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Arcidiocesi di Cagliari

Ufficio Liturgico Diocesano

PRESENTAZIONE Le schede propongono percorsi tematici per la Quaresima nell’Anno Santo della Misericordia in vista della preghiera comunitaria o di attività formative. Papa Francesco nella bolla d’indizione del Giubileo “Misericordiæ vultus” invita a valorizzare questo tempo liturgico: «La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio. Quante pagine della Sacra Scrittura possono essere medita-te nelle settimane della Quaresima per riscoprire il volto misericordioso del Padre!» (n. 17). I punti di forza saranno la meditazione e la preghiera della parola di Dio, la celebrazione del Sacramento della Riconciliazio-ne, l’adorazione eucaristica, soprattutto quella prolungata nell’ambito dell’iniziativa “24 ore per il Signore” il 4-5 marzo. I percorsi tematici potranno essere valorizzati per: - la lectio divina comunitaria; - cammini di catechesi; - ritiri spirituali; - le Quarantore; - la preghiera durante l’adorazione eucaristica. Le schede intendono offrire dei percorsi che richiedono di essere sviluppati dagli operatori pastorali (sacerdoti, diaconi, laici) con l’apporto della propria riflessione personale e di appositi commentari e sussidi. Per questo non sono proposti commenti ai testi indicati, ma si intende offrire semplicemente delle tracce tematiche. Le schede sono suddivise in quattro sezioni. A. Schede bibliche Ognuna delle sette schede suggerisce testi biblici, accompagnati ciascuno da un salmo e commentati da pagi-ne tratte dal magistero di San Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. B. Opere di misericordia corporali e spirituali Per ciascuna delle opere di misericordia corporali e spirituali è indicato un verso biblico di riferimento e una presentazione sintetica. C. Indicazioni per il Sacramento della Riconciliazione La scheda è pensata come una guida per il penitente e offre suggerimenti: - per la preparazione al Sacramento, soprattutto attraverso la lettura, l’ascolto e la meditazione della parola di Dio, da cui scaturiscono il confronto con la vita e l’esame di coscienza; - per la celebrazione del Sacramento, indicando il percorso rituale previsto dal libro liturgico “Rito della Pe-nitenza” con gli atteggiamenti spirituali richiesti. D. Le preghiere eucaristiche della riconciliazione Le due preghiere eucaristiche della riconciliazione sono presentate con un breve commento tematico per una loro valorizzazione nella catechesi quaresimale e nella formazione liturgica. Una conoscenza meditata dei testi delle preghiere eucaristiche si propone di guidare a una partecipazione piena alla liturgia con il giu-sto atteggiamento orante.

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- L’adultera perdonata: la misericordia che perdona e non giudica (Gv 8,1-11) Sal 103: Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce le tue infermità. - Zaccheo: la misericordia che rinnova nel cuore e nelle azioni (Lc 19,1-10) Sal 25: I peccati della mia giovinezza, non li ricordare; ricordati di me nella tua misericordia. - La chiamata di Matteo: la misericordia che cambia la vita (9,9-13) Sal 42: L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. - La guarigione del paralitico: la misericordia che sana e perdona (Mc 2,1-12) Sal 6: Ritorna, Signore, libera la mia vita, salvami per la tua misericordia. Papa Francesco, Bolla Misericordiæ vultus, n. 8 Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La mis-sione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienez-za. «Dio è amore» (1 Gv 4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifesta-no qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle perso-ne povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione. Gesù, dinanzi alla moltitudine di persone che lo seguivano, vedendo che erano stanche e sfinite, smarrite e senza guida, sentì fin dal profondo del cuore una forte compassione per loro (cfr. Mt 9,36). In forza di questo amore compassionevole guarì i malati che gli venivano presentati (cfr. Mt 14,14), e con pochi pani e pesci sfamò grandi folle (cfr. Mt 15,37). Ciò che muoveva Gesù in tutte le circostanze non era altro che la miseri-cordia, con la quale leggeva nel cuore dei suoi interlocutori e rispondeva al loro bisogno più vero. Quando incontrò la vedova di Naim che portava il suo unico figlio al sepolcro, provò grande compassione per quel dolore immenso della madre in pianto, e le riconsegnò il figlio risuscitandolo dalla morte (cfr. Lc 7,15). Dopo aver liberato l’indemoniato di Gerasa, gli affida questa missione: «Annuncia ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te» (Mc 5,19). Anche la vocazione di Matteo è inserita nell’orizzonte della mi-sericordia. Passando dinanzi al banco delle imposte gli occhi di Gesù fissarono quelli di Matteo. Era uno sguardo carico di misericordia che perdonava i peccati di quell’uomo e, vincendo le resistenze degli altri di-scepoli, scelse lui, il peccatore e pubblicano, per diventare uno dei Dodici. San Beda il Venerabile, commen-tando questa scena del Vangelo, ha scritto che Gesù guardò Matteo con amore misericordioso e lo scelse: miserando atque eligendo (cfr. Om. 21: CCL 122, 149-151). Mi ha sempre impressionato questa espressione, tanto da farla diventare il mio motto. San Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Dives in misericordia, n. 2 In Cristo e mediante Cristo, diventa anche particolarmente visibile Dio nella sua misericordia, cioè si mette in risalto quell’attributo della divinità che già l’Antico Testamento, valendosi di diversi concetti e termini, ha definito «misericordia». Cristo conferisce a tutta la tradizione vetero-testamentaria della misericordia divi-na un significato definitivo. Non soltanto parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifca. Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia. Per chi la vede in lui - e in lui la trova - Dio diventa particolarmente «visibile» quale Padre «ricco di misericordia» (Ef 2, 4).

A - SCHEDE BIBLICHE 1. Gesù è misericordia che perdona

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- La pecora perduta e la moneta smarrita: Dio va in cerca di chi si allontana da lui (Lc 15,1-10) Sal 86: Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. - Il padre buono e i due figli: Dio Padre accoglie e perdona (Lc 15,11-32) Sal 25: I peccati della mia giovinezza, non li ricordare; ricordati di me nella tua misericordia. - Il buon samaritano: la misericordia non ha confini (Lc 10,25-37) Sal 41: Beato l’uomo che ha cura del debole. - I due debitori condonati: l’amore perdona i peccati (Lc 7,36-50) Sal 51: Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. - Il re buono e il servo spietato: perdonare per essere perdonati (Mt 18,21-35) Sal 130: Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? - Il fariseo e il pubblicano: riconoscersi peccatori per essere perdonati (Lc 18,9-14) Sal 32: Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Papa Francesco, Bolla Misericordiæ vultus, n. 8 Nelle parabole dedicate alla misericordia, Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccato e vinto il rifiuto, con la compassione e la misericordia. Conosciamo queste parabole, tre in particolare: quelle della pecora smarrita e della moneta perduta, e quella del padre e i due figli (cfr. Lc 15,1-32). In queste parabole, Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona. In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la misericor-dia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che consola con il perdono. Da un’altra parabola, inoltre, ricaviamo un insegnamento per il nostro stile di vita cristiano. Provocato dalla domanda di Pietro su quante volte fosse necessario perdonare, Gesù rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,22), e raccontò la parabola del “servo spietato”. Costui, chiamato dal padrone a restituire una grande somma, lo supplica in ginocchio e il padrone gli condona il debito. Ma subito dopo incontra un altro servo come lui che gli era debitore di pochi centesimi, il quale lo supplica in ginocchio di avere pietà, ma lui si rifiuta e lo fa imprigionare. Allora il padrone, venuto a conoscenza del fatto, si adira molto e richiamato quel servo gli dice: «Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?» (Mt 18,33). E Gesù concluse: «Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdo-nerete di cuore, ciascuno al proprio fratello» (Mt 18,35). La parabola contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle no-stre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Accogliamo quindi l’esortazione dell’apostolo: «Non tramonti il sole sopra la vostra ira» (Ef 4,26). E soprattutto ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la mi-sericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: «Beati i misericordiosi, per-ché troveranno misericordia» (Mt 5,7) è la beatitudine a cui ispirarsi con particolare impegno in questo An-no Santo.

A - SCHEDE BIBLICHE 2. Le parabole della misericordia

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Papa Benedetto XVI, Angelus, 16 settembre 2007 Oggi, la liturgia ripropone alla nostra meditazione il capitolo 15° del Vangelo di Luca, una delle pagine più alte e commoventi di tutta la Sacra Scrittura. È bello pensare che nel mondo intero, dovunque la comunità cristiana si raduna per celebrare l’Eucaristia domenicale, risuona in questo giorno, questa Buona Notizia di verità e di salvezza: Dio è amore misericordioso. L’evangelista Luca ha raccolto in questo capitolo tre para-bole sulla misericordia divina: le due più brevi, che ha in comune con Matteo e Marco, sono quelle della pe-cora smarrita e della moneta perduta; la terza, lunga, articolata e propria a lui solo, è la celebre parabola del Padre misericordioso, detta abitualmente del “figliol prodigo”. In questa pagina evangelica sembra quasi di sentire la voce di Gesù, che ci rivela il volto del Padre suo e Padre nostro. In fondo, per questo Egli è venuto nel mondo: per parlarci del Padre; per farlo conoscere a noi, figli smarriti, e risuscitare nei nostri cuori la gioia di appartenergli, la speranza di essere perdonati e restituiti alla nostra piena dignità, il desiderio di abitare per sempre nella sua casa, che è anche la nostra casa. Le tre parabole della misericordia Gesù le raccontò perché i farisei e gli scribi parlavano male di Lui, veden-do che si lasciava avvicinare dai peccatori e addirittura mangiava con loro (cfr. Lc 15,1-3). Allora Egli spiegò, con il suo tipico linguaggio, che Dio non vuole che si perda nemmeno uno dei suoi figli e il suo animo traboc-ca di gioia quando un peccatore si converte. La vera religione consiste allora nell’entrare in sintonia con questo Cuore “ricco di misericordia”, che ci chiede di amare tutti, anche i lontani e i nemici, imitando il Padre celeste che rispetta la libertà di ciascuno ed attira tutti a sé con la forza invincibile della sua fedeltà. Questa è la strada che Gesù mostra a quanti vogliono essere suoi discepoli: «Non giudicate... non condannate... perdo-nate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato... Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vo-stro» (Lc 6,36-38). In queste parole troviamo indicazioni assai concrete per il nostro quotidiano comporta-mento di credenti. Nel nostro tempo, l’umanità ha bisogno che sia proclamata e testimoniata con vigore la misericordia di Dio.

A - SCHEDE BIBLICHE 2. Le parabole della misericordia

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- L’ultima cena e l’istituzione dell’Eucaristia: nel segno del pane e del vino Gesù dona la sua vita (Lc 22,14-20) Sal 116: A te offrirò un sacrificio di ringraziamento. - Il pane di vita: Gesù il pane che dona la vita e la comunione con lui (Gv 6,48-58) Sal 23: Davanti a me tu prepari una mensa. - La cena del Signore nella comunità di Corinto: non c’è Eucaristia senza condivisione con i poveri (1Cor 11,17-34) Sal 112: Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, egli dona largamente ai poveri. Papa Francesco, Udienza generale, 5 febbraio 2014 Parola e Pane nella Messa diventano un tutt’uno, come nell’Ultima Cena, quando tutte le parole di Gesù, tutti i segni che aveva fatto, si condensarono nel gesto di spezzare il pane e di offrire il calice, anticipo del sacrifi-cio della croce, e in quelle parole: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo … Prendete, bevete, questo è il mio sangue». Il gesto di Gesù compiuto nell’Ultima Cena è l’estremo ringraziamento al Padre per il suo amore, per la sua misericordia. “Ringraziamento” in greco si dice “eucaristia”. E per questo il Sacramento si chiama Eucaristia: è il supremo ringraziamento al Padre, che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio per amore. Ecco perché il termine Eucaristia riassume tutto quel gesto, che è gesto di Dio e dell’uomo insieme, gesto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Dunque la celebrazione eucaristica è ben più di un semplice banchetto: è proprio il memoriale della Pasqua di Gesù, il mistero centrale della salvezza. «Memoriale» non significa solo un ricordo, un semplice ricordo, ma vuol dire che ogni volta che celebriamo questo Sacramento partecipiamo al mistero della passione, mor-te e risurrezione di Cristo. L’Eucaristia costituisce il vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rin-novare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli. È per que-sto che comunemente, quando ci si accosta a questo Sacramento, si dice di «ricevere la Comunione», di «fare la Comunione»: questo significa che nella potenza dello Spirito Santo, la partecipazione alla mensa eucaristi-ca ci conforma in modo unico e profondo a Cristo, facendoci pregustare già ora la piena comunione col Padre che caratterizzerà il banchetto celeste, dove con tutti i Santi avremo la gioia di contemplare Dio faccia a fac-cia. Papa Francesco, Udienza generale, 12 febbraio 2014 Come viviamo l’Eucaristia? Quando andiamo a Messa la domenica, come la viviamo? È solo un momento di festa, è una tradizione consolidata, è un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più? Ci sono dei segnali molto concreti per capire come viviamo tutto questo, come viviamo l’Eucaristia; segnali che ci dicono se noi viviamo bene l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene. Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro deside-ri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita. Ora noi, quando partecipiamo alla Santa Messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; origi-nari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli… Ma l’Eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù? Tutti noi andiamo a Messa perché amiamo Gesù e vogliamo condividere, nell’Eucaristia, la sua pas-sione e la sua risurrezione. Ma amiamo, come vuole Gesù, quei fratelli e quelle sorelle più bisognosi? Per e-

A - SCHEDE BIBLICHE 3. L’Eucaristia, dono di misericordia

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sempio, a Roma in questi giorni abbiamo visto tanti disagi sociali o per la piaggia, che ha fatto tanti danni a quartieri interi, o per la mancanza di lavoro, conseguenza della crisi economica in tutto il mondo. Mi doman-do, e ognuno di noi si domandi: Io che vado a Messa, come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvici-narmi, di pregare per coloro che hanno questo problema? Oppure sono un po’ indifferente? O forse mi pre-occupo di chiacchierare: Hai visto com’è vestita quella, o come com’è vestito quello? A volte si fa questo, do-po la Messa, e non si deve fare! Dobbiamo preoccuparci dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che hanno bisogno a causa di una malattia, di un problema. Oggi, ci farà bene pensare a questi nostri fratelli e sorelle che hanno questi problemi qui a Roma: problemi per la tragedia provocata dalla pioggia e problemi sociali e del lavoro. Chiediamo a Gesù, che riceviamo nell’Eucaristia, che ci aiuti ad aiutarli.

A - SCHEDE BIBLICHE 3. L’Eucaristia, dono di misericordia

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- Il peccato del vitello d’oro: l’infedeltà all’alleanza con Dio e la ricerca degli idoli (Es 32,1-35) Sal 36: Le parole del malvagio sono cattiveria e inganno, rifiuta di capire, di compiere il bene. - Il peccato di Davide e la parabola della pecorella: il peccato e il pentimento (2Sam 11,2-17. 26-27; 12,1-14) Sal 51: Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. - Il padre buono e i due figli: Dio Padre accoglie e perdona (Lc 15,11-32) Sal 25: I peccati della mia giovinezza, non li ricordare; ricordati di me nella tua misericordia. - Il re buono e il servo spietato: perdonare per essere perdonati (Mt 18,21-35) Sal 130: Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? Papa Francesco, Bolla Misericordiæ vultus, n. 17 Tante persone si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione e tra questi molti giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino per ritornare al Signore, per vivere un momento di intensa pre-ghiera e riscoprire il senso della propria vita. Poniamo di nuovo al centro con convinzione il sacramento del-la Riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia. Sarà per ogni peni-tente fonte di vera pace interiore. Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono. Non dimentichiamo mai che essere confessori significa partecipare della stessa missione di Gesù ed essere segno concreto della continuità di un amore divino che perdona e che salva. Ognuno di noi ha rice-vuto il dono dello Spirito Santo per il perdono dei peccati, di questo siamo responsabili. Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio. Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissi-pato i suoi beni. I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad espri-mere la gioia per averlo ritrovato. Non si stancheranno di andare anche verso l’altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire, per spiegargli che il suo giudizio severo è ingiusto, e non ha senso dinanzi alla misericor-dia del Padre che non ha confini. Non porranno domande impertinenti, ma come il padre della parabola in-terromperanno il discorso preparato dal figlio prodigo, perché sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l’invocazione di aiuto e la richiesta di perdono. Insomma, i confessori sono chiamati ad essere sempre, do-vunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia. Papa Benedetto XVI, Discorso ai Penitenzieri delle quattro Basiliche Pontificie Romane, 19 febbraio 2007 Nel gesto dell’assoluzione, pronunciata a nome e per conto della Chiesa, il confessore diventa il tramite con-sapevole di un meraviglioso evento di grazia. Ottemperando con docile adesione al Magistero della Chiesa, egli si fa ministro della consolante misericordia di Dio, evidenzia la realtà del peccato e manifesta al tempo stesso la smisurata potenza rinnovatrice dell’amore divino, amore che ridona la vita. La confessione diventa quindi una rinascita spirituale, che trasforma il penitente in una nuova creatura. Questo miracolo di grazia solo Dio può operarlo, e lo compie attraverso le parole e i gesti del sacerdote. Sperimentando la tenerezza e il perdono del Signore, il penitente è più facilmente spinto a riconoscere la gravità del peccato, più deciso nell’evitarlo per restare e crescere nella riannodata amicizia con Lui.

A - SCHEDE BIBLICHE 4. La riconciliazione, sacramento della misericordia

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- L’amore verso tutti, anche verso i nemici: essere misericordiosi come il Padre (Lc 6,27-38) Sal 112: Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, egli dona largamente ai poveri. - Le relazioni umane fondate sull’amore: la misericordia come stile di vita (Ef 4,30-32; Col 3,12-15) Sal 133: Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! - La correzione fraterna: la misericordia verso chi sbaglia (Mt 18,15-18) Sal 34: Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca e persegui la pace. Papa Francesco, Bolla Misericordiæ vultus, nn. 12-13 (12) La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mez-zo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno. Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale. È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre. La prima verità della Chiesa è l’amore di Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di sé, la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini. Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essere evi-dente la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia. (13) Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre. L’evangelista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è miseri-cordioso» (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace. L’imperativo di Gesù è rivolto a quanti ascoltano la sua voce (cfr. Lc 6,27). Per essere capaci di misericordia, quindi, dob-biamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assu-merlo come proprio stile di vita. Papa Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus Caritas est, n. 18. Si rivela così possibile l’amore del prossimo nel senso enunciato dalla Bibbia, da Gesù. Esso consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può rea-lizzarsi solo a partire dall’intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arri-vando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest’altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. Al di là dell’apparenza esteriore dell’altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto di amore, di attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le organizzazioni a ciò deputate, accettandolo magari come ne-cessità politica. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all’altro ben più che le cose esternamente neces-sarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno. Qui si mostra l’interazione necessaria tra amore di Dio e amore del prossimo, di cui la Prima Lettera di Giovanni parla con tanta insistenza. Se il con-tatto con Dio manca del tutto nella mia vita, posso vedere nell’altro sempre soltanto l’altro e non riesco a riconoscere in lui l’immagine divina. Se però nella mia vita tralascio completamente l’attenzione per l’altro, volendo essere solamente “pio” e compiere i miei “doveri religiosi”, allora s’inaridisce anche il rapporto con Dio. Allora questo rapporto è soltanto “corretto”, ma senza amore. Solo la mia disponibilità ad andare incon-tro al prossimo, a mostrargli amore, mi rende sensibile anche di fronte a Dio. Solo il servizio al prossimo a-pre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ama. I santi — pensiamo ad esempio alla beata Teresa di Calcutta — hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro

A - SCHEDE BIBLICHE 5. Vivere la misericordia

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incontro col Signore eucaristico e, reciprocamente questo incontro ha acquisito il suo realismo e la sua pro-fondità proprio nel loro servizio agli altri. Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un u-nico comandamento. Entrambi però vivono dell’amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo.

A - SCHEDE BIBLICHE 5. Vivere la misericordia

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- La chiamata dei Dodici: nel Battesimo siamo chiamati alla comunione con Dio (Mc 3,13-19) Sal 42: Come una cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.

- Tutto è nulla davanti a Cristo: la conversione della mente e della vita (Fil 3,7-12) Sal 1: Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori.

- Morti e risorti con Cristo: la vita nuova nel Battesimo (Rm 6,1-5) Sal 30: Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. Papa Francesco, Udienza generale, 8 gennaio 2014

Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa. Insieme all’Eucaristia e alla Confermazione forma la cosiddetta «Iniziazione cristiana», la quale costituisce come un unico, grande evento sacramentale che ci configura al Signore e fa di noi un segno vivo della sua presenza e del suo amore. Può nascere in noi una domanda: ma è davvero necessario il Battesimo per vivere da cristiani e seguire Ge-sù? Non è in fondo un semplice rito, un atto formale della Chiesa per dare il nome al bambino e alla bambi-na? È una domanda che può sorgere. E a tale proposito, è illuminante quanto scrive l’apostolo Paolo: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4). Dunque non è una formalità! È un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambino battezzato o un bam-bino non battezzato non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli. (…) Siamo chiamati a vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà attuale nella nostra esistenza. Se riu-sciamo a seguire Gesù e a rimanere nella Chiesa, pur con i nostri limiti, con le nostre fragilità e i nostri pecca-ti, è proprio per il Sacramento nel quale siamo diventati nuove creature e siamo stati rivestiti di Cristo. È in forza del Battesimo, infatti, che, liberati dal peccato originale, siamo innestati nella relazione di Gesù con Dio Padre; che siamo portatori di una speranza nuova, perché il Battesimo ci dà questa speranza nuova: la spe-ranza di andare sulla strada della salvezza, tutta la vita. E questa speranza niente e nessuno può spegnere, perché la speranza non delude. Ricordatevi: la speranza nel Signore non delude mai. Grazie al Battesimo, siamo capaci di perdonare e di amare anche chi ci offende e ci fa del male; che riusciamo a riconoscere negli ultimi e nei poveri il volto del Signore che ci visita e si fa vicino. Il Battesimo ci aiuta a riconoscere nel volto delle persone bisognose, nei sofferenti, anche del nostro prossimo, il volto di Gesù. Tutto ciò è possibile gra-zie alla forza del Battesimo!

Papa Francesco, Udienza generale, 15 gennaio 2014

A proposito dell’importanza del Battesimo per il Popolo di Dio, è esemplare la storia della comunità cristia-na in Giappone. Essa subì una dura persecuzione agli inizi del secolo XVII. Vi furono numerosi martiri, i membri del clero furono espulsi e migliaia di fedeli furono uccisi. Non è rimasto in Giappone nessun prete, tutti sono stati espulsi. Allora la comunità si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento. E quando nasceva un bambino, il papà o la mamma lo battezzavano, perché tutti i fedeli possono battezzare in particolari circostanze. Quando, dopo circa due secoli e mezzo, 250 anni dopo, i mis-sionari ritornarono in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire. Erano sopravvissuti con la grazia del loro Battesimo! Questo è grande: il Popolo di Dio trasmette la fede, battezza i suoi figli e va avanti. E avevano mantenuto, pur nel segreto, un forte spirito comunitario, perché il Battesimo li aveva fatti diventare un solo corpo in Cristo: erano isolati e nascosti, ma erano sempre membra del Popolo di Dio, membra della Chiesa. Possiamo tanto imparare da questa storia!

A - SCHEDE BIBLICHE 6. La Quaresima, tempo battesimale

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- L’annunciazione: Maria accoglie la misericordia fatta carne (Lc 1,26-38) Sal 146: Loderò il Signore finché ho vita, canterò inni al mio Dio finché esisto. - La visitazione: Maria in aiuto della cugina Elisabetta (Lc 1,39-56) Sal 41: Beato l’uomo che ha cura del debole. - «Ecco tua madre»: Maria donata come madre ai credenti (Gv 19,25-27) Sal 113: Il Signore solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero. Papa Francesco, Bolla Misericordiæ vultus, n. 24 Il pensiero ora si volge alla Madre della Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha cono-sciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore. Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per esse-re Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sinto-nia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericor-dia che si estende «di generazione in generazione» (Lc 1,50). Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di sostegno mentre attraverseremo la Porta San-ta per sperimentare i frutti della misericordia divina. Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tut-ti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù. San Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Dives in misericordia, n. 9 Maria è anche colei che, in modo particolare ed eccezionale - come nessun altro -, ha sperimentato la miseri-cordia e al tempo stesso, sempre in modo eccezionale, ha reso possibile col sacrificio del cuore la propria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. Tale sacrificio è strettamente legato alla croce del Figlio, ai piedi della quale ella doveva trovarsi sul Calvario. Questo suo sacrificio è una singolare partecipa-zione al rivelarsi della misericordia, cioè alla fedeltà assoluta di Dio al proprio amore, all’alleanza che egli ha voluto fin dall’eternità ed ha concluso nel tempo con l’uomo, con il popolo, con l’umanità; è la partecipazione a quella rivelazione che si è definitivamente compiuta attraverso la croce. Nessuno ha sperimentato, al pari della Madre del Crocifisso, il mistero della croce, lo sconvolgente incontro della trascendente giustizia divina con l’amore: quel «bacio» dato dalla misericordia alla giustizia. Nessuno al pari di lei, Maria, ha accolto col cuore quel mistero: quella dimensione veramente divina della redenzione che ebbe attuazione sul Calvario mediante la morte del Figlio, insieme al sacrificio del suo cuore di madre, insieme al suo definitivo «fiat». Maria quindi è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia grande. In questo senso la chiamano anche Madre della misericordia

A - SCHEDE BIBLICHE 7. Maria, Madre di misericordia

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Papa Francesco, Bolla Misericordiæ vultus, n. 15 In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate perife-rie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giu-bileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fa-sciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che di-strugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo. È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della po-vertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da man-giare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo a-vuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cfr. Mt 25,31-45). Ugualmente, ci sarà chiesto se avre-mo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto neces-sario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo vi-sibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore» (Parole di luce e di amore, 57).

B - LE OPERE DI MISERICORDIA Introduzione

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1. Dare da mangiare agli affamati «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare» (Mt 25,35). La fame miete ancora moltissime vittime tra i poveri del mondo che non possono sedersi alla tavola dei ric-chi. La fame non dipende dalle scarsità materiali, ma da un’ingiusta distribuzione dei beni della terra. Dare da mangiare agli affamati è un imperativo per tutti i cristiani perché risponde al volere di Gesù, che si rende presente in chi non ha il cibo per ogni giorno. 2. Dare da bere agli assetati «Ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25,35). Dare anche un solo bicchiere d’acqua è il simbolo dell’aiuto più piccolo che si possa dare. Eppure nella logica del Vangelo è un aiuto necessario, perché la misericordia si misura già nei piccoli gesti così come nelle gran-di iniziative personali e sociali. Quest’opera di misericordia ci ricorda che oggi la questione dell’acqua ha rilevanza mondiale, perché tante popolazioni sono private di questo diritto fondamentale. 3. Vestire gli ignudi «Ero nudo e mi avete vestito» (Mt 25,36). È noto l’episodio della vita di San Martino di Tours quando, nell’inverno del 337, divide il suo mantello con un mendicante intirizzito dal freddo e poi, la notte seguente, Cristo gli appare con la metà del suo mantello che aveva donato al povero. La nudità radicale si riconosce nei poveri che sono umiliati, emarginati, resi schiavi e privati della dignità. 4. Accogliere i forestieri «Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Nella Bibbia lo straniero è accolto e trattato con amore perché Dio lo ama. Il forestiero è difeso anche di fronte a grandi difficoltà, spesso aggravate dal fatto che egli si trova in terra straniera. L’accoglienza dello straniero, dell’immigrato, del prossimo fa parte dell’identità del cristiano e rappresenta la realtà fondamen-tale della fraternità umana. 5. Assistere gli ammalati «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36). Gesù riconosce la dignità dei malati al punto che si identifica nelle persone sofferenti. Chi visita un malato instaura con esso una relazione che supera l’incontro puramente umano, ma riconosce la presenza del Cri-sto povero nella persona resa fragile dalla malattia. La visita agli infermi attenua in loro la solitudine, fa sen-tire il conforto, alimenta il coraggio, rafforza la speranza. 6. Visitare i carcerati «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,36). Il Nuovo Testamento ricorda più volte la vicinanza dei cristiani ai carcerati come una condivisione della loro sofferenza. La pena della detenzione si concepisce come un percorso per il reinserimento del detenuto nella società e richiede, nella società stessa, atteggiamenti di sostegno e accoglienza. L’opera di misericordia del “visitare i carcerati” comporta anche la vicinanza alle loro famiglie, soprattutto quando sono coinvolti bam-bini e ragazzi. 7. Seppellire i morti «Figlio, versa lacrime sul morto, e come uno che soffre profondamente inizia il lamento; poi seppelliscine il cor-po secondo le sue volontà e non trascurare la sua tomba» (Sir 38,16). La Bibbia ricorda spesso la buona opera di seppellire i morti, ritenuta un gesto di pietà per rispettare la di-gnità della persona defunta. Gesù Cristo adagiato nel sepolcro è segno di risurrezione e di speranza per tutti i morti.

B - LE OPERE DI MISERICORDIA 1. Opere di misericordia corporali

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1. Consigliare i dubbiosi «La scienza del saggio cresce come un diluvio e il suo consiglio è come sorgente di vita» (Sir 21,13). La tradizione biblica sottolinea l’importanza del consiglio. Nel nostro tempo la cosa più urgente è consigliare suscitando domande, soprattutto sul senso della vita e del futuro, con gli interrogativi di fondo dell’esistenza umana: chi sono? da dove vengo e dove vado? perché esiste il male? che cosa c’è dopo questa vita? 2. Insegnare agli ignoranti «Filippo corse innanzi e, udito che l’Etiope leggeva il profeta Isaia, gli disse: “Capisci quello che stai leggendo?”. Egli rispose: “E come potrei capire, se nessuno mi guida?”» (At 8,30-31). Oggi è urgente condurre gli uomini a scoprire il desiderio di un senso da dare alla propria esistenza. Occorre insegnare le verità della fede cristiana ponendo in risalto il nucleo fondamentale della Pasqua di Gesù Cristo, dove ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico del Padre manifestato nel Signore morto e risorto. 3. Ammonire i peccatori «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15). Gesù invita alla correzione fraterna, che però non deve avere una forma di giudizio, ma di servizio di verità e amore verso il fratello. La correzione fraterna non è aspra ma sa essere delicata e paziente, così da non umi-liare il fratello; richiede il discernimento riguardo tempo e modi opportuni, ben sapendo che ciascuno di noi è peccatore e bisognoso di correzione. 4. Consolare gli afflitti «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (Mt 5,4). Gesù infonde coraggio a chi sente il peso del proprio peccato ed è oppresso dalla malattia. Egli è la fonte di ogni consolazione perché ciascun cristiano sappia consolare chi si trova in ogni genere di afflizione. 5. Perdonare le offese «Se voi perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,14-15). Il comandamento del perdono supera l’antica legge: «Occhio per occhio, dente per dente» (Es 21,24). Gesù invita al perdono totale che giunge fino all’amore verso i nemici. Il perdono rappresenta la perfezione della carità. 6. Sopportare pazientemente le persone moleste «È meglio la pazienza che la forza di un eroe, chi domina se stesso vale più di chi conquista una città» (Pr 16,32). La pazienza è uno dei frutti dello Spirito, matura nella prova e genera costanza e speranza. Sopportare in piena libertà una persona fastidiosa o antipatica è sulla stessa lunghezza d’onda dell’amore per i nemici. I-noltre l’atteggiamento di sopportazione favorisce una riflessione su noi stessi per scoprire ciò che di noi può essere fastidioso per gli altri. 7. Pregare Dio per i vivi e per i morti «Se il nobile Giuda non avesse avuto fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti» (2Mac 12,44). Pregare Dio per i vivi e per i morti è la sintesi di tutte le opere di misericordia, poiché la preghiera sta alla base di ogni opera di carità. Pregare gli uni per gli altri trova significato nella “comunione dei santi”, cioè nell’unità invisibile ma reale tra i cristiani che vivono su questa terra e coloro che sono già beati nel cielo. La preghiera pone i vivi e i defunti sotto lo sguardo amoroso di Dio, invocando benedizione, misericordia e per-dono.

B - LE OPERE DI MISERICORDIA 2. Opere di misericordia spirituali

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Per prepararti al Sacramento della Riconciliazione anzitutto ascolta la Parola di Dio; poi confrontati con essa e con calma esamina sinceramente la tua vita. La parola di Gesù è per noi luce e guida, perché dall’ascolto della sua voce impariamo quanto è grande la misericordia del Padre e scopriamo la nostra infedeltà. Potrai leggere e meditare una di queste pagine bibliche e farti guidare dalla parola di Dio per l’esame di co-scienza. Dal vangelo secondo Luca (10,25-28) Un dottore della legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Dal vangelo secondo Luca (15,3-7) Gesù disse questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deser-to e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spal-le, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quel-la che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione». Dal vangelo secondo Luca (19,1-10) Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pub-blicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di sta-tura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un pecca-tore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perdu-to». Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Colossesi (3,12-15) Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivesti-tevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!

C - INDICAZIONI PER IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE 1. Prepararsi

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Ci avviciniamo al sacerdote per confessare i nostri peccati e ricevere il perdono del Signore. All’inizio il sacerdote ti accoglie e proclama una lettura biblica per ascoltare la parola di Dio. Poi tu pronunci la tua confessione: confessa anzitutto la misericordia di Dio, ricordando i benefici che egli opera per te, e poi confessa la tua infedeltà con i peccati che hai commesso. Ricorda che la bontà di Dio è sempre più grande del nostro peccato. Prima dell’assoluzione e del rendimento di grazie ti viene richiesto l’atto di dolore e di pentimento. Potrai recitare una di queste formule. Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdo-nami. oppure Ricordati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre. Non ricordare i miei peccati: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. oppure Signore Gesù, che sanavi gli infermi e aprivi gli occhi ai ciechi, tu che assolvesti la donna peccatrice e conferma-sti Pietro nel tuo amore, perdona tutti i miei peccati, e crea in me un cuore nuovo, perché io possa vivere in per-fetta unione con i fratelli e annunziare a tutti la salvezza. oppure Pietà di me, o Signore, secondo la tua misericordia; non guardare ai miei peccati e cancella tutte le mie colpe; crea in me un cuore puro e rinnova in me uno spirito di fortezza e santità. Dopo l’assoluzione da parte del sacerdote concludi con il rendimento di grazie. Lodiamo il Signore perché è buono. Eterna è la sua misericordia.

C - INDICAZIONI PER IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE 2. Celebrare

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Le preghiere eucaristiche della riconciliazione sono state composte in vista dell’Anno Santo del 1975 e poi inserite nella seconda edizione del Messale romano in lingua italiana del 1983. Anche nel contesto del Giubileo della Misericordia si propongono come una fonte per la preghiera liturgica, che nel cuore della sua celebrazione, cioè nella preghiera eucaristica della Messa, rende grazie per l’opera della misericordia di Dio che riconcilia con lui ed è fonte di riconciliazione tra gli uomini.

D - LE PREGHIERE EUCARISTICHE DELLA RICONCILIAZIONE Introduzione

Ufficio liturgico diocesano - Cagliari SUSSIDIO QUARESIMA 2016 16

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La riconciliazione come ritorno al Padre La prima preghiera eucaristica della riconciliazione rievoca il progetto di salvezza di Dio come una storia di riconciliazione, di restaurazione dell’alleanza dopo che la prima era stata infranta dal peccato dell’uomo. L’orizzonte è ampio e abbraccia l’intera storia di salvezza. Il linguaggio adotta un andamento classico e al tempo stesso vicino alla sensibilità odierna.

D - LE PREGHIERE EUCARISTICHE DELLA RICONCILIAZIONE Preghiera eucaristica prima

Prefazio È veramente giusto renderti grazie, Padre santo, Dio di bontà infi-nita. Tu continui a chiamare i peccatori a rinnovarsi nel tuo Spirito e manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella grazia del perdono. Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza, e tu invece di abbandonarli hai stretto con loro un vincolo nuovo per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro redentore: un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare. Anche a noi offri un tempo di riconciliazione e di pace, perché affi-dandoci unicamente alla tua misericordia ritroviamo la via del ri-torno a te, e aprendoci all’azione dello Spirito Santo viviamo in Cri-sto la vita nuova, nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli. Per questo mistero della tua benevolenza, nello stupore e nella gioia della salvezza ritrovata, ci uniamo all’immenso coro degli an-geli e dei santi per cantare la tua gloria:

Il prefazio rievoca il «mistero della benevo-lenza» di Dio raccontando in sintesi la storia della salvezza come una storia di alleanza. Dio è descritto con due attributi: la bontà e l’onnipotenza, ma questa è un’onnipotenza che si manifesta nel perdono.

Santo Santo, Santo, Santo…

Dopo-Santo Padre veramente santo, fin dall’origine del mondo tu ci fai partecipi del tuo disegno di amore, per renderci santi come tu sei santo.

Dio ha un progetto sul mondo che è un «disegno di amore».

Prima epiclesi Guarda il popolo riunito intorno a te e manda il tuo Spirito, perché i doni che ti offriamo diventino il corpo e il sangue del tuo amatissi-mo Figlio, Gesù Cristo, nel quale anche noi siamo tuoi figli.

Racconto dell’istituzione Eravamo morti a causa del peccato e incapaci di accostarci a te, ma tu ci hai dato la prova suprema della tua misericordia, quando il tuo Figlio, il solo giusto, si è consegnato nelle nostre mani e si è lasciato inchiodare sulla croce. Prima di stendere le braccia fra il cielo e la terra, in segno di perenne alleanza, egli volle celebrare la Pasqua con i suoi discepoli. Mentre cenava, prese il pane e rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede loro, e disse: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. Dopo la cena, allo stesso modo, sapendo che avrebbe riconciliato tutto in sé nel sangue sparso sulla croce, prese il calice del vino e di nuovo rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse: Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me.

Il racconto dell’istituzione propriamente detto è preceduto ancora da un riferimento alla storia della salvezza, in particolare alla morte di Gesù in croce, «prova suprema» della mise-ricordia del Padre e «segno di perenne allean-za». Alla situazione tragica del peccato dell’uomo Dio risponde con la misericordia.

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D - LE PREGHIERE EUCARISTICHE DELLA RICONCILIAZIONE Preghiera eucaristica prima

Anamnesi e offerta Mistero della fede… Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, nostra Pasqua e nostra pace, nell’attesa del giorno beato della sua venuta alla fine dei tempi, offriamo a te, Dio vero e fedele, questo sacrificio che riconcilia nel tuo amore l’umanità intera.

Il sacrificio di Cristo è visto nell’ottica della riconciliazione tra Dio e l’umanità.

Seconda epiclesi Guarda, o Padre, questa tua famiglia che ricongiungi a te nell’unico sacrificio del tuo Cristo, e donaci la forza dello Spirito Santo, per-ché vinta ogni divisione e discordia siamo riuniti in un solo corpo.

Ora la riconciliazione che viene da Dio assume una direzione orizzontale che, grazie all’azione dello Spirito, abbraccia le relazioni umane e la comunione nella Chiesa perché sia «vinta ogni divisione e discordia».

Intercessioni Custodisci tutti noi in comunione di fede e di amore con il nostro Papa N. e il nostro Vescovo N. Aiutaci a costruire insieme il tuo regno fino al giorno in cui verre-mo davanti a te nella tua casa, santi tra i santi, con la beata Vergine Maria, gli Apostoli, [san N. santo del giorno o patrono], e i nostri fratelli defunti che raccomandiamo alla tua misericordia. Allora nella creazione nuova, finalmente liberata dalla corruzione della morte, canteremo l’inno di ringraziamento che sale a te dal tuo Cristo vivente in eterno.

Anche le intercessioni continuano nella richie-sta della «comunione di fede e di amore». L’impegno nella storia umana, imprescindibile per il cristiano, conduce al suo compimento escatologico «nella creazione nuova, final-mente liberata dalla corruzione della morte».

Dossologia Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Ufficio liturgico diocesano - Cagliari SUSSIDIO QUARESIMA 2016 18

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D - LE PREGHIERE EUCARISTICHE DELLA RICONCILIAZIONE Preghiera eucaristica seconda

La riconciliazione con Dio fondamento di umana concordia La seconda preghiera eucaristica della riconciliazione è attenta alle condizioni della vita del mondo contem-poraneo e del suo anelito verso la pace e la concordia nella convivenza tra i popoli; il suo vissuto tra le diffi-coltà e i desideri, le contraddizioni e le speranze confluisce nella preghiera e trova luce nel disegno di ricon-ciliazione che il Padre attua a favore dell’uomo. La storia di salvezza è attuale anche per il mondo d’oggi, do-ve ancora Dio agisce e offre agli uomini la possibilità di rispondere e di aderire a lui. Il mondo è visto nella problematicità del convivere sociale, nondimeno è presente il senso di speranza grazie all’azione dello Spiri-to che apre il cuore dell’uomo alla ri-conciliazione e alla pace. Il linguaggio è vicino al vissuto umano e segue uno stile vivace, con frequenti espressioni di taglio esistenziale-antropologico.

Prefazio È veramente giusto ringraziarti e glorificarti, Dio onnipotente ed eterno, per la mirabile opera della redenzione in Cristo nostro sal-vatore. Riconosciamo il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza dell’uomo, e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi di-sponibile alla riconciliazione. Con la forza dello Spirito tu agisci nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le con-tese, l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono. E noi, uniti agli angeli, cantori della tua gloria, innalziamo con gioia l’inno di benedizione e di lode:

Con una serie di forti contrasti è evocato un mondo «lacerato da lotte e discordie», davan-ti al quale il Padre agisce «nell’intimo dei cuo-ri» per suscitare cammini di riconciliazione.

Santo Santo, Santo, Santo…

Dopo-Santo Noi ti benediciamo, Dio onnipotente, Signore del cielo e della terra, per Gesù Cristo tuo Figlio venuto nel tuo nome: egli è la mano che tendi ai peccatori, la parola che ci salva, la via che ci guida alla pace. Tutti ci siamo allontanati da te, ma tu stesso, o Dio nostro Padre, ti sei fatto vicino ad ogni uomo; con il sacrificio del tuo Cristo, conse-gnato alla morte per noi, ci riconduci al tuo amore, perché anche noi ci doniamo ai nostri fratelli.

I cammini di riconciliazione sono frutto dell’amore di Dio che ci viene donato nel sa-crificio del suo Figlio. La croce di Cristo è letta nell’ottica della ri-conciliazione.

Prima epiclesi Per questo mistero di riconciliazione ti preghiamo di santificare con l’effusione dello Spirito Santo questi doni che la Chiesa ti offre, obbediente al comando del tuo Figlio.

Il dono della riconciliazione diventa ora attu-ale nell’Eucaristia che si sta celebrando.

Racconto dell’istituzione Egli, venuta l’ora di dare la vita per la nostra liberazione, mentre cenava, prese il pane nelle sue mani, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. Allo stesso modo, in quell’ultima sera, egli prese il calice magnifi-cando la tua misericordia, lo diede ai suoi discepoli e disse: Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me.

Ufficio liturgico diocesano - Cagliari SUSSIDIO QUARESIMA 2016 19

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D - LE PREGHIERE EUCARISTICHE DELLA RICONCILIAZIONE Preghiera eucaristica seconda

Anamnesi e offerta Mistero della fede… Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, noi ti offriamo, o Padre, il sacrificio di riconciliazione, che egli ci ha lasciato come pegno del suo amore e che tu stesso hai posto nelle nostre mani. Accetta anche noi, Padre santo, insieme con l’offerta del tuo Cristo,

Seconda epiclesi e nella partecipazione a questo convito eucaristico donaci il tuo Spirito, perché sia tolto ogni ostacolo sulla via della concordia, e la Chiesa risplenda in mezzo agli uomini come segno di unità e stru-mento della tua pace.

È lo Spirito che guida nei cammini di comu-nione in forza della partecipazione all’Eucaristia, «sacrificio di riconciliazione». Per suo dono la Chiesa si manifesta al mondo come profezia di unità di pace.

Intercessioni Lo Spirito, che è vincolo di carità, ci custodisca in comunione con il nostro Papa N., il nostro Vescovo N., il collegio episcopale, i presbi-teri, i diaconi e tutto il popolo cristiano. Accogli nel tuo regno i nostri fratelli, che si sono addormentati nel Signore, e tutti i defunti dei quali tu solo hai conosciuto la fede. Tu che ci hai convocati intorno alla tua mensa, raccogli in unità per-fetta gli uomini di ogni stirpe e di ogni lingua, insieme con la Vergi-ne Maria, con gli Apostoli e tutti i santi nel convito della Gerusalem-me nuova, per godere in eterno la pienezza della pace.

Nonostante la tragica realtà delle lotte e di-scordie, le intercessioni annunciano in un o-rizzonte universalistico l’unità degli «uomini di ogni stirpe e di ogni lingua» che si avrà pienezza nella vita eterna.

Dossologia Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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