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news seguici su In corsa per la prevenzione DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 ESAME ESAME BAROPODOMETRICO BAROPODOMETRICO LA MALATTIA LA MALATTIA DI PARKINSON DI PARKINSON IL TUO UDITO IL TUO UDITO MERITA PIÙ ATTENZIONE MERITA PIÙ ATTENZIONE LA MALATTIA LA MALATTIA CELIACA CELIACA

Transcript of Arcidiagono luglio new2 Layout 1 - Centro Medico Arcidiacono lugli… · Via di Prataporci, 52 -...

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In corsa per la prevenzioneDOMENICA 4 OTTOBRE 2015DOMENICA 4 OTTOBRE 2015

ESAME ESAME BAROPODOMETRICOBAROPODOMETRICO

LA MALATTIA LA MALATTIA DI PARKINSONDI PARKINSON

IL TUO UDITO IL TUO UDITO MERITA PIÙ ATTENZIONEMERITA PIÙ ATTENZIONE

LA MALATTIA LA MALATTIA CELIACACELIACA

ANALISI CLINICHEcitologia • immunometria • ematologia

RADIOLOGIA DIGITALEstratigrafie • ortopanoramiche

dentalscan • cefalometriemammografie a basso dosaggio • colonna sotto carico

FISIOTERAPIAelettroterapia • laserterapia

rieducazione motoria • riabilitazione ginnastica medica • posturale • tecar

CARDIOLOGIAelettrocardiogrammi • ecocardiogrammi

holter pressione • holter e.c.g.

ECOGRAFIA / ECOCOLORinternistica • cardiologia • tiroideamammaria • pelvica • flussimetria

testicolare • prostaticaecodoppler • ecocardiodoppler

DOPPLERarterioso • venoso

SENOLOGIAvisita clinico chirurgica

ecografia • mammografia

GASTROENTEROLOGIAgastroscopia • rettosigmoidoscopia

biopsia

OTORINO LARINGOIATRIAesami funzionali • audio • vestibolari

NEUROLOGIAe.e.g. • elettroencefalogramma

e.m.g. • elettromiografia

PROVE ALLERGICHEintolleranze alimentari

metodo SINDER TEST e EAV

PODOLOGIAcura affezioni del piede

OSTETRICIAmonitoraggio • corso pre partocorso assistenza all’allattamento

MEDICINA ESTETICAcentro specializzato per il dimagrimentocura dell’obesitàvalutazione composizione corporea • BIAterapia anticellulitecavitazione medicatrattamenti con vacum gym • mesoterapiaterapie sclerosanti • presso terapiaterapie di tonificazione dei tessuri muscolariterapie laser e luce pulsata per viso e corpoacido jaluronico iniettivobotulino • trattamento vitamine iniettivo • carbossiterapia

MOCesame densitometria ossea • esame massa magra emassa grassa

ODONTOIATRIAigene orale • conservativa • prevenzione per bambinisbiancamento dei denti • protesi • ortodonzia computerizzata • implantologiaimpianti a carico differito o immediato nuova tecnicahalf day tutti i tuoi denti dopo poche ore di intervento• innovativa tecnica per la sedazione cosciente

VISITE MEDICHEangiologia • chirurgiadermatologia • diabetologiadietologia • endocrinologiafisiatria • gastroenterologiaginecologia • medicina interamedicina legale • neurologiaoculistica • ortopediaotorino • pneumologiapsicologia • urologia • epatologia

MEDICINA ED IGIENE DEL LAVOROvisite mediche preventive e periodicheindagini diagnostiche e strumentalivalutazioni e misure ambientalisicurezza negli ambienti di lavorocoordinatore sicurezza in cantieremedico competente • RSPP

CORSI ON LINEprimo soccorso • antincendiorischio biologico • rischio chimico • rischio genericoRLS • aggiornamento corsi

il nostro Mondo

CMA S.r.l.www.arcidiaconosrl.it

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LAVORO & SICUREZZA S.r.l.www.lavoroesicurezza.com www.lsformazione.it

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Via di Prataporci, 52 - 00132 Roma (RM) tel. 06 2070889 - 06 2072322 - 06 20763754 - fax 06 20765709

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ESAME BAROPODOMETRICO

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L’esame baropodometrico si av-vale di una sofisticata metodicadi indagine, non invasiva, che

consente di misurare la quantità dicarico esercitata su ciascun punto d’ap-poggio del piede. E’ uno strumentodecisamente all’avanguardia nello studiodel passo ed è un’ attrezzatura che vaa completare, migliorare e modernizzarele precedenti tecniche di analisi.Utilizzato dagli specialisti in ortopedia,traumatologia, rieducazione funzionale,medicina sportiva, diabetologia e so-prattutto dai tecnici ortopedici.L’appoggio del piede a terra e il mododi camminare determinano la nostrapostura e dobbiamo ricordare che i re-cettori più importanti della nostrapostura sono due, piede e articolazionetemporo-mandibolare. Quindi Il con-trollo dell'appoggio del piede può pre-venire oltre che uno squilibrio posturaleun insorgere di dolori alle articolazionimetatarsali, o al calcagno, e in tutti icasi di instabilità. Ma aiuta anche aprevenire eventuali complicazioni chepotrebbero riflettersi sulla struttura cor-porea con particolare riferimento siaal piede stesso che ad algie lombari,problemi al ginocchio, al bacino, allacolonna vertebrale, e anche a problemi

circolatori.Un appoggio plan-tare sbagliato puòad esempio esserela causa di una ba-

nale distor-sione alla ca-

viglia. Imme-diatamente il no-stro organismo perprotezione spostagran parte del pesodel corpo sulla

gamba opposta. Cosìfacendo riduciamo il carico sulla cavigliache “fa male”, ma allo stesso tempoandiamo a sovraccaricare tutto sull’altroarto che prima o poi ci “presenterà ilconto”. Un ginocchio che per diverso

tempo subisce un carico eccessivoandrà incontro ad usura più rapidamentee sarà più soggetto a rotture dei meni-schi, lesioni della cartilagine, versa-menti…E’ quindi utilissimo fare un esame ba-ropodometrico o baropodometria, cheè un esame computerizzato sia staticoche dinamico del nostro appoggio delpiede, e che mette in evidenza diversiimportanti parametri: la distribuzionedel peso sui due piedi, i punti dimaggior carico, l’analisi stabilometricae dei baricentri, il trasferimento delpeso corporeo durante il passo, le variefasi del passo, il tempo di contatto aterra dei singoli punti del piede.

Tutte le informazioni che otte-niamo con la baropodometriasono fondamentali sia per cor-reggere l’appoggio e quindi lapostura con degli esercizi pro-priocettivi o con la ginnasticaposturale, sia, quando è neces-sario, per la realizzazione diplantari personalizzati.

COS’E’ UNA PEDANA BAROPODOMETRICALa pedana baropodometrica è uno stru-mento di misura dell’appoggio plantareche ci da la possibilità di valutare isoggetti sia in fase statica che in quelladinamica. Questi tipi di pedane sononate come naturale evoluzione del po-doscopio, uno strumento ancora uti-lizzato nei nostri studi medici e so-prattutto da ortopedici, fisiatri e postu-rologi. Essendo molto sottili, le pedane,hanno aperto la strada ad una nuovavalutazione dell’appoggio plantare datala possibilità di essere “calpestate” insequenza senza modificare il naturalemovimento del soggetto in esame [Ba-ropodometria Dinamica]. Si possonotrovare in commercio pedane baropo-dometriche di diverse dimensioni elunghezze, oltre che realizzate dadiverse case costruttrici e le troviamo

solitamente in uno studio medico e/oin strutture fisioterapiche/ria-bilitative con lunghezzeche possono arri-vare sino acirca 300cm, aquel-le che solita-mente usiamo definire“portatili”, in grado di poter es-sere facilmente trasportate da una strut-tura all’altra, o per semplici valutazionidomiciliari, mediante un’apposita valigiacontenente tut-to il necessarioper riprodurrefedelmenteuna lunghezzasimile a quelledi una pedanada laborato-rio.Esistono in commercio due grandi fa-miglie di sensori utilizzati nella baro-podometria quelli resistivi e quelli ca-pacitivi.

Pedana baropodometrica resi-stiva:la misurazione della pressione avvienesulla base della variazione della resistivitàdi una pellicolasottile chemette in

conduzionetra loro i sensori di pres-sione baropodometrici. Si tratta di unadelle prime tecnologie in ordine cro-nologico ed è per questo che le pedaneresistive sono le più diffuse. Ma allostesso tempo il sensore baropodometricoresistivo ha una vita più breve rispettoa quello capacitivo, ed è questo che lepedane baropodometriche resistive ne-cessitano di una manutenzione e taraturaperiodica più frequente. Anche il costo

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sul mercato di questi tipi di piattaformeè molto più basso. Il sensore resistivoha subito negli anni una evoluzionesostanziale, si è passati dalle piattaformecon superficie MORBIDA (facilmenteidentificabili perché al tatto si ha lasensazione che la superficie di contattopoggi su una gomma piuma) a quellecon superficie RIGIDA in quanto èstato pubblicato che appoggiare i piedisu una superficie morbida cambia lapropriocettività del soggetto in esamee quindi la registrazione baropodometricasi scosta dalla realtà.Pedana baropodometrica capacitiva:la misurazione della pressione avvienesulla base della variazione della capacitàelettrica tra le superfici di due pellicoleche sono in grado di variare la loro di-stanza e tornare al punto iniziale. Ilmateriale che viene inserito a sandwichin mezzo a queste due superfici con-duttive è in grado di fornire prestazionidifferenti in funzione alla sua nobiltà.Il costo dei sensori capacitivi varia infunzione alla tecnologia utilizzata. Lavita di un sensore capacitivo può esserefino a 5 volte superiore rispetto a quelladei sensori resistivi. Mediamente lepedane capacitive hanno un numerodi sensori più alto per unità di superficierispetto alle piattaforme baropodome-triche resistive.La pedana baropodometrica quindi èuna piattaforma pressoria con sensoridi tipo resistivo a gomma conduttivasoprattutto nelle più moderne e neimodelli di ultima generazione, e si in-terfacciano ad un semplice personalcomputer attraverso la porta USB (op-zionale bluetooth); I sensori possonoessere rivestiti anche in oro e garanti-scono una ripetibilità ed un'affidabilitàdello strumento unica nel suo genere.Naturalmente ogni pedana baropo-domtrica avrà una propria e personale

piattaforma software avanzata per lostudio della baropodometria, della po-stura, della biomeccanica e valutazionee studio dei meccanismi di manteni-mento dell'equilibrio, nonché per ef-fettuare il Test di Romberg (acquisizionein atteggiamento bipodalico ad occhiaperti e chiusi).

COME E CHI ESEGUE L’ESAME?Prima di tutto è bene sottolineare comel’esame baropodometrico sia una pre-rogativa e soprattutto competenza delsolo tecnico ortopedico, il quale do-vrebbe essere l’unico artefice dellarealizzazione del test. Usiamo il termineimproprio “dovrebbe” perché oramaiviene spesso sostituita la figura deltecnico ortopedico con quella del po-dologo e del fisioterapista, anche separliamo di una stretta minoranza, laquale esercita liberamente Il test inmolte strutture nonché nei rispettivistudi privati. Basta una semplice navi-gazione nella rete internet per verificarecome addirittura oltre al test baropo-dometrico vengono realizzate valuta-zioni posturali, prescrizioni e addiritturarealizzazione di ortesi plantari su misura. Tornando al test baropodometrico, que-st’ultimo viene effettuato a piedi nudi

per valutare eventuali patologie e in-dividuare le zone di sovraccarico perverificare la congruità della correzione

dell'ortesi plantare.Le rilevazioni e lemisurazioni raccolte durante l’esamevengono stampate con “fotografie” acolori in cui viene fatta una analisi deivalori pressori in automatico e il con-fronto dei parametri di normalità.Il test baropodometrico prevede:– controllo in ortostatismo bipodalico

(statico)– indagine del passo durante l'evoluzione

cinetica del movimento(dinamico).A seguito del test baropodometrico,

con stampa della fase statica e dinamicadel passo, vi sarà un semplice consultotra paziente e tecnico al quale dovràseguire una valutazione da effettuarsiin visita fisiatrica o ortopedica e soloda queste ultime dovranno arrivareeventuali indicazioni o prescrizioni diun’ortesi plantare.

CENTRO MEDICO ARCIDIACONO

esegue esame baropodometricocon tecnico specializzato in sede

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“IN CORSA PER LA PREVENZIONE”, AD OTTOBRE TUTTI IN MARCIA PER LA TUTELA DELLA SALUTE

L a salvaguardia della salute, perguardare con maggiore sicu-rezza al domani e ridurre le

incidenze di malattie sempre più al-larmanti che minacciano il nostrofuturo. È questa la mission di “Incorsa per la prevenzione”, la mara-tonina non competitiva e senza scopodi lucro in programma per la primadomenica di ottobre che il CentroMedico Arcidiacono ha promossoin nome della tutela del benesseredei cittadini che vivono nei quartieridi Roma sud.Una campagna di sensibilizzazionenel giusto connubio tra attività fisicae stand informativi, che ha comeobiettivo quello di utilizzare losport come veicolo per ricordareche la prevenzione delle malattie,l’attività motoria e la cura della per-sona sono alla base di una vitasalubre e senza rischi per la salute.La prima edizione della kermessenon agonistica, alla quale sono invitatia partecipare tutti, bambini ma ancheamanti dello sport e non, toccherà i

quartieri del versante sud-est di Romache affacciano su via Casilina – inparticolare borgata Finocchio e Bor-ghesiana – e partirà intorno alle ore10 dalla sede del Centro MedicoArcidiacono, in via di Prataporci,per poi attraversare le arterie internedei due quartieri e fare capolinea alpunto di partenza.La prima edizione di questa mani-festazione sarà dedicata a due tema-tiche particolarmente sentite negliultimi anni: la lotta del carcinomaalla mammella e la sensibilizzazionealla tutela della salute del bambinoin età pediatrica, con approfondimentie materiale informativo sui controlliallergologici e posturali, fondamentalinei primi anni di vita.Il tumore del seno è sempre più al-larmante, se si considera che gliesperti prevedono in Italia un aumentodei casi di circa il 30%. Fenomenoche impone uno sforzo maggiore atutte quelle realtà da anni impegnatenel settore sanitario a garantire anchealle nuovissime generazione il diritto

inderogabile alla salute.Negli ultimi anni la struttura sanitariadi via di Prataporci è stata schieratain prima linea, nella tutela dellasalute di donne e bambini. L’aperturadi nuovi reparti interamente dedicatialla senologia ed alla pediatria, lecontinue promozioni e l’adesionealle campagne per lo screening dellamammella, sono solo alcune delleiniziative adottate per riscoprirequella filantropia che da oltre tren-t’anni lega il Centro ad un così vastoe variegato territorio come quello asud della Capitale. Due ore di sport e di divertimentoper sensibilizzare gli abitanti dei duequartieri al tema della prevenzione.L’appello di Arcidiacono è rivolto atutte quelle realtà operanti nella zonaaffinché l’appuntamento di ottobrediventi una grande festa per la sal-vaguardia della salute: l’unica armavincente contro le malattie, che conl’attività fisica aiuterà ad avere unamarcia in più nelle difficoltà che lavita ci propone.

Maratonina no profit organizzata daArcidiacono nella prima domenica del

mese. Lotta al tumore del seno esalvaguardia dei bambini sono le

tematiche della prima kermesse

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LA MALATTIA DI PARKINSON

L a Malattia di Parkinson è unamalattia che abitualmente in-sorge sopra i 40 anni di età,

pertanto, per confrontare i tassiottenuti in aree geografiche diffe-renti da un punto di vista socio-economico e con diverse speranzedi vita, è necessario standardizzarei tassi verso una comune popola-zione di riferimento.La prevalenza della malattia diParkinson nelle varie popolazioniesaminate risulta estremamentevaria con differenze anche di 10volte tra i tassi più bassi ed i tassipiù alti, variando tra 31.4 (10) e328 (8) /100.000 abitanti. Anchein Italia è riportata una estrema va-riabilità di risultati con prevalenzetra 65,6 (11) e 185 (12)/ 100.000abitanti. In particolare le prevalen-ze risultano nettamente inferiori inAsia (7-13),in Africa (10-14) ed inSardegna (11).Prima dell’introduzione in terapiadella L-dopa molti studi clinici edepidemiologici hanno mostratoche i pazienti con Malattia di Par-kinson presentano una speranza divita inferiore a quella della popo-lazione generale (18). Inoltre è sta-ta riscontrato un tasso di mortalitàtra i pazienti parkinsoniani 2,9volte più alto in confronto con lapopolazione generale (19). Dallametà degli anni 70, diversi studi,principalmente fondati su serie dicasi e che utilizzavano statistichecomparative routinarie di mortali-tà, hanno dimostrato una significa-tiva riduzione della mortalità(20-21) e curve di sopravvivenzasimili a quelle della popolazionegenerale (22).Quanto su esposto, rimane comepunto fermo, ma credo che sia piùutile in questo contesto, proporreuna visione alternativa, riguardo aproblematiche, apparentemente “a latere “, ma che nell’ economia

generale, rivestono un ruolo fon-damentale nella gestione giorna-liera del paziente, nello specifico:i disturbi di postura e deambula-zione e l’ alimentazione.Tali saranno quindi gli argomentidelle prossime pubblicazioni, inambito fisiatrico.

I DISTURBI DI POSTURAE DEAMBULAZIONE CONNESSI CON LA MALATTIADI PARKINSON

Disturbo dell’equilibrioSi presenta più tardivamente nelcorso della malattia ed è un sinto-mo che coinvolge “l’asse del cor-po”; è dovuto a una riduzione deiriflessi di raddrizzamento, per cuiil soggetto non è in grado di cor-reggere spontaneamente eventualisquilibri. Si può evidenziare quan-

do la persona cammina o cambiadirezione durante il cammino. Lariduzione di equilibrio è un fattoredi rischio per le cadute a terra. Du-rante la visita, è valutabile verifi-cando la capacità di correggereuna spinta all’indietro. I disturbidell’equilibrio non rispondono allaterapia dopaminergica. Perciò, lafisiochinesiterapia diventa un in-tervento importante per la gestionedel disturbo.

Disturbo del camminoSi osserva una riduzione del mo-vimento pendolare delle braccia(in genere più accentuato da un la-to), una postura fissa in flessionee un passo più breve. Talvolta sipresenta quella che viene chiamata“festinazione”, cioè il pazientetende a strascicare i piedi a terra e

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ad accelerare il passo, come se in-seguisse il proprio baricentro, perevitare la caduta. In questo modo lacamminata diventa simile ad unacorsa a passo molto breve. Per il pa-ziente con festinazione diviene dif-ficile arrestare il cammino una voltache è arrivato a destinazione.

Durante il cammino, in alcunicasi, possono verificarsi episodi diblocco motorio improvviso (“free-zing gait” o congelamento dellamarcia) in cui i piedi del soggettosembrano incollati al pavimento. Il fenomeno si può manifestare co-me un’improvvisa impossibilità adiniziare la marcia o a cambiare ladirezione. Oppure, si osservaquando il paziente deve attraver-sare passaggi ristretti (come unaporta od un corridoio) o cammina-re in uno spazio affollato da moltepersone. Il freezing è una causa

importante di cadute a terra, perquesto è importante riconoscerlo.Questa difficoltà può essere supe-rata adottando alcuni “trucchi”,quali alzare le ginocchia, come permarciare o per salire le scale op-pure considerare le linee del pavi-mento come ostacoli da superare.Anche l’utilizzo di un ritmo ver-bale, come quello che si utilizzadurante la marcia militare, può ri-sultare utile. Il “freezing” dellamarcia non si manifesta salendo lescale o camminando in acqua. Al-cune tecniche riabilitative prendo-no spunto da ciò per rieducare alpasso il paziente.

La disomogeneità dello schemadel passo nel morbo di Parkinsonsi evidenzia con:

Aumento del numero di passinell’unità di spazio misurato inmetriAumento patologico del numerodi passi nell’ unità di tempo mi-surato in sec.Aumento patologico della velo-cità di appoggio plantareDiminuzione della lunghezza delpasso misurato in cmInoltre vanno citate alcune carat-teristiche problematiche della de-ambulazione sostanzialmentecomuni a tutti i pazienti:

• TRONCO NON ALLINEA-TO CON L’ ARTO POR-TANTE

• OSCILLAZIONI IN SENSOLATERALE CON CADUTE

• ALLARGAMENTO DELLABASE DI APPOGGIO

• ALTERAZIONE DELLOSCHEMA DEL PASSO INTUTTE LE FASI

• MANCANZA DEI MOVI-MENTI PENDOLARI DE-GLI ARTI SUP.

• ANTIVERSIONE DEL TRON-CO

Opportuno in tal senso lo studiobaropodometrico e stabilometricoper definire anche eventuali, pos-sibile anomalie della conformazio-ne del piede, che contribuirebberovieppiù a destabilizzare la deam-bulazione.

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In tal senso andrà valutata l’ uti-lità di applicare eventuali ortesiplantari o globalmente podali-che, ove necessarie.

Quali proposte terapeuticheper il paziente affetto da questi disturbi?

In tal senso saranno preminente-mente in ambito riabilitativo e se-

gnatamente:• Esercizi per la bradicinesia e

l’ipocinesia• Esecuzione di movimenti con

schemi coordinati ed asimmetri-ci

• Riapprendimento mediante ri-petizione di esercizi finalizzatie scomposizione del gesto in di-verse sequenze

• Esercizi di coordinazione motoria

• Esercizi terapeutici di deambu-lazione a passi lunghi ed allar-gati con percorsi ad ostacoli enon rettilinei

• Esercizi terapeutici per il mi-glioramento dell’equilibrio

Dott. MICHELE FALINO Medico chirurgo Specialista inMedicina fisica e riabilitazione

IL PIEDE DIABETICOTra le complicanze del diabete unruolo sempre più rilevante è assuntoda quella che va sotto il nome di“piede diabetico”.Si parla di piedediabetico quando la neuropatia dia-betica o l’arteriopatia degli arti inferioricompromettono la funzione o la strut-tura del piede. Un grave rischio dicomplicazione per un piede diabetico,in presenza di una ulcera aperta, è laprobabile insorgenza di una infezione;questa infatti costituisce spesso lavera causa che ne determina l’ampu-tazione. La neuropatia diabetica col-pisce sia i nervi sensitivi (neuropatiasensitiva) sia i nervi motori (neuropatiamotoria) sia i nervi vegetativi (neu-ropatia autonomica)

NELLA NEUROPATIA SENSITIVA la conseguenza più grave è la dimi-nuzione della soglia del dolore chepuò assumere differenti livelli di gra-vità. Ad esempio, è il dolore che ciavverte che una scarpa è troppo strettaspingendoci a toglierla; se manca ildolore continueremo a calzarla pertutta la giornata e, quando la togliere-mo, ci accorgeremo tardivamente dellalesione ulcerativa che si è formata.

LA NEUROPATIA MOTORIA colpisce le fibre nervose che innervanoi muscoli del piede. Tipicamente neldiabetico con neuropatia motoria sicrea uno squilibrio tra muscoli estensorie flessori e un conseguente sbilancia-mento tra le varie strutture tendineeche squilibreranno a loro volta le relativearticolazioni. Il risultato finale sarà lagriffe delle dita, la prominenza delleteste metatarsali o l’accentuarsi del ca-vismo del piede, etc.La conseguenza più immediatamentevisibile della neuropatia autonomica èla secchezza (anidrosi) del piede dovutaal mal funzionamento delle fibre nervoseche regolano l’attività delle ghiandolesecretorie della cute. La secchezza puòprovocare fissurazioni (taglietti) dellacute, soprattutto al tallone, che sonouna facile porta di ingresso per i germi.

Per ulcera diabetica si intende unalesione di continuo che può interes-

sare, in relazione alla sua importanzae gravità, i tessuti cutanei, sottocutaneied ossei.La cura dell’ulcera neuropatica plan-tare si basa fondamentalmente sutre momenti: • la cura locale della lesione (cioè la

pulizia dell’ulcera e la medicazione) • il trattamento di eventuali infezioni • lo scarico della lesione ulcerativa

(cioè evitare che questa sia gravatadal peso del corpo durante la de-ambulazione).

Nel paziente diabetico identifichiamouna prevenzione primaria e secondariasecondo le quale il medico decideràil tipo di iter terapeutico da attuare:

• PREVENZIONE PRIMARIA(quando cioè la complicanza deveancora insorgere)

Innanzitutto è fondamentale utilizzarecalzature comode, con suola semirigidao comunque sufficientemente strut-turata per difendere il piede da traumimaggiori o minori durante la deam-bulazione. Le calzature devono inoltreavere spazio sufficiente nella parte

anteriore in modo che le dita non ri-sultino schiacciate o affastellate.

• PREVENZIONE SECONDARIA(quando cioè il diabetico ha soffertodella complicanza e ne è guarito).

Una volta guarita la lesione, con me-dicazioni o mediante interventi chi-rurgici che abbiano comunque per-messo il salvataggio dell’appoggioplantare, andrà sicuramente attuatauna strategia di prevenzione secondaria,volta cioè a ridurre il più possibile ilrischio di recidive delle lesioni.Fondamentali risultano ancora sia lecalzature che si utilizzano, sia i con-tinui controlli podologici e mediciche andranno programmati. Dovrannoavere una suola rigida con confor-mazione a barchetta e una calzataadeguata da poter accogliere oltre alpiede anche un plantare. Non dovrannoinoltre avere all’interno cuciture e/opieghe che possano trasmettere traumialla cute del piede.Il plantare andrà costruito sul calcodel piede e confezionato con multiplistrati di materiale di diversa densità,cosi da poterlo adattare proprio adogni singolo piede con le sue deformitàe le esigenze di particolari scarichi.

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SCARPE PIEDE DIABETICOPREVENZIONE PRIMARIA

Le calzature di prevenzione primariasono indicate per prevenire e pro-teggere il piede.Queste calzature sonoindicate sia per persone che non pre-sentano neuropatie o vasculopatie(categoria di rischio 0), sia per per-sone che presentano neuropatie, va-sculopatie e/o deformita (categoriadi rischio 1 e 2).Tutte le calzature sono realizzatecon volumi idonei e nessuna cucituranei punti di pressione.

Un esempio di calzatura maschile èuna calzatura protettiva automodel-lante che permette di alloggiare ledeformità, evitando cosi pericolosisfregamenti.- La chiusura a velcro consente una

facile regolazione e una calzataagevolata.

- La calzatura è predisposta per l’in-serimento di un plantare.

- La suola è biomeccanica: facilitàil rotolamento del passo e ripartiscei picchi dipressione.

Un altro esempio, per una calzaturafemminile, è la seguente:

Tomaia automodellante, si conformaquindi alle dita deformate, evitandol’ “effetto pistone” sui metatarsi.Costruzione antistress, senza cuciturenei punti di flessione con puntale Fi-loforma e contrafforte Achilleo. Aper-tura avanzata e cinturino a velcro perfacilitare la calzata e la chiusura conuna sola mano

SCARPE PIEDE DIABETICOPER PREVENZIONE SECONDARIA (alcuni esempi)

Un esempio di calzatura per preve-zione secondaria è la Tiziano dellaPodartis, una calzatura per le personeaffette da piede diabetico con pre-senza di amputazioni funzionali edi pregresse ulcerazioni.

CaratteristicheLa calzata è extra profonda (13),per contenere un plantare su misura.La tomaia è automodellante mentrela suola rigida è a barchetta. La con-formazione a barchetta , ammortiz-zando il passo (smooth transition)ed immobilizzando la metatarso-fa-langea, riduce i picchi di pressioneripartendo in modo progressivo lapressione dal momento del contattoalla propulsione

PIEDE DIABETICO FASE ACUTA: SCARPE E CALZATURE

Le calzature per il trattamento dellafase acuta sono indicate in presenzadi ulcere di natura neuropatica e/oischemica; sono studiate per unoscarico ottimale delle zone ulceratee sono caratterizzate da volumi mag-giorati adatti ad ospitare un piedebendato o deforme.

STABIL D ( podartis )

Tutore removibile per il trattamentodel piede diabetico in fase acuta

Sizes: 35/48 (ogni due taglie)Ambidestro al pezzoFlexpell neroSuola rigida a barchettaL’apparecchio di scarico STABIL D, sebbene removibile, ha dimostratoun’efficacia nella riduzione delle ul-cere e nella loro completa guarigioneparagonabile al Gold Standard TCC.

Scarpa post operatoria indicata per:- Piede diabetico- Fratture da fatica dell’avampiede- Fratture metatarsofalangee- Traumi all’avampiede

Caratteristiche:- Inserti laterali stabilizzanti, associatiad un contrafforte prolungato ter-mo-modificabile, controllano la pro-no-supinazione e permettono la per-sonalizzazione.- Tomaia alta 16 cm con chiusuramulti velcro, stabilizza ed aiuta adiminuire la pressione plantare, apartire dalla gamba.- Suola rigida a barchetta. Frutto diultradecennale esperienza, immobi-lizza l’articolazione metatarso-fa-langea con conseguente riduzionedelle pressioni plantari.- Tomaia in Flex-pell® automodel-lante, associata alla fodera in lycra,previene i pericolosi sfregamenti.

OPTIMA DIAB (MOLLITER)

INDICAZIONI TERAPEUTICHEUlcera diabetica plantare, riabilita-zione post-amputazione (sino al-

l’amputazione chopart), riabilitazionepost intervento al tarso, frattura deltarso, gestione fase cronica del piededi charcot, frattura malleolare, trat-tamento riabilitativo per emiplegia.

CARATTERISTICHE TECNICHETutore Gamba piede alto con com-ponenti predisposti direttamente adat-tabili al paziente, contrafforte ter-momodellabile alto, tomaia traspi-rante e lavabile.Soletto rigido antiflessione ed anti-torsione, fondo con controllo delmovimento e redistribuzione del ca-rico pressorio

OPTIMA EU.RO.PA. ( MOLLITER)

INDICAZIONI TERAPEUTICHEPost operatorio alluce valgo.Post operatorio dita a martello.Post operatorio neuroma di morton.Frattura delle dita.Asportazione ungueale.Asportazione verruca plantare.

CARATTERISTICHE TECNICHEOrtesi podalica riabilitativa, contraf-forte termomodellabile, tomaia tra-spirante e lavabile. Soletto rigidoantiflessione ed antitorsione, fondocon controllo del movimento e redi-stribuzione del carico pressorio.

TERADIAB ( PODARTIS )

Scarpa per trattamento post operatorioa suola rigida multi-indicazione etrattamento delle ulcere. Suola rigida

a barchetta utiizzata per:- Operazioni di alluce valgo- Ulcere diabetiche all’avampiede- Allineamento metatarsale- Ulcere diabetiche al mesopiede.

Caratteristiche:- Suola rigida a barchetta: immobi-lizza la metatarso-falangea, facili-tando la riparazione tissutale. La suaaltezza è di soli 21 mm, per noncreare problemi posturali all’artocontrolaterale.

TUTORE BODYARMOR PRO TERM

INDICAZIONI TERAPEUTICHE:Gestione post amputazione Lisfrance Chopart. Il tutore pro term può es-sere usato anche in fase cronica inalternanza alla calzatura, ad esempionell’uso domestico.CARATTERISTICHE TECNICHE:Tutore gamba piede alto pneumaticocon componenti predisposti diretta-mente adattabili al paziente. È com-posto da una struttura rigida condue chiusure ed una parte movibileche protegge la zona tibiale. All’in-terno c’è una speciale fodera protet-tiva dotata di sistema pneumaticostabilizzante. Il fondo del tutore è inmateriale mi cro po rosa+gomma an-tiscivolo.

IN DOTAZIONE:

- Fodera in morbido tessuto imbottitocon chiusure velcro protegge piedee gamba ed è dotata di uno specialesistema pneumatico che stabilizzala caviglia del paziente.

- Un plantare in eva con leggera in-clinazione in talismo adattabile al

piede del paziente.- Un plantare in eva + ppt adattabile

al piede del paziente.

COLORE: nero/blu/grigioTAGLIE: M = ambidestro lunghezzainterna 16 cm, L = ambidestro lun-ghezza interna 19 cm

AIRCAST ( DJO ) o VACO®diaped( Ecosanit )The VACO®diaped è un sistema or-topedico per il trattamento del piedein pazienti affetti dalla patologia deldiabete. Tale sistema è comparabilecome stabilità al gesso. Lo scarpon-cino, in modo particolare, è statodisegnato per una distribuzione omo-genea della pressione esercitatasull’’arto.

Questo grazie, alla soluzione del cuscinoanatomicamente aderente ed all’im-bottitura contenitiva. Essendo la pres-sione ben ripartita, ciò comporta chela ferita ha un percorso veloce di gua-rigione, riducendo la possibilità di un’ulteriore sua comparsa nel futuro.Come risultato si ha che la sollecitazionea cui e sottoposto il piede, quando è inmovimento, è inferiore garantendo larapida cicatrizzazione dell’ulcera e, inegual modo, la prevenzione di questanel tempo. Differentemente dall’in-gessatura , il VACO®diaped può essererimosso e riapplicato istantaneamenteper un controllo della ferita con loscopo di modificare , eventualmente,la posizione del piede.

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TUTORE DI SCARICO PER ULCERE CALCAGNO

Scarpa diabetica curativa per lo sca-rico delle ulcere al calcagnoNylon flex neroScarpa per il trattamento delle ulcereal calcagno. Indicata per:

- fratture al calcagno (II° trattamento);- ulcere al calcagno;- ulcere all’inserzione del tendined’Achille;- borsiti.Caratteristiche:- La suola brevettata è stata studiataper scaricare totalmente la tuberositàdel calcagno.- Lo spoyler alla suola permette ilnormale svolgimento del passo eprotegge dai traumi.- La stabilità durante la deambula-zione è aiutata da supporti latero-mediali rigidi.- La protezione delle ulcere o borsiti

all’inserzione del tendine d’Achilleviene realizzata attraverso un para-colpi amovibile.

TUTORE DI SCARICO PER ULCERE AVAMPIEDE

Calzatura in talismo per lo scaricodell’ulcera all’avampiedeScarpa con suola in talismo per piede

diabetico. Scaricando l’avampiedeti permette la guarigione dell’areaulcerata

Caratteristiche:- Massima stabilità grazie alla suola a

pianta larga, stabilyzer posteriore as-sociato ad un contrafforte rigido.

- Tomaia super imbottita senza borda-ture e chiusura a velcri anti frizioni.

- Mascherina (optional) per proteggeredallo sporco e dalle intemperie.

- Bordo protettivo anteriore solo 6mm studiato per non avere conflittinegli interventi con fili di Kir-schner.

- Permette l’inserimento di una solettain Eva riequilibrante e personaliz-zabile (allegata).

PLANTARI MODULARI:

Questi plantari vengono utilizzatinella fase acuta di un paziente dia-betico e vengono inseriti nei rispettivi

tutori per lo scarico delle ulcere dia-betiche.

Un esempio di plantare modulare èil KIT 3x3 dell’Optima MolliterCARATTERISTICHE TECNICHEPlantare composto da 3 strati di ma-teriale EVA a 3 diverse densità (mor-bida/media/rigida).Gli strati possono essere modulatitra loro con uno speciale sistemapuzzle per gestire in maniera diffe-renziata la redistribuzione dei cari-chi.

Questo tipo di plantare può essereutilizzato direttamente negli studio ambulatori medici per uno sca-rico immediato e in tempo realesul paziente.

PLANTARE MODUS

Plantare modulare inserito diretta-mente nel tutore di scarico in sosti-tuzione della soletta in dotazione,per garantire un miglior risultato dicorretto scarico e guarigione del-l’ulcera.

Taglie: 35/36 - 39/40 - 41/42 - 47/48(ogni due taglie)

Plantare ambidestro

Consente lo scarico dell’area ulceratarimuovendo gli inserti senza l’utilizzodella tecnica ad asporto, la nuovacomposizione garantisce maggioreportanza, stabilità e durata nel tem-po, caratterizzato da INSERTI MO-DULARI e una copertura in Diapoddermocompatibile con proprietà

battericide e fungicide testatePlastazote blu 6 mm auto modellantee una base in EVAFORM 8 mmQuesto tipo di plantare può essereutilizzato direttamente negli studio ambulatori medici per uno sca-rico immediato e in tempo realesul paziente, proprio grazie allapossibilità e facilità di rimozionedegli inserti del plantare.

REALIZZARE UN PLANTARE.

Come prima cosa bisogna dire che iltecnico ortopedico deve necessaria-mente utilizzare sempre materiali cer-tificati ed idonei per la realizzazionedi un’ortesi plantare soprattutto quandosi tratta di un paziente diabetico. Nellamaggior parte dei casi ci si troverà difronte ad un paziente con un piedeche presenterà una fasciatura sotto laquale vi sarà una specifica medicazione,e sarà nostro compito toglierla perpoter procedere al meglio nella rea-lizzazione dell’impronta plantare. Suc-cessivamente alla presa misura, cercare,sempre nei limiti delle nostre possibilitàe conoscenze tecniche seppur minime,di “ricostruire” ciò che abbiamo toltoin precedenza. Il paziente andrà co-munque informato del fatto che lamedicazione dovrà essere controllatao eventualmente cambiata e rifatta dapersonale idoneo che abbia esperienzasul piede diabetico.

1. Posizionare il film adesivo Opsite,una pellicola resistente all’acqua edai batteri, ha un’elevata permeabilitàal vapore acqueo e permette allacute di traspirare. Verrà posizionatosulla ferita del paziente in modotale da farla aderire bene. Per avereun miglior risultato, far indossarela calzatura e far fare qualche passoal paziente. Per identificare al megliola posizione poi, quindi il puntoesatto, i contorni e la dimensionedell’ulcera, possiamo utilizzare ilmetodo che più ci faciliti la lavora-zione. Possiamo bagnare con tinturadi iodio, betadine oppure con mezzipiù artigianali, come ad esempioun semplice pennarello o un rossettoda donna, con i quali segneremo icontorni dell’ulcera in modo tale

da poterlo trasferire successivamentesulla schiuma fenolica e sul fogliodi carta podografica. Possiamo inalcuni casi, in assenza della pellicolaopsite, coprire con dei drop o cerottiadesivi l’ulcera e “disegnare” laferita su di esso in modo tale da tra-sferirla sull’impronta plantare.

2. CON IL PAZIENTE IN POSI-ZIONE SEDUTA, CON ANGOLODI CIRCA 90° IN SEMICARICOPRENDERE L’IMPRONTA CON

LA SCHIUMA FENOLICA.3. SUCCESSIVAMENTE, NELLA

STESSA POSIZIONE, PRENDEREANCHE L’IMPRONTA SUL FO-

GLIO DI CARTA PODOGRAFICODopo le operazioni di presa misurainizierà il nostro procedimento tecnicodella lavorazione e costruzione delcalco gessato sul quale andremo a rea-lizzare il nostro plantare. Verrà effettuatoil riempimento della schiuma fenolica,

presa in precedenza, con il gesso.Quest’ultimo, una volta indurito èpronto per essere lavorato, e il nostrocompito sarà quello di dare una con-formazione corretta al piede senzaperò alterarne la dinamica dello stes-so, quindi appoggi plantari, meta-tarsali e volta plantare. Verrà, in ter-mini tecnici, spianato per renderlopronto e adeguato per la termofor-matura dei materiali e per la costru-zione del plantare. Cosa più importante da tenere inconsiderazione, grazie alla presa mi-sura fatta in precedenza, abbiamoidentificato la posizione esatta del-l’ulcera su schiuma e carta podo-grafica. A questo punto passiamo a“trasferirla” sul calco gessato andandoad aumentare quella zona specifica,in modo tale che questo aumento,durante la lavorazione sottovuoto,darà come risultato finale proprio lapresenza dello scarico dove si al-loggerà la zona ulcerata del paziente.Questo scarico naturalmente dovràpoi essere riempito con materiale didiversa densità e cercare di evitarenel paziente in così detto effetto“vacum” o erniazione dell’ulcera.Questo perché con il termine scariconon si intende il semplice foro cheverrà appositamente realizzato su di

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un’ortesi, dove magari abbiamo unpunto dolente o nel nostro caso un’ul-cera, ma andare a mettere a contattocon questi punti materiale di densitàdiversa, possibilmente più morbidi,che possano dare sollievo e per l’ap-

punto scaricare i picchi pressori.Completata questa fase di lavorazionesi comincerà con il ritaglio dei diversimateriali che serviranno per la ter-moformatura. Con questa fase an-dremo a scaldare sino a rendere piùmalleabile possibile ogni singolo ma-teriale e successivamente si passeràalla lavorazione sottovuoto adattandoli

sul gesso lavorato in precedenza.Il plantare una volta completata lafase di realizzazione grezza, verràlavorato e portato in fase di finituraalla fresa e per terminare verrà rive-stito con materiale sempre e sola-

mente idoneo per pazienti diabetici.Al termine della lavorazione delplantare con successivo adattamentoalla calzatura o tutore, avverrà laprova sul paziente, cercando di an-

dare a percepire grazie alla nostraesperienza e con la collaborazionedel paziente se ci sono dei puntidolenti o fastidiosi ai quali dobbiamotrovare nell’immediato delle solu-zioni.Cosa molto importante naturalmentee la verifica se l’ortesi fornita rispettisia le richieste e quindi le specifichetecniche del medico prescrittore,sia le esigenze del paziente, comead esempio la comodità, l’estetica

e la funzionalità dell’ortesi . Come fase finale per cercare di dareun servizio completo ed esaustivoper il paziente, quest’ultimo dovràessere istruito sul corretto utilizzodella calzatura o tutore, supportatopoi successivamente dal medico chene indicherà la tempisitica e la me-todica di utilizzo.

A cura dell'Ortopedia Tor Sapienza

LA MALATTIA CELIACALA CELIACHIA NELLA STORIALa malattia celiaca non è certo una scopertarecente: la prima descrizione della malattiaCeliaca fu fatta da Areteo di Cappadocia (I–II sec. D.C.). Il pediatra Samuel Gee hafornito la prima moderna descrizione dellacondizione nei bambini, in occasione di unaconferenza al Great Ormond Street Hospital,di Londra nel 1887. Egli, per primo, intuìl’importanza terapeutica della dieta.Christian Archibald Herter, medico statuni-tense, scrisse nel 1908 un libro sui bambinicon la malattia celiaca, che definì “infantili-smo intestinale”.

COSA È LA CELIACHIALa malattia celiaca è una malattia a genesiimmunitaria dell’intestino tenue, (che si verificain individui di tutte le età, geneticamente pre-disposti): attraverso un danno a carico dellamucosa determina un malassorbimento inte-stinale (più o meno grave) di tutti i fattori ali-mentari. La Celiachia può essere definitacome una intolleranza permanente al Glutine

EPIDEMIOLOGIALa Celiachia è una malattia rara?Dati pubblicati dall’Associazione ItalianaCeliachia: in Italia si stima la presenza dicirca 380.000 persone celiache (incidenzadi 1/150 sulla popolazione italiana di57.000.000 individui), l’85% dei quali(323.000 individui) asintomatici (e quindinon diagnosticati), mentre solo il 15% deimalati (57.000 pazienti) soffrirebbe quindidi una forma di celiachia sintomatica. Relazione annuale al Parlamento sulla Ce-liachia del 2011, a cura del Ministero dellaSalute: in Italia 135.800 persone si sonosottoposte ai test e sono risultate positive,ma in realtà sono solo un quarto dei celiacistimati, che ammonterebbero dunque acirca 540.000, quasi 1 su 100 considerandol’intera popolazione italiana. Realisticamentesi può ipotizzare che in Italia nasca unsoggetto celiaco ogni 120 nuovi nati.

FATTORI GENETICI E FATTORI AMBIENTALIFattori genetici Associazione tra celiachia e i geni che codi-ficano per le molecole HLA di classe II. In-

fatti, oltre il 90% dei pazienti celiaci presentala molecola HLA DQ2. I pazienti che nonpresentano la molecola DQ2 esprimono,nella maggior parte dei casi, la molecolaDQ8. Ovviamente la positività dei suddetti testNON significa necessariamente malattia! Fattori ambientali = glutineIl glutine è costituito da gliadine, che sonoproteine solubili in alcool, e glutenine, pro-teine alcool-insolubili. Esso costituisce unacomponente proteica delle farine di frumento,farro, kamut, orzo, segale ed avena.La Gliadina è una Proteina del frumentocon contenuto elevato sia di glutammina(40%) sia di prolina (14%). Il glutine non è direttamente presente nellefarine, che contengono però i suoi precursori,che in presenza di acqua si aggregano aformare una struttura complessa (macro-molecola). Oltre alla presenza di acqua, la formazionedel glutine è un processo che richiede energia,la quale può essere fornita tramite un lieveaumento di temperatura (si dovrebbe impa-stare in ambienti la cui temperatura sia 20-25°C) oppure tramite il lavoro meccanicodovuto all’impastamento.Non tutte le farine alimentari contengonoglutine:La patogenesi della celiachia ha come pro-tagonisti un particolare tipo di globuli bian-chi: i linfociti T. È stato ipotizzato che la gliadina, una volta“attivata” all’interno della mucosa si leghi

ai linfociti della mucosa intestinale. Dopo l’attivazione questi linfociti T inizianoa produrre Citochine che causano l’appiat-timento della mucosa intestinale. L’appiat-timento della mucosa con scomparsa deivilli è responsabile del mancato assorbimentodei nutrienti.

SintomatologiaIn base alla gravità della sintomatologiapossiamo distinguere:Celiachia lieve:Sintomi sfumati / assenza di sintomi Molti adulti accusano solo un po’ di stan-chezza o anemia.Celiachia grave: Feci biancastre, poco formate e grasse(steatorrea) Perdita di peso o mancato aumento di peso(nei bambini piccoli).

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Farine contenenti Farine priveGlutine di Glutine

Frumento AmarantoFarro Grano saracenoSegale MaisOrzo Sesamo

Kamut MiglioAvena Riso

LegumiCastagne

PatateSoia

SorgoTapioca

I sintomi della malattia si suddividono in:Sintomi Gastrointestinali propriamente dettiDiarrea (caratteristica della malattia celiacacronica)Feci pallide, voluminose e maleodoranti.Dolore addominale / crampi / gonfiore /ulcere buccaliIntolleranza al lattosio (Spesso, i sintomisono attribuiti alla sindrome dell’intestino ir-ritabile o IBS!!!!)La celiachia porta ad un aumento del rischiosia di sviluppare un‘adenocarcinoma del tenueo un linfoma intestinale.Questo rischio diminuisce fino a livelli ri-scontrabili nella popolazione in generale,grazie ad una alimentazione appropriata.

SINTOMI DA MALASSORBIMENTOIl danno della mucosa rende l’intestinomeno capace di assorbire i nutrienti, i mi-nerali e le vitamine liposolubili (A,D,E,K).L’incapacità di assorbire i carboidrati egrassi può causare una perdita di peso (ouna mancata / ritardata crescita nei bambini)e affaticamento. L’anemia può essere multifattoriale: Malassorbimento ferro = anemia siderope-nicaMalassorbimento acido folico e Vit. B12 =anemia megaloblastica. Malassorbimento Ca++ e Vit. D = osteo-penia/osteoporosiMalassorbimento Vit. K = deficit coagula-zioneLa celiachia è anche associata alla prolife-razione batterica del tenue che può peg-

giorare il malassorbimento o causarlo no-nostante l’adesione ad una dieta idonea.

SINTOMI EXTRADIGESTIVILa celiachia è correlata con una serie di pato-logie (non è chiaro se la correlazione siadiretta). Deficit di IgA è presente nel 2,3%dei pazienti con malattia celiaca.La Dermatite Erpetiforme, una patologia cu-tanea pruriginosa, è stata collegata all’enzimatransglutaminasi presente nella pelle. Lamalattia è considerata come una manifestazionecutanea della celiachia

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La mancata o ritardata crescita può verificarsianche in assenza di sintomi intestinali evidentio di malnutrizione grave. Ricorrenti aborti spontanei e infertilità in-spiegabile. Iposplenismo (ridotto sviluppodella milza). Si verifica in circa un terzo deicasi e può predisporre a infezioni.Alterazione dei test di funzionalità epatica(rilevabile dalle analisi del sangue). Altre pa-tologie associate alla celiachia sono: diabetemellito tipo1, tiroidite, cirrosi biliare primitiva,colite microscopica. (autoimmunità).

DiagnosiUna diagnosi sintomatologica della celiachiaè difficile perché i sintomi sono tropposimili a quelli di altre malattie (numerosemalattie che interessano l’intestino, formedi stanchezza cronica e di depressione) ol-tretutto occorre considerare che in una per-centuale non piccola dei casi, la celiachianon sviluppa alcun sintomo evidente.Una diagnosi della malattia, quindi, si basaprincipalmente su due aree di indagine:

• L’analisi sierologica (prelievo ematico)determina il livello di anticorpi specificiantigliadina, IgA e IgG, e di anticorpi an-ti-transglutaminasi (TTG), nel sangue pro-dotti in risposta alla presenza di glutine.

• Il test istologico invece consiste in unabiopsia intestinale (tramite Esofagoga-stroduodenoscopia) che permette di veri-ficare il danneggiamento e l’atrofia deivilli intestinali.

• Nel caso di presenza della malattia all’internodi una famiglia, data la sua caratteristica tra-smissione genetica, è opportuno effettuareuno screening degli anticorpi in tutti i parentidi primo grado del malato.

La sequenza delle indagini per valutare ipazienti con sospetto di malattia celiaca1 Sospetto di malattia celiaca2 Tests sierologici: anticorpi IgA anti-tran-

sglutaminasi positivi: alta probabilità

negativi: bassa probabilità3 Biopsia duodenale4 Diagnosi provvisoria di malattia celiaca5 Dieta priva di glutine: miglioramento cli-

nico o istologico6 Diagnosi definitiva di malattia celiaca

TerapiaNon esiste terapia farmacologica: la solaterapia esistente consiste nella dieta privadi glutine che deve essere rigorosissima eper tutta la vita. Occorre anche ricordareche sono, attualmente, allo studio terapiealternative alla dieta che mirano all’inatti-vazione del glutine o alla “detossificazione”delle farine che lo contengono.

MALATTIA REFRATTARIAUna piccola minoranza di pazienti, risultanoaffetti da malattia refrattaria, il che significache non migliorano, nonostante una dietapriva di glutine. Ciò probabilmente avvieneperché la malattia è presente da così tantotempo che l’intestino non è più in grado diguarire con la sola dieta o perché il pazientenon aderisce completamente alla dieta operché consuma inavvertitamente alimenticontaminati da glutine. Se le cause alternativesono state eliminate, la somministrazionedi corticosteroidi o immunosoppressori (es.:azatioprina) può avere un ruolo.

Dott. MARCO BACOSI Medico chirurgo Specialista

in Gastroenterologia eEndoscopia digestiva

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