Archivio Comunale di Riva del Garda · nella causa vertente tra la comunità di Riva, rappresentata...

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Archivio Comunale di Riva del Garda Capsula I. Pergamene del XII secolo I 1106 giugno 19, Riva, chiesa di S. Maria, sotto la cortina. Alla presenza di Grimoaldo, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, Severto, prete della stessa chiesa, abitante in vico Brione, Ulverado e Vito, affermando di vivere sotto il diritto longobardo, insieme con Giovanni da Riva detto Gabadore, avvocato di Severto, donano alla pieve di Riva sette olivi posti sul monte Brione. Originale, ACR, capsula 1 n. 4. II 1186 febbraio 23, Riva, in una casa dei preti di Riva. Mastro Caxoto, Alberto diacono e prete Obizzo, chierici della pieve di S. Maria di Riva, investono i fratelli Pietro e Omodeo, figli del fu Bosio de Feraria da Arco, di tredici appezzamenti di terra arativa posti in diverse località (Arethol, Coghol, Pecia Longa, Clarola, Brata, Plazolo) del Basso Sarca (il documento non specifica se essi si trovino nel territorio di Riva o di Arco) per un affitto annuo di dodici galete di cereali (quattro di segale, quattro di milio e quattro di panico). Copia autentica, ACR, capsula 1 n. 1, redatta nei primi decenni del sec. XIII. III 1189 dicembre 4, Riva. Romano, arciprete della chiesa di Riva, consenzienti mastro Caxoto, prete Obizzo e Alberto diacono, chierici della pieve stessa, investe Patena figlio di Girardo da Arco, abitante in località Mogno, di due appezzamenti di terra arativa, posti rispettivamente in località Pedre e in località Carobi, per un affitto annuo di una galeta di frumento, secondo la galeta di Riva. Copia autentica, ACR capsula 1 n. 2, redatta nella seconda metà del sec. XIII. IV 1194 maggio 4, Lizzana, presso la pieve. Montenario da Corgnano vende a Torrongino e ai suoi fratelli figli del fu Vito da Isera sei appezzamenti di terra posti nel territorio di Isera e la quarta parte di sei piante di noce poste a Folas al prezzo di 4 lire e 5 soldi di denari veronesi. Originale, ACR capsula 1 n. 3.

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Archivio Comunale di Riva del Garda

Capsula I. Pergamene del XII secolo

I

1106 giugno 19, Riva, chiesa di S. Maria, sotto la cortina.

Alla presenza di Grimoaldo, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, Severto, prete della stessa chiesa, abitante in vico Brione, Ulverado e Vito, affermando di vivere sotto il diritto longobardo, insieme con Giovanni da Riva detto Gabadore, avvocato di Severto, donano alla pieve di Riva sette olivi posti sul monte Brione.

Originale, ACR, capsula 1 n. 4.

II

1186 febbraio 23, Riva, in una casa dei preti di Riva.

Mastro Caxoto, Alberto diacono e prete Obizzo, chierici della pieve di S. Maria di Riva, investono i fratelli Pietro e Omodeo, figli del fu Bosio de Feraria da Arco, di tredici appezzamenti di terra arativa posti in diverse località (Arethol, Coghol, Pecia Longa, Clarola, Brata, Plazolo) del Basso Sarca (il documento non specifica se essi si trovino nel territorio di Riva o di Arco) per un affitto annuo di dodici galete di cereali (quattro di segale, quattro di milio e quattro di panico).

Copia autentica, ACR, capsula 1 n. 1, redatta nei primi decenni del sec. XIII.

III

1189 dicembre 4, Riva.

Romano, arciprete della chiesa di Riva, consenzienti mastro Caxoto, prete Obizzo e Alberto diacono, chierici della pieve stessa, investe Patena figlio di Girardo da Arco, abitante in località Mogno, di due appezzamenti di terra arativa, posti rispettivamente in località Pedre e in località Carobi, per un affitto annuo di una galeta di frumento, secondo la galeta di Riva.

Copia autentica, ACR capsula 1 n. 2, redatta nella seconda metà del sec. XIII.

IV

1194 maggio 4, Lizzana, presso la pieve.

Montenario da Corgnano vende a Torrongino e ai suoi fratelli figli del fu Vito da Isera sei appezzamenti di terra posti nel territorio di Isera e la quarta parte di sei piante di noce poste a Folas al prezzo di 4 lire e 5 soldi di denari veronesi.

Originale, ACR capsula 1 n. 3.

Capsula II. Pergamene del XIII secolo

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1202 dicembre 17, Brescia, nella chiesa di S. Maria de Dom.

Il miles bresciano Milo di S. Gervasio, delegato da Filippo di Svevia, re di Germania (1197-1208), nella causa vertente tra la comunità di Riva, rappresentata dal suo sindaco Graziadeo, e quella di Arco, interroga Tancredino da Arco, sindaco della comunità archese, che rifiuta di riconoscere la sua giurisdizione.

Originale, ACR capsula 2 n. 44.

2

1202, dicembre 18, Brescia.

Il miles bresciano Milo di S. Gervasio, delegato da Filippo di Svevia, re di Germania (1197-1208), nella causa vertente tra le comunità di Riva ed Arco riguardo al diritto di proprietà e di sfruttamento delle due località denominate Linfano e Credaccio, emette una sentenza a favore della comunità di Riva, rappresentata dal suo sindaco Graziadeo figlio del fu Vitardo (vedi documento precedente).

Originale, ACR capsula 2 n. 12 (pergamena mancante).

3

1211 agosto 7, Riva, nella chiesa di S. Maria.1211 settembre 4, Riva, nel coro della chiesa di S. Maria.

Bexoino, Aldrighetto e Galiciano di Persenaldo, consoli di Riva, assieme ad oltre duecento vicini e abitanti della comunità eleggono Quintano, console di Riva, loro sindaco-procuratore nella controversia con la comunità di Pranzo per lo sfruttamento dei monti Englo e Tombio, nell’affittare la località denominata Credaccio e nel rivendicare il possesso della località denominata Linfano e dello stesso Credaccio.

La comunità di Riva, rappresentata dal sindaco Quintano, investe in perpetuum quella di Pranzo attraverso il suo sindaco Malfato dei monti Englo e Tombio, dalla fontana di Deva in su, concedendo ai Pranzesi lo sfruttamento di detti monti nelle forme e nei modi consentiti ai Rivani. L’accordo prevede che gli abitanti di Pranzo partecipino alla manutenzione della chiesa parrocchiale di Riva e che quattro uomini maschi di Pranzo in rappresentanza della loro comunità prendano parte con le croci di Riva ad ogni litania. Malfato consegna a Quintano 40 lire di denari veronesi per l’investitura ottenuta.

Copie autentiche, ACR capsula 2 n. 96, redatte il 20 luglio 1338 a Riva.

4

1214 12 maggio, Riva, nella pieve.

Alla presenza di Malcoredo, Marquardo, Giovanni di Ottone e Bonecolsa, consoli del comune di Riva, Galiciano e Federico da Pranzo a nome della loro comunità giurano di custodire l’intero territorio del distretto di Riva, che non saranno ladri né soci dei ladri e che faranno rispettare le norme contenute nel regolamento del comune di Riva che disciplina lo sfruttamento delle terre comunali, in particolare nei gaçi, consegnando i beni sequestrati ai contravventori ai massari del comune rivano.

Originale, ACR capsula 2 n. 36.

5

1220 aprile 13, Riva - presso la casa dei sacerdoti.

Ranaldo, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, con il consenso dei chierici della chiesa stessa, concede in locazione a Mazornino, figlio del fu Boninsegna, e ad altri due uomini un appezzamento di terra arativa posto a Passirone.

Originale, ACR capsula 2 n. 19 (pergamena mancante).

6

1224 marzo 10, Arco, nel cortile dei sacerdoti.

Albertino, figlio del fu Batillo da Arco, località Stranfora, vende a Zagnino, abitante di Riva, figlio del fu Zagnino da Mori, località Tierno, un appezzamento di terra arativa posta nella ‘campagna’ di Arco, in località Sevilongo, presso la chiesa-ospedale di S. Tommaso, al prezzo di 14 lire e mezzo di denari veronesi.

Immediatamente dopo Zagnino dà in locazione il medesimo appezzamento allo stesso Albertino al canone annuo di due galete di frumento, secondo la misura di Riva, da consegnare nel giorno di S. Michele.

Originale, ACR capsula 2 n. 78.

7

1224 dicembre 20, Riva, nella casa dei sacerdoti.

Ranaldo, arciprete della chiesa di Riva, alla presenza dei sacerdoti della pieve, concede in locazione perpetua a Zoanasio, converso della chiesa-ospedale di S. Adelpreto di Arco, che la riceve anche a nome delle converse di quell’ospedale, un appezzamento di terra arativa posto nel territorio di Riva, in località ad Lugsten, e confinante sia con la proprietà della chiesa di S. Tommaso sia con quella della chiesa di S. Adelpreto.

Originale, ACR capsula 2 n. 9.

8

1225 aprile 7, Arco, presso la casa di Montenario del fu Belomo.

Con il consenso di Ribaldo e Calapino, gastaldi dei signori di Arco, vengono raccolte le deposizioni di quattro testimoni addotti da Calapino da Riva, sindaco della chiesa di S. Maria di Riva, nella causa intentata dalla pieve rivana contro Roberto Sana da Arco e i suoi figli riguardo al diritto di proprietà su una appezzamento di terra arativa posta nel territorio di Arco, in località Centegrame o Centograme (detta anche contrada Gramine). Si tratta dello stesso appezzamento che la chiesa rivana dà in locazione circa un anno dopo (vedi atto successivo).

Originale, ACR capsula 2 n. 85.

9

1226 giugno 21, Riva, nel cortile dei sacerdoti.

Ranaldo, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, alla presenza dei chierici della pieve, concede in locazione a Ventura del fu Boneto da Arco un appezzamento di terra arativa posto in contrada Gramine per un affitto annuo di una galeta di frumento alla misura di Riva (vedi anche atto precedente).

Originale, ACR capsula 2 n. 2.

10

1228 aprile 18, Trento, nella corte del palazzo vescovile.

Tridentino, causidico del vescovo di Trento Gerardo, stabilisce il termine entro il quale gli uomini della comunità di Riva che non sono parte in causa debbano presentarsi davanti a lui e rispondere a

Delavancio di Marcio da Riva riguardo al procedimento penale in cui sono imputati alcuni uomini di Riva e incarica un nunzio di Riva di convocare tramite una pubblica notificazione nel borgo di Riva coloro che intendono testimoniare in loro difesa.

Originale, ACR capsula 2 n. 57.

11

1228 aprile 22, Riva.

Martino, nunzio di Riva per Tridentino, giudice del vescovo di Trento Gerardo, notifica nei luoghi pubblici di Riva il mandato del giudice della curia vescovile agli abitanti di Riva che non sono coinvolti nell’azione giudiziaria a comparire a Trento davanti a Liazario o a Delavancio di Marcio e a deporre riguardo all’accusa rivolta a molti uomini di Riva.

Originale, ACR capsula 2 n. 20.

12

1228 maggio 24, nel borgo di Riva1228 luglio 12, nel borgo di Riva, presso la casa dei figli di Daniota.

Il nunzio di Riva Martino, a nome di Trentino, giudice amministrante la giustizia per conto del vescovo di Trento Gerardo, trasmette a Delavancio del fu Marcio di Zanebono di Roco da Riva e attraverso lui al suo socio Ottobono del fu Galiciano del fu Personaldo da Riva il diritto di proprietà sulle case di molti uomini di Riva, loro pignorate a garanzia del pagamento di 150 lire di veronesi, somma corrispondente alla pena pecuniaria alla quale furono condannati perché congiuntamente vogliono - illecitamente - partecipare degli introiti connessi con la gabella sul pane e con la riscossione dei dazi del porto di Ponale.

Delavancio nomina il suo socio Ottobono del fu Galiciano sindaco-procuratore nell’eseguire il mandato assegnatogli.

Originale, ACR capsula 2 n. 5.

13

1229 febbraio 25, Riva, presso il cortile dei sacerdoti.

Rainardo, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, alla presenza dei preti e dei chierici della chiesa medesima, concede in locazione a Marchesio, figlio del fu Martino da Arco, una appezzamento di terra arativa posto nel territorio di Arco, in località Sevuslongum, per il canone annuo di una galeta di segale.

Originale, ACR capsula 2 n. 1.

14

1232 novembre 10, Mori, nella casa di Soldo.

Enrico, Bonvicino e Bonfacino, consoli del comune di Riva, dopo aver indicato ad Aldrighetto, vescovo di Trento, i confini entro i quali gli uomini di Riva devono prestare servizio militare per l’episcopato trentino a proprie spese, avendo prestato servizio al vescovo in Mori, gli chiedono il risarcimento delle spese sostenute, che il vescovo promette loro di pagare.

Originale, ACR capsula 2 n. 42.

15

1233 giugno 22, Riva, davanti alla casa di Vidoto.1234 marzo 15, Riva, sotto la macelleria di Liazario.1234 maggio 13, Riva, davanti alla casa di Martino.

1234 maggio 14, Riva, nella casa del notaio Bertoldo.

Alla presenza di Enrico da Seiano, vilicus di Riva per Aldrighetto da Campo, eletto vescovo di Trento, Mucio di Bocio, sindaco della confraternita di S. Michele di Riva e del ‘convivio’ della medesima, richiede ad Odorico del fu Steca da Riva il pagamento del canone di affitto - consistente in un sestario di olio annuo e da dieci anni eluso - per la locazione della casa in cui abita e di cui è investita la confraternita stessa. Visto che Odorico rifiuta di pagare, Enrico da Seiano gli ingiunge di nominare entro 10 giorni un suo difensore.

Cresenzio, vicario di Enrico da Seiano, vilicus di Riva per il vescovo di Trento Aldrighetto da Campo, stabilisce la scadenza entro la quale Odorico del fu Steca da Riva deve opporre le sue ragioni nella causa vertente contro Mucio di Bocio, sindaco della confraternita di S. Michele di Riva.

Cresenzio, vicario di Enrico da Seiano, vilicus di Riva per il vescovo di Trento Aldrighetto da Campo, stabilisce la scadenza entro la quale Odorico del fu Steca da Riva deve presentarsi all’udienza della sentenza nella causa vertente contro Mucio di Bocio, sindaco della confraternita di S. Michele di Riva, e ingiunge ad uno dei nunzii di Riva di notificarla all’interessato.

Il giorno successivo il nunzio Martino comunica ad Odorico il giorno stabilito per l’emanazione della sentenza.

Originale, ACR capsula 2 n. 56.

16

1234 maggio 15, Riva, al Ponale, nel palazzo vescovile.

Enrico da Seiano, vilicus di Riva per il vescovo di Trento Aldrighetto da Campo, condanna Odorico del fu Boninsegna detto Steca da Riva a pagare a Mucio di Bocio, in qualità di sindaco-procuratore della confraternita di S. Michele, 10 sestarii di olio, corrispondenti a dieci anni di canone d’affitto della casa, posta nel borgo di Riva, in cui Odorico stesso abita, e 26 lire di piccoli veronesi, corrispondenti alle spese sostenute da Mucio per intentare la causa.

Originale, ACR capsula 2 n. 37.

17

1240 maggio 24, Riva, nella chiesa di S. Maria.

Alla presenza di Carletto da Mercato Nuovo di Verona, podestà di Riva per Sodegerio di Tito, podestà imperiale di Trento e del vescovado trentino, l’assemblea dei vicini di Riva elegge Bernardo della signora Palma da Riva sindaco-procuratore e difensore della comunità, specialmente nella causa vertente con la comunità di Arco riguardo agli alberi tagliati dagli Archesi nel territorio di Riva.

Originale, ACR capsula 2 n. 30.

18

1240 giugno 9, Trento, nel palazzo vescovile.1240 luglio 19, Trento, nel palazzo vescovile.1240 agosto 4, Trento, nel palazzo vescovile.

Alla presenza di Bartolomeo da Alba, giudice della curia imperiale e assessore di Sodegerio di Tito, podestà di Trento e del vescovado trentino per l’imperatore, in riferimento alla lite vertente tra la comunità di Riva e quella di Arco riguardo al presunto diritto degli Archesi di prendere e tagliare anche nel territorio di Riva gli alberi necessari per ricostruire il ponte di Arco, depongono Uguccione, sindaco-procuratore della comunità di Arco, che rivendica tale diritto e chiede quindi venga annullato l’interdetto ad esercitarlo emanato della curia imperiale, e Bernardo di Palma, sindaco-procuratore della comunità di Riva, che vi si oppone.

Il giudice imperiale Bartolomeo stabilisce la scadenza entro la quale le parti sono tenute a dimostrare le loro ragioni nella causa tra loro vertente.

Il giudice imperiale Bartolomeo nomina i testimoni dei sindaci delle due comunità e stabilisce in 10 giorni la scadenza per il dibattimento della causa e successivamente in 5 quella per l’emanazione della sentenza.

Originale, ACR capsula 2 n. 28.

19

1240 giugno, [Trento, nel palazzo vescovile].

Deposizioni di 25 testimoni prodotti da Uguccione, sindaco della comunità di Arco, nella causa vertente con la comunità di Riva riguardo al diritto degli Archesi di tagliare e prendere gli alberi posti nel territorio di Riva per ricostruire il ponte di Arco.

Originale, ACR capsula 2 n. 25.

20

1240 luglio, Trento.1240 settembre 7, Trento, nel palazzo vescovile.

Deposizioni di 39 testimoni prodotti da Bernardo di Palma, sindaco degli uomini e della comunità di Riva, nella causa vertente con la comunità di Arco riguardo al diritto degli Archesi di tagliare e prendere gli alberi posti nel territorio di Riva per ricostruire il ponte di Arco.

Bartolomeo da Alba, giudice della curia imperiale e assessore di Sodegerio di Tito, podestà di Trento e dell’episcopato trentino, emette una sentenza in favore della comunità di Riva e vieta agli Archesi di tagliare gli alberi nel territorio di Riva.

Originale, ACR capsula 2 n. 18.

21

1242 luglio 6, Riva, in un terreno in località Clay.

Alcuni vicini di Riva, Pranzo e Cologna eleggono loro procuratori Ottobono di Stadaia e Rodolfino da Riva e Buontempo di Gambacorta da Pranzo col mandato di supervisionare e ordinare tutto il necessario riguardo al diritto della quarta parte dei cereali prodotti sul monte Englo.

Originale, ACR capsula 2 n. 15.

22

1245 marzo 16, Arco, nella piazza della pieve.

Adelperio del fu Federico d’Arco, nella controversia vertente tra la pieve di S. Maria di Riva, rappresentata in qualità di sindaci-procuratori dall’arciprete Calapino e dal prete Domenico, e Marceto e Riprandino, figli del fu Ponzone da Arco, riguardante la proprietà di un prato posto al Brione, in località Gurgi, emette una sentenza di condanna dei due fratelli archesi cui ordina di restituire il prato alla pieve rivana e di pagare 50 soldi di piccoli veronesi per le spese processuali.

Originale, ACR capsula 2 n. 84.

23

1246 novembre 25, Riva, nella via della regola di Basone.1246 novembre 28, Riva, nella via della regola di Basone.

Poiché Martino, sindaco del comune di Riva, aveva designato a Omodeo da Ceole la regola di Basone e intendeva designargli anche le contrade di Vismano e di S. Andrea delimitandone i confini, riguardo a cui era sorta tra loro una controversia, Omodeo si dichiara soddisfatto di tale designazione.

Il sindaco del comune di Riva e Omodeo da Ceole concordano di procrastinare il termine stabilito per il placito che riguardava la controversia tra loro vertente riguardo alle suddette regole.

Originale, ACR capsula 2 n. 86.

24

1247 agosto 20, Riva, davanti alla casa dei preti e alla chiesa di S. Maria.

Convocato il consiglio comunale di Riva, Alberto figlio di Alberto e Faustino del fu Azolino da Riva, vicarii di Lanzaroto di Augarde, podestà di Riva, a nome della comunità di Riva promettono di saldare a Federico di Cirixolo, entro la prossima quindecima di S. Michele, il debito di 50 lire di denari veronesi contratto dalla comunità per pagare la pegola, il legname, la mano d'opera e le altre cose necessarie alla costruzione di una nuova ganzera e al restauro di una ganzera vecchia del comune.

Originale, ACR capsula 2 n. 71

25

1249 gennaio 15, Riva, al Brione di sopra, presso il Credaccio.

Lazareto del fu Riprando da Arco restituisce all’arciprete Calapino e ad altri chierici della pieve di S. Maria di Riva due appezzamenti di terra arativa posti ‘al Brione superiore, presso il Credaccio’, che lo stesso Lazareto e i suoi predecessori avevano avuto in locazione dalla pieve stessa.

Originale, ACR capsula 2 n. 48.

26

1249 febbraio 1, Riva, sopra la canonica della pieve.

Calapino, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, alla presenza dei chierici della chiesa rivana, concede in locazione per 12 anni a Mazola del fu Tempo di Texadro da Varignano, della pieve di Arco, un appezzamento di terra arativa posto nel territorio di Arco, in luogo detto Saleto, e un olivo, posto anch’esso ad Arco, in località Picia, ad un canone annuo di mezza galeta di frumento, più la metà di tutte le olive, da consegnare nel giorno di S. Michele.

Originale, ACR capsula 2 n. 64.

27

1251 gennaio 13, Riva, davanti alla chiesa di S. Maria.

Calapino, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, alla presenza dei preti della pieve, concede in locazione perpetua a Pellegrino del fu Torsa da Arco un appezzamento di terra arativa posto al ‘Brione di sopra’ al canone annuo di una galeta di frumento alla misura di Riva, da versare nel giorno di S. Michele.

Originale, ACR capsula 2 n. 68.

28

1251 maggio 3, Riva, nella canonica, sopra il solario dei preti. 1251 maggio 7, Riva, ‘presso Credaccio, al Brione Superiore’.

Vizardino del fu Pietro da Arco, dopo aver dichiarato di aver ricevuto 4 lire di piccoli veronesi dall’arciprete Calapino e da altri chierici della pieve di S. Maria di Riva, restituisce in forma di vendita alla

pieve stessa due appezzamenti di terra posti ‘al Brione Superiore’, affermando che questi erano stati lavorati dal defunto suo servo Riprando, che per essi pagava un affitto annuo alla chiesa di Riva.

Vizardino del fu Pietro da Arco indica all’arciprete Calapino e ad altri chierici della pieve di S. Maria di Riva i due appezzamenti di terra posti ‘al Brione Superiore’ che in precedenza aveva restituito in forma di vendita alla pieve stessa.

Originale, ACR capsula 2 n. 80.

29

1260 ottobre 8, Riva, sotto la casa del comune, in via del vento.

Benvenuto di Giacomo, vicario di Adelperio podestà di Riva, stabilisce il termine entro il quale gli eredi del fu Ottobello de Copadegalo devono presentarsi davanti a lui per rivendicare i loro diritti sui beni del defunto, compreso un appezzamento di terra arativa situato in località Grez, che Ottobello aveva avuto in locazione dalla confraternita di S. Michele di Riva, della quale lo stesso Benvenuto difende i diritti in qualità di suo procuratore e sindaco, e nomina un nunzio della comunità rivana incaricato di annunciare pubblicamente detto termine.

Lo stesso giorno il nunzio di Riva Martino afferma di aver eseguito l’incarico affidatogli.Originale, ACR capsula 2 n. 11.

30

1262 novembre 8, nel borgo di Riva, nella casa di Avancino del fu Zambono di Pigocio a Ponalle.

Avancino del fu Zambono di Pigocio a Ponale da Riva, per se e in qualità di tutore di suo nipote Giovanni, figlio del suo defunto fratello Viviano, trasferisce a titolo di vendita-donazione a sua sorella Benasuta la proprietà di un vigneto con olivi posto nella regola di Caxolo a completa soluzione di un debito residuo di 90 lire di denari piccoli veronesi sulle 130 che lui e suo fratello Viviano erano tenuti a versarle in ottemperanza al lascito testamentario di loro padre, risalente al 1254.

Originale, ACR capsula 2 n. 65.

31

1262 novembre 12, Riva, nel cortile dei preti.

Antonio, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, affitta a Bertramo da Cologna due appezzamenti di terra - uno di terra vidata posto in località Mazano, l’altro un prato posto sul monte Englo, in località Campo Longo -, quattro olivi e una planta nel territorio di Tenno, in Sablonera, altri quattro olivi nella pieve di Riva, al canone annuo di un conçium di uva e della metà del foraggio, dell’erba e di tutte le olive prodotte.

Originale, ACR capsula 2 n. 63.

32

1263 marzo 17, Riva, sopra la canonica della chiesa di S. Maria.

Antonio arciprete della pieve di S. Maria di Riva concede in locazione perpetua a Benvenuto conciatore da Arco un prato posto nel territorio di Riva, in località S. Giorgio, al canone annuo di 5 soldi e mezzo di denari piccoli veronesi.

Originale, ACR capsula 2 n. 17.

33

1264 luglio 10, Cologna, nella chiesa di S. Zeno.

Alcuni vicini di Cologna e Gavazzo eleggono Moreto del fu Martino da Gavazzo loro sindaco-procuratore in ogni controversia giudiziaria in cui saranno coinvolti, in particolare contro i consoli, i sindaci e i consiglieri della comunità di Riva.

Copia autentica, ACR capsula 2 n. 59, redatta più o meno nella stessa epoca dell’originale.

34

1264 luglio 20, Cologna, davanti alla casa di Floreto del fu Manrera.

Girardo, Adamino, Martino detto ‘Negro’, Odorico del fu Cigala, Bertramino e Baceda, tutti di Cologna, eleggono Meiorino da Gavazzo del fu Ventra da Tralino loro procuratore nella causa contro gli uomini della comunità di Riva e il loro sindaco.

Copia autentica, ACR capsula 2 n. 10, redatta più o meno nella stessa epoca dell’originale.

35

1264 luglio 30, davanti alla casa di Bertoldo da Arco.

Bertramo figlio del fu Giovanni Bocalae e altri quattro uomini di Cologna eleggono Girardino figlio di ‘Zigalla’ da Cologna loro nunzio e procuratore, in particolar modo nel presentare davanti al vescovo di Trento Egnone il privilegio da quest’ultimo promulgato, che concedeva loro di sottostare alla giurisdizione di Odorico Panciera signore d’Arco.

Copia autentica, ACR capsula 2 n. 7, redatta più o meno nella stessa epoca dell’originale.

36

1264 luglio 31, Trento, nel palazzo vescovile.1264 agosto 13, Trento, nel palazzo vescovile.

Davanti a Bono di Montorio, giudice e assessore del vescovo di Trento Egnone, Benedetto del fu Bertoldo di Manarolo da Riva, sindaco-procuratore del comune di Riva, richiama alcuni uomini di Cologna e di Gavazzo all’osservanza delle sentenze pronunciate nei loro confronti dalle autorità comunali rivane e al pagamento delle pene pecuniarie che erano state loro comminate; essi però non riconoscono la validità di tali provvedimenti, sostenendo che erano stati emanati quando i territori di Riva, Cologna e Gavazzo erano sottoposti alla dominazione del defunto Ezzelino da Romano e che il vescovo di Trento Egnone aveva cassato tutte le sentenze prodotte in quel periodo; il sindaco rivano ribatte che a quel tempo Riva era sottoposta all’autorità di un podestà - Uguzzone de Ocanonis da Brescia -, che, secondo un diritto acquisito e riconosciuto, i cittadini rivani avevano liberamente eletto (e che quindi non governava la città per conto di Ezzelino).

Il giudice vescovile nega agli uomini di Cologna e Gavazzo un’ulteriore dilazione della sentenza per dimostrare la veridicità delle loro affermazioni e concede al sindaco rivano la facoltà di pignorare i loro beni per un valore corrispondente alle multe loro inflitte dal comune di Riva.

Originale, ACR capsula 2 n. 87.

37

1265 marzo 19, Riva, sotto il portico di Graziadeo del fu Mocio.1265 marzo 20, Riva, sotto il portico di Cavatorta.1265 aprile 2, Riva, sotto il portico di Graziadeo.1265 aprile 12, Riva, davanti alla casa degli eredi del fu Albano.1265 aprile 25, Riva, sotto il portico di Bertolameo del fu Belino.1265 aprile 25, Riva, sotto il portico di Bertolameo del fu Belino.1265 maggio 6, Riva, sotto il portico degli eredi della fu Stadaia.1265 maggio 7, Riva, sotto il portico di Avrileta taverniere.1265 maggio 7, Riva, sotto il portico di Cavatorta.

1265 maggio 7, Riva, sotto il portico degli eredi del fu Ambrosino.

Odorico Pancera, signore d’Arco, vilicus di Riva per conto del vescovo di Trento Egnone, ordina al nunzio Corezola di annunciare nel territorio di Riva che se qualcuno volesse essere legittimo erede o difendere i beni del defunto Tealdo di Riva, nomini un proprio procuratore, risponda e renda ragione ad Albertino del fu Alberto di Malcoredo, il quale agisce in qualità di sindaco-procuratore della confraternita di S. Michele di Riva.

Il nunzio Corezola comunica al notaio rogatore Rizerio di aver pubblicamente notificato nel territorio di Riva il mandato di comparizione per coloro che volessero partecipare dell’eredità di Tealdo da Riva.

Scaduto il termine di comparizione, 13 giorni dopo il nunzio ripete la medesima comunicazione al notaio Rizerio.

Il nunzio Corezola informa il notaio rogatore Rizerio di aver nuovamente notificato il mandato di comparizione per coloro che volessero partecipare dell’eredità di Tealdo da Riva.

Galvano da Cremona, vicario in Riva per conto di Odorico Pancera, non essendosi presentato nessuno quale legittimo erede di Tealdo, trasmette ad Albertino del fu Alberto di Malcoredo, sindaco-procuratore della confraternita di S. Michele di Riva, la facoltà di disporre dei beni del defunto Tealdo da Riva fino alla somma di 10 lire di veronesi - a cui si aggiunge altro denaro per le spese processuali - e ordina al nunzio Corezola di notificare ad Albertino il diritto da lui acquisito.

Il medesimo giorno il nunzio Corezola trasmette ad Albertino, quale soluzione del debito che Tealdo aveva contratto con la chiesa di S. Michele, la proprietà di una casa posta a Riva e appartenuta a Tealdo stesso.

Il nunzio Corezola informa il notaio rogatore Rizerio di non aver rinvenuto tra i beni immobili del defunto Tealdo da trasmettere ad Albertino nulla che valesse la somma richiesta.

Odorico Pancera, vilicus di Riva, su richiesta di Albertino, ordina a Benedetto del fu Bertoldo e ad Odorico del fu Ridolfino della signora Palma da Riva, estimatori del comune di Riva, di fare la stima dei beni di Tealdo fino alla somma di 10 lire di veronesi, corrispondente al debito che lo stesso Tealdo aveva contratto con la chiesa di S. Michele.

Il nunzio Corezola informa il notaio rogatore Rizerio di aver trasmesso ai due estimatori l’incarico loro affidato dal vilicus di Riva su istanza di Albertino.

Tra i beni immobili appartenuti a Tealdo, i due estimatori valutano 12 lire veronesi un appezzamento di terra arativa posto nel territorio di Riva, al Brione, in località ‘al Sabbione’.

Originale, ACR capsula 2 n. 88.

38

1265 maggio 8, Riva, sotto il portico di Graziadeo del fu Mocio.1265 maggio 30, Riva, sotto il portico degli eredi della fu Stadaia.1265 giugno 2, Riva, sotto il portico di Cavatorta.

Odorico Pancera, signore d'Arco, vilicus di Riva per conto del vescovo di Trento Egnone, ordina al nunzio Corezola di annunciare nel territorio del comune di Riva che veniva messo in vendita all’incanto un appezzamento di terra arativa posto al Brione, in località ‘al Sabbione’, che appartenne al fu Tealdo da Riva e che, su richiesta di Albertino di Malcoredo, sindaco della confraternita di S. Michele di Riva, era stato valutato dagli estimatori del comune di Riva 12 lire di denari piccoli veronesi (il ricavato della vendita serviva a saldare un debito che Tealdo aveva contratto con detta confraternita). Il giorno stesso il nunzio Corezola comunica di aver pubblicamente notificato la vendita all’incanto del suddetto appezzamento di terra.

Il nunzio Corezola informa il notaio rogatore Rizerio di aver pubblicamente notificato la vendita all’incanto del suddetto appezzamento di terra.

Il nunzio Corezola informa il notaio rogatore Rizerio di aver nuovamente notificato la vendita all’incanto del suddetto appezzamento di terra.

Originale, ACR capsula 2 n. 81.

39

1266 luglio 23, Riva, sotto il portico di Graziadeo di Mocio.1266 luglio 27, Riva, nella casa che era del fu Waudo e ora possiede Odorico Panciera, signore d’Arco.

Il nunzio Corezola comunica al notaio Rizerio di aver pubblicamente annunciato nel territorio del comune di Riva che i legittimi eredi del defunto Tealdo da Riva si presentino al vescovo di Trento Egnone, in quel momento residente a Riva, e che diano il loro consenso alla trasmissione della proprietà di un appezzamento di terra arativa posto al Brione, in località ‘al Sabbione’, che appartenne al defunto, ad Albertino di Malcoredo, sindaco-procuratore della confraternita di S. Michele di Riva, che era stato valutato dagli estimatori del comune di Riva 12 lire di denari piccoli veronesi.

Non essendosi presentato nessuno né in qualità di legittimo erede né di acquirente del terreno, il vescovo di Trento Egnone vende e trasmette la proprietà del medesimo ad Albertino di Malcoredo, sindaco-procuratore della confraternita di S. Michele, a completa soluzione di un debito di 10 lire contratto dal defunto Tealdo con la stessa confraternita di S. Michele.

Originale, ACR capsula 2 n. 89.

40

1266 ottobre 28, nel borgo di Riva, nella curia dei preti.

Antonio, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, e il prete Basalico, con il consenso degli altri chierici della pieve, assegnano in locazione per 29 anni a Delaido soprannominato ‘Monegato’ da Arco un appezzamento di terra arativa posto nel distretto di Arco, in località Çentgram, per il canone annuo di una galeta di frumento secondo la galeta di Riva, da condurre nella canipa della chiesa rivana nel giorno di S. Maria di metà agosto. Il locatore consegna un cappone quale intratega dell’investitura.

Originale, ACR capsula 2 n. 49.

41

1268 novembre 3, Riva, nella curia della canonica.

Giovanni della fu Caradona da Riva, alla presenza di suo figlio Zilemberto, vende ad Antonio, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, due appezzamenti di terra aratoria posti nel territorio di Riva, ‘citra Plaçum’, per la somma di 22 lire e mezzo di denari veronesi.

Originale, ACR capsula 2 n. 90.

42

1270 febbraio 23, Brescia, nella contrada Calcaria.

Iostacco Brusiado e Sire da Manervio concedono agli abitanti di Riva un lasciapassare per poter liberamente commerciare nella città di Brescia e nel suo distretto, senza pericolo delle persone o delle cose.

Originale, ACR, capsula 2 n. 97.

43

1272 dicembre 17, Riva, nella canonica della pieve.

Antonio, arciprete della pieve di S. Maria di Riva, alla presenza di altri chierici della pieve, concede in locazione a Otto da S. Martino, frazione del distretto di Arco, due appezzamenti di terra arativa posti ‘ad Sablonum supra Credacium’ per un affitto annuo di nove sestari di frumento da consegnare nel giorno di S. Maria di metà agosto.

Originale, ACR capsula 2 n. 91.

44

1273 giugno 6, Riva, davanti alla casa di Giovanni da Passirone.

Desiderato del fu Federico di Çirisollo, a nome suo e di suo fratello Altegrado, e Vida, figlio del fu Cirisollo, a nome suo e dei suoi fratelli, stipulano un trattato di pace con la comunità di Riva, rappresentata dal notaio Rizerio, figlio del defunto sarto Martinello. Dopo aver ammesso di aver devastato durante la guerra, iniziatasi al tempo del podestà di Riva Adelperio (1260), le case e la campagna rivane, giurano di non attaccare mai più la terra di Riva, se non per ordine della Comunità Riperie Lacus Gardexane e della città di Verona. Il procuratore del comune di Riva giura a sua volta che i Rivani interromperanno le controversie e non danneggeranno i beni che Desiderato e Vida possiedono nel distretto di Riva. Per la parte che violerà l’accordo è prevista una pena pecuniaria di 200 lire veronesi.

Originale, ACR capsula 2 n. 92.

45

1273 luglio 17, Riva - nel cortile della canonica.

Antonio,arciprete della pieve di S. Maria di Riva, alla presenza di altri chierici della chiesa rivana, concede in locazione a Giovanni del fu Domenico da Arco due appezzamenti di terra arativa posti ‘sopra S. Tommaso’, ad Gleram, per un canone annuo di una galeta di cereali - mezza di segale e mezza di miglio - da consegnare nel giorno di S. Michele.

Originale, ACR capsula 2 n. 35.

46

1274 ottobre 14, Riva, davanti all’abitazione degli eredi del defunto fabbro Albertino.

Francesco, figlio del fu Pace e della signora Pace da Riva, dopo aver dichiarato di vivere secondo la legge romana e di aver ricevuto in dote tra denaro e altri beni 55 lire di piccoli veronesi, sposa Fiordigemma, figlia del fu Albertino di Brusafero da Riva.

Originale, ACR capsula 2 n. 52.

47

1275, febbraio 7, Riva, nella casa del testatore.

Testamento del signor Bonora staçonerius da Preore, che ora abita a Riva.Originale, ACR capsula 2 n. 29.

48

1276 agosto 27, Riva, davanti alla casa del fu Cavatorta e davanti alla casa del comune.

Corezola, nunzio della curia trentina, per conto di Gendello, vicario del vescovo di Trento Enrico, comunica agli abitanti di Riva che sono stati destinati all’incanto alcuni beni immobili posti in Riva, di cui è indicata la valutazione: una casa posta in hora Calderariorum (40 lire), la metà di un orto con olivi posto post Pallatium (10 lire), la metà di due vigneti posti ad Busedum (10 lire), e che chi volesse acquistarli deve presentarsi a Gendello o al vescovo stesso.

Originale, ACR capsula 2 n. 62.

49

1277 luglio 29, Riva, nella casa di Odorico Panciera d’Arco, in cui abita il giudice Alberto da Brescia.

Corezola, nunzio della curia trentina, annuncia al notaio rogatore che per decisione di Giacomino de Nauts, vicario di Odorico Pancera d’Arco, gastaldo di Riva, ha trasmesso a Margherita, moglie del fu

Girardo di Volpe da Riva, tutrice dei suoi figli, il diritto di proprietà sui beni che la defunta Rivana possedeva nel territorio di Riva, come risulta nel documento siglato dal notaio Riprandino il 28 luglio 1277.

Originale, ACR capsula 2 n. 23.

50

1278 maggio 15, Riva, nella casa della fu Rivana di Beleto.

Testamento di Beatrice, moglie del fu Giovanni di Ognibene da Passirone, nel territorio di Riva.Originale, ACR capsula 2 n. 61.

51

1278 maggio 30, Riva, sotto la casa del comune.

Nicolò di Palma, massaro del comune di Riva, promette di pagare a Odorico Panciera d’Arco, podestà di Riva, 55 lire di piccoli veronesi entro la prossima festa di S. Margherita.

Originale, ACR capsula 2 n. 24.

52

1278 dicembre 5, Riva.1278 dicembre 6, Riva, davanti alla casa di Cavatorta.

Enrico, vicario in Riva per Odorico Panciera d’Arco, podestà di Riva per Enrico vescovo di Trento, su istanza e petizione di Margherita, moglie del fu Girardo di Bertoldo di Volpe, in qualità di tutrice dei suoi figli, stabilisce il termine entro il quale chiunque voglia essere erede del fu Beletino del fu Bertoldo di Volpe si presenti e esponga i suoi diritti.

Corezola, nunzio della curia trentina, comunica al notaio Giacomino di aver pubblicamente annunciato nel borgo di Riva la scadenza stabilita dal vicario di Riva per la comparizione degli eredi legittimi del fu Beletino del fu Bertoldo di Volpe.

Originale, ACR capsula 2 n. 74.

53

1279 gennaio 27, Riva, nei possedimenti ricordati nel documento.

Margherita, moglie del fu Girardo di Bertoldo di Volpe e figlia di Yzelino detto Stadez da Trento, in qualità di tutrice di suo figlio Beletino, e il detto Yzelino, curatore di Domina, Clara e Elica e attore di suo nipote Beletino, entrano in possesso della metà di un vigneto posto nel territorio di Riva, ai piedi del monte Zuvardela (Rocchetta ?), della metà di una casa sita nel borgo di Riva, nella contrada ‘dei Calderai’ , e della metà di un casamentum, anch’esso posto all’interno delle mura della città, nella contrada del Brolo, presso Albertino di Malcoredo.

Originale, ACR capsula 2 n. 21.

54

1279 settembre 15, Trento, nel castello del Buonconsiglio.

Enrico, vescovo di Trento, scioglie Brancarello sarto da Riva dal mandato di tutore di Bertoldo, figlio del fu Beletino da Riva che, contro la sua volontà, gli era stato imposto da Blaxio, vicario e podestà di Trento, tramite un documento esemplato su licenza di Graziadeo, giurisperito, giudice e vicario del vescovo di Trento Enrico.

Copia autentica, ACR capsula 2 n. 51, redatta il 10 ottobre 1279 a Trento.

55

1279 settembre 15 Arco, nella piazza.

Odorico Panciera d’Arco, in qualità di gastaldo di Riva per il vescovo di Trento Enrico, su istanza di Margherita, moglie del fu Girardo e tutrice di suo figlio Beletino, e di Yzerino, padre di Margherita e curatore delle figlie del fu Girardo, ordina a Brancarello, tutore di Bertoldo, figlio del fu Beletino, di non ostacolarlo nel possesso dell’uva prodotta dalle vigne poste ad runcum della fu Rivana e di pertinenza dei figli e delle figlie del fu Girardo.

Originale, ACR capsula 2 n. 55.

56

1279 ottobre 4, Riva, sopra la casa del comune.

Brancarello da Riva, in qualità di tutore di Bertoldo figlio del fu Beletino da Riva, accetta di venire ad un compromesso con i difensori della parte avversa nella causa concernente i diritti legati all’eredità di Beletino.

Originale, ACR capsula 2 n. 93.

57

1282 giugno 12, Trento, nel castello del Buonconsiglio.1282 giugno 21, Riva, nel borgo, nella chiesa parrocchiale di S. Maria.1286 settembre 6, Riva, sotto la casa del comune.

Enrico, vescovo di Trento, arbitro e compositore nella lite scoppiata tra le comunità di Riva, rappresentata in qualità di sindaci del comune dai notai Ezelino di Toco e Nicolò di Luchesia, e quella di Pranzo, rappresentata dai propri sindaci Bonvesino e Buschetino, per il possesso e lo sfruttamento dei monti Englo e Tombio, emette al cospetto dei due sindaci di Pranzo il suo giudizio, confermando il diritto eminente dei Rivani sui monti suddetti e detta le condizioni del compromesso.

Bonvesino e Buschetino, procuratori della comunità e della villa di Pranzo, con altri uomini di Pranzo, giunti con la croce alla chiesa parrocchiale di S. Maria di Riva e, al cospetto di Giacomo de la Dona, vicario in Riva per il vescovo di Trento Enrico, e dei notai Ezelino di Toco e Nicolò di Luchesia, sindaci-procuratori della comunità di Riva, presente nella chiesa la maggior parte dei Rivani, inginocchiatisi, chiedono perdono per ogni offesa arrecata dagli uomini di Pranzo alla comunità di Riva e ad ogni singolo rivano.

Il notaio Azzolino di Toco da Riva, in qualità di sindaco-procuratore della comunità di Riva, dichiara di aver avuto da Giovanni del fu Baxeto da Pranzo 10 lire di piccoli veronesi; ricevute le quali gli restituisce un bue e una vacca, che erano state pignorate allo stesso Giovanni dagli uomini di Riva quale sanzione per le infrazioni da lui commesse pascolando, facendo legna, frattando e segando sui monti Englo e Tombio.

Originale, ACR capsula 2 n. 94.

58

1282 ottobre 12, Trento, nel palazzo vescovile.

In seguito alla denuncia inoltrata da Fiordigemma, moglie di Francesco detto ‘Trentinazzo’, al tribunale vescovile, nella quale chiedeva di riavere dal marito, accusato di dissipare il denaro nelle taverne ed in impegni di fideiussione, la sua dote di 55 lire di denari piccoli veronesi e la sua donazione di 27 lire e mezzo, Riprando di Gonselmo, giudice del vescovo di Trento Enrico, condanna detto Francesco Trentinazzo a risarcire alla moglie la somma da lei richiesta, più 3lire per le spese processuali.

Originale, ACR capsula 2 n. 34.

59

1282 ottobre 27, Riva, sotto la casa di Rivano.

Griono, nunzio della curia trentina, comunica al notaio Trentino da Riva, che, per ordine di Riprando di Novello, giudice a Trento del vescovo di Trento Enrico, Fiordigemma, moglie di Trentinazzo da Riva, il quale ora risiede a Trento, ha diritto di entrare in possesso di alcuni appezzamenti di terra situati nel territorio di Riva e posseduti dallo stesso Trentinazzo: un orto posto fuori Porta Montanara, una terra greza in località Busedo e due vigneti, uno a S. Nazzaro e l’altro all’Albola.

Originale, ACR capsula 2 n. 46.

60

1283 novembre 9, Riva, nella casa dei preti.1284 febbraio 1, Riva, nella casa dei preti.1284 febbraio 14, Riva, nella casa dei preti.

Marco, arciprete della chiesa di S. Maria di Riva, e altri chierici della pieve concedono in locazione per 29 anni a Bonaventura, figlio del fu Benvenuto dal Ponte da Arco, un appezzamento di terra arativa posto nel territorio di Arco, in località detta Ad Coredium, al canone annuo di mezza galeta di frumento, da consegnare nel giorno della festa di S. Maria di metà agosto.

Marco, arciprete della chiesa di S. Maria di Riva, e altri chierici della pieve concedono in locazione per 20 anni a Eleuterio da Arco, abitante nella contrada Stranfora, un appezzamento di terra arativa situato nel territorio di Arco, in località Zentegram, presso un sentiero, al canone annuo di mezza galeta di segale, da versarsi entro la festa di S. Michele.

Marco, arciprete della chiesa di S. Maria di Riva, e altri chierici della pieve concedono in locazione per 29 anni a Giovanni, figlio de fu Ocalino da Arco, due appezzamenti di terra arativa situati nel territorio di Riva, in località detta ad Cleras (confinanti con la proprietà degli infirmi di S. Tommaso), al canone annuo di una galeta di segale, da consegnare nel giorno della festa di S. Michele.

Originale, ACR capsula 2 n. 83.

61

1284 febbraio 21, Trento, in Borgonuovo, davanti alla casa di Pietro da Seiano.

Elica, moglie del fu Bontempino pellicciaio, concede in locazione per 6 anni a Fiordigemma un appezzamento di terra con viti e ‘alberi’ posto in Rovazeto per un canone annuo della metà del vino prodotto.

Originale, ACR capsula 2 n. 22.

62

1284 luglio 12, Riva, sotto la casa del comune.

Alla presenza di Adelpreto, vicario a Riva per Uto, podestà di Riva per Mainardo conte del Tirolo, Fiordigemma, moglie di Francesco da Riva, abitante a Trento, si dichiara pronta a difendere il proprio diritto di proprietà su due vigneti e un orto posti nel distretto di Riva, diritto concessole dalla curia trentina.

Originale, ACR capsula 2 n. 43.

63

1284 luglio 18, Trento, nel palazzo vescovile.

Il giudice Bondo, vicario di Mainardo conte del Tirolo e di Gorizia, ingiunge al nunzio di Riva Ezelino di assistere Fiordigemma, moglie di Trentinazzo, nell’entrare in possesso di tre appezzamenti di terra

posti nel territorio di Riva - due vigneti, uno in località Ischia ‘di Mezzo’, l’altro a S. Lazzaro (oggi località S. Nazzaro), e un orto nella zona denominata ‘agli Orti’ - i quali sono stati requisiti a Trentinazzo e venduti a Fiordigemma dal vicario vescovile stesso.

Originale, ACR capsula 2 n. 58.

64

1284 ottobre 19, Trento, nel palazzo vescovile.

Giovanni da Cavedine, giudice, vicario e assessore di Mainardo conte del Tirolo, emette una sentenza nella causa vertente tra Fiordigemma, moglie di Francesco detto ‘Trentinazzo’, e Gambono da Riva, e ordina a quest’ultimo di non impedire Fiordigemma nel possesso di tre appezzamenti di terra posti nel territorio di Riva: due vigneti, uno all’Ischia, l’altro a S. Nazzaro, e un orto ‘agli Orti di Riva, fuori Porta Montanara’.

Originale, ACR capsula 2 n. 73.

65

1284 dicembre 19, Riva, sotto la casa del comune.

Il notaio Boninsegna da Riva, in qualità di sindaco-procuratore del comune di Riva, promette di pagare entro la prossima festa delle Ceneri (carnispravi) a Rainaldo, figlio ed erede del defunto Marcabruno del Collo da Vicenza, 50 lire di piccoli veronesi a completa soluzione di un debito di 200 lire, somma che la comunità rivana si era impegnata a versare al defunto Marcabruno quale salario per la podesteria da lui esercitata un tempo nella città. Cinque autorevoli cittadini rivani si costituiscono fideiussori dell’obbligazione assunta.

Originale, ACR capsula 2 n. 47.

66

1285 gennaio 26, Verona, nella curia del palazzo del comune.

Rainaldo del fu Marcabruno del Collo nomina Beradino de Ubriachis da Firenze e Lapo figlio di Pazzo da Firenze suoi nunzii e procuratori nel richiedere a Boninsegna notaio da Riva, sindaco-procuratore del comune di Riva, e a cinque fideiussori della comunità rivana, l’estinzione di un debito di 50 lire di piccoli veronesi in osservanza dell’obbligazione da loro assunta nei suoi confronti, come dimostra l’atto notarile rogato il 19 dicembre 1284 (vedi documento precedente, n. 65)

Originale, ACR capsula 2 n. 72.

67

1285 febbraio 25, Riva, sotto la casa del comune.

Gavardino, massaro, nunzio e sindaco-procuratore del comune di Riva, afferma di aver ricevuto in prestito da Simone toscano e da Lapo, figlio di Pazzo da Firenze, che ora abitano a Riva, 50 lire di denari veronesi per pagare un debito che il comune rivano aveva contratto con Rainaldo del Collo da Vicenza.

Originale, ACR capsula 2 n. 41.

68

1285 maggio 18, Riva, sotto la casa del comune.

I vicini della comunità di Riva eleggono Federico del fu Giacomo di Mittifoco, Azolino notaio da Riva e Pacifico del fu Girardo da Trento loro sindaci-procuratori nella causa contro gli uomini e la comunità di Arco.

Originale, ACR capsula 2 n. 33.

69

1286 luglio 25, Pranzo, presso la casa dei figli del fu Bocio da Pranzo.1286 luglio 30, Pranzo, presso la stessa casa.

I vicini della villa di Pranzo, appartenente alla pieve di Tenno, pubblicamente riunitisi, eleggono Bonapasio del fu Bonaventura Scolaris e Nicolò del fu Pranzolino, entrambi da Pranzo, loro sindaci-procuratori nelle cause e nelle controversie in cui la comunità di Pranzo è impegnata.

Copia autentica, ACR capsula 2 n. 53, redatta il 7 ottobre 1286 a Trento.

70

1286 agosto 4, Trento, nel palazzo vescovile.1286 settembre 9, Trento, nel palazzo vescovile.

Viene esibito un libello attraverso il quale il notaio Azzolino da Riva, sindaco degli uomini e della comunità di Riva, rivolgendosi a Guglielmo, giudice e vicario di Mainardo, duca di Carinzia, conte del Tirolo e avvocato della chiesa trentina, ricorre contro la sentenza da lui emanata, su istanza di Bonapace da Pranzo, e il conseguente precetto, con il quale obbligava i consoli e la comunità di Riva al rifacimento e al restauro di una via per la quale si va al monte Englo, ritenendoli illegittimi sia nella procedura che nella sostanza, e si appella a Mainardo stesso chiedendone la revoca.

Viene esibito un libello attraverso il quale Liteprando di Formigaro, podestà di Riva per Mainardo conte del Tirolo, e il notaio Ezzelino, sindaco-procuratore della comunità rivana, rivolgendosi a Giovanni, giudice e vicario di Mainardo, duca di Carinzia, conte del Tirolo e avvocato della chiesa trentina, ricorrono contro il precetto da lui emanato e notificato da un nunzio della curia, con il quale ingiungeva ai Rivani di restituire agli uomini di Pranzo le bestie loro pignorate sul monte Englo, ritenendolo illegittimo sia nella procedura che nella sostanza, e si appellano a Mainardo stesso chiedendone la revoca.

Originale, ACR capsula 2 n. 4.

71

1286 settembre 14, Trento, nel palazzo vescovile.

Deposizioni di due testimoni prodotti da Ezzelino di Toco da Riva, sindaco-procuratore degli uomini del comune rivano, nella causa loro intentata da Bonapasio e Nicolò, sindaci-procuratori della villa di Pranzo, riguardante la rissa fra loro scoppiata per il possesso, la giurisdizione e lo sfruttamento dei monti Englo e Tombio.

Originale, ACR capsula 2 n. 14, redatto il 9 ottobre 1286 a Trento.

72

1287 maggio 1, Trento, nel palazzo vescovile.

Ezzelino del fu Toco e Gavardino da Riva e Pacifico da Trento promettono di pagare a Giovanni da Cavedine 300 lire di piccoli veronesi entro la prossima pasqua di Maggio.

Originale, ACR capsula 2 n. 66.

73

1287 maggio 14, Trento, nell'abitazione del fu Ottone di Grasso da Trento, dove vivono i prestatori.

Amadeo mantovano, Foresio e Pietro toscani, anche a nome del loro socio Ognibene mantovano e di altri soci, dopo aver ricordato di aver dato a mutuo la somma di 900 lire di denari piccoli veronesi a Ezzelino di Toco e Pacifico di Nida, sindaci del comune di Riva, dichiarano di aver ricevuto da Manganoto da Riva, massaro del comune rivano, 500 lire a parziale soluzione del loro credito.

Originale, ACR capsula 2 n. 54.

74

1287 giugno 1, Pranzo.

Giacomino, vicario di Liteprando, podestà di Riva per Mainardo duca di Carinzia e conte del Tirolo, e Gosmerio da Riva, massaro del comune rivano, trovandosi nella villa di Pranzo richiedono a Bonvesino, Videto e Bachino e a molti altri di Pranzo lì convenuti il pagamento delle multe che erano state loro comminate dagli ufficiali del comune di Riva. Gli uomini di Pranzo rispondono di non voler versare alcuna cauzione.

Originale, ACR capsula 2 n. 6.

75

1287 giugno 2, Trento, nella casa che fu del fu Ottone di Grasso.

Il giudice Giovanni da Cavedine dichiara di aver ricevuto da Ezzelino di Toco da Riva, pagante a nome suo, di Pacifico di Nida e di Gavardino da Riva, 300 lire di veronesi quale soluzione di un mutuo loro concesso.

Originale, ACR capsula 2 n. 40.

76

1287 giugno 27, Castel Tirolo.

Mainardo, duca di Carinzia e conte del Tirolo e di Gorizia, assolve Gavardino del fu Prevedino da Riva, in qualità di procuratore del comune e degli uomini di Riva, e il comune e gli uomini della villa di Pranzo riguardo alle offese e ai danni tra loro fattisi e arrecatisi.

Originale, ACR capsula 2 n. 60.

77

1287 agosto 5, Riva, sotto la casa del comune.

, Liteprando di Formigaro, podestà del comune di Riva, eletto dagli uomini di Riva e confermato da Mainardo, duca di Carinzia e conte del Tirolo, dichiara di aver ricevuto da Gavardino e da Gosmerio del fu Videsto, rispettivamente sindaco e massaro del comune rivano, 100 lire di veronesi corrispondenti alla metà del salario della podesteria consistente in 200 lire annue.

Originale, ACR capsula 2 n. 39.

78

1287 agosto 9, Riva, sotto la casa del comune.

Legano, vicario di Riva per conto del podestà Liteprando di Formigaro, e quindici consiliatores del comune rivano chiedono al giudice Giovanni da Cavedine di prendere a prestito dai mutuatori toscani o altrove 35 lire di piccoli veronesi e di consegnarle a un certo Bernardo, al quale il notaio Ezzelino del fu Toco da Riva si era impegnato a pagarle.

Originale, ACR capsula 2 n. 8.

79

1287 novembre 22, Trento, nel palazzo vescovile.1287 dicembre 8, Trento, nel palazzo vescovile.1287 dicembre 11, Trento, nel palazzo vescovile.1287 dicembre 18, Trento, nel palazzo vescovile.

Alla presenza di Bertoldo di Guidoto da Bergamo, giudice e vicario della curia trentina e delegato di Mainardo, duca di Carinzia, conte del Tirolo e avvocato della chiesa trentina, nella causa vertente tra la comunità di Riva e quella di Pranzo per il possesso e lo sfruttamento dei monti Englo e Tombio, il notaio Nicolò della fu Luchesia da Riva, sindaco-procuratore del comune di Riva, consegna un documento nel quale, rivendicando, sulla base del contratto di locazione o investitura del 1211, la proprietà della comunità rivana dei due monti, chiede a Bonapasio del fu Scolari da Pranzo, sindaco-procuratore della comunità di Pranzo, se intende riconoscere la giurisdizione rivana sui detti monti ed attenersi alle clausole contenute nell’investitura ricordata. Bonapasio sostiene che alcune aree appartengono quali beni allodiali a singoli cittadini di Pranzo di cui ha la rappresentanza e che quindi su di esse i Rivani non possono esercitare alcun diritto. Il giudice Bertoldo ingiunge ai due sindaci di comparire entro otto giorni per dibattere la questione.

Il sindaco di Riva Nicolò chiede al giudice Bertoldo di ingiungere agli uomini di Pranzo di astenersi dall’esercitare alcuni diritti di sfruttamento sui terreni che furono custoditi e delimitati dalla comunità rivana e di riconoscere la giurisdizione di quest’ultima sui due monti, dalla fontana di Deva in su fino alla sommità. Bonapasio del fu Scolari da Pranzo si oppone alla prima richiesta ed elenca le contrade e i terreni di proprietà di privati cittadini di Pranzo sui quali il comune di Riva non avrebbe alcuna giurisdizione perché essi farebbero parte del territorio del comune che egli rappresenta, al quale spetterebbe quindi la potestà legittima di amministrazione e di regolamentazione e i diritti di sfruttamento ad essa connessi, i quali si estenderebbero anche oltre le aree espressamente nominate. Visto che il sindaco di Riva nega che tali affermazioni siano vere, il giudice Bertoldo lo convoca entro il lunedì successivo per interrogarlo sulle rivendicazioni del sindaco di Pranzo.

Il sindaco di Pranzo ribadisce le sue rivendicazioni alle quali il sindaco di Riva si oppone.Il sindaco di Riva presenta una memoria di 14 capitoli tendente a dimostrare la piena giurisdizione

della sua comunità sul territorio dei due monti e a precisare la natura e i limiti dei diritti concessi agli uomini di Pranzo con l’investitura del 1211. Il sindaco di Pranzo ribatte punto per punto continuando a sostenere i diritti degli uomini di Pranzo. Il giudice decide quindi di convocare i testimoni a favore della comunità di Riva e ingiunge al sindaco di Pranzo di presentarsi per controinterrogarli sulla base dei 14 capitoli contenuti nella petizione del sindaco di Riva. Sulla base di questi capitoli verranno raccolte le deposizioni dei testimoni addotti dal procuratore della villa di Pranzo.

Originale, ACR capsula 2 n. 27.

80

1288 aprile 22, Trento, nel palazzo vescovile.

Bertoldo di Guidoto da Bergamo, giudice e vicario per conto di Mainardo, duca di Carinzia e conte del Tirolo, delegato nella causa vertente tra le comunità di Riva e di Pranzo per il possesso e lo sfruttamento dei monti Englo e Tombio, emette una sentenza in favore dei Rivani e vieta agli uomini di Pranzo di far legna, pascolare e usufruire in qualsiasi modo nei luoghi che furono e sono custoditi e protetti dalla comunità di Riva.

Originale, ACR capsula 2 n. 26.

81

1289 giugno 7, Trento, nel palazzo vescovile.

Odorico da Coredo, vicario delle Giudicarie per conto di Mainardo duca di Carinzia e conte del Tirolo, su istanza di Caloco, podestà di Riva, e di Pacifico e Gavardino, sindaci-procuratori della comunità rivana, ordina agli uomini e alle comunità di Tenno, Bleggio e Lomaso di restituire i buoi e le vacche da loro e dagli uomini di Pranzo sottratti agli uomini di Riva ed incarica un nunzio di notificare tali ordinanze alle popolazioni di dette comunità.

Lo stesso giorno il medesimo vicario delle Giudicarie ordina inoltre agli uomini e alle comunità di Tenno, Bleggio e Lomaso di non ostacolare né danneggiare i Rivani sui monti Englo e Tombio quando essi vi si recano per fare legna e condurre al pascolo le loro bestie ed incarica un nunzio della curia trentina di notificare tali ordinanze alle popolazioni di dette comunità.

Originale, ACR capsula 2 n. 95.

82

1289 giugno 10, Riva, davanti alla casa di Mangalloto.Segna da Trento, nunzio della curia trentina, informa il notaio Delaido da Riva, affinché ne rediga un

pubblico documento, che, su istanza di Caloco, podestà di Riva, e di Pacifico e Gavardino, sindaci-pro-curatori della comunità, e per ordine di Oderico da Coredo, vicario delle Giudicarie per conto di Mainardo duca di Carinzia e conte del Tirolo, il giorno precedente nelle pievi di Tenno, Bleggio e Lomaso ha annunciato pubblicamente agli uomini di quelle comunità l’ordinanza emanata da Oderico stesso di restituire ai Rivani i buoi e le vacche che a loro sottrassero in concorso con gli uomini di Pranzo

Lo stesso giorno il nunzio Segna informa di aver inoltre notificato nelle medesime pievi agli uomini di quelle comunità di non ostacolare o danneggiare i Rivani sui monti Englo e Tombio quando questi fanno legna o pascolano le loro bestie sotto pena di 200 lire per ogni comunità e di 25 per ogni singola persona.

Originale, ACR capsula 2 n. 31.

83

1289 giugno 14, Trento, davanti all’abitazione del notaio Bertolameo, rogatario dell’atto.

Gerardo Gualeco da Bolzano, in qualità di legittimo amministratore di suo figlio Albertino, dichiara di aver ricevuto 19 lire di denari piccoli veronesi da Francesco Trentinazzo mulattiere a soluzione di un debito da quest’ultimo contratto con Albertino per il pagamento di due carri di vino.

Originale, ACR capsula 2 n. 75.

84

1289 giugno 18, Trento, nel palazzo vescovile.

Odorico da Coredo, vicario di Mainardo, duca di Carinzia e conte del Tirolo, riguardo la lite scoppiata tra la comunità di Riva, rappresentata dai sindaci-procuratori Pacifico, Manganoto e Nicolò Scortegino, e quella di Pranzo, rappresentata dal sindaco-procuratore Bonapasio, per lo sfruttamento dei monti Englo e Tombio, per scongiurare che gli uomini delle due comunità veniant ad arma, intima loro di non danneggiarsi a vicenda, di non andare armati per i citati monti e di non estorcere pegni ad alcuno, se non in osservanza del diritto e della consuetudine.

Originale, ACR capsula 2 n. 69.

85

1290 giugno 19, Riva, nella camera del comune.

Davanti al consiglio comunale di Riva e alla presenza di Filippo da Metz, podestà di Riva, Zenarino notaio da Tenno, ambasciatore e nunzio di Anzio San Winato, capitano in Tenno, chiede alle autorità

comunali la rimozione delle vacche dal monte Englo affinché non pascolino nei prati dove si può segare, e avverte i Rivani che se non osserveranno il suo ordine, egli condurrà i proprietari delle vacche alla casa del capitano ed eventualmente farà requisire le bestie e le condurrà nel castello di Tenno.

Originale, ACR capsula 2 n. 3.

86

1290 luglio 19, Riva, davanti alla casa di Salvodeo.

Vengono elencate alcune condanne pecuniarie (dai 5 ai 40 solidi di piccoli veronesi) inflitte da Mosca e Sozio, saltari del comune di Riva sul monte Englo, ad alcuni uomini di Pranzo per le infrazioni da loro compiute, tra le quali compare il furto del fieno.

Originale, ACR capsula 2 n. 77.

87

1291 aprile 12, Riva, nella casa del testatore.

Testamento di ser Ognibene soprannominato Tortarella da Riva.Originale, ACR capsula 2 n. 82

88

1291, agosto 7, Riva, nella casa del notaio Azzolino.

Testamento di Giacomina, moglie del notaio Azzolino da Riva.Originale, ACR capsula 2 n. 50.

89

1294 luglio 25, Riva, nella casa di Gardelo mulattiere.

Testamento di Vidoto, un tempo monaco della chiesa di S. Nicolò sul monte Brione.Originale, ACR capsula 2 n. 8.

90

[1294]

Marco, arciprete della pieve di S. Maria di Riva (1283-1314) intende dimostrare che la pieve ha ed ebbe un quarto di tutta la decima del pievato di Riva e specialmente della decima dovuta al vescovo di Trento, tanto del pane quanto del vino e dell'olio, e che tale diritto le appartiene da più di quarant’anni.

Originale, ACR capsula 2 n. 79.

91

1295 ottobre 26, Riva, sotto la casa del comune.1295 ottobre 29, Riva, sotto la casa del comune.

Parentino, vicario di Sicherio de Arso, podestà di Riva, comunica al notaio rogatore Amatore che il giorno precedente ha ingiunto a Gambono del fu Menabeco da Riva di presentarsi nel giorno presente al podestà o al suo vicario per rispondere del debito contratto con il capitolo o i confratelli della chiesa di S. Maria della pieve di Riva.

Lo stesso giorno Sicherio de Arso, podestà di Riva, conferisce al notaio Delaido da Riva, sindaco-procuratore del capitolo o dei confratelli della chiesa di S. Maria della pieve di Riva, il diritto di disporre dei beni di Gambono fino al valore di 16 lire di veronesi.

Il vicario di Riva Parentino comunica al notaio Amatore di aver trasmesso al notaio Delaido il possesso della casa di Gambono quale garanzia del pagamento del debito.

Originale, ACR capsula 2 n. 70.

92 e 93

1296 aprile 30, Riva, nella casa degli eredi del fu Bertolo.

Testameto di Gisla, moglie del fu Bertolo di Gazollo da Riva.Originale, ACR capsula 2 n. 67 [A].Originale, ACR capsula 2 n. 13 [A’].

94

1297 luglio 7, Riva, nella casa del testatore.

Testamento di Maraldo, figlio del fu Alberto da Riva.Originale, ACR capsula 2 n. 38.

951297 dicembre 2, Tirolo.

Ottone, duca di Carinzia, conte del Tirolo e di Gorizia, tramite una lettera comunica a Sicherio de Arso, podestà di Riva per conto di Ottone stesso, che, su istanza di Alberto della Scala, ha sciolto Lapo prestatore e suo figlio - che in quel momento risiedono a Riva - dalla soluzione di un debito da loro con lui contratto e quindi gli ingiunge di non prendere alcun provvedimento giudiziario nei confronti del prestatore.

Copia autentica, ACR capsula 2 n. 45, redatta dal notaio Amatore e presentata al podestà di Riva il 10 dicembre 1297 a Riva.

96

1299 gennaio 27, Riva, nella camera del consiglio comunale.

Sicherio de Arso, podestà di Riva, dichiara di aver ricevuto da Giacomino della fu Benasuta, massaro del comune rivano, 100 lire di piccoli veronesi, somma che rappresenta la completa soluzione del suo salario per la podesteria esercitata in quello stesso anno ammontante a 200 lire.

Originale, ACR capsula 2 n. 76.

97

1299 luglio 28, Riva, nella casa della pieve.

Testamento di Milesoldo, prete de Marema della diocesi di Brescia.Originale, ACR capsula 2 n. 32.