ARCHITETTI NOTIZIEPadova, la Cappella degli Scrovegni e l'arena romana. L'architetto Ponti affronta...

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CONSIGLIO DELL’ORDINE

PresidenteGiuseppe Cappochin

SegretarioLiliana Montin

TesoriereGiacomo Lippi

ConsiglieriAlberto Andrian, Nicla Bedin, Doris Castello,Gianluca De Cinti, Andrea Gennaro, RobertoMeneghetti, Giulio Muratori, Gloria Negri,Giovanna Osti, Paolo Stella, AlessandroZaffagnini, Ranieri Zandarin.

Direttore ResponsabileAlessandro Zaffagnini

Comitato di RedazioneGiovanni Furlan, Michele Gambato, Massimo Matteo Gheno, Pietro Leonardi,Edoardo Narne, Paolo Simonetto, Paolo Stella, Alessandro Zaffagnini

DIREZIONE, REDAZIONE EAMMINISTRAZIONE

Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggistie Conservatoridella Provincia di Padova

35131 Padova - Piazza G. Salvemini. 20tel. 049 662340 - fax 049 654211e-mail: [email protected]

www.pd.archiworld.it

ARCHITETTI NOTIZIEPeriodico edito dal Consiglio dell’Ordinedegli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Padova

Iscrizione al ROC n. 21717Aut. Trib. Padova n. 1697 del 19 maggio 2000

INDICE

5 EDITORIALEPaolo Simonetto

29 L’APPUNTORoberta Melasecca

31 ANTEPRIMAGiovanni Furlan e Edoardo Narne

33 LIBRERIA

35 NOTIZIE DALL’ORDINE(Per notizie dell’ultima ora consigliamo di visitare il nostro sito internetwww.pd.archiworld.itchiusura informazioni al 30/11/2014)

7 ACQUAL'ENERGIA DELL'ACQUANEGLI SPAZI ANTROPIZZATILucia Bucchi

11 ARIAPORTARE GLI ALBERI INCIELO: UN BOSCOVERTICALE PER EXPO 2015Stefano Boeri

19 FUOCOUN GIORNO DI FUOCO UNPUNTO DI VISTA DEL MIOLAVORO COMESCENOGRAFA DI TVMeike Uban

25 TERRALIFE IN SQUARE ED ILMOMENTO DELLEEMOZIONIGianluca De Cinti con Emmanuele Panzarini

Grafica ed impaginazioneFelice [email protected]

StampaGrafiche Turato sas Rubano (PD)

Stampato su carta ecologica certificata FSC 100% reciclata

GLI ARTICOLI E LE NOTE FIRMATE ESPRIMONO L'OPINIONE DEGLI AUTORI. LA RIVISTA E' APERTA A QUANTI, ARCHITETTI E NON INTENDANO OFFRIRE LA LOROCOLLABORAZIONE. LA RIPRODUZIONE DI TESTI E IMMAGINI E' CONSENTITA CITANDO LA FONTE.

IN COPERTINA

AMPLIAMENTO DELLA CASSADI RISPARMIO

Progetto: GIo PoNTIRealizzazione: 1959-1964

Uno dei più grandi maestri del ventesimosecolo è stato architetto, saggista, designer.Una attività professionale non inquadrabilein uno stile unico ma universale, che spaziatra il disegnare interni, arredo, architetture,non solo in Italia. A Padova ha progettatoparte delle architetture moderne chearricchiscono e completano il centro storico:il Liviano, sede della Facoltà di Letterenell'anno 1937 e nel 1940 lo scalone delrettorato del Palazzo del Bo. Infine nel 1959riceve l'incarico dalla Cassa di Risparmio perl'ampliamento della sede di fronte ad uncontesto storico di prim'ordine per la città diPadova, la Cappella degli Scrovegni e l'arenaromana. L'architetto Ponti affronta la sfidacon un edificio a base trapezoidale,rivolgendo una parete vetrata e leggermenteinclinata verso nord, delimitata nei lati est edovest con pareti massive rivestite in pietra edalle forme squadrate ed ordinate. Le paretiin pietra risultano l'involucro che permateriali rigore ed eleganza si confronta conl'esistente. I prospetti laterali sono compostida prevalenti allineamenti orizzontali chearrivano a smaterializzarsi all'ultimo piano.La congiunzione con l'edificio storico postoa sud dell'ampliamento avviene con unfronte neutro e pulito. ogni prospetto èindicativo di un rispetto ma allo stessotempo di una volontà di dialogo maiscontata con la città e gli elementipreesistenti. La facciata vetrata diviene ilpunto di ingresso principale della lucediffusa da nord sugli spazi interni, dominatida una sala centrale a doppia altezza.

ALBERTO ANDRIAN

Architetto. Vive e lavora aPadova. Laureato aFerrara con una tesisull’abitare e la

comunicazione, si interessa alla fotografiadi architettura collaborando nell’attivitàuniversitaria con il Prof. Raffaello Scatasta.Attento ai temi dell’abitare, della fotografiacome linguaggio e agli aspetti etici ed eco-sostenibili del lavoro dell’architetto, indaga ilpaesaggio contemporaneo e la suacomplessità attraverso il linguaggiofotografico e la forza evocativadell’immagine.

Fondatore dello studioAnagrammArchitettura.Ha operato sul campo con diversi maestrifotografi tra i quali Gabriele Basilico eGuido Guidi che insieme a RaffaelloScatasta hanno contribuito ad influenzare ilsuo percorso formativo. E’ stato invitato a lavorare come fotografo ea parlare di fotografia presso l’Università diFerrara (Facoltà di Architettura) e tutt’orasostiene come docente a contratto un Corsodi Storia e tecnica della fotografia pressol’Università di Padova, un Corso diLinguaggio Fotografico, analisi e scritturapresso Politecnico diMilano. Ha esposto come fotografo a Roma, Padova,

Venezia, Treviso, Fontanellato, Rubiera,Strasburgo e Mulhouse (Francia). Le suefoto sono state oggetto di numerosepubblicazioni. Progettista e sostenitore della qualità nelprocesso del costruire, opera nel settore dellariqualificazione energetica nell’edilizia,sostenendo la necessità di salvaguardare ilterritorio. Frequenta corsi dispecializzazione promossi da AgenziaCasaClima e A.N.A.B., e altri, diventaPartner Tecnico per la società QualityNetche opera nel settore green. Esegue analisitermiche degli edifici con soware specifici eanalisi non invasive attraverso l’uso dellatecnologia ad infrarossi.

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Sul video non compaiono supereroi oppure lemacerie fumanti di un fantapaesaggio, ma piuttostole rovine di un territorio costellato da un’ottusapresunzione di onnipotenza che ha partoritomacigni di cemento armato, villette a schieraprodotte in serie o, tanto per giocare in casa, icapannoni industriali del nostro “mitico” Nordest.Un territorio omologato, “buono per tutte lestagioni”, identico ovunque e totalmente privo diuna propria identità culturale.Ma adesso basta. E ce lo chiede ciò che ci circonda, ciòche abbiamo costruito, ciò che abbiamo legittimatoin nome esclusivamente della cultura dell’io,

mettendo in campo scarsa capacità critica.Sarebbe stato sufficiente limitarsi ad una sana elogica tutela dell’eccellente già esistente. E invece siè preferito favorire e tutelare gli interessi degli“operatori del settore” rispetto alle esigenze dellacomunità.Scendere al compromesso di una comoda mediocritàdimenticando che fin dal Rinascimento siamo ilPaese punto di riferimento a livello mondiale inambito architettonico. E invece, in una folle einesorabile corsa al ribasso, non solo abbiamo persodi vista il nostro glorioso primato ma ci siamoassuefatti all’errore e al nonsenso piegandoci aidictat di una committenza in grado di imporre limitie veti a suo piacimento. Purtroppo, a fronte di un mercato così poco generosoe fiorente come quello attuale, al grido rassegnato di“piuttosto che niente meglio piuttosto” ci siamo resicomplici di un appiattimento e di un “grigiore” ormaicronici. Di fatto assistiamo a quella che ad oggi si sta

rivelando una vera “guerra tra poveri”, dove ilcliente cede alla facile lusinga del preventivo piùconveniente senza valutare nessun altro aspetto diun meccanismo ben più complesso e articolato. Edall’altra si impone la sindrome schizofrenica deltutto e subito, confondendo una realtà fatta dilungaggini e tempi tecnici necessariamente dilataticon uno dei tanti reality che infestano l’immaginariocollettivo dove in una settimana il progetto vieneconsegnato “chiavi in mano”. Noi progettisti ci siamoritrovati da una parte in balia di committenzesicuramente più preparate e informate di un tempo,ma che dall’altra, purtroppo, presuntuosamente si

sentono spesso in diritto di intervenire anche negliaspetti più tecnici dell’iter progettuale, dettandotempi e modalità di azione.E allora, sull’onda degli stimoli messi in circolo dallaBiennale di Architettura di recente conclusasi, forseè necessario tornare ai “Fondamentali”. Ce lo imponeil tempo che stiamo vivendo. Il futuro probabilmentevedrà un ritorno ai saperi artigiani, a “un’azionesapiente su un territorio come il nostro che habisogno di una nuova bellezza democratica eambiziosa, perché tagliata su misura di unpatrimonio esistente non da rottamare ma darimettere in gioco attraverso sapienti maquillage”(C. Gambardella).

Fine del gioco. La partita non può

proseguire. E questa volta, non esiste

l’opzione “Try again”.E allora ilgioco potràriprendere.

Paolo Simonetto

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L'ENERGIA DELL'ACQUANEGLI SPAZIANTROPIZZATILucia Bucchi

ACQUA

Tutte le più grandi civiltà nacquero sullerive dei grandi fiumi, luoghi fondamen-tali per la storia dell’umanità, non soloper la possibilità di facili comunicazionie trasporto delle merci, ma anche per lacomponente simbolica ed energetica-vi-talizzante dell’elemento Acqua, da sem-pre usato in architettura, sia comepresenza estetica, per scenari ricchi ecoinvolgenti, sia come fattore “terapeu-tico”, per le sue caratteristiche di creareun ambiente adatto al benessere degliabitanti.Ne ritroviamo la presenza più elementarequale nutrimento per il sostentamentodell’uomo e degli animali, come difesadai pericoli e nemici e per le coltivazionie i trasporti. A queste caratteristiche pri-mordiali, che determinavano alcuni pa-rametri fondamentali per la scelta del

luogo di edificazione, si affiancavano unaserie di potenzialità consone ad un uti-lizzo funzionale delle caratteristiche del-l’elemento volte a bilanciare le situazioniclimatiche poco favorevoli e a ripulire,non solo fisicamente, i prodotti di scartodella presenza umana.L’acqua è da sempre usata nell’architet-tura per migliorarne l’habitat interno edesterno. Parte integrante della domus ro-mana, la troviamo nell’impluvium, la ci-sterna al centro dell’atrio, e nelle fontanee vasche che adornano la zona del peri-stilium, oltre ovviamente alle zone dedi-cate al benessere del corpo, il balneum,che ricalcava in privato i locali delleterme pubbliche.Nei monasteri, nei castelli e nei giardini,sia in occidente che in oriente, era unapresenza sostanziale, ricca e preziosa at-

tentamente studiata ed inserita nell’archi-tettura soprattutto per la sua capacità diionizzazione dell’aria (produzione di ioninegativi) e creare perciò una temperaturae un microclima ideale; esempi ne sonole vasche e i percorsi d’acqua dell’Alham-bra di Granada, il canale con fontanasotto la torre del vento di Yadz (Iran), lefontane con colonne nel chiostro dell’Ab-bazia di Monreale a Palermo, la Catenad’acqua del Vignola a Villa Farnese a Ca-prarola (Viterbo), le Cento Fontane diVilla d’Este a Tivoli (Roma) e molti altri.E’ interessante notare che con l’illumini-smo l’acqua diventa materiale architetto-nico, elemento base della progettazioneurbana, proprio quando il distacco tra laNatura e l’uomo inizia ad essere una frat-tura non più facilmente ricucibile.Quale elemento archetipico in architet-

a cura di Paolo Stella

Fonte battesimale, Cappella di S. Giovanni, Siena

Villa Farnese, Caprarola, Viterbo Cento fontane di Tivoli, Roma76

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tura è legata alla pianta ottagonale, formausata per la costruzione di battisteri, cu-pole, pozzi, che simbolicamente rappre-senta la mediazione tra il cerchio ed ilquadrato, tra il cielo e la terra, tra le duepolarità del campo elettromagnetico na-turale creato dalla sinergia delle forzeprovenienti dal cosmo con quelle telluri-che.L’acqua è l’Elemento che assimila e dis-solve, impregna e mescola, per fondereed amalgamare le forme che con la suanon forma dialogano. E’ componente es-senziale della nostra fisicità e perciòanche della rappresentazione che di noifacciamo nella costruzione degli spazi an-tropizzati, luoghi a specchio della nostraanima.E’ un potente simbolo, sorgente di Vita epurificatrice, rappresenta la vita e lamorte, lo scorrere del tempo, la memoriadel nostro essere più profondo, la ric-chezza delle possibilità in gioco.Quando parliamo di energia dell’acquadobbiamo parlare anche di vibrazione, dimovimento collegato alla capacità dipoter essere “informata”, di avere una“memoria”. Il principio con cui questamemoria si comunica è quello della riso-nanza, cioè quel fenomeno fisico per ilquale un diapason fatto vibrare nello spa-zio trasmette il suo movimento ad un

altro diapason uguale e, dopo poco, vi-brano all’unisono.Molto interessanti sono gli studi compiutida Masaru Emotu sulla memoria dell’ac-qua nei quali si evidenzia una corrispon-denza tra la geometria di cristalli dighiaccio e le caratteristiche dell’informa-zione a cui l’acqua è stata sottopostaprima del raffreddamento sotto forma dimusica, parole o grafici simbolici. L’acquaassume una forma cristallina completa-mente diversa a seconda della piacevo-lezza o dell’inquinamento dell’ambientenel quale si trova: simmetrica, precisa earmonica, oppure amorfa, caotica e di-sordinata.Ne consegue che l’uomo, essendo costi-tuito per la maggior parte di acqua, entrain risonanza con le informazioni che ri-ceve ed essendo metro, misura, e scopoprincipale dell’architettura ha assolutanecessità di interagire con la presenza diacqua negli ambienti, sia per gli aspetti fi-sici che più sottili.Nelle abitazioni un tempo si purificavanogli ambienti con riti che prevedevanol’aspersione di acqua proveniente da fontisacre o benedetta, nella costruzione degliantichi edifici di culto, fino anche alla co-struzione delle cattedrali gotiche, si inter-cettavano i corsi d’acqua sotterranei perinfondere sensazioni di elevazione spiri-

tuale ai partecipanti. In molte tradizioni,come ad esempio il Feng Shui, di originecinese, la presenza di acqua in particolarizone della costruzione è usata per stimo-lare le energie, fisiche, simboliche e sot-tili, ad esse correlate, è inoltre usata perrallentare e condensare i flussi energeticiportati dal vento. Nella moderna geobio-logia, mutuata dalla antica geomanzia, levene d’acqua che scorrono sotterraneesono considerate un disturbo, una irrego-larità del campo energetico elettroma-gnetico terrestre, per cui si cerca dievitarne la presenza nelle zone dedicate alriposo.All’oggi la bioclimatica si fa portavocedella riscoperta dei tradizionali principinaturali per il confort delle abitazioni, inquanto il microclima interno, per buonaparte controllato con i parametri igrome-trici, inizia ad essere tema predominantenelle nuove costruzioni, non solo in bio-architettura, e la presenza di serre, canaliartificiali e di piante all’interno di com-plessi edilizi di grandi e piccole dimen-sioni sta diventando un’immaginefrequente.E’ infatti il verde urbano che media inbuona parte l’acqua presente nelle nostrecittà in quanto la assimila, trattiene edespelle, è anche per questo motivo che lapresenza di vegetazione è sostanziale alla

vivibilità dei luoghi pesantemente “ce-mentificati”.Un altro importante elemento nella pro-gettazione “sensoriale” degli spazi è ilsuono, e lo scorrere dell’acqua diventaproposta attiva di sinestesie con gli altrisensi, le piazze si animano alla sola pre-senza di percorsi, giochi, cascate, flow-forms, vasche e fontane. Ad esempio lerealizzazioni di Herbert Dreiseitl, poeti-che e divertenti, non lasciano insensibile

il passante ed invitano a partecipare adun’esperienza più coinvolgente.Nella ricerca della progettazione di qua-lità, che ha come finalità l’uomo in armo-nia con l’ambiente, l’acqua per le suepotenzialità di “vitalizzazione” degli spaziin rapporto al vissuto degli abitanti è ele-mento imprescindibile. Nessun altro ele-mento, naturale o artificiale, è in grado disegnare così profondamente non solo laforma, ma la vita stessa.

Battistero di S. Maria Maggiore, Nocera, Salerno Alhambra, Granada Alhambra, Granada Jourda-accademia HerneSodingen, GermaniaFoto U. Pesavento

Yadz-torre del vento, Foto U. Pesavento Wageningen University, Olanda, Foto U. Pesavento

Friburgo, Foto U. Pesavento

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ACQUA

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ARIAa cura di Pietro Leonardi

Tra Expo Shangai e Expo Milano

La grande questione della Biodiversità,è racchiusa nei titoli delle due Esposi-zioni Universali che accompagnano ilnostro tempo presente.

A Shangai, nel 2010, si è discusso di“Better City, Better Life” (come viveremeglio in una città migliore); fra unanno e mezzo all’Expo di Milano si di-scuterà di “Feeding the Planet, Energyfor Life” (come alimentare il pianeta).

La sfida della Biodoversità

I temi dei due Expo di Shangai e Milanoincorniciano i dilemmi che accompa-gnano la vita quotidiana di milioni di didonne e uomini nel pianeta. Come migliorare l’aria e la qualità dellavita urbana? Come garantirsi un approvvigiona-mento adeguato e costante di acqua e dienergia?

Come dotarsi dell’energia sufficienteper muoversi, lavorare e vivere senzapenalizzare la qualità dell’ambiente? Come accogliere le immense spinte de-mografiche senza che le nostre metro-poli si estendano nel territorio fino ainglobare anche l’ultimo brano di na-tura? Come difendere l’agricoltura e ridarle ilcompito di nutrire le contigue popola-zioni urbanizzate? Come evitare che le città e i paesaggiagricoli diventino le scene di un territo-rio sempre più omogeneo, monocultu-rale, privo di varietà di specie e dicultura?A ben pensarci, l’ultima domanda leraccoglie e le riassume tutte. La Biodiversità è insieme la vera grandericchezza del nostro Pianeta e il suo latopiù fragile. E’ la risorsa prima per gli scambi di cul-ture e di commerci; un’energia indi-spensabile per la vita delle comunitàurbane –sia di quelle che abitano da se-coli i territori dei paesi ricchi che di

quelle che hanno occupato negli ultimidecenni i bordi delle grandi metropoliin sviluppo.Ma la biodiversità è anche un valoreeconomico, che genera ricchezza e va-rietà nella terra che serve a coltivare,nei prodotti agricoli e nei cibi che ci ali-mentano, nei paesaggi naturali cheospitano le altre specie animali, nellavarietà zoologica del mondo che ci cir-conda.Ed è un valore culturale, perché l’incon-tro, l’intreccio, perfino il conflitto dellespecie e delle traiettorie di vita degli in-dividui sono infatti la linfa dell’evolu-zione umana. Se è vero che non esiste identità se nonin relazione con altra identità, è altret-tanto vero che non esiste comunitàsenza lo scambio di conoscenze, tradi-zioni, culture che nasce proprio da unarcipelago di differenze, di diversità.E infine è un valore estetico, perché labiodiversità arricchisce e moltiplica dicolori, di forme, di suoni, il mondo evalorizza per contrasto e rende più

PORTARE GLI ALBERI IN CIELO: UN BOSCO VERTICALEPER EXPO 2015Stefano Boeri

Stefano Boeri, architetto, vive elavora a Milano, doveè nato nel 1956.  Il suo studioprofessionale haprogettato architetturein Italia -come il BoscoVerticale di Milano-, inEuropa -come la VillaMediterranée diMarsiglia- e nel mondo-come il centro

polivalente di Chanchun in Cina(www.stefanoboeriarchitetti.net). Insieme a Richard Burdett, Jacques Herzog eWilliam MacDonough, Boeri ha fatto partedella Consulta Architettonica incaricata disviluppare le linee guida per l’Expo 2015 aMilano.

E’ professore ordinario di ProgettazioneUrbanistica presso il Politecnico di Milano e hatenuto corsi come “guest professor” in varieuniversità, tra le quali Harvard GSD,Strelka/Mosca, l’Ecole Politecnique de Losannee il Berlage Institute.  Dal 2004 al 2007 è stato direttore della rivistainternazionale “Domus” (www.domusweb.it),dal settembre 2007 all’aprile 2011 ha direttola rivista internazionale“Abitare”(www.abitare.it).  E’ stato direttore artistico del FestivalInternazionale di Architettura FESTARCH(www.abitare.it/festarch), che si è tenuto aCagliari (2007 e 2008) e Peugia (2010 e2011). E’ il fondatore dell’agenzia di ricerca“multiplicity” (www.multiplicity.it), che si èdedicata allo studio delle trasformazioni dellecittà osservate da angolature disciplinaridiverse. Multiplicity è stata invitata a presentare

le sue ricerche in numerose esposizioniinternazionali come la XI Documenta/Kassel, IlMusée d’Art Modern di Parigi e la Biennale diVenezia e ha promosso e partecipato a volumicollettivi come  Mutations (Actar, 2000), USE(Skirà, 2002) e Cronache dell’Abitare(Mondadori, 2007). Boeri ha pubblicato i suoi studi e progetti suMilano in Il Territorio che cambia (conA.Lanzani e E.Marini, Segesta 1993) eBiomilano (a cura di M.Brunello, Corraini,2011), e ha recentemente pubblicato comeautore due libri:  Anticittà (Laterza, 2011) e diFare di più con meno (Laterza 2012). Dal Giugno 2011 al Marzo 2013 è statoAssessore alla Cultura, Design e Moda delComune di Milano; dal Giugno del 2014 èDirettore Artistico dell’Estate Fiorentina econsulente per la Cultura e i grandi eventi per ilSindaco di Firenze. 

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ARIA

spettacolare la scoperta di ogni principiodi ripetizione, di variazione, di declina-zione di un’unica identità.Difendere e incrementare la Biodiversitàdei nostri ambienti di vita è oggi la primasfida del pianeta. Farlo all’interno delle nostre città, dei no-stri agglomerati minerali di edifici,strade, piazze è la prima sfida è la primasfida della politica.Incrementare la Biodiversità in una me-tropoli significa agire su una realtà con-solidata, su un vero e proprio palinsestodi costruzioni private e spazi pubblici chesi è formato nei secoli raccogliendo da unlato le spinte individuali delle famiglie edella società civile e dall’altro le decisionicollettive dei governi federali e locali. Unpalinsesto potente e stratificato, che ogginon può essere cancellato o corretto senon per punti sensibili, per aree, luoghi,spazi puntuali.Incrementare la Biodiversità in una me-tropoli significa oggi dunque lavorare perinnesti. Per iniezioni di varietà vegetale, fauni-stica, culturale all’interno di un contestoche risente delle pianificazioni politiche edelle strategie individuali di costruzionedello spazio abitato. Strategie e piani chehanno nei secoli spesso operato per ri-durre le diversità di specie e di cultura:

per trasformare in ripetizioni le varia-zioni dei comportamenti degli uomini,per aumentare la cogenza delle regole cherendono omogenei i luoghi, per dimi-nuire drasticamente l’eterogeneità dellespecie che coabitano nella sfera urbana,dove abbiamo addomesticato quelle in-cluse nel nostro habitat, asservendoquelle utili al ciclo dell’alimentazione eespellendo come selvagge quelle che nonerano funzionali al nostro ciclo di vita onon ne erano sottomesse.

Bosco Verticale come innesto diBiodiversità

Progettare innesti di biodiversità nellenostre città significa invertire i processidi riduzione della complessità -e aumen-tare la varietà di genere, specie, culturadei soggetti viventi.Significa promuovere una visione nonantropocentrica del territorio -e ricono-scere legittimità di esistenza a specie vi-venti di cui non prevedevamo epianificavamo la presenza accanto a noi.Significa attivare localmente delle inie-zioni di biodiversità che diffondano ef-fetti di complessità e ricchezza al lorointorno, moltiplicando il numero dellespecie di alberi, di piante, di uccelli, di in-setti che abitano con noi nella sfera ur-

bana. Il progetto di Bosco Verticale nasce alloscopo di installare dei potenti innesti dibiodiversità nelle nicchie della metropolicontemporanea. In quegli spazi urbani –nel centro e nelle periferie- dove in se-guito a processi di abbandono edismissione- si liberano spazi per archi-tetture di nuova generazione. Il Bosco Verticale introduce superficibiologiche, vere e proprie facciate viventi,nelle facciate minerali

Il progetto di Bosco Verticale rappresentaun accumulo tridimensionale e in altezzadi biodiversità all’interno di porzioni ri-strette di suolo urbano.

Il primo esempio di Bosco Verticale, incostruzione a Milano, ospiterà più di 800alberi tra i 3 e gli 8 metri di altezza, circa4mila arbusti e più di 15mila piante pe-renni e rampicanti. Diventerà dimora perpopolazioni di insetti utili per sviluppareuna guerra biologica contro i parassitiche affliggono le specie vegetali. Sarà unpresidio per la sosta e la migrazione didiverse specie di uccelli.

Il bosco verticale favorisce la formazionedi un ecosistema urbano -roccioso emisto- nel quale varie tipologie di verde

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(arboreo, arbustivo, prati pensili, verdeverticale di connessione tra i nuclei arbo-rei) creano un ambiente verticale in reteche può essere colonizzato da una faunadi specie rupicole (come codirosso ogheppio) e/o di altre specie (come cince,cardellino, tortore), ma anche da insetti(come ditteri e qualche coleottero,ragni,  farfalle se ci sono angoli di siepi eprati fioriti).Più in particolare, il progetto di BoscoVerticale che sta sorgendo a Milano ri-sponde a 9 principali requisiti.

Il Manifesto del Bosco Verticale

1.  Il BV è un progetto diforestazione metropolitana.È un progetto che contribuisce a rigene-rare l’ambiente e la biodiversità urbanasenza implicare una espansione della cittànel territorio.ogni torre di bosco verticale equivale in-fatti  -come quantita’ di alberi- a circa10.000 metri quadri di bosco pianeg-giante, compreso il sottobosco di arbustie piante.Il primo esempio di bosco verticale, com-posto da due torri di 110 e 80 metri, è incorso di realizzazione nel centro di Mi-lano ai margini del quartiere Isola e ospi-terà circa 750 alberi tra i 3 e gli 8 metri dialtezza, oltre a più di 20.000 essenze, traarbusti e piante floreali.

2. Il BV è un nuovo modello di densifica-zione in altezza del verde all’interno dellacittà costruita.  Un modello che si collega alle politiche di

riforestazione e rinaturalizzazione deibordi della grandi aree urbane e metro-politane. Il BV è un progetto di sopravvivenza am-bientale per le città europee contempora-nee. E’ un modo per ricostruire un rapportotra natura e urbano nel territorio e nellecittà dell’europa contemporanea.

3. Il BV è un progetto anti-sprawl, checontribuisce a controllare e ridurrel’espansione urbana e il consumo disuolo.ogni torre di bosco verticale costituiscel’equivalente in altezza di  una areaesterna di ville monofamiliari e giardinialberati di circa 50.000 metri quadri.  Il bosco verticale, in costruzione a Mi-lano è composto da appartamenti circon-dati da terrazze perimetrate da alberisovrapposti l’uno all’altro, secondo unascansione che permette la crescita, in al-cuni punti, di alberi alti fino a 9 metri. La perimetrazione alberata seleziona lavista sul panorama urbano e trasforma lospazio del terrazzo in un’estensione del-l’appartamento.

4.  Il BV è un progetto che riduce l’inqui-namento e l’impronta ambientale.Grazie alla diffusione di foglie sulle fac-ciate, il bosco verticale assorbe le poverisottili prodotte dal traffico privato nel-l’ambiente urbano. La diversità delle piante aiuta a creare unmicroclima che produce umidità, assorbeco2 , produce ossigeno, protegge dall’ir-raggiamento e dalla polluzione acustica.  

5 Il BV è un nuovo landmark nel pano-rama urbano.Le torri del bosco verticale non offronosoltanto a chi le abita una inedita pro-spettiva sul panorama urbano dall’in-terno dell’appartamento.Cambiandociclicamente la pelle a secondo della di-versa natura delle piante e della loro di-versa disposizione rispetto all’asseeliotermico, i boschi verticali offronoanche un panorama cangiante allosguardo delle folle metropolitane.

6.  Il BV è un progetto di sostenibilitàambientale.L’irrigazione delle piante avverrà perlarga parte attraverso il filtraggio e il riu-tilizzo delle acque grigie prodotte dal-l’edificio. la schermatura prodotta dalla disposi-zione delle piante lungo il perimetro diogni piano, favorisce una corretta clima-tizzazione degli appartamenti e riduce ilconsumo di energia elettrica per il condi-zionamento dell’aria..

7. Il BV è un progetto di demineralizza-zione delle superfici urbane. Riduce il calore negli spazi pubblici pro-dotto dal riverbero dei raggi del sole sullefacciate minerali e rappresenta un’alter-nativa alle grandi torri residenziali confacciate continue in vetro che sono co-strette a enormi sforzi energetici percompensare l’enorme accumulo di calorenel periodo estivo e la scarsa protezionedal freddo nelle stagioni invernali.  

ARIA

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8. Il BV incrementa la biodiversità. Il bosco verticale favorisce la formazionedi un ecosistema urbano -roccioso emisto- nel quale varie tipologie di verde(arboreo, arbustivo, prati pensili, verdeverticale di connessione tra i nuclei arbo-rei) creano una sorta di ambiente verti-cale in rete che potrebbe anche esserecolonizzato da una fauna di specie rupi-cole (come codirosso o gheppio) e/o dialtre specie (come cince, cardellino, tor-tore) , ma anche da insetti (come ditteri equalche coleottero, ragni,  farfalle se cisono angoli di siepi e prati fioriti).

9. Il BV accresce la cultura ecologica ur-bana.La  “cellula” di servizio che si occuperà digarantire la funzionalità e la manuten-zione nel tempo del verde verticale puòdiventare un riferimento per la città e lescuole del quartiere nella conoscenza diquesti para-ecosistemi urbani. ogni “cel-lula di manutenzione del verde verticale”potrà infatti essere utilizzata per la rac-colta di dati e divulgazione utili a  valu-tare nel tempo la sua funzionalitàecologica (censimenti di specie e fluttua-zioni nella colonizzazione, ecc). 

Bosco Verticale come simbolo diExpo 2015

Il Bosco Verticale di Milano, che sarà ul-timato nei prossimi mesi sarà un proto-tipo di quella strategia di agopuntura diBiodiversità che le grandi città oggi de-vono programmare.Sarà il simbolo più forte e chiaro di quellanecessaria sfida per la Biodiversità chel’Expo 2015 e l’Expo 2010 hanno lanciatoagli abitanti del nostro Pianeta. Nessuno escluso.

ARIA

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FUOCO

time warp - una passeggiatadentro la quarta dimensione

In qualche modo sembra come un morboso"running gag" (è un espediente letterarioutilizzato in commedie. Lo stesso, semplicescherzo viene utilizzato più volte convarianti). Ora - la domanda:"Quindi...cosa facevi il 9/11*....dov’eri?E’ probabilmente una delle domande piùcomuni tra due persone appena conosciutedopo aver chiesto:"Come ti chiami?” e "Dadove vieni?".Questa semplice domanda - e la rispostasuccessiva - fissa questo intervallo di tempounico della nostra vita ed è diventato unametafora per il Tempo/Luogo/Ioprofondamente cristallizzato nelle nostrementi.Allo stesso modo spiega come ci sentiamocome individui nei confronti al resto delmondo. "9/11" non può mai essere coltosolo dal "Mio" punto di vista ma saràsempre un "Noi".Sono rari i momenti della nostra vita incui abbiamo vissuto così intensamente il"Noi”- in questa circostanza , noi tutti ci

siamo confrontati con gli accadimenti diquesto particolare giorno come una unità,grazie ai mass media.Allo stesso modo, come il significatodell'evento si è trasformato in sensazionemetaforica, la data 11/09/2001 è statasostituita dalla sigla "9/11" (nine-eleven).Questo termine può anche essereconsiderato un'icona o "trigger point". Questi due numeri sono sufficienti ascatenare uno scenario nella nostra mente- ben descritta dalla parola tedesca"Kopfkino" un film mentale, il che significache la mente crea una storia complessa aforte impatto visivo.

UN GIORNO DI FUOCOUN PUNTO DI VISTA DEL MIO LAVOROCOME SCENOGRAFA DI TVMeike Urbantraduzione dall'inglese Michele Gambato

ATTENZIONE!ALTAMENTEESPLOSIVO

Meike Urbanscenografo, (TV/teatro), arredatore,+ prop-master di cinema,consulente di interior design, graphic designer.

Laureato B.A. in "Drama" (Unacombinazione di storia del teatro,recitazione, regia e scenografia).dell'Università di Londra, Westfield College. Ha iniziato con il lavoro come decoratore ecostruttore di scene, dal 1994 è diventatascenografa per la produzione di televisionetedesca per bambini.Ha vinto una borsa di studio del GoetheInstitut a Los Angeles + Villa Aurora (che inprecedenza ha ospitato Heiner Müller).Durante il suo soggiorno a Los Angeles havinto il premio “DramaLogue'sCritics'Award” per le scenografia "You Shall Give Me Grandsons".Dal 2008 ha lavorato come decoratore sete oggetti di scena master per varieproduzioni in TV tedesca e cinema.

Con il suo articolo descrive lo speciale - nonconvenzionale - film di genere del teatro difigura.

Per l'autunno del 2014 ha scelto "perallargare il suo orizzonte" una borsa distudio dell'Unione europea. Attualmente ècollaboratrice con lo studio di MicheleGambato architetto, mgark in Padova.

Meike è anche membro del gruppo discrittura di Berlin "PussyWrite".

9/11 - un icona

Gli attacchi - un big bang! nella storia

a cura di Michele Gambato

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Il termine è "portmanteau" unamacedonia da cui derivano le parole"burattini" e "puppet".Caratteristiche tipiche:- La bocca molto grande e gli occhigrandi e sporgenti;- Realizzati con soffici materiali(schiuma, feltro / peluche);- Con l'animazione della bocca, degliocchi, delle braccia e delle mani;- Un Muppet può essere animato da unmassimo di 2 burattinai, per cui il primoopera sulla bocca e gli occhi, il secondoopera sulle braccia e le mani. Il Muppet èposizionato sopra le teste dei burattinaiper nasconderli.

Requisiti speciali per laprogettazione e la costruzionesetDato che i burattini sono sollevati di circa1,80 m in aria per permettere ai burattinaidi operare, il loro "stage", ossia il lorolivello del piano terra, deve essere più inalto del livello del pavimento reale dellostudio.In televisione il punto di vista può esseremanipolato con la telecamera per crearela prospettiva desiderata.L’utilizzo dell’inquadratura dellatelecamera come "stage" è stata proprioun'innovazione dei "The Muppets".Tuttavia, l’innalzamento dell’intera scenasi traduce in una grande sfida sia per ilprogettista sia per il tipo di costruzionicoinvolte.Quando abbiamo iniziato a lavorare allospettacolo "Tolle Sachen", tutto il team,tra cui il direttore T. Krappweis, il registaed io stessa eravamo totalmente inespertinel manipolare i burattini in televisione."The Muppets" sono stati il nostro unicoriferimento, e la maggior parte deirisultati finali sono stati raggiunti soltantopercorrendo la difficile strada del"learning by doing": imparare facendo. Tutto era molto sperimentale, ma credoche proprio questofosse parte gran deldivertimento del nostro lavoro.Un'altra cosa ispirata dai "The Muppets"che T. Krappweis ha usato è stata lacomparsa di persone durante lospettacolo, che in "Tolle Sachen" nonerano altro che membri del team diproduzione. In seguito vennero invitatipersonaggi famosi della TV tedesca comeguest-stars.La combinazione dei burattini con gliesseri umani è stata la seconda sfida che

ho dovuto affrontare.

All'inizio, quando abbiamo lavorato sullalogistica e la costruzione dello spettacolotutti insieme abbiamo deciso che il"nuovo" livello del suolo per il set sarebbestato impostato all’altezza di 1m da terra.Gli esseri umani dovevano camminare supiattaforme, o stare in piedi su scatole cheerano alte 50 o 80 cm da terra.Le mura che circondano tutto il setdovevano essere alte almeno 4 m, permotivi di inquadratura prospettica dellatelecamera.In generale, le 3 telecamere eranoposizionate per terra, in modo che ipupazzi venissero inquadrati puntandoleggermente verso l’alto. Questo era utile

soprattutto per i "wide shots" o campilunghi.La terza sfida è che i singoli episodi eranopieni di effetti speciali:- Esplosione dei prodotti, o parte del set,incluso Bernd, con fuoco reale e fumo.- Chili sulla sua moto si schiantava suimuri.- “Blue-screen”, fondo blu per VFX, effettispeciali e pirotecnici.Quindi il problema dei materiali dacostruzione e il suo peso erano moltoimportanti. Il set doveva essere il piùleggero possibile, altamente resistente eignifugo.

Concetto visivoL'idea era di avere un design brillante,eccentrico e sopra le righeche ricordasse ifumetti e soprattutto che fosse invitanteper i bambini.Nella parte anteriore vi era un bancone divendita, un altro dispositivo pernascondere i burattinai. Briegel aveva bisogno della sua piccolaofficina e così mi è venuta l'idea di unaroulotte, molto simile al vintage"Airstream Torpedo".Chili aveva bisogno di una moto e di uncannone fatti su misura.Bernd aveva il suo peggior nemico: untamburo per la Lotteria elettrica.

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Vi vorrei raccontare un"film mentale" del9/11, nel qual caso il termine sceltodiventa ancora più appropriato, in quantoin quel periodo stavo lavorando comescenografa per la televisione tedesca.

TV per bambini - KI.KA Tra il 1997 fino al 2007 sono stataimpiegata freelance per il canale tedescoTV per bambini KI.KA, una società didue canalinazionali pubblici televisivi,ARD e ZDF, che ha così creato un formatgratuito, pubblico e non commerciale.La maggior preoccupazione di KI.KA eraquella di creare una televisione didattica epedagogica (…sana?) per bambini, incontrasto con la produzione dei canaliprivati. Fin dal suo lancio nel 1997,KI.KA imparò che non sarebbe stato unobiettivo facilmente raggiungibile.I bambini (in realtà, gli esseri umani ingenerale) saranno sempre più affascinatidal rumore, dal grande, dal coloresgargiante e dalle ultime innovazioni-soprattutto se dietro c’è qualcuno chedice: "Oh, non si dovrebbe....non si deve......."Così i produttori di KI.KA avevanobisogno di una buona idea per combinareun prodotto culturale con quello da cui ibambini erano attratti.Nel 1999 si giunse all'idea di creare unamascotte, che non solo trasmettessel'identità di KI.KA come un marchio, mache servisse anche come veicolo dellacomunicazione (non verbale) con ilbambini.In Tommi Krappweis, (attore, autore eproduttore) e nella la sua società diproduzione Bummfilm (boom! film)trovarono il gruppo di "nerds" creativi persviscerare il tema.La nascita di tre strane piccole creatureTommi Krappweis creò tre burattini, chesi ispiravano all'aspetto dei suoi amici ecolleghi:- Bernd, il Pane- Chili, la Pecora- Briegel, il Cespuglio

"Tolle Sachen! (Grandi Cose!)- l'unicapubblicità in KI.KA è il titolo completodella prima puntata comica che presentaquesti burattini, lanciato nel 2000.La puntata era una parodia delloshopping-TV (di solito un prodotto abuon mercato, viene mostrato eindirizzato alla vendita. Lo spettatore epotenziale acquirente può quindiordinare online o via telefono.)

I tre personaggi erano cosìinaspettatamente diversi, con la novitàdella nuova casa, dell'impostazionescenografica e l'assurdità dello spettacoloe con il fatto che non c'era nessuna TVpubblica tedesca con un formatpubblicitario, che fu di grande successo.

durata: 5-7 minutiepisodi (realizzati 2000-02): 242trama:In ogni episodio era in offerta unprodotto. Ma nessun prodotto fu maivenduto, o perché non funzionava operché semplicemente esplodeva.Bernd condivideva il destino delprodotto, dato che la sua parte nello showera quella di testare o dimostrare ilfunzionamento (o il malfunzionamento)del nuovo prodotto.Questo è il "running-gag"dello spettacolo.

Quindi, per capire il successo deiburattini e del loro spettacolo tra ibambini (altrimenti viziati dai canaliprivati), vi spiego che ingredienti ci sonovoluti: qualcosa di selvaggio, qualcosa dimolto luminoso e molto rumoroso (conl'aiuto di molti effetti speciali epirotecnici) e in più: qualcosa dileggermente proibito o non etico, un "NoGo".(non si vendono ai bambini prodotti delmondo capitalistico commerciale, ancordi più se poi alla fine non funzionanoneppure).to be or not to Bernd- Le suecaratteristiche principali in contrasto coni suoi compagni:

Bernd:- Una pagnotta di forma rettangolare- Le sue "braccia sono troppo corte" - in

realtà non esistono. Berndse ne lamentacontinuamente- È sempre depresso, scontroso, fatalista eanche nichilista- I suoi hobby sono: la lettura de "IlDeserto e Tu", fissare la parete bianca delsuo appartamento e collezionare videonoiosi che riprendono i binari del treno- È la classica vittima, che non ottienealcun rispetto o buon sentimento dai suoipazzi amici- La sua parte nello spettacolo è quello didimostrare i benefici (?) del prodotto.

Chili: - Una pecora femmina molto mascolina- Presentatrice dello spettacolo "TolleSachen";- Selvaggia, sfacciata e sempre alla ricercadi nuove avventure; (in realtà avrebbepreferito presentare uno suo stunt-showacrobatico).

Briegel:- Sempre gentile e cortese, ma moltoegocentrico;- Un vero secchione (nerd): moltointelligente, pieno di idee (ma più bravocon i suoi attrezzi e computer, che con lepersone);-O si inventa i prodotti per lo spettacolo ocerca di renderli tecnicamente più"attraenti", ma in ogni caso nonfunzionano mai e comunque hanno unenorme potenziale esplosivo.

Una breve introduzione diburattini I tre burattini e le loro funzioni possonoessere meglio descritti con il termine"Muppet" (inventati da Jim Henson nel1950, che creò Kermit la rana e da cuinacque il famosissimo marchio).

FUOCO

Bernd, il Pane - l'antieroe

Chili, la Pecora - il maestro diidee creative, T. Krappweis (dietro) e un suo collega E. Haffner (davanti)

Briegel, il CespuglioLa camera da presa correlata con i burattini edi burattinai

pianta e sezione interni

La roulotte Airstream Torpedo degli anni '30

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FUOCO

La temperatura è in aumentoNell'estate del 2001 eravamo al 2° annodello spettacolo "Tolle Sachen" e avevamogià girato circa 160 episodi.Fin qui vi ho fornito le informazioni dibase essenziali sul concetto di questa

produzione e del teatro di figura ingenerale, questo vi permetterà dicomprendere appieno la perversione dellamia storia "9/11".Ecco il conto alla rovescia finale il finalcountdown:FINE AGOSTO 2001

-20 GIORNI -15 GIORNI

Ricevo la sceneggiatura peri nuovi episodi dal numero161 al 168: lo leggo, faccioricerche, trovo idee, facciobrain storming, parlo con ilregista e faccio i miei calcoli.

Costruzione:Supervisione del lavoro,correzioni, acquisto o affittodegli oggetti di scena

-5 GIORNI-10 GIORNI

Assemblaggio del setdi “Tolle Sachen”nello studio:Ultime correzioni e sceltadei colori

“AZIONE!”registrazionedell’episodio num.161 e inizio del 162

Episodio num. 163Sauna Sole-di-SaharaIl prodotto di questo episodio èproprio “caldo” nel vero sensodel termine: è una sauna!Bernd deve testarla, e dato che èuna pagnotta, forse non è pro-prio la cosa migliore per lui…

Nel 2004 "Tolle Sachen" ha vinto il premio "Grimme"(l'equivalente tedesco degli Emmy-Awards) per il suoconcetto innovativo e non convenzionale.

1. “I don´t want to set the world on fire” di The Ink Spots,original of 1941

2. la cover di The Singing Firemen/”The Muppets”

...in scala reale: “Tolle Sachen” show studio il modellino...

pianta e sezione interni

Ricerca visiva:

Costruzione - Disegni:Preparazione di piante, modifi-che, liste di accessori ed effettispeciali, spiegazioni al team, econtrollo dei costi

Registrazione dell’episodio “Sauna”Alle ore 15.00 circa, Bernd stava testando ilprodotto del giorno. (La porta era bloccata e la sauna continuava asurriscaldarsi senza sosta – e non c’era via discampo!).Nel frattempo, in un’altra stanza degli studitelevisivi un membro del nostro gruppo stavaguardando il notiziario in TV, ed era esattamente ilmomento in cui la prima torre venne colpita. (La sauna esplose!!!).La notizia si diffuse a macchia d'olio. Eravamo tuttimolto preoccupati ed è stato uno shock.............ma:"The show must go on!!"

9/11

ZEROZERO

-2 GIORNI

Tutte le foto e disegni sono protetti da copyright di KI.KA e autore

Esempio di Tolle Sachen lo trovate su youtube(episoda “Spider-Pane”)

pianta paino terra del set “Tolle Sachen”, “Studio Berlin/Adlershof ”

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TERRAa cura di Pietro Leonardi

E’ giunto per i giovani architetti il mo-mento del fare, o meglio del poter farearchitettura; è giunto il momento di farcisentire, capire, non urlare ma usare laforza delle nostre idee per far sentire lanostra voce.In una situazione storico sociale comequella che stiamo vivendo, abbiamo biso-gno di sentire la stima intorno a noi per-ché la buona volontà ce la stiamomettendo tutta, ma stiamo perdendola  fiducia nel sistema fruttuoso della me-ritocrazia. Volontà, coraggio e perseveranza sonovocaboli che ci appartengono, ma riven-dichiamo la nostra carriera, che deve es-sere riservata al merito e alla possibilitàdi dimostrare il nostro valore. I giovani ci stanno provando, unendol’utile alla bellezza dei progetti, spin-gendo un’azione che nasce spontaneadall’indignazione che muove la storiadegli ultimi anni, fatta di degrado e malarchitettura, che ha giocato con la fragi-lità della nostra Terra non sfruttando leprincipali risorse naturali del nostropaese, sole e vento, per riuscire a fareun’architettura sostenibile.E’ arrivato il momento, per noi, per lanostra professione, di fare spazio ai valoripiù alti della progettazione trascurandointeressi di parte; di provare a pensare ilfuturo in maniera razionale e non se-condo regole prestabilite da chi nonvuole capire le vere esigenze del territorioe dei cittadini. Ascoltare per gli altri per-ché fare architettura vuol dire ideare perla gente, progettare e costruire luoghi perstare insieme creando emozioni, trasfor-

mando i sogni in realtà sia nelle piccolesia nelle grandi costruzioni.Da queste basi è nata l’idea de “I Luoghidelle Emozioni”, dall’esigenza di dire lanostra sulla città ascoltando chi la vive.Un Laboratorio creato dalla condivisionedelle problematiche del nostro territorioe sviluppatosi facendo rivivere sei “nonluoghi” di Padova, ridando a queste zonedella città tutto il loro splendore, diurnoe notturno per essere di nuovo vissute dachi le abita, dal turista e dalle famiglie.Piazza Eremitani, Piazza Napoli, PiazzaAzzurri d’Italia, la cittadella della Stanga,l’area della Caserma Romagnoli e il cen-tro della Mandria; sono queste le piazzedi Padova rivisitate da originali proposteprogettuali di riqualifica realizzate dal-l’associazione Giovani Architetti di Pa-dova Provincia (GiArP) e i progettiartistici di undici fotografi, tra questiEmmanuele Panzarini, e uno scultore delsuono dell’archivio Giovani Artisti di Pa-dova (Gai) che con il proprio sguardoraccontano e interpretano l’anima di que-sti luoghi.Il futuro della città deve necessariamentepassare per il miglioramento del centrourbano, rivalutato in tutto il suo poten-ziale: riorganizzazione di aree, avendo ilcoraggio di demolire tutto quello che nonè strettamente necessario ed è “oggettiva-mente” disarmonico, per poter rico-struire meglio, aumentando l’offerta diabitazioni a basso impatto ambientalecon la creazione di quartieri residenzialie di spazi pubblici. Vogliamo credere nel futuro della nostracittà e far parte attivamente della sua cre-

LIFE IN SQUAREED IL MOMENTO DELLEEMOZIONIGianluca De Cinti

Mediterranea 16 - Errors Allowed Mole Vanvitelliana, Ancona

Gianluca De Cinti nasce a Padova il 15 ottobre del1973, appassionato fin da giovanedi arti visive, si diploma al LiceoArtistico, indirizzo architettura, perpoi iscriversi allo I.U.A.V. di Venezialaureandosi con la tesi “Un nuovoponte sul fiume Brenta, una nuovaporta per la città”. Da allora è Architetto liberoprofessionista in Italia e nel mondo,con la passione per la fotografia, lamusica..e molta curiosità.

Emmanuele Panzarini vive e lavora a Padova.La sua ricerca artistica abbraccia lafotografia, la scultura, l’arte digitalee le installazioni, con una attenzioneparticolare per gli interventi site-specific.Ha partecipato a numerose mostre

sia in Italia che all’estero tra cui:Centro-Periferia a Roma e allaBiennale dei Giovani Artistidell’Europa e del Mediterraneo adAncona.

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TERRAscita, non vogliamo utopie ma progetticoncreti, aperti alla partecipazione dei gio-vani attraverso concorsi di progettazionenon vincolati; investimenti, riqualifica-zioni per dare ai cittadini le emozioni chemeritano in una Padova vivibile ed usu-fruibile da tutti.Sono molteplici le direzioni lungo le qualisi producono le più significative relazionitra architettura e luogo: un immenso cata-logo di forme fantastiche che fanno partedella natura ci aiuta ad articolare le nostresperimentazioni all’interno del sistemadell’abitare e del vivere. E’ giunto il momento di fare “cultura”dell’architettura per tutti, di ridare allacittà la sua arte per creare emozioni eun’energia nuova per chi la frequenta.Noi giovani ce la vogliamo fare, non vo-gliamo fallire, anche di fronte ad un futuroincerto, se non pericolosamente segnato,confidiamo in noi stessi e in un cambio didirezione deciso di chi fa le regole per noisenza interpellarci.Bisogna valorizzare il nostro talento, che leistituzioni non tradiscano una genera-zione perché la teme, ma porga la manoad una collaborazione perché il futuro èora e il futuro siamo noi.

LIFE IN SQUAREEmmanuele Panzarini

L’ex Caserma Romagnoli nonostante siaun sito dismesso, l’accesso è vietato al per-sonale non autorizzato, impedendo difatto la possibilità di entrare in contatto di-

retto con le strutture interne.Per meglio indagare le specifiche caratteri-stiche del luogo dunque, la ricerca fotogra-fica passa da un approccio soggettivo ediretto a uno oggettivo e analitico, sce-gliendo come strumento di indagine Goo-gle Maps.Dall’esame dell’area si evidenzia come l’excaserma può costituire un “buco nero” perla città di Padova, dovuta dalla notevoleestensione (140.000 m2) e dallo stato diabbandono in cui versa.

Si è così voluto rispondere a una esigenzadi riqualificazione dell’intera area an-dando ad analizzare, nel territorio pado-vano, se vi fossero presenti similivolumetrie per capirne le funzioni e averecosì diversi elementi distintivi per ognisingola area.Cinque sono state le aere identificate che,inaspettatamente, potevano essere rappre-sentate seguendo una linea cronologicatemporale:

1. nascitaLa sezione a est dell’ospedale di Padova,dove sono presenti diversi reparti tra cuil’ostetrica, la Ginecologia e la Pediatria,occupa un’area di 100.000 m2. Le statisti-che ci riportano che negli ultimi anni sononati mediamente1.650 bambini.

2. crescitaIl centro storico costituito dalle tre Piazzeprincipali, Il Comune, il Bo e parte del Li-stòn misura 110.000 m2, dove operanocirca 20.000 esercenti.

3. interessiGli spazi di Padova Fiera si sviluppano inun’area di 120.000 m2. Il numero di visita-tori annuali è di 700.000 persone.

4. consumismoDa pochi anni ultimato e in continuaespansione, il Centro Ingrosso Cina mi-sura 160.000 mÇ e costituisce uno dei polipiù importanti nel nord d’Italia. L’importcommerciale tra la Cina e il Veneto superai 700 milioni di euro.

5. decessoIl Cimitero Maggiore, con i suoi 110.000mÇ, rappresenta uno dei cimiteri più im-portanti in Veneto, sia per l’estensione cheper la sua specifica architettura. 2.400sono invece i decessi registrati all’anno nelComune di Padova.La rappresentazione del pensiero attra-verso l’opera costituisce un tutt’uno con laricerca fotografica stessa; una porzione ditessuto urbano viene individuata, circo-scritta, rimossa e analizzata.

Life in Square vuole dunque interrogarel’amministrazione comunale, rivolgendosianche a tutti i cittadini, sul futuro dell’areaportando sul tavolo di discussione 5“piazze” esistenti, ognuna con a sua speci-ficità e caratteristica, dove si evidenzianodifferenti interconnessioni a seconda dellatipologia presa in esame.

Mediterranea 16 - Errors Allowed Mole Vanvitelliana, Ancona

Ex Caserma Romagnoli Azienda Ospedaliera Padova Centro Ingrosso Cina

Cimitero Maggiore Padova Fiere Centro Storico

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L’APPUNTOa cura di Alessandro Zaffagnini

Puntare al merito e alla qualità, diversifi-care, trovare nuovi mercati, interveniresulle città in forma intelligente, leggera, in-novativa e rispettosa delle preesistenze.Queste le proposte di Architects meet inFuori Biennale, Architects meet in Seli-nunte e Selinunte Summer School edizione2014, organizzati da AIAC Associazione Ita-liana di Architettura e Critica e PresS/TFac-tory, che hanno avuto come tema la parolaoFF. oFF è tutto ciò che sta al di fuori deicircuiti convenzionali, fuori dai terreni bat-tuti e che definisce nuove prospettive. DaGiugno ad ottobre lecture, dibattiti, mo-stre, workshop si sono susseguiti per con-durre una riflessione sull’architettura deiprossimi cinque anni e rispondere a due in-terrogativi: “L’architettura ha bisogno di tor-nare ai fundamentals o di riscoprire la suavocazione radicale che la pone sempre al difuori dei confini tracciati?” “E’ possibile co-struire un mosaico, forse contraddittorio, masicuramente vitale che descriva alcuni per-corsi possibili per il prossimo futuro?”A Venezia, nei giorni in cui ha preso il viala XIV Biennale di Architettura, alcuni per-sonaggi di massimo rilievo a livello inter-nazionale hanno proposto parole chiaveper l’architettura che potessero prefigu-rarne la direzione ed il futuro: tweaking,freemarketurbanism, experimentation, fit-ness, blendingexperimentation, margin,slow, work, livingarchitecture, adaptation,frameworks, reactivate, resilience, soil, col-lectiveintelligence; mentre giovani studi se-lezionati da tutto il mondo ed estranei allalogica dello star system hanno raccontato illoro punto di vista sull’architettura contem-poranea. Investire sulla ricerca e sulla spe-rimentazione, lavorare per frammenti,instaurare connessioni, relazioni, diven-tando interpreti delle esigenze di una so-cietà in continua evoluzione, ripartire dasituazioni marginali rielaborando tecnichee tecnologie e puntando sulla capacità e vo-

lontà di cambiamento. Da queste premesse l’indagine si è spostataa Castelvetrano-Selinunte (TP), dove per tregiorni oltre 400 architetti si sono incontratiper discutere e confrontarsi, individuandonuove idee per superare la crisi, cercandodi captare quei fermenti di creatività e posi-tività per guardare verso nuove direzioni.Molte le storie di giovani che hanno avviatostartup in settori non solo propri dell’archi-tettura, ma sondando nuove frontiere nelcampo dell’elettronica o dei nuovi modi diproduzione consentiti dalle stampanti 3D,oppure producendo biciclette d’autore rea-lizzate con i pezzi delle vecchie o ideandosistemi per migliorare il traffico ingorgatodi Palermo attraverso una rete di smar-thphone. Il dibattito ha poi affrontato unaltro tema cruciale: lavorare all’estero. Qua-ranta progettisti provenienti da tutte le re-altà italiane hanno condiviso la loroesperienza: non da emigranti che tentanodi fuggire dall’Italia alla ricerca di nuovepossibilità, ma come studi di progettazioneche operano con prospettive di mercatoglobali, che si affacciano con coraggioverso quei nuovi paesi che richiedono losviluppo completo dell’opera, dal disegnodel progetto alla sua realizzazione. Idee, proposte, programmi si sono concre-tizzati a Castelvetrano-Selinunte (TP) incinque workshop che hanno visto giovaniprogettisti, guidati da studi italiani di ri-lievo internazionale, confrontarsi nella ri-definizione di spazi urbani. oggi si parla dirammendo, di laboratori urbani e di quar-tiere, di architetture a volume zero, dinuovi paesaggi. La sfida è saper intervenirenelle città con opere leggere, efficienti, eco-nomicamente sostenibili, attivando un pro-cesso partecipato che apra all’innovazione,mediante l’utilizzo di tecniche tradizionalie strumentazioni digitali e sperimentandoazioni di autocostruzione. I vari temi sonostati affrontati da diverse prospettive e con

diverse tecniche, da quelle digitali a quelleparametriche e studiando per le varie areedi intervento elementi quali l’arredo ur-bano, la risistemazione dei fronti, la rico-struzione di manufatti. Parole chiave ditutti i lavori: consapevolezza, valorizza-zione, contrasto, comunicazione, flessibi-lità, necessità, opportunità, convivenza,riconoscibilità, multifunzione, conoscenza.ogni progetto sviluppato durante i settegiorni di workshop ha puntato l’attenzionesulla ricostruzione dell’identità urbana e sustrategie di riattivazione di dinamiche efunzioni, tentando di riconsegnare gli spaziurbani alla collettività attraverso il succes-sivo coinvolgimento della popolazione inprogrammi di progettazione partecipata.oFF proseguirà le riflessioni sul tema conulteriori operazioni di medio e lungo pe-riodo che potranno coinvolgere anche arti-sti ed altri soggetti interessati, al fine direalizzare attività in collaborazione conl’ente locale di Castelvetrano-Selinunte cheda ben quattro edizioni è partner delle ma-nifestazioni promosse dall’AIAC.L’architettura del prossimo futuro è oFF:fuori dal coro, fuori dagli schemi.

L’ARCHITETTURA DEL FUTURO È OFF Roberta Melasecca

L’AIAC Associazione Italiana diArchitettura e Critica è nata nelgennaio 2010; ha sede in Roma, in ViaCarlo Alberto 63. L’Associazione hacarattere culturale e sociale e si dedicaalla promozione dell’architetturacontemporanea e a diffondere a tutti ilivelli l’arte e la scienza inerentil’architettura e l’urbanistica.www.architetturaecritica.itwww.presstletter.com

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ANTEPRIMAa cura di Edoardo Narne e Giovanni Furlan

Oggi il lavoro è prioritario su tutto. Un’urgenza checolpisce, in Italia ed in gran parte dell’Europa,indistintamente tutte le generazioni, soprattutto chisi affaccia per la prima volta su un mercato, noncerto ricco di opportunità.Oggi è oltretutto doveroso analizzare in fretta laproblematica, eventualmente, proponiamo noi,prendendo in considerazione anche altre realtà piùdistanti, dove si è posta attenzione a dimensioni easpetti del lavoro molto più partecipate: teamworkscon professionisti capaci di lavorare con unproduttivo gioco di squadra, invece di piccoli studi,riferiti nella maggioranza dei casi, ad una singolapersonalità.Il fare, il processo, l’idea di lavorare collettivamentecon lo spirito della bottega, è il fine e il metodo chequeste realtà professionali mettono al centro dellaloro progettazione. Tanto che guardando i risultati comuni e lemodalità del loro “mestiere” si rimane spiazzati

dalla inusuale“normalità”degli schizzi,dei plastici e dellefotografie che dovrebberoessere invece la base dellabuona progettazione. In tutte questi casi studiopresi in esame le idee siconcretizzano attraversoun processo basato su undialogo condiviso ingrado di integrare ilpensare e il farearchitettura, esito diun’attenta considerazionedel luogo e di una praticache attinge dacompetenze tradizionali,

da tecniche di costruzione locali con l’utilizzo dimateriali naturali, un’architettura che, senza essereautoreferenziale, trasforma i pensieri incostruzione.Anche il mestiere dell’architetto può declinarsi, celo auguriamo, in maniera molto variegata; unarapida occhiata su trasformazioni in corso eesperienze passate verrà offerta dall’Ordine degliArchitetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatoridella Provincia di Padova per l’anno 2015. Due cicli di comunicazioni, all’interno dellaproposta formativa dei corsi di aggiornamentoprofessionale, avranno come oggetto di studio, laricerca di nuove forme di organizzazionelavorativa, attingendo alle esperienze piùaffascinanti del secolo passato e alle forme piùdinamiche e fluide del contemporaneo.Ecco qui di seguito, la proposta formativa dei duecicli, da 15 crediti ciascuno, in fase di definizione:

“WORK AROUND THE WORLD” (Giugno - Luglio 2015)Contenuti del corso: Cinque lezioni per accostarsi a nuovi modi di affrontare illavoro professionale. Un confronto a distanza conmetodologie operative di maestri di ieri e di oggi.Presentazione di esperienze lavorative che rinuncianoprogrammaticamente ad affrontare ricerche ideologiche o dilinguaggio, ormai poco attuali, per riportare centralità allaprogettualità rivolta alla scala umana, alle effettive esigenzedelle nostre future committenze.

1) Relatori : Giovanni Furlan + Massimiliano Botti“Work in Europe: Hertzberger, Erskine, Gehl, De Carlo”

2) Relatori : Giovanni Furlan + Francesco Cacciatore “Work in South America: Aravena, Mazzanti, Barclay &Crousse”

3) Relatori: Edoardo Narne + Gianluca Salvemini“Work in Asia: Correa, Doshy, Studio Mumbay, TyingTegnestue”

4) Relatori: Edoardo Narne + Simone Sfriso (Tamassociati)“Work in Africa: Fahty, Kerè, Tamassociati “

5) Relatori: Edoardo Narne + Giovanni Furlan “Work in North and Central America: Barragan, RPBW”

“WORK IN INDIA” (Marzo - Maggio 2015)Contenuti del corso: Cinque studi professionali indiani verranno indagatidall’interno. Presentazione e intervista in videoconferenza di alcuniprotagonisti delle più importanti trasformazioni urbane inIndia. Entreremo direttamente nei loro studi per conoscere come siorganizzano strutture lavorative di dimensioni medio-grandi(da 50 a 200 dipendenti).Le lezioni ci permetteranno di avvicinare realtà indiane dovepoter anche immaginare di trascorrere alcuni mesi diapprendistato. Quindi un corso rivolto soprattutto alla nuova giovanegenerazione di architetti interessati a sperimentare sulcampo, nel prossimo futuro, una attività lavorativa inOriente.

Programma provvisorio delle lezioni in videoconferenza:1) Rahul Mehrotra - RMA Architects “Work in Mumbai”2) Bimal Patel - HCP Office “Work in Ahmedabad” 3) Dean D’Cruz - Mosaic studio “Work in Goa”4) Sudhir Reddy - Kruthica Architects “Work in Hyderabad”5) Bijoy Ramachandran - Hundredhands “Work in Bangalore”

WORK, work and more WORK

Bijoy Jain, Studio Mumbay

Lo studio di R. Erskine nella barca Verona Rahul Mehrotra, Rma Studio in Mumbay

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LIBRERIA

LIBRER

IA

a cura della Redazione

Christian De IuliisL’ARCHITEMARIO. VOLEVO FARE L’ASTRONAUTAillustrato da Roberto Malfattia cura di Roberta Melaseccaoverview editore, PadovaISBN 9788898703012

Tutte le professioni hanno un lato paradossale,un aspetto del quale si può ridere di gusto oamaramente, ma comunque ridere. Quellodell’architetto, ad esempio, è un mestiere affa-scinante ma molto complesso, specie in Italia,dove tutto quello che dovrebbe essere sempliceviene complicato dalla burocrazia, dallo scetti-cismo e dalla società. Di questo, ma anchedella vita di tutti i giorni e di come l’architetturaentri in qualche modo in tanti altri aspetti dellanostra quotidianità ci parla Christian De Iuliis,architetto salernitano, nel suo libro d’esordio“L’Architemario.Volevo fare l’Astronauta”, inuscita a Dicembre 2014 per overview editore.Decine di racconti surreali sul mondo degli ar-chitetti, ognuno illustrato da una vignetta di Ro-berto Malfatti, architetto e artista fiorentino,episodi di vita vissuta o semplici provocazioni:una lettura originale che vi condurrà in un pia-neta diverso da quello che avevate immaginatofinora, il mondo degli architetti.

Vincenzo TrioneEFFETTO CITTÀARTE/ CINEMA/ MODERNITÀBompianiRCS Libri, Milano, 2014, 830 p.ISBN 978-88-452-7334-6

Una appassionante riflessione sulla metropolicontemporanea, una ricostruzione della moder-nità attraverso un viaggio sorprendente in cuiarchitettura, cinema, pittura e urbanistica dialo-gano in maniera del tutto originale. A partireda alcune città-simbolo (Parigi, Vienna, NewYork, Roma, Napoli…), Vincenzo Trione, sto-rico e critico d’arte, professore allo Iulm di Artee Nuovi Media, ne analizza il ruolo svolto nelriconfigurare lo sguardo di artisti a diversi li-velli (da de Chirico, Mondrian a Warhol, daBoccioni a Ruttmann, da Ejzenštejn a Dario Ar-gento, da Schwitters e Cornell).Sorprendenti e illuminanti sono le analogie chel’autore riesce a stabilire tra mondi così diversie apparentemente lontani: da una parte i clas-sici delle avanguardie storiche e dall’altra i vi-deoclip, i concettuali e i writers. Un lavorolungo dieci anni, da cui ne è nato un volume dioltre 800 pagine, ricchissimo e illustratissimo,articolato in due tempi di sei capitoli dedicatialle quattro megalopoli suddette. Un vero e proprio viaggio al cuore della mo-dernità che ci regala il curatore del PadiglioneItalia per la prossima Mostra Internazionaled’Arte Contemporanea della Biennale. «Io hovoluto tentare un libro-città: il lettore può va-gare tra i capitoli, può smarrirsi e ritrovarsi,svoltando in un vicolo o lasciandosi conquistareda uno scorcio inatteso. Può scegliere le tappeche gli interessano e costruirsi un itinerario per-sonale»

MARC AUGÉ, FUTURO, Bollati Boringhieri, Torino, 2012 - 134 p. ISBN 9788833922638

Nell’epoca dell’eterno presente, dove la rin-corsa ad un avvenire spesso avvenuto nei fattisembra paralizzare un’innovazione sostan-ziale, Marc Augé, uno tra i più influenti e ca-paci antropologi viventi, affronta e percorre untema tanto apparentemente banale, quantogravemente inesplorato: il futuro. Tra intrigo, innovazione ed utopia, Augé ciguida in un viaggio ragionato tra aspettative in-dividuali e collettive, scomponendo e pale-sando atteggiamenti e processi che influenzanola nostra stessa percezione del tempo e dellastoria, determinando capacità e volontà di pie-gare coscientemente i processi e gli esiti allabase del divenire.Nel progetto il futuro rappresenta o dovrebberappresentare una costante, elemento non soloal quale aspirare, ma in primo luogo condi-zione necessaria per garantire senso ed avve-nire alla prefigurazione elaborata nel presente.Come ci ricorda l’autore “nella categoria delprogetto esiste qualcosa che non è riconduci-bile alla somma delle predeterminazioni chegravano su di lui” ed in questo senso, parlaredi futuro significa inesorabilmente assumere ilrischio e la capacità di superare il passato edallo stesso tempo il presente, che ne era scatu-rito intercettando definitamente il cambiamento.

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ANTONIO GUGGIA

Laureato a Venezia nel 1959 e iscritto all’ordine nello stesso anno

Matricola n° 65, insignito del Timbro d’Oro dell’Ordine degli Architetti,Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori della Provincia di Padova nel giugno diquest’anno per i suoi 54 anni di iscrizione all’Albo

Membro del Consiglio con mansioni di Tesoriere dal 1996 al 2009 (4 mandati)

Membro della Commissione Informatica della Federazione degli Ordini degliArchitetti del Veneto dal 1996 al 2004

Presidente della Commissione Parcelle dal 1996 ad oggi

Presidente del Consiglio di Disciplina dal 2014

CIAO e GRAZIE, Professore

NOTIZIE DALL’ORDINE

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NOTIZIEDALL’ORDINE

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VERBALI DI CONSIGLIO

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Uffi-ciale n. 212 del 12 settembre 2014 ilD.L. 133/2014 recante “Misure urgentiper l’apertura dei cantieri, la realizza-zione delle opere pubbliche, la digitaliz-zazione del Paese, la semplificazioneburocratica, l’emergenza del dissestoidrogeologico e per la ripresa delle atti-vità produttive”, c.d. decreto “Sblocca-Italia”.

Per cercare di mettere un po’ di ordine,l’Ordine ha organizzato in data 10 no-vembre u.s. un convegno dal titolo “LE NOVITÀ IN MATERIA EDILIZIA E URBANISTICA”.

Durante l’incontro e successivamentead esso sono emersi interessanti quesitiai quali i gentili Relatori presenti (Av-vocati Dal Prà, Chinello e Troi) hannodato esaustive risposte.

Ci pareva doveroso pubblicare peresteso tali quesiti e relative risposte perdirimere eventuali dubbi interpretativi efornire un servizio importante agliIscritti su tale nuova delicata fase opera-tiva.

Domanda: Operando per stralci fun-zionali si devono sottoscrivere più con-venzioni o una sola?Avv. Sergio Dal Prà: Nel caso di unPUA che già prevede la realizzazionedelle opere di urbanizzazione per stralcifunzionali è sufficiente una sola con-venzione. Nel caso in cui il Piano sia giàapprovato si deve sottoscrivere un attointegrativo che ne preveda l’attuazioneper stralci.

D.: Come vengono calcolate le nuovesanzioni di cui all’art. 31 del T.U. Edili-zia? Avv. Sergio Dal Prà: Viene applicata lasanzione di importo compreso da €

2.000 ad € 20.000, una volta contestatala mancata ottemperanza all’ordinanzadi demolizione. La norma non forniscealcun parametro per graduare la san-zione fra il minimo ed il massimo, ec-cetto che per gli abusi nelle zonevincolate, ove la sanzione pecuniaria èstabilita in € 20.000 ossia nel valoremassimo. La graduazione della san-zione rientra nella discrezionalità deldirigente. Certamente potrebbe essereutile che l’Amministrazione si dotassedi parametri da seguire nei casi concretima a mio avviso il criterio più corretto équello dell’entità dell’opera abusiva.

D.: La sanzione per la mancata presen-tazione della CILA è di € 1.000, mentrequella prevista per la SCIA in sanatoriaè di € 516, conviene presentare unaistanza di sanatoria?Avv. Sergio Dal Prà: suggerisco di pre-sentare sempre la CILA in quanto il Co-mune potrebbe rigettare le SCIA insanatoria per interventi sottoposti aCILA.

D: Posso trasformare un albergo in unedificio con destinazione residenziale?Avv. Sergio Dal Prà: No, non è possi-bile modificare la destinazione d’uso daturistico-ricettiva a residenziale. Dopole modifiche apportate dalla legge diconversione al testo originario del de-creto “Sblocca Italia”, la destinazione re-sidenziale e quella turistico-ricettivasono state inserite in due diverse cate-gorie funzionali, la a) e la a-bis), ragionper cui è venuta meno qualsiasi possibi-lità di cambio d’uso automatico.

D.: Nell’ipotesi di cambio di destina-zione di un edificio nell’ambito della ca-tegoria “direzionale / produttivo”, se inbase all’art. 19 del d.P.R. 380/2001 lanuova destinazione presenta un mag-gior carico urbanistico, pago la diffe-renza?Avv. Domenico Chinello: il nuovo art.23-ter si limita a rendere automatico ilcambio d’uso all’interno della stessa ca-tegoria funzionale e non stabilisce nulla

sul pagamento degli oneri, né prevedealcuna esenzione, in quanto non modi-fica le disposizioni già esistenti in mate-ria (come l’art. 19 del T.U. Edilizia).Quindi, se, in forza delle altre normedel Testo Unico, sono dovuti deglioneri, questi dovranno essere versati.Gli oneri, infatti, non sono legati alla ti-pologia di titolo abilitativo (permesso,SCIA, CAIL), ma alla natura sostanzialedell’intervento. Così, per esempio, secon una SCIA in variante ad un prece-dente permesso di costruire, si va adaumentare la volumetria (ai sensi delnuovo comma 2-bis dell’art. 22 delTesto Unico), si dovranno anche versaregli oneri ulteriori.

D.: Se c’è differenza di superfici a stan-dards tra la destinazione direzionale equella produttiva (per esempio, in ma-teria di parcheggi), qualora non ci sianole superfici sufficienti di standards, di-venta vietato effettuare il cambio di de-stinazione d’uso?Avv. Domenico Chinello: secondo ilnuovo art. 23-ter, decorsi 90 giornidall’entrata in vigore della legge di con-versione del decreto “Sblocca Italia”,senza che le regioni si siano adeguate atale norma – definita espressamente diprincipio – l’applicabilità della disposi-zione in esame diventa automatica.Dunque, in base al tenore letterale dellanorma, sembra difficile sostenere chenon troverebbe applicazione per man-canza di superfici a standards. Semmai,bisognerebbe trovare il modo di mone-tizzarli.

D. Ipotesi di razionamento di immobilea destinazione residenziale con divi-sione in due unità e contestuale amplia-mento. Prima il calcolo del contributodi costruzione avveniva su tutta la volu-metria dell’immobile. Com’è il calcoloora? Avv. Emiliano Troi: Gli oneri li pago sec’è aumento della superficie calpestabilee il contributo di costruzione è commi-surato alla parte percentuale di inci-denza relativa all’aumento di superficie.

NOTIZIE DALL’ORDINE

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CONVEGNO “LE NOVITA’ IN MATERIAEDILIZIA E URBANISTICA”

D.: I termini di validità dell’autorizza-zione paesaggistica da quando decor-rono?Avv. Domenico Chinello: l’autorizza-zione paesaggistica ha validità di 5 annie la nuova formulazione dell’art. 146,comma 4, del Codice Urbani stabilisceche il termine di efficacia di tale auto-rizzazione decorre dal giorno in cui ac-quista efficacia il titolo edilizionecessario per quel determinato inter-vento. Tuttavia, l’autorizzazione paesag-gistica non beneficia della proroga deltitolo edilizio riconosciuta dal c.d. “De-creto del Fare” del 2013.

D. Art. 14 prevede che il Consiglio Co-munale valuti l’interesse pubblico, checosa si intende per “interesse pubblico”?Avv. Emiliano Troi: l’interesse pubblicodeve essere valutato nel caso concreto, amio avviso può essere individuato nella“riqualificazione e rigenerazione”. Sullabase dell’art. 2 L.R. n. 11/2204, il qualerichiama tra le finalità della legge “la ri-qualificazione ed il recupero edilizio edambientale degli aggregati esistenti”. Sitratta di un principio che poi viene ri-badito in altra normativa statale e re-gionale, da ultimo la L.R. n. 50/2012 edil suo regolamento applicativo. La let-tura sistematica delle predette fonti di-mostra come la rigenerazione e lariqualificazione siano ormai ricono-sciute in via positiva come interessepubblico.

D.: Art. 16, comma 4, lettera d-ter), einterventi tramite SUAP in zona impro-pria. I Comuni devono deliberare con-tributo straordinario?Avv. Emiliano Troi: nel caso di un in-tervento in variante tramite SUAP nondovrebbe essere previsto il contributostraordinario. La modifica introdottadallo “Sblocca Italia” riguarda l’art. 16,mentre la variante urbanistica tramiteSUAP é consentita solo per le attivitàproduttive il cui contributo é regolatodall’art. 19. Inoltre, sarebbe difficil-mente ipotizzabile che il DPR 380/2001modificasse il DPR n. 160/2010, poichéquest’ultimo detta una disciplina nor-

mativa speciale, se deve essere modifi-cata il legislatore deve farlo specificata-mente.

D.: Come viene calcolato il contributostraordinario e da chi?Avv. Emiliano Troi: l’art. 16, comma 4,lett. d) ter, secondo periodo, prevedeche saranno i Comuni a valutare il“maggior valore generato da interventisu aree o immobili in variante urbani-stica, in deroga o con cambio di desti-nazione d’uso”. Il contributostraordinario è una “eccezione” alla di-sciplina ordinaria, richiesta dall’Ammi-nistrazione comunale per quanto è statodato in più al singolo rispetto a quelloche viene riconosciuto a tutti.

D.: con riferimento alle varianti a per-messo di costruire, con SCIA ai sensidell’art. 22, comma 2-bis, ora è possibileattestare varianti non sostanziali, peresempio con variazione di volume infe-riore al 20%, contestualmente alla finelavori/istanza agibilità?Avv. Domenico Chinello: la risposta èpositiva. In base alla nuova disposizionenormativa in esame, le varianti a PdCpossono essere comunicate con SCIA afine lavori, con attestazione del profes-sionista, con il limite che tali modifichein variante non configurino una “varia-zione essenziale”. E, in base al combi-nato disposto dell’art. 32 T.U. Edilizia edell’art. 92, L.R. 61/1985, si ha varia-zione essenziale quando l’interventocomporti un aumento della cubaturasuperiore a 1/5 (ossia il 20%) del vo-lume utile assentito.

D.: si può presentare una SCIA per va-rianti ad un edificio vincolato sotto ilprofilo ambientale solo per una piccolaparte dello stesso, senza quindi chiedereil parere alla Soprintendenza?Avv. Domenico Chinello: la risposta ètendenzialmente negativa. Il nuovocomma 2-bis dell’art. 22 del Testo Unicostabilisce che possono essere realizzaticon SCIA degli interventi in variante adun permesso di costruire, a determinate

condizioni. In particolare è previsto chegli interventri in questione debbano es-sere attuati “dopo l’acquisizione deglieventuali atti di assenso prescritti dallanormativa sui vincoli paesaggistici”. Èchiaro, però, che si potrà prescinderedall’autorizzazione paesaggisticaquando le modifiche riguardano, peresempio, solo opere interne, ossia neicasi in cui la modifica non “incide” sulpaesaggio.

D.: se il cambio d’uso urbanisticamenterilevante è soggetto a SCIA al di fuoridella zona A, quando è penalmente per-seguibile?Avv. Domenico Chinello: la nuovanorma dell’art. 23-ter non indica qualesia il titolo abilitativo necessario per ef-fettuare un cambio di destinazioned’uso. Bisogna quindi rifarsi alle normegenerali. In proposito, l’art. 10 T.U. Edi-lizia individua i casi tassativi in cui ènecessario il PdC, mentre per tutti glialtri interventi – esclusi quelli di attivitàlibera o c.d. semilibera di cui all’art. 6del Testo Unico – è richiesta, in via re-siduale, la SCIA ai sensi dell’art. 22 delmedesimo T.U.. Ora, l’art. 10 indicacome necessario il PdC nel caso di ri-strutturazioni c.d. pesanti, ossia checomportano – fra l’altro – il mutamentod’uso “limitatamente agli immobilicompresi nelle zone omogenee A”. Neconsegue che, al di fuori dei centri sto-rici, il mutamento di destinazione d’usopuò essere effettuato con semplice SCIAe – come tale – un intervento eventual-mente illegittimo non è, di per sé solo,penalmente rilevante.

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Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggistie Conservatoridella Provincia di Padova

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