Area Pozzi “Caldarosa 2/3” “STUDIO DI MITIGAZIONE...

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Identificativo Company 077904DGRA94731 Identificativo e rev. Saipem 004-BE-E-94731 022608 (Fano) Revision Index Foglio / di 1 / 30 Stato di validità Rev. EX-DE 01 Company: Eni SpA Div. E&P Settore: DIME Unità: TEME/PMB Localizzazione: Onshore - Basilicata - Val D’Agri 26-11-2012 RELAZIONE TECNICO AMBIENTALE Area Pozzi “Caldarosa 2/3” “STUDIO DI MITIGAZIONE AMBIENTALE DELL’IMPIANTO” EX-DE 01 07-12-2012 Emissione Pettinari Barocci Baldelli EX-DE 00 05-11-2012 Emissione per Commenti Pettinari Barocci Baldelli Stato di Validità Numero Revisione Data Descrizione Preparato da Controllato da Approvato da Approvato Contractor (se necessario) Approvato Company Indice di revisione Nome e logo Company: Nome del Progetto: Identificativo documento Company: Eni S.p.A. Div. Exploration & Production Concessione Val D’Agri Area Pozzi “Caldarosa 2/3” 077904DGRA94731 Progetto No.: 022608 Nome e logo Contractor Identificativo documento Contractor 004-BE-E-94731 Contratto n. 022608 (Fano) Nome e logo Vendor/Subcontractor Identificativo documento Vendor/Sub. Ordine/Contratto n. Nome Impianto: Rete di raccolta Localizzazione: Onshore - Basilicata - Val D’Agri Scala: Foglio 1 di n 30 Supera il N. STUDIO DI MITIGAZIONE AMBIENTALE DELL’IMPIANTO Superato dal N. Area d’impianto: Unità d’impianto Software: Word File name: 077904DGRA94731_EXDE01_30.doc Documento riservato di proprietà di Eni S.p.A.- Divisione Exploration & Production. Esso non sarà mostrato a Terzi né utilizzato per scopi diversi da quelli per i quali è stato inviato. This document is property of Eni S.p.A. -- Exploration & Production Division. It shall neither be shown to Third Parties not used for purposes other than those for which it has been sent.

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Area Pozzi “Caldarosa 2/3”

“STUDIO DI MITIGAZIONE AMBIENTALE DELL’IMPIANTO”

EX-DE 01 07-12-2012 Emissione Pettinari Barocci Baldelli

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Concessione Val D’Agri Area Pozzi

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Progetto No.: 022608

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Nome Impianto: Rete di raccolta Localizzazione: Onshore - Basilicata - Val D’Agri Scala: Foglio 1 di n 30

Supera il N.

STUDIO DI MITIGAZIONE AMBIENTALE DELL’IMPIANTO Superato dal N.

Area d’impianto:

Unità d’impianto

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INDICE

1  PREMESSA 3 

2  UBICAZIONE DELL’OPERA 4 

3  INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE 4 

4  INQUADRAMENTO DEL LAVORO 7 

4.1  Descrizione dell’intervento 7 

4.1.1  Inerbimento 7 

4.1.2  Messa a dimora di piante di h 1,50 m 8 

4.1.3  Messa a dimora di piante di h 0,20-0,40 m 9 

4.1.4  Riporto del terreno vegetale all’interno delle buche 9 

4.1.5  Pacciamatura 9 

4.1.6  Recinzioni e staccionate 10 

4.1.7  Posa in opera di cartelli monitori 10 

4.1.8  Cure colturali 10 

5  TEMPI DI REALIZZAZIONE DEL LAVORO 11 

6  ANALISI DEGLI ASPETTI PERCETTIVI DELL’OPERA 12 

6.1  Osservazioni e rilievi fotografici dai punti sensibili 12 

6.2  Fotosimulazioni Area Pozzi 16 

6.3  Modellazione 3D dell’opera in progetto 22 

ALLEGATI - Allegato 1 - PLANIMETRIA CON STUDIO DI MITIGAZIONE AMBIENTALE

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1 PREMESSA

Il presente documento illustra lo “Studio di Mitigazione Ambientale” dell’Area Pozzi “Caldarosa 2/3”, ubicata nel territorio del Comune di Calvello (PZ), nella Regione Basilicata. Il lavoro proposto, in linea con le indicazioni emanate dalla Regione Basilicata, consisterà nella realizzazione di nuclei di vegetazione e schermature verdi, realizzati in prossimità degli impianti, in modo da mitigare l’impatto visivo ed ambientale dell’area Pozzi. Per la buona riuscita della mitigazione saranno utilizzate specie vegetali autoctone, tipiche della zona d’intervento, così da garantire l’attecchimento e la crescita degli individui messi a dimora, e favorire i naturali processi dinamici di evoluzione della vegetazione che porteranno, nel tempo, seguendo gli stadi evolutivi naturali, a raggiungere la struttura e la composizione dei sistemi naturali circostanti, garantendo la stabilità delle formazioni. Gli interventi proposti per la mitigazione ambientale dell’Area Pozzi “Caldarosa 2/3”, sono riportati nell’elaborato grafico allegato.

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2 UBICAZIONE DELL’OPERA

L’area oggetto di studio, come già riportato, si sviluppa nella zona centro-orientale della Regione Basilicata, tra i rilievi orientali del monte Caldarosa in posizione intermedia tra gli abitati di Calvello e di Viggiano. L’area pozzi ricade completamente nel territorio del Comune di Calvello (PZ), sul versante nord orientale del monte Tre Confini, in Località “Acqua La Vecchia”, ad una quota media di 1327 m slm. (Figura 2.1)

Figura 2.1 – ubicazione della postazione Caldarosa 2/3

3 INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE

L’area vasta su cui ricade l’opera in progetto, conserva un patrimonio boschivo, in buono stato di conservazione, nel quale le specie arboree dominanti risultano il faggio (Fagus sylvatica), il cerro (Quercus cerris), la roverella (Quercus pubescens), il farnetto (Quercus frainetto) e il castagno (Castanea sativa). A queste si accompagnano anche altre specie come l'acero campestre (Acer campestre), l’acero minore (Acer monspessulanum), il carpino bianco (Carpinus betulus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia), il ciliegio (Prunus avium), l'ontano napoletano (Alnus cordata), il melo selvatico (Malus sylvestris) e il nocciolo (Corylus avellana); in alcune aree sono presenti anche popolamenti artificiali di conifere tra cui si ricorda l’abete bianco (Abies alba). Le formazioni boschive sono diffusamente presenti e, in funzione dei piani altitudinali, sono riconducibili a diverse strutture a dominanza di querce, principalmente cerrete, cerrete miste a faggio e faggete. I boschi di faggio e querce mesofile e meso-termofile (in prevalenza cerro, roverella e farnetto), costituiscono le formazioni a maggiore estensione del paesaggio forestale lucano, andando ad occupare ampiamente la fascia collinare e montana. Alle quote più elevate, oltre i 1100 m slm, le faggete assumono una conformazione caratteristica con la presenza di esemplari imponenti a cui si accompagnano specie arboree come il tasso (Taxus baccata) e arbustive come l’agrifoglio (Ilex aquifolium); tra le erbacee si ricordano la stellina odorosa (Galium odoratum), il cardo mariano (Silybum

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marianum), le achillee (Achillea sp.), le carline (Carlina sp.), gli ellebori (Helleborus sp.), le dentarie (Cardamine sp.) e alcune orchidee (Orchis sp.). Nelle praterie sommitali, al margine del bosco, si riscontra una ricca vegetazione erbacea in cui sono presenti numerose graminacee ed altre specie di pascolo. Molto diffuse risultano anche alcune specie officinali tra cui il timo (Thymus vulgaris), la santoreggia (Satureja montana), la melissa (Melissa officinalis), la salvia moscatella (Salvia sclarea), l'issopo (Hyssopus officinalis) e il marrubio (Marrubium vulgare). Le specie arbustive più comuni sono il prugnolo (Prunus spinosa), il rovo (Rubus sp.), la rosa canina (Rosa canina), il biancospino (Crataegus monogyna), la ginestra (Spartium junceum), il caprifoglio (Lonicera sp.), il pero mandorlino (Pyrus amygdaliformis), il melo selvatico (Malus sylvestris), il corniolo (Cornus mas), il sambuco (Sambucus nigra), il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) e la fusaria verrucosa (Euonymus verrucosus). Il tipo di faggeta più frequente è la faggeta montana termofila (Aquifolio-fagetum), riscontrabile nell’intorno dell’area pozzi. Si tratta della faggeta tipica dell’Appennino meridionale, che si sviluppa in ambienti caratterizzati da adeguata umidità atmosferica ed edafica; verso l’alto confina con la faggeta altomontana, in basso transita verso i querceti a foglia caduca. Le principali specie indicatrici di questo tipo forestale, interpretate come relitti della flora terziaria, sono l’agrifoglio (Ilex aquifolium), il tasso e la dafne (Daphne laureola).

Inquadramento di dettaglio

L’area in cui sarà realizzata l’area pozzi Caldarosa 2/3, si colloca in zona montana priva di vegetazione forestale, nella regione bioclimatica temperata, con fitoclima che va dal mesotemperato umido-subumido al supratemperato umido-subumido. (Di Pietro et alii 2010). Le praterie che si riscontrano nell’area, interessate da intensa attività di pascolo, soprattutto ovino, sono riconducibili a formazioni erbacee secondarie, ascrivibili a pascoli con diversa composizione floristica, variabile a seconda delle differenti condizioni ecologiche ed edafiche del substrato. Sono presenti, infatti, pascoli xerici, colonizzati perlopiù da camefite e specie arbustive, pascoli xerici nudi, localizzati su costoni rocciosi e pendii acclivi, e pascoli più mesofili, localizzati su terreni profondi con lievi pendenze, a dominanza, in alcuni aspetti, di specie nitrofile. Quest’ultima tipologia di pascolo mesofilo, è quella principalmente interessata dall’opera in progetto. (Foto 3.1 e Foto 3.2) Si tratta di una formazione di origine antropica localizzata nei settori pianeggianti o sub-pianeggianti e caratterizzata da specie dei Festuco-Bormetea e della Classe Molinio-Arrhenatheretea, tra cui si ricordano il forasacco (Bromus erectus), la fienarola dei prati (Poa pratensis), il loglio comune (Lolium perenne), la covetta dei prati (Cynosurus cristatus), la covetta comune (Cynosurus echinatus), la romice acetosa (Rumex acetosa) e la prunella comune (Prunella vulgaris). Ai margini dell’area di progetto si notano alcuni individui arbustivi di faggio, agrifoglio, pero mandorlino e melo selvatico.

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Foto 3.1 – panoramica dell’area di intervento caratterizzata da pascoli

Foto 3.2 – l’area di intervento vista di fronte, dall’anemometro

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4 INQUADRAMENTO DEL LAVORO

La mitigazione consisterà, nell’inerbimento e nella messa a dimora di specie arbustive ed arboree nell’intorno dell’area pozzi Caldarosa 2/3, nelle porzioni di terreno non interessate dalle parti meccaniche.

Le piante dovranno essere messe a dimora rispettando la disposizione planimetrica riportata negli elaborati grafici allegati.

Le barriere vegetali utilizzate per la mitigazione dell’impianto saranno costituite da elementi vegetali tipici della zona bioclimatica, opportunamente valutate a seguito dell’indagine botanico-vegetazionale effettuata nell’area di progetto.

Le specie utilizzate sono di seguito elencate:

Piante arboree cerro Quercus cerris faggio Fagus sylvatica ontano napoletano Alnus cordata carpino nero Ostrya carpinifolia orniello Fraxinus ornus acero di monte Acer pseudoplatanus ciliegio selvatico Prunus avium Piante arbustive biancospino Crataegus monogyna rosa canina Rosa canina agrifoglio Ilex aquifolium pero mandorlino Prunus amygdaliformis melo selvatico Malus sylvestris sorbo degli uccellatori Sorbus aucuparia prugnolo Prunus spinosa

Internamente alla recinzione sarà messa a dimora una siepe perimetrale di agazzino (Pyracantha coccinea) e, in alcuni punti prossimi alle scarpate, anche macchie di arbusti composte da biancospino, rosa canina e sorbo montano (Sorbus aria).

4.1 Descrizione dell’intervento

Le attività per una corretta esecuzione dei lavori sono le seguenti:

inerbimento; messa a dimora di piante di h 1,50 m; messa a dimora di piante di h 0,20-0,40 m; riporto di terreno vegetale all’interno delle buche; pacciamatura; recinzioni; posa in opera di cartelli monitori; cure colturali; irrigazione.

4.1.1 Inerbimento

Questa pratica consiste nella fornitura e semina meccanica di un miscuglio di sementi selezionate di specie erbacee idonee al sito interessato, in dosi di 20 g/m2, assieme alla fornitura e distribuzione di concime collante in dosi di 50-60 g/m2 e fertilizzante a lenta cessione (N-P-K), con associata distribuzione di 130 g/m2 di coltre protettiva (paglia,

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fieno, cotone e pasta di cellulosa). Il tutto sarà distribuito in soluzione acquosa (idrosemina) in un'unica passata. Il miscuglio di sementi per l’inerbimento sarà il seguente e percentualmente così composto:

- Dactylis glomerata 20% - Lolium perenne 10% - Bromus erectus 10% - Phleum pratense 10% - Poa pratensis 10% - Festuca rubra 10% - Trifolium hybidum 10% - Trifolium repens 10% - Lotus corniculatus 10%

4.1.2 Messa a dimora di piante di h 1,50 m

Le piante da utilizzare per la mitigazione ambientale devono avere un’altezza minima di 1,50 m, siano esse arboree che arbustive; le stesse saranno assicurate tramite legatura con spago da vivaio a pali tutori di castagno, trattati a fuoco all’estremità inferiore che sarà infissa nel terreno. Questo procedimento garantisce la durata del palo tutore.

Le piante saranno messe a dimora secondo quanto specificato nell’elaborato grafico. I gruppi sono composti da specie arboree ed arbustive, con l’intento di creare, immediatamente, un effetto di cenosi strutturata, necessaria per mitigare le parti più emergenti e più visibili dell’infrastruttura. Le piante saranno posizionate in buche di idonee dimensioni, aperte a mano o con appositi macchinari; la distanza dalla recinzione potrà variare da 0,50 m per le specie arbustive a 1,20 m per quelle arboree. Tutte le piante fornite per la mitigazione devono essere di prima scelta e provenire da vivai statali o anche da ditte private di notoria esperienza e serietà, e munite di certificazione di legge. Devono avere l’apparato radicale proporzionato alla parte aerea e, in nessun caso, le radici devono essere condizionate negativamente dal contenitore e non devono uscire dall’involucro stesso.

Le piante arboree adulte devono presentarsi con un corretto rapporto tra le dimensioni delle radici, del fusto e della chioma, e non devono avere portamento filato; devono essere fornite in contenitore o in zolla. Le piante devono avere il portamento e le dimensioni tipiche della specie, della varietà e dell’età e devono essere state specificatamente allevate per il tipo d’impiego previsto. L’apparato radicale deve presentarsi ben accestito, ricco di piccole ramificazioni e di radici capillari fresche e sane. Le piante devono aver subito i necessari trapianti in vivaio (l’ultimo da non più di due anni). I contenitori (vasi, mastelli di legno o di plastica) devono essere proporzionati alle dimensioni delle piante; le zolle devono essere ben imballate con apposito involucro rinforzato (rete metallica, juta, paglia, canapa, plastica).

Le piante arbustive adulte devono presentarsi con un corretto rapporto tra le dimensioni delle radici, del fusto e della chioma, e non devono avere portamento filato; devono essere fornite in contenitore o in zolla. Le piante devono presentare portamento e dimensioni tipiche della specie, della varietà e dell’età al momento della loro messa a dimora. Devono avere almeno tre ramificazioni alla base della pianta. L’apparato radicale deve presentarsi ben accestito, ricco di piccole ramificazioni e di radici capillari fresche e sane. Le radici devono risultare ben compenetrate nella terra che le riveste, ben disposte, non spiralate e non condizionate negativamente dal contenitore.

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I contenitori (vasi, mastelli di legno o di plastica) devono essere proporzionati alle dimensioni delle piante; le zolle devono essere ben imballate con apposito involucro rinforzato (rete metallica, juta, paglia, canapa, plastica). La chioma deve essere ben ramificata, uniforme ed equilibrata per simmetria e distribuzione delle branche.

Tutte le operazioni di messa a dimora del materiale vegetale dovranno essere svolte nel periodo climaticamente più opportuno.

Nelle aree destinate alla messa a dimora degli elementi vegetali, prima di procedere all’impianto, potrà essere effettuato, se necessario, lo sfalcio delle erbe infestanti e lo spietramento; tale operazione sarà valutata e autorizzata dalla Supervisione dei Lavori.

4.1.3 Messa a dimora di piante di h 0,20-0,40 m

L’impianto sarà effettuato mediante la messa a dimora di piantine forestali di 1-2 anni di età allevate in contenitore di 1-2 lt e di h 0,20-0,40 m (misura presa dal colletto). Le piantine devono essere messe a dimora a sesto irregolare, (il sesto d’impianto per gli arbusti a filare sarà 1 m lungo la fila).

Le piante dovranno essere sostenute da un palo tutore in bambù di dimensioni idonee.

Tutte le piante fornite per il ripristino, devono essere di prima scelta e provenire da vivai statali o anche da ditte private di notoria esperienza e serietà, e munite di certificazione di legge. Devono avere l’apparato radicale proporzionato alla parte aerea e, in nessun caso, le radici devono essere condizionate negativamente dal contenitore e non devono uscire dall’involucro stesso.

Tutte le operazioni di messa a dimora del materiale vegetale dovranno essere svolte nel periodo climaticamente più opportuno.

Nelle aree destinate alla messa a dimora degli elementi vegetali, prima di procedere all’impianto, potrà essere effettuato, se necessario, lo sfalcio delle erbe infestanti e lo spietramento; tale operazione sarà valutata e autorizzata dalla Supervisione dei Lavori.

4.1.4 Riporto del terreno vegetale all’interno delle buche

Il riporto di terreno vegetale ha lo scopo di favorire l’attecchimento del materiale vegetale utilizzato. L’operazione deve essere eseguita prima della messa a dimora della pianta; il terreno vegetale, una volta stoccato sul posto, deve essere trasportato con opportuni recipienti all’interno della buca in cui andrà posizionata la pianta. Il terreno deve essere posto in parte alla base della buca, e in parte miscelato con il terreno di risulta dello scavo, utilizzato per il rincalzo della pianta ed il riempimento della buca. Il terreno utilizzato per questa operazione deve essere in “tempera”, cioè deve avere un grado di umidità idoneo a permettere una corretta manipolazione. La quantità di terreno vegetale da riportare all’interno della buca dove sarà alloggiata la pianta di h 1,50 m è di 20 l, mentre per le piantine forestali di h 0,20-0,40 m, la quantità di terreno sarà di 10 l .

4.1.5 Pacciamatura

La pacciamatura localizzata ha lo scopo di favorire l’affrancamento della pianta messa a dimora; tale operazione deve essere eseguita contemporaneamente alla messa a dimora della pianta stessa. La pacciamatura consiste nella posa in opera di uno speciale geotessile in nontessuto di fibre vegetali, biodegradabile, morbido, naturale, ad alta densità e forte persistenza (durata di 34 anni), munito di idonei fori. Le caratteristiche tecniche del materiale sono: dimensioni 40 x 40 cm, spessore 5 mm, densità 750 g/m2, peso 130 g .

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4.1.6 Recinzioni e staccionate

Recinzioni: Le recinzioni sono costituite:

- da paletti di castagno del diametro di 810 cm e dell’altezza fuori terra di 1,50 m infissi nel terreno per circa 0,5 m, alla distanza media di 3,0 m, trattati a fuoco all’estremità;

- da reti a maglia rettangolare 10 x 20 cm = 3 mm ( o similare ), dell’altezza di 1,50 m fissate ai paletti con chiodi a U e da tiranti e/o contropalo.

Staccionate: Le staccionate sono realizzate con pali di castagno incrociati, di diametro 10 cm e altezza del passamano 1,00 m (trattate a fuoco per la parte infissa nel terreno), saldamente ancorati al suolo.

4.1.7 Posa in opera di cartelli monitori

Terminate le operazioni di messa a dimora delle piante, si deve procedere alla posa in opera di alcuni cartelli monitori all’interno e all’esterno delle aree mitigate, e lungo il perimetro delle aree di compensazione. Lo scopo è quello di salvaguardare il lavoro svolto (piante e opere accessorie) dai danni causati da uomini e/o mezzi che possono transitare nelle aree interessate dai ripristini.

I cartelli monitori devono essere delle dimensioni di 33 x 25 cm, in lamierino zincato verniciato di giallo, con riquadratura e scritte nere, installati su palo di castagno della lunghezza di 2,50-3,00 m, con diametro medio di 8-10 cm, trattato a fuoco all’estremità. La posa in opera dei cartelli monitori comprende anche lo scavo ed il rinterro delle buche in cui verranno infissi i pali, la fornitura di tutti i materiali occorrenti e quanto altro necessario per dare l’opera finita a regola d’arte.

La scritta da apporre sui cartelli monitori dovrà essere la stessa utilizzata per la Rete di Raccolta:

“ eni S.p.A. Divisione Exploration & Production Attenzione zona soggetta a Ripristino Ambientale non Danneggiare”

Il logo eni sarà posizionato in alto a sinistra del cartello.

Le recinzioni, le staccionate e la posa in opera dei cartelli monitori, saranno preventivamente valutate ed eventualmente autorizzate dalla Supervisione dei Lavori.

L’esatta ubicazione dei cartelli monitori, prevista all’interno e all’esterno dell’Area Pozzi e lungo il perimetro delle aree di compensazione, il rifacimento e lo smantellamento delle staccionate e/o recinzioni, sono operazioni che dovranno essere valutate e autorizzate dalla Supervisione dei Lavori.

4.1.8 Cure colturali

Nel periodo dei cinque anni successivi all’ultimazione degli interventi per la mitigazione dell’area pozzi, saranno effettuate le cure colturali (due interventi annui per cinque anni, in genere primavera e autunno) ed il ripristino delle fallanze su tutte le piante messe a dimora. Le operazioni di manutenzione hanno lo scopo di aumentare le probabilità di riuscita dell’intervento di mitigazione e rimboschimento, accelerando lo sviluppo delle piante ed il recupero della funzionalità delle cenosi.

Le cure colturali consistono nell’effettuare le seguenti operazioni:

rimozione del disco pacciamante per permettere tutte gli interventi previsti sulle piante;

zappettatura del terreno con rimozione delle infestanti se presenti intorno alle piantine, per un diametro di circa 50 cm dal fusto (lasciando un franco

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di 10 cm intorno al fusto della pianta per non danneggiarlo), per favorire gli scambi gassosi ed aumentare la permeabilità e limitare l’aggressione delle malerbe;

potatura delle piante per eliminare o correggere eventuali danni o anche di rimonda dei rami secchi;

rinterro completo delle buche che presentano ristagno d’acqua o che risultano eccessivamente incassate;

concimazione organica e minerale delle piante arboree ed arbustive, per reintegrare gli elementi nutritivi asportati dalla pianta nella sua crescita;

trattamenti di difesa fitosanitaria; la scelta del tipo di trattamento e delle modalità di esecuzione verranno indicate specificatamente dalla S.L. a seconda del tipo di emergenza che si deve affrontare;

sistemazione dei pali tutori; riposizionamento del disco pacciamante al piede della pianta quando sono

state effettuate tutte le operazioni previste; riposizionamento della recinzione, qualora questa sia stata danneggiata o

rimossa; irrigazione di tutte le piante messe a dimora, siano esse arboree che

arbustive; l’operazione, se necessaria, dovrà essere effettuata per tutto il quinquennio, dalla data di ultimazione dei lavori. La frequenza dell’irrigazione sarà valutata a seconda dell’andamento stagionale.

Il periodo normale per le irrigazioni è generalmente compreso tra marzo e ottobre, ma non si esclude la necessità dover irrigare anche nei mesi invernali (novembre-febbraio), qualora si rilevino periodi siccitosi particolarmente lunghi. La quantità minima di acqua, necessaria per ogni singola pianta arborea ed arbustiva di h 1,50 m, non dovrà essere inferiore ai 40 l; per le piante di h 0,20-0,40 m, 20 litri.

La pianificazione degli interventi per l’esecuzione delle cure colturali è eseguita considerando l’andamento climatico dell’area in cui si opera, le esigenze della vegetazione presente e la possibilità che si verifichino eventi non previsti o difficilmente prevedibili. A quest’ultimo fattore, che comporta generalmente la tempestività d’intervento, deve necessariamente associarsi una flessibilità della pianificazione.

In fase di esecuzione della seconda cura colturale annuale, si dovrà provvedere al ripristino delle fallanze della messa a dimora, al fine di garantire il totale attecchimento del materiale vivaistico utilizzato (piante in contenitore e/o zolla). Nel caso in cui vengano rilevate delle fallanze, si deve provvedere all’immediata sostituzione del materiale vegetale non attecchito. Per fare ciò dovrà essere eseguita la completa riapertura delle buche e la messa a dimora di nuovo materiale vivaistico sano e in buono stato vegetativo. Il reintegro delle fallanze deve essere eseguito in periodi climaticamente opportuni sempre in concomitanza delle cure colturali (in genere primavera e autunno) e coincidente, possibilmente, con il ciclo della seconda cura colturale. A discrezione del Committente le specie da reintegrare potranno essere variate rispetto a quelle originariamente messe a dimora.

Tutte le operazioni relative alle cure colturali da effettuare alle piante dovranno essere valutate e autorizzate dalla Supervisione dei Lavori.

5 TEMPI DI REALIZZAZIONE DEL LAVORO

Il periodo per lo svolgimento delle attività di messa a dimora deve essere compatibile con le attività di cantiere e con il periodo stagionale favorevole all’inserimento delle piante nell’area di intervento.

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6 ANALISI DEGLI ASPETTI PERCETTIVI DELL’OPERA

6.1 Osservazioni e rilievi fotografici dai punti sensibili

Di seguito sono riportati i risultati dell’attività di osservazione effettuata dai luoghi identificati come principali, potenziali punti di percezione visiva delle opere in progetto (punti sensibili), e dai quali, pertanto, è possibile cogliere eventuali impatti nel contesto paesaggistico circostante (viabilità, insediamenti, luoghi di interesse sociale, ambientale, paesaggistico ecc..), in seguito alla realizzazione delle opere proposte.

Per quanto riguarda la fruizione (sensibilità) e la percezione, relative alle aree individuate come visuali sensibili, queste sono classificate in una scala crescente: molto bassa, bassa, media, alta. Nel caso specifico, in relazione ai diversi punti di osservazione, risultano solamente le classi media, bassa e molto bassa; questo in funzione della distanza degli stessi dall’area di progetto e dell’orografia, nonché della frequentazione delle aree.

Foto 1 - Area a fruizione turistica in C.da Potentissima in prossimità della SP 16

Il punto di osservazione si colloca all’interno del perimetro di un’area destinata alla ricezione alberghiera e attività di ristorazione, presente lungo la SP 16 Marsicana, che collega Marsicovetere a Calvello. Gli edifici che compongono il complesso sono unità ad uno o due piani, di recente edificazione. Dal lato opposto della strada è presente un’abitazione a due piani. Il paesaggio circostante si presenta caratterizzato da ambiti agricoli interessati da seminativi e pascoli. Ponendosi in prossimità delle strutture ed osservando in direzione sud est, si può individuare l’area su cui si inserirà l’opera in progetto, distante circa 6,45 km. In questo punto di osservazione è presente una vegetazione prettamente arbustiva. La fruizione (sensibilità) di questo punto di osservazione è media, trattandosi di una struttura a finalità turistica nella quale le persone possono fermarsi. La percezione risulta comunque bassa, in relazione alla distanza dell’opera dal punto di visuale sensibile ed anche alla conformazione del territorio. Pertanto, il disturbo dovuto all’opera in progetto è trascurabile.

Foto 2 – presso azienda agricola sulla strada Comunale del Sorgituro

Questo punto di osservazione è situato in prossimità di un’azienda agricola sulla strada Comunale del Sorgituro, che dal santuario della Madonna Potentissima, conduce verso l’area pozzi. Nell’intorno dell’area sono presenti appezzamenti destinati al pascolo ed alla coltivazione di seminativi in rotazione. La fruizione (sensibilità) da questo punto è bassa, trattandosi di una strada poco fruita. Il punto risulta distante circa 3,75 km e la visuale verso l’area su cui sorgerà l’impianto è parzialmente coperta dall’orografia del territorio e dalla vegetazione naturale che costituiscono uno schermo percettivo; pertanto, la percezione risulta molto bassa. In questo caso, il disturbo dovuto all’opera in progetto è trascurabile.

Foto 3 – dal Santuario “Madonna del Monte Saraceno”

L’immagine è stata scattata nell’intorno del Santuario “Madonna del Monte Saraceno”, che sorge a 1326 m slm sulla cima di uno sperone roccioso a ridosso del Monte Volturino. Il Santuario, edificato dai Monaci Benedettini nel luogo dove un tempo sorgeva probabilmente, una postazione militare prima Longobarda poi Saracena, si raggiunge dopo aver percorso un breve tratto di strada che si stacca dalla SP 16. L’area, circondata da boschi di faggio di notevole suggestione, presenta una fruizione (sensibilità) media, con particolare intensità solamente nei periodi dei festeggiamenti che si celebrano la seconda domenica di maggio, quando la statua della Madonna viene trasportata dalla chiesa parrocchiale di Calvello al Santuario, e l’8-9 settembre, quando vi fa ritorno.

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In altri periodi il santuario è frequentato saltuariamente da pellegrini e paesani. Da questo punto di visuale la percezione dell’area di progetto, che dista 5 km, risulta bassa. Anche in questo caso, pur essendo l’area fruita, specialmente in determinati periodi, il disturbo dovuto all’opera in progetto è trascurabile.

Foto 4 – sulla strada che dalla SP 16 conduce a Potenza

Il punto di visuale si trova in corrispondenza di una piazzola lungo la strada che dalla SP 16 conduce a Potenza. Questo punto dista circa 9,5 km dall’area in progetto, e rappresenta uno dei pochissimi punti dai quali l’area pozzi risulta visibile dalla strada fruita, principalmente, dagli utilizzatori degli impianti sciistici. La fruizione (sensibilità), risulta molto bassa ed anche la percezione è molto bassa, sia in funzione della distanza del punto dall’area di progetto, sia a causa della faggeta che costeggia la strada e che non consente coni di visuale sensibile, se non da pochissimi punti. In questo caso, il disturbo dovuto all’opera in progetto è praticamente nullo.

Di seguito si riportano le schede fotografiche relative ai quattro punti di osservazione dai quali sono state effettuate le osservazioni appena descritte.

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6.2 Fotosimulazioni Area Pozzi

Le Fotosimulazioni rappresentano le visuali dirette sull’area d’intervento a partire dai punti di visuale sensibile, nelle differenti fasi dell’opera: stato attuale, fase di perforazione, fase di esercizio e ripristino.

Foto 1 - Area a fruizione turistica in C.da Potentissima in prossimità della SP 16

Il rilievo fotografico, come già descritto, è stato realizzato all’interno del perimetro di un’area destinata alla ricezione alberghiera e attività di ristorazione, presente lungo la SP 16 Marsicana, che collega Marsicovetere a Calvello. La fotosimulazione rappresenta una visuale diretta sull’area di intervento, distante in linea d’aria 6,45 km dalla zona di ristorazione e ricezione turistica e considera indicativamente la percezione visiva degli eventuali utenti. Sebbene l’altezza della torre dell’impianto di perforazione sia di circa 60 m, la distanza interposta mitigherà fortemente l’impatto visivo, riducendo le eventuali percezioni perturbative nel contesto paesaggistico. Inoltre, sarà appositamente studiato l’inserimento paesaggistico diurno dell’impianto attraverso lo studio cromatico della torre e delle altre strutture, e notturno, grazie ad un adeguato impianto di illuminazione, così da minimizzare l’impatto dell’opera nel contesto paesaggistico. Tutta l’area pozzi sarà mitigata attraverso la messa a dimora di elementi vegetazionali che consentiranno di armonizzare l’inserimento dei manufatti nel paesaggio circostante. Una volta terminata la fase di perforazione ed approntata la postazione per la fase di produzione, che comporterà lo smantellamento della torre di perforazione, la componente percettiva nel contesto paesaggistico sarà molto ridotta.

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Foto 2 – presso azienda agricola sulla strada Comunale del Sorgituro

Da questo punto di osservazione si coglie il punto di vista dei residenti nell’area e degli eventuali fruitori della strada. Nel contesto paesaggistico si rileva come la principale componente percettiva delle opere in progetto sia la parte più elevata dell’impianto, costituita dalla torre di perforazione. Come già evidenziato, l’inserimento paesaggistico diurno e notturno dell’impianto, attraverso lo studio cromatico della torre e delle altre strutture, e ad un adeguato impianto di illuminazione, nonché la mitigazione ambientale, consentiranno di minimizzare l’impatto dell’opera. Sebbene la presenza degli impianti risulti percepibile, nel contesto analizzato, la distanza tra il punto di osservazione e l’area di progetto, circa 3,75 km in linea d’aria, riduce e mitiga gli eventuali impatti perturbativi sulla qualità visiva del paesaggio. Terminata la fase di perforazione, la postazione sarà approntata per la fase di esercizio, attraverso lo smontaggio e il trasferimento dell’impianto di perforazione e il ripristino parziale dell’area pozzo. La rimozione della torre riduce fortemente la componente percettiva nel contesto paesaggistico analizzato che, oltre alla distanza, risulta poco percepibile grazie anche alla naturale conformazione del terreno ed alla copertura vegetazionale dell’area.

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Foto 3 – dal Santuario “Madonna del Monte Saraceno”

Il rilievo fotografico si colloca in corrispondenza del Santuario della Madonna del Monte Saraceno, ad una quota simile a quella dell’area di intervento e distante circa 5 km in linea d’aria. Dal punto di vista percettivo si può notare, in lontananza, solamente l’impianto di perforazione che sarà comunque presente solamente per un limitato periodo di tempo. Inoltre, si valuterà l’inserimento paesaggistico diurno dell’impianto attraverso lo studio cromatico della torre e delle altre strutture, e notturno, grazie ad un adeguato impianto di illuminazione, così da minimizzare l’impatto dell’opera nel contesto paesaggistico. Tutta l’area pozzi sarà mitigata attraverso la messa a dimora di elementi vegetazionali che consentiranno di armonizzare l’inserimento dei manufatti nel paesaggio circostante. Terminata la fase di perforazione, nel sito si smantellerà l’impianto di perforazione e le altre attrezzature non più necessarie e l’area pozzi sarà approntata per la fase di produzione. Questa nuova configurazione apporta una notevole riduzione delle interferenze sulla componente percettiva del paesaggio.

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6.3 Modellazione 3D dell’opera in progetto

Di seguito si riporta una serie esaustiva di rappresentazioni grafiche ottenute mediante rendering computerizzato, che mostrano l’area di progetto con la postazione pozzi Caldarosa 2/3. Si evidenzia come gli interventi di mitigazione naturalistica in progetto, concorrano ad ottimizzare l’inserimento dell’opera nel contesto morfologico e paesaggistico in cui la stessa è collocata.

Gli inserimenti della vegetazione sono simulati così come appariranno all’osservatore dopo alcuni anni dall’impianto (vedi Tavole 1-7).

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Company: Eni SpA Div. E&P Settore: DIME Unità: TEME/PMB Localizzazione: Onshore - Basilicata - Val D’Agri 26-11-2012

RELAZIONE TECNICO AMBIENTALE

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EX-DE 01

Company: Eni SpA Div. E&P Settore: DIME Unità: TEME/PMB Localizzazione: Onshore - Basilicata - Val D’Agri 26-11-2012

RELAZIONE TECNICO AMBIENTALE

ALLEGATO 1

PLANIMETRIA

CON STUDIO DI MITIGAZIONE AMBIENTALE