e cercare a Tebe un perdono della rivolta. Ma gli esuli e quanti avevano gli esuli richiamato, e specialmente i primarj de’Beozj fra loro, convinti che don avrebbero parte affatto alla clemenza di Alessandro, concitavano il popolo per ogni maniera alla guerra. Non pertanto non assaliva Alessandro la c ittà .
il.' Ma Perdicca incaricato, come scrive Tolora- meo, di guardare colle sue milizie l’esercito, trovandosi non molto lontano dal vallo nemico, vi si condusse egli il primo, senz’attendere nemmeno il segno della battaglia dal monarca. Giuntovi rovescia il vailo; ed attaccavi il presidio Tebano. Seguene l’esempio Aminta figliuolo di Andromeno; come quegli che avea le destinazioni stesse di Perdicca: e vedutolo già dentro quelli steccati; marciavi ancor esso colie sue truppe. Ciò mirando, accorsevi anche Alessandro col resto dell’esercito, affinchè questi non pericolassero , lasciati soli contro a9 Tebani, Fe segno alli arcieri ed agli Agriani d’internarsi tra gli steccati , ed ei te One di fuori le schiere ed i soldati cinti di scudo, lutanto Perdicca forzandosi di penetrare nel secondo degli steccati, è ferito, e ne cade: e riportato malconcio negli alloggiamenti, a stento vi risanò. Ma le sue milizie insieme con gli arcieri spediti ila Alessandro ridussero i Tebani nella via cava la qual mena al tempio di Ercole incalzandoli sempre su di essa, finché ritiraronsi i Tebani presso del tempio . Colà voltata faccia alzaron le grida ; talché se ne misero itr fuga i Macedoni. Allora cadde Euribota un Cretese capo degli arcieri, e settanta di questi con esso : gli altri fuggirono verso le schiere Macedoni, e verso i regii soldati cinti di
P R I M O 13vendo. Alessandro veduti i suoi che fuggivano, e ve» duti i Tebani usciti di regola nell’ inseguirli ; piombò su loro colla falange in buon ordine, e li respia- se fin dentro le porte. Riuscì quella fuga tanto terribile, che respiati per le porte in città, non fecero in tempo a rinchiuderle. Così tatti i Macedoni i quali soprastavano loro si cacciaron con essi tra le mura, ivi prive di difensori, compartiti ne’tanti cor-
Ì)i di guardie avanzate. Giunti al forte Cadmeo, tanni co’soldati stessi del forte scesero di qaivi se
guendo il tempio di Amfione nell* altra parte della città; ma tal altri saliti più innanzi corsero al foro seguendo le mura occupate già dagli entrati co’fuggitivi. Tennero fronte alcun tempo i Tebani schierati presso il tempio di Amfione : non sì tosto però giungevano manifestamente sn loro qua e là d’ognintorno i Macedoni ed Alessandro; allora, i Tebani a cavallo, fuggirono, sparsi per la città, nella campagna, e quelli a piede, salvaronsi come poterono. Or qui per la collera non i Macedoni soli, ma i Fo- cesi, ma i Plateesi, anzi pur altri Beozj fecero senza modo strage dei Tebani che più non li respingevano: e là cacciaronsi nelle case loro e ve gli uccisero; e qua gli uccisero che volgeansi alle armi, e là fin supplichevoli presso dei tempj: nè pietà v’ ebba -non per le donne, non pe’fanciulli. Tanta Greca calamità sbalordì nommen gli altri Greci, che quelli i quali parteciparono al fatto, per la potenza della città presa, e per la prestezza del prenderla, fuori .della opinione de’vinti e de’vincitori.
12. Veramente la disfatta degli Ateniesi nella Sicilia non diede per la grandezza della perdita colpo minore ad Atene (1); ma l’essere stato distratto l’esercito lungi dal territorio, l’essere stato di soldati ausiliarj più che proprj, .e l’essere ai cittadini rimasta Atene onde resistere eo'le armi ai Lacedemoni, agli alleati, ed al re potentissimo, nè fece sentire sì vivamente la sciagura ad essi che la sopportavano.
(1) SÌ vegga Tacidide nel libro testo e settim o.
14 L I B R Onè sparsene sorpresa eguale nel resto della Grecia Così navale fa la percossa, degli Ateniesi ne’fiumi a d Ego: nè Atene fu raumiliata se non coll’abbattimento delle lunghe mura, colla cessione di molte navi, e colla privazione della primazìa ; del resto conservò la forma originale di stato, e dopo non molto riprese l’antica potenza (1); fino a rifabbricare le mura lunghe, a dominare novamente pe’ inari, e ridurre a salvarsi da pericoli estremi i Lacedemoni, allora a lei 6Ì spaventevoli, e proceduti poco men che a distruggerla . La disgrazia de’ Lacedemoni a Leuttra ed a Mantinea li stupefece anzi pel danno inaugurato , che per la enormità della perdita : e la vittoria de’ Beozj e degli Arcadi contro di Sparta sbigottì le i , e i popoli allora suoi partigiani, anzi per 1% insolenza dello spettacolo che per la realtà del pericolo . La espugnazione poi della città di Platea (a) non riuscì così grave, perchè pochi vi furono presi, essendosene i più fuggiti prima ad Atene. Melo e Scione, cittadelle isolane, arrecarono, invase, piuttosto vergogna a chi le invadea, che meraviglia grande a tutta la Grecia. Ma la rapida, la inconsideratissima rivoluzione di Tebe, la presa fattane in picciolÌ8simo tempo, senza travaglio, l’alta strage eccitatavi quale si eccita da nazionali, i quali vendicano vecchie nemicizie, e la depredazion totale di lei sì grande allora in armi, e sì potente fra le potentissime in Grecia, fu non senza ragione imputata all’ ira del cielo. Imperocché s'avea Tebe preparata già da gran tempo tal pena pel tradimento fatto da suoi cittadini ai Greci nella guerra coi Med i, per la invasione eseguita in tempo di tregua, e per lo sterminio totale di Platea, |>er l’ eccidio, non consueto tra’ Greci, di quelli eh eransi dati agli Spartani, per la devastazione del luogo nel quale
(i) Tncid. lib. 8. c. 14.f i) C ittì tjella R eozia, lontana settanta stad' da Tebe secondo Tncidide lib.
1. cap. p i im o . Era contraria a questa ; perà fu a<»Iita e presa da'Tebani ma presto li respinse cap. cil. Nella gueira del Peloponneso contro di Atene Platea tenne al partito di Atene « ne fu assediata. Cap. j , e sopraffatta l ’ anno quatto di c j » (aerra lib. ) . cap. 3.
P R I M O 15«chieratisi i Greci rispinsero da tutta la nazione il pericolo, e finalmente perchè avevano co’ loro voti deciso il desolamento di Atene quando si propose questo tra'confederati Spartani. Narrano che fosse la calamità di Tebe pronunziata da molti segni celesti, negligentati al suo tempo: ma la ricordanza in fine di essi fe ravvisarli come presag) dell’avven u to . Autorizzati per Alessandro i socj dell’impresa a decidere le sorti di Tebe vollero che il forte Ca- dmeo si custodisse* ma la città si spianasse, che se ne dividessero fra di essi tutte le terre non sacre, e si rendessero schiavi fanciulli e donne quanti ne ri- maneano, tolto quegli e quelle di ordine sacerdotale e g li ospiti di Filippo, di Alessandro, é de’Macedoni. In riverenza però di Pindaro poeta Alessandro volle che illesa ne fosse la casa e la discendenza. Oltracciò deliberarono gli alleati che si riedificasse Orcomeno e Platea.
l 3. Divulgatosi per la Grecia l’ infortunio di Tebe , gli Arcadi usciti per soccorrerla condannarono di morte quegli stessi che spediti gli aveano; e gli Elei riammisero in Elide gli esuli da essa, perchè divenuti famigliari di Alessandro. Gli Etoli mandata da ciascuna delle lor genti una legazione, implorarono la regia clemenza , giacché pur essi tentate aveano delle novità fautrici di quelle che si annunziavaa di Tebe. Celebravano gli Ateniesi un tale de’ loro mi- aterj più grandi; ma nel venire ad essi alquanti Tebani dal pianto della Patria interruppero sbalorditi i mister) medesimi , e ridussero in- città quel che aveano su le campagne. Il popolo congregatosi per ordine di Demade scelse, e deputò dieci Ateniesi noti come i più cari ad Alessandro : doveano questi a lui testificare come Atene gioiva, ch’ei tornava illeso dagl’Illirj e dai Triballi, ciocché non era più in tempo; e-che punita avea Tebe delle innovazioni sue. Rispose Alessandro cortesemente a’Deputati; del resto chiese con sua lettera al popolo che gli si consegnassero Demostene, Licurgo, Iperide, Polieutto, Carete, Caridemo, EEalte, Diotimo, e Morocle; au
to r i , ei dicetra » delle sciagure di Ateae in Cher*> nea ( i) , come di tutte le manoanoe, negli ultimi tempi di Filippo, contro Filippo «tesso ed Alessandro: ausi autori della rivolta di Tebe oommeno -che i novatori stessi fra gli Tebani. Gli Ateniesi non consegnarono gli uomini dimandati e spedirono d ì nuovo ad Alessandro affinchè perdonasse pur questi, ed Alessandro li perdonò sia per la riverenza d i Atene, sia per l’impegno suo verso la spedinone del> l’Asia, non volendo che si lasciasse nulla di sospot»» to infra i Greci. £ soltanto intimò che Caridemo, unico fra tutti i richiesti e non consegnati , fuggisse, e faggi Carid«mo nell’Asia « Dario Monarca. Tornato dopo ciò nella Macedonia fece a Giove Olim» pico il sagrificio, istituito già da Archelao, e li giuochi Olimpici in Eghe. Ed altri dicono che celebrò dei spettacoli pnche alle Muse, intanto spargersi fama che la statua di Orfeo Trace figlio di Oefc- grò versava nella Pieride (2) sudore continuo . Spo- neano ciò gl’ indovini chi nell’ una e chi nell’ altra maniera: ma Aristandro, Telmisseo, buon vate, invitavano Alessandra a belle speranze : diesalo un indizio che poeti e cantori assai travaglierebbono nel poetare e cantare di Alessandro, e delle sue gesta.
14. Entrava la primavera qnando egli affidate ad Antipatro le cose di Macedonia e di Grecia movesi dall’ Ellesponto menando seco non molto più che trenta mila tra fanti, e sagittarj, e soldati leggieri , e più che cinque mila a cavallo. Direttosi coll’ armata lungo il lago Gercinite verso Amfipoli fino alle bocche del fiume Strimone, e valicatele, passa il monte Pangeo nella parte per la quale si viene ad Abdèra (3) , e Maronea, Greche città marittime . D i là procedendo fino all’ Ebbro (4) passalo pur fa*
(1) C ittì di Beozia: F ilippo Padre di Alessandro vi disfece gli Ateniesi e i Tebani ; e quella vittoria decise della preminenza di F ilippo e della suggezioa della G recia.
(1) Regione nella M acedonia. i(!) Patria di D em ocrito, ora detta Asperosa . Alessandro menava le sne mi
lizie su i lidi costeggiati dalla sua flotta perchè quelle e questa si giovassero a vicenda. Vedi Supplementi a C un is lib. a.
(4) Fium e da altri detto Erro ovvero E u ro .
16 L I B R O
P R I M O 17tihnente: e quindi per la region Petica perviene al finme Melana. Tragitta par questo e giunge a Serto finalmente il ventesimo giorno da che partito era di crfsa.
Venato ad Eleante (() sagrifica a Protesilao su la tomba appunto di lui, perché di Protesilao si ere- dea che fosse sceso nell’ Asia il primo fra’ Greci che portarono con Agamennone guerra a Troja. Era ^ in tento del sagrifìcio che la discesa riuscisse ora a lui più propizia che a Protesilao. Qui Parmenione riceve l’ordine di far passare il più de’ fanti, e la cavalleria da Sesto ad Abido (2)’, e vi passarono con cento sessanta triremi, e con molte altre navi da carico. E voce di molti che Alessandro navigasse da Eieunte al porto degli Achei, governando intanto egli «tesso la regia nave; e che nel transito dell’Ellespon-* to giunto in mezzo immolasse un toro a Nettuno ed. alle Nereidi, versandone intanto in libagione il sangue da nn’ aurea caraffa nel mare. Narrano che egli primo saltasse colle armi dalla nave in su’ lidi del- l ’Asia, e che similmente ergesse altari a Giove discensore, a Minerva ed Ercole, nel luogo onde fece vela dall' Europa j ed in quello ove si mise nell’Asia : che venuto ad Ilio ivi sagrificasse a Minerva Iliaca, e dedicate nel tempio le arme sue ne prendesse altre ivi sacre, e durevoli ancora dalla impresa di Troja ; recate poscia dagli scudieri suoi dinanzi a lui nelle battaglie. La fama tiene ancora che egli sagri» ficasse a Priamo su l’ara di Giove E reto onde rimovere T ira di Priamo dalla stirpe di Neottolemo dalla quale discendea pure Alessandro (3). Che intanto che egli andavasene ad Ilio, Menezio il comandante delle navi lo inghirlandò con aurea corona, e poi con altra lo inghirlandarono Care Ateniese venuto dal Sigeo , ed altri ancora qual Greco, e qual di que’ luoghi . Evvi pur chi dice che Alessandro cingesse pur
Armano . a(1) C ittì d’ E uropi Terso le boccile dell’ Ellesponto lontina quindici miglia
da Sesto verso l ’ A ustro.(x) Abido è nell’ Asia dirimpetto a Sesto.W Dal canto della m adre.
iB L I B R Odi un serto la tomba di Achille, felicitandolo, comJe voce, che sortito avesse in Omero il suo lodatore per la memoria dei posteri. Veramente non era, Achille per tal verso da essere meno invidiato; imperocché sebbene Alessandro a lui non cedesse per mun’ altra delle avventurate sue cose, pur le imprese di Ini non furono tramandate, con quanto decoro doveasi fra’ mortali, giacché niuno ciò fece nè in prosa nè in versi; nè fu Alessandro cantato almeno coll’armonia, quale se l’ebbero Gerone, Gelone, Te- rone, e tanti altri che niente lo somigliarono. Cosicché meno assai si conoscono i bei fatti di lui che non i picciolissimi degli antichi; come la spedizione dei dieci mila con Ciro contro di Artaserse, i pati- menti di Clearco e de’ sorpresi con esso, e la ritirata di quelli medesimi fatta per Senofonte, sono pe’scritti appunto di Senofonte (1) assai più famose che non Alessandro e di Alessandro le imprese; quantunque Alessandro marciato non fosse come alleato di a ltri, nè vincesse, nel fuggire un gran r e , o quelli che impedivangli la ritirata sopra del mare; e quantunque non abbiaci altro uomo niuno il quale presentasse tante e tanto gran gesta in terra d i Greci o di barbari.
Perciò protesto, ch’io dato mi sono a scriver la storia, non disdicendomi, io penso, dichiarare tra gli nomini il grande Alessandro (2). Ma chiunqueio mi sia che così di me giudico, non fa d’uopo cheio qui ponga il mio nome (perchè non ignoto fra gli uomini) nè quale sia la mia stirpe e la patria, nè se vi ebbi io mai magistrature . Scrivo solamente che ho patria, e stirpe, e grado, e lettere e queste fin da giovinetto; e perciò non immeritamente
(1) Esiste ancora il libro di Senofonte il quale tratta della spedizione di Ciro il minore e della ritirata de’ G r e c i e p o tr i vedersi nell’ anello TV. della nontra collana al toni. i .
(2) A rriano vede forse troppo l’ Eroe in Alessandro; quando Seneca nel lib ra de Benefizi non vede in In i , che nn capriccioso ed nno sto lto , fortunato in questo che fu preoccupato dalla m o rte , perché non presentasse a ll' universo ben altro spettacolo da quello che presentato gli avea fin a llo ra . Ed io ho dimandato più volte a me stesso se era forse meglio che gli antichi tacessero profondamente di ogni conquistato».
P R I M O 19tengo me per nno de’primi nella greca lingua oorae Alessandro lo era nelle armi.
l 5 . Alessandro da Ilio venne ad Arisbe ove dopo il transito dell’Ellesponto accampavano tutte le sue milizie. Si avanzò nel giorno appresso a Perco- t a , e nell’ altro passando Lampsaco pose il campo presso del fiume Prosazzio, il quale giù volgendosi pe’monti Idei sbocca nel mare fra l’Ellesponto e 1’ Eusino. Di là passando la città di Golèna giunge ad ^rmòto. Aveva Alessandro innanzi l’esercito spediti degli esploratori; e duce ne era Aminta figlio 'di Arrabeo il quale avea seco una banda detta degli amici (l) allora, venuta da Apollonia, sotto gli ordini di Socrate nato da Satòne, e quattro compagnie , dette di precursori. Gammin facendo manda Pegòro suo amico, figlio di Licagoro con milizie perchè prendano Priamo città subordinatagli già dagli abitanti. Erano i duci de’Persiani Arsame, Reo- mitre, Petine, Nifate, e con essi Mitridate Satrapo della Lidia e della Jonia, ed Arsite, presidenti alla Frigia verso l’Ellesponto ; e questi accampavano presso di Zelia con la cavalleria barbara, e co’mer- cenarj di Grecia. Consultatisi questi su le cose presenti, dopo l’ annunzio dello sbarco di Alessandro, Mennone da Rodi esorta vali a non andar con pericolo contro ai Macedoni, molto più forti di loro per la fanteria; tanto più che v’era Alessandro in persona , mentre Dario con loro non e ra . Piuttosto ne andassero, annientassero, calpestandoli, con la cavalleria tutti i frumenti in erba, e bruciassero in que’ luoghi ogni prodotto, non risparmiando nemmeno Je proprie città. Non resterebbevi allora Alessandro pe’ disagi di tutto il bisognevole. Per 1* op- posito dicesi che Arsite in qnel colloquio di Persia-
fi) Nel testo STCtl^UV Tifi/ corpo distinto e prediletto nelle troppe di Alessandro. Vi appartei.cano i personaggi piò riguatdevoli, Macedoni ed - 'leati d’ ogni nazione. E ciò rende incostante la imerpetrazione della voce
S T X fg O V . Sembra che tali guerrieri fossero come gli am ici, i compagni, i fa m itu ir i, i coetanei, e quasi V alter idem col sovrano. Per ordinario sono * cavallo .
ni rispondesse che non permetterebbe l’incendio nep-i pare di ana delle case de’popoli a lui subordinaci, e che li Persiani ad Arsite aderissero, perchè sospettavano che Meninone volesse mandare in lungo la guerra afHn di godersi gli onori che dal re gli s i davano.. 16. Intanto Alessandro si avanza coll’ esercito o r
dinato al fiume Cranico: menava doppia falange d i armati e la cavalleria nelle ale, facendo che le bagaglio lo seguitassero. Condottiero Egeloco degli e- eploratori delle armi nemiche avea seco de’ soldati * Cavallo con le aste, e cinquecento armati alla leggiera . Non era il monarca lontano gran cosa dal fiume quando gli esploratori, correndo, lo avvisano, che l’ inimico stavasi nell’ altra riva pronto a riceverlo . Or qui Alessandro schiera tutto l’esercito come per combattere, ma fattosegli avanti, a lui dice Parmenione: a me par meglio, o Sire, accamparsi ql presente come possiamo qui su la sponda del fiu-. m e. Già non penso che i nemici tanto inferiori a ijo» nella Janteria avran cuore di pernottarci vicini, e con ciò lasceran che l'esercito faccia in su C alba il suo transito facilissimamente : imperocché avremo noi prima compito questo, che essi di ordinqrcisi a fronte : laddove ora sembrami, che non senza pericolo ne onderemo a lt impresa. Già non può condursi largo, quant’ è , di fronte Ì esercito a traverso dei fium e, troppo, come vedi, profondo, e con ripe altissime , e precipitose. V i approderemo, s i , ma di-, sprdinati, e per punte , debolissima guisa ! e nell’ approdare avrem sopra la cavalleria nemica in buon ordine. E se tal mancanza prima ne sarà dannosa per lo presente ; dannosissima ci fia poscia per la decision finale della guerra. Ed Alessandro replicava: conosco o Parmenione tai cose : ma io vergognami , che dopo aver noi varcato con tanta fa c ilità £ Ellesponto, ora un picciolo rio (così chiamava, invilendolo, il G-ranico ) ci rattenga dal passarvi, comunque possiamo. Già non convienesi questo nè colla gloria della Macedonia » nè colla mia sveltezza
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P R I M O a ifra pericoli. A nzi vedo che animeransi i Persiani , come pari combatterci, se or non soffrano cosa pari ai loro terrori. £ ciò detto mandai Parmenione a reggere il corno sinistro, ed egli mettesi al destro. A diritta del quale fa pur messo Fiiota figlio di Par- menione, per comandare la cavalleria detta degli a* mici, gli arcieri, ed i lanciateri Agriani, e con Fi- Iota anche Aminta di Arrabeo, il quale avea con sé li cavalieri muniti di aste, li Peonj, e la truppa di Socrate: succedevano loro gli alleati con gli scudi sotto gli ordini di Nicànore figlio di Parmenione, indi la milizia di Perdicca generato da Orronte, appresso quella di Geno di Polemocrate, poi quella di Cratero di Alessandro^ e poi quella di Aminta di Andromeno, e quella infine preseduta da Filippo di Aminta. Nel corno sinistro fu schierata la prima là cavalleria Tessala sotto Calante di Arpalo ; quindi li cavalieri confederati sottoposti a Filippo di Menelao , e quindi i Traci comandati da Agatone. Seguitava dopo questi la milizia pedestre, quella di Cra- fcero, quella di Meleagro, e quella di Filippo fino al mezzo di tutta 1’ ordinanza.
17. Erano i Persiani ventimila a cavallo, e pòco men che altrettanto i forestieri mercenarj a p ied i. Gontrapponeansi questi al fiume colla cavalleria schierata in ordini lunghi su le rive e colla fanteria dietro per essere i luoghi appresso le rive più alti: te- neano però più folte le squadre equestri ivi su Iti sponda, incontro della qualé (ed era alla sinistra loro ) vedevano Alessandro, cospicuo per lo splendori delle armi, e per la pompa meravigliosa di quanti gli erano intorno. Tuttavia soprastette l’una e l’altra armata alcun tempo in su’ lidi apprendendo i destini futuri, e silenzio era altissimo infra loro. Il Persiano aspettava i Macedoni, se metteansi al transito, onde assalirli nel riuscirne: Alessandro però saltando a cavallo e concitando quei, che gli erano intorno a seguirlo, e farla da valentuomini, comanda che awiisi tra le acque Aminta di Arrabed co’ precursori a cavallo « co’ Peonj e co’fanti che ava?
va , ma vada innanzi loro Tolomtneo di Filippo còlle} truppe di Socrate, capisquadra per sorte in qnel gior-> no di tutta la cavalleria. Frattanto egli coll’ ala destra fra ’l suon delle trombe e i gridi che acclama-' vano a Marte, scende al transito, stendendo le milizie, sempre oblique all’urto della corrente, perchè li Persiani non lo attaccassero di fronte nell’ uscire ; ma egli operasse quanto più potea con tutte su d i essi. Quand’ecco i Persiani dall’alto insorgono verso la parte per la quale Socrate ed Amiata venivano i primi a riva . £ chi lanciava dardi dal ciglio del lido su di essi nel fiume, e chi scendendo nel fiume dove il lido agevola vasi : ond’ eravi un contrasto di cav&* lieri, gli uni volendo terra, gli altri negandola. Lan-< ciavansi dardi a nembi da’Persiani; laddove i Macèdoni combatteano colle aste. M a, troppo inferiori di nqmero, furono nel primo assalto danneggiali i Macedoni, resistendo mal fermi di luogo, e dal basso del fiume : quando il nemico, specialmente il forte della cavalleria Persiana si elevava, schierato, so per le spoude: ivi cimentavansi .i figli, e coi figli Memnone stesso. Attaccatisi co’Persiani furono davanti di essi trucidati i primi de’Macedoni, divenuti fortissimi, salvo quelli che si ripiegarono verso di Alessandro che avanzavasi. Imperocché già era Alessandro vicinissimo, col destro suo corno. Pertanto egli avventasi il primo tra’Persiani dove era il grosso della cavalleria, e schierati li comandanti ebbevi attorno di lui pugna vivissima passando intanto le truppe Macedoni le une appresso le altre, nè difH- cilmente, il fiume. Era la battaglia a cavallo, e somigliava piuttosto ad una appiedi| Combatteano, stretti cavalli con cavalli, ed uomini con uomini, li Macedoni a respingere i Persiani dalle rive ed incalzarli entro il campo: e li Persiani a precludere ai Macedoni la discesa dal fiume anzi nel fiume- a rivolgerli. Frattanto prevalsero i soldati di Alessandro per ben altro valore e perizia, e perchè usavan le aste e con manichi forbiti e di corniale incontro dei dardi. Or qui nel menarla, si smezza l’asta fid
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P R I M O a lAlessandro, ed Alessandro ne chiede nn’altra da Are-1 te regio staffiere : ma rotta si era a lui pure pel vivo contendervi, ed usa vaia non ingloriosamente così dimezzata ancora. Egli la presenta qual e ra , come significando al re che ne cercasse un’a ltra . Diedeglie- la allora Dibarato da Corinto 1’ uno degli amici che gli erano intorno. E presala, e visto Mitridate genero di Dario, venuto molto ' innanzi degli altri a cavallo, quasi propugnacolo d’ essi; corre anch’ egli avanti degli a ltri, e feritolo coll’ asta nella faccia lo balza a terra . Quand’ ecco Rosàce sta su di Alessandro , e percotelo colla scure in sul capo. Ben ruppe egli parte della celata, ma non fu che di essa la ferita; laddove Alessandro atterra pur lui conficcandogli l’asta attraverso l’usbergo nel petto. Stende» già Spitridate a neh’ egli dietro di Alessandro la spada; ma Clito di Doride lo previene, e lo colpisce con ferro pari nell’omero, e spiccane il braccio.
18. Intanto passando di continuo il fiume, quanti potevano de’suoi cavalieri, sopravvenivano ad Alessandro. E li Persiani feriti d’ ogn’ intorno colle aste, essi e i cavalli, premuti insieme dalla cavalleria, e danneggiati più ancora da’soldati leggieri sparsi nel mezzo di essa, cominciano a piegare, primieramente , dove Alessandro avea già pericolato. Non sì tosto il centro cedette, sono rotte di qua e di la pur le ale della cavalleria; talché pienissima ne fu la fuga. Perirono de’Persiani solamente mille a cavallo; perchè non furono a lungo inseguiti, essendosi Alessandro rivolto contro de forestieri mercenarj. Teneansi questi fermi nel posto ove furono schierati in principio , piuttosto per istupore del caso impensato che per costanza di animo. Conducendovi però la falange e spedendo d’ogn’intorno la cavalleria perchè si gittasse nel mezzo di loro, tra poco li sopraffece, e tutti. Niuno ebbe scampo da noi, se non forse occultandosi tra’cadaveri; ma due mila ne furono presi prigionieri. Perirono i capi stessi de’ Persiani Nifate e Petine, Spitridate Satrapo della Lidia, Mitrobaaane presidente de’ Cappadoci, Mitridate
il genero di Dario, Arbupale figlio di Dario d’Ar-* taserse, Farnace fratello della moglie di Dario, ect Ornare dace de’ forestieri. Arsite fuggì dalla batta» glia nella Frigia ma poi vi si uccise, coni’ è fama, di sua mano, sembrando egli causa della disfatta de’ Persiani. All’opposito morirono tra’Macedoni nel primo conflitto circa venticinque di que’degli amici» e furono ad essi erette delle statue, formate per ordine di Alessandro da Lisippo, l’unico già scelto infra gli a ltr i, anche a fare un Alessandro: mancarono dagli altri sessanta a cavallo, e trenta a piede . Nel prossimo giorno seppellì questi colle arme « e con gli altri onori, ina privilegiò li genitori, e figli loro con esenzioni da’ pesi locali, come da’ servigj personali, e dai tributi per la possidenza. Prese cura grandissima de’feriti, andando a ciascuno egli stesso , visitandone le ferite, chiedendo come le ricevessero, e lasciando che dicessero e magnificassero la opere loro. Diede sepoltura ancora ai Duci Persiani ed a’Greci Mercenarj estinti nel combattere pe’ ne» mici . Ma quanti ne fece prigionieri, tanti ne mandò tra’ferri nella Macedonia, perchè Greci essendo ave- ano contro il voto comune de’Greci militato pe’barbari contro la Grecia. Trasmise trecento intere armature ad Atene perchè ivi fossero un monumento nel tempio di Minerva colla iscrizione: ALESSANDRO DI FILIPPO, E LI GRECI SENZA I LACEDEMONI , LE AVEANO DAI BARBARI DELL’ASIA.
19. Mise Calante per Satrapo dove eralo Arsite : ed ordina ndo che dessero a lui li tributi che davano a Dario, concedette che tornassero alle case loro tutti i barbari, scesi dai monti , i quali si ar- rendeano. Liberò da ogni colpa i Zeliti perchè violentati avevano risoluto di guerreggiare pe’barbari. Mandò Parmenione a pigliare Dascilio; e Parmenio- ne lo prende sgombro già da ogni guarnigione. Egli si avanza verso di Sardi (1), e quando ne fu lonta-
(1) Capitile della l idia > g ii regia di Creso e quindi città arcivescovile lontana 36 m iglia d* T iatira a tettcntrioqe, e 16 da Filadelfia a m ezzogiorno.
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P R I M O o5ho settanta stadj gli vennero incontro Mitrene il ca
rtellano, e li primarj tra’Sardiani. Questi diedero a lai la città, e Mitrene la fortezza co9danari. Alessandro porta il campo alle rive dell’Ermo, fiume di* scosto venti stacij da Sardi, e di là spedisce a Sardi Aminta di Andromene affinchè ne ricevesse il castello. Menò seco Mitrene, onorandolo: condiscese che li Sardiani e gli altri della Lidia vivessero colle leggi antiche della Lidia; e li congedò liberi di se stessi. Poscia egli venne al castello presidiato già da’ Persiani, e fortissimo parvegli il luogo, come altissimo e dirotto, e ciato da triplice muro . Entratogli nel pensiero di ergere ivi un tempio con aa altare a Giove Olimpio, ricercavane il sito piò acr concio, quando improvvisamente in bel tempo levaci un nembo e tuoni aspri, e pioggia rovesciasi dal cielo ov’ era la reggia de’ L idj. Or qaeBto parve ad Alessandro il luogo significato divinamente per al- aarvi il tempio di Giove, e qui comandò che si al- gasse. Lasciò la cura della fortezza Sardiana a Pau- sania l’uno de’compagni, ma quella di raccogliere gabelle e tributi a N icia, e quella della Lidia e dell’altra Signoria di Spitridate ad Asandro figlio di Filota, dandogli cavalleria e soldati leggieri > quanto parvegli bisognarne allo stato presente. Manda poi Galante, ed Alessandro di Aeropo nella provincia di Mennone con que’del Peloponneso e col più degli altri alleati, toltone gli Argivi, i quali furono lasciati alla guardia di Sardi.
20. Frattanto divulgatisi i casi della battaglia e- questre, i soldati mercenarj custodi di Efeso, prese due triremi Efesine, fuggirono, e con essi Aminta di Antioco il quale aveva già lasciato la Macedonia per lasciarvi Alessandro, e per contraggenio da lui: non perchè avuti avesse da lui dispiaceri; ma perchè sdegnava che aver mai ne potesse. Venuto Alessandro in quattro giorni ad Efeso, richiamavi gli eéuli, uscitine già per pubblico bando, e toltovi il comando de’pochi, vi pon quello del popolo; ed in* lima che a Diana presentisi quanto ai barbari si trii
&S L I B R OLutava 1 Rilevato il popolo appena dal terrore de* p©J chi surse per uccidere que’ che avevano chiamato Meninone in Efeso, quei che ci avevaao saccheggiato il tempio di Diana , e nel tempio prostrata l a •tatua di Filippo, o distrutta nel foro la tomba d i Eropito liberatore un tempo della città. Cavarono dal luogo santo e lapidarono Sirface e Felagante suo figlio come i figli dei fratelli di Sirface. Quando A - lessandro vietò che più oltre s’inquisisse e penasse ; vedendo che il popolo lasciato a se stesso, ucciderebbe non che i colpevoli, altri ancor senza colpa, per nimicizia, o ruberia. Così Alessandro se commendasi per altre, commendasi principalmente per l ’opere d’allora in Efeso.
21. Intanto vennero legati de’Maguesj e de’Trallj' affin di sommettere ad Alessandro le loro città: ed Alessandro mandavi Parmenione con due mila cinquecento pedoni esteri, ed altrettanti Macedoni e dugento ausiliarj a cavallo . Spedisce con forze non miaori Alcimalo di Agatocle, perchè vi soprastasse, alle città Eolie e Ioniche tenute ancora da’ barbari j con ordine di abbattere dovunque il comando de’pochi, restituirvi quello del popolo, e le leggi proprio di ciascuno, e levarvi il tributo che a’barbari si pagava. Egli rimastosi in Efeso appresta e manda a Diana un sagrifìzio in pompa eoo tutto l’esercito, schierato in arme, come per le battaglie. Nel dì seguente prende il resto de’ fanti, gli arcieri, gli A- griani, la cavalleria Trace, la coorte regia de’corn- pagni, e tre altre, e marcia contro Mileto. Giuntovi occupa la città chiamata esteriorederelitta già dalle milizie, e vi si accampa, e delibera controvallare la città interiore . Egesistrato al quale erano fidato il comando, avea già scritto ad Alessandro di renderla. Rianimato però per essergli non molto discosto un esercito di Dario; avea deliberato difendergliela. Ma Nicànore duce della flotta Greca prevenne i Persiani; e tre giorni avanti che questi si accostassero a Mileto, giunse ed entra con cento •«ssanta navi nel porto dell isola di Ladea la qual
P R I M O 97giace presso a Mileto. Saputo l’ingresso di Nicànore in Lade, i capitani delle navi Persiane troppo lenti nel giungere, si tennero appiè del monte Mi- cale. Imperocché Alessandro non solo avea preoccupato Lade colla flotta, ma ci avea pur trasportato quattro mila fra Traci ed altri forestieri; per esse-, re le navi de’barbari presso a quattrocento. Parme- nione istigava Alessandro a battaglia navale sì perchè speravane vincitori i greci, e sì perchè divini segni così gli dettavano; essendosi veduta da poppa delle navi di Alessandro un’ aquila riposare in •ni lido: altronde grandissimo ne sarebbe 1’ utile in tu tto fi resto se la vinceano, ma non grande il discapito se la perdeano; giacché resterebbero i Persiani , com’ erano, i padroni del mare : dicea voler salire egli stesso in su le navi e partecipare ai pericoli . Risposegli Alessandro però che egli errava nel suo consiglio, e nella interpetrazione non verisimile del segno celeste. Combatterebbero senza ninna ragione con poche navi contro le tanto più numerose, essi inesperti di mare contra la flotta espertissima de’ Fenicj, e de’Cipriotti : lui non voler contrapporre la perizia e l’ardir Macedonico ai barbari e su luogo non stabile ; imperocché Tesser vinti in quell’ a- gione marittima non popo pregiudicherebbe alia fama posseduta da loro nelle armi; specialmente che i Greci elevati dalla notizia della disfatta imprenderebbero delle innovazioni. Su tali riflessi disse che sarebbe fuor di tempo quel conflitto navale: ch'egli sponea così l’augurio: vale a dire che l’aquila ri- ferivasi a lui Veramente; ma parergli che quando mostravasi posata in sul lido, avea significato piuttosto che esso da terra impadronirebbeei della flotta de’ Persiani.
22. In questo mentre Glancippo, gravissimo uomo in* Mileto, spedito ad Alessandro dal popolo e da’forestieri mercenari a’quali era principalmente affidata quella città, disse che vorrebbono i Milesj tenere aperte le mura e li porti ad Alessandro ed al Persiano. Ed Alessandro intimagli che torni di volo
s8 L I B R O» Mileto, e v’annunzj che si apparècchiao per l’a l ba a combattere. Egli applicatevi le macchine, e q u a rovesciato in breve un tratto di mura, là squarciatone più ancora, condace 1’ esercito perchè vi sorpassi dove erano spianate o rotte; standosi intanto i Persiani a Micale, e per poco non vedendo 1’ as sedio de’ compagni ed amici loro. Nicànore osservati da Lade gli assalti di Alessandro naviga remigando lido lido, fino al porto Milesio , e collocato dove l’imboccatura di questo era più angusta, le sue triremi assai prossime, colle prore verso del m are, impediva il porto alla fiotta de’ Persiani , ed il soccorso di essi a Mileto. Allora e cittadini e soldati mercenar), venendo d’ogn’intorno i Macedoni su loro, chi si mise in mare, su gli scudi supini, e si condusse ad un’ isola ivi prossima e senza nome , e chi salì su picciole barche per fuggire in mezzo alle galee Macedoniche e ne fu preso nelle fauci dei porto : il gran numero però nella città soccombette . Presa già questa, Alessandro naviga egli stesso contro i refugiati nell’ Isola facendo portare delle scale in su le prore delle triremi onde ascendere dalle navi su le rive scoscese come su le mura. Come però videveli risoluti di cimentarsi, ne impietosì, parendogli £di e generosi: e diè pace ad essi con patto che per lui militassero. Erano que’mercenarj trecento e di Grecia . Rilasciò per altro e concedè che liberi fossero i Milesii non periti nella espugnazion della patria . Moveasi di giorno la flotta Persiana da Micale incontro la Greca, sperando di tirarla a combattere; e nella notte a Micale si riconduceva, stazione non bnona, perchè aveansi a cercare Tacque dalle bocche indi lontane del fiume Meandro. Guar^ dava Alessandro colle navi il porto di Mileto sicché i barbari non ne forzasser la entrata; nel tempo stesso però spedendo a Micale Filota con cavalleria e tre schiere di fanti comanda che impediscavi la discesa di essi . Così li Persiani mancando di acque e di ogni altra cosa, fuorichè non erano assediati selle barche, navigavano verso di Samo? donde tor-
P R I M O 29naudo pieni di viveri incontra di Mileto, schiera- cono sa l’alto mare il più delle navi innanzi del porto, e di là sfidavano i Macedoni ad uscire. Cinque di esse navi correano intanto ad un porto intermedio alla flotta e all’altra isola, su la speranza di sorprendere vuote le barche di Alessandro, lm-. perocché sentito aveano che le milizie marittime se n’erano sbandate, a gran distanza, chi per far legna , e pe’trasporti de’viveri, e chi dato a predare ; e certamente una parte di esse era lontana. Vedute venire le cinque barche, Alessandro ne empie dieci delle sue co’soldati, che avea pronti, e le spedisce in gran fretta con ordine che investano quel' le portando prora contro prora. Allora que’ delle cinque navi mirando fuori della espettazione, che i Macedoni andavano ansi verso di loro, diedero volta , e corsero a raggiungere il resto della flotta Persiana . La nave de’Jassei, come non ispeditasi al correre. fu presa fuggendo insieme con gli uomini; le altre quattro a tempo vi si ripararono. Così partirono da Mileto i Persiani senz’avervi nulla operato.
23. Allora Alessandro deliberò di sciogliere la ma flotta sì pel disagio de’danari, e sì perchè non vedeala pari alla Persiana, nè voleva arrischiare nemmeno in parte l’esercito suo. Vedeva altronde come tenendo esso 1' Asia colle truppe di terra non abbisognava delle navali: e come pigliate a’Persiani le città di riviera dismetterebbero ancor essi la flotta; giacché non avrebbero più nè dove fornirla di nuovi remiganti, nè dove in Asia accostarla: e qui riandava in cor suo come l’aquila aveagli significato, che da terra vincerebbe le navi. Fatto ciò marciò verso la Caria, sentendosi che erasi congregata in Alicarnasso (1) non poca soldatesca barbara e forestiera. Pigliate, cammin facendo, tutte le città fra Mileto ed Alicarnasso, pose il campo a cinque ttadj da Alicarnasso come per l’ assedio diuturno di
f i) C ittì m arittim a, on tempo reg ia . e poi vescovile; ed or» ridotta ad nn piccolo villaggio. E rimata nel seno Ceramico » cosi detto dalla c itt ì di Cerarne i o n golfi di S. Pietro.
3o L I B R Dquesta. Imperocché la natura del sito la rende pei* se forte, e dove parea mal sicura, aveaci acconcia? molto innanzi ogni cosa Memnone stesso ivi presente , come dichiarato da Dario capo dell5 Asia inferiore e di tutte le forze navali. Gomprendea la città molti forestieri di soldo, e molti Persiani , e stavano in porto delle triremi perchè grandissima sarebbe la utilità de’marina) nelle operazioni. Avvi* cinatosi il primo giorno Alessandro alle mura verso la porta la quale conduce a Milassa, fecesi dalla città una sortita, e colla sortita un leggiero attacco . Non difficilmente però le milizie di Alessandro corse all’ incontro arrestarono e respinsero in cictà la tempesta. Non molti giorni appresso il monarca pigliati li soldati cinti di scudo, pigliata la cavalleria de9 regi amici, la fanteria di Aminta, di Perdicca, di Meleagro, e di più gli Agriani e gli arcieri, girò d’intorno la città nella parte verso di Mindo osservando se fossero di quivi le mura più facili da espugnarle, e se poteasi con subita scorreria sorprendere Mindo stesso. Certamente l’ aver Mindo, non poco lo avrebbe giovato nel Tassodio di Ali- carnasso; e già data gli era dalle offerte di alquanti Mindesi purché di notte ed occulto vi andasse. Egli dunque ne andò secondo il concerto di mezza notte fin presso alle mura : ma poiché quei d’ entro non gli davano cosa niuna, nè egli tenea seco macchine o scale, venuto a prendere la città per tradimento e non per assalto ; approssimò più ancora le milizie Macedoni con ordine che scavasser le mura. Abbatterono quelle una torre, nè la torre cadendo sguarnì subito il muro. Ma facendo resistenza fortissima i Mindesi, e molti, venuti già per mare in soccorso da Alicarnas80, impedirono che Alessandro pigliasse Mindo su l’istante, e di assalto. Così tornato senza il frutto pel quale era corso, attese di nuovo all'assedio di Alicarnasso. E su le prime per facilitare il transito delle macchine colle quali pensava di batter le mura, e delle altre con le quali si dovcano tirar dardi su i difensori di esse, diedesia
P R I M O i rriempire la fossi scavata da essi innanzi della città, larga al più trenta cubiti, ed alta quindici. Non fa dimoile a riempirsi la fossa, e già le torri eransi mosse innanzi. Sboccarono que’di Alicarnasso tra la notte per ardere queste come le altre macchine già ridotte a'suoi luoghi, o non lontane da essi: ma li Macedoni che ne erano in guardia, e gli altri che svegliati su l’atto accorsero per l’ajuto, li risospinsero senza difficoltà tra le mura. Alcuni però d’essi in numero di cento settanta vi soccomberono con Neotto- lemo di Arrabeo, fratello di Aminta, e già rifugiatosi con altri presso di Dario. In opposito ne furono ad Alessandro spenti sedici, e feriti trecento, non essendosi quanto altre volte, guardati dai colpi, per esse- re la irruzione di notte.
24. Dopo non molti giorni due Macedoni, soldati grevi di Perdicca, alloggiando e bevendo ingioine magnificavano con parole, ciascuno, se stesso e le sue gesta ; finché venuti, già caldi dal vino, a contendere di gloria infra Loro, corsero, di proprio volere, armati al muro nella sommità la quale guarda specialmente Milassa, piuttosto per dimostrarvi ognuno la sua fortezza, che per eccitarvi battaglia pericolosa a’ nemici. Alcuni della città vedendoli come cran due, e come ne venivano temerarj alle mur a , uscirono contro di essi. Ma li due qua uccidono, e là saettano, secondo che altri è vicino olontanoj non ostante lo svantaggio del sito e del numero, sboccando, e dardeggiando li nemici dall’ alto. Intanto soprarrivano altri dall’ esercito di Perdicca, ed altri da Alicarnasso; e fassene battaglia grandissima presso le mura. Ma poi gli usciti dalle porte vi furono ricacciati addentro da’Macedoni. Anzi poco mancò che si prendesse pur la città; imperocché non facendosi allora guardia diligente alle mura, ed essendo state abbattute due torri ed il tratto di mura infra queste; non era malagevole passarle s« l’ esercito intero vi si accingeva ; tanto più che la terza torre,intronata già, potea pur essa, scavandovi ne’fon- damenti, gettarsi a terra, e senza ritardo . Riediti-
32 L I B R Ocarono quei d’entro in luogo del cadalo, altro ma* ro, di mattoni e curvo in forma di luna, direi senza travaglio per la copia de9 lavoranti. Or a questo muro accostò sì le macchine Alessandro; ma nel giorno seguente fecesi nuova sortita per incendiarle ; ed incendiossene, parte di graticcio prossima al muro, e parte di una torre di legno. 11 resto era preservato da l'ilota e da Ellanico incaricati della cura di esse. Come però tra la escursione videro i Persiani Alessandro, gettando quanti le portavano le faci, e molt i anche le armi, rifuggirono dentro le mura. Ebbero quivi nel primo tempo la meglio per la condizione del luogo elevato tirando dardi non solo di fronte su le macchine ; ma di fianco, dblle torri sopravanzate al muro abbattuto, e per poco non da tergo ancora contro quanti si avanzavano al novo muro. Portò dopo non molti giorni Alessandro un’altra volta le macchine incontro al muro interiore di mattoni, comandandovi egli stesso *, ed un’ altra 'volta accorse il popolo fuori della c ittà , chi verso< il muro spianato dov’era Alessandro medesimo a combattere, e chi verso le tre porte dove i Macedoni non aspettavano affatto niente di simile ; e molti lanciarono su le macchine e fiaccole e cose altrettali da por fuoco, e suscitar degl’ incendj. Ma riagendo pur quei di Alessandro validissimamente in contrario gli astrinsero non difficilmente pe’gran sassi avventati colle macchine dalle to rri, e pel nembo dei dardi a volger le spalle, e ricorrere nella città. Fecesi qui allora strage tanto men piccola, quanto erane venuta fuora più gente e con audacia più grande: e chi morì fattosi alle mani co’Macedoni, e chi presso al muro fracassato, pel transito angusto a tanta moltitudine, e pe’ rottami, incomodi a trascendervi. Si oppose a quelli usciti per le tre porte Tolommeo, regia guardia del corpo, il quale comandava le truppe di Ad- deo, e di Timandro come pure de*soldati leggieri, ed anch’ egli non diffìcilmente fe ripiegar gl’ inimici. Accadde a questi di più nella ritirata che, fuggendo pel ponte angusto posto sopra la fossa, il ponte si
P R I M O 33conqaassasse per la m oltitudine: ond’ è che precipitandone assai nella fossa chi fini schiacciato da’suoi, e chi saettato d i sopra da’ M acedoni. Ma la strage più grande occorse in su le porte medesime; perchè aerrate innanzi tempo per timore che vi penetrasse i l Macedone mescolato con chi fuggiva, tolsero di r ien tra re A m olti com pagn i, trucidati poi miseram ente da’ nemici avanti le m ura . E poco sarebbe m ancato a prendere fino la c ittà se Alessandro non richiam ava le t ro p p e , voglioso ancora di sa lva r la , a d un segno che desse di a rre n d e rs i . Morirono mille dell’ a rm ata di Alicarnasso e quaran ta incirca di q ue i d ’ Alessandro, e t ra questi Tolommeo ( 1) , guard ia del co rp o , Glcarco duce degli a rc ie r i , e Abdeo capo d i m il le ; ed a ltr i non ignobili t ra ’M acedoni.
25. Riunitisi a llora Memnoue ed Orontobàto capi de’ Persiani e conoscendo dallo stato delle cose d i non poter continuare molto a luogo l’assedio; anz i vedendo le mura parte rovinate e parte rovino* se ; e molti so ldati, morti nelle so rt i te , o sconci per le fe r i te , a com battere; considerato tu t to , appiccarono fuoco verso la seconda vigilia della notte a lla to rre di legno fabbricata da essi incontra le macchine de’ nem ici, come pur lo appiccarono a i portic i , serbatoj delle a rm e , ed alle case prossime alle m u ra . Avvolgevansi alle fiamme delle case pur le fiamme che vi si slanciavan copiose d a lla torre^ e d a ’ portici pel vento stesso che ve le p o r ta v a . Allor a qual d i loro si ritirò nella rocca dell’ isola, e
quale in Salm acida, un forte così nom ina to . Alessandro avuto l’ avviso per a lquan ti fuggiti dal fatto m edesim o, e vedendo di per se l ’ incendio g rav e , spedì quantunque di mezza notte entro la c ittà le sue truppe con ordine d i uccidere quelli che incendiavano anco ra , ma di risparm iare quan ti teneansi
A riuano . 3
(i) Questo Tolomme? qui senza agg iun ti, non è Tolommeo di S d c u ro , il quale mori nella battaglia presso del fiume Is»o, come si legge nel S. n . del libro seguente: nemmeno è quel Tolommeo che scrisse la storia di Alessandro, rd il quale poscia fu re . Di lui si parla manifestamente nel $. i j . del libra che segae> nel t . j j . del libro IV , e altrove.
34 L I B R Onelle Ior case . Fattasi 1’ alba , e vedute le forte** ze prese da* Persiani, e da’ Mercenarj ricusò di assediarle pensando che avrebbe a starvi non picciolo tempo intorno per la condizione de9luoghi, e che poco rileverebbero per lui quando egli ne distruggesse la- città . Pertanto data sepoltura ai soldati morti in quella notte, e dato ordine ai coininissarj delle macchine di trasportarle inverso dei TralU, fa spianare Alicarnasso: e posto Toloa»,meo eoa tremila pedoni forestieri e dugento^cavalieri in guardia di questo tratto come del resto della Caria, egli va nella Frigia. Stabilì per altro che Ad* figlia di Eca- tomnoj e moglie d’ Idrieo s’avesse il Satrapato di tutta la Garin. Aveva Idrieo, quantunque fratello, presa Ada per isposa consentaneamente alle leggi de’ Cari , ed aveala morendo lasciata arbitra degli affari, potendo in Asia regnare pur le donne per ie costituzioni di Semiramide : ma Pessòdaro aveanela cacciata arrogandosi egli il comando ; e di quei dì presedeva alla Caria, speditovi dal sovrano, Oron- tobate genero di esso. Ada riteaea solamente Alio- da l’ una delle città munitissime della Caria; e quest’Alinda offerse ad Alessandro, visitandolo ed affigliandoselo nel primo giugner di lui su la Caria. Ed Alessandro rimise a lei la cura di Alinda , non sdegnandone il nome di figli»; e quando ebbe disfatto Alicarnasso, e preso il resto della C&ria, die- dela tutta ad Ada perchè vi dominasse (1).
26. Aveaci nell’esercito Macedone non pochi, ammogliatisi di fresco innanzi la spedizione: ora parve ad Alessandro, che non fosse da non considerarsi lo stato di questi, e li rimandò dalla Caria, a passare il verno con le donne loro nella Macedonia, fattine comandanti Tolommeo di Seleuco, l ’uno delle regie guardie del corpo , e Ceno figlio di Polemo- crate, e Meleagro di Neottolemo , capitani già per grado, ma sposi novelli anch’essi; ed incaricatili inoltre che quando sarebbono per tornare e «me
l i) Sa di Ad* vedi i supplementi di Freinsemio 1 Quinto Curzio lib. 2. pag.3J. e }6. secondo la nostra versione.
P R I M O 35narne i compagni spediti con loro vi reclutassero il più che poteano di fanti, e di cavalieri. Guadagnò questo fatto, quanto altro mai,la benevolenza de'Macedoni ad Alessandro. Egli spedì pure Gleandro di Polemocrate a raccogliere milizie nel Peloponneso. Invia trattanto in Sardi Parmenione, creatolo capo de’cavalieri amici» e comanda che da Sardi vada nella Frigia con la cavalleria Tessala ed altra pure degli alleati, e con i carriaggi ; ed egli vassene nella Licia e nella Panfilia per occupare le spiagge marittime onde rendere la fiotta inutile a’ nemici. £ sa le prime, cammin facendo, piglia col giungerle sop ra , Jparna luogo premunito di esteri ìnercenarj; e questi ne uscirono, capitolando, dalla furtezza. Poscia entrando nella Licia guadagna per trattato i Telmissesi : indi passando il fiume Zanto riceve per dedizione Pinara, e la città di Zanto, e Patara con trent’ altri luoghi minori. Fatto ciò s’inoltra nel cuor del verno a Miliada, regione così chiamata della Frigia maggiore, ma subordinata allora dal gran Dario a pagare i tributi nella Licia. Qui vennero da'Faseliti ad Alessandro oratori per chiederne pace, e per coronarlo con aureo diadema: e molti pur vennero, deputati dalla Licia inferiore per trattare di accordi; ed Alessandro comanda ai Fa* seliti ed ai Licj che dieno le città alle persone ch’egli vi spedirebbe; e le città si diedero tutte. Poco dopo andato nella Faselide espugna con essi un castello, fabbricatovi dai Pisidj. Uscivano da questo i barbari, e molto ne danneggiavano i Faseliti,i quali aveano lavorate le terre. Trovandosi lui ancor» nella Faselide lo avvisano ch’egli era insidiato da Alessandro figlio di Aeropo, altronde suo familiare , e capo della cavalleria de’ Tessali. Era questo Alessandro fratello d’Eromene, e di Arrabeo compartecipi nel tramare la morte di Filippo : ed il monarca avealo già lasciato stare quantunque colpevole , perchè succeduta appena quella morte, era venuto a lui con gli altri amiei primarj, e cinto di lorica, lo avea scortato alla reggia: poi lo tenne
36 L I B R Otra’suoi onorandolo, e mandandolo duce delle utili* eie nella Tracia: finché lo fe comandante della c»*- valleria Tessala, quando dal comando pur di ess4 fu mandato Galante nel Satrapato. £ così raccontasi di quelle insidie.
2.J. Poiché Dario nel rifugiarsi di A minta presto di lui ricevè da questo Alessandro lettere e prò-
?etti, mandò su la regione marittima Asisine, uà ersiaqo fido tra gli altri suoi. Mandatalo apparen
temente ad Atizio satrapo delia Frig ia, ma per abboccarsi in realtà con questo Alessandro, e promettere che se gli uccideva Alessandro di Filippo, porrebbe lui re della Macedonia, e darebbegli ancora mille talenti di oro. E così Asisine preso da Par- menione rispondea su le cause del suo venire. Par- menione spedì ben tosto Asisine in ferri ad Alessandro ; ed Alessandro ne udì le risposte medesime. Adunati gli amici propose ciocché fosse da fare (lì un tale Alessandro. Parve a questi che non avesseil re fatto beae a commettere cavalleria sì poderosa ad un uomo non fido, e che ora dovea senza dimora espedirsi da lui prima che si proporzionasse più ancora, a far movimento coi Tessali. Spaventa- vali inoltre un prestigio celeste. Imperocché proseguendo ancora l’assedio di Alicarnasso , e dormendo Alessandro di mezzo giorno; una rondine volatagli sul capo vi stridè grandemente e poi si rigirò qua e là sul letto cantandovi irrequietissima fuori dell' uso . Preso dalla stanchezza mal poteva Alessandro riaversi dal sonno: vinto però dalla molestia della voce scacciò, ma non gravemente, con la mano la rondine: e la rondine battuta, tanto fu a- liena dall’andarsene, che gl’insistè sul capo, nè par- tissene prima che egli si fosse in tutto riscosso. Non prese Alessandro in non cale l’ augurio della rondine ; ma lo comunicò con Aristandro , l’indovino suo Telmissese: e quell’indovino rispose che significava le insidie fatte a lui da un degli amici, e che significava insieme che si scoprirebbono : essere la rondine un uccello nadrito fra gli uomini, degli uomi-
P R I M O 3 7ni amico, e garrulo più che ogni altro. Il monarca paragonati i detti dell'indovino con quei del Permiano, spedisce a Parmenione, Amfotèro figlio di Alessandro e fratello di Gratero, e con esso alcuni Pergesi per guide nel viaggio. Amfotèro vestitosi alia paesana secondo quei luoghi affinché non fosse conosciuto tra via giunse di nascosto a Parmenione. Non portava egli lettere ; non essendo piaciuto ad Alessandro scriverne su cose tali; ma disse a voce le commissioni. Così questo Alessandro fu preso 9 messo in carcere.
28. Levandosi poscia il monarca dalla Faselide •pedi parte delle milizie a Perge pe’ monti su di una via, battuta innanzi dai Traci, ardua sì, ma non lunga; ed egli v’ andò presso del mare so per le spiagge. Non viaggiasi per queste se non quando «pirauo i venti di Settentrione ; perchè se quelli predominano di mezzo giorno si rende impossibile il camminarvi. Ma levatisi allora in luogo degli australi fortissimi, i venti boreali non senza favore divino secondo Alessandro , e li suoi , ne diedero pronto il transito e facile. Avanzandosi lui di là da Perge gli si fecero t r a ’l viaggio incontro gli ambasciadori plenipotenziari degli Aspeudj,i quali rendevano la loro città; ma supplicavano che non introducessevi guarnigione. Furono compiaciuti su questa; ma comandati insieme, di dare cinquanta talenti per sòldo dell’esercito, e quanti cavalli alimentavano per tributo di Dario; ed essi concordatisi-che darebbo- no questi non che l’argento , partirono. Dopo ciò Alessandro viensene a Side: discendono i Siditi da Coma della Eolia ; e narravano di se questa vicenda: vuol dire, che quando partirono i primi da Coma per quei luoghi, e vi scesero per abitarli, dimenticarono improvvisamente la greca lingua, prorompendo in barbare voci, originarie loro , non usa* te prima nè proprie de’barbari intorno. Divennero da quell’ epoca i Siditi un barbaro popolo ; non però su la forma dei confinanti. Alessandro, lasciato un presidio in Side ? si avanzò verso Sillio , luogo
38 L I B R Oforte, guardato da forestieri mercenarj e da altri d i que*luoghi: non potè però pigliare anche Sillio col giungervi repentino. Poi gli è detto tra via che quei d’Aspendio non voleano adempier niuno de* patti , nè consegnare i cavalli, nè contare l’ argento: anzi che, ridotta ogni cosa dalle campagne in città, ne chiu'Jeano ai commissarj le porte, e ne ristoravano, dov’ erano fiacche, le mura . Udito ciò ripiegasi verso di Aspendio. E fondata Aspendio in gran parte su di un’ altnra straripevole e forte, scorrendovi appiè le acque dell’Eurimedonte : pe’declivj però di essa altura eranvi non poche abitazioni, ricinte solo da un muro non grande. Come seppero che Alessandro avanzavasi, abbandonarono questo muro e queste abitazioni quanti vi si rinchiudevano, convinti che non si potean difendere, e si concentrarono dove la città più sorgea. Giunto Alessandro colle milizie entra il muro derelitto ; e si accampano per le case disabitate dagli Aspendiani. Quando questi videro venuto il monarca fuori della speranza, e la soldatesca per tutto intorno di loro, inviarono oratori per supplicarlo che si concordasse co’ patti di prima. Ed egli osservando il luogo assai forte, nè tenendosi apparecchiato pe’ lunghi assedj, capitolò con essi, non però puntualmente come dianzi; perciocché volle che gli dessero ostaggi i primarj infra loro, che gli dessero i cavalli prescritti l’altra volta , e non più cinquanta ma cento talenti: che ubbidissero al Satrapo che egli nominerebbe: e pagassero ai Macedoni, non ad altri i tributi che solea- no: e discutesser ne’ tribunali l’accusa di ritenersi a forza le terre de’ confinanti. Concederono questi ogni cosa ; ed Alessandro p a r tì .
29. Giunto a Perge, marciò verso la Frigia. Egli dovea passare per Telmisso. I cittadini di questa erano barbari, Pisidiani di origine: altissimo è il luogo dove abitano, e precipitoso per ogn’ intorno, e durissima la via che vi conduce: perchè la montagna cala dalla città fin sopra la strada ; anzi nella strada finisce ; e sorgete dirimpetto un’ altra mon-
P R I M O 39fogna non meno dirupata. Ond’è che queste monMi gne sorgono come una porta sopra la strada : e chi tien queste può con poca milizia renderne insuperabile il passo. Ora accorsi qui appunto tutti i Tel- missesi le presidiavano entrambe. Alessandro, osservato ciò, comandò li Macedoni che ponessero ivi il campo come poteano. Imperocché divisava che i Tel- missesi non si starebbero tutti in que’ luoghi quando vedessero lui fra le tende, e che li più tornerebbero nella città, la qnale era vicinissima, -lasciato nn corpo di guardia in su’ monti. Ora appunto addivenne com’esso immaginava. Il popolo se ne ritirò, non rimanendovi che un corpo di guardia. Allora egli presi gli arcieri, i lanciatori, e tutti i soldati più espediti, menali ad affrontarli. Non si tennero questi al nembo delle percosse, ma lasciarono il posto. Ed egli passò lo stretto, e si accampò dinanzi di Tel- misso. Qui gli giunsero ambasciadori da’ Selgesi an- ch’essi Pisidiani, barbari, bellicosi, domiciliati in grande città: gli aveano mandati a lui per ottenerne l’amicizia, perché erano antichi nemici d’afme co’Tel- mis8esi. Alessandro si confederò con essi; e da quel- l’epoca li ebbe sempre in tutto fedeli : vedendo però che non potea prendere Telmisso in tempo breve an- dossene in Salagasso: città pur essa non picciola, e di Pisidiani, ma tra i bravi in arme bravissimi lo aspettavano questi sul colle dinanzi la città preoccupato da loro, perchè forte da resistervi nommen che le mura. Per 1’ opposi co Alessandro schiera così le sue truppe. Colloca quelle con gli scudi nel corno destro ove presedeva egli stesso; affilando prossime verso la sinistra quelle de’ fanti ausiliari tutte sottoil comando de’capitani a’quali toccava comandarle in quel giorno. Mise a reggere l’ala sinistra A minta di Arrabeo: alla dritta di quest’ala stavano innanzi tutti gli arcieri, e gli Agriani, ma nella parte opposta di essa stavansi i lanciatori Traci guidati da Sitalce; non potendo la cavalleria dar utile alcuno in quel disagio di luoghi. Per 1* opposito anche i Teina issesi corsi in ajqto combattevano con que' Pisidìa-
/j.o li I B R On i . Già le milizie di Alessandro avanzatesi alla par* te del monte tenuta da’Pisidiani trovavansi nei luo - go più precipitoso ad ascendervi: quando levatisi datile insidie piombarono su l’una e 1’ altr’ ala i barba* ri dov’ era ad essi più facile e più disastroso a’ nem ici il procedere. Aveano già fugato gli arcieri com e i primi a salire ed i meno coperti di arme : e gli A - griani teneansi immobili ancora; perchè già seguiva prossima ad essi la falange de' Macedoni e già dinanzi della falange Alessandro stesso vedevasi. Ma quando poi si venne a corpo a corpo e li barbari si scagliavano nudi su i nostri eh’erano tutto arme, n ne cadeano feriti per ogni parte; allora si pigliaron la fuga. Pur non morirono di loro se non cinquecento; perchè leggieri, e periti de’ luoghi, non difficilmente si dileguavano. Laddove i Macedoni e per la grò» vezza delle armi e per la ignoranza delle vie non erano troppo arditi nel perseguitarli. Alessandro - però tenendosi dietro a quelli che vi fuggivano ne pigliò la città colla forza. Perì de’suoi Cleandro il condottiero, e circa altri venti.
3o. Quindi egli ne andò contra gli altri Pisidiani, e qual prese de'loro castelli colle armi, e quale per accordi. Di là viene in Frigia presso la palude chiamata Ascania. Generasi in questa palude naturalmente il sale, e di esso valgonsi i paesani, niente in ciò bisognosi del mare. Giunge nel quinto giorno a Gelene. Sorgea quivi una fortezza d’ ogn' intorno precipitosa; e stavanci a guardia pel satrapo della Frigia, mille Garj, e cento Greci mercenarj. Or questi deputarono ad Alessandro dichiarandogli che se non giungla loro il soccorso pel giorno ad essi destinato (e diceano qual era questo giorno) renderebbero la fortezza. Parve ad Alessandro più utile questo partito, che quello di assediare una rocca, arduissima da ogni lato; e lasciò finalmente in Gelene mille cinquecento di guardia. Tenutovisi dieci giorni e nominatovi Satrapo della Frigia Antigono di Filippo, e sostituito a lui Balacro di Aminta per capo de’ soldati ausiliarj; marciò verso Gordio; e
P R I M O 41•eróse a Parmenione che gli venisse ivi incontro colle sue milizie ; e colle sue milizie vennevi Parmenio- ae. Eque’sposi novi rimandati nella Macedonia vennero a Gordio pur eglino, e con essi anche la milizia raccolta di fresco condottagli da Tolommeo di Selenco, da Ceno di Polemocrate, da Meleagro di Neottolemo, e numerosa di mille Macedoni a piedi e trecento a cavallo: vi erano insieme dugento cavalieri Tessali e cento cinquanta Eliesi comandati da Elcia pure Eliese. Gordio è città della Frigia adjacente all’ Ellesponto ; e giace in riva del Sangario . E di questo fiume scaturiscono le acque nella Frigia ma poi correndo infra i Traci delja Bitinia «boccano nell’ Eusino. A questa città vennero amba- sciadori da Atene per chiedere ad Alessandro che riconcedesse a lei gli Ateniesi i quali militando co’ Permiani caddero prigionieri di lui presso al Granico ; e .tenednsi allora in ferri nella Macedonia con altri due mila. Nondimeno partirono senza frutto dell’opera; parendo ad Alessandro cosa malsicura, durante la guerra Persiana, diminuire , comunque il terrore di tutti i Greci i quali non aveano sdegnato di guerreggiare pe’ barbari contro la Grecia medesima . Soggiunse però che gli rispedissero ambasciadori per essi, quaado egli avesse portati a buon fine gli affari presenti.
Fine del Libro Prim o.
L E S T O R I !
D I A R R I A N O
SU LA SPEDIZIONE D I ALESSANDRO
LIBRO SECONDO
l. J L fa che Meninone fu creato oapo delle flotte « di tutta la spiaggia dal re Dario, egli su la idea di ripiegare la guerra nella Macedonia e nella Grecia prese l’ Isola di Scio datagli per tradimento. Di là navigando verso di Lesbo siccome quei di Mitilene ( i) non gli aderivano; ridussevi al partito suo le altre città; e ridottevele venne presso di Miritene. Cinta questa città da mare a mare con doppio vallo, e formati qua e là cinque campi di milizie, e ra , nè già diffìcilmente, arbitro dell’ isola intera . Di più bloccava con parte delle navi il porto, e ristrettene le altre a Sigrio, Promontorio di Lesbo, dove principalmente è il transito de9 legni da carico procedenti da Scio, da Geresto, e da Malea, teneavi soggetta la navigazione affinchè non andasse pel mare bene alcuno a quel popolo. In mezzo a tante provvidenze infermossi Memnone, e morì. Tale accidente , in tal tempo, turbò, quant9altro mai, le regie cose. Non pertanto insisteano bravamente all’ assedio Autofradate, e Farnabazo figlio di Ortabazo, al quale come a nipote suo di sorella, avea Memnoue affidato nel morire il suo potere, fintantoché Dario «tesso ne destinasse. Così li Mitilenesi rinchiusi per terra , e sopravvegliati dalle molte navi per mare
(t) Mitilene fecondo Strabone e Plinio era la c itt ì principale dell’ isola di I>»bo : la «pule talvolt» ri trova denominata ancora da questa c i t t ì . A nsi al presente l 'iso la si denomina M ete lino .
S E C O N D O 43mandarono a Farnabazo, e si pattuì: cfie ripartissero gli esteri mandati loro da Alessandro come ad alleati ; che i Mitilenesi abbattessero i monumenti ( l ) eretti per l'alleanza con Alessandro, e si collegassero a Dario, a norma della pace fa tta per An- talcida con esso Dario: e che potessero in città rientrare gli esuli loro , per metà del numero che ne usci. Su tali coadizioni fecesi pace da’ Mitileuesi co’Persiani. Farnabazo, ed Autofradate venuti una -#olta in città, vi cacciarono addentro una guarnigione, comandata da Licomede Rodio; e soprappo- «ero a Mitilene- per Tiranno, Diogene, uno degli esuli suoi. Vi emunsero danari; togliendoli con violenza privata, o multandone il pubblico.
2. Fatto ciò Farnabazo naviga verso la Licia insieme co’forestieri mercenarj; ed Autofradate vasse- ne in verso le isole. Intanto Dario spedisce Timon- da di Mentore affinchè chiegga da Farnabazo e comandi li forestieri già comandati da Meninone; e Farnabazo consegnali e naviga verso di Autofradate che stavasi nella flotta. Ricongiuntisi appena mandarono alle isole Cicladi dieci navi con Datarne Persiano che le conducesse; ed essi avviaronsi con cento a Tenedo. Andatine al porto detto ioreale, mandano dicendo a quegl’ isolani che atterrino i monumenti, spositivi della concordia loro con Alessandro e coi Greci, e tornino a Dario secondo la pace convenuta già per Antalcida. Ben pregiavano questi assai più la benevolenza inverso di Alessandro, e de’ Greci; ma di presente parea loro impossibile ogni scampo, se non cedevano ai Persiani; perchè Ege- loco incaricato da Alessandro di raccogliere di nuovo una flotta, non aveala raccolta ancora sì grande, che ne sperassero id breve un soccorso. E così pie- garonei a Farnabazo per terrore più cfce di buon grado. Intanto Protea di Andronico avea per ordine di -Antipatro adunate dall’Enbea, e dal Peloponneso
(1) Tavole o colonnette pubbliche ov’ erano de«cmti i p itt i dell* a llean ti.
Flirao le chiama' stelat ritenendo la vere (reca V T ì\X & S •
44. L I B. R Odelle navi lunghe per difendere in qualche modo l e isole e la Grecia medesima, se i Barbari vi navigavano, come dicevasi. Ora adendo Protea che D a ta nte si stava con dieci navi a Sifno egli va di notte con quindici a Galcide città su l’Euripo (1). Accostatosi nell’aurora all’isola Gitno (a), vi dimorò tuttoil giorno per udirvi notizie più chiare su le dieci na* v i , e perchè poi fra le tenebre ei piombe ria tanto più spaventevole su’ Fenici. Chiaritosi che Datarne teneasi colle dieci navi a Sifno, parte essendo già notte, e presso l’alba lo investe inaspettatamente, e prendegli otto navi nonmeno che i militari. Datarne però sottrattosi con due galee fin dal principio dell’assalto si riparò presso dell’altra flotta.
3. Alessandro venuto a Gordio, ed ascesone alla cittadella, reggia un tempo di Gordio, e di Mida figlio di lui, sentì desiderio di vedere il carro di Gordio, ed il nodo nel giogo di esso carro. Il discorso de’confinanti su questo dicea comunissimamente , che Gordio era un antico di Frigia, ma povero; che avea poca terra da lavorare, e due paja di bovi; e che si valse di un pajo perarare, e dell’altro per carreggiare: che arando esso una volta un’aquila venne sul giogo, e posovvisi fino all’ora di sciogliere i bovi: che sorpreso dallo spettacolo corse a comunicarlo ai vati Telmissesi, gran savi nell’interpretare i segni divini, essendo fra loro l’arte d’ interpretarli dono ereditario negli uomini, nelle mogli , e ne’ fanciulli : che avvicinatosi ad un abitato de’ Telmissesi ebbe incontro una verginella uscita a prender dell’acqua, e le narrò l’evento dell’aqnila: e che la donzella, indovinatrice anch’ essa di stirpe,lo esortò di andare alla terra di lei, e sagrificarvi al Giove sommo : che questa pregatane da lu i, lo seguisse e gli esponesse le maniere del sagrificio: che cosi Gordio sagrificò come la vergiue dinotava, e poi si congiunse a lei per matrimonio, e ne ebbero un
(i) Stretto di male che fepara l ’ Eubea o Negroponte dall’ A tt ic a . CALCIDK età sull’ Enbea.
(a) L 'u u a delle Cicladi nel mare Egeo ve»» la spiaggia dell*A ttira .
S E C O N D O 45£glio ; e Mida ne fa il nome : che divenuto ornai questo , giovane, bello, e valoroso ; intanto i Frigj furono premuti da sedizioni domestiche : ed nn oracolo* annunziò, che un carro porterebbe ad essi il monarca il quale cheterebbene le discordie : che consultandosi essi ancora su ciò, venne Sfida co’ genitori, sa di na carro, fra l'adunanza loro: e che confrontato l’oracolo, ravvisarono in lui l’ uomo presagito, il quale verrebbe sul carro, e preserlo per sovrano : che Mida fe cessare la loro sedizione, e sospese nella fortezza il carro del padre in rendimento di grazie a Giove, re sommo, per l’aquila inviatagli. Ma sa questo carro dicevasi eziandio, che chiunque scio- glierebbevi il nodo del giogo, sarebbe, cosi portando i destini, monarca dell’Asia. Era poi quel nodo di scorze di corniate; nè vedeasi del nesso principioo termine. Alessandro riconosciutolo inestricabile, nè volendolo tuttavia lasciar senza scioglierlo, affinchè ciò non eccitasse alcun moto nella moltitudine (1), tagliò, come narrano alcuni, il viluppo colla spada; e disse, che avevaio sciolto . Aristobolo però scrivft che Alessandro cavato il perno che unisce il giogo al timone ( era questo perno un legnetto, che passava da parte a parte il timone, e reggea tutto il no* do) cavasse insieme il giogo fuori del timone. Io quanto a me non so confermare come Alessandro o- perasse intorno quel nodo: per altro Alessandro e i suoi partironsi dall’intorno del carro; come fosse già compiato l’oracolo sa lo scioglimento del nodo : e ciò significarono quella notte i tuoni , e le coruscazioni nel cielo; ond’è che egli sagrificò nel giorno appresso agli iddii li quali aveano manifestati questi segni, e co segni la soluzione adempita del nodo.
4- Nel giorno seguente Alessandro marcia ad Ancira (2) di Galazia ove giungegli una legazione
(1) Meglio Curzio : ne in amen verttreiur irritum ineocptum. Lib. j . parag. J. secondo U numerazione del nostro volgare.
(1) Cirri principale della Galazia 1 è fondata so di nn* altura ne’ confini stessi « I l a Faflagonia. Ora è detta Angovri. Presso questa c i t tà , vicino al monte Stella fu g ii vinto M andare da Pompeo il grande.
46 L I B R Ode’ Paflagoni per sottomettere a lui la nazione, é concludere con esso un trattato. Supplicavano principalmente, che non volesse mettersi coll’esercito sa le terre loro , ed Alessandro ordinò che ubbidissero a Galante Satrapo della Frigia. Quindi avanzandosi prende la Cappadocia di qua dall’Ali, e gran parte ancora di là da questo fiume. Ponevi Sabitta per Satrapo, ed avviasi verso le bocche della Cilicia. Giunto al luogo, che già fu campo di Ciro con Senofonte, ia veder quelle bocche munite con presidio poderoso, lascia nel eampo Parmenione colla fanteria più greve per armatura, e pigliati nella prima vigilia gli arcieri, gli Agriani, e li soldati cinti di scudo va di notte per sorprendere quel presidio, che non aspeltavalo. Non rimase occulto nell’ avvicinarsi; pur gli giovò l’audacia ugualmente: perchè que* soldati accortisi che veniva Alessandro medesimo, abbandonarono la guardia, e fuggirono. Così fattasi l’ alba del nuovo giorno egli trapassando quelle gole uscì nella Cilicia. Quivi gli è detto che Arsame, intento dianzi a conservarne Tarso (l) per li Persiani, ora pensava di lasciarla, udito quel transito*, ma che i Tarsesi temeano di lui che si mettesse a predarla prima di andarsene. A tal nuova il monarca v’accorre in fretta con milizie a cavallo, e con altre speditissime a piede. Tanto che Arsame sentendo il venir suo fuggì frettoloso da Tarso, senza farvi al? cun danno, alla volta di Dario. Alessandro cadde malato, come scrive Aristobolo, per la stanchezza: altri però dicono che vinto dal sudore e dai travaglio saltasse, e notasse nel fiume Cidno per voglia Hi rinfrescarvisi. Passa questo fiume 'nel mezzo di Tarso: e gelide, e limpide ne sono le acque, perchè scaturendo dal monte Tauro, via via giù discorrono per luoghi purissimi. Così Alessandro fu preso, dicono, da spasimo, da febbri veementi, e da vigilia continua^ talché i medici non credeano, che ne cam-
(0 Griii cittì della Cilicia nell’Asia minoie presso l’imboccatura del fiume Cidno j Lmct» per esser ratiù di l aolo Apostolo.
S E C O N D O 47ftrebbè. Ma Filippo, medico Acarnano, compagno del monarca, e molto valutato da lui nell*arte sua, uè privo soprattutto di credito ira le milizie, propose purgarlo eoo una bevaoda, ed ei comandò che ne lo purgasse; e già il medico l i preparava; quando fu data ad Alessaadro una lettera di Parmenione, onde fosse cauto su Filippo: aver sentito che questi era subornato dall’oro di Dario a togliere di vita Alessandro coll’uso de’iarmaci. Dicono che A- lessandro leggesse l’epistola, e che tenendola ancora in mano preudesse la tazza ov’ era la bevanda , e porgesse da leggerla a Filippo, la epistola: che mentre Alessandro bevea, leggeva Filippo lo scritto da Parmenione: ma che Filippo diè bentosto a conoscere ia ionocenza sua nell’apparecchio; giacché niente si conturbò sa la letterd, e raccomandò solamente (e gli si reclamasse comunque) che ubbidisse a lui pienamente, ed ubbidendogli guarirebbe. Così essere lui stato purificato, e sanato; ed avere insieme dimostrato a Filippo, come gli fosse amico sincero, ed agli altri quanto fosse costante a non sospettare di loro, e quanto coraggioso a morire.
5 . Dopo ciò date a Parmenione le truppe ausilia- rie a piede, i Greci mercenarj, li Traci de’ quali era duce Scitalce, e la cavalleria Tessala, mandalo alle altre gole de’ monti li quali separano la Cilicia dall’ ABsiria, affinchè ne preoccupasse, e guardasseneil passo. Egli movendosi poi da Tarso venne il primo giorno ad Anchialo, città fondata, com* è tradi- cion degli Assirj, da Sardanapalo. Certamente dal circuito, e dai fondamenti delle mura assai si scorge, che fu questa edificata grande, e giunse a grande potenza. £ra presso le mura la tomba di Sarda- aapalo, e su la tomba Sardanapalo in atto di menare le mani 1’ una su l’altra qual chi menale per ap- ploudere. Legge.ivisi una epigrafe, scritta con lettere assirie, e poeticamente, come gli Assiri dicono, in questa sentenza: SAHDANAFALO FIGLIO D i AN AC1NDARASSO FOJNDÒ ANCHIALO. E TARSO IN UN GIORNO; TU O PEREGRINO MAN-
48 L I B R OG IÀ , BEI, SOLLAZZATI; PERCHÈ NON SI PAREGGIANO LE ALTRE OPERE UMANE A QUESTE. E sa ciò propriamente dar parea colle inani l’applauso che esse fanno battendosi, e dicono che quel SOLLAZZATI era vi espresso eoa Assiri» forinola indecentissima. Da Aochialo venne a Solo , e perchè era città Persiana di genio, imposevi guar* Bigione, ed una multa di dugento talenti di argeo- to. Pigliate qui cinque bande di pedoni Macedoni, tutti gli arcieri, e gli Agriani, marciò contro i montanari della Cilicia : e ridottili tra sette giorni, parte colla forza, parte coi trattati, fece ritorno a Solo; ove conobbe che Tolommeo ed Asandro aveano vinto Orontobate il quale difendeva la fortezza di Alicarnasso, e tenea Mindo, e Caulo, e Tera, e Callipoli; agginngendovisi Co e Triopio, Scriveano che.era stato superato in una grande battaglia, e che de’ soldati di lui ne erano morti settecento fanti e cinquanta a cavallo, e rimasti mille prigionieri. A- lessandro in Solo fece sagrifizio ad Esculapio, e andatosi in pompa egli, e tutto l’esercito, e portate le faci, e dativi spettacoli ginnastici, e musicali, concedette in fine ai Solesi la libertà popolare.
6. Quindi ravviatosi a Tarso, manda la cavalleria con Filota pel campo Aleio ai lidi del fiume Pira- mo, ed egli viene colla fanteria, e colla regia guardia a Megarso, e sagrifìcavi a Minerva Megarside. Di là passa a Mallo, e vi rende funebri onori ad Amfiloco', come ad un Eroe: trovatavi sedizione la dissipa, e condonavi il tributo che pagiavasi a Dario , perchè erano questi una colonia discesa da Argo, e da Argo credea discendere anch’esso per gli Eraclidi. Dimorando ancora in Mallo gli riferiscono che Dario stavasi a campo in Soco con tutte le milizie . E questo un luogo dell’ Assiria, lontano al più due marce dagli stretti per onde si entra nell’ Assi* ria. Pertanto adunati gli amici, partecipa loro i riscontri che avea su Dario, e su l’armata di lui. Bea gli fecero questi premura affinchè movesseli senza ritardo : ed egli li encomia per allora e congeda : ma
S E C O N D O 49nel giorno appresso gli avvia coatro Dario, e li Per* «ani. Passati nel dì seguente gli stretti, accampasi alla città di Miriaudro. Ebbevi nella notte burrasca fiera, ed acque dal cielo, e vento impetuoso; e ciò rattenne Alessandro ne’padiglioni. Dario intanto te- neasi coll’esercito in sui campo, scelto in una pianura apertissima dell’Assiria, acconcia a tante sue truppe, e proficua al movervisi della cavalleria. Ed Aminta di Antioco, quel disertore di Alessandro, consigliavalo a non lo abbandonar qu%sto campo; anch’egli, per esserne il sito capace della moltitudine de’ Persiani, e di tutto l’ingombro di guerra ; e Dario vi perseverava . Ma poi rendutasi la dimora di Alessandro troppo lunga in Tarso pe’suoi mali, e non breve in Solo quando fe sagrifici, e feste, e scorrerie su’Montanari della Cilicia ; Dario venne meno alle sue risoluzioni. Egli fu indotto, nè già ripugnandovi , ad immaginare ciocché gli era accettissimo. Sollevato da quelli cLe attorniano i re per adularli (e sempre con danno loro), pensò che Alessandro non volesse passare più innan/à, sconcertato già dalla nuova del venir suo. Glidiceano, chi dall’nn» chi dall’ altra parte invanendolo, che egli schiaccerebbe colla cavalleria sola i Macedoni. Aminta asseverava tuttavia che Alessandro verrebbe dovunque udiva che trovavasi Dario, e raccomandava che si rimanesse in quel campo. Vinsero nondimeno i consigli men sani, come più lusinghevoli al primo a- gcoltarli. Ma Dio forse lo ridusse in luogo dove non gli era molto utile nè la cavalleria, nè la moltitudine degli uomini, delle frecce, dei dardi, anzi dove non potè nemmen far vedere la esuperanza dell’ esercito suo. Con ciò dava pianissima la vittoria ad A- lessandro e ai suoi; giacche doveano i Persiani essere spogliati dell’ impero dell’Asia dai Macedoni ; come dai Persiani n’erano stati già spogliati i Medi » e dai Medi prima gli Assirj.
7. Dario superata la montagna presso gli stretti AaaiAMo. 4
5o L I B R Ochiamati Amanici ( l ) veniva alla Tolta di Isso, e «1 trovò senz’ accorgersene dietro di Alessandro. Piglia- to Isso, uccise, straziandoli, tutti i Macedoni rimastivi per malattie : e nel giorno seguente procedette fido alle rive del fiume Pinaro. Alessandro all’udire che Dario stavagli addietro. non sapendo risolversi a crederlo, fe salire in una trireme, e rimandò taluni amici verso di Isso per esplorarvi se fosse ciò che diceasi. £ questi navigando su la trireme poterono ben tosto, per essere quel mare sinuoso, conoscere ohe i Persiani accampavano nei luoghi indicati , e riferirono ad Alessandro, che Dario era nelle sue mani-. Pertanto Alessandro convocati capitani di fanti, e di Cavalieri, Macedoni ed alleati, invitali a consolarti, perchè savj fin allora ne*cimenti sarebbo- no ornai per essere i vincitori. I l nume, diceva, il nume è scorta all*esercito nostro: ed egli mise a Dario in pensiero di ridursi dai luoghi tanto spaziosi ai tanto angusti. Così sarebbero questi acconci ad ordinarvi la nostra fa lange, ma disconcissimi alla moltitudine nemica per la battaglia. Non ci pareggiano, aggiungeva, non ci pareggiano in vigore di corpo nè di animo. Verremo alle mani noi Macedon i} incalliti già fra gli stenti di guerra nei pericoli , co" Persiani, e co’ Medi già da tanto tempo snervati dalle delizie, « soprattutto noi genj liberi con nomini schiavi. Quanti son poi Greci contro Greci, non han già tu tti per una causa stessa le armi: si cimentano quelli con Dario per un prezzo, e non grande: ma i Greci nostri guerreggiano volontarj, « per la Grecia . I Traci, i Peonj, gC Illirj, gli Agrian i , quegli esteri nostri, quei sì fo r ti , quei si bellicosi di tutta V Europa gareggeranno con quei codardi , con quei nienti dell'Asia. E finalmente Alessandro , .. Alessandro è duce contro di Dario .
8. Tali cose diceva onde guadagnar la giornata; e qui dichiarava quanto ne sarebbero grandi li pre»
(>) Cosi detti diti moine Amano 1 vi si p u s t dalla C ilk ia rella fioria, ed a vicenda; sono noti col nome ui ttrc ito dì Scandirono, o sii di AIcssmi-«Jrc’t i .
S E C O N D O 51roj. Supereremo con questa, ripigliava 9 non ì satrapi , non la cavalleria di Dario schierati là presso al Granico, non que suoi ventimila forestieri mercenar i } ma tutto il meglio de'Persiani, e da Medi, tuttii sudditi loro nell'Asia; e lo stesso grande Re loro qui presente. Non ci rimarrà dopo questa battaglia altro a fa r e , perchè c impadroniamo interamente deli'Asia, e diamo il termine una volta a tante nostre fa tic h e . Oltracciò ricordava le nobili imprese fatte da tutti in comune ; e se ricordavane alcuna fatta dai privati con ardire, e con gloria, chiama' vane l’autore stesso a nome, e senza indignazione quanto potea degli altri, lo encomiava perchè non ertasi tolto ai pericoli nelle battaglie. E dicesi che scorresse a menzionar Senofonte, e li suoi dieci mila quantunque niente paragonabili con essi per moltitudine, o per altro vantaggio. Non erano con quelli nè cavalli Tessali, nè Beozj, nè Peloponnesiaci, nè Macedoni, nè Traci, nè quant’altra cavalleria fcro- vavasi con esso loro : non erano con quelli nè sagit- ta r j, nè frombolieri se non pochi Rodiani, e Cretesi: anzi erano stati ricongiunti tumultuariamente nel pericolo stesso da Senofonte : eppur questi dinanzi a Babilonia- misero in fuga il re con tutte le sue milizie, e vinsero viaggiando verso l’Eusinò tutti i popoli i quali si attraversavano loro, e , vintili, si ritirarono. Aggiunse inoltre quant’ altre cose convie- nesi che un buon comandante avverta ai buoni militari per animarli innanzi al pericolo. E que’ militari da ogni parte abbracciavano, magnificavano, istigavano il principe loro che li menasse ornai sul nemico. Alessandro allora comanda che cibinsi, e premette alcuni pochi sagittarj, e cavalieri, che tornino a quei stretti,esplorando indietro la strada, ed egli poi marciavi fra la notte, a rioccuparli con tutte le milizie. Impadronitosi circa la mezza notte un* altra volta del passo, riposò pel resto della notte con tutto l’esercito, poste guardie osservantissime su le alture.
9. Nata l’aurora calò da quegli stretti secondo il
5a L I B R Oprocedere della via ; ristretto por egli colla front» deli armata finché il luogo fu angusto: ma non si tosto il luogo si aperse in più spazio ; allargò pur egli ia fronte della falange con più e più schiere quali a destra verso i monti, e quali a sinistra ver» so il mare. Veniva la cavalleria regolatamente dietro de’fanti. Avanzatosi alfine a latitudine più grande mise l’esercito in ordine di battaglia. Pose innanzi tutti nel corno destro verso i monti il corpo de fanti, e li soldati ciuti di scudo a’quali preselle* va Nicànore di Parmenione: pose dopo questa la milizia di Geno, e poi quella di Perdicca; talché sfavasi questa dopo il mezzo dell’ala per chi comandava il corno destro. Per l’opposito la prima nel corno sinistro era la soldatesca di Aminta , indi quella di Tolommeo, e successivamente l’altra di Meleagro. Gratero ebbe a reggere la fanteria del corno ministro ; ma Parmenione soprastava a tutto il complesso di questo corno, con ordine di non lasciar la marina affinché non fosse chiuso intorno dai barbari ; giacché chiuso lui sopraffarebbero col numero anche tutta la falaoge.
io. l)ano all’ annunziarsegli che Alessandro andava ne a lui per la bittnglia, fa passare di là dal fiume Pinaro trenta mila cavalieri, e con essi venti mila di fanteria leggiera per ischierare senza esserne infestato le altre milizie . Nello schierare le quali contrappose primieramente alla falange Macedone trentamila di grave armatura , tutti Greci mercena* r j , coordinando ili qua e di là di questi sessanta mila Cardaci, aneli’ essi di grave armatura, perché il luogo tanti e non più permettea, che fossero presentati come in falange. Collocò ventimila alla parte del monte a sinistra de’ suoi di rincontro all’ala destra di Alessandro; e di questi *e ne stendeano «leu* ni fin verso le spalle \di Alessandro: perchè la montagna dov’erano collocati cedeva, rientrando in se stessa, e faceva seno come nel mare, e tornando in fuori dopo la curvatura, costituiva nelle falde in quel ritorno di monte i Persiani a tergo di Alessan-
S E C O N D O 53dro. Dietro la falange de’greci mercenarj, e de’bar* bari sopraggi unti vi, stava ma senza utile alcuno altra turba di milizie leggiere e grevi, compartita per nazioni ; tanto che fu detto che 1’ esercito di Dario era almeno di seicento mila soldati.
i l . Nel procedere innanzi appena Alessandro ebbe luogo alquanto più ampio, fe venire la cavalleria detta de coetanei am ic i, la Tessala, e la Macedone , e la dispose insieme nel corno destro; mandando l’ altra degli alleati, o raccolta nel Peloponneso a Parmenione pel corno sinistro. Per l’opposito Dario dopo schierate le sue milizie richiama col segno datone la cavalleria, mandata di là dal fiume, appunto per fare con sicurezza quello schieramento; e ne squadrona il più gran numero nel corno destro contro Parmenione verso la murina, acconcia, piò che gli altri s iti , da cavalcarvi; spedendo il resto nel corno sinistro verso la montagna : ma poi vedendo che un tal resto era ivi inutile per le angustie de’luoghi, fe passare pur questo per la più gran parte all’ala sua destra. Intanto esso re Dario teneasi nel mezso dell’esercito, come ordina una legge Persiana, su io spirito della quale scrisse già Senofonteil figliuolo di Grillò. Or qui vedendo Alessandro trasferita la cavalleria Persiana quasi tutta verso la marina contro la sinistra sua , nè lui tenere ivi se non la cavalleria Peloponnesiaca, ed altra de’confederati ; fa corrervi in fretta ancora la Tessala : or- di nando che passasse non dinanzi, ma dietro l’ esercito , onde essere occulta, non osservata in quel transito . Nel corno destro però mise alla testa della cavalleria li precursori de’quali era duce Protomaco, e li Feonj governati da Aristore; facendo insieme, che ai fanti precedessero gli arcieri preseduti da Antioco: E dispose gli Agriani retti da Attalo, ed alquanti cavalli, ed arcieri verso la curvatura fatta dal monte il quale restavagli a tergo . Così la destra dell’ esercito suo sporgeasi ordinata in due punte, l’una contro D ario, e li nemici situati di là dal fiu- n e , tatti Persiani; e i’filtra coatro i nemici situati
54 L I B R Onel monte, che gli era alle spalle. Nella sinistra; stavano innanzi a tutta la fanteria gli arcieri di Greta , e quelli della Tracia comandati da Sitalce ; e p rima di loro stavasi la cavalleria data a quest’ ala : mali mercenarj forestieri erano preordinati a ta t t i . Non parendogli però la fanteria folta abbastanza nella sa» destra; giacché vedea che di quivi li Persiani troppo lo sopraffarebbono, comanda che vengano di nascosto alla destra dal mezzo due bande di quelle degli am ici, l’Antebusia retta da Peride di Menesteo ». e la Lagea guidata da Pantòrdano di Gleaodro. Anzi tirò pure alla sua destra su la fronte gli arcieri e parte degli Agriani, e de’Greci mercenar), e così stese la milizia di là dal corno de’ Persiani. Imperocché siccome le truppe Persiane schierate ne’ declivj del monte vi si tendano senza discenderne, e siccome fattavi per ordin suo una irruzione di Agriani, e di alquanti arcieri, e discaccia te vele facilmente, se ne erano fuggite su le cime dell’altura; così risolvette valersi per ampliar la falaoge anche di questi suoi militari apparecchiati già contro quelle, contento di lasciar contro di esse trecento cavalli.
12. Disposte così le milizie, Alessandro venne per qualche tempo avanzandole e posandole tanto che pareane che l’ attacco sarebbe assai tardo; imperocché Dario non gli menava incontro i barbari come gli avea già schierali, ma teneasi con loro in su la ripa del fiume, precipitosa in gran parte, e riparata da lui con palizzate, dove parea più facile da sorpassarvi. Ben era questo un preludio per que’ di Alessandro che Dario in cor suo riputava6Ì già prigioniero. Se non che ridotte ornai le armate vicine; Alessandro, cavalcando per tutto tra’suoi gli esortava a farla da valentuomini. £ chiamando lui tutti onoratamente a nome e generali e capisquadra, e qualunque de’mercenarj più distinti per grado o valore; si fa da tutte le parti una voce, che non si tard i, ma volisi al nemico. Ed ei portovvegli schierati e pur lenti in principio, quantunque già fosse in vista di D ario , affinchè per la fretta non si scoa*
S E C O N D O 55certasse alcuna parte della falange : ma giunti appena a tiro di dardi, quelli eh’erano intorno di Alessandro, ed Alessandro medesimo, che era nel corno destro saltarono i p rim i, correndo, sul fiume per isbalordire i Persiani colla veemenza del transito; e per averne col farsi tosto alle mani il meno dei danni da’saettieri. E succedette appunto com’egli s’augurava . Imperocché ridottasi la battaglia alle mani, voltarono bentosto faccia i Persiani della sinistra ; talché Alessandro e quei che lo circondavano vincevano da questa parte luminosissimamente. Ma li Greci stipendiati da Dario si avventarono su la falange sua dove principalmente si vedea più sbandata : e sbandata e sconnessa era questa nella destra; perchè Alessandro saltato con ardore nel fiume e fattosi alle mani co’ nemici avea già cacciati i Persiani a lui contrapposti: ma li Macedoni, di mezzo non potevano mantenere la fronte della falange in una linea medesima per non essersi messi con pari zelo alla impresa, e per essersi in più di un luogo trovati al passo di ripe precipitose. Pertanto aveaci a destra un’azione vivissima di Greci che rincalzavano tra ’l fiume i Macedoni e rivendicavano la vittoria a’suoi che fuggivano, e di Macedoni che non voleano star senza parte ne’ vantaggi ornai visibili di Alessandro, nè che la gloria svanisse della falange, celebrata allo ra , come invincibile. Di più s’era tra Macedoni e Greci accesa una gara di onor nazionale. Cadde come un bravo in questa contesa Tolommeo di Seleu- co , e con esso pur caddero cento venti altri non dispregevoli tra* Macedoni. Frattanto le schiere del corno destro mirati in fuga i Persiani opposti ad esse, e ripiegatesi verso la parte travagliata dei loro medesimi contro i mercenarj di D ario , scacciarono questi dal fiume. Così sopravvenendo pe’luoghi, dove l ’esercito Persiano era già disgregato, presero a fianco li forestieri; e li trucidarono. Fra tale azione la cavalleria Persiana messa incontro la Tessala non si limitava già col fiume, ma passatolo bravamente, fulmina vasi addosso le squadre stesse dei Testali.
56 L I B R <*Adunque arse quivi uaa battaglia equestre fierissima } non ismovendosene i Persiani, prima che si avvedessero che Dario era in foga e li mercenarj suoi ro t t i e tracidati dalia falange. Allora sì che la fuga d ivenne visibile da ogni lato. Soffrirono nella r it ira ta i cavalli Persiani portando cavalieri armati greve* m ente , e li cavalieri pur vi soffrirono per l ’angustia delle vie retrocedendo a gran moltitudine, in mezzo a l terrore e al disordine; schiacciati l’uno dall’a ltro compagno nommeao che infestati dai nemici che l i perseguitavano; e soprastavaho i Tessali precipitosissimi su Torme loro. Adunque non fu minore nella fuga l’ eccidio de*fanti che de'cavalieri.
i 3. Dario appena vide il suo corno sinistro costernato da Alessandro, e rotto e sciolto dal resto dell’ esercito ; fuggì bentosto come potè sul carro insieme co’primi de’suoi. £ ben trovò sul carro lo scampo finche gli avvenne di correre di piano in piano;'ma capitato poscia in luoghi profondi e d’altro mal essere, lascia il carro e lo scudo, e levatosi il re gio serto abbandona sul carro anche l’arco ; e salito a cavallo segue a fuggire. Sopravvenuta però tra non molto la notte lo involò dalle mani di Alessandro: costui tornando, mentr’era pur giorno, all’esercito suo, ne prese il carro e nel carro lo scudo e l’arco ed il regio serto. Ben aveva egli dato a Dario la caccia, ma tardi, perchè quando in principio la falange gli si disordinava, ebbe a rivolgersi: oud’è che non si mise ad incalzarlo prima che vedesse respiati dal fiume i forestieri mercenarj, e la cavalleria Per* siana. Morirono tra’ Persiani Arsane, Reomitre, ed Antize, comandanti già della cavalleria presso al Grauico: morì pure Sabace satrapo di Egitto, e Bu- bace personaggio infra loro gravissimo: la turba poi peritavi fu pressoché di cento migliaia, e di queste almen dieci di cavalieri. Di guisa che Tolommeo figliuolo di Lago, l ’ uno de’ compagni allora di Alessandro nell’ inseguir Dario , scrive che inseguendolo essi in forma di falange, questa marciò su i cadaveri. Dopo ciò furono pigliati a prim’ impeto gli al-
S E C O N D O 5rloggiamenti , e negli alloggiamenti la madre, la moglie, la sorella di Dario, e due figlie, ed il tenero pargoletto di lui; restando insieme prigioniere intorno di esse le consorti di altri rispettabili ma non molti. Gli altri Persiani aveano mandate le loro mogli e bagaglie in Damasco, dove por Dario aveva mandato il più dei danari, e quanto segue un grati re che m ilita , per lo splendido suo trattamento. Quindi non furono presi nell’esercito più di tremila talenti: ma tra non molto fu il resto dei danari occupato in Damasco da Parmenione, speditovi appunto per questo. Tale fu l’esito di quella battaglia, nel mese di Gennajo ( i ) sendo Nicostrato l’arconte di Atene.
14. Nel giorno appresso Alessandro, percosso coni’ era in nn femore, visitò li feriti, e raccolse i morti ; dando a questi sepoltura magnifica coll'esercito schierato pomposissimamente, come per la battaglia. Encomiò con parole e premiò con doni ciascuno secondo il merito delle nobili azioni fatte nel combattere , sia che egli le avesse vedute, sia che udite per fama concorde. Nominò Satrapo della Gilicia Bala- cro di Nicànore, 1’ uno delle regie guardie del corpo. In luogo di esso poi scelse per guardia sua Me- nite di Dionigi: e mise Poliperconte di Simeo a reggere lè truppe rette già da Tolommeo di Seleuco morto nella battaglia. Rendette a quei di Solo gli ostaggi, e condonò loro cinquanta talen ti, residuo della tassa ond’erano stati multati. Frattanto non trascurò nè la madre di D ario , nè la moglie, nè i figli. E taluni che hanno scritto di Alessandro narrano che nella notte in che tornò da 11’inseguii lo, venuto alla tenda di D ario, scelta già da Alessandro medesimo, v’ udisse non lungi ululati di femine, e romor non dissimile : che dimandasse per ciò quali femine eran queste e come alloggiate, ivi tanto vicine ; e che un tale gli rispondesse : o Sire la m adre,
(0 Non discorda <?a C a n io , r)ie U dice arvem ifi in tempo» th è humus ri- febat gelu lib. ). parag. 14. iccondo U nostra versione.
la moglie, l i fig li di D ario , piangono lu i come estin~ t o , fin dall’ ora che f u annunziato loro che tu h a i V arco, ed il serto reale di l u i , e che poi te ne fu , recato ancora lo scudo r che Alessandro io udir ciò spedisse Leon nato l’uno degli amici suoi perchè dicesse alle donne che Dario viveva: che quelle armi e quel serto aveali lasciati egli stesso fuggendo sopra del carro, e che Alessandro tenea di lui ciò solamente : che Leonnato entrato nella renda loro dicesse appunto questo su D ario , e dicesse che Alessandro concedea loro il servigio e culto reale, e che regine s’ intitolassero ancora; giacché egli non facea guerra per nimicizia con Dario, ma faceala per buon dritto su l'imperio dell’Asia. £ così narrano Tolora- meo ed Aristobolo. La fama tiene eziandio che Alessandro stesso andasse nel giorno di poi col solo Efe- etione suo amico a quel padiglione, e chela madre di Dario non distinguendo qual fosse il monarca infra loro, simili tutti due ne’ vestimenti, fecesi incontro ad Efestione come venerandolo, perchè pareale un più grande all’aspetto: che fattosele indietro Efestione; e dimostratole per alcuno del seguito di Alessandro il vero Alessandro; colei vergognata dell’abbaglio era sul ritirarsene quando Alessandro le disse, che non era fa l lo il suo, giacché era quegli ancora un Alessandro (1). Io qui do tali cose nè per vere nè per incredibili in tatto. Che se elle stanno così realmente ; io lodo Alessandro per la pietà sua verso le donne e per la fiducia ed onorificenza verso l’a mico; e se agli scrittori di lui par verisimile che Alessandro così operasse e dicesse; io lodo Alessandro per questo ancora .
15. Dario fuggì quella notte con pochi : ma poi nel giorno raccolti i Persiani e li mercenari forestieri salvatisi dalla battaglia, avendo quattro mila in tu tto , corse in gran fretta alla città di Tapsaco , ed all’Eufrate per mettere quanto prima questo fiume
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(i) Curzio lib. p in g . ) i . Non errasti, inquìt, mater. Kam et hic Alexander est.
S E C O N D O 59tra Alessandro e se stesso. Intanto Aminta di Antioco, Timòde di Mentore, Aristomède di Fereo, e Bianore Acarnano disertando con ottomila soldati loro , vennero ben tosto com’erano disposti pe’monti, a Tripoli della Fenicia. D i là fuggirono a Cipro su tante di quelle navi colle qnali erano venuti da Lesbo, quante ora si giudicava no bastare al trasporto , pigliatele nell’arsenale ov*erano state ridotte da poco, e ritiratele in mare, e bruciate nell’arsenale medesimo le rimanenti affinchè non dessero agli altri comodità spedita di perseguitaceli. Da Cipro navigarono all’Egitto, dove Ambita, tentando indi a poco delle novità, fu vittima dei paesani. Farnabazo ed Autofradate stettero alcun tempo a Scio, ma postavi guarnigione, e spedite alquante barche a Coo e ad Alicarnasso; passarono a Sifno portati da cento navi, le migliori al corso de’ m ari. Qui giunse a loro su di una trireme Agide re di Sparta per chiederne denari per la guerra, e forze navali e pedes tri, quante più sen poteàno, affin di mandarle nel Peloponneso. Quando recasi ad essi la nuova della battaglia , seguita presso di Isso. Sbalorditi dal racconto , Farnabazo torna a Scio con dodici triremi e mille cinquecento forestieri mercenarj temendo che gl'isolani si trasmutassero appunto per quella nuova A- gide avuti da Autofradate trenta talenti di argento e dieci trirem i, mandale 60tt0 Tppia capitano ad A- gesilao suo fratello appiè del Tenaro (1) con fargli annunziare che paghi del tutto i nocchieri e navighi quanto prima a Creta per istabilirvi gli affari di essa . Egli si rimase qualche tempo in quelle isole: ma poi si condusse ad Autofradate in Alicarnasso.
16. Alessandro creò Menòr^e Cerdima (2) Satrapo della Celesiria; dandogli per guardarla un corpo della cavalleria de’confederati ; ed egli mosse alla volta della Fenicia. Tra la marcia venne ad incon-
(1) Promontorio del Peloponneso: d’ onde va il seno Laconico da qn<-!Io di Mc;sene : era lontano d i Sparti presso a 4J miglia. Resta nella contrada, oia detta Maina.
(2) Curzio nel parag. 1. del Jjb. 4- dice che fu r&rir.cnieue.
trarlo Stratone figlio di Gerostrato re dell'isola d i Arado (i)* e de’ vicini di essa. Andava G erostra to , come altri re di Fenicia, e di Cipro, so le navi sue con Autofradate; e Stratone presentatosi ad Alessandro lo coronò con un diadema d’oro; e gli sottomise l’ isola di A rado , e Maràto città continentale, grande e doviziosa, posta incontro di Arado , e l a città di Marianne, e quant’ altro era della signoria de’suoi, btavasi Alessandro ancora in Maràto; quando ecco gli ambasciadori di Dario. Venivano questi con lettera di D ario, ma per supplicarlo in voce an cora, che restituisse a lui madre, consorte, e figli. Esponea la lettera, che eravi g ià stata amicizia ed alleanza tra Filippo ed Artaserse : che salito poi sul trono Arse figlio di A rtaserse , Filippo il primo s i mise ad offenderlo, senz esserne stato offeso punto da' Persiani : che dall ora che Dario f u re non g l i aveva Alessandro mandato alcuno per confermare con esso l'am istà precedente, e la lega: che Dario era ito pe* suoi territorj difendendoti , per conservarvi r imperio paterno : ma che la battaglia si decise coni era piaciuto a taluno de*numi: che ora egli re ridomandava a lu i re la moglie , la madre, i f ig li suoi che ne erano prigionieri, e veniva per essere r amico ed il confederato di Alessandro : chi e dea per* ta n to , che mandasse g li ambasciadori suoi con M enisco ed Arsima ambasciadori andati dalla Persia , affinchè in nome di Alessandro ne ricevessero i pegni di fiducia , e g li dessero .
ì j . Alessandro riscrisse, e spedì Tersippo co’Mes- si Persiani imponendo a lai che consegnasse a Dario la lettera ma non interloquisse di affare ninno; era la lettera *, I vostri maggiori senza esserne offesi vennero nella Macedonia e nella G recia, e ci malmenarono. D i che volendo vendicarmi io creato comandante de Greci passai nell'A sia , stimolatovi ancora da te perchè hai soccorso i Perintii , offensori già di mio padre. E d Oco mandò m ilizie nella Tracia dove
6tì L I B R O
(i) Isoletta dell* Fenicia: è piccolissima, e vicinissima al l ido .
S B C O N D O 6 tnoi dominiamo . I l mio Padre morì per g l' insidiato* r i , preparatigli da vo i, come ve ne siete gloriati con tu t t i per lettere ( l ) . E tu , data con Bagòa la morte ad À rse , ed occupatone il trono ingiustamente , non secondo le le g g i, rna con oltraggio della Persia, tu spedivi anche lettere improprie contro dì 'me f r a li Greci sul modo con cui m i dovessero f a r guerra : e tu mandavi danari ai Lacedem oni, e ad ey’tri della Grecia ; quantunque non g li accettasse niuna c ittà da Sparta in J u o r i . E cor rotti g li am i- c i miei da'tuoi commissarj tentarono turbar la pace % che aveva io data alla Grecia . Quindi io portai condirà te la guerra che tu rn avevi incom inciata. Ora dopo vinti in battaglia prim a i tuoi comandanti, e l i tuoi sa trap i, e poi te cogli eserciti tuoi tengo per dono de' num i le tue te rre . Prendo cura di quanti schierati già teco nè periti nella battaglia fuggiro no a me per lo scampo : nè g ià si stanno co’ m ie i , loro malgrado: ma guerreggiano per me volontarj. Pertanto essendo io l' arbitro di tu tta V A sia vieni in persona a m e . Che se tem i di subire, venendo , alcun dispiacere ; mandami un qualche amico tuo che prendati tu tte le sicurezze. ren u to che sarai t chiedi, ed abbili, la madre tu a , la m oglie, i f ig li % e s'altro brami. Sarà tuo quanto chiedi. D el resto quando a me m andi, mandavi cóme al monarca dell 'A s ia . Non iscrivere come all'eguale tu o : e ciò che d im andi, me lo esponi come all 'arbitro di ogni tua cosa. A ltrim ente risolverò su te come su chi mi ol- treg g ia . Che se non cedi ancora sul regno, riserban- doti a f a r nuovo paragone delle armi ; non fu g g ir m i : perchè io , dovunque tu s ia , io verrò per inves tir ti. £ tali cose scrisse a Dario.
18. Alfine cerziorato, com'era stato preso tutto il danaro mandato da Dario per Cofeno di Artabnzo in Damasco e tutta la regia suppellettile insieme co* Persiani, che ne eran la guardia, ordina a Parme-
(1) C n tiio 1 i h . 4. j . ftiilippnm vero parenlem meim qui1 ignorai a i iis in- Urfectum esse ques mgeiitu pecuaiae i fe sollicilaverant veti r i i
62 L I B R Onione, che riporti la preda in Damasco medesima # e ve la custodisca. E dettaglisi che erano presi a n eli’ essi fa portare dinanzi a se gli ambasciadori G reci, venuti a D ario , prima della battaglia. E ra no questi Euticle Spartano, Tessalisco figlio d’Isme- n io, e Dionisodoro vincitore ne’ giochi Olimpici, am bedue Tebani; ed Ificrate Ateniese, figlio d’ lucra te , e duce di schiere. Fattisi dinanzi al monarca ; assolvè bentosto Tessalisco, e Dionisodoro come Tebani; parte per commiserazione in verso di Tebe, e parte perchè pareangli degni di perdono, se devastata Tebe dai Macedoni, essi cercavano , come po- teano, un soccorso per se e per la Patria dai Persiani, e da Dario. Pertanto rivolto a miti pensieri ordinò che partissero ambedue, TessaKsco in riguardo ancora della stirpe sua nobilissima infra i Teban i , e Dionisodoro, perchè vittorioso già ne’giuochi Olimpiaci: rilasciò pur Ificrate per la regia amicizia verso di A tene, e per memoria della gloria del padre di esso Ificrate, ed ebbelo presso di se, finché visse, in grande onore, e morto poi per infermità ne fece riportare le ossa in Atene a’ parenti: ma ritenne in principio, non però nella 'carcere, Euticle perchè spartano, vuol dire di una città cospicua, e di quei dì sua nimica, e trovato senza merito alcuno suo proprio, almen riguardevole onde perdonarlo: ma poi riuscitegli prospere le grandi cose, congedò pur lui libero di sestesso.
ìg . Movendosi dà Maràto prende Biblo ( i ) , ren- dutasi a pa tti, e Sidone, chiamatovi da’eittadini di lei per odio contro de’Persian^, e di Dario. Quindi si avanza alla volta di Tiro, e tra via glie ne vengono incontro gli ambasciadori, speditigli dal comune, come avessero i Tiri deciso ubbidire Alessandro sa di ogni comando: ed egli loda T iro , e lodane gli ambasciadori, essendovi dei primarj di T iro , ed il figlio stesso del ré loro intanto che questo re loro ( Azelmico ne era il nome) navigava su la flotta con
(>) Città <lcJ!a Fenicia marittima ora d is tra iti .
S E C O N D O 63Autofradate : impone che tornino a Tiro e v’annun- zino, che egli vuole venire a farvi sagrifizio ad Ercole. Certamente aveaci in Tiro un tempio non dell ’ Èrcole Argivo figliuolo di Alcmena, ma di un Ercole, l’antichità del quale sostiensi pe’ monumenti. Imperocché si onorava Ercole in Tiro molte generazioni prima che Cadmo venisse dalla Fenicia e prendesse Tebe, e gli risultasse in Semele una figlia. Da Semele provenne Bacco il figlio di Giove; e Bacco fu terzo da Cadmo; perchè fu dopo Làbdaco, e Làbd- aco era figlio di Polidoro, e Polidoro di Cadmo: e l’ Èrcole argivo fioriva almen dopo di Edipo il figlio di L aio . Gli Egiziani anch’essi onorano un Ercole diverso da quello de’ Tirj, e de’Greci. Ma E- rodoto scrive che gli Egiziani contano Ercole tra i dodici Iddii; come gli Ateniesi adorano un altro Bacco figlio di Proserpina, e di Giove, e l’ inno mistico a questo Bacco si cauta, non a quello di Tebe. Pertanto io penso che l’Èrcole di Tiro sia quello appunto che si venera dai Spagnuoli in Tartesso,ove sono le colonne dette di Ercole: perchè fu Tartesso fondata da'Fenici, e con Fenicio rito fecesi il tem* pio, ed ora si fan sacrificj all’Èrcole di quel luogo. £(1 Ecateo scrittore di Favole fa intenderci che mento ha che far colle Spagne quel Gerione con tra cui fu spedito da Euristeo l’ Èrcole Argivo, affin di togliere d i sue mani le vacche, e condurle a Micene: ■e dice che m a i questo Ercole fu Bpedito ad alcuna Eritea «he siasi isola di fuori del mare grande ( l) : ma che Gerione era un re di terra ferma ne’contorni di Ambracia, e di Amliloco, e che Ercole di quivi tolse 1« vacche, nè tenne pur questa per leggiera fatica. Ed io su questo so ancora quanto quella terra sia lieta di pascoli, e come vi si nudran bovi bellissimi, e che Aristeo s’ ebbe fama pe’ bovi di quel luogo ; nè credo inverisimile che il re di essa terra
del mare grande. F ’ questo il Mediterraneo > e non l’ oceano • Anche nel linguaggio delle scritture il Mediterraneo 2 9 mare magmtm .
*4 L I B R Oportasse il nome di Gerione; come inverisi mi le io credo che Euristeo sapesse pur il nome di un re d i Spagnuoli, ultimi nell’Europa, o se pasceano in q a e l luogo nitide vacche. Se non forse alcuno v’ iutram et- te Giunone quasi essa intimasse per mezzo di E u r i steo tai cose ad Ercole, e così vuol colla favola riscoprire la incredibilità del racconto. Ora a que- ft’Ercole Tirio disse Alessandro di voler sa grifi care .
Riferitosi ciò dagli Ambasciadori d cisero i T irj di compiere gli altri comandi di Alessandro ; ma d i non ricevere in città nè Persiani nò Macedoni ; r i putando la risoluzione, decentissima da risponderla nel tempo presente, e la meno pericolosa quanto al- l ’esito della guerra, incerto ancora. Alessandro per altro uditane la risposta, ne incollerisce, e rimanda gli ambasciadori di Tiro ; e convocati gli amici» i Geoerali, i capi di coorti, e di squadre dice:
20. A m ic i , compagni, non è sicuro per n o i, f in ché il nemico domina i m ari, andar nell’E g itto ', a perseguitare Dario finché lasceremo Tiro indecisa , e C E g i t to , e Cipro in mano ai Persiani. E non i ciò sicuro principalmente in rispetto della G recia , non che per altro : affinchè non vi riportino con ispe- dizione più grande ta guerra , se mentre marciamo noi colle armi contro Babilonia e D ario , essi ra- cquistano i littorali ; tanto più che Sparta ci f a guerra dichiarata ; ed A tene ci si tien congiunta per paura , anzi che per am ore. Ma presa 'T iro , a noi si darà quanta è la Fenicia , ed a noi passeranno , com’ è verisimile, pur le navi Fenicie, che sono le più numerose e potenti nella fio tta Persia-
1 na . G ià non soffriranno i remiganti n i le m ilizie d i esse navi di correre il m are , e cimentarsi per altr i mentre noi terremo le loro c ittà . Dopo questo Cipro o renderaccisi aneli ella senzà ren itenza ’, o la pig/ierem fac ilm en te , navigandovi. P oten ti allora di due flo tte , della Macedone , e della F en,d a s * fiancheggiati insieme da que' di C ipro , sarem veramente i padroni del m are , e ci diverrà pianissima la spedizione in E g it to . E ridotto V E g itto ; non
S E C O N D O 6Stresterì per noi db temere su la Crrecià à la pa tria . Così levato a’ Persiani il. mare , e le terre di qua dall' E ufra te marceremo a Babilonia con sicurezza della patria e con luce p iù grande d i gloria .
21. Cosi disse e li persuase, nè difficilmente. Rinfiammò poi lui per F assalto di Tiro anche un se* gno celeste: imperocché* parato essendogli quella notte in sogno di andarne alle mnra; Ercole avealo preso per la destra e portato nella città. Su che po> «eia Aristandro Ulterpetrò che Tiro si prenderebbe ina eoa travaglio, perchè travagliose pur furono le imprese di £rcole: e certo ben ardua se ne conce* piva la espugnazione . Era Tiro stessa un’ isoletta , « fòrte d ’-ogn’ intorno per alte mora; e le cose di mare pareapo in qualoke modo allora più propizie « ’suoi cittadini, giacché essi aveano assai navi, ed i Persiani dominavano le onde . Egli a vincere in un» tu tti gli ostacoli, destinò di far terrapieno dal continente fino alla città . Quivi lo stretto del mare b un tal luogo impaludato, limacoioso, e guadoso pres* so del continente , ma cupo almeno diciotto piedi presso della c ittà : laddove più abbassasi la profondità del passo. Eravi nondimeno grande la copi» de’sassi, e de’ legni che a ’sassi soprastendevano i e vi si piantavano le palizzate non difficilmente, cofn« in un fondo lezzoso, anzi il lezzo stesso faceasi legame ai «assi, ond’essere consistenti. Molta era 1» insistenza de’Macedoni all’opera e molta quella di Alessandro, il quale vi ordinava presenzialmente ogni cosa, e qua raccendeva, là sublimava colle parole chiunque avessevi fatte fatiche più utili, e di coraggio più nobile. Finché si fe terrapieno presso del continente avanzavasi il lavoro non difficilmente , perchè basso era il fondo che empitasi, e perchfe niuno vi si opponeva. Venuti però vicini a luoghi più profondi come alla c ittà , saettati di su dalle nm* ra alte, erano danneggiati perchè guerniti anzi per lavorare che per combattere. E sopravvenendo ancora di qna e di là su le navi i T ir j , come arbitri del m are, difficoltarono più e più volte ai Macedoni
A m m a n o . 6
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la continnauone del terrapieno. Pertanto i Macedoni alzarono sa questo, dove piò si sporgeva nel m are , due torri con sopra le macchine. Pelli e tende furono un riparo dai tiri igniferi fatti dalle mura* come un’assicurazione, per chi lavorava, dalle saette ; e quei Tirj che navigavano ed infestavano l’opera furono non difficilmente respinti co’dardi scagliati di su dalle to r r i . All’ incontro i Tirj così fecero. Empierono una barca oneraria di sarmenti aridi, e di altri combustibili: e per comprendervi il più che poteano, di materie, e di faci, piantarono su la prora due alberi , e li cinsero intorno con siepe larghissima : poi vi Tannarono pece, e zolfo, e cose altrettali da mettere i grandi incendj: raccomandarono a ciascuno dei due alberi due antenne ed alle antenne appiccarono vasi con materie che tirate o versate avvalorano la fiamma ; e raccolsero verso la poppa ogni nautico attrezzo, affinchè la prora*si elevasse in alto, spintavi dal contrappeso ( l ) . Quindi colto il vento che spirasse verso quel terrapieno legano la barca colle trirem i, e ve la conducono. Avvicinatisi dov’era il lavoro, e le torri, misero fuoco alle materie della barca, e la sospinsero, tirandola quanto più poteano colle triremi, alla punta del terrapieno; e quelli che erano sn la barca incendiata ne saltarono a nuoto ; nè difficilmente. Allora gran fiamma si avventò su le torri, e le antenne rottesi versarono sul fuoco tutte le materie apparecchiate per accrescerlo . Iatanto quei delle triremi non lontani e fermi bu le ancore, scagliavano nembo di strali su le torri perchè non fossero senza pericolo quanti vi portavano mezzi onde spegner l'incendio. Comprese le torri dal fuoco accorsero molti dalla città su piccioli legni, e sopravvenendo chi di qua chi di là schiantarono non difficilmente la palizzata ond’era intorno tenuto quel sentiero entro mare, e bruciarono pur le altre macchine, non investite dalle fiamme della
(i) Cnrt. lik. 4. p ira ;, i r . Navem magnitudine eximiem, taxi* arenarne a pappi cneratam , ila ut multum prora exinerent, bitumine ac iitlfhure illuam rcmit concitavennl.
S E C O N D O 6 pl»arca. Diedesi allora Alessandro a ricondurre dal continente quel sentiero, ma più spazioso onde al- Barri più torri; ed impose insieme agli artefici di fabbricare altre macchine. Ciò fatto prese i soldati cinti di scudo, e gli Agriani e venne a Sidone per adunarvi quanto avea di triremi; parendogli che impraticabile sarebbe l’assedio di Tiro finché Tiro saw rebbe dominatrice del mare.
22. Intanto Gerostrato re di Arado, ed Eoilo ré di Biblo al sentire, ciascuno, le sue città sottomesse ad Alessandro lasciarono Autofradate e la flotta di questo; e vennero colle navi loro ad Alessandro, e con essi pur vennero le triremi de’Sidonj; tantoché ai stettero con lui circa ottanta navi Fenicie. Giunse di que’giorni da Rodi la trireme detta peripolo e con essa altre nove : tre ne giunsero da Solo e da Mallo, dieci dalla Licia, ed una di cinquanta remi dalla Macedonia, e Proteo di Andronico la comandava. Non molto dopo vennero in Sidone anche i re di Cipro con circa cento venti navi, perchè sentita avevana la disfatta di Dario presso di Isso, ed at- terrivali ancora l’ essere la Fenicia tutta divenuta già di Alessandro. Or egli fe grazia a tutti questi sul passato perchè pareano avere unite le navi loro colle Persiane ansi necessitati che volontarj. Mentre si costruivano per lui le macchine , e si apprestavano le barche per navigarvi e combattervi, scorse con alquanti squadroni di cavalleria con gli Agriani, con gli arcieri, e co’soldati cinti di scudo nell’Arabia al monte detto Antilibano: e fattovi conquiste dove a forza, dove per condizioni, si rendette den* tro undici giorni a Sidone; ove trovò l’Alessandro figlio di Polemocrate venuto dal Peloponneso, e con esse quattro mila Greci mercenarj. Appena ebbe pronta la flotta fece ascendervi tanti soldati con lo scudo, quanti gli pareano bastare a combatter per m a re , se combattere vi si dovea col menar delle mani più che colla incursion delle navi : e sciogliendo da Sidone andò verso Tiro in buon ordine. Egli teneva il corno destro il quale era verso l’alto mare.
e con esso par lo tene&no i re di Cipro, e de ll* Fenicia, toltone Pnitagora: giacché Pnitagora, e Cra» tero conducevano l’ aia sinistra di tutta l’a rm a ta . Su le prime avevano i Tirj destinato dar battagli» in mare se in mare veniva Alessandro ad assalirli. Vedendo allora p*rò fuori di ogni opinione con lu i tante navi, giacché non era si prima udito, che ave» pur quelle de’ Fenicj e de’Ciprj; e vedendole in or» dine di battaglia, giacché poco innanzi di approssimarsi alla città si erano fermate in m are, ed o ra ae venivano con quell’ordine a grand’ impeto perchè aon contrastate*, ciò vedendo i Tirj lasciarono ogn’ide» di combattimento navale, e «barrarono e presidiarono colle trirem i, quante ve ne rapivano, la bocca dei porti lo ro , affinchè non entrasse in alcuno Farinata nemica. Adunque non uscendogli i Tirj incontro , Alessandro naviga verso della c ittà; ma diffidasi forcante 4l .porto verso Sidone perchè picciola ne era la imboccatura, •« perchè serrato vedeasene il tran* «ito con triremi ehe, oppongano la prora. Standosene' però tre di esse più in fuori nella imboccatura; i Fenicj si scagliano contra loro pur colle prore opposte, e le battono e Ife affondano: ma gli nomini i quali v’erano trovarono non di/Ecilmente lo scampo su la .terra che «rane amica. Dopo questo Alea» sandro ritira non lungi dal terrapieno fatto la sna fletta presso del lido dove parea sicura dai venti.
u3 . Nel giorno appresso comanda che quei di Cipro assedino feotto gli ordini di Andromaco la città verso il porto ove si viene da Sidone; ma colloca li Penici di là del terrapieno verso il porto dal quale si parte per l’Egitto , e verso il quale era il padiglione di Alessandro. Aveva egli già pe’ tanti artefici raccolti da Cipro e dalla Fenicia, montate assai maochine quali sul terrapieno, quali su le barche onerarie trasportate da Sidone, e quali su le triremi non si spedite nel moversi. Pertanto com’ ebbe pronta ogni cosa, inoltrò le macchine sopra del terrapieno; e su le navi che si accostavano e tentavano qua e là le m ura. Avevano i Tirj alzate delle torti
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S E C O N D O 69n i piò alto delle mura dalla parre del tempieri* per combattere dall’interno di quelle: e se le mac* chine mai presenta vapsi altrove, le tempestavano co» gli s tra li, lanciando colpi incendiar] so le navi; onde spaventare i Macedoni dall’ avvicinarsi. Erano poi le mura verso del terrapieno alte pe’Macedoni alinea cento cinquanta piedi, e larghe proporzionatamente, e formate a gran sassi, uniti eoo gesso. Nè era facile andare ano alla città da questa parte nemmeno colle navi onerarie nè colle triremi le quali accostavano le macchine alle mura; perchè gran quantità di sassi sprofondati nel mare impediva che si avan- lassero. Risolvette Alessandro di ritogliere questi sassi ; ma penoso ne era ..il lavoro come fatto su dal* le navi, e non da una terra ferma: soprattutto spia» gendosi i Tii j entro navi coperte fia presso alle ancore delle triremi nemiche tagliavano- le foni delle ancore, e rendeano alle triremi arduissimo ravvicinarsi . Alessandro ricoperse anch’egli con modo eguale molte triremi a trenta remi, e misele oblique da>- vanti delle ancore afHn di reprimere le incursioni delle navi de’Tirj; ma tuffandosi questi, come i paloni baj (1) tra le acque, vi troncavano ancora quel* le funi. Allora i Macedoni gittarono le ancore legate alle catene anzi che alle gomene, tanto che niente più vi poteano que'palombaj. Così figliavano prf* legami loro que’sassi da’ mucchi, e li ritraevano dalle acque; poi scagliandoli colle macohioe per l’aria li faceano ricadere in alto mare affinchè non potessero piò nuocere gittati un’altra volta innanzi di essi'. Purgato il corso da que’ ritardi andavano le ' navi non difficilmente alle m ura .
34- Imbarazzati i Tirj per ogni verso risolvettero fare una irruzione contro le navi Ciprie stazionata
(1) Sono gli Urinatoret dei latini : nel p te o XOÀOfl(3 uTCU colembiti, éolU de colombai: dalla qnal voce parmi tratta per all ultore lontanissima, <petWi di palombari: voce derivativa» e senza il significato della sua derivazione. )Weno riprovabile sarebbe stata meli a di colombari : la voce grec* e latina 4 p i i consentanea, esprimendo il calar A tt'ac^na» 0 il a n s o col q u i* vi c** U>».
f o L I B R O«davanti al porto che guarda Sidone. Aveano essi ti- rate già da gran tempo delle tende su la imboccatura di questo porto perchè non vi si vedesse l’ imbarco delle milizie. Adunque sul mezzogiorno quando i marinaj si stavano sbandati pe’loro bisogni v ed Alessandro erasi ritirato al padiglione da quella delle sue flotte posta dall’altra parte di T iro, empiono tre quinqueremi , altrettante quatriremi, e sette tr i remi di soldati i più scelti, meglio armati, e più coraggiosi pe’combattimenti navali. Vansene da principio su ciascuna senza fragore di rem i, anzi i remi portando senza brio di gridi e d’inviti. Non sì tosto però si rivolsero contro i Giprj, ed erano lì lì per esser veduti; allora sì che ne andarono tra clamori e conforti e suono incessante di rem i. In quel giorno Alessandro era ito al suo padiglione ma senza tratteaervisi il tempo consueto erane per avventura .tornato indi a poco alla flotta. Sopravvenuti inaspettatamente alle navi, o vuote affatto, o riempiute tumultuariamente a que’gridi e quella irruzione, affondarono nel primo attacco la quinquereme del re Pnitagora, quella di Androcle di Amatusio, e quella di Pasicrate di Turieeo, e ne fracassarono altre con sospingerle ai l i d i . Alessandro, conosciuta la sortita delle triremi, comanda ohe molte delle navi le quali eran seco, si schierino, armate com'erano, dinanzi la bocca del porto sicché non sortissero le altre dei T i r j . Quindi esso piglia le quinqueremi che avea seco, e circa cinque triremi, quante ne erano venute a lui piene in quella fretta, e costeggia ia- torno la città per giungere su quelli che ne erano usciti. Gli altri Tirj allora vedendo dalle mura i nemici io corso, ed Alessandro su le navi, chiamarono i compagni per la ritirata con più e più segui non potendo sentirsene le voci pel romore e per l'impegno nell’azione. Si avvidero alfine di Alessandro, e del sèguito, e diedero volta e fuggirono verso del porto : ma poche solamente fecero in tempo, perchè le più colte dal nemico divennero inabili al mare; ed una quinquereme ed una trireme loro fu presi*
S E C O N D O r i•ppnnto nell’ ingresso del porto, ma senza grande oc* cisiune; imperocché li soldati che v*erano sopra,,vistele cadute prigioniere, si gettarono a nuoto, e scamparono non diffìcilmente nel porto.
2,5. Divenute ornai le navi inutili a Tiro, i Maoe-» doni vi accostarono le macchine, ma quelle che vi furono accostate sopra, del terrapieno non vi causarono nulla di rilevante; appunto per la solidità del maro in quel la to . E siccome niente pur fecero anche gli a ltr i avvicinativÌ8Ì con -navi portatrici di macchine dalla parte verso Sidone; quindi Alessandro voltegg ia per tutto intorno le mura dalla parte del vento N o to , e dell’ Egitto, e tentale con ogni prova. Or ne fu qui primieramente intronato buon tratto, ed in parte ancora disciolto e rovesciato. Gettati allor a su tutto il tratto rovesciato i ponti, s’ accinge a trascendervi; ma i Tirj ve ne risospinsero non diffìcilmente i Macedoni. Da indi a tre giorni, aspettata una calma de’ venti, e confortati li capitani all% impresa, fa portare alla città le macchine su le navi. E prima battè gran parte di muro; poi quando gliene parve la rottura divenuta spaziosa abbastan» za fe ritirare le navi portatrici delle macchine, ed avanzarne altre due che gli recavano i ponti da «tendere su quella ro ttura. Presero l’una di queste i soldati cinti di scudo de’ quali era capo Admeto, e l ’altra i soldati di Ceno chiamati i raen forti; ed ei si mise con quei dello scudo per ascendere il muro dovunque gli riusciva. Quanto alle triremi ne spedì talune verso i due porti affinchè ne forzassero, se poteano l’ entrata, quando i Tirj si fossero rivolti contro di essi nelle mura: ma volle che tutte le altre le quali portavano i dardi i quali si scagliavano colle macchine, e quelle che portavano gli arcieri ne’ varj banchi, navigassero attorno la città, e1 ve- nisservi dove potevano, e se no , si fermassero a tiro giusto di colpi, affinchè li Tirj investiti da tutte le parti non sapessero infine che fare su tanto pericolo. Approssimatesi le navi ohe erano con Alessandro, .e gittati da esse i ponti su }e mura j ecco i soldati
72 L I B R Ocinti di scado salirvi ardeatissimaraente facendo!» Admeto da valentuomo. Seguivali Alessandro cooperatore anch’-esso vivissimo, e spettatore di ogni bel- l’opera, fatta per valore dagli altri nel pericolo. Or qui dove era egli, si occupò la prima volta i l m uro, e se ne scacciarono i difensori, nè difficilmente , perchè appunto qui ebbero i Macedoni la prima volta una via solida nè più cinta, e chiosa per intero. Admeto, salito il primo le mura, mentre esortava ancor gli a ltri a salirle , fa colto da ona lanc ia , e morì quivi appunto. Intanto Alessandro pervenne co’suoi sd le mora, e prese le torri e quanto era fra le torri, andò sa le mura stesse alla regg ia , parendogli di colà più facile in città la discesa. Intanto so la flotta di là li Fenicj forzano il porto, che assediavano, vetfso l’Egitto, è staccatine i serragli, vi fracassano le barche che vi erano, dando sopra le più lontane dal lido e sbattendo a terra le altre ; di qua li Ciprj espugnano l’ altro porto ver- •o Sidone, perchè nemmeno ricinto da’serragli, e • ’internano per esso nella c ittà . Li Tirj vedute prove le mora, le abbandonano: e raccoltisi al luogo .detto Agenorio fann’alto contro ai Macedoni, quando scagliandosi Alessandro Su loro co*soldati cinti di «cudo, qoal ne uccide che resiste, « quale ne insegue che fogge. £ grande ne fu la strage perchè già le miliaie di Geno, e già quelle vennte dai porti te- ceano la c ittà . V ’ infuriavano i Macedoni seprattut- to , esaspèrati per"il tempo perduto nell’ assedio, e perchè que’cittadini dopo avere sorpresi alquanti di loro che inoltravano navigando da Sidone gli aveano tra tti ed accisi su le mura in vista dell’esercito, e gettati finalmente nel mare. Perirono in quella espugnatone ottomila T irj, ma non morì de’Macedoni «e non Admeto, il primo che brillandovi di coraggio , prendesse le m ura, e con esso pur caddero venti dei soldati con gli scudi: e tutto l’assedio nou costò che la perdita di trecento. Li Tirj che si erano ■riparati nel tempio di Ercole (ed erano principalm ente i magistrati, Azenùco il monarca, ed alquanti
S E C O N D O ffrCartaginesi, ministri di «ante cose, venati regalar- mente alla oiwà madre per onorarvi Ercole ) ebbero tatti da Alessandro il perdono : gli a ltri li fe tutti schiavi, e trentamila furono questi sopravanzati vendati ta tti , esteri e cittadini. Qbindi offerse ad fir* cole nn sagrifizio, e mandoglielo in gala coller mili- sie armate; mentre le navi a neh’ esse ne festeggiavano . Fe nel loco santo giuochi ginnastici ed illum inatone . Mis« come sacra nel tempio la macchio» colla quale fu rotto il muro e misevi pur la nave detta l'È rcole presa• da lui nel couflitto di mare, fattavi aria iscrizione sia da lui sia da a ltr i, la qua» le io qui non ripeto perchè non inchiude nulla di memorando. E così 'fa presa Tiro nel mese di Gin- gno, essendo Aniceto l’arconte di Atene.
26. Mentre Alessandro ttavasi ancora Bell’assedio di T iro, giunsero messaggieri di Dario i quali an- auoziavano che egli darebbe dieci Alila talenti a riscatto della madre, della moglie, e de’ figli: e sa* rebbe di Alessandro tutta la regione la quale sten- desi dall’Eufrate al mare di Grecia: anzi che se Alessandro pigliavasi in moglie la figlia di Dario, sarebbe l’ amico e l’alleato a» D ario . Manifestate tali -cose nell’adunanza degli amici è fama che Par- snenione dicesse ad Alessandro, che egli se fosse A- lessandro se ne appagherebbe, dando no fine alla guerra senza cimentarsi più oltre: e che Alessandro a 11’incentro gli soggiungesse, che anch*egli se fosse Parmenione appunto così farebbe: ma perciocché e- gli era Alessandro avea dato a Dario la risposta «he data gli aveva ; e fu questa : che non si abbisognava d i Dario pe-danari, e che non prendeasi d i una regione la parte per l'in tero quando erariè g ià tu t ta sua la popolazione e le rendite ; che se volea per isposa la fig lia di D ario , sposerebbela, e senta le concessioni d ì Dario : consigliatalo di venire a lui- f e . voleva in lu i ritrovare condiscendenza. JDario com’ ebbe ciò udito, deposta ogni speranza di accord i , apparecchiava nuovamente la guerra. Intanto Alesi»adto risolvette fare una spedizione nell’Egitto.
74 L I B R O27. Aveano già ceduto ad esso gli altri luoghi
«della Siria chiamata Palestina: nè tuttavia cedeva a lui 1’ Eunuco (Batide ne era il nome) rettore della città di Gaza. Costui raccolti soldati mercenarj di Arabia; trasportato da gran tempo in città frumen- to per assedio diuturno} e fidando su questa corno inespugnabile per se stessa , avea destinato di non ammettervi l'inimico. E lontana Gaza dal mare circa venti stadj ; ma la via vi sale arenosa e profonda ; ed il mare è tutto limaccioso nelle adjacenze . Era città grande, su le cime di un colle alto, e fortissime mura la circondavano. E l’ultima che si abiti nell'ingresso della solitudine per chi viene dalla Fenicia nell’Egitto ( l ) . Alessandro, giuntovi appena, mise il campo dalla parte ove il muro gii •embrava più facile, e fe ricomporre le macchine. Dichiaravano i fabbri di queste che arduissima sarebbe la espugnazion delle mura per la elevazione del colle. In opposito pareva ad Alessandro che tanto più dovesse effettuarla quanto era più ardua . 'Im perocché l’ardimento spaventerebbe colla sublimità sua vivamente i. nemici; laddove il non prendere quella città gli saria di gran biasimo presso di Dario , e de’G reci. Parvegli dunque di formare un argine intorno della città per alzare da questo le macchine come da un piano alle mura (3): e perchè le mura sembravan più facili dalla parte australe; ivi principalmente attese a far l’argine. Finché giudicato, reso alto abbastanza; i Macedoni vi misero sopra le macchine e le inoltrarono come per trascendere le mura. Frattanto, incoronato, Alessandro sa- grifica va ; operando ornai su la vittima prima secon-
( ■) Quindi Torqnato Tasso nella sua Gerns. can. 17 disse;Gaxa è città della Giudea nql fin*Su quella via che ’n ver Pelusio mena:Posta in riva del mare, et ha vicine Immense solitudini d’arena.
Questa Gaza perà non è più 1* an tica , ma altra costrutta in Dn 111030 vicino nel tempo de’ M accabei. l a G aia antica è quella della quale Sansone si pose in collo le p o rte , e le recò nel monte vicino , e quella insieme nella quale morì sotto le rovine del tempio. Ora Gaza non è che picciola cosa.
il) Curzio 1. ] . Jggerem quo maenium alùtudinem aequaret extruxit.
S E C O N D O 7$do il costarne ; quand’ ecco sopravvola all altare un uccel di rapina e gli lascia sul capo un sasso che tenea con gli artigli • Il monarca interroga^ Aristan- dro l’ indovinatore che voglia mai dire 1 augurio: e l’indovinatore, vuol dire soggiunse o R e che prenderai la città : ma che t i dei guardare da essa in quel giorno . Ciò udito, si tenne Alessandro alcun tempo nelle macchine fuori dei colpi : ma poi fattaci una eruzion violenta dalla città siccome gli Ara- Li portavano fuoco alle macchine, e saettavano dall ’alto i Macedoni che replicavan dal basso, e siccome li cacciavano dall’ argine lavorato ; egli allora , ■ia ohe volontario discredesse ad Aristandro, sia che sorpreso dal fatto ne dimenticasse le voci, pigliò li soldati cinti di scudo, e volò per soccorrere i Macedoni dove erano maggiormente pressati. Certamente egli contenne i suoi perchè non fossero^ espulsi con turpissima fuga dall’argine; ma fu ferito^ esso stesso nell’omero con un colpo di catapulta giù perlo scudo e l’usbergo. Per altro ravvisando Aristandro per veridico su la ferita, si rallegrò, che su la fede pur di Aristandro piglierebbe la città : poi curò ma con disagio la ferita. Intanto gli si trasmettono e gli giungon per mare le macchine colle quali avea presa Tiro: e comanda che formisi per tutto intorno delle mura un piano di terra (1), largo due stadj ed alto dugento cinquanta piedi . Avute e disposte su questo le macchine batterono a gran colpi le mura; e perciocché si erano sotto di esse mura fatti degli scavi levandone senza darlo a vedere la te rra , veniv&no meno appunto su que’ vuoti e cadevano da più parti (2). Insistevano frattanto vivissimamente i Macedoni con nembi di strali, onde respingere gli assediati dalle torri loro. Ben impedirono questi per tre volte la invasione della c ittà , rimanendovi morti o feriti in gran numero: ma nella quarta presentando Alessandro da ogni parte la
_ (1) Sari vero ? Forse il racconto eccede : ed a me par meraviglioso, che A ruffiano che era un F ilosofo, Io accm i tranquillamente.
(a) Curzio J. ]. Ultima pestìi urbis fu it cunkulo suòrutus murut.
76 L I B R Ofalange, e qua diroccando le mora giti minate d i •otto , là percotendole e intronandole colle macchine ; rendè non difficile il metter le scale sa quei roN fam i. E messevele, ecco sorger gara vivissima tra’Ma- cedoni, emuli di gloria a prendere il primo le ma* n : e primo le prese Neottolemo l’ ano de*compagni della stirpe degli Eacidi: e dopo lai salirono più o pi» schiere co'loro capitani. Penetrati appena alcuni Macedoni tra le mora ruppero qua e là le porto» quante ne incontrarono, e r i accolsero tutto 1’ eserc ito . I Gaaesi, veduta già presa la città, si concentrarono e combatterono,morendo tu tti , ivi appunto, dove s*erano ordinati per combattere Alessandro ffeee schiavi i figli e le mogli loro? ftià ripopolò la città colle genti intorno, e se ne Valse f come di od presidio, per la guerra .
I l fine del Libro Secondo
L E S T O R I E
D I A R R I A N OSU LA SPEDIZIONE DI ALESSANDRO
LIBRO TERZO
1. 1 Gassa Aleaaandro procedette verso l’ Egitto , al quale a*era indirizzato fin da principio: e nel aettimo giorno venne a Peluaio ( ì) di Egitto, ove trovò stazionata la atta flotta la quale navigava dalla Fenicia , intenta «neh’ essa all’ Egitto . Mazace Persiano era il Satrapo messo da Dario su l 'E g itto . Or questi, Udito come piegò >la battaglia di Isso » come Dario ne fuggì Con fuga turpissima, e come già la Fenicia, la Siria, e buon tratto di Arabia era de’ Macedoni ; ‘altronde non avendo easo un* armata Persiana, ricevette gentilmente Alessandro nel» le sue cittadi e provincia. Il quale introdusse*guar- nigione^in Peluaio, comandò alla flotta di navigare ani fiume fino a Metnfi, ed egli si diresse verso di EHopoli, lasciandosi a destra il fiume, che era il Nilo: tra via prese tutti gli abitati, dandogliai gli abitatori, e venne pel deaerto ad Eliopoli. D i là 3 passato il fiume giunse a Memfi ove fece sacrificio ad Api come ad altri numi, e dilettò con giochi ginnastici e musiche, essendovi accorsi dalla Grecia maestri celebratissimi. Da Memfi navigò, seguendo il fiume, verso il mare , e trasportando su’ legni i aoldati ejnti di acudo, gli arcieri, gli Agriani, e lo squadrone regio de’ compagni a cavallo. Giunto a
(i) bocci piò orientale del N i lo , e e itr ì dello stesso nome f im o » nella Moria: Curzio icrive anch’egli lib. ?. Septimo die postquam a Gaza m overai, in regionem Aegypti juam nunc ctutro Alexandri voctuU etc.
78 L I B R OCanòpo, e navigata intorno la palude Mareotide 4 venne dove ora «orge Alessandria, città denominata da Alessandro ( l ) . Parve a lai questo luogo bollissimo da crearvi una Città la quale floridissima diverrebbe . Adunque preselo il desiderio di farvela, ed egli stesso delineò dov’ era da formarsi il foro, dove i temp], quanti ne volea , pe’ numi Greci e per Iside Egiziana, e dove il ricinto delle mura. Sagri- ficò per tale imprendimelo ; e lieti ne apparver gli augurj: e su ciò si tramanda questo o simil racconto , non indegno, io penso di fede cioè ; volendo Alessandro lasciar distinto egli stesso agli artefici ove dovessero alzare le mura, nè avendo questi come contrassegnare la te rra , uno di loro disse che si adunasse la farina la quale portavasi da'soldati ne’vasi proprj, e che se ne spargesse, dove Alessandro additerebbe; e così fu centrassegnato il circuito cho egli dava alle mura . Su ciò gl’ indovini , e principalmente Aristandro Telmissese, il quale diceasi che gli avesse presagite molte verità , prenunziarono ad Alessandro che quella città ridonderebbe de’ frutti della te rra , come di altri ben i.
2. Intanto, navigando, venne Egiloco ancora al- r Egitto, e disse ad Alessandro che quei di Tene- d o , congiuntisi già di mal animo co’Persiani, sen e- rano distaccati, e datisi a lui: che que’di Scio aveano rivendicata la propria città colla forzo, da quelli che vi soprastavano per ordine di Autofradate, e di Farnabazo: che ivi era stato sorpreso e ritenuto Farnabazo medesimo, come era stato ritenuto Ari- stonico tiranno de’ Metinnesi (2) capitato con cinque navi piratiche nel porto di Scio senza conoscere che fosse già de’Macedoni, anzi ridotto a credere per gli artifizj delle guardie medesime del porto , che ivi stesse la flotta di Farnabazo . Esponeva che i pirati erano stati uccisi tutti da essi, ma che egli
( ■) C ari. Elegit urtì toc un» ubi nunc est Alexandria, appellatiti aem trahent ex nomine auctorii.
(i) M etinna, secondo Strabane * c ittì de* Lesb) discosta sessanta stadi dai lidi dell’ A sia, famosa pe’ bnoni vini e pe'natali di Arionc poeta. C o n io narra il cato di S intonico nel lib. 4 parag. i* .
t è r z o ? ’qora. portava Aristonico, ed insieme Apollonide di Scio, e Fisino e Megareo, e quanti aveano cooperata contro lui la ribellione dell’isola, e poi l’ isola malmenata colla tirannide: che era stato spogliato C aritè , che la tenea, di Mitilene, ed eransi ricevute a patti le altre città di Lesbo: che egli avea mandato Ainfotèro all’isola di C O (l) munito di sessanta navi, invitatovi dagl’isolani medesimi, e che poi navigando di colà trovò questa in poter di Ani* fotèro > Egiloco menava seco tutti gli altri prigionieri : ma Farnabazo erasi involato in C 0 dalle guardie^ senza che se ne avvedessero. Alessandro rimandò li tiranni delle città nelle città medesime perchè queste destinassero di essi a lor voglia, ma fe condurre Apollonide ed il seguito suo tra guardie diligentissime ad Elefantina, città dell’Egitto.
3. Intanto desiderò di andare ad Ammone nella L ib ia , per interrogare su di alcuna cosa lo Dio ; tenendosene 1’ oracolo per sicurissimo ; anzi essendo stato già consultato da Perseo e da Ercole, dal primo quando era mandato da Polidete contro la Gorgone , e dall’ altro quando avanzavasi alla Libia coatra di Antèo, ed all’ Egitto contra di Busiride. Or voleva Alessandro emulare Perseo ed Ercole, come intrinseco alla stirpe dell’ uno e dell’a ltro : giacché egli rimandava la origine sua ad Ammone ; come le favole rimandano a Giove quella di Perseo e di Ercole . Egli ne andava ad Ammone per intendere , o per divulgare almeno di averle intese, con più sicurezza le cose sue. Fino al Paretonio viaggiò lungo il mare su spiaggia deserta, non però priva di acque , per mille secento stadj, come aiferma Aristobolo. D i là si ripiegò, verso luoghi mediterranei ov’ era 1’ oracolo di Ammone : la strada ne è deserta , sabbiosissima e senz’ acqua: ma le acque in copia gli piovvero dal cielo; ed egli le ascrisse ai numi, co
li) Ora Lang«: Isolctta adiacente alla Caria. Non è molto lontana da A li- c a rn u to ; e fu patria Hi A pelle, onde Ovidio srriste lib. j . de arte am andi:
Si Venerem Cous nunquam pinxisset Apella JUa sub aequoreit mtrsa laturet aquit.
8© L I B R On e ai nomi iscritte por questo: Vuol d ire : se spi* ra per que’ luoghi un vento di mezzogiorno trasporta tante arene su la strada; che spariscono affatto lq tracce d i essa: tanto che non più si discerne ove si dee camminare sa le arene come sul mare. Imperocché non stan per segnali della via nè monti m ai, uè arbori, nè rilievi stabili ed altijda’quali argomentino t viandanti il corso loro come i nocchieri dalle stei* l e . Pertanto la milizia di Alessandro frodava alla vente rà ; e li condottieri stessi erano inaerti del sentiero. Or qui Tolommeo figlio di Lago,scrive che due dra* goni, dato uno strido, si misero innanzi all’esercito : che Alessandro ordinò che si marciasse dietro lorp e si confidasse noi portento, e che questi insegnarono la strado» nell’andare e nel tornar dall’ora» colo. Per altro A ribobolo ( e vi consuona il racconto dei più) tiene, che le guide di Alessandro furo* no due corvi, i quali volavano innan'/i all’ esercito. Ben io potrei asseverare che concorse in ciò ( giacche par verisimile) un qualche segno divino: ma 1» qualità ce ne han tolta quei che lo han raccontato in questo o quel modo.
4. Il luogo ov’è il tempio di Aminone è tutto intorno solitudine, arene, inopia di acque : pjure esso luogo di mezzo, picciolo in se stesso, giacché dove più si d ila ta , dilatasi a quaranta stadj appena, è tutto ripieno di arbori dimestiche, di olive, di pai» ■ e ; ed e 1* unico il quale spargasi di rugiada ne’con- torni. Pullula da esso una fonte ma niente alle font i somiglia che pullulano dalla terra . Fredda è l’acqua di messo giorno a gustarla e' tanto più fredda quanto è più acceso chi gustala: ma poi via via di- vien c^lda col declinare del sole, e più e più ancora, dall’ occaso fino alla mesca notte, nella quale è caldissima : passata la mezza notte si rattiepidisce a gra* d i , e fresca divenuta su l’ alba torna freddissima bei mezzo giorno: e così -tutti i giorni si varia. Ivi spontaneo cresce un sai fossile : e di questo portasi nell’ Egitto da alcuni Sacerdoti di Aminone ; perciocché andando in Egitto lo pongono ia cestelli
T E R Z O 8 t■intesoti di palme, e lo tecaao in dono ai monarchio tal a l t r i . Lunghi, tal volta tre d it i , ne sono i grumoli, e limpidi come cristalli ; e questo come più pnro dei «ali del mare unno nel sagrificare gli Egi» aiani, e quanti trattano senza negligenza le cos« de’Numi. Alessandro, ammirato il luogo, interroga l ’oracolo; è sentitene cose, com’ei dicea, di suo contento, ripartì per l’Egitto, dando indietro come scrive Aristobolo per la via medesima, o per l’altra diritta a Meni fi, come scrive Tolommeo figlio di Lago.
5 . In Memfi giunsero a lui molte ambascerie della Grecia i e niuna ne rimandò non appagata nelle richieste: ivi pur gli giunsero nuove reclute, vuol dire quattro.cento mercenarj Greci, spediti da Aptipatro, sotto gli ordini di Monete figlio di Egisandro, e cin- -queceuto cavalieri dalla Tracia, retti da' Asclipio- doro, figlio di Eunico. Fecevi a Giove re sagriftaio e pompa coll’esercito in arm e, e certami di Ginnastica, e mnsica. Poi diè forma alle cose di Egitto, e nominatine due governatori Doloaspe e Petise egiziani, compartì fra loro tutto quel popolo: ma ricusandosi Petise alla incumbenza sua, le ebbe tutte il compagno. Degli amici suoi, mise per capo del presidio Pantaleone di Pidno in Memfi, e Polemone Pelleo figlio di Megacle in Pelusio. Volle che Lici- da Etòlo comandasse ai forestieri, e che di questi fosse lo scriba Eugnosto, altro amico suo, figlio di Zenofanto, standosi a sopravvegliarli Eschilo, ed Efippo di Calcedone. Diede la cura della Libia finitimi! ad Apollonio figlio di Carino, e quella dell’Arabia presso la città di Eròo, a Cleomene Ecnau- crazio ; ingiungendo a questo che lasciasse ai presidenti ( l) loro larvi le leggi secondo l’antica usanza, ma vi riscotesse il tributo, com’ erano stati subordinati a pagarglielo. Dichiarò generali capitani delle truppe lasciate in Egitto Peucesta figlio di Mari t a t o , e Balacro figlio di Aminta, fattone Polemo- ne di Tiramene ammiraglio delle navi. Creò guardia
A rai a no . 6(0 Principi secondo la versione Utina di F ac io .
82 L I B R Odel corpo invece di Balacro, Leennato di Onaso, perchè Annìba era morto di malattia: come por morto essendo Antioco il dace dogli arcieri surrogò sa di essi Ombrione di Greta. Similmente in luogo di que- •to Balacro, ora Egiziano, il quale era ne il capo , mise Calano a reggere la fanteria ausiliaria. Dicesi che ripartisse tra molti il governo dell’Egitto, perchè pieno della meraviglia su la natura e fortificazioni di esso riputava malsicuro fidarlo tutto ad ua solo . Ed a me pare che i Romani abbiano imparato da Alessandro a guardare 1’ Egitto , e mandarvi un che reggalo, dall’ordine de’cavalieri, e non de’senatori ( i) .
6. All’apparire della primavera Alessandro dopo avere gettati i ponti pel transito del Nilo, e delle diramazioni sue presso di Memfi partì da questa città verso della Fenicia. Arrivato a Tiro vi trova giunta la flotta, e replica sagrifìzj ad Ercole, e certami di Gimnastica e Musica. Qui lo raggiunge la nave, notissima ne’ pubblici usi, degli Ateniesi la quale por» tavagli ambasciadori Diofanto ed Achille, e con essa pure venivano tutte le navi compagne della legazione. Ottennero questi le cose per le quali erano stati spediti ; ed egli rendette ancora ad Atene tutti gli Ateniesi fatti prigionieri presso del Granico. E dettogli , che faceansi delle innovazioni nel Peloponneso , vi spedisce Amfotèro per soccorrerne i popoli, costanti per lui, durante la guerra Persiana, e ritrosi ai Lacedemoni. Ve lo mandò generale con cento navi fatte apparecchiare di nuovo a quei di Fenicia e di Cipro; ed egli s’inoltrò, verso Tapsaco (2) ed il fiume Eufrate. Deputò Cirano Berroeo su’ tr i buti della Fenicia, e Filossèno a raccogliere que 'dek l ’ Asia di qua dal monte Tauro. In luogo poi di questi mise alla cura delle monete le quali portava seco , Arpalo M acata, rivenuto di fresco dall’ esilio.
(i) Certe nozioni primordiali le jomministra 1» considerazione stessa delle co»e ; non che siavi bisogno di un Alessandro a farle conoscere.
U) C ittì presso la sponda opti4cnt»le dell’ Enfiate nella Mesopotamia l ’cpn- 6»i dell'Arabia deserta.
T E R Z O 83Bra costai perete fedele, fuggito regnando Filippo; come per la causa atessa faggi Tolommeo figlio di JLago, e Nearco figlio di Androtino, ed Erigio e Laomedonte fratelli, figli di Larìco; giacché nati £rauo de’sospetti tra Filippo ed Alessandro, appena quegli prese per moglie Euridice, in dispregio di Olimpiade madre di questo. Restituitisi poi, morto Filippo, presso lui quanti erano per sua cagione fugg i t i , creò Tolommeo guardia del corpo, Arpalo tesoriere, perchè mal sano per le arm e, Erigio capo della cavalleria confederata, Laomedonte sao fratello soprastante ai prigionieri barbari, come idoneo a scrivere in due barbare lingue; e Nearco satrapo della Licia e de’ paesi i quali confinano, insino al monte Tauro. Arpalo poco innanzi della battaglia, data presso dell’ Isso, era fuggito, sedottone, con Taurisco uomo scellerato. Andò Taurisco ad Alessandro Epirota nell’ Italia , ed ivi morì: per l ’oppo- sito Arpalo erasi raccolto a Megara ; ma Alessandrolo risolvette a tornare, assicuratolo, che non si farebbe minor copto di esso in vista della fuga ; e certo non si fece minor conto di lui quando tornò, ma fu incaricato del tesoro. Deputò Satrapo della Lidia Monandro l’ uno de’coetanei amici, e compagni, sostituendo Clearco in luogo di lui su i forestieri, de’ quali era duce: e finalmente nominò Asclepiodòro di Eunico Satrapo della Siria in luogo di Arimna perchè Arimna gli era sembrato averi?* fatta da re nell’apprestare le cose ordinategli per l’ esercito quando Alessandro s’ inoltrava alla volta di Egitto.
7. Pervenuto a Tapsaeo nel Giugno essendo Aristofane l’arconte di Atene ; trovò tirato un doppio ponte al passo del fiume ; perchè Mazeo incaricato da Dario della guardia del fiqv e avea finora ivi guardato questo con circa tremila di cavalleria, due mila de’quali erano mcrcenarj di Grecia (1). E siccome non era il ponte tirato fino alla riva opposta (2), i
(1) Carzio lib. 4. parag. j j . Maxeo R .a tter i sex millia data, quibus hostem frantila amai] areeret.
(a) Ciò* quell» alla quale g iingera / ileiiandro la quale m la riva ulteriore iisp« to a M azeo.
84 L I B R OMacedoni temerono che Mazeo s’ostinasse a difenderlo ; e fermaronsi. Costui però sentito il giungere di Alessandro fuggì con tutti i soldati; e lui fuggito, furono continuati i ponti fine su l 'a ltro lido , e vi passarono Alessandro e 1*esercito. Quindi lasciandosi itila sinistra il fiume Eufrate ed i monti dell’ Armenia si avanza per -la regione detta Mesopotamia ; non però su la via retta dall* Eufrate a Babilonia ; perchè marciando per altra via riusciva più agevole, ia tutto il prendere ne’ varj luoghi i pascoli, e quanto bisognava , nè il caldo bruciava sì vivamente l’ esercito. Sorpresi tra la marcia alcuni militari allenta» natisi dall’ armata di Dario per esplorare, indicavano che Dario si stava in riva del Tigri pe* impedire Alessandro se facessi a passarlo, e che tenea soldatesca più numerosa di quella con cui combattè nella Cilicia, Si affrettò, ciò udendo, Alessandro verso del T igri: ma, giuntovi, nè vi trova D ario, nè milizie da Dario lasciatevi. Adunque trapassalo ma eoa travaglio per la rapidità della corrente quantunque niuno gli si opponesse. Dopo ciò dava riposo all’e- •ercito, quando ecco impallidire per ecclissi grandissimo la Luna; ed Alessandro alla luna sagrifica, al •ole, ed alla terra , de’ quali si dice che siano que’ lavori ( l) . Parve ad Aristandro che quel patimento della luna fosse propizio segno pe’ Macedoni, e. per Alessandro; che sarebbevi la battaglia appunto ia quel mese, e che le vittime pronunziavano ad obsì la vittoria,
8. Levatosi dal Tigri si avanzò per l’Assiria ia guisa che aveva «Ila sinistra i monti de’ Sogdiani, ed alla destra il Tigri medesimo. Il quarto giorno dopo quel transito i precursori gli riferiscono che ve- deasi per le campagne la cavalleria nemica, ma che non poteasene intendere la moltitudine. Egli riordina l’esercito , e si avanza come per la battaglia :
(i) C n n io lib. 4. patag. 19- prima ft-re vigìlia htna deficitns primnm nito- Tcm sideris sui condidit etc. V a g ^ iu n ^ che i capitani sparsero fra le tru p p e ; ehe il sole de' Persiani era la trina de Vreci, e che quante volte la luna v i ti icctisia premuoia a que'popoli strabe em ina.
T E R Z O 85quanti’ ecco altri precursori in gran fretta i quali osservata meglio ogni cosa, dicevano che non vi era» no più che mille in quella cavalleria. Pertanto prò* ao lo squadrone regio, nno di quei degli am ici, e li PeOoj tra’ precursori volò contro di essa, coman- dando che il resto dell’esercito lo seguitasse pian piano. I cavalieri Persiani, veduto Alessandro e li suoi correre velocissimi su laro, fuggirono senza farsi alle m an i. Alessandro gl’ inseguì ; ma li più s’ invola roso : tuttavia ne uccisero alcuni pochi, e ne presero altri vivi con tatti i cavalli afHacchitisi a correre. Appresero da questi che Dario era non lontano e con armata poderosa ; perchè erano venuti a soccorrerlo gl’ indiani, confinanti de*Battriani, li Battria- ni stessi e Soddiani guidati tutti da Besso, satrapo della Battriana. Venivano dietro questi i Saci, popolo degli Sciti di Asia. Non erano questi subordinati a Besso ; ma venivano per l’ alleanza con Dario « e Mab&ce ne era il capitano, e traevan d’arco sa dai cavalli. Barsaete, loro Satrapo, conducea gli Aracòsj; come por gl’ indiani chiamati montanari. Satibarzane il Satrapo degli Arii v’ era con essi; e v’era Frataferne coi Parti, eogl’ Ircani, coi Topìri, ta tti a cavallo. Atrocrate recavai Medi, ed ai Medi erano coordinati i Cadusj, gli A lbani, i Sacesìni. Condobàte, Aribairzàne, Ossine avevano apprestato i littorani del mare di Persia. Gli Ussj e li Susiani presentavano per capitano Ossante il figlio di Abolito . Bupàre comandava ai Babilonesi; e coi Babilonesi erano schierati i Sitacini, e qoel ramo di Ca- r j , svelto a forca dalle lor terre. Oronte e Mitrauste presedeva agli Armeni ed Ariàce ai Cappadoci. Mazeo menava quei della Gelesiria, e que’ che sono intra i fiumi della Siria. È fama che l’esercita di 'Dario comprendesse quaranta mila a cavallo, ed un milione a piedi: che avesse dugento carri falcati, ma pochi elefanti, cioè quindici al più, tutti degl’in diani i quali vivevano di qua' dall’ indo.
Con tanta milizia teneasi D a tió a campo in Gaa-
86 L I B R Opamèle presso al fiume Bumàdo (1), in distansa <Ji eecento stadj dalla città di Arbèla su di uaa estensione ia tutto piana, e aperta. Imperocché, sia pu>* re che vi fossero delle diseguaglianze, i Persiani l’avevano da buon tempo innanzi accomodata al corrervi de’cavalli e dei Carri ; giacche alcuni aveano rimostrato a Dario che egli nel combattimento d i Isso ebbe la peggio, appunto pel disagio de 'luoghij e Dario sen era senza difficoltà persuaso.- 9. Alessandro uditi tali rapporti concordi dagli esploratori Persiani arrestati; si fermò quattro giorni dov’era; e ristorò l’esercito dal viaggio. £ qui cinse il campo con fossa e steccato, perchè avea destinato lasciarvi ogn’ ingombro di guerra, e li soldati impotenti» ed egli andarne coi buoni, non con altro , che eolie arm e, a combattere. Alfine, presa l ’esercito, marciò tra la notte cirea la seconda vig ilia , per farsi col nascer del giorno su’barbari, Dario all’annunziarglisi ch’ei viene, schiera le mi» lizie per la battaglia : ed Alessandro menavaie schierate ancora. Già non distavano gli eserciti che per sessanta stadj l’ uno dall’altro: e già quel di Alessandro era venuto su le colline. D i là vede i barbari , e ferma la falange, e convoca da essa gli A m ic i , i generali, e li capi de’cavalieri, come i comandanti dalle truppe alleate e mercenarie, e consulta •e debba procedere all’ attacco, come i più consigliavano, o accamparsi appunto in quel luogo come vo- lea Parmenione, ed esplorare diligentemente tu tto , se aveaci cosa d’imbarazzo o sospetto, se fosse,o. triboli occulti, e comprendere meglio le posizioni dell ’inimico. Prevalse il partito di Parmenione, e si accamparono, ordinati com’erano per la battaglia. Allora pigliati con se li soldati leggieri, e li cavalieri coetanei, ed amici, va, e gira intorno, per conoscere il paese ove dovevano operare. Tornato rir convoca i capi stessi : e dice :
(1) Questo fiume nel libro sesto 6. 8. ? chiamato Jfumelo; come Sumelo è f’ iamat-' da Curzio nel libro quarto i. i f . Lo scambio par Dato dall» toc*
per la be ile mutazione del A in A .
T E R Z O 8rJVb4 portare i l pregio che sieno da. luì stim olati
al combattere, quando da vecchio tempo g li stimola10 Uesso loro valore, e le opere luminose colle q u a -
11 kan tan te volte brillato. Solamente esorlavq tu t t i ; capi di coorti, di squadroni, di distaccamenti * di fa lange (1) , ad arringare ciascuno la m ilizia sua 4 condotta in quel giorno a combattere non per la Ce- Jesiria, non per la Fenicia, o l 'E g it to , come per addietro, ma per l'A sia intera ", giacché deciderebbesi in quel giorno finalmente chi dovesse comandare. N i avrebbero già bisogno di dare ad essa m ilizia ( eh alo ha proprio) con lungo discorso l'im pulso alle bel* le operazioni; ma dovrebbero solo am m onirla, corno osservasse ciascuno, quanto è da se , l'ordine tra pericoli, il silenzio nelle marce da silenzio, come parlasse con franca voce quando era bello parlarvi, « come alzasse, quando alzar lo doveva, l'urlo spa- ventatore della battaglia . Esortava inoltre essi capi ad ubbidire solleciti ai comandi, e solleciti tramandarli tra le schière, memori che la trascuranza disordina , come la diligenza fe l ic i ta i grandi a ffari.
io. Così brevemente esortandoli ed esortatone, pieno di bella oonfidensa su i capitani, ordina che diaa cibo e riposo all’esercito. Dicono che Parmenione venisse tra la notte a lui nella regia tenda, e lo istigasse ad assalire i Persiani; giacché l’ assalto riuscì* rebbe spaventosissimo tra le tenebre a chi non lo aspettava » nè teneavisi apparecchiato (2) : ma dicono che fu sentito rispondere, che bisognava ad Alessandro una vittoria p a te n te e senza eccezioni, non una vituperosa e fu r t iv a . £ tale grandiloquenza non comparve già fasto in Ini, ma sublimità di animo ne’pe- ricoli. Anai a me sembra che egli fòsse in ciò prudentissimo; imperocché li casi inopinati e varj nel combattere fra la notte, siasi un duco ben appareo chiato o n o , spesso han fatto mancar la vittoria a l
(0 Nome generale di milizia appiede: ma spesso i nome proprio tra 'M act» deni di an corpo di sedici mila e treccrto ortanraquattro soldati appiede.. (i) Corxio lib. 4. ptrag . 49. Parmenio furto, non pratlio opus tu e t tn t t ia f t iutempen* m ete opprimi posse hostesjptet
più forte.» e l’ hanno data al più debole-contro k sp©-* ram a di ambedue ( l ) . Lo stesso Alessandro» lau to esercitato nel militare, tenea li combattimenti notturni come pericolosi. A nei per suo giudizio una h i t - taglia tenebrosa e clandestina spingerebbe Da*io quantunque vinto di nuovo a non confessare sestetso duce men buono e di men buone milizie. £ se avveniva a lui qualche disastro impensato, trovandoti il paese intorno , tutto noto e propizio agli avversa- r j , ma ignoto e malevolo a’ suoi tra nemici, de’q u a li buon numero ne era prigioniero, vi sarebbero s ta ti attaccati per tutto fra la notte non dico se erano perditori, ma vincitori ancora, se smisurata non e r i la vittoria. Ora io lodo Alessandro su tali avvertea- me nommeno ohe su la grandiosità del cor suo. D a rio e l’ esercito vegliarono, com’ erano in arm e, tutta la notte, perchè non avevano un campo trincerato abbastanza, e perchè temeano in essa un assalto. Ma se cosa mai danneggiò gli affari Persiani, fu quel sì lungo stare sa l ’ arme, come un terrore, qual precede i grandi pericoli, messosi nel cuor di ' molti , jjon d’ improvviso, ma per antichi pensieri.
i l . Tale fu poi l’ ordinanza data per Dario all’esercito , e trovata quindi scritta , come dice Aristo- bolo. Teneano l’ala sinistra i cavalieri B attrian i,e con loro i D a i, e gli Aracosj: Venivano appresso li Persiani, fanti e cavalieri mescolatamente; indi li Susiani, e dopo i Susiani i Gadusj. Con tal ordine stava l’ ala sinistra fino al mezzo di tutta Tarmata. Vedeansi alla destra quei della Celesiria e della Me- sopotamja, come ancora i Medi, e poi li Parti e li Saciy indi i Topiri e gl’ lrcani, e successivamente g li Albani ed i Sacesini ; e questi si estendeano ancia’essi fino al mezzo dell’arm ata. Nel mezzo eravi Dario monarca, e v erano schierati i parenti (2) di
(0 Qbesro raziocinio di Arriano forse condanna anzi eh? giustifichi Al««an- 4ro . Certamente la moltitudine dell’ inimico e la lezione datagli nelle disfitte precedenti poreano farlo apprendere come più forte • M a Arriano vuole loda* r e , e i lodatori spesso travedono.
(1) Nel testo son detti C V y y t v t l i TU Ì u ( . Care. lib. ]. p i-rag. 7. li chiama cognati ; stri vendo. Ibaat, exigue mteryaUe fuot cogMUt
88 L I B R O
T E R Z O 89««so ,i Persi dm Melofori (1), gl’ Indiani, i Carj dett i Anaspasti (2), ed i M ard i, «aettieri. Segnivano ordinatamente gli Ussj, i Babilonesi, i littorani del golfip Persico, e li Sit&ceni. Notàvansi premessi al corno sinistro rimpetto a l destro di Alessandro i cavalieri Sciti, come a ltr i, mille in circa dei Battria- a i , e cento carri falcati : ma cinquanta carri e gli elefanti circondavano la regia guardia equestre di D ario . Quanto al corno destro eranvi preordinati i cavalieri Armeni e Cappàdoci, e cinquanta carri falcati . Li Greci mercenarj erano schierati di qua e di là di Dario e del seguito suo a fronte della falango Macedone come gli unici , valevoli a contrappesarla.
12. In opposito l’ armata di Alessandro era così compartita. Stavano a destra i cavalieri detti coetanei ed am ici, e primi eran quelli della squadra reg ia , comandati da d i t o , .figlio di Dropide: succedevano quelli comandati da Glaucia, indi gradatamente quei d’Aristòoe, que’ di Spòlide figlio di Er- modòro, e que’ di Eràclito figlio di Antioco. Atter- gavanti ad essi que’di Demetrio figlio di Altemèno e poi que’di Meleagro, vedendosi in ultimo lo squadrone di Egèloco figlio d’Tpòstrato; e tutto insieme un tal corpo di cavalieri amici ubbidiva a Filòta di Parmenione. Congiungevasi a questi la falange Macedone , ed in essa era caposehiera, prima una, in di altra serie di soldati portanti lo scudo, preseduti tutti da Nicànore di Parmenione. Seguitano via via la soldatesca di Geno figlio di Polemocrate, quella di Perdicca figlio di Oronte, quella di Meleagro figlio di Neottoiemo, quindi l’ altra di Poliperconte figlio di Simmia, e quella finalmente di Aminta figlio di Filippo, ma governata da Simmia , trovandosi Anpiota nella Macedonia, speditovi a reclutare. Sta* tra nel corno sinistro della falange la milizia di Cra- tèro figlio di Alessandro, anzi Cratero stesso coman-
regit appellant, Aecem et quinque millia hominum • M a non parendo verisimi- le tanta moltitudine di parenti ; Brissonio ha pensato che od tal n o n e sia titolo di ono re , anziché <ti parentado.
(0 Cioè che portavano nelle aste pomi di oro*(ai Vuol d ire , cacciaci dalle antiche loro sedi*
go L I B R Odava ai fanti della sinistra , e vi stavano pur Con* giunti de’cavalli ausiliarj sotto di Erigio, figlio di Larìco ; ed a mano manca loro i cavalli Tessali condotti da Filippo di Menelao ; e di tutto il corno sinistro era capo Parmenione il figlio di F ilo ta , il quale tenea d’ intorno a se li cavalieri Farsalici che erano i più forti e più numerosi tra tutti quelli della Tessaglia.
In tal modo dispose Alessandro la falange fin dalla fronte : indi le aggiunse anche nuova moltitudine t onde rendere la falange medesima Capate di una seconda fronte. Imperciocché prescrisse ai capitani della moltitudine aggiunta, che se vedevano i loro attorniarsi dai Persiani, si voltassero in dietro a r ibatterli , o si ripiegassero ai fianchi, dilatando o stringendo la falange sécoado il bisogno ( l ) . Nel corno destro stava prossima alla squadra regia de’ca- valieri metà di Agriani retta da Attalo: seguitavano ad essi gli arcieri Macedoni con Brisone duce loro, e quindi i veterani chiamati fo restier i «otto la scorta di Gleandro. Innanzi agli Agriani ed agli arcieri splendeano i precursori a cavallo ed i Peooj guidati da Arete e da Aristone: per altro avanti a tutti erano preordinati i mercenarj a cavallo, e Men ile li governava. Prima della squadra regia e degli altri cavalieri amici era collocata l’altra metà degli Agriani e degli arcieri , ed i lanciato» posti sotto di Balacro. Erano questi schierati contro i carr i falcati. Impose a Menide e a’suoi che se i nemici cavalcassero intorno all’ala loro , si piegassero e gli assalissero di fianco. E così fu composto per A- lessandro il corno destro. Stavano nel corno sinistro ordinati in forma di una curva i Traci de’quali era capo Si talee, indi i cavalieri alleati, con Cerano Duce, poi li cavalieri Odrisj affidati ad Agatone figlio di Tnrimna y e tutti questi erane preceduti dalla cavalleria estera de’mercenarj, dipendenti da An
to C anio lib. 4. p a n ;, j i . Jdooqtie aderti versntìlem posuu Ut qui aitimi ttabant, ne circumirentur, verti tamen, el in frantem tircumogi posscnt .
T E R Z O 91dromaco figlio di Gerone. Finalmente la fanteria Trace fa messa in guardia de’carriaggi, e con ciò prese ordine tutta l’armata di Alessandro numerosa di sette mila a cavallo, e circa quaranta mila appiedo.
l 3. Come gli eserciti furono insieme si videro Dar io , quei che gli erano intorno, i Persiani M elofo- r i , gl’ indiani, gli Albani, i Cari detti A riaspasti, e gli arcieri Mardi rimanere a fronte di Alessandro e della sua squadra reale. Si mosse Alessandro col suo corno destro e più verso la destra ancora (1) . Non stettero, ma procederono incontro i Persiani, avanzandosi di molto a sinistra, tanto ohe la cavalleria Scitica ornai toccava le milizie, preordinate da Alessandro al suo corno: nondimeno Alessandro e- stendevasi ancora a destra e già già montava su’luo- ghi appianati da’Persiani. Entrato allora Dario ia timore che se i Macedoni s’ inoltravano a’luoghi non piani gli restassero inutili i la r r i falcali, ordina alle primo squadre della sinistra che girino i cavalli alla destra donde veniva Alessandro, affinchè non estendesse più a lungo il suo corno. Ciò fatto Alessandro spedisce sa loro Menide co’suoi mercenari s cavallo. Galopparono per contrariarli i cavalieri Sciti ed i Battriani coordinati agli Sciti. Alessandro sopramraanda contro gli Sciti Areta co’Peonj, eco* mercenarj ; cd i barbari si ripiegarono . Se non che li dnci Battriani, già venati alle prese co’Peonj e cogli esteri fan che tornino dalla fuga al nemico, e che, accendasi ana zuffa a cavallo. Caddero non pochi di que’di Alessandro sopraffatti dal numero de’barbari, e sì perchè gli Sciti, ed i loro cavalli erano meglio guerniti per la difesa. Pnre i Macedoni ne sostennero l’ impeto, e slanciandosi a forza sa loro , gli disordinarono . Quand’ ecco i barbari mettere in corso i carri falcati affin di sconciare ad Alessandro la falange . Ma furono in ciò soprattutto
(■) Ciò* del corpo ov’ e n D ario, e non contro <1 corno destro di Cario, ri (naie combatteva contro Parmenione.
deiosi. Imperocché non sì tosto que’carri preser lè mòsse, gli Agriani e li saettieri condotti da Baia- ero i quali stavano avanti de'cavalieri amici, qua versavan su di essi nembo di strali , là davano di piglio alle re4>QÌs ° ne trabalzavano gli nomini, e circondavano e trucidavano i cavalli . Taluni però de’carri trascorsero fra schiera e schiera ; perchè queste, secondo il comando avutone, si dividevano dove giungevano i ca rri, e con ciò trapassavano inoffesi, rimanendone inoffesa pur essa la milizia assalita ( i) ; ma infine caddero in potere dei duei della cavalleria di Alessandro e dei soldati armati di scudo.
14. Appena Dario ebbe portato innanzi tutto il suo centro; Alessandro incarica Areta d’ investire quei che giravano, cavalcando, attorno del suo corno destro per invilupparlo, ed egli frattanto estendeva i suoi nel suo corno. Giunti i suoi in ajuto della sua destra, e rotte I9 prime file de’ barbari e- g li si voltò dov’era l’apertura; e ridotte in forma di cuneo le squadre de’ cavalieri amici e la falange ivi ordinata , si spiccò dorando e gridando alla volta di Dario medesimo . L4 mischia per poco tempo fu r affar delle mani. Ma quando la cavalleria la quale stava eoa Alessandro, ed Alessandro medesimo
{punsero ferocissimi, e qua urtavano, là davano col- e aste in faccia de’ Persiani; quando sopravvenne
•IT assalto anche la falange Macedonica , folta ed orrenda per le picche;-quando apparvero tutti in una vista i pericoli.acerbi a Dario , atterrito già da grati tempo; allora Dario stesso il primo diede volta, e fuggì. Sì erano sbigottiti pur essi i Persiani i quali cavalcavano attorno alla destra di Alessandro; attaccati tempestosissimamenJte da Areta. Ond’è che grandissima fu in questa p^rte la fuga; e li Macedoni v’ incaica vano e vi trucidavano. Simmia e la soldatesca sua non potè correre con Alessandro dietro ai
fi) Cnreìo lib. 4. Hit ilaqite ordifiatis praecipit ut sì falcatos citrrus cttm /remiti* barbari vmitteteat, ipsi laxalis ordtuibus imyetum occurrentium silentio excipcrent. ^
gs L I B R O
T E R Z OPersiani che fuggivano» ma la trattenne e combattè ì perchè gli fu detto che la sinistra de’ Macedoni era in pericolo. Certamente ivi sfondate le filo* alquanti Indiani e taluni di cavalleria Persiana avea- no penetrato fino alle bagaglio Macedoni, ed eravi ardentissima l’azione. Imperocché li Persiani getta- vansi audacissimamente sul presidio, privo per io più di arme , perchè non aspettava, che alcuni pochi traversassero la falange che era doppia, e venissero ad investirlo. Ed investitolo, i prigionieri barbari che v’erano, levaronsi anch’essi addosso ai Macedoni. I duci dei soldati aggiunti alla prima falange, saputo a tempo il fatto, rivoltarono com’erano istruiti la milizia, e presero alle spalle i Persiani, e ne uccise>- ro molti attorno delle bagaglio, intanto che altri de» violano, e fuggivano.
I Soldati a cavallo del corno destro de’Persiani) ignari tuttavia della fuga di JJario, eransi girati at*> torno all'ala sinistra di Alessandro, ed attaccavano Parmenione di fianco. Or qui vacillando su le prime le cose Macedoni ; Parmenione spedisce in fretta ad avvertire Alessandro sul travaglio grande della sua soldatesca, e come vi bisogni un ajuto. Alessandro, ciò adito, ceftsò dall’inseguire più oltre, e ripiegatosi co’ squadroni de’ cavalieri amici, corse verso l’ala destra de’ barbari. Ma imbattutosi nel venire su quella cavalleria aemica che fuggiva, composta-di Par* t i , di qualche Indiano, e per lo più di Persiani fortissimi piombò su loro, e sorsene un impegno eque* «tre, il più vivo della giornata. Imperocché li barbari aveano dato volta, ordinati com’erano io corpo di arm ata, e trovatisi a fronte, e corsi su quei di Alessandro non isfavano a tirar frecce, nè a rigirare i cavalli secondo gli usi de’cavalieri, ma sforaan» dosi l’uno di atterrare affatto l’a ltro , quasi fosse l’ unico mezzo di scampo, ferivano ed erano feriti implacàbilmente, come se pugnassero per la salute propria, non per 1’ altrui vittoria. Adunque caddero qui sessanta de’cavalieri amici-, ed Efegtinne, e Ceno, e Menide stessi ne furono feriti. Nondimeno
$4 L I B R OAlessandro prevalse anche sopra di questi, datisi fcut~ t i , quanti in lui s’ imbatterono, ad interminabile foga,
lò . Era Alessandro ornai prossimo per attaccare il corno destro de’barbari; ma la cavalleria Tessala, battutasi valbrosissimamente, non gli avea lasciato altro da fare; perchè sopravvenepdo lu i, già faggio vano i barbari. Adunque rivoltatosi corse di nuovo alla caccia di D ario , e vi si tenne, finché fu giorno. Intanto Parmenione incalzava pur esso la parte di milizia che avcalo combattuto. Alessandro passato il fiume Lieo (1) fece alto , e diede breve ristoro agli uomini ed ai cavalli; e Parmenione prese ai barbari campo, bagaglie, elefanti, e cammelli. Alessandro rifrescata fipo a mezza notte la cavalleria, ripigliò sollecito la marcia verso di A rbela , quasi come per sorprendervi Dario , i snoi danari, ed il regio corredo : e vi giunse nel giorno seguente dopo •vere incalzato i fuggitivi per secento stadj in circa, Non trovò già Dario in Arbèla { perocché ne era fuggito senza riposo: ma ne ebbe i danari, e di nuovo lo scudo, e l’ arco. Perirono ad Alessandro circa cent’ nomini e mille cavalli sfiniti dalle ferite o dal correre, e quasi metà di questi erano della regia schiera degli amici: ma diceansi uccisi trecento mila , e -fatti prigionieri assai più dei barbari, e presi gli elefanti e tutti i carri non disfatti pel combattimento. Tale fu l’ esito di questa battaglia nel mese di Luglio, essendo Aristofane l’arconte di Atene . Così nel mese appunto nel quale si vide l’ecclissi della luna si compiè la divinazion di Aristandro, quella cioè che Alessandra avrebbe altra battaglia e v ittoria.
16. Dario fuggì da questa battaglia verso i monti dell’Armenia nella Media: lo seguivano de’Persiani i regj congiunti, e non molti Meìofori: m a, tra l’andare si riunirono a lai circa due mila forestieri iner
ii) Q ne'to L ieo , giacchi altri ve ne sono itolo nesso n o m e , è fiume del- I* Assiri* il quale sbocca sul Tig r i . Secondo Strabono, divide 1' Aturia} O tOr me altri dicono t Assiri» propriamente detta <UI1* A rbclitid t.
T E R Z O , g5cetiarj comandati da Parone Foceo, e da Glauco T Etòlo. Egli si riparò nella Media concependo che Alessandro marcerebbe dal campo di battaglia verso di Susa e di Babilonia; perchè il paese v’era tutto abitato e non diffìcile il transito pe carriaggi; e perchè Babilonia e Susa pareano un premio della guerra : laddove il moversi in verso la Media era malagevole pe'grandi eserciti. Non s’ ingannò Dario ia
'ciò; perchè Alessandro si spiccò da Arbèla addirittura per Babilonia. Kidottoviei ornai non lontano» avanzavasi con l’ esercito ordinato: quand’ecco uscirne per incontrarlo, popolo, sacerdoti, m agistrati, ognuno con doni, e sottomettergli la città , la fortezza, i tesori. Venuto in quella metropoli impose ai cittadini di riedificare i templi abbattuti da Serse, e spezialmente quello di Belo, Nume riveritissimo tra’ Babilonesi. Costituì Mazeo per Satrapo di Babilonia, Apollodòro di Amfipoli per capitano de’ soldati lasciati con Mazeo, ed Asolepiodoro figlio di Filone per collettore de’ tributi: e mandò Satrapo nell’Armenia quel Mitrene il quale avea consegnata ad Alessandro la fortezza di Sardi. Poi consultò li Caldei ( i) e praticò come pareane ad essi circa le sagre cose di Babilonia, sagrificando soprattutto per insinuazion loro a Belo.
17. Quindi si avviò verso Susa, e , cammin facendo , ebbe incontro il figlio del Satrapo di essa, ed un messaggiero con lettere di Filossèno, spedito in quella Città da Alessandro immediatamente dopo la battaglia. Scriveasi nella lettera che i Susiani si e- rano d a t i , e che il tesoro era salvo in tutto per Alessandro. Passò con venti giorni da Babilonia in Susa, e passatovi prese (ed era il danaro) cinquan- ta mila talenti di argento, e l’ altro regio corredo. Jvi furono ripigliate ancora assai cose, quali Serse aveasele portate, rivenendo dalla Grecia. Vi erano tra queste le statue in bronzo di Armodio e di Ari*
(i> C a n io Iib. f . f> J Caliaei sidcntm molui et statai tamponim vices o- 1 tendtre .
96 L I B R Ortogitone, ed e} le rimandò poscia in A tene, ove ai trovano ancora nel Ceramico, appunto nella parte per la quale si ascende in c ittà , dirimpetto all’altare della madre degli D ei, non lontano da quello di Eudanèmo . E sa chiunque iniziato ai misteri Eleusini che 1’ altare di Endaoemo si trova nel portico. Quindi fatti co’ riti della p a tr ia , sagrili»], illumina- sioni, e giuochi, lasciato Abulide Persiano per Sa* trapo della Susiana, Mazaro, amico suo, per castellano di Susa, ed Archelao figlio di Teodòro per generale; s’inoltrò contro de’ Persiani. Spedì verso il mare Meoète presidente della S iria, della Fenicia, della Cilicia, e diedegli da portarvi tremila talent i di argento, affinchè ne mandasse, quanti ne bisognavano, ad Antipatro per la guerra Spartana, Qui gli giunse Annota di Adromene co9 soldati che riportava dalla Macedonia : ed egli ne mise i cavalieri tra’cavalieri amici, e compartì li.fanti di schiera in schiera secondo le nazioni. Suddivise, ciocché prima non e ra , ogni schiera di sessantaquattro cavalieri in due bande; e ne scelse in forza de’meriti e ne creò comandanti due cavalieri del numero de' compagni ed amici.
18. Levatosi da Susa trascese il fiume Pasitigri (1) e si gettò nelle terre degli Ussj : e quei che abitavano le pianure ed ubbidivano «1 satrapo della Persia si diedero ancora ad Alessandro : ma gli Ussj detti delle montagne non dipendevano dai Persiani, • mandarono dicendo ad A lessandro che non permetterebbero ch’ei passasse coll’armata all’ incontro dei Persiani, se non riceveano quanto soleano ricevere pel transito dai monarchi della Persia ; ed ei rimandò gli ambasciadori affinchè i popoli loro ne andassero pure a quegli stretti, occupati i quali, credeansi gli arbitri del transilo nella Persia, onde riceverne
(1) C o n io nel lib. J. parar, io. confuse affatto II Pasitigri col Tigri : nondi* meno il Pasitini è molto più orientale coire apparisce dalla narrazione stessa di A rriano . K* ben vero che dove il Tigri presso di Apamea si congiunge tu tto co ll 'E u fra te , in quel tratto le acque riunite presero ancora il nome di Pasitigri: ma nel caso presente si allude al Pasitigri, fiume più orientale; Biacchi g li Usa rimanevano a ll’ oriente di questo.
t e r z oquivi le «ottime ordinate. I ntanto pigliate le regie
fuardie del corpo, i soldati cioti di scudo ed altrioo ad otto m ila , andò tra la uotte per altre parti
che per le conosciute, conducendovelo i Susiani . Camminati sentieri aspri e difficili, si mise in un giorno ne’ paesi di q u e g l i Ussj: e fattavi gran preda, ed uccisivi molti che ei giacca no ancora ne'letti; altri fuggirono per le montagne, ed egli corse agli stretti dove parea che si adunerebbero in massa per esigervi la multa prescritta. Avea già spedito Cratero a prendere le alture nelle quali prevede» che sareb» bonsi ritirati i nemici sopraffatti dalla forza. .Intanto egli a gran fretta, va, s’ impadronisce de’ pausi, e scende da posti assai favorevoli in ordine di battaglia su i barbari. E questi, costernati dalla rapidità sua come dal vedere se stessi inferiori ne’ luoghi «u’qi^ili tanto confidavano, fuggirono, non venuero alle mani: ma taluni ebbero morte dal seguito di Alessandro, molti dalle vie , tutte straripevoli, e moltissimi dalla milizia di Cratero nella quale s’imbatterono , mentre si ritiravano *u pe’ monti. Conciati in tal modo da Alessandro, ottennero a stento, e supplicando, di ritenere i proprj paesi, e pagargliene un annuo tributo. Scrive Tolommeo figlio di Lago che A- lessandro concedè loro che abitassero le natie contrade per inchiesta fattagliene dalla madre di Dario : ma il tributo imposto loro furono cento cavalli, cinquecento giumenti, e trenta mila pecore; perchè gli Ussj non aveano nè danari, nè terre da lavoro, £d erano pastori in gran p a rte . Dopo ciò manda con Parme- nione i carriaggi, la cavalleria Tessala, gli ausilia* r i i , i mercenarj esteri e quanti v’erano di armatura greve affinché vadano in Persia per la strada propria ai trasporti. Esso intanto prende la fanteria Macedone, il corpo de’ cavalieri amici, i precursori a cavallo, gli Agriani,-e gli Arcieri, e marcia per la via de’monti.
19. Giunto all’ ingresso della Persia, trovalo sbarrato di muro, e trovaci Ariobarzane il satrnpo di quella con quattromila fanti, e settecento cavalli per
Aaauno. 7
Contenderne il p a n o . Egli dunque per allora si ferma , e si accampa ; ma nel giorno appresso ordina 1« milizie, ed assalta il muro: se non che punitogli appena insuperabile per l’ arduità del luogo, e perchè i suoi, vi pigliavano ferite in gran numero colpiti dall’alto, e dalle macchine; torna al suo campo. Esibirono i prigionieri di ineaarlo ed introdurvelo per altra parte . Egli udendone la via stretta e sca- b ra , lascia nelle trincee Cratero colla sua soldatesca, con quella di Meleagro,con pochi arcieri, e con cinquecento a cavallo, e comandagli che assalga le mura appena si accorge (e se ne accorgerebbe dai segni delle trombe) ch’ei riviene, e si fa sopra al campo Persiano. Quindi tra la notte entra in murcia, e camminati cento stadj, prende li soldati cinti di scudo, quelli di Perdicca, come a ltr i , li più espediti fra gli a rcieri, gli Àgriani, il regio corpo degli amici a cavallo, ed insieme una tetrarchia ( ' ) di altri cavalieri, e con essi aggirasi, e va su Torme d e 'p rigionieri al passo conteso; facendo intanto inoltrare Aminta, Filòta, e Ceno col resto dell’esercito per la pianura, e comandando, che si gettasse il ponte ■u l fiume che doveasi traversare per venir nella Persia. Egli continuò la sua via scabra e malagevole, per lo più con gran fretta : ed avanti che fosse giorno avea disfatto ai barbari il primo corpo di guardie avanzate, e buona parte del secondo: i più del terzo s’ involarono, ritirandosi come poteano, spaventati ne’ monti, e non già nel campo di Ariobarzane. Così presso l’alba assalì senza che ne avessero nemmeno sentore i nemici fra le trincere . Egli volava alle fosse, e le trombe davano il segno a Cratero, e Cratero portava l’ attacco al muro. Confusi per ogni verso i nemici non che venire alle mani, fuggirono; ma lo scampo era chiuso d’ogni intorno, di qua soprastando Alessandro, di là sdpravvenendo Cratero. Con ciò furono i più necessitati di volgersi alle mura
fi) Corpo di settima quattro , o cento secondo Facie, latino traduttore di A triano.
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t e r z o ^«el fuggirà; ma già erano le mara in poter dei Ma- -cedoni; perchè Alessandro prevedendo ciocché avvenne, avea lasciato ivi Tolommeo con tremila fanti. Adunque i più de’ barbari trovarono tra le mani de’ Macedoni la morte : altri fuggendo si gettarono per lo spavento tra ’ dirupi, e perirono: ed Ariobar- sane si riparò eoa pochi di cavalleria nelle monta- g ne •
20. Alessandro marcia di nuovo io verso del fiu- m e, e vi trova stabilito il ponte, e passalo co'suoi speditamente . D i là corse anoora su’ Persiani per ancia di giungere prima che i depositar] del danaro aelo depredassero. Così prese del danaro in Pasargada ne’ tesori del primo dei Giri : fe Satrapo della Persia Fraorte figlio di Reomitre: « misene in fiamme la reggia , quantunque Parmenione lo consigliasse a conservarla per questa, come per altre cause, vuol dire perchè non era bel pregio rovinare gli acquisti fa tti, « perchè i popoli d’Asia non si affezionerebbero molto a lu i, quasi volesse non rimanervi signore, ma «olo partirne vittorioso. In opposito ei replicava che volea contraccambiar i Persiani perchè andati nella Grecia vi distrussero Atene, e v*incendiarono i templi j e far vendetta su quant’ altro aveano operato contro de’ Greci. Ma io non credo che Alessandro in ciò la facesse da savio, aè che fosse questo un vendicarsi de’ Persiani di altri secoli Zi). Ciò fatto procedette verso la Media, dove era Dario, secondo che ne udiva. Certamente Dario avea disegnato, se Alessandro reeavasi in Susa ed in Babilonia, di fermarsi nella Media, aspettandovi finché ne insorgessero i popoli intorao; e se veniva ad inseguirlo di ritirarsi per l ’ interno della Par tiene, e della Ircania fìao a Bat- t ro , desolando intanto tutto il paese per impossibilitare ad esso più oltre il viaggio. Perciò mandate alle porte chiamate Caspie le donne » il resto del suo
(t) Secondo Quinto Curzio lib. j . parag. 12. fu questa la ree!a città di Per- lep o li . E ’ cliiaro clic questo nome i greco> e ben altro debbe es.erc stato il nome razionale. Egli d ice, che orane* incaluerant mero: itaque sur gin t te- muienti ad incendcndam urbem, cui armati pepercerant.
lo o L I B R Ocorredo, e li carriaggi, sfavasi ia Ecbattane coll’a r mata che avea potuto raccogliere nelle sue circostante . A4 fìssa ndro ciò udendo procedette verso la Media. Così sboccò su i Paritàci, e gli sottomise, e ne creò Satrapo Ossoatre il figlio di Abulito, cioè del Satrapo antecedente di Susa. Poi sentendo tra v ia , che Dario aveva risoluto di tornargli incontro, e ritentare la sorte delle arm i, per essergli venuti in soccorso i Cadusj e gli Sciti, comanda che li carriaggi» le guardie di essi, ed egn’altro apparecchio lo seguitassero; ed egli prende l’ esercito, io ordina per combattere, e fra dodici giorni lo interna nella Media . Ivi conobbe che nè gli Sciti nè i «Cadusj erano venuti a D ario, nè Dario avea forre per combattere , intento solo a fuggire. Perciò si espedì molto più nella marcia .
21. Ridottosi lontano di sole tre marce da Ecbaf- tane gli si fece dinanzi Bastane , figlio di Oco, cioè del re di Persia predecessore di Dario; e gli disse che Dario fuggiva già da cinque giorni con sette mila talenti tratti dalla Media, e con una arm ata di tremila a cavallo, e sei mila appiede . Venuto finalmente in Ecbattane concedè che tornassero ad dietro verso il mare, li cavalieri Tessali ed altri an- siliarj, pagatili interamente dello stipendio prescritt o , e regalatili di due mila talenti. Non disdisse per altro a niun d’ essi di restar se voleano a militare , purché registrassero il nome, e non pochi lo registrarono. Epocillo figlio di Polièdo ebbe ordine di accompagnarli al mare con altra scorta di milizia equestre per sopravvegliarli ; perchè i Tessali restituivano quivi li cavalli. Scrisse a Menète affinchè provvedesse, che giunti, fossero da quei di mare trasportati su le triremi nella E ubea. Incaricò Parmenione di riporre nella fortezza di Ecbattane i danari portati dalla Persia, e di fidarli ad Arpalo; giacche egli avea lasciato ivi Arpalo per tesoriero e sei mila Macedoni, ed alquanti cavalieri ed amici per guardia del tesoro. Impose per altro a Parmenione di prendere dopo ciò li soldati forestieri, li
T E R Z O io iT rac i, « tutta la cavalleria, toltone quella de’ regj spiici , e di recarti pe* confini de’ Cadusj nella Irca- nia . Scrisse a Clito capitano della regia banda de’cavalieri, rimasto infermo in Susa, che quando fosse giunto in Ecbattane pigliasse i Macedoni, lasciativi per difesa del tesoro, e marciasse con essi alla volta dei P a rti , tra’ quali verrebbe ancor egli. Frattanto Alessandro movesi all'incontro di Dario con regio seguito di cavalieri amici, co’ precursori, co* mercenarj a cavallo de’quali era capo Erigio, con la falange Macedone, toltane la parte posta a cura del tesoro, e con gli arcieri e gli Agriani. E per quanto gli restassero indietro de’ soldati, sfiniti dalla gran marcia, e gli morissero de’cavallit procedette, e giunse l’undecimo giorno a Rage. E lontana questa dalle porte Caspie quanto una marcia, affrettandola come Alessandro: e Dario le avea già trapassate queste porte. Molti però di quelli i quali fuggivano con lu i , distaccandosene via via tornarono alle proprie case ; e non pochi ancora se ne diedero ad Alessandro. Diffidatosi allora questi di raggiungere mai colui, si trattenne per cinque giorni, e ristorò l’ esercito, e creò Satrapo della Media Ossidate quantunque Persiano; come arrestato già da Dario e detenuto in Susa ; ciocché gli era di merito presso dell’ emolo.
22. Avanzatosi quindi verso de’ Parti accampò nel primo porno appiè delle porte Caspie, e nel seguente vi s internò fin dove era l’abitato. Donde spedi Ceno co’ cavalieri ed alquanti appiede a raccoglier frumento col quale provederne piò ancora l'esercito ; udendo che più oltre v’era deserto. Intanto venne a lui dal campo di Dario Bagisiàne, Babilonese cospicuo; e con esso Antibèlo, uno de’figli di Macco. Riferirono questi, che Nabarzane capo di mille a cavallo di quelli fuggiti con D ario , e che Besso il Satrapo dei Battriani e Brasa il Satrapo degli Aracosi e dei Drangi teneano Dario in arresto . Alessandro a tal nuova marciò tanto più frettoloso coi •oli A m ic i« e precursori a cavallo* e coi fanti pià
io2 L I B R Ogagliardi e leggieri senz’ aspettare nemmeno che Cedo a lui ritornasse: e mise Gratero su gli altri con or- dioe di seguirlo a viaggi non lunghi. Quei che portava seco avean l’arme ed il foraggio per due giorni. Camminata tutta la notte ed il giorm seguente- fino ai meriggio, riposò brevemente l’esercito: poi viaggiando tutta la notte si presentò su lo spuntare dei raggi mattutini al campo dal qaale era venuta indietro Bagistane . In quel campo r ’erano ancor* de’ nemici : ma su Dario intese che era condotto prigioniero entro di un carro: che il comando era passato da Dario in Besso ; e che Besso riconoscevasi Generalissimo dai cavalieri Battriani, e da tutti gli a ltri barbari fuggiti con Dario; fuorichè da Arta* Lazo e suoi figli, e dai mercenarj di Grecia: che questi si erano conservati fedeli a Dario, ma senza le forze per escludergli quella sciagura : e che ora deviati dalla strada pubblica andavano pe’ monti, ond’ essere immacolati dalle azioni di Besso: che li prenditori di Dario aveano divisato di consegnarlo ad Alessandro se Alessandro li perseguitava, e provvedere ciaseuno al suo bene: ma di raccogliere, se udivano che retrocedeva, quant’ armata potevano, e di salvare in comune l’impero: e finalmente che sul fatto era stato nominato capo Besso per la prossimità sua con D ario, e perchè l’ opera si eseguiva nei suo satra paté .
23. Parve ad Alessandro, ciò udendo, che dovessero incontinente seguitarsi. £ quantunque fossero già stanchi pel travaglio continuo del viaggio ed uomini e cavalli, pur fece inoltrarli : e trascorsa gran via nella notte e nel giorno appresso fino al meriggio, pervenne ad un villaggio, dove s* erano il giorno avanti fermati quei che portavansi D ario . Ma sentitovi che i barbari aveano preso il partito di marciar tra la notte , esaminò sei paesani conoscevano via più breve onde i-aggiungerli : e conoscerla risposero, ma deserta , perchè priva di acque. Nondimeno ordina che vel conducano : e siccome vedea che i fanti non terrebbero piede a lui che andava cavalcando e con fre tta , fa
T E R Z O io 3scendete cinquecento da’cavalli, e salirvi, armati com’ erano, altri sceltissimi di fanteria capitani e soldati. Comanda che Nicànore capo de’militari cinti di scado, ed Attalo degli Agriani, gli conducano per la via già tenata da Besso i soldati che ora lasciava, più leggieri di arme, e che gli altri pedoni vengano appresso in ordinanza. Quindi egli verso sera entra in oammino, e procede correndo : passati fra la notte quattrocento stadj, su l’alba s'incontra coi barbari che andavano disordinati e senz’ armi : tanto che pochi di loro si mossero per contrapporsi mentre li più, veduto appena Alessandro, fuggirono senza nemmen venire alle mani. Cudutone però qualcuno, fuggirò* no anche gli altri datisi a resistere. Besso, ed altri con lu i, si portavano tuttavia Dario su di un carro{ ma raggiunti ornai da Alessandro; Satibarzane e Bar- zaente trafiggono D ario, e lo abbandonano: quindi essi dansi alla fuga con seicento a cavallo} e quel re spirò poco appresso per le ferite, prima di essere veduto da Alessandro ( l ) .
24. Rimandò Alessandro il cadavere di Dario ai Persiani, cd ordinò che lo seppellissero nelle urne reali, come i re precedenti. Fece un Parto (Ammi- nato ne era il nome ) Satrapo dei Parti e degl’ Irea- ni ; ed era questi un di quelli che nniti a Mazeo gli aveano dato l’ Egitto. A lui fu aggiunto Tlipolemo uno de’cavalieri amici, figlio di Pitofane per curar* le cose degl’Ircani e dei Parti. Era il giugno, ed in Atene era Arconte Aristofane; e così finiva Dario, nomo, quant’altri mai, senza valore, e senza talenti in guerra, del resto non inclemente co'sudditi, o forse senza i poteri di esserlo; perchè appunto nel tempo che ascese alla reggia, ebbe addosso le armi di Macedonia e di Grecia. Così jion potè, nemmeno volendolo , fare ingiuria ai sudditi, venuto più ch’essi in pericolo. Vivendo passò di sciagura in sciagura senza intermissione fin dai priacipj del regno. lin
eo Quinto C urilo nfl lib. y. parag. ?). scrive : tela injiciunt in regem , Ihultitque confostum vulnerihus relinquunt : ma nel paraj. appresso dice: AÌ0~ Zander an spiranti adhuc tupervenerit, jncertum est •
io4 L I B R Operocché gli accadde ben tosto la disfatta de 'satrapi e della cavalleria lungo il Granico: poi subitogli mancò la Ionia, la Eolide, l’una e l’altra Frig ia , la Lidia, e la Caria senza Alicarnasso: ma tra poco Alicarnasso ancora gii fu tolta ; e quindi tutta la maremma fin > alla Cilicia. E quivi ricevè la rotta in Isso, per la quale sentì prigionierie figli, e moglie, e madre, e ne perdette in fine la Fenicia, e l’Egitto. Appresso in Arbèla fuggì vilissima mento et>so il primo; facendosi svanire un amplissimo eser* cito, forte per ogni guisa di barbari. Dopo ciò fuggitivo, errante, lontano dal trono, ridotto agli estremi Hai suoi medesimi, sovrano in un tempo e prigioniero, incatenato, e disonorato, e tradito infine dai più intimi , miseramente perì. Tali sono le av* venture di Dario vivo: morto ebbe esequie reali, > figli nudriti realmente sotto le istituzioni di Alessan-* dro, ed in Alessandro un genero. Egli cessò di vivere circa l’anno suo cinquantesimo.
2.5 . Alessandro ripigliate le milizie lasciate indietro nell’ inseguir D ario , procedette alia Ircania . Giace la Ircania a sinistra della via che mena alla Bat- triana ; e da questa la scompartono monti elevati e frequenti; ma scorre coi suo territorio fino al gran mare che è ivi. Egli vi si portava per sottomettere i Pagri, e perchè udito avea che de’ Pagri ne’ monti si erano riparati i forestieri i quali militavano per D ario. Tripartito 1' esercito, egli ne menava la parte più espedita, e più numerosa per la via più bre- ve, ma più disagevole: intanto mandava fra i Tapuri Cratèro colla soldatesca sua, e con quella di Aminta , e v’erano pur degli arcieri» come pochi ancora a cavallo: ma dirigeva Erigio co'forestieri e col resto della cavalleria per la via comune, sebbene più lunga, affinchè trasportasse con se carriaggi, somier i , ed ogn’ ingombro. Superate le prime montagne si accampò: quindi pigliati i soldati cinti di scudo, i più espediti della falange Macedonica, ed alquanti arcieri, mettesi per una strada aspra e difficile, lasciandovi corpi di guardie dovunque sembravagl»
T E R Z O i oS'pericolosa) onde i barbariche teneanole alture, non piombassero sa la milizia che veniva appresso . Passò gli stretti con gli arcieri, e si alloggiò nel piano in riva di nn fiume non grande. Qui venne a lui Nabarzane, capitano già di mille presso Dario; e Fradaferne Satrapo della Ircania e dei P a r t i , e quili Persiani già più cospicui presso del monarca, e si sottomisero. Alessandro soprastette quattro giorni io quel campo, e ricevè le milizie lasciate indietro nel viaggio. Erano queste in parte passate sicurissime* ma su la retroguardia Agriana erano calati i barbar i dalle montagne; quantunque vinti poi nell’ attacco si ritirassero. Levatosi di qui procedette all’ Ircania fino a Zadracarta, città di essa, ove si ricongiunsero con lui li soldati di Gratèro. Non si erano questi imbattuti colle milizie estere di Dario; avea- no però sottoposta tutta la regione trascorsa, parto colla forza, parte per la dedizione degli abitanti. Arrivò quivi ancb’Erigio coi carriaggi e loro portatori; e poco appresso venne Artabazo co’figli Cofe, Aribarzane, ed Arsame, e con essi una legazione delle milizie estere di Dario ed Autofradate il Satrapo dei Tapùri: Alessandro riconcedette ad Autofradate la sua satrapia ; tenne seco onorificamente Artabazo, e figli per la preminenza loro tra’ Persiani e per la fedeltà verso di Dario : ma rispose ai legati Greci che lo supplicavano di fare accordo con essi per tutti, che mai non lo farebbe con ‘ loro , ingiù- scissimi fino a combattere pe' barbari affronte de Grec i , e contro il voto della Grecia medesima: venissero, si rendessero tu t t i , abbandonandosi agli arbit r i di Alessandro ; o cercassero come poteano uno scampo : e questi ebbero pur voce per dire che ab* bandonavano a lu i sestessi e con sestessi anche g li altri : ma chiedeano che mandasse con essi un capo% sicché venissero salvi a lu i mille corn erano, e cinJ quecento: ed Alessandro mandò con loro Androni- co figlio di Agerro ed Artabazo.
26. Poi continuò la marcia verso i Mardi coi soldati cinti di scado, con gli arcieri, eoo gli Agriani,
io6 L I B R Ocon la milizia di Ceno, e di Aminta , con metà de* Cavalieri am ici, e co' saettieri a cavallo de’quali avea già formate le squadre. Nel procedere buon tratto tul paese de’Mardi ne uccise molti che fuggivano, «d alquanti che davausi a rèsistere; facendovi pur molti prigionieri. Già non v’era chi ne’ tempi antecedenti avesse portata ivi la guerra, perchè i luoghi «raa aspri, e povere le genti, e per la povertà bellicose. Così non temendo che Alessandro, massimamente che già era oltrepassato, volesse mai penetrare infra loro, furono sorpresi che non se ne guardavano . Si ripararono molti su le montagne che ivi sono altissime e ripidissime, speranzati che non verrebbe •u queste il nemico, ma poi, vedutolo avanzarvisi, mandarono gli ambasciatori, e diedero sestessi, e ie terre loro. Alessandro lasciò di molestarli, e mise Autofradate per Satrapo di essi Mardi come dei Ta- pùri. Quindi tornato agli alloggiamenti da’ quali si era mosso all’incontro de’ Mardi vi trovò giunti li Greci mercenarj e Callistratida e Pausippo: e Mo- nimo, e Anomanto, e Dropide Ateniese, ambascia- dori di Sparta a Dario. Arrestò questi ambasciadori e li custodì; ma rilasciò quelli de’Sinopesi; per- chè non aveano i Sinopesi legame col comune dei Greci; e sudditi com’erano dei Persiani, non sembravano aver fatta cosa indegna nel mandare amba- •ciadori al re loro. Rilasciò parimente Eraclide l’am- iasciador di Cartagine: e tutti i Greci i quali militavano col Persiano innanzi della pace, e dell’ alleanza tra la Grecia e la Macedonia; ma volle che tutti gli altri servissero, soldati, sotto Je sue bandiere; dando loro per capo Andronico, appunto colui che gli aveva condotti, riconosciuto già per uomo non vano nell’averli salvati.
27. Ciò fatto venne a Zeudracarta ( l) gran città della Ircania, e reggia insieme della nazione. Trat- tenutovisi quindici giorni , e fattivi secondo il rito •agrifizj e spettacoli, marciò per la Partìene. D i là
(•) Nel num. 25. di questo libro fu chiifliata Z aducatta.
T E R Z O ì e fpassato su’ confini dell’Ariana venne a Sosia città dr essa, ove a Ini si recò Satibarzane il Satrapo degli A r j . Alessandro lo conservò Satrapo di questi, « mandò eoa esso Anasippo amico suo, con quaranta lanciatori a cavallo , perchè li compartisse in guardia de’ luoghi, onde gli Arj non fossero danneggiati nel transito dell’esercito. Intanto sopravvennti alcuni Persiani riferivano che Besso ammaotavasi alla Persiana e tenea su ritta la tiara : che facevasi in -vece nominare Artaserse; e dicea di essere il monarca dell’ Asia : che avea con se li Persiani ricoveratisi nella B attriana, e molti de’ Battriani medesimi : ed, «spettava che venissero a lui gli Sciti, suoi confederati. Alessandro concentrate le forze marciò sa la Battria- a a , e là venne ancora dalla Media Filippo di Menelao , conducendo con se li mercenarj a cavallo de’quali era capo, e li Tessali, rimasti volontarj, el i forestieri di Andromaco: ma Nicànore, figlio di Parmenione, e duce delle milizie con gli scudi era già morto per malattia (1). Procedendo Alessandro verso di Battro gli riferiscono che Satibarsutne il Satrapo degli Arj aveva ucciso Aaassippo e li suoi lanciatoci a cavallo; che dava le arme agli Arj e li adunava in Artacoana, città nella quale era la reggia di quel popolo. Da questa avea risolato di an- dare (giacché udita avea la marcia di Alessandro ) e di congiungere l’ esercito suo con quello di Besso per piombare su’Macedoni, se la opportunità se ne dava .
28. A tale annunzio non andò già oltre verso di Battro, ma corse contro Satibarzane e gli Arj col corpo equestre degli amici e compagni, coi lancia- tori a cavallo, con gli A griani, e con le milizie di Aminta e di Geno, lasciando ivi le altre sotto gli ordini di Gratèro. Passati in due giorni secento stadj venne ad Artacoana. Satibarzane, uditone che arrivava, sbalordito dal volo del suo camminare, sparì
(1) C an io lib. <5. p m g . 16. lgitur Bactrianam regionem petebant. Sed N l- canojr Parmenitnit JUius subita morta «orrepiuj, magno desiderio sui affcccrat «uncMf.
io 8 L I B R Ocon degli Ari a cavallo, abbandonato via via d» molti tra la fuga, a misura che apprendevano che Alessandro si approssimava. Giunto inquisì qua e là con sollecitudine viva quanti' conobbe che gli erano partigiani, e che s’ erano allora levati dalle loro popolazioni, e quale ne uccise, e quale ne ridusse in schiavitù . Poi dichiarato Arsàce Persiano Satrapo degli Arj, esso marciò contro i Zaranghi insieme coi soldati lasciati a Gratèro, i quali già si erano a lui riuniti ; e venne dove era il comando dei Zaranghi. Barzaente che allora lo possedeva, Barzaente che era l’uno di quelli che si scagliavano a Dario mentre fuggiva; al sentire che avvicinavasi, erasi ritirato fra gl’ Indiani di qua dal fiume Indo: ma coloro lo arrestarono e lo rimandarono ad Alessandro. Così fu ucciso da questo in pena della sua fellonia contro Dario.
29. Qui conobbe Alessandro che ancora la sua vita era minacciata da Filota figlio di Parmenione ( l ) . Scrivono Tolommeo ed Aristobolo che egli aveane avuto indizio da prima nell’Egitto ma che non gli era paruto credibile per causa dell’ antica benevolenza e della stima sua verso Parmenione, anzi per la fiducia ancora che avea su Filota . Tolommeo figlio di Lago narra che Filota fu portato ed accusato vivissimamente tra i Macedoni da Alessandro: che Fi» Iota erasi purgato dalla imputazione; ma che poi fattisi innanzi gli accusatori strinsero esso e li partigiani suoi con argomenti non oscuri, e principalmente con quello che Filota avea lor detto di aver udito di alcune insidie, tese contro di Alessandro, ed intanto era convinto di avergliele taciute, quantunque andasse due volte ogni giorno al padiglione di lui: che dopo ciò Filota e quanti aveano congiurato con esso furono trucidati (2) dai Macedoni: che quanto Parmenione fu spedito Polidamante l’ uno degli amici con lettere di Alessandro a Oleandro, a Sitai*
(1) Cnrxio icrive a lungo di nn tal fatto net lib. S. Vedine il parag. I I . • tegnenti.
li) Cutzio dice lib. 6. in line : Omnct ergo 4 Nitomaco nominatoi more paino» dato tigno, i turi* obrnerunt.
T E R Z O 109ce , a Menide, capitani nella Media, coordinati tatti all’esercito comandato da Parmenione; e che fu ucciso da questi, sia perchè non parca verisimile ad Alessandro che Parmenione non fosse mescolato nella congiura dei figlio ; sia perchè se non eravi mescolato , rendevasi pericoloso che più sopravvivesse, toltogli il figlio, un generale di tanta digaità presso del monarca e delle armate Macedoni, e forestiere, dirette da lui tante volte in parte, o più che in parte , « con tanto decoro.
30. Raccontano che di que* tempi furono menati ia giudizio anche Aminta di Andromene, e Polentone, ed Attalo, e Simmia fratelli di Aminta come rei pur essi della congiura controdi Alessandro per l'am icizia e fedeltà loro verso Filòta. E parea la complicità credibilissima; perchè Polèmone l’nno dei fratelli di Aminta era fuggito tra'nemici nell’ arresto di Filota. Nondimeno Aminta co’fratelli sostenne in mezzo a "Macedoni il giudizio, e difesovisi bravissimamente, fa prosciolto da ogni incolpazione. Uscito appena dall’ adunanza chiese licenza di andare al fratello affine di ricondurlo ad Alessandro. Concederono i.Macedoni questa licenza, ed egli partitosi lo stesso giorno ricondusse Polèmone. Ond’ è che Aminta risplendette puro assai più che prima dalla re ità . Saettato nondimeno poco appresso nell’ assalto di un picciolo luogo, ne morì dalla ferita; tanto che l’ essere assoluto non gli valse, se non a chiudere con fama buona i suoi giorni ( l) .
3 1. Alessandro mise Efestione di Amìntore, e Clito di Dropide per capi del reai seguito degli amici a cavallo, e divise in due corpi questa guardia compagna; perciocché non voleva già nemmeno che Filota fosse capo egli solo di tanta milizia equestre che altronde era il fiore di tutta la cavalleria per merito , e per digaità . Quindi vietisene ai popoli chiamati anticamente Agriaspi, e poi denominati BENE-
t i ) Forse i l grande Alessandro non piaceva pift on nomo de! qoale «ve» fapuro tanto sospettare, e lo avventurò con quell’ anima stessa» che lapcadi* «truggere l’A sia, e m o n ta rn e .
FIC1 ( i ) perchè coadiuvarono Giro figlio di Cambile nella spedizione n a coatro gli Sciti. Anch’egli onorò questa gente perchè i loro maggiori si erano prestati per Giro: e vedutala reggersi non come i barbari di qae’ luoghi, ma praticare il giusto come le nazioni migliori di Grecia; la rendette a se stes- «a, liberandola, e le diè del territorio vicino quanto glie ne dimandava, nè molto nè dimandava. Fattovi sagrifizio ad Apollo arrestò Demetrio l’uno della guardia del corpo, sospettandolo complice di Fi- iota; e sostituì nel luogo suo per guardia del corpo Tolommeo, figlio di Lago . Dopo ciò procedette alla volta di Battro e di Besso, e ridusse, in passando i Drangfai e Dragòghi. Gongiunse a questi gli Aracè- s j, e creò Satrapo su tutti Menòne; e di là venuto fra gl’ Indiani confinanti con gli Aracosj piombò sa tutte queste genti fra la molta neve, fra la penuria di tntto , e con lo «tento delle milizie. Poi sentendo che li Arj gli erano stati ribellati di nuovo da Satibarzane andato fra loro con due mila cavalli, avuti da Besso; spedì quivi Artabazo Persiano, ed Erig io , e Carano, regj amici, « prescrisse a Fratafer- jie Satrapo dei Parti di cooperare con essi. Fecesi gran battaglia tra qoe’di Erigio e Carano; e quelli di Satibarzane : nè piegarono i barbari prima che Satibarzane scagliatosi addosso di Erigio ne morisse trafitto dall’ asta . Allora sì pigliarono dirottissima fuga.
32. In questo mezzo Alessandro procede fino al monte Caucaso, e vi eresse una città , denominata Alessandria. Fattovi sagrifizio a quanti numi lo do- vea per legge superò qael monte. Stabilì Proesse Persiano per Satrapo di que’ luoghi, e vi lasciò Nt- lossèno, amico suo, figlio di Satiro con soldatesca perchè v’ invigilasse. Il Caucaso,come scrive Ariste- bolo, sorge in altezza quanto ogni altro monte del
ti) E Ù fg y ( T & $ . E’ questo il termine Greco e non il nazionale che era quello di C iosangi. Freinsemio vorrebbe che in vece di A^iu*pi focsero detti A ru sp i dalla città di Ariaspc collocata aochc da Tolommeo nella Drangiaaa •
irò L I B R O
T E R Z O n il'A sia; ed allora in quella parte era nudo per no' gran tratto: dico per un gran tra tto , perchè lunghissimo si distende quel monte . Di guisa che vogliono che siano di esso qn seguito il T auro, monte che separa la Cilicia e la Pamfilia, ed altri gran monti contraddistinti con nomi varj ne’ varj luoghi secondo i popoli di ciascuno. In questo Caucaso (ed Aristobolo cel racconta) non generasi altrò che Ter- minto e Silfio: pur vi abbondano gli uomini, gli armenti, le pecore; perchè le ultime del.Silfio si dilettano; e se ne ricevono di lontano l’odore, v’ accorrono, e ne tosano i fiori, e poi ne scavano e mangiano fin le radici. Per questo in Cirene dove assai pregiasi il Silfio tengono quelle gregge rimotissime dai luoghi fecondi di esso, o di siepe li circondano, affinchè, avvicinatesi, non vi s’ infornino.
33. Besso avendo seco i Persiani, partecipi dell’arresto di D ario, e sette mila Battriani , e li Dai di qua dal fiume Tanai, diede il guasto per tutto appiè del Caucaso per mettere fra se ed Alessandro, 'deserto e penuria, e così torgli di scorrere più oltre . Tuttavia non si avansò costui niente men lungi; fra gli «tenti, s ì, della molta neve, e fra la inopia di tutto il bisognevole; ma pur si avanzò. Besso al- l ’ intendere com'era non lontano, trascese il fiumé Osso, e bruciate le navi eoa che avealo tragittato, si ritirò a Nautaca nella Sogdiana. Seguitavano lui Spitamase ed Ossiarte colla cavalleria Sogdian?, •li Dai di qu& dal T anai. Li cavalieri Battriani appena videro Besso deliberato a fuggire, si divisero qua e là verso le case loro. Alessandro venuto % Drapsaca riposò l’esercito, e procedette ad Aorno e Battro, città l’ana e l’a ltra , le più cospicue del*> la Battriana. E pigliatele a forza, lasciò guarnigione nel castello di Aorno sotto gli ordini di Archelao , l’uno de’cavalieri compagni ed amici, e figlio di Androcle . Si diedero allora senza difficoltà gli altri B attriani, ed el diè loro per Satrapo Artabaso Persiano, e mosse alla volta del fiume Osso. Scende questo dalla montagna Caucasea, vasto ia sas
U « L I B R Opiena più' che gli altri dell’ Asia toccati da Alessandro e dal seguito suo, eccettuatine i fiumi In d ia n i , che grandissimi aoqo infra tu tti; e si scarica in fine nel gran mar della Ircania. Voleva Alessandro passarlo, ma difficile il transito glie ne parve: perocché largo ne è il letto circa tei stadj, e profondo assai più che pari larghezza non porta , ed a rer noso : e sì rapida ne è la corrente, che neo difficilmente sconfigge dal suolo, e trae seco quanto vi si p ianta, altronde mal fisso in mezzo alle arene. Mo- leitavalo $he non vi erano materie intorno» e troppo pareagli l’indugio se portavane di lontano per estendervi un ponte. Adunque adunando di quelle pelli sotto le quali si attendavano li soldati, fecele riempire di aridissimo strame, e legare e cucire at« tentissiraamente, sicché l’ acqua non le penetrasse: e riempiute e cncite bastarono a tragittare in cinque giorni l’armata. Prima però di tragittarla ne trascelse i Macedoni più anziani e già imbelli, come i Tessali rimasti volontarj, e li rimandò nella patria. £ spedì Stasanore, amico suo, fra gli Arj ad arrestarvi Arsace il Satrapo che pareagli male animato, e prendervi il posto eoo.
34. Valicato il fiume Osso, marciò sollecito versoil luogo ove diceasi, che stava Besso coll’ esercito; quando gli giungono messaggieri di Spitamene e di Ifataferne, ed annunziano che questi due se mandatasi ad essi un capitano e poca milizia , arresterebbero e consegnerebbero Besso, custodito già come fosso io loro balìa, ma non incatenato. Alessandro adito ciò ristora l’esercito, e quindi procede, ma con più agio assai di p rim a. Intanto manda Tolom- meo di Lago con tre coorti de’ cavalieri amici, e compagni, co’ lanciatori a cavallo, con la fanteria già di Filota, con mille cinti di scudo, con tutti gli A griani, e metà degli arcieri, prescrivendogli che marci sollecito a Spitamene e Dataferne. Marciò To- lommeo come gli era prescritto: e compiendo in quattro giorni dieci marce, giunse al luogo dov’erasi alloggiato il giorno avanti Spitamene con la sua sol-
T E R Z O n 3ciatesca. E conobbe, che Spicamene e Dataferne noù aveano proposito fermo sa la consegna di Besso. A- dunque lasciati i soldati appiedo affinché gli tengano dietro in buon ordine, corre con gli aieri a cavallo ad un tal villaggio , dove restavasi Besso coTt pochi, allontanatisene qnei di Spitamene per non incorrer 1’ infamia di consegnarlo. Compartiti i cavalli intorno di quel villaggio il quale avea mura e port e , fe bandire a quei d’entro come sarebbero intatti se gli davano Besso; e quei riceverono lui coll’esercito . Allora Tolommeo prese Besso e retrocedè; spedendo insieme ad Alessandro, per intenderne coni» g lie lo dovesse portare dinanzi. Comandò quel monarca che gliel menasse nudo, con Catena al còllo, e situato a destra per una via per la quale verrebb e pur egli coll’esercito; e così appunto si fece. A- lessandro in veder Besso, ferma il cocchio, e chie- dene perchè mai arrestasse prima , indi si portasse inceppato, ed uccidesse infine D ario, suo re , suo congiunto, suo benefattore; e colui replicava ch’era parato a lui come ad altri del reai seguito, di così fare per essere salvi presso di Alessandro. Allora Alessandro comandò che lo flagellassero, e che il banditore divulgasse intanto le perfidie da Ini rimproverategli . Così battuto fu rimandato in Battro per esservi ucciso. E ciò scrive Tolommeo su BessO; nondimeno Aristobolo narra che quei di Spitamene e Dataferne portarono Besso a Tolommeo; e che poi fu tratto nudo ed incatenato ad Alessandro.
35. Or qui Alessandro supplendo con cavalli di que’luoghi Ja sua cavalleria venuta meno in gran numero nell’ascendere di su pel Caucaso ( l ) , e nel viaggiare di qua e di là dell’ Osso, marciò verso Ma- racanda, città reale della Sogdiana ; e quindi verso del T anai. E questo fiume^ per quanto scrive Aristobo-
Ar&iano . 8(■) Questo i propriamente il monte Parapamiso scambiato d i’ Macedoni col
Caacr.se vero il quale è diversissimo e molto lontano ; stendendosi il Caucaso da settentrione all'oriente dell’ Eusino e della Colchidc, e qui parlandosi di nn fiume orientale cjie sbocca nH mare dell’ T rcinia, o«ia C u o io . Eraronene fin da' suoi di rimproverava tale scambio ai G rec i. Vedi Arriano sccsro lib. J- paragr. 3.
114 L I B R Olo, chiamato Orsante con altro nome, dai barbari intorno : e di questo ancora le acque sorgono dal Caucaso, e finiscono nel mare dell’ Ircania . Evvi anche un altro Tanai, e di questo parla Erodoto lo storico quando scrive che l'o ttavo fium e degli S c it i èil Tanai, che nasce da una gran palude, e giù scorre, e si getta in altra maggiore, chiamata M eotide . E questo Tanai fissano alcuni per confine d’Asia e di Europa, e derivano insieme la palude Meotide da’penetrali del mare Eusino; sicché il Tanai che gettasi in questa divide l’Asia dall’Europa, come 1’ Europa è separata dall’ Affrica pel mare intermedio a Gade, ed alla Numidia che giacele a fronte. Secondo quelli medesimi l’Asia dall’altra parte è distinta dall’Affrica pel fiume Nilo .
In verso quel primo Tanai sbandatisi alcuni Macedoni per foraggiare furono trucidati dai barbari,i quali dopo il fatto si ripararono su di una montagna asprissima, e spezzata per ogn’intorno. Erano trenta- mila di moltitudine: nondimeno Alessandro andò su loro colla parte più svelta dell’esercito. Assalirono i Macedoni più volte il monte : e nelle prime vi furono tempestati e risospinti dai barbari: e molti ancora feriti. Alessandro stesso vi fu trafitto da banda a banda in una gamba con un dardo ; re- etandovene in parte la punta internata e rotta ( l ) . Ma quando espugnò quel luogo , molti de’ barbari furono trucidati dai Macedoni, e molti perirono trabalzandosi da que’ dirupi; per guisa che di tanta moltitudine non iscamparono che otto mila.
(0 Curzio lib. f . parag. 1?.Quos dum eisidet rei inter promptissimos dimi- tans sagitta ictus est, quae medio crure fixa rtìiquerat spiculum.
Fine del h ih ro Terzo.
L E S T O R I E
DI A R R I A N OSU LA SPEDIZIONE D I ALESSANDRO
Ii5
LIBRO QUARTO
1 U o p o non molti giorni vennero ad Alessandro ambasciadori dagli Sciti dell’Asia che Abj (1) si dimandano, indipendenti per la povertà nommeno che per la giustìzia, per la quale encomia vali Omero, ne’suoi canti più che tutti i mortali, e dagli Sciti di Europa; nella qnale soggiorna il più gran popolo di es6Ì. Mandò compagni loro quando partirono alcuni amici suoi colle apparenze di concordar l’amicizia secondo l'ambasceria, ma più veramente affinché b informassero dei luoghi, del numero, delle leggi degli Sciti, e con quali armi scendesrero a combattere. Egli pensava di fondare e di chiamare col nome di sestesso, in riva del Tanai una città: perchè parevagli il luogo propizio per darle incrementi cospicui, come acconcio per apparecchiarvi, se occorreva, le spedizioni contro gli Sciti, e per guardarvi il territorio dalle incursioni dei barbari situati di là dal fiume. Parevagli poiché grande via via diverrebbe e per la copia degli abitanti e per la gloria del nome.
2. Intanto i barbari, vicini al fiume, presero ed uccisero nelle loro città le guarnigioni Macedoniche,
(i) Omero parla deeli Abj nel libro secondo della Iliade* Abios pad significare nomo povero» uomo ricco, uomo robnsto, uomo non violentato» uomo che non violenta } e questi semi possono convenire tutti al popolo del quale si tratta» avuto rigmrdo al poco che Arriano addita di esso. E* però cuiioso di vedere come con una voce medesima si vogliano dinotare popoli iodipeo- denti, o s e n a i mezzi della vita .
n 6 L I B R Oe fortificarono le città medesime ond’ esservi più sicuri . Aderironsi ad essi nella ribellione molti Sod- diani, eccitativi da quelli che aveano arrestato Besso . £ questi aveano con simil guisa rivolti in favor loro anche de’Battriani, sia che temessero di Alessandro, sia che pretestassero che Alessandro aveva intimato ai capi della provincia di venire tutti ad un congresso in Zariaspa, città grande, e non certamente per bene alcuno. Alessandro, ciò udito, ordina alla fanteria che faccia in proporzione delle sue schiere, tante scale, quante ad ogni schiera se ne prescrivevano; ed egli frattanto (giacché sette di- ceansi le città dove i barbari correrebbono a difendersi) movesi verso la più vicina di esse ai suo" campo , la quale nominavasi Gaza. Spedì Cratero a Ciro poli la più grande infra tutte, e nella quale s’era- no i più raccolti de’barbari; e lo incaricò di accam- parvisi vicinissimo, di ricingerla tutta con fosso e steccati, • costruir macchine, quante ne abbisognavano; sicché quei d’entro ripiegata l'attenzione verso Cratero, non potessono recar soccorso alle altre città. Egli giunto a Gaza, appena potè farlo, diede il segno di applicar le scale, e di assalire intorno le mura, altronde di terra, e non alte. Intanto concordi a quell"assalto e frombolieri, ed arcieri] e lanciatori, vibravano colpi ; e colpi uscivano pur dalle macchine su i difensori delle mura. Prive così bentosto di difensori le mura, bentosto ancora furono coperte di scale, e salite. I Macedoni uccisero in città per ordine di Alessandro gli adulti, ma pigliaro-, no in preda donne, fanciulli, e tutt’altro. Di là marciò subitamente verBO la seconda città dopo quella. Trovatala similissima nel fabbricato, la espugnò nel giorno stesso, e con trattamento eguale de’ vinti . Poi venne, alla terza, che prese a prim’ impeto nel giorno seguente.
3. Occupando egli così la milizia appiede, fece intanto precedere la cavalleria su le due città più vi-' cine con ordine di guardarne gli abitanti; sicché non risapessero la presa- delle altre ed il giungere no'n
Q U A R T O u rlontano di Alessandro, nè fuggissero, e si rendesse-' xo difficili da perseguitarli. Accadde com’esso immaginava; e riuscì del tutto opportuna la spedizione. Imperocché li barbari delle città non pigliate ancora , veduto elevarsi il fumo dalla città dirimpetto che andava a fuoco: e veduto più d’uno fuggirne e manifestarne in se stesso appunto colla fuga la disgrazia; uscirono, veloci quanto poterono, a gran moltitudini dalle mura, ma scontratisi colle squadre della cavalleria che gli appostava, ne furono quasi tutti la vittima . Così prese tra due giorni e devastate cinque delle città, si diresse a Ciropoli (1), che ne era la più riguardevole. Avea questa come fondata da Ciro più alte intorno le mura ; e concentratovisi il numero più grande e più bellicoso de’ barbari ; non parea facile ugualmente espugnarla. Nondimeno avvicinò le macchine, disegnando di batterne le mura, di aprirvi la breccia, e cacciar visi. Ma poi veduta nel fiume che traversale scarsa allora come ne’ torrenti, nè giugnere l’acqua fino ad esse, e lasciare un passo ds introducisi ; pigliò la milizia, guardia del corpo, quella cinta di scudi, o di arco, e gli Agriani: e prima, appunto per l’alveo, penetrò non veduto , con pochi di loro la città, standosi i barbari in^ tenti contro le macchine e quelli che vi combattevano; poi rovesciate da entro le porte che aveanci in quella parte, v’ intromise facilmente anche gli a ltr i . Avvedutisi i barbari che la città era presa, volta- ronsi tutti contro di Alessandro, e destossene battaglia ardentissima. Alessandro ebbe tra capo e collo un colpo veementissimo di sasso: eCratero, ed altri duci furono colti dalle saette. Finalmente essendo ornai cacciati dal foro i barbari, erano intanto prese dagli assalitori le mura prive d* ogni difesa. Morirono nella prima invasione circa otto mila : gli altri
(i)Tolom m eolachiam aC irescata Kugg(T%CtTCl } come chi dicesse l’ ulti
m a C ir i ; ciocchi si conferma da Straboae nel lib . n . T & K UgCt,
r a v ov Ttf K u p a XTIPH& : Cìr* r ultima di quell* che Ciro frb tii- cd , cioè presso il lassane.
118 L I B R O(giacché te ne erano adunati in tatto diciotto mila) ripararonsi nella fortezza. Alessandro li cinse, e ve li assediò tutto nn giorno; e ben tosto si diedero pier la mancanza delle acqae . Finalmente, andatovi, ebbe la settima città secondo Tolommeo per cessione ; e secondo Aristobolo per assalto anch’essa, fino ad uccidervi quanti vi sorprese. Tolommeo scrive che Alessandro distribuì fra l’esercito i prigionieri, e fe- celi custodire fino al partir suo da quella regione; affinché non si restasse, libero di se stesso, niun de’ ribelli.
4. Intanto venne alle ripe del Tanai l’esercito de-
fli Scici dell’Asia perchè aveano udito, che molti bar- ari di là dal fiume, eransi ritolti ad Alessandro, e
perchè se il moto era grande, voleano anch’essi investire i Macedoni; tanto più che diceasi che Spiamene assediava co’ suoi la guarnigione lasciata nel forte di Paracada . Per l'opposito Alessandro avea mandato Androinaco, Menedemo, e Carano con sessanta de’cavalieri amici, ed ottocento de’ mercenarj a cavallo, de'quali era duce Carano, e con mille cinquecento pur de’ mercenarj appiede; ed avea congiunto a quei tre per interpetre Fa ranche, Licio di nazioae, ma perito della lingua de’barbari, e , per quanto vedeasi, buono assai da cooperare con essi. Égli poi fabbricata in venti giorni la città che avea disegnata, ed accasativi de’ mercenari Greci, e de' confinanti barbari i quali vollero parteciparvi, ed alquanti dell'armata Macedonica, invalidi a più combattere , faceva giusta il suo stile sagrifizj ai numi, e giuochi equestri e ginnici ( i ) . Veduto però che gli Sciti non ritraevansi da quelle ripe, anzi che vibravano dardi fin di là dal fiume , che ivi non era largo, e braveggiavano con fasto barbarico, in dispregio pur di Alessandro, quasi non avesse core da misurarsi con essi, o se avesselo, conoscerebbe a pro
ti) Ginnico: vore greca passata ai latini: v a le , di esercizio, di ginnastica, come il ro rso , l i lotta ecc. I due addettivi ginnico, o ginnastico si leggono in aua'rlie dizionario , ma la Crosci ne tace> sebbene registri il sostantivo Ginnastica.
va il divario tra gli Sciti e gli altri dell’Asia ; ne avvampò, ne riarse dall’ ira, e fece apparecchiar del- lfr pelli risolato di passare e combatterli. Offerì sa- grifizj pel transito; ma propizj non apparirono. Egli ricevè ciò di mal animo; tuttavia sofferse, ed aspettò . Ma non partendosi ancora gli Sciti porse pel transito di nuovo un sagrifizio; e di nuovo Aristandro, 1’ indovino, annunziava che significavasi per essq un pericolo. Allora egli soggiunse : che era meglio correre ai rischi estremi, che dopo avere domata ornai tutta l’Asia, rendersi come già Dario il padre di Serse, ludibrio degli Sciti. Ma per quanto Alessandro bramasse di ascoltarne lieti augurj; Aristandro disse che non gli esporrebbe se non quelli del cielo . Adunque Alessandro stando già le pelli pronte al tragitto, e stando l’ esercito in arme presso del fiu- me, ordinò che le macchine tirassero dardi su gli Sciti i quali cavalcavano per l’altra riva. Ne furono con ciò feriti alquanti : anzi uno trafitto a traverso dello scudo e dell’usbergo, cadde di cavallo. Sbalorditi i barbari pe’dardi che venivano sì da lontano, e perchè moriva ad essi ua valentuomo; si scostarono alquanto dalla ripa .
5. Vedutili perturbati, Alessandro postosi avanti, passa il fiume a suono di trombe; tenendogli dietro 1’ esercito . E messi a terra per i primi gli arcieri ed i frombolieri, fa che tirino di arco e di fionda, sicché non tornino i Sciti all’incontro della Falange che tragittava , innanzi che giugnesse in sul lido tutta la sua cavalleria. Riunitivisi alfine tutti, mandò prima su gli Sciti un corpo di cavalleria forestiera, e quattro squadre di soldati con le Sarisse ( l). Gli aspettarono i Sciti: poi girando intorno di essi colla cavalleria affrontavano in molti i pochi, e facili se ne fuggivano . Adunque Alessandro distacca in verso gli Sciti anche gli Arcieri, gli Agriani, e la milizia leggiera di Balacro, mescolandoli alla cavalle-
(i) Aste Iunglie in tempo più antico di sedici cubiti» e poi di quattordici: erano l 'u n a delle arme delia falange Macedonica.
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120 L I B R Or ia . Fattisi par questi a combattere, spedi sul ne* mico tre squadroni del corpo degli amici, e quanti saettavano da cavallo : poi movendosi egli stesso col testo de’ cavalieri corse dirittissimo all’attacco. Non poterono allora gli Sciti girare come prima attorno la cavalleria, perchè nel tempo stesso fulminavali la milizia a cavallo, e la milizia appiede non lasciava fare ad essi quelle sì facili evoluzioni ; ond’è che si diedero a manifestissima fuga . Ne morirono mille e tra questi Satràce, uno de’ loro capitani, restandone pri? gionieri cento cinquanta. Ma poi correndo, ardendo, sfinendosi nell9 incalzarli , tutta l’armata assetò. Lo stesso Alessandro f ra ’l correre bevè l’acqua come la ebbe in que’ luoghi: ed essendo malvagissima, glie ne sciolse il ventre in un subito e frequente profluvio. Così non fu continuato a perseguitare gli Sciti, i quali sarebbero, io credo, periti tutti, se Alessandro non iofermavasi, e caduto in pericolo estremo, non era riportato indietro agli alloggiamenti : e così fu verificato il vaticinio di ArÌ6trandro.
6, Poco appresso vennero ambasciadori dal re degli Sciti per iscolparsi con Alessandro su l’accaduto, perchè non eragli fatto dal comune del popolo ma da pochi, usciti a guisa di ladroni, per la preda : ed in prova esibivasi pronto a fare quanto comandasse^. Alessandro rispose a lui con amichevoli modi, perchè se non mostrava dar fede, pareagli dover correre a vendicarsene, e la vendetta altronde non era opportuna a que’ tempi. I Macedoni assediati nel castello di Maracanda, essendovi ancora assaliti da Spitamene e da’suoi, ne sboccarono fuori, e glie ne uccisero alquanti, e ne rispinsero gli altri » ed essi rientrarono illesi. Finalmente udendo Spitamene che avanzavasi la milizia spedita da Alessandro; sciolse l’assedio » e si ritirò verso la città sovrana della Sogdiana. Gli diedero Farunche, e gli altri la caccia per tutto verso i confini della Sogdia» Ha, inseguendolo nella ritirata ; quando entrarono •consigliatamente fra gli Sciti Nomadi, Or qui Spitamene pigliando anche secento d’ essi a cavallo ardì
Q U A R T O ib ieoi soccorso loro di volger la frontto ai Macedoni eh* gli venivano sopra. Ordinatosi nel piano in una solitudine Scitica non volle nè aspettarveli , nè marciarne all’assalto; ma girandosi a cavallo intorno le milizie pedestri le infestava coi dardi : e se i cavalli di Farunche si affilavano verso loi ; fuggivane speditissimo. imperocché in quel tempo egli avea cavalleria più vegeta e svelta ; laddove quella di An- dromaco era infiacchita per le marce continuate, e per la penuria de’ pascoli; e gli Sciti le erano sempre addosso fortissimamente, o che ella si fermasse »o che si avanzasse . Così rimastine feriti molti, e taluno anche morto; i Macedoni si schierarono in quadro, e si ritirarono alla riva del fiume Politimèto( l ) , perchè v’era una selva, la fanteria vi si rendeva ad essi più utile, e men facile a] nemico il tempestarli co’dardi. Garàno l’uno de’capi della cavalleria tentò, senza dirne punto ad Andromaco,di passare il fiume, onde meglio assicuricela. Tennegli dietro 1» fanteria non per comando, ma intimorita ; entrando il fiume tutta in disordine pe’ lidi stra- ripevoli . 1 barbari, conosciuto l’error de’Macedoni; si avventarono, cavalcando, da ogni parte contro quel transito; e qua erano addosso di chi era passato e dava indietro ; là stavano -a fronte di chi passava , elo rovesciavan fra le aoque: altri saettavan di fianco, ed altri premeano a tergo chi mettevasi ancora a far quel tragitto. Intracchiusi così per tutto da difHcoltadi andavano i Macedoni a scampo in una isola non grande di quelle contenute dal fiume. Ma gli Sciti e Spitamene colla cavalleria li circondarono e saettarono, uccidendogli tu tti, anche i pochi che ne ebbero nelle mani. Aristobolo scrive che il più di quella milizia perì per le insidie degli Sciti; perocché postisi ad agguato in un albereto, le piombarono improvvisamente addosso appunto in sul fatto :
(1) Politimèto : «inetto ? il greto nome T l0A vT t//,t}T 0C clie significa preziosa : il nome che gli davano que’ paesani avrà significato altre ttan to . Secon- •do alcune carte geografiche si vede sboccare direttamente nel max Caspio ; m» «el parag. seguente A m an o jciìvc che svanisce £w le arene.
122 L I B R Oche qui Faronche, imperito com'era di guerra, e spedito da Alessandro anzi a parlamentare i barbari che a combatterli come capo, volle cedere il comando agli altri inviati con esso, come Macedoni ed amici del re : ma che Andromaco e Menedeino e Carano lo ricusarono, sì per non mostrare di far da sestessi cosa alcuna contro gli ordini di Alessandro, e sì perchè noi voleano in tanto pericolo, perciocché bsn vedeano che avendo reo termine, non sarebbero disgraziati quanto un privato, ma come per aver mal guidato tutto l’affare : che in mezzo a tanta turbolenza e disordine piombando i barbari su loro li trucidarono tu tt i , sicché non iscamparono più di quaranta a cavallo e trecento a piedi.
7. Alla nuova di tutto questo, addoloratosi Alessandro su la calamità de’soldati, deliberò di marciare ben tosto contro Spitamene, e contro la barbara milizia di lui. Pertanto pigliata metà de’ cavalieri amici, a pigliati tutti i soldati cinti di scudo » gli arcieri, gli Agriani, e la parte più espedita della falange, incamminasi verso Maracanda , dove, come avea sentito, era toriato Spitamene, e vi assediava quei della fortezza. £ percorsi mille cinquecento stadj in tre giorni, su l’alba del quarto veni- vasene alla città. Conosciuto ciò, non lo aspettarono Spitamene e i suoi; ma lasciarono Maracanda, e fuggirono . Diedesi Alessandro ad incalzarli, e giunto al luogo ov' era stata la battaglia, seppellì li cadaveri alla meglio, e seguitò li fuggitivi fino alla solitudine. Poi ripiegandosi devastò la regione, e v’uccise i barbari ritiratisi nelle parti più forti, perchè di essi ancora diceasi che fossero piombati su de’Ma- cedoni. Così ne andò per tutta la regione corsa e bagnata dal Politimèto, perchè dove questo fiume si perde, da indi innanzi la regione è diserta: per- desi poi, quantunque ampio nella corrente, giù fra le arene; come ad egual modo in que’luoghi svaniscono altri fiumi grandi e perenni; 1' Epardo il qual corre le terre de’Mardi, l’Ario dal quale gli Arii sono denominati, e l’Etimandro che passa fra gli
Q U A R T O 123Evergeti: e tutti questi son tali, che ninno d’essi è minore del Penèo ( l ) , fiume della Tessaglia, il quale giù per Tempe scendendo gettasi al mare : anzi il Politimèto è ben più grande .ancora di esso Penèo.
8. Alessandro dopo ciò venne a Zariaspa, e vi stette finché passasse il rigore dell’ inverno. Quivi tornarono intanto a lui Frataferne che era il Satrapo de’Parti, e Stasanore che era stato spedito ad arrestare Arsace fra gli Arj. Gli conducevano questi in catene Arsace, e Barzane ch’era il Satrapo dato da Besso ai Parti , ed alcun9 altri ribellatisi anch’essi con Besso. £ qui pur vennero dalla marina £pocillo, e Melamnida, e Tolommeo capitano de* Traci, i quali aveano scortato al mare, de’soldati confederati, e li danari mandativi con Menete. Sopraggiunsero ancora Asandro, e Nearco con truppe mercenarie di Greci, e Besso il satrapo della Siria, ed Asclipiodoro prefetto de'mari arrivavano anch’essi con soldatesche. Poi convocando quivi un consiglio d’infra quelli che v’erano, presentò loro Besso; ed accusatolo della perfidia sua contro di D ario, fe* cegli mozzare le orecchie in punta e le nari; mandandolo in fine ad Ecbattana affinchè fossevi condannato a morte da un consiglio di Medi e di Persiani. ìo già non lodo una tanta punizione di Besso; anzi barbaro credo quell’ isformarlo : e dico che Alessandro vi e indusse per imitare il fasto Medo e Persiano, e lo stile de’re barbari, vario, inverso de’sud* d iti. £ nemmeno lodo per alcuna maniera che esso il quale era un Eraclido prendesse la veste de’Medi per la Macedonica e sua , e che non si vergognasse mutare ciò che portava già vincitore sul capo col turbante de’ Persiani, vuol dire del popolo vinto (2) ,■Io niente di tutto ciò commendo; anzi porgo non
(1) Ora Salamprìa. Nasce dal monte P indo, riceve in sestesso altri fiumi e sbocca nel golfo Termaico, ora di Tessalonica.
(2) Resterebbe da vedere se Ercole capo degli Eraclidi vestisse come i Greci del tempo di Ercole; e renerebbe da esaminare se il cortffnistatoie di nn grande impero possa discordare se ria pericolo dagli usi e vesti del popolo che rappresenta. tl nostro A rri.no consideratore di certe incidenze infinitesimali fo te* salir col pensiero a tali licerche. -
124 L I B R Oche altre, le ateaae grandi azioni di Alessandro ia documento, che ninno, e sia pur forte di corpo , sia più che chiaro di sangue, e prosperissimo in' arma anche più d’Alessandro, niuno, non se abbia, navigando, girata intorno (come costui disegnava fare), e conquistata l’Affrica oltre l’Asia, o non se abbia oltre l’Asia, e l’ Affrica, ottenuta insieme l’Europa, sarà da tutto ciò giovato punto a render sestesso felice, se noo sappia essere moderato in mezzo di operazioni quantunque segnalatissime nell’apparenza. E qui non credo fuor di proposito dir i mali di d i to figliuolo di Dropide, 6 quanta parte ci avesse A- lessandro, sebbene posteriori alquanto di tempo.
9. Raccontano che ci avesse tra’Macedoni un giorno consagrato a Bacco, e che Alessandro a Bacco aagrificasse ogn’anno in quel giorno, ma che, trascurato un anno questo D io , aagrificasse ai Numi gemelli; talché da indi in poi si destinasse per essi vittima ed imbandigione. Ora in tal anno ( che già in ciò facevaia Alessandro da barbaro) continuandosi il bere, vennesi intanto a discutere, come la generazione di que’due si togliesse a Tindaro, ed a Giove s’ imputasse. Quando taluni per adulare il monarca ( e tali uomini han sempre sconcertato nè mai cesseranno di sconcertare le cose dei re) dissero che nè Polluce nè Castore poteansi punto paragonare ad Alessandro ed alle gesta di esso : e vi fu chi tra ’l bere non risparmiò nemmen Ercole nel paragone; aggiungendo che la invidia è l’ostacolo onde i vivi non riscuotano i debiti encomj da’contemporanei. Ma Clito indispettito chiaramente di prima dal passar di Alessandro ai costumi de’ barbari, e dalle maniere de’suoi celebratori, istigato in quel ponto dal vino ancora, non tollerò che si prestasse al re l’ossequio inossequioso con profanare gli D ii, nè con vilipendere i fatti de’vecchj Eroi; quando i fatti di Alessandro non erano nè sì grandi nè sì meravigliosi come decantavasi; non essendo l’ opera di lui solo, ma de’Macedoni, per la più parte. Alessandro non resse a tal dire: nè commendo io già
Q U A R T O ia 5quel dire di d ito ; anzi giudico che basti ad ano tacere fra tanta ebbrietà, senz’ adulare vilmente come gli altri. Menzionandosi poi da alouni per piar cere ancora ad Alessandro, le opere di Filippo senza equità niuna come non grandi nè meravigliose; d i to levato già di menté prese, dicono, a difendere questo, deprimere l’altro e le gesta di esso. Anzi dando in altri eccessi pel vino, rinfacciò caldamente ad Alessandro che sul Granico vi fu salvato da lui nella battaglia equestre co’Persiani; di guisa che stese baldanzosamente la destra, e questa f u 3 disse, questa o Alessandro che t i scampava . Or qui non potendo Alessandro più comportare nè la briachezza , nè la insolenza di Clito, gli corse furibondo a dosso : ma sebbene ei ne fosse da tutti rattenuto : non però cessava 1* altro d’ inveire. Diè un grido il monarca per chiamare i soldati cogli scudi; ma non essendone udito, disse eh’egli era nel caso di Dario, quando era menato prigioniero da Besso e da’segua- ci di lu i, giacché non avea di re che il nome solo . Non poterono allora più tenerlo gli amici ; ma dato un salto, e tolta secondo alcuni l’asta, e secondo altri pur la sarissa ad una guardia del corpo fulminò Clito, e lo uccise. Aristobolo non dichiara onde ■orse in mezzo al bere la petulanza : scrive però che la colpa fu di d i to solo; perchè egli, quando il re corse fremendo per ucciderlo, condotto a forza per la porta di là dal mur >, e della fossa della fortezza, non seppe tenersi dove era, presso di Tolommeo figliuolo di Lago e guardia del corpo, ma rivenne « si offerse dicendo, ecco C li to , al re che non chiamava che Clito, ed in quel dire colpito dal regio ferro perì.
io. Or io lamentomi altamente di d ito per gli oltraggi verso del suo re; ma mi fa pur dolore il mal essere di Alessandro, perchè in un tempo die- desi a conoscere schiavo di due gran vizj, dell’ iracondia , e dell’ ubbriachezza ; quando conveniva che un savio neppure ad un soggiacesse. Lodo però questo principe che bentosto ravvisò l’opera indegna ; e
126 L I B R Otaluni i quali scrissero di lui dicono, che fissato nel muro il calce dell’asta, egli volea scagliarsene contro la punta, sembrandogli inonorata la vita dopo ucciso un amico tra i furori del vino : il più però degli storici non dice questo; ma sibbene che egli andatosi a letto ri giacque sospirando e richiamando il suo d ito per nome, e di Clito la sorella e sua nudrice insieme , Lanica la figlia di Dropide, perchè egli adulto così bel compenso le dava d’esserne allevato ! Ella veduto avea li suoi figli morti nel combatter per esso, ed ora esso stesso le uccideva il fratello. Ei non lasciava in tale stato di chiamarsi il carnefice degli amici, standosi per tre tjì senza mangiare e bere, e senza curare con altre usate maniere il 6uo corpo ( i) . Alcuni indovini vedeano in tutto ciò là indignazione di Bacco, perchè aveane il re tralasciati i sagrifizj . Oiid’è eh’ei cibato a stento, e curato a persuasion degli amici il suo corpo, rese i debiti onori allo Dio; perocché non dispiaceva ad Alessandro che si ripetesse il disastro anzi dall’ira del cielo che dalla pravità del suo cuore. Moltissimo però stimo Alessandro in questo che non godè protervo del male, nè lo sostenne difendendolo con più reità d’allora che il fece, ma confessò che avea mancato, essendo uomo ancor egli.
i l . Altri narrano che Anassarco filosofo chiamato e venuto ad Alessandro per placarlo , trovatolo sdraiato e dolente, dicesse, ridendo, eh’ei non sapea perchè i savj antichi rappresentavano la giustizia seduta presso di Giove: questo è perchè si reputi giusto quanto viene da Giove : e che le opere così di un re grande si debbono tener giuste prima dal re medesimo, e poi dagli altri mortali. Aggiungono che colui con que’ detti disacerbasse allora il sovrano. Io per altro giudico che Anassarco mettesse in Alessandro un male grande, più dell’altro ond’era colpevole , se diedegli per sentenza filosofica, che non deb-
(O Curzio lib. t . parag. J. Rex triduum jacuit inclusiti, quem ut armigeri corporisque custode? ad morìcndum obstinttum esse cegnoverunt, universi in Ubernaculum irrumpunt.
Q U A R T O 127-bono i monarchi scegliere premurosamente ciò, che è giusto, per farlo; ma che giusto è tutto, quanto dai monarchi è mai fatto. £ quindi è poi ch’egli ambì com’è fama di essere adorato, tenendosi anzi figlio di Ammone, che di Filippo. Nondimeno a me pare che per ispingerlo a questo non vi abbisognassero le adulazioni di alcuno tra’suoi, nè le altre sofistiche di Anassarco, o di Agide , Poeta di Argo i quali gli erano appresso: imperocché già egli era innamorato delle maniere Mede e Persiane fino a trasmutare l’ abito, e la gala del regio apparecchio. Non approvava tai cose, austero com’era nei modi, Gallistene da Olinto, discepolo di Aristotele: nè io su ciò da Calliste^e mi diparto. Giudico però chea lui non convenisse il dire, se pure è vero, che A lessandro e le gesta d i esso erano minori d i se , e dello scrivere suo : che egli non era colà venuto per esserne glorìficaio , ma per glorificare quel principe tra' mortali: che V essere divino di Alessandro non teneasi g ià per le favo le sparse da Olimpia su la generazione di l u i , ma piu ttosto per quello eh' ei ne avea scritto e d ivu lga to . £ vi è pure chi riferisce che interrogato un giorno Gallistene da Filota, qual pensava che fosse il più onorato dagli Ateniesi , rispondesse, che Armodio ed A ris tog iton e , perché aveano ucciso l'uno de 'tiran n i, e fin ita con esso la tirannide: e che dimandato indi ancora, in qual parte di Grecia, chi uccidesse un tiranno potrebbe secondo lui fuggire e scampare, soggiungesse: che certo nell' A tt ic a , se non a ltrove . Perocché quei del- V A tt ic a a proteggere i f ig li di Ercole aveano fa tta guerra ad Euristeo quando tiranneggiava la G recia .
12. Quanto all’adorazione poi di Alessandro la fama così narra che Gallistene la contrariasse : vuol dire, si era convenuto t r a ’l re, tra’savj, e tra "1 fior de’ Grandi Medi e Persiani, eh’eran seco, d’ introdurre su di essa il discorso mentre fossero a bere. Anassarco il primo prese a dire, che era molto più giusto venerare qual nume Alessandro che Bacco ed Ercole non sì per le tan te e rare gesta di lu i t quanto
•128 L I B R Oper essere Bacco un Tebano, punto non a t tin e n te a M acedoni, ed Ercole un Argivo niente pur ei l e ga to con loro, fuorichè colla stirpe d i Alessandro che era un Eraclido. Inoltre essere assai più decoroso che i Macedoni sublimassero con onori divini i l ré lo ro . G ià non v era dubbio che qual D io lo adorerebbero qudndo ei fosse partito dagli uomini. Quanto era poi meglio glorificarlo ancor v ivo che dopo la morte senza utile niuno di lu i? Frattanto che A- Dftssarco dicea queste o simili cose, ve lo comment- davano quei eh’erano a parte del disegno, e volea<- no allóra allora dar principio alle adorazioni f ma li Macedoni contrarj al discorso (ed eran par molti) tacevano. Allorquando sottentrando Gallistene, o Anassarco, disse, io reputo Alessandro non indegno di niunp degli onori che all'uomo si proporzionano. Sono però d istin ti g l i onori degli uomini da quelli de’ numi per molte cose come pe* tem pli e pe* simo - lacri che si fondano , o si ergono. Santifichiamo i tem pli pe numi ; e vi sagrifichiamo, e libiamo . . Tributiamo g l’’inni alla d ivin ità , g li elogi ai m o r ta l i , ma senza g l i ossequj d i chi adora; perocché si baciano g li uomini salutandoli ; m a g li D e i , posti tanto sopra di n o i , non possiamo nemmeno toccarli ; e per questo adorando l i celebriamo. S i f a n danze ancora a lor laude, è Peàni si cantano. N è dee ma* ravigliarci se diversa è la gloria pe* numi diversi, e varia principalm ente , e d istin ta dalla divina è quella per g l i Eroi . N on è giusto por g l i uomini in cima con esuperanza di onori, e degradare i numi ùd umiliazione non degna , compartendo g l i onori loro ai mortali . G ià non soffrirebbe Alessandro in un suddito i regj onori, ed avesseli pure dal sentenziare non giusto delle mani e dei voti d i un adunanza . Ora è molto più giusto che g l i D e i si corrucci no co* mortali che introducon sestessi a un culto divino; o che postivi da a l tr i , se lo comportano. Ben è A les sandro ottimissimo infra g l i o t t im i, assai più che monarca tra*monarchi, e degnissimo duce dei du c i; ma con g l i uomini è quel paragone. E tu più ch'altri s
Q U A R T O 1290 Anassarco , tu che conversi con esso per la sap ien za e la erudizionet tu dovevi ridir ta li cose, e preeludere le contrarie. N on t i s i conveniva f a r ta le proposta', ma dovevi p iu tto s to ricordare che non avevi presente, nè consigliavi Cambise o S erse , ma i l f ig lio d i F ilip p o , un rampollo della stirpe di A - chille e d i E rco le , uno infine l i cui genitori passarono da Argo nella M acedonia, e la ressero colle legg i 3 non colla prepotenza. E p o i , nemmen E rto le finché f u vivo ebbe i l culto de' num i, nè morto pure lo ebbe prim a che D elfo dovergli si, dichiarasse c o lf oracolo suo. Che se tu necessari credessi1 modi de* barbari, perchè in barbare terre pieciola cosa con g l i uomini', p re g o ti , o A lessandro, a ri- sguardare la nazione nostra ; dappoiché tu in grazia d ì essa im prendesti questa spedizione , io d ic o , per congiungere V A s ia alla Q recia. E considera se tornato , un di nell' E u ro p a , debbi tu violentare a ta * le adorazione i G reci che cultissimi sono; o se tralasciandone e s s i , debbi volgere la indecenza, tu tta a' Macedoni tu o i: o se vorrai da ultim o d is tin ti i r i t i ossequio, ed essere da' G rec i, e da' Macedoni r ive r ito all umana e qual G reco , m a barbaricamente da' barbari so li. Se di C iro , figliuolo di Cambise , dicesi che esso il prim o de m ortali fo sse adora to , e che da lui venisse in ciò la tan ta um ilia zione de'M edi e de' Persiani ; dev i riflettere insieme che g l i S c iti poveri coni erano, e senza leggi > renderono a questo Ciro g l i umani' pensieri ; che altri S c i t i g li renderono .a D ario , che g l i A te n ie s i ,* g l i Spartani a S erse , che Clearco e Senofonte co' suoi D iecim ila ad A rtaserse , e che tu stesso , o A lessan dro , tu schivo di adorarlo, a D ario g l i rendesti.
i 3. Riuscivano i detti ( l) di Callistene gravissir mi ad Alessandro, ma conformissimi al cuor de’Ma- cedoni. Ond’ è eh’ ei manda ad insistere presso que-
Aaaiano. 9(1) Vedili anrbe in Cnrz»o rei lib. 8. parag. 19. Epli joegini'ge nel parag,
tegnente. Acquis aurihus Caliisthenes valuti vindnx publicae libertaiU audió^ bau#.
i 3© L I B R O• t i , e rammemorare ad essi 1’ adorazione . Se non che dato fine al parlare, ecco i Persiani più riguar- devoli repentinamente si alzano, e lo adorano. Or parendo a Leon nato, regio amico, che un d’ essi adorasse non degnamente; rise dell’ atto vile. Sene corruccio per allora ; ma pacificoglisi poi nuovamente il sovrano ( t) . Scrivesi ancora eh’ ei porse in giro il bere con aurea tazza a' principali co’ quali avea già concertato il culto suo : che il primo che vi beve, sorse e lo adorò, e ne fu da esso baciato : che ciò pur si fece da tutti finché, recata la tazza a e s i liatene , sorse pur egli, e bevve, ma si accostò pel bacio senz’adorare : che Alessandro, parlando a sorte con Efestione, non erasi avveduto se fornito avesse il rito richiesto ; che Demetrio figliuolo di Pito- natto 1’ uno degli amici del rq , venendo il filosofo al bacio , disse che venivaci s«nz’ avere adorato , e che su tal dire Alessandro lo escluse, replicando l'altro : io vado , e perdasi i l bacio . Or io non approvo affatto in ciò quanto portava all’ infamia di A- lessandro, nè gli aspri modi di Gallistene: dico bastare che chi non isdegna d’ esser coi re , prenda un modesto contegno, e ne prosperi quanto si può gl’ interessi ; e giudico che quel filosofo non a torto incorresse la indignazione sovrana per la lioenza intempestiva del dire, e per la stolidità dell’ arroganza. £ però conchiudo che senza difficoltà diedesi o- recchio alle dinunzie, che egli avea parte co’ giovani congiurati, o che istigati alla congiura gli aveva(2). Fu poi questa così.
14. Avea Filippo già destioato che i figli de’ Macedoni incarica, fatti adulti, fossero scelti per guardia sovrana ; doveano questi tenersi a’ servigi- della reai persona, e custodirla quando dormiva . Parimente questi riceveano da’ custodi, e presentavano
(1) Curzio dice il fatto su Poliperconte in tal modo. Palipcrcon qui cuiabat Super regem unum ex hit (degli adoratori ) mento conlinffntem humum per lu - dibrium coepit hortari ut vthementius id quoterei ad terram > elicuitque iram jglexandri : vuol dire : quel Persiano nell* adorare toccA » ba tti col mento la te rra ; c Poliperconte prese ad anim arlo, che piò forte ancora ve lo battesse.
(i) Questa fu svelata al re in Battro: vedi appresso parag. a), di questo lib ro ,
Q U A R T O i 3 iil cavallo al re quando volea cavalcare, e ve lo •oprapponevano essi stessi alla persiana , e lo segui* tavano, partecipi de' suoi diletti nelle cacce. Di questo numero era Ermolao, figlio di Sopolide, giovine dedito, per quanto appariva, alla filosofìa ed a Callistene: e di lui riporta un'antica fama che, andando tra la caccia un cinghiale alla volta di A- lessandro, egli frettoloso lo saettò, talché cadde trafitto. Il re lasciato indietro nel colpo, ed irritatone, fe battere tra la collera il feritore, vedendolo gli a ltr i , e gli ritolse il cavallo. Punto il giovine dalla ingiuria disse a Sostrato di Aminta , suo coetaneo ed amico, che non dovea più vivere se non la vendicava: e Sostrato, amico che ne era, si mise non difficilmente a parte dell’ opera ; e da lui vi furono pur messi Antipatro figlio di Asclepiodoro, di quello che era Satrapo nella Siria, Epimene figlio di Arseo, Anticle di Teocrito, e Filota di Car-* side il Trace. La uotte in che toccò la guardia ad Antipatro era quella destinata appunto ad uccidere il re, con assalirlo nel sonno.' O ra, dicono, che ia questa egli di voler suo tennesi a bere fino al giorno . Per 1’ opposito Aristobolo scrive che una donna di Siria, investita dal nume, diedesi a seguitar* Alessandro, e che Alessandro e il seguito sno ne risero da principio: ma perciocché di poi costei nel- 1’ estro divino gli dicea cose tutte vere, Alessandro non più la ebbe in dispregio, anzi le concedette 1’ ingresso, quando il volesse, o di giorno o di notte , e più volte lo volle mentr’ ei dormiva. Or questa allora, mentr’ ei si ritirava dal bere, gli venne incontro mossa da impulso divino, e lo pregò di tornare a bere nel rimanente ancora della notte. Il re , pigliando questo come un avviso de’ numi, tor- nossene alle bevande , e così venne meno il disegno de’ traditori.
i 5. Nel giorno appresso Epimène di Arseo svelò la macchina a Caricle di Menandro, delizia del- 1’ amor suo, e Caricle la ridisse ad Euriloco fratello di Epimene . Euriloco portatosi al regio padiglio-
132 L I B R One notificò tutto 1* affare a Tolommeo di Lago, gaar-> dia del corpo, e questi al re finalmente, il qual fece arrestare tutti i denunziati da Euriloco. Messi costoro a’tormenti non tacquero della trama, nè di altri che v’erano a parte. Anzi dissero, ( ed Ari- atobolo lo attesta , e Tolommeo vi consente ) che Callistene gli avea sollevati al grande attentato. Li più però non scrivono di questo modo, ma solo che Alessandro credette senza ritrosie la reitade in Gallistene, perchè il filosofo odiava lui, e perchè go- dea la dimestichezza di Ermolao. Altri scrivono'ancora che Ermolao presentato ai Macedoni confessasse di aver congiurato, perchè non doveva un libero genio più soffrire chè Alessandro gl' insultasse : che qui r i disse tu tto per ordine e la morte ingiusta d i F ilo ta , e la più ingiusta ancora di Parm enione , e di a ltr i che allora perirono, la uccisione f a t t a d i Clito tra i calori del vino, il suo vestire a maniera de'M edi, V adorazione decre ta ta , nè ritolta , e quel tanto inebbriar- si e dormirsela : che questi erano i m a li , a’ quali più non reggendo, volea liberare una volta sestesso e i Macedoni: ma che allora esso, e gli altri con esso arrestati, furono lapidaci dagli astanti. Quanto a Palliatene, Aristobolo die», che fu portato in catene }n giro coll*esercito, e che morì di malattia ; ma Tolommeo dice che morì torturato ed appeao. Così storici fedelissimi, compagni allora di Alessandro, non concordano in cose pubblicissime, o certo ad essi non occulte come avvenissero. Anzi su queste altri aggiungono molt’ altro ancora, e non conforme: a me però basta quanto ne ho scritto. Io le ho poste in serie co' fatti di Alessandro su Clito, perchè non aliene da essi, nè succedute molto di poi.
16. Intanto rivenne ad Alessandro un’ ambasceria dagli Sciti di Europa insieme co’messaggieri da lui spediti ai medesimi, perchè erane già morto il monarca al quale andavano, e vi regnava il fratello. Era la somma dell’ambasceria che que’ popoli fa- rebbono quanto si comandasse per Alessandro ; e gli recavano a nome del nuovo re doni di altissimo
Q U A R T O i 33pregio infra loro; e glie ne offerivano sposa la figlia, come vincolo di amicizia e di alleanza fermissima . Che se egli non gradiva sposa tina reai donzella di Scizia, il re suo padre mariterebbe agli amici più intrinseci di Alessandro le figlie de’ principi, e de’ gran magistrati del suo regno. Aggiungevano : che verrebbe, se voleva, egli stesso per udirne in persona i comandi. In questo tempo venne pur Faremàne re de’ Corasme'ni con mille cinquecento a cavallo : dicea di confinare con que’ di Coleo, e colle Amazoni, ed esibivasi di essergli guida, e fornirlo de’ bisogni dell’ e- sercito, se voleva andar tra que’ popoli, e sotto* mettere tutti fin su le spiaggie dell’ Eusino. A- lessandro rispose a’ primi benignissime cose, e con* venevoli a’ tempi, non però bisognargli Scitiche nozze: encomiò 1’ altro, e sei fece amico, ed al- leato , ma gli espresse che non eragli opportuno an* dare allora verso il Ponto. Quindi postolo sotto Artabazo Persiano al quale Alessandro avea subor* dinata la fiattriana, e gli altri Satrapi intorno, lo rimandò tra ’l suo popolo. Gli disse ; che allora lo impegnavano le Indie ; che domate qu es te , avrebbe tu tta l ' A s i a : ed avu ta la , tornerebbe alla G recia , e da questa ne andrebbe per V Ellesponto e la Propon- tide con tu tte le f o r z e di terra e d i mare nel Ponto . Riservasse dunque Foramene per quel tem po , quanto promettea di presente.
17. Egli andò poi nuovamente al,fiume Osso, deliberato di mettersi nella Soddiana, perchè gli si di* ceva, che ivi molti si erano ritirati su luoghi forti » e ricusavano ubbidire al Satrapo, destinatovi da A- lessandro. Preso campo in riva del fiume Osso, ecco non lungi dalla regia tenda nascere una sorgente di acqua , ed una vicina a questa di olio. Udito il portento Tolommeo di Lago, reai guardia del corpo, rapportollo ad Alessandro, ed Alessandro fe sagrifizio su la visione come i sacri vati divisavano; onde Aristandro dichiarò che la fonte di olio era si- guificazion di travagli, ma di travagli che menano
134 L I B R Oalla vittoria. Allora Alessandro lascia Poliperconte Attalo, Gorgia , e Meleagro nella Battriana, eoa ordine che vi sopravveglino, e vi precludano le innovazioni de’ barbari, e vi abbattano quelli che re* sistevano ancora; ed ei tragittasi nella Sqddiana con parte d’ esercito. Divisala in cinque corpi ne diede il comando di tre ad Efestione: e Geno, ed Artabazo presedevano al quarto. Ei marciava col quinto per quella regione alla volta di Maracanda ; e gli altri andavano, come poteasi, conquidendo i barbari concentratisi in luoghi forti, o ricuperandoli spontaneamente a patti. Alfine, dopo avere scorso il più del paese, riunitesi le milizie a Maracanda; Alessandro spedisce Efestione a rimettere gli abitanti per le città della Soddiana: e manda Geno ed Artabazo tra gli Sciti perchè, secondo che gli riferivano, avea Spitamene cercato tra gli Sciti lo scampo. Egli poi trasportandosi col resto delle milizie per la Soddiana, pigliò senza stento quanto teneasi àncora da’ rivoltosi.
18. Intanto che Alessandro insistea su tai cose, Spitamene e con esso alquanti Soddiani fuorusciti, riparatisi nelle terre degli Sciti, accozzarono secen- to Massageti a cavallo, e corsero ad uno de’ castelli contrapposti alla Battriana. Sorpresovi il Castellano che affatto non aspettava nemici, e con esso la guarnigione , uccisero questa , e guardarono 1’ altro in catene. Incoraggiti da tal successo accostaronsi tra pochi giorni ai Zariaspi, con la risoluzione d’ invaderne la città. E già faceano gran prede, e ne tra- - sportavano. Ma trovandosi in quella città taluni , lasciativi per malattia, non però molti, de’cavalieri amici, e con essi Pitone di Sosicle, ivi sopranten» dente a quei che v ' erano del reai servigio, ed Ari- •tonico sonatore di cetera; e già, risanati, trattando questi armi e cavalli; come udirono ia incursione, riunirono ottanta de’ mercenarj a cavallo, che erano in presidio de’ Zariaspi, ed alcuni delia regia corte, e piombarono su' Massageti. Fulminatisi addosso degli Sciti che niente ne sospettavano ritolse-
Q U A R T O i 35ro a prim’ impeto tutta la preda, Decidendovi non pochi di quelli che la portavano. Ma poi tornando fuor di ordine , come liberi dal comando di a ltr i , Spitamene e gli Sciti li colsero tra le insidie, ed uccisero sette de’ regii amici, e settanta de' merce- narj a cavallo . Ivi cadde anche Aristonico , quel delia cetera, ma da valoroso, più che i sonatori non sogliano; e Pitone, ferito, rimase prigioniero. Corse (i) a tal nuova Cratero contro ai Massageti: e questi, uditolo che veniva, fuggirono incontanente verso il deserto . Gl’ inseguì 1' altro , é non lungi dal deserto *’ imbattè eoo efeei , e con circa altri mille Massageti a cavallo. Arsavi battaglia vivissima » la vinsero i Macedoni, morendovi cento cinquanta degli Sciti a cavallo : gli altri iavolaroosi, nè difficilmente » pel deserto, impraticabile a più seguitarli.
19. In questo mezzo Alessandro levò Artabazo che gliel dimandava pe’ molti suoi anni, dal satrapato de’ Battriani, e posevi Aminta figlio di Niccola. Poi lascia nella Soddiana Ceno eon le sue milizie e con quelle di Meleagro, e lasciavi quattrocento del corpo de’ cavalieri amici , quanti saettavano cavalcando , e li Soddiani, e Battriani, già comandati da A- minta, con ordine che dipendessero tutti da Ceno e
ella regione,, se mai vi
si raggirasse fra tale stagione . Spitamene co’ suoi , veduto ogni luogo occupato con presidj Macedoni , e divenuta la sua fuga affatto malagevole ; s’indirizzò contro Ceno e la sua gente, perchè in quella parte ei potrebbe combattere meglio ancora. Venuto a G aba, paese forte Soddiano , confinante co’ Sciti Massageti invogliò senza difficoltà tremila a cavallo di questi a coadiuvarlo contro la Soddiana: « non è già difficile sospingerli da guerra in guerra, per-* che pieni son di miseria, nè tengono città , nè sedi stabili, onde restino per le amate lor cose . C cdo , saputo, che venivano a lu i , movesi per incontrarli
(0 Citriio lib. 8. parig . i. Cfleriter ari Craterum hujus cladis fama perlaté t ì t , qui cum òmni equilatu superrtait. Vi è fe rd divario nè* la tcood «
passassero ivi V1 inverno per guardia d e per insidiarvi e prendervi Spitamene
i36 L I B R Ocoll’armata'. Sortene battaglia vira, ma la vittoria fu de’ Macedoni . Caddero io quell’ azione più che ottocento de’ barbari a cavallo, e circa venticinque , aneli’ essi a cavallo, e dodici appiede de’ seguaci di Ceno. I Soddiani sopravanzati a Spitamene, e molti pure de’ Battriani lo abbandonarono tra la fuga, e vennero a Ceno, e si resero . 1 Massageti Sciti , avuto il mal termine , saccheggiano le bagaglie di questi, già compagni loro nel combattere , e riparatisi con Spitamene tra’ deserti. Ma adito poi che Alessandro lanciavasi ad inseguirli fino in qae’ luoghi, troncano la testa di Spitamene, e glie la mandano per deviarlo eoo tal fatto da loro.
20. Intanto tornarono ad Alessandro in Nautaca Ceno, e Cratero, come Frataferne e Stasanore , Satrapo l’ uno de’Farti, e l’ altro degli Ari; perchè ne aveano adempiti già tutti i comandi . Egli teneva l ’ esercito in calma a Nautaca, perchè era il colmo d'inverno : tuttavia mandò Frataferne tra i Mardi e i Tapùri affinchè glie ne riportasse Fradate il Satrapo , il quale richiamatone più volte, non- avealor ascoltato . Dispacciò per satrapi , Stasanore fra i Drangi, e Atropàte tra i Medi; perchè Esodàte che era tra’ Medi pareagli male animato . Inviò Stamène a Babilonia su la nuova che eravi morto Mazeo che vi comandava; e spedì Sopoli, Epocillo, e Menida nella Macedonia affinchè gli menassero soldatesca da que’ luoghi. Egli poi ricomparendo ornai la prima* vera avanzasi verso la gran P ie tra della Soddiana , ove diceansi ricoverati molti di quel popolo, la moglie, e le figlie di Ossiarte Battriano trasmessevi, come à sito insuperabile, da lui medesimo, ribellatosi da’Macedoni. Sembrava ad Alessandro che presa questa Pietra non rimarrebbe altro scampo ai Soddiani, vogliosi di sommoversi. Fattolesi però da vicino trova che era scraripevole da ogni parte per 1’ assalto : che aveanci portato frumento per assedio diuturno; e che la molta neve sopraccaduta ne difficoltava ancora l’andarvi a’Macedoni, e dava a’barbari copiose le acque. Nondimeno ei risolvè di
Q U A R T O i $ f«■salirla , ponto insieme da stimoli di rabbia e di onore per le arroganze dette da* barbari . Imperocché avendoli Alessandro invitati a colloquio, e prò* mettendo a tutti salve le persone , e libero il ritor- no alle patrie, se cedeano quel luogo; essi, sghignandone barbaricamente , io esortavano a cercarsi prima alate milizie per isoidarneli ; giacché altri- meote di niun vi temevano. Pertanto ei promette a suono di banditore un premio di dodici talenti al primo che salgavi ; uno al secondo , uno al terzo di somme- via via men grandi , e così dipoi, talché 1’ ultimo salitore otterrebberte trecento darichi; e 1* promessa accalorò più ancora i Macedoni animativi già per se stessi. Adunque congregatisi ( e trecento furono) quei che avean cura di rompicapi per l’alto negli assedj , e fornitisi de’ ferrei pali co' quali piantavan le tende , affine di conficcarli dove si vedesse o ghiaccio, o sito affatto senza neve, e legatili eoo funi tenacissime, vansene tra la notte alla parte più precipitosa, e però men guardata di quella pietra. E conficcando i pali su la terra nuda, o sul ghiaccio meno frangibile, tirano se stessi quà e là su per l'altura. Ne perirono in tal viaggio trenta , nè più sen trovarono, onde seppellirli, i cadaveri, precipitati giù fra le nevi. Gli altri guadagnate con ascendere fino all' alba le cime del monte , « diedero a sventolarvi de’ veli a vista del campo Macedone, com’era loro prescritto. Allora Alessandro fa chiamare il banditore ed intimare ai barbari , primi di guardia, che si rendano e non tardino , che già si erano trovati gli uomini delle ali e che già stavano su la sommità dei monte ; ed intanto additavano la milizia , che vi soprastava. Stupefatti i barbari dallo spettacolo incompremibile , ed immaginatasi tale milizia assai numerosa e ben armata, si resero; tanto l’aspetto di pochi Macedoni gl’ intimorì !
2i. Furono ivi prete le mogli e le figlie dimoiti, e con esse la moglie e le figlie di Ossiarte . Or ci avea tra queste di Ossiarte una donzella (e Rossano
138 L I B R Oerane il nome) florida appunto da marito: e dl60« no quei che militarono con Alessandro che in Asia dopo la sposa di Dario era la più bella a vedere : <;he vedutala, Alessandro ne ardesse? di amore ; ma che ardendone , lungi dal profanarla ■ prigioniera , non isdegnò di torsela in moglie: ciocché io lodo * anzi che io biasimi. Quanto alla donna di Dario, tenuta per la più bella fra le Asiane, esso o non sentì desiderj, o li dominò, quantunque nel brio degli anni e della sorte , quando gli uomini insolentiscono: preso da verecondia, la risparmiò con moderazione grande, e per appetenza non dispregevole di fama buona . Dicesi insieme che poco dopo la battaglia avvenuta in Isso fVa Dario e lu i, corresse a Dario 1’ eunuco custode della sua moglie ; che Dario al primo vederlo dimandò se viveano le figlie, i figli, la moglie, e la madre: che uditele vive, e nominate regine, e servite appunto come presso di lui* richiese ancora se immacolata gli si mantenea la consorte: che saputala immacolata, interrogò di bel nuovo , se fossele fatto nulla di violento da Alessandro per infamargliela; e l'eunuco replicò con giuramento:o S ir e , la tua moglie è quale appunto la lasciavi : ed Alessandro è i l p iù buono e più continente de' morta l i . Che allora Dario sollevasse le mani al cielo, e così pregasse: Num e al quale si aspetta regolare le vicende de' monarchi f r a g l i uomini , tu che me lo davi , tu conservami i l regno de* M e d i , e de’ Per* s ian i. Ma se ne* decreti tuo i io più non sono i l re dell' A s ia } deh ! non trasferire ad a ltr i che ad A - lessandro la mia p o ten za . Così neppur da’ nemici trascuransi le onorate azioni I Ossiarte udito prigionieri i figli, e la cura che Alessandro prendea di Rossane, animatosene venne, e stette presso lui con dignità conveniente a pari avventura.
22. Finite le operazioni della Soddiana, e pigliatovi quel dirupo, il re marciò tra i Paratachi, perché diceasi che molti barbari teneano ivi ancora un luogp forte ed un* altra pietra ; che la pietra chia- mavasi di Coriqpe. Erasi ia questa rifuggito Corie-
Q U A U T O i 3gn e stesso o non pochi altri principi! stesa Venti sta-1 dj in alto e sessanta nel circuito vedeasi dirottissima da ogni lato: non vi conducea se non una strad a , ed angusta, nè agevole, come fattavi in onta del luogo ; talché riusciva a pena ascendervi ad ano ad ubo, quando ancora niuno vi si opponesse : finalmente òingeala abbasso intorno intorno una valle voraginosa in modo, che dovea molto innanzi riempiere questa chi volea co’ soldati moversi dal piano al- r assalto. Nondimeno Alessandro si accinse all9 opera, pensando dover essergli ogoi luogo accessibile ed e- spugnabile; tanto era innanzi per ardimento, e fortuna! Adunque tagliando degli abeti ( perocché altissimi ve ne erano ed in copia intorno del monte ) fecene lavorar delle scale onde i soldati, nè già v’e** ra altro mezzo, calassero nella voragine. Tra giorno lavorava mezzo esercito, e vi soprastava il re stesso : lavorava tra la notte 1’ altro mezzo esercito suddiviso in tre parti, e vi presedeano, secondo gli ordini a vicenda, Perdicca, Leonnato, o Tolommeo di Lago, guardie del corpo. Ma sebbenetravagliassevi tutta 1’ armata, non procedeasi più che venti cubiti nel lavoro diurno, e poco meno in quel della notte. Tanto era il luogo rovinoso, incommodo il lavorarvi ! Calando colle scale tra la voragine conficcavano, dove era più angusta, de* travicelli con distanza proporzionata al peso e concatenazione delle cose da so- prappqrvi, e vi soprapposero de’ graticci a forma di ponte, e ve li collegarono, e portaronvi sopra della terra , onde dare dal piano all’ esercito il transito verso quella pietra . Se ne beffarono i barbari su la prime , come d’ impresa affatto non riuscibile . M& quando poi giunsero i dardi su loro, nè poteano i dardi loro giungere dall’ alto ad impedire i Macedoni, i quali s’ avean fatto come un tetto, onde lavorarvi di sotto senza offesa; sbigottito allora Corie- ne da quanto facevasi, mandò pregando Alessandro che gl’ inviasse Ossiarte, e glie lo inviò. Pervenuto Ossiarte a lui lo esortò di rendere se stesso e quel luogo; non essendovi cosa insuperabile ad Alessaa-
• 14° L I B R Odro ed a’ soldati aaoi. Che ee rolgeasi alla buoos fede ed amicizia di quel principe; egli potea lodargliene sovranamente ia osservanza e la integrità, soprattutto coll9 esempio e prova di ae medesimo . Persuaso Goriene da que’ detti, venne ad Alessandro egli ed alcuni suoi familiari. Diè quegli risposte benevole , ansi pegni di amicizia a Goriene, e ritennelo presso di se; ma fece tornare alcuni de* compagni tra gli assediati per ordinare che cedessero; e cederono. Allora Alessandro pigliati cinquecento de’ suoi con gli scudi ascese a vedere il castello. Fu poi tanto lontano da ogni segno d’ inclemenza verso Goriene, che gli amdò di ndovo quel posto; e concedè che comandasse a quanti comandava per addietro. Avea l’ esercito Macedone sofferto nell’ inverno per la molta neve caduta tra l’assedio, e penuriava insieme de’ viveri ; ond’ è che Goriene glie ne somministrò per due mesi. Egli diede grano e vino di que’ che serbavansi entro la pietra : e diede ancora carni salate di tenda in tenda: e datone, diceva che non avea consumato nemmeno il decimo di quanto era preparato per 1' assedio. C06Ì ceduto avendo anzi di buon volere che a forza, divenne più pregevole ancora ad Alessandro.
23. Compiute tali cose Alessandro si diresse a Battro: ma spedì Cratero con secento de’cavalieri amici , e con la fanteria sua, con quella di Polipercon- te, di Attalo, e di Alceta contro Catene ed Austane, i quali soli rimaneanci de’ ribelli nella Puntacene. Attaccatasi grande battaglia con essi, vinse Cratero . Catene morì combattendo; ed Austane fu preso e portato ad Alessandro (1). Perirono del seguito loro cento, venti a cavallo, e circa mille cinquecento appie- de. Fatto ciò, ne andò Cratero ancora a Battro : e qui furono svelate al monarca le macchinazioni di Callistene e de’giovani. Ma declinando ornai la primavera , lasciò nella Battriana Aminta con diecimila
(i) '"’ijraio lib. #. pariRr. t7 . Cratenim ad perseguendum Auslanem et Cateti em sui ab ipso de/eceroni, m isit. Quorum Ausianes captui est, Catenes in praelio occisus.
Q U A R T O 141fanti e tremila cinquecento a cavallo, e marciò coll ’ esercito verso gl’ Indiani. Passato il Caucaso (1), giunse in dieci giorni ad Alessandria, città da lui fondata tra’ Parapamisadi la prima volta che venne a Battro.: e parendogli che non avessevi ben governato , levò dal comando quello eh’ eravi stato già destinato ; e postovi Nicànore, 1’ uno degli amici suoi, ne accrebbe la popolazione con altri de’ confinanti, e con gl’ invalidi dell’ armata. Mise Tiriaspe per satrapo deUa regione de’ Parapamisadi, e dell’ altra fino al fiume Cofène. Giunto alla città di Nicea, e fattovi sagrifizio a Minerva, prese il cammino alla volta appunto del Cofèiie; facendo precedere un mes- saggiero per avvertire Tassilo ed altri di qua di questo fiume affinchè gli uscissero incontro secondo che si approssimasse a loro: ed incontro ne uscirono Tassilo ed altri, recapdogli doni pregiatissimi fra gl’indiani, e dicendo insieme che a lui darebbo- no gli elefanti che aveano; ed erano venticinque.
24. Poi divise l'esercito, e spedì verso del fiume Indo nella Peucelaotide Efestione, e Perdicca colle milizie di Gorgia, di Clito, e di Meleagro, con metà do* cavalieri amici, e con tutti i cavalieri mercenarj; dando ordine che riducessero, dovunque passavano, tulio in loro potere colla forza, o per patti; e che giunti in riva dell’ indo vi apparecchiassero quanto bisognava per tragittarlo. Marciarono con essi anche Tassilo ed altri rettori di popoli ; e pervenuti all’ Indo eseguirono quant’ era prescritto da Alessandro. Aste il capo della Peucelaotide facendo de’movimenti rovinò sestesso e la città dov’ erasi riparato . Imperocché le milizie di Efestione assediarono e presero questa in trenta giorni, e così quegli fu ucciso, e la città fu sottomessa al governo di rfangeo. Costui fuggendo per addietro le ire di Aste avea cercato uno «campo presso Tassilo; e ciò gli avea guadagnata la fiducia di Alessandro.
2Ó. Nel tempo stesso inoltravasi Alessandro ai paesi degli Aspj, de 'Turej, degli Arasàci menando eoa
(1) Quia P ira p im iso ; vedi la nota al ». j j . del lib re ). •
se le milizie munite di scudo, la parte de’ cavalieri amici non data ad Efestione, le schiere chiamate degli Assèteri, gli arcieri, gli Agriani, ed altri che tiravano frecce cavalcando. Andatone lungo il fiume Ghoe per vie montuose ed aspre, passò pur esso con fatica. Poi dato ordine al grosso della fanteria chelo seguisse pian piano, egli accelerò la marcia con tutta la cavalleria, e con ottocento di fanteria Macedone fatti salire anch’ essi a cavallo sebbene conlo scudo da finte, perchè gli diceano che i barbari i quali abitavano que’ luoghi, eransi ritirati au pe' monti, e nelle città più forti, onde resistere. E mossosi contro la prima città che trovò fabbricata lungo la strada, fece, attaccandoli, ripiegarvisi e rinchiudervìsi i soldati che v* erano schierati di fuo- ra ; ma egli fu ferito in un omero attraverso della corazza ; non però grande ne fu la ferita, perchè la corazza stessa impedì che vi si profondasse. Anche Tolommeo di Lago eLeonaato v’ebbero il colpo loro. Adunque ei si pose a campo presso le mura, là dove pareano queste meno diffìcili. Doppio ne era il giro; ma, nata la «uova alba, egli internò senza stento i Macedoni nel primo, perchè malfatto : resisterono i barbari alcun poco nel secondo, ma quando poi furono messe le scale, e li difensori furono intorno il bersaglio di un nembo di strali; più non sostennero, e fuggirono per le porte verso de’ mont i . Ma taluni appunto in quella fuga perirono: e li Macedoni ne posero a morte quanti ne imprigionavano, esasperati che il re loro fosse stato da essi ferito; e tnttavia la più parte s’involò tra’ monti perchè non lontani dalla c ittà . Il monarca distrusse questa , e procedette ad Andràca, città pur essa . Ma dataglisi a patti e pigliatala; lasciò Cratero con altri duci di fanteria perchè sottomettessero oolla forza le altre città che ripugnavano al giungervi loro,
perchè vi ordinassero la regione, come tornava il meglio per le circostanze presenti. Egli poi conducendo i soldati coi scudi, gli arcieri, gli Agriani, la milizia tli Ceno, e di Attalo, il Reai corpo di ca-
tfyn L I B R O
Q U A R T O 14.3valleria, quattro bande di altri cavalieri amici, e metà di quelli che saettavano cavalcando , marciò verso il fiume Evaspla là dove stavasi il capo degli Aspj : e con gran viaggio in due giorni giunse & quel lpogo , I barbari , sentitone che avvicinava s i, incendiarono la 1 città, e fuggirono. Gl*inseguì l’inimico fino ai monti ; e molta fu la strage di essi prima che si allontanassero in luoghi impraticabili . Tolommeo figliuolo di Lago videne presso di un colle il capo Indiano con moltitudine cinta di scudo, e quantunque esso Tolommeo si trovasse con assai meno gente, spronoglisi incontra: ma riuscendo l’altura difficile da trascorrerla, lascia ed affida il cavallo ad nao dei scudieri perchè gliel conduca, e postosi appiedo , va quanto può veloce su l’ Indiano . Costui vedutolo ornai vicino si scagliò pur egli co’ suoi per affrontarlo : gli diè coll’alabarda per la lorica al petto , ma la lorica stessa tenne il colpo : quand’ecco l’altro trafigge da banda a banda il femore all’Tndiano, e lo rovescia, e lo spoglia . 1 barbari che lo seguivano , mirando a terra il duce loro , più non restarono) ma gli altri che osservavano di su da’ monti che erano tolto il cadavere, infuriatine, corsero, e combatterono snl colle vivissimamente per (esso. Era già quivi Alessandro co’ fanti che avea fatti scendere di cavallo; e questi piombarono su loro, e li respinsero, ma eoo fatica su’ monti.
26. Dopo questo Alessandro venne alla città nominata Arigeo, ma la trovò incendiata , e deserta dagli abitanti. E q u i , dopo averne eseguiti tutti i comandi, si ricondusse a lui Cratero coll’ esercito. Adunque impose a costui di restaurar la città, come benissimo situata, perchè si abitasse, e di ripopolarla con de’ confinanti volontarj e con gl’ invalidi dell’ armata; ed egli marciò là dove djceasi fuggito il più di que’ barbari. Giunto ad un monte, posene il campo alle radici. Frattanto Tolommeo figlio di Lago spedito a foraggiare, inoltrasi con pochi, per esplorare, molto da lungi, e riferisce che vedeansi più fuochi negli alloggiamenti nemici che ne’ loro.
144 L I B R ONon credette Alessandro a tal moltitudine di fuochi ; ben conoscendo però che ivi era un complesso di barbari, lascia porzion dell’ esercito appiè dei monte , dov’ era il campo, e ne mena seco quella che parevagli bastare secondo i racconti . Cbme poi vide vicini i fuochi, la suddivise in tre parti. £ di nna diede il comando a Leon nato regia guardia del -corpo , congiungendogli ancora le truppe di Balacro e di Attalo: Tolommeo di lago ebbe a reggere la feconda , come pnre un terzo dei regj guerrieri con gli scudi, e le milizie di Filippo e di Filota, due mila arcieri , gli Agriani , e metà de’ cavalieri; ed egli stesso marciò colla tersa parte dove i barbari si trovavano con più numero. Avvedutisi questi (giacché teneano le alture) del giugnere del nemico, em- pironsi di bella speranza su la moltitudine loro, come di dispreizo pe’ Macedoni che sembravano pp* chi; e calarono in campo. Fecesi grande battaglia, ed Alessandro vinsevi; nè già con stento. Tolommeo non trovavasi in luogo pari a fronte de’ barbari, perchè questi, preso un colle, eransi schierati con linea assai larga su la pendice : ond’ è eh’ ei si trasse in parte la più facile da combattervi, nè già ricinse tutto il colle; ma ne lasciò libero un tratto, per onde fuggissero, se volevano, i barbari. Anche tra questi sorse mischia gravissima per la difficoltà del sito, e perchè gl’ Indiani , non che siano come loro, Superano moltissimo in valore i popoli intorno: nondimeno anch’ essi furono cacciati pe’ Macedoni dal monte. Adoperarono altrettanto le milizie di Leonnato , le quali formavano la terza parte di quell’ armata, e vinsero ugnalmente i loro competitori. Scrive Tolommeo che furono presi in tutto quaranta mila uomini, e più che dugento trenta mi- gliaja di bovi : e che tra’ bovi Alessandro scelse e volle trasmetterne a' lavorar la Macedonia i più belli a vedere; perchè troppa glie ne parea la speciosità delle fattezze e dplla mole .
27. Di là ne andò verso gli Ass.ic<»ni, perchè gli ai diceva essersi apparecchiati a combattere, e te-
Q U A R T O 145aere due mila a cavallo, trentamila appiede, e trenta elefanti. £ Cratero, riedificata la città per la rie- dificazion della quale era stato lasciato, aveagli già riportate le milizie grevi, e le macchine per gli aa- •edj, se mai dovessero farsene. Marciando il monarca al suo scopo con il corpo de’cavalieri amici, eoa que’che saettavano cavalcando, con le milizie di Geno e di Poliperconte, coi mille degli Agriani, e eoa gli arcieri, passò le terre dei Gurei, e trascese il fiume, anch’esso detto Gureo, ma con difficoltà, per l ’alveo profondo di esso, e perchè la corrente eran* impetuosa , e perchè i sassi rotondi che aveanci, riuscivano nel transito sdrucciolevoli. I barbari, conosciuto il giunger di lui non ebbero fiducia su di una battaglia campale: ma scompartitisi idearono difendere e salvare, come poteano, le città loro. Adunque Alessandro sul bel primo corse a Massàga la più grande delle città de’ contorni. Avvicinatosene allo stura; appena i barbari ne videro accampato l’esercito, confidando su i mercenarj loro che erano settemila dell’ india interiore, corsero per assalirveli. Scorgeva il re che pugnerebbesi troppo da vicino allo mura, e bramò portameli più da lontano, affinchè •e fossero fugati (e ben prevedeva che lo sarebbo- no) non vi si riparassero iu un subito, e avesservi facile scampo . Pertanto vistili che accorrevano , fa che i Macedoni voltino faccia, e ritirinsi ad un colle , distante al più sette stadj dal fiume Gureo, dove ideava di porre il campo. Animatisene quelli, quasi questi fuggissero, ne venivano correndo e sena ordine: ma non sì tosto furono sotto il tiro dell’ arco, il re , come avea disegnato, rivolgevi, e fa correre anch’esso la sua milizia su loro. Piombarono i primi su i barbari gli Agriani, gli arcieri, e i lancia- tori a cavallo ; quando giunse Alessandro con la falange ordinata. Sbalorditi gl’indiani dal fatto impensato, e già venuti alle mani piegarono, e fuggirono alla città: ne morirono circa dugento, e gli altri si rinchiusero tra le mura. Alessandro v’accostò 1$ falange, ma ne fu dall’alto saetta-
A f t M A N O . 1 0
146 L I B R Oto , non però gravemente, nel malleolo. V’accostò nel giorno seguente le macchine, e ne mise una p arte a terra senza travaglio. Forzarono per questa l’ in gresso i Macedoni, ma contrastavalo magnanimamente l’indiano, intanto che per quel giorno Alessandro richiamò le milizie. Fu nel giorno appresso rad doppiato l’assalto, e sopraddotta una torre di legno alle mura. Ond’ è che i lanciatori saettando colpi da questa e dalle macchine, repressero molto gl’in diani; non però poterono nemmeno questo giorno cacciarsi fra le mura. Nel terzo giorno ravvicinò la falange , e calò dalla torre un ponte su le mura dov’e- rano state rotte, e mandavaci per esso i soldati con10 scudo, i quali gli aveano egualmente presa Tiro: ma sospingendovisi per l'ardore, troppi ad un tempo, ricevette peso sproporzionato, e cede, rovinando con esso i Macedoni. Veduto il successo, altri dei barbari alzato un grido li tempestavano dalle mura co’sassi; co'dardi, con quanto aveano alle mani o poterono allora afferrare) ed altri saltando fuora da porticelle ( che ce ne avea qua e 111 fra torre e torre )11 coprirono di ferite, appunto in tanto disordine. 11 re spedì bentosto Alceta colle sue truppe a raccoglierei feriti, e richiamare al campo quanti combattevano ancora. Nel quarto giorno stese parimente con altra macchina altro ponte sul muro. Vi contrastettero i barbari fortissimamente, finché fu vivo il comandante del luogo: morto però lui per un colpo venuto da lina macchina, essendo ornai mancati parecchi di loro per l’assedio continuo, e molti essendo feriti né validi all’armi, inviarono ad Alessandro; il quale ebbe caro di salvare quei bravi. Egli s’ accordò con
f;l’ Indiani di soldo, a condizione, che dovessero imitare per esso in forma di on altro esercito : e que
sti uscirono colle armi, e si misero da parte in un colle contrapposto al campo Macedone. Ideavano fuggirsene tra la notte, e rendersi ciascuno alla sua gente, insofferenti di portare le armi, essi Indiani, contro gl'indiani. Avvertitone il Grande Alessandro circondò tra la notte il colle eoa tutto l’esercito, vi
Q U A R T O 147prese iù mezzo quella moltitudine; e gli fu tutta «agrificio. Quindi invase colle arme in pugno la città diserta di difensori, e feoevi prigionieri la madre e la figlia di Associno. Perirono ad Alessandro in tutto quell’assedio venticinque militari.
28. Quindi spedì Geno a Baeira (1) sai pensiero che que1 cittadini, udita la presa degli Assaceni, si renderebbero; ma spedì Attalo, Alceta, e Demetrio r uno de* prefetti dei cavalieri ad Ora città pur essa, con ordine che la circonvallassero, premendola con assedio fino al suo arrivo: Sboccarono, egli è vero, da entro addosso di Alceta ; ma li Macedoni senza difficoltà ve li respinsero, e ve li tennero a forza fra la circonvallazione. Non ottenne così Geno il regio intento su que’ di Bazira ; imperocché raiHdati sul luogo, altissimo e munito di ottime mura intorno, non davano niun segno di concordarsi; ond’è che vi accorse Alessandro medesimo. Prima però marciò verso di Ora, perchè avea risaputo, che erano per entrarvi di soppiatto alquanti de’ barbari intorno, spediti appunto per questo da Abbisàro. Anzi volle che anche Geno ne andasse a lui colle truppe dopo che avesse fondato un castello ben forte rim petto a Bazira, e lasciata in esso guarnigione abbastanza, sicché quelli della città non si giovassero impunemente del territorio. Ma questi veduto che Geno s’ era partito col più de9 Macedoni, tennero in non cale gli altri come non hastevoli a misurarsi con essi , ed uscirono in campo. Appiccatasi cruda battaglia, rimasero estinti circa cinquecento, e prigionieri più che settanta de’barbari: gli altri ricoverarouti alla città, privati del territorio più rigorosamente ancora da quei del castello. Noa riuscì poi molesto ad Alessandro l’ assedio di O r a : ma dato l’assalto alle mura, bentosto la espugnò ; pigliandovi quanti elefanti vi erano. A tal nuova diffidatisi quei di Bazira delle cose loro, se ne involarono, fuggendo nel
(1) Cnriio lib. *. p a n e . «rive Sezìr/t. Superato deinde Chnaspe amne(è il C h o c di Airiuno) Cacaon in obsidione urbis opulcntae (Uczinm incoia0vocantl retiquil.
i4« L I B R Omezzo della notte alla gran p ie t r a , come pare face-* vano gli altri barbari i quali tutti lasciavano le loro città e correano ad essa p ie tra , chiamata Aorno ih que’ luoghi. Certamente ivi è questa una gran cosa j e la fama ridice che Ercole il figlio di Giove, non valse nemmen egli ad espugnare quel luogo ( l ) . Io poi non ho come stabilire qual degli Ercoli andasse nell’ Indie, se quel di Tebe, o di Tiro, o se l’altro di Egitto: anzi penso dire con verità, che niuno mai ve ne andasse. Imperocché gli uomini nelle cose difficili esagerano la difficoltà , finché ardue siano ad Ercole stesso. E quindi vo’ credere che a magnificare piò che vi si fece, si parlasse pur d’Ercole in rispetto di questa p ie tra . Dicono che il giro di essa è dq- gento stadj, undici l’altezza , dove mén sorge , ed pnica la via per ascendervi, fattavi ad arte, e malagevole : che su le cime evvi acqua pura e copiosa, plie versasi da una fonte come dalle fonti 1’ acqqa suol correre: ch’evvi selva, e terra huooa da coltivare , quanto ne basta a mille uomini. Alessandro in udir tali cose arse dal desiderio di espugnare quel monte niente meno che per la favola divulgatane di Ercole (a).
29. Fece di Ora e Massaga due città di presidia per la regione: e spianò (3) le mura di Bazira: Efe- srione e Perdicca spianarono d’ordin suo quelle di Orobate, e lasciatavi una guarnigione si avviarono «Ha volta dell’lodo. Giuntivi, eseguirono quanto era stato prescritto loro per gittare il ponte su questo fiume . Intanto Alessandro costituì Nicànore 1’ uno de’cavalieri amici, per satrapo delle terre di qua dall’indo. S’ incamminò poi da principio verso il fin-
(1) Cnrzio lib. 0. para*. Quorum incoine armati petratti Aor non eccu- fnvrrunt . Hanc ah Bercuie fruitra ohsessam esse terrae que motu coactum Esistere fama vulgaverat. Anche Strabo ne nel lib- i j- parla di questo assedio *ano di E rco le .
(i) E ’ curioso di vedere questo Alessandro tutto intento ad espugnare le cime delle m o rta g n f . Forte le vedea confinar colle nuvole, ed augnravasi trovarvi un passaggi» agli altri mondi, de’ quali tanti ne ideava.
(?) Cosi interpreta Facio. Il nuovo traduttore là intenderei anzi che le ■ ra ra si rifecero.- e tale par evrre il ;en-o del verbo (reco secondo i lessici s u il senso di Facio par quello del testo.
t t ie ,è ricévette a patti la città di Peuciliote, che era non lontana da questo, e misevi un presidio Ma* Cedone, e Filippo per comandante. Prese ancora al» tre cittadelle edificate in riva della borrente mentre Cofeo, éd Assagete, i capi della provincia, andavano seguitandolo. Giunto ad £mbolima città vicina al gran sasso di Aorno vi lasciò Gratero con metà dell’ esercito, affinchè vi recasse il più che potea di viveri, e quanto bisogna nelle grandi permanenze. Imperocchéi voleva che i Macedoni di qua si movessero, e rifinissero con assedio diuturno quei di Aor- iio, se non li espugnava a prim’impeto. Intanto egli prende gli aroieri, gli Agriani, le truppe di Geno, fc sceltisi dal resto deila falange i più spediti e meglio armati, dugento degli amici, e Cento de’ saefc- tieri a cavallo marcia al monte. Alloggiò per quel giorno in luogo che parevagli buono: nell'altro procedendo Un poco più oltre, accampò di bel nuovo presso al gran masso. £ qui venuti alcuni de’confinanti gli si diedero, e dissero che lo guiderebbero essi alla parte più acconcia per combattervi, e dalla quale non gli sarebbe difficile lo espugnare quel luogo. Pertanto ei manda con loro Tolommeo di Lago , regia guardia del corpo cinto Vagli Agriani, da altri soldati spediti, e dal fiore di quelli che porta* Iran lo scudo) ordinando, che sormontatovi, presidiasse ben bene quel posto, e dessene il segno. An- dò, s’ inerpicò, prese, non visto da’ barbari, il sito jlo circondò di fossa e steccato, e mise in alto una face in parte visibile ad Alessandro: e questi osservatala inoltrò nel giorno appresso la truppa sua per l’assalto : ma contrastatovi da’ nemici e dal sito non potè far più di tanto. I barbari, veduto com’ era l’assalto impraticabile per Alessandro, si volsero ad investir Tolommeo. Fecesi battaglia acerba di essi e dei Macedoni . Erano i primi tutto ardore pei* ischiantar lo steccato, gli altri per difenderlo. Ma scontratavi i barbari la peggio , venuta la notte si ritirarono. Alessandro, scelto uno degl’indiani fug* gitisi a lui, fedele, e perito.de’luoghi, lo spedì tr*
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i 5o L I B R Ola notte a Tolommeo con 4ettera ove scriveva : cita egli darebbe l’assalto, ma che dandolo, intanto esso Tolommeo non che appagarsi di guardare il suo posto, piombasse dall’alto su i barbari; affinchè investiti da due parti combattessero, incerti almeno. £ fatto giorno levò dal campo e portò le milizie là dove era salito Tolommeo sebza esserne veduto, pensando che se potea per indi riunirsi a forza con Tolommeo, non gli sarebbe l’ impresa dall’ ora in poi disastrosa. Or fu appunto così: perocché forzandonei Macedoni l’ andarvi, i barbari ne li respingevano, con battaglia ostrinata fra loro lino al meriggio. Non cessando però li Macedoni di sottentrare gli uni agli altri a riposo de’ primi, restarono, già piegando i l giorno, quantunque a stento , padroni del transito » e si congiunsero con gli altri di Tolommeo. Si mossero così congiunti, di nuovo per assalir la gran Pietra : ma fu difficile ancora l’andarvi ; ed intantoil giorno finì. Su l’alba comanda ai soldati che taglino ciascuno cento pali, e tagliatili prende a tirare , dandovi esso il principio, un argine terrapieno dalla cima del colle, dove accampavano, verso la pietra, fintantoché potessero giunger* su i difensorii colpi degli archi, e gli altri lanciati dalle macchine ( i) . Dava mano a quell’ opera tutto 1’ esercito: e lo stesso monarca erane spettatore, ed encomiava o sgridava chiunque avanzavasi per ardore,o per codardìa v’ impigriva. Nel primo giorno l’ esercito fece intorno ad uno stadio di argine terrapieno: nel giorno appresso i frombolieri e le macchine scagliando colpi da quello fattone fin allora , impedirono le incursioni degl'indiani contro gli uomini che lo continuavano : e così con tre giorni interi fu quel luogo cinto di argine . Nel quarto non molti Macedoni presero un colle, picciolo s ì, ma pari d’altezza alla Pietra ; ed Alessandro senza indugio proseguì l’argine, volendo estenderlo fino al colte occu-
(0 Qnc<to argine era come b iv i strada (pitale la quale saliva verso la cima > cominciando dal posto dov’era Tolom m eo.
Q U A R T O i 5 ipato. Sbalorditi gl’indiani all* audacia inimmaginabile di avete i Macedoni forzato il colle, e già vedendo che 1’ argine vi si tii'ava, sospesero le resistente , e spedirono dicendo ad Alessandro che ce.dereb- booo il luogo, se amipettevali a patti. In realtà però disegnavano passar quel giorno in trattati, e poi la notte disperdersi ciascuno verso le sue genti. Informatone il grande Alessandro diè loro tutto il tempo, anzi levò d’ogn'intorno tutti i presidj, e stette aspettando che principiassero ad involarsi. Quindi pigliati circa settecento tra guardie del corpo, e soldati con gli scudi ascese il primo su la Pietra per la parte già derelitta : e li Macedoni vi ascesero ti- randovisi 1" un l’altro chi d’ una chi d’ altra maniera . Or questi volgendosi, ad un segno, su’ barbari che si ritiravano, ne uccisero noti pochi tra la fuga; mentre altri per la paura ne cadevano tra’ dirupi, e morivano. In tal guisa ebbe Alessandro la pietra inespugnabile ad Ercole: fecevi sagrifizio, e messavi guarnigione , diedene la reggenza a Sisicotto il quale da molto innanzi erasi trafugato dogi’Indiani a Besso in Battro ; ed avea, poi, fedelissimo sempre, militato per Alessandro d’allora che questi prese la Battriana.
3o. Dalla rupe s’ incamminò verso gli Assacenii perocché gli era detto che il fratello di Assacano , cogli elefanti, e che molti barbari eransi ritirati ai monti. Venuto alla città di Dirta non trovò niuno nell’interno, o ne’ contorni di essa. Nel giorno appresso spedì Nearco ed Antioco, capi l’uno e l’ altro di mille con gli scudi: ma diede da portarsi a Nearco gli Agriani alla leggiera, e ad Antioco i suoi mille, e altri due tanti. Andavano questi ad esaminare i luoghi, ed arrestare se peteasi de’ barbari} ond’ avere altri lumi su la regione; e piuccbè tutto su ^li elefanti, ed egli frattanto moveasi alla volta dell Indo, precedendolo a gran tratto l’esercito per aprire le strade in que’siti, altronde impraticabili. Prese quivi alcuni pochi de’barbari, e ne udì che gl’ Indiani di quelle terre erano fuggiti a Barisada,
152 L I B R Oe che aveano lasciati gli elefanti ne’ pascoli in riv& dell’lodo. Adunque comandò che guidassero lai appunto doy*erano. Vivono tra quelle genti (ed Alessandro teneane con se lautamente ) molti i quali fan caccia di elefanti-; e per questo allora fece a neh’ esso tal caccia. Nell’ essere inseguiti, due elefanti si gitta- rono fra’ dirupi, e perirono: gli altri sopportarono d’essere cavalcati, e furono posti all’armata. Trovati presso del fiume, e tagliatigliene dall’esercito, legni da costruzione, ne fe delle navi; e queste lo portarono a seconda delle acque fino al iponte che gli aveano già fabbricato Efestione e Perdicca ( i ) .
(i) C nriio lib. *. p in g . j*. Bine ad flttmen Iiu k tm ... pervenit, omniaque, ut praeceperat, ad trojicundum p r e p a ra la a i Befestiene reperti.
I l fin» del Libro Q uarto.
L E S T O R I E
D I A R R I A N OSU LA SPEDIZIONE D I ALESSANDRO
153
LIBRO QUINTO
„ N . U e terre scorse da Alessandro tra i fiumi Cofène ed Indo dicono che siavi la città di Nissa, lavoro di Bacco, e che questi ve la fondasse quando sottomise le Indie. Non però so comprendere qual sia questo Bacco, e quando, e donde portasse le armi nelle Indie; s’egli fosse il Tebano mossosi da Tebe , o da Tmolo della Lidia, e come andando fra tante nazioni bellicose ed incognite a’ Greci, altra non ne soggiogasse che la Indiana. Se non che non sono da esaminare tanto per sottile le cose novelleg- giate in antico su’Numi: mentre cose non credute,io penso, nemmeno da chi novelleggiavale, pajono non affatto incredibili per ciò ch’evvisi aggiunto di Divino. Nei giungere Alessandro a Nissa, quel popolo , manda ad esso Acufi, suo capo, e trenta de’ più riguardevoli per supplicarlo che volesse lasciare la •ua cittade a quel D io . Entrarono gli oratori la regia tenda : e trovatolo a sedere , polveroso com’ era dal viaggio, con l’ elmo, con l'asta, e col resto del- l ’ armatura, sbigottirono al vederlo, e gli cadder prostrati a piede, tacendovi profondissimamente. Ma poi quando di sua mano li rialsò, e fece lor cuore, A- cufi prese a dire :
2. Sire , * N issei t i priegano a lasciare la patria loro libera > indipendente, a riverenza di Bacco : im perocché questo D io tornando dalle Indie soggiogate ai mari di Grecia fondò con g l ’ invalidi suoi ch’eran
Ì 54 L I B R Oper esso a ltre ttan ti Bacchi questa c i t ta , perchè fo t* * se ai posteri monumento de’ suoi g i r i , e delle v i t t o rie . Cosi tu fon dasti l' Alessandria del Caucaso , « di E g it to , e tant a l tr e , e ne onderai pur fa cen d o / perchè dei tramandare più memorie d im prese , c h e non Bacco . Q uesti da N issa nudrice sua denom inò pu r N issa la pa tria nostra , e N issea la regione t ed i l monte prossimo alla c ittà denominavate femore (l) perchè secondo le Javole egli nel Jemore creb be di G io v e . D a quell epoca abitiamo in N i s s a , liberi , datori noi stessi a noi d i h ( .g i, e leggi v i abl/iam di belV ordine. E che Bacco ce la edificasse, valgati ancora quest' indizio : che germoglia tra n o i J’ eli e r a , la quale altrove non germoglia nelle Indie.
3 . Riusciva l’udir tali cose accettissimo ad Alessandro, desideroso che trovassero fede i novellaraea- ti su i giri di Bacco, • su 1’ essere Nissa opera di lui; perchè esso era già venuto dove Bacco, e penetrerebbe ancora più addentro ; nè ricuserebbero i Macedoni di partecipare i nuovi suoi stenti per emulare le gesta del Nume. Pertanto concedè che Nissa persistesse libera, e signora delle sue leggi : e sentitone , quali fossero queste leggi, e come teneasenoil governo dagli ottimati, vi appiause: dimandò che inviassero con lui trecento a cavallo, scegliendosene di più cento tra quegli arbitri ( che trecento erano) del comando. È fama eh’ ei si scegliesse anche Acufi, quantunque destinato lo avesse rettore di tutta la provinciaNissea; che Acufì udendo ciò ne sorridesse, e che richiestone della causa rispondesse, e com e,o S ir e , una c i t tà , se la privi di cento ta li valent'uom ini , come sarà più bene amministrata ? Se t i sono a cuore i N is se i , prenditi i trecento a cavallo, e più ancora se ne vu o i , ma pe* cento o ttim ati che in tim i di sceg lierti, deh ! consenti che i l doppio t i si rechi £ a ltr i men riguardevoli . Cosi tu rivenendovi , rivedrai la c it tà nel? ordine stesso . Ciò dicen-
(i) Nel testo : ciòi meron, leggendo, e non isp ira n d o . Vedi C n -
zio lib. 8. paragr. }}.
Q U I N T O 155ciò, e ben parea dir saviamente, persuase Alessand ro ; ed impose che gli mandassero i trecento a cavallo , nè più chiese i cento ottimati, nè altri per essi: par Acufì volle inviargli un s h o figlio , ed uno della sorella di questo. Intanto preselo un desiderio d i vedere il luogo dove i Nissei decantavano cLe foa- aero i monumenti di Bacco, e di salire al monte^e- more col corpo de" cavalieri amici e col reai corpo de’ fanti, e mir. rvi com’era pieno di ellere , di allo r i , di ogni pianta ; co me ombreggialo; e come «corso da belve di ogni genere. Dicono che i Macedoni rivedessero con piacere le ellere, non vedute più da tanto tempo , perchè non allignano queste nell’ ìndia ( l ) , nemmeno dove crescon le viti; che bentosto tesserono con quella de’ serti e sen coronarono , cantando, come sapeano, inni a Bacco, ed invocandoselo con gli altri titoli suoi: che Alessandro ivi fece sagrifizio al Nume, e banchettò con gli amici. £ .taluni scrissero, se questo è pur verisimile , che molti Macedoni non dispregevoli del seguito suo cinti allora di ellera , compresi dal nume e del nurne insofferenti, scorsero come Baccanti; ma su tali racconti ognun come vuole, creda o discreda. Imperocché non io consento affatto ad Eratostene di Cirene, il quale scrive che quanto fu da' Macedoni attribuito al nume, tutto fu sopressaltato vanamente per lusingare Alessandro ; e dice che i Macedoni veduta tra’ Parapamisàdi una spelonca, ed intesane una tal favola nazionale, oppur fintala, divulgarono., che quella era la spelonca dove fu legato Prometeo, e dove l’aquila veniva per divorarne le viscere : e che Ercole ivi giunto uccise 1’ aquila, e sciolse Prometeo: che i Macedoni han preso un tal monte che stendesi dal Ponto verso le terre orientali tra’Para- pamisàdi, e lo han col dir loro trasportato nelle Indie, denominandolo Caucaso, quando non è che il
(i) Anche Teofrasto in Plinio lib. 11. c. 54. ditte th è l’ elitra non si genera nell Il'ala: ma Plinio scrive che re ’ suoi tempi vi era n a ta . Quanto al-r u i i i r I* .c,' a 11 50,0 Aristobolo per testimonio, cfc« nucejier© nel- 1 ind ia : ( l i altri lo negavano.
I 5rf ì i i B ì t OPa rapa miro, e ciò per glorificare Alessandri, quasi fosse ai Caucaso pervenuto: che argomentarono la venuta di Ercole nelle Indie perchè videro in quei luoghi de" bovi contrassegnati col marchio iufocato di una clava. Or discrede Er&toitene come simili a questi i racconti su i giri di Bacco: a me però pare che io non debba deciderne.
4- Giunto il Monarca all'indo ti troV* il ponte fabbricato da Efestione, molte barche piccole, eoa due di trenta remi, e li doni provenienti dall’ Indiano Tassilo, cioè dugento talenti in argento, tre mila bovi, più che dieci mila pecorej e trenta elefanti , ansi aveagli pur mandati come ansiliarj settecento Indiani a cavallo , e consegnata gli avevit Tassila, città grandissima tra i due fiumi l’ indo e l’ Idaspe. Ivi porse sagrificj a tutti i numi ai quali soleva , e fe giuochi equestri e ginnici in riva dell’Indo, e le sante cose glie ne additarono lieto il pas- saggio. Che sia questo il più grande de’fiumi d’Aei* e d’Europa , toltone il Gange fiume anch’ esso Indiano; che siane la sorgente di qua dal Parapamiso o Caucaso; che vada a gittarsi nel gran mare Meridionale delle Indie; che s’ abbia due imbofxature , limacciose entrambe, come le cinque del Danubio; che faccia anch’esso nelle sue terre un Delta ( l ) , similissimo al Delta di Egitto; che finalmente questo in lingua nazionale si chiami Potala ; affatto nod se ne dubita, e quindi l'ho scritto ancor io. Imperocché l’ Idaspe, l’Acesine, l’Idraote, e T ifasi, fin- mi anch’ essi Indiani , superano molto in grandezza gli altri dell’ Asia: tutti però sono minori dell’ln* do , quanto 1* Indo è minore del Gange. E Ctesia, ( se di Ctesia ci basta, l’autorità ) dice che dove 1’ Indo è più stretto, ne sono le rive distanti di quaranta stadj, ma che di cento ne sono distanti dove è più largo. Or su questo i ornai spuntando l’aurora, il re passò coll’ esercito tra i popoli delle Indie, Io qui non ho descritto nè le leggi delle quali
(i) Vuol dite un A simbolo del D G reco, e rappreseUanza d:l triangolo.
Q U 1 N T O 15r■i valgono, nè gli animali mostruosi che il paes* producevi, se pure ve ne produce, nè i pesci, nè i cetacei quanti mai sono dell' Indo , dfcH’Liaspe , del Gange, e degli altri fiumi Indiani; non le formiche che vi lavorano l’ qro ( i) , non i grifi che ne sono i custodi, nè quant’ altro sen parla, ansi finto per dilettare, che a dirne il vero; perchè niuno tra noi sin* cererebbe ciocch’ è da quanto a’ inventa di assurdo intorno a que’ luoghi. Nondimeno Alessandro e i suoi militari scoprirono tante delle cose che se ne mentivano, e «coprirono dovunque vennero, nè vennero tra’ pochi di essi, che gl* Indiani erano senza 1’ uso dell’oro, e delle delizie nel vivere, ma grandi di corpo come i più grandi dell'Asia , alti cinque cubiti o poco meno, oscuri di colore più che gli a ltr i , eccetto gli Etiopi, ma valorosi in arme più che tutti i popoli allora dell’ Asia , per non dire de’ Persiani antichi co*quali Ciro il figlio di Cambise investì li Medi, e tolse loro il comando dell’ Oriente , e sottomise volontarie, o per forza, tante nazioni . Certamenteio non ho cose inconcusse onde gli uni agli altri paragonare: imperocché li Persiani in quell’ epoca vi- veano , è vero, poveri, su terre ingrate, e con leggi prossime a quelle di Sparta j non però so dicitura re appunto, donde si derivasse la disfatta che soffrirono nella Scizia, se dall’ essere stati ridotti io luoghi troppo angusti , o da altro sbaglio di Ciro ,o se perchè nelle armi valeano raen degli Sciti. Ma su gl’ Indiani scriverò con libro a parte (2) quanto di .più liquido per la storia ce ne han tramandato i compagni di Alessandro, e Nearco il quale navigò pel gran mare intorno alle Indie, e poi Megàstene ed Eratostene, uomini , ambedue rispettabili : scriverò quali ne siano le leggi, e se vi nascano strani animali, e la navigazione che vi si fa nel mar che di fuora le abbraccia . Ora qui solo ne adombro quanto parinone bastare per le imprese di Alessandro.
(i) Sn queste founiche vedi il libro ottavo (. u .{i)_ E* questo il libro o ttavo: librq il quale forma un tutto da «e. ma che
noi dimeno per le materie che vi si tra t tan o , è riguardato come parziale ed ottavo della spedizione di Alessandro» scritta da A rriano .
i 58 L I B R O5 . Chiude l'Asia dall’Asia il Tauro ( l ) , monte il
quale incomincia dall’altura di Micale, dirimpetto all’isola di Samo, e spezza la Panfilia e la Cilicia , e giunge all’Armenia, e dall’Armenia alla Media di là dai Parti e dai Corasmj, finché ciroa la Bat- triana concatenasi «1 Parapamiso , monte chiamato dai Macedoni, guerrieri di Alessandro, col nomedi Caucaso per magnificare , dicesi, le glorie di lui, come andato fosse Alessandro fino di là dal Canea* so guerreggiando, e vincendo. Forse come il Tauro si continua fino a questo, così questo si continua fino al Caucaso degli Sciti) e su tal riflesso pur iodi so~ pra l’ho chiamato Caucaso, e così lo nominerò per innanzi (2). E termina questo Caucaso col grande Oeeano dell’Oriente e dell’Indie. Quindi tutti i fiumi riguarderoii dell’Asia scaturendo dal Tauro, e dal Caucaso, altri piegano a settentrione, e si gettano nella palude Meotide, o nel mare detto d’Irea* a ia , che è l'uno de'seni del grande Oceano (3); ed altri piagano a mezzogiorno, come J’Eufrate, il T igri , l'indo, ridaspe, l'Acesine, e Tifasi, e quanti ae sono iutermedj a questi ed al Gange, e sboccano nell'Oceano, o giunti in luoghi palustri s'involano, e sotterra, al guardo, come 1’Eufrate se ne invola (4) ■ Or dove il Tauro e il Caucaso trascorrono l'Asia da Ponente verso Levante se ne formano le due parti grandissime la meridionale, o rivolta ai venti australi, e la settentrionale, e dominata dagli Aquiloni. La meridionale poi suddividesi ia altre quattro parti, e la piò grande forma le Indie, come
(1) Cnrt. Caucasi Jors’cm Aslam perpetuo J*go d ividit. Taurus seamdae tnagnìtudinis mons etmmittitur Caucaso. A Cappadocia se attollens Ciliciam praeterit. Lib. 7. p an g . t i .
(1) Non vedo perché «egnerdo questa ragione Arriano non chiami anche il Tauro Parapamiso e con ciò Caucaso, vuoi dire non vedo perché non abbia chiamato mito Caucaso. La sua ragione ci porterebbe a poter chiamar l’ Europa col nome di Asia , perché all’ Aria è congiunta.
(j) Questo mare non ha comunicazione , almeno visibile con altri mari : tanto ì lungi che possa divulgarsi come uno de’ seni dell’ oceano. Nel parag. io . di questo libro medesimo Arriano fa dire ad Alessandro che egli crede congiunto il golfo Persico al mare orientale, e questo alla Ircania.
(4) Ciò potrà intendersi avvenire prima che V Knfrate sbocchi nel mare ; perché la sua foce nel folfo Persico è manifesta. Lo stesso Arriano parla di questa nello stritto particolare tu le cose dell’in d ia . Vedi libr. >. $. 38.
Q U I N T O 159scrivono Eratoatene e M'jgastene, il quale conversò, secondo ch'ei dice, con Siburzio, Satrapo degli Ara- cosj, e visitò più volte Sandra conte re d’ indiani: la più piccola è quella tra 1*Eufrate e il mar nostro: e le altre due chiuse dall’ Eufrate e dall’indo, appena son degne, anche prese insieme, di essere all’ind ia paragonate. Termina l’ India all’oriente, cioè d a ’ paesi onde spirano i venti pel sol che si leva, ed a* meozodì coli’Ooeano; a tramontana col Caucaso fin dove al Tauro congiuntesi ; e verso ponente edi l vento Iàpige (1) col fiume Indo infino al mare. Piana n’è la più gran parte, pe’fiumi, congettura- s i, che vi ammassan la terra; come in altri luoghi altre pianure non lontane dai mari sono per lo più l ’opera de’fiumi che vi sorpassano; dond’è che luoghi e fiumi ebbero da veccbj tempi un nome medesimo. Così diciam le campagne dell9 Ermo, fiume,il qual sorge ne’ monti della madre Dindimene, e scorre via via per l’Asia al mare presso di Smirne, città dell’Eolide: così un altro fu detto il piano di Caistro nella Lidia da quel Lidio fiume; un altro il campo di Caico nella Misia, ed uno di Meandro nella Caria fino a Mileto, città della Ionia. Gli Storici Erodoto ed Ecateo ( se pur altri non fu che Eca- teo lo scrittore delle cose Egiziane) ambedue concordi , chiamano 1’ Egitto un dono del fiume , ed Erodoto dichiaraci che così sia con argomenti non disprpgevoli ; tanto che forse quella regione ebbe nome dal fiume. Certamente che Egitto si chiamasse il fiume , che ora Nilo si chiama dai paesani e dagli esteri, abbastanza cel significa Omero il qual dice che Menelao collocò le navi presto £ imboccatura di E g itto f i ume . Se dunque tali fiumi, e non grandi, possono, ciascuno da se, riunire nell’ andarsene al mare molta terra, quando portano legno e loto dalle alture ove nascono ; non sarà nemmen da discredere che ciò 'avvenga nell’ Itodia, piana in tanto buen tratto, e dove il piano ha tanto sedimento
(■) Cioi quel vento die procedendo «eguirebbc I* dirtiìon della P u ( l i i .
da’ fiumi. Certamente 1’Ermo, il Caistro, il Caico,il Meandro, e quanti fiumi d’Asia varisene al mare inferno (1), anche a prenderli insieme, non sono da paragonarsi ad alcuno de'fiumi Indiani, per non dire al G-ange che ne è il più grande, ed al quale non può contrapporsi nò il Nilo dell’ Egitto , nè il Danubio il quale «corre l’Europa: ansi al quale non andrebbero pari nemmen tutti que’ primi se coll’Indo si congiungessero ; sebbene questo, grande fin dalle origini, riceve nell’alveo suo (conservando sempre il suo nome) ben quindici fiumi, i più vasti dell ’Asia, e si scarica in mare. E tanto ne sia detta per ora : il resto alla trattacion me lo serbo propria delle Indie.
6. Nè Aristobolo, nè Tolommeo, a ' quali principalmente io mi attengo, ci han detto, come fu costruito per Alessandro il ponte su l’Iodo; nè io posso per me stesso arguire incontrastabilmente se vel facesse con barche, come Serse su l’Ellesponto, « Dario sul Bosforo e l’Istro; o se con archi non in terrotti. Certo a me ne pare, che colle - barche velo facesse : imperocché nè la profondità dell’ acqua ammetteavi i lavori di un ponte, nè in sì breve tempo ultimata sarebbesi un’ opera tanto malagevole. E •e con barche si congiunse il passò ; io non so nemmeno comprendere se bastarono queste a darlo, ordinate , stese , e legate l’una appo 1’ altra con funi, come secondo Erodoto, a darlo bastarono su 1" Ellesponto ; o se congegnossene un ponte come nel bisogno congegnasi da’ Komani, su T Istro, sul- Reno Celtico, su 1*Eufrate, e sul Tigri. Certamente speditisi cima, per quanto io vedo, è l’arte Romana in far ponti di barche, e piacemi qui descriverla , degnissima che sen parli. Datone il segno, si lasciano, dove è il passo, le navi, perchè s'inoltrino inverso lo scopo, non già per la via brevissima, ma come rinculando da poppa: l’ aodare della fiumana, ben è chiaro, così le trasporta ; ma la forza le sostiene
1 6 0 L I B R O
(i) Mediterraneo: perchè a questo d dirigono i fiumi indicati/
Q U I N T O 161«to’ remi, finche sian poste ai luoghi destinati. Allora calasi dalla prora di ognuna un graticcio piramidale pieno di sassi scelti onde tenerle contr’acqua. Fermatane cosi l’una, si colloca pur 1’ altra eoa la prora opposta alla corrente in distanza, proporzionata a reggere ciò che dee soprapporvisi : e ben tosto per concatenarle si soprappongono dall’ una all'altra travi per dirittura con tavole in croce. la tal modo procede il lavoro su tutte le navi, necessarie* basare il tragitto : dall’ una e dall’altra estremità del quale si stendono e fissansi a riva ampie scale onde fissarvi tutta la mole, e dare più sicuro il transito a cavalli e carri. In poco tempo si fa tutto, nè in farlo mancavi metodo quantunque in mezzo a grande tumulto. Nè le istigazioni, nè le rampogne che dansi su di ogni nave per le mancanze, impedisce l’udienza dei comandi, o la sollecitudine nell’eseguirli. Cosi da vecchio tempo van tali cose fra’ Romani. Non però so d ire , nè già lo dissero quelli che con lui militavano , come Alessandro tirasse il passo in su l’ Indo : ben vo’ credere che simile vel tirasse ad alcuna delle maniere anzidette. Ma se fu diversa; quella appunto per sua si rimanga.
7. Passato il fiume, Alessandro eagrifica di bel nuovo ai Numi, come soleva. Poi move l’esercito, e Viene a Tassila città grande e felice, e potentissima fra tutte in mezzo ai due fiumi l’ Indo e 1’ I- daspe. Amichevoli ve lo accolsero Tassilo che eraneil capo, ed il popolo; ed Alessandro diè loro porzione delle terre fioitime, come glien dimandarono. Qui giunsero a lui gli ambasciadori di Ambisàro, sovrano di montanari Indiani, ed erane il fratello stesso di Ambisàro, ed altri de’più rigoardevoli: vi giunsero similmente a ltr i , e portavano doni a nome di Dossareo presidente. Alessandro fece in Tassila
?li usati suoi sagrifizj, e giaochi equestri e ginnici.oi nominato FUippo Macata Satrapo di que1 luoghi,
e lasciata fra’ Tassili guarnigione, e gl’infermi inabili a combattere, s’ incamminò verso l’ Jdaspe. Imperocché gli diceano che di là da questo fiume eravi
Aa&iano , 11
i6a L I B R OPoro in-arme, deliberato di traversarvelo, e dia»* •alirlo «e lo trapassava (i).^Appena verificato ciò; rimanda Geno all’ Indo amachè riduca in parti le navi apprestatevi per tragittarlo, e glie le porti all’ldaspp; eri all’ ldaspe infino furono appunto portate su i carri le più piccole divise in due parti, ed in tre quelle di trenta remi: e nell’ldaspe videsi ricomposto quel nautico apparecchio. Intanto Alessandro restituitosi già co’ soldati a Tassila, ora si ria- vantava all’ ldaspe , avendo pur seco cinque mila Indiani guidati da Tassilo e da altri soprastanti. Egli mise campo in una riva del fiume, e Poro si vedeva nell'altra con tutte le milizie e co'squadroni degli elefanti. Costui teneasi egli stesso in guardia dirimpetto al campo di Alessandro; e pensava a chiudere gli altri passi più facili del fiume con ispedirvi pre- sidj e duci. Alessandro, osservato ciò , concluse dover movere pur esso le milizie a più parti, onde far dnbbio il nemico. Pertanto, divisele in più corpi , ne menava egli stesso qua e là devastando, o spiando dove il fiume gli restasse più agevole: anzi ora incaricando questo ora quel duce,inviava ancor essi a più e più luoghi. Fe portare da tutto il contorno di qua dnl fiume de’frumenti nel campo , onde mo- e tra re a Poro, eh’ egli aveva destinato tenersi lungo quella riva finché la corrente si diminuisse nell’inverno, e gli concedesse più e più passaggi. E le barche che navigavano da luogo a luogo , e le pelli piene di strame , ed il lido qua coperto di fanti e là di cavalli non lasciavano che il nemico ripesasse , o che scelto un piano di difesa affatto lo terminasse. Principalmente che allora tutti i fiumi Indiani ne andavano multo gonfi, torbidi, e veloci ; per essere la parte dell’anno quando dopo il solistizio estivoil sole retrocede, nella quale cadono nelle Indie ia copia le acque dal cielo , e le nevi del Caucaso (dove nascono molti de’ suoi fiumi) si sciolgono, e ne
f i) Con'") lib. 8. p an (. & ulteriore ripa A ra i confederai transiti» Prohibitotrus tarici» .
Q U I N T O i 6.5ingrossano fuor di modo le piene . Laddove nell'’ inverno questi ei raumiliano , e piccioli appariscono e limpidi a vedere , e facili io qualche luogo a guadarsi, eoltooe l’indo, il Gange, e forse alcun altro. Cos^TIdaspe appunto poteva guadarsi nell’ inverno, ed Alessandro dicera apertissimi «mente che lo aspetterebbe questo tempo , se prima gli era chiuso il tragitto. Niente di meno insidiava la occasione, per afferrarla , e passare in un subito senza darlo a conoscere. Egli sentiva che non potrebbe far questo presso la riva dove Poro accampava, perchè v’ erano molti elefanti, e perchè le milizie numerose, tutte in ordine e ben armate piomberebbono su’Macedoni oel transito. E tenea certo che i cavalli nè trascenderebbero alla riva opposta dove stavano pronti gli elefanti a spaventar coll' aspetto e colla voce, nè si terrebbero fermi su le pelli entro 1’ alveo nel luogo del transito , ma balzerebbero indocili tra le acque, al primo vederli di là dal fiume .Perciòmeditava una discesa furtiva ; e così la eseguì.
'8 . Di notte presentava in più punti del lido molti cavalli, e levava gran voci,anzi gli urli stessi della battaglia. V'apparecchiava insieme quanto è d’ uopo al tragitto , e faceavisi strepito d’ogui maniera. Accorrea Poro ai fragori con gli Elefanti *, ed Alessandro teneasegli a fronte sempre ad un modo. Replicatasi la vicenda più e più volte senz’altro che voci ed urli di guerra; Poro più non si mosse verso le incursioni della cavalleria: ma concepitele come terrori vani , egli teneasi fermo negli alloggiamenti; e vegliavano per lui degli esploratori via via lungo» la sponda. Quando Alessandro ebbe ridotto Poro a non temerlo per imprese notturne ; divisò questo consiglio . Là dove il fiume più si piegava, cresceane la ripa (l) ad un’ altura, ingombra d’ ogni guisa di alberi, e presso questa aveaci tra Tonde un’ isolet-
(1) La quale rertava verso Al«<an<Jro. C o n io lib. ft. para5. 44. Ernt insù* la in fiumine amplior caeter'u, sylvcstrit eadem et tegendis insidiis opta: fona qttoqiK praealta hand procui ripa quam tenebat ipse Alexander non pc~ dtics modo 1 sed etiam cum equis viro* poterai abteonderc • ,
164 L I B R Ota , selvosa, deserta, nè mai da piè d*nomo premù- ta . Egli dunque notata a fronte dell’ altura l’ iso- Ietta, boscosa dall’ nno e dall’ altro lato , ed a tta a nascondere le operazioni di ano sbarco, deliberò trasmettere per essa i soldati. Riraanea l’altura e l ’ isoletta lontana dal gran campo cento cinquanta stadj. Egli tenea guardie compartite per tutta la riva proporzionatamente, onde le une vedessero le altre, e io comprendessero facilmente, se mai nulla annanziavnsi loro di nuovo . Ornai da più notti non faceansi che grida e fuochi. Risolutosi di accingersi al transito , apparecchiavano apertissima mente nel campo, quanto eravi necessario. In questo campo era stato lasciato Cratero con le milizie equ^strisue, con quelle degli Aracosj, e de' Parapamisadi, con la falange Macedonica, con le truppe di Alcèra, e di Poliperconte , e co’cinque mila Indiani diretti da quei lor capi , i quali erano presidenti de’ paesi di qua dall'indo. Era insieme prescritto a Cratèro di non passare il fiume se prima non avesse nuova che Poro e l’esercito suo stava a combattere con Alessandro, o che lo fuggiva, lasciatagli ls vittoria. S e Poro ( aveagli detto Alessandro ) se Poro v ien su me con parte dell’ esercito , lasciata V altra e g l i elefanti nel campo ; tu allora , com è giusto , guarda il tuo posto : ma se egli viene su me con tu t t i g l i e le fa n ti , lasciate a ltre truppe nel campo; tu t i sollecita a llora , e passa : perchè g l i elefanti soli sono i l tt avaglio de’ ca va lli nel transito : i l resto del- Ì esercito si rimanga. E questi erano gli ordini dati a Cratèro. Nello spazio tra l’isola e il grao campo dov’ era Cratèro avea collocato Meleagro , Attalo, e Gorgia co’ mercenarj a piedi e a cavallo, e comandato loro di passare , in corpi separati, appena vedessero gl’ Iadiani entrati in battaglia. Egli poi ècelte per se le schiere de’ cavalieri amici, la cavalleria di Efestione , quella di Perdicca , e di Demetrio , quella de’ Battriani, de* Soddiani, degli Sciti, li Dai che saettavano cavalcando, li soldati della falange con lo scado, le truppe di Clito? e di
Q U I N T O i 65Ceno, gli arcieri e gli Agriani; li condusse occulto* niente in qualche distanza dal lido , affinchè recandogli alla altura ed all' isola non desse a conoscereil luogo dal quale ideava fare il tragitto . Venuta la notte furono ivi empiute di strame e ricucite con gran diligenza le pelli, recatevi buon tempo innanzi ; e caddero copiose acque dal cieto. Così l'apparecchio e T impresa divenne più ancora inosservabile ; sopraffacendo lo scroscio della pioggia e de* tuoni ogni .suono di a n n i, o comandi. Sfolte ancora delle barche , divise in parti, erano già state ivi portate, o ricomposte senza farlo conoscere, ed occultate tra la selva , e tra queste ci aveano pur quelle di trenta rem i. Su l'alba cessò il vento e la pioggia , e già la sua cavalleria montata su le pelli, e le navi con la fanteria , quanta ve ne capiva , trapassavano lua? go T isola senza esserne scoperti dalle vedette di Poro, prima d' allora, quando erano ornai poco lontani dalla riva . Egli trapassavala in una barca di trenta remi e con esso ne andava Seleuco, colui che poscia fu re, Tolommeo, Perdicca, e Lisimaco,guardie del corpo, e metà, de’ soldati con gli scudi, andandosi l’altra metà su le altre barche a trenta remi . Come l'armata passò l’isola s’affilò scoperta- mente alla riva . Mirato ciò gli esploratori corsero a Poro, ciascuno eoa tutta la velocità del ano car vallo .
g. Intanto Alessandro co’ suoi si mise a terrail primo, e riuniti quelli delle altre barche di trenta remi, schierò, come approdavano i cavalieri i quali doveano per ordin suo venirsene a riva innanzi di tutti ; e così schieratili, prese a marciare. Per imperizia però de’ luoghi non era egli amontato ani continente ma su di nn’ isola , grande pur essa, e tanto meno apparente per isola, quanto che separata dalla terra per un picciolo tratto appena di acqua fluviale. Or come quest' acqua <-n cresciuta per la pioggia dirotta e lunga della notte; non ritrovavano i cavalieri il guado, e temeano che per trai smetterai a riva abbiaognaaaevi tanta fatica, quanto
166 L I B R O'la precedente . Se non che trovatolo poscia, lo tra* passavano ma con stento; perchè l’ acqua dov’ era più profonda superava le mammelle de’ fanti , ed i ea valli ne tenea no fuori appena la testa . Finito pur questo transito, Alessandro condusse al corno destroil reai suo corpo a cavallo come il fior più scelto degli altri corpi equestri, mettendo innanzi di tutti la parte la quale saettava cavalcando . Alte milizie
-equestri congiunse di fanteria primieramente ii soldati, regj con lo scudo, comandati da Seieuco, poi la regia coorte , e quindi gli altri soldati armati di scudo co’ duci a’ quali ne toccava il governo : e finalmente ai lati di essi fanti collocò gli arcieri , gli Agriani, ed i lancia tori . Compartite così le milizie impose che la pedestre, numerosa quasi di s^i mila,lo seguisse con passo di marcia in buon ordine , ed egli corse colla sola equestre , forte di cinquemila , fattile riunire da Tourene che erane il capo, ia fretta gli arcieri ; parendogli poter giungere con essa all’ intento. Egli si avvisnva , uscendogli Poro incontro con tutta l’armata, di caricarlo e batterlo noa difficilmente, o di resistergli almeno colla sua cavalleria, finché gli arrivassero ‘per l’ impresa anche i fanli. Che se gl’ Indiani sbalorditi dall’ ardire por- tentoso del transito davansi alla fuga, destinava allora di seguitarli, nè da lontano, affinchè uccisone buon numero nèlla ritirata , poco restassegli a fare.
io. Amtobolo dice phe il figlio di Poro era precorso al riparo con sessanta carri innanzi che Alessandro oltrepassasse in ultimo ia isoletta , e che a- vrebbegli potuto impedire uno sbarco, difficile ad esso , anche senza gli oppositori; se gl'indiani balzavano da’ carri, e piombavano su’ primi che lo tentavano. Che colui ne andò oltre coi carri , e così Alessandro pigliò terra senza pericoli; e pigliatala gli spedì contro li saettieri a cavallo; talché gl’ indiani, ricevendo bentosto delle ferite, se ne misero in fuga. Altri però, dicono, che in quella discesa il figlio di Foro accor.no con gl’indiani diè battaglia ad Alessandro ed alla sua cavalleria : che venne coi-
Q U I N T O 167la parte più grande dell’ esercito ; e che da esso fa colpito Alessandro, e morto aacora B u cefa lo ,i 1 ca« vallo prediletto del medesimo. Ma Tolommeo di La* g'o, al quale io mi coaformo, scrive diversamente} vuol dire , che Poro spedì veramente il s d o figlio non però con soli sessauta carri; perchè non è veri- simile che con questi soli ve lo spedisse udito il tragitto di Alessandro, o di parte dell’ esercito di là dall’ Idaspe Sessanta carri eran troppi per far le scoperte, nè sbrigati abbastanza per una ritirata, 9 certo niente proporzionati a precludere i nemici da passare, o dar la caccia ai passati. Egli dice che il figlio di Poro accorse con due mila a cavallo e cento venti carri; che avendolo Alessandro prevenuto, anzi già fatto il passaggio dall' isola ultima , gli mandò contro per i primi i saettieri a cavallo,e poi si mosse egli stesso colla cavalleria ; conghietturando che s’inoltrasse anche Poro con tutto l’esercito, 9 che quella sua cavalleria già schierata in battaglia, non fossene che l’avanguardia . Che saputo appena con sicurezza il numero degl’ Indiani, corse ad.attaccarli co’ suoi cavalieri, e che quelli si misero ia fuga nel vedere che venivano a squadroni, e non tutti di fronte , ad una fila. Che perirono di questi trecento a cavallo , che soccombette il figlio stesso di Poro, e che li carri, divenuti in quel luogo, gravi per la ritirata ed intrattabili pel fango, furono presi insieme coi cavalli. Che Poro all’annunzio datogli pe' suoi cavalieri fuggitivi, che Alessandro era passato col nerbo dell’ esercito, e che il suo figlio era morto ia battaglia, cadde in gran dubbio sul partito da prendere , massimamente che vedeansi dirimpetto accinte a passare anche le milizie lasciate nel gran catnpo con Cratèro. Che alfine risolvette marciare con tutto l’ esercito contro di Alessandro per investire ad un tempo la parte più poderosa edil sovrano stesso dè’ Macedoni : ma lasciò negli al-1 oggi»menti pochi elefanti, e non molta milizia per dar terrore in sul lido alla cavalleria di Cratèro . Che pertanto egli presa tutta la cavalleria, forte di
168 L I B R Oquattromila, tutti i carri che erano trecento, dugei»- to elefanti, e trenta mila , quanti gliene servivano», di fanteria, si mosse. all* incontro di Alessandro : Che giunto per altro appena in luogo, il quale parevagli senza fango , ànsi tutto pei strati delle arane piano , e consistente agli slanci e rivolte dei ca- valli, schierò quivi l’esercito ; e prima gli elefanti, discosti l’ uno dall’ altro non meno di cento piedi, affine di tenergli alla testa delle sue milizie pedestri , e darne insieme terrore alla equestre di Alessandro: e ciò principalmente perchè, egli non concepiva che alcuno ardisse d’ internarsi fra gli spazj intermedj a questi animali, non coi cavalli che ne sarebbero spaventati, e meno a piede; imperocché nell’adito stesso sarebbero tutti attraversati dal saettare dei soldati grevi, o calpestati dalle bestie che si volgerebbon su loro . Quindi schierò la fanteria non già nella linea degli elefanti, ma in altra immediatamente appresso, tanto che per poco non entrava le distanze fra 1* ano e l’altro di questi; e te* nea pur de’ fanti ai corni su gli elefanti ()) . Dispose ai lati delle milizie appiedi quelle a cavallo , come innanzi di queste dispose i carri . E tale era 1’ ordinanza di Foro.
] l. Quando Alessandro vide gl’ Indiani già pronti in schiera fermò li cavalieri affin di ricevere l’armata appiede la quale si avanzava senza dimora. E poiché questa si fu, correndo, a lui ricongiunta , non la portò già subito innanzi per esporla stanca s anelante, ai nenrici vegeti e freschi, ma le girò d’intorno co’ suoi cavalli ,e le diè tempo e requie, tanto che si rianimasse '. Poi risguardata la disposizion de’ nemici non volle già murciare addirittura dove stavansi i primi gli elefanti, e dietro gli elefanti negli aditi tra l’ uno e l’altro tanta fanteria; perocché, ne temette appunto i mali che Poro gli appa
io Vnol dire sa le torri poste m (iti elefanti, come interpreta F a r io . Curzio libro 8. parag. 46. dice clie gli elefanti furono disposti fra i g u errie r i . èellapc dispositae inter armatot specicm turrium procul fec tra n t.
Q U I N T O 169recchiava con quella ordinanza. Sfa eogoscintosi pi$ forte di cavalleria, corse coi più di questa, per attaccarli egli stesso, al corno, sinistro, mandando intanto al destro Geno , la sua cavalleria, e quella di Demetrio con dichiarazione d’ infestare alle spalle i barbari, quando i barbari, vedutasi a fianco la cavalleria di Alessandro, le porterebbero incontro la loro. Seleuoo, Antigono, Taurone conduceano la truppa appiede , incaricati di non porla in azione , se non quando vedessero sparso il disordine dalla sua cavalleria, tra’ cavalli e fanti nemici. Cosi giunto appena a tiro, invia li saettieri a cavallo, mille ia tutto, sul corno sinistro a turbarne le schiere col tempestare de’ colpi o de’ cavalli : ed egli pure staccasi velocissimo col corpo de* cavalieri amici verso la sinistra de' barbari, affin di assalirveli sconcertati , avanti che la cavalleria loro si ordinasse a proteggerli . Quand’ ecco le milizie equestri Indiano adunarsi, e correre da ogni parte a respingerlo. Tenne Ceno , com’ era il comando, dietro di -esse; e così furono astrette a presentare doppia fronte,la più forte ad Alessandro, e l’altra a Ceno. Or «questo confuse fin sol principio le schiere e i cuori degl’indiani: ed Alessandro, vedutone il buon punto, nello stesso volgersi loro a due fronti investì la parte che a lui riguardava . Non aspettò questa l’urto,m a si ricoverò, come all’ombra di un muro amico,presso gli elefanti. Allora quelli che vi erano sopra mossero gli elefanti contro la cavalleria di Alessandro. Ma venendo intanto anch’ essa la fanteria Ma* cedone contro gli elefanti saettava , e pressava da ogni parte le fiere e le guide. Non somigliava il conflitto a niuno de’ precedenti. Dovunque si avventavano , rompevano gli elefanti la fanteria Macedone, quantunque foltissima. Or qui le milizie equestri de’ barbari vedendo la procella su’ Macedoni a piede, rivoltesi di bel nuovo, spronarono anch’esse contro gli.altri a cavallo. Ma superate ancora da questi , maggiori in forza e perizia , cercarono un* altra volta lo. scampo presso gli elefanti. Bicongia»*
\ ? o L I B R Ogenitali così la cavalleria di Alessandro per le vicende nel combattere , e non per comando, tutta ia un corpo; dovunque piombava, rompeva e straziava le squadre Indiane. Kidotti con ciò gli elefanti alle strette; ne ebbero danno senza divario, Greci e barbari, schiacciati nel volgersi o nell’ assalire; e grande fu lo strazio di cavalleria p^r tale angustia di sito. I rettori degli elefanti furono in buon numero trafitti dalle saette: e gli elefanti stessi quale ferito, quale stanco, quale senza rettore, non più tennero luogo distinto: ma frenetici in tanto male corsero ugualmente su gli amici, e su’ nemici, urtando per tutto ad un modo, conculcando, e trucidando. Allora i Macedoni , preso, come voleano,il largò , davano loco ngli elefanti quando venivano , ma quando si ripiegavano mettevansi a dardeggiarli . Così gl’ Indiani, che erano presso di essi, ne erano assai più malmenati. Finalmente quando le bestie furono spossate,quando non più moveansi ad assalire con impeto; anzi ne retrocedevano, strascinando i piedi, lente lente quasi come barche spinte a ritroso; Alessandro stese intorno a tutta quell’armata la sua cavalleria , dando il segno ai fanti che accostassero scudo a scudo , e corressero a rinfrancar quel ricinto. Con ciò furono tagliati a pezzi tutti gl’ indiani a cavallo, toltine pochi;e rimaneano tuttavia tagliati anche i fanti, soprastando loro da ogni parte i Macedoni; ond’ è che gli a ltri, dove la cavalleria di Alessandro davaoe 1 adito, si volsero tutti alla fuga.
12. Nel tempo stesso Cratèro e gli altri capitani lasciati di qua dall’ Idaspe veduta appena la vittoria decidersi per il re loro, tragittarono il fiume; e subentrando , freschi ai compagni etanchi , fecero anch’ essi, perseguitandoli, strage non minore d’Indiani nella ritirata. Caddero poco meno che ventimila della fanteria, e tremila della cavalleria di questi. Tutti i carri furono conquassati : • morirono due figli di Poro, Spitarce il presidente degl’ Indiani di quella regione, e tutti ia fine i «mandanti di
Q TJ I N T O i f ielefanti , di ca rri, e di milizie appiedi e a cavallo: e gli elefanti non periti nella battaglia, furono tutti presi. Per l’opposito appena mancarono ad Alessandro ottanta dei seimila appiede che furono con esso nel principiar della mischia, e dieci de’saettieri a cavallo, cioè di quelli che vennero i primi alle mani, circa venti del corpo de9 cavalieri amici , e dugento dell’ altra cavalleria. Poro dimostratosi grande nella giornata, non solo come comandante, ma come bravo soldato , quando vide la sua cavalleria in- pezzi , gli elefanti parte uccisi, parte erranti e malconci e seoza guida, e la fanteria caduta per la più gran parte trofeo di morte non diede già esso il primo 1’ esempio'a’ suoi di fuggire, come avea fatto Dario quei re sì potente , ma finché apparvero schiere Indiane sul campo, vi persistette a combattere. Se non che trafitto poscia nell’ omero destro, la sola parte che tenesse scoperta, difeso in tutte le altre dal- l’armatura, egli tanto esuberante di forza, e tanto proporzionato a maneggiarla, come poi si conobbe nel vederlo, diede egli allóra la volta all’ elefante » e partì . L’ emolo vincitore, trovatolo sì grande e sì generoso nel combattere , desiderò di salvarlo ; e su Je prime gli spedì Tassile . E quest’ Indiano corsogli a cavallo incontro fin dove concepiva di star salvo dall’ Elefante, esclamò che si arrestasse ; giacché non v* era scampo , ed udisse i sensi di Alessandro . Diè Poro indietro, veduto in Tassile il vecchio nimico suo movendosi come per saettarlo ; e forse che lo uccideva , se bentosto non cavalcavagli da lontano. Non si disaffezionò nemmeno per questo Alessandro a Poro ; ma gli diresse altri a vicenda, e Meroe fra questi, un Indiano, antichissimo amico di lu i, per quanto aveane risaputo. £ Poro, uditolo, e vinto ornai dalla sete, fermò l’Elefante, e ne scese. Ma non sì tosto egli bevve e si rinfrescò, Meroe lo mena ad Alessandro. Il Monarca Indiano andava; ed Alessandro, fattone certo, uscì cavalcando dinanzi l’armata con alquanti de’ cavalieri amici per incoptrarlo. Poi contenne il cavallo t
i f a L I B R O«d ammirò-la' «tatara alta sopra cinque cubiti, e In bellezza di Poro, e come 1’ aria non vedeaglisi a n cora di vieto, ma veniva ad un r e , dopo avere con esso combattuto del regno , qual viene il valentuo- mo al valentuomo. Quando Alessandro,fattosi il p rimo a parlare, lo invita a dire ciocché vuole che g li si faccia: e Poro, è fama che rispondesse di essere come un re tra tta to : e l’altro dilettato dalla dimanda replicava ; o Poro : lo avrai tu questo per conto mio : ma vogli tu chiedere per tuo riguardo cosa che t i piaccia : e colui soggiungeva, che nella sua d i manda era tu t to . Compiaciutosi Alessandro di questo anche più, rendette a Foro il comando de’ suoi Indiani, ansi il regno ne estese altrettanto più che per lo passato ( i ) . Così egli trattò regalmente l’no- id o magnanimo ; e dall’ ora in poi se lo ebbe sempre fedele . E questo fu 1’ esito della battaglia di Alessandro con Poro e con gl’ Indiani di là dall’Ida- spe nel mese di Marzo, essendo Egemone l’arconte di Atene.
l 3. Alessandro eresse due città, 1* nna dove erasi mosso a passare l’ Idaspe, l ’altra clave gli occorse la battaglia: e l’ultima la denominò V ittoria (2) dalla vittoria avuta su gl'indiani, chiamando l’altra B u cefalo in memoria di Bucefalo suo cavallo, il quale gli era morto non già per alcana ferita, ma sopraffatto dalla stanchezza e dagli anni ; imperocché questo portava ornai l’anno trentesimo quando gli si spossò . Per addietro avea divisi travagli e pericoli assai con Alessandro, il solo da cui lasciasse cavalcarsi. Grande di mole, e generoso di spiriti, ricusava ogni altro cavaliero sul dorso. Egli avea per contrassegno la impronta di una testa di bove, donde è fama che derivasse quel suo nome, sebbene altri dicano che lo derivasse da questo che esso, tutto pel nero, avea sa la testa un bianco, contornato appunto come la testa
(1) C onio nel lib. 8. parag. 49. Confirmatum centra spem omnium io ami- corum numerum recepii, mox donavit ampliare regno > quant tenuti •
(2) In Greco Nicco .
Q U I N T O 173di un bove. Questo cavallo‘fu involato nella terra degli Ussj a è Alessandro ; ed Alessandro fe bandirvi che ucciderebbegli tutti, se noi riportavano; e fu riportato. Tanto era l’amore di Alessandro per il cavallo, e tanto per Alessandro il terrore de’ popoli. Or sia tale cavallo pregiato pur da me col grande Alessandro.
14* Alfine dati i convenevoli onori ai morti in battaglia, e sagrifìzj ai numi per la vittoria, dati spettacoli equestri e ginnici nel luogo dove avea tragittato in principio i’idaspe coll’ esercito, lascia Cratè- ro con parte delle milizie a continuare e murare la città cominciate, ed esso marcia su gl’ indiani, confinanti con Poro. Si chiamavano questi Glaucanici secondo Aristobolo, e Glausi secondo Tolommeo, aè io mi affanno sui nome, quale se lo avessero propriamente. Entrò que’paesi con metà de’ cavalieri amici, col fiore de’ fanti scelti da ogni corpo, con tutti i saettieri a cavallo, con gli Agriani, con gli arcieri; e tutti gli si diedero a patti. Così ricevette trentaset- te c ittà , le più piccole delle quali non aveano meno di cinque mila abitanti, quando molte ne aveano sopra diecimila : ricevette ancora molti castelli, nom- meno che le c ittà , popolati : e volle che Poro dominasse ih questa regione. Quindi riconciliò Polo e Tassile , e rimandò l’ultimo alla propria sede. Intanto giunsero ambasciadori i quali dichiaravano Alessandro, l’arbitro di Abisare e de’ suoi stati. Abisare innanzi la battaglia di Alessandro con Poro ideava di unire coll’ultimo le sue forze, ed ora mandava al primo tali ambasciadori, e tra questi il fratello con doni, e con quaranta elefanti. Giunsero ancora gli oratori degl’indiani indipendenti, e quelli similmente di un altro Poro , sovrastante par esso d’indiani. Alessandro intimò bentosto che Abisare venisse in perr sona, minacciando, se non veniva, che vedrebbean» dar lui coll’ esercito dove non piacerebbegli. Nel tempo stesso arrivò Frataferne il satrapo de’ Parti e dell’ Ircania co’ Traci lasciati presso di lui: e mes- •aggieri di Sifiico, satrapo degli Assaceni annunzia-
i r 4 L I B R Orono degli Assaceni che ucciso il Ior capo erausi ribellati da Alessandro. Egli spedì Filippo e Tiriespe con truppe per sottometterli e riordinarli, e f ra t tanto marciò, verso l’Acesine.
l 5. E questo 1’ unico de’ fiumi indiani del quale Tolommeo figlio di Lago ci abbia descritta la gran dezza. Dice che dove Alessandro vi tragittò l'esercito su barche e pelli, rapida ne va la corrente tra pietre grandi ed angolose urtando, bollendo, rorao- reggiandovi, e che si stende da largo quindici stadj: che il transito riuscì propizio su le pelli, ma che affogaroQsi non pochi di que’ su le barche, dandone molte ne’ macigni, e rompendosi. Seguendo questo racconto può vedersi che non han troppo alterata la grandezza del fiume Indo quei che lo han giudicato ampio quaranta stadj nella larghezza inedia, e quindici dove più si ristringe, e stringendosi cresce di altezza : e credono che questo fiume a tal modo si estenda in più luoghi. Avrà poi, sembrami, . Alessandro scelto il passo più largo dell’ Acesine afflo di avervi n\eno impetuose le acque. Fattone il tragitto lasciò Geno colle sue truppe sul lido a proteggereil transito delle milizie le quali restavano addietro e dòveano trasportargli il grano,e quanto bisognava dalle Indie finora sottomesse. Rimandò Poro ai suoi stati affinchè vi scegliesse gli uomini più bellicosi , e prendessevi gli elefanti che aveva, e ritornasse con essi. Frattanto egli risolvette perseguita- re col più snello dell’ esercito l’ altro Poro involatosi, diceaai, dalle terre alle quali comandava, e malvagio; imperocché costui, finché vi fu guerra col primo Poro, umiliava ad Alessandro settesso e le sue cose, non sì per amore di lui r come per odio dell’ altro , ma quando intese andato ad Alessandro pur esso, anzi aggrandito di signoria, fattone allora pauroso, fuggì non tanto pel Macedone, quanto per l ’ altro , nominato come lui, con tutte le milizie, che seppe indurre a seguirlo. Or levatosi in traccia di questo giunse all’ Idraòte , altro fiume Indiano, minore di velocità, non di larghezza, all* Acesine;
Q U I N T O t 75lasciando, prima di giungervi) de’ presidj, dovunque, ne’ luoghi più acconci, affinché li soldati di Cratèro e di Geno venissero a lui senza pericolo a foraggiassero il più dei paese. Allora spedì di quivi Efestione con due falangi'di fanti, con metà degli arcieri, col sno corpo di cavalleria, e con quello di Demetrio nella provincia di Poro fuggitivo affin di metterne ai comandi dell’ altro Poro il suo popolo, come tutti gli altri Indiani, i quali vivevansi liberi sa le rive dell' Idraòte. Egli passò l ' Idraòte, non però diffìcilmente, come l’Acesine .
16. Inoltrandosi di là dall’ Idraòte gli si davano per lo più i popoli a patti; ma gli umiliava colia forza se gli uscivano incontro colle armi, o fuggivano. Intanto riferiscono ad Alessandro che alouni altri Indiani liberi e quelli chiamati Gatei si apparecchiavano a combatterlo, se penetrava le terre loro, e consociare alla causa comune tutti i confinanti > quanti ve n’ erano, liberi parimente. Sangàlaerala città dove ideavano contrapporglisi, e questa ben forte: e li Gatei passavano per intraprendenti, e fortissimi nelle armi. Diceasi che con essi pur la sentivano gli 0 8*idrachi e i Malli, altri popoli delle Indie: che poco addietro erano andati Poro ed Abitare coll’ esercito, anzi aveano suscitate molte altre popolazioni dell’ Indie per debellarli, ma che non giugnendo a niun frutto, degno di tanto apparecchio, erano ripartiti. Alessandro a tali racconti marciò ben tosta su i Gatei, e pervenne in due giorni dal fiume Idraòte a Pimprama; città d’indiani, detti Adraisti, i quali gli si diedero a patti. Vi riposò nel giorno appresso l’ esercito, e nel terzo dall’ arrivo procedette verso Sangàla.
17. I Gatei ed altri che a lor confinavano, unitisi insieme stavano avanti di essa, schierati, su di un colle scosceso, ma non tutto: circondatolo coi ca rri, quasi con triplice barriera, vi si teneano addentro, come fra le trinciere. Alessandro, considerato il numero de’ barbari e la natura del luogo, si acconciò coitile pareagli più richiedere la circostanza. Spedì
176 L I B R Obentosto i saettieri a cavallo con ordine di tirarv i da lontano, e volteggiarvi d’ intorno, affinchè gl’in diani non facessero di quivi ninna sortita, innanzi che egli avesse disposto tutto 1’ esercito, e si a tterrissero fin tra’ r ip ari, prima della battaglia. F ra ttanto egli mise nel corno destro il corpo di cavalleria solito precedere i monarchi, e quello di Giito, e successivamente i soldati con gli scudi, e poi gli Agriani. Mise nel corno sinistro Perdicca e sotto lui la sua cavalleria, e le schiere degli Asseteri; finalmente suddivise , e collocò gli arcieri a fianco del- l’ uno e dell’ altro corno. Nel dar così forma all’esercito gli sopravvennero fanti e cavalli di retroguardia , ed egli compartì li cavalli, e trasselì avanti ne* corni, e rendè co’faHti più folta la falange. Dopo ciò presa la cavalleria del corno destro marciò verso la sinistra de’carri; parendogli quivi il cammino più facile, e meno densa la siepe de’carri. Nòn iscorsero gl’ Indiani fuori di questa, anzi saliti su i carri lo saettavano dall’alto. Veduto allora che non era questo nn affare di cavalleria, si mise a terra, e fecesi avanti colla falange. Non gli fu arduo scacciare ebn essa gl’ Indiani dal primo ricinto' de' carri ; •e non che ritiratisi nel secondo vi resistevano più facilmente, perchè vi stavano elevati e più densi in cerchio minore, nè i Macedoni si avventavano, come prima, da gran sito su loro. Di poi però separarono i Macedoni anche i primi carri di qoesto ricinto, e s’inoltrarono per quelle aperture, come venne lor fatto, ma sena5ordine. Contuttociò violentarono ® sopraffecero in tal posto ancora gl’ Indiani. Allora non tennero questi più fermo; ma< ripararonsi, fuggendo quanto poterono, nella città. Collocò per quel giorno Alessandro e stese la falange quanto potè d’intorno alle mura, troppo più ampie che cingere ve le potesse. Ne’ spazj liberi dalla falange era non lungi dalle mura una lacuna, ma non profonda, ed ei mise intorno alla lacuna schiere a cavallo, immaginandosi che i nemici sbigottiti dalla disfatta precedente lascerebbero tra la notte pur la città *. come addi-
Q U I N T O 177Tenne. U s c i t in e i p iò d i lo ro c i r c a l a seco n d a v ig i l i a c a p i ta ro n o p resso l ’ a v a n g u a r d ia a c a v a l lo . B e a n e fu ro n o i p r im i t r u c id a t i ; m a g l i a l t r i , a v v e d u tis i c h e la la c u n a e r a c i r c o n d a ta , r i fu g g iro n s i a l l a c i t t à . P e r t a n t o A le s sa n d ro fece d o p p io s te c c a to incorno d i - e s s a , fin d ove l a p a lu d e non lo im p e d iv a , e l a p a r lu d e a n c o ra fu g u a r d a t a p iù g r a n d e m e n te . C iò f a t t o , e g l i a v v ic in a re d e l ib e ra v a le m a c c h in e , e b a t t e r l e m u r a ; q u a n d o fu g g i t is i a d esso a lc u n i d e l l a c i t t à g l i s v e la n o , che g l i a l t r i pensavano in v o la rse n e q u e l l a n o tte p e r la p a lu d e , l à dove non e r a s te c c a to < A l lo r a e g l i so p ra m m ise a q u e i luogo T o lo m m e o d i .L ago e con esso t r e m i la co n g l i s c u d i , tu t t i g l i A - g r i a n i , ed un c o rp o d i a r c i e r i , d im o s tra n d o g l i fino i l p a s s o , ch e s a re b b e a p a r e r suo fo rz a to d a i b a r b a r i . Q u a n d o s e n t i , g l i d i c e a , che lo f o r z a n o , tu . co tu o i im p e d is c i loro che v i s* in o ltr in o . N e l te m p o s te sso f a ' darcene co lle tro m b e i l segno. JE v o i , a l tr i d u c i m a g n a n im i , vo i d a to i l s e g n o , accorrete co’ vo str i in ord ina ti- z a a m o lt ip l ic a re i l te r r o r e , dove le trom be v ' in v ita n o , Jo s te sso n o n v i m a n c h e rò . Su t a l i d ic h ia ra z io n i T o lo m m e o racco lse i l p iù d e ’ c a r r i a b b a n d o n a t i n e lla p r i - m a lu g a , e l i d ispose v ia v ia p e r t r a v e r s o , affinchè m o lt i a p p a r is s e ro t r a l a n o tte g l i o s taco li a c h i f u g g i v a . S im ilm e n te c o m an d ò c h e si perfez ionasse q u a e là t r a ’l m u ro e lo s ta g n o lo s te c c a to , t a g l i a to g i à , m a non f is s a to ; e le m iliz ie lo p e rfez io n a ro n o t r a l a n o t t e . E r a n e ornai l a q u a r t a v ig i l i a , q u a n d o i b a r b a r i seco n d o l ’ avv iso a p p u n to d a to n e a d A le s s a n d ro , sp a la n c a te le p o r te p e r o nde passasi l a l a c u n a , si m ise ro a c o r r e r e verso d i e s s a . N o n co rse ro o ccu lt i p e rò nè a l l e g u a r d i e nè a T o lom ra«o che vi s o p ra v v e g l ia v a . C o n - c io ss iach è l£ t ro m b e g l ie n e d ie d e ro im m a n t in e n te i l s e g n o , e d e g l i m a rc iò c o l le sch ie re in a rm e co n tro d e ’ p r o f u g h i . G ià si t ro v a v a n o q u e s t i a p e t to ch i li c a r r i , c h i lo s tecca to p ia n ta to v i non a g u a r i . V e n u to p e rò d o p o lo s q u i l la r e d e l la t r o m b a T o lo m m eo su l o r o , e t ru c id a n d o n e a m ano a m an o ch e s fu g g iv an o t r a i c a r r i , d i nuovo a l la c i t t à s i r iv o ls e ro . N e p e r i ro n o in q u e l l a fu g a c in q u e c e n to .
A r r ia n o . 12
178 L I B R O18. I n ta n to ecco P o ro co l r e s to d e g l i e le fa n t i e c i n
q u e m ila I n d ia n i ; ecco A le s s a n d ro , c o n g e g n a te l e m a c c h in e , a p p ro s s im a r le a l le m u r a , se n o n c h e p r i m a che q u e s te fossero b a t tu t e i M a c e d o n i p r e s e ro a f o rz a la c i t t à , s c a v a n d o n e ab b asso le m n ra s tesse c h e e r a n o d i m a t t o n i , e p o g g ia n d o v i d ’ o g n ’ in to rn o l e s c a le . P e r i r o n o in q u e l la in v as io n e d ic ia s se t te m i l a I n d i a n i , e se ne e b b e ro n e lle m a n i p iù c h e s e t t a n t a m i l a , co m e p u r v i si e b b e ro t r e c e n to c a r r i , e c i n q u e c e n to c a v a l i e r i . N e l l ’ e se rc i to G re c o g l i e s t i n t i , d u ra n te l ’ a s s e d io , fu ro n o a lq u a n to m eno ch e c e n t o ; m a i f e r i t i , non che s ta r s i a t a l n u m e r o , c r e b b e r o p iù che a m il le e d u g e n to , co m p res iv i li c a p i ta n i t r a ’ q u a l i L is im a c o , g u a r d ia d e l re g io c o rp o . A le s s a n d ro s e p p e l l i t i , com ’ u s a v a , g l i e s t i n t i , sped isce E u m e n elo s c r ib a con t re c e n to c a v a l ie r i a d u e c i t t à , r ib e l l a - ' t e s i in s iem e con S a n g à l a , p e r a n n u n z ia rv i la p re s a d i q u e s ta a i c a p i d i e s se , e ch e d an d o s i e r ic e v e n d o v i am ic h e v o lm e n te i l r e lo r o , non in c o r r e r e b b e ro a ffa tto in cose d is p ia c e v o l i , co m e in co rs i non v’ e r a n o t u t t i g l ’ I n d ia n i In d ip e n d e n t i , d a t i s i sp o n ta n e a m e n te . M a q u e l l i , u d i ta g ià p r im a t a l p r e s a , e ra n se n e s p a v e n ta t i e f u g g i t i , la sc ian d o le c i t t à d e s e r t e . A t a l nuova i l g r a n d e A le ssan d ro l i p e rseg u itò b rav iss im a m e n te ; m a p e rc h è t a r d i a lq u a n to ; i p iù ne e r a n o g ià in sa lvo : q u a n t i p e rò ne so rp re se r im a s t i a d d ie t r o p e r d e b o lezza , t u t t i ( e c in q u e c e n to fu ro n o ! ) l i fe- oe v i t t im a s u a . F in a lm e n te sp en s ie ra to s i d i p iù c o r r e r e in t r a c c ia d e ’ f u g g i t iv i , r e t ro c e d e t te a S a n g à la e l a s te rm in ò , d o n a n d o n e i l t e r r i to r io a d In d ia n i , l i b e r i u n a v o l ta , ed o ra se rv i l ib e r a m e n te .
19. Q u in d i m a n d a P o ro c o lle sue m i l iz ie a p re s i d i a r e l e c i t t à che si e r a n o d a t e , ed e g l i m a rc ia a l la v o l ta d e l l ’ l f a s i , p e r so t to m e t te rn e i p o p o li d e l la riva u l t e r i o r e . Im p e ro c c h é n o n ved ea te rm in e d i g u e r r a , finché g l i r im a n e a n o n e m ic i . G l i si d icea che vivev an o iv i in t e r r e b e a te u o m in i e g r e g i n e lla c o ltu ra d e ’ c a m p i e n e l l9 a r m i , d o c ilis s im i a l le l e g g i , e r e t t i d a O t t im a t i m o d e ra t is s im i n e l c o m a n d a re ; che ivi p iù c h e a l t ro v e n e l l ’ In d ie a b b o n d a v a n o , e m agg io-
Q U I N T O 179r e g g ia v a n o g l i e le fa n t i p e r m ole e f o r t e z z a . A izza» v an o ta l i r a c c o n t i i l m o n a rc a ; m a le m il iz ie ae n e a b b a t te a n o vedendo lo t r a s c o r r e r e d i t r a v a g l io ia t r a v a g l io , e d i p e r ic o lo in p e r ic o lo . £ g ià ae ne leva- v a n d isco rs i p e l c am p o q u a d ’ uom in i che c o m p ia n - g t a n o i l caso lo ro com e più m o d e s t i , e là d i so ld a t i fe rm i d i non s e g u i ta r lo p iò o l t r e , n em m en o se l i conducesse i l r e m ed esim o . A le ssan d ro sa p u to l ’ a b 1 b a t t im e n to e l a tu r b o le n z a , convocò p r im a c h e p ià s i estendesse , i d u c i d e lle s c h ie r e , e disse:
20 . M a c e d o n i , c o m p a g n i d ’ a r m e , non io p iù vedo i n vo i V a n tic o ardore p e r s e g u irm i a i c i m e n t i . P e r t a n t o io v i ho q u i c o n vo ca ti o p e rc h è io persuada v o i e p ro c e d ia m o , o p erchè vo i m e p e r s u a d ia te , e s i r e tr o c e d a . S e m a te r ia v i son d i dolore le f a t i c h e f in q u i s o s te n u te , e d io stesso che v i f u i c o n d o tt ie ro ; n o n r ileva ornai che v i r a g io n i . M a se p e r le v o s tr i
f a t i c h e vo s tra è d iv e n u ta la J o n ia , C E lle s p o n to , l* u n a e l ' a ltra F r i g i a , la C a p p a d o c ia , la P a fla g o - n i a , la “L i d i a , la C a r ia , la L i c i a , la P a m f i l ia , la F e n i c i a , f E g i t t o , la L ib ia G re c a , e p a r te d e l l 'A rab ia , e la S ir ia c h ia m a ta C a v a , e q u e lla ch e M e - xo p o ta m ia s i a d d im a n d a ; se vostra è la g e n te de ’ B a b i lo n e s i , d e ’ S u s i a n i , de P e r s ia n i ,' d e ' M e d i , q u e lla c h e a M e d i e P e r s ia n i soggiacevano o n o n sogg iace vano , q u e lle d i là d a lle p o r te C a s p ie , d i là d a l C au caso , e f i n q u e lle d i là d a l T a n a i , l i B a t t r i a n i , g l Arc a n i , e d e ll ' I rc a n ia i l m a re ; se abb iam o c o n fin a ti n e ' d e se r ti g l i S c i t i , e l ' i n d o , l ' I d a s p e , V A c e s in e ,l Id ra o te scorrono p r ig io n ie r i co lle acque tr a ’ v o s tr i d o m in j ; o r co m e e s i ta te vo i d i a g g iu n g e re a i reg n i d e lla M a ced o n ia n o stra a nche l ' I fa s ic , e c iocché d i l à d a ll ' I f a s i c i s i a p p r e s e n ta ì O p a v e n ta te f o r s e c h e n o n c i a m m e t ta n o i barbari ? O r d i te q u a li ? se p a r t e ced era n d i lo r g r a d o , p a r te l i sc h ia n te re m o tra la
f uS a>, p a r te p e r la f u g a c i abbandoneranno libere le te r re lo r o , e p a r te s i leg h era n n o con a l le a t i d a t is i g i à se rv i a n o i l ib e r a m e n te . G ià io n o n p e n so c h e v i sieno p e l va len tu o m o f a t i c h e d i t e r m i n e , se non q u a n d o riescono in b e i f a t t i d i g l o r i a . C h e se m i t i
1 8 0 v L I B R Och ie d a q u a l f i a d u n q u e i l f i n d e lla g u e rra ; s a p p i a t e c h e non m o lto c i A m a n e da q u in d i a l G a n g e , e d a l m a r £ o r ie n te . A q u es to ( g ia c c h é i l g ra n m a re t u t to c ir c o n d a ) a q u e s to , io ve lo p r e s a g is c o , s i s c o r g e rà co n g iu n to i l mare. £ Irc a n ia : e d io p o tr ò m o s tra re a i M a ced o n i ed a g li a l t r i c o m p a g n i c h e i l sen o P ers ico co m u n ica co l m a re d e lle I n d i e , e c h e a l m are d e lle In d ie e z ia n d io p e r v ie n e la I r c a n ia . C o r rerà la n o s tra f i o t t a i m a ri in to r n o in to rn o d a l s e n o P e rs ic o fin o a lle co lonne d ì E rco le . E q u a n to è d a l l e co lo n n e e n tr o la L ib ia ( l ) t u t t o sa rà nostro ', e c o s ì n o s tra sa rà l ' A s i a t u t t a ’, e te rm in era n n o l ' i m p e r i o n o stro i te r m in i da D io m e ss i a l la t e r r a . M a se n o i d ia m v o lta ; la scerem o a se s te ss i m o l t i p o p o l i b e llic o s i d i là ^ d a ll ' I j ’a s i f i n o a l m a r dt O r ie n te : e m o l t i dopo q u e s t i fin o a l l ' I r c a n ia verso s e t t e n t r io n e , e non lo n ta n i d a essi g l i S c i t i . O n d ' è ch e se r e tro c e d a s i ; dobb iam te m e re che i p o p o li i q u a li re s ta n o d a so g g io g a re sveg lin o a r ib e llio n e i so tto m e ss i , e n o n f e r m i ancora a b b a s ta n za . E d a llo ra o g i t t a t i fa r a n n o i tr a v a g l i n o s tr i s i lu n g h i', o c i f a r e m d a ca p o a tra v a g lia re e c im e n ta rc i . P e rse v e ra n za o M a ced o n i , o c o m p a g n i ! A c h i s te n ta e r isch ia s i p e r le g ra n d i a z io n i è do lce la v i ta perchè v ir tu o s a , e d o lce n o n m en o è la m o r te p e rch è c o ro n a ta da g lo r ia im m o r ta le . N o i sa p e te vo i f o r s e ch e q u e l nostro g r a n p ro g e n ito re se re s ta v a s i in T ir in e o o in A r g o , se n e l P elo p o n n eso o in T e b e , m a i sa re b b e s i, m o r ta le co- m e r a , a ta n ta c e leb r ità su b lim a to d i essere D io f a t to , o c red u to ? E n em m en o d i S a c c o , n u m e aneli esso e p iù g ra n d e d i E r c o le , brevi fu r o n o o p o ch e le
f a t i c h e . F in o r a vo i a v e te o ltr e p a ssà ta N i s s a : e l 'A - o r n o , q u e l m o n te in e sp u g n a b ile a d E r c o le ; quella n a rra le vostre v i t to r ie : a g g iu n g e te , s ì , d e h ! ag g iu n g e te a g l i a c q u is t i g ià f a t t i q u e l ch e r im a n e , vuol d ir e i l poco a l m o lto d e ll’ A s i a . O r d i t e : avre i m a i f a t t o n u lla d i m arav ig lio so e d i g ra n d e se r im a s to m i f o s s i n e lla M a ced o n ia p a g o d i gu a rd a re se n za
(i) V Affrica.
a f fa n n i lo s t a i o , e co n ten en d o i T ra c i ch e c i co n fin a n o , g V I l l i r i c i , i T r ib a ll i , e d a l t r i m a la f fe t t i a l G r e • co n o m e ? S e io che v i conduco a tr a v a g li e c im e n t i , 10 , s e n z a e sp o rm ic i m a i , v i c i c o n d u c e ss i , f o r s e n o n a to r to d is a n im a t i ornai v i sareste ; dovendo v o i lo g o r a r v i , e s o l i , e p e rch è a l t r i co lgane i l f r u t t o . M a io so n q u i f r a g l i s t e n t i , e f r a ” p e r ic o li : co m u n i sono l i p r e m j p e r t u t t i : vostre sono le te rre e l i s a t r a p a t i . P e r ora g ra n p a r te d e i d a n a r i s i d eriv a n e lle vo s tre m a n i : m a q u a n d o avrem corsa t u t t a ( A s i a , a llo ra , p e r D i o , non p u re v i a p p a g h e rò , m a sopra ffa rò q u a l i che s ieno , le sp e ra n ze che c ia scuno y a v e te . R im a n d e r ò c h i vu o le , n e lla p a tr ia ; o chei o ve lo r icondurrò : m a q u e ll i che restano l i renderò n o m m e n o d e g n i £ in v id ia a c h i p a r te .
21. A v ev a A le ssa n d ro d e t t e q u es te o s im il i c o se , e l ’ a d u n a n z a ta c e a n e p ro fo n d a m e n te , n in n o osando c o n t r a d d i r e a d d i r i t t u r a a l so v ra n o , m a non vo lendo n e m m e n o c o n s e n t i rg l i . £ q u a n tu n q u e e g l i insistesse p iù volte p e rc h è d icesse c h iu u q u e conosceva i l cont r a r i a ; p u r d u rò q u e l la ta c i tu r n i t à non p o c o . F in a l m e n te G eno d i F o l ip e r c o n te , fa t to s i c o r e , so g g iu n se :
S i r e , p o ic h é se ’ d isp o sto a non co m a n d a re d i t u t t o p o te re la m a r c ia , a n z i d ic i v o le r t i condurre i t u o i se t u p e r s u a d i e s s i , e se essi t e , d i n o n v io l e n ta r l i ; io p rendo a p a r la re n o n p e r n o i c a p i ta n i , o n o ra ti in fr a g l i a l t r i , e g ià co ro n a ti in g ra n p a r t e d e 'p r e m j d e lle f a t i c h e , e p r o n t i n eg l' in c a r ic h i n o s tr i a s e g u ir t i d o v u n q u e , m a p e r £ e s e r c i to : nò cose t i p a r lerò q u a li p ia c c io n o a q u es to , m a q u a l i g io v a n o t e d i p r e s e n te , e t i a ss icurano p e r V a v v e n ir e . C o n ced a m i V e tà m ia ch e io n o n t i a sc o n d a » ciocché p o rm e n e i l m e g lio , co n ced a m elo la d ig n i tà ch e m i h a i t u d a ta in fr a g l i a l t r i , e C a rd ir m io m e l conceda , q u e l scevro da e sc u sa z io n i n e ll’ a f
f r o n t a r e tra v a g li , e p e r ic o li . Q u a n to tu , S o vra n C om a n d a n te , e g l i a l t r i che s i m ossero teco d a lla p a t r i a , a v e te e se g u ite im p rese p iù g r a n d i e p iù n u m erose ; t a n to m i sem bra p iù convenevo le c h e d ia t»
Q U I N T O 181
f i n e u n a v o lta a f a t i c h e , e c i m e n t i . T u v e d i , o S'i-r r e } à i t a n t i M a c e d o n i, d i t a n t i G re c i che p r e s e r o te co la m a r c ia , com e p o c h i ora q u i n e s ia m o . T u d a lla B a t t r ia n a { e f u buona c o s a ) r im a n d a v i in p a t r ia i T e s s a l i , perchè n o n p iù scorgevi in essi b r io p e r tr a v a g lia r e . G l i a l t r i G rec i o d ivennero ( n è g i à t u t t i d i buon g rado ) a b ita to r i d e lle c i t t à da t e f a b b r ica te ; o co n tin u a n d o i r i s c h j , e g l i s te n t i c o l l e m i l i z i e M a c e d o n i , q u a li periro n o n e lle b a t ta g l ie , q u a li f e r i t i v i j ’in a b i l i ta r o n o , e f u r o n o la s c ia t i q u a e là p e r V A s i a , e q u a l i ( e n e f u la p iù g ra n p a r t e ) d i m a la t t ia s i c o n su m a ro n o . C osi n e r im a n g o n o p o c h i d i t a n t i , e q u e s t i n o n com e p r im a v ig o ro s i n e ’ corp i ; e certo a ssa i p iù s c a d u ti d i c u o re . O r q u e s t i sen tono t u t t i i l desid erio de p a r e n t i , s e p u r
h a n n o , d e lle m o g l i , de f i g l i , d e lla p a t r i a : e b e n to n o d a p erd o n a re se bram ano la sc ia rs i r iv e d e re , q u a l i f ic a t i com e sono d a t e , e g r a n d i f a t t i d i p ic c o l i , e r ic c h i d i p o ver i . P e r ta n to ora t u n o n c o n d u r l i ca n tra v o g lia ; ch e m a n ca n d o a d essi q u e s ta , m a i p iù l i tro v e re s ti s im i l i a ses te ss i n e l c im e n ta r s i , e c o m b a tte re . T u p o i , se t i p ia c e , riconducen do c i in casa r iv e d i la m adre t u a , r ico m p o n i le cose d i G re c ia co lla m a n o ch e v i r ip o r ta v i t to r ie ta n te , « si va rie ; e q u i n d i , se v u o i , t i m o v i con nuova sp e d iz io n e verso le In d ie o r ie n ta li , o verso i l P o n to M u s s in o , o verso C a r ta g in e e la p a r te d i L ib ia d i là da C a r ta g in e ; ch e ben p o tr a i com piere a llo ra t a i g e s ta , e t i s e g u ira n n o i M a c e d o n i , m a i g io v a n i p e ’ v e c c h j , e i v e g e t i p e i s ta n c h i , q u e lli in so m m a c h e n o n t e m o n o , in e s p e r t i c h e ne s o n o , la g u e r r a , a n z i la desiderano p e r q u a n to ne sperano n e ll ' avven i r e . E q u e s t i , com è v e r is im ile , d i ta n to m ig lio r a n im o t i se g u ira n n o , q u a n to che ved ra n n o i com pag n i a n t ic h i de r is c h j e d e lle f a t i c h e tu e to r n a t i z/1 p a tr ia r icch i d i p o v e r i , e g lo r io s i d ’ ig n o b il i . S i r e , b e lla è p iù e h ' a l tr a cosa la m o d era zio n e n e l le pro sp e r i tà . C e r ta m e n te t u duce ta le e d i ta n to esercito non h a i ch e te m e r de" n e m ic i : m a in im m a g i-
1 8 3 L I B R O
Q U I N T O 18.5nobili sono, i però non reparabili i m oti della aorte l) .
2 2 . A cco m p ag n av an o i l d i r e d i C en o con fre m ito d i assenso i c i r c o s ta n t i ; e l e la g r im e c h e g r o n d a v a n o a m o lt i d ic h ia r a v a n o a n c o ra p iù 1’ av v e rs io n e a* p e r ic o l i u l t e r i o r i , e l’ affe tto d i r i t r o c e d e r e . A le ssan d r o d isg u s ta to d a l d i r f r a n c o d i G e n o , e d a l la svog l i a t e z z a d e g l i a l t r i d u c i ne sciolse p e r a l lo r a l ’ a - d u n a n z a : m a r ic o n v o c a ta la p ien d ’ i r a n e l g io rn o ap p re sso v ’ a n n u n z iò ch e e g li era f e r m o d i a n d a re in n a n z i , e che n o n a s tr in g e v a a seg u ir lo n iu n d e* M a ced o n i : sarebbevi c h i seg u isse lo d i buon g ra d o . T o rn a sse , q u a n to a lu ì , ch iu n q u e lo bramava» n e l la p a t r i a , e v i raccon tasse ch e a v e a n o , p e r to r n a r v i , a b bandona to il re loro tr a ’ n e m ic i . £ c iò d e t to s i r i t i r ò n e lla r e g i a te n d a senza p e rm e t te re p e r t r e g io r n i che p e n e tra s se la n iu n d e g l i a m ic i ; a s p e t t a n d o v i , se a c c a d e v a , com e spesso accad o n o n e g l i e s e r c i t i , m u ta z io n e ch e a lu i rendesse p iù d o c ili i M a c e d o n i . N o n d im e n o p e rs e v e ra v a cupo te r r ib i le s i len z io t r a 1’ a r m a t a , e sco p p ia v an e in d ig n a z io n m a n i fe s ta c o n tro d i l u i , non ch e a lu i si r ip ie g a s s e ro . I n ta le s ta to e g l i , secondo T o lo m m e o , fece sag rif iz io a n c o ra p e i t r a n s i to , m a in fe l ic i n e fu ro n o le s ig n i ficaz ion i. O n d ’ è c h e c o sp ira n d o g li tu t to a l r i t o r n o , f a t t i s i r ic h ia m a re g l i a m ic i p iù p r o v e t t i , e p iù a c c o n c i , d iv u lg ò p e r essi a i so ld a ti che e ^ l i a v e a r iso l u to d i r i t ro c e d e re . I n a lz a ro n o a l t r i a l i an n u n z io le v o c i com e u n a m o lt i tu d in e co n fn sa le in a lz a p e r g iu b b i l o ; la p a r t e p iù g r a n d e si sciolse in l a g r im e : e m o l t i a l l a r e g ia t e n d a sen co rse ro fe l ic i ta n d o v i A le s s a n d ro con g l i a u g u r j p iù b e l l i p e rc h è , e g l i in v in c i b i le a t u t t i , la sc ia to si fosse v in ce re d a lo ro sola-* m e n te .
23. Q u i n d i , c o m p a r te n d o 1’ e se rc i to , fece e r ig e r e d o d ic i a l t a r i , e m in e n t i d i a l t e z z a , e d a m p j d i
(1) Cnriio riferisce 11 discorso elegantissimo di Cena re) lib. t , parag. I> Secondo Curzio Alessandro aveva avuto il raro talento di rendere i rapi poveri di ta tto nel vincere ta t to : Ceno gli distei Omnium victora , omnium inope» tumut.
184 L I B R O Q U I N T Ola rg h e z z a , p iù c h e to r r i d i g u e r r a , p e r g r a t i t u d in e a i
-N u m i ch e lo avessero c o n d o t to tr io n fa n d o f i n o a .q u e i lu o g h i , e p e r m o n u m en to a i p o s te r i d e l le g e s ta sue (1 ) . E d if ic a t i l i , v i sag rif icò so p ra secondo le le g g i : e p r e sen tò g iu o c h i e q u e s t r i e g in n ic i . P o i c o n c e d e t te a P o r o tu t to i l paese d i q u a d a l fium e I fa s i ; ed e g l i «i rav v iò verso l’ I d r a ò te : e p a s sa to lo , r iv e n n e a l - T A c e s i n e , ove tro v ò c o m p iu ta la c i t t à d e l l a cu i fo n d a z io n e e r a in c a r ic a to E fe s tio n e . P o se v i^ a d a b i t a r e i c o n f in an ti che v o l l e r o , ed i m e rc e n a r j in v a l id i a l l e a r m e ; e d e g l i fece a p p a re c c h j p e r n a v ig a re i l g r a n m a r e ( 2 ) . l o t a n t o v en n e ro a d esso A rs a c e i l p r e f e t to d e 9p aes i c o n t ig u i a q u e l l i d i A b i s a r e , i l f r a t e l l o e d a l t r i a m ic i d i A b is a re co n d o n i , p rez iosiss im i f r a g l ’ I n d i a n i , e con t r e n t a e le fa n t i m a n d a t i d a q u e l -sovrano c h e in fe rm o non p o te a v e n ire io p e r s o n a . C o n c o rd a v a n o su q u e s to a n c h e g l i a m b a s c ia d o r i sp e d i t i d a A le ssa n d ro a d A b is a r e . P e r ta n to sen za d i f f ic o ltà lo c r e d e t t e : e n om inò A b is a re s a t r a p o d e l l a su a p r o v in c ia , su b o rd in a n d o A rsa c e a l u i . P re s c r is s e i t r ib u t i c h e n e p a g h e re b b e ro : fece nuov i s a g r i - Jizi su l 9A c e s in e , e t r a g i t t a t o l o , v en n e a l l ’ l d a s p e , d o v e r is to rò co lle m iliz ie le d u e c i t t à V i t t o r i a e B u c e fa lo d a i d a n n i sofferti p e r le p io g g e ; e p ro v ìd e a n c o r a su d i a l t r e cose c o n v e n ie n te m e n te a i l u o g h i .
F in e d e l L ib r o q u in to .
(1) Alessandro in questo luogo secondo 'Curzio lib.' 9. parag. 9- mmiment* quoque cnstrorum jussit extendi, cubiliaque amplioris formae, quam prò cor- porum habitu rchnquì, ut speciem omnium ougeret, posteritali fall»* miruca- ìum praeparans. Cioè pretese far credei e con que’ segni che i corpi de’ suoi militari erano come giganteschi; ed egli era cosi piccolo!
<2) Qui propriamente l'pceano orientale, cominciando <U fiume In d o , C procedendo a mezzo g iorno , e a ll'occaso : vedi lib. seg. ( . i f
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L E S T O R I E
DI ARRIANOS U L A S P E D I Z I O N E D I A L E S S A N D R O
L I B R O S E S T O
1, J L J o p o ch e A le s s a n d ro e b b e a p p a re c c h ia te su le Vive d e l l ’ I d a s p e a s sa i b a rc h e d a t r e n t a re m i, o m e t à p iù g r a n d i , e m o lte p e l t r a s p o r to d e i c a v a l l i , e q u a n t ’ a l t r o o c c o rre » p e l m o v e rs i d e l l ' e se rc ito s a i f iu m e ; d e l ib e rò n a v ig a rv i fino a l l ’ o c e a n o . O r s icco m e e g l i a v e a p e r a d d ie t r o v e d u t i d e ’ c o c o d r i l l i nel»- l e a c q u e d e l l ’ i n d o , T o n ic o d e ’ fium i dove se ne g e n e r i n o , ecce tto i l N i l o ; e s iccom e v e d u te p a r a v e a d e l le fav e , q u a l i p ro d u c e te l ’E g i t to solo, n e l le s p ia g g e d e l l ’ A c e s in e , fium e c h e n e l l ’ In d o sb o ccare g l i s i d i c e v a ; c o n c e p ì d i a v e re f in a lm en te l e o r ig in i ritrova-* t e d e l N i lo ; q u a s i q u e s to fium e sca tu r isse d i q u iv i in a lc u n lu o g o d e l le I n d i e , e t ra v e rsa sse g r a n solitu d in i e v i p e rd e sse i l n o m e d i I n d o , e dove r ic o m in c ia a s c o r re re f r a te r r e a b i t a t e fosse d a g l i E t io p i d i q u e ’ lu o g h i c h ia m a to N i l o , o v vero E g i t t o , cch m e E g i t t o c h ia m a lo O m ero co l n o m e d e l la p ro v in c ia , e t a l e n e a n d a sse in fine n e l m e d i te r r a n e o . O n d ’ è c h e sc r iv en d o a d O l im p ia d e , l e sc risse in f r a le a l t r e cose d e l le I n d i e , che s e m b ra v a g l i d i a v e re ez ian d io s c o p e r te le s o rg e n t i d e l N i l o ; m a su p icco li e l i e v i ind iz j p e r t a n t a c o n g e t t u r a . M a po ich é m eg lio ve r if icò le cose d e l fiume I n d o , c o n o b b e d a ’ p a e sa n i c h e l’ Id a s p e n e l l ’ A c e s in e , e 1’ A ces in e n e l l ’ In d o g e t t a n o le a c q u e e i l n o m e , e ch e l ’ in d o si s c a r ic a co n d u e b o c c h e n e l l ’ ocean o , sen z a c h e p u n to l ’E ìgitto
1 8 6 L I B R Og l i a p p a r f e n g a . E d a l lo r a can c e llò dall* e p is to la a l l a m a d re q u e ’ co n ce tt i su l N i lo ( i ) : e vo len d o n a v ig a re d i sa p e ’ fiorili a l l ’ o c e a n o , recesi a p p a r e c c h ia r e l a flo tta ; e l i F en ic j, l i G ip rj, l i C a r j , g l i E g iz j , le g n a c i d e l l ’ e s e rc i to , su p p liro n o a g l i u s i d e ’ re m i- g a n t i .
2. I n 'q n e s t o m ezzo m o r ì G e n o , fede liss im o in f r a g l i a m ic i d i A lessan d ro , e lo esequ iò co n fu n e b r i o n o r i , m a g n if ic i p e r la c i rc o s ta n z a : q u in d i a d u n a n d o g i i a m ic i , e t u t t i g l i a m b a s c ia d o r i I n d ia n i v e n u t i a d e s so , d ic h ia rò F o ro m o n a rc a d e l l ’ l a d i a d a lu i p r e s a , ov’ e ra n o s e t te naz ion i, e piò c h e d u e m i la c i t t à . C o m p iu to ciò, d iv ise l a m il iz ia in t a l m odo . F e c e s a l i r e in b a rc a e p re se con se l i so ld a ti c in t i d i s c u d o , t u t t i l i s a e t t i e r i , g l i A g r ia n i , e l a c a v a l l e r i a l a q u a l p re c e d e i m o n a rc h i . C r a tè r o co n d u ce v a lu n g o la r iv a d e s t r a d e l l ' Id a sp e p a r t e d e l le m il iz ie a p ie d e e a ca v a llo m e n tre E fe s tio n e a v a n z a - v as i p e r la s in is t ra c o l la p a r t e p iù g r a n d e e p iù fo r te d e l l ’ e s e r c i to , e con t u t t i g l i E le fa n t i ch e e r a n o g ià d u g e n to : l ’ a n o e l ’ a l t r o a v e a n o rd in e d i t r o v a r s i i l p iù p re s to n e l la r e g g ia d i S o p i to . M a F i l ip p o i l S a t r a p o d e ’ p aesi d i q u a d a l l ’ In d o d o v ev a in d u g ia r s i co suoi t r e g io rn i f r a ’ B a t t r i a n i ; e p o i v e n ire d i r e t r o g u a r d ia . R im a n d ò l i c a v a l ie r i d i N is sa a l l a p a t r i a l o r o ; N e a rc o e b b e i l co m a n d o d e l la flott a ; e l a r e g ia t r i r e m e fu d a ta in c u r a a d O n es ic r i- to , i l q u a le , in ciò c h e scrisse d i A le ssa n d ro , m e n t ì p u r q u e s to , ch e essendo e g l i g o v e rn a to re sem p lice d i u n a so la , d ices i c o m a n d a n te d i t u t t e le n a v i . E r a n o po i le n av i più g r a n d i , secondo T o lo m m e o , cu i seg u o p r in c ip a lm e n te , o t t a n t a g a le e d a t r e n t a r e m i : m a t r a q u e s te e q u e l le ch e p o r ta v a n o i c a v a l l i , e le a l t r e d a c a r i c o , o n a te a s c o r re re i f iu m i , a n t ic h e e r e c e n t i , av easen e un com plesso q u a s i d i d u e m ila . O r ta le e ta n to com plesso a p p a r e c c h ia to , in t r o d o t te p re sso l ’ a lb a le m i l iz ie n e lle b a r c h e , fece g iu s ta
li) G io ita m e n e . Ora si a che i cocodrilli soro in molti altri luoghi.. l ’ Asia li ha nel G ange, ed in Ceilan; I 'A frica nel fiume N egro , e l ’ America Delie A ntille , nel fiume delie A/nazoni, e altrove.
S E S T O 1 8 7T o s a to sag rif ìc j a i N u m i , e d a l fium e Id a sp e , com a v o le a n o g l ’ ind o v in i. P o i m o n ta to in b a rc a , eg li etec-00 l ib ò d a l l a p r o r a con a u r e a c a ra ffa in sul fiume * in v o c a n d o c o l l Id a* p e l ’ A c e s in e , i l m a g g io re d e ’ fium i ch e g l i si u n is c a , non l u n g i , com e u d ì a , d a q u e l lu o g o ; e con essi in v o can d o a n c h e l ’ i n d o n e l cu i seno q u e s t i du e si m e tto n o f in a lm e n te . I n d i l ib a u d o a d E rc o le suo p r o g e n i to r e , a d A m m o n e , e a q u a n t i n u m i so lea p e r costum e, i n t i m ò , ch e le t r o m b e des se ro i l seg n o d i s c io g l ie r e , e d a to lo , sc io lse ro o rd i n a ta m e n te . Im p e ro c c h é e r a p re s c r i t to con q u a le in te r v a l lo d o v ean o c o m p a r t i r s i le nav i d a c a r i c o , e co n q u a le le p o r ta t r i c i d e * c a v a ll i o d e l le m i l i z i e , s icch é non isb a tte s se ro l ’ u n a su l ’ a l t r a , m ovendosi a l l a v e n tp r a ; nè p e rm e t te v a s i c h e le p iù sne lle p r e c o rre sse ro le co m p a g n e . N o n so m ig liav a n e llo s t re p i to suo la re m ig a z io n e a n iu n ’a l t r a , non p e r l e t a n t e n av i ch e n e e r a n o m osse a d u n t e m p o , non p e r le voci d e ’ c a p i ta n i ch e la in t im a v a n o , o sospend e v a n o . V ’ un iv an o a n c h ’ essi le g r id a i r e m ig a n t i se m ai l a c o r re n te l i r i s t r i n g e v a . L e sp o n d e e le v a te s o p ra le n a v i in p iù l u o g h i , ra c c o g lie v a n o com e in seno a n g u s to i l f r a g o r e , e lo m o l t ip l ic a v a n o , r iv e r b e ra n d o lo l ’ u n a a l l ’ a l t r a ; e d a r iv e r b e r a r lo p u r co n c o rre v a n o le se lve ch e q u a e l à s’ in a lz a v a n o sa l ’ u n a e l ’ a l t r a r i v a . S b a lo rd iv a in s iem e i l oo re de* b a r b a r i lo sp e ttaco lo d e ’ c a v a l l i su le n a v i , non ved u t iv i a l t r a v o lta m a i n e lle In d ie , d ove n o n e r a m e m o r ia n iu n a d i sp ed iz io n i n a v a l i f a t t e d a B acco ; t a n to c h e q u e l l i ch e e ra n o p re s e n t i a l p a r t i r d e l l ’ a r m a ta lu n g o te m p o l ’a c c o m p a g n a ro n o . E com e ta n to suono o r im b o m b o si a v a n zav a v ia v ia in m ezzo d ’i n d ia n i d a t is i a d A le s s a n d ro , scen d ev an o a n c o r essi su1 l i d i , e lo s e g u i ta v a n o c a n ta n d o in b a r b a r i c a g u i s a ; ch è a m ic i sono p iù ch e a l t r i d e l c a n t o , com e d e l l a d a n z a , d a l te m p o c h e B acco e le g e n t i d i esso fa rn e t ic a ro n o ne lle In d ie con s a l t i e c a ro le .
3. E così n a v ig a v a , q u a n d o n e l te rz o g io rn o p e r-1 ven n e d i r im p e t to a i t r a t t i d e l le sp ia g g e n e ’ q u a l i E fe s t io n e e G r a tè r o d o v e a n o secondo i l co m an d o
18 8 L I B R Oa c c a m p a r s i . T ra t te n o to v is i d u e g io r n i finche g iu n s e F i l ip p o co lle sue m i l iz ie , sp e d ì q u e s to e l a g e n te d i lu i con o rd in e c h e m a rc ia sse ro lu n g o l a sp o n d a d e l - l ’ A c e s in e , m osse d i b e l nuovo i d u e C r a tè r o e d E f e - s t io n e , p resc r iv en d o a d essi i l v ia g g io ch e a v e a n o & f a r e , ed e g l i co n tin u ò l a n a v ig a z io n e su l ' I d a s p e , c u i non e b b e m a i m eno l a r g o d i v e n t i s ta d j . D o v u n q u e c a la v a a t e r r a , o r ic e v e v a a p a t t i , se d a va n«i g l ’ in d ia n i in to rn o l ’ I d a s p e , o l i s o t to m e tte v a c o l la fo rza , se re s is te v a n o . A c c e le rò p e r a l t r o la n a v ig az io n e i n f r a i M a l l i e g l i O s s id a c r i , p e rc h è n u m erosiss im i e be llicos iss im i in f r a g l i a l t r i ; e p e rc h è g l i e r a d e t to ch e av e a n o a p p a r t a to l e m o g li e l a p ro le n e lle c i t t à p iù m u n i t e , r iso lu t i d i u sc ire a c o m b a t t e r l o ; e m o lto p iù p e rc h è v o lea non t r o v a r l i p ro v v e d u t i , m a s o rp re n d e r l i f r a l ' a p p a re c c h io e i l d iso r d i n e . P e r t a n to r ip re so d a io d i i l c a m m in o , g iu n g e t r a c in q u e g io rn i a l l a con fluen te d e l l ’ Id a sp e e d e l- l ’ A c e s in e . S tr in g o n s i d ove si c o n g iu n g o n o i f iu m i, e d i d u e n e fo rm an o u n so lo ; e s tr in g e n d o s i a f f re t ta n o e r ip e rc o to n s i , e fa n n ’ on d e , e v o rtic i , e ro m o re , sen s ib il iss im o p u r d a lo n ta n o : cose tu t t e p re a c c e n n a te d a ’ p a e sa n i a d A le ssan d ro , e d a A le ssa n d ro a l l ’ e se r c i t o . C om a p e rò l ’ a r m a t a fu v ic in a a l la confluen te n e se n t ì f r a g o r e s ì cupo che i n o c c h ie r i sospesero i l co rso non p e r c o m a n d o , m a p e rc h è i c o m a n d a n t i m e d e s im i a t to n i t i v i a m m u to l iv a n o . A v a n z a t is i però fio p resso a l lo s t r e t to , q u e s t i in t im a n o c h e d ia s i fo rt e a i r e m i , e s i v a d a , a ffinché le n a v i che vi s’ im b a t to n o non s iano t r a v o l t e d a ’ v o r t i c i , m a l i v in c a n o , e p a s s in o . L e b a rc h e ro to n d e sp in te e a g g i r a t e d a l l a c o r r e n t e , p re s to d a l la c o r r e n te m e d e s im a fu ro n o d i r iz z a te senz’ a l t r o sconcio se non q u e l lo d i esse rv i p e r t u r b a t i q u e ’ ch e v’ e ra n o d e n t r o : non a n d a ro n o p e rò così scev re d a d a n u o le b a r c h e lu n g h e n o n e lev a te u g u a lm e n te in m ezzo a ’ f lu tt i che gonfia v a n o e m u g g h ia v a n o , e t r a q u e s te le b ire m i ch e n o n a v e a n o i r e m i in fe r io r i a b b a s ta n z a fu o ra d e l l ’ a c q u a ; p e rc h è p ie g a n d o s i esse p e ’ v o r t i c i , rom p eav is i l a p a r t e d e ’ r e m i ch e e r a s o t t ’ a c q u a , p r im a c h e fossevi
S E S T O 189l ’ a g io d i r i a l z a m e l i . C osì m o lte d e l le b a rc h e rim a» se ro m a lm e n a te , e d u e n e p e r i ro n o , u r ta te s i f r a lo ro ; so ccom bendov i p o r m o lt i d i q u e l l i che v’e ra n o . D o - ve l ’ a lv e o p e rò «i rn l lb rg a v a n o n e r a o e la c o r re n te t a n t o m o le s ta , nè i v o r t ic i t r a s p o r ta v a n o con p a r i v io le n z a . P e r ta n to A le ssa n d ro a p p ro d ò la f l o t t a , « m ise in 6alvo q u a n t i p u r v’ e ra n o , n e l la r iv a d e s tra , in u n seno c o p e r to d a l l a o o r re n te , buono p e r s taz io n e d i n a v i , a n z i fa c i le d a in t ro d u rv e le c o n q u a ssa te a n c o r a , p e rc h è u n a ru p e iv i d e c l in a , o p p o r tu n is s i m a , i l f iu m e . Q u iv i r i s a r c ì le m a lc o n c e : e f a t to n a v ig a r e N e a rc o s ino a i confin i d e i M a ll i , e g l i sco rse p e r le t e r r e d e ’ b a r b a r i , i q u a l i non e ra n s i a lu i d a t i . Im p e d ì ch e soccorressero i M a ll i , e si r ico n d u sse v e rso la f l o t t a .
4 . E r a n o g ià iv i p e rv e n u t i E f e s t io n e , G r a t è r o , e F i l ip p o co lle p ro p r ie m iliz ie . E g l i d u n q u e t r a g i t t ò g l i e l e f a n t i , le t r u p p e d i P o lip e rc o n te , i s a e t t ie r i e q u e s t r i , e F i l ip p o co’ suoi d i là d a l l ’ I d a s p e , m e tte n d o tu t t i a i c o m an d i d i G ra tè ro . S p ed ì N e a rc o co lla flott a o rd in a n d o g l i d i p re c e d e re l’ eserc ito p e r l a n a v i g az io n e d i t r e g i o r n i . P o i d iv ise i l re s to d e lle m i ' l iz ie in t r e p a r t i : e volle che E fes tio n e a n d a sse c in q u e m a rc e in n a n z i affinché s’ im b a tte sse ro in esso, e n e fossero p r e s i , i b a r b a r i ; i q u a l i non a s p e t ta n d o che il r e g iu g n esse co’ suoi, fug g iv an o so llec i tam en te a p a r t i ' p iù r im o te . E T o lo m m eo d i L a g o r ic e v u ta a n c h ’ esso p a r te d i e s e r c i to , d o v ea s e g u i ta r lo in di* s ta n z a d i t r e m arce a p p u n to , p e rc h è Unissero in lu i q u a n t i fu g g iv a n o a d d i e t r o . P re sc r isse p e rò ch e q u a n t i p r e c e d e v a n o , g iu n t i a l l a confluente d e l l ’ A c e s in e , e d e l l ’ I d r a ò t e , a sp e t ta s s e ro , finché v i a r r iv a s se p u r e g l i , e c o n cen tra sse le fo rze d i G ra tè ro e d i T o lo m - m e o . F r a t t a n t o e g l i , p reso con se l i so ld a ti con g l i s c u d i , g l i a r c i e r i , g l i A g r i a n i , l e t r u p p e d i Pito-» n e d e t te d e g l i A sse te r i , i s a e t r ie r i a c a v a l lo , e m e tà d e l la r e a i g u a r d i a e q u e s tre d e g l i A m i c ì t m a rc iò su t e r r e p r iv e d i a c q u a verso d e ’ M a l l i , popo lo d ’ I n d ia n i , m a d ’ in d ia n i l i b e r i . A ccam pò n e l p r im o g io rn o p re sso d i u n f iu m ice llo , lo n ta n o d i c a n to s ta d j dal*
190 L I B R 0l ’A cesine. R ifo c il la to v is i e g li , e l ’e se rc ito , e te n t ì to r e lo m a non m o lto , in riposo , in t im ò c h e c ia scu n o em p ie sse d i a c q u a o g n i vaso c h e a v e v a . Scorsi co s i co l r e s to p u r d i q u e l g io r n o , e con tu t ta l a n o tte in to rn o a q u a t t ro c e n to s t a d i , g iu n se in s iem e co l n o r o g io r n o a d u n a c i t t à , n e l la q u a le si e ra n o r ic o v e ra t i m o l t i d e ’ M alli . N o n p en san d o m a i q u e s t i , c h e A le s s a n d ro venisse p e r te r r e m a n c a n t i d i a c q u e su d i essi , s ta v a n o in g r a n p a r t e fu o r i d e l le m u r a , e sena ’ a r m i . A l t r o n d e A le ssa n d ro n e l l ’ a t to c h e d a v a a co n o sce re c h e e g l i e r a co ll’ e se rc ito dove n o n p a r e a lo ro c r e d ib i le p e ro h è diffìcile , p iom bò su d i essi c h e m a i no n se lo av e a n o a s p e t t a to , e n e uccise i p iù se n z a r e s i s te n z a , p e rch è d is a rm a t i . E re sp in t i g l i a l t r i f r a le m u r a , le c irco n d ò c o lla c a v a l l e r i a , co inè con u n v a l lo ; non essendog li g iu n ta a n c o ra la f a n te r ia . A l f in e , g iu n ta g l i q u e s ta a p p e n a , s p e d ì P e rd ic c a co l suo c o rp o d i c a v a l l e r i a , con q u e l lo d i d i t o , e e o a g l i A g r ia n i a d a l t r a c i t t à d e ’ M a ll i ove s’ e ra n o r i fu g g i t i m o lt i d i q u e ’ lu o g h i , con o rd in e d i g u a r d a r - v e l i , e non a l t r o , so la m e n te p e rc h è n iu n o uè uscis t e , n è ra p p o r ta s s e a l t ro v e i l suo a r r iv o ; e d e g l i f r a t t a n to so rse a d a s s a l i r e le m o r a . L e a b b a n d o n a ro n o i b a r b a r i com e q u e l l i che a lu n g o n o n le d i f e n d e re b b e ro , e ssendone n e lla in v as io n e m o r t i m o lt i , e m o lt i f e r i t i e spossati a c o m b a tte re . R id o t t i s i n e l la c i t t a d e l la , l a so s ten n e ro a lc u n te m p o , com e d a luogo p r o p iz io , nè fac ile a t r a s c e n d e r lo . M a facendose le • o p ra d a o g n i p a r te i M a c e d o n i v ig o ro s is s im a m e n te , c p re se n ta n d o s i q u a e l à lo stesso A le s sa n d ro a l la im p r e s a , fu p ig l ia ta a fo rz a c o l la s t r a g e d i q u a n t iv e r a n o , che e r a n d u e m i l a . P e rd ic c a a r r i v a to a l l a c i t t à dov ’ e r a s p e d i to , l a tro v ò d e s e r t a : in s a p e re p e rò ch e g l i a b i t a o t i ne e ra n o u sc it i d i f r e s c o , volò d i su b ito su T o r m e lo ro . S e g u ito d a s o ld a t i l e g g ie r i con q u a n to a v e a n o d i v e lo c i tà , l i ra g g iu n s e ed u c c ise t u t t i , sa lvo q u e l l i c h e e ra n o p re c o rs i e f u g g i t i t r a le p a lu d i . ■
. 5 . A le s s a n d ro , c ib a to , e r in f re sc a to l ’ e se rc i to r i p re se l a m a r c ia in to rn o a l l a p r im a v ig i l i a : e d
i n o l t r a to l i buon t r a t t o n e l la n o tte , p e rv e n n e .a g io rn o in r iv a d e l l ’ I d r a ò t e . Iv i sep p e che m o lt i de’ M a ll i n e av ean o g i à fa t to i l t r a g i t t o : o n d e la n c ia to s i a g l i a l t r i c h e e r a n p e r f a r l o , p resso i l luogo a p p u n to d e l t r a n s i to , n e d is tru sse g r a n p a r t e ; po i v a lican d o e g l i stesso p e r iv i a l l ’ a l t r a sponda si m ise a p e r s e g u i ta re q u e l l i c h e v ’ e r a n passa ti. E m o lt i ne u c c ise , e m o lt i n e im p r ig io n ò : m a la p a r te p iò n u m ero sa c e rc ò scam p o in s i to , f o r te d i p e r se s te s so , e r ic in to d i m u ra . O n d ’ e g l i a p p e n a g iu n ta g l i l a c a v a l le r ia sp e d ì su lor o P i to n e con la sua so ld a tesca e d u e sq u a d ro n i d i c a v a l i e r i . P i to n e c o r s e , a s s a l ì , p re se i l lu o g o , e v i r e n d è sch iav i t u t t i i r e fu g ia t i , i q u a l i non e ra n o p e r i t i n e l l ’ a ssa lto ; e b en to s to si r ico n d u sse a l suo c a m p o . In fo rm a to A le s sa n d ro d i po i che a lq u a n t i M a l l i e r a n s i r i t i r a t i in u n a c i t t à d e 9 f i r a c m a n i , vi s9 in c a m m i n a ; e g iu n to vi a p p l ic a g r a n fa n t i in to rn o in to rn o . Q u e l l i a l v ed e re scav a rs i le m u r a e sè p re m u t i d a l g r a n d in a r e d e i d a r d i , le a b b a n d o n a n o , e van sen e a re s is te re su l la c i t t a d e l la . G o rrean o su ale o rm e lo ro a lc u n i poch i M aced o n i, q u a n d o e g l in o v o lta n o facc ia , e g l 9investono , e re sp in g o n o , e ne u cc id o n o v e n tic in q u e . A l lo r a A le ssa n d ro fe p o g g ia re le sca le d a o gù i p a r t e a l l a c i t t a d e l l a , e m in a rn e ab b a sso le m u r a . C a d u ta pfer lo scavo u n a to r re , e c o n q u a ssa to in p a r t e c iò ch e e r a ia te rm e d io a q u e s ta e a d a l t r a to r r e , d iv e n n e q u iv i la c i t t a d e l l a m en a r d u a d a co m b a tt e r l a ; ed A le ssa n d ro esso stesso i l p r im o ascese , e d ie d e s i a v e d e re a r b i t r o d e l m u r o . P ie n i d i v e rg o g n a a t a l v is ta i M a c e d o n i , ch i q u a ch i l à , vi s i r a m p ic a r o n o ; e d eb b esen e l a fo r te z z a f in a lm e n te . M a ta lu n i d e g l ’ In d ia n i d ie d e ro le c a se a l le fiam m e, e , d a l le fiam m e c o m p re s i , a r s e ro essi s te s s i : i p iù l a s c ia ta av ean o c o l le a rm i l a v i t a . T a n to che c in q u e m i la ne fu rono i m o r t i , nè p e r t a n t a v i r i l i t à d i c o re si e b b e ch e pochi p r ig io n ie r i .
6 . I l r e s i t r a t t e n n e q u iv i un g i o r n o , e r i s to r a ta v i l ’ a r m a t a , s i av anzò n e l seg u en te c o n tro d i a l t r i M a l l i . T r o v a te n e le c i t t à d e r e l i t t e seppe che i p o p o l i e r a n s i fu g g i t i p e ’ d e s e r t i . D i è r e q u ie tra g io rn o
S E S T O 191
) g s L I B R Oa ’ s o l d a t i , 'e n e l l ’ a l t r o sp e d ì a d d i e t r o , v e rso i l fiu m e , P i to n e e D e m e t r i o , i l d u c e e q u e s t r e , c ia s c u n o c o lle sue t r o p p e , e con su p p le m e n to p u r d ’ a l t r e l e g g ie r e , q u a n te n ’e ra n o n ecessa r ie a l l ’ im p re s a . C o m m ise lo ro c h e m a rc ia sse ro lu n g o l a r i v a , e se t r o v a v a n o d e ’ r e f u g ia t i n e l le se lve ( ch e m o lte ve n ' e r a n o p re s s o l a r i v a ) g l i uccidessero t a t t i se non si d a v a n o ; e m o l t i n e t r o v a r o n o , e ne u c c ise ro . Esso stesso p o i , M a g n o A le s s a n d r o , a n d ò verso l a c i t t à più g r a n d e d e i M a l l i , d o v e , g l i si d ic e a n o , r ic o v e ra t i m o l t i a n c o ra d i a l t r e c i t t à . G l ’ I n d i a n i , a d i to n e , c h e v en iv a g l ie l’ a - v ean o s g o m b e r a ta ; e t r a g i t t a t i s i d i là d e l l ’ I d r a ò te * te n e a n v is i s c h ie ra t i su le r iv e c h e e r a n o b en a l t e , p e r d i s p u ta rg l ie n e i l t r a n s i to se lo t e n ta v a . A p p e n a s e n t ì c i ò , p resc risse c h e la f a n te r ia lo seguisse i n o r d in a n z a , e p re c o rs e con tu t t a l a c a v a l le r ia v e rso i l fiume , a p p u n to l à dove si d ic e a n o c o n tra p p o s t i l i M a l l i . G iu n to , e v is t i i n e m ic i sc h ie ra t i su la r i v a u l t e r io r e , b e n to s to s i m is e , q u a l v e n iv a , a l t r a g i t t o c o l la so la c a v a l l e r i a . Q u e s t i m ir a to lo in m ezzo g i à d e l fiume s i r i t i r a r o n o so l le c i t i d a l la r iv a in c o rp o e con o r d in e ; ed e g l i tu t ta v ia l i p e rse g u i tò c o lla c a v a l l e r i a s o la . G l ’ I n d ia n i che e ra n o c in q u a n ta m i l a , co n s id e ra to lo solo c o l la c a v a l l e r i a , v o lta ro n o fa c c ia c o n c u o r d i c o m b a t te re fo r t i s s im a m e n te . Esso p e rò c h e n e scorse l a m o l t i tu d in e , ed a v e a lo n ta n i i so ld a t i a p p je d e , c a v a lc a v a le i n to r n o , e fnceav i so p ra d e l le s c o r r e r i e , sen za v e n ire a b a t t a g l i a . Q u a n d o ecco g iu n g e re g l i A g r i a n i , a l t r i c o rp i sce ltiss im i ch e eg li m e n a v a con se d i m i l iz ia le g g ie r a , e g l i a r c i e r i ; ed ecco g ià v is ib ile nè lo n ta n a l a f a la n g e d e9 f a n t i . G l ’In d ia n i a t a n t i m a l i che ven ivano su l o r o , vo lsero le • p a l l e , e fu g g i ro n o , e co rse ro a l l a c i t t à v ic in a , mu- n i t i s s im a .p e r n a t o r a . G l ’ in se g n i l ’ a l t r o : e n e uccide in b u o n n u m e r o , fifichè fu ro n o in c i t t à r i p a r a t i . A l lo r a c inse a p r im a g iu n ta la c i t t à co lla c a v a l le r ia ; p o i v e n u tig l i i f a n t i , g l i a ccam p ò d ' i n to r n o le m o ra n e l g io rn o s te sso . Im p e ro c c h é non r im an eac i d i q u e s to ta n to c h e bas tasse a d tm a ssa l to ; e f a n t i e c a v a l l i e ra n o s ta n c h is s im i: q u e l l i p e l m a r c ia r e lu n g o ,
S E 8 T O 1 9 3e q u e s ti p e r l ’ in se g u ire c o n t in u o , e g l i u n i e g l i a l* t r i n ie n te d i m eno p e l t r a n s i to d e l f ium e.
7. N e l g io rn o a p p re s so , d iv is a in d u e p a r t i la sold a te s c a , e f id a tan e l ’ u n a a P e r d i c c a , e g l i a n d ò , c a p o d e l l ’ a l t r a , a d a s s a l i r e le m u r a . N o n so s ten n e ro g l ’ in d ia n i lo s c o n tro ; e la sc ia te le m u r a d e l l a c i t t à , v o la ro n o a n c h ’ essi p e r lo scam p o n e l la c i t t a d e l l a . A le ssa n d ro co ’ s u o i , sp e z z a ta u n a p o r t a , s’ in te rn ò p r im a assa i n e l la c i t t à ; la d d o v e q u e ’ d i P e rd ic c a t a r d a r o n o : p e ro cch é n è sa liv a n o co s ì f a c i lm e n te le mu* r a , nè i p iù le sc a la v a n o ; c re d e n d o le g ià p re se n e i m i r a r l e vuo te d i d i f e n s o r i . H a q u a n d o v idesi l a c i t ta d e l la co l n e m ic o , e s c h ie ra to v i b u o n n u m e ro a v a n - t i p e r so s te n e r la ; ecco v o lg e rs i a l lo r a t a t t i a d e sp u g n a r l a , ch i scav an d o n e a p p iè le m u r a , e c h i le sca le a p p o g g ia n d o v i . P u r e s iccom e q u e i c h e p o r ta v a n o le sca le g l i se m b ra v a n o l e n t i ; A le ssa n d ro ne lev a u n a d i m a n o a d uno d e ’ p o r t a t o r i , e ve l’ a p p l i c a , e «alisce-i v i e g l i stesso a l l ’ o m b ra d e l lo scu d o : r a m p ic a v a g l is i a p p re s s o P e u c e s ta , r e c a n d o lo scudo s a g r o , p ig l ia to d a l r e n e l tem p io d i P a l la d e I l i a c a , e fa t to se lo dal-> 1’ o ra in p o i r e c a r e s e m p re d in a n z i n e lle b a t t a g l i e . A lz a v a s i dopo lu i p e r la s c a la m ed es im a L e o n a a to , r e g ia g u a r d ia d e l c o r p o , m e n tre p e r un’ a l t r a m on- ta v a A b r e a , m i l i t a r e d e l la m ezza c o o r te . G i à il( r e to c c a v a ia so m m ità d e l m u ro , q u a n d o fe rm a to v i lo scu d o , l à c a c c ia , e q u a u c c id e , e d i s g o m b e r a . I n t i m o r i t i p e r l a r e g i a v i ta i so ld a t i con g l i scud i si sp in - se ro a fu r ia p e r la s tessa sca la ; e si r u p p e . C osì q u e l l i che e ra n o g ià g ià p e rv e n u t i , p r e c ip i t a r o n o , t r o n ca n d o s i a n c h e p e r a l t r i ' l a v ia d a s o rm o n ta re .
G r a n d e g g ia v a A le s sa n d ro so le m u r a , n è a r d i r » u n nem ico d i a p p ro s s im a rg l is i : b en e r a p e rò to l to d i m i r a co’ d a r d i d a q u e i d e lle to r r i v ic in e , e d a a l t r i d e l la c i t t à n e m m e n o essi l o n t a n i , p e r c h è s a e t ta v a n o d a u n a rg in e te r r a p ie n o presso q u e l m u ro . E l ’ in c r e d ib i le a r d i r e , e le sp len d en tiss im e a r m i t ro p p o d a v a n o a d iv e d e re c h e e r a i n t a s o i l m o n a r c a . I n t a lo s ta to co n sid e rav a che r e s ta n d o i v i , p e r i r e b b e sen za fe rv i n u l la d i g lo r io so : che s a l ta n d o giù f r a ’l r i d a -
A r r i a n o , l 3
j g 4 L I B R Oto d e ’ m a r i i s tu p id i re b b e fo rse i b a r b a r i p e r l a s o r p re s a , e se n o , m o r i re b b e , non sen za esserne i n v i d ia to n e l c im en to d i o p e ra g r a n d e , e d e g n a d e l la r i c o rd a n z a d e ’ poste ri ; e f r a t a l i co n s id e raz io n i g iù n e l l a fo r te z z a b a lz ò . P o s ta to s i q u in d i fe rm o a l m u ro u c cise con la s p a d a a lc u n i v e n u t i a d a t t a c c a r l o , e l o stesso d u ce In d ia n o che au d a c is s im o g l i si a v v e n ta v a ; p o i r ip re sse con un sasso uno c h e in o l t r a v a s i , e p o sc ia an c h e u n a l t r o p u r con un sasso : f inché d i n u o vo f e r ì c o lla s p a d a nno che tro p p o g l i s i a c co s tav a . O tid ’ é c h e sch iv i ornai d i a p p r e s s a t e g l i i b a r b a r i lo c in s e r o , e p re s e ro a te m p e s ta r lo , c ia scu n o con c iò c h e a v e v a , o c a p i t a v a g l i n e l lé m a n i . Q u a n d ’ ecco g iù s a l t a r e , e c o m b a t te re p e r i l r e , P e u c e s ta , ed A b re a q u e l lo d e l la m ezza o o o r t e , e L e o n n a to ; i so li c h e e r a n o s a l i t i su l m o ro p r im a che si spezzasse la s c a l a . E d A b re a c a d d e iv i a p p u n to c o lto d a u n a f re c c ia n e l s e m b ia n te . A le s sa n d ro a n c h ’ e g l i fu con u n a f r e c c ia t r a f i t to p e r 1’ u sb e rg o n e l p e t to so p ra l a m a m m e lla ; t a n to che sc riv e T o lo m m e o che g o rg o g l ia v a sa la fe r i t a s a n g u e e f i a to . F in c h é q u e s ta fu c a l d a , e g l i , q u a n tu n q u e m a lc o n c io , r e s i s te t te : m a poi d i la g a n d o ne fu o ra e fia to e s a n g u e , venne t r a le v e r t ig in i m eno a sestesso , e cascò q u iv i d i fucc ia su lo scu d o . T e n n e g l is i a l lo r a P e u c e s ta a l l ’ un d e ’ l a t i d im e n a n d o s i q u a e là con la p e rso n a p e r d ife n d e r lo con lo scu d o sac ro to l to d a I l i o , m e n tr e L e o n n a to g u a rd a v a lo d a l l ’ a l t r a p a r t e . Se non c h e , f e r i t i p u r e s s i , i l r e fu r id o t to presso che a p e rd e re co l s a n g u e la v i t a . A l tro n d e o ras i la e sp u g n a z io n e re n d u ta d isa s tro sa a i M a c e d o n i ; p e rc h è v edu to i l r e su le m u r a , in v e s t i to d ’ o g n i n t o r n o d a i d a r d i , e g i t ta r s e n e con un s a l t o , f r a l a f o r te z z a , v ed u te s i r o t t e le s c a le , p re s i d a t i m o re e d a so llec itu d in e ch e perisse n e llo sco n s ig lia to p e r i c o lo , c o n g e g n a v a n o ch i 1* u n a c h i l ’ a l t r a m a c c h in a p e r s a l i r e a l le m u r a , com e' a lu o g h i in access ib i l i . £ q u e s t i p ia n ta v a n o su d i esse ( c h e e r a n d i t e r r a ) d e ’ p a l i , e v i si a g g ra p p a v a n o e r a m p ic a v a n o a s t e n to , e q u e l l i m o n ta v a n o g l i u n i su g l i a l t r i : e q u a n t i g iu n g e v a n o p r im i su le m u r a , s a l ta v a n o t u t t i
S E S T O i g 5l a m e n t a n d o , e g r i d a n d o , g iù n e l r i c i n t o , dove vede-» v a s i s teso A le s sa n d ro . E g i à b o ll iv a c i in to rn o b a t t a g l i a f i e r a , te n e n d o g li in to rn o i M aced o n i g l i scud i l ’ uno a p p o l ’a l t r o . I n t a n to a l t r i rom p o n o le s b a r r e d e l l a p o r t ic in a p o s ta f r a le d u e t o r r i , a l t r i n d v a n o a p p n a to d i q u e s ta p re m o n o co lle sp a lle i l m uro , e10 sp in g o n o a d d e n t r o , e sp a la n c a n o p e r iv i l ’a d i to a l l a f o r t e z z a . F eces i a l l o r a d e g l ’ i n d i a n i uno s t r a z io , nò d o n n e si r i s p a rm ia ro n o , nè fa n c iu ll i ( l ) . Q u a n d ’ecco a lc u n i r ip o r ta n o su lo scudo i l r e m a lco n c io in g u i sa , c h e non ravv isavano se v iv e s s e . Scrivono c h e C r i - to d e m o m ed ico d i Goo d e l l a s t i r p e d i E sc u la p io g l i e s trae sse i l d a r d o d a l la fe r i ta c o n a l l a r g a r l a : m a s c r i v o n o a n c o ra c h e non essendovi p ro n to i l m e d ic o , P e r d ic c a stesso s la rg a s se la c o l la sp a d a p e r is tan za d i A les s a n d r o , e ne cavasse lo s t r a l e : c h e n e l c a v a r lo ne sgor-< g asse fu o ra i l s a n g n e in t a n ta c o p ia c h e i l f e r i to a e sven» ne d i n u o v o , m a ne llo sven im en to i l s a n g u e si r i s t a g n ò .
&. F u ro n o d e t t e a n c o ra m o lte a l t r e cose in to rn o q u e s ta s c ia g u r a : e l a f a m a c h e le eb b e d a i p r im i c h e le in v e n ta ro n o tu t ta v ia le r id ic e ; n è la f a l s i tà lo ro p r o p a g a ta t r a 'p o s t e r i a v r à f in e , se non p e r lo s c r iv e re n o s t r o . E c o m u n voce c h e A le ssa n d ro su b is se q u e s to in fo r tu n io t r a g l i O s s id ra c h i ; e p p u re lo in co rse t r a i M a l l i , p o po lo in d ip e n d e n te d e lle I n d i e , e d in u n a c i t t à d e ’M a l l i , e p e r o p e ra a p p u n to d e ? M all i c h e lan c iav an o f r e c c e . V e r a m e n te av ean o i M a ll i r iso lu to d i u n irs i a g l i O s s id ra c h i ; e così c o m b a t te r e11 G r e c o : m a co s tu i m a rc ia n d o a n c h e p e r t e r r e senz’a c q u a so p rav v en n e p r i m a , c h e g l i O ss id ra c h i a ju ta sse - r o i M a l l i , o q u e s t i g l i O s s id r a c h i . C osì p u re è co* m u n voce c h e accad esse p resso d i A rb e la la b i t t a - g l i a u l t im a t r a A le s sa n d ro e D a r i o , d a l la q u a le co s tu i fu g g i sen za d e s is te rn e se non q u a n d o fu p reso d a ’ se g n a c i d i B e s s o , ed ucc iso poi p e r l’ a v v ic in a rs i d i A le s s a n d ro ; com e d ices i a c c a d u ta l a b a t t a g l i a a n te c e d e n te su le r iv e d e l l ’ I s s o , e la p r im a d i t u t t e ,
( i) Curzio scrive rjaintn al muro , che ilnlcbris pvrfregcre mnmm ■ e guanto alla strage anch 'egli dice: non stnibus, non foem inu, non in /untiìms par- citur lib . 9. ». 17.
c h e fu m isch ia e q u e s t r e , p re sso a l G r a n i co . E d i o co n sen to ch e avven isse p resso a l G r a n ic o la m i s c h ia e q u e s t r e « e p o i s a le r iv e d e l l ’ Isso la nova t e n z o n e . L a d d o v e A rb e la è d isco s ta d a l lu o g o d e l l ’ u l t im o c o m b a t t im e n to d e i d a e r e s e c e n to , o c in q u e c e n to s t a d j a lm e n o , secondo ch e g l i s c r i t to r i n e d ico n o p iù o m e a g r a n d e l a lo n ta n a n z a . Im p e ro c c h é secondo T o - Jom m eo e d A ris to b o lo a c c a d d e q u e s to a l le r iv e d e l fium e B u m elo p re sso G a u g a m e l a , l a q u a le non è c i t t à , m a b o rg o * e n o n g r a n d e e non fa m o so , nè d i un nom e c a ro a d u d i r s i . £ d a c iò n a c q u e c h e A r b e l a p e r e sse re c i t t à s i a p p r o p r iò la g lo r ia d e l la g r a n d e b a t t a g l i a . C h e se ta l f a t to d ’ a rm e c h e t a n to a c c a d d e d i lo n ta n o dovesse v e ra m e n te d i r s i a c c a d u to in A r b e la ; p o tre m m o p e r e g u a l d i r i t t o d i r suc c e d u to nell’ I s tm o d i C o r in to i l con flitto n a v a le o c corso presso d i S a la m in a ; e d i r su cced u to p resso l ì g i na o d e l S u n io , l ’ a l t r o occo rso in A r te m is io d i N e - g r o p o n t e . C onsen tono t u t t i c h e P e u c e s ta p ro te g g e s se con lo scudo A le ssa n d ro in q u e l p e r ico lo ; non p e rò t u t t i c iò consen tono d i L e o n n a to , nè d i A b r e a , m i l i t a r e d e l la m ezza c o o r t e . I n o l t r e vi è c h i d ic e c h e A le s s a n d ro p ercosso d i b a s to n e sul cap o ne s to rd isse e c a d e s se ; e che r iz z a to se n e fosse t r a f i t to d a u n d a r d o p e r 1’ u sb e rg o n e l p e t t o . T o lo m m e o fa in te n d e rc i che e g l i fu p ia g a to d e l la so la p ia g a n e l p e t t o . I o p o i re p u to c h e la t r a s c u ra n z a p iù g ra n d e d e g l i s to r ic i d i A le ssa n d ro s ia q u e l la d i s c r iv e r e , che T o lo m m eo sa l ì l a sea la co n P e u c e s ta e A le s s a n d ro , e d ifese con lo scudo A le s sa n d ro g ià steso a t e r r a , ta lc h é n e e b b e i l nom e d i S a lv a to r e , q u a n d o T o lo m m eo m ed es im o n a r r a d i n o n essere s ta to p re s e n te a l l a im p r e s a , in te n t o , com e c a p o d i m i l iz ie , a c o m b a t te r e a l t r o v e con a l t r i b a r b a r i ( i ) . £ ciò s ia d e t to com e d i p a ssa g g io affinchè i p o s te r i non d ia n o n a r r a z io n i in c o n s id e ra te d i f a t t i , e d ’ in fo r tn n ) a l p a ro m e m o ra n d i .
9 . M e n t r e A le s sa n d ro ten ev as i in c a lm a e c a r a v a s i , g iu n s e , in n a n z i t u t t e , l a n o v a d e l la s a a m o r te a l
(1) ÒBtzio «neon avverti simile abbaglio preso dagli storici sn Tolom m eo'; lib . 9. f . i f .
1^6 L I B R O
c a m p o d a l q a a l e e g l i av e a m a rc ia to o o n tro d a ' M a l l i . E p r im a ne fu d o g l ia n z a in t u t t a T a r m a t a , l ’uno r id ic e n d o a l l ’ a l t r o l a c a la m i tà : p o i d a t a t r e g u a a i l a m e n t i , r im a se ro t u t t i s c o r a g g i t i , e so llec iti su ch i dovesse c o m a n d a r l i , p e rc h ò A le s sa n d ro e l i M aced o n i p a re a n o a v e r g iu d ic a t i m o lt i d e g n i d i u n t a n to o n o r e , e su l m odo con c u i sa re b b o n o r ic o n d o t t i s a l v i a l le p a t r i e , essi ch io s i in to rn o d a fium i im p r a t i c a b i l i ] e d a ta n te e - t a n to b e ll ico se n a z io n i ; d e l le q u a l i q u e l le ch e non s i e ra n o d a te a n c o r a , c o m b a t t e r e b b e ro , com ’e r a v e r i s im i le , a n ie n tis s im a m en te p e r l a l ib e r t à ; la d d o v e l e a l t r e sc o te re b b e ro i l g io g o , scosso d a g l i a n im i lo ro i l t e r r o r e d i A le s s a n d ro . A l lo r a d u n q u e p a rv e o g n i cosa in su p e ra b i le e d i s p e r a t a a d e s s i , p r iv i d e l c a p o lo r o . £ q u a n d o po i fu n u n z ia to lo ro c h e esso e r a in v i t a , lo c re d e ro n o a p p e n a , non p e rò c re d e ro n o m a i c h e v iv e re b b e . E se m a n d ò l e t t e r e p e r le q u a l i d ic h ia r a v a p ro ss im a l a sua v e n a ta a l l 'e s e r c i t o , i p i ù , tim o ro siss im i d e l c o n t r a r i o , le te n n e ro p e r i n c r e d i b i l i , e p e r f in te d a l le g u a r d i e d e l c o rp o , e d a ’ c a p i t a n i ..
C o n o sc iu to q u e s t o , A le s s a n d ro a p re c lu d e rv i o g n i in n o v a z io n e , a p p e n a p o t è , si fece c o n d u r re in r iv a d e l l ’ I d r a ò t e , p e r n a v ig a re a seco n d a d e l fium e v e r- so l’ e s e r c i to , a c c a m p a to p resso la con fluen te d e i l ’A - ce s in e e d e l l ’ I d r a ò te so tto g l i o rd in i d i E fe s t io n e , m e n t r e C le a rc o v i p re se d e v a a l l a f l o t t a . A v v ic in a ta si la r e g ia nav e a l l ’ a p m n ta , A le s s a n d ro fa to g l ie r e o g n i t e n d a d i so la p o p p a , ondi* esse re a t u t t i cosp icu o . A v e a e i n o n d im en o c h i d ifH d a v a s i , q u a s i non s i r ip o r ta s s e c h e i l c a d a v e re d i A le s s a n d ro ; m a q u a n d o la n av e fo a r i v a , q u a n d o A le s sa n d ro s te se le m a n i verso l a m o l t i tu d in e ; a l lo r a s ì ch e t u t t i a l z a ro n o le g r i d a , e c h i s p o rg e a le m a n i verso d e l c ie l o , e c h i v e rso d e l m o n a r c a , e c h i d a v a fin l a g r i m e in v o lo n ta r ie s u l non s p e ra to p o r t e n t o . I s o ld a t i d e g l i s c a d i av e a n o p o r t a t a la l e t t ig a p e r lu i n e l lo s c e n d e re d a l l a b a r c a , e d e g l i v o lle i l d e s t r i e r o . E n o n s ì to s to fecevisi v e d e re a c a v a l lo , su rse n e g r a n d e i l f r a g o r e per tu t t o 1’ e s e r c i t o , ta lc h é l e sp ia g g e
S E S T O 19 f
1 9 8 L I B R Oe le se lv e n e e c h e g g ia v a n o in t o r n o . A v a n z a n d o s i p o i v e rso d e l p a d ig l io n e scese d i c a v a l lo , a /fin d ’ e s s e re v e d u to a n c o ra d i c a m m i n a r e . £ c h i d a l l ’ u n a , c h i d a l l ’ a l t r a p a r t e g l i si a v v ic in a v a , e g o d e a to c c a rn e l e m a n i , i g i n o c c h i , o l e v e s t i : a l t r i e r a p a g o d i v e d e r lo d a p re s s o , f e l i c i t a r lo , e p a r t i r e : e d a l t r i g l i sp a rg e v a n o in to rn o g h i r l a n d e e f io r i , com e l ’ i n d i a n e d a v a in q u e l l a s ta g io n e . C le a rc o d i c e , c h e g l i a m ic i ch e lo s c o r ta v a n o si re n d e ro n o a lu i nojosi , q u a n to a l l ’ essersi e g l i m esso a ta n to p e r ic o lo , p r o p r i o d e* so ld a ti e non d e ’c o m a n d a n t i ; e d io c e r ta m e n t e c re d o ch e A le ssa n d ro s i no jasse d i q u e ’ d isc o rs i p e rc h è t ro v a v a e ss i v e r i , e sè d e g n o d e ’ r im p r o v e r i . M a t r a s p o r ta to d a l l 'a r d o r d i c o m b a t te re e d a i g e n j d i g lo r ia non sap e a r i s p a rm ia r s i i p e r i c o l i . E lo s tes so N e a rc o n a r r a che nn t a l v ecch io B eo z io d i c u i t a c e il n o m e a l v e d e r lo p u n to i l c o r e , e b u jo i l v o l t o , g l i si fece in n a n z i d ice n d o in su a l i n g u a : S ir e i v a le n tu o m in i im p r e n d o n o ; e so g g iu n g e n d o u n v e r so ja m b o c o lla s e n te n z a : m a c h i im p re n d e d e e p u r to l l e r a r e . C iocché a lu i p i a c q u e , e d a in d i in p o i g l i re n d è p iù c a ro q u e l B e o z io .
I n q u e s to te m p o v e n n e ro g l i a m b a s c ia d o r i d e i M a l l i r im a s t i v i , affiti d i r e n d e r e a d A le s s a n d ro l a g e n t e l ó r o : s im ilm e n te v e n n e ro i c a p i e r e t t o r i d e l le c i t t à d e g l i O s s id ra c h i , e con lo ro a l t r i c e n to c in q u a n ta d e ’ p iù r ig u a r d e v o l i , t u t t i i n d ip e n d e n t i . R e c a r o n o , com e p re lu d io d i p a c e , i p iù b e i d o n i d e lle I n d i e , p r o n t i a so t to m e tte re a n c h ’ essi l a n a z i o n e . D ic e a n o d i essere c o m p a t ib i l i se non e ra n o v e n a t i p r im a : sen s ib i l i con p iù d i r i t t o c h e g l i a l t r i p e r l a in d ip e n d e n z a e la l i b e r t à , i a q u a l e a v ev an o c u s to d i ta d a c h e B a c c o g iu n se n e lle In d ie fino a d A le s s a n d ro : m a so o r a A le s s a n d ro , n a to a n c h ’ e g l i d a ’ n o m i , v o lea d a r lo ro u n s a t r a p o , p ie g h e re b b o n s i a l S a t r a p o , e d a r e b - b o n o t r i b u t i ed o s ta g g i , co m e a In i n e p a re s s e . £ c o s tu i ch iese m il le d e ’ p r im a r i d e l l a n az io n e d a o s a r l i se v o lea com e o s ta g g i , o d a sp e n d e r l i com e so ld a t i , finché dom asse i l re s to d e l le I n d i e . E ss i d u n q u e m a n d a ro n o i m i l l e , s c e lt in e i p iù f o r t i e grandi a g -
S E S T O i g gg iu n g e n d o v i senza c h e fossero d im a n d a t i , c in q u e c e n to c a r r i c o ' l o r d ife n so r i ; ed A le ssa n d ro a c c e t tò l i c a r r i , r e s t i tu ì g l i o s ta g g i ; e m ise F i l ip p o p e r s a t r a p o de* M a l l i che so p ra v a n z a v a n o .
10. C o m p iu te q u es te c o s e , e f a t t e c o s t r u i r e , m e n t r e a v e a p u r a p e r t a la f e r i t a , m o lte n a v i , a l la fine v ’ im b a rc ò m il le se tte c e n to d e l r e a i se g u itp d e g l i a - m ic i a c a v a l l o , t a n t i s o ld a t i l e g g ie r i q u a n t i p « r a d d ie t ro , e d ie c i m ila f a n t i , e n av igò ta lu n poco su l ’I d r a ò t e , fin d o v e s i m esce a l l ’ A c e s in e , e p e rd e v i i l n o m e ; e po i n av ig ò p e r 1*A ces in e fin d ove q u es to sb o cca n e l l ’ I n d o . A l l ’ In d o te rm in a n o q u a t t r o fium i, g r a n d i e n a v ig a b i l i , n è t u t t i co l n o m e lo ro . V a 1*1- d aspe a l l ’ A c e s in e , e v i si s c a r i c a , n è p ro ced e p o i c h e so tto i l nom e d i A c e s in e . £ 1’ A c e s in e s’ incon t r a co ll’ I d r a ò te e se lo in c o r p o r a , e 8* in o l t r a com e A c e s in e t u t t a v i a . Q u in d i r icev e an c h e 1’ I fa s i e co l t i to lo p u r d i A c e s in e g iu n g e a l l ’ I n d o , a cu i cede le a c q u e e i l n o m e . D o p o c iò non d is c r e d o , ch e l ’ i n d o , p r im * c h e in fo rm a d i un D e l t a si d iv a r ic h i , c o r r a in u n l e t t o , l a r g o d i c en to s t a d j , e più forse; d o v e p ro p r ia m e n te im p a lu d a s i . £ g l i si t r a t t e n n e n e l la co n flu en te d e l l ’ i n d o e d e l l ’ A ces in e f inché g iu n se a lu i co ll’ a r m a ta P e rd ic c a i l q u a le d e b e l la v a in p a ssa n do i B a s t à n i , pop o lo l ib e ro d e l le I n d i e : e f r a t t a n t o g l i p e rv e n n e ro a l t r e n a v i d i t r e n ta r e m i , ed a l t r e d a c a r i c o , la v o ra te t u t t e in m ezzo d e i Z a t r i , I n d ia n i a n c h ’ e s s i , in d ip e n d e n t i . £ q u i a r r iv a ro n o a n c o ra g l i a m b a s c ia d o r i d e g l i O ssadj i q u a l i so t to m e tte v a n o i l pop o lo l o r o , I n d i a n o , e l ib e ro n o m m en o . S ta b i l ì p e r confine d e l suo s a t r a p a to a F i l ip p o la c o n c o rre n z a d e l l ’ in d o e dell* A ces in e : e lasc iò con esso t u t t i i T r a c i , e q u a n te m i l iz ie a b b iso g n a v a n o in p re s id io d e i suo i t e r r i t o r i . C om andò s im ilm e n te ch e dove i fium i s i u n iv a n o , s i ergesse n n a c i t t à , s p e ra n d o che d iv e r r e b b e g r a n d e , e fam o sa t r a i p o p o l i : e c h e u n p o r to in s iem e vi s i fo rm asse .
11. In q u es to te m p o venne O ss ia r te i l B a t t r i a u o p a d re d i R o san e sposa d i A le s s a n d r o ,e d A le s r a n d r o d ie d e g l i i l a a t r a p a to d e i P a r a p a m is a d i , d e g r a d a to n e
2 c o L I B B R OT i rie s t e , i l q u a le g l i si d ic e a che n o n b e n e v i c o m a n d asse . P o i fe p a ssa re C r a t è r o , g r a n p a r t e d e l l9 e se r c i t o , e g l i e le fa n t i a l l a r i v a s in is t r a d e l l ’ i n d o , per» c h e iv i l a v ia lu n g o i l fium e p a re a p iù a cco n c ia a l l e m i l iz ie g r e v i , e p e rc h è i p o p o li in to rn o non e r a n o d e l tu t t o a m ic i ; ed e g l i s eg u en d o l a c o r r e n te n av i g ò v e rso la r e g g ia d e i S o d d j . C o m an d ò che si f a b b r i casse iv i u n a c i t t à n u o v a con p o r to , e v i si r is a rc is s e ro le n a v i ohe e ra n o m a lm e n a te . D ic h ia rò O ss ia r t e e P i to n e s a t r a p i d e l paese d a l la confluente d e l l ’ In d o e d e l l ’ A ces in e fino a l m a r e : e d i t u t t a la sp iag g ia I n d i a n a . S p ed ì d i b e l n u o v o C r a tè r o co ll’ e se rc i t o f r a g l i A ra c o s j , e i D r a n g j ; ed e g l i co rse g iù n a v ig a n d o t e r s o le t e r r e d i M u s ic a n o , d e c a n ta te g l i com e le p iù bu o n e d e l le I n d i e , p e rc h è co lu i non e r a g i i v e n u to in c o n t ro , non a v e a g l iu m i l i a to sestesso e i l suo r e g n o , n o n a v e a g l i sp e d i t i a m b a sc ia d o r i p e r a v e rn e l ’ a m ic iz ia , n è m a n d a t i d on i com e a g r a n r e si c o n v e n g o n o , nè f a t t a r ic h ie s ta n iu n a . R iu s c ì q u e s ta s u a n a v ig a z io n e a seconda d e l fiume t a n to so lle c i ta c h e fu ne’ confin i d i M u s ic a n o , p r im a c h e M u sican o s a p esse che v e r r e b b e c i . P e r t a n to sp a v e n ta to n e v e n n e io. f r e t t a a d i n c o n t r a r lo , p o r ta n d o g l i i d on i p iù p re z io s i d e l le I n d i e , e t u t t i g l i E l e f a n t i ; u m il iò ses tesso , i suo i p o p o l i , e confessò d i a v e r m a n c a to . V a le a c iò m o l to presso d i A le ssa n d ro p e r in te r c e d e r e ; e fa- le v a to d i c o l p a . A le ssa n d ro n e m irò con p ia c e re la c a p i t a l e e i p a e s i , e concedè ch e seguisse a r e g n a rv i : m a im pose a G r a tè r o d i c o s tru ire in q u e l l a c a p i ta le u n a f o r t e z z a , e f u , p re se n te l u i , c o s t ru i ta , e p res i d i a t a , p e rc h è p a re a g l i o p p o r tu n is s im a a g u a r d a r v i , e c o m p r im e re i p o p o li i n to r n o . Q u in d i p re s i g l i a r c i e r i , g l i A g r i a n i , e la c a v a l le r ia l a q u a le n av igava , co n esso , n e a n d ò c o n tro d i O s s ic a n o , u n p r e f e t t o , così c h ia m a to d i q u e ’ln o g h i ; p e r c h è nè e r a s i - p re s e n t a to , nè a v e a g l i sp e d i t i a m b a s c ia d o r i a s o t to m e t te r e sestesso e le sue t e r r e . N e l p r im o g iu n g e re p re s e a fo rz a le d u e c i t t à p iù g r a n d i d i O s s ic a n o , ed O ss i- c à n o m edesim o in u n a d i e s se . N e ab b a n d o n ò la p r e d a a i so ld a t i^ e se a e condusse g l i e l e f a n t i . A l lo r a
S E S T O « e tn in n a p iù d e l le sue c i t t à si r iv o lse a l l a f o r z a ; a m re n d e v a n s i t u t t e a m a n o a m a n o che vi si p re s e n ta v a . C osì t u t t i g l ’ i n d i a n i e r a n o g ià n e l o o r lo ro v in t i d a A le s s a n d ro , e d a l l a fo r tu n a d i l u i . Q u in d i si r ip ie g ò c o n tro d i S a m b o , posto d a lu i p e r s a t r a p o d ’ in d ia n i m o n ta n a r i ; e d o r a fu g g ito a l l ’ u d i r e ch e A le s s a n d ro av e a la sc ia to M u s ic a n o , an z i f a t to lo p r in c ip e a n c o ra d e l la g e u te sna la q u a le e r a in guer* r a con M u s ic a n o . A v v ic in a to s i a S in d a m a n a m e t r o p o l i de* paesi d i S a m b o , g l ie ne fu ro n o 's p a la n c a t e le p o r te ; ed i f a m ig l ia r i d i S am b o v e n n e ro a d in c o n t r a r lo co ’d a n a r i e con g l i e l e f a n t i , d ic e n d o ch e n o n fu g g ìa S am b o com e nem ico d a A le ssa n d ro , m a eì p e r p a n r a d i M u sican o r i la sc ia to a sestesso . Q u in d i p re se u n ’ a l t r a c i t t à r i b e l l a t a s i , e pose a m o r te i B ra c m a n i a u to r i d e l ia r ib e l l io n e , i q u a l i sono filosofi d e lle I n d i e : m a d e l la filosofia l o r o , s e p p u re ne h a n n o , r a g io n e rò n e l m io t r a t t a to s u le In d ie ( l ) . I n t a n to e b b e n u o v a ch e M usicano e ra g l is i to l to d i o b b e d ie n z a , e sp e d ito g li c o n t r a P i to n e , i l S a t r a p o , fig lio d i A g e n o re co n so ld a te sca p r o p o r z io n a ta , e g l i p io m b ò eu la c i t t à d e l r e g n o d i l u i , e d ove sa c c h e g g iò e d is t ru s s e , e d ove io tro m ise g u a r n ig io n i , o p ia n tò fo r te z z e . F a t t o c iò s i r icondusse a l cam p o e d a l l a f lo t t a , d ove g l i fu p o r ta to M usicano c a d u to n e lle fo r z e d i P i t ó n e . A le ssa n d ro fece a p p e n d e r lo n e lle sue t e r r e , e com ’ esso p en d e ro n o a n c h e i B ra c m a n i ch e10 av ean o in f iam m ato ad in s o r g e r e . Q u i v en n e p u re11 S ig n o re de’ P a t t à l i , c io è d e l la t e r r a ch e io d iss i a b b r a c c ia ta d a l fium e In d o c o l la fo rm a d i u n D e l t a , m a g g io re d e l D e l t a E g iz ia n o : e d a n c h ’ esso q u e s to p r i n c i p e , so tto m ise i suo i p o p o l i , e d o g n i sua c o s a . A le ssa n d ro lo r im a n d ò n e ’suoi s t a t i con o rd in e d i a p p a r e c c h ia r v i q u a n to b iso g n a a r ic e v e rv i 1’ a r m a t a . ..
12. P o sc ia in v ia p e r le t e r r e d e g l i A ra c o s i e d e r Z a r a n c h i n e lla G a rm a n ia G ra tè ro a l l a te s ta d e i so ld a ti d i A t t a l o , d i q u e l l i d i M e le a g r o , d i q u e l l i d i A n tig o ^ n e , d i a lq u a n t i d e g l i a m ic i , e d e ’ M a c e d o n i in v a l id ia
(iY V q uo to il libro ottavo della (tona presente*
2 » 2 L I B R Od i r e t t i g ià d a l a i n e l la M a c e d o n ia , d a a d o g l i d a c o n d u r r e a n c o ra g l i e le fa n t i : m a pose E fe s t io n e su l ’a l t r a m i l iz ia la q u a le non n a v ig a v a co n esso lu i v e rso l ’o c e a n o . F e c e p a ssa re P i to n e cog li A g r i a n i , e co i s a e t t i e r i a c a v a l lo a l l ’a l t r a r iv a d e l l ’ i n d o , v u o l d i r e a q u e l l a su l a q u a le non m a rc ia v a E fe s t io n e , con o rd in e d i p o p o la r e le c i t t à nuove g i à f a b b r ic a te ; d i r i d u r r e p e r q u e * lu o g h i i n d o v e r e , se m o v e a n s i , g l ’ i n d i a n i , e r i c o n g iu n g e rs i a d esso in P a t t a l a . A n d a v a e g l i g i à d& t r e g io rn i su le a c q u e , a l lo r a q u a n d o g l i a n n u u z ia ro n o c h e i l c a p o d e ’P a t ta le s i r a c c o l to i l p iù d i essi f u g g i- v a s e n e , la sc ian d o d e s e r to i l p a e s e . A t a l nuova solle* c i tò m o lto p iù la n a v ig a z io n e , m a g iu n to a P a t t a l a n e t ro v ò l a c i t t à e l a c a m p a g n a v u o ta d i popo lo e d i c o l t i v a t o r i , ed e g l i sp e d ì su le t r a c c e d i essi le m i l iz ie p iù l e g g i e r e . S o rp re s in e a l c u n i , l i m a n d ò ben* to s to a p p re sso g l i a l t r i co n o rd in e d i c o n f o r ta r l i a t o r n a r e ; g iacch é re s ta v a s i l a c i t t à e la t e r r a lo ro p e r c h è l ’ a b i t a s s e r o , e la v o ra sse ro co m e p r i m a ; e m o l t i t o r n a r o n o . Im p o se a d E fes tione d i e rg e re u n a f o r t e z z a in P a t t à l a , e m an d ò m iliz ie a scav a re p o z z i , e r e n d e r e a b i ta b i le la t e r r a c irc o n v ic in a p r iv a d i f o n t i . M a fu rono lo r s o p ra ta lu n i de’ b a r b a r i i n t o r n o , e d u cc is in e a lq u a n t i n e l l ’a ssa lto im p ro v v is o ,e p e r d u t i p iù a n c o r a d e i l o r o , fu g g iro n o p e ’d e s e r t i . Si Com pierono n o n d im e n o i l a v o r i , sop rav v en en d o v i p e r c o o p e ra rv i a l t r e m il iz ie m a n d a te v i d a A le s sa n d ro a p p e n a sep p e l ’ a s sa l to d e ’ b a r b a r i . I n to r n o a ’ P a t t a l e s i d iv id es i l ’ in d o in d u e g r a n r a m i , i q u a l i s e rb a n o t u t t i d u e d ’ in d o i l n o m e fino a l m a r e , e q u i fece A le ssa n d ro a r s e n a l e , e r i c e t t i d i n a v i . P o i r iu s c e n d o g l i le co se a n o rm a d e i d e s i d e r j , si p ro p o se d i n a v ig a r e p e l r a m o d e s t ro d e l fium e fino a l l a im b o c c a tu r a . A d u n q u e m a n d a in n a n z i a l m a re L e o n n a to con m i l le c a v a l i e r i , e d o t to m ila d i a r m a tu r a g ra v e e l e g g i e r a , s icché r e ch isi c o lla f lo tta a l la iso la P a t t a l a . E d e g l i p ig l i a t e le b a rc h e p iù s n e l l e , l e , b i r e i n i , q u e l le d a t r e n t a r e m i , e t a l ’ a l t r e d a c a r i c o , scio lse su p e r 1’ a lv eo d e s t ro d e l fium e .
i 3. E s iccom e n o n c i av e a d e g l ’ in te n d e n t i essen-
S E S T O 2o3d o fu g g i t i d i c o là t a t t i i p aesan i ; l a n av ig a z io n e r io - sc i beo d is a s t ro s a . Im p e ro c c h é le v a ta s i u n a te m p e s ta n e l g io rn o d o p o la p a r t e n z a , e soffiando un v e n to op* p osto a l l a c o r r e n t e , facea m a n c a r t r a v o r t ic i le a c q u e a l f iu m e , e s b a t te r e le b a rc h e le a n e a l l e a l t r e , t a n to c h e le p iù n e so ffr irono , e ta lu n e a n c o ra d i q u e l le a t r e n t a re m i ne fu ro n o c o n q u a s s a te , seb b en e p o te ro n s i r i d u r r e a l l i d o , p r im a che a f fo n d a sse ro . N e fa b b r ic ò d u n q u e d e l le a l t r e ; m a sp e d i t i de* s o ld a t i p iù le g g ie r i n e l p iù in te r n o d e l l a s p ia g g ia p re s e d e g l ’ I n d ia n i ', c h e poi g l i fa ro n o s c o r ta in q n e l v i a g g i o . M a g iu n t i ove i l fium e si a l l a r g a , fino a d u g e n to s ta d j n e l la sua l a t i tu d in e p iù g r a n d e ; ecco u n v e n to fieriss im o d i fu o r i d a l m a r e : nè p o ten d o s i o rn a i t r a t t a r ? c h e a g r a n f a t ic a i r e m i , s i r i t i r a r o n o in un sen o in d ic a to d a l l e g u id e . M a q u i p o i s’ e b b e scia a r a d a l riflusso d e l l ’ o c e a n o , p e r c u i le n a v i in a r e n a r o n o . L a v ic e n d a com e ig n o ta non so rp re se poco q u e i d i A le s sa n d r o , m a più a n c o ra l i s b a l o r d ì , q u a n d o v e n a ta l ’ o r a l e a c q u e t o r n a r o n o , e le b a r c h e l e p iù f ì t te e m e g l io b a s a te su l f a n g o ( so rse ro sen za d a n n o ; ed i l le se g a l l e g g ia r o n o e r i n a v ig a ro n o ; la d d o v e le a l t r e r im a s te in s ito p iù a sc iu t to e m en fe rm e d i p o s iz io n e , a l nuovo in o n d a re d e l l ’ a c q u a u r ta ro n o in f r a lo ro o c o n t r a t e r r a ; e s i s f r a c e l la ro n o . I l r e f a t te le r i s a r c i r e , second o l a c i r c o s ta n z a , sp e d ì d u e n av i d a c a r ic o p e r esp lo r a r e l a iso la a l l a q u a l e i p a e sa n i d a v a n o i l nom e d i C e l l u t a , e d a l l a q u a le d ic e a n o c h e e g l i d o v re b b e f a r c a p o p e r m e t t e r s i n e l l ’ O c e a n o . C o m e se n e n d ì c h e q u e s ta e r a g r a n d e , e ch e in s iem e c i a v e a s ta z io n i p e r n a v i , ed a c q u a i o c o p ia ; s i a d d ir iz z ò t n t t a la f lo t ta a l l ’ iso la: m a esso c o lle b a rc h e m ig l io r i p ro c e d e t te a r ic o n o sc e re se i l fium e l a s c ia v a , dove e n t r a in m a r e , c o m o d a la n av ig az io n e .. A l lo n ta n a to s i c i r c a d u g e n to s ta d j d a l l ’ i s o la , v id e nn* a l t r a is o la io m a r e , e b e n to s to a l l ’ iso la d e l f ium e s i r a v v iò .
14* A p p r o d a to A le ssa n d ro a l l e p u n te d e l l ' iso la p o r se sag r if iz io a i N u m i a i q u a l i g l i e r a s ta to c o m a n d a to d i p o r g e r lo , secondo c h e esso d icev a d a A m in o n e , e n e l g io rn o ap p re sso sc io lse a l l a v o l ta d e l l ’iso la d e j
m a ro G iu n to v i fe c e p o r iv i de* g a g r i f i z j m a con al-» t r o r i t o , e p e r a l t r i N u m i , d ic h ia r a t i a n c h ’ essi d a l* l ’ o ra c o lo d i A m m o n e . S u p e ra te le foc i d e l l ’ i n d o , co rse i l m a r e , a v e d e r e , e i d ic e v a , ae v i e r a n o a l t r e t e r r e a d esao m a r e v i c in e ; o , co m e c iò non o s t a n t eio c r e d o , p e rc h è ai d iv u lg a sse d i l u i , c h e a v e a n a v ig a to so l ’ o c e a n o , a n q o ra d i l à d a l le I n d i e . Sul m a r e u cc ise d e ’ to r i a N e t t u n o , e g l ie li lasc iò g iù t r a le o n d e , p e i facen d o l ib a g io n e a l lo D i o , g l i g e t tò p u r t r a l e o n d e in r e n d im e n to d i g r a z ie la c a ra ffa e d i l c r a t e r e d i o r o , e lo su p p lic ò c h e volesse c o n d u r g l i s a lv a la f lo t ta c h e id e a v a s p e d ire con N e a r c o fino a l g o lfo d i P e r s ia e d a l l e b o cche d e l l 'E u f r a t e e d e l T i g r i . F a t t o c iò si r ico n d u sse a P a t t à l a , d ove tro v ò f a b b r i c a t a la f o r t e z z a , e g io n to P i tó n e c o l l ’ e s e r c i to , d o p o a v e r e e s e g u i t i t u t t i g l i o r d i n i , co ’ q u a l i e r a • t a to s p e d i to . I n t a n t o in c a r ic a E fe s t io n e d i fo rm a re l ’ a r s e n a le e le s ta z io n i d e l le n a v i ; p e rc h è p en sav a d i l a s c ia r e u n a f lo t ta n o n p ic c o la p resso l a c i t t à d i P a t t à l a d o v e le a c q u e d e l l ’ I n d o si d i v id o n o . P o s c ia e g l i v a so le b a rc h e p e r l’ a l t r o ra m o d e l l ’ In d o v e r so i l g r a n m a r e p e r o s se rv a re dove i l fium e v i s i s c a r i c h i , la sc ia n d o lo p iù n a v ig a b i l e . Sono le d u e fa* c i d e l l ’ i n d o lo n ta n e i n f r a lo ro m i l le o t to c e n to sta* d j . N e l l ’ a n d a r e a l l a seco n d a d i q u e s te s i a v v e n n e a d u n a p a l u d e , g r a n d e a fo rm a d i u n seno d i m a r e , f o r m a ta d a l lo e sp a n d e rs i d e l f iu m e , o d a l le a c q u e , c h e v i scendono d ’ o g n ’ in to rn o ; e g i à m a r in i pesci v i s i v ed ean o p iù g r a n d i c h e i pesc i non sono d e l m a r e n o s t r o . A v a n z a to v i s i , q u i v i , a p p u n to d o v e i c o n d o t t ie r i g l i d im o s t r a v a n o , v e rso t e r r a la s c ia L e o n - n a t o co l p iù de* s o ld a t i e t u t t e le n a v i d a c a r i c o . Q u in d i e g l i co n le b i r e m i e con le b a rc h e a t r e n ta r e m i passa l a fo c e , e a co rre e n t ro m a r e ; e v ed e c h e q u e s ta è l a p iù p r a t i c a b i l e d e l le d u e b o cche d e l l ’i n d o . V e n u to a l l id o con a lc u n i c a v a l ie r i v i s’ in o l t rò lu n g o il m a r e lo spaz io d i t r e g i t e . C on sid e rò q u a n t o u t i l i fossero q u e ’ lu o g h i a c h i n a v ig a v a i n n a n z i , o rd in ò c h e v i cav asse ro d e ’ p o z z i , p e rc h è a p p u n to c h i n a v ig a v a , c i aveaae le a c q u e ; e r iv e n n e a l le n a v i ,
L I B R O
e q u in d i a P a t t i l a . D i q u a s p e d ì p e r l a s p ia g g ia p a r t e d i m iliz ie a la v o r a r e i p o z z i , p re sc r iv e n d o lo r o , c h e f o r m a t i l i , to rn a s s e ro a P a t t à l a , e d e g l i n a v ig ò d i nuovo v e rso la p a lu d e e fecev i u n a l t r o a r s e n a le e d a l t r e s ta z io n i d i n a v i . L a s c ia ta v i g u a r n i g i o n e , v i t r a s p o r tò f r u m e n to , b a s te v o le p e r q u a t t r o m e s i , e v i a p p a re c c h iò q u a n to b is o g n a v a p e r l a spe d iz io n e .
i 5. E r a d i q u e ’ d ì l a s ta g io n e d isa c c o n c ia a n a v i g a r e . Im p e ro c c h é sp irav an o p e r q tìe ’ lu o g h i i v e n t i p e r io d ic i d e l l ’ a n n o , non g i à co m e t r a n o i d a s e t te n t r io n e , m a d a m ezzo g io rn o su p e r l ’ o c e a n o ; e l’o c e a n o iv i d ic e a s i n a v ig a b i le d a l t r a m o n ta r e d e l le P l e i a d i , c h e in s ie m e è p r in c ip io d ’ in v e rn o * fino a l sols t iz io in v e rn a le * q u a n d o i l so le d à v o lta ; p e rc h è d i q a e ’ t e m p i , p e r le m o lte p io g g e * sp i ra n o d a t e r r a a u r e f r e sc h e e l e g g i e r e , bon iss im e p e r l a n a v ig az io n e , s ia co ’ r e m i , s ia c o lle v e le . P e r t a n to N e a rc o d e s t in a to c a p o d e l l a sp ed iz io n e m a r i t t im a , s t e t t e a s p e t ta n d o n e 1’ o r a p ro p iz ia ; ed e g l i le v a to s i d a ’ P a t t a l e s i n e a n d ò con t u t t a 1’ a r m a ta su a fino a l f ium e A r a - b i o . Q u i p re so m e tà d e 's o ld a t i con lo s c u d o , m e tà d e g l i a r c i e r i , le t r u p p e d e t te d e g l i A s s e te r i , i l c o r p o e q u e s t r e so li to p re c e d e re i s o v r a n i , u n a b a n d a d i c a v a l le r ia d i o g n i p r e f e t tu r a , t u t t i i s a e t t i e r i a c a v a l l o , e la sc ia to ad E fe s t io n e i l r e s to d e l le m iliz ie s’ a d d i r iz z ò d a s in i s t r a lu n g o i l m a re p e r isc a v a re l e a c q u e s icché ab b o n d a sse ro a l l a f l o t t a , c h e e r a p e r n a v ig a r e p iù o l t r e ; e d in s iem e p e r a s s a l i r e d ’ im p ro v v iso g l i O r i t i , p o po lo l ib e ro d a t a n to te m p o n e lla I n d i e , p e rc h è non av e a n o fin’ a l lo r a d a to n iu n seg n o d i a m ic iz ia nè a l u i , nè a l l ’ e se rc i to s u o . G i i A ra - b i t i , popo lo a n c h ’ esso in d ip e n d e n te ne’ c o n to rn i d e l f iu m e A r a b i o , non e s tim an d o s i v a le v o li a c o n t r a b b i l a n c ia r e A le s s a n d r o , nè v o len d o a l t r o n d e s o g g ia c e r g l i , a p p e n a in te se ro che v e n iv a , f u g g iro n o p e d e se r t i . E co lu i t r a p a s s a to l ’A r a b io , a n g u s to e po v ero fiu- m ic e l lo , e t ra sc o rso t r a l a n o t te bu o n t r a t t o d i que* d e s e r t i si tro v ò su l n a sce r d e l g io rn o p resso t e r r e a b i t a t e . D a t o com ando a ’ f a n t i d i s e g u i ta r lo i a o rd i -
S E S T O 2o5
® a n e a 3 c o m p a r t ì l e m il iz ie e q u e s t r i a t o r m e , s i c c h é p re n d e s s e ro sp az io p iù ch e p o te a n o , e si g e t tò su l a r e g io n e d e g l i O r i t i . Q u a n t i g l i re s is te ro n o fu r o n o s t r a z i a t i d a q u e s te { o rm e i m o lt i p e rò fu ro n o f a t t i p r i g i o n i e r i .
16. Q u in d i si a c c a m p ò presso d i u n fium ice llo ; q u a n d o p e rò fu ro n o a lu i r ic o n g iu n t i g l i a l t r i d i E f e s t i o n e , c o n tin u ò l a m a r c i a . G iu n to a l l ’ a b i t a to p i ù c o n s id e rev o le f r a g l i O r i t i , d e t to R a tn b a c ia , n e a p p ro v ò l a s i tu a z io n e , e p a r v e g l i che a r r ic c h i to d i u n a c o lo n ia , d iv e r r e b b e c i t t à g r a n d e e f e l i c e . L a s c ia to E fe s tio n e a f a r q n e s to , e g l i s’ in o l t rò con m e tà d e ’ sold a t i e o a lo s c n d o , co n m e tà d e g l i A g r i a n i , co l c o r p o e q u e s t r e so li to p r e c e d e te i s o v ra n i , e co* « a e t t ie r i a c a v a l lo , v e rso i confin i d e ’ G a d ro s j e d e g l i O r i t i ) d o v e , secondo c h e g l i d ic e v a n o , a n g u s to e r a n e i l t r a n s i t o , e v ’ e r a n q u e ’ p o p o l i , p r o n t i su le a r m e p e r co n t r a s t a r g l i e l o . E ss i e ra n o g ià c o m p a r t i t i n e ’ p o s t i , m a n o n s ì to s to u d iro n o che v e n iv a , la s c ia t i i p o s ti e l a
Su a r d i a , fu g g iro n o d a q u e l l i s t r e t t i . C osì l i c o m a n - a n t i d e g l i O r i t i v e n n e ro , e so tto m ise ro a d A lessan
d r o se s te ss i e d i l popo lo lo r o ; e d A le ssa n d ro im p o se che r ic h ia m a s s e ro , e ra v v ia s s e ro q u e s to lo r popo lo a l le a n t ic h e s e d i , p e ro c c h é n ie n te n e s o f f r i r e b b e . D i à lo ro A p o llo fa n e p e r S a t ra p o ; e la sc iò co n esso L eo n - n a t o , r e g ia g u a rd ia d e l c o r p o , i q u a l i ten esse ro in O ri t u t t i g l i A g r i a o i , p a r t e d i a r c ie r i e d i c a v a l ie r i ; e d a l t r i f a n t i , e c a v a l ie r i m e rc e n a r j d i G r e c i a : a s p e t ta s s e ro la flo tta finché n a v ig a to avesse in to rn o la r e g io n e , fo rm asse ro l a c i t t à cq’ novi co lo n i ; ed o rd i n asse ro s o p r a t tu t to g l i O r i t i , o nde u b b id isse ro a l Sa» t r a p o . I n t a n to e g l i p e r essersi a lu i g ià r iu n i to E fe s tio n e con le a l t r e m i l i z i e , p ro ced è c o n fo rze v a lid e tra* G a d ro s j i q u a l i h a n paesi p e r lo p iù d e s e r t i . A r i- a tobolo sc r iv e c h e in t a i d e s e r t i p aes i a l l ig n a n o p ia a - t e d i m i r r a , le p iù g r a n d i ch e o v u n q u e : e ch e i F e n i c i , i q u a l i seg u iv an o l ’ e se rc i to p e r tra f f ic o , r a c co lse ro d i t a l m i r r a la l a g r im a , a ssa i copiosa p e rc h è s t i l l a n te d a r a m i g r a n d i , nè racco ltav i m ai p e r l’ a d d i e t r o , e n e c a r ic a ro n o i g iu m e n t i . E sc r iv e a n c o ra
2o6 L I B R O
S E S T O 2 c yc h e a b b o n d a n t is s im e iv i s o n o , e g r a t i s s im e d i o do re le r a d ic i d e l n a r d o , e c h e p e r c i ò , l i F e n ic i ne r a m m a ssa ro n o : c h e l ' e s e rc i to ( t a n te ve ne sono ! ) ne ca lp e s tò m o ltiss im e , e c a lp e s ta te sp ira ro n o f r a g r a n z a soav issim a i n to r n o , a g r a n d i i n te r v a l l i . Secondo lu i c i h a p n re a l t r i a lb e r i s im ili a l l a u ro n e l le f r o n d i ,i q u a l i nascono in s i t i in o n d a t i d a l flusso d e l m a r e , p o i q u a n d o i l m a re sen t o r n a , re s ta o s i n e l l ’ a s c iu t to . B a g n a n e a n c o r l’ o n d a co l g iu n g e re s u o , q u a n t i n e c re sc o n o in concavo lu o g o , n è ' po i r i t i r a s i d i q u iv i L’ o n d a , e p p u r non m a rc isc o n o . L e v a n s i essi fin t r e n t a c u b i t i in a l to , e p e r a v v e n tu ra a p p u n to in q u e l la s ta g io n e m e ttev an o i f io r i , s im iliss im i a l le b ia n c h e v io le , m a più d e liz io s i d i o d o r e . I v i « p u n ta d a u n a s p in a u n g e rm o g l io , sp inoso a n c h ’ esso , e t a n to te n a c e , che se im p lic a s i a l la veste d i u n c a v a l i e r o , in n an z i che r o m p e r s i , t r a e lo d i c a v a l lo . E se le p r i v i p a ssa n c o r re n d o se n e im p a c c ia n o i p e li a l l e s p i n e ; e c o t i vi son p re s i com e g l i u c c e l l i d a l v isc h io , o li p esc i d a l l ’ a m o . N o n è d iffic ile r e c id e re le sp ine co l f e r r o , e r e c i s e le , s t i l la n e d a l g a m b o nn u m o re p iù copioso che d a ’ fichi n e l la p r i m a v e r a , e p iù m o rd e n t e a n c o r a .
17. O r d a in d i A le ssa n d ro a n d ò f r a le t e r r e d e ’ G a - d ro s j p e r vie d i s a g ia te , p en u r io se , e p iù v o lte fino d e l l ’ a c q u a p e ’ s o ld a t i . E g l i f a n ecess ita to a v ia g g ia re b u o n t r a t t o Bella n o t t e , n lo n ta n o d a l m a r i , q u a n tu n q u e a ssa i d e s id e ra sse v ia g g ia rv i d a presso , p e r v is i ta rn e i p o r t i se v ’ e r a n o , e p r e p a r a r e in p assan d o q u a n to o c c o r re re b b e a l la f l o t t a , p o z z i , m e rc a t i , 0 r i c e t t i d i n a v i . Im p e ro c c h é le m a re m m e d e ’ G a d ro s j e ra n o d a p e r tu t to d e se r te . E g l i d u n q u e vi sp e d ì co n p o c h i c a v a l ie r i T o a n te d i M a n d ro d o ro p e r e sa m in a r e se a v eac i p o r t i , se a c q u e non lo n ta n e d a l m a re ,o ta l a l t r a cosa b iso g n e v o le . E cos tu i to rn a n d o a n n u n c iò ch e a v e a t ro v a t i su l lido p o ch i p e sc a to r i in te n u i c a s e t te , fo rm a te con p a r e t i d i c o n c h ig l ie , e co n t e t t i d i «p ine d i pesci ( 1 ) . c h e u savano sc a rsa l ’a c q u a ,
fi) Curzio nel libro nono al paragrafo X X X II. dice ; Tuiaria conchis et eaeleris purgamentis marii instruunt.
b o 8 L I B R Òc a c a ta a s te n to t r a le s a b b ie , e q u e s ta n e m m e n o d o l c e in t u t t o . C o m e d u n q u e A le s s a n d ro g iu n se in l u o g o d e l l a G a d ro s ia d o v e i l g r a n o in p ro p o rz io n e a b b o n d a v a , lo p re s e , lo c o m p a r t ì p e r s a l m e , lo v incolò c o l p ro p r io s ig i l l o , e feeelo t r a s p o r ta r e co’ g iu m e n t i a l . m a r e . M a in ta n to e h ’ e g l i a n d a v a a d u n a s t a z io n e p ro ss im a a l m a r e , i so ld a ti poco te n n e ro c o n to de* s ig i l l i , e le g u a r d ie stesse u sa ro n o d e l g r a n o > e n e d ie d e ro a q u a n t i so firivan l a fa m e . Q u e s to m a l e ta n to i n c a l z a v a , c h e p a r v e lo ro c h e do v esse ro v a lu t a r e un p e r ic o lo m a n ife s to e p r e s e n te , p iù d e l l ’ a l t r o in c e r to e lo n ta n o p e r A le s s a n d r o ; e d A le s s a n d ro co nosc iu ta l ’ u r g e n z a , co n d o n ò l 'o p e r a t o . Q u in d i e g l i r a c c o l to i l g r a n o ch e p o tè p e r l a r e g io n e t r a s c o rs a fe p o r ta r lo d a C r a t e C a l la z ia n o p e r l a f lo tta c h e n a v ig a v a co ll’ a r m a t a . Im p o se in s iem e a ’ n a z io n a l i , c h e racco g lie sse ro d a ’ p a e s i p iù in n a n z i i l f ru m e n to c h e p o te a n o , e lo m ac in asse ro e re c a s s e ro , e c h e reca»* se ro a n c h e f r u t t i d i p a lm e e peco re a v e n d e re p e r l a m i l iz ia , sp e d ì T e le f o , l ’ a m ic o s u o , con f a r i n a , m a non m o lta in a l t r o lu o g o ; ed e g l i p ro c e d e t te v e r s o l a r e g g i» d e ’ G a d r o s i , i l lu o g o d e l la q u a le c h ia m a - vasi P u r a , e v i p e rv e n n e n e l sessan tesim o g io r n o d e l la su a p a r te n z a d a O r i .
) 8. D ic o n o g l i .s to ric i d i A le s sa n d ro c h e t a t t i i di-» s ag i d e l l 'e s e r c i to in A s ia non sono d a p a ra g o n a re co n g l i a l t r i d i q u e s t i g io r n i . E g l i s’ in c a m m in ò p e r q u e s t i lu o g h i non p e rc h è ne ig n o ra s se l a difficoltà , m a p e rc h è a d i to a v e a , secondo che sc r iv e N e a rc o solo , ch e n iuno v ’ e r a fin a l lo r a p a ssa to sa lvo co ll’ e se rc i t o , se non S e m ira m id e nel f u g g i r e d a l le I n d i e . E d i- cean o i p aesan i ch e e r a n e s c a m p a ta , con v e n t i soli d e l l ’ a r m a t a , é ch e C iro i l f ig lio d i C a m b ise e r a n e s c a m p a to con se t te a p p e n a , q u a n d o v en n ev i p e r p io m b a re su le In d ie . Im p e ro c c h é so rp re s i d a l l a so li tu d i n e , e d a l la p e o u r ia vi ro v in a ro n o q u a s i t u t t a l ’ a r m a ta . E c c i ta ro n o t a l i r a c c o n t i A le s sa n d ro a g a r e g g ia r e con C iro e con S e m ir a m id e , e p e r q u e s to , seco n d o N e a rc o si m ise p u r e g l i in ta i l u o g h i , com e a n c o ra p e r s u p p l i r e v ic ino a i b iso g n i d e l ia f i o t t a . M a
1’ a r d o r e d e ' r a g g i , e l a sc a rsé z z a d e l le a c q u e r if in ì g r a n p a r t e d i e s e r c i to , s o p r a t tu t to d i g iu m e n t i . V e n iv a n o m en o p e r l a p r o fo n d i tà d e l le a r e n e , e d e i c a l o r i , p e r lo p iù b r u c i a n t i , e d e l la s e te . Im p e ro c c h é c a p i t a t i su c u m o li a l t i d i s a b b ie a m m a ssa te v i s’im m e r g e v a n o , com e c a m m in a sse r su l f a n g o , o su l a n ev e non p e s ta a n c o r a . £ ca v a ll i e m u li assa i p iù v i soffrivano n e l s a l i r v i , o d isc e n d e rn e p e r la in e g u a g l ia n z a d e ’ pass i m a l fe rm i . N è poco noceva a l l ’ e - s e rc i to la lu n g h e z z a d e l le m a r c e ; ed a p r o lu n g a r le io d u c e v a la p e n u r ia s p ro p o rz io n a ta d e lle a c q u e . Se i l c a m m in o che av e a s i a f a re c o m p i ta s i t r a l a n o t t e , e su i ’ a lb a t ro v a v a n s i p resso le a c q u e ; non r e s ta vano ta n to m a lc o n c i : m a se a v a n z a ta s i i l g io rn o e l i s o rp re n d e a t r a v ia , p e rc h è t r o p p a ne e r a ia e s te n s io n e , a l lo r a s ì ne soccom bevano v i t t im a d e i g r a n d i c a lo r i e d e l la se te i m p la c à b i l e . £ p iù v o lte 1’ e cc i d io d e l le b e s t ie d a c a r ic o e ra v o lo n ta r io ; p e rc h è i so ld a t i v ed en d o s i m a n c a re i l g r a n o , m ac e lla v a n o c a v a l l i e m u l i , e sen c ib a v a n o , e po i li d ic e a n o m o r t i p e r i » s e t e , o p e l c a ld o . £ n iu n v’ e ra ohe s in c e ra s se il f a t to ; p e rc h è tu t t i avvo lgeansi in co lpe consim i l i . N o n ig n o ra v a A le s sa n d ro q u a n to p ra t ic a v n s i ; m a g l i p a r e a p iù s a lu tev o le m o s t ra re d i non s a p e r e , ch e m o s t ra r d i s a p e r e , e ta c e r s i .
19. A d u n q u e non e r a o rnai fa c i le t r a s p o r ta r e g l ' i n f e rm i d e l l ’ e s e r c i to , n è i la s c ia t i in d ie t ro p e r la s ta n ch ezza . Im p e ro c c h é ne e ra s e g u i ta ta sca rsezza d i g i u m e n t i ; ed essi stessi a v e a n o d is f a t t i i c a r r i , im p a s s ib i l i a t i r a r s i f r a t a n to m asso d i a re n e . A g g iu n g i ch e n e lle p r im e m a rc e e ra n o p e r ta le ostaco lo s ta t i c o s t r e t t i a te n e r e non le v ie le più b r e v i , m a le p iù c o m o d e a i c a r r i ; e p e r q u e s to m o l t i e r a n o s t a t i l a s c ia t i t r a ’l v ia g g io p e r ia m a l a t t i a , e m o lt i p e rc h è non p iù ne p o te a n o p e r la s t a n c h e z z a , o pe l c a ld o , nè p e r la s e te . C o s ì non c i av e a n è ch i l i t r a s p o r ta s s e , nè ch i l i c u ra s s e . £ l ’ a r m a t a a n d a v a . a g r a n f r e t t a ; e n e llo z e la re l a s a lu te p u b b l ic a t r a s c u ra s i d i necessità l a p r i v a t a . Se ta lu n i p e l t ro p p o v ia g g ia r e d i n o tte r im a n e a n o v in t i d a l sonno p e r i s t r a d a ,
A k r i a n o . 14
’ S E S T O 2og
aio L I B R Op o i r i s v e g l i a t i , a n d a v a n o p u rc h é av esse ro l e n a , su l e t r a c c e d e l l ’ e s e r c i t o } m a p o ch i lo r a g g iu n g e v a n o ; p e r c h é s’ in ab issav an o com e in on p e la g o t r a le a r e n e ; e vi p e r iv a n o . S o p ra v v e n n e a n c h e u n ’ a l t r a s c i a g u r a la q u a le m a lm en ò le m il iz ie n o m m e n o , c h e i c a v a l l i e i g iu m e n t i . C om e n e lle I n d i e ; a l lo s p i r a r e d e ’ v e n t i -p e r io d ic i p iove t r a ’ G a d r o s j , non g ià n e l l e p ia n u r e ) m a n e ’ m o n t i , p e rc h è iv i sono in c a lz a te d . i l v e n to le n u v o le , e d a n p io g g ia , nè s’ in a lz a n o s o p r a le c im e d i e s s i . A tte n d a v a S i l ’ e se rc ito p e r c o m o d i tà d e l le a c q u e p resso d i u n t o r r e n t e , c h e p o v e ro a l l o r a n e e r a , q u a n d o ecco c i r c a la seconda v ig i l ia d e l l a n o t te gon fia rsene la c o r re n te p e r p io g g ie non v i s t e , e sb o c c a rn e con t a l p i e n a , c h e d is t ru s se in g ra n p a r t e le d o n n e e i f a n c iu l l i d i s e g u i to , e d isp e rse i l b a g a g l io r e a le co’ g iu m e n t i ch e vi r im a n e v a n o ; sa lv a n e dosene a s t e n t o , i s o ld a t i co lle a r m i , e non t u t t e . A ta n ta c o p ia d i a c q u e i p iù ne b ev e tto n o s c a l d a t i , a s s e t a t i , se n z a p a u sa t r a ’l b e r e ; e ne p e r i r o n o . D a l l ’ o ra in po i A le s s a n d ro p e r o rd in a r io non p iù s i accam p ò v ic ino a l le a c q u e , m a lo n ta n o a lm en o v e n t i s ta d j , affinchè non co rre sse ro in fo lla a d is o rb i ta r v i e p e r i r n e so ld a ti e g iu m e n t i , nè m e tte sse ro i p iè t r a le fo n ti e le c o r r e n t i , e le tu rb a sse ro a l r e s to d e l l ’ a r m a t a .
20. £ q u i non p a rm i d a tace re i n o v a z io n e , g lo r io sa q u a n to a l t r a m iù , p e r e s s o , p r a t i c a ta in q u e s ta s o l i tu d in e , o , com e a l t r i sc r iv o n o , p r im a t r a ’ P a r a - p a m is a d i . A d u n q u e si d i c e , ch e l ’ e se rc ito m a rc iò p e r un t r a t t o ia m ezzo d i a r e n e e d i a u r e in fiam m at e , e che m a rc ia r v i d o v e tte p e r a v e rn e le a c q u e le q u a l i non e ra n o lo n ta n e d i s t r a d a : c h e i l re c o m p re so nom m eno d a l la s e te , v’ a u d ò p u r e g l i a p iede con fa t ic a e p e n a , affinchè g l i a l t r i soffrissero p iù d i buon a n im o com e s ieg u e n e lla c o m u n a n z a d e l d i s a g io ; che in ta n to a lc u n i so ld a ti l e g g e r i , d e v ia t is i d a l l 'e s e r c i to in c e rc a d e l l ’a c q u a , ne t ro v a ro n o in q u a lc h e cop ia in u n fo sso , sca tu re n d o v e n e u n a ven a p icc io la e m als a n a , e r a c c o l to n e , to rn a ro n o d i volo a l u i , com e a p o r t a r g l i un g r a n d o n o : c h e a v v ic in a t ig l i - v e r s a r o n o
S E S T O 311l ’ a c q u a n e l l ’ e lm o e g l ie l a o f f r i r o n o , e che eg li ltt r ic e v e t te e g l i encom iò ; m a r ic e v u ta la a p p e n a la e - s p a n d è su la t e r r a in v is ta d i t u t t i ; c h e p e r ta l a t to r ip r e s e ta n to s p i r i to l ’ a r m a t a ; che a l t r i c o n cp p ireb - h e ch e l ’ a c q u a v e r s a ta d a lu i fu b ev an d a d i t u t t i . O r a io lodo q u e s to t r o t to q u a n to a l t r o m a i , d i A les- a a n d ro , com e un sa g g io d e lla to l l e r a n z a , e d e g l i e - sem pj lum inosi d i un c a p u a n o a ’ s o ld a t i .
21 . I n q u e ’luogh i a c c a d d e p u r q u e s to a l l 'e s e r c i t o . L e sco rte infine d issero d i non r i c o r d a r più la v i a , s p a r i t a p e l soffiare d e l v e n to ; g iu c c h è diffusevisi p e r t a t t o a r e n e in co p ia ed e g u a lm e n te , non av e a n o p iù seg n i d a r ic o n o s c e r la ; nè lu n g o d i essa vi e ra n a lb e r i , nè a l tu r e e m in e n t i e c o s ta n t i r nè marcavi* no essii v ia g g i d i n o tte con r a p p o r to a g l i a s t r i , e d i g io r n o con r a p p o r to a l s o le , com e i nocch ie ri ciò fan co ll e O r s e , i F e n ic i c o lla m in o r e , e g l i a l t r i c o lla m a g g i o r e . A g g iu n g o n o ch e iv i A le s sa n d ro concependo ch e aveasi, a p ie g a r e a s i n i s t r a , p re se con se t a lu n i c a v a l i e r i , e v i p r o c e d e t t e : m a che spossa tis i poi lo ro i c a v a l l i p e l c a ld o , t r a la s c iò li p iù d i e s s i , e t r a scorse con c in q u e in t u t t i , e scoperse i l m a re : ch e «cavando t r a le p ie tru z z o le d e lla s p ia g g ia si s c o n trò con a c q u a d o lce e l im p id a : e c o n fo r ta to s i d i q u e s t’a c q u a i l re s to d e l la m il iz ia ; v en n e in s e t te g io rn i a l m a r e : c h e d a in d i , sa p e n d o ornai le g u id e i l c a m m in o , s’ in d ir iz z a ro n o e n t ro t e r r a .
G iu n to a l l a r e g g ia de’ G a d ro s j v i riposò 1’ e se rc i to : e t r o v a to A pollof 'ane t r a s c u r a to in tu t t o pe’ suoi co m a n d i ; lo sp o g liò d e l la S a t r a p i a , so s ti tu e n d o g li T o - a n t e , i l q u a le m o rto po i d i m a la t t ia » e b b e Siaurzio p e r s u c c e s s o re . E r a a co6tui s ta ta d i fresco a ff id a ta la s a t r a p ia d e l l a G a r m a n ia ; e d o ra q u e l la g l i si d ie d e d e g l i A raco e j e d e ’ G a d r o s j . T l ip o le m a d i P ilo fa - n e o t te n n e l a G a r m a n ia ; a n z i a l l a C n rm an i» g ià s’ in o l t r a v a lo stesso m o n a r c a . I n ta n to u d ì che F i l ip p o , S a t ra p o n e lle I n d ie e r a s ta to v i t t im a d e l le in s id ie d e ’ m e r c e n a r j : m a ch e i M ace d o n i c h e facean o l a g u a r d ia d i lu i av e a n o uccisa p a r te d i essi u r i f a t t o , e p a r t e a r r e s ta n d o l i in s e g u i to . C o n o sc iu to ciò*
scrisse n e l le I n d ie a d E u d e tn o e T a s s i le a ffinchè p r e n desse ro c u r a d e ’ p aes i g o v e rn a t i g i à d a F i l i p p o , i n aino a t a n to che v i sp e d ire b b e i l S a t r a p o n u o v o . E n t r a to A le ssa n d ro n e l la G a rm a u ia v e n n e a lu i C r a t è - r o , e g l i condusse le a l t r e m i l i z i e , g l i e l e f a n t i , e d O r d o n e , a r r e s ta to c o m e r i b e l l e , e m o to re d i n u o v e c o se . Q u i p u r v en n e S ta sa n o re i l s a tra p o d e g l i A r j , e d e ’ Z a r a n g h i , e co n essi a n c o ra F a r is m a n e il f ig l io d i F r a t a f e r n e s a tra p o d e g l’ I r c a n i e d e ’ P a r t i . V e n n e ro i c a p i ta n i la sc ia t i co n P a rm e n io n e n e l l ’ a r m a t a d e l la M e d i a , e O le a n d r o , e S ita lce , e d E r a c o n e , e t u t t i co n m o lta m i l i z i a . G l e a n d r o , e S ita lce c a r ic h i d a p o p o li e s o ld a t i lo ro d e l le in co lp a z io n i d i a v e re s p o g l i a t i t e m p l i , s c o p e rc h ia t i a n t ic h i s e p o lc r i , e com m ess i a l t r i a t t e n t a t i in g iu s t i e d e p lo r a b i l i , fu ro n o d a lu i c o n d a n n a t i a m o r t e , affinchè tem essero p e r u g u a l i d e l i t t i , se n e f a c e a n o , e g u a l i p e n e , an ch e g l i a l t r i g io d ic i , e p r e f e t t i , e s a t r a p i . O r q u e s to c h e tò n e l la su b o rd in a z io n e i p o p o li d a t is i d i f o r z a , o sp o n ta n e a m e n te i q u a l i e ra n o ta n t i e t a n to in fra lo ro lo n t a n i ; im p e ro c c h é non si p o te a so tto A le ssa n d ro g o v e r n a r e ed o p p r im e re im p u n e m e n te . E ra c o n e si r i to lse p e r a l lo r a a l le im p u ta z io n i ; m a c o n v in to poco a p p re sso d a ’ S as ian i d i a v e r sa c c h e g g ia to il tem p io lo ro , so g g ia c q u e a n c h ’ esso a l l e p en e .
22 . S ta s a n o re e F r a t a f e r n e a l s a p e re che e g l i pas- eava t r a ’ G a d r o s j , p re v e d e n d o c h e l ’ e se rc i to in c o r r e r e b b e ne’ d is a s t r i ne’ q u a l i i n c o r s e , v e n n e r o , e condussero a d A le ssa n d ro m o l t i tu d in e d i g iu m e n t i e d i c a m e l i . O r v e n n e ro a p p ro p o a i to n o m m en essi ch e i g iu m e n t i , e i c a m e l i . E d eg li secondo c h e g l ie n v e n iv a n o , d isp en sav a c a m e li e g iu m e n t i t r a ’ c o m a n d a t i , q u a n d o secondo i l n u m e ro d e ’ c o m a n d a n t i , q u a n d o secondo i l n u m e ro d e l le s q u a d r e , o d e lle c e n tu r i e , o d e l le c o o r t i l o r o . A lc u n i sc riv o n o a n c o r a , nèio penso che sc r iv a n o i l v e r o , che e g l i co n g iu n g esse du e c a r r i , e ch e v i si a d a g ia s se co n g li a m ic i , e se d endosi t r a m e lo d ie l ie te v iag g iasse p e r la C a r m a - n i a , s eg u ito d a m iliz ie ch e in c o ro n a te b a l la v a n o e c a r o l a v a n o , e tro v a v a n o su le v ie c ib i e d e l iz ie , a p -
Ai a L I B R O
p a r e c c h ia te v i d a ’ C a r m a n i . È c iò d ic o n o c h e e g l i f a cesse p e r so m ig l ia re i t r i p a d j d i B acco i l q u a l e , e r a f a m a , ch e d e b e l la te le I n d i e , avesse tra sc o rso in t a l m o d o g r a n p a r t e d e l l ’A s ia : c h e ta le fe s teg g iam en to f a s o p ra n n o m in a to i l t r io n fo d i B a c c o , e c h e dal* l ’ o ra in po i tr io n f i p u r si c h ia m a ro n o t u t t e l e p o m p e m e n a te p e r v in te b a t t a g l i e . M a n è T o lo m m e o , n è A r i s to b o lo , n è a l t r i , a u to re v o l i a p p i e n o , sc r iv o n t a l cosa ; e d io co n te n to m i sc r iv e r la com e non d e g n a d i f e d e . A g g iu n g o p e r ò co n A ris to b o lo ch e e g l i n e l l a G a rm a n ia fece sag r if iz j d i r i n g r a z ia m e n to , e s p e t ta c o l i m u s ica li e g in n ic i p e r l e v i t to r ie d e lle I n d i e , e p e r 1’ e se rc i to u sc i to sa lvo d a ' G a d ro s j *, ch e r iso lu t o d i s c e g l ie re P e u c e s ta p e r s a t r a p o d e l la P e r s i d e ,10 c re ò re g ia g u a r d i a d e l c o r p o , p e r non d e f r a u d a r e p r im a n em m en o d i q u e s t ’ o n o r e , e p e g n o d i c o n f idenza lu i t a n to b e n e m e r i to p e r le o p e re sue t r a ’ M a ll i . Secondo A r is to b o lo e ra n o fin a l lo r a s e t te le g u a r d ie d e l c o rp o : L e o n n a to f ig lio d i A n te o , E fe s tio n e d i A m i n t o r e , L is im a c o d i A g a to c le , e d A r is to n e d i P is e o t u t t i P e lle s i ( 1 ) ; P e rd ic c a f ig lio d i O ro n te d e l l a P re s t id e ( 2 ) , T o lo m m e o d i L a g o , e P i to n e fig lio d i G ra te o E o rd e i (3) ; e d o ra la o t ta v a g u a r d i a si e b b e in P eu ces ta , in q u e l lo , c h e a v e a p ro te t to co l lo scudo A le s s a n d ro . I n t a n t o N e a r c o a n d a to p e r m a r e in to rn o a g l i O r e i , a i G a d r o s j , e d a g l i I t t i o f a g i , p re se t e r r a n e l la s p ia g g ia a b i t a t a d e l l a G a rm a n i a , e d i là v en n e con a l q u a n t i , e d espose a d A le s s a n d r o q u a n to a v e a fa t to in q u e l l a n a v ig a z io n e p e l m a r e , e s te r io re a l le I n d i e . A le s s a n d ro lo r in v iò p e r chè nav ig asse a n c o ra fino a l l a S u s ia n a e d a l l e bo c c h e d e l T i g r i . M a co m e a n d ò 1» n av ig a z io n e d a l fium e I n d o , fino a l g o lfo P e r s ic o , éd a l l e bocche d e l T i g r i , s a r à d a m e r a c c o n ta to in l ib ro a p p a r to
(1) Di Pelle , patria di F ilip p o > e di Alessandro.(2) Provincia della Macedonia verso il mare Adriatico fra gli E lim io ti a
settentrione e l ' Epiro a mezzogiorno dal quale era diviso pe 'm onti Acroce-rauni.
(!) Detti ancora Eordeatl : dipartimento della Macedonia Occidentale verso11 fiume A o o . Secondo alcuni abitavano nella parte di Albani» medi terranea , detta poi Tnmoriza.
S E S T O ai3
2 i 4 l i b r o
su la ficorta eli N e a r c o m e d e s im o , d e l q u a le s u s s i s t a tino s c r i t to g re c o in to rn o d i A le s sa n d ro : c iocché i o f a rò d ip o i q u a n d o i l b u o n g e n io e l’ a n im o m io m i p o r r a n su l a im p r e s a .
23. O r q u i A le s sa n d ro im p o n e a d E fe s tio n e ch e v a d a co l più d e l l ’ e s e r c i to , c o 'g i u m e n t i e con g l i e l e f a n t i , lu n g o i l m a re d a l l a G e rm a n ia n e l la P e rs in ; p e r c h è d a v a s i q u e l v ia g g io n e ll’ in v e rn o ; e n e l l ’ i n v e rn o la m a re m m a d i P e rs ia é m i t e , e r ic c a d i t u t t o . I n ta n to r i m i m ia S ta san o re n e lla sua p r o v i n c i a , c d e g l i c o lla f i n t e r i a l e g g i e r a , co l r e a i se g u ito n c a v a l lo , e con p a r te d e ’ s a e t t i e r i m a rc i i c o n t r o d i P a - « ftrgada d e l la P e rs id e . G iu n to a ’ con lin i d i q u e s t a , t r o v i ch e non più e ra v i s a t r a p o F r a s a o r t e , m o r to d i m a l a t t i a fin d a l l ’ o r a c h e i l r e v ia g g ia v a p e r le J a - d i e , m a c h e O rs in e la r e g g e v a : non p e rc h é d e p u ta to v i d a A le ssa n d ro m a p e rc h è m an can d o v i o g n i p r e s id e , non is t im ò cosa in d e g n a d i c o n se rv a rg l i in b u o n o rd in e i P e r s ia n i . A t r o b a te S a t ra p o d e l l a M e d ia c o u - dus»»gli a P a s s a rg a d a p r ig io n ie ro B a ria sse M edo, p e r c h è c in to s i a l c ap o i l reg io d i a d e m a , in t i to la v a s i r e d e l la M e d ia e d e l la P e r s i a , e c o n esso i p a r t ig ia n i d e l c a m b ia m e n to e d e l la r i v o l t a ; ed A lessan d ro fe - c e l i t u t t i u c c id e re . S e n t ì p e rò d o lo re d e l l ’ a t t e n ta to f a t t o su la to m b a d i C i r o , f ig lio d i G a m b is e , t r o v a t a l a , c o m e d ic e A r i s to b o lo , r o t t a e s p o g l i a t a . E g l i s c r iv e c h e i a P a s s a rg a d a s ta v a i l M onum ento d i G ir o n e l l ’ o r to r e g io : che ia to r n o a l m o n u m e n to u n bosco so rg e v a con p ia n te d i o g n i g u i s a : ch e ru sce ll e t t i s e rp e g g ia v a n p e r l ’ o r t o , e c h e la t e r r a in n a f f ia ta n e sc h iu d e v a s i in e rb e r ig o g lio se : ch e q u e l sep o lc ro la v o ra to con sassi q u a d r i l a t e r i ab b asso in for* m a d i un q u a d r a t o , ven iva p o i c re scen d o e ch iu d e n do si com e p icco la c a s a , d i sassi a n c h ’ essa , a l la q u a le d a v a l ' a d i to una p o r t i c i n a , p e n e t r a b i l e co n m o lto d isag io d a un uom o s o l o , e non g r a n d e : ch e d en t r o la p icc io la ca sa e r a 1’ a u r e a u r n a co i c a d a v e re d i G iro , e c o l l ’ u rn a i l leLto tu t to d i o ro n e ’ p ied i ; c h e so tto a q u e s to e r a steso un ta p p e to b a b i l o n i o ; e «o tto a l ta p p e to un d r a p p o v illoso d i p o r p o r a . M a
S E S T O 2 1 $c h e s o p ra d i esso le t to e r a la c a n d ì r e g ia ( l ) ed a l t r e v e s t i , la v o ro d i B a b i lo n ia , e d i fe m o ra l i a l l a M e d a , e s o t ta n e a c o lo re d i g ia c in to ; e q u a l ve n ’ e r a b r i l l a n te d i p o rp o ra , e q u a l d ’ a l t r o lu m e : e c o l l a n e , e b r a n d i , ed o rn a m e n t i d i o ro e d i g e m m e p e r le o r e c c h ie , ed u n a m en sa in f in e : e c h e su ne l m e z z o d e l le t to posava 1’ u r n a , l a q u a le i l c a d a v e re c o n te n e v a d i G i r o . G he d e n t r o i l r e c in to a p p iè l a sc a la , p e r l a q u a le sa liscesi a l l ’ u r n a , e r a v i u n a m a- g io n c e l la pe’ M a g i i q u a l i c u s to d iv an o G iro infino d a C a m b ise fig lio d i e s s o , e r e d i ta n d o n e i f ig li d o p o i p n d r i l a c u s to d ia ; e d a q u e s t i i l re d a v a o g n i g io r n o una p e c o r a , e p o rz io n d e s t in a ta d i f a r in a e d i v in o , ed o g n i m ese u a c a v a l lo , affinchè sag rif icasse - r o a G i r o . A l sep o lc ro e ra n o s o p ra s c r i t t e le t te re P e r s ia n e c h e d a v a n o q u e s ta s e n te n z a : O U O M O : I O S O N O C I R O D I C A M B I S E : Q U E L L O C H E F O N D A I L ’ I M P E k O A ’ P E R S I A N I E S I G N O R E G G I A I L ’ A S I A . O R A N O N M ’ I N V I D I A R E Q U E S T O S E P O L C R O .
24. N o n d im e n o A le s sa n d ro i l q u a le v o lg ev a in p e n s ie ro d i e n t r a r e in q u e l la to m b a fin d a l l ’ o ra che p re se i P e r s i a n i , t r o v a n e in v o la ta o g n i c o s a ; eccet* tu a ta n e l’ n r n a ed il l e t to : ed i l c a d a v e re , lo a v e a - n o p ro fa n a to p u r e s so ; s c o p e rc h ia n d o l ’ u r n a , e t r a - b a lz a n d o n e lo . A n z i a v e a n o p u r t e n t a to r e n d e r 1’ u r n a m en g ra v e e p iù t r a s p o r t a b i l e , ta g l ia n d o e f r a c a s s a n d o : m a non r iu s c i t iv i , ed a b b a n d o n a ta la t u t t a m a lc o n c ia , se n ’ e r a n p a r t i t i . A r is to b o lo sc riv e d i ess e re s ta to in c a r ic a to e g l i s tesso a r i p r i s t in a r e i l se p o lc ro d i C iro , e ch e le m e m b ra a n c o r sa lve d e l c a d a v e re d i lu i fu ro n o r ic o llo c a te n e l l ’ n r n a , e 1’ u r n a r i c o p e r c h i a t a , e r ip r o d o t t a in q u a n to e r a offesa : ch e i l le t to v i fu r ic in to d i s e r t i , e d in s o m m a , v i fu r im esso q u a n to e r a v i d i o r n a m e n t i , e tu t t o s im ile a g l i a n t i c h i ; e c h e f in a lm en te to lse la p o r t ic in a d e l p ic c io lo e d i l iz io , r i n tu r a a d o la c o n sassi e c a l c i n a , •
(1) Vestimento persiano fecondo che attesta P o lla re , e secondo che li conosce <h Senofonte.
2 1 6 L I B R O S E S T Osta m p a n d o v i so p ra i l re g io s ig i l lo . Q u in d i A le s s a n d r o fe r iu n i r e e p r e m e re co’ to r m e n t i i M a g i , c h e e r a n o c u s to d i d e l s e p o lc ro , affi ockè sve lassero g l i a Etto r i d i t a n ta s c e l le ra g g in e ; m a n ie n te n è d i se s v e la ro n o n è d i a l t r i con tu t t i i to r m e n t i , n è p o te r o n o p e r a l t r o m ezzo esse r c o n v in t i c o m e c o m p l ic i , e f u - ro n l a s c i a t i . D i l à r iv e n n e a l la r e g g ia de* P e r s i a n i g i à f a t ta in c e n d ia re d a l u i : c iocché io d i c o , p e r c h è n è io a p p ro v o u n ta l f a t t o , n è lo a p p ro v ò p u r e A - le s sa n d ro stesso in q u e s to r i t o r n o . A ssai s i r e c la m ò d a ’ P e r s ia n i c o n tro d i O rs in e i l q u a le g l i av ea c o m a n d a t i d o p o la m o r te d i F r a s i o r t e , e fu c o n v in to d i a v e re s p o g l ia t i i te m p l i d e ’ n u m i , l e to m b e d e i r e ; e l a v i t a d i m o l t i sen za g iu s t i z i a . P e r t a n to A - le s sa n d ro d is s e ; e lo a p p e n d e r o n o . A l lo ra c r e ò s a t r a p o d e ’ P e r s ia n i P e u c e s ta su a r e g ia g u a r d i a d e l c o r p o , e te n u to d a lu i p e r f e d e l is s im a , sp e c ia lm e n t e p e r le g e s ta sue t r a ’ M a l l i , d o v e a v v e n tu rò la v i t a , e salvò ses te sso , e i l m o n a rc a . A l t ro n d e non e r * a l ie n o d a l le m a n ie re d i v ivere d e g l i A s ia n i ; c io c c h é fe b en c o n o s c e re , a p p e n a c r e a to s a tra p o d e ’ P e r s i a n i , vestendo e g l i s o Iq d i t u t t i i M aced o n i a b i to a l l a M e d a , im p a ra n d o l ’ id io m a d e l l a P e r s i a , e fo g g ia n do si in tu t t o a l la P e r s i a n a . E d A le s sa n d ro ve lo a p - p lau 8 e ; ed i P e r s ia n i e su l ta ro n o ch e avesse g l i usi lo* r o a n te p o s t i a q u e l l i d e l l a P a t r i a .
Il Fin0 del Libro sesto ;
S t l fL E S T O R I E
DI ARRIANOS U L A S P E D I Z I O N E D I A L E S S A N D R O
L I B R O S E T T I M O
l . V X i u n t o A le ssa n d ro a P a s a r g a d a e P e r s e p o l i , p r e s e lo i l d e s id e r io d i n a v ig a r e a seconda d e l l ’ E u f r a t e e d e i T i g r i fino a l g o lfo P e r s ic o , « d i m ir a r e iv i g l i sbocch i d i q u e ’ fium i n e l m a r e , co m e a l t r o v e m ir a to p u r a v e a lo shocco d e l l ’i n d o ; ed i l m a r e che lo r ic e v e . E t a l u n i sc rivono a n c o ra c h e g l i a n d a v a p e r l ’ a n i m o d i g i r a r n a v ig a n d o a t to rn o l ’ A r a b ia in g r a n p a r t e , e l ’ E t i o p i a , e l a L i b i a , e l a N u m i d i a , d i l à d a i m o n ti d i A t l a n t e fino a G a d e , n e l l ’ in te r n o d e l m a r e n o s t r o , o n d a s s e r o , d o p o d o m a ta l a L ib i a e C a r t a g i n e , c h ia m a to c o n p r o p r ie tà S ig n o re d e l l ’A s ia t u t t a . Im p e ro c c h é .g li a r b i t r i u n t e m p o tJe’ THedi e -de’ P e rs ia n i , possedendo a p p e n a p icc io la p a r t e <li q u e s t a , in d a rn o g r a n R e si c h ia m a v a n o . D i là ta lu n i d i cono che id e a v a c o n t in u a r e i l co rso fino *11’ S u s i n o , a l l a Sciz ia e d a l l a p a lu d e M eo tid e , ed a l t r i c h e fin o a l l a S ic i l ia e d a l c a p o l a p ig i a ( l ) , s t im o la to v i d a l l a c e l e b r i t à d e i R o m a n i , f a t t a « m a i g r a n d e . Io p e r m e nè posso con c e r te z z a d e c i d e r e , nè c u ro d ’in d o v in a re c iò c h e A le s sa n d ro s’ avesse in p ensie ro : b e n posso p e r a l t r o a s s ic u ra re c h e e g l i non c i a v e a v o lg a r i , n è v a n i c o n c e t t i , nè c h e ta to m a i si s a r e b b e p * r c o n q u is ta n in n a , non «e a l i ’ A s ia c o n g iu n g es- se l ’ E u r o p a , e d a l l ’ E u r o p a , l e iso le d e ’ B r i t a n n i ; e c h e se m p re c e r c a to a v r e b b e d i m a n o in m a n o i g n o
ti./ Questo promontorio > nell’ Traila, precisamente nella Puglia: e da esso prese nome il vento detto japyx dai Latini il quale i vento favorevole a chi naviga dall’ Italia alla G recia.
L I B R OCe c o s e , fino a p r e n d e r e b r ig a co n se m e d e s im o , q u a n d o p iù non 1' avesse con a l t r i . £ p e r c iò lodo i filosofi I n d i a n i , d e ’ q u a l i , d i c e s i , c l ie a l c u n i t r o v a t i a l l ’ a e re a p e r to in un o r to ove so lcano d i s p u t a r e } ved u to A le s s a n d ro e l ’ e se rc i to s u o , non a l t r o fe c e ro c h e b a t t e r e co ’ p iè l a t e r r a ; e c h e d im a n d a t i d a lu i p e r i n t e r p r e t e c h e m a i s ig n if ic a sse ro , d i s s e ro : O A l e s sandro o g n i u o m o h a d i t e r r a , q u a n ta è q u e lla s u c u i g r a v i t a . E t u se ’ u o m o , e s ìm ile a g l i a l t r i , se n o n in q u a n to cu r io so e m a le fico v a i ta n to p e l le g r i nando d a lla p a tr ia , p e r avere e d a r b r ig h e . S a r a i t u p u r e , e tr a non m o l to , v i t t i m a d e lla m o r t e , n è o ccu p era i te rra se n o n p e r la to m b a d e l tu o cada vere ! L o d ò A le s s a n d ro l a s e n te n z a , e c h i p ro n u n z ia v a ia ; e p p u r fece i l c o n t r a r i o . H a e g l i e r a l’A les s a n d ro c h e n e ll’ i s tm o a v e v a a m m i r a to D io g e n e d i S in o p e q u a n d o t ro v a to lo a l s o le , e postoglÌ6Ì a f ro n te in siem e co ’ s o ld a t i c in t i d i scudo 3 e co ’ f a n t i a m i c i lo in te r ro g ò se b iso g n a v a g li cosa n in n a , e c o lu i r e p l i c ò , n iu n a b is o g n a r g lie n e , e solo ch ied ere che e - g l i co’ s u o i g l i s i sgom brassero d in a n z i d a l s o l e . Così non e r a e g l i in tu t t o fu o r i d a l l ’ in te n d e re i l m e g l io ; m a l ’ a m o re lo so p ra ffacev a d e l la g l o r i a .
2. Q u a n d o g iu n se a T a s s i l a , e v idev i n u d i i filo-* sofi d e l le I n d i e , m e ra v ig l ia to d e l la to l le r a n z a lo r o , d e s id e rò d i a v e rn e a lcu n o in s u a c o m p a g n ia . M a D a m ia m o i l p iù a n z ia n o in f r a lo r o , e d a l q u a le d i p e n d e v a n o p u r g l i a l t r i , r i s p o s e , c h e n è onderebbe e s s o , nè concederebbe , ch e a n d a sse n iu n o d e 'su o i co n lu i : che esso e ra f ig l io d i G i o v e , q u a n to A le s s a n dro ; nè d a A le s sa n d ro vo lea cosa n iu n a , c o n te n t i s s im o d e lle su e cose : che tro p p o vedeva , c h e A le s sandro e i su o i aveano percorso ta n ta te r ra e ta n to m a r e , se n za n iu n J 'ru ltjo : nè m a i darebbero u n f i n e a t a n t a scorreria : che n o n d e s id e r a v a , m a n e m m e no te m e a co sa che e g li p o te sse a m p lia r g li o r e s tr in g e re ; b a s ta rg li a v ivere la te rra n e lle I n d i e , la q u a l dava i f r u t t i d e l le s ta g io n i : p e r la m o r te p o i le ve - rebbesi d a l corpo suo n o n d isc re to co m p a g n o . A le s s a n d r o , ra v v isa to lo p e r uom o d i l i b e r i g en j , n o n si
S E T T I M O 2 1 9m is e a fo rc a re I n i ; r iu sc ì p e r a l t r o a p e rsu a d e re Ca*' l a n o , ch e e r a l ’ u n o d i q u e ’ S a v j . M e g a s te n e p e rò sc r iv e d i q a e s to G a lan o c h e oon sa p e a c o m a n d a re a se s te s so ; e c h e g l i a l t r i filosofi, b ia s im a n d o lo , di* cpnno d i lu i -> che la sc ia va la f e l i c i t à ch e era p re s to d i lo r o , p e r serv ire a d a l tr o p a d ro n e c h e a D i o . O raio c iò s c r iv o , p e rch è n e lia s to r ia d i A le ssa n d ro a - v eas i o n n in a m e n te a p a r l a r d i G a la n o . A ffiacchitosi d i c o rp o n e lla P e r s i a , co s tu i c h e m a i p e r a d d ie t r o e r a s ta to m a la to , non sa p e a n e m m e a to l le r a r e d i es s e re t r a t t a t o a m a n ie r a d ’ in fe rm o . A d u n q u e d isse a d A le ssa n d ro c h e e r a i l bt*n suo m o r i r e in t a l e s ta - t o , p r im a d i r id u r s i a m a li c h e lo necess ita sse ro a v a r i a r e il m e to d o a n t ic o d i v i t a . O p p o n e a g lis i A les s a n d ro ca ld is s im a m e n + e : rea p o i , v edu to che p u n to n o n si a r r e n d e v a , e che te r r e b b e a l t r e v ie d i m o r i r e , se non lo seco n d av an o in q u e l la ch e a v e a r iso lu t a , d ied e o rd in e { e d e r a q u e s to i l v o le r d e l filosofo ) che g l i accen d esse ro un ro g o ; e l ’ in c a r ic o se lo e b b e i a g u a r d i a d e l c o r p o , T o lo m m e o fig lio d i L a g o . A lc u n i n a r ra n o c h e i l R e facesse a lu i p re c e d e t e in p o m p a c a v a l l i e u o m in i , q u a l i c o n a r m i , • q u a l i ch e p o r ta s s e ro p ro fu m i d ’ o g n i g u is a a l r o g o , o , com ’ a l t r i p u r d is s e , vasi d ’ o ro e d i a r g e n t o , e r e g i e v e s t i : a l filosofo po i non v a le v o le a c a m m in a r e p e l m a le fu p r e p a r a to u n c a v a llo : m a non pote n d o n e m m e u c a v a lc a r e fu t r a s p o r t a t o , c o ro n a to a l l ’ i n d i a n a , su d i u n le t to d o n d e p u re a l l ’ in d ia n a e i c a n t a v a : e g l ’ in d ia n i d ic e a n o ch e r iso n av an o in q u e ’ c a n t i g l ’ in n i e l e la u d i d e ’ N u m i . £ q u e l c a v a llo s o l q u a le d o v ea re c a r s i e g l i s te ssa ( re g io c a v a l lo e d e l l a r a z z a d e ’ N i s e i ) d ie d e lo q u e s t o , p r im a di m o n t a r su la p i r a , in dono a L i s im a c o , l '-uno d e ’ d iv o t i d i l a i p e r l a s a p i e n z a . E d i vasi e d i t a p p e t i d e s t i n a t i p e r A le s s a n d ro , com e o r n a m e n t i d a essere g e t t a t i « u l a c a t a s t a , li d isp e n sò p u r essi a c h i l ’ u n o a c h i l ’ a l t r o n e l se g u ito suo . P o i s a l i to su la p i r a vi si d is tese d e c e n t is s i in a m e n te , v edendo lo tu t to l’e s e r c i to . L o sp e t ta c o lo d i un am ic o n o n p a rv e d e g n o a d A le ssan d ro che fosse d a l u i v e d a lo . B e n p e rò cau sò
2 2 0 L I B R Oq u e s to m e ra v ig l ia g r a n d e f ra g l i a l t r i , n o n m oven*- dos i a ffa tto i l filosofo t r a le f iam m e . N e a rc o d i c e , c h e d a to fuoco a l l a p i r a , q u e i ch e n ’ e ra n o i n c a r i c a t i ( c h e ta le e r a il v o le r d e l m o n a rc a ) d i e d e r o im m a n t in e n te f ia to a l le t r o m b e , e c h e l ’ e se rc i to t u t t o levò le g r i d a , com e q u a n d o in c a m m in a s i a l la b a t t a g l i a : e che g l i e le f a n t i vi fe c e r ten o re con i s t r i - d o a c a to e b e l l ic o so , co m e o n o ra n d o la v i t t i m a . £ q u e s te e p a r i cose s c r i t to r i d e g n i c i h a n t r a m a n d a t e su q u e l filosofo , n o n se n z a n t i le in tu t to p e r c h i c e rc a d ’ in te n d e r e q u a n ta esser può l a c o s t a n z a , • l a in f le ss ib il i tà n e l l ’ u o m o , ch e v uo l d i p r o p o s i to .
3 . I n ta n to A le s s a n d ro , m a n d a to A t r o p a t e a l la s a t r a p i a sua , v iensene a Susa ; ove p re n d e e d u c c id e A p o b n l i te e suo f ig l io , co m e r ib a ld i ne l g o v e r n a r e . A v e a n o i r e g j m in i s t r i com m esse m o lte in g iu s t iz ie n e ’ te m p l i , n e ' s e p o lc r i , n e l pop o lo d e lle p ro v in c ie d o m e d a A le ssa n d ro e a d essi co n fid a te ; im p e ro c c h é l a sp e d iz io n e d i lu i n e l le I n d ie d iv en iv a ornai t r o p p o lu n g a , e p a r e a c re d ib i le c b e e g l i non r iu s c i r e b b e d a ta n te g e n t i , e t a n t i e l e f a n t i , c o r re n d o d i l à d e l l ’ i n d o , d e l l ’ I d a s p e , d e l l ’ A c e s in e , e d e l l ’ l f a s i : e l a se r ie d e ’ m a l i o cco rsag li t r a ’ G a d ro s j a v e v a in so le n t i to a n c o ra p iù l i S a t r a p i , s icché s i beffassero d e l r i to r n o d i lu i . V i a g g iu n g i ch e A le s sa n d ro e ra s i o r n a i , d ic o n o , fa t to c o r r iv o a c r e d e r e i re c la m i co m e ve ri d e l t u t t o , e p u n i r g r a v e m e n t e i c o n v in t i d i c o lp e l e g g ie r e , p e rc h è ne a v e a n o , a p a r e r s u o , m a c c h in a te in c o r lo ro d e l le g r a n d i a n c o r a .
I n Susa fece i l m a tr im o n io suo e q u e l lo d e g l i a m i c i . E g l i a sè m a r i tò B a rs in e la p iù g r a n d e d e l le fig l ie d i D a r io , e secondo A r i s to b o lo , an c h e P a r i s a te l a g io v in e t ta d e l le f ig lie d i O c o ; e p p u re a v e a g ià to l t a ia m o g lie R o ssan e la f ig l ia d i O ss ia tro B a t t r i a - no . Sposò con E fe s t io n e D r i p e t i , a l t r a H g liu o le t ta d i D a r i o , e s o re l la in s iem e d e l la c o n so r te d i esso A* lessanti r o ; e c iò p e r vog lia d i a v e r e c u g in i d e ’ f ig li suoi li f ig li d i lu i . A C r a tè r o d ie d e A m à s tr in e , p ro le d i O ss ia r to f r a te l lo d i D a r i o , e d ied e a P e rd ic c a u n a fa n c iu l la d i A t rò p a to * S a tra p o d e l la M e d ia . T o -
S E T T I M O 221lo m m e o , g u a r d i a d e l c o r p o , ed E u m e n e , re g io s c r i b a , e b b e r o le fig lie d i A r ta b a z o : vuol d i r e i l p r im o e b b e A r t a c a m a , e 1* a l t r o A r t ò n i n e . L e g ò co n N e a r c o la f ig l ia d i S p i ta m e n e B a t t r i a n o : e leg ò e im il- m e n te fino a d o t t a n t a le p iù i l lu s t r i M ed e e P e rs ia n e con g l i a l t r i a m ic i su o i . L e nozze co’ r i t i t i ce le b r a r o n o d e l la P e r s i a . F u ro n o o r d in a ta m e n te co llo c a t i t a n t i se d il i p e ’ sposi: e d o p o i l c o n v ito v e n n e ro le d o n z e l le n u b i l i , e se d e ro n o c ia sc u n a p resso d e l suo : p o i q u e s t i p o rse ro a d esse la d e s t r a , e il b a c io , d a to v i p r in c ip io d a A le s s a n d ro ; p e ro c c h é s’avea- n o q u e ’ m a tr im o n j a c o m p ie r t n t t i ' c o n te m p o ra n e a m e n te a q u e llo d e l R e . T a le az io n e d i A le ssa n d ro p a r v e , q u a n to a l t r a m n i , p o p o la re e d a m ic h e v o le : g l i sposi p re s o n o , e reca ro n s i c ia scu n la sua d o n n a ; «d A le ssa n d ro d ied e a t u t t e la d o te . P o i fe r e g i s t r a r e i nom i d i t u t t i g l i a l t r i m a r i ta t i s i co n do n n e d e l l 'A s i a ; e sen e b b e ro più c h e d ie c i m i l a , e t u t t i n e fu ro n o d a lu i r e g a la t i .
4- Q u e s to p a rv e a d A le s sa n d ro i l b u o n p u n to d i to g l ie r e i d e b i t i a q u a n t i d e l l ’ e se rc i to ne a v e a n o ; ed im pose che c iascuno a sseg n asse la som m a d i cu i ten eas i d e b i to r e , o n d e r ic e v e r la . E su le p r im e poch i n o ta ro n o i l nom e l o r o , tem en d o che il R e sen v a lesse a d is t in g u e re i m i l i t a r i a ’ q u a l i non b a s ta v a lo s t ip e n d io , o p ro fu s i n e l t r a t t a m e n t o . P o i d e t to g l i c h e i p iù non isve lavano se stessi m a ta c e a n o c ia scu n o i c o n t r a t t i su o i , ne re d a rg u ì la diffidenza : d i c e n d o c h e n o n debbe u n m o n a rca essere se non i n g e n u o co l s u d d i to , nè i l su d d ito g iu d ic a r s e lo , se n o n p e r in g e n u o . E posti d e ’ b a n c h i n e l c a m p o e ne* b a n c h i d e l l ’ a r g e n t o , e ch i so p ra in te n d e s se , fe p a g a r e i d e b i t i secondo che c iascuno li d im o s t ra v a pe’ c o n t r a t t i , e sanza c h e nem m eno segnasse i l suo n o m e . Con ciò fu c re d u to A le ssa n d ro v e r id ic o ; e l ’ e s se re o c c u l t i r iu sc ì p e r essi p iù c a ro c h e l’ a v e r c a l m a d a i d e b i t i . E fa m a c h e q u e s ta l a rg iz io n e v a le s se v e n t im ila t a l e n t i . D isp e n sò p u re d e i d o u i a d a l t r i pel f ' r a d o , o p e r la v i r tù lo ro s e g n a la ta n e ’ p e r i c o l i . P re m iò con co rone d i o ro q u e i c h e no av e a n o
« s s L I B R Oi l m e r i t a p e r a z io n i m a g n a n im e ; t r a ’ q u a l i PencesC® i l p r im o , in d i L e n n n a to , p e rc h è lo a v e a n o p r o t e t t o c o n lo scucio; e L e o n n a to a n c o ra p e ’ suoi c im e n t i n e l le I n d i e , e p e r la v i t to r ia r ip o r ta t a presso d i O r i p '- rc h è s c h ie ra to s i con le m iliz ie la sc ia te a lu i c o n t r o g l i O r i t i ed i v ic in i c h e so m m o v ean s i , d ie d e b a t t a g l i a e l i sopraffece ; e p e rch è b r i l l a v a p e r a l t r e o p e re b e l l e , iv i f a t t e . D o p o q u e s t i co ronò p u r N e - a r e o p e r ia sua n a v ig a z io n e d a l le In d ie su p e l g r a n m a re : im p e ro c c h é g ià si e r a co s tu i r id o t to in S u sa a n eh ’ e s s o . P o i r ic e v è la co ro n a O o e s ic r i to il c a p i ta n o d e l la neve R e a le , e posc ia E fes tio n e e le a l t r e r e g ie g u a r d ie d e l c o rp o .
6. F r a t t a n t o v e n n e ro d e ’ S a t r a p i e co n d u sse ro d a l l e c i t t à nuove e d a l le c o n q u is ta te t r e n t a m ila g io v a n i , p a r i d i s t a tu r a e di, a n n i , a r m a t i e d is c ip l in a t i t u t t i a l l a M a c e d o n ic a ; c h ia m a t i p o i d a 'A l e s s a n d r o , successione s u a . D ic e s i c h e a l g iu n g e r d i q u e s t i , a s sa i n e fossero c o n tu r b a t i i M a c e d o n i , q u a s i A le ssa n d r o a d o p e ra sse o g n i cosa a non a v e r p iù b iso g n o d i essi . E 1' a b i to d i lu i f o g g ia to a l l a M e d a s e m b ra v a a v e d e r lo , i r r a g io n e v o le non p oco a ’ M aced o n i : e l e n o z z e f a t t e a l l a P e r s ia n a non a n d a v a n o a g e n io d e l l a m o l t i t u d in e , a n z i n e m m e n o d i a lc u n i che le a v e a n o co s ì c e l e b r a t e , sebben t a n to o n o ra t i n e l c e le b r a r l e com e i l m o n a rc a . R a t t i i s t a v a l i a n c o ra P e d c e s ta i l S a t r a p o d e ’ P e rs ia n i ; a n c h ’ esso o rnai tu t to P e rs ia n o n e l l ’ a b i t o , e n e l p a r l a r e , e c a ro a p p u n to a l R e p e l b a r b a r ic o suo p o r ta m e n to . ^ l i B a t t r i a n i , li S ogd ia - n i , g l i A r a c o s j , i Z a r a n c b i , g l i A r j , l i P a r t i , e l i P e r s i a n i , d e t t i E r a c i , in s e r i t i a l re g io seg u ito a c a v a llo p e rc h è d i s t in t i d i g r a d o , d i b e l l e z z a , o d i a l t r i p r e g i ; e l ’ a g g iu n ta d i u n a q u in ta p r e f e t tu r a e- q u e s t r e , uon tu t t a d i b a r b a r i , m a p u r f r a m in isoli ia - t iv e g l i co n a m p l ia r e il n u m e ro d i essa p r e f e t tu r a : e Coli i l figlio d i A r t a b a z o , ed A r t ib o l i ed ld a r n e f ig li d i M a z è o , e P r a d a s m a n e , e l i fig li d i F r a t a f e r n e S a t r a p o d e g l ’ I r c a n i e d e ’ P a r t i , ed I ta n e fig liuolo d i O ss ia r te f r a te l lo d i R o ssan e la r e g i a m o g l ie , e d E g o b ù re e M it ro b e o g e rm a n o d i e s s o , a s c r i t t i a l l a
S E T T I M O 2 2 3r e g i a c o o r t e , s o l i ta p re c e d e re i m o n a rc h i ; e so p ra t t u t t o T esse rn e f a t to c o n d o tt ie ro Id a s p e un B a t t r i a - n o ; e f in a lm en te le a s te d a te lo ro a l l a M aced o n ica i n lu o g o d e ’ la n c io t t i a l l 9 A s ia t ic a ; tu t to q u es to in d i s p e t t iv a i M a c e d o n i com e i l R e lo ro a ffa tto in co r suo fosse A s ia n o , e v i ten esse in d isp re g io le eoa» d i M a c e d o n ia , e i M a c e d o n i .
6 . A le ssa n d ro im p o se a d E fe s t io n e d i c o n d u rg l i i l p iù d e l la f a n te r i a verso d e l g o lfo P e r s ic o . E d e sso , v e n u ta g l i la f lo tta a l l e t e r r e d e l la S u s ia n a , ed im b a r c a t iv i li so ld a ti c in t i d i s c u d o , la c o o r te so l i ta p r e c e d e re i m o n a r c h i , ed a lq u a n t i d e l re g io se g u ito » c a v a l l o , n a v ig ò su l fiume E u lè o , verso d e l m a re m ed e s im o . F a t to s i v ic in o , d o v e l9 E u lèo v i si s c a r i c a , la sc iò q u iv i i l p iù d e lle n a v i , sp e c ia lm e n te le m a l co n c e . Q u in d i esso passò c o lie p iù sp e d i te d a l fium e n e l m a r e v e rso le foci d e l T i g r i ; e le n a v i la sc ia t e , r ic o n d o t te s u l l9 E u lè o fino a l c a n a le c h e e ra v i a p e r to t r a q u e s to fiume ed i l T i g r i , fu ro n o a n c o r e l le n o a l T i g r i t r a s f e r i t e . E l 9 A ss ir ia c h iu sa in m ezzo d a i d u e fium i T i g r i ed E u f r a t e , o n d 9 è ohe M esopo- t a m ia ne è d e t t a d a 9 p aesan i : m a il p r im o sc o r re assa i p iù basso d e l l ’ a l t r o , o n d 9 è ch e d a q u e s to r i ceve p iù c a n a l i , com e p u re m o lt i a l t r i fium i r ic e v e . C osì c re sc iu to e g r a n d e f a t t o , n è p iù g u a d a b i le i a lu o g o a lc u n o , v a , s b o c c a , e s9 i m p e l a g a , senza m a i t r a r i p a r e , e d im in u irs e n e p e r esse rne le t e r r e a l l a to p iù a l t e , e sen za m a i d i r a m a r s i i n c a n a l i , o p e r a l t r i f iu m i , i q u a l i r iceve p iu t t o s to , e sen za m a i r e n d e r s i acconc io p e r in n a f f ia re . P e r l’o p p o s ito l ’E u f r a - te s c o rre e le v a to , e p a r i s e m p re co’ l a b r i a l la t e r r a ; ta lc h é v i son f a t t i m o lt i c a n a l i , q u a l i p e r e n n i , p e r c h è ne a b b ia le a c q u e il popolo i n to r n o , e q u a l i a t e m p o , e secondo il b isogno d ’ i r r i g a r le c a m p a g n e , non t ro p p o i r r i g a t e d a l le p io g g ie . C osì l a f iu m an a si r e s t r i g n e , e te rm in a s i con a c q u e non m o lte e p a l u s t r i . A le ssa n d ro c o s te g g ia n d o i l g o lfo P e r s i c o , in q u a n to 8 ten d esen e i l l id o d a l l9 E u lè o fino a l T i g r i , to r n ò poi n av ig a n d o pe l T i g r i a l c a m p o ov’ e r a E fe - s tio n e con tu t to l9 e s e r c i to . D i là n a v ig ò n o ta m e n te
2 2 4 L I B R Ofino a d O p i j c i t t à fo n d a ta in r i v a d e l T i g r i ; e n a v ig a n d o v i , f e to g l i e r e , sp ia n a n d o le p e r t u t t o , le c a t a r a t te (1 ) f a t t e n e l fium e d a 'P e r s i a n i p e rc h è n in n o v i s’ in o l t r a s s e d a l m a r e c o n f i o t t a , e n e o c c u p a s s e l a t e r r a . O r così e ra s i la v o ra to , p e r c h è non s a p e a - n o i P e r s ia n i d i n a u t ic a ; m a c e r to q u e l l e r e n d e a n o , q u a s i c o n t in u o , a ssa i m a la g e v o le l a n a v ig a z io n e s u l T i g r i . A le ssa n d ro d isse e h e n o n e r a n o q u e s t i i r i p i e g h i d i p o p o l i , p r e v a l e n t i n e l le a r m i ; nè f a c e n d o n e n iun c o n t o , p e rc h è i n d e g n i , com ’ e i r e a l m e n t e d im o s t r a v a , d e l la s t i m a , a b b a t t è sen za e s i ta rn e le P e r s ia n e in v e n z io n i .
7. 'G iu n to a d O p i convocò l i M aced o n i e disse l o r o , che asso lv ea d a l se rv ig io q u a n t i n o n v’ e ra n o p iù a c c o n c i , p e r v e c c h ie z z a , o s to rp io d i m e m b r a , e l i c o n g e d a v a p e r la p a t r i a : m a c h e d a r e b b e a ch i r i - m a n e a s i , t a n t o d a r e n d e r lo in v id ia b i le a q u e i cbe s i s ta v a n o in p a t r i a , e d a i s t i g a r l i a v o le r p a r t e c ip a r e a g l i 8te n t i e p e r ic o li l o r o . E g l i d isse così p e r c a t t iv a r s i i M a c e d o n i , ed i M ac e d o n i n o n se n z a r a g i o n e co n lu i s i sd e g n a ro n o p e rc h è d i t a l m o d o p a r l a v a Con t a t t o l ’ e s e r c i to , q u a s i o rnai l i tenesse t u t t i p e r i s p r e g e v o l i , e d in u t i l i a ffa tto a l l e a rm e ; t a n t o p iù ch e e ra n o g ià c o r r u c c ia t i p e r m o lte a l t r e c a u s e . £ più v o lte g l i av e a c o n tu r b a t i e q u e l suo v e s t ire a l l a P e r s i a n a , e q u e ’ b a r b a r i , c h ia m a t i successione s u a , m o n ta t i a l l a M a c e d o n ic a , e q u e g l i e s t e r i , co o r d in a t i , e m is t i a l r e a i se g u ito a c a v a l lo . A d u n q u e n o n s e p p e ro p iù so ffr ire in s i le n z io ; e ch ie se ro c h e desse a t u t t i i l c o n g e d o , e ch e e g l i se la c o m b a t te s se co l p a d re s u o , beffando lo co» c iò s u d i A m m o n e . A le s s a n d ro , im p e tu o so d i q u e ’ g i o r n i , e p e l se rv ig io c h e a v e a d e ’ b a r b a r i , n o n p iù b en ev o lo co m e p r im a verso d e ’ M a c e d o n i , scese in fu r ia a q u e l d ire , co ’ d u c i c h e lo c in g e v a n o , d a l lu o g o d o n d e p a r la v a , e c o m an d ò c h e si a r re s ta s s e ro i p iù d i s t in t i d e ’ s e d iz io s i , a c c e n n a n d o a i s o ld a t i c in t i d i s c u d o , e g l i s tesso
(1) K ip ir i q u i e U nell’ in te rno del fiume 1 perché le a c ide gon fiasse ro , e v u m ìscio U corrente •
S E T T I M O «25c o l la m a i n a n o , q u a l i fo s se ro . T re d ic i fu ro n o q u e s t i , e fe c o n d u r l i im m a n t in e n te a l la m o r t e . E q u a n d o g l i a l t r i s p a v e n ta t i n e a m m u to l i ro n o , to rn a n d o a l •u o p o s to , d is se .
8. n l o n o n r ip ig l io i l d iscorso p e r cessare in v o i n ta n ta s m a n i a , o M a c e d o n i , verso la P a tr ia ; a n - n d a te n e se co si p i a c e v i , c h e io n o i d is d ic o . Io to r li no a p a r la re p e rc h è r a v v is ia te , q u a li e r a v a te , « n q u a l i m i v i p a r t i t e . E c o m in c io , co m e s i co n v ie - n ne da F i l ip p o i l m io g e n i to r e . F i l i p p o , t r o v a t iv i n e r r a n t i , b iso g n o s i , co p e r ti d i p e l l i , e p e r lo p iù n p a s to r i d i poche p ecore p e r le m o n ta g n e , e non b u a - li n i a re s is te r co lle a r m i a g l’ l U i r j , a i T r ib a ll i , • ry a q u e ’ c o n f in a n t i d i T r a c ia , v i d ied e p e r le is p id e n v e s t i a p o r ta r d e lle c la m id i , v i r id u sse d a i m o n t i a a lla p ia n u r a , e v i d is c ip lin ò d a co n tra s ta re a i n barbari in to rn o , f id a n d o su la d i fe s a non p iù de* » l u o g h i , m a d e lla vo s tra v i r t ù . V o i f e c e a b ita to r i n d i c i t t a d i i e le c i t ta d i ordinò con le g g i e d i s t i t u ii z io n i f e l ic i : e d i s u d d i t i e serv i r e n d e tte vo i s i ti g n o r i d i q u e * barbari s te s s i i q u a l i m a n o m e tte v a n o n u n te m p o vo i e le v o s tre c o s e . E g l i c o n g iu n se i l n p iù d e lla T ra c ia co lla M a ced o n ia > e d o c c u p a ti i » m ig lio r i d e ’ p a e s i m a r i t t im i , le aperse u n cornai m e r c io , e d i l suo popo lo p o tè con s ic u r e z z a lavo- n rare i m e ta l l i . E g l i v i so p ra p p o se a q u e T e s s a l i , a p e ’ q u a l i m o r iv a te d a l la p a u r a : v* u m il io l i F o ri c e s i ; e n e a v e s te f in o in G re c ia s tra d a agevo le e n la rg a i n vece d e lla s tr e t ta e d iffic ile . G l i A t e n i e s i , 9i i T e b a n i , in s id ia to r i p e rp e tu i d e lla M a c e d o n ia , ec~ » co li p e r esso l u i co lle a rm i d e lla M a ced o n ia r id o t ti t i ' , e n o n ch e n o i p a g a re t r ib u t i o d A t e n e , o ser ti v ire a T e b e , ecco T eb e ed A te n e da n o i cercar p a ti t r o c in io . E n tr ò n e l P e lo p o n n e so , e v i d iè regola '. 4 f i co ll ' essere c rea to g e n e ra lis s im o a sso lu to d i t u t t e la n a r m i G rech e n e lla sp e d iz io n e co n tro la P e r s ia , no. n f u la M a ced o n ia e s a l ta ta , a n z i ch$ e g li stesso . £ n ta l i so n o le b en e ficen ze p ro c e d u te d a l p a d re m io s u » v o i: g r a n d i c e r ta m e n te a considerarle i n se s te s ti s e , m a p ic c o le se a lle m ie le p a r a g o n a te .
A n o i a s o .
2 2 0 L I B R On I o , e r e d i ta t i d a l m io g e n i to r e p o c h i v a s i d i o r a
n e d i a r g e n to , m e n c h e s e s sa n ta t a l e n t i d i t e s o r o , t i m a p iù c h e c in q u e c e n to d i d e b ito : n o n p e r t a n t o n p ig l ia t in e a l t r i o t to c e n to i n p r e s t i to , m a r c ia n d o n f u o r i d i u n a te rra id o n e a a p p e n a a b en s o s t e n t a r li c i 3 v ' a p r i i b en to s to la v ia d e ll’ E lle s p o n to , q u a n ti tu n q u e i P e r s ia n i a llo ra s ig n o reg g ia sse ro i m a r i ; t i e v in t i i n u n a b a t ta g l ia e q u e s tre i S a tr a p i d i D a ti r io , a g g iu n s i a l vostro regno t u t t a la J o n i a , t u t ti ta la E o l i d e , V u n a e V a ltra F r i g i a , i L i d j , « n M i le to f in a lm e n te con a s s e d ia r lo . E q u a n t i a l t r i n p o p o li p o i s p o n ta n e i m i s i a rren d ero n o , a vo i l i n d ie d i da u s u f r u t t u a r l i . R id o n d a ro n o su vo i l i t a n fi t i b e n i dell* E g i t t o e d i C ir e n e , c o n q u is ta t i s e n z a n n e m m e n o c o m b a t te r e . I t a C e le s ir ia , la P a le s t i n a , n la M e so p o ta m ia sono vo s tra p o s s id e n z a : vo s tra è n B a b i lo n ia , B a t t r o , S u s a : vo stra la r ic c h e z za de* f i L i d j : v o s t r i i te so r i d e ’ P e r s ia n i: vo stro q u a n to è a d i b u o n o n e lla I n d i a , e n e i m a r che l a c in g e . V o i n n e s i e te i S a t r a p i , v o i l i g e n e r a l i , vo i l i c a p i ta ti n i . I o dopo t a n t i t r a v a g l i , e ehe n e ho m a i d i n p iù se non q u e s ta p o rp o ra , e q u e s to d ia d em a ? I o n n u l la co m e p r iv a to po sseg g o : e n iu n o p u ò d im o ti s tra re te so r i ch e m ie i s ia n o e non v o s tr i i n s ie m e , ti n è p e r , u t i l e vo stro c u s to d i t i . E d a q u a l f in e m a i n r ise rv a r li p e r m e so lo , se a n c h 5 io m a n g io i c ib i n c h e v o i m a n g ia te , e se co m e vo i prendo sonno ? n A n z i a m e p a r e d i n o n v a le rm i n e m m e n o de 'c ib i n u s a t i d a vo i n e lle d e l iz ie : c e r to io so che io veti g l io p e rch è p la c id i vo i v e la d o rm ia te .
a E le co n q u is te le ho io f a t t e com a n d a n d o v i s e n ti p l i c e m e n te , s e n za s t e n t i , s e n z a f a t i c h e , colle f a ti t ic h e e s t e n t i v o s tr i so l ta n to ? E t c h i p o treb b e conti v incersi d i aver esso p e r m e p iù ch e io p e r lu i tra - n v a g lia to ? O r s u , c h iu n q u e d i v o i t i e n f e r i t e , sé n scopra e le m o s tr i , c h e io p u r le m ie m o strerò , ti V e d r e te se d in a n z i n e l corpo m io f u la s c ia ta parti t e , non t r a f i t t a d a c o lp i ; g ià n o n v’ è a rm a che ti m a n e g g ia s i o t i r a s i , d e lla q u a le io su m e l i segni n n o n p o r t i . Q u a n d o f u i sq u a rc ia to d a lla spada ,
S E T T I M O 2 2 7» quando co lto d a g li s t r a l i , o d a lle m a cch in e f u i m i - n n a t o . E sebbene percosso p iù v o lte con sa ss i o le~ n § n i p e r v o i , p e r la g lo r ia , p e r la r ic c h e z z a vo li s t r a , io v i conduco v i t to r io s i d a . p e r t u t t o , p e r n m a r e , p e r te r r a , p e r f i u m i , p e r m o n t i , e p e r p ia - n n i . C e le b r a i , p a r i a vo i f a t t o , le n o z z e ; e m o l t i n d e ' v o s tr i f i g l i , i c o n g iu n ti saranno de ' f i g l i m i e i . n S e d e b i t i a v e v a te , ve l i s o d d is fe c i , se n za in v e s t i - r, g a re com e ve l i a v e s te , in m e z z o a s t ip e n d j ta n - n to p i n g u i , e dopo ta n t i sa cchegg i d i p a e s i e sp u si g n a t i . I p iù d i vo i v’ a ve te le corone d i o r o , m o rì n u m e n ti im m o r ta l i d e lla vostra v i r t ù ; co m e d e lla n m ia s t im a . E se ta lu n i m orirono ; g lo r io sa n e f u la n m o r te , m a g n ific a la s e p o ltu r a ; ta lc h é p e r m o l t i n s ta n n o in p a tr ia le s ta tu e d i b ronzo , e p ie n i d i a n o - n re l i g e n i to r i , s c io l t i da o g n i s e r v ig io , e tr ib u to . n Im p ero cch é n iu n o f in q u i s o tto m e d u c è , m orì f u g - j) g e n d o : e d ora io d e liberava ravviare in p a t r i a , n q u a n t i d i v o i non p iù f a n n o p e r le a r m i, 6 r a w ia r v i- » c i t a l i , ch e in v id ia se ne a vessero g l i a l t r i c h e » iv i s o n o . M a p o ic h é t u t t i b ra m a te p a r t i r e , i t e , n p a r t i te v i t u t t i : m a n a rra te a lla P a tr ia vostra ch e n p a r te n d o v i a v e te d e r e l i t to , o solo co n fid a to a lla n g u a rd ia d e i v in t i barbari A le s s a n d r o , i l re v o s tr o , „ q u ello che h a so g g io g a to i P e r s ia n i , i M e d i , i B a t to t r i o n i , i S a c ir, g l i U s s j , g l i A t a c o s j , i O r a n g h i , » i P a r t i , i C o r a s m j, gC I r c a n i , fim o a l m a r C aspio ; n q u e llo ch e h a p a ssa to i l C aucaso f in o a lle p o r te n C a s p ie , e trascorso i l f i u m e O s s o , i l T a n a i , a n z i n i l f iu m e In d o non tr a g i t ta to f i n q u i da a l tr i ch e n d a B a c c o , a n z i V I d a s p e , l 'A c e s in e , l I d r a ò te , e » ch e avrebbe p u r V I f a s i v a l i c a to , se v o i a l u i non n m a n c a v a te ; q u e llo in so m m a ch e andò s u ll ' O cea - n no p e r / ’ u n a e C a ltra fo c e d e l l’ I n d o , ch e m a r- n d ò p e ' d e se r ti d e lla G a d r o s ia , dove n iu n p r im a 9) avea m a rc ia to con g l i e s e r c i t i , ch e p rese in p a s- n sa n d o v i la C a r m a n ia , e g l i O r i t i , e ch e a v e v a te n vo i r ic o n d o tto f in o a S u s a , e ssendog li g ià to r n a ta n la f l o t t a d a l m a re d e lle I n d ie a l m a re d e lla P e r i i s ia . C h e s ì ; ch e ta l i ra cco n ti sa ran g lo r io s i per.
„ vo i , g lo r io s i presso d e g li u o m i n i , c o m e p i e t o s i n verso d e ’ n u m i . P a r t i t e . n
9. C iò d e t to s’ invo lò d i q u e l lu o g o , e d i n t e r n a to s i n e l la r e g g i a , nè p re se c u r a d e l c o r p o , nè a i la sc iò p a r v e d e re d a g l i a m ic i io q u é l g io rn o o n e l - l ’ a l t r o . N e l te rz o g io rn o c h ia m a t i a se l i P e r s i a n i p iù r ig u a rd e v o l i d ispensò lo ro i c a p i t a n a t i , eo o l e g g e ch e g l i dessero i l b a c io q u e ’ so li i q u a l i a ' a v e a c o n g iu n t i d i s a n g u e . S b a lo rd i t i i M aced o n i d a l l a r e g i a c o n c lo n e , s i r im a se ro t a c i tu r n i dov’ e ra n o senzar che n iu n o , to l to g l i a m i c i , o le g u a r d ie d e l c o rp o , seg u ita sse i l m o n a rc a . M a li p iù nè s a p e a n o , r im a n e n d o c h e fa re o d i r e , nè v o leano p a r t i r e . C om e p e r ò sen tiro n o l’ a v v e n tu r a d e ’ P e r s ia n i e d e ’ M e d i , c h ei c a p i t a n a t i e r a n o c o m p a r t i t i a ’ P e rs ia n i ; c h e m il iz ia b a r b a r a e r a o rd in a ta in m odo d a , s u p p l i r e la su a ; c h e g ià c h ia m a vasi a l l a M a c e d o n ic a u n c o rp o e q u e s t r e P e rs ia n o d a p re c e d e re i l M o n a r c a ; c h e P e rs ia n a p u r c i av e a la s c h ie ra d e ’ f a n t i am ic i ( l ) , e g l i a l t r i A 8 8 e tè r i , P e rs ia n i i so ld a ti con lo s c u d o , P e r s ian a l a r e a l g u a r d ia d e g li am ic i a c a v a l lo , e P e r s ian o u n secondo co rp o eq u e s tre d a p re c e d e re i l M o n a r c a , non sep p e ro più c o n te n e r s i , m a co rse ro t u t t i v e rso la r e g g i a , e v i g e t ta ro n o in n a n z i la p o r ta le a r m i , com e u m il ia te a l m o n a r c a , ed essi s tan d o s i in p ie d i g r id a v a n o e d invocavano d i essere in t ro d o t t i p e rc h è vo leano c o n se g n a re g l i a u to r i d i q u e l tu m u lt o , e li p r im i c h e a v ean c i s c h ia m a z z a to , nè s a re b - bonsi d i l à p a r t i t i , d i g io rn o o d i n o t t e , se A les s a n d ro non p la c a v a s i p e r q u a lc h e m odo su l o r o . C ioc c h é sap u to s i p e r A le s s a n d ro , u sc ì b e n to s to , e veden d o li così d ism e ss i , e sen te n d o v i i l p ia n g e r d i t a n t i , a n c h ’ e g l i ne l a g r i m ò . P o i ra t te n e n d o s i « g l i com e p e r p a r l a r e ; g l i a l t r i s tav an s i t u t t i a m odo a n c o ra d i supp lichevo li , q u a n d o C a l l in e un d i lo ro non igno b i le p e r g l i a n n i e p e r l a p re s id e n z a d e l r e g io se
ti) Qui t! vede la voce CMTtgOf accoppiata al soldato a piede» la qualeper solito *i congiunge «I toldjiu a cavallo. Vedi la nota al t, ij. del libra primo.
228 L I B R O
S E T T I M O a 2(>g u i to a c a v a l l o , d isse : O r e , c iò ch e a ffligge i M ar ced o n i è ch e t i h a i t u g ià le g a to p e r sa n g u e p a rec c h i P e r s ia n i , e ch e t a l i P e r s ia n i , s i ch ia m a n o Cong i u n t i d i A le s sa n d ro e lo b a c ia n o , quando n i u n d e M a c e d o n i ebbe onore s ì g r a n d e . E. q u i r ip ig l ia n d o A le ssa n d ro ciò n a s c e , d is s e , p e rc h è io vo i te n g o t u t t i p e r C o n g i u n t i l e da, ora in n a n z i cosi v i c h ia m erò . '
i o . A t a l d i r e G a ll in e fecesi a v a n t i e d ie d e g l i i l b a c i o , d an d o g lie lo a p p re s so o g n i a l t r o c h e i l v o l le . E c o s ì , r ip re s e l e a r m i , a lz a n d o c la m o r i ed e v v iv a , a l c a m p o s i r i to r n a r o n o . A le ssa n d ro p e r ta n to fece aagrifiz j g iu s ta 1’ o sa to a i n u m i , e te n n e conv ito p u b b l ic o , d o v e s e d e t te e s s o , e p ross im i a d esso i M a ced o n i , e p o i l i P e r s ia n i e g l i a l t r i d i a l t r e n az io n i , secondo i r ig u a r d i d e l g r a d o , e d e l v a l o r e . G e t t a r o n o d e l n a p p o stesso i l m o n a rc a e poi g l i a l t r i , e fece ro t u t t i n n a l ib a g io n e m e d e s im a , d a to v i p r in c ip io d a i v a t i G r e c i , è d a i M a g i , ed im p lo ra ro n o co n c o rd ia e d u n i tà d i s i g n o r i a , non che a l t r i b e n i , a l l a P e rs ia ed a l l a M a c e d o n ia . D ic a s i che novem ila fo ro o o i c o m m e n sa li , e o h e t u t t i fece ro la l ib a g io n e m e d e s im a , e ne c a n ta ro n g l i e v v iv a . D o p o c iò p a r - t i ro n s i d a lu i v o lo n ta r j ( e d ie c im ila fu ro n o ) q u c 'M a - c ed o n i i q u a l i p e r v e c c h iezza o p e r a l t r a in f e r m i tà n o n p iù v a lev an o a l le a r m i . D ie d e lo ro lo s t ip e n d io ■ c a d u t o , l ’ o c c o r re n te a l r i t o r n o , ed in o l t r e o n t a le n to a c ia scu n o p e r d o o o . V o l le p e r a l t r o c h e la* •c la sse rò presso d i lu i l i fig li a v u t i co n do n n e Asia* n e , p e rc h é non reca sse ro i a tu rb o le n z a in M a c e d o n i a , r ip o r ta n d o fig li e s t e r i d i m a d r i b a r b a r e , a l le m a d r i e f ig li t e n u t i d a essi n e l la p a t r i a . A lt ro n d e £ i c u re r e b b e d i a l le v a r l i a l la M a c e d o n ic a , d ’ i s t r u i r l i n e l le a rm e com e n e l r e s t o , d i r i c o n d u r l i , g i à g r a n d i f a t t i , e r e n d e r l i a i p a d r i l o r o . E così u con fo rta v a n e l p a r t i r e : m a se t a l i p a ro le p o te a n o v e n ir m e n o , n è po tea sen e sc o rg e r 1’ e v e n to t r a 1’ a v v e n ire ; d iè p e rò d e l l a b en evo lenza ed a m ic iz ia soa g ra n d is s im a verso d i ess i q u e s to p eg n o i n d u b i t a t o , c h e m an dò p e r lo ro d o ce e c u s to d e , C r a tè r e i l ano fed e liss i-
s 3o L I B R Os i n , che e g l i a m a v a q u a n to ee s te s so . F i n a l m e n t e d a to ad essi 1’ u l t im o a d d i o , e p ia n g e n d o a l p i a n t o lo ro , li co ngedò .
11. C r a tè r o eb b e o rd in e d i r i c o n d u r l i , e po i d i p re s e d e re su la M a c e d o n ia , su la T r a c i a , su la T e s s a g l i a , e su la l ib e r tà d e l la G r e c i a , affinchè A n t i p a t r o g l i m enasse a l t r i M aced o n i fre sch i e f io re n t i in fe c e d i q u e l l i ch e r im a n d a v a . £ p e rc h è C r a t è r o d i q u e i g io rn i e r a m a ls a n o , in v iò con lu i P o l ip e r - c o n te , com e lu o g o te n e n te , affinchè le m iliz ie c h e s e n e a n d a v a n o non avesse ro a d e s id e ra r e ch i le r e g g e s s e . Q u e i che vog liono i n t e n d e r l e , q u a n to sono p iù o c c u l te , e r ife r isc o n o le r e g ie mosse non a i fini ve r i , m a se m p re a i p iù r e i ( d o v e forse g l ' i n t e r p e t r i t e n d e r e b b e r o ) d iv u lg a ro n o s o rd a m e n te c h e A lessan d ro e ra s i infine la sc ia to v in c e re d a l le c a lu n n ie d e l l a M a d r e c o n tro d i A n t i p a t r o , e vo lea lo p e rc iò r im o v e re d a l l a M a c e d o n ia . F o rse però la c h ia m a ta d i A n t i p a t r o non volgeaei a d is o n o ra r lo , m a s ib b en e a p ro v v e d e re c h e pe ' dissitij non su rgesse a lfine in f r a lo r o a lc u n m a l e , i r r im e d ia b i le a n c h e d a l s o v ra n o . C e r t a m e n te non cessava nè 1’ u n o , nè 1’ a l t r a d i s c r iv e r e a d A le s sa n d ro : e costu i sc r iv ea l a c a p a rb ie tà d i O - l i i n p i a d e , la v e e m e n z a , e le b r ig h e non d e g n e d e l la r e a i sua g e n i t r i c e , in ta n to c h e A le ssa n d ro e b b e a d i r e che l a m a d re assa i c a r o g l i v e n d e v a i l r ic e t to d i q u e ’ d iec i m es i: a l t ro n d e essa s c r iv e v a , che A n t ip a t r o e r a in v a n i to d a l l a d ig n i t à e d a l c o r t e g g io , nò r i c o rd a v a nem m en o c h i a v e a lo s u b l im a to , ten en d o si in f r a t u t t i i G r e c i e M a c e d o n i d e g n o d e ’ p r im i ono r i . M a le in c o lp a z io n i c o n tro d i A n t ip a t r o p a re a n o r is o n a re più fo r te n e i c o re d i A le s s a n d ro , t im id is s i m o in to rn o d e l r e g n o . P u r non vi fu n iun d e t to o f a t to m a n ife s to d i In i d o n d e c o n c lu d e re , ch e e g l i non • r a più lo stesso verso d i A n t ip a t r o *** ( i ) .
12. I n t im o r i to p e r t a l p a r l a r e £ fe s t io n e si r ic o n c i l iò suo m a lg ra d o con E u m e n e c h e des id e ro so n e e r a . D ic e s i c h e A le ssa n d ro in q u e l v ia g g io v id e l e
(i) Qui mancano ateane pocke cose nel cesto.
S E T T I M O a 3 ic a m p a g n e d o v e le re g ie c a v a l le si p a a c e a n o , e ae-* g u e n d o E r o d o to , N isè e si c h iam av an o le c a m p a g n e * co m e le c a v a l le . D i q u e s te n u m erav an a i u n te m p o l e m ig l ia ja c e n to c in q u a n ta *, m a i l r e n o n ven t r o vò c h e c i n q u a n t a , p e r e sse rn e le a l t r e s ta te r a p i t e d i f u r t o . O r q u i r a c c o n t a s i , c h e A t r o p a te S a t r a p o d e l la M e d ia , g l i recasae c e n to d o n n e , t u t t e , co m ’ esso d ic e v a , A m a z o n i , e d a r m a te a g u isa d i g u e r r i e r i a c a v a l lo , e c c e tto che p o r ta v a n o ia acu re in luogo dell* a s t a , e l a t a r g a in luogo d e l lo s c u d o . E v i è p u re ch i a c r iv e c h e q u ea te aveano . la m a m m e lla d e s t r a p iù p i c c o l a , e c h e t r a e v a n la fu o r i n e l c o m b a t t e r e . N o n d im e n o A le s sa n d ro le r im a n d ò d a l l ’ e se rc i to affinché P e r s i e M a c e d o n i non in so le n tis se r su lo r o ; e le in c a r ic ò d i d i r e a l l a p ro p r ia r e g i n a , c h e e g l i a le i n e a n d e re b b e p e r g e n e r a r e con e s s a . M a c iò non isc r iv es i nè d a A r i s to b o lo , nè d a T o lo m m e o , n è d a v e r un a l t r o , a u to re v o le in ta le a rg o m e n to : ed a m e se m b ra c h e a q u e i g io rn i p iù non so p rav v iv es t e la s t i rp e d e l le A m a z o n i . C e r ta m e n te Senofon te i l q u a le p re c e d e t te A le s s a n d ro , non fece m en z io n e d i e s s e , a v e n d o la f a t t a d e ' F a s i a n i , de’ C o lc h i , e d i t u t t e le n az io n i b a r b a r e , t r a s c o rs e d a ’ G r e c i p r im a d i g iu n g e r e a T r a p e l a n t e , e do p o ch e d a T r a p e z u n te p a r t i r o n o ; e p p u re se v i e r a n o , aa reb b o n s i s c o n tra t i c o lle A m a z o n i . P e r a l t r o non p a r m i c re d ib i le c h e a f fe t to m a i non c i avesse l a s t i r p e d i q u e s t e , c e le b r a t a d a t a l i e t a n t i v a l e n tu o m in i . L a fa m a tie n su d i E rc o le c h e a n d ò , s p e d i to , in f r a q u e l l e , e r ip o r tò n e l l a G r e c i a i l c in to d ’ I p p o l i t a l a r e g in a d i esse : e d iv u lg a c h e g l i A te n ie s i con T eseo d ie d e ro b a t t a g l i a e re sp in se ro q u es te d o n n e , ch e av ev an o a s sa l i ta l ’ E u r o p a . E l a b a t t a g l i a d e g l i A te n ie s i e d e lle A m a z o n i è d e s c r i t t a d a C im o u e n ie n te m en o c h e q u e l l a d e g l i A te n ie s i e d e ’ P e r s i a n i . I n o l t r e E ro d o to p iù v o l t e , • t u t t i g l i A te n ie s i i q u a l i c e le b ra ro n o g l i e s t in t i n e l l e b a t ta g l i» , p a r la n o in f r a le a l t r e , d e l la g u e r r a A* te n ie s e c o n tro le A m a z o n i . C h e ae A t r o p a te p re se n tò q u e l le g u e r r i e r e a p av a llo ; p r e s e n tò , c r e d o , a d A le s sa n d ro g u e r r i e r e d i a l t r o p o p o lo barbaro eaerr
c i ta te n e l c a v a l c a r e , e d a r m a te in fo rm a d i Ama*< B o n i .
i 3. I n E c b a t ta n e A le ssan d ro fece s a g r if ic io , q u a l e facev a io p e r le b e lle a v v e n tu re : d ie d e sp e ttaco li g i n n ic i e m u sica li ; e b a n c h e t tò con g l i a m ic i . F r a t t a n to E fe s t io n e c a d d e m a la to , e g ià i l s e t t im o g io r n o ▼ o l g e a d e l la m a l a t t i a . D ic o n o c h e A le ssan d ro ne e b b e la nuova in p ieno 6 ta d io , dove sa reb b o n o in q u e l g io rn o i g iu o c h i g in n i c i , e che su l a nuova c o r s e a l l ’ a m ic o , m a noi t ro v ò più v ivo . O r q u i ch i s c r iv e d ’ uno e ch i d ’ a l t r o m odo su i lu t to d i A le s s a n d ro : co n sen to n o t u t t i c h e i l suo d o lo re fu g ra n d is s im o ; v a r ia n o p e rò n e l d e l in e a rn e l e d im o s t ra z io n i , s e c o n d o che c ia scu n o e r a b e n e o m a le a n im a to verso d i E fe s t io n e o d i A le s s a n d ro . C o lo ro ch e ne sc risse ro i l m e n b e n e , sem b ran o in te n d e re c h e A le ssa n d ro faces se p e r e s a l t a l e sestesso le cose che fece n e l lu t t o p e r l ’ am ic o s u o , p re d i le t to in f r a t a t t i : a l t r i p e rò g l i e l e ascrivono a b ia s im o , com e non d e g n e di un r e , n ò d i A le s sa n d ro . V i è ch i d ice c h e g ra n p a r te d i q u e i g io rn o e g l i s te t te a b b a n d o n a to sol e a d a v e re d e l l ’a m i c o , n è volle m a i so l le v a rs e n e , p r im a d ’ esserne a fo r c a r i t i r a to d a ’ s u o i . T a lu n o vuole ch e si tenesse co s ì ro v e sc ia to su l c a d a v e r e , t u t t o i l g io rn o e t u t t a l a n o t t e : e v i è ch i d ic e ch e fece a p p e n d e re G la u c i ai l m ed ico , p e rc h è a v e a g l i d a to m e d ic in a non p ro p r ia ,o p e rc h è v id e lo e m p ir s i d i v ino ; e se i t r a s c u r ò . N o n c re d o però fu o r i d e l v e r is im ile che e g l i si rec idessei l c r i n e , e cose a l t r e t t a l i p ra t ic a s se in su l m o r t o , a d e sem pio d i A c h i l l e , o g g e t to d e l le c a ld e emula*- a io n i d i lu i fino d a g io v in e t to : lad d o v e affa tto n o n h o p e r c r e d ib i l e , c io cch é d a a l t r i s i a f f e rm a , ch e e g l i stesso gu idasse i l c a r r o fu n e b re , ov e i l c a d a v e re s i t r a s p o r t a v a . Sostiensi d a a l t r i ch e eg li in E c b a t ta n e f e rovesc ia re i l te m p io d i E s c u la p io : c iocché non a i c o s ta m i co n v ien e d i A le s s a n d r o , m a a q u e l l i d i n o b a r b a r o ; e c e r to a l l a in v e re c o n d ia d i Serse verso d e ’ N u m i , ed a l le c a te n e m a n d a te , d icono , d a lu i g iù n e l l1 E l le s p o n to , co m e p e r v e n d ic a rs i d i q u e l « a r e .
q3-2 L I B R O
- 14. N o n p e r ò veg g o affa tto d e l l ’ im p ro b a b i le i a «[nanto si a g g iu n g e : c h e A lessan d ro v ia g g ia n d o a l i a v o l ta d i B a b i lo n ia eb b e ia c o n t r a m o lte le g a z io n i d i G r e c i , a n c h e E p id n u r j : e c h e , s e c o n d a te n e le in c h ie s te , d iè lo ro d e i d o n i d a sospendere i a d E sc u la p io , s e b b e n e , e g l i d is se , non s iam i s ta to p rop iz io n e l s e r b a rm i l ’ a m ic o , a m e c a r o , q u a n to m e s tesso . D a m o lt i sc rivasi a n c o r a , che e g l i fe s e m p re o n o ra re E - f e s t io n e , com e u n E r o e ; m a p e r a l t r i si sc r iv e ch e e g l i m an d ò c o n su lta n d o A m m o n e , se g l i c o n c e d e a , n è g l i fu c o n c e d u to , d i o n o ra re con v it t im e l ’ a m ic o , com e uno D i o . C o n c o rd a n o pprò t u t t i c h e A le s sa n d ro fino a l te rz o g io rn o do p o ia m o rte d e l v a le n tu o m o n è g u s tò c i b o , nè p re se a l t r a c u ra d i s e , m a g ia c q u e s i l a m e n ta n d o , o l u g u b r m e n t e silenzioso : c h e o rd in ò ch e g l i e rg e sse ro in B a b i lo n ia una p i r a , sontu o sa d i d ie c i m ila t a l e n t i , o d i p iù f o r s e , co m e a l t r i h a n n o d e t t o ; c h e v o lle c h e sen facesse lu t to p e r t u t t a in to rn o la r e g io n e d e ’ b a r b a r i : che m o lti d e ’r e - g j am ic i a ra c c o n so la re i l m o n a r c a , d e d ic a ro n o se- stesèi e le a r m i lo ro a l l ’ e s t in to , d a to n e i l p r im o e - sem pio d a E u m e n e , d i s c o r d e , com e d ia n z i a b b ia la d e t t o , con q u e s to , e d ip o r ta to s i con A le ssa n d ro i a t a l m odo , affinchè no i c red esse g io ire d i q u e l la m o rt e : che i l r e n o n su p p l ì m a i più n e l lu o g o d i E fe s tio n e a lc u n a l t r o p e r du ce d e l r e g io seg u ito d e g l i a m ic i , a c a v a l lo , a ffinchè t r a q u e s t i i l nom e non p e risse d i q u e l lo : e co n c iò fu c h ia m a to p u r d i pò i l a C h ìlia rc h ia d i E fe s t io n e , ed e r a p re c e d u to a n c o ra d a l l a in se g n a d a l lo stesso E fe s t io n e p r o c u r a ta g l i . D e s t in ò p e r o n o re d i lu i sp e t ta c o li g in n ic i e m usic a l i , in s ig n i p iù c h e t u t t i i p re c e d e n t i s ì p e r l a m a-1 g n if ìcen za d i e s s i , com e p e r l a m o lt i tu d in e d i q u e l l i che vi g a r e g g ia r o n o . D e ’ q u a l i n e racco lse fino » t r e m i la e d a in d i a poco to r n a r o n o , d i c e s i , a nuo vi c e r ta m i p e r l a fu n e b re p o m p a a n c o ra d i esso A-! l e s s a n d ro .
i 5. E ra s i g i i d a to g r a n te m p o a l lu t to ; e d a l lu t t o ornai si r i t r a e v a e g l i s tesso , a ju ta n d o v e lo s o p ra t tutto gli amici : quando fece una incursione n i Coi*
S E T T I M O 233
« • i , p opo li b e l l ic o s i , e co n fin an ti c o g l i U s a i . A b i t a » to r i che sono d i m o n t i , s i ten g o n o in p a e s i m u n i t i d i s i to , e se m il iz ia m a i v i s i a v v ic in a , v an sen e i n fo l la eu p e r le a l tu r e p iù a r d u e , o si d i le g u a n o c o m e o g n u n p u ò , r id u c e n d o a scabrosiss im e v i e , la m i l i z i a c h e l i p e r s e g u i ta ; finché p a r t i t a s i q u e s ta r iv e n g o n o , e vo lgonsi n u o v am en te a l le p r e d e , co lle q u a l i so s ten tan la v i ta . N o n d im e n o A le ssa n d ro sn idò q u e s ta g e n te d a q u e ’ lu o g h i , q u a n tu n q u e d ’ in v e rn o v i g u e r re g g ia s s e . M a n o n g l i o r r o r i d e l la s ta g io n e o d e ’ lu o g h i im p e d iro n o l u i , nè T o lo m m e o , d u c e d i a l t r a p a r te d i e sse rc ito ; t a n to c h e p e r A le ssa n d ro n o n e r a v i a z io n m i l i ta r e in s u p e ra b i le se la im p re n d e v a . D o p o c iò v en ivasene a l l a v o l ta d i B a b i lo n ia , q u a n d o ècco i d e p u ta t i d e l l ’ A ffr ica p e r o n o ra re lu i c o n lo d i e g h i r l a n d e , com e r e g n a n te d e l l ’ A s ia . £ p e r l a stessa c a g io n e v e n n e ro p u r d a l l a I t a l i a q u e l l i de* f i r u z z j , d e ’ L u c a n i , e d e ’ T i r r e n i , a n z i d ices i ch e ven issero p u re q u e l l i d e ’ C a r t a g i n e s i , d e g l i E t io p i , d e g l i S c iti d i E u r o p a , de i C e l t i , e d e g l ’ I b e r i p e r c h ie d e r n e l ’ a m ic iz ia , e c h e a l lo r a G r e c i e M aced o n i co n o b b e ro la p r im a v o lta i n o m i , e le m a n ie re d i q u e s t i . N a r r a s i a n c o ra che ta lu n i si re c a ro n o a lu i per-* ch è lo a v e a n o sce lto a r b i t r o d e l le co n tro v e rs ie i u f r a lo r o : e che in q u e l l ’ ep o ca se m b rò f in a lm e n te a d A - le s sa n d ro ed a* su o i , ch ’e i fosse r e v e ra m e n te d e l l a t e r r a e d e l m a r e . A r is to e d A s c le p i a d e , s c r i t to r i a n c h ’ essi d e lle cose d i A le s s a n d r o , fan s ap e re c h ei R o m a n i u g u a lm e n te sp ed iro n o a l u i : c h e eg li n e a sc o ltò l i m e s s a g g i , e che c o n s id e ra t i g l i u o m i n i , l e m a n ie r e , il g e n io p e r l a l i b e r t à , e p e l t r a v a g l i o , e d e sp lo ra to n e i l g o v e r n o , n e p re sa g is se p e r q u a lc h e m o d o la g r a n d e z z a ’ f u t u r a . L a q u a l cosa io q u i t r a sc rivo nè com e s ic u r a , nè com e in c re d ib i le in tu t to . C e r to d i ta le a m b a s c e r ia R o m a n a n è fa n p a ro la g l i s to r ic i d i R o m a , nè a l t r i c h e le cose c i esposero d i A le s s a n d r o , com e T o lo m m e o d i L a g o e d A r is to b o lo , a ’ q u a l i p r in c ip a lm e n te m i a t t e n g o . N è p a r ve* r is im ile ch e i R o m a n i , l ib e r is s im i a l lo r a d i s t a t o , d ir ig e s se ro le g a z io n i a d un so v ran o s t r a n ie ro , ed in
23j} L I B R O
S E T T I M O a 35to n ta d i s t a n z a : m o lto p iù c h e non ve g l ’ ind u ce va t i m o re o s p e r a n z a , ed in q u e l l ’ep o c a a rd e a n o p iù che. t u t t i d i sdegno c o n tro i l g r a d o , e d i i n o m e d e i De* • p o t i .
16. D o p o q u e s to sp e d ì E r a c l id e f ig lio d i A rg e o e o a f a b b r i m a r in a j n e l la I r c a n ia p e rc h é v i ta g l ia s se ro n e ’ m o n ti d e ’ le g n i d a c o s t ru i r e n av i lu n g h e a l l a G r e c a , c o p e r te o no ; p e ro cch é v inceva lo i l d e s id e r io d i c o n o sce re a n c h e i l m a r e C asp io e d I r c a n o , e q u a l m a r e co n esso c o m u n ic a , se i l P o n to E u s in o , o i l g r a n d e O cean o c h e d a l l ’ o r ie n te c in g e le I n d ie , c o m e d ian z i t ro v a to a v e a c h e i l g o lfo P e r s ic o , d e t to in s ie m e E r i t r e o j non è che un seno d i esso g r a n d e O c e a n o . C e r ta m e n te non e ra s i a n c o ra sc o p e r ta d e i C asp io m a re l ’ o r ig in e , q u a n tu n q u e v i a b i t i in to rn o g e n te non p o c a , e vi sbocch ino a d d e n tro fium i n a v i g a b i l i , e m o l t i . D a B a t t r o scendev i i l fium e Osso ,i i m a g g io re d i t u t t i n e l l ’ A s i a , to l t in e i fium i d e l- l ’ I n d i a , scendev i d a l l a S c iz ia 1’ O s s ia r t e , e d è f a m a c h e 1’ A ra sse a n c o ra vi si co n d u ca i i q u a le s c o r re l ’ A r m e n ia . E non q u e s t i fium i g ra n d is s im i . A ccen * p e rò m o lti a l t r i i q u a l i scendono in q u e s t i e t r a p a s sa n o fino a q u e l m a r e , n o t i t u t t i a l l a g e n te d i A le s s a n d ro a g g i r a ta s i p e r q u e ’ lu o g h i ; com e a l t r i a c c e - n e verÌ8 Ìim im ente d i l à d i q u e l m a r e i q u a l i fin iscono t r a g l i S c i t i , N o m a d i d e t t i .
V a l i c a to i l T i g r i co ll’ e se rc i to m oveasi A le s s a n d r i a l l a v o lta d i B a b i lo n ia , q u a n d o ecco a lu i p re se n t a r s i i V a t i d e l la C a l d e a , r i d u r lo in d i s p a r t e , • p r e g a r lo a d e v ia re d a q u e l la c i t t à ; eoo d i r e c h e B elo il D io s ign if icava a d essi c h e lo a n d a rv i a q u e l t e m p o n o n sa re b b e i l m e g lio p e r l u i . N è r isp o n d e n d o lu i ch e i l verso d i E u r ip id e ,
B u o n v a te è q u e i ch e p re sa g isce i l b e n e , so g g iu n se ro g l i a l t r i : D e h ! n o n te n d e re o S i r e d a l- V occaso , n è p e n e tra r la m a rc ia n d o p e r i v i co ll* eserc i to : p iu t to s to t e le g ir a in to r n o , ed e n tr a v i a l l ’ o - r i e n t e . M a n e m m e n q u es to e b b e effe tto p e l d is a g io d e ’ lu o g h i . Così lo t r a e v a i l suo d es tin o a q u e l la v i a , • a c u i p a ssa n d o a v re b b e a so c c o m b e n te . Se n o n c h e
a 36 L I B R Oi l s d o m ig l io re fo rse f a d i m a n c a re n e l co lm o d e l l » g l o r i a , e d e l l ’ affezione a l t r u i , p r im a d i s o g g ia c e r » » n in n a d e l le v icende p e r le q u a l i Solone a m m o n i C re s o a r i g u a r d a r n e l suo te rm in e l a v i ta d i u t u r n a , n è te n e re n iu a o p e r b e a to i n n a n z i a l g iu n g e r d i q u e l l o . N o n e r a g ià s ta ta poca s c ia g u ra p e r lu i l a m o r t e d i E fe s t io n e , ta n to ch e p a n n i c h e a v r e b b e l a v o lu to p iu t to s to p re c e d e re o h e so s te n e r la : com e c r e d o c h e A c h i l le a v re b b e a n z i vo lu to p re m o r i r e a P a t r o c lo , ch e r e t t a r e a v e n d ic a r lo . A g g iu n g i c h e Alea-* s a n d ro so sp e ttò c h e q u e ’ C a ld e i lo d issuadessero d a l l ' e n t r a r e a l lo r a in B a b i lo n ia n o n s ì per. a r t e d iv i -
' n a t o r j a , com e p e r u t i le l o r o . A v e a c i g ià n e l m e s s o d i B a b i lo n ia am p lis s im o u n te m p io d i B e l o , c o s t r u t t o co n m a tto n i c o t t i e b i tu m e i d is fa t to p o i e o a a l t r i s a n t i edifizj B a b ilo n e s i d a S e r s e , q u a n d o fu g g i t iv o to rn a v a s i d a l la G r e c ia . A le ssa n d ro a v e a d e s t i n a to d i r i f a b b r i c a r lo , secondo a l c u n i , p iù g r a n d e c h e n o n e r a , e secondo a l t r i n e ’ fo n d a m e n ti a n t ic h i j o r d in a n d o p e r t a l cau sa a’ c i t ta d in i d i le v a rn e v ia l o r o v i n e . E vo lg en d o si q u e i che n’ e ra n o in c a r ic a t i trop*> p o le n ta m e n te a q u e s t’ o p e ra ; e g l i id e a v a im p ie g a rev i tu t to l ’ e s e r c i to . E ra v i m o l ta c a m p a g n a e m o lt’ o ro » a d d e t to g ià d a ’ m o n a rc h i A ss ir j^ a . B ,elo; t a lc h é B e lo fin d a e ta d e a n tic h is s im a e b b e v i^ te m p io , e s a g r i f iz j . O r a q u e ’ V a t i n o n av en d o ove s p e n d e r l a , g o d ean s i t u t t a in ta n to la r e n d i ta d e l n u m e . A d u n q u e d ie d e ro so sp e tto a d A le s sa n d ro d i non v o le re c h e e g l i e n t r a s s e in B a b i l o n i a , affinchè non si te rm in a sse in b re v ei l te m p io * e ta n to u t i l e . l o r o . N o n d im e n o A ris to b o lo sc r iv e c h e v o lea d a r lo ro u d ien za q u a n to a l d i r ig e r ò a l t r im e n te i l v ia g g io p e r e n t r a r v i ; '‘ch e n e l ‘p r im o g io rn o a l lo g g iò presso 1’ E u f r a t e , , e n e l s e g u e n te t e n e n d o i l fium e a d e s t r a , c a m m in ò l id o lid o affin d i p a s s a r e a l l a p a r t e o c c id e n ta le d i B a b i lo n ia , e q u in d i ra v v ia rv is i m a rc ia n d o v e rso l ’ o r ie n te : c h e n o a p o tè p e rò p e l d is a g io d e ’ s i t i cusì p ro c e d e rv i co ll’ e - s e r c i to ; t ro v a n d o s i n e l v e n ire d a l l a b a n d a o c c id e n ta le verso l a o r i e n ta le d i B a b i lo n ia lu o g h i s t a g n a n t i *
S E T T I M O 237l im a c c io s i : e c h e p e r ta n to f e c e , s ì , m a con r ip u g n a n z a , c o n tro 1’ o r a c o lo .
17. A r is to b o lo in se r isce a n c h e un t a l a l t r o ra c c o n t ò : c ioè che A p o llo d o ro d i A nfipo li l ’ uno de* re g j a m ic i e cap o d e l le m iliz ie la s c ia te in B a b ilo n ia e o a M a z e o , fa t to s i in c o n tro d i A le ssa n d ro che to rn a v a d a l le I n d i e , e v edu to lo severiss im o c o n tro t u t t i i S a t r a p i d e l le a l t r e p ro v in c ie , scrisse a P i t t a g o r a , a r u s p ic e e f r a te l lo s u o , ch e volesse s p i a r e 'c o l l ’ a r t e su a le v icen d e d e l la v i ta f r a t e r n a , c h e P i t t a g o r a g l i r i sc r isse i n te r r o g a n d o lo , p e r t im o re d i ch i p r in c ip a l m e n te volesse c a u te la rs i co ll’ a rn s p iz io , e d e g l i r e p l ic ò c h e p e r t im o re d e l S ov rano e d i E fe s t io n e f c h e P i t t a g o r a im m o lò d a p r in c ip io u n a v i t t im a a scop rir e su d i E fe s t io n e , cy tro v ò m a n c a rv i p a r te d i feg a to : o n d ’ è c h e scrisse e sp e d ì le t te r a s ig i l l a ta in E c b a t t a n e a l f r a te l lo ove d ic h ia ra v a che non a v e a s i a te m e r e d i E fe s t io n e , p e rc h è poc’ a l t r o s a re b b e in f r a lo r o . A n z i A r is to b o lo a g g iu n g e c h e A p o llo d o ro e b b e l a l e t t e r a n e l g io rn o a v a n t i l a m o r te d i E f e s t io n e : ch e 1’ a ru sp ic e uccise po i 1’ a l t r a v i t t im a in to rn o dà A le s s a n d r o , nè t ro v a to v i f e g a to affa tto sc risse p u r q u e s to a l g e r m a n o , c h e no i t a c q u e , a n z i d isse a l sov r a n o m edesim o , p e r d im o s t r a r g l i l a d ivoz ion sua c o n a m m o n ir lo c h e non lasc iasse in q u e ’ g io r n i so r p r e n d e r s i d a ’ p e r ic o l i . N a r r a insiem e ch e A le ssa n d ro n e lodò A p o l lo d o r o , e che v e n u to in d i a B a b i lo n ia , in te r ro g ò P i t t a g o r a su q u a l seg n o avesse c iò s c r i t to a l f r a t e l l o ; e n e a d ì che c iò scrisse p e rc h è n o n e r a fe g à to n e l la v i t t im a : e ra d d o m a n d a n d o lu i c iocché n e p e n s a s s e , d i s s e , che i l segno e r a g r a n d e ed in faus to : c h e A le s sa n d ro ta n to fu lu n g i d a l c o ru c c ia rg lis i , c h e a n z i d a iu d i in p o i lo te n n e più c a r o , p e rc h è r iv e l a to g l i a v e a senza in g a n n i c io cch ’ e r a . A r is to b o lo stesso n a r r a 'c h e u d ì q u e s to d a P i t t a g o r a : a n z i c h e f e p u r 1’ a ru sp iz io su P e rd ic c a ,, e su d i A n tig o n o p o i ; c h e ne e b b e i l s eg n o stesso p e r a m b e d u e , e P e r d ic c a p e r ì n e l c o m b a t te r e c o n tro d i T o lo m m e o , la d d o v e A n tigono p e r ì n e l la b a t t a g l i a d a ta in Isso c o n tro d i Seleuco e L i s im a c o . A n c h e d i G a la n o filosofo d e l-
l e I n d ie ai sc r iv e , con q u a lc h e s im ig liarte li a t a l i r a c c o n t i , che q u a n d o ae ne a n d a v a a l ro g o p e r a r d e r v i d ied e 1’ u l t im o b a c io a g l i am ic i , n è c o n s e n t ì c h e A le ssa n d ro p u re ei av an zasse a r i c e v e r lo , d i c e n d o g l i , c h e in B ab ilo n ia lo r i t r o v e r e b b e , e bacere i»» b e lo : che a l lo r a non si te n n e co n to d i t a l i p a r o l e , in a r ic o rd a te poi p e r là m o r te d i A le ssa n d ro io B a b i lo n ia , ai v ide c h e ne e ra n o la p r e d iz io n e .
18. V e n u to A le ssa n d ro in B a b i lo n i a , v i g iu n s e r o l e a m b a sc e r ìe d e ’ G r e c i . N o n è s c r i t to 1’ o g g e t to d i c ia s c u n a ; m a re p n to c h e le più e ra n o i n d i r i t t e p e r c o r o n a r l o , e lo d a r lo so le t a n t e v i t to r ie s u e , p r i n c i p a lm e n te nell* I n d i a , e p e r e s p r im e re i l g iu b b i lo c o m u n e su l fau s to r i to rn o d i lu i fu o r i d i q u e s t a . E g l i l e a m m ia e , le o n o rò , com e d o v e a s i , e le r in v iò ; d a n d o lo ro d a r i p o r t a r n e lla G r e c i a q u a n to Serse a v e a a i p o r t a to d i a ta c u e , d i s i m o la c r i , o d i v o tive cose i n B a b i lo n ia , in F a a s a rg a d a , in S u s a , o d o v u n q u e n e l l ’ A s ia . E cosi d icono c h e fu ro n o a n ’ a l t r a v o l ta r e c a te in A te n e le s ta tu e m e ta ll ich e d i A r m o d io , e d i A r i s to g i to n e , e così p u re la im m a g in e d i D ia n a C e r - c e a . S econdo A ria to b o lo A le ssa n d ro r ic e v e tte in B a b i lo n ia ta n to la f lo tta c h e v en n e d a l g o lfo P e r s ic o p e r 1’ E u f r a te 80tt0 g l i au sp ic j d i N e a r c o , q u a n to 1' a l t r a p o r ta ta g l i fino d a l la F e n ic ia . C o n d o tte g li da* F e n ic i d u e q u in q u e r e m i , t r e q u a d r i r e m i , d o d ic i t r i r e m i , e t r e n t a b a rc h e d a t r e n t a r e m i t tu t t e in p e s c i a T a p s a c o , c i t t à su 1’ E u f r a t e , e r ico m p o s te p o i q u i v i , n a v ig a ro n o infino a B a b i lo n i a . S c rive in s iem e c h e fece a n c h e un ’ a l t r a f lo tta n e l suolo B ab ilo n ese co l ta g l io d e ’ c ip r e s s i , a r b o r i d a co s tru z io n e ch e soli a b b o n d a n o n e l l ’ A ss ir ia , s c a rse g g ia n d o v i g l i a l t r i .* ch e v e n n e ro a lu i d a l la F e n ic ia e d a l re s to d e l la m a r i n a g l ’ in se rv ie n t i a l le n a v i e d a i r e m i , e m o lt i tu d in e d i q u e i c h e pescan l a p o r p o r a , o ch e n e l -m are com piono a l t r e o p e ra z io n i : e che fece in B a b i lo n ia u n p o r to c a p a c e d i m il le b a rc h e l u n g h e , ed a l p o r - t o a g g iu n se p u r 1' a r s e n a l e . S p ed ì M icca lo C lazo m e- n io co n c in q u e c e n to t a l e n t i n e l la S ir ia e n e l la F e n i c ia p e r a l l e t t a r v i d e ’ m a r in a i c o l p r e z z o , o p e r in -
938 L I B R O
S E T T I M O a $9gftgginrveli: perocché deliberava popolare la spiag- già del golfo Persico e le isole intorno, sembrando a lai la regione buona, quanto quella della Fenicia.
Apparecchiava una spedizione marittima contro la gente ben numerosa dell’Arabia, sol pretesto che sola di tutti i popoli intorno non gli avea mandati ambasciadori, nè dato segni di creanza o di onor*; ina in realtà perchè questo principe era insaziabiio jseinpre di conquistare. È fama ancora che avendo udito degli Arabi che adoravano due solamente , ii Cielo perchè luogo degli astri, e del Sole, fonte di tanti beni e tanto manifesti per 1’ uomo, e Bacco secondariamente, perchè tanto noto per la gloria della spedizione sua nelle Indie, non credette cosa io- degna a se , certamente non inferiore a Bacco ne’fat- ti della guerra, di farsi venerare per terzo Dio da quel popolo, debellandolo, e lasciandolo vivere, come gl’ Indiani, colle sue leggi. Commovealo ancore la bontà delia regione perchè udito avea che negli umidi luoghi la Casia vi si generava, che stillava dalle arbori la mirra e l’ incenso : che vi si recideva il cinamomo da’ ramuscelli, e li prati davano di per sestessi il nardo. Quanto alia grandezza poi, gii ai diceva che la maremma dell’ Arabia non era minore a quella delie Indie , che avea molte isole incontro, e porti per tutto da stazionarvi la flotta, • luoghi attissimi per città popolose e fe lié t .
J9. E gii fu pur detto che rimpetto alla foce del- l ’ Eufrate sorgeano due isole, dalla quale non era lontana se non cento venti stadj la prima e più pio- ciola, sacra pel tempio di Diana, a cui s’ accasavano intorno gii abitanti, e copiosa d’ ogni guisa di piatite , tra le quali pasceano capre selvagge e cervi riservati alla Dea , senza potersene far caccia , se noa per offerirgli a lei sola in sagrificio, ciocché non era unicamente disdetto . Sappiam da Aristobolo che A- lessandro fe chiamare Icaro quest’ isola con allusione alla isola Icaro posta nell’ Egeo, dove è fama che l’ Icaro cadesse figlio di Dedalo, liquefacendtai la cera eolia quale aveasi acconciate le ali > perchà
a4o L I B R Otenutosi non basso, come il padre volea , ma snbli- me contro il buon senso nel volare, troppo le dispose al soie che ne scaldò la cera e disfecela; tanto che ne furono denominati l’ isola e il mare, Icaro l'una , ed Icario l’ altro . La seconda isola dirimpetto dell9 Eufrate dicesi lontana dalla foce di esso quanto correrebbe con vento propizio UDa nave in oa giorno ed una notte. E di questa, Tilo ne è il nome, e grande il territorio, non aspro in gran parte , nè selvoso, anzi buono a dar frutti miti e maturi . £ tali cose disse ad Alessandro Archia che mandata con nave a treota remi da Ini per esplorare la navigazione intorno l’ Arabia andò fino a Tilo, ma non ardì procedere innanzi. Androstene, mandato anch’es- ao con nave consimile, osò par girarsi alcun poco intorno la penisola dell’ Arabia; ma più di tutti gli spediti s’ inoltrò Jerone da Solo il capitano di nave, ricevuta anch’egli una barca da trenta remi con ordine di scorrere tutta intorno la penisola fino alla città di Eroo nel seno Arabico confinato dall’Egitto . Ma quantunque navigato avesse intorno alla maggior parte dell’ A rabia, pur non ebbe il cuore d i solcare più a lungo il mare ; e tornatosene ad Alessandro, narrò che la grandezza della penisola era meravigliosa, e poco minore di quella delle Indie, e che sporgeasi lunghissima colla punta entro del mare. Videro pur questa nè lontana Nearco e compagni quando venivano navigando dalle Indie, prima che si ripiegassero al golfo Persico, e per poco non corsero ad approdarvi , così pensandola Onesi- Crito il comandante di barca. Ma Nearco noi volle ~affin di poter costeggiare il golfo Persico, e dar conto ad Alessandro della sua missione, l’ intento della quale era non di trascorrere l’ oceano ma conoscere dell’ oceano le spiagge, i popoli , i porti, le acque, e i frutti buoni o re i. Or ciò fu causa che la flotta di Alessandro scampasse, giacché scampato non avrebbe, se inoltravasi di là dall’Arabia deserta , e giacché dicono che anche Jerone per questo retrocedesse.
S E T T I M O 24120. Intanto ehe si costruivano le triremi, e cava-
vasi ii porto di Babilonia, Alessandro navigò da questa per 1' Eufrate al fiume detto Pallacnpa, lontano ortocento stadj da quella capitale. Non esca già di sorgente, anzi ivi questo fiume è un fossato) ove si scarica in parte l’Eufrate. Imperocché scendendo l’Eufrate dall’Armenia, nè molto abbondando di acque nell’ inverno, vassene tra le sponde: ma ingrandisce e traripa e versasi poi per l’Assiria venendo la primavera, e principalmente il solstizio del» la state, quando il sole retrocede. Scioltesi allortfc pe’ monti di Armenia le nevi, ne accrescono la corrente, intanto che gonfia e sorge, ed inonderebbe i campi se dandogli uno sbocco nel Pallaeopa non la deviassero in stagni e paludi via via fino alle terre vicine di Arabia, ove giunta spingesi al mare finalmente tra denso loto, o per ciechi meati non pochi. Squagliatesi le nevi, circa l’ occaso delle Plejadi, l ’Eufrate mena scarse le acque, eppur gran parte ne scarica pel Pallaeopa nelle paludi. Tanto che se non mettansi di nuovo ripari sul Pallaeopa affinché Tacque ne’ ripari battano, e pieghino, e vadan per l’alveo; ne sarebbe esaurito 1’ Eufrate , da non potere ino filarne l’ Assiria. Ond’ è che il Satrapo di Babilonia rintura con gran diligenza, occupandovi fin dieci mila uomini per tre mesi, il passo, non difficile altronde a riaprirsi, dell’ Eufrate nel Pallaco- pa , perchè ivi la terra per le acque che vi s’ internano, è molle troppo e fangosa, nè buona a riverberar la corrente.
21. Eccitarono tali racconti Alessandro a fare a lcun bene all’Assiria, e deliberò di chiudere fermissimamente laddove l’Eufrate versasi nel Pallaeopa . A- dunque avanzatosi-trenta stadj, ebbe innanzi una materia pietrosa la quale se tagliata si applicava allo scavo antico del Pallaeopa noa lascerebbe per la solidità sua trapelare le acque, e facilissimo sarebbe ritorcerle ne’ tempi suoi. Con tali disegni andò navigando nel Pallaeopa, e dal Pallaeopa nelle lagune finché venne alle terre di Arabia. Ove notatone il
AaniANo. 16
442 L I B R O•ito opportuno, eresse e ci ose di mara nna città nel» la quale pose ad abitare taluni merdenarj Greci rimlo bramarono, ed altri che per istorpio e vecchiezaa non più valeano alle armi. Frattanto diffamando gl» oracoli de'caldei, perchè non aveva, confessi presagivano, sofferta cosa spiacevole in Babilonia, e già esso erane uscito; si Volse pieno di fiducia a navigare di nuovo verso le paludi, con lasciare la c ittà dalla sinistra. Imbrogliavasi parte della flotta in quei stretti perchè priva di uno che la guidasse, ed esao amandoglielo ; così la ridusse in sentiero.
22. Su questa navigazione narrasi presso a poco*? che in que’ stagni norgono assai tombe dei re del* r Assiria: e che Alessandro diresse per ivi la barca, facendola esso stesso da direttore, quando una buffa di vento gli «piccò dal èapo tutto il regio ingombro e ’l diadema che v’era , e l’ ingombro cadde come pesante tra le acque, avvolgendosi a seconda del vento il diadema in una canna nata allato di uno di quegli antichi sepolcri, talché ei prese questo come segno dei destini futuri: che quindi gittatosi tra le acque un tale affine di riprendere di su dalla canna il diadema, glie lo riportò, con tenerselo in te sta , non in roano, per iecansar di bagnarlo nuotando: ond’ è che molti degli storici di Alessandro scrivono che lo regalò di un talento per tanta prontezza : ma soggiungono che fece mozzargli il capo, perchè g l 'In dovini dichiaravano che non aveasi a lasciar salvo un capo che avea le regie insegne portato. Aristo- bolo dice non del talento ma de’ colpi dati a costui pel diadema recato su la testa-, e nota che egli era uno de’ nocchieri Fenici. Per contrario altri dicono che Seleuco riportasse quel serto , e che questo fu presagio della fine di Alessandro, e della grande monarchia di Seleuco; e di Seleuco a me non par dubbio, che egli preso il comando, si rendesse dopo morto Alessandro un re potentissimo e per l’animo, regio veramente , e pe’ molti popoli a* quali dominava .
23, Ricondottosi Alessandro io Babilonia > vi tro-
S E T T I M O 24$tò Peucesta il quale aveagli recati venti mila Per-1 sinni da’ loro paesi, e non pochi de9 vicini Cos9ei e Tapuri, come famosissimi in arme. Eravi pur giunto Filossèno con un esercito dalla Garia, Menandro con altro dalla Lidia, Menide con equestri milizie; e Greche legazioni le quali presentaronsi coronate, e Lui coronarono con serti di oro, venute per adorarlo come un Dio; del quale però non era lontana la morte. Egli encomiò li Persiani del buon animo loro, come docilissimi in tatto a Peucesta, e Peucesta del governo che ne facea regolarissimo, e ne ordinò la milizia in schiere alla Macedonica. Fissatone un decurione, un sottodecurione Macedone, e Macedone pare un decastatere così chiamato dal soldo che ricevea minore del secondo e maggiore de’ mili- tari non graduati; metteva poi dodici Persiani, ed infine un altro Macedone, anch’esso decastatere. Talché in ogni decuria ci avea dodici Persiani e quattro Macedoni uno che era capo di tu tti , e tre con stipendio più pingue degli a l t r i . Cingevano i Macedoni le armi della patria; ma i Persiani avean l'arco o i lanciotti, legati ai polsi, lo tale soggiorno Alessandro ridusse più volte le navi a far gara l’una coll’altra: e molte furono le contese delle triremi e delle quadriremi che eran sul fiume, molti i certami de’ rematori e de’capitani, e molte le corone de* vincitori.
Tornarono intanto gli oratori diretti da esso ad Ammone per interrogarlo come dovesse onorare Efe- etione, e glie ne riportarono che doveagli sacrifica re come ad un eroe. L’oracolo piacque, e da indi in poi venerò l’ amico, come gli Eroi. Pertanto scrisse a Gleomene, malvagio uomo, e reo di g r a n d i ingiustizie nell’ Egitto, una epistola, riprensibile io credo , non pe’ segni dativi di memoria e di amicizia in verso di Efestione; ma per molte altre cagioni. Ordinava la epistola che in Alessandria di Egitto si e- dificassero come agli Eroi per Efestione un tempio nella città stessa, ed uno nell’ isola di Faro , appunto dove nell’ isola stava la torre più grande e ma-
244 L I B R Ognifica; talché prendesse il nome da Efestione. Or- dinavasi inoltre che ne’ contratti, quali si stipolavano pe’ mercadanti, il nome di Efestione si prefiggesse . Nè io biasimo questi ordini se non ia quanto troppo grandemente brigavasi di non grandi cose: piuttosto biasimo affatto questo che gli scriveva: Se troverò che abbi tu costituito nell* E g itto sacri r iti , e tem pli degni di E fe s tio n e , t i aggrazierò delle mancanze passate se ne h a i , nè se cadessi in altre d i p o i , ne sarai da me contristato . Certamente io non so come approvare che un re grande ciò scriva ad un malvagio, e capo insieme di un regno, e di un popolo riguardevole.
24. Se non che venivasi ornai la morte approssimando di Alessandro; preaccennata al dir di Ari- stobolo da questo principalmente. Aveva egli ordinate alla Macedonica le milizie venute dalla Persia con Feucesta, e dai mare con Filosseno, e Menan- dro; quando si ritirò per la sete alcun poco, lasciando vuoto il regio trono. Ben v’eranodiqua e di là del trono d«’ letti co’ piè di argento ove si adagiassero gli amici sovrani. Pure un uoin vile, prigioniero , com’ altri dicono, ma non carcerato, in vedere vuoto il reai seggio, e solo cinto dagli eunuchi, e vuoti que’ letti £er essere gli amici andati compagni al monarca, ri cacciò tra gli eunuchi, ascese a lto , e sedette sul trono. Nè lo astrinsero a scenderne, seguendo in ciò le leggi della Persia , ma si squar- ciaron le vesti, e si percossero petti e sembianti, come per infortunio gravissimo. Alessandro alla nuova ordinò che colui si mettesse a’ tormenti per intenderne se avesse ciò fatto per trama d’insidie: ma colui non rispose altro se non di averlo fatto perchè non era in sestesso. E per ciò tanto più diceano gl’indovini, non potergliene presagire alcun bene. Dopo non molti giorni fatti i effgnfizj consueti agl’ Iddìi per le buone avventure, e fattine pqr altri a suggerimento degli indovini, banchettò e bevve con gli amici fino a notte avanzata, date come è fama anche all’esercito vittime e vino per coorti e centurie.
S E T T I M O 245Volendo poi secondo alcuni ritirarsi a prendere son- n o , gli ai fece avanti Medio, l’ uno allora de’suoi più fidi, e lo pregò di essere pure alla sua mensa, che dolcissima gli riuscirebbe.
Veramente le regie effemeridi contengono che «gli convivo e bevve presso di M edio, che poi rizzatosi e lavatosi dormì pure pressq di Medio, e dormitovi, rimangiò, presso del medesimo e bevette a notte i- noltrata ; finché toltosi dal simposio e lavatosi, e preso di nuovo nn tal poco di cibo, ivi ancora si cori- c3 perchè già febbricitava ; che recato in fine di quivi al luogo sagro vi fece i sagrificj che soleva ogni giorno, e poi si giacque fino a sera nell’ Andro- ne (1), che intanto annunziò la marcia e la navigazione, intimando a’capitani di allestirgli le fanterie pel quarto giorno, e pel quinto le milizie che seco navigherebbero: che di là condottosi in lettiga sul fiume, e passatosene in barca ad un orto deliziosissimo dell’altra sponda vi si lavò, e posò : che lavatosi nel giorno appresso un’ altra volta offerì gli usat i sagrificj: da’quali ridottosi in cam era, e datosi a parlare con Medio convocò per l’alba tutti i capitani : quindi passato a cenare alcun poco ; e fattosi in camera riportare, vi giacque tutta la notte con febbre: eppure venuto il giorno, si lav ò e sagrificò di bel nuovo; e diede a Nearco, e agli altri capitani gli ordini per la navigazione la quale sarebbe indi a tre giorni: che replicò nel giorno appresso lavande e sagrificj, nè tuttavia la febbre si rimetteva, ma chiamati avendo i duci, dinunziava ad essi come volea tutto pronto per navigare ; finché lavatosi verso sera ne peggiorò : ohe nell’ altro giorno si fe portare nella casa prossima al bagno, e sagrificatovi secondo 1’ usato, standone ancor peggio, nondimeno raccolse insieme i primi tra’ capitani per dare comandi su la navigazione : che nel nuovo giorno por' tatovi ripetè con stento i sagrificj, e non pertanto divisava co’ duci ii corso navale: che nel giorno ap
i o Appartamento per gli nomini.
246 ^ L I B R Opresso però sentendosene male veramente, fatti i sa» grifìci consueti, diede ordine ai generali di restarsi ivi d intorno, ed ai duci de’ mille o de’ cinquecento di starsene alle porte: che da ultimo aggravatosi affatto fu riportato dall’orto alla reggia, ove riconobbe s ì , li duci che entravano, ma non parlava loro , mutolo in tutto , e premuto fortissimamente dalla febbre in quella notte e nel giorno. £ così sta scritto nelle regie effemeridi.
25. Frattanto desiderarono i soldati di vedere il re lo ro , altri per iscontrarlo vivo ancora, ed altri perché sburrandosene intorno la morte, sospettavano , io credo, che si tenesse occulta dalle regie guardie del corpo. Oad’ è che i più vinti dall’ affaauo e dal desiderio di lui fecero violenza per giungere a mirarlo: ma giuntivi lo trovarono privo già della voce: Egli nondimeno corrispondeva a tu tti , alzando a pena la testa , e dando cenni con gli occhi. Le regie effemeridi narrano ancora che Pitone, Attalo , Deinofonte , e Peucesta, anzi che Gleomene, Meai- d e , e Seleuco si tennero a notte nel tempio di Se- rapide, e ve lo consultarono se fosse il meglio per A- lessaudro l’essere portato nel tempio ed ivi curato, qual supplichevole, da esso D io, ma che lo Dio rispose non essere da portarvelo mentre era il meglio per lui lo starsi dov’ e ra , che gli amici ne riferirono la risposta ad Alessandro, e che egli poco di poi si morì; quasi questo fosse il suo meglio. Aristobo-lo e Tolommeo non scrivono cose molto lontane da queste: evvi però chi scrive ancora che interrogato Alessandro dagli amici a chi lasciasse il regno , rispondesse , che all’ ottim o lo lasciava : ma che pel regno (come altri aggiungono) glien farebbero un assai lugubre certam e.
lo so che 8crivon8Ì molte altre cose ancora intorno la morte di lui: come che Antipatro mandò il veleno il quale gli diede la morte: che questo veleno fu manipolato ad Antipatro da Aristotele, pan- roso ornai del re per causa di Gallistene, e fu portato per 1’ uso da Cassandfo figlio di Antipatro, e
S E T T I M O *47dentro uà’ unghia di malo, giacche par questo ei scrive, ma che J olla infine, regio coppiero, e fratello minore di Cassandre» fecelo sorbire ad Alessandro , che avealo poco innanzi amareggiato ( l ) . Altri vogliono che partecipasse all’opera anche Medio, come caldo di amore per Jolla ; perocché Medio ricondusse il sovraoo al convito ove bevendo sentì gli spasimi pe’quali si ritirò. Diciamo che altri non si vergogna di scrivere, che avvedutosi Alessandro che ornai più non vivrebbe venne all’ Eufrate e vi si git- tò per isparire dalla vista degli uomini, e così rendere ai posteri credibile che egli avea da Giove la origine, e che era fra gli Dei ritornato: che Rossa- ne la moglie di lu i , non ignorò l’ uscir suo, e ne Iq intrattenne; ed egli lamentando le disse che invidiava dunqae a lui nato da Giove , la / gloria della e- ternità'. Se non che tali cose le ho qui riferite non perchè degne di fede, ma perchè altri non giudicasse che m’ erano ignote,.
26. Morì Alessandro nella Olimpiade centesima decimaquarta, essendo Egesia l’ Arconte di Atene: visse trenta due anni ed otto mesi come scrive Aristobolo , e regnò dodici aoni e gli otto m esi. Fu di corpo formoso, infaticabile, speditissimo : ebbe cuor virile, amico della g loria, de’ pericoli, e riverente delle cose divine, sobrio ne’ piaceri del corpo, era insaziabile in que 'dell’anima, quanto alla lode. A- cutissimo nel vedere tra le oscurità ciò che era da fa re , felicissimo nell’ intendere ciò che esser potrebbe da ciò che appariva, peritissimo di schierare, di armare , e formare eserciti, parca nato appunto a rialzare lo spirito de9 soldati, ad empirlo di belle •peranze, e dissiparne i timori col non temere esso il primo ne* cimenti. Metteasi alle imprese non abbastanza sicure pieno di fiducia, ma pieno insieme di abilità nel prevenire e sorprendere in ciò che vo> lea gl9 inimici, prima «he ne temessero. Fedelissimo
(1) Curzio incora dicc ne! lib. io . Pici»erto necatum essf ereditine pleriqaei fiiium Antipatri inter ministre» , Jollam aornine, putrii jussu iedit!».
”48' L I B R Onel mantenere, parea come immane da poterlo i n gannare : parco nello spendere pe’ suoi piaceri, pro fondeva poi nel beneficare gli amici. £ se talvolta eccedette per subitezza o p e r irà , se per vanità pie» gò ne’ costami de’ barbari ; non è da farne , credo , gran conto, valutandone la giovinezza, la prosperità continuata, e li tanti che conversano, e converseranno, sempre a grande sciagura, li re per adularli , non per beneficarli. Ben però fra tutti gli an tichi monarchi fu sublime dote di lui pentirsi quando mancava; imperocché molti sebbene conosceansi rei di opera non degna, credeano, certo con torto giudizio, giustificarla, difendendola come benfatta. Laddove a parer mio l’ unico rimedio de’ mancament i , è confessarli , e dichiarare con ciò che ne siamo pentiti ; perchè le offese riusciranno men gravi a’pa- sienti, se chi le fece , riconoscane il male, e dà buona speranza di non più commetterne, mostrandosi dolente delle passate. Nemmeno poi mi sembra tanta la colpa che egli ripetesse la origine sua da Giove, quando forse non era questo che un mezzo a conciliarsi la riverenza de’ sudditi. E non era , parm i, Alessandro, re men grande di Minosse, e di Eaco, e di Radamante, la stirpe de’ qua'i fu nel vecchio tempo derivata da Giove senza biasimo loro : così non era men grande ài Teseo, fatto discendere da Nettuno, nè di Jo n e , riputato cosa di Apolline. Il vestire alla Persiana un artifizio lo credo in verso de’ Barbari, per non sembrarne sovrano estraneo in tutto ; e per averne come uno schermo dall’ ard ire , e dalla insolenza de’ Macedonf. E per questo io penso che frammischiasse de'Persiani M elofori ( l) alle schiere appiedi come a ltri, pari di onore, ai corpi equestri. E quel bere, come dice Aristobolo, nonlo prolungava g ià , per la passione del vino, (giacche di vino non usava gran fatto) ma per essere con* Yersevole con gli amici.
27. Pertanto chi ripreade Alessandro noi ripren
d i Cioi che portavano pomi d’oro nelle aste.
S E T T I M O *49da allegandone solamente le cose men degne : ma raccolgane in nn cumoio tutte le opere, consideri chi egli s ia, di qual condizione, quanto piccolo, ia quante piccole cose occupato, ed in queste pure non Lene, e qual sia il personaggio che censura, a quanta prosperità pervenuto, come era senza contrasto il monarca de’due continenti (1), e spandeasi col nome da per tutto. Certamente non popolo allora ci avea, non città , non uomo presso cui non risonasse il nome del grande Alessandro: ed io giudico che non senza lavoro de'numi nascesse allora un tal nomo, tanto agli altri dissimile. Di che mi son pure argomento gli oracoli, le visioni, i ségni il iy ersi avuti allora ne’ diversi luoghi, la ricordanza e la celebrità soprumana che di lui persevera ancora , come le risposte che dopo tanto tempo si dan tuttavia dagl’Id- dii per glorificazione di lui presso de’ Macedoni. E ae io non lo ho talvolta approvato nella mia storia, non però mi vergogno di essere l’ ammiratore del grande Alessandro, lo non le approvai talune opere per la ingenuità mia, e per l’ utile de’ m ortali, ia vista del quale io presi a stendere, non senza impulso de’ numi, questa scrittura.
Il Fine del Libro settim o .
fi) Cosi chiama 1* Europa e l’ Alia con I* Affrica allora nota .
LE S T O R I E
DI ARRIANOD E L L E C O S E D E L L ’ I N D I A
L I B R O O T T A V O (*)
1. D i qua dal fiume Indo verso 1’ occaso fino a l fiume Cofòne han sede gli Astaceni, e gli Assaceni, popoli certamente Indiani, non perà sì grandi d i corpo, nè sì buoni di animo come gli altri di là dall ’indo, nè bruni come i più delle Indie. In antico ubbidirono questi agli Assiri : ma da che i Medi soggiacquero a’Persiani, anch’essi mandarono dalle terre loro a Giro figlio di Gambise i tributi da esso de» stinati. Per l’opposito i Nisei non derivano dagl’io - diani , ma sihbene da* m ilitari, venuti con Bacco* Greci forse, resi inabili alle armi nelle guerre fafr* te da lui nelle Indie, seppure con tai Greci non mise ad abitare i volontarj de’ luoghi intorno : Bacco ne chiamò Nisea la regione e Nisa la c ittà , dal monte Nisa; e quel monte ove alla città si avvicina , ed alle falde del quale Nisa fu fabbricata è detto Femore per la sciagura sostenuta da lui nel nascere. I poeti finsero queste cose, ma sen paria ia -tutte le storie Greche e barbare. Negli Assaceni è Massaca, città grande, e nerbo della nazione , e Peu- cèla, città pur essa, e grande nè lontana dell’indo; ma non abitano gli Assacèni se non di qua dall’In- d o , all’occaso, fino al fiume Gofene : la terra poi di là dall’ Indo questa è l ’India , ed Indiane per me
(•) T.o scritto elie sieeue è qui chiamato libro ottavo re r le materie non a- liene dille precedenti: del resto dee riguardarsi, c ricnardtti come Ibro unico e separato, esponendovi!! principalmente le cote delle l id ie , anzi che <juelle •pciaicvi da Alessandro •
O T T A V O *5 i«ono di questa le genti. 11 Tauro, monte che coai chiamasi ancora nell’india , è confine di essa verso settentrione: comiucia il Tauro dal mare verso lo Pamfilia , la Licia , e la Cilicia , e si stende , traversando tutta l’ Asia, fino al mar di levante : ond’è che nella estensione sua, dove chiamasi monte Para- pamiso, dove monte Emodo, dove monte Em ao, c dove forse ancora con altri nomi ; e li Macedoni compagni di arine ad Alessandro, Caucaso lo chiamarono , quantunque diverso sia del Caucaso della Sci zia, e così crebbe la fama che Alessandro era scorso infino di là dal Caucaso. Verso l’occaso chiudo le Indie il fiume Indo, il qual si getta nel grande Oceano con due bocche, non così vicine poste infra loro, come In cinque bocche del Danubio, ma come quelle del Nilo, le quali formano il Delta Egiziano ; giacché l’ Indo forma pur esso un Delta non minore ; detto Fatala in lingua Indiana. D a mezzogiorno poi come da levante lo stesso grande oceano è termine comune delle Indie.
2. Alessandro , i Macedoni, e buon numero de’Gre- ci videro la parte meridionale, il Delta delle Indie e le bocche dell’ indo: per altro non iscorsene Alessandro la parte orientale , la qual giace di 1& del fiume Ifasi. Pochi ci han descritto ciocché siavi fiqo a l Gange, dove del Gange si apran le foci, dove sorga Palimbrota , la massima città delle Indie alla riva di questo fiume. Fra tutti il più credibile a me sembra Eratostene da Cirene perche fu scopo suo circoscriverne la estensione. Ora costui dice jche l’india se scendiamo dai Tauro, ove sorge, e seguiamo il corso dell'indo infin dove sbocca nell’Oceano, si stende tredici mila stadj. A questo crede opposto, ma non eguale perchè di dieci mila stadj , il confine dal monte Tauro seguendo il mar di levante, anzi in quél mare si aporge con una punta lunga tremila stadj: e questa al dir suo è la larghezza dell’in dia . Dice poi che la lunghezza in quaqto va da ponente a levante fino a Palimbrota, misurata da lui vfer esservi regia strada, comprende dieci milo «tadj,
253 L I B R Oina che nel reato più orientale non è certa , u g u a lmente . Quanti però ne scrissero secondo la fum a , vogliono che no tal resto dell’ India, compresavi quella sua punta entro mare, scorra a dieci m ila •tadj anch’ esso. Così l’india in tutto è lunga alm en venti mila stadj. Ctesia di Guido ci dice l’ india e- goale al resto dell’Asia, non così dicendo Onesicrito , che la pareggia soltanto al terzo di questa. Secondo Nearco in quattro mesi viaggiasi per la p ia nura. Megastene tien per la larghezza dell* India la estensione sua dall’ oriente all’occaso, la qual per altri è lunghezza: e tien per lunghezza la estensione da tramontana al mezzodì, la qual per a ltri è larghezza; e dice che ove questa sua lunghezza è più corta contiene sedici mila stadj , come pure che la larghezza ne contiene ventidue mila trecento, laddove più si ristringe .
3. Nelle Indie son tanti fiumi, quanti nell’ Asia intera non sono. I più grandi sono il Gange e l 'in do, e ciascuno de'due supera il Nilo di Egitto , e il Danubio della Scizia , e li supererebbe, ancorché riu niti l ’uno e l’altro in un letto: anzi a ine pare che degli ultimi due sia più grande anche 1’ Acesine, laddove ricevuti in se l’ Idaspe, l’ Idraòte, e Tifasi, portasi all’ indo; perocché con alveo vi si porta, largo di trenta stadj. Forse molti altri fiumi maggiori scendon per 1’ India: ma io niente posso accertare sul tratto di lei, posto di là dall’ Ifasi, giacché di là dall’lfasi non trascorse Alessandro. De’ due fiumi però che i massimi sono, Megastene, e qnanti altri ne parlano, scrivono che il Gange eccede moltissimo l ’indo. Perocché il Gange scaturendo già grande, raccoglie poi nell’ alveo suo la Gaina, l’Erannoboa, ed il Cossoano, fiumi tutti navigabili: quindi in se prende la Sona, il Sittocati, ed il Solomati, navigabili anch’ essi: e quindi il Gondocati, il Sambo, il Magone, l’ Agoramni, e l’Ornali: anzi in esso pur gettansi il Gommenasi, gran fiume, il Gacuti, e l’An- domati il qual viene giù da Mandiadini, gente Indiana . Inoltre nel Gange finiscono l’A misti presto
O T T A V O 253Ha città di Catadupi, l 'Ossi magi sopra Pazale, e r Erincso in mezzo de’Mathi, ramo d 'indiani: e di questi fiumi Megastene afferma che niuno è minor dei Meandro, laddove è più navigabile. 11 Gange, dove ne ha meno, tiene una larghezza di cento stadj: ma di tratto in tratto nemmen vedeei dov’ess* finisca, perchè l’ acqua impaluda ne’ luoghi bassi, dove niun colle sollevasi.
All’ Indo termina finalmente l’Idraote; perchè l’I-draote dopo avere in se ricevuti......... ne’ Cambisto-l i , l’ ifasi negli Astrobei, il Sarango da’Micei ed il Neudro dagli Attaceni sbocca nell’ Acesine, come nell’ Acesine sbocca eziandio fra gli Ossidrachi 1’ I- daspe dopo avere in se ricevuto il Sinaro negli Ari- spei ; e l’ A cesi ne si scarica in fine là nel paese de* Malli entro dell’ indo. Anche il Tutapo , gran fiume, pon foce nell’ Acesii?e. Ingrandito l’ Acesine da tanti fiumi, passa, facendolo provalere a tutti , coi nome suo fino all’ Indo. All’ Indo s’incorpora ancora nella Peucelaitide il Gofène, traendo seco le acque del Malamanto, del Soasto, e del Garoea; come vi si gettai] più sopra i fiumi P tareno,e Saparno, non. molto lontani fra lo ro , ed il fiume Soamo il quale scende da’ monti della Sabissa, e' correvi solitari» sempre, e non tocco da altre fiumane. Megastene dice navigabili i più di questi fiumi.
4. Non è pertanto incredibile che il Danubio e il Nilo insieme non possano paragonarsi all’ Indo nè al Gange. Certamente sappiamo che il Nilo non riceve altri fiumi nel suo le tto , anzi dal suo letto dirama de’canali scavati via via per l’ Egitto. 11 Danubio poi sgorgando piccolo nell’ origine sua riceve altri fiumi, ma non eguali per numero o per grandezza ai fiumi Indiani che vansene all’ Indo o nel Gange; essendone pochissimi navigabili. Degli ultimiio stesso ho veduto 1’ Eno ed il Sao, il primo ingolfarsi nel Danubio ne’confini de’Norici e de’ R eti, e l ’altro ingolfar visi tra’ Peonj: e Taurnno chiamasi il luogo dove congiungonsi. E se taluno ha veduto navigabili, altri fiumi che portaosi al Danubio, non
a54 L I B R OJie avrà cfedo, molti veduti. Che se altri brami svolgere le cause dei tanti e tanto gran fiumi delle In die, svolgale pure; mentre io non iscrivo se non ciò che ne fu riferito. Megastene ricorda i nomi eziandio di molti altri fiumi, cbe fuori del Gange e dell ’ indo fluiscono al mar di levante e di mezzogiorno; di talché, dicesi, che ciaquantotto eieno in ta t to i fiumi navigabili delle Indie. Per altro nemmeno Megastene ha girato, parerti, gran tratto delle Indie, ma certo più che le milizie compagne di Alessandro ; perocché scrive di essere stato presso di Saa- dracota, monarca grandissimo delle Indie, e presso di Poro, più potente ancora di lui.
Narra poi questo Megastene che nè gl’ indiani n- gli a ltr i, nè gli altri agl'indiani aveano portata mai guerra. Che aesoscri di Egitto dopo avere sottomessa colle armi gran parte dell’ Asia , giunto all’ Europ a , ne retrocedette: che lo Scita Indatirsi, sboccando dalla Scizia, debellò molti popoli d’ Asia, e corse e tenne perfino l’Egitto: che Semiramide, l’ Assiria regina, meditava una spedizione neif Indie, ma ne mori con essa innanzi tempo, il disegno: e che in fine Alessandro, l’ unico infra tu tti, vi condusse un esercito. Che poi prima di Alessandro anche Bacco ve lo conducesse e vi prevalesse ; è voce assai grande; come è pur voce, quantunque men grande, che Ercole prima di Bacco vi penetrasse. E della spedi- sione di Bacco è pur qualche monumento la città di N isa , il monte Fem ore , l’edera che in esso germoglia , lo andarsene degl’ Indiani a combattere fra timpani e cembali, e l’ uso che fanno, come le Baccanti, di vesti punteggiate di macchie; laddove noa molti sono gl’ indizj della venuta di Ercole. Imperocché quel che dicesi, che Alessandro pigliasse a forza la rupe Aorno, non superata nemmeno da E rcole, io mel credo un Macedonico esaltamento; qual fu pure il dar nome di Caucaso al Parapamiso il qual punto al Caucaso non appartiene; o il favoleggiare che l’antro indicato loro tra’ Parapamisadi era quello appunto» ove il Titàno Prometeo giacque so-
O T T A V O 355•peso per la rapina del fuoco. Così veduti i Sibi « gente indiana, ammantaci con pelli, divulgarono che erano i Sibi un avanzo dell’armata di Ercole, tanto più che portan la clava, e con la clava mercano i bovi, ciocché pareva ad essi un riscontro con la maz- aa di quel guerriero. Ma ae tanto ai dee pur crede- re , convien dire che aia questi nn altro Ercole, non il Tebano, nè il T irio , nè 1’ Egizio, nè qualunque, nitro gran re di popolazioni citeriori, non lontane dall' India . E tale confutazione sia per queeto soltanto che non ci paja credibile, qnanto ci ei narra delle cose indiane di là dal fiume Ifasi; perocché sa le cose di qua di esso fiume non è da discredere io tutto a quelli che seguivano Alessandro. Megastene •crive eziandio sulL’lndiano fiume Sila che uscendo da una fonte, che Sila pur chiamasi, scorre pel paese de’Silei, cognominati anch’essi come il fiume e la fonte, c*n acque tali, che a niun corpo resistono, sicché niuno ve ne galleggia o vi naviga, ma tutti vi affondano. Ond’ è che sono queste infra tutte , le acque più istabili, e più simili all’aere.
5. Piove tra la state nell’ India, specialmente nel monte Parapamiso, nell’ Einòdo, e nell’ Imaco , da* quali giù si travolgono grossi e torbidi fiumi: anzi allor piove ne’piani ancora, e per modo che ne im paludano . E 1’ esercito di Alessandro fuggi nel mezzo della state dai lidi dell’ Acesine che traboccava le acque ne’ piani. Da ciò può conghietturarsi onde •ia l’eguale vicenda del Nilo; vuol dire è ben veri- eimile che nella state aoprabbondino le piogge su’mon- ti dell’ Etiopia, e che di poi per esse il Nilo goni), se ne intorbidi, e tra ri pi su* campi Egiziani. Certo in quella stagione egli corre, quale non correrebbe nè per le nevi che sciolgansi, nè pe’ venti periodici che col soffio loro ne rattenessero, percotendo, le onde . Aggiungi che il calor che vi domina, non consente che i monti dell' Etiopia aieno coperti dalle nevi} e non è fuori del verisimile che aieno inondati dalle piogge, come i monti Indiani ; quando l’ E- tiopiche terre dall’Indiche non dissomigliano . Che
a56 L I B R Opiù, li fiumi Indiam danno i cocodrilli, i pesci, i cetacei appuato del Nilo, toltone l'ippopotamo ( i ) , quantunque al dir di Onesicrito, questo ancor vi si generi. E la forma dell’ Indiano non affatto da quella discorda dell’ Etiope . Ma gl’ Indiani del mezzogiorno meglio ti figuran 1’ Etiope, bruoi il volto a vederli, e bruni la chioma; ma nè sì piatti in quell e , nè sì ricciuti nell’a l t ra , laddove negl’ indiani Boreali vedi piuttosto il taglio Egiziano.
6*. Megastene assegna cento diciotto popoli alle la» die; e consento anch’ io che sieno ben molti: non però so vedere perchè scrivane con tanta precisione , e donde la ebbe, quando egli non girò le Ind ie se non in picciola parte, nè le genti hann’ ivi tu tto commercio infra loro. Nel vecchio tempo gl'indiani furono pastori come gli Sciti, i quali alieni dall’ a gricoltura ed erranti co’ loro carri, alloggiansi ora in una, ora in altra parte della Scizia, senz’abitare c ittà , nè riverire templi de’Numi. Così non avean essi non città, non santi ediiizj. Vestiti di pelli di fiere se ne uccideano, cibavanei della corteccia, o di non so che, polposo, il quale come in cima alle palme, ivi nasce negli alberi detti Tala con indiana parola, anzi cibavansi pure delle carni crude delle fiere se ne preodeano, prima che Bacco venisse nelle Indie. Ma venutovi ed impadronitosene, vi fondò città e leggi civili, diedevi ai popoli il vino come alli Greci, e v'introdusse la seminazione ed i semi; sia che là non giungesse Triptolemo l’inviato da Cerere a far seminare per tutto la terra, sia che innanzi a Triptolemo un Bacco vi giungesse e recas- sevi i semi de’ frutti gentili. Dicesi che Bacco il primo insegnò quivi ad aggiogare i bovi all’a ra tro , che rivolse i più degl’ indiani in agricoltori, di pastori che eraoo; che ii corredò di marziali stromenti, e gli addusse insieme a venerare gl’Iddii, come sestes-io , a suon di cembali e timpani; che v’ istituì la
(0 Cavallo di fiume. Specie di animale per meti anfibio, con quattro piedi non t tm u u u e , che-abita piti nell'acqua che su la (erra.
O T T A V O a 57-saltazione satìrica, detta Cordaca tra’Oreoi, l’ uso di nodrire per lo Dio la chioma, quello di avvolger^ •eia tra le bende, e di darsi fragranza con gli uà» guenti, di guisachè que’ popoli seguivano ad ir co* cembali e timpani alla battaglia anche ne’ tempi di Alessandro. Ordinatevi tali cose , qoando Bacco partì dalle Indie, vi mise re Sp8rtemba, 1’ amico suo, peritissimo dei riti di lui. Morto Spartemba dopo uà regno di cinquanta due anni, gli succe<iette il figlio Budia, che lo tenne per venti. DopO Bitdia lo rie»* vette Gradua il suo figlio; come poi per lungo tem-
{10 da*padri eziandio lo ereditarono i figli. Che se a regia stirpe finiva; sceglievano gl’ Indiaoi il mi*
gliore fra essi ; e re lo creavano.U Ercole venuto secondo la fama nelle Tndie, gl’in
diani lo credono nn indigena, loro, e si venera, principalmente da’ Suraseni, ramo d’ indiani, nella regione de* quali sono le due grandi città Metòra, e Clisobora, e scorre il Jobàre; fiume navigabile. Megastene scrive (e ciò narrano pur gl’ ludiani) che questo Ercole da vasi 1* apparato che 1’ Ercole di Tebe : che esso ancora unitosi a molte mogli ebbe nelle Indie molti figli ma una figlia soia: che Pandea denominò la fanciulla, e Pandea pur disse la regione, dove ella nacque e la quale poi diede in governo alla fanciulla, consegnandole ancora cinque cento e- lefanti, quattro mila uomini a cavallo, e centotrenta mila a piede; ciocchà pur dicono alquanti Indiani: che costui corso il mare e la terra, e purgatone ogni male, trovò in quel mare un ornamento mulieb re , della cui specie anch’ oggi ne recan dalle Indie i Mercadanti che di là ci portan le merci, con tanta solerzia comperatevi: che li Greci un tempo ed ora li Romani più doviziosi e benestanti procurarono e procuran di avere a prezzo ancora più grande, 1« margarite (così le chiamano in lingua Indiana) di quel mare , Or ciò nacque perchè Ercole ravvisata la margarita trovata per cosa di vaghissimo ornato, fe rintracciarne le simili in tutto 1’ Indico mare ; siochè l’ abbigliamento fossero della unigenita
A r r i a n o . 17
258 L I B R O■n a . Megaslène aggiunge che pescati colle reti 1» conchiglia della gemma; e che iatorno di essa stant i , quasi sciami, pel mare altrettante conchiglie : perocché tengono queste no re o regina loro come le api. £ chi prendesse un tal capo ben tosto gli ridurrebbe intorno tutte le altre; laddove se il capo fuggasi, nemmeno le altre si posson più prendere £ che qnei che le pigliano lasciano marcirne le carni) e poi ne volgono 1 osso in ornamenti: che nell9 India trova nei margarite , preziose il triplo dell’ oro purissimo » il quale nell’ India medesima si cava : che <iel paese, dove regnò la figlia di Ercole, le femine trovansi nubili in età di sette anni, ma non viveuo il maschio piò di quaranta; «osa che dicesi pure dagl' Indiani.
Dice ancora che Ercole generata avendo ben (ardi la figlia, e sentendo ornai giungere il fin suo, nò trovando a coi maritarla degnamente ; egli stesso per lasciare alle Indie una schiatta di re , coperse e conobbe la fanciulla nel settimo anno di lei; ohe 1* rendette egli stesso in tal anno idonea alle nosse, e che fin dall’ ora ebbero un dono eguale da lui tutte le fanciulle delle terre sulle quali Fandèa dominava. A me però sembra che se £rcole potè lasciarsi a tanto disordine, mostrò pur se stesso di assai corta vita ( i ) col mescersi alla tenerella. Imperocché se 1’ an- sidetta ivi è la stagion veramente della pubertà muliebre, ne segue, parm i, su la età virile che gli uomini vi muorano provettissimi a quaran tann i; perchè la vecchiezza e colla vecchiezza la morte tanto viene più presto, quanto il fior più sollecita degli anni. Ond’è che ivi gli uomini a tre n ta n n i avran la prima vecchiesza, a venti saranno ad u lti , e circa i quindici nel vigor più grande della pubescensa; come per le donne spunta col settimo anno l’ aurora delle nozze. £ Megastène scrive che anche i frutti ivi maturano e passano più speditamente che altrove.
(t) Nel tetto r [JMX,po(itUT£(>9V i i P>& Umga vita : il testo par chiedete
MtfOjStVTtpOy onde averne u temo che ne abb ia» p roem ato .
O T T A V O *5gf . Gl* Indiani contano da Bacco fino ad Androco»
to cento cinquanta tre re , e seimila quaranta dueanni. In questi si ebbe tre volte ia lib e rtà .........(1)poi per trecento anni, e quindi percento venti. Dicono ancora che Bacco precedette Ercole per quindici secoli, e che uiun altro portò ia guerra nelle Indie: e nemmen Ciro il figlio di Cambise, quantunque la portasse Ciro contro gli Sciti, e sia stato o- perosisnmo infra tutti i monarchi deli’Asia. Ma che vennevi alfine Alessandro, e dovunque venne la sottomise colle arm i, ed avrebbela sottomessa anche tutta se l’ esercito suo volea seguitarlo. Del resto che nemmeno alcun Indiano fu mai spedito fuori della patria a far guerra; perchè la giustizia noi vuole. Intorno alle Indie si narra pur questo: vuol dire che gl’ Indiani noo ergono monumenti a chi muore; persuasi che le virtù e gl’ inni, onde le virtù se ne lodano, propaghino abbastanza la memoria de’ mortali.
Non è poi facil cosa definire con numero certo le cittadi Indiane per la moltitudine loro. Quelle che in su i lidi sorgono de* mari o de’fiumi con form i te di legno, perchè fabbricate di mattoni non dureria- no gran tempo per 1’ acqua che diluvia dal cielo, o •bocca da*fiumi ed inonda; ma le altre edificate in luoghi propizj, eminenti, e sublimi veggonsi ordinate con mattoni e cementi. La più grande è Palim- botra, città de* Gadrosj nella confluente dell’ Eran- noboa e del G ange, fiumi ambedue; ma l’ ultimo è il massimo, e l’altro è il terso de’ fiumi Indiani, e perciò maggiore anch’esso di a ltr i, ma non del Gange ; nel quale anzi scarica ie acque. Megastene dice che la città , dove piò se ne «tende l’abitato, tiene l’ uno e l’altro lato lungo ottanta stadj, ma è larga solo di quindici: che è cinta con fossa, ampia sei p letri, e profonda trenta cubiti, e di mura insieme nelle «jjuali sono cinquecento settanta torri, e sessanta quattro porte. L’altra gran rarità delle Indie è che tutti gl’ Iudiani son liberi e aiuo serve ; nel
(t) li testo <jni tem bn mancante.
<260 L I B R Oche con quel popolo somiglia il popolo di Sparts. Ma in Sparta gl’ ilòti sono mancipj; e vi servono; laddove nelle Indie nè l’ Indiano, nè altri vi è schiavo .
8. Dividonsi gl’ Indiani in bette ordini principalmente . D i questi il piò piccolo in numero ma più riverito per grado e stima è quel de’ Sofisti. Liberi da opere manovali, e lìberi da travagli e pesi comuni non hanno altra incumbenza da quella di por* gere sagrifiz) agl’Iddii pel pubblico degl’ indiani: e se un privato anch’ ei vuol far sagrifizj; debbo un qualche sofista sopraintendervi, quasi in altro modo non piacciano in cielo. Son essi gli unici che conoscano nelle Indie la Divinazione, nè concedesi praticarla se non a’sapienti. Vaticinano sul corso dell ’anno, e so dee sorgere pubblico male: nè vaticinano su’ casi de’ privati sia che là divinazione non discenda alle picciole cose, sia che noi pensino degno di lo ro . Se alcuno sbaglia per tre volte i presagj, dee, eenz’ altro m ale, tacere nell’ arte sua per sempre; e niun pnote obbligarlo a lasciare il silenzio, quando siavi condannato. Stann’ essi nudi questi sapienti, nell’inverno all’aperto sole, ma nella state, quando il sol cuoce, in luoghi bassi e freschi appiè de’grandi arbori: de’ quali (tanto ve ne son spazios i!) taluno al dir di Nearco getta un’ ombra larga di cinque plettri; sicché mille persone vi si posino. Mangiano i cibi delle stagioni, e la scorza degli arbori nutritiva, e dolce, nommen eh» i fratti delle palme .
9. Dopo quel de’ Sofisti vien l’ordine degli Agricoltori , assai numeroso nelle Indie. Non han già questi le armi per la guerra , anzi alla guerra affatto non pensano, ma lavorano i campi, e porgono i tributi ai monarchi c alle città libere, quante ve ne sono. Quando i popoli insorgono l’ un contro l’a ltro , non lece toccare gli agricoltori, nè devastarne le terre : tanto che tranquillissimi arano, vendemmiano, potano, o metono, quantunque la guerra sia presso loro, e quei che la fanno vi si uocidano, come in-
O T T A V O 261coatra, a vioenda. Spettano alla terza classe nello Indie i mandriani, pastori e bifolchi, nè questi haa sede ferma ne’ villaggi o nelle città , ma la permutano, come i pascoli, e vivon pe’ monti: anch’ essi danno pn tributo de’ bestiami j e fan per que’luoghi la caccia de’volatili, e delle fiere. Quarti eieguono mercadanti ed artieri, tributar) t a t t i , ciascuno per l’ arte sua colla quale ministrano alx pubblico, se ne eccettui li fabbri di arme i quali son anzi dal pubblico stipendiati. Inchiudonsi in tal quarto genere facitori di barche e barcaiuoli, quanti vanno con esse navigando i fiumi. La quinta Glasse è quella de* Militari: prossimi questi di numero agli agricoltori, ma più brillanti e più liberi, non operano che nelle azioni sole di guerra: del resto altri fa le armi, ed altri tien pronti per loro i cavalli : e nel campo ev- vi pure chi assiste ai cavalli, chi forbisce le armi, chi mena gli elefanti 1 chi appresta i carri 0 li guida . Essi quando è guerra , guerreggiano ; ma in pace vivonsi lieti coti pubblico soldo, ampio da sostentarvi comodamente anch’ a ltri. Hanno il iesto luogo gl’ Ispettori che chiamano, e questi osservano tutto dentro e fuori dell’abitato, e ne dan conto ai monarchi se a’ monarchi soggiacciono i popoli, o se liberi sono, ai lor magistrati, Non debbono rapportare il falso, nè mai veran Indiano ebbe taccia di mentitore . I settimi finalmente deliberano su’ pubblici affari co’ sovrani, o co’ magistrati nelle repubbliche : sono questi pochi di numero, ma cospicui infra tutti per giustizia e per senno : è di loro si scelgono principi, legislatori, prefetti, tesorieri, duci di armato navali e te rrestri, e questori, e capi di Agricoltura . Interdiconsi a vicenda i matrimonj tra quei di più classi come tra gli agricoltori e gli artefici; e niun puote professare due a r t i , nè passare da una in altra classe , mutandosi di agricoltore in pastor»0 di pastore in a rtie re . Solamente si concede giu- gnere da ogni classe, alla classe de* Sofisti : perchè non lievi ma penosissime sono le cure di questi Savj più eh? quelle di tu tti.
s 6 i L I B R Oio. G l'Indiani fan la caccia delle fiere come £
G reci; ina la caccia loro degli elefanti a niun’altro, •ornigli*, come oemmen gli elefanti somigliano agli altri bruti. Scelto on luogo piano, aprico, idoneo dti alloggiare una grande arm ata, lo cingono intor- no intorno di fossa larga cinque cubiti ( l) ed alt» quattro: ammassano all uno e all'altro lembo della fossa la terra che scavano , e ne formano come un doppio recinto. Poi miI recinto esteriore sbucan per •e delle nicchie, e vi lasciano de’spiragli pe 'quali giunge la luce, e vi osservano gli animali quando si accostano e passano la trinciera entro cui tengon- •i ad arte tre o quattro femmine elefanti, le più manso e maneggievoli. Non vi è su la fossa che nn transito per un ponte, il qual copresi con terra e •trame in copia; sicché nè il ponte sen veda, nè vi •i tema d'inganno: nemmeno i cacciatori danno a vedere sestessi internati ne’ lor penetrali. Gli Elefanti indomiti non si avvicinano di giorno all’abitato: ma tutta la notte girano e pascolano a torm e, seguendo il più generoso infra loro, appunto come le vacche seguono i tori. Ma vicini fatti al ricinto non sì tosto v’odon la voce, e l ’ odore vi fiutano delle lor flamine; correndo vi s’ indirizzano : e tanto aggiransi intorno ia fossa finché imbattoosi al ponte, e trapassano. Gl’ insidiatori sentitone il transito, immantinente chi recide il ponte; e chi vola a’ villaggi vicini per annunziarvi gli elefanti rinchiusi. Alla nuo- va i popolani montano gli elefanti più bravi, e più dimesticati; e s’avviano al recinto, non però vi danno al giunger primo la caccia. Aspettano che là fame innanzi travagli, e la sete raumilii gli aspri prigionieri. E quando par loro che ne stieno a mal termine; ristabiliscono il ponte, ed entrano la trin cera . E sa le prime vi è dura pugna tra gli Elefanti domestici e i non domestici; ma poi gli ultimi,
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(■) Nel tetto li leefge O^yvtSC orgia> voce ambigai la quale ora lignifica passo, ora sei piedi, ora t.c p a i, ora la et tensione da mino a mano , comp ito v i arche il petto . Facio antico ed elefante tradotto» latino di Arriana Interpreti questa vece per subito.
O T T A V O a63affamati, scoraggiti, com’è varisimile « ne ton vinti. Allora i cacciatori scesi a terra inceppano la sommità de'piedi ai vinti: e fan cenno agli Elefanti domestici che gl* investano colle percosse, finché sopraffatti ne stramazzino a terra.
11. In tale stato gl’ intorniano, gl’ incavezzano, li montano, prostrati ancora : e per non esserne scossi dal dorso nd soffrirne altro male, ne intagliano con ferro acato il collo intorna intorno, ed internano nel taglio la capezza, onde tenerne ferma testa e cervice , perchè se indocili la travolgessero, ne sarebbe la ferita straziata dalla corda. Così tenuti, conoscon- si vinti al paragone, e lasciansi menare dagli elefanti domestici per la fané . Gli elefanti troppo freschi, o non baoni, concedesi che tornino alle sedi loro . Menati nell’ abitato quei che ton presi, vi sono pasciuti con erbe e verdi germi : e se sconsolati ricusano il cibo, li circondano , li riconfortano con inni, eoo timpani, e con cembali , sonando e cantando. Imperocché gli elefanti dan segno d 'in telligenza più che ogni altro animale. E taluno d’essi ha presi e portati a seppellire gli nomini che erano lor sopra, se morivauo io guerra} taluno gli ha difesi cadnti in terra; tal altro ha per loro in tale stato iqcontrata la morte : e chi si uccise ancora per pentimento e rammarico di aver tra la collera ucciso chi lo condaceva. Io stesto ho vednto nn elefante che tonava di cembalo, ed altri elefanti che ne danzavano al tuono. Aveva il primo due cembal i , acconci l’ ano per parte ai piè dinanzi, ed uno alla proboscide; e regolatamente batteane colla proboscide or l’ uno or 1 altro dei due che teneasi a’pie- d i. Intanto gli altri ballavano iotorno, ed alzando• piegando a vicenda i piè dinanzi, moveansi eoa armonico passo , come l'armonia del tuono indicava.
12. Gli Elefanti siéguono come il cavallo ed il bove, i trasporti di amore nella primavera, quando alle femmine loro si schiudono e soffiano alcuni spiragli presso le tempia. La femmina porta nell’ utero •edici mesi almeno, tua non più che diciotfo : par*
tì64 li I B R Otoriece come la cavalla un figlio solo, e lo'nutre e o a latte fino agli otto anni; perocché gli elefanti ne v i vono iofi.no a dugento. Beo è vero che i più p re - morono di malattia > ma la vecchiezza loro giunge fino a quegli anni (1): se infermarci di occlij; v'infondi latte di bove, e ne risanano: per gli a ltr i morbi porgi loro vin rosso, ma spargi e dimena carne porcina bruciata su le lor piaghe . Almeno così l ’ india li medica . ' Que’ popoli stimano il Tigre piti forte dell’ Elefante ; e Nearco scrive di aver veduta la pella di un tig re , e non il corpo, ma che gl’in diani gliel diceano grande, quanto il più grande cavallo , veloce e forte però senza paragone : che quando affrontasi coll’ elefante gli salta su la testa e lo strangola. Del resto, che quelle le quali noi vediamo e denominiamo Tigri non spno se non le Toe le più grandi con pelli macchiate.
Quanto alle formiche, quali se rivedi per alcuni che nascano nelle Indie, Nearco dice non averle vedute: che ne vide però molte pelli recate nel campo de’ Macedoni. Megastene tien per certissimo il racconto che le formiche scavino l’ oro, non per cercare però quel metallo, ma per aprire de’ sotterra» nei dove rinchiudersi ; come le nostre formiche , tutto che piccolissime, pur cavano alquanto di te r ra . Dice che quelle, riguardatane la grandezza, superano le volpi : e cavan la terra la qual trovasi mista d’auree particelle, e gl'indiani l ’oro ne accozzano . Egli così scrive per averlo sentito : ora siccome io non ho su questo niente d’ indubitato ; volea*
(■) I racconti di Arriano concordano colla storia naturale. TI Signor Bomarc nell’ articolo Elefanti scrive su di essi : All’elefante j ’ insegna facilmente a piegar le ginocchia per dare una facilità maggiore a quelli che vogliono salirviso p ra ..............Questo animale divenuto domestico sembra che abbia con noiil gusto per la musica: almeno si diletta del suono degl' istrumenti, impara facilmente a misurare il tempo, a moversi in cadenza, e ad unire a tempo alcune voci allo strepito dei tamburi ed al suono delle trombe. Ed assai più sotto aer.iunge: Qiiesti animali sono una cavalcatura sicurissima; né v i i pencolo che inciampino m a i . Si dice che i Komani ne avevano addestrati alcuni a ballare su la corda . . . . la durata della vita di questi animali non i ben conosciuta ; dicono alcuni che vivano fino a cento venti ed anche fino a duecento a n n i ..............1 Negri fénno commercio cogli Europei di difese di elefanti,fanno scudo colla pelle di essi, ne amano la carne e la trovano eccellente> specialmente quando ha acquistato un forte odore di salvatico .
fieri làscio d i più parlarne. Nearco fa le meraviglie su i pappagalli delle Indie , perchè sono uccelli , « dan voce come la utnana. Ma io noi do come portentoso , perchè conosco l’uccello, avendone veduti m olti, <e taluni ancora intanto che volavano . Nemmeno dirò come l’ Indiche Scimmie sian g ran d i, come belle, e come- sian prese , perchè notissime cose direi, toltane questa, che belle scimmie ci abbia ia qualche contrada. Nearco narra che ivi si dà la caccia anche a serpi macchiate e prestissime, che Pitone il figlio di Antigene ne prese una, lunga sedici cubiti, ma che gl’indiani affermano che assai più langhe sono le più graodi di esse : che i Greci Medici non trovavano rimedio -ai morsi di quelle , ma intanto gl’ Indiani ve lo apprestavano . Aggiunge che Alessandro tenea per questo presso di se li' medici più insigni delle Indie, mandato il bando tra l ’esercito che chiunque fosse morsicato ne venisse alla sub tenda: che que’ medici sanavano par gli a ltr i m ali; che di mali non sen creano molti nelle Indie per la tempera felice delle stagioui, ma sopravvenendone de’straordinarj hanno ricorso ai sofisti i quali carano quanto è capace di cura, non senza credito di lame divino .
l 3. Usano gl’ Indiani, «econdo Nearco, vesti di lino, di quello ricavato dalle a rb o ri, del quale a ltrove ho ragionato. Candidissimo è questo lino infra ta tti, seppare il brano color di que’ popoli non rilevane la vivacità del candore. Portano ona tunica la quale discende fino a mezza la gamba: ed alla tunica nn manto soprappongono che parte agli omeri avvoltesi e parte al capo. Non tatti ma i più a- giati infra loro portano orecchini di avorio. Tingono al dir di Nearco la b a rb a , e chi vuol che apparisca bianchissima, chi fosca, chi rossa, chi purpurea , e chi verde infine . I più riguardevoli per difendersi da’ raggi estivi portano innanzi di se le ombrelle. Calzano a’piè scarpe di bianco corio, vaghissime di lavoro, e con base varia ed e rta , onda apparirne più a lti .
O T T A V O «65
#66 L I B R ONon no* è la forma Indiana delle armatore. LÌ
fonti han l’arco , la ago quanto se* te sei. Appoggiatolo in te r r a , lo sottendono col piè sinistro, e r i acconCiao gli stra li, lunghi poco inen di tre cobiti, tirandone moltissimo indietro la corda : nè scindo, nè usbergo, nè s* altro vi è di più solido, resiste al tra r degli archi Indiani. Alla sinistra han lo scudo di pèlle -vaccina piò stretto s ì , ma poco men lungo della persóna. Taluni in luogo degli archi han dei lanciotti. T atti han la spada larga s ì , ma non lunga più di tre cubiti : vi dan di piglio venendosi ( e di raro vi si viene ) a corpo a corpo ; e la movono eoa ambedue le mani al colpo, per aggravarlo. I Soldati a cavallo portano due lanciotti simili ai D aonj, ma scudo piò piccolo de’soldati a piede. 1 loro cavalli non han sella, e non servono alle mosse di un freno , come è il freno de’ Greci o de’ Celti. Recano intorno la sommità della tocca strisce cucite di pelle bovina non concia, donde sorgono aculei non molto puntuti, ansi torti in dentro, di rame o ferro , o di avorio come da quelle de’ più ricchi, ma dentro la bocca recano come piccola yerghetta di ferro alla.quale si accomandan le redini. Ond’è che tirandosi le redini quella verghetta preme, e que-
fli aculei pungono, nè resta al cavallo altro che ubidire .
14. SoaO gl’ Indiani smilzi, a lti , leggieri più che gli altri uomini : van su camelli » su cavalli, su gli asini; e i più agiati su gli elefanti: ma l’ andar sovrano è là su gli elefanti, l’ andar secondario è l’essere tirato a quattro cavalli ,jSl terzo da’ camelli, e l’ultimo infiae ed ignobile affatto da un solo cavallo . Le donne le più caste, che ivi non cederebbero a presso, si ammansano pòi per un elefante: nè ciò fare è biasimo per una Indiana 4 anzi laudasi che la sua bellezza meriti un elefante. Non danno nè ricevono dote le donzelle nel maritarsi: perocché li padri ne portano in pubblico luogo tutte le nubili ; ed ivi, ciascuno, se ne scelgon la sua, li vincitori nella lo tta , nel pugilato, o nel corso, o per altra vi-*
O T T A V O *67rile eecellenia. Gl* Indiani arano e ai cihaa di pa-* ne , toltone quelli della montagna, i quali si cibano di carne di fiere. Ma su le cose Indiane bastimi a- verne dichiarate queste , flome le più distinte tr% quante ce ne descrissero Nearco e Mtgastene, pregiati autori, ansi non sieno se non come un episodio al dir mio : perocché non è questo indiritto a svolgere tutti gli usi indiani, ma debbe ora solamente far conoscere come Alessandro ritraesse dalle Indie l’esercito nella Persia.
l 5. Dopo che Alessandro ebbe pronte le navi ne* lidi dell’ Idaspe raccolse tutti i Fenici, i Ciprj, e gli Egiczj i quali lo aveano seguito nell’ altra spedizione, e le riempì di loro, e di loro scelse i remiganti e i ministri piò periti di marinerìa . Trovaroflsi in oltre nell’armata non pochi isolani, e quei della Jonia e dell’ Ellesponto, tutti versati in ehnili cose. Furono costituiti duo» delle Triremi Efestiorte di A* m inta, Leonnato di Euno, Lisimaco di Agatocle , Asclepiodoro di Timandro, Arconte di Clinia, Demonico di Ateneo, Archia di Anassidòto, Ofelia di Sileno, e Timante di Pantiado i quali ta tti eran Pel- le i. Gli Amfipolitani, duci ancor essi, furono Nearco figlio di Androtimo Cretese il quale descrisse questa navigazione, Lampedonte di Larico , ed An- drostene figlio di Caliistrato dalla Orestide Cratero figlio di Alessandro, e Perdicca figlio di Oronte ; dagli Eordei Tolommeo figlio di Lngo, ed Aristòne figlio di Niseo ; da P idna , Metròne figlio di Epicar- m u, e Nicarchide figlio di Simo: inoltre Attalo figlio di Andromene, e Stimfeo e Peucesta di Alessandro Mioze ; Pitone di Crntea; Alcomeneo, e Leonnato di Antipatro, Egèo, e Pantauco di Niccòla, Aiarite • Millea*di Z o ilo Beroese. E questi erano Macedoni tu t t i . D i Greci v’ erano Medio Darisèo figlio di Osi" temide, Eumène Cardio, figlio di Geronimo, Crito- bolo Coo figlio di Platone, Tnante di Meoodoro, • Meandro di Maijdrogene, ambedue Magnesii, All* drone figlio di -Carbeleo da Teio ; Nicocle figlia^di ?asicrate da Cipro$ Sòiio e Nttadone figli di Poite-r
o68 L I B R Ogoreoda Salamioa ; e v’ era anche nn Persiano d a - co di trireme > e questo era Magòa di Farnucheo i Onesicrito Asti paleo governava la nave del M onarca : Evagora figlio di Eucleone da Corinto era lo scriba, e Nearco figlio di Androtimo era l’ am m iraglio di tutta la fiotta. Era questi Cretese di lignaggio: ma la sua casa era in Amfipoli presso dei fiume Strimòne.
Ordinate in tal modo le cose Alessandro fe sacrificio agli Dei della patria , ed altri suggeriti dagl’in dovini, a Nettuno» ad Amfitrite, alle Nereidi, ed all’oceano stesso, come all’ Idaspe dal quale partiva , all’ Acesine ove imbocca l’ Idaspe, ed all’ Indo ove l’ uno e l’altro finiscono. Apparecchio spettacoli ginnici e musicali; e còmpartì vittime di schiera in schiera per tutto l’ esercito. E quando tutto fu pronto per la partenza; Cratero andò per ordin suo, lungo una riva dell’ Idaspe con truppe a piedi e a cavallo, marciando Efestione su la riva opposta con esèrcito più numeroso e con gli elefanti, i quali erano quasi duecento. Esso Alessandro poi menava seco i soldati con lo scudo, li saettieri, ed il reai corpo de’ cavalieri detti gli amici, ottomila in tutto. Cratero ed Efestione avean ordine di marciare innanzi, ma di attendere sempre la flotta. Filippo, il Satrapo di quella regione fu spedito lungo i lidi del- l’ Acesine anch’ egli con molte migliaia ; perchè già la milizia compagna di Alessandro formava un cento ventimila , compresovi gli nomini tra tti dalle maremme } e già parecchi spediti a far leve erano tornati a lui con barbari ed a/me di ogni genere. Egli fattosi a navigare ne andò su l’ Idaspe, fin dove l’I- daspe all’ Acesine si congiunge. Solcava le acque con ottocento navi lunghe o tonde da carico, pel trasporto di cavalli e de’ viveri. Ma io già con altro attico scritto ho narrato com’egli navigò per que’fiu- m i , le genti che sottomise in mezzo di quella spedizione, il pericolo in che venne, e la ferita che ebbe tra’ M alli, e come Peucesta e Leonnato ve lo difesero caduto a terra: pertanto ora non esporrò
O T T A V O 369con lo scrìtto se non la navigazione di Nearco dalla foce dell* Indo per l’ oceano lino al golfo Persico, detto da taluni anche Eritreo.
16. Di questa navigazione così scrive Nearco: A- lessandro sentì desiderio di correre il mare dalle la die alla Persia: inquietavalo però la lunghezza dei corso, come il poter capitare in terre deserte, im- portuose, o non provvedute abbastanza de’ prodotti delle stagioni, siochè la flotta glie ne perisse, e tal macchia, non lieve dopo le sue grandi azioni, annientasse tutta la sua felicità. Vinse in esso perà l’ambizione di far cose ognora nuove e straordinarie : solamente dubitò chi scegliere non disegoale ai concetti di lu i , e come togliere ai soldati delle navi la panra di essere in quella spedizione mandati improvidiseimamente a manifesta rovina. Nearco narra che fattosi Alessandro a parlare con lui sul trovare un capo alla flotta, a mano a mano che gli venivano in mente gli uni o gli a ltr i, quali teneali da parte come alieni da quei pericolo, quali coinè fiacchi di spirito, quali come pieni dell’ amor dell* patria , e che ad altri dava anche altre imputazioni: che per tanto Nearco esso stesso gli soggiunse: Sire io per Capo m i t i offero della tua f lo tta : ed% assistendomi il cielo , io condurrò salve le n avi, « salvi g li uom ini nella P ersia , se pure il mare ne è navigabile, e la impresa non impossibile per opera d’ uom o. 11 re non voleva ia parte dar vista di e- sporre alcuno degli amici a tanti travagli e pericoli; ma l’ amico non che ral tentarsene « v’ insistè tanto più vivamente . Ond’ è che tanto piacque la insistenza ; che il re lo elesse per capo della spedizione .
17. Tranquillosdene allora l’ armata e quanti mi* nistrar vi doveano , sembrando loro , che se non poteano restar salvi ; il re non porrebbe mai Nearco a rischio tanto evidente . Anzi la grandiosità del-» l ’apparecchio che poi sen fece, e l’ ornato delle navi , e le sollecitudini de’capi verso la milizia e 1« ciurme, furono tanti stimoli nuovi a dar loro corag-
sfo L I B R Ogio e buone speranze so ia impresa^ Giovò par molto ad inanimarli l’essere Alessandri stesso uscito dall’ una e dall’ altra bocca dell’ indo a navigare ia •ul mare, lo avere esso fatti sagrifizj a Nettuno, e agli altri equorei Nomi , e dati magnifici doni al mare medesimo; soprattutto però gli affidava la prosperità meravigliosa per ia quale non imprendeaosi da lui ae non cose che in bene ei terminassero. A- dunque cessate l’Etesie, venti periodici che ivi epi- ran tutta la estate dal mare verso la terra e vi guastano la navigazione, sciolsero dai lidi il ventesimo giorno del Mese di Agosto nell’anno di Cefisiodoro Arconte di Atene, se contiamo all’Ateniese, o se alla Macedonica e all*Asiatica, l’anno undecimo del regno di Alessandro } ma prima di sciogliere anche Nearco fe eagrificio^a Giove conservatore, e diede i giuochi ginnici.
18. Usciti nel primo giorno dal porto se ne allontanarono a seconda dell’ indo per cento stadj fino al grand* alveo che Stura si nomina : dimoratovi due giorni procederono il terzo per trenta altri stadj fino ad un altr’ alveo di fiume, salsugirìoso nelle acque, perchè il mare v’ insinua le sue, crescendo pel flusso, e ve ne lascia rifluendone ancora. Da questo luogo, che Caumana addimandasi, navigando altri venti stadj sempre a seconda del fiume, giunsero a Coreate, donde pur navigarono, ma non molto: perchè scoprivasi a fronte un gran masso laddove l’in do sbocca nel mare ; e spezzatasi 1’ onda ne’ lid i, a- sprissimi per sestessi. Adunque ove il masso era più Cedevole, scavarono un canale, lungo cinque stadj, e vi passarono al sopraggiungere dei flusso le navi. D i poi continuando il corso per cento cinquanta •tadj capitarono a Grocàla, isola arenosa, e vi stettero anche il giorno seguente. Prossimi all’ isola sono gl’ indiani, de’ quali ho pur fatta menzione nell’altro mio scritto più ampio, e li quali ckiamansi A rah j, dal nome appunto dell’ Arabio, fiume che vassene al mare, scorrendo per Je terre loro, anzi dividendole dalle terre degli O riti. D a Crocala ri-
O T T A V O 271presero il viaggio, avendo a destra il monte Irò , ed » sinistra un’ isola paludosa la quale sporgesi inverso del lido, e formavi no picciolo golfo. Passati per questo vennero ad an porto assai placido, coi Near* co .il porto lo denominò di Alessandro per l’ampiezz a , e per la bontà. Lontana quanto due stadi, da questo asilo di navi ecci una isoletta chiamata Bibat- t a , ma tutto il paese è detto fiiangàda. £ questa iso> letta opponendosi al mare, questa forma quel porto. Qui continui e gagliardi spiravano i venti del mare; ond’ è che Nearco temendo che un qualche branco di barbari non si concertasse e volgesse a predare l’a rm ata , cinse intorno quel lpogo con muro di sassi. Fu questa dimora di ventiquattro giorni, e Nearco scrive che i soldati si diedero in busca di sorci marini e di ostriche, ivi chiamate Solene , ma grosse straordinariamente, se a quelle si paragonino de’ nostri mari; e che intanto vi bevvero acqua salmastra.
19. Sedatosi il vento, tornarono in mare, e dopo sessanta stadj presero terra in un lido arenoso: incontro sorgegli un’ isoletta , ( Doma ne è il nome ) deserta sì, ma che riparalo; e vi posarono. Non erano acque nel lido, ma inoltratisi circa venti stadj entro te rra , ae trovarono delle eccellenti. Nel giorno appresso navigarono fino a notte trecento stadj verso Saranga: e fermaronsi presso ad un lido che avea lontane le acque otto s£adj. Donde rimettendosi in corso approdarono a Sacala, luogo deserto. D i quivi passati fra due scogli tanto vicini fra loro, che toccavansi co’ remi di qua e di là della na 'e , ed avanzatisi per trecento stadj furono ne’ Moronte- bari in porto ampio, cupo, tondo, non fortunoso, ma stretto di bocca, chiamato da’ paesani porto delle Donne, perchè una donna signoreggiò la prima in que’ luoghi. Dopo il transito tra que’scogli tro- varonsi tra flutti e tra muggiti più grandi di inare; nondimeno assai parea loro gran cosa quel transito. Nel giorno appresso viaggiarono avendo a sinistra una isoletta ma così prossima ai lidi, che non parea quella staccata da questi se non per un fosso . Set»
L I B R Otanta furono i stadj viaggiati, e que’ lidi erano fol- ti di arbori, e quell’ isola ombrifera ovnnque. Sa l ’ alba uscirono dall’ isola ma per un alveo angusto , perchè le onde refluivano ancona: e proceduti bea cento venti stadj, entrarono nella foce del fiume A- rabio il porto che ivi trovasi, capace e ben fatto, ma sfornito di acque bevibili, perchè nella foce il maro col fiume confondesi. Ma corsi innanzi quaranta sta- dj a ritroso del fiume, e giunti ad un lago vi prò- videro l’acqua, e retrocederono al porto. Sovrasta a questo un’ isoletta a lta , deserta, abbondevole intorno d’ ostriche e pesci d’ogni maniera. E fio qua si stendono ed abitano gli Arabj, ultimi delle Indie: piò oltre è degli O riti.
20. Levatisi dalla foce dell’ Arabio costeggiarono intorno gli Oriti: e dopo dugeato stadj si ancorarono (consentendolo il luogo) presso di una rupe ia Vagala. Or così stando in mare le navi, altri ne andarono a far acqua. Nel giorno appresso entrati a prim’ alba in cammino, e continuatolo per trecento stad j, giunsero verso sera a Gabàna, e fermarono lo navi rimpetto di una-riva deserta ma in alto mare, per essere quella tutta interrotta e scogliosa: tanto più cauti .che in questa navigazione erano stati investiti da un gran vento di mare, e ne erano perite due barche lunghe ed una da carico, sebben gli uo- mini se ne salvassero a nuoto, come non lontani da terra . Circa la mezza notte ripreso il viaggio avart- aarono finoaCocàla, lontana dugento stadj dal loco donde venivano. Or qui Nearco, ancorate in mare le navi, fe scendere , e ne attendò su la terra le milizie, assai travagliate dal mare e desiderose di ri* poso; trincierandone gli alloggiamenti per cautelarsi da’ barbari. In questo luogo Leonnato incaricato da Alessandro degli Oriti avea vinti con segnalata azione essi e quanti gli sostenevano, uccidendone seimila e tutti i capitani con perdervi appena quindici a cavallo, pochi appiecle, ed Appollofane Satrapo de' Gadrosj. Ma già. nell'altro mio scritto ho raccontato un tal fatto e come Leonnato tra’ Macedoni ne
fti rimunerato da Alessandro con corona di oro. B qui pure dietro l’ordine di Alessandro teneansi pronti i grani per la flotta, e tra dieci giorni furono imbarcati. Ristorò Nearco le navi fin qui danneggiate , e dati a Leonnato per fanti taluni de’ suoi, non buoni pe’ servigj di mare, ne trasse in mare altri di que’ di Leonnato.
a i . Partiti con propizio vento eorsero cinquecento stadj, e giunsero ad nn fiume pari ad un torrente . Tomìro è il nome del fiuqse : trovasi nella imboccatura uno stagno, e tra ’l guazzoso del lido, capanne anguste, abituri di uomini. Maravigliaronsi questi al vedere i naviganti, e si affilarono sul lido, pronti a ributtameli se vi sbarcavano. Eran secentQ di numero, e tutti con grossi pali, lunghi sei cubiti , aguzzati con arderli al fuoco, non con armarli di punte di fe rro . Nearco vedutili fermi e schierati e con que’grossi lor pali valevoli da vicino, m& non terribili da lontano, fa movere alla volta loro le navi, finché si giungesse col tiro de’ dardi alla riva . Intanto dispone che a un segno dato saltino nuotando ad inseguirli tutti i soldati più spediti di persoua , o di arm e, o del nuoto, con ordine che chiunque giunga il primo a terra fermisi in acqua e v’aspetti i compagni, nè combattano se non riuniti in squadra a tre fila. Dopo ciò corrano e gridino, e tempestino. Adunque datone il segno ecco quei che v’ erano destinati balzare in mare, uscir di nuoto, ordinarsi, squadronarsi, e correre tra l’urlo di guerra al nemico; mentre l’urlo pur della guerra innalzavano anch’essi altri dalle navi, e tiravano strali dalle macchine. Spaventati i barbari dai lampi dell’armi e dalla rapidità dell’ assalto, e bersagliati insieme dai colpi degli archi e di altri istro- menti, si diedero seminudi com’ erano, immantinente alla fuga senza resistere affatto : ma quale ne fu ucciso, e qual preso, e quale svanì tra la fuga sui monti. Aveano i prigionieri corpo irsuto, e capellatura ed unghie da fiera. Intanto che valeansi, di- oeano, delle unghie corno di ferro, a scindere e pre-
A rriano.
O T T A V O « 7 3
274 t i I B R Oparare i pesci ed i legni men dori : tagliavano le altre cose con selci acute, ignari del ferro , e vestivano pelli di belve o di gran pesci.
22. Nearco traòse a terra in questo luogo, e vi risarcì le navi malconce; ma nel sesto giorno riprese il viaggio , e navigati trecento stadj giunse ia terre (Malana ne è il nome) che erano le nltime degli O riti. Vestono gli O riti, lontani dal mare, come gl’indiani, e come gl’ indiani son prodi nella guerra: ma variano nella lingua e nelle leggi: la navigazione intorno gli Arabj, a prenderla dal suo principio fìnO all’Arahio, è lunga mille Stadj, ma mille e seicento dall’ Arabio fin dove sono gli Ori- t i . Nearco dice che finché navigò d’ intorno le In die , come ci avea fin qui navigato, le ombre non serbavano sempre un tenore: che quando inoltravasi in mare alla parte di mezzogiorno le ombre anch’es- ee a quella parte si dirigevano: ma che quando il sole formava il mezzo della giornata, tutto vedeasi privato affatto di ombre : che le stelle che prima ve- deansi in a lto , o si occultavano in tutto, o vedean- si prossime a terra ; e vedeanei ora tramontarne ora rinascerne altre , state per addietro sempre visibili . Nè a me pare inverisimile quanto scrive Nearco: imperocché in Siène di Egitto si addita un tal poz- bo che nel solstizio estivo sul mezzogiorno rimane privo di ogni ombra : anzi in Meroe nel tempo stesso resta privo di ombra ogni corpo (i) . Ond’ è consentaneo che ancor gl’indiani come meridionali provino anch’essi le uguali vicende , specialmente nel mare Indiano secondo che più si estende a mezzogiorno. Ma ne basti il detto fin qui.
23. Agli Oriti sieguono i Gadrosj, ma più dentro te r ra , Alessandro pas6Ò coll'esercito per mezzo di essi, eoa tanta difHcoltà che vi sofferse in un tempo più mali che ia tutta ia guerra; come ho già di-
fi) Ora l tiotircimo d ie i co-ri o popoli rn* quali il sole trovasi perpendicolare nel mezzogiorno non danno in Questo tempo a vedete ntun’ o m ira dipendente dai lor co rp i. A tale fenomeno soggiacciono ne' vati tempi i popoli compresi fra i dne trop ic i.
O T T A V O a 75e t in rato nell’altro mio scritto piò longo. Più sotto* a ’Gadrosj abita presso al mare la gente detta degl’i t tiofagi . Nearco navigò d* intorno di questa : scioglien-
-do nel primo giorno all’ ora di terza si raocolse do* po un corso di secento stadj a Bagisara. ì) quivi un porto assai buono, e Pasira, un ridotto di Fasireesi, dista dal mare sessanta stadj. Nel giorno appresso movendosi più per tempo ancora, costeggiarono un promontorio , alto , d irotto, e stesissimo in mare. Fermarono nel giorno «tesso le navi su l’ ancora, perchè il lido tanto rovinoso teneale lontane, m a scavaron dei pozzi, e vi ebbero acqua malsana, ma non poca. Andarono nel dì seguente per dugento stadj a Colta: donde levatisi all'alba vennero con altri secento a Calamisa, un abitato prossimo al mare. Eranvi intorno poche palme, ma co’frutti ancor verd i: e dal lido vedeasi a cento stadj un’isoletta, Car- nini chiamata. Quivi gli nomini di quell'abitato porsero a Nearco doni ospitali di pesci e di pecore: delle quali la carne, come quella degli uccelli mar in i, sa pur essa di pesce, perchè di pesce si cibano; non essendovi erbe in que’ luoghi. Navigati nel giorno appresso dugento stadj, rimasero presso ad un lido ove sorge un villaggio, discosto trenta stadj dal mare. E Cisa è il nome del villaggio, Garbi è quello del lido. Quivi trovarono barche come di pescatori poveri, ma non i pescatori, fuggiti al vedere la flotta che si accostava. Quivi non era frumento, e già il frumento in gran parte era venuto meno all’ armata . Adunque portaronsi delle capre, e viaggiarono.
24. Aggiratisi attorno di un promontorio alto e sporgente ben cento cinquanta stadj in mare, vennero ad un porto, sicuro dalle tempeste. Mosarna erail nome del porto, ed eranvi acque e pescatori. Di qui dice Nearco che navigò con essi per guida un Gadrosio, chiamato Idròce, ii quale promettea condurli nella Garmania. La navigazione di quivi al seno Persico ha meno di disagi, e più nome. Partiti tra la notte da Mosarna inoltrarono per settecento cinquanta stadj al lido Balòino: e da questo per quat*
276 L I B R Otrocent’altri al villaggio di Barna. Qai le palme a b bondano e gli o rti, e negli orti e mirti crescono e fiori de’ quali ai fanno ghirlande : e qui come in primo Inogo videro piante innestate, ed uomini non a£- fatto selvaggi. Di poi proceduti per altri dugento stadj fino a Dendrobosa, ancorarono in mare le navi , ma rimessele circa la mezza notte in viaggio , pervennero dopo quattrocento stadj al porto di Co- fan to . Vi erano de’ pescatori con barche picciole e triste ; nè le moveano già tenendo e menando i remi alla G reca, ma rovesciavano con essi quinci e quindi le acque sul fiume come chi zappa la terra . Somministrava questo porto buone le acque ed in copia. H a partitine circa la prima vigilia si spinsero otto- cento stadj più innanzi, infino a Giza. Erane il lido deserto e straripevole ; ond’ è che ancora tisi in mare , fecero su le navi la oena. D a questo luogo giunsero dopo cinquecento stadj ad una. cittadella posta non luDgi dal mare sopra di un colle. Concepì Nearco che ivi si seminassero campi, e disse ad Archide, l’ uno de’ Macedoni celebri, Pellese, figlio di Anas- sidoto, e compagno suo di quel viaggio, che dovean sorprender quel popolo : perchè, richiestone, non darebbe spontaneo i grani; nè potessi pensare ad espugnarlo; il che ricerca assedj e tempo, ed essi già penuriavano. Che poi la terra ivi producesse de’gra- ni lo argomentava da’ pagliari che vedeansi non lungi dal lido. Concluso ciò per lo meglio, fa disporre (ed Archia doveali disporre) i legni come per navigare; ed egli rimasto con un legno solo vassene ad osservare la situazione . E conciossiachè venivano verso la c ittà , tutto amichevolé in vista, ne ebbe in dono frutti di palme, confezioni, e tonni cotti al forno per essere ii popolo, l’ ultimo di que’ veduti che viveano di pesce, quantunque noi mangiava se crudo. Egli significò di aver èaro il dono , ma gradire insieme di veder la città loro : e così quelli permisero che v’ entrasse . Entratovi, lascia due saet- tieri di guardia alla picciola porta , e va con due a l tr i , e coll’ interpetrs al muro che era in quella
O T T A V O ajrjrparte , e dà il segno concertato a quei delle navi, perchè avutolo appena, eseguissero ciocch’ erasi pre« ordinato. A tal vista accostarono i Macedoni le navi , e ne saltarono solleciti in mare ; ond’ è che spaventatine i barbari corsero alle arm i. L'interpetre allora fece intendere che dessero il grano; e sarebbero salvi. Negarono questi di averne» è si diedero a salir su le mura ; ma ne furono risospinti dagli arcieri di Nearco i*quali saettavano da bonissimo luogo . Vedendosi dunque la città già presa, e già su1 essere saòcheggiata, raccomandansi a Nearco, che non la devasti, ma prenda il grano, e ritirisi. E Nearco fatte guardare per Archia le porte ed il muro contiguo, manda chi epii sul frumento, perchè mostrisi tutto , senza occultarne. Or mostrarono i barbari assai di pesce rostito e macinato, ma bea poco di frumento e di orzo ; perocché teneano per pan comune quello di pesce, ma per vivanda quello di grano. M ostratogli tutto» providesi di frumento secondo la circostanza.
25. Quindi imbarcatosi venne ad on promontorio che Bagla chiamano» e tengono i paesani per sacro a l sole : ma levatosene circa la mezza notte corse oltre mille stadj fino all’ottimo porto di Talmena, e dipoi per altri quattrocento fino a Ganasida, città deserta. Ivi trovarono a sorte scavato un pozzo, 0 agresti palme natevi attorno: ond’è che recisene le cime sen fecero il c ibo, spintivi dall’ inopia in che erano del grano. Se non che malconci dalla fame rinavigarono tutto un giorno ed una notte, e trova- ronsi presso di un lido deserto : ma Nearco tenne le navi su le ancore io alto mare per timore che i suoi ornai troppo disanimati, non lo abbandonassero, se smontavano a terra. Raccolte le ancore vogarono per settecento cinquanta stadj fino a Canate, guadoso e •fossato ne’ lid i. Adunque passarono per ottocento stadj fino ai Troesi ov5 erano piccoli e tristi villagg i , derelitti dagli abitanti; trovarono frutti di palme e poco frumento : e sorpresivi sette cameli gli ma* celiarono e. mangiarono. Ravviatisi all’alba naviga*
278 L I B R Orono trecentò stadj, e toccarono a ì)aghesira; soggiorno di pochi pastori. Entrati di nuovo in cammino remigarono tutto un giorno e tutta una notte, senza mai riposarsene: e così dopo ancora mille cento stadj in mezzo a mille disagi per la penuria de* viveri, uscirono da’ confini degli Ittiofagi. Gittarono però le ancore in m are, e non preser la spiaggia , perchè troppo era d irupata. '
26. In tutto, la navigazione intorno gl’ ittiofagi fa poco più lunga di dieci mila stadj: e que’ popoli son così detti dal pesce del quale si nudrono. Nondimeno pochi infra loro seguono la pesca: pochi fan barche, e procacciansi 1 arte onde seguirla. Imperocché la gran copia di pesce la forniscono ad essi le acque che rifluiscono; e per questo fan delle reti , grandi per lo più due stadj, e le apprestano con scorze di palma, rinvolte a guisa di fili . Quando il mar si ritira e la terra che è sotto riapparisce, la parte che restane inaridita, resta quasi tutta senza pesce ancora : ma nella parte che è concava si riman- gon delle acque, e con le acque, pesci a dovizia grossi e minuti: sa questi allora stese le re ti, ne mangiano crudo il più molle, quale lo cavano dalle acque: ma l’ altro più polposo e più duro lo disseccano al sole, e disseccato lo macinano, lo polveriza- no, e ne fan pane, o pastelli ancora da cuocerne. In quel clim a, mangiano secco pesce anche i bestiam i, perciocché , manca no i p ra ti, né la terra verdeggia di erbe. Vassi in più luoghi in cerca di granci, di ostriche, di conchiglie. Il sale vi si trova* spontaneo , e dal sale fan- l’olio. Altri abita terre deserte , prive di piante, e di frutta coltivate : e questi non vivono che di pesce. Pochi infra loro sementano picciolo tra tto , onde usarne il ricolto come vivande, col pesce che è pane.
27. Così poi si apprestan le case. I più agiati quando il mare spinge in secco le balene ne raocol- gon le ossa, e le usano come legname, formando dalle ossa più ampie le porte. I più poveri fan colle «pine di pesce i loro abituri. Ma di balene e p«sci
O T T A V O 379'troppo ve ne sono più grandi in quel mare fuori la te rra , che nel nostro alla terra intermedio.
Anzi Nearco scrive,, che nel partire da Ciza furo* no su l’alba vedute delle acque sollevarsi alte dal mare come portate dalle procelle (1) : che sbalorditine i suoi dimandarono ai capitani qual disastro mai fosse quello e da chi suscitato; e che sentitone, essere le acque baiente al cielo dal soffio delle balene le quali passavano il mare, lasciaronsi per lo spavento cadere di mano i remi : che fattosi egli stesso a confortarli, « raccendere comandò nel procedere a quella volta, di ordinare in linea le navi, come per la battaglia, e di vogare a furia con fracasso di grida e di remi : e che per tal modo rinvigoriti, dieronsi tutti com’ erano comandati a solcare le onde : che quando furono presso a que’ mostri, allora propriamente fecero grande il fracasso col tuon confuso degliurli, delle trombe, e dei remi; tanto cheli mostri che vedeansi verso la prora, spaventati ca- laronsi a fondo. Riuscirono poco di poi verso la popp a , sbuffando di nuovo alle stelle immensi volumi di acqua ; ma già tra9 naviganti menavasi festa, per lo «campo impensato, e plaudivasi alla saviezza, ed alla magnanimità di Nearco. Talvolta qneste balene si fan prossime a terra , e v’ inarenano pel riflusso delle acque; e tal altra vi sono balzate da fiere tempeste. Così morendo vi si corrompono e marciscon- • i , e ne sopravanzan le ossa , adoperate in que’ luoghi nel fabbricare, le grandi de9 lati per trav i, le minori per tavole, e quelle delle mascelle per chiusure di porte; giacché per lo più le ossa dell* mascelle son venticinque cubiti larghe.
28. Dopo trascorse le spiaggia degl’ Ittiofagi, udirono parlare di un’isola disabitata e lontana dal continente cento venti stadj. Nosala la chiamavano i
fi) Propejanpflte da tu rb in i, o trombe e sifoni. 11 Sig. de Bomare nel*)* Articolo su le Balene scrive: Tutti gli animali del genere delle balene hanno sopra il capo un# o due/orami per cui giitano in forma di zampillo o fontana l'acqua che auno ingoiata* Queite aperture dir si sogliono sfu - UlOji »
280 L I B R Ocirconviciai, e credeania sacra al sole ; di talché d ì o
d o avea cor di accostarvi*!', e spariva se vi si a c costava : e Nearco scrive che una nave sua eoa ca rico di Egiziani divenne pur essa invisibile noa lungi dall’isola , ma che i duci della navigazione riferivano accaduto ciò perchè quei della nave erano per ignoranza andati fin su la terra: che per questo, esso Nearco spedì una barca di trenta remi affinchè girasse lido lido intorno dell’ isola senza smontarvi , pronunziando intanto con altissime grida il nome del capitano, o quel di a ltr i , anch’ essi. ben noti : che veduto come niun vi sentiva, dirizzò la barca egli medesimo all’ isola , e fattavela approdare da9 nocchieri che ne torneano, e sbarcatone , fe conoscere vana la novella che divulgata se ne era. Scrive similmente aver udito ancora che l’ isola era il soggiorno di non so quale delle Nereidi; perocohà ta- ceasene il nome : che la ninfa, come altri giungeva nell’isolas mesceasi con esso, e trasmutatolo poi di uomo in pesce, lo affondava nel mare: che il sole «degnato perciò colla Nereide le intimò di lasciare la isola : e colei consentì che lascerebbela ; ma pregò quel nume di essere liberata dal mal talento pel quale scacciavaia ; e compiaciutane, e fatta pietosa rendè uomini nuovamente quelli, che di uomini a- vea pesci renduti, e che da qoesti erano derivati g l 'i t tiofagi infino ai tempi di Alessandro. Ma sebbeneio tenga per arduo lo smentire vecchie tradizioni s non approvo però che Nearco spendesse tempo e sapere su le anzidetto, altronde non molto difficili da confutarle. D i là dagl'ittiofagi verso terra abitano i Gadrosj in luoghi arenosi e cattivi : e fu in questi che Alessandro e sue genti ebber tanto disagio, come nell’altro mio scritto ho narrato (1).
29. Venuta la flotta dagl' Ittiofagi nella Carmania tennesi a prima giunta in su l ' ancore perchè la riva sporgeasi dirottissima in mare. D i là mossosi' per costeggiarla non dovette già tenere il corso propria-
(1) Vedi lib. f. f. 17.
O T T A V O a8vmenta Terso 1' occaso, ma le sue prore guarda vana tra 1’ occaso e le orse: e più verso le orse, ciocché fa conoscere» perchè sia la Garmania più arborata e fruttifera , e più irrigua ed erbosa, che non le terre degl’ittiologi e degli O riti. Approdati a Ba- dinoro , luogo popolato della Garmania, pieno di |jra- n i, di viti eccellenti, e di piante gentili, tolto 1 ulivo, poi navigarono per altri ottocento stadj finché vennero ad un porto deserto. Videro da questo un gran promontorio, esteso un buon tratto entro mar e , e lontano, per quanto concepivano, da loro per la navigazione di un giorno . I periti de’ luoghi d iceano che era un promontorio di Arabia, denominato Macèta ; e che di là soleansi portar nell’ Assiriail cinamomo, ed aromi consimili. Or tra questo promontorio tanto avanzato infra l’onde e tra la spiaggia presso cui la flotta stette ancorata internavasi a parer mio come di Nearco, ed è ben verosimile, il mare detto Eritreo. Vedutolo, Onesicrito consigliava dirigersi a quel promontorio per non pericolare costeggiando in quel golfo: ma Nettrco soggiunse che egli era ben piccolo se non comprendeva il disegno di Alessandro nello spedire la fiotta: non aver quel magnanimo messa in mare un’armata per la impossibilità di salvare tutti viaggiando sul continente , ma sibbene per voglia di conoscere navigando le spiagge, i porti, le isole , i golfi, le città di Marémma, e le terre coltivate o deserte. Pertanto non dover essi ornai sul fine dei travagli, venir meno all* impresa, molto più che allora non penuriavano il vivere; e poteasi temere che quella lingua di te rra , come troppo stesa a mezzo giorno, fosse ancora troppo investita dal sole, e senz’acqua e senz'uomini . Così prevalse Nearco : ed io ben credo che per tal consiglio salvasse la flotta; correndo fama che quella punta e la terra vicina sia tutta inaquo- •a e solinga; laddove essi, sciogliendo, navigarono lungo la spiaggia contigua.
3o. Corsi settecento stadj approdarono ad un lido detto Neottàna: ma ripartiti tu l’alba vennero dopo
un cento stadj presso al fiume Anami. Armozia chiamasi la regione, amichevole e ferace di ta t to , se non degli ulivi. Sbarcativi pieni di trasporto, si ristorarono dal lungo travaglio mentre ricordavano i mali sofferti per mare, e la tanta penuria lungo le terre incoltissime degl’ Ittiofagi, anzi bruti che uomini . Taluni » sbandatisi dall’ esercito, s’ inoltrarono dai lidi entro terra in cerca gli uni degli altri. Or qui venne loro veduto un tale colla clamide, anzi con tutto l’altro apparecchio alla Greca, e che Greco ancora parlava : e miratolo, ne - lagrimarono ; sembrando loro come un portento il rivedere dopo tanti mali un Greco, e la Greca lingua riudire. Fattisi ad interrogarlo, donde, e chi mai fosse; disse che erasi distaccato dall’ esercito di Alessandro, e che Alessandro e l’esercito non eran lontani. Ond’à che acclamando e festeggiando menano un tal uomo• Nearco, e ratifica ogni cosa, e come il sovrano e 1’ armata distavano per sole cinque marce dal mare . Ed esibitosi d’ indicare il prefetto della regione , lo indicò, talché Nearco si consultò eoa questo su la maniera di andare al sovrano ; di poi si condusse alle navi. Al sorger dell’alba fe tirare a terra le navi sul disegno di risarcirne le afflitte dalla navigazione, e di lasciare in quel luogo il più della milizia; e le cinse con doppio steccato, con maro di loto, e con fossa profonda, e continua fin sa la spiaggia dalla riva del fiume, ov’erano state coni- dotte .
*3 l. Or lai così disponendo, il prefetto della 'regione e li9 intendere come Alessandro era inquieto sul destino della flotta, concepì che avrebbene assai merito se primo gli annunziava la salvezza di essa e di Nearco, anzi che Nearco tra non molto sarebbe alla regia presenza. Pertanto per brevissima via venne, e gliel disse. Non credette Alessandro per allora ; ma pure gradì la nuova, come è ben verisimile:passavano dei giorni, nè trovava riscontro ne’tempi indicati, e perchè spediti prima alcuni e quindi alr.
s8a L I B R O
appresso però gli parve anche falsa perchè
O T T A V O 283t r i a Nearco, affinchè gliel menassero> ne andarono alquanto in cerca, ma nè rinvennero lui , nè tornarono. Ond’ è che fece imprigionar quel prefetto come lai che aveagli date nuove non vere , ma dolore assai più profondo dopo un lampo vano di gioja , Certamente egli e ra , a vederlo, trafitto il cuore dall ’amarezza . In questo mentre alcuni di que’manda- t i verso Nearco con cavalli e cocchj per condurve-lo, s’ imbatterono tra via con esso, e con Archia a con cinque o sei del seguito loro, ma non raffigurarono nè l’ uno nè l’altro; tanto pareano diversi da se stessi, capelluti, luridi, salsuginosi, aggrinzati, scoloriti per le veglie e per gli altri disagi. Addi- mandati da que’ di Nearco ove fosse Alessandro, ne additarono il sito, e, passarono; Arcliia per altro considerandoli, o Nearco , disse, io congetturo che que i t i vadan pur essi pel diserto', perchè son deputa ti a cercar di n o i, nè fa maraviglia che non ci ravvisino, malconci e contraffatti come siamo . D iciamo loro chi siamo , e chiediamo chi sieno e perchè vadano. Piaciuto a Nearco il suggerimento, fe- cesi a dimandare dove ne andassero, ed udito, che in cerca di Nearco e fe lla sua flotta , i o , soggiunse, io sono il Nearco che ricercate , e questi che meco vedete , Archia . S ia teci dunque voi g u id a , a n o i , darem conto noi stessi ad Alessandro della f lo t ta .
Z i, Così pigliatili in sul cocchio diedero in dier tro: taluni però desiderosi di anticipare la nuora precorsero, e dissero ad Alessandro che veniva Near* co ed Archia e cinque altri con esso : ma che non sapean più oltre intorno 1’ armata. Da tale discorso concludeva il re che Nearco ed Archia fossero prodigiosamente salvi, non però della salvezza loro si rallegrava fin quanto lo addolorava la perdita di tutta la flotta. Non erasi tutto ciò detto ancora com* piutamenbe, quand’ ecco Nearco ed Archia. Non li riconobbe che a gran pena Alessandro, irti com’erano ne’ capelli, e malconci negli abiti : ciocché gli confermò l’afflizione su le perdute navi. Poi stesa la
284 L I B R O«nano a Nearco e tiratoio a parte dagli amici e da* soldati cinti di scado, ae lagnino lonzamente. Rat- temperato finalmente il pianto disse : l essermi tu r itornato , o N earco , e questo tuo Archia , f a che io m en senta tu t t i i m iei m a li . D i', come le n avi, come V armata perirono / e Nearco , o R e , soggiun- geagli, salva è V armata , e salve le n a v i, e noi la salvezza loro veniamo ad annunzia rti. £ qui tanto più lagrimavane Alessandro , che mai disperato ne aveva : poi chiede ove fosser le navi, e gli si dico che erano tirate a te rra , e vi si risarcivano, presso la foce del fiume Anami ; ed egli esclamò protestando Giove della Grecia ed Aminone della Libia, che «ssai più dilettavalo questa nuova che il possesso a cui venne dell’ Asia ; giacché la sorte nell’ ottenerlo troppo era contrappcsata dal dispiacere delle milizie perdutevi .
33. Il prefetto della regione arrestato come per la insussistenza della nuova, al mirare presente Nearco, gli si prostese a’ piedi, ed io, disse, io prevenni Alessandro su la vostra salvezza: miratene contraccambio! Nearco supplicò che si rilasciasse % e fu rilasciato. Così certificato dell’ esercito salvo, Alessandro ne sagrifica a Giove Salvatore, ad Ercole, ad Apollo che sgombra i mali, a Nettuno, ed agli altr i Dei del mare, dà spettacoli ginnici, e musicali, e manda come un trionfo in g iro , nel quale trionfo pompeggiava Nearco tra’primi, e ie milizie gettavano su lui fiori e ghirlande. Finito ciò dice a Nearco : g ià non voglio che tu più sia tra s ten ti e peri- coli. Un altro prenderà, fin da ora i l comando della f lo t ta , e condurrammela a Susa. E colui soggiungeva : io voglio e debbo, o S ire , volere i tuoi voleri ; nondimeno se cerchi di fa r e il piacer m io , d eh , «ora disporre in ta l g u isa , ma conserva in me Vammiraglio tuo finché io t i abbia condotte salve in Susa le navi : m avrai tu commessa un’impresa quando era nel suo penoso e difficile, ed ora che è nel suo fa c ile , ed ornai per dar gloria , ora m i sarà tolta , « mesta in aitr» mani?t Contentalo nella ia-
O T T A V O 285chiesta Alessandro, anzi vivissima ricpnoecenza gliene protesta ; e rimandalo, ma con picciola scorta, giacché passerebbe tra popoli amici. Non fu per Nearco senza travagli nemmeoo il suo ritorno al mare. Imperocché sparsisi i barbari pe’luoghi forti della Garmania, per la uccisione ordinata da Alessandro del Satrapo loro, e pel comando, istabile ancora , di Tiepolemo recentemente a lui surrogato , gli si presentavano qua e là due o tre volte il giorno a combatterlo, finché sena*averne mai requie pervenne a grande fatica ia sul lido . Ivi fe sagrifìzio a Giove Salvatore dando insieme spettacoli ginnici . Finalmente adempiute le divine cose riprese la via del mare.
34. Costeggiata su le prime un’ isola aspra e deserta , venne dopo un corso di trecento stadj ad un* a ltra , ampia e popolosa. Orgàna chiamavasi la deserta; Oaracta era l’a ltra , ricca di viti, di palme, di messi. Stendessi questa ottocento stadj per lungo: e Mazène il quale vi presedeva si offerì volontariamente per guida delia navigazione, e navigò eoa Nearco infitto a Susa. Dissero che in quest’ isola vi •ra il sepolcro di colui che aveala dominata il primo:'che Eritro erane il nome, dal quale Eritreo fu pur detto quel m are. Corsi circa duecento1 stadj lungo quest’ isola rientrò di nuovo in altro porto di essa, donde un’ altr’ isola si scopriva lontana al più quaranta stadj, ma impenetrabile, diceano , come sacra a Nettuno. Partì su l ' alba l’ armata ; quand’ec- co un refluire sì grande di flutti, che tre navi diedero in secco, e si arrenarono; e le a ltre , cavatesene a stento, scamparono in aito mare. Galleggiarono di bel nuovo le prime al tornare del flusso, e nel giorno appresso rnggiunser la flotta. Percorse questa altri quattrocento stadj, . e si ^accolse ad un’ isola lontana trecento dal continente. Riuscì su l'alba, e lasciatasi a man sinistra l’ isola deserta di Pi- lora , venne a Sidodone, città , picciola, e scarsa di tutto, se non di acque e di pesci, de’ quali per necessità si nudriscono in terra tanto infeconda. For-
nitivisi di acqua, procederemo per trecento stadj a l capoTarseo, che assai si «porge sul maro. Vennero di quivi ( e trecento stadj fu la navigazione) a Ca- tea , un’ isoletta , romita e guadosa. E sacra , dicono, a Mercurio ed a Venere; ed ogni anno i popoli intorno mandavano, dono santo a que’ numi, pecore e capre: allora perà vedeansi ornai divenute selvag- gie e pel tempo lungo e per la solitudine. E fio qui giunge la Garmania. Hanno i Persiani ciocché sie- gue dopo essa. Navigasi tremila settecento stadj attorno a’ Garmani ; e vivono e militano alla maniera de’Persiani co’quali confinano.
35. Levatisi dall’ isola sacra, e già costeggiando la Persia, inoltraronsi ad Ila . Un luogA era questo coi! porto, formato da un* isoletta che giacegli incontro: Caicaodro è il noma dell’ isoletta ; e quattrocènto furono gli stadj della navigazione. Su l’ alba sciolsero nuovamente, e vennero presso di un’ isola abitata, ove pescasi al dir di Nearco la margarita* come nel mare delle Indie : continuarono per quaranta stadj il corso intorno il promontorio dell’isola, e vi presero porto finalmente. Di là giunsero appiè l ’ altissimo monte Oco, ov’ era buon porta e pescator i . Dipoi col viaggio di quattrocento cinquanta stadj si trassero ad Apostano. Avea quel porto altre barche non poche, ma lontano il villaggio sessanta stadj dal mare. Diedero la notte ne’ rem i, ed entrarono un seno coronato di villaggi, finche navigati quattrocento stadj si fermarono appiè di un monte. Era il luogo pieno di palme, e di tutte le piante che crescono nel greco suolo. Passarono con sccento stadj a Oogana, luogo abitato, si tennero presso le fauci dell’Areone, anzi torrente che fiume: ma con disagio entrarono al porto perchè il riflusso del mare ne rendea stretto 1' ingresso con renderne scarse le acque intorno. Eppure dopo un corso di ottocento stadj capitarono di nuovo all’ imboccatura di ua fiume: Sitace ne era il nome ; e niente più commoda la stazione, Così questa navigazione intorno la Persia fu sempre lungo piccioli fondi, o luoghi palu-
s8(> L I B R O
O T T A V O 28 7dosi, e spiagge dirotte. Or qui pigliarono molto frumento j fattovi portare dal re per fornirne l'arm ata. Si trattennero, in tutto, ventuno giorni, e tirando a terra le navi, ripararono le malconce, e curarono le altre .
£6. Fattisi di nuovo a remigare pervennero a Ie- ra tij città con abitanti. Fu ia navigazione lunga, settecento cinquanta stadj; e posaronsi dentro un canale che dal fiume detto Jeratide, sbocca nel mare. Al tornare dell’ alba inoltrarono fino al rapidissimo fiume Padargo. E penisola in tutto la regione ed orti vi abbondano, e piante che menano coccole. Mesam- bria chiamasi questa: ma partirono e andarono per dugento stadj ed ebbero porto in Taoce presso al fiume Granide ; dalle fauci del quale rimane dugento stadj più in su la reggia de’ Persiani. Nearco fa intendere che in questa navigazione fu veduta una balena : che misurata per alquanti nocchieri che vi accorsero, era cinquanta cubiti lunga, e scagliosa* e grossa di un cubito nella cotenna ;* che sopra vi erano cresciute ed ostriche, o lopàdi ( l) ed alghe, che intorno vi si vedeano delfini in copia, più grandi assai che i delfìni non sono de’mari dell’ india. Ripreso il corso lo proseguirono per dugento stadj, fino al comodo porto nei rapido fiume Rogòni. D ipoi con quattrocento stadj giunsero a Brizana, rapido fiume anch’es90. Quivi per le secche, perle rive dirotte, e pe’scogli che spuntan dal mare presero con disagio il porto ; pur lo presero al favore del flusso del m are;, mentre nel riflusso inarenavano i legni. Partiti col periodico ritorna del flusso, posarono nel fiume Arosi, grandissimo secondo Nea,cco, sopra quanti sboccano nel m are, tenuto in quella navigazione.
Z7. Fin qui soggiornano^ Persiani: sieguon indili Susiani, ma più sopra sono i Susiani indipendenti , Ussii chiam ati, i quali vivoao di rap ina; come in altro mio scritto ho narrato . Lunga quattromila
(1) Genere di ostriche.
288 L I B R Òquattrocento stadj nella sua spiaggia, presenta com’è fama la Persia, tre maniere di regiooe . Sabbiosa ed infruttifera per gli ardori è la prossima al mare , ma se vi ti avanzi a settentrione, bornissima in sua temperie la trovi, con erbe rigogliose e prati irrigui, e viti copiose, e frutti d'ogni genere, tolte Te oli' ve: ivi bellissimi gli orti nel fiorir vario: ivi limpidi fiumi e lag h i, e quanti intorno de’ laghi e de* fiumi scherzano' uccelli, ivi pascoli per cavalli ed al> tri armenti: ivi selve infine e cacce di ogni genere. Ma se troppo a Settentrione ti avanzi ; fredda la rinvieni e nevosa. Nearco scrive che alcuni deputati vennero dal Ponto Eusino in pochissimo tempo ad Alessandro il quale passava per la Persia *, che facendone questo le sue meraviglie, dichiararono quelli la brevità del cammino. A' Susiani, secondo che si è detto, appartengono gli Ussj, come i Mardi, ladroni anch’ essi, attigui sono a Persiani, e li Gossei ai Medi . Or questi tutti furono mansuefatti da Alessandro, assaliti nell’ inverno, quando credeano impraticabile la terra loro . Fondò delle città per essi, e di pastori li rendette aratori e cultori di te rre , onde uvesitero cose per le quali temere, nè più gli uni infestassero gli a l t r i .
38. Costeggiò quindi la flotta le spiaggie de9 Susian i, circa la quale dice Nearco, che non può eoa egual sicurezza ridire altro che i porti, e quanta ne sia la navigazione. Imperocché la spiaggia, paludosa in gran parte , pendendo co’grandi scogli sui flutti , creava pericoli a chi dal mare cercavi il porto. Ond’ è che fu sua principal cura far pausa, appo la foce di un fiume appiè de’monti ancora della Persia, e quindi procedere innanzi, fornitosi per cinque giorni di acqua, la quale diceasi dalle guide che mancherebbe . Così portati per cinquecento stadj si raccolsero presso la bocca di Cataderbe, lago ricco di pesci, rimpetto alla quale sorge la piccola isola di Margastana. Mossi all’ alba ne andarono le navi l’ una dopo l’altra su piccioli guadi tra le secche, indicate quinci e quindi con palizzate, come è per
O T T A V O 289«egni indicato l’ istmo tra l’ isola Lencade e l’ Acar-J nania sicché li naviganti non dieno ne’ scogli (1). Se non che il passo presso Leucade è sabbioso e presto lascia liberarsene le navi arrestatevisi; laddove l’altro è quinci e quindi profondo, fangoso, tenace, nò può l’arte redimere una nave se vi s’immerge. Perocché li remi s’impiglian col fango, nè giovano; e l ’uomo il quale esce a soccorrerla, afiondavisi fino al petto. Viaggiati fra tale disagio seicento stadj, alfine sospeso il corso, si ristorarono ciascuno nella sua barca. Poi. tenendo l ’alto mare in quella notte stessa, e nel giorno seguente infino a sera, vennero dopo novecento stadj a posarsi alla foce dell’Eufrate in Diridote , villaggio de’ Babilonesi, dal quale come da luogo mercantile i trafficanti derivati l’ in* censo, e quanti altri odori produce l’Arabia. La navigazione poi dalla bocca dell’ Eufrate a Babilonia è secondo Nearco, di tremila stadj e trecento.
Zg. Saputosi quivi che Alessandro erasi recato in Susa, diedero indietro, ed entrarono, aifin di raggiungerlo, e navigarono sul fiume Pasitigri, tenendo a sinistra la Susiana . Così ripassano il lago là do* ▼ e sbocca il T ig r i , fiume il quale dall’ Armenia scorrendo presso di N ino, città grande un tempo e felice, chiude la regione, che per essere tra l’ alveo di esso e dell’ Eufrate , Mesopotamia (2) si chiama. Secento sono gli stadj da navigare avanzandosi dai lago al fiume là dove siede Agine, villaggio de’Susia- n r , e distante cinquecento stadj da Susa : ma lunga è la spiaggia Susiana due mila stadj fino alle bocche del Pasitigri . Navigarono quindi su questo fiume a ritroso delle acque in mezzo a regione popolata e fiorente : ma trascorsi cento cinquanta stadj si raccolsero in porto ad aspettare gl’ inviati da Nearco per conoscere dove il re si trovasse . Intanto Nearco sagrifica agli Dei salvatori e porge spet-
Amiiano. 19
(1) Scrivesi che o r i si passa d ii continente a quest’ isola sopra nn ponte di legno .
(a) Cioè posta in mezzo a due fium i.
•tgo L I B R Otacoii, e tutta l'arm ata festeggiane. Come però seppero che Alessandro avanzava» verso di loro, ascesero più oltre navigando sai fiume; e posarono presso di un ponte fatto di sabito affinchè il re vi tra gittasse le milizie a Sasa. Pertanto in questo luogo si ricongiunsero. Alessandro fe sagrifizj perchè salvi eran uomini e navi, dando ancora degli spettacoli. E ra Nearco,' dovunque appariva, onorato con fiori e serti dall’ esercito. Quando Alessandro incoronò eoa serti di oro Nearco e Leonnato: quello per la flotta scampatagli e questo per la vittoria ottenuta su gli Oriti e su’barbari che agli Oriti confinano 4 E così venne a salvamento l’ armata dalle foci del- l’ Indo .
40. La regione a destra del Golfo Persico di là da Babilonia comprende in gran parte l’Arabia : sten* desi poi l ’Arabia fino al mar di Fenicia e della Palestina nella S iria , e confioano con essa a ponente gli Egiziani lungo le spiagge del mare mediterraneo. Ma il seno ( l) che dall’ Oceano si spinge all’E gitto assai dichiara nella comunicazio? di ambedue che può da Babilonia navigarsi fino a quel seno. Per gli ardori però come per la solitudine niuno mai compiè questa navigazione se non trasportato forse dall’ arbitrio de’flutti. E quei dell’armata di Cam- bise i quali dall’ Egitto vennero a salvamento in Sasa , e quelli spediti da Tolommeo di Lago a Seleuco Nicànore in Babilonia passarono per un Istmo di A- rabia, e corsero con otto interi giorni terre inaquo- se e deserte, anzi ne andavano su cammeli, e su cammei! portavano acqua, e marciavan di no tte , non reggendo all’aere aperto sotto i raggi del sole . Tanto è lungi che le terre di 1& dall’ istmo, le quali si stendono dal golfo Arabico al mare della Persia sie- no abitate ; quando le terre ancora che ivi piegansi a Settentrione sono arenose e deserte. Ben è vero che taluni sciogliendo dai seno di Arabia il quale bagna
, (1) L’ Eritreo propriamente detto o mar rosso. Anche il golfo Fenico si tro- ?a chiamato mare eritreo , vedi t . i j . ma meno propriam ente.
O T T A V O ag il’ Egitto navigarono buon tratto intorno dell’Arabia onde giungere al mare che circonda li Suaiani eli Persi ; ma navigatovi fin quando ad essi bastò l’ acqua posta nelle barche, bentosto diedero indietro . Quelli che Alessandro spedì da Babilonia affinchè navigassero più innanzi che poteano a destra del golfo Persico per conoscerne le spiaggie intorno osservarono alquante delle isole incontrate nella navigazione; e talvolta scesero eziandio sul continente di Arabia. Ma niun v’ è che potesse mai superare, e girare dall’altra parte la gran lingua di te rra , stesa per quanto Nearco scoperse e dice, rimpetto della Garmania. Ed io giudico che se que’luoghi ammettevano navigazione o pratica alcuna; la curiosità vivissima di Alessandro gli avrebbe col fatto tali ap- pnuto dimostrati. Annone sciolse da Cartagine, ed uscito fuori delle colonne di Ercole nell’oceano navigò trentacinque giorni interi verso 1’ oriente : ma quando piegò verso del mezzogiorno si vide tra mali non pochi ed incnrabili per le acque che mancavano 3 e pel caldo che bruciava, piovendo come rivi di fuoco sul mare. Tuttavia Cirene quantunque fondata nel più rimoto dell’ Affrica, trovasi con terreni irrigui, molli, erbosi, tra boschi e prati, e frutti e giumenti d’ogni guisa, fin dove il silfio (1) si genera : ma dove non più di questo si genera , tutto è deserto ed arena. E questo libro tengasi da me scritto come relativo anch’esso a’fatti di Alessandro) figlio di Filippo il Macedone.
( i) Intorno al Silfio vedasi ciò che j c r i r r A tik n o nesso nel libro f . )*.
I L F I N E .
I N D I C E
D E L L E C O S E P I Ù N O T A B I L I
I l Numero Romano accenna il Libro » e 1' altro i paragrafi .
2(}3
A^ .b a s ta n i , Indiani liberi. VI. 10.Abusare, re indiano, t chiamato da Alessandro. V. 14. m andi doni ad Ales
sandro. 2 ;.A cesine fin m e , sua grandezza. V. i f . Alessandro lo trag itta , i v i . Si con*
giunge col fiume Indo tra i M alli. V i l i . ).Achille, ina tom ba: è coronata da Alessandro. I. 14. Alessandro invidia *4 .
A ch ille , Omero che lo celebrò, iv i .Acufi, capo de’ Nisei : suo discorso ad Alessandro. V. 1.Alia , Donna di Caria, suoi ricorsi ad Alessandro. I . J J .Affrica» il N ilo la divide dall’ A sia. I I I . } j.A p iie , luogo de’ Sosiani VIII.Agriaspi onorati da Alessandro. III . 51.Agricoltori, loro onorificenza tra gl Indiani V il i . f.Alessandro si tiene per discendente di Ammone I I I . j . nozze di la i e degli
amici VII. J. sue mogli varie , iv i . Istoria di lai scritta da molti I . 1. tue guardie del corpo e loro nomi VI. 21. ruga i debiti de’ soldati M ace-
- doni V II. 4. suo bel discorso a’ medesimi che tumultuano VII. jt. va al tempio di Ammone in Libia I II . 5. va in Rattro IV .j j . va al fiume IndoIV. 50. vi fa un ponte V. 6. va al fiame Idaspe V. 7. 2 ; . stabilisce navigare per esso all’ Oceano VI. 1. Rompe le cateratte nel Tigri VII. (?. fonda una c itt ì dove l ’ Accsine sbocca nell’ indo VI. 10. passa 1’ AcesineV. 15. Esplora l ’ oceano nelle fauci dell’ Indo VI. 14. Suo viaggio per la Carmanla a guisa di Bacco in trionfo VI. 22. sua navigazione per l’ Eufrate , e pel Tigri al golfo Persico V II. 1. Sua spedizione contro i T ri- halli e gl’ IUirj I . 2. e seg. contro i Geti j . contro i Tebani 10. va nell» Media per seguir Dario, III . 20. va nell’ Ircania 25. va in Battro contro Besso. 2 7. move contro Poro r e , V. 7. lo vince e gli restituisce il rcjtno V. 15. Alessandro nelle Indie non si avanzò di l ì del fiume Ifasi V il i . J. Da quei del Peloponneso £ creato sapremo comandante- contro i Persiani I . 1. suo combattimento con Dario presso il fiume Granirò I . 16. e seg. presso il fiume Isso II . 7. e seg. in Arbela I I I . 10. sua lettera .a D a iio , cause della guerta con Dario IT. 17. sua condotta con la famiglia di Dario I I . 14. Racconto delle opinioni di Alessandro su i Romani V II. IJ.
’jUetsandro il primo soggioga g l’ indiani V il i . 7. combatte solo in cima le mura contro gl’ indiani VI. 7. Raro esempio di astinenza dato ai soldati. 20. Ricevette piti ferite. V II. 8. K’ saettato in una gamba II I . } j. E ’ ferito in petto VI. 7. In una spalla IV . a j . con un sasso in testa IV. 3. Se fa ferito dal figlio di Poro V. 10.
Sae v i r tù , liberalità V II. 4. sua continenza I I . 14. ma fiducia verso gli amici I I . 4. D i per turpe una vittoria furtiva III . 10. suo dol«re nella perdita delle m ilizie, e gaudio per la salvezza della flotta V il i . J2. Dà convito pubblico a tutti i duci dell’ armata V II. 10. N on tollerava che i prefetti dei popoli li malmenassero VI. 21. Suoi v iz i . E’ proclive all’ ira V II. 7. a dar fede alle accuse }. incanirà i pericoli anzi da soldato che da capitano VI. 7. 9. sua insaziabilità di comandare ripresa dai Sofisti Indiani VII. 2. Amore smoderato della gloria VI. 9. Sue furie contro i M acedoni i quali chiedevano il concedo V II. 7. Uccide fin gli amici. Morte di Clito IV. iot di Parmenione I II . 2$.
294'Alessandra ti ammala pel bagno nel fiume Citino IT. 4. pel troppo bete VTT.
14. sua m orte , e datazione del regno z f . e seg.Alessandria, r i t t i fondata da Alessandro in Egitto ni. t . nel monte Canea**
f i . tal Tanai IV. 4. tra i Parapamisadi 1).Amazoni, loro descrizione, se vi fossero mai VII. 11.Aminta i accasato d’ insidie contro Alessandro, ed assolato 111. }o.Ammoae , suo tempo. I II . 4. oracolo di Ammone su di Efestione V II. 1 j .Arsami, fiume della Carmania V il i . 30.Anassarco filosòfo, consola Alessandro in la morte di C lito , IV. 11.Andrà città di G alazla . II. 4.-Antipatro ì messo da Alessandro a governare la Macedonia e la Grecia [I. 141
sue discordie con la madre di Alessandro, V II. 11. è accasato, iv i .Aomo , c i t t ì tra’ Battriani i presa . I II . 33.Aorno, ardua montagna Bell’ Ind ia : su* descrizione IV. 19. è assediata: £
rende. 19.Arabia, Alessandro comanda che si esplori. VII. 19. Seno di Arabia, ivi.Arabie fiume dell'ind ia VI. t{ . V III. «>.Arbela, quanto lontana dal luogo della battaglia ultima tra Alessandro c Da
rio VI. ».Arriano scrive la vita di Alessandro, I. 14. è ammiratore di esso V II. 1".A rista n d ro , celebre indovino di Alessandro, I II . 1. suoi presagi su la sta tus
di Orfeo che suda I . 13. nella presa di Gaza II. 25.Aristobolo, scrive la vita a i Alessandro» I . 1. accompagna AJessandro nella
sua spedizione, iv i .Aristotile divenuto sospetto ad Alessandro per la motte di Callistene: è cre
duto autore del veleno preparato per AlessanHio, VII. 2 ;.Artabaxo, caro ad Alessandro per te sua fedeltà verso Dario III . 25.Assiria, terminata dall’ Eufrate e dal Tigri VII. 6. abbonda di cipressi, le
gname ivi quasi unico da costruzione V II. 18. Ivi sepolcri de 're fra le pai udi .1 2 .
Ateniesi, loro sconfitta in Sicilia, I . 12. loro legazione ad Alessandro dopo d ie ebbe presa Tebe I. 13. Ridomandano i loro cittadini fatti prigionieri da Alessandro al G ranico. 30. sono esauditi con altra legazione in T ir» IIL 6.
.B a b ilo n ia . Alessandro ti m arcia , e li rende I I I . 16. adora B elo , i v i .Bacca, sna venata nell’ Indie V. 1. V III, 6. vi fonda Nisa V. 1 . 'arri che
v’ inse^na, i v i .1tarsine, figlia di D ario , moglie di Alessandro, V II. ).Barzaente, sua perfidia contro D ario, e pena riportatane da Alessandro, I II .
2 *.B a li, prefetto di G a x a , sua resistenza ad Alessandro, IL 25.Kattro, r i t t i , è presa da Aletsandro I I I . 33.Besso tien prigioniero D ario , e ne usurpa il comando III . 22, Caduto in po
ter di Alessandro è battuto III . 34. fa mozzargli le narici e le som m iti delle orecchie IV. 8. fa ucciderlo, iv i.
Bracmani Sapienti Indiani VI. 11. Ramo di essi ucciso da Alessandro. VI. i r .Bucefalo, famoso cavallo di Alessandro: è ferito dal figlio di Foro secondo
alcuni V. 10. ine d o ti . 13. N on si lasciava cavalcare se non da Alessandro, ivi. Bocciala, c itt ì fondata in suo on o re , av i.
C a la n o , filosofò Indiano slegne Alessandro, e ne i ripreso da’ suoi : strana votom i e maniera sua di morire V II. 2. presagio di lui su la morte di Alessandro. 17.
C o liti, sapienti, consultati da Alessandro in Babilonia : ristora i tempi loro I II . 16. Nel ritorno dall’ Indie lo dissuadono dall’ andate allora in Babilonia V II. i i . non gli ode 1 morte che nc «rederpoo provenuta ad Aletsandro a i.
B
to lt in e , sno decorso ad Alessandro per iscusare i M acedonitumultuari VII. f .Cailistene discepolo di A ristotele, reputa li scritti suoi più grandi delle im
prese di Alessandro, IV. n . si oppone a d ’ adorazione di esso i l . è'acca-* sato d'insidiare Alessandro 14. s h o termine . i{ .
Carmania, regione; sua natura VITI. 19.Cornine, Iso la ; le pecore vi san di pesce, e perchè. »}.Cartaginesi, mandano lesati ad Alessandro. VII. i f .Caspio m are , fiumi che riceve VII. i<.C a lc i, Indiani , resistono ad A lceandro, V. 17.Caucaso, m o n te , tua descrizione ITI. 32.Ceno amico di Alessandro muore VI. 2. snoi onori funebri. i v i .Ciro il maggiore, sua reggia incendiata I I I . io . sepolcro ristorato VI. 2t"
sua adorazione IV. 12. VL 2}. ogni mese gli era sagri Acato un cava li* , iv i.
Grò il m inore, sa ; gesta scritte da Senofonte I. 14.Ciropoli c it t ì fabbricata da Ciro : Alessandro l ’ assedia e vi entra pel letto del
fiume IV.Cleandro e Sitalce uccisi per aver derubalo i tempi VI. 2r.Clito presso il Cranico stiva Alessandro I . lU.Clito è ucciso da Alessandro, IV . 10.Cratero amicissimo di Alessandro, dato per capo ai Macedoni che r ip a rla v a
no : è sostituito ad Antipatro per governare la M acedonia, la Tracia e la Tessaglia V II. 10. e seg. Combatte contro Catane ed Austane IV. 2).
CriUdemo medico di Alessandro, VI. 7.
D"D a n u b io . Cario vi fa un ponte V. 4-
Dario re di Persia : guerreggia con Alessandro » prenfle I s s o . I I . 7. vi acrida crudelmente i Macedoni che vi trova, ivi. Esercito ‘di Bario in Isso 10. lua fuga. 1). cause della sua sconfitta III . ». Mia famiglia fatta prigioniera. I I . i l . rispetto osatole d.i Alessandro, IV. 21. Pario la richiede per legati ad Alessandro, II. 16. Altra legazione speditagli mentre Alessandro assediava T iro . 24. Nuovo esercito di Dario in Arbela H I . 8. come fu schierato 10. disfatta e fuga di Dario 14. i preio ed ucciso da* suoi 2). suo carattere 14.
Demetrio, spedito contro i M alli VI. f ., suo simolacto rimandato per Alessandroda Babilonia in Atene VII. i l .
Diasene di Sinope ì ammirato da Alessandro, VII. 1. sua liberti nel parlargli» ivi-
Discorso di Acufi capo de’ Nisei ad Alessandro, V. 1. di Cailistene contro d ì Alessandro sicché non si adori IV. 12. di Ceno figlio di Folemocrate ad Alessandro in favore de’ Macedoni V. 21. di Alessandro ai soldati presso di Isso prima di combattete con Dario I I . presso di T iro . 20. pressa di Arbela III . 9. quando i Macedoni in Asia schivavano ornai la milizia V. 20. quando tum ultuavano per tornare in Macedonia V II. ( .
Ditcorto di Parmenione ad Alessandro c sua risposta I. l i .Dote nuzia le , non li dava fra g l'ind ian i V III. 14.
E
In fes tio n e grande amico di Alessandro doma la Peucelaotide. IV . 24. Si iV concilia con Eumene VII. 12. Sua m ala ttia , m orte , afflizione d i Alessa * ■ d ro , onori funebri i j . e seg.
E lefanti, loro caccia V III. 10. na tu ra , e tà , ivi. Stimasi l’ esser tirato dagliElefanti 14.
Eratostene, scrisse la storia delle Indie V .4 . stia descrizione dell’ ìndia V il i . 2.Ercole, è più di uno I I . 19. In Tiro eravi un tempio di Ercole 10. Qual fi*
l 'È rco le clic penetrò nelle Indie IV. 28. Racconti intorno la ficLia Pa«- dea V il i . 6.
Eritreo, m are , da chi denominato V il i . 94.i t e i ie, venti periodici» donde spirino fra gl’ indiani T I. i j .
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a96Euleo , fiume V U . i.t u fra te , fiume. Esso ed il Tigti term inino 1 A nifi* T II . S. si naicofcfe
per luoghi palustri V. j . N a'ce da’ monti di Arm enia, e nell'estate h a corso più veemente V II. 20. Distanza di Babilonia dall'im boccatura del- l ’ Eufrate V il i . }S.
FF i . * - , padre di Alessandro ripudia Olimpiade e sposa Karidice I I I . S. Be
f f ic i di F ilippo verso i Macedoni V II. 8. sua morte I . I.Filippa, medico di Alessandro accasato da Parmenione II. 4.f i Iota , figlio di Parmeniore : accusato di tradimento : suo fine I II . 39.Fiumi dell’ india assai crescono ne’ solstizi estivi V. 7. Fiumi dell’ india p i i
grandi de' fiumi del resto dell’ Asia J. Quanti sono i fiumi navigabili del- l 'In d ia V il i . ♦ .
Fonti nel tempio di Aminone, freddo di mezzodì e caldissimo a mezza so tte I II . 4.
Ftnmche de11* In d ia , specie maggiore delle volpi V III. 12.
GC ^ a d r e ij , confinano cogli Oriti V i l i . 1J. lo to terreno deserto in gran par
te , abbonda di mirra e nardo V I. t« . Pura ne i la reggia 17. Prima di Alessandro ninno vi condusse , e ne riportò salvo l ’esercito. 18.
G aza , sna situazione I I . 1 ;. Alessandro !a espugna, ivi. A ltra e n t i di questo nome nella Scizia IV. è distratta 2.
Gordio, città di Frigia I . 28. Reggia di M ida. I I . }. Nodo Gordiano sciolta da Alessandro, ivi.
Cranico fiume. Alessandro ivi disfi Dario I. i«. e seg.Greci y veduto il flusso del mare nell’ Indo ne sono sorpresi V I. I j .
I
I d a s p e , fiume, ti unisce alt’ Aeesine VI. }. strepito grandissimo delle acque loro riunite, ivi.
Idraòte entra nell’ Acesine, ed ambedue finiscono nel fiume Indo. VI. 10. quali fiumi riceva esso. Alessandro lo passa V. 15. Vi naviga VI. is .
Ind ia , qual sia propriamente V il i . 1. E ’ piana in gran p arte : cause della pianura V. f . suoi confini ivi. e V i l i . 2. Alessandro non andò all’ india Orientale V il i . 2. suoi fium i, vedi Fiumi. Numero de’ suoi popoli 6.
Indiani, tra’ quali venne Alessandro non avean l ’ uso dell’ oro, V. 4. loro statura , ivi. si maravigliano nel vedere i cavalli portati su le navi VI. 2. Vane loro patticolariti VII. t . e segg. loro sapienti andavano nudi VII. 21
Indo, fiume il più grande d e ll 'A s ia , eccettuato il Gange V. 4. sua grandezza descritta senza esagerazione V. i f . ha dei cocodrilli come il N ilo VI. 1. sbocca in mare diviso in due gran ram i. 12. quanto lontani fra loro 14.
Isto fiume, battaglia di Alessandro con Dario I I . 7. e seg. c vedi VI. 8.
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I ja n g a r o , re degli Agriani I. 6.Leonnato, guardia del corpo VI. 22.I .m » , tratto da filamenti di arbore tra gl’ indiani VIII. !}.Luna, sua ecclisse, pigliata in presagio della vittoria di Alessandro contro di
D ario . I I I . 7-Lisippo, scultore insigne, è preferito da Alessandro a formar la statua di lu i :
altre incombenze I. 18. '
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J \J . accioni, lo to afflizione n la voce spana della morte di Alessandro. VT. 9.' Esultazione nel rivederlo sano, ivi. Mal sopportino in Alessandro i medi Permiani V II. }. Arcano nn giorno n e ro a Barro IV . 9. Tra* GadroO min* giaron de’ mnli per la fame VI. 18. Macedoni uccisi I I I . IV. 16. Di;bb' di seguire Alessandro più oltre nell’ india V. 19. Discorso di Alessandro in quell’ occasione 20. risposta di Ceno. a i . Chiedono di essere dimessi e lasciarlo. VII. 7- Bel discorso di Alessandro t . I Macedoni ne sono confusi 9. Non vuole che i figli nati da’ Macedoni con donne del- l’ Asia Tadino in M acedonia, e perchè. V II. 10. Acque- bevute tra la stanchezza ne rovina buona parte V i. 19.
M agi, custodi del sepolcro di C iro , loro negligenze VI. i f .M alli, popolo indipendente dell’ Indie. Alessandro va coatro loro VI. 4. e seg,'
estremo pericolo incorsovi 8. si rendono totalmente 9.Maracanda, reggia de’ Sogdiani I I I . .M o r i i , Fersiani, vinti da Alessandro 1*.Megastene, sctivc la storia dell'ìnd ia V. f . girò l’ india m a non gran p u
le V II. 4. scrive che gl’ Indiani non ebbero nè fecero mai guerra, ivi.Memnone, ammiraglio di Dario II. 1. prende Scio e Lesbo ; m a m o rte , ivi,Mileto assediata e presa da’ Macedoni I . 11. e seg.Mirra copiosa tra’ Gadros), VI. 16.Monumento lasciato da Aleslandro nel retrocedere dalle Indie V. a ] .Musicano re d’ india ti rende, li r ibe lla , e lo appiccano 11.
NN *' avigaxione di Alessandro pel fiume Idaspe all’ Oceano, V I. Navigazioni
quando comiaoda o no tra gl’ in d ian i, i j . N avi tra loro sbattute nel fiume Indo , i ) .
Vcarto scrive la storia dell* India, ▼ . 4. E ’ fatto capo della ipedizione del- l 'I r d i e per visitare l ’oceano, e vi naviga. VI. 2. V III. 16. e seg. ne- ritorna cosi squallido che non si raffigura V il i . j i . E ’ coronato da Alessandro nel suo ritorno, V II. 4. Alessandro sagrifica per la flotta di Nearcft la quale era salva, V i l i . I soldati spargono fiori su N earco , ivi-
V icea , • Vittoria , c it t ì fondata da Alessandro sa l’ Idaspe per la v ittoria contro il re Poro V. 1;.
M io , sua natura V il i . j . un tempo fu chiamato Egitto V .f . Alessandro c o » getturA di averne scoperte le fo n ti , VI. 1.
X i ia , città dell’ india fondata da Bacco V. 1. A cuii, capo de’ Nisei viene ad Alessandro: sao discorso 2. Alessandro gli lascia lib e ri, iv i .
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O
J aratta , porto della Carm ania, V i l i . {4.Olimpiade, madre di Alessandro ripudiata da Filippo. ITT. 6. dissensioni di
essa eoa A ntipatro , ed accuse fattene ad Alessandro, VII. f i .Cnesicrito, governatore delta nave di Alessandro, VI. x. suo disparere da
Nearco nell’ inoltrarsi, V II. 19.O titi, popolo libero dell’ in d ia ; si arrendono, VI. i f . e seg.Orfeo: sua statua che suda; ciocché indichi ad Alessandro, I . 1;.Orsine, messo in croce per aver spogliati de' tem pi, VI. 24.Ossiarte, Padre di Mossane, viene ad Alessandro, VI. 11.• n o , gran final* dell’ A sia , I II . ; j . sbocca nei o u r C aspio, V II. 16
Alessandro lo posasse I IL j j . *
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j f a t to c o p a , fiume- derivato dall* E ufra te , T U . io . e seg. tandea , figlia di E rco le , mancata di sette anni , V i l i . 6. tam pam iso , m onte, è chiamato Caucaso d i ' M acedoni, e perchè V. }. tormentone, ino discorso ad Alessandro, I» 16. Accusi F ilippo il Deifico di
Alessandro, II. 4. B* ucciso da Alessandro, 1IL 19. fasittgri, fiume. I II . iV.Bblusio, c it t ì di E g itto , li rende, I I I . 1. ftneo-, fiume di T e s t a l a , IV. 7.StnUeca, guardia del corro di Alessandro, VI. 12. è ferirò gravemente nell’ as
sedio di T ebe, I. 11.Persiani, Atene era na ta da essi rovesciata, III . 10. Feniani del temno di
Ciro valorosi. V . 4. Re persiani combattono in mezzo de 'l’esercito II. i t . lo to sconfitta sul G ran irò , I. 16. su ll'Isso . II. 7. e seg. p roso Arbel a , I I I 10. Amica sconfitta de’ Persiani nella Scizia, V . «.
Bèucesta, guardia del corpo di Alessandro, VI. xz. difènde Alessandro in pericolo ewremo. 7. affetta maniere Persiane, t « viene odiato da’ Macedoni V II. y.
Kndaro Poeta : sa i caia * stirpe salvata da Al ettaedro nell’ espugnazione f i Tebe I. 11.
Pittagora indovino; vaticini sn la mo^te di Alessandro e di Efestione V II. 17. Boro re d 'ìn d ia : Alessandro va a com batterlo: sue resistenze e disfatta V. 7.
e se;. Egli parve grande anche ai nemici, ia . Alessandro gli accresce il regno . i v i , lo riconcilia con Tassile 14. G li d ì tutto il paese di qua dall’ Ifasj j j .
A r o , altro capo d’ Indiani V. 14. Alessandro lo perseguita 15. si presenta il.
RR o m a n i : loro maniera di fare i ponti so i fiumi V. 4. Se mandassero in Asia
ainba'cladori ad Alessandro VII. t f .Mestane figlia di Ossiarte è fatta prigioniera IV. 21. sua bellezza, «vi. Ales
sandro la. sposa » iv i .
sS a i fossile presso ir tempio di Aminone libico I I I . f . dal sale gP I ttio fag i
■ cavano olio VITI, a6.Bengala, c i t t ì de'Catei espugniti V. tff.Scili Europei ed Asiatici mandano ambaiciadori ad Alessandro. IV. 1. Sciti
Asiatici si ribellano, ivi. loro disprezzo verso Alessandro 4. loro disfatta nova supeiioritì e disfatta data ai Macedoni 6. Alessandro viene egli
stesso a combatterli 7. A ltra legazione degli Sriti E u ropei. 16.Seno/onte prima di Alessandro non fa menzione dell’ Amazoni VII» ia .Serse rongiiinge l ’Bllesponto con un ponte di navi V. <5. manda catene g ià
nell’ Ellesponto per incatenarlo.* sua empietà verso i Dei VII. 1).A rra iln , re di E g itto , invase gran parie d d t’ Asia, VIII. 4.S ila , fiume dell’ ìndia con acque rosi leggiere che mun corpo pud galleggiar
vi , V III. 4.Silfio , erba a m i grata alle pecore, III . ; i .Xpitamene, balte i M acedoni, IV. 18. è b a ttu to : indi è tradito ed ucciso da '
su o i, e se ne manda il capo aif Alessandro, a. im o . Alessandro viene in ìjusa; vi celebra il suo matrimonio 0 degli ami
c i , VII. j. Nearco dalla navigazione torna in Susa. 4,
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^ T a n a i: doppio fiume di questo nortie. IV . i . ano se p in l’ Asia dall'E uro* p a , ivi.
T a u ro , m nnre, sua descrizione V. J . d ilaniato da* soldati con a ln i nom i, V il i . i.
Tassila , la più grande delle c itt ì fra l ’ Idaspe e l 'in d o fium i, V. 7. è ponila , ivi.
T e le nella Greci 1 si r ibe lla , e viene npagnata I . io. e seg.Tigre , fiera più forte dell’ Elefante VITI. 11.'Tigri, fiume, più depresso dtll ’ E ufrate, sbocca nel golfo Persico, V II. <.T iro , c i t t ì , sua descrizione ed assedio I I . 19. e seg. presa i j .Tolommeo non si trovò con Peucesta a difendere Alessandro, V I. 8. E* in
caricato di provvedete l’ apparecchio per Calano filosofo che voleva morire V II. 2-
, gente libera presso la Susiarn : eraqp senza l*nso della moneta** to t* l im i ; la madre di Dario ime: cede per essi 111. 2%.
Die 5«i*. iIm<
V I D I T y ro Kminentiss. et Reverendi». IX 9 .
CAROLO CARD. OPPIZZONIO
Aichicp. B ononhe
Joachimns Cai). Ambrosi
ffatrac Theol. Fub. t r o f . e t Exam. Syno<UJii
D ie 24. Sept. 1820.
V I D I T Pro Excelso Gubemio
D en im ca t Mandini S. T . D. P*rochoi cc Exaia. Syood.
Die i f . Sept. >820.
IM PR IM A T U R
Camillas Ceronetti Frov. C«n>