[Architettura - Fai Da Te] Il Legno

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    IL LEGNO

    Lavorare il legno, aggiustare il legno, costruire con il legno: sono tutti capitoli dellastoria del fai da te che sembra avere nel legno uno dei suoi protagonisti principali.Questi capitoli, a loro volta, si suddividono in una serie infinita di paragrafi nei quali siraccontano le molteplici possibilità offerte dal legno a chi decide di affrontare piccolie grandi lavori, che vanno dalla riparazione della gamba rotta di una sedia, allacostruzione di una libreria, al rivestimento di una parete e così via. È importante peròche, prima di accingersi a qualunque operazione, si abbiano le idee ben precise su come  fare, dove  fare, cosa  fare e con che cosa  fare. In una parola bisogna procurarsi unaattrezzatura necessaria e imparare a servirsene in modo corretto. Sarebbe assurdofarsi un corredo da professionista del legno e poi non sapere quale attrezzo usare almomento opportuno. La falegnameria è un'arte antica quasi come il mondo, che siavvale di molti strumenti, a volte estremamente semplici altre più complessi, chedevono però corrispondere alle esigenze di ogni singolo lavoro. Però, ripetiamo, chicomincia da zero, o quasi, ha bisogno di pochi attrezzi, purché specifici, e di ottimaqualità, da integrare eventualmente con altri, man mano che cresce la pratica e lavoglia di fare cose nuove e più impegnative. Perché lavorare il legno può, alla fine,anche essere divertente e costituire un passatempo rilassante proprio perchè tantodiverso dalla routine (spesso stressante) della vita manageriale.Nel momento in cui ci si accinge ad acquistare un'attrezzatura conviene sempre

    affidarsi (soprattutto quando si ha poca esperienza) alle marche migliori, senza latentazione di risparmiare sul prezzo che, in genere, è proporzionale alla qualità. Ilvecchio motto chi più spende meno spende  vale anche in questo caso perchè una spesadi qualche migliaio di lire in più equivale a una maggior durata dell'attrezzo. Abbiamodetto attrezzi, ma non basta: bisogna che, per una corretta manutenzione, essiabbiano un posto adatto dove si possano riporre con ordine e trovare subito almomento dell'uso. L'ideale è un armadietto non troppo profondo, corredato di ganci,ripiani e cassettini di misure diverse (per chiodi, viti, tasselli, e così via)eventualmente etichettati così da poter individuare subito quello contenente gli

    oggetti che servono. Ci sono anche contenitori in plastica trasparente, dotati di molticassetti nei quali riporre il materiale minuto (subito reperibile, grazie appunto allatrasparenza). In alternativa all'armadietto, può andar bene anche un piccolo scaffaleo un pannello forato con agganciati dei supporti su cui appendere gli attrezzi piùgrossi. Chi ha la fortuna di poter disporre di un locale da adibire a laboratorio, puòcollocare scaffali o contenitori appesi alla parete, in posizione ben accessibile e vicinoal tavolo da lavoro. È in un ambiente come questo, chi è veramente appassionato per ilfai da te in legno può, via via con l'esperienza, costruire anche pezzi di un certoimpegno.

    Mancando il locale ci si può accontentare di un ripostiglio, di un angolo ricavato nel boxo in uno scantinato purchè sia ben aerato e privo di umidità. E se non c'è ne il locale,ne il ripostiglio, ne il box, ne lo scantinato allora si può sempre rimediare con un tavolo

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    pieghevole (ce ne sono parecchi tipi in commercio) o con una robusta asse (lunga da 1,4a 2 metri e larga almeno 1 metro) da appoggiare sopra il tavolo della cucina o quello dastiro, nel locale guardaroba.Sia il tavolo pieghevole, sia l'asse permettono di effettuare numerosi lavori non

    eccessivamente impegnativi, compresa la segatura di assi o pannelli semilavorati, oltreovviamente lavori di incollaggio, riparazione e così via. Durante il lavoro si deve averel'avvertenza di proteggere sia il pavimento, sia il tavolo da lavoro su cui posa l'assecon giornali o vecchi panni, specialmente se si devono utilizzare delle vernici.

    ACCORGIMENTI  

    •  I loca e dove lavorare deve esser ben ariegg ato, specie se s usano solvent o l l i i ivernici.

    •  Deve avere una illuminazione (meglio se indiretta) che non stanchi la vista. Semanca la luce naturale si possono utilizzare speciali lampade al quarzo iodio.•  Il pavimento deve essere perfettamente orizzontale e non sdrucciolevole.•  L'isolamento acustico ben curato in modo da non disturbare i vicini quando si

    lavora.•  Essere preferibilmente diviso in due zone (anche per mezzo di un mobile o di un

     pannello): una dove lavorare e una dove riporre i materiali.•  Essere asciutto e avere una temperatura costante, anche d'inverno.•  Disporre di un rubinetto per l'acqua.

    ATTREZZI

    Il tavolo da lavoro.

    È bene fare subito una distinzione tra tavolo   e banco : il primo è proprio quello cheindica la parola, cioè un piano di legno o acciaio, robusto, con quattro gambe solide, sul

    quale si possono appoggiare anche oggetti molto pesanti e si può lavorare di martello,raspa, sega, trapano, senza timore che il tavolo ceda. Il banco da lavoro (fondamentalenell'attrezzatura di un artigiano, ma quasi superfluo in quella di chi si dedica ai lavoriin legno solo per hobby) richiede innanzitutto uno spazio piuttosto ampio dovecollocarlo, ha un solido piano di lavoro (la cui altezza varia da 90 a 110 centimetri)dotato di due morse, una a ganasce e l'altra scorrevole che servono per il bloccaggiodei pezzi da lavorare; inoltre ha una serie di fori quadrati, equidistanti, nei quali siinseriscono gli accessori metallici che servono per trattenere gli elementi di legno nelcorso della lavorazione. Alcuni tavoli hanno il piano mobile rispetto al basamento, per

    facilitare l'avanzamento del pezzo di legno, mentre la macchina elettrica che lo lavora(trapano, sega, fresatrice) rimane fissa su uno speciale supporto. Questi tavoli, molto

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    Martello.  È meglio averne due di peso differente (200 e 500 grammi) secondol'occorrenza. È ovvio che quello leggero è riservato a lavori più delicati. Alcuni martellihanno la parte opposta alla testa a forma biforcuta e sono utilissimi per estrarrefacilmente i chiodi. È sufficiente infilare la forcella sotto la capocchia del chiodo e

    fare leva con il manico del martello.Cacciachiodi. È un punteruolo con l'estremità inferiore incavata e serve per ribatterei chiodi e farli penetrare completamente nel legno quando non devono vedersi (èopportuno ricoprirli successivamente con un po' di stucco).Cacciavite.  Ne sono necessari, anzi indispensabili, almeno tre o quattro di misurediverse, per poterli adattare alle teste delle viti da serrare (se il cacciavite è troppogrosso non entra nel filetto della vite, se è troppo piccolo non fa presa). Uno di questicacciavite dovrebbe avere la testa a croce, cioè con la lama a doppio taglio incrociato.Molto pratico anche il cacciavite automatico   la cui lama ruota muovendo il manico

    avanti e indietro.Spatola. È una lama di acciaio flessibile con o senza manico e serve per livellare con lostucco le imperfezioni del legno. Ne esistono di diverse misure che variano da 2 a 12cm di larghezza.Carta vetrata. È indispensabile per ogni lavoro di falegnameria e si acquista in foglisul cui retro è segnato un numero che indica la grana. Quest'ultima è tanto più finequanto più piccoli e numerosi sono i frammenti di vetro attaccati alla superficie. Lacarta vetrata serve per levigare stuccature, predisporre il legno alla verniciatura oalla lucidatura. In genere si comincia il lavoro con carta a grana grossa per finire con

    quella più sottile, man mano che la superficie trattata diventa più liscia. Per fare unbuon lavoro occorre esercitare una pressione costante e avvolgere la carta su unpezzo di legno o altro materiale ad angoli smussati, di dimensioni abbastanza piccoleper essere maneggiato agevolmente.Morsetto a vite. Serve per tenere ben serrati i pezzi da incollare o limare.Morsa portatile. Si usa quando non si dispone di un banco con morsa predisposta edeve essere fissata al piano di lavoro con gli appositi morsetti. È utilissima per tuttiquei lavori nei quali occorre tenere ben stretti fra loro i diversi elementi.Trapano.  È certamente il più diffuso e il più eclettico fra gli strumenti elettrici

    necessari per il fai da te. Nato come strumento per forare, si è poi trasformato in uncuore  motore al quale possono essere collegati vari accessori per gli usi più disparati: punte per forare , con diametro da 3 a 30 millimetri; frese , cioè punte di diversaconformazione per realizzare scanalature e profili; dischi abrasivi   per raschiare elevigare; svasatori  per allargare fori già eseguiti; sega a tazza  per praticare fori da20 a 100 millimetri; sega circolare   per tagliare assi e pannelli spessi fino a 4centimetri. Secondo il materiale è necessario usare lame a diverse dentature; piallatrice , dotata di lame robuste montate su un cilindro rotante. Si usa come lavecchia pialla a mano, solo con molta meno fatica. È però un pò più difficile damanovrare e richiede un minimo di esperienza (che si acquista ovviamente su pezzi dilegno campione , prima di effettuare un lavoro più impegnativo), levigatrice orbitale  o a

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    questa sede non si vuole fare un trattato sul legno, ma semplicemente suggerireall'appassionato del fai da te quale tipo usare secondo che si voglia costruire unoscaffale, una recinzione, un mobiletto e altre cose del genere. E naturalmente aiutarloa riconoscere il legno in base alle sue caratteristiche e al suo aspetto esteriore. Ecco

    qui di seguito quelli più usati per alcuni lavori di falegnameria.Abete. Ne esistono diverse varietà: bianco  (con venature rossastre) molto tenero edelastico e con parecchi nodi. Si usa in genere per intelaiature. L'abete rosso , ha coloregiallo chiaro e venatura diritta: è adatto per la costruzione di mobili di tipo rustico esi presta bene ad essere lucidato. Ha anche una caratteristica speciale: unaparticolare risonanza che ne fa il legno più indicato per gli strumenti musicali. L'abeteDouglas , di colore rossiccio, con venatura compatta e senza nodi, è molto resistente eduraturo; per tale motivo è molto usato in edilizia, soprattutto per infissi e

    rivestimenti esterni (è ideale, ad esempio, per rivestire parte della facciata dellochalet di montagna). È adatto però anche per accessori di arredamento.

    Acero. È un legno abbastanza duro il cui colore varia dal bianco-rossiccio al rosato albianco-giallino. Si può lavorare agevolmente con tutti gli attrezzi (anche quelli di unamodesta attrezzatura di fai da te). Può essere levigato e lucidato, assumendo unbellissimo aspetto setoso. Si mantiene bene all'asciutto, mentre l'umidità lo rovina.Adatto per mobili e impiallacciature.

    Castagno.  È un legno piuttosto leggero, non troppo duro, abbastanza resistente efacile da lavorare. È di colore bianco-giallastro o bruno con venature più scure. Sideteriora facilmente con gli sbalzi di temperatura, per cui è meglio usarlo per mobili oaccessori che stiano dentro casa.

    Cirmolo. È un legno chiaro, di tono rossiccío senza venature. È piuttosto tenero, si puòlavorare e segare in tutte le direzioni. Molto adatto per mobili (anche di tipo rustico),accessori d'arredamento (scaffali), giocattoli e anche per rivestire pareti.

    Faggio. È un legno giallo rossastro, con struttura molto regolare, fibra diritta e porimolto piccoli. Pur essendo piuttosto duro e compatto, si presta a tutti i tipi dilavorazione. Esiste anche un tipo di faggio evaporato (che si ottiene sottoponendo illegname a una vaporizzazione in speciali celle) che è ancora più resistente del faggionormale. Con questo legno si possono fare mobili di ogni tipo, pavimenti, rivestimenti dipareti.

    Frassino.  Altro legno di uso molto comune, di colore bianco-avorio con leggerevenature e specchiature madreperlacee. È duro, compatto, resistente, molto flessibileed elastico. È adatto per mobili, impiallacciature e anche per articoli sportivi (adesempio sci).

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    Larice. Legno pregiato, di colore giallo-rossastro molto compatto e resistente. Adattoparticolarmente per rivestimenti esterni (sopporta bene l'acqua), travature,pavimenti, recinzioni. I tipici mobili tirolesi sono realizzati in larice.

    Mansonia.  Legno duro, di colore variabile dal brunogrigio-giallastro al nerastro,adattissimo per costruire mobili, scanalature, porte. Poichè con il tempo tende ascolorire, si usa tingerlo con speciali soluzioni coloranti.

    Mogano. Legno molto pregiato, dal colore rossastro che, se esposto all'aria, tende adiventare bruno con riflessi bellissimi. Ha grana fine, lucentezza serica; dopo lalevigatura diventa brillantissimo. È inattaccabile dai tarli. Si lavora con molta facilitàe viene usato per mobili e rivestimenti.

    Noce. Ha colore bruno, più o meno carico, con venature di colore più scuro, diritte oondulate. Si lavora con facilità, anche se è piuttosto duro. È resistente eparticolarmente elastico; indicatissimo per mobili di vario genere.

    Rovere. Fa parte della grande famiglia delle querce, è abbastanza duro e resistente,facile da lavorare. È di colore bruno chiaro, con fibre diritte e regolari, pochi nodi. Èmolto adatto per rivestimenti (per esempio pareti) e mobili di vario tipo.

    Fin qui sono stati elencati i legni da utilizzare per costruire da soli accessori diarredamento. Naturalmente ne esistono moltissimi altri, come il teak , il palissandro , il pino , la quercia , l'ontano  e così via, ai quali non è stato fatto accenno perchè si trattadi legni impiegati quasi esclusivamente nell'industria e quindi non adatti a unalavorazione artigianale e casalinga. Non bisogna inoltre dimenticare che, nel campodella falegnameria, oggi vengono molto usati i pannelli di compensato  che sono leggeri,indeformabili e, a parità di spessore, anche più resistenti del legno massiccio. Sipossono usare sia per rivestimenti (nel tipo più sottile) che per mobili (nelle varietà amaggior spessore). Esistono anche i compensati placcati , cioè impiallacciati conessenze dure o talvolta pregiate, con la superficie già pronta per essere verniciata olucidata, come se si trattasse di legno massiccio. In questi pannelli, la parte esterna,cioè quella che dovrà restare in vista, è priva di difetti, mentre l'altra può presentaredelle irregolarità. Il  paniforte listellare   è un altro materiale molto resistente, piùrobusto e più economico del compensato, e indeformabile. Quest'ultima caratteristicalo rende particolarmente adatto per ripiani di tavoli o di scaffali per librerie (chedebbano sopportare pesi notevoli) e antine di mobili. Come il compensato, anche ilpaniforte si trova già impiallacciato con essenze pregiate. L'uso di pannelli dipaniforte listellare, però, richiede la rifinitura dei bordi che rimangono visibili,utilizzando ad esempio listelli di legno massiccio o apposite strisce di impiallacciatura.

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    OPERAZIONI

    Dopo aver parlato del legno, dal punto di vista estetico e di tutti gli attrezzi necessariper lavorarlo si può ora vedere che cosa è possibile fare e come lo si può fare. In

    pratica di tutto, ma è ovvio che per poter sfruttare le infinite possibilità offerte daquesto materiale, bisogna essere in grado di eseguire tutte le operazioni checonsentono di trasformare un pezzo di legno grezzo o semilavorato in un oggettofinito.

    Lavorare il legno.

    È chiaro che bisogna procedere per gradi: fare cose semplici per passare poi, via via,in base all'esperienza acquisita, a lavori più impegnativi. In ogni caso è buona norma,prima di cominciare, avere le idee chiare sulle dimensioni che dovrà avere l'oggetto,sul tipo di legno che meglio si presta a quel determinato lavoro e, soprattutto, sulmodo di collegare tra loro i vari pezzi.È inoltre consigliabile fare un disegno in scala di ciò che si vuol costruire in modo dapoter stabilire in anticipo il quantitativo di materiale che occorre. In base al modellosi può far tagliare i vari pezzi necessari oppure riportare sul legno lo schema di taglio,in grandezza naturale, servendosi di una matita da falegname, riga e squadra. In

    quest'ultimo caso è necessaria la massima precisione per non trovarsi poi, a taglioeffettuato, con pezzi di dimensioni insufficienti o addirittura diverse fra loro. Eccocome si procede. Tracciato il profilo delle varie parti si esegue il taglio (occorre unasega adatta e ben affilata) facendo attenzione di seguire sempre il senso delle fibredel legno. Una volta ricavati i pezzi delle giuste dimensioni si effettuano eventuali forio intagli, secondo l'assemblaggio previsto per passare da ultimo al montaggio e allasuccessiva rifinitura. Queste, a grandi linee, le sequenze delle varie operazioninecessarie per dar vita   a un piccolo mobile, a uno scaffale e così via. È opportunocomunque esaminarle una per una con maggiore chiarezza.

    Tagliare.

    Se non si acquistano i vari pezzi già tagliati in misura, è necessario procurarsi una segaperfettamente affilata e di tipo adatto al lavoro che si deve eseguire. Il pezzo dasegare va tenuto ben fermo, usando preferibilmente dei morsetti e facendoattenzione che il lato che deve rimanere in evidenza sia rivolto verso l'alto; può infattiaccadere che la superficie inferiore si scheggi rovinandosi leggermente. Si inizia atagliare appoggiando la sega sullo spigolo di partenza e praticando una leggeraincisione nel legno; la lama va tenuta appena appena inclinata rispetto al piano di

    lavoro, per poter seguire meglio il tracciato-guida. Solo quando la sega è affondata nellegno per oltre metà della lama, si può cominciare a disporla a 45°-60°. Occorre tenerpresente che, per le sue caratteristiche, la sega lavora  quando viene spinta in avanti,

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    raggiunta la profondità voluta. Esistono in commercio degli indicatori di profondità  molto pratici; in alternativa si può utilizzare un blocchetto di legno forato.

    Piallare.

    Anche se si acquistano legni già piallati, può capitare che la superficie o uno spigolo,debbano essere rifiniti o che si debba ridurre un pezzo di pochi decimi di millimetro.In tal caso si usa la pialla che va manovrata, tenendola saldamente impugnata con lamano destra sulla estremità posteriore, mentre con la sinistra si afferra la parteinferiore, per guidare l'attrezzo. La pialla deve essere fatta scorrere con regolaritàavanti e indietro sulla superficie da levigare, esercitando una certa pressioneall'andata e tenendo la mano più leggera al ritorno. Il pezzo da piallare deve essereben fissato al piano di lavoro, con la superficie disposta perfettamente orizzontale.Prima di iniziare la piallatura, bisogna accertarsi che la sporgenza delle lame sia la

    stessa lungo tutta la lunghezza: per farlo basta regolarla con il controferro che latiene fissata. Bisogna anche regolarla secondo il tipo di legno da lavorare: se si trattadi legno duro la lama deve essere poco sporgente poichè il lavoro è solo superficiale,mentre per i legni teneri, dove è necessario penetrare in profondità, la sporgenzadev'essere maggiore. Durante la lavorazione è bene controllare di tanto in tanto chenon si stia asportando più legno del necessario, creando così concavità anomale. Èimportante, infine, che la pialla lavori sempre nel senso delle fibre del legno. Sisuggerisce di fare un po' di pratica su un pezzo di legno di scarto, prima di iniziare illavoro vero e proprio.

    Scalpellare.

    Lo scalpello è lo strumento specifico per realizzare incastri dove debbano essereinserite cerniere, serrature o maniglie. Deve essere perfettamente affilato,(attenzione quindi a maneggiarlo con cura) e va usato percuotendolo con il palmo dellamano, oppure con un martello o un mazzuolo di legno, secondo la quantità di legno daasportare. Il pezzo da intagliare deve essere saldamente fissato e lavorato sempreseguendo il senso delle fibre. Si inizia intaccando i contorni della parte da asportare,già segnata con la matita: una volta tracciato il perimetro, si appoggia lo scalpello con

    la lama obliqua e si danno piccoli colpi con mano leggera, intaccando prima il contorno easportando poi man mano il legno fino alla profondità desiderata. L'intaglio va quindirifinito utilizzando la raspa.

    La rifinitura.

    I pezzi di legno che siano tagliati, forati, piallati, o scalpellati (e quindi ormai nellafase finale della lavorazione) si rifiniscono poi con raspe e lime per levigare lasuperficie. Gli attrezzi vanno passati con una leggera pressione nel senso delle fibre e,se possibile, guidati con entrambe le mani. Successivamente, e prima di passare alla

    verniciatura o alla lucidatura, il legno va preparato in modo adeguato, cioè ripulito daeventuali incrostazioni e imperfezioni, tipo fessure, scheggiature o piccolissimecavità. Per far ciò si riempiono le parti di stucco da legno (in vendita presso qualunque

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    penetrare nel legno di almeno uno o due millimetri. I piccoli fori rimasti vanno poilivellati con dello stucco. Un ultimo consiglio: è bene evitare di usare chiodi troppogrossi che possano fendere il legno; meglio chiodi più piccoli piantati non tropporavvicinati e a distanza sfalsata (infatti una chiodatura allineata può provocare una

    fessurazione delle fibre).Avvitare.

    L'uso delle viti offre notevoli vantaggi; innanzitutto si possono facilmente levare estaccare così i pezzi in caso di necessità. In secondo luogo, la filettatura delle viti siancora saldamente alle fibre del legno e permette quindi un assemblaggio moltorobusto. Sono invece da sconsigliare per i pannelli in truciolare, perchè troppo teneri efriabili. Esistono parecchi tipi di viti da legno; a testa  piatta   o bombata , in acciaiodolce. Hanno misure varianti tra i 15 e i 50 millimetri di lunghezza. Per applicare una

    vite, si consiglia di praticare un piccolo foro di invito , profondo circa la metà dellalunghezza della vite, usando un punteruolo (in caso di legni teneri o di basso spessore)oppure un succhiello o un trapano con punta molto sottile. Una volta praticato il foro siinserisce la vite e si comincia a ruotarla con un cacciavite di misura adatta al taglioche si trova sulla testa della vite. Il cacciavite deve essere impugnato saldamentesull'estremità del manico, facendolo poggiare sul palmo della mano destra mentre, conla sinistra, si mantiene la lama in posizione corretta facendo in modo che possaruotare tra le dita appena socchiuse. Se la vite fatica ad entrare, meglio noninsistere, ma piuttosto estrarla, strofinare la parte filettata con un po' di sapone

    asciutto, e poi rimetterla in sede. Se questo accorgimento non basta, occorreallargare leggermente il foro di invito. Qualora si debbano applicare delle viti che, alavoro ultimato, devono risultare invisibili, bisogna allargare con uno svasatore o unapunta di diametro elicoidale, la parte superiore del foro di invito, facendo penetrarela vite quanto basta perchè al di sopra della testa resti un piccolo incavo che va poimascherato con dello stucco.

    Incollare.

    Si usano colle viniliche ; sono di consistenza lattiginosa, costituite da minutissime

    particelle di resine sintetiche disperse in acqua. Vanno spalmate con il pennello e, unavolta asciutte, non lasciano tracce perchè diventano trasparenti. Se la colla è troppodensa la si può allungare con un po' d'acqua. Questo tipo di collante è adatto per legnidestinati ad ambienti chiusi, mentre per quelli che devono rimanere esposti all'aria eall'umidità, è consigliabile usare collanti per esterno. Tali prodotti, però, per dare deibuoni risultati, devono essere mescolati con gli appositi indurenti che si acquistano aparte: il composto che si ricava va utilizzato entro breve tempo. L'incollaggio che siottiene è robusto, resistente sia all'acqua sia al calore. Esistono poi gli adesivi acontatto , piuttosto densi, che vanno spalmati con una spatola su entrambe le parti da

    incollare e lasciati asciugare per 15-20 minuti prima di effettuare la giunzione.Bisogna fare ben attenzione in questa fase perchè, una volta attaccati i due pezzi, è

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    difficile rimuoverli poiché la presa è istantanea e quindi la giunzione, se non perfetta,può risultare irregolare. Prima di attaccare due superfici bisogna ripulirleperfettamente da qualunque residuo di polvere, segatura o grasso; la colla va stesa inuno strato uniforme ma sottile, con un pennello o una spatola, secondo che le parti da

    unire siano piccole o grandi. Effettuato l'incollaggio, in alcuni casi, è necessarioserrare i pezzi in una morsa, interponendo uno spessore di protezione in legno ocartone. Bisogna sempre attendere che la colla sia perfettamente asciugata prima diesercitare una qualunque pressione sui pezzi attaccati.

    Preparare gli incastri.

    Si è detto che per congiungere pezzi di legno si possono usare colla, chiodi (solo inpochi casi) e viti; ma, per un lavoro più accurato, fatto a regola d'arte, i migliorisistemi di giunzione sono senza dubbio gli incastri. Ne esistono parecchi tipi: ecco

    riportati i più comuni e diffusi utilizzati quando si vuole costruire un'anta, una porta,uno scaffale, un mobiletto, uno sgabello e così via.

    1.  Incastro semplice di testa (o d'angolo). È il più facile da eseguire e si usa perunire due listelli a novanta gradi. Occorrono, per realizzarlo, un seghetto cortoa dorso rinforzato e a denti piccoli oppure una sega a lama tesa e telaio in legno,una squadra, uno scalpello ed eventualmente un trapano. Prima di tutto sieseguono, con una matita, le tracce sui listelli, poi si inizia a tagliare con ilseghetto o la sega. Perchè il lavoro risulti preciso, è bene fissare il listello in

    una morsa. Si rifiniscono poi i tagli con uno scalpello e, successivamente, concarta vetrata a grana grossa. Si sovrappongono quindi i listelli tagliati, sicospargono di colla le due parti da attaccare e si serrano in un morsetto. Lagiunzione va rinforzata inserendo due viti da legno a testa svasata, lunghe pocomeno dello spessore del listello. Per introdurre le viti bisogna praticare un forod'invito prima che la colla abbia fatto presa. Per ottenere una giunzionealtrettanto resistente, si possono fissare i listelli con due spine tonde, (biette ),ricavate da tondini di legno duro (si trova in commercio nei diametri di 6-8millimetri). Per inserire le spine bisogna praticare, nei due listelli congiunti, dei

    fori di diametro leggermente inferiore di qualche decimo di millimetro a quellodel tondino, in modo che le spine penetrino, forzandole, con l'aiuto di unmazzuolo o di un martelletto.

    2.  Incastro a tacca.  Piuttosto comune, serve sempre per congiungere listelli.Ecco come si realizza: con una matita si traccia su uno dei listelli il disegno dellatacca, che deve avere le stesse dimensioni del listello da inserire. Poi si segnanoquattro o cinque linee, parallele alle prime, e a distanza regolare. Lungo talilinee si praticano una serie di tagli con la sega e si lavora di scalpello, tenendoquest'ultimo leggermente obliquo e cominciando a lavorare lungo la linea di

    destra. Lo scalpello deve penetrare fino a un paio di millimetri sopra la lineainferiore della tacca. Dopo aver asportato tutta la sezione di legno compresa

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    tra le linee esterne tracciate all'inizio, si lavora di raspa per raggiungere lalarghezza e profondità stabilite. Nella tacca praticata si fa quindi penetrare ilsecondo listello, perfettamente combaciante. È importante che tra i dueelementi dell'incastro l'intercapedine sia il più ridotta possibile, altrimenti

    l'incastro risulta debole. A tale scopo, i due pezzi da far combaciare devonoessere all'inizio non accoppiabili: si rendono tali solo successivamente, lavorandodi raspa e carta vetrata, con molta cura. Solo così si può essere certi diottenere un incastro perfetto e di grande resistenza.

    3.  Incastro a mortasa-tenone (femmina e maschio).  Si usa sia per unire duelistelli a 90 gradi, sia per realizzare una unione a T. La sedia da cucina, adesempio, ha le mortase nei due elementi verticali che fanno da gambe posteriori(e reggono lo schienale) e nelle due gambe anteriori, mentre i quattro listelliche formano il sedile portano alle estremità un tenone.

    La mortasa non è altro che una cavità (in genere a fondo cieco) che si ottienecon due lavorazioni. Per prima cosa si tracciano le linee di larghezza eprofondità, poi si pratica una serie di fori con il trapano (girabecchino oelettrico) provvisto di punta da legno di diametro quasi uguale a quello dellamortasa. Una volta eseguiti i fori si ottiene una mortasa con i bordi internimuniti di una serie di cuspidi che devono essere eliminati con scalpello emazzuolo: le pareti della mortasa vanno poi rifinite con la raspa. Conviene fareprima la mortasa del tenone perchè, se lo spessore della cavità risultaleggermente più grande del previsto, è più facile adattarvi il tenone,

    realizzandolo un poco più spesso, in modo da farlo combaciare perfettamente. Iltenone (ovvero il maschio) si ottiene segnando sul pezzo da incastrare le lineecorrispondenti alla profondità e alla larghezza della mortasa; poi con la sega sipraticano su due lati i tagli necessari a ridurre lo spessore del tenone a quellodella mortasa e successivamente, sempre con la sega si asportano i blocchettilaterali, così da creare una striscia di legno perfettamente corrispondente allamortasa. Questa porzione di legno va poi rifinita con la raspa. Si applica la collasulle due parti dell'incastro e si fanno combaciare introducendo il tenone che,come tutti gli incastri, deve penetrare con una leggera forzatura e l'aiuto di unmazzuolo. Per rendere ancora più solido l'incastro si può bloccarlo con dellespine tonde, come spiegato per l'incastro ad angolo. Una giunzione a mortasa-tenone può sopportare anche pesi rilevanti.

    Tra i molti altri incastri si ricorda anche quello a coda di rondine , usato in generenell'industria, ma soprattutto nell'artigianato d'epoca; contrariamente a quanto sipossa pensare è uno dei più complessi e per realizzarlo occorre una attrezzaturaspecifica e piuttosto varia.

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    Aggiustare il legno.

    Tra gli inconvenienti più comuni, e anche più facili da riparare, che possono capitare aun tavolino, ad una sedia o a un mobiletto ce n'è uno che presenta particolaridifficoltà.Quando si rompe una gamba. La spaccatura può essere di tipo diverso: orizzontaleoppure obliqua. Nel primo caso, con un apposito trapano e punta da legno, si pratica unforo in ciascuno dei due pezzi di gamba rotta, ovviamente nella parte centrale, avendocura che il foro sia di diametro adeguato alla misura della gamba (è quindi assai piùlargo nel caso di gambe massicce). Occorre, inoltre, che i due fori risultinoperfettamente allineati (tuttavia non va dimenticato che, all'occorrenza, uno dei duepuò anche essere leggermente ovalizzato per ottenere una coincidenza perfetta delledue parti). Si taglia poi, in un apposito tondino di legno, un tappo che abbia lalunghezza complessiva dei due fori, ma il diametro leggermente superiore. Siintroduce metà del tappo, prima cosparso di colla, nel foro della gamba rimastaattaccata, facendolo penetrare a fondo eventualmente con l'aiuto di un martelletto.Quindi si incollano le due superfici del piede spezzato, facendo ben cura ai contorni, esi posa il troncone del piede sulla parte di "tappo" rimasta libera, infilandovela conl'accortezza che non si producano dislivelli tra le due parti (la giunzione deve risultareperfetta). Si lascia poi seccare la colla per almeno ventiquattro ore e, alla fine, seoccorre, si rifinisce con un po' di vernice o con una lucidata a cera. Lo stesso

    procedimento si usa se la rottura riguarda il bracciolo di una poltroncina o di unasedia. Se la frattura è invece di tipo obliquo, la riparazione è un po' più complessa.Bisogna anzitutto incollare le superfici dei due pezzi rotti e farli combaciareperfettamente, serrandoli poi con una morsa e lasciando asciugare la colla per almenoventiquattro ore. Poi, con un trapano e una punta di almeno 8 millimetri, si praticanodue fori perpendicolari al piede, che lo trapassino completamente. Si inserisce quindinei buchi della colla da falegname e si introducono due tappi (come quelli spiegatiprima) che abbiano lo stesso diametro dei fori e una lunghezza inferiore di 3-4millimetri allo spessore della gamba spezzata. Anche i tappi devono essere

    preventivamente cosparsi di colla. Ultimato il lavoro si lascia seccare la colla, poi siriempie con dello stucco la piccola cavità rimasta nel legno, alle due estremità deitappi, e si rifinisce con carta vetrata per terminare con un po' di vernice o unalucidatura a cera.Quando si rompe il cassetto. Può capitare che il cassetto di un mobile non si apra piùbene, che si scolli agli angoli allentando la tenuta del compensato di fondo che cosìesce dalla guida. Ecco come risolvere questi problemi. Nel primo caso, occorreinnanzitutto scoprire il punto di frizione del cassetto con il mobile. Per fare ciò sipassa ripetutamente una matita a punta grossa sopra, sotto e sui fianchi dei bordi del

    cassetto. Si rimette poi a posto e si fa scorrere; il segno della matita sparisce nelpunto in cui si è verificato l'intoppo. Basta allora strofinare la parte con cartavetrata, prima a grana media poi a grana fine, oppure con una lima, e poi ripassare

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    tutta la zona carteggiata con del sapone umido o con della paraffina. Con questasemplice operazione il cassetto torna a scorrere come prima (e magari anche meglio).Se i listelli laterali, sui quali il cassetto si appoggia o scivola sono rovinati o si sonoassottigliati per l'usura, provocando un movimento anomalo del cassetto stesso, basta

    piallarli leggermente o passarli con una lima a grana grossa e poi incollare sulla partelimata delle striscioline di legno di spessore sufficiente per compensare sia la parterovinata, sia quella asportata con la limatura. Prima di rimettere il cassetto a postobisogna lasciar seccare la colla.Quando invece gli angoli del cassetto, uniti tra loro con un incastro a mortasa-tenoneo a biette (spine tonde) oppure ad angolo si aprono , bisogna ripristinare l'incastro perridare al cassetto la sua forma originale. Dopo aver aperto completamente l'incastro,si lima il legno per asportare solo lo strato di colla vecchia (che non tiene più) emettere una giusta dose di colla nuova, facendo combaciare perfettamente i due

    pezzi. A questo punto basta aspettare che la colla sia secca per rimettere a posto ilcassetto. Può però capitare che l'incastro sia diventato lasco. Se la giunzione è conbiette (spine tonde), basta allargare il diametro dei fori in cui sono alloggiate esistemarne delle nuove di diametro maggiore. Ma se si tratta di un altro tipo diincastro, che ormai non regge più, è inutile qualunque elemento di rinforzo, non restache spessorarlo o ricostruirlo interamente. Per l'incastro ad angolo il lavoro è piùfacile, perchè si tratta di asportare con una raspa un millimetro di legno da una dellefacce, incollarvi sopra uno spessore dello stesso legno di un paio di millimetri elasciare asciugare la colla. Fatto questo, si opera sullo spessore nuovo, riportando

    l'incastro a misura e provvedendo quindi alla incollatura delle due parti.Nel caso più complesso di un incastro a mortasa-tenone bisogna allargare la mortasavecchia, inserirvi (previa incollatura) un pezzo di legno duro opportunamente sagomatoche la riempia completamente, che deve penetrare con un certo sforzo. Una volta chela colla ha fatto presa, si pratica nel pezzo di legno, inserito nella vecchia mortasa, unnuovo alloggiamento, leggermente più stretto del precedente. Si riduce quindi iltenone alle dimensioni della nuova mortasa, si incollano le due parti, si fannocombaciare e si attende che la colla diventi secca. Questo nuovo incastro risulteràsolido e resistente. Naturalmente, prima di ripristinare definitivamente gli incastri,occorre rimettere in posizione nelle apposite corsie il fondo del cassetto, in modo chea lavoro finito risulti perfettamente alloggiato. Se il compensato si è deformato erisulta più largo del necessario bisogna sostituirlo con uno nuovo.

    Le piccole costruzioni.

    Dopo aver acquisito un po' di esperienza e di confidenza con il legno, arriva il momento

    in cui viene voglia di creare qualche oggetto con le proprie mani. In genere si cominciacon costruzioni semplici, come scaffali, tavolinetti, telai o cavalletti, per passare viavia a lavori più impegnativi. La prima fase di qualunque costruzione è quella delle

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    giunzioni, di cui si è parlato nel capitolo precedente. Una volta ultimato questo lavorosi può passare alla messa in opera iniziando con la costruzione più facile, quella deltelaio.

    Telaio.

    È l'elemento base per realizzare anche dei mobili. Ne esistono due tipi.

    1.  Telaio a incastri semplici. È composto da quattro listelli e da un traversino,quando i lati più lunghi superano il metro. Il materiale più adatto per realizzarloè il faggio evaporato, che si trova in commercio in liste di varie sezioni, è facileda lavorare e non si deforma. All'estremità dei quattro listelli si praticanoincastri d'angolo, poi si incollano e si fissano (per rendere la struttura piùsolida) con due spine tonde, del diametro di 7-8 millimetri, per ogni incastro.

    Per inserire il traversino centrale (necessario solo se il telaio è lungo oltre ilmetro) bisogna praticare due tacche e farlo combaciare, dopo aver incollato ledue parti delle tacche. Il telaio, a questo punto, è pronto per l'uso.

    2.  Telaio chiodato. È più facile da costruire rispetto al tipo precedente, ma menorobusto, anche perchè, lavorando con i chiodi bisogna usare un legno dolce,come l'abete o il pioppo. Per questo telaio, i listelli vanno sagomati con un taglioobliquo che formi un angolo di 45° e lo stesso sistema adottato per le cornici eper il quale è utile usare l'apposito tagliacornici che serve a guidareesattamente la lama della sega, durante il taglio (mantenendola, nello stesso

    tempo, perfettamente verticale e quindi in posizione corretta). I quattro angolidel telaio si congiungono mediante speciali chiodi multipli che si possonoacquistare nei negozi specializzati e in quelli di ferramenta ben forniti. Per daremaggiore solidità al telaio si applica un traversino obliquo, tagliato alle duestremità a punta di freccia e di lunghezza corrispondente alla distanza tra dueangoli opposti. Anche il traversino viene fissato con i chiodi multipli. Come si èdetto, il meccanismo per la costruzione di questo telaio è lo stesso usato per lecornici, i cui angoli vanno tagliati a 45°. Naturalmente per le cornici si usa legnodi tutt'altro tipo, più duro, e la giunzione tra i listelli si realizza con colla e

    spine tonde (una per angolo) disposte obliquamente.Cavalletto.

    Indicato per attrezzare un tavolo d'emergenza (ne occorrono ovviamente due), èabbastanza facile da costruire. Occorrono dodici liste di abete (oppure pioppo o pino)spesse un paio di centimetri e larghe 10. Otto di queste liste devono essere lunghe 75centimetri (altezza del tavolo) le altre quattro, invece, 40 centimetri. Servono inoltre:sega, viti di ottone, cacciavite, succhiello, due lunghe cerniere ad angolo, quattrocerniere a compasso in ottone da mettere nella parte bassa dei cavalletti per tenerli

    aperti e fissati. Usando poi due liste, una lunga e una corta, si realizzano dellestrutture a U, praticando in corrispondenza degli incroci delle liste un incastro amortasa-tenone e fissandoli con della colla. Una volta pronte le quattro strutture si

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    uniscono, a due a due, nella parte alta (cioè quella chiusa) con una cerniera ad angololunga almeno 40 centimetri. Così facendo le estremità superiori del cavalletto sonoassemblate: non resta ora che applicare sulla parte opposta, a circa 25-30 centimetri(distanza calcolata da terra) le quattro cerniere a compasso in ottone, la cui funzione

    è quella di tenere aperti i cavalletti e poterli piegare quando non servono. Il legno sipuò quindi rifinire, carteggiandolo e verniciandolo secondo le esigenze. Sono cosìpronte due solide  gambe   su cui posare un ripiano e creare così un tavolo delledimensioni desiderate.

    Scaffale.

    È costituito da due montanti in compensato multistrato spessi un paio di centimetri eprofondi dai 20 ai 40 (l'altezza e la larghezza della scanalatura può variarerispettivamente dai 100 a 200 cm e dai 60 agli 80) e da un numero di ripiani

    proporzionale all'altezza. Dapprima si tagliano i montanti (se non si sono già acquistatiin misura), i ripiani (vale lo stesso discorso), e gli eventuali listelli su cui applicarli. Aquesto punto si decide come deve essere lo scaffale. Ecco due soluzioni.

    1.  Scaffale a tre ripiani fissi. Dopo aver predisposto i montanti (o piantane) e iripiani, si suddividono i primi in tre parti uguali, segnando delle linee con lamatita sulla faccia dei montanti che rimane rivolta verso l'interno, e badandoche corrispondano alla perfezione su entrambe le piantane, altrimenti i ripianipossono rimanere storti. Si incolla poi la costa di un ripiano e la corrispondente

    porzione di montante; si avvicinano, tenendo il ripiano verticale e posandovisopra il montante in posizione orizzontale, e si fissano con delle viti incassate.Queste vanno introdotte dall'esterno del Montante ed essere abbastanzalunghe in modo da poter abbracciare lo spessore di quest'ultimo e almeno trecentimetri di ripiano. Lo stesso tipo di giunzione si può effettuare con dellespine tonde. Naturalmente, per inserire le viti o le spine, occorre fare prima deifori di invito prima con un punteruolo, poi con un trapano. La parte in cui sitrovano le viti o le spine, va mascherata con un po' di stucco e levigata in modoche dopo la verniciatura o lucidatura non si noti alcuna imperfezione. Nello

    stesso modo si applicano gli altri ripiani.2.  Scaffale a ripiani mobili. Può essere di lunghezza superiore al precedente (duemetri e più). In tal caso i montanti vanno collegati alla sommità e alla base (a 5cm da terra) con due ripiani fissi e giunzione a biette o a mortasa-tenone.Successivamente si suddividono i montanti in parti uguali o irregolari, a secondadella distanza che si vuol dare ai ripiani, e si fissano in corrispondenza deilistelli di sostegno, mediante colla e viti di ottone. Assemblato lo scaffale,questo va fissato alla parete con squadrette di metallo a L e tasselli di gomma.La scanalatura può essere progettata a giorno, cioè senza parete di fondo,

    oppure chiusa con un pannello di compensato (da 3-4 millimetri) che va fissatocon colla e viti nella parte posteriore. Da ultimo, si inseriscono i ripiani.

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    Tavolino.

    Quello più facile da costruire è il tavolino con gambe a crociera. Il ripiano è quadrato(centimetri 80x80) l'altezza da terra è di circa 40 centimetri. La base è costituita dadue elmenti piani incastrati tra loro; ogni elemento ha due fori nei quali vanno inserite

    spine tonde o biette che devono penetrare in altrettanti fori situati nella facciainferiore del ripiano del tavolo. Per incastrare gli elementi di base occorre praticarecon la sega, nella parte centrale di ciascuno, due tacche che abbiano la profondità dimezzo elemento. Come materiale è consigliabile usare compensato multistrato oppureun legno semiduro per le gambe e un truciolato incorniciato in costa per il ripiano. Sirifinisce con le operazioni di carteggiatura e verniciatura.

    Quando si rompe la tapparella.

    Di solito il guaio si preannuncia con un tonfo violento della tapparella (o avvolgibile)

    che precipita e si richiude di colpo, mentre la cinghia di avvolgimento, con la quale sistava alzando o abbassando la tapparella, si spezza (in genere per usura e vecchiaia).In casi come questi l'intervento di un esperto è quasi superfluo, dato che lariparazione è abbastanza semplice. Occorrono naturalmente una cinghia nuova (è bene,pertanto, tenerne in casa sempre un rotolo di una decina di metri, adatto sia perfinestre normali che per portefinestre) e una scala per poter raggiungere ilcassonetto. Per aprirlo (di solito non ha né maniglie né viti su cui agire) occorreestrarlo dagli incastri nei quali è inserito, facendo leva sul bordo inferiore osemplicemente sfilarlo. Tolta la paratia anteriore del cassonetto, si estrae per prima

    cosa la cinghia rotta, allentando la vite o il nodo che la fissano al rullo, lasciandolacadere a terra (in attesa poi di staccarla all'altra estremità). Si arrotola poicompletamente la tapparella, operando sul rullo con entrambe le mani e avvolgendolalentamente (se possibile, meglio farsi aiutare da un'altra persona che sollevi latapparella dal basso, accompagnandola piano verso l'alto mentre, chi si trova sullascala, la riavvolge). A questo punto, per evitare che cada di nuovo la si blocca, infilandotra il bordo del cassonetto e il rullo un lungo cacciavite che tenga fermo quest'ultimo.Si introduce ora un'estremità della cinghia nuova attraverso il passafune a rulli,situato normalmente nella parte inferiore del cassonetto, e la si fissa alla puleggia con

    un nodo, meglio se doppio, oppure con la apposita vite, se c'è. Si raccomanda diosservare con attenzione, nel momento in cui si sfila la vecchia cinghia, come questa èfissata alla puleggia. Tenendo ora la cinghia nuova tra le mani, molto saldamente, sìtoglie il cacciavite che blocca il rullo e si fa scendere lentamente la tapparella a fondocorsa, mentre la cinghia si riavvolge sulla puleggia. Si passa poi alla parte bassa dellafinestra dove è situato il rullino avvolgitore. Si allentano le due viti che tengono lapiastra portarullo e la rispettiva mascherina fissate al muro, e si estrae tutto il bloccocon il rullo che, a causa della rottura della cinghia, ha ormai perso tutta la carica. Sistacca la corda rotta dal rullo, allentando la vite che ve la tiene fissata, e la si elimina

    definitivamente. Si taglia la cinghia nuova a circa 20 centimetri sotto la fessurad'ingresso della piastra: la si infila dentro tale fessura e, successivamente, si pratica

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