ARCIDIOCESI PARCO REGIONALE DI GAETA GAETA · il coro ligneo (1634 - ’35) con al di sopra due...

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GAETA Biglietto unico integrato Aperture dei Monumenti Visite Guidate Rappresentazioni storiche PERCORSI NELLA STORIA www.tesoriarte.it PARCO REGIONALE RIVIERA DI ULISSE ARCIDIOCESI DI GAETA COMUNE DI GAETA

Transcript of ARCIDIOCESI PARCO REGIONALE DI GAETA GAETA · il coro ligneo (1634 - ’35) con al di sopra due...

GAETA

Biglietto unico integrato

Aperture dei Monumenti

Visite Guidate

Rappresentazioni storiche

PERCORSI NELLA STORIA

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PARCO REGIONALERIVIERA DI ULISSE

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La città di Gaeta, con la sua ricchezza di beni culturali e ambientali, vuole essere una meta turistica di notevole livello. Da ciò deriva il progetto “I Tesori dell’Arte”, un’iniziativa al servizio dei flussi turistici per favorire la fruibi-lità dei siti d’interesse cittadino in ogni mo-mento dell’anno.

Il biglietto integrato, infatti, garantisce l’ac-cesso alla Batteria Monte Orlando Superiore, al Mausoleo di Planco e al Museo Diocesano. In combinazione con tali ingressi l’iniziativa prevede anche un programma di aperture al pubblico di altri edifici di interesse culturale, ambientale ed archeologico. Date e orari di apertura sono pubblicati su www.tesoriarte.it, è possibile richiedere in-formazioni attraverso il call center 0771.286217 oppure scrivendo a [email protected] card e tutto il materiale informativo è in distribuzione presso l’Infopoint del Parco, la Batteria Monte Orlando Superiore e il Mu-seo Diocesano.

Per i gruppi organizzati o le scuole è possibi-le organizzare la visita dei monumenti cittadi-ni concordando date e orario.

Per talune tipologie di biglietto integrato è previsto anche il trasferimento shuttle.

GAETA

Si ringrazia:

l’Arcivescovo di Gaeta

il Sindaco di Gaeta

l’Ente Parco Riviera di Ulisse

il Comandante della Scuola Nautica della Guardia di Finanza

il Direttore del Museo Diocesano

il Parroco della Cattedrale

il Rettore del Santuario della SS. Trinità

il Parroco della Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano

il Priore della Confraternita del Rosario

le Suore della SS. Addolorata.

Finito di stampare nel mese di aprile 2013

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GAETA

Il nome Gaeta deriva dal toponimo greco “Kaie-tas” che, secondo Strabone, significa “cavità”, nel senso di fosse, spaccature. In seguito, con la con-quista romana, molti nomi greci vengono trasfor-mati in chiave latina: Caieta diventa così, nell’Enei-de di Virgilio, la nutrice di Enea che morendo ha dato nome e fama eterna a questi lidi.

Mausoleo di Lucio Munazio PlancoParco di Monte Orlando

Alla sommità di monte Orlando sorge il Mausoleo di Lucio Munazio Planco edificato intorno al 22 a.C. come sepoltura monumentale del brillante generale di Cesare nato a Tivoli intorno all’86 a.C., il quale - ol-tre alle tante imprese e le cariche ricoperte in vita - propose per Ottaviano il titolo di “Augusto”. La tom-ba di forma cilindrica risulta essere tra le sepolture di tale tipologia meglio conservate dell’intera romanità. Il mausoleo, alto oltre 13 metri, presenta un paramen-to esterno in opera quadrata; nella parte sommitale, sotto la modanatura, è presente un fregio dorico lun-go l’intera circonferenza di circa 93 metri: le metope rappresentano le gesta e le onorificenze di Planco, il quale combatté accanto a Cesare in Gallia e nella guerra civile e alla sua morte sostenne prima Antonio e poi passò dalla parte di Ottaviano. Sintetizza la vita del personaggio l’epigrafe sull’ingresso: “Lucio Mu-nazio Planco, figlio di Lucio, nipote di Lucio, pronipo-te di Lucio, console, censore, due volte imperatore, membro del collegio dei Settemviri Epuloni, trionfa-tore sui Reti, ricostruì il tempio di Saturno a Roma con le spoglie di guerra, divise le terre in Italia presso Be-nevento, fondò in Gallia le colonie di Lione e Basilea”. Varcato l’ingresso, la tomba mostra un corridoio anu-lare che collega le quattro celle dove nel tempo sono stati esposti numerosi reperti marmorei. Nella prima cella è presente una copia di statua di generale roma-no, da molti identificato come Planco. Il luogo doveva accogliere, in una nicchia, l’urna con i resti del con-sole romano. L’ambiente presenta tracce di una dop-pia volta per accogliere sopra una cisterna. Uscendo dalla cella, proseguendo a destra, si trova il secondo ambiente, che oggi ospita una serie di capitelli di va-ria fattura e datazione. Nella terza cella sono presenti, due reperti epigrafici, uno romano e uno medievale,

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oltre a materiale lapideo probabilmente proveniente dal mausoleo di Atratino. Nell’ultima cella si rintraccia il muro che doveva chiudere le spoglie di un defunto.

Mausoleo di Lucio Sempronio AtratinoVia Atratina

Sull’omonima collina sorgono i resti della sepoltura del prefetto della flotta di Antonio, Lucio Sempronio Atratino, il quale passò al fianco di Ottaviano prima della battaglia di Azio del 31 a.C., divenne procon-sole in Africa dove affrontò con successo la ribellione dei Mauri. Intorno al 20 a.C. morì suicida. La tomba, alta circa 14 metri e con una circonferenza di 114, nel medioevo divenne “cava” per i blocchi lapidei da utilizzare per la vicina scalea della chiesa di Porto Salvo, per altri edifici medievali e, soprattutto, per la prima parte del campanile del Duomo. Durante l’assedio del 1815 subì un’esplosione che provocò la distruzione del lato nord. La struttura originaria do-veva essere molto simile a quella del coevo mauso-leo di Planco, ma con un volume maggiore; le celle funerarie erano tre, disposte a croce e completava lo spazio interno una cisterna.

Sepolcreto Romano di CalegnaVico 5 Lungomare Caboto

Ai piedi della collina di S. Agata, nell’attuale abita-to, sorge una struttura funeraria alta metri 8 di cui è ben visibile una parete lunga 13 metri in opera quadrata con diverse modanature. Lungo la faccia-ta si apre un piccolo ingresso che da accesso ad un ambiente attraverso il quale si raggiunge la camera funeraria. Questo e gli altri monumenti di età roma-na testimoniano la vivacità del territorio in questa fase storica, che inizia grazie alla costruzione della via Appia nel 312 a.C., ma soprattutto della via Flac-ca nel 184 a.C. e che fa in poco tempo di Gaeta un porto importante ed un notevole abitato.

Santuario della SS. TrinitàVia Trinità

Sull’estremità sud occidentale del promontorio di Monte Orlando, dove sorgeva la villa del console Planco, venne edificato il monastero benedettino della Trinità (sec. X-XI). La scelta del luogo potreb-

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be essere stata influenzata da una pia tradizione: la triplice fenditura della roccia venne provocata alla morte di Cristo. I Benedettini rimasero in loco fino alla fine del ‘700. Oggi la struttura del Santua-rio è gestita dai Padri del Pontificio Istituto Missioni Estere. Di sicuro impatto scenografico la Grotta del Turco, un antro naturale che, attraverso 275 gradini, porta direttamente sulle acque del Tirreno. A de-stra della chiesa è presente un lungo corridoio dove corrono le 14 stazioni della Via Crucis dipinte su ma-iolica da Raimondo Bruno (1849) con versi di Pietro Metastasio e, in fondo, una rappresentazione di tutti i momenti della passione di Cristo. Segue la cinque-centesca cappella di San Filippo Neri, dove è la tom-ba del generale Alessandro Begani, eroico difensore di Gaeta durante l’assedio del 1815. Si prosegue tra le rocce della Montagna Spaccata attraverso una scalinata che raggiunge la cosiddetta “mano del tur-co”, una leggendaria impronta nella roccia realizzata da un non credente. A seguire, il letto di San Filippo Neri e la Cappella del Crocifisso: il piccolo edificio a pianta circolare sorge su due massi staccati dalla roccia e incastrati a 30 metri sul livello del mare.

Batteria Monte Orlando SuperioreParco di Monte Orlando

Un itinerario denominato “Percorso nella storia”, è stato realizzato nella Batteria Monte Orlando Su-periore, un massiccio complesso difensivo sotter-raneo costruito nell’ultimo quarto del secolo XIX. La struttura si compone di una galleria a doppio senso di marcia con ai lati ambienti per il confe-zionamento e il deposito di proiettili e cariche. Una serie di intercapedini e areatori completano l’edificio militare che è sormontato da postazioni di cannoni e riservette collegati con montacarichi. Nella galleria sono esposti una serie di reperti sto-rici che testimoniano le vicissitudini della penisola di Gaeta nel corso dell’800 e del ‘900.

Santuario SS. AnnunziataPiazza Annunziata

La chiesa gotica della Santissima Annunziata, fon-data nel 1320, viene consacrata l’11 maggio 1354 e dal 1355 viene dotata anche di un ospedale. Nel Seicento l’edificio originario viene decorato alla

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maniera barocca, su disegni degli architetti-marmora-ri napoletani, Lazzari. L’attuale facciata della chiesa si addossa a quella trecentesca ed è divisa in tre ordi-ni: il primo accoglie il portale, il secondo il finestrone ed il terzo il campanile a vela con orologio maiolicato opera del napoletano Matteo de Vivo. Al centro è pre-sente l’iscrizione del 1621 che documenta il restauro. La chiesa a navata unica, divisa in quattro campate coperte da volte gotiche, mostra al centro del pavi-mento lo stemma dell’istituto, risultato della fusione dell’emblema della città di Gaeta con l’aggiunta di una fascia centrale con la scritta AGP (Ave Grazia Ple-na – Ti saluto o piena di grazia). Nella navata troneg-giano due altari con pale di Luca Giordano, a sinistra la Crocefissione e a destra l’Adorazione dei Pastori. La terza campata presenta l’ingresso laterale della chiesa e la Cappella del Santissimo Sacramento, realizzata da Jacopo Lazzari. A pala d’altare è una tavola di Giacinto Brandi, Madonna con Bambino. La volta e parte del-le pareti sono state dipinte da Andrea Scapuzzi con scene dell’antico testamento, cori di angeli e santi. Nel presbiterio è l’altare maggiore in marmi policromi, madreperla e lapislazzuli. A lato dell’altare è il crocifis-so ligneo seicentesco opera di Dionisio Lazzari. Sovra-stano l’area dell’altare due cantorie lignee decorate a finto marmo. Su quella di sinistra è presente l’organo, opera di Giuseppe De Martino (1685-’90. L’organo fu molto apprezzato dal Maestro della Regia Cappella di Napoli, Alessandro Scarlatti. Dietro l’altare si sviluppa il coro ligneo (1634 - ’35) con al di sopra due enormi tele di Sebastiano Conca (1720): la Presentazione di Gesù al Tempio a sinistra e l’Adorazione dei Magi a destra. La parete di fondo dell’abside è occupata dal polittico di Andrea Sabatini da Salerno (1521), al centro del retablo è l’Annunciazione nel registro inferiore; la Dormitio e l’Assunzione della Madonna nella parte su-periore. Nella predella inferiore sono raffigurati, da si-nistra a destra: la Natività, San Sebastiano, il Mandilion o Volto Santo di Gesù, Sant’Agostino e l’Adorazione dei Magi, alle estremità sono presenti gli stemmi del donatore, Giuliano Colojna. Al di sopra della predel-la sono raffigurati, a sinistra San Giovanni Battista con sopra la Pentecoste; a destra S. Pietro con sopra l’A-scensione. La fascia superiore mostra a sinistra S. Am-borgio, a destra S. Girolamo. Completa la complessa pittura una grata lignea che fungeva da cosiddetto coro delle orfanelle.

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Sacrestia e Cappella d’oro

La Sacrestia mostra gli arredi originali del perio-do barocco. Sull’altare è una Annunciazione attri-buita a Cristoforo Scacco. Da una porticina si ac-cede alla Cappella dell’Immacolata Concezione, nota come Cappella o Grotta d’Oro, in funzione del cassettone ligneo della volta dipinta in oro. La cappella mostra un ciclo pittorico creando un unicum nel panorama artistico e architettonico del centro Italia. A pala d’altare vi è una pittura di Scipione Pulzone (1582), un’Assunzione della Vergine. Davanti questa immagine il Papa Pio IX, esule a Gaeta, ebbe l’idea del Dogma dell’Im-macolata Concezione e da qui il 2 febbraio 1849 scrisse una lettera enciclica, la Ubi Primum, per consultare l’episcopato cattolico in merito alla definizione del dogma che sarà promulgato l’8 dicembre 1854. Lungo le pareti della cappella si svolge un racconto con storie della vita della Madonna e di Gesù. Il ciclo parte dalla parete di destra, a ridosso dell’altare, con la nascita della Madonna; prosegue nella finestra di fondo con la Profezia del Vecchio Testamento e ai lati l’Annun-ciazione dell’Angelo alla Madonna; ritornando accanto alla nascita di Maria, troviamo la Visita-zione; passando alla parete di sinistra, a ridosso dell’altare troviamo la Nascità di Gesù e nella lu-netta l’Adorazione dei Magi; sulla porticina trova posto il sogno di San Giuseppe; segue sulla stes-sa parete la fuga in Egitto, la strage degli inno-centi, la circoncisione e la presentazione di Gesù al tempio; il ciclo prosegue sull’altra parete, a fianco della visitazione, con Gesù che insegna ai dottori della Chiesa, la scena lasciate che i bam-bini vengano a me e le nozze di Canaa. Nella pe-nultima tavola troviamo un cartiglio con la data e la firma dell’autore, Giovan Filippo Criscuolo, 1531. Sull’altare, a sinistra dell’Assunta, sono San Rocco e San Pietro; a destra San Paolo e San Se-bastiano. Rispetto alla totalità delle opere, il Na-tale del Signore e il Sogno di San Giuseppe sono da ascrivere ad un epoca successiva al Criscuolo. Il 25 marzo 2009 l’Arcivescovo di Gaeta, Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, ha elevato la chiesa dell’Annunziata a Santuario Diocesano gemella-to con Lourdes.

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SS. AddolorataVia Annunziata

Il monastero della SS. Addolorata insiste sulla strut-tura dell’antica chiesa di S. Gregorio papa citata in un documento del Codex Diplomaticus Cajetanus (1012). Nel 1841, dopo alterne vicende viene fon-dato un Ritiro di Monache di clausura (Mantellate) sotto il titolo di Maria SS. Addolorata. Al convento venne abbinato un Convitto per donzelle appar-tenenti alla nobiltà e agli ufficiali del presidio mi-litare: l’epigrafe sulla facciata della chiesa risale a questa fase. Durante il regno di Ferdinando II di Borbone l’intera chiesa venne decorata con moti-vi neoclassici. Il 20 marzo 1905 l’intero complesso viene acquistato dalle Suore Crocifisse Adoratrici di Gesù Sacramentato che tutt’oggi lo gestisco-no. L’ingresso e la facciata della chiesa risalgono al 1855. L’interno mostra, nella prima campata, un ribassamento per lasciare spazio al di sopra alla cantoria dove è presente l’organo realizzato da Giuseppe Rotelli (1907). A sinistra del presbiterio si trova la “Cappella di S. Filippo Benizzi”, patro-no delle monache Mantellate. Sull’altare è conser-vata la statua dell’Addolorata (sec. XVIII-XIX) con ai lati i simboli della passione di Cristo. A sinistra del presbiterio si apre una porta con spioncino e grata, retaggio della clausura. Al di sopra del pre-sbiterio, sulla parete di destra, Ferdinando II fece aprire una finestra per poter partecipare alle cele-brazioni religiose, direttamente dal palazzo reale adiacente, senza essere visto.

Il Museo Diocesano e della religiosità del Parco dei Monti Aurunci Piazza Cardinale De Vio

Il Museo si sviluppa nei primi tre piani dell’abitazione del Cardinale Tommaso De Vio. Il palazzo subì no-tevoli rimaneggiamenti nel corso dei secoli, fino alla metà dell’Ottocento quando fu aggiunta la nuova facciata; è stato sede del seminario vescovile per oltre un secolo, fino alla fine degli anni Sessanta del No-vecento. La pinacoteca raccoglie tavole e tele quasi esclusivamente a soggetto religioso, databili tra il XII e il XVIII secolo. Tra i pittori si riscontrano Giovanni da Gaeta, artista attivo nella seconda metà del XV seco-

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lo; Riccardo Quartararo; Teodoro d’Errico Fiammingo; Quentin Metsys; Luis de Morales; Girolamo Imparato; Scipione Pulzone; Fabrizio Santafede; Giacinto Bran-di; Pompeo Batoni; Andrea Vaccaro; Luca Giordano; Francesco Solimena e Sebastiano Conca. Alcune del-le opere esposte sono giunte a Gaeta alla metà del XIX secolo per ornare alcuni edifici sacri della città: questa iniziativa venne intrapresa da re Ferdinando II, il quale considerava il centro tirrenico come seconda capitale del Regno. Il museo ospita, inoltre, lo Sten-dardo della battaglia di Lepanto: sul sacro vessillo, in seta pregiata con sfondo rosso e bordatura in oro, è raffigurato Gesù crocifisso tra S. Pietro e S. Paolo; al di sotto è presente la scritta IN HOC SIGNO VINCES. Lo Stendardo fu issato nel 1571 sulla nave ammiraglia della flotta pontificia durante la famosa battaglia di Lepanto tra la flotta cristiana guidata da don Giovan-ni d’Austria contro le navi dei Turchi che da tempo depredavano le coste del Mediterraneo. Nel museo sono esposti anche una serie di manufatti di oreficeria ed argenteria dal secolo XI al XIX: di straordinaria fat-tura la croce bizantina dono del Cardinale De Vio alla Cattedrale di Gaeta.

Cattedrale di S. Maria AssuntaCampanile e SuccorpoVia Duomo, Piazza Papa Gelasio

Il Duomo di Gaeta, dedicato a S. Maria Assunta in cielo, fu costruito nei secoli X-XI. Tra la fine dell’VIII secolo e l’inizio di quello successivo, il vescovo di Formia si rifugiò nella fortezza di Gaeta e in quel momento fece nascondere in un pilastro di una piccola chiesa i resti di S. Erasmo, vescovo di An-tiochia, morto a Formia il 2 giugno 303 d.C. Dopo oltre un secolo, il ritrovamento delle reliquie dette il via ai lavori per la costruzione di un’imponente cattedrale consacrata nel 1106. Nel 1148 un priva-to donò un terreno per la costruzione della torre campanaria. Il monumentale campanile venne re-alizzato su disegno di Nicolò d’Angelo, marmora-ro romano della famiglia dei Vassalletto. Alto 57 metri, in stile arabo-normanno, ha il basamento composto da innumerevoli blocchi provenienti da monumenti romani e medievali, gli altri livelli sono realizzati in laterizio con ricorsi di materiale lapi-deo, il torrino (1279) è decorato da innumerevoli

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scodelle arabo moresche. La scalea sottostante la torre campanaria da accesso alla chiesa: lungo la scala sono ben visibili due bassorilievi rappre-sentanti Giona che viene ingoiato e risputato dal pistrice, elementi facenti parte dell’antico pulpito del duomo. Sotto le sculture si trovano due sar-cofagi romani strigilati (vasche della prima metà del III sec.). Dal campanile si accede anche nella seicentesca cripta o succorpo. Nel 1594, dopo la ricognizione canonica delle reliquie dei santi con-servate in cattedrale si procede alla realizzazione del luogo dove accogliere i resti dei martiri: S. Erasmo (vescovo di Antiochia), S. Marciano (primo vescovo di Siracusa), S. Casto (primo vescovo di Sessa Aurunca), S. Secondino (vescovo di Sinues-sa), S. Probo (vescovo di Formia nel 303), S. Inno-cenzo (vescovo) e S. Eupuria (martire). Il succorpo, realizzato ad una navata su disegno degli architet-ti napoletani Lazzari, mostra le pareti rivestite di marmi policromi e le volte decorate con stucchi e affreschi di Giacinto Brandi (1662-64) rappresen-tanti, al centro, Dio Padre con cherubini e la Glo-ria di S. Erasmo (entrambi perduti a causa di una bomba aerea che colpì la cattedrale la notte tra l’8 e il 9 settembre 1943), sempre al centro la gloria degli altri santi protettori; ai lati il pittore ha inse-rito una serie di figure allegoriche. Di altissimo va-lore artistico è il paliotto dell’altare e la balaustra dove venne utilizzata un’enorme varietà di marmi policromi e pietre preziose per rappresentare vasi di fiori, uccelli e decori vari. Sempre di Brandi è la pala d’altare con il Martirio del vescovo antioche-no (1664). Chiude la cripta un straordinario can-cello in bronzo (1692) con gli stemmi della città. Attualmente la sovrastante cattedrale è chiusa al culto per lavori di consolidamento statico.

Chiesa di S. Giovanni a mareVia Bausan

L’edificio è tra le costruzioni più antiche di Gae-ta: la decorazione del torrino si data tra la fine del sec. XI e l’inizio del XII. La chiesa venne edificata con materiali di spoglio, sia di età romana che al-to-medievale. Il luogo di culto è suddiviso in tre navate con eleganti volte gotiche. Al centro delle volte si eleva la cupola generando all’esterno il

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torrino. L’intero edificio mostra un pavimento incli-nato verso l’ingresso: questo espediente di accen-tuazione prospettica ha lasciato fantasticare sul possibile ingresso della marea nella chiesa. Con i restauri del 1928 sono state rimosse tutte le deco-razioni barocche riportando alla luce affreschi tre-centeschi, attribuiti alla scuola del Cavallini, oggi in parte staccati e trasferiti al Museo Diocesano. Il paliotto dell’altare è stato realizzato con una lastra di sarcofago romano in parte riscolpita nel quat-trocento. Saltuariamente officiata fino al 1998, la chiesa è in attesa di restauri.

Chiesa della Natività di Maria SS. o dell’UlivoVia Angioina

La fondazione risalirebbe all’XI secolo per un voto fatto dai Pisani che in quegli anni erano occupa-ti a scacciare i Saraceni dai nostri mari. La chiesa mostra coperture gotiche: il suo nucleo originario è quasi sicuramente trecentesco, mentre l’attuale assetto risale al 1854. Presenta due ingressi: uno dal fondo e uno laterale con un portale in pietra locale sul cui architrave è rappresentata l’imma-gine del Cristo Pantocrator (Giudice). L’interno è suddiviso in due campate, più il presbiterio. La prima campata presenta al di sopra una cantoria. La copertura del presbiterio è realizzata con una cupola. Al centro del pavimento è lo stemma in maiolica della Confraternita dei Bianchi, mentre l’altare è dono di Ferdinando II come indicato nell’epigrafe posta a lato. Nel complesso religio-so si provvedeva ad assistere e dare sepoltura ai condannati a morte; per questo pietoso ufficio nel 1758 fu costruito sul lato sinistro del sagrato un piccolo locale sepolcrale con portale in pietra recante l’epigrafe Pro justitiatis 1758.

Chiesa del SS. Rosario, già di S. Tommaso ApostoloVia Aragonese

La chiesa di S. Tommaso Apostolo è storicamente documentata in un testamento del 1135. Rientra tra le quattro parrocchie più antiche di Gaeta. Aveva una struttura ad una navata suddivisa in

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due campate coperte da volte gotiche; al nucleo originario furono aggiunti successivamente l’avan-corpo (ingresso e sovrastante cantoria) e il presbi-terio. La facciata è decorata solo da una piccola scultura settecentesca raffigurante la Madonna col Bambino. Sul fianco destro della cappella si erge un campanile a vela probabilmente realizzato nel XVIII secolo. Nel 1809 fu soppressa la parrocchia e nella chiesa fu trasferita la Confraternita del Ro-sario, proveniente dal convento di San Domenico. Con il pio sodalizio la chiesa acquisisce il nuovo nome di chiesa del SS. Rosario. Il trasferimento della Confraternita ha portato nel luogo di cul-to tutta una serie di arredi sacri: altare maggiore (1738), pala d’altare, Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena, dono di Se-bastiano Conca (1737-1738), la balaustra (1726). Sono databili al 1850 ca. gli altari laterali, alcune statue e parte del corredo della settecentesca Sta-tua della Madonna del Rosario.

Chiesa di S. DomenicoVia Aragonese

San Domenico e il monastero annesso risalgono alla metà del Quattrocento; i Domenicani era-no presenti in Gaeta già dal 1229. Nell’attuale convento fu avviato alla vita religiosa Tommaso De Vio (1484), poi cardinale e vescovo di Gaeta (1519-1534), nonché legato papale presso Lutero (1518). Sotto i Francesi (1809) venne soppresso il convento per trasformarlo in caserma, mentre la chiesa divenne deposito di viveri per i militari. Anche il successivo Regno borbonico continuò ad utilizzare il complesso per scopi militari. La chiesa fu restaurata alla fine degli anni Venti del Novecento e fu temporaneamente dotata di ope-re d’arte provenienti dal Museo di Capodimonte. Fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento fu officiata come parrocchia. L’imponente struttu-ra è composta da due navate diseguali su dise-gno tardo gotico di architetti catalani trapiantati nel regno di Napoli. La facciata è caratterizzata dal portale monumentale del XIV secolo. La chie-sa è tuttora consacrata, mentre il convento è in attesa di radicali restauri. Nella piazzetta, insiste il portale decorato da stelle a otto punte, retag-

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gio del precedente convento del XIII secolo; al di sopra si erge il campanile con eleganti bifore. Nel convento, dal 1622, aveva sede la Confrater-nita del SS. Rosario, che possedeva una ricchissi-ma cappella nella chiesa.

Terra Santa di San DomenicoVia Aragonese

La Confraternita del SS. Rosario, eretta canonica-mente il 4 settembre 1607, aveva tra i propri com-piti il pietoso rito di dare sepoltura ai propri adep-ti. Per avere maggiore disponibilità di spazi, nel 1747 venne costruita sotto il complesso monastico di San Domenico una cappella ad uso Terra San-ta al fine di seppellire parte dei propri confratelli. L’attuale scala di accesso è il risultato di una serie di vicissitudini conclusesi nel 1853, ma in ogni caso la cappella è stata utilizzata per le sepolture dalla fondazione fino al 1808, salvo casi particolari. La pianta del piccolo cimitero è organizzata su tre na-vate con tre campate, quindi l’intera copertura si regge su quattro pilastri che scandiscono l’intero ambiente; l’altare è posto ortogonalmente rispet-to all’ingresso. Oggi su ogni mensola è posiziona-to un cranio con 2 femori. Nella navata di destra sono presenti due riquadri di terra dove inumare i defunti, mentre al centro del pavimento è la bo-tola ossaria. Tra gli oltre settanta teschi esposti, ne figurano alcuni con una lamina metallica a forma di croce applicata sulla parte frontale, probabil-mente il segno distintivo degli ecclesiastici. Sulla parete di fondo vi è una teca che conteneva un corpicino imbalsamato nel 1861 oggi scomparso.

Castello AragoneseSalita Castello

Un primitivo castello doveva esistere almeno dall’età normanna, come si evince da un edificio tur-rito sul verso dei follari coniati nella seconda metà del XII secolo. Federico II di Svevia fece fortificare ul-teriormente il castello di Gaeta (1223-27), rendendo la città un punto strategico per la difesa del regno di Napoli, ma nel 1229, quando Gaeta passò sotto il controllo di papa Gregorio IX, il castello fu distrutto dalle truppe pontificie. Si può riparlare di un castello per Gaeta con Alfonso d’Aragona negli anni 1437-

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1442, quando venne costruito l’attuale complesso difensivo divenendo in parte regia e fastosa dimora, con sala del trono, appartamenti reali, biblioteca, armeria, cappella e zecca. Nuove torri e cortine fu-rono edificate con Carlo V (1516-38), che soggiornò nel castello nel marzo del 1536. Dalla metà del XVIII secolo il castello aragonese perse la sua funzione regale, per assumere quella di caserma e armeria e, in misura limitata, di carcere. Vi fu imprigionato Giuseppe Mazzini dal 16 agosto al 13 ottobre 1870. Dal 1948 ospita la Scuola Nautica della Guardia di Finanza. Il castello superiore, di forma rettangolare, ha torri cilindriche in tre dei suoi angoli, delle quali quella a nordovest molto più alta delle altre. Raffor-zato da cinque speroni e protetto da ampi fossati, nel 1838 fu dotato di ponte levatoio: di quel mec-canismo di chiusura, oggi restano i segni nel portale principale. L’accesso al cortile avviene tramite una scalea, che conduce al piazzale d’armi oggi modi-ficato da una serie di ballatoi realizzati nel periodo del carcere. Di fronte all’ingresso è la Cappella inti-tolata a S. Maria del Castello restaurata dagli stessi militari del carcere e decorata recentemente con alcune pitture. A ridosso della cappella è il “Museo della Scuola Nautica della Guardia di Finanza” che espone numerosi cimeli di questo importante re-parto d’istruzione militare. Ai lati del piazzale resta l’imponente testimonianza della regia alfonsina nei due scaloni che raccordano ogni piano del castello. Nella scalinata di sinistra, all’ultimo piano, resta la testimonianza della presenza di Giuseppe Mazzini all’interno del castello.

Pinacoteca Comunale d’Arte Contem-poranea “Giovanni da Gaeta”Via De Lieto

Nella pinacoteca sono esposte in via permanen-te opere di maestri del Novecento quali Hans Hartung, Alberto Magnelli, Ladislas Kijno uni-tamente ad una preziosa collezione di opere di artisti nazionali tra cui Nunzio Bibbò, Ennio Calabria, Gabriele Cena, Giancarlo Isola, Carlo Montarsolo, Mario Persico e Andrea Sparaco. Nel 2013 la Pinacoteca registra una esposizione di Alvaro Siza, mentre nel 2014 è prevista una mostra di Alberto Burri.

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Chiesa e Congrega di Porto SalvoVia Indipendenza

Il luogo di culto è tra le più significative testimonian-ze di fede verso la Madonna protettrice del mare e di tutti coloro che vi lavorano. La chiesa, fondata nel 1624, rimase sempre esposta alla frequentazione de-gli assedianti la città nelle mura, subendo gravi danni. Dopo l’ultima guerra mondiale vi fu trasferita la Par-rocchia dei Santi Cosma e Damiano a causa delle de-vastazioni belliche dell’omonimo edificio. Alla chiesa di Porto Salvo si accede da via Indipendenza attraver-so una monumentale scalinata. L’interno è interamen-te decorato con stucchi barocchi. Nella seconda cap-pella destra sono esposte le statue dei Santi Medici protettori del Borgo. Significativo l’altare maggiore sovrastato da una nicchia marmorea per la Madonna di Porto Salvo. Dal presbiterio si accede alla Cappel-la dei pescatori, oratorio dove troneggiava il dipinto della Madonna di Porto Salvo e altre opere pittoriche relative alla vita della Madonna.

San Cosma VecchioVia Indipendenza

L’antica chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano sorge nel cuore del Borgo nella zona denominata “Castelli”. La prima citazione documentata risale all’anno 997: in tale atto, raccolto nel Codex Diplo-maticus Cajetanus, si fa riferimento alle devastazioni della chiesa ad opera dei Saraceni, quindi probabil-mente, prima del 915. Nel corso dei secoli la struttura è stata più volte danneggiata a causa di avvenimenti bellici. Oggi l’edificio, di chiara matrice gotica, risulta in parte demolito, rispetto alla struttura originaria a causa dei danni subiti durante l’ultima guerra mon-diale. Il portale è del 1749, mentre il campanile sulla facciata si data a qualche decennio dopo. L’abitato di Gaeta all’inizio dell’età moderna risultava diviso in due entità: la fortezza (attuale quartiere S. Erasmo) e il Borgo, quale antemurale della città vera e propria. Ecco che il 6 luglio 1591 il Vescovo di Gaeta, Alfonso Laso Sedegno, obbligava i parroci delle chiese fuori le mura a battezzare nel fonte installato da pochi mesi nella parrocchia di San Cosma e vietava agli stessi sa-cerdoti di recarsi a battezzare nel duomo dove era si-tuato il fonte battesimale della città. Il fonte del Borgo è ancora presente nella chiesa entrando a destra.

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