Archiline 2010-10 N.0

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"Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n° 46) art.1 comma.1 - CN/BO” N.0 ARCHI L Btek del gruppo ACXT Behnisch Architekten realizza la sede dell’azienda Unilever ad Amburgo FEDERAZIONE ORDINI ARCHITETTI P.P.C. EMILIA ROMAGNA I E GO GREEN

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La nostra azienda è presente sul mercato da oltre quarant’anni e si occupa della lavorazione di marmi, graniti, quarzie quarziti, pietre per l'edilizia e l'arredamento. Il nostro laboratorio è dotato di macchinari tradizionali e all’avanguardiae di impianti a controllo numerico ad alta precisione, i quali ci consentono di effettuare qualsiasi tipo di lavorazione,anche complessa, con costi e in tempi molto competitivi. Crediamo fortemente che la specializzazione nel settore delmarmo con macchine tecnologicamente all’avanguardia e uomini capaci, costituisca la risposta migliore alla richiestadi un prodotto che si caratterizzi sempre più per gli alti contenuti di qualità e finitura.

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“QUANDO LA MAESTRIADI UN ARTIGIANO PUÒ

DONARE UNA NUOVA VITAALLA MATERIA!”

L’ARTE DEL RIUSO

Oggi la scala occupa uno spazio importante nell’arredo d’interni ed è spessoprotagonista degli ambienti più in vista della casa. I materiali costituiscono il pregioe l’esclusività di un progetto, a questo scopo diamo risalto al legno massello.La Battistini Scale garantisce la peculiarità di realizzare scale “su misura” epersonalizzate, sia nel design che nell’utilizzo dei materiali.L’Azienda nasce più di 40 anni fa, da allora ha sempre costruito in modoartigianale, scale per interni,maturando una profonda esperienza e professionalitànel settore. La realizzazione di un progetto può disporre di materiali di variogenere, quali; legno, ferro, acciaio inox, vetro ecc. Il cliente riceverà un servizio diattenta progettazione, effettuata tenendo conto dell’ambiente nel quale la scalaandrà a collocarsi, sarà consigliato nella scelta del modello più adeguato, oltre allascelta del legno e di ogni altro dettaglio.La Battistini Scale si occuperà di ogni cosa; dal sopralluogo all’elaborazione delprogetto, dalla costruzione della scala al montaggio in loco; il tutto con il nostropersonale interno altamente qualificato. Il 50% del merito, per il completamentodi un’opera di successo, è da attribuire al montaggio della stessa. Forti di questaconvinzione, affidiamo unicamente al nostro personale interno il compito dellaposa in opera a regola d’arte delle scale, che viene curata direttamente sulcantiere con le attrezzature adeguate e con un attento lavoro di adattamento deipezzi, fino a completamento dell’opera.

“OGNI SCALA È UN PEZZO UNICO”

Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Bolognaal numero 8109 del 13 ottobre 2010

Anno 1 numero 0 ottobre 2010

Direttore EditorialeAlessandro Marata

Direttore ResponsabileMaurizio Costanzo

CaporedattoreIole Costanzo

Coordinamento di RedazioneCristiana Zappoli

Art DirectorLaura Lebro

Responsabili MarketingMario Pompilio, Zenon J. Wojciechowski

Comitato ScientificoWalter Baricchi (Presidente Ordine ArchitettiP.P.C. della provincia di Reggio Emilia)Benito Dodi (Presidente Ordine Architetti

P.P.C. della provincia di Piacenza)Vittorio Foschi (Presidente Ordine ArchitettiP.P.C. della provincia di Forlì-Cesena)

Claudio Gibertoni (Presidente Ordine ArchitettiP.P.C. della provincia di Modena)

Alessandro Marata (Presidente Ordine ArchitettiP.P.C. della provincia di Bologna)

Gianni Pirani (Presidente Ordine ArchitettiP.P.C. della provincia di Ferrara)

Roberto Ricci (Presidente Ordine ArchitettiP.P.C. della provincia di Rimini)

Alessandro Tassi Carboni (Presidente OrdineArchitetti P.P.C. della provincia di Parma)

RedazioneLorenzo Berardi, Antonello De Marchi,

Silvia Di Persio, Enrico Guerra,Angela Mascara, Marcello Rossi, Alessandro

Rubi,Carlo Salvini, Federica Setti,Paolo Simonetto, Gianfranco Virardi

Hanno collaboratoManuela Garbarino, Marilena Giarmanà,

Emilia Milazzo, Marco Zappia

StampaCantelli Rotoweb - Castel Maggiore (Bo)

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Via Filippo Argelati, 19 - 40138 BolognaTel. 051.343060 - www.koreedizioni.it

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GALLANI ARREDAMENTI s.n.c.Strada della Repubblica, 80D - 43121 PARMA

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Collaborazione e consulenza nella progettazioneCommercializzazione e produzione di arredamenti per case, uffici e spazi commercialiLaboratorio di falegnameria altamente specializzato con centro di lavoro computerizzato

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FARM HOUSE, OPPLAND, NORVERGIAProgetto di gruppo Jarmund / Vigsnæs AS Architects MNAL

Verso un’architettura etica e sostenibile di Alessandro Marata

Nella vecchia fattoria...16

TREE HOTEL, HARADS, LAPPONIA SVEDESEProgetto di Mårten Cyren e Gustav Cyrén, Marge Arkitekter,Thomas Sandell, Tham & Videgård Arkitekter, Bertil Harström

Progettare nella foresta18

NTU-ADM, NANYANG , SINGAPOREProgetto di CPG Corporation

La scuola sotto il giardino20

EDIFICIO UNIFAMILIARE PF, PERGINE, ITALIAProgetto di Elisa Burnazzi, Davide Feltrin e Paolo Pegoretti

Bioclimatica in Valsugana22

ART FOREST, MARIBOR, SLOVENIAProgetto di 2A+P/A e Andrea Branzi

Uno spazio dedicato all’arte24

Assegnato all’architetto spagnolo Luís Carrilho Da Graçaper il museo del sito archeologico di Praça Nova

Il Piranesi Prix de Rome26

Il premio “JENCKS AWARD” quest’anno andrà all’architetto statunitenseLa versatilità di Steven Holl28

VISUAL SCREEN

BIBLIOTECA CIVICA SAN GIORGIO, PISTOIA, ITALIAProgetto di Pica Ciamarra Associati(Massimo Pica Ciamarra, Luciana de Rosa, Claudio De Martino)Collaboratori Federico Calabrese, Angelo Verderosa,Franco Archidiacono2001 - 2007

Fabbrica di cultura40ARCHITETTURA

EDITORIALE

sommario

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Viale Piemonte, 12 - 47838 RICCIONE (RN)Tel. 0541.640325 - Fax 0541.664829

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“CASA SULLA MORELLA”, CASTELNOVO SOTTO, REGGIO EMILIAProgetto di “cittàarchitettura” di Andrea OlivaCollaboratori Arch. Luca Paroli, Ing. David Zilioli2007 - 2009

In mezzo al verde46

BTEK, DERIO, SPAGNAProgetto di Gruppo Architetti ACXTDesign Team Gonzalo Carro & ATHOS2007 - 2009

Piramide Spagnola56

NUOVO PALAZZO DI GIUSTIZIA, AREZZOProgetto di Studio Nicoletti Associati2001 - 2007

Sinuoso brise soleil64

ACADEMY OF SCIENCES, SAN FRANCISCO, CALIFORNIAProgetto di Renzo Piano Building Workshop2005 - 2008

In simbiosi con la natura78

SEDE DELLA UNILEVER, AMBURGO, GERMANIAProgetto di Behnisch ArchitektenTeam Stefan Behnisch, David Cook, Martin Haas2006 - 2009

In trasparenza88

Schindler Award 2010 - SITE - Led Show - ContractworldSettimana della BioArchitettura - I Saloni Milano a New York - Salonedell’Arte e del Restauro - Expoedilizia - Frank O. Gehry dal 1997Mario Botta - Convegno: Città storica, periferia, territorio

Conoscere architettura e design101

Intervista a Marco MuscogiuriNuove strategie di pianificazione culturale105

Un cambiamento di paradigma di Mario Cucinella72

Intervento di Massimo Pica Ciamarra, Cettina GalloFrammenti sparsi di un codice bio/eco74

DA VEDERE

MUTAZIONI

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“La nostra storia, la nostraesperienza... in una nuova veste”

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Una decina di anni fa Norberto Bobbio, professoreemerito, storico, politologo e filosofo, osservava che,con il passare degli anni, i suoi scritti erano semprepiù caratterizzati da qualcosa che si poteva definireuna “curvatura etica” del pensiero, nell’accezionekantiana del dovere. Nel mondo contemporaneol’etica del dovere è divenuta sinonimo di etica dei dirittie delle regole. Il moderno concetto di sostenibilitàfonda le sue basi sul concetto etico dei diritti e deidoveri a tal punto che la sua definizione più sinteticaed efficace enuncia che una azione è sostenibilequando noi riusciamo a soddisfare i nostri bisognisenza diminuire la capacità, per i nostri figli, disoddisfare i loro. Vale a dire: è un nostro dovere agiresenza limitare i diritti degli altri, presenti e futuri.Nel 1921, ottant’anni prima di Bobbio, Le Corbusierscriveva Verso un’architettura, uno dei suoi saggi piùinteressanti, nel quale poneva le basi per un correttomodo di costruire. Forse oggi scriverebbe Versoun’architettura etica e sostenibile. È infatti divenutairrinunciabile, per l’architetto, la necessità di porsicome fondamentale punto di riferimento le questionidella sostenibilità. L’architetto deve volgere lo sguardoe la sua opera verso una architettura etica esostenibile e deve agire affinché questo processo siinneschi anche per il committente, l’imprenditore, ilmondo della produzione, l’amministratore pubblico.Nel 2004 il Consiglio degli Architetti d’Europa haelaborato un documento, chiamato Architettura equalità della vita. 21 messaggi chiave per il 21°secolo. In questo sintetico documento:- si dichiara che l’architetto europeo si impegna amettere in atto gli obiettivi dell’Agenda di Lisbona,che mira a fare dell’Unione Europea l’economiafondata sulla conoscenza più concorrenziale epiù dinamica del mondo;- si richiama l’importanza dell’investire nella ricerca;- si chiede che le politiche pubbliche si sforzino digenerare una filosofia della valutazione della qualitàdelle costruzioni e degli spazi pubblici;- si parla di sostenibilità e dello strumento delconcorso, indispensabile per il raggiungimentodella qualità del progetto di architettura;- si parla delle legittime aspirazioni dei cittadini;- si enuncia il concetto di responsabilità condivisaper la qualità dell’ambiente urbano;

- si dichiara che l’architettura è un elementofondamentale della storia, della cultura edell’ambiente vissuto di ciascuno dei paesi europei:essa rappresenta uno dei modi di espressioneartistica essenziali nella vita quotidiana dei cittadinie costituisce il patrimonio del futuro.Per responsabilità etica dell’architetto si deveintendere un corretto atteggiamento attivo versoil committente, l’imprenditore e l’amministratorepubblico. Questi, che possiamo definire gli attoriprotagonisti del processo edilizio, devono essereeducati e istruiti dall’architetto che, ovviamente,è più preparato in questo campo.Il campo è quello della progettazione degli spazi,dell’innovazione tecnologica, del risparmio energetico,del contenimento dei fattori inquinanti, dei criteri peril comfort, più semplicemente, dell’architettura.Umberto Galimberti, in Questioni etiche. Nuovicomportamenti, scrive che oggi, nell'età della tecnica,agire e fare sono parole molto importanti per i destinidell'etica e le sorti dell'uomo. L'uomo tecnologicoè sempre meno nelle condizioni di agire, ossia dicompiere azioni in vista di uno scopo da lui scelto, edè sempre più costretto a fare, ossia a compiere azionidescritte e prescritte, di cui può anche non conosceregli scopi e, nel caso li conosca, non ne è comunqueresponsabile. In questo modo chi opera èresponsabile solo delle modalità del suo lavoro, nondella sua finalità. Questa modalità, che dalla culturatecnologica viene definita button pushing, sottraeall'etica il principio della responsabilità personale.Alla domanda “Cosa ha provato quando sganciò labomba atomica su Hiroshima?" il pilota rispose:"Niente. Quello era il mio lavoro". Il filosofo tedescoHans Jonas, poco più di vent'anni fa, scriveva ilsaggio Il principio di responsabilità. Un'etica per laciviltà tecnologica, nel quale osservava come l'uomo,per la prima volta nella storia, fosse diventato per lanatura più pericoloso di quanto la natura fosse per lui.Ponendosi al centro tra il principio speranza di ErnstBloch e il principio di disperazione di Gunther Anderstentava di coniugare in un modello unitario l'eticauniversalistica e il realismo politico-economico.Interessante è anche il concetto proposto da MichelSerres. Se Jonas difende il diritto etico della natura,Serres osa di più. Nel suo saggio Il contratto naturale

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editoriale

ETICA E SOSTENIBILEVERSOUN’ARCHITETTURA

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egli conferisce alla natura lo status di soggetto didiritto: se vogliamo che la vita continui, dobbiamocapovolgere l'ottica antropocentrica classica estipulare un contratto naturale, in cui i due soggettisono l'uomo e la natura. Anche questo è un concettoche sta alla base della moderna concezione dellasostenibilità ambientale, tecnica e sociale.Queste sono le basi dell'ecologia profonda che vuolestabilire regole, diritti e doveri. L'importante è peròche questa base non ceda alle sirenedell'antiumanesimo e dell'antimodernismo. Econsiderato che l'Italia ha un'anima profondamenteantiscientifica, il pericolo è reale. Non a caso UmbertoVeronesi ha proposto un'Alleanza per la scienzae una Authority europea. E non possiamo checoncordare con Willard Quine che richiamaval’attenzione sul fatto che la tradizione, a volte,fornisce valori che consentono di evitare di doverdecidere. Tutto ciò, unito alla tradizionale akrasìaitalica, la debolezza del volere che ci spingea compiere, a volte, scelte in disaccordo con ciòche riteniamo sia un bene per noi, unitamente allasindrome nimby, ha provocato e continua aprovocare molti danni in Italia. Particolarmente attualeè l’opera di Avishai Margalit con le tesi esposte neLa società decente, libro nel quale sostiene che unasocietà, ancor prima che giusta, deve evitare diumiliare e mettere in difficoltà i propri membri. Edeve essere tale anche nei confronti di coloro chenon sono ancora, ma lo saranno, titolari di diritti.A proposito della partecipazione è utile ricordareil teorema del premio nobel David Kahneman che,a proposito dell'homo tecnologicus, conargomentazioni laiche, non religiose, ci ricorda che lafelicità non dipende solo dalla ricchezza, ma anchedalla possibilità di poter decidere su molte questioni,che poi vuole dire democrazia diretta. Kahneman,proseguendo l'opera di Jeremy Bentham e diCesare Beccaria, ridefinisce il concetto illuministaconosciuto come principio della pubblica felicità:laddove si partecipa di più le persone dichiaranomaggior soddisfazione. E infatti in Europa, il popoloitaliano, lamentoso e rancoroso, si piazza malissimoanche sotto il parametro della felicità. Rafforzaquesta argomentazione il filosofo Philip Pettit che aidue classici concetti di libertà ne aggiunge un terzo.La prima, la libertà negativa afferma che io posso faretutto quello che la legge non mi vieta, ad esempioessere maleducato. La seconda, la libertà positiva,dice che io non posso fare tutto quello che voglio,anche se non è un reato, ma una certa parte dellecose che voglio. Il terzo concetto di libertà concerne,infine, la possibilità per un cittadino di partecipare allavita pubblica e di avere, seppure in piccola misura,potere decisionale. Finalmente oggi, grazie alpensiero di tante menti eccellenti, ma soprattutto a

causa dei nuovi problemi ambientali e sociali, siamogiunti nell’epoca di quella che possiamo definire unaalleanza operazionale tra natura e tecnologia. Letecnologie ecologicamente sostenibili, che lavoranoper l’ambiente e non contro di esso, cominciano adessere considerate finalmente un valore culturale.Per comprendere questo tipo di pensiero dobbiamoconsiderare l’architettura secondo una visioneolistica: un organismo il cui insieme è un tuttosuperiore alla somma delle sue parti, che è in gradodi riconoscere, metabolizzare, entrare in empatia conl’ambiente e le sue risorse e che ci aiuta a essereconsapevoli e a riflettere sui limiti ambientali quali ladiminuzione delle risorse, lo smaltimento dei rifiuti,il progressivo e veloce aumento delle fonti diinquinamento. Fare architettura, oggi, impone regoledi carattere etico ineludibili. Parlando di etica dellaprofessione intendo dire che l’architetto assume sudi sé - deve assumere con il suo lavoro - una granderesponsabilità, non solo di tipo normativo, ma anchee soprattutto di tipo morale. Delle responsabilità ditipo normativo l'architetto ne risponde di fronte allalegge; di quelle ci importa poco. La responsabilitàcui mi riferisco riguarda questioni quali: efficienzaenergetica del sistema edilizio nel suo complesso,che significa riduzione al minimo dell’inquinamento,riduzione dello spreco di acqua, durabilità nel tempodei sistemi tecnologici, certificabilità prestazionale deimateriali, raggiungimento del miglior comfort abitativopossibile, fisiologico e psicologico. Con laconsapevolezza che un'architettura, a parte pochicasi, è sempre pubblica, se non nella proprietà enell'uso, almeno nella percezione. Renzo Piano,alla consegna del premio Pritzker, il Nobel perl'architettura, dichiarava che fare architettura è fornireun servizio. Progettare e costruire significa produrrecose che servono. Ma l’architettura è un’artesocialmente pericolosa, perché è un’arte imposta.L’architettura non dà scelte all’utente imponendo,a volte, un’immersione totale nell'errore e nell'orrore:questa è una responsabilità grave anche nei confrontidelle generazioni future. La responsabilitàdell’architetto riguarda anche questioni quali ilrispetto e la conoscenza delle tradizioni, ma, allostesso tempo, la consapevolezza di operare nel terzomillennio e di saper sfruttare in positivo i contenutiinnovativi che la nostra epoca e la nostra tecnologiaci consentono di utilizzare. Rispetto per il passato,quindi, ma, anche e soprattutto, rispetto econoscenza del futuro. Andando finalmente nelladirezione corretta, evitando le facili tentazioni delgreen-washing, progettando seriamente, ricercandola right-tech, la giusta tecnologia, dopo averindividuato la propria personale curvatura morale,in modo etico e sostenibile.

di Alessandro Marata

editoriale

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CEA

CEA di Berti Moris

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Nel cuore della Norvegia, in una pittoresca contea, Op-pland, ricca di scorci naturali, una giovane coppia di sto-rici con due bambini, avendo ereditato una vecchia fat-toria sul lago Mjøsa, si è rivolta al gruppo Jarmund / Vig-snæs AS Architects MNAL, di Oslo, per affrontare la ri-strutturazione con un approccio a metà tra il rispetto del-le tradizioni locali e l’innovazione architettonica ed eco-logica. Il gruppo di architetti norvegese ha impostato tut-to il lavoro sulla gestione degli spazi con soluzioni fun-zionali. Affidandosi, per la scelta dei materiali, al tipico gu-sto norvegese, lo studio ha confermato come priorita-rio l’uso del legno, in questo caso di recupero, e la pre-senza di grandi superfici vetrate, per assicurare all’internodegli ambienti la più alta quantità di luce naturale.

L’eredità consta di due costruzioni in condizioni parti-colarmente gravi, in particolar modo il granaio quasi di-strutto e piuttosto malandato che è stato completamentedemolito e ricostruito, poiché la struttura portante risul-tò essere in pessime condizioni. Tuttavia vari elementi li-gnei, nonostante i 100 anni, risultarono di ottima quali-tà e perciò sono stati usati per il rivestimento e gli spa-zi esterni della nuova costruzione. Le superfici vetrate,con infissi in alluminio, sono alquanto irregolari, ma nel-la loro impostazione consentono di sfruttare al massimol’illuminazione dell’esterno, soprattutto in quelle sezioni nongestibili con aperture simmetriche. Vetrate, aperture, tet-toie e terrazze sono state posizionate in modo da sfrut-tare al massimo il calore del sole e, ovviamente, per va-lorizzare i punti panoramici con vista sul lago. L’isolamentodelle pareti, del tetto e delle fondamenta ha richiesto, perevitare dispersioni, uno studio alquanto dettagliato. Il ri-scaldamento dell’intero edificio, invece, integra ad una stu-fa a legna un sistema a pavimento ad acqua. L’abitazio-ne varia di dimensione verso sud, proprio per far sì cheil sole basso, tipico della stagione fredda possa entrarenella costruzione. La serra, invece, è stata studiata e im-postata in modo tale da funzionare come collettore di ca-lore nelle ore invernali e luogo refrigerante durante le oreestive. I materiali scelti, sia nel piano superiore riservatoai bambini, sia quello inferiore organizzato per la vita de-gli adulti, sono eco-compatibili. (di Andrea Giuliani)

Sopra: la casa vistadall’esterno. Il granaio,piuttosto malandato, èstato completamentedemolito e ricostruito.Sotto: prospetto principale

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NELLA VECCHIA FATTORIA...

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RECUPERO DI UN VECCHIO GRANAIO E UTILIZZO DI MATERIALI RIGOROSAMENTE ECO-COMPATIBILI

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A luglio di quest’anno, ad Harads, sul Mar Baltico, nel-la Lapponia svedese, sono state inaugurate le prime quat-tro stanze (entro la fine del 2010 ce ne saranno 6) e lasauna del Treehotel, il primo hotel al mondo costruito su-gli alberi. Mårten Cyren e Gustav Cyrén, Marge Arkitek-ter, Thomas Sandell, Tham & Videgård Arkitekter, BertilHarström, sono i cinque studi di architettura ad aver ri-cevuto l’incarico di progettare le sei particolarissime stan-ze disposte intorno all’albergo Brittas Pensionat, aper-to dagli stessi proprietari del Treehotel cinque anni fa. Ol-tre alle camere e alla sauna, il Treehotel comprende an-che una sala per colazioni e conferenze che può ospi-tare 12 ospiti. Le stanze variano tra i 15 e i 30 metri qua-drati e distano dal suolo tra i 4 e i 6 metri. Sono costruitein gran parte con legno ad eccezione di una che ha lafacciata in vetro. Sono poste tutte sopra degli alberi dipino e vi si può accedere in alcuni casi tramite una ram-pa, in altri attraverso delle scale robuste. Un paio di stan-ze saranno dotate anche di scale elettriche retrattili. Duestanze sono doppie, le altre hanno 4 letti e sono quindiideali per le famiglie. La zona notte è separata dalla zonagiorno, sono tutte dotate di toilette e lavandino con si-stema di carico e scarico dell’acqua e di servizi igienicieco-compatibili. Ognuna è caratterizzata da un proprio

design particolare, sia per la forma che per l’arredamentoe l’illuminazione, coerentemente col tema prescelto e svi-luppato dall’architetto. Le strutture sono state prima rea-lizzate a terra e solo successivamente posizionate sul-l’albero per gli ultimi ritocchi. Le stanze sono armonio-samente integrate nella natura e completamente im-prontate ai valori dell’ecologia. I proprietari hanno cercatocon questo albergo di mostrare un modo diverso di rap-

portarsi alla foresta e di godere delle bellezze naturali diquesta zona della Svezia. L’albergo rimarrà aperto tut-to l’anno, in modo da dare la possibilità agli ospiti di go-dere della bellezza di tutte le stagioni, compreso il pe-riodo invernale, quando la temperatura esterna può scen-dere fino a -30°C, che nasconde un fascino estrema-mente particolare.Ciascuno degli ambienti è dotato di un sistema di ri-scaldamento elettrico a pavimento, alimentato da una ri-sorsa rinnovabile. L’obiettivo finale è di costruire in tota-le 24 casette in un periodo di 5 anni. I promotori di que-sta iniziativa eco-ricettiva raccontano di avere avuto l'ispi-razione a seguito della visione del film-documentario Trä-dälskaren (in svedese amante degli alberi) del regista Jo-nas Selberg Augustsen, film nel quale si racconta di treuomini che si allontanano dalla vita delle città per tornarealle loro radici costruendo insieme una casa sugli albe-ri, un modo di ritornare al vero senso dell'umanità in rap-porto stretto con la natura da cui tutti proveniamo.La Mirrorcube è una delle due stanze doppie dell’ho-tel ed è stata progettata dallo studio Tham & VidegårdArkitekter. È una struttura di alluminio leggero appesa in-torno al tronco dell’albero: un box dalla pianta quadra-ta (4x4 metri) rivestito di vetro. Le pareti esterne rifletto-no quindi l’ambiente che le circonda e il cielo, trasfor-

18 ARCHILINE

PROGETTARE NELLA FORESTA

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IN SVEZIA È STATO INAUGURATO IL PRIMO ALBERGO INTERAMENTE COSTRUITO SUGLI ALBERI

A fianco: The Cabin, lastanza progettata dallostudio Mårten e GustavCyren: al di sotto di unaspaziosa piattaforma èsospesa la camera similead una capsula

Sotto: la stanzadenominata Mirrorcube.Le pareti esterne riflettonol’ambiente che le circonda.Nella pagina a fianco:Blue Cone, semplicenel design e costruitacon materiali leggeri

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mando la stanza in un rifugio nascosto. L’interno è fattodi compensato e le finestre offrono una vista a 360° del-la natura. L’esterno è rivestito con un pellicola infrarossavisibile solo agli uccelli, per evitare che vi sbattano contro.The Cabin è la stanza ideata dallo studio Mårten Cyrene Gustav Cyrén, anche questa con due letti. I due archi-tetti hanno individuato il luogo ideale per la loro camera inun punto abbastanza alto della foresta caratterizzato daun pendio che offre una splendida vista sulla valle del fiu-me Luleå. L’idea nasce sicuramente da un approccio oriz-zontale: una passerella che conduce ad una spaziosa piat-taforma al di sotto della quale è sospesa la camera, simi-le a una capsula o a una cabina. Per la facciata sono sta-te usate, in modo decisamente originale, strutture utilizzateper gli esterni di camion e roulotte.Bertil Harström ha creato la stanza The Nest, giocando suun forte contrasto tra interno ed esterno. La costruzioneappare come un grande nido, con le finestre nascoste dauna rete di rami. All’interno si nasconde una camera dal de-sign moderno ai cui muri sono appesi pannelli decorati.E sempre Bertil Harström ha ideatoUfo, la realizzazione delsogno di molti: salire a bordo di una navicella spaziale. Este-riormente la casetta appare infatti come tale, con le fine-stre a forma di oblò e la tipica forma degli UFO, all’internola stanza è comodissima e disposta su livelli diversi.A room with a view dei Marge Arkitekter, e Blue Conedi Thomas Sandell, sono le ultime due stanze dell’hotel.La prima offre ai suoi ospiti tre differenti vedute del pano-rama circostante. I tre differenti volumi che la formano sonovicini l’uno all’altro: la sala da pranzo si affaccia su un pa-norama caratterizzato dallo scorrere del fiume, la came-ra da letto sulla foresta e il bagno offre una splendida ve-duta del cielo. La stanza è completata da una terrazza sultetto. La Blue Cone è costruita invece su un terreno dal-l’accesso difficile e per questo richiede semplicità e leg-gerezza di materiali e design. Vi si accede da un ponte edè una costruzione in legno, ideata partendo dal presup-posto che il sogno di vivere su un albero non ha bisognodi nient’altro che questo. (di Cristiana Zappoli)

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Nanyang Technological University School of Art, Designand Media (NTU-ADM) di Nanyang a Singapore, proget-tato da CPG Consultans, è un nuovo istituto d’eccellen-za, un progetto all’avanguardia nell’area dell’architetturabioclimatica. L’edificio, con i suoi tre corpi curviformi e in-trecciati tra loro, si inserisce armoniosamente nel lotto. Trecollinette che si integrano con la valle boscosa che gra-vita intorno al triplice edificio. Il tetto della struttura è untetto giardino e il compatto strato vegetativo, ricoprendolototalmente, garantisce all’interno il giusto microclima. Ècompletamente rivestito d’erba di matrella di zoysia, o erbadi Manila, che si sviluppa come erba ornamentale ed è usa-ta per la formazione di tappeti erbosi in particolar modosui campi da golf in Asia, Europa e America. L'acqua pio-vana raccolta dai tetti e incanalata in un serbatoio vienepoi usata per l’irrigazione dello stesso tappeto erboso.Due dei tre blocchi generano una corte d’accesso allascuola, da cui si accede a un ampio atrio, luogo d’avviodi tutti gli elementi di collegamenti verticali e orizzontali del-la struttura. Mentre i corridoi raddoppiandosi includonozone di mostra adeguate all’esposizione di materialicreativi degli allievi. Gli interni hanno un’impostazione taleda generare un'atmosfera informale, amichevole e pia-cevole, adatta a piccoli gruppi che si riuniscono. Una pe-culiare caratteristica di questa costruzione è la trasparenza,collegamento visuale tra l'interno e l’esterno. In ragionedel fatto che questa è una scuola d’arte, i progettisti han-no deciso deliberatamente di lasciare molte superfici nonfinite, allo stato grezzo. Superfici che suggeriscono e chie-dono agli allievi d’arte di usarle come tabelloni per espri-

mere la loro creatività. L'illuminazione gioca una funzio-ne importante in questa costruzione. Le ampie vetratementre lasciano entrare la luce naturale adatta agli studie alle gallerie proteggono gli ambienti interni dal calore tro-picale presente in quelle terre. L’espediente della faccia-ta, insieme alla copertura-giardino, garantisce la salubri-tà degli ambienti interni raffrescati anche dall’ampiospecchio d’acqua presente nella corte curviforme. Arti-ficio che permette annualmente di abbattere i costi del con-dizionamento degli ambienti. Nelle ore serali la costruzionesi illumina e la trasparenza acquisisce tutt’altra valenza,per un luogo scelto dagli studenti anche in ore lontane dal-le lezioni didattiche. (di Gianfranco Virardi)

LA SCUOLA SOTTO IL GIARDINO

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UNA NUOVA SCUOLA A SINGAPORE. COSTRUITA APPLICANDO I PRINCIPI DELLA BIOCLIMATICA

Nelle foto: il tetto giardinodella nuova scuola diSingapore. Il compattostrato vegetativo creaall’interno il giustomicroclima e garantiscela salubrità degli ambienti

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INTERVISTA A ELISA BURNAZZI

Progettare questa struttura secondo i principi bio-climatici è stata un’esplicita richiesta del commit-tente o un suggerimento da parte dei progettisti?La principale richiesta del cliente era quella di ottene-

re una costruzione in legno a risparmio energetico. E noitre progettisti (Elisa Burnazzi, Davide Feltrin e Paolo Pe-goretti) lavoriamo nel campo dell’architettura a risparmioenergetico. Ci siamo formati come esperti CasaClimapresso la Provincia di Bolzano. Un edificio dovrebbe es-sere in grado di limitare o anche eliminare totalmente i con-sumi delle differenti fonti energetiche non rinnovabili. Do-vrebbe inoltre distinguersi per un elevato benessere abi-tativo. Infine, dovrebbe essere capace di beneficiare del-le fonti energetiche rinnovabili. In particolare, a causa del-la forma del lotto, casa PF doveva avere necessariamenteil prospetto principale orientato a sud-ovest. Questo po-teva costituire un problema in estate, a causa dell’ec-cessivo surriscaldamento. Si è ovviato con opportuni ac-corgimenti planimetrici, movimentando la facciata con del-le logge, capaci di fornire, attraverso la loro geometria,un ottimo ombreggiamento.

Per garantire unaminore dispersione termica qua-li criteri sono stati adottati?L’edificio è una struttura mista con parti in acciaio e par-

ti in prefabbricato di legno: l’involucro edilizio è caratte-rizzato da elementi ad alta prestazione energetica. Adesempio le pareti esterne sono in pannelli di legno (XLAM)con isolamento in fibra di legno.Che importanza ha per lei il benessere psico-fisicodegli abitanti nel progetto bioclimatico?Credo di interpretare anche il pensiero di molti colle-

ghi, quando dico che il benessere psico-fisico degli abi-tanti è la prima finalità di ogni buona architettura. Oltrealla temperatura, all’umidità, alla qualità dell’aria e ai fe-nomeni sonori, per gli ambienti interni ha grande im-portanza la luce, sia naturale che artificiale. In questo edi-ficio la luce del sole entra attraverso grandi aperture, chefanno da cornice al paesaggio circostante.

In alto: immaginedi una delle logge chemovimentano la facciata evi procurano un adeguatoombreggiamento. Ilrivestimento della partesuperiore dell’edificio ètutto in legno di larice.In basso: planimetriadel primo livello.(www. burnazzi-feltrin.it)

BIOCLIMATICA IN VALSUGANA

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BURNAZZI - FELTRIN E PEGORETTI HANNO PROGETTATO UN EDIFICIO UNIFAMILIARE SOSTENIBILE

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In che misura l’edificio si adatta alle condizioni am-bientali esterne e alle esigenze dei suoi abitanti?Posso dire che questo è un edificio efficiente, ma flessibi-

le. È affidabile come una macchina, ossia raggiunge attra-verso grandi prestazioni i risultati voluti. Ad esempio in invernodisperde quantità minime di calore, ma nello stesso tempolascia, ai suoi abitanti, la libertà di scegliere di modificare glispazi e le condizioni ambientali interne a loro piacimento.Che tipo di impianti utilizza l’edificio?Il riscaldamento dell’intera abitazione, che è l’ampliamen-

to di un edificio esistente, è assicurato attraverso una caldaiaa gas, del tipo a condensazione. La regolazione della tem-peratura di caldaia e della temperatura fornita ai corpi scal-danti (pavimento e pareti radianti nella parte ampliata e ra-diatori in acciaio, nella parte esistente) avviene in funzione del-la temperatura dell’aria esterna. La ventilazione ad alto ren-dimento è impiegata come scambiatore e recuperatore di ca-lore tra l’esterno e l’interno, mentre l’acqua calda sanitariaè fornita dal solare termico.È stato fatto un calcolo di quanto risparmio energeticoapporterà questa impostazione del progetto?Sì, per quanto riguarda il riscaldamento invernale, secon-

do la classificazione CasaClima, la parte di costruzione re-lativa al solo ampliamento è approssimativamente una “A”,ossia un edificio che consuma meno di 30 kwh/mq anno.La logica della sostenibilità è stata applicata anche al-l’interior design di questo edificio?Negli interni sono stati utilizzati materiali attenti all’ambiente

e alla salute dei suoi abitanti. Ad esempio il vetro, utilizzatonelle pareti e negli arredi che dividono gli spazi interni, è unmateriale riciclabile oltre che essere estremamente igienico.Il legno di larice, che è un’essenza con una buona reperibi-lità e dalle buone prestazioni tecniche, è stato utilizzato siasui pavimenti che sulle pareti nonché per i mobili.Il particolare rivestimento esterno è legato unicamentead una ricerca formale?L’utilizzo del legno in questo edificio ha svariate motivazioni.

Innanzitutto volevamo legarci all’architettura rurale trentinadove il legno è stato utilizzato fin da epoche lontanissime. Inol-tre volevamo ottenere un effetto al contempo massivo e fil-trante: il primo nei confronti dello spazio, il secondo nei con-fronti della luce. Come essenza abbiamo utilizzato il larice,che è in uso ancora oggi in moltissime costruzioni, ad esem-pio nei balconi. Ci piaceva l’idea che l’edificio cambiasseaspetto nel tempo, divenendo grigio e per ottenere questoeffetto il legno non ha subito alcun trattamento.Nella stagione estiva che tipo di impianto è stato scel-to per il raffrescamento?Dal punto di vista impiantistico, sia d’estate che d’inverno,

è la ventilazione ad alto rendimento il sistema prioritario. Spes-so se ne parla molto, ma non è facile trovarla a meno che nonsi tratti di una casa passiva. Oltre che per ottenere un migliorecomfort ambientale interno, la ventilazione ad alto rendimentocontiene la dispersione termica annuale. È impiegata comescambiatore e recuperatore di calore: l’aria prima di essereimmessa passa in un tubo nel terreno dove si può preriscal-dare in inverno e preraffrescare in estate. (di Iole Costanzo)

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Art Forest. Un’ipotesi di museo, progettato dal gruppo ro-mano 2A+P/A e da Andrea Branzi. È un nuovo conteni-tore per l’arte del XXI sec. ideato per un concorso a Ma-ribor in Slovenia. La suggestione che domina questo pro-getto è quella di una foresta di pilastri invadente gli spa-zi vuoti della città. Uno spazio pubblico coperto da ungrande soffitto trasparente: «L'idea era proprio quella dicreare un bosco denso, dove i visitatori si sarebbero po-tuti immergere come in una grande foresta artificiale e tec-nologica», afferma Matteo Costanzo, uno degli architet-ti del gruppo 2A+P/A. Allestire un museo o costruirlo exnovo, richiede particolare attenzione, poiché il conteni-tore influenza, quasi in modo irreversibile, l’esposizionestessa. Nel caso di Art Forest , lo spazio è stato pensa-

to per ospitare l’arte contemporanea che esige grandispazi. Ma a ciò bisogna anche aggiungere che il progettodell’Art Forest di Maribor è duplice nella sua impostazione.È museo e parco. E pertanto presenterebbe una dupli-ce valenza espositiva: l’arte nella città e l’esposizione nelverde. La disposizione interna della struttura, comple-tamente fruibile, dovrebbe ospitare le principali funzionidestinate al pubblico (museo, caffetteria, bookshop, ri-storante e punto informazioni) su uno stesso livello, quel-lo di accesso, dove sono stati pensati due diversi androni:due grandi cortili di vetro microclimatizzati con giardininaturali, concepiti come due hall unite da un corridoio sot-terraneo con funzione di accesso anche per la parte mu-seale ipogea. L’intenzione del progetto sarebbe quella diprovare a fondere le attività del Nuovo Museo con quel-le della vita di tutti i giorni. Ecco perché l’intera struttu-ra è stata concepita come un dispositivo territoriale checerca di superare i limiti fisici dell’edificio. Il progetto var-ca la frontiera della ricerca architettonica non figurativa,e pone la struttura al di fuori della tradizione compositi-va. «Non essendo una scatola chiusa - aggiunge Mat-teo Costanzo - ma solo una grande copertura, non esi-sterebbe il pericolo di un effetto serra e l'aria attraver-serebbe liberamente i diversi ambienti sottostanti, men-tre il solaio di chiusura oltre a garantire protezione dai variagenti meteorici ha anche funzione di schermatura so-lare». Gli alberi, gli elementi verticali portanti, sono statipensati per poter contribuire allo sfruttamento passivo

Sopra e sotto: renderingche comunicano lasuggestione del progetto:una foresta di pilastricoperta da un soffittotrasparente. A destra: lospaccato assonometricoevidenzia la distribuzioneinterna e i due grandi cortili

UNO SPAZIO DEDICATO ALL’ARTE

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UN BOSCO DI PILASTRI DOVE I FUTURI VISITATORI POTRANNO MUOVERSI TRA MUSEI E RISTORANTI

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dell’energia solare ma anche come strutture indipendentiaccessibili al pubblico e utilizzabili come terrazze per even-ti o esposizioni. Alcuni dovrebbero fungere da supportiper i pannelli fotovoltaici mentre altri hanno funzione dicanalizzazioni per il sistema di raccolta delle acque me-teoriche che “riciclate” dovrebbero essere poi riutilizza-te per l’irrigazione delle sale verdi. Alberi funzionali chediventano emblemi della ricerca formale e tecnologica pro-iettata verso un futuro sostenibile. Uno degli obiettivi delprogetto sarebbe quello di creare un microclima con-trollato naturalmente e per far ciò «alcuni pini - spiega l’ar-chitetto Costanzo - sono stati pensati sia come caminidi ventilazione naturale sia come light pipes per il day li-ghting degli spazi ipogei». Il bosco artificiale coprirebbeil piano inclinato di via Koroška, strada che collega la cit-tà con il fiume Drava, «anche se - continua Matteo Co-stanzo - non ci sono legami di alcun tipo tra il museo eil fiume, che viene sfruttato solo e unicamente come sfon-do delle attività». Uno sfondo caratterizzato da argini ric-chi di vegetazione lussureggiante.L’ampio spazio pubblico, 10mila mq, dunque, dovreb-be configurarsi come una grande arena teatrale, men-tre quello sotterraneo dovrebbe essere organizzato in areefunzionali tenute insieme da un reticolo connettivo ap-positamente pensato per mantenere e ricostruire la con-tinuità tra le diverse parti. (di Gianfranco Virardi)

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Si è svolta a Roma e a Villa Adriana, l’Ottava Edizionedel Piranesi Prix de Rome, manifestazione organizza-ta dall’Accademia Adrianea di Architettura e Archeo-logia e promossa dall’Assessorato alle Politiche Cul-turali e Comunicazione del Comune di Roma.La manifestazione, voluta a Roma dall’AssessoreUmberto Croppi, è composta da due concorsi di ar-chitettura e museografia per l’archeologia. Uno riser-vato agli architetti professionisti e uno universitario ri-servato agli studenti laureandi e dottorandi delle scuo-le europee e d’Oltreoceano. Il primo settembre è sta-to assegnato il premio per professionisti, maturato al-l’interno di una Call Internazionale per architetture co-struite, attivata nel mese di aprile scorso dall’Accade-mia Adrianea, alla quale hanno partecipato importan-ti progettisti di profilo internazionale e di grande espe-rienza professionale che si sono riuniti a Roma, per unConvegno di due giorni (31 agosto e 1 settembre) te-

nutosi presso la sala convegni del Museo dell’Ara Pa-cis, confrontandosi sui temi del progetto architettoni-co per la valorizzazione del patrimonio archeologico.I diciotto progettisti confluiti a Roma e partecipanti allaCall, sono stati selezionati in una prima fase concor-suale, su 33 progetti pervenuti e successivamente in-vitati a presentare la loro “nomination” all’Ara Pacis. Traloro spiccano i nomi di Guido Canali, Andrea Bruno,Gianni Bulian, Cerri Associati, Tortelli e Frassoni, Pie-tro Reali, Luigi Franciosini, Mandara e Longobardi, Pier-luigi Grandinetti e David Palterer tra gli Italiani, e Gigone Guyer (Svizzera), Vasquez Consuegra (Spagna), Pa-

IL PIRANESI PRIX DE ROME

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ASSEGNATO A LUÍS CARRILHO DA GRAÇA PER IL MUSEO DEL SITO ARCHEOLOGICO DI PRAÇA NOVA

A sinistra: l’architetto portoghese João LuísCarrilho Da Graça, a cui è stato conferito, nelmese di settembre, il Piranesi Prix de Rome.Sopra: due foto della musealizzazione del sitoarcheologico di Praça Nova del Castello di SãoJorge, progettata dall’architetto portoghese

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redes e Pedrosa (Spagna), Rafael Moneo (Spagna) e JoãoLuís Carrilho Da Graça (Portogallo), tra gli stranieri.Le tre sessioni di nomination, di fronte al tutto esaurito del-l’Ara Pacis, hanno evidenziato attraverso la qualità mol-to alta delle proposte, lo stato del rapporto tra architetturae archeologia in chiave di valorizzazione del patrimonio,e allo stesso tempo la specificità di un ambito della pro-gettazione che è sempre più di nicchia e che richiede sen-sibilità e preparazione culturale e tecnica.La giuria, presieduta da Angelo Torricelli e composta daFrancesco Dal Co, Amedeo Schiattarella, Luca Basso Pe-ressut, Romolo Martemucci, Lucio Altarelli, Luigi Spinellie Pier Federico Caliari, ha stabilito di assegnare il premioalla carriera al celebre architetto spagnoloRafael MoneoVallès, già Pritzker Prize nel 1996, autore in particolare del-la realizzazione del Museo di Arte Romana di Mérida (Spa-gna, 1980 -1985) e il Piranesi Prix de Rome al portoghe-se João Luís Carrilho Da Graça, per la musealizzazio-ne del sito archeologico di Praça Nova del Castello di SãoJorge a Lisbona, realizzata nel 2008. La proclamazionee la cerimonia di premiazione si sono svolte l’ 1 settem-bre presso la Casa dell’Architettura del Comune diRoma, sede dell’Ordine degli Architetti. La prima parte del-la cerimonia è stata dedicata al premio alla carriera con-ferito a Rafael Moneo, con una prolusione di FrancescoDal Co e con interventi di Angelo Torricelli, Luca Basso Pe-ressut, Josè Maria Alvarez Martínez, Romolo Martemuc-ci e dello stesso Rafael Moneo. Prima dell’apertura uffi-ciale della mostra, si è passati alla proclamazione del vin-citore del Piranesi Prix de Rome 2010, João Luís Carril-ho Da Graça, architetto portoghese di cinquantotto anni,già premiato nel 2008 con il Premio Pessoa.Laureato alla ESBAL nel 1977, assistente presso la Fa-culdade de Arquitectura dell’Universidade Técnica di Li-sbona tra 1977 e 1992, Luís Carrilho Da Graça dal 2001è professore a contratto presso il Dipartimento di Ar-chitettura dell’Universidade Autónoma di Lisbona e, a par-tire dal 2005, dell’Universidade de Évora, ha svolto at-tività pedagogica in svariate facoltà, seminari, conferenzee semestri accademici.Ha ricevuto, inoltre, il premio dell’Associazione interna-zionale dei critici d’arte nel 1992 per il lavoro svolto e perla costruzione della Scuola Superiore di Comunicazio-ne Sociale; premio “Relação com o sítio”, menzioned’onore Associação dos Arquitectos Portugueses per laPiscina di Campo Maior (1993); Premio Secil (1994) perla Scuola di Comunicazione Sociale di Lisbona; Grandepremio della giuria “Fad” (1999) per il Padiglione “Con-hecimento dos mares” dell’Expo 98 (Lisbona); premio“Luzboa 2004” della prima Biennale internazionale d’ar-te di Lisbona; è stato nominato più volte per il Premio Miesvan der Rohe, premio europeo di architettura, e recen-temente candidato proposto dall’Ordine degli architettiportoghesi per il Premio August Perret e per il Premi UIA2005. Ha anche ricevuto la distinzione di merito dalla Re-pubblica Portoghese nel 1999. (di Cristiana Zappoli)

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Il prestigioso premio “Jencks Award: Visons Built”, isti-tuito dal Royal Institute of British Architects (RIBA), è an-dato quest’anno all’architetto statunitense Steven Holl.Il premio viene assegnato annualmente a un professio-nista o a uno studio per il recente contributo alla teoriae alla pratica dell'architettura internazionale. Lo hanno ri-cevuto negli anni scorsi Zaha Hadid, Foreign Office Ar-chitects, Peter Eisenman, Cecil Balmond, UNStudio, WolfD. Prix, Coop Himmelb (l) au e Charles Correa. La ceri-monia di consegna del premio si svolgerà presso la sededel RIBA il prossimo 30 novembre 2010, seguita da unaconferenza pubblica tenuta da Steven Holl e presiedutadal noto architetto paesaggista americano, teorico del-l’architettura e scrittore, Charles Jencks. Considerato unodegli architetti statunitensi più importanti, Steven Holl è

riconosciuto per la sua abilità a fondere assieme spazioe luce con grande sensibilità per il contesto e per il suomodo di utilizzare le qualità uniche di ogni progetto percreare un concetto preliminare che guida il design.È noto per un approccio sperimentale di architettura cheè al tempo stesso romantico, umanistico e inaspettata-mente moderno. É specializzato nell'integrazione di nuo-vi progetti in luoghi di particolare importanza culturale estorica. Il suo lavoro si colloca in ambiti diversi, spazia at-traverso la realizzazione di edifici a carattere culturale, ci-vico, accademico e residenziale, negli Stati Uniti e all’estero.Fra i suoi edifici più conosciuti si annoverano la villa Te-xas Sterro House a Dallas (1992), il complesso residen-ziale a Makuhari in Giappone (1995), la Cappella di St Igna-tius a Seattle (1997), il Museo di Arte Contemporanea Kia-sma a Helsinki (1998), il Museo d’Arte Nelson-Atkins aKansas City, gli Uffici Sarphatistraat ad Amsterdam(2000). Lo studio Steven Holl Architects ha recentementevinto alcuni concorsi internazionali aggiudicandosi diversiprogetti tra cui l'estensione della Charles Rennie Mac-kintosh School of Art di Glasgow, la Cité du Surf et del'Ocean a Biarritz e Sail Hybrid ed il progetto per un re-sort sulla costa nella città di Knokke-Heist, Belgio. Ste-ven Holl è, inoltre, un acquarellista nonché un autore am-

piamente pubblicato e insegna presso la ColumbiaUniversity Graduate School of Architecture and Planning.Nato nel 1947 a Bremerton, nello stato di Washington,Holl intraprende gli studi d’architettura presso la Wa-shington University per laurearsi a Roma nel 1970. Nel1976 si unisce alla Architectural Association di Londraper poi fondare lo studio Steven Holl Architects a NewYork a cui seguirà, più tardi, l’apertura di un’altra sedea Pechino. Le sue pubblicazioni includono i testi “Ar-chitecture Spoken” (2007), in cui offre al lettore un ac-cesso senza precedenti ai suoi processi di pensiero ealla sua opera attraverso le sue stesse parole e attraversopiù di 300 illustrazioni; “Questions of Perception: Phe-nomenology of Architecture” (2007), in cui Holl, lucida-mente, esplicita l'importanza dell'intuizione nella co-

In alto: Vanke Centerin Shenzhen, Cina, 2006- 2009, una costruzionedalle funzioni miste notacome il “grattacieloorizzontale”Sopra: Herning MuseumOf Contemporary Art diHerning, Danimarca, 2005- 2009, un nuovo spazioche ospiterà arte plastica,visiva e incontri musicaliA fianco: Steven Holl

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LA VERSATILITÀ DI STEVEN HOLL

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IL 30 NOVEMBRE VERRÀ CONSEGNATO IL PREMIO “JENCKS AWARD” ALL’ARCHITETTO STATUNITENSE

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struzione e dell'esperienza dello spazio costruito espiega la sua ricerca di esperienza fenomenologica così:"Per aprire l’architettura a questioni di percezione, bisognasospendere l'incredulità, disinserire la metà razionale del-la mente, e semplicemente giocare ed esplorare la ra-gione e lo scetticismo deve cedere a un orizzonte di sco-perta."; “Paralax” (2000), nasce dall'invito di Bruce Mauper una conferenza al Powerplant di Toronto l'11 mag-gio del 1999 (il termine "parallax" concentra in sé dueaspetti fondamentali dell'architettura di Steven Holl: i fe-nomeni naturali, scientifici e l'aspetto esperenziale del-l'architettura); “Urbanism: working with doubt” (2009),in cui suggerisce che, proprio come la medicina modernaha riconosciuto il potere della psiche irrazionale, gli ur-banisti devono rendersi conto che il potere esperienzialedelle città non può essere completamente razionalizza-to e devono essere studiate soggettivamente.Holl ha ricevuto i più prestigiosi tra i premi d'architettu-ra. Nel 2003 è stato nominato membro onorario del Ro-yal Institute of British Architects.L’Horizontal Skyscraper ed il Knut Hamsun Centersono stati premiati con gli AIA Honor Awards NY 2010,mentre l'Herning Museum ha ricevuto una RIBA Inter-national Award 2010. Nel 2001 la Francia gli ha confe-rito la Grande Médaille d’Or per il miglior architetto del-la Accademia di Architettura, e nello stesso anno il TimeMagazine lo ha definito "America's Best Architect" peri suoi “edifici che saziano lo spirito e lo sguardo”. Nel 1998gli è stato assegnato il Premio Chrysler per l'innovazio-ne nel design e nello stesso anno ha ricevuto la presti-giosa Alvar Aalto Medal. Il New York American Instituteof Architects gli ha conferito la medaglia d'Onore nel 1997.Charles Jencks ha commentato così la vittoria dell’ar-chitetto americano: «Steven Holl ha diviso la sua vita trascrittura e architettura e, come ha detto lui stesso, “scri-vere un libro è un po’ come costruire un edificio: richie-dono un grosso sforzo e una procedura angosciosa, main qualche modo anche molto gratificante, perché imponedi fondere elementi diversi tra loro”. Questo movimentoin due direzioni, verso la teoria e verso la pratica, ha por-tato a un meditato sviluppo di diversi temi. Per quantoriguarda i lavori più piccoli, come per esempio le abita-zioni, ha esplorato un’estetica ben stratificata e unifor-me in base a studi di luce. Una ricerca che è ulteriormentemigliorata grazie ai suoi acquerelli e agli scritti sulla fe-nomenologia. Da questi studi deriva un’architettura chepuò essere definita tattile e che coinvolge più sensi, nonsolo la vista. Su larga scala Holl indaga modelli più con-cettuali e sistematici, come le idee scientifiche sulla po-rosità per esempio. Il suo lavoro a livello urbano negli Usae in Cina crea ordine formale ed è legato a idee socialiriguardanti il comune benessere. Colore, luce e feno-menologia impregnano ogni suo edificio urbano e, insiemealle sue architetture abitative, la scrittura e l’acquerello,formano un coerente corpo di lavoro tanto raro quantoimpressionante». (di Cristiana Zappoli)

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al muro nel riempimentocon cemento o calce

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La Ditta effettua qualsiasi tipo o modello di falso telaio, anche per PVC, metallo e finestre in legno.

Stiamo effettuando le prove per la certificazione per conduttività termica e insonorizzazione di tutti i falsi telaimontati come descritto e nel giro di qualche mese tutto dovrebbe essere certificato.

Rete fissata alla tavola in legnosotto al riempimento e giratasul mattone sotto l’intonaco

per evitare infiltrazioni dell’aria

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���

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TORNERIA IN LEGNOLa Torneria in Legno è nata nei primi annisettanta come azienda artigianale per lacostruzione di scale e ringhiere in legnoper interni. Negli anni ha sempre cercatodi stare al passo con le esigenze dimercato inserendo, oltre al legno pregiato,altri materiali come il ferro, l’acciaio,il vetro mantenendo sempre quellaimpronta artigianale nella cura deiparticolari per creare oggi una scalache sia anche un complemento di arredo.Progettiamo scale esclusivamente sumisura adattandoci agli ambienti consoluzioni personalizzate tenendo contodelle esigenze e del gusto del cliente.

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ARCHITETTURAa cura di Iole Costanzo

Studio Manfredi Nicoletti

Gruppo Architetti ACXT

Arch. Massimo Pica Ciamarra

Arch. Andrea Oliva

Renzo Piano Building Workshop

Behnisch Architekten

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ARCHILINE

FABBRICA DI CULTURA

A sinistra: la vetrata posta nella parteterminale dell’edificio. È possibilenotare come la ristrutturazione siaintervenuta sui fronti longitudinaliscarnificandoli e smaterializzandoneanche parte dei muri laterali.In basso: sezione longitudinaleriportante parte dei camini di soleinseriti per garantire un’illuminazionenaturale ai locali non raggiunti daisistemi di illuminazione tradizionali

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BIBLIOTECA CIVICA SAN GIORGIO / Massimo Pica Ciamarra

PISTOIA. Il recupero e la rifunzionalizzazione degli edi-fici dismessi rientra pienamente nella logica attinen-te alla sostenibilità. Ancor più se l’edificio viene recu-perato secondo i criteri della bioclimatica.La Biblioteca Civica San Giorgio di Pistoia, dietro pro-getto di Massimo Pica Ciamarra, è stata costruita inuno dei vecchi capannoni industriali dell’ex Breda, lostabilimento toscano che produceva autoveicoli e tre-ni. L’area in totale era 13,5 ettari. Ma solo uno stabi-limento, il numero 20, è stato destinato alla bibliote-ca. Gli altri sono stati utilizzati per l’università, una scuo-la secondaria, la sede degli ordini professionali, la que-stura, un centro congressi e residenze.La nuova biblioteca di Pistoia, inserita in questo pia-no di recupero, è stata costruita nell’arco di tre anni,tra il 2005 e il 2007. La storica e centrale BibliotecaForteguerriana della città di Pistoia necessitava di spa-zio, pertanto era importante intervenire e dare alla cit-tà un nuovo centro culturale.Lo studio Pica Ciamarra, che ne ha curato il proget-to, ha dichiarato: «… non solo soddisfare la funzione"biblioteca", ma intrecciare nella nuova espressionearchitettonica la memoria della fabbrica e il senso distrumento di ricerca, insito in una Biblioteca, legan-do memoria e futuro. Ben sapendo che tra progettodel nuovo e progetto di recupero non vi è differenzaconcettuale, ma solo differenza nella densità dei vin-coli entro cui innovare. Victor Hugo rievocando la sco-perta della stampa fa dire all'Arcivescovo di Notre

Dame: il libro ucciderà l'architettura perché da sem-pre la cultura, quanto ogni singola civiltà tramanda, ècostruita nelle sue pietre. Il progetto di una Bibliote-ca è quindi una scommessa di simbiosi tra il libro el’architettura». Ma in quanto a scommesse questa bi-blioteca ne ha lanciata anche un’altra: quella di esserecompletamente sostenibile grazie a un’impostazioneprogettuale ed esecutiva secondo le fondamentaliistanze della bioclimatica.Il capannone industriale constava di tre navate volta-te. Circa 4mila mq che sono stati trasformati in spa-zi per la Biblioteca. 350mila volumi, 600 posti lettu-ra, 100 punti multimediali, una sala per la bibliotecadei ragazzi, la Sala conferenze, gli uffici e vari altri lo-cali tecnici ne occupano invece circa 7mila mq. Difattila nuova distribuzione ha richiesto l’introduzione di al-tri solai orizzontali, pensati con grandi luci, che si ag-ganciano alle esistenti strutture verticali.La ristrutturazione ridisegna le coperture a volta connervature in legno lamellare, interviene sui fronti lon-gitudinali e scarnifica anche parte dei muri laterali del-la costruzione, smaterializzandoli. La galleria centra-le è a tutta altezza. Nelle volte di copertura il nuovoprogetto ha introdotto i cosiddetti "camini di sole" ocamini di luce, un sistema di illuminazione naturale ingrado di veicolare la luce, potenziata, anche verso queilocali che, difficilmente, sistemi di illuminazione tradi-zionali riescono a raggiungere. La luce che se ne ot-tiene presenta tutte le caratteristiche della luce natu-

SEZIONE TRASVERSALE

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Sotto: la copertura dell’edificio che la ristrutturazione ha ridisegnato con nervature in legno lamellare. Si scorgono anche i camini di luce,completamente rivestiti con una lamina di metallo. A fianco: sala principale di lettura della biblioteca. Uno spazio unico, a tutta altezza,dalle grandi luci vetrate. Lo studio Pica Ciamarra ha curato anche le soluzioni di arredo e in particolare l’originale sistema di illuminazione

rale: l’assenza di distorsioni cromatiche, la regolazionedei cicli biologici e un non trascurabile risparmio ener-getico. Caratteristiche più che mai adatte ad una bi-blioteca. Oltre alla luce, questa tipologia di camini ado-perati nella Biblioteca San Giorgio consente la ventila-zione naturale nell’intero edificio: l’aria esterna entra ne-gli ambienti alle quote più basse e viene convogliata al-l’interno dell’intercapedine dei camini, per essere con-dotta all’esterno. Tutto l’impianto è impostato in modotale che quando la pressione del vento risulti insufficiente,un sistema sensibile posto a controllo attivi i ventilatoridisposti all’interno delle intercapedini e garantisca sem-pre una corretta estrazione dell’area.Il profondo ambiente centrale, la Galleria, è l'elementoportante di tutta la struttura, è il cuore su cui si innestail resto del sistema spaziale. È uno spazio unico, lumi-noso e di ampio respiro che si contrappone alle zone la-terali che sono state divise in più livelli. È uno spazio li-bero e aperto, al centro vi è un albero con intorno del-le sedute, una vasca d'acqua e la caffetteria. È un luo-go versatile e permeabile, dove il mondo della bibliote-ca diventa anche il mondo ludico e il mondo dell’incontro.Una biblioteca bioclimatica, dunque, che recupera un edi-ficio industriale, che al suo interno diventa una piazza.

vetro camera

coibente

aeratori antipioggiauscita aria esausta

canale di ventilazione in acciaio zincato

c.a

lamiera di acciaio inox

travi in legno lamellare

cartongesso REIventilazione

ingresso aria esausta

lamiera in zinco-titanio

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ingresso aria aeratori a lamelleingresso aria aeratori a lamelle isofoniciingresso aria griglie porte interneingresso aria aereatori a lamelle verticaliingresso aria infissi apribili

uscita aria camini di soleuscita aria aeratori a lamelleuscita aria aeratori a lamelle isofoniciuscita aria camini e griglie a soffittouscita aria griglie porte interne

PRINCIPI DI VENTILAZIONE DI BASE

PIANTA PIANO TERRA PIANTA PIANO PRIMO PIANTA PIANO SECONDO

Ingresso

Uscita

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La Biblioteca Civica San Giorgio diPistoia è stata costruita in uno deivecchi capannoni industriali dell’exBreda. Sono circa 4.000 i metriquadrati trasformati in spazi per laBiblioteca. La nuova biblioteca èstata inserita in un piano di recuperoche ha coinvolto tutti gli edificidell’ex Breda ed è stata costruitain tre anni, tra il 2005 e il 2007

350.000 volumi, 600 posti di lettura,100 punti multimediali, una sala perla biblioteca dei ragazzi, la Salaconferenze, gli uffici e vari altri localitecnici: tutti questi ambienti occupanocirca 7mila mq. La nuova distribuzioneha richiesto l’introduzione di solaiorizzontali che si agganciano alleesistenti strutture verticali

Il profondo ambiente centrale, laGalleria, è l'elemento portante di tuttala struttura. È uno spazio unico che sicontrappone alle zone laterali divisein più livelli. È uno spazio libero eaperto. Al centro vi è un albero conintorno delle sedute, una vascad'acqua e la caffetteria. È un luogodove il mondo della biblioteca diventaanche il mondo dell’incontro

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CREDITILocalità PistoiaProgettista Pica Ciamarra Associati (Massimo Pica Ciamarra, Luciana de Rosa, Claudio De Martino)Collaboratori Federico Calabrese, Angelo Verderosa, Franco ArchidiaconoProgettazione strutturale Giampiero MartuscelliProgettazione impianti Antonio DoriProgettazione arredo Antonio SulloDirezione lavori Giampiero MartuscelliResponsabile di cantiere Geom. SantilloImpresa di costruzione Edil AtellanaRealizzazione giugno 2005 - aprile 2007Costo complessivo 10.500.000 euro

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IN MEZZO AL VERDECASA SULLA MORELLA / Andrea Oliva

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ArchitettoOliva, com’ènata l’ideadi unacostru-zione bioclimatica?Vorrei sgomberare da subito il campo dagli equivoci

e affermare che l’architettura bioclimatica per me nonesiste. È un artifizio retorico e un’aggettivazione delcontemporaneo che allontana il pubblico dalla vera de-finizione di architettura: una esperienza pluridiscipli-nare che all’interno di un dato sistema produce nuo-vi ordini di bellezza. Casa sulla Morella nasce comeogni altra architettura. Il mio primo progetto di abita-zione, risalente a undici anni fa, riguardava la realiz-zazione di una casa in cui venivano applicati i princi-pi bioclimatici. Da allora la mia metodologia non è maicambiata, anzi si è evoluta grazie alla continua spe-rimentazione. Ogni progetto nasce grazie ad una com-mittenza che oggi sembra più sensibile, almeno nel-le apparenze e per quanto ci offre il sistema econo-mico, alla sostenibilità e al risparmio energetico. Tut-tavia la sostenibilità è materia complessa che legaaspetti energetici, architettonici, tecnologici e aspet-ti psicologici.Cosavuoldireper leiprogettareseguendo iprin-cipi dell’architettura bioclimatica? Quali con-nessioni tra clima e vita ha scelto di favorire?Progettare è un alto atto di responsabilità civile nei

confronti del tuo committente ma anche della collet-tività indipendentemente dal fatto che il progetto siapubblico o privato. Progettare architettura significa, amio avviso, conoscere la storia dei luoghi, delle per-sone e delle tecniche allo scopo di sperimentare e rag-giungere un punto di equilibrio tra la poetica perso-nale e il programma richiesto. In questa necessaria fasedi conoscenza rientrano anche le analisi del sito chein modo più o meno consistente possono condizio-

nare le scelte progettuali. Nel caso della Casa sulla Mo-rella il contesto, ossia il paesaggio agreste, è il pun-to di partenza. Vivere in campagna è la scelta forte deicommittenti che ha condizionato ogni scelta proget-tuale, da quella compositiva a quella figurativa, da quel-la distributiva a quella della scelta degli arredi. La casaè un avamposto sulla campagna che mette in relazionele funzioni interne col paesaggio circostante attraversola fisicità di ampie finestrature, l’opportunità spazialedel grande portico ma anche attraverso gli scenari pro-posti dalle finestre a nastro. Le varie stagioni, nel de-corso quotidiano del giorno e della notte, stimolanol’edificio e suggeriscono l’uso dei suoi spazi interni at-traverso una luce in continuo cambiamento.È un edificio costruito in piena campagna. Sa-rebbe stato altrettanto semplice costruirne unoin un centro abitato?

A sinistra: Casa sulla Morella vista dall’esterno.A destra: spaccato assonometrico dell’intero edificio.La stratificazione permette una lettura sinottica deivari sistemi bioclimatici adoperati affinché tutto risultiecosostenibile e garantisca un ampio risparmioenergetico annuale. I diversi sistemi nasconodall’osservazione di tipologie rurali o comunque in disusonell’edilizia comune. La forma dell’edificio è l’equilibriodi scelte poetiche, tecnologiche e funzionali

INTERVISTA / Andrea Oliva

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CREDITIProgettista Andrea OlivaCollaboratori Arch. Luca Paroli, Ing. David ZilioliCommittente PrivatoLocalità Castelnovo di Sotto, Reggio EmiliaSuperficie del lotto 16120,50 mqSuperficie lorda dell'opera 390,00 mqVolume lordo costruito 2706,60 mcProgettazione 2007Costruzione 2009Fotografie Kai-Uwe Schulte-Bunert

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Per alcuni aspetti trovo più semplice costruire un edi-ficio nella città dove, morfologia, tipologia e precisi stilidi vita, forniscono numerosi elementi di spunto oltrea griglie predeterminate. Realizzare un edificio in pie-na campagna è sempre una scelta forte, a tratti con-traddittoria, in cui entrano in gioco maggiormente i fat-tori di scala attinenti al paesaggio. Come un atto fon-dativo, costruire un’architettura in un contesto carat-terizzato da fragili segni centuriali, da canali, da filarie macchie arbustive richiede una consapevolezza delsignificato di paesaggio: un sistema complesso in con-tinuo mutamento. Casa sulla Morella è soprattutto unprogetto di paesaggio (quindi anche bioclimatico) chene ritaglia un brano enfatizzandone i caratteri circo-stanti e divenendo un riferimento euclideo da cui os-servare ma anche da cui essere osservati.La forma compatta dell’edificio è dovuta sem-pre ai principi bioclimatici?La forma dell’edificio è l’equilibrio di scelte poetiche,

tecnologiche e funzionali: deriva da diverse scelte con-giunte che soddisfano il programma funzionale dellacommittenza coniugando i guadagni termici dell’ir-raggiamento invernale, l’ottimizzazione tecnologica di

un unico solaio fino al rapporto tra altezza e larghez-za per un corretto inserimento paesaggistico.Essendo la costruzione stretta (11m di larghez-za)perl’areazioneleihacontatosulladoppiaespo-sizione o ha adottato qualche altro sistema?Sulla combinazione di entrambi. Nell’abitazione è pre-

sente un sistema meccanico di areazione forzata men-tre la scelta distributiva degli spazi (serventi a nord eserviti a sud) offre le condizioni ideali di guadagno ter-mico nei periodi invernali, di ventilazione nei periodi esti-vi e di illuminazione naturale durante tutto l’anno.I colori da lei scelti. Sono anche quelli determi-nati dalle istanze bioclimatiche?I colori sono quelli dell’architettura. Di un architet-

tura razionalista composta da due principali elemen-ti che dialogano e si distinguono anche senza la lucedel sole. La scelta del bianco e del grigio a contrastoesprime, senza ambiguità, l’uso di altrettanti materiali:l’intonaco e il rivestimento a cappotto. La rinuncia aqualsiasi tonalità cromatica risponde, inoltre, alla vo-lontà di evidenziare ogni colorazione circostante of-ferta dalla campagna, permettendo all’edificio di tro-vare una propria identificazione e un inserimento in ogni

L’edificio con il suo orientamentodi 18° verso ovest sfrutta al megliogli apporti bioclimatici. La geometriadel portico, le ampie superficivetrate a sud e gli oscuramentiscorrevoli, garantiscono agliambienti interni il confortdell’irraggiamento del “soleinvernale” e la protezione dal “soleestivo pomeridiano”

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1. Rampa di accesso carrabile; 2. Scala di accesso pedonale; 3. Portico - mitigatorebioclimatico; 4. Soggiorno - cucina; 5. Gioco bambini; 6. Autorimessa; 7. Lavanderia;8. Studio; 9. Letto bambini; 10. Letto matrimoniale; 11. Cabina armadio

IL PROGETTOLa planimetria generale evidenzia la posizionedella “Casa sulla Morella”, costruita ai marginidella campagna di Castelnovo di Sotto, tra il tor-rente Morella e una strada centuriale, in un con-testo paesaggistico caratterizzato da canali, fos-si, filari, orti, ville e case coloniche. Dallo sche-ma bioclimatico è facile evidenziare la circola-zione naturale dell’aria, con i suoi flussi naturalidi mandata e ritorno dell’immissione e del-l’espulsione dell’aria, e l’inclinazione della lucenaturale nei diversi solstizi dell’anno. L’abitazioneha una struttura a setti portanti, quindi con po-chi ponti termici, costituita con un laterizio po-rizzato di 38 cm accoppiato ad uno strato di iso-lante a cappotto sul lato esterno di 10 cm. I so-lai sono in laterocemento con cordoli e solettein cemento armato opportunamente coibenta-te e disgiunte. La copertura è realizzata con unostrato di 22 cm di isolamento accoppiato ad un

manto di copertura in lamiera in parte drenan-te che è collegato a un sistema per la raccoltadell’acqua piovana. I serramenti sono in legnolamellare e vetrocamera basso emissiva con gasargon. L’impiantistica integrata alla domotica con-sente una riduzione dei consumi mediante il con-trollo della temperatura dei singoli locali, la pre-disposizione dei grandi elettrodomestici, lo spe-gnimento automatico delle luci in locali vuoti, lagenerazione controllata dell’acqua calda sani-taria e la regolazione dei tempi di utilizzo dei sin-goli apparecchi. L’impianto di riscaldamento ècostituito da pannelli radianti alimentati da unacaldaia a bassa condensazione mentre l’acquacalda sanitaria è integrata da pannelli solari po-sti sulla copertura su cui è previsto un impian-to fotovoltaico integrato di 6 Kw. L’abitazione èdotata di un sistema meccanizzato di ricircolo del-l’aria portando il consumo previsto per il riscal-damento a 5,19 kWh/mq. anno.

PIANTE PRIMO E SECONDO PIANO

FUNZIONAMENTO BIOCLIMATICO

PLANIMETRIA

1

6 5 4 3

2

99 810

11

Serbatoio raccoltaacqua piovana

Ventilazione naturale

Acqua piovana Sole estivo 70°

Soleinvernale

70°

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SCHEMA ORIENTAMENTO

DETTAGLIO COSTRUTTIVO

CARTA DEL SOLELONGITUDINALE 44° 48’

DIREZIONI VENTIPREVALENTI

ORIENTAMENTI

A 21 GIUGNOB 21 LUG - MAGC 21 AGO - APRD 21 SETT - MARE 21 OTT - FEBF 21 NOV - GENG 21 DICEMBRE

01 lamiera graffata in alluminio 6/10barriera al vaporestrato coibente sp. 20cmsolaio in laterocemento sp. 24+4cmaspirazione impianto meccanico r.a.

02 pannelli solariciotolo 45/55guaina impermeabilizzantemassetto cementizio inclinato sp. 4 cmstrato coibente sp. 14 cmsoletta in cemento armato sp. 16 cmcappotto esterno sp. 5 cm

03 infissi scorrevoli con vetrocamera b/e con gasparapetto in vetro temperatopannelli scorrevoli con cappotto sp. 6 cm

04 parquet lamellare sp. 13 mmmassetto in magnesiaco sp. 6 cmpannello radiante sp. 3,5 cmcaldaia alleggerita sp. 12/13 cmsolaio in laterocemento sp. 24+4cmaspirazione impianto meccanico r.a.

05 cappotto esterno sp. 10 cmtermolaterizio sp. 38 cmintonaco sp. 1.5 cm

06 pavimentazione in cemento resina sp 3 mmmassetto in magnesiaco sp. 6 cmpannello radiante sp. 3,5 cmpannello coibente sp. 8 cmsolaio in laterocemento sp. 24+4 cmintonaco sp. 1.5 cm

07 pavimentazione in botticino sp. 2 cmmassetto cementizio in pendenza sp. 3/8 cmstrato coibente sp. 6 cmguaina impermeabilizzantesolaio in laterocemento sp. 20+4 cmintercapedine impianti con aereazione naturale

08 muro in cls armatoguaina a bottone e impermeabilizzazionevespaio

09 massetto in cemento con finitura in resinafondazione in cls sp. 30 cmmagrone sp. 10 cmterreno vegetale

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stagione. C’è infine una scelta personale, direi pada-na, che riguarda il rapporto dei miei edifici con la neb-bia. Mi piace immaginarli come geometrie euclidee inun paesaggio relativo che all’improvviso sublimano colcontesto in un paesaggio alternativo.La struttura si presenta sollevata da terra. C’èuna ragione pratica o è una ricerca estetica, unacitazione dell’architettura di Mies?A poche centinaia di metri da questa casa si trova

un sito importante di terramare che, come noto, co-struivano su palafitte. In estate la falda di superficie,per la presenza di prati stabili, si alza parecchio co-stituendo potenziali problemi di deflusso delle acquesuperficiali soprattutto in occasione dei temporali esti-vi. Tra le ragioni più concrete c’è, comunque, la vo-lontà di concentrare in un’ unica architettura tutte quel-le pertinenze esterne (marciapiedi, vialetti, portichet-ti, ecc) che ogni casa, posata a terra, irrimediabilmenterichiederebbe o produrrebbe. La casa, in altre paro-le, resta sospesa, come un elemento finito, su unacampagna infinita che la permea rimanendo elementosubordinato al paesaggio.Quali materiali ha scelto per poter favorire il ri-sparmio energetico, cioè per garantire una mi-nore dispersione termica?Il laterizio porizzato di grande spessore accoppia-

to a un cappotto per le pareti esterne, serramenti ad

alta efficienza, e una forte attenzione nei dettagli co-struttivi per l’eliminazione dei ponti termici.Teoricamente si afferma che l’edificio bioclima-tico ideale dovrebbe modificarsi, integrarsi eadattarsi all’ambiente esterno. È riuscito ad ot-tenere questo risultato?A prescindere dal fatto che ogni architettura dovrebbe

porsi in rapporto col contesto, credo che la recentescelta di una multinazionale dell’energia di utilizzarecome location questa casa per realizzare il proprio spotmi fa pensare che il risultato sia stato ottenuto.Il benessere psico-fisico degli abitanti è secon-do lei un parametro bioclimatico?Il benessere psico fisico degli abitanti non è un pa-

rametro bioclimatico ma un obiettivo finale per tutti iprogetti che si realizzano. È un obiettivo complessoin cui la soggettività di ogni individuo può alterare l’esi-to finale. Sono convinto tuttavia che, al di là degli aspet-ti estetici, quando si è in presenza di una buona ar-chitettura ci sia una consapevolezza condivisa, un be-nessere psico fisico diffuso e oggettivo. Il battesimodi un’ architettura non è la sua realizzazione ma il suofelice utilizzo.

Sopra: prospetto nord-est dell’edificio. I colori sono quelli dell’architettura razionalista. La sceltadel bianco e del grigio a contrasto esprime l’uso di altrettanti materiali: l’intonaco e il rivestimento a cappotto.A sinistra: il portico dell’edificio, inserito nel volume assoluto, offre uno scorcio tipico del paesaggio emiliano

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Sotto: planimetria generale. L’unicovolume completamente fuori terraè quello della sala espositiva atutta altezza. L’intero edifico è statopensato come due corpi inapparenza separati tra loro ma inrealtà collegati nei piani sotto terra

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DERIO (PAESI BASCHI). È uso nella progettazioneservirsi di diversi canoni e riferimenti che aiutano e/olimitano l’excursus ideativo. Nella progettazione ipo-gea ovviamente tutto cambia. Ciò che in questo casoil progettista ha come situazione di riferimento è un pie-no da scavare, materia da asportare. È il pieno che,diventando vuoto, connoterà l’architettura. Le rego-le a cui attenersi sono completamente inesistenti e tut-to ciò che normalmente fa parte dell’architettura di su-perficie cambia. Anche la luce acquisisce tutt’altro ruo-lo. L’atto compositivo è libero da formalismi, invarianti,canoni, ideologie, classicismi, schemi, modelli, ana-logie o altro. Gonzalo Carro, esponente del gruppo Ar-chitetti ACXT, nel progettare il Btek, il Centro di In-terpretazione di Tecnologia, ha scelto di progettare nelpiù pieno e profondo rispetto per il paesaggio. «Nonc'era nessun edificio nelle immediate vicinanze», spie-ga nell’intervista rilasciata a greekarchitects.gr. «Ini-zialmente il lotto era circondato da prati e offriva un’ec-cellente vista dell’intorno...». Il Parco Tecnologico, asua volta, nel commissionare il progetto, stabilì tre pun-ti inderogabili, a cui Gonzalo Carro rigorosamente siè attenuto. Il primo consisteva nell’esplicita richiestadi spazi espositivi molto flessibili e vari, in grado diospitare diverse tipologie di mostre. Il secondo ri-guardava la necessità, inderogabile, di avere degli im-pianti ad alta efficienza energetica. È stato esplicita-mente richiesto di adottare, per la climatizzazione, si-stemi geotermici e comunque di impostare tutti gli im-pianti sulle fonti energetiche rinnovabili. Il terzo pun-

to era invece legato agli aspetti geometrici-formali: di-fatti la copertura triangolare è una citazione della for-ma del logo del Parco Tecnologico.L’edifico è stato pensato come due volumi piramidalipuri emergenti dalla terra, apparentemente separatitra loro ma invece strettamente collegati nei piani sot-to terra. I due volumi si stagliano netti sulla collina, sidistaccano e si integrano con il lussureggiante pae-saggio. Un’ottima opportunità per progettare unedificio simile a una scultura astratta sia nella formache nell’architettura interna. Un esercizio quasi di landart. «Io sono interessato principalmente al posto»,spiega ancora Gonzalo Carro a greekarchitects.gr.«Prima di iniziare a pianificare devo familiarizzare conl’ambiente, camminare intorno, stare a guardare lacampagna o la città...Sinceramente, non credo in nes-sun tipo di architettura che non inizi con il luogo, conlo studio e l'analisi...». Il primo edificio consiste in unpesante volume nero emergente dalla terra fortementeconnotato da tre facciate completamente ricopertedi pannelli metallici neri. Il secondo, in contrasto conil primo, ha due facciate libere e un tetto ricoperto dierba artificiale, che, quasi come un’estensione stes-sa del terreno, dal prato circostante prosegue fin so-pra alla copertura, dando così l’immagine di una to-tale fusione tra il sito, l’edificio e l’intorno. L’accessoall’edificio avviene attraversando il primo volume, gra-zie a una “piega” di un angolo del terreno che, qua-si come se risentisse della spinta emergente dal ter-reno, si deforma e si corruga dando vita ad una ine-

A sinistra: il Btek visto dall’esterno. L’accessoall’edificio avviene attraversando il volume nero fuori terra

PIRAMIDE SPAGNOLABTEK, CENTRO DI INTERPRETAZIONE DI TECNOLOGIA / ACXT

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SEZIONE

PIANTA LIVELLO 0

PIANTA LIVELLO -1

A destra: Il secondo volume, in contrasto con ilprimo, ha due facciate libere e un tetto ricoperto dierba artificiale, che dal prato circostante proseguefin sopra alla copertura, dando così l’immagine diuna totale fusione tra il sito, l’edificio e l’intorno

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Sotto: schema sinottico delle suggestioni progettuali.Il volume nero, l’unico emergente, è stato pensato come uncorpo spinto in superficie dalle viscere della terra. L’altronasce dal concetto di sollevamento, di piega del terreno

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dita plasticità che accoglie la rampa d’ingresso. Manmano che si scende il volume metallico conduce il visi-tatore all’interno dello spazio della reception, il “desfila-dero”, la gola, denominato in questo modo per via del-le sue dimensioni quasi claustrofobiche, stretto e conquasi 18 metri d’altezza che decrescono man mano chesi prosegue verso la parte centrale della struttura. Il pro-getto consta di cinque gallerie pensate per essere vi-sitate in sequenza, anche se, proprio per garantire agliambienti una versatilità adatta a ospitare una grande va-rietà di esposizioni dai diversi contenuti, sono state pro-gettate con caratteristiche molto diverse tra loro, comei soffitti che variano in altezza anche di molti metri. I pia-ni in totale sono tre e i collegamenti tra questi sono co-stituiti da ampie scale e rampe che seguono le pecu-liarità geometriche dei volumi generando percorsi se-quenziali, appositamente studiati per condurre il visita-tore all’interno dei diversi ambienti espositivi, studiati persuscitare stadi emozionali unici.La peculiarità di tale edificio non sta unicamente nellascelta di una costruzione ipogea, bensì nell’aver conci-liato alle peculiarità e alle libertà tipiche di questo generearchitettonico anche l’attenzione verso l’architettura so-stenibile. L'edificio-piazza, infatti, collocato in un'area di2600 metri quadrati, oltre a usare il riscaldamento e il raf-freddamento geotermico integrato con un impianto fo-tovoltaico, ha ampie aperture sul fronte principale del-la struttura. Aperture che permettono ai corridoi di es-

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CREDITIProgetto Centro Tecnologico di InterpretazioneProgettisti ACXTDesign Team Gonzalo Carro & ATHOS (Pedro Berroya, Aitziber Goikoetxea)Strutture Javier Eskubi, Amaia Oyón, Ángel GómezProgetto anno 2006-2007Destinazione Centro tecnologico d'avanguardiaArea del sito 2600 mqPeriodo di costruzione 2007-2009

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sere illuminati di luce naturale, mentre vere e proprie aiuo-le di erba, lunghe e strette, ricoprono il tetto dotato dipannelli solari che vengono così integrati nella formatriangolare dell'edificio. È un edificio, dunque, ipogeoe sostenibile e le due cose posso andare di pari pas-so. Difatti una costruzione ipogea, così strutturata, aprescindere da altre accortezze progettuali, sfrutta pie-namente l'inerzia termica dell'edificio. L’involucro mu-rario, divenendo solidale con il terreno, ne condividel'elevata capacità termica. Anzi, a volerla dire tutta, unedificio ipogeo ha di per sé connotazioni ecososteni-bili quali l’integrazione paesaggistica, la tutela di spa-zi all'aperto e, se il comfort è un canone sostenibile, al-lora non si può non evidenziare il controllo dell'inqui-namento acustico e delle vibrazioni. E questo perché,mentre la vegetazione spezza le onde ad alta frequenza,il substrato di terra assorbe quelle a bassa. Substra-to che sembra sia in grado di assorbire anche un’altapercentuale del famigerato e tanto presente elettro-smog, la cui origine oggi è in gran partei dovuta alla retedella telefonia mobile. Il Centro di Interpretazione di Tec-nologia, il Btek, progettato da Gonzalo Carro a Derio,comune spagnolo dei Paesi Baschi, è dunque un edi-ficio impostato secondo dei valori estetici che nulla tol-gono alla funzionalità sostenibile. Anzi è proprio il casodi dire che la ricerca formale in questo caso corrispondepienamente a quella ecosostenibile.

Sono cinque le gallerie progettate, con caratteristiche molto diverse tra loro e pensate peressere visitate in sequenza. I piani in totale sono tre e i collegamenti tra questi sono costituiti

da ampie scale e rampe. Gli interni sono molto chiari. Le pareti, dalle linee destabilizzanti,sono in gran parte bianche, tranne alcune nere, mentre il pavimento è in resina chiara e lucida

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SINUOSO BRISE SOLEIL

A sinistra: particolare della doppia facciata brise-soleil checaratterizza l’edificio. A quella interna, in metallo e vetro, siaffianca una seconda di metallo che ha la funzione di frangisole.Le due facciate si assecondano nella sinuosità delle forme

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NUOVO PALAZZO DI GIUSTIZIA / Manfredi Nicoletti

AREZZO. Il Nuovo Palazzo di Giustizia è stato co-struito tra il 2003 e il 2007 su progetto di Manfredi Ni-coletti. È un edificio pensato per poter sfruttare tuttele potenzialità bioclimatiche del luogo. L’orientamen-to dell’edificio, scelto per poter favorire il comfort in-terno e incentivare un maggior risparmio energetico,è stato impostato lungo un asse principale est - oveste un’inclinazione di 15 gradi est, così che la facciataprincipale a sud, in vetro e brise soleil, massimizzi ilguadagno termico ottenibile dall’apporto solare. Il gi-gantesco brise soleil è inclinato e i singoli elementi sonodistanziati tra loro quel che basta per consentire la pe-netrazione dei raggi solari durante i mesi invernali eostacolarli invece durante i mesi estivi.L’edificio è compatto e curviforme e si connota nonsolo per la sinuosa facciata brise solei ma anche perla retrostante vetrata continua, inclinata anch’essa pro-prio per contribuire all’efficienza del sistema. La fac-ciata opposta, quella completamente rivolta verso nord,è stata rivestita con una parete ventilata in granito attaa garantire un’ottima coibentazione e un rigido con-trollo delle dispersioni termiche.L’edificio è situato, a pochi passi dalla Fortezza Me-dicea, nell’antico parco dell’ex Ospedale Garbasso al-l’interno del quale le magnolie sono le essenze più dif-fuse. Il progetto ha mantenuto il disegno del parco,ha donato maggior valore alla zona nord ovest, ar-chitettonicamente più strutturata, dove si trova l’in-gresso principale, e ha anche provveduto al restau-ro del verde storico nella fascia sud est, allora in sta-to di completo abbandono, dove si trovano alcune del-le essenze più pregevoli. L’impostazione planimetri-ca è alquanto semplice. Tutto gravita intorno alla hallcentrale, il nucleo pulsante del Palazzo completamenteilluminato dalle vetrate inclinate a tutta altezza. La dop-pia facciata principale è una mesh, una superficie chesegue una geometria complessa, svergolata, geo-

metricamente determinata con la congiunzione sul pia-no verticale di due differenti curve. Configurazione spa-ziale che fa ottenere il massimo della resistenza mec-canica con il minimo di materia. È la stessa geome-tria presente soprattutto nelle foglie delle magnolie ocomunque nei petali di fiori di varie essenze che in que-sta situazione è stata trasfigurata in elemento co-struttivo e tecnologico attraverso dei materiali con-temporanei. La doppia facciata posta a sud è l’esca-motage tecnologico - bioclimatico più importante ditutto l’edificio. È la sovrapposizione di due superfici ma-teriche differenti variamente curvate e traslucide. Il vi-brante brise soleil, in acciaio inox spazzolato, è ca-ratterizzato da una trama di pilastri a tutta altezza, sipotrebbe dire, un ordine unico, variamente inclinati traloro così da creare una superficie morbidamente ri-curva. Questa facciata è stata progettata in modo dasvolgere la funzione di serra solare: l’inclinazione deivari elementi è stata pensata non solo per impedirel’irradiazione diretta durante tutti i mesi estivi e ac-consentire invece la penetrazione dei raggi solari du-rante il periodo invernale, ma anche per controllare ilsurriscaldamento, l’effetto serra, tipico nel periodo che

In basso: planimetria generale.L’edificio è situato a pochi passi dallaFortezza Medicea della città di Arezzo.È stato costruito in un sito all’internodell’antico parco dell’ex OspedaleGarbasso. Il progetto ha mantenutoil disegno del parco e ha datovalore alla zona nord ovest, dovesi trova l’ingresso principale

EX OSPEDALE GARBASSO

AMPLIAMENTO NUOVOPALAZZO DI GIUSTIZIA

INGRESSOPRINCIPALE

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PIANTA PIANO TERRA PIANTA PIANO PRIMO

Pavimentazionein granito nero

Rivestimentoin granito nero

Pavimentazionein granito nero

Pavimentazionein granito nero

Pavimentazionein granito nero

Rivestimentoin granito nero

Pavimentazionein granito nero

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PIANTA PIANO SECONDO PIANTA COPERTURE

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CREDITICommittente Comune di ArezzoProgetto architettonico e direzione artistica Manfredi NicolettiCollaboratori Luisa Campagna, Fabrizio Pagliano Tajani, Anna SenesiDistribuzione funzionale Michele ValentiniStrutture Michele MeleImpianti Enetec, ing. Renato Tito, arch. Giorgio LandolfiAntincendio Studio Sorrento, ing. Antonio Sorrento, arch. Alfonso SorrentoCalcoli Economici Roberto PostorinoDirezione Lavori Coordinatore Antonio SorrentoDirettori tecnici di cantiere Piero Bracciali, Francesco MisuriImpresa Nembo srl; Consorzio NovusFornitori Acciaio: Eclano lamiere; Marmi: Mariotti Carlo & Figli

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intercorre tra il solstizio d’estate e l’equinozio d’autun-no, garantendo così che le uniche radiazioni dirette sia-no presenti, all’interno del Palazzo di Giustizia solo du-rante i mesi più freddi, quando costituiscono un com-fort ambientale e un vantaggio climatico. All’interno del-la stessa facciata, lungo l’intero sviluppo del marginesud, è stata realizzata una vasca d’acqua - unoscambiatore termico passivo - che ha lo scopo di mi-tigare il microclima, soprattutto quello della stagione esti-va. Serve, inoltre, a migliorare la qualità di quell’aria che,una volta raffrescata dall’acqua, con diversi movimentiriesce a ventilare tutti gli ambienti prospicienti la Hall,il grande spazio centrale, progettato per favorire l’ef-fetto camino. Infissi apribili sono stati, infatti, posizio-nati alla sommità dell’edificio e, durante il periodo esti-vo, l’aria surriscaldata risale dal piano di calpestio delpiano terra verso il lucernario posto in copertura e vie-ne prontamente convogliata all’esterno. Il sistema, quin-di, combina l’effetto del vento con quello determina-to dalla differenza di temperatura dell’aria tra esternoe interno. E così, sfruttando l’immissione dell’aria cheavviene in zona sopravvento e l’estrazione naturale cheavviene attraverso il vano verticale della hall, garanti-sce un continuo ricambio d’aria e la salubrità termoi-grometrica di tutti gli ambienti. Gli impianti di suppor-

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In alto: due sezioni significative dell’edificio. Sopra: un particolare dellafacciata posta a sud. Il brise-soleil in acciaio inox spazzolato è caratterizzatoda una trama di pilastri a tutta altezza, variamente inclinati tra loro. È unamesh ricurva, progettata come una serra: l’inclinazione dei vari elementiimpedisce infatti l’irradiazione diretta nei mesi estivi

SEZIONE 0-0 LONGITUDINALE (facciata interna)

SEZIONE 1-1 LONGITUDINALE

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to per i restanti locali garantiscono flessibilità e adat-tabilità a ogni possibile modificazione delle desti-nazioni d’uso degli spazi. La possibilità di parzializ-zare l’efficienza di tutto il sistema, in funzione a se-conda delle esigenze diversificate di occupazione deidiversi ambienti, consente di contenere i consumienergetici e di limitare i tempi di messa a regime. Perquanto riguarda invece l’illuminazione, quella natu-rale è ottenuta evitando le radiazioni dirette e l’ab-bagliamento soprattutto nella Hall, luogo di colle-gamento tra le aule giudiziarie, gli uffici del Presidentee quelli della Cancelleria. L’ acciaio inox presente nel-la facciata principale favorisce lo sfruttamento del-la luce naturale, grazie alla riflessione verso l’inter-no. Mentre la parete a nord, la superficie tronco co-nica rivestita di lastre di granito nero che reagiscealle rigidità del clima invernale di Arezzo e al rumo-re proveniente dalla strada, è incisa da sottili buca-ture con infissi a nastro che sembrano sfilacciare lamateria in modo casuale. Ma nella realtà sono sta-ti studiati in modo che internamente ad ogni am-biente corrisponda il giusto apporto luce/aria a se-conda della specifica destinazione d’uso.

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Sopra: particolare dell’attacco tra il percorso vetrato proveniente dall’exOspedale Garbasso e il nuovo edificio del Tribunale. A sinistra: la pareteesposta a nord. Una superficie tronco conica rivestita di lastre di granitonero che reagisce cromaticamente alle rigidità del clima invernaledi Arezzo. La parete è incisa da sottili bucature con infissi a nastro

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L’interesse per l’ambiente, l’energia, le risorse,l’agricoltura biologica, l’alimentazione e il risparmioenergetico è un fenomeno recente. Eppure sonotemi di cui ci siamo già occupati nel corso dellanostra storia e non possiamo certo considerarli unanovità. Lo diventano solo oggi, in un tempo in cuila nostra visione della vita ha perso ogni legamecon quel recente passato. Forse, lo spero, siamoall’inizio di un grande cambiamento. È anche veroche non ci siamo mai confrontati con un ritmo dicrescita demografica come quello attuale, né confenomeni come la necessità di cibo, la distruzionedell’ambiente, l’inquinamento e la crescita dellecittà. Fenomeni che per dimensione e impatto sullasocietà non hanno precedenti nella storia. Dettoquesto, e premesso che parlare di sostenibilità eambiente genera contraddizioni e paradossi, è purvero che da qualche parte dobbiamo cominciare eche, come per molti fenomeni complessi, bisognacominciare dalle cose più semplici.

Non c’è dubbio che costruire sia di per séun’azione antiecologica - e questa è solo la primadi una serie di contraddizioni - ma costruire è ancheuna delle attività umane di primo piano. Ecco quindiche la domanda che dobbiamo porci è: quantomeglio possiamo costruire? E poi: con quali criteripossiamo affrontare il tema energetico e ambientalesenza provocare altri danni? Per cominciarebisogna che il singolo edificio sia concepitoall’interno di una nuova visione urbanistica, questoperché la somma di tanti edifici sostenibili nondà un risultato aritmetico. Non si può progettareun edificio senza aver pensato a un sistema piùcomplesso fatto di reti, di trasporti, di verde.Soprattutto dobbiamo aver prima compreso lavocazione e la cultura specifiche di ogni luogo.

È ora di guardare all’urbanistica come a unostrumento strategico, che dia risalto alle peculiaritàdella città e che sia in grado di interpretarne i valori.Le ambizioni del progetto devono essere il puntodi partenza per disegnare uno scenario di lungorespiro basato su pochi punti fondamentali ecapace di delegare alla dinamica spontanea deltessuto urbano ed economico le scelte minori.Per evitare che l’interpretazione di questi obiettivisia solo un esercizio accademico bisogna

cominciare a costruire un bagaglio di sensibilitàe conoscenza prima che di soluzioni.

L’energia, e l’uso che se ne fa, è una grandeopportunità creativa che si intreccia da sempre conl’architettura. Oggi va vista alla luce dell’evoluzionetecnologica, reinterpretando la tradizione inmaniera non nostalgica. Sia da un punto di vistatecnico, che riguarda le prestazioni e lecertificazioni, sia da quello emotivo, legato allasensibilità. Nel passato più recente si è privilegiatoil primo, quello per così dire “ingegneristico”, doveconta solo il raggiungimento degli obiettiviprestazionali a scapito del risultato estetico.

Ricordiamoci che quello che resta di un edificioè la sua presenza, la sua capacità di comunicaree di contribuire anche alla “bellezza” dell’ambiente.Quest’ultimo approccio, più emotivo,sensoriale legato all’uso della materia, hacominciato solo ora ad affermarsi, creando lecondizioni per gli architetti di ritornare a essereprotagonisti del cambiamento. Nel mettere insiemetecnica e poesia è necessario il giusto equilibrio.Anche a costo di rinunciare a qualche puntoprestazionale. Nell’equilibrio si nasconde un passoavanti anche nel modo di concepire il nostro lavoroe cioè trovando nei dati climatici, negli obiettivienergetici, nella lettura di un habitat,un’indispensabile fonte d’ispirazione.

Occuparsi dello spazio, dell’abitare, del piaceredi guardare un bell’edificio o di utilizzare unapiazza, un giardino, una strada, diventa unimpegno. È una responsabilità così importanteche deve spingere in questa direzione anche chicontinua a vedere nell’edilizia soltanto un “personalbusiness”. Da questa assunzione di responsabilità,di questo impegno, nasce un ruolo nuovo e utilenello sviluppo del tema della sostenibilità.Le contraddizioni non mancano neanche là dove,nonostante si ragioni sullo sviluppo urbano, lacrescita è più veloce della capacità di rifletteresul futuro. Potremmo paragonare questo tipo diambiente urbano a quello delle piante nelle forestein cui vige la sola regola della crescita, non dellapianificazione. Da una parte la necessità diprogettare un insieme complesso attraverso

UN CAMBIAMENTODI PARADIGMA

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un’unica azione, quella dell’urbanistica, dall’altrala crescita regolata da fattori sociali, economicie tribali che sfuggono a qualsiasi tentativo dipianificazione. Lagos, per esempio, non ha avutobisogno di progettisti, si è auto-regolata nel corsodi un processo di crescita spontaneo e che, perdimensioni e densità, è impossibile da pianificare.

Quello che si può fare è guardare l’insieme etrovare una visione strategica, provare attraversodi essa a trovare un nuovo ordine, ancheintroducendo dei “virus positivi” - come un sistemadi fognature, la rete elettrica e quella telefonica, lestrade e la distribuzione dell’acqua - che possanomigliorare tutto l’organismo. L’architettura in quantotale potrà solo creare, all’interno di un sistemaincontrollato, momenti di qualità non solo spaziale,ma anche sociale, culturale e di relazione.

La pianificazione delle eco-city è forse l’esempiopiù contraddittorio. La definizione stessa di eco-citynon tiene conto del fatto che la città non è luogoecologico per definizione, ma è uno dei luoghi conla massima concentrazione di consumi e di conflitti.Basta un’occhiata alle mappe dell’improntaecologica delle grandi città per capire che ènecessaria un’attenta riflessione sull’idea diconcentrazione in un periodo di grande crescita.La mappa dei consumi di energia prodotta conl’uso del petrolio non lascia spazio a nessunapossibile definizione di sostenibilità nei paesisviluppati dando, invece, ai paesi in via di sviluppouna base di partenza migliore, per lo meno suquesto tema in particolare. L’Italia, per esempio,dipende per l’80% da risorse non rinnovabili(petrolio e, in misura minore, gas naturale). Diquesti consumi il 50 % si deve agli edifici, tuttiindistintamente, e ciò spiega quanto siaimportante anche solo un’azione di miglioramentodelle prestazioni. La questione rimane quella difavorire lo sviluppo di un sistema più vicino allediverse identità, ai bisogni reali, e capace di crearenuovo rapporto con l’agricoltura, con un nuovopaesaggio produttivo: un reale rapporto tra territoried economie. Questo modello di crescita, moltolontano dalle megavisioni di mega-lopoli, esprime,forse in maniera ancora più forte, il bisognodi trovare un nuovo paradigma e di rivedere ilrapporto tra uomini, territorio, e qualità della vita.

L’accesso alle fonti rinnovabili è l’unica stradaper migliorare e ridurre il rapporto tra i consumi

e l’inquinamento. Si apre davanti a noi una visionepiù serena del rapporto con il territorio, così chel’uso di fonti come il sole e il vento diventano partedi un nuovo rapporto con l’ambiente visto non piùcome problema ma come soluzione. Questo mododi fare architettura impone un diverso approccioetico che dà al nostro lavoro un nuovoruolo, essenziale per le trasformazioni sociali delfuturo. Occuparsi dello spazio, dell’abitare, delpiacere di guardare un bell’edificio o di utilizzareuna piazza, un giardino, una strada, diventa unimpegno. È una responsabilità così importante chedeve spingere in questa direzione anche chicontinua a vedere nell’edilizia soltanto un “personalbusiness”. Da questa assunzione di responsabilità,di questo impegno, nasce un ruolo nuovo e utilenello sviluppo del tema della sostenibilità.

Sostenibilità è anti-globale, è per definizionequalcosa di non generico, di non astratto, maqualcosa che appartiene a un luogo, a una culturae che, nonostante possa sembrare uno sforzoimmenso, dobbiamo difendere. Sostenibilità èuna visione non una definizione; è la rispostaal singolo problema, al singolo luogo e non unamercificazione dell’architettura “ovunque ecomunque”. La sostenibilità è contraria allacolonizzazione dei luoghi con criteri d’inutileefficienza mascherati con un falsolinguaggio di contemporaneità. È contro il principiodell’indifferenza, della ripetizione, di un unicolinguaggio universale. È vicino ai concetti dibiodiversità e di prossimità. È la fine del modellorappresentato da edifici sempre uguali a se stessi- dove si lavora allo stesso modo ovunque – che,se da una parte ha creato una speranza dimodernità e di sviluppo, dall’altra ha cancellatoogni identità e ogni volontà di difesa della propriacultura e del proprio paesaggio. Come se labiodiversità non fosse più un valore, una ricchezza,ma qualcosa da appiattire. Da omologare.

Mario Cucinella

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Un’architettura capace di dialogare con il vento, ilsole e i materiali presenti sul territorio. Un auspiciodi integrazione tra architettura e condizioniambientali che oggi diventa realtà. Grazieall’architettura bioclimatica, idea di progettazionemirata a evitare dispersioni di energia e consumodi suolo per liberare il progetto da interessi settorialie compiere un passo ulteriore verso un più ampioideale di progettazione sostenibile. Perché lasostenibilità in architettura ha diversi volti e laprogettazione bioclimatica, con la sua attenzione alavorare con le forze della natura per la regolazionedel clima interno alla struttura abitativa, è uno diquesti. «L’obiettivo da raggiungere è quello di unatotale sinonimia tra urbanistica, architettura,paesaggio, strutture e infrastrutture», confermal'architetto Massimo Pica Ciamarra, vicepresidentedell'INARCH, Istituto Nazionale di Architettura. «Unmomento in cui ogni trasformazione degli ambientidi vita scaturisca da visioni globali, in cui ognicostruzione sia concepita come un “frammento”che entra a far parte dell’ambiente, del paesaggio,delle tante stratificazioni che individuano ogniluogo. “La sostenibilità sostiene l’architettura”è uno slogan che ho coniato tempo fa: non è ungioco di parole perché - malgrado sovrapposizionie confusioni di termini - si sta diffondendo sempre

più la consapevolezza della necessità di sostanzialerinnovamento dei programmi e dei processi dicostruzione e di trasformazione degli ambientidi vita». Curioso come nel caso dell’architetturabioclimatica lo stesso rinnovamento dei processidi costruzione, il passo decisivo verso unprogettare più consapevole, coincida con unpercorso a ritroso, prima verso l'architetturaorganica, alle origini della bioclimatica nel suoconfigurarsi come disciplina del progettare fondataprincipalmente sul rapporto con il contesto esull'attenzione ai materiali naturali e locali. E poi,ancora indietro fino a recuperare forme diarchitettura antiche in ogni continente e nei climipiù ostili. Perché a ben guardare la storia delcostruire è costellata di forme abitative chedialogano con gli elementi naturali, realizzando unideale ecologico attraverso una simbiosi millenariacon il territorio. Sono le architetture vernacolari,forme tradizionali delle diverse regioni, sviluppatesinel confronto tra l'uomo e una natura spessoavversa, frutto di una sapienza antica chesi è andata perdendo con l'avanzaredell'industrializzazione e con l'abbandono delleattività rurali ma soprattutto con lo sviluppo diregolare il clima interno alle abitazioni in modomeccanico. È proprio nei paesi più industrializzatiche queste antiche abitazioni oggi permangonoin tutto il fascino pittoresco dell'ingegno umano.Pensiamo al trullo delle Murge, costruito comeabitazione agricola per garantire il benessereabitativo in un territorio battuto dai forti venti ditramontana fredda e secca da nord e di sciroccocaldo e umido da sud-est. La sua grande massamuraria, spesso associata a una vasca d’acquadi accumulo sottostante, funziona da involucrotermoregolatore per assorbire di giorno il caloreprodotto dalla radiazione e restituirlo di notte conil risultato di una temperatura interna sempre diparecchi gradi inferiore a quella esterna, funzionealla quale assolve anche la forma conica. Ilmateriale utilizzato è un calcare duro e compatto,cattivo conduttore di calore. Materiale, formadell’edificio, spessore delle murature definisconogli aspetti bioclimatici della struttura. «Molto noti neiPaesi Arabi e ancora usati a volte dalla tradizionearchitettonica locale - spiega Cettina Gallo, exResponsabile del Centro Nazionale di Architettura

FRAMMENTI SPARSIDI UN CODICE BIO/ECO

In basso: Serra scientifica perfarfalle tropicali, Università di

Catania, progettata dallo StudioNicoletti Associati. La forma

sfaccettata dell'involucro in vetro e ildiverso orientamento e inclinazione

di ciascun elemento serve permantenere il guadagno termico

all’interno dello spazio. Le farfalletropicali non sopravvivono in unambiente con aria condizionata

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Bioclimatica del Dipartimento dell'Energiadell'ENEA - sono i malquafs, le torri del vento,i mashrabjia. I primi due elementi servono acatturare il vento caldo del deserto e a convogliarlonegli ambienti interni opportunamente raffrescaticon il passaggio attraverso stuoie bagnate o incanalizzazioni sotterranee. I mashrabjia sono grigliealle finestre costruite in diversi materiali, dal legnoalla pietra, che oltre a essere meravigliosi elementidecorativi servono a far passare la brezza ma nonil sole, creando all’interno degli ambienti microclimiconfortevoli». Massima apertura verso l’esterno,massima chiusura verso l’esterno. Ventilazioninaturali, protezioni dal vento, compattezza degliinsediamenti, protezione dal sole. Questi i terminidi riferimento di un’architettura che rielaboravaa proprio vantaggio una natura difficile in modopassivo, prima che tutto venisse frantumato dalladisponibilità di energia a buon mercato e datecnologie che hanno dato spazio a progettiincuranti dei loro effetti negativi sul contestospecifico e sull’ambiente in generale. «Ma oggi –precisa Massimo Pica Ciamarra - si è sempre piùconsapevoli delle conseguenze di questa visioneesuberante e incosciente, peraltro profondamenteegoista». È questa nuova consapevolezza che haportato all'attuale sviluppo di un'Architetturabiosostenibile, della Bioarchitettura e dellaBioclimatica, in un interscambio di definizioni cheha spesso contribuito a creare una situazione diindefinitezza delle rispettive pertinenze. «Questeaggettivazioni sono strumentali», afferma MassimoPica Ciamarra. «Richiamano “informazioni perdute”nei processi di trasformazione degli ambienti di vitae del costruire in genere. L'Architettura bioclimaticadefinisce l’attenzione prevalente al clima,attenzione però che non protegge da impropriinserimenti nel paesaggio, non favorisceaggregazioni né produce miglioramenti sociali o deirapporti umani. Bioarchitettura è invece un terminepiù inclusivo, coniato nel 1987 in Italia: “propugnauna architettura più umana, una sorta di “nuovo

umanesimo” che vede come obiettivo primario delprogetto la sua facilità di antropizzazione”. È untermine che vorrei provvisorio, pleonastico, come“eco-sostenibilità”, di origine anglosassone, chepropugna quanto è responsabile per l’ambiente».Proprio per la situazione italiana, notoriamentemeno permeabile di altre realtà europee a logichedi sostenibilità ambientale, possiamo tirare unsospiro di sollievo. Più in generale, nel nostroPaese la sensibilità rispetto alle tematicheambientali è in crescendo continuo. Lo dimostranogli interventi sulla formazione con i diversi masterpostuniversitari incentrati sul tema e di forte rilievoanche internazionale come ad esempio quellidell’INARCH o quelli dell’Istituto Nazionale diBioarchitettura, accanto al proliferare di rivistespecializzate. È invece a livello locale, vera cartinaal tornasole delle tendenze in materia di politicheriguardanti edilizia e patrimonio naturale, che siconferma il dato positivo in termini di attenzionebioclimatica. I comuni e le province italianesembrano aver scoperto che costruire in armonia

In questa pagina: Commerzbankdi Francoforte sul Meno, progetto diNorman Foster & Associati. Una torrein acciaio e vetro alta 259m. Sopra:ogni ottavo piano si trova un “Giardinodel cielo”, un ambiente alto 4 pianiche ha lo scopo di consentirel’illuminazione e la ventilazionenaturale. All’interno (foto a sinistra)sono state pensate aree di sostacorredate da una ricca vegetazione

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con il territorio è una ricchezza e una fonte di tutelain primo luogo per il territorio stesso poiché questotipo di progetto presume la conoscenza profondadelle condizioni bioclimatiche del luogo dove ci siva a inserire e dei suoi dintorni e da alcuni annimostrano una sviluppata sensibilità a questetematiche. «La sensibilità è elevata – ci confermaCettina Gallo – ed è incentivata da programmi infavore della sostenibilità degli interventi darealizzare. Negli ultimi dieci anni c’è stato unnotevole impulso anche grazie al “Codiceconcordato di raccomandazioni per la qualitàenergetico ambientale di edifici e spazi aperti”promosso dalla CNEA (Conferenza NazionaleEnergia e Ambiente) nel 1998 e rivolta appunto alleamministrazioni locali. L'essenziale è che ogniregione strutturi le linee guida in materia alle qualisi atterranno i vari comuni. Uno dei primi Comuniattivo in quest’ambito è stato Faenza. Certo in Italianon si è arrivati ancora al “Manuale per le

infrastrutture verdi” che la città di New Yorkqualche anno fa ha fatto seguire al “Manuale pergli edifici verdi”, ma siamo sulla buona strada».La spinta necessaria all'incentivazione di logichebiocimatuche del progetto giunge soprattutto daun ribaltamento di prospettiva degli interessipersonali e delle parti. In generale è egoisticamenteconveniente qualsiasi trasformazione fisicadell’ambiente che contribuisca a migliorare lacondizione umana. Nel particolare i vantaggi sidistribuiscono tra tutti gli attori del progetto con ilcostruttore che in cambio di una particolare curaper gli aspetti “sostenibili” dell’edificio ottienedall’amministrazione locale particolari beneficicome l'aumento della cubatura edificabile, perl’utente che vivrà in un edificio migliore e alla lungapiù economico, per gli amministratori stessi chelasciano alla comunità spazi più sani. Perchéaccanto alla sostenibilità ambientale, la secondaparola chiave di questo tipo di progettazione èquella che riconduce in modo diretto alla funzioneche definiva le sue forme più antiche: garantireil benessere di chi vi abita inteso come massimariduzione del disagio nello svolgimento delle proprieattività all'interno di uno spazio delimitato.Benessere termico e igrometrico al quale concorrela qualità dell'aria con il controllo di parametridiversi quali temperatura dell’aria, temperaturamedia radiante, umidità relativa, velocità dell’ariae pressione atmosferica. Benessere visivo, definitoattraverso l’illuminazione e la progettazione dellearee verdi. Benessere psicologico che oltre aessere il risultato dei fattori precedenti può riferirsianche ad accorgimenti progettuali relativi alladistanza tra le abitazioni, con la definizione delladimensione ideale degli spazi aperti in un quartiereresidenziale affinché sia sempre possibilecomunicare a voce e a gesti conservando allostesso tempo l'intimità anche nei locali abitativia piano terra più esposti. In vista di un'insieme

In alto: l’asilo Kindergarten diWagram. Costruzione bioclimatica

progettata dallo studio GeorgeReinberg in Austria. L’edificio è stato

collocato sul bordo settentrionaledel sito in modo da essere aperto a

sud. La zona giardino è espostaal sole tutto il giorno.

In basso: sede della Compagnia“B!OTOP” di Weidling. Il progettoè stato curato dallo studio George

Reinberg. L'edificio, in legno e vetro,è situato su uno stagno

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di interventi di ristrutturazione che dai prossimi anniinizieranno a interessare il nostro Paese in modoprogrammatico, la necessità di operare interventimicrochirurgici nel tessuto urbano per migliorare eutilizzare gli spazi vuoti o dismessi, andrebbeconiugata con i criteri della bioclimatica, eliminandole ultime frange di resistenza a questo tipo diprogettazione. Molti i luoghi comuni da sfatare alriguardo. Dalla convinzione che i criteri bioclimaticinon possano dar luogo, attraverso la creatività delprogettista, a risultati di grande valore estetico earchitettonico, all'identificazione della bioclimaticacome “utilizzo dei pannelli solari e/o fotovoltaici”tout court. Viviamo ancora nell’ambito di unatroppo ingenua sensibilità media degli utenti capacidi distinguere ed esigere qualità nel cibo o neiprodotti del design, dell’industria e della moda, maincapaci di esigere qualità diffusa e ambienti di vitaagili e confortevoli come dimostrato dalle città incui viviamo. Oggi la progettazione di edificibioclimatici, perfettamente adeguata alle necessitàdell'abitare contemporaneo, è facilitata da softwareche permettono di simulare i flussi energeticidall’esterno all’interno di un edificio e viceversa.Perché a differenza delle costruzioni tradizionali lacasa bioclimatica contemporanea deve rispondereal mutare delle funzioni nel tempo e nei contesti enon solo: gli edifici devono poter reagire emodificarsi nel tempo anche in rapporto al mutaredei contesti e all’evolversi delle tecnologie. Ma unostacolo rilevante è costituito dalla mancanza diconoscenze territoriali di base, vero termine diriferimento di questo tipo di progetto. Farel'architettura bioclimatica vuol dire occuparsidi geobiologia dei siti, situazione bioelettrica,igroscopicità, irraggiamento cosmico e terrestre.«Ma molto spesso - spiega Cettina Gallo - sedurante gli esami di “composizione architettonica”chiedo agli studenti degli ultimi anni di architetturadove si trovino il nord e il sud a volte non sanno

rispondermi. In altre parole non si è ancora capitoche alla base di un progetto bioclimatico c’è ilsaper ben costruire, e alla base del saper bencostruire c’è la buona conoscenza del luogo delprogetto e delle proprietà dei materiali usati. Moltospesso progettare bioclimatico non costa di più,si tratta di dare una forma invece di un’altra, didisegnare un’apertura in un certo modo; non tuttisanno per esempio che i frangisole devono essereorizzontali o verticali a seconda dell’esposizione».Il territorio e gli elementi. Il sole, il vento, lavegetazione, i materiali locali. Ricordiamo conVitruvio che “gli edifici saranno disposti nel modogiusto se si terrà conto innanzi tutto delle regionie delle latitudini nelle quali si troveranno”.Ma soprattutto la necessità di una maggioreeducazione ambientale fin dalla scuola pergiungere a una integrazione dei diversi prefissi bioed eco o meglio per smettere di utilizzarli e «nonparlare più di architettura “bioclimatica” ma solodi architettura. Perché ogni buona architetturaè anche bioclimatica». (di Silvia Di Persio)

In alto: Palasport di Palermo. Progettodello Studio Nicoletti Associati.È ubicato nel Parco della Favorita.L'edificio è rivestito in alluminio aeccezione delle opposte estremitàvetrate, protette da un insieme di tubidi acciaio inossidabile satinato.In basso: Casa Zero Energy, ilprogetto di ricerca realizzato dalGruppo Polo Le Ville Plus, insieme alDipartimento di Ingegneria Civile eAmbientale dell’Università degli Studidi Trento e con il supporto dellaRegione Friuli Venezia Giulia

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IN SIMBIOSICON LA NATURANEW CALIFORNIA ACADEMY OF SCIENCES / Renzo Piano

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SAN FRANCISCO (CALIFORNIA). “Esplorare, spie-gare e proteggere il mondo naturale”. È questa la mis-sione del New California Academy of Sciences, pro-gettato da Renzo Piano per la città di San Franciscoe inaugurato nel 2008. Il motto è esplicativo sia del-l’intento didattico dell’Accademia sia del modus co-struendi dell’edificio stesso. Difatti al New CaliforniaAcademy of Sciences, per tutte le accortezze usatenella progettazione e nelle diverse fasi realizzative del-l’opera, l’attenzione posta nella progettazione deglispazi rispetto alla luce naturale, la ventilazione natu-rale, l’utilizzo dell'acqua e il recupero di quella meteoricae la produzione di energia, è stato conferito il LEED“Platinum”, il The Leadership in Energy and Environ-mental Design. La nuova costruzione, in linea di mas-sima, mantiene la posizione e l’orientamento prece-dentemente avuto dall'originale edificio dell’Academyche venne più volte danneggiato da terremoti, ultimoquello del 1989. Tutte le funzioni dell’edificio si strut-turano intorno ad un’ ampia piazza centrale su cui gra-vitano la cupola del Planetarium e la Biosfera, l’am-biente trasparente contenente la riproduzionedell’habitat della foresta pluviale. Il progetto inizialmenteprevedeva la totale demolizione degli 11 edifici esistenti

costruiti tra il 1916 e il 1976. Quelli più vecchi sonostati demoliti, sbriciolati e il materiale è stato com-pletamente riutilizzato nelle nuove strutture. Tre dei vec-chi edifici sono stati invece recuperati, parzialmenterestaurati, o comunque riedificati nel loro volume ori-ginale: l’African Hall, il North American (California) Halle lo Steinhart Aquarium. È il tetto l’elemento che, dalpunto di vista formale, unifica tutta la struttura. È unelemento connotante tutto l’edificio ed è stato definito“organismo vivente”. Le cronache che si occuparo-no dell’inaugurazione del 2008 riportavano:“Il museorespira con il ritmo della natura”. È infatti completa-mente ricoperto da uno strato di terra su cui sono sta-te piantate ben 1.700.000 piantine, in grado di so-pravvivere nel microclima del Golden Gate Park, sen-za concimi né irrigazioni artificiali. Il tetto giardino hauno scopo funzionale più che decorativo: l’umidità pre-sente nello strato di terra serve a raffreddare di 5 o 6gradi l’interno del museo. L’edificio infatti, raro casonegli Stati Uniti, ha completamente fatto a meno del-l’impianto di aria condizionata sia per gli spazi pub-blici al piano terra che per gli uffici di ricerca colloca-ti lungo la facciata. I volumi interni sono stati pensa-ti come piccoli habitat sferici, che sembrano forzarela linea di gronda del tetto determinando un profilo on-dulato. Quest’andamento curvilineo del tetto permette

A sinistra: foto dell’interno dellaBiosfera, l’ambiente trasparentecontenente la riproduzione dell’habitatdella foresta pluviale. Tutte le funzionidell’edificio si strutturano intorno adessa. Sopra: schizzo preparatorio delloskyline dell’edificio. Sotto: particolaredescrittivo. La sezione mostrachiaramente la funzione della cupoladel Planetarium: l’alternarsi degli oblòposizionati per illumunare con la lucenaturale tutto l’ambiente e ibocchettoni per la fuoriuscita dell’aria.Nell’intradosso è posizionato anchel’impianto di illuminazione artificiale

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Sopra: gli interni degli altri edifici, preesistenti e di nuova costruzione,che gravitano intorno alla hall centrale. In basso: le due sezioni chiarificanoil funzionamento di tutta la struttura. Quella a sinistra mostra comel’andamento curvilineo del tetto permetta l’accumulo dell’aria caldain eccesso, che viene poi espulsa all’esterno creando così delle brezzeall’interno di questi ambienti che ne rinforzano la ventilazione naturale

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l’accumulo dell’area calda in eccesso che prontamenteviene poi espulsa all’esterno attraverso lucernaricon aperture sensibili, poste nella copertura. Il motocircolare dell’aria è aiutato anche dall’accelerazionedelle brezze che si formano all’interno di questi am-bienti proprio grazie a queste forme bombate presentiin copertura che rinforzano la ventilazione naturale del-l’ambiente sottostante. I lucernari sono strategica-mente disposti anche per permettere alla luce sola-re naturale di raggiungere la foresta pluviale viventee la barriera corallina, riprodotta all’interno dell’edifi-cio. L’illuminazione è oltretutto guidata da fotocellu-le che oscurano automaticamente le luci artificiali inrisposta alla penetrazione di quella diurna, riducen-do così l'energia necessaria per illuminare gli spazi in-

CREDITIProgettazione Renzo Piano Building WorkshopTipologia museoCommittente California Academy of SciencesLuogo San FranciscoTempi di progetto settembre 2000 - 2005Tempi di realizzazione 2005 - 2008Superficie costruita mq 38.100Tecnologie sostenibili 55mila cellule fotovoltaicheIngegneria e sostenibilità Ove Arup & PartnersLandscaping SWA GroupCertificazione di ecosostenibilità Platinum Level LEED

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1. Ripristino del parco adiacente; 2. tetto verde (isolamento naturale e raffreddamento passivo);3. tetto con una geometria che favorisce “l’effetto venturi”; 4. copertura di vetro; 5. muro di cemento;6. sfiatatoio e lucernari; 7. parasoli; 8. pavimenti con riscaldamento radiante; 9. luce naturale per le piante

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Il California Academy of Sciences è completamenteinserito all’interno del Golden Gate Park,il terzoparco urbano (1017 acri) più visitato degli StatiUniti. Il California Academy of Sciences sorgedi fronte al M. H. de Young Memorial Museum,il nuovo museo d’arte americana, ricostruitosu progetto degli architetti svizzeri Herzog & deMeuron, e inaugurato il 15 ottobre 2005. Neipressi dei due musei vi sono due particolarigiardini: “Il Shakespeare Garden”, dove sicoltivano tutte le piante menzionate nelleopere di Shakespeare, e il “Japanese Tea Garden”un tipico giardino da tè giapponese

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terni. 55.000 cellule fotovoltaiche forniscono quasi il 15%dell’energia elettrica necessaria al museo. Sono contenutetra due lastre di vetro a pannelli, che compongono la zonatrasparente, posta a contorno del tetto verde.Ma di accortezze sostenibili-bioclimatiche ve ne sono an-cora altre e riguardano altri aspetti della costruzione, di-fatti i materiali di demolizione sono stati tutti riusati: 9.000tonnellate di calcestruzzo sono state adoperate nella co-struzione di un massetto stradale. 12.000 tonnellate di ac-ciaio sono state riciclate in altri luoghi limitrofi. Almeno il50% del legno usato nella nuova accademia è stato rac-colto e certificato dal Consiglio di Amministrazione dellaForestale. E l'isolamento pensato per le pareti è stato ri-cavato dai cascami di jeans Levi’s. Ma come se non ba-stasse a garanzia di una giusta impostazione sostenibi-le è stata adoperata, per la scelta dei materiali da co-struzione, la logica a kilometro zero: infatti almeno il 20%dei materiali da costruzione adoperati è stato fabbricatoentro 500 miglia dall'Academy. Anche il ciclo dell’acquainterna è stato programmato: l'acqua piovana viene fat-ta convogliare in cisterne ed è giornalmente usata per letoilette e per le irrigazioni. Mentre per quella del grandeacquario presente nella struttura è stato studiato un pe-riodico rifornimento di acqua salata direttamente dal-l'Oceano Pacifico, logica che ha permesso di minimizzarel'uso dell'acqua potabile anche per questi tipi di habitat.L'obiettivo primario dell’Academy era ampliare le proprieattività, gli spazi espositivi, il centro di ricerca, individuandosoluzioni innovative per accogliere un pubblico sempre piùvasto. Per far questo si è dotata di un edificio emblemadella bioclimaticità e del pensiero sostenibile.

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Nella pagina a fianco: ampia pensilina di metallo posta sui lati della struttura e ricopertadi pannelli fotovoltaici. In questa pagina: il sistema di copertura. 1.700.000 piantine, tipicheessenze della costa californiana, in grado di sopravvivere nel microclima del parco senzaconcimi né irrigazioni artificiali. La vegetazione non ha solo scopo decorativo. L’umidità delterreno serve a raffreddare di 5 o 6 gradi l’interno del museo. Infatti il California Academyof Sciences è una struttura che fa a meno dell’impianto di aria condizionata

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IN TRASPARENZA

AMBURGO. Nella più grande città tedesca dopoBerlino, Amburgo, sta nascendo un nuovo quartiere: Ha-fencity. Lungo la vecchia area portuale oramai in disu-so, sul fiume Elba, sono in fase di recupero ben 155 et-tari di terreno con sopra costruiti diversi esempi di ar-cheologia industriale. L’idea su cui è stato fondato l’in-tero quartiere è quella di rendere fruibili le banchine delporto fluviale per creare un impianto in cui vivere e la-vorare a stretto contatto con l’acqua. La sede della Uni-lever, una delle più grandi società in beni di largo con-sumo, progettata dal gruppo Behnisch Architekten è sta-ta costruita proprio in questo quartiere. A un solo chi-lometro dal centro storico della città hanseatica si è crea-ta una situazione auspicabile per molti centri abitati. Nuo-ve funzioni, nuove architetture, nuove tipologie, se oggiha ancora senso usare questo termine. E la sede del-la Unilever fa parte di quelle nuove architetture che fa-ranno da modelli progettuali per le città del terzo mil-lennio. Sin dalla prima fase concettuale la società Uni-lever e lo studio Behnisch Architekten si sono posti comeobiettivo la realizzazione di un’architettura sostenibile adalta funzionalità e a basso consumo energetico. E cosìè stato. La Unilever di Amburgo presenta diverse pe-culiarità. Cinque piani sopra al livello del fiume e due sot-to, completamente progettati per essere energetica-mente efficienti. L’atrio centrale dell’edificio è il perno sucui ruotano le varie attività presenti nella struttura.

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UNILEVER DEUTSCHLAND GMBH / Behnisch Architekten

Nuova sededella UnileverDeutschland GmbH

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La sede della Unilever di Amburgo, una delle piùgrandi società in beni di largo consumo,

è stata costruita in un nuovo quartiere a unsolo chilometro dal centro storico della città.

La nuova struttura presenta diversepeculiarità. Cinque piani sopra al livello del

fiume e due sotto, completamente progettati peressere energeticamente efficienti

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È un cuore schermato da vetrate. È una piazza co-perta inondata di luce. È un luogo di ritrovo non soloper gli addetti ai lavori. L’Unilever ha voluto che il pia-no terra dell’edificio fosse aperto a tutti i cittadini di Am-burgo. Qui sono presenti, infatti, un’ampia zona condiversi negozi, dedicati alla vendita dei prodotti del-l’Unilever, alcuni caffè e un ristorante. Ciò che carat-terizza molto l’atrio è l’immensa luce naturale e piut-tosto vivace dei diversi pannelli lignei e di altri mate-riali variamente sistemati per attutire il possibile river-bero delle voci. Ai piani superiori, invece, 1200 di-pendenti sono comodamente sistemati in ampi e lu-minosi openspace arredati con sistemi modulari per-sonalizzabili. Tutte le aree sono state studiate così dacaptare la massima quantità di luce possibile e crea-re condizioni microclimatiche ottimali. Per poter ot-tenere questo i progettisti hanno dovuto anche tenerconto del fatto che l’edificio sarebbe stato costruitoproprio al bordo della banchina. Si presentava pertantol’esigenza di ovviare alle emissioni dei motori diesel del-le navi passanti e dirette ai terminal che si trovano pocodistanti. L’areazione degli ambienti sfrutta sia la ven-tilazione naturale, proveniente dalle facciate, sia la ven-

Sopra: particolare della facciata. A destra: prospetto dell’edificiosul fiume Elba. La pelle è composta da telai rivestiti di teli di Etfe, unpolimero florurato resistente alla corrosione e alle diverse temperature.È una plastica trasparente più leggera e più resistente del vetro

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SCHEMA BIOCLIMATICO

Scambiatore di calore

Filtro

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L’edificio si caratterizza per le ampieterrazze che danno sul fiume Elba osulla corte interna. Vi si accedepercorrendo comode rampe, scalinatee ascensori. Sono luoghi di incontroposti a vari livelli dell’edificio e sonoarredati con tavoli in legno, sofà epoltrone. Ciò che caratterizza l’atrioè il colore vivace dei pannelli lignei ealtri materiali, variamente sistemati,per attutire il riverbero delle voci

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tilazione meccanica che viene pompata con aria com-pressa nei locali, dopo essere passata negli impian-ti sotterranei per essere purificata con adeguati filtri.Essendo l’atrio dotato, in copertura, di un ampio lu-cernaio, in prossimità sono state progettate delle boc-chette di espulsione che lasciano fuoriuscire l’aria sa-tura ed evitano, con i dovuti scambiatori, la dispersione,in alcune stagioni, del calore.L’edificio si caratterizza per le ampie terrazze che dan-no sul fiume Elba o sulla corte interna. Sono spazi cheinvitano alla sosta. Vi si accede percorrendo como-de rampe, scalinate e ascensori. Sono dei veri e pro-pri meeting point posti a vari livelli dell’edificio. Sonoarredati con tavoli in legno, sofà e poltrone proprio pergli incontri informali. La Unilever crede fermamente nel-lo brainstorming, e per tanto ha richiesto la proget-tazione di aree adatte agli incontri e all’accoglienza.Luoghi antistress, armoniosi. Fucine di idee.Peculiarità dell'edificio è la sua facciata a membrana.È una vera e propria pelle che serve a proteggere tut-to il sistema dall’esposizione al forte vento, presentesu quelle sponde e agli altri fattori meteorologici. A dif-ferenza di altre tipologie di facciate doppie in vetro, que-sta struttura non necessita di una compartimentazio-ne tagliafuoco a setti orizzontali, per cui l’intercapedi-ne è stato sfruttato per la ventilazione naturale di tut-to l’edificio. La pelle esterna è composta di telai sin-golarmente rivestiti di teli di etfe, un polimero florura-to progettato per avere un'alta resistenza alla corro-PIANTA TERZO LIVELLO

PIANTA LIVELLO ZERO

CREDITIProgettazione Behnisch ArchitektenTipologia sede societàCommittente Unilever Deutschland GmbHLuogo AmburgoInaugurazione 2009Tempi di progetto settembre 2006 - 2007Tempi di realizzazione 2007 - 2009Superficie costruita mq 38milaPremi conseguiti RIBA International Award 2010Lighting Design Licht01 Lighting DesignForniture mobili Knoll International, Cappellini, Arper S.p.A., Vitra

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sione anche a diverse temperature. È una plastica tra-sparente che ha la peculiarità di essere più leggera epiù resistente sia del vetro che di altri materiali plasti-ci. Oltretutto è più isolante del vetro, è anche più sem-plice istallarlo ed è più economico. Per poter dotareanche le superfici più ampie dei teli di etfe sono staticreati appositamente dei telai dall’andamento ricurvo.Gli specialisti hanno optato per un profilo a forma disella, convesso sul piano orizzontale e concavo su quel-lo verticale. I telai così sagomati hanno risposto in modopiù adeguato alle diverse sollecitazioni esterne. Ol-tretutto, per esaltare questo senso di leggerezza, i telisono stati ancorati all’edificio attraverso un reticolo difuni di acciaio. Il risultato è una struttura dalla formadi nave, con la curiosa caratteristica di sembrare com-pletamente avvolto da una soffice e velata nuvola. Perciò che concerne il riscaldamento e il raffrescamentodegli uffici, la soluzione scelta consiste nell’adozionedi solai termoattivati in calcestruzzo armato al cui in-terno si fa scorrere dell‘acqua. Oltretutto le caratteri-stiche del sottosuolo non permettono lo sfruttamen-to dell’energia geotermica. Quindi il raffrescamento del-l’intero edificio è assicurato da macchine frigorifere acompressione. L’illuminazione artificiale è esclusiva-mente organizzata con i corpi illuminanti a led. Negliuffici sono state installate complessivamente 1400 lam-pade per illuminare le postazioni di lavoro. E grazie aqueste installazioni la committenza può contare su unrisparmio dei costi pari al 70%.

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SCHINDLER AWARD 2010La giuria di Schindler Award2010 ha scelto i dieci finalisti delconcorso biennale per studentieuropei di architettura, tra i qualianche un progetto italiano del-l'Università degli Studi di Firenze:GREEN STREAM di Arturo Isac-co Panichi, Prof. Paolo Felli, Uni-versità degli Studi di Firenze. Iprogetti selezionati saranno pre-sentati alla cerimonia di premia-zione che si terrà a Berlino il 14gennaio 2011, dove saranno at-tribuiti i premi ai primi cinqueclassificati. Saranno inoltre asse-gnati tre premi per un totale di50mila euro alle scuole di archi-tettura e due menzioni specialiper progetti che si sono contrad-distinti per precisione di proget-tazione e per utilizzo di tecnolo-gie innovative. I dieci progetti fi-nalisti sono stati scelti tra gli oltre170 presentati da singoli o grup-pi di studenti di scuole di archi-tettura di tutta Europa. Un mi-glioramento apprezzabile rispet-to ai 125 progetti presentati du-rante la precedente edizione. Perquesta competizione gli studentisono stati chiamati a ridisegnareparti dello Stadio Olimpico diBerlino e a renderlo accessibile atutti, comprese le persone condisabilità. "È interessante notarecome, per questo SchindlerAward, gli studenti abbiano pre-ferito presentare progetti che ga-rantissero accessibilità e sosteni-bilità sociale, piuttosto che crea-re utopie architettoniche", ha di-chiarato Françoise-Hélèn Jour-da, presidente della giuria e pro-fessoressa di architettura alla

Vienna Technical University. Oltread aver nominato i migliori pro-getti elaborati da singoli studenti,la giuria ha scelto tre scuole diarchitettura meritevoli di esserepremiate. Saranno loro conse-gnati assegni di ricerca come ri-conoscimento del supporto for-nito nella fase di pre-selezionedei progetti e per l'integrazionedell'argomento dell'accessibilitàall'interno del piano formativo.Ad altri due studenti sarà asse-gnata una speciale menzione perla precisione dimostrata in fasedi progettazione e per l'utilizzo ditecnologie innovative.

Berlino, 14 gennaio 2011

SITE: IL SALONEDELL’IMPIANTISTICATERMOIDRAULICAED ELETTRICAIn contemporanea con Expoedili-zia presso il polo fieristico roma-no tornerà, con il suo consuetocarico di professionalità, produ-zioni d’eccellenza e novità, l’ap-puntamento tanto atteso per gliaddetti ai lavori del settore im-

piantistico: SITE, il Salone del-l’Impiantistica Termoidraulica edElettrica, organizzato da ROS –società partecipata da FieraRoma e Senaf. La rassegna, chetaglia il traguardo della quintaedizione, si pone come luogoprivilegiato per lo scambio e l’in-terazione di business tra tutti iprofessionisti di un settore chiavee variegato, in continua e inarre-stabile evoluzione. Per rimanereal passo con i tempi e andare in-contro alle esigenze degli opera-tori professionali, sempre piùspecializzati e in cerca di costan-te formazione di qualità e aggior-namento sulle ultime novità delmercato, SITE ha predispostouna ricca offerta espositiva arti-colata su 4 aree tematiche (Ter-moclima, Ecoenergie, Domotica,Elettro), ognuna delle quali incen-trata su un focus chiave delcomparto. Una sinergia vincente,che si rafforza anche in virtù dellafacile fruibilità degli spazi, ove fa-ranno mostra di sé prodotti etecnologie che costituisconol’asse portante dell’universo del-l’impiantistica. Tutto ciò sarà adisposizione del pubblico chesceglierà la fiera romana comeluogo deputato ai propri scambi,in particolare per quanto riguardala realtà del Centro-Sud Italia.

Roma, 11-14 novembre 2010

LED SHOWLed è un progetto promosso dal-l’Assessore all’Arredo, DecoroUrbano e Verde del Comune diMilano, Maurizio Cadeo, a curadi Beatrice Mosca e Marco Ama-to. Dopo il grande successo del-la prima edizione, il Festival Inter-nazionale della Luce di Milano2010 accenderà la metropoli at-traverso installazioni, allestimenti,opere luminose d’arte e design.Milano s’illumina. Dal centro allaperiferia, il paesaggio urbano sitrasformerà in una festa di luce,colori, travestimenti e allusioni.

Piazze, viali alberati e parchi,monumenti storici e palazzi, fon-tane e luoghi insoliti della metro-poli si accenderanno per coinvol-gere i visitatori in un affascinanteviaggio attraverso una nuova vi-sione della metropoli di pietra.Led intende coinvolgere le eccel-lenze dell’intero sistema creati-vo, formativo e produttivo dellametropoli, allargando per la IIedizione 2010 il circuito espositi-vo, dai luoghi pubblici agli show-room e agli spazi commerciali, inuna logica di evento diffuso chepossa coinvolgere la città a 360gradi. Attraverso LED, l’utilizzodella luce diventa occasioned’arte e di design, come neigrandi esempi di modelli euro-pei: dalla città di Lione, con “LaFête des Lumières” che attiraogni anno milioni di visitatori, allegrandi light cities, quali Londra,Parigi, Berlino, Francoforte e nonultima, in Italia, Torino, con “Lucid’artista”. Milano, già capitaledel design, diventa attraverso laluce luogo di innovazione capa-ce di offrire un’esperienza cultu-rale stimolante per lo scambio eil confronto di conoscenze. UnFestival capace di promuoverel’immagine di Milano nel mondo,non solo in termini di visibilità,ma anche di internazionalità,cultura, innovazione e sostenibi-lità ambientale.

Milano, 4 dicembre 201010 gennaio 2011

da vedere

Conoscere architettura e design

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CONTRACTWORLDContractworld è il più grande Fo-rum europeo per l’architettura eper l’interior design. Dal 15 al 18gennaio 2011 si daranno appu-namento, nel quartiere fieristico diHannover, architetti, interior desi-gner, designer e progettisti perscambiarsi esperienze, informa-zioni e conoscenze. Con la suacompleta offerta, Contractworldsi è ormai imposto come mo-mento di grande importanza diDomotex Hannover, il salone in-ternazionale delle pavimentazioni,

e come atteso punto d’incontrodel mondo dell’architettura. An-che per il 2011 sono in program-ma conferenze, forum informativisu nuovi materiali connessi altema della sostenibilità e su altritemi di attualità, oltre a un fittoscambio di informazioni tra espo-sitori e visitatori. Evento di gran-de richiamo sarà l’assegnazionedel contractworld.award 2011.

Hannover, 15-18 gennaio 2011

SETTIMANADELLA BIOARCHITETTURAE DELLA DOMOTICAUn viaggio lungo una settimana,tra le eccellenze nazionali e inter-nazionali in termini di progettazio-ne sostenibile, con una particola-re attenzione alla riqualificazionedell’edilizia esistente. Questo emolto altro nell’edizione 2010della Settimana della BioArchitet-tura e della Domotica chequest’anno farà tappa non solo aModena ma anche a Carpi e a

Bologna. La rassegna, che si in-serisce all’interno del ProgettoEdilizia di Qualità, promosso daProvincia di Modena, Comune diModena, Camera di Commerciodi Modena e Fondazione Cassadi Risparmio di Modena, è orga-nizzata da AESS Agenzia perl’Energia e lo Sviluppo Sostenibi-le di Modena, Bioecolab e Labo-ratorio di Domotica e vede ancheil coinvolgimento della Fondazio-ne Cassa di Risparmio di Carpi. Ilprogramma, presentato in ante-prima al SAIE di Bologna, è dav-vero ricco e propone una rasse-gna di best practices locali, na-zionali e internazionali di bioarchi-tettura e di interventi volti alla ri-duzione dei consumi energeticie, nel contempo, affronta, attra-verso convegni e tavole rotonde,le opportunità legate alla riqualifi-cazione edilizia dell’esistente ealla diffusione delle nuove infra-strutture energetiche.

Modena, Carpi, Bologna15 - 19 novembre 2010

I SALONI MILANOA NEW YORKGli Stati Uniti saranno teatro diun progetto organizzato da Fe-derlegnoArredo e Cosmit in col-laborazione con ICE / Istituto Na-zionale per il Commercio Esteroe con il supporto del Ministerodello Sviluppo Economico per lapromozione del sistema arredoitaliano negli USA, sotto il mar-chio “I Saloni Milano”. Il calenda-rio prevede la creazione di un cir-cuito di 20 showroom di aziendeitaliane già presenti a Manhattansegnalato nella città di New Yorkda un’immagine coordinata, cu-rata dallo Studio Cerri & Associa-ti, e promosso con una guidadettagliata in tutti i punti strategi-ci per il business delle aziende incittà. A rafforzamento dell'attra-zione commerciale dei negozi,FederlegnoArredo e Cosmit han-no inserito in calendario due im-portanti eventi culturali.Il primo che aprirà il 30 novem-bre presso il Center 548 sulla 22ª

da vedere

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strada, è una installazione curatadal regista Robert Wilson che ac-costa un video ritratto di RobertoBolle, étoile internazionale e pri-mo ballerino dell’American Balletal Metropolitan di New York, allaeleganza e funzionalità del designattraverso una serie di pezzi diarredo di produzione italiana.Fino al 18 dicembre. Il program-ma culturale prosegue con un al-tro straordinario appuntamentoche è la riedizione dell'UltimaCena di Leonardo interpretata daPeter Greenaway, opera che hadebuttato a Milano in occasionedel Salone del Mobile 2008. Taleevento in programma al ParkAvenue Armory dal 2 dicembrefino all’8 gennaio, coincide conl'avvio della nuova vita di quellastorica struttura definitivamentedestinata a manifestazioni espo-sitive di alto profilo. I Saloni Mila-no aprono dunque ufficialmentea New York le celebrazioni dei 50anni del Salone del Mobile cheavranno il loro culmine nell’edi-

zione milanese dei Saloni 2011.Le aziende partecipanti sono: Ar-temide, B&B Italia, Boffi, Cesana,Flos, Flou, FontanaArte, Giorget-ti, Glas Italia, Kartell, La Murrina,Lualdi, Luceplan, Matteograssi,Molteni & C. - Dada, Pedini, Pol-trona Frau, Poliform - Varenna,Scavolini, Tre P & tre Piu’.

New York, 29 novembre 20108 gennaio 2011

SALONE DELL’ARTEE DEL RESTAURODopo il grande successo delloscorso anno, Firenze torna adospitare la Seconda Edizione delSalone dell’Arte e del Restauro,la manifestazione che riuniscenell’esclusiva vetrina della Stazio-ne Leopolda tutti i più importantioperatori del settore, che avran-no modo di condividere espe-rienze e know-how, interagendoe valorizzando la propria immagi-ne e contribuendo a consolidareun settore molto vivo nel nostro

Paese. Un sistema fatto di cultu-ra e ricerca scientifica, di sapien-za artigianale, di formazione spe-cialistica dei giovani e di serviziper la conservazione, per il re-stauro e la valorizzazione del pa-trimonio culturale ed ambientale,che rappresenta un’eccellenzanel mondo e che vede Firenzeprotagonista grazie alla sua sto-ria, al suo patrimonio artistico, eal suo storico primato nell’Arte

del Restauro. La prima importan-te novità dell’edizione 2010 èrappresentata dall’inserimentodel Salone come evento promo-tore all’interno del calendario del-la Settimana Internazionale deiBeni Culturali e Ambientali (Flo-rens 2010) ideata da Confindu-stria Firenze, l’importante mani-festazione che riunirà nel prossi-mo mese di novembre a Firenze iresponsabili delle politiche cultu-rali dei paesi partecipanti (ministried ambasciatori), i direttori e iconservatori dei principali museimondiali, i direttori di fondazionipubbliche e private, oltre a stu-diosi, curatori, critici ed espertinel campo dei beni culturali.Il Salone dell’Arte e del Restauroè stato presentato lo scorso 25giugno all’Expo di Shanghai, al-l’interno del Padiglione Italiano,nel corso della Full Day Confe-rence Plus b2b “Cities & CulturalHeritage: Innovazione Tecnologi-ca al servizio dei Beni Culturali”.

Firenze, 11-13 novembre 2010

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EXPOEDILIZIAUn’esposizione dei migliori pro-dotti per il settore delle costruzio-ni; il punto sulle tecnologie più in-novative; la formazione e l’aggior-namento professionale; la rifles-sione e i dibattiti sulle tematichedel momento; uno scambio profi-cuo e la creazione di sinergie dibusiness specialmente per il mer-cato del Centro-Sud Italia. È cosìche Expoedilizia – Fiera Profes-sionale per l’edilizia e l’architettu-ra organizzata da ROS – ripartirànegli spazi della fiera romana.Saranno 13 le aree tematiche icui contenuti comprenderannotutti gli aspetti del comparto edilema, come sempre, la quattrogiorni romana sarà anche fitta dieventi e appuntamenti pensatiper dare un contributo sia di tipoformativo che informativo a tutti ipartecipanti. Tanti convegni eworkshop tecnici gratuiti, curatida esperti del comparto e dallepiù importanti associazioni di ca-tegoria. Saranno 6 le iniziative

speciali dedicate al settore edile:working with nature: dalle solu-zioni ecosostenibili volte al mi-glioramento della qualità dellavita ad una nuova concezioneestetica. Architetti ed esperti pre-senteranno case histories nazio-nali ed internazionali sulla perce-zione dello spazio pubblico nellesue diverse forme; officina serra-mento: i produttori di macchineper la lavorazione di alluminio epvc, sistemi, componenti e soft-ware per i serramenti metterannoin mostra le loro innovazioni; spa-zio fotovoltaico integrato: inun’area dedicata si discuterà de-gli aspetti tecnici e dei vantaggiche offrono le installazioni di si-stemi per la produzione di energiarinnovabile; area dimostrativamacchine: riservata ad un campoprove che ospiterà le dimostra-zioni tecniche, le soluzioni opera-tive e applicative delle macchinemovimento terra e dei veicolicava e cantiere; restauro, recupe-ro e conservazione: esposizione

di progetti e dibattiti sul tema; fo-cus isolamento termoacustico:l’Associazione Nazionale perl’Isolamento Termico e Acustico,presenta i prodotti più innovatividel settore e i temi di maggior in-teresse per i professionisti dell’ef-ficienza energetica ed acustica.

Roma, 11-14 novembre 2010

FRANK O. GEHRY DAL 1997Il primo edificio progettato daFrank O. Gehry in Europa, il VitraDesign Museum, ospita lamostra “Frank O. Gehry dal

1987”, una selezione dei suoi piùimportanti progetti degli ultimitredici anni. L’esposizione pre-senterà studi e modelli per il con-corso di grandi dimensioni, mes-si a disposizione dell’archivio Ge-hry Partners. I disegni originalidell’architetto e la ricca collezio-ne di modelli progettuali rendonotangibile e reale il processo disviluppo dello Studio Gehry. I do-dici progetti presentati non ven-gono esibiti esclusivamentecome opere uniche, ma comeelementi in dialogo con l’ambien-te urbano circostante. I film met-tono in evidenza le soluzioni tec-niche adottate da Gehry nelle di-verse fasi dello sviluppo artisticoe del processo di realizzazioneprogettuale. In concomitanza conla mostra è stato pubblicato uncatalogo che contiene tutti i pro-getti presentati di Frank O. Gehrye Gehry Partners a partire dal1997. La maggior parte delle ri-produzioni, fra le quali disegni amano libera, progetti dello Studio

da vedere

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Gehry Partners, modelli tridimen-sionali e fotografie degli edifici,non erano ancora mai stati esibitiin pubblico. L’esposizione è pro-dotta da La Triennale di Milano edè curata da Germano Celant incollaborazione con Frank O. Ge-hry e Gehry Partners, LLP. Il de-sign è di Studio Cerri & Associati.

Weil am Rhein, fino al 13/5/2011

MARIO BOTTA.ARCHITETTURE 1960-2010

A quasi otto anni dall’inaugura-zione della grande sede del Marta Rovereto, la cui nuova e acco-gliente architettura ha ospitatoun’intensa serie di stagioni espo-sitive, il museo rende omaggio alsuo ideatore, l’architetto MarioBotta, autore del progetto realiz-zato con la collaborazione dell’in-gegnere Giulio Andreolli. “MarioBotta. Architetture 1960-2010” èun progetto espositivo. La mo-stra documenta le opere più si-

gnificative realizzate da MarioBotta, nato a Mendrisio nel 1943e laureato a Venezia, in tanti annidi fortunata attività professionale:dalle prime case unifamiliari, ori-ginali espressioni della scuola ti-cinese, fino ai grandi edifici pub-blici, biblioteche, teatri, musei,chiese e sinagoghe, realizzati intutto il mondo. Sono presentatioltre 90 progetti, tutti realizzati,documentati con schizzi e mo-delli originali, fotografie e docu-menti inediti. L’esposizione si arti-cola in 12 sezioni: la prima diesse intitolata Incontri è una sor-ta di spazio introduttivo costituitoda suggestioni e memorie di arti-sti e opere, di personaggi dellacultura e della musica che hannolasciato un segno profondo nellaformazione dell’uomo e dell’ar-chitetto. Le altre sezioni, intitolateAbitare, Luoghi di lavoro, Scuole,biblioteche e tempo libero, Ricu-citure urbane, Musei, Teatri, Spa-zi del Sacro, Interni, ripercorronoinvece il personale percorso pro-

gettuale che ha portato MarioBotta a cimentarsi con tutte le ti-pologie edilizie. Da segnalare inparticolare le emozionanti docu-mentazioni dei progetti per il Mu-seo Tinguely di Basilea, per ilMoMA di San Francisco, per ilCentro Dürrenmatt di Neuchâtel,per il restauro della Scala di Mila-no e, naturalmente, per lo stessoMart di Rovereto. Le ultime sezio-ni sono dedicate alle creazioni diMario Botta nell’ambito di Allesti-menti, Scenografie e Design: dal-le fortunate sedie realizzate all’ini-zio degli anni Ottanta per Alias,alle lampade tra cui la “Shogun”commercializzata da Artemide apartire dal 1985, al recente “Ta-volo per Cleto Munari”. La mo-

stra sarà esposta poi, dal 1 aprileal 28 agosto 2011, nellaprestigiosa sede svizzera, partnerdel Mart nel progetto, CentreDürrenmatt di Neuchâtel.

Rovereto, fino al 23/01/ 2011

CONVEGNO: CITTÀ STORICA,PERIFERIA, TERRITORIO

I confini tra città storica e perife-ria si sono ormai persi. Ora losviluppo urbano minaccia di tra-volgere anche quelli tra periferiae campagna. Nell'ultimo cin-quantennio la popolazione mon-diale è più che raddoppiata e il60% di questa crescita ha coin-volto proprio le aree urbane. An-che in Italia l'urbanizzazione simanifesta come un processo do-loroso. Ma quali sono le sue im-plicazioni? Si parlerà di questo alconvegno organizzato da InArchTriveneto in occasione dellaBiennale di Venezia.

Venezia, 14 novembre 2010

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Domanda. Cos’è oggi una biblioteca? E quanto ècambiata nel tempo?Risposta. Ancora oggi, nell’immaginario di molti la bi-blioteca resta un luogo destinato alla conservazionedei libri, alla lettura e allo studio, un “tempio del sapere”,avvolto in un’aura di silenziosa e polverosa sacralità.Le biblioteche oggi sono una cosa molto diversa: cer-tamente rimangono ancora luoghi per la conservazionedei libri e la diffusione del sapere, ma sono diventatelaboratori dell’informazione, porte di accesso all’uni-verso multimediale, luoghi di socializzazione, cataliz-zatori urbani per la promozione di politiche culturali.Le tecnologie digitali e i fenomeni legati alla globaliz-zazione stanno portando nel mondo delle bibliotechecambiamenti che non hanno eguali nella storia. Os-servando le più recenti realizzazioni in Nord Europa enegli Stati Uniti vediamo che i cambiamenti riscontrabilinelle biblioteche pubbliche vanno anche molto oltre:la biblioteca pubblica si arricchisce di nuovi contenuti,offrendo servizi culturali e occasioni di socializzazio-ne che travalicano i confini della tradizionale missio-ne bibliotecaria. La biblioteca del passato era infatticentrata prevalentemente sulla conservazione dei li-bri, era destinata a pochi, accessibile solo in parte, indeterminati orari e condizioni, caratterizzata dal silenzioe dal rapporto individuale e solitario con il testo scrit-to. La biblioteca del presente accoglie ancora libri emantiene intatto il suo “core business”, ma è diven-tata “per tutti”, consente la consultazione e il presti-to anche di video, musica, riviste e giornali, consen-te e promuove l’accesso a internet e al mondo digi-tale. È centrata sul dialogo (tra utente e bibliotecario,e tra gli utenti stessi) ed è sempre più accessibile. Saràsempre più un luogo di incontro e di socializzazione,all’insegna della serendipity culturale.Domanda. Dalle numerose biblioteche costruite nel-l’ultimo decennio nel mondo si evince che nonostantel’avvento dell’era telematica non si è verificata la lorochiusura. Qual è la ragione che ha confermato, nel tem-po, questo contenitore quale luogo d’interesse?

Risposta. Internet e le nuove tecnologie dell’infor-mazione hanno cambiato radicalmente il nostromodo di reperire informazioni, di lavorare, di studia-re, persino di pensare. Tutto questo ha avuto un enor-me impatto sulle biblioteche e sul loro ruolo, e le nuo-ve tecnologie sono diventate strumenti formidabili peri bibliotecari. La Rete è un immenso bacino di infor-mazioni, ma proprio questo ne è il limite (non a casosi parla di information overload), per cui i servizi bi-bliotecari possono essere di enorme aiuto per svi-luppare competenze critiche nel mare magnum del-l’informazione digitale globale. Proprio nel momentoin cui la biblioteca potrebbe diventare un luogo tuttovirtuale, ritorna di grande attualità la sua fisicità. Il pun-to di forza che hanno oggi le biblioteche è quello di es-sere un luogo fisico e reale che offre anche occasio-ni di incontro, di scambio culturale e sociale. Proget-tare oggi una biblioteca significa progettare anzituttoun catalizzatore per la città (nel caso di una bibliote-ca civica) o per il campus (nel caso di una universita-ria). In questo il lavoro degli architetti è importante piùche mai: poiché recarsi in biblioteca presto non saràpiù un “dovere”, ma dovrà diventare un piacere. Datempo, anche in Italia i grandi centri commerciali sonodiventati i principali (talvolta gli unici) spazi pubblici, dovela gente trascorre la maggior parte del proprio tem-po libero, soprattutto in certe fasce di età (in Italia cir-ca il 17% dei giovani trascorre il tempo libero unica-mente nei centri commerciali). In un libro pubblicatovent’anni fa, The Great, Good Place, Ray Oldemburg,sociologo americano, sosteneva l’importanza che han-no nello sviluppo e nel consolidamento della demo-crazia e della vitalità di una comunità quelli che egli chia-mava i “luoghi terzi” (in contrasto con i “luoghi primi”e “secondi”, ovvero la casa e i luoghi di lavoro o di istru-zione). I “luoghi terzi” costituiscono un luogo sicuro einformale, un terreno neutrale dove le persone si sen-tono a loro agio e hanno modo di rilassarsi, incontrarsie socializzare. I bar o il barbiere erano i“luoghi terzi”per antonomasia, di cui Oldemburg lamenta la pro-

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ailuoghidellacultura.

I LUOGHI DI COMUNICAZIONE CULTURALE PER SOPRAVVIVERE EVOLVONO.QUESTO È ANCHE IL DESTINO DELLA BIBLIOTECA, CHE DA LUOGO STATICOE POLVEROSO DIVIENE UN FERTILE TESSUTO CONNETTIVO PER NUOVI INPUT

mutazioni

NUOVE STRATEGIEDI PIANIFICAZIONE CULTURALE

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gressiva scomparsa, sostituita da centri commercialie altri posti che non sono altrettanto efficaci ai fini del-la socializzazione. Una biblioteca pubblica, concepi-ta in modo moderno e accattivante, può essere, piùdi un pub o di una caffetteria, un “luogo terzo” per ec-cellenza, dove la dimensione individuale e quella col-lettiva possono incontrarsi.Domanda. Dalla biblioteca al Learning Centre. È que-sto il rinnovamento dell’idea di biblioteca. Per so-pravvivere la biblioteca si arricchisce di contenuti di-versi. È una formula che vale ovunque?Risposta. Generalizzare è sempre molto pericoloso.Tuttavia tutte le migliori esperienze in corso, in Italiacome all’estero, indicano come la strada da seguire èquella dell’integrazione di differenti servizi e offerte cul-turali in un unico edificio. Per questo la biblioteca pub-blica del futuro dovrà essere un luogo di promozionedi politiche culturali e di aggregazione sociale in gra-do di fornire agli utenti un’offerta variegata nell’ambi-to culturale (edutainment). Non molto tempo fa MaijaBerndtson, direttrice della biblioteca di Helsinki, mi rac-contava del progetto per la nuova biblioteca centra-le, il cui motto sarà “Knowledge, Skills, Stories”. La bi-blioteca intende essere il luogo dove, attraverso la di-sponibilità di tutti i media, sia possibile acquisire co-noscenza e informazioni (knowledge); il luogo dove af-finare le proprie attitudini (skills); il luogo delle storie, del-la memoria, dell’immaginazione, della narrazione del-le vicende umane (stories). Altro caso eclatante è quel-lo degli Idea Store, nuove biblioteche aperte negli ul-timi cinque anni nell’East End di Londra, quartiere congrandi problemi di disoccupazione, analfabetismo, di-sagio sociale, difficoltà di integrazione etnica. Proprioper far fronte a tali problemi l’Amministrazione decise,dieci anni fa, di investire nelle biblioteche, sostituen-

do le “public library” di epoca vittoriana con nuove bi-blioteche, localizzate in modo strategico, in aree mol-to frequentate e in prossimità di centri commerciali,aperte sette giorni su sette con orari mirati, in cui gliutenti possono trovare un insieme integrato di serviziper la cultura e la formazione.Domanda. Qual è il rapporto che la città, e anche chila governa, dovrebbe avere con questa struttura?Risposta. Una biblioteca pubblica può diventareuno dei più importanti gangli vitali del welfare di una cit-tà. L’esperienza londinese delle Idea Store o della Pe-chkam Library, moderne biblioteche realizzate inquartieri estremamente difficili, possono insegnare mol-to a riguardo. Così la biblioteca centrale di Vienna, co-struita nel bel mezzo del quartiere a luci rosse, o la bi-blioteca di Pesaro, che ha portato alla riqualificazionedi una parte del tessuto urbano, promuovendo l’in-sediamento di attività commerciali e di ristoro. Questonon è stato capito dai nostri politici, quasi a nessun li-vello, e sono rarissimi i casi in Italia in cui un’ammini-strazione investe coscientemente nella bibliotecacome strumento di riqualificazione sociale ed econo-mica del territorio.Domanda. Pensare una biblioteca richiede moltepli-ci attenzioni. Bisogna tener conto di molti parametri.Quali sono quelli fondamentali?Risposta. Non vi sono ricette pronte all’uso per pro-gettare una biblioteca bella e funzionale. Ogni progettoè unico e deve rispondere alle particolari esigenze diun determinato contesto e di una certa comunità. Tut-to dipende dalle capacità dell’architetto incaricato, del-l’amministrazione committente e del bibliotecario. Ioho provato a individuare sette parole chiave che ritengopossano essere utili a tracciare un quadro di riferimentoper la progettazione della biblioteca pubblica del XXIsecolo: Accessibilità, Visibilità, Articolazione, Evoluzione,Benessere, Sostenibilità, Molteplicità. Accessibilitàsignifica: sia facilità d’uso, sia particolare attenzione neiconfronti di utenti più svantaggiati: per disabilità, peretà, per carenza di basi culturali o di cognizione deglistrumenti di accesso all’informazione, per scarsa co-noscenza dei costumi e della lingua. Questo influiscesulle scelte di progettazione, sulla localizzazione e ladistribuzione dei percorsi, sulla segnaletica, sulla ne-cessità di eliminare non soltanto le “barriere architet-toniche” ma anche e soprattutto le “barriere cultura-li”. Dunque accessibilità intesa anche come accessi-bilità semantica, che ha a che fare con la capacità co-municativa dell’edificio. Visibilità significa: facile rico-noscibilità dell’edificio nel contesto urbano, facilità diorientamento all’interno dell’edificio stesso, trasparenzadi parti dell’edificio per attrarre soprattutto coloro cheutenti non sono. Ma visibilità vuol dire anche capaci-tà di colpire l’attenzione e l’immaginazione, di per-manere nella memoria: la biblioteca deve possedereun potere evocativo che le consenta di diventare pun-to di riferimento per la comunità. Penso al progetto di

1. Idea Store Whitechapel, Londra,David Adjye, 2005

2. Biblioteca civica, Muenster,Bolles+Wilson (Muenster), 1995

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tante biblioteche realizzate di recente: la biblioteca diSeattle, la Pechkam Library di Londra, le bibliotechedi Delft o di Copenaghen, il progetto della BEIC di Mi-lano o della biblioteca di Birmingham, solo per citar-ne alcune. La terza parola chiave è Articolazione, cheimplica un’accorta definizione e distribuzione delle par-ti che compongono il complesso edilizio. Ambienti divaria forma, altezza e dimensione tali da creareun’esperienza spaziale mutevole e affascinante. L’ar-ticolazione dell’edificio ha a che fare anche con l’im-maginazione, con l’esplorazione e la scoperta. ConEvoluzione intendo la capacità che deve avere l’or-ganismo edilizio di evolvere e di adattarsi a nuovi usi.Significa non soltanto una forma architettonica suffi-cientemente flessibile, ma anche tale da suggerire nuo-ve possibilità d’uso. Le ultime tre parole chiave sonoBenessere, Sostenibilità e Molteplicità. Una bibliotecadeve essere confortevole nel senso più ampio del ter-mine. Non è solo un fatto legato al comfort luminosoe termo-igrometrico. Deve essere un luogo dove sia pia-cevole recarsi e intrattenersi. La biblioteca è un luogodi contraddizioni e di ossimori, che deve soddisfare esi-genze e utenti molto diversi tra loro. Sostenibilità è untermine fin troppo abusato. Io intendo la sostenibilitàsia in senso ecologico sia economico. Il costo di co-struzione deve essere adeguato al contesto e alle fi-nalità, valutando con attenzione i costi di gestione ema-nutenzione. La progettazione degli impianti dovrebbemassimizzare l’utilizzo di risorse rinnovabili. La formadell’edificio e le soluzioni tecniche devono favorire il ri-sparmio energetico: corretta esposizione al sole e alvento; utilizzo di sistemi di ombreggiamento fissi e mo-bili; appropriata forma delle aperture e dei lucernai; uti-lizzo di tecniche costruttive e materiali ad alto isolamentotermico; utilizzo di alberi e piante non solo a fini de-corativi ma anche microclimatici. L’ultima parola chia-ve è Molteplicità. Per la biblioteca pubblica essere mol-teplice significa essere democratica, ibrida, luogo dimultimedialità, multiculturalità e contaminazione, in gra-

do di rispecchiare tutte le anime di una città.Domanda. La biblioteca si è evoluta. Non è più solobiblíon (libro) + theke (custodia). Il contenitore acqui-sisce tutt’altra valenza. È importante che l’architettu-ra della biblioteca faccia da rivelatore mediatico?Risposta. L’efficacia di una biblioteca dipende anchedalle scelte architettoniche e urbanistiche, dalla sua ubi-cazione nel tessuto della città, dalla progettazione de-gli spazi esterni e delle facciate dell’edificio stesso, de-gli spazi interni e della loro distribuzione, degli arredie della loro disposizione. Le scelte architettoniche, ol-tre ad avere un’evidente valenza funzionale, hanno unruolo di primo piano nel comunicare un’immagine del-la biblioteca. Un’immagine di efficienza e piacevolez-za, allo stesso tempo rassicurante e accattivante. No-nostante vi siano molti esempi di architettura con-temporanea nell’ambito delle biblioteche possiamo af-fermare che soltanto con l’inaugurazione nel 2004 del-la Seattle Central Library (su progetto di Rem Khoo-laas e Joshua Ramus) si è compiuto un significativospostamento verso il conferimento di una maggiorecarica iconica all’architettura dell’edificio bibliotecario.Non è improbabile che Seattle possa rappresentareper le biblioteche proprio quello che il Museo Gug-genheim di Bilbao di Frank Ghery è stato per i museidell’ultima generazione, portando l’architettura bi-bliotecaria all’attenzione dei mass-media, facendoneun’icona urbana e l’emblema dell’identità cittadina. Al-cuni studi indicano infatti che alla Biblioteca di Seat-tle è direttamente imputabile un incremento del numerodi persone che visitano il centro della città pari al 35%,al 50% nel week-end e fino al 65% nei periodi di va-canza e nei mesi estivi, contribuendo per circa 16 mi-lioni di dollari all’economia locale. La Biblioteca, a soloun anno dall’apertura, è stata direttamente responsabiledi una crescita dell’economia locale per oltre 16 mi-lioni di dollari. La Biblioteca ha inoltre contribuito allacrescita del mercato immobiliare, attirando nuove at-tività economico-produttive e, soprattutto, nuovi re-sidenti, e in particolare coloro che in vario modo ap-partengono della cosiddetta “Classe creativa”. Il casodi Seattle e quello degli Idea Store sono forse due trai casi più eclatanti, e da tempo le architetture biblio-tecarie sono diventate un valido strumento nelle stra-tegie di pianificazione e riqualificazione urbana e so-ciale. Pensiamo alle mediateche francesi costruite nel-le periferie; alla Biblioteca centrale di Vienna; alla Pec-kham Library di Londra; alla Biblioteca “Jaume Fuster”di Barcellona e diverse altre biblioteche spagnole; inItalia alla Biblioteca di Pesaro e di Pistoia, e a moltepiccole biblioteche in numerose città di provincia.Domanda. Per costruirne una che risponda piena-mente ai desiderata dei fruitori, e che sia anche in gra-do di richiamarne di nuovi, quanto è importante la col-laborazione tra progettisti e bibliotecari?Risposta. La collaborazione tra progettisti e bibliotecariè essenziale. Eppure molti architetti e molti ammini-

3. Biblioteca civica, PadernoDugnano (MI), Gae Aulenti, 2009

4. Biblioteca civica, Meda (MI),alterstudio partners, in cantiere,fine lavori prevista nel 2011

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stratori costruiscono o rinnovano la biblioteca senzaneanche avvisare il bibliotecario. Spesso la mancan-za di collaborazione tra architetto e bibliotecario è do-vuta alla stessa Amministrazione Comunale che non“impone” al professionista incaricato di interfacciarsicon chi dovrà gestire il servizio e utilizzare l’edificio.In generale l’Amministrazione Comunale, il bibliotecarioe l’architetto parlano linguaggi diversi. Agli occhi del-l’architetto il bibliotecario finisce quasi per essere unostacolo, che rallenta lo sviluppo del progetto e il pie-no compimento di una certa idea architettonica. Il bi-bliotecario, a sua volta, non coglie l’occasione di pro-porre all’Amministrazione un serio rinnovamento delservizio, anzi stenta a farsi sentire. Una biblioteca bel-la ma poco funzionale non centra appieno i suoi obiet-tivi. Le biblioteche più belle, più funzionali e più inno-vative sono quelle nate da un dialogo serrato tra bi-bliotecario e architetto: dalla British Museum Librarydel bibliotecario Panizzi e dell’architetto Smirke (1854),alla Stadsbibliotek di Stoccolma di Hjelmqvist e diAsplund (1927); dalla Bibliothèque Publique d’Infor-mation di Parigi di Michel Melot e Renzo Piano(1978), alla Seattle Central Library di Deborah Jacobse Rem Koolhaas (2003).Domanda. La biblioteca diventa un mondo nuovo checura sia l’aspetto ludico sia formativo. Ma la nostalgiafa nascere l’ovvia domanda: esisteranno ancora le salesilenziose cariche delle diverse aspettative dei lettori?Risposta. Queste sale saranno sempre più solo unaparte della biblioteca e non rappresenteranno neces-sariamente la biblioteca in quanto tale. In Francia, ven-t’anni fa, per svecchiare l’idea di biblioteca hanno do-vuto cambiarne il nome e si sono inventati il terminemediateca. Una pura operazione di marketing per riu-scire a veicolare al pubblico il fatto che nelle nuove bi-blioteche c’erano non soltanto grandi sale silenziosetappezzate di libri ma anche tanti nuovi servizi.Domanda. Secondo lei qual è la condizione, sia dalpunto di vista della progettazione che dal punto di vi-sta della gestione, delle biblioteche in Italia?

Risposta. Anche in Italia, negli ultimi dieci anni, vi èun rinnovato interesse per le biblioteche pubbliche. Sia-mo ancora distanti dal fervore che ha caratterizzato al-tre nazioni europee a partire dagli anni ‘80. Quello cheperò da noi continua a mancare è la consapevolezza,da parte delle amministrazioni locali e del governo cen-trale, delle potenzialità enormi che può avere una bi-blioteca pubblica. Vi sono diversi progetti realizzati direcente o in corso di realizzazione in Italia che reputodegni di interesse. Tra quelli meglio riusciti vi sono cer-tamente le esperienze di Bologna e di Pesaro, dovela biblioteca è stata realizzata all’interno di edifici sto-rici, con tutti i vincoli e i problemi che questo comporta.Sono due biblioteche di cui tanto si è parlato, ancheperché hanno continuato, dall’inaugurazione a oggi,a mutare, crescere, aggiornarsi e adeguarsi. Tempo fala biblioteca “Sala Borsa” ha anche vissuto una secondainaugurazione, a sette anni dalla sua apertura, con l’am-pliamento della biblioteca in quegli spazi che le eranostati sottratti per essere destinati ad attività commer-ciali. Altri casi interessanti sono la Biblioteca delle Obla-te di Firenze, la nuova biblioteca “San Giorgio” di Pi-stoia e la nuova “Lazzerini” di Prato. La prima è so-stanzialmente un’espansione della biblioteca comunalecentrale, che da biblioteca destinata soprattutto alla con-servazione è diventata biblioteca “per tutti”. La secondae la terza sono nuove biblioteche, realizzate riutilizzandoedifici di archeologia industriale. Rispetto agli altricasi, l’architettura della Biblioteca “San Giorgio” giocaun ruolo di maggiore importanza e incide più fortementesull’architettura del servizio. La scelta, ad esempio, dilasciare il grande atrio al piano terra completamente vuo-to, con alcuni grandi tavoli su ruote, come fosse unagrande piazza coperta, su cui si affaccia la caffetteriae la sala riviste è senza dubbio una scelta di forte im-patto, che tende a valorizzarne la vuota spazialità e igiochi di luce. Una scelta che difficilmente sarebbe sta-ta assunta da un bibliotecario. La biblioteca di Prato,alla cui realizzazione ho anche avuto modo di contri-buire, è interessante soprattutto per l’articolazione fun-zionale degli spazi e dei servizi, che affianca un setto-re di ingresso fortemente incentrato sulla multiculturalitàe l’attualità con un secondo livello da biblioteca di stu-dio e di conservazione. Negli ultimi dieci anni sono sta-te realizzate diverse nuove biblioteche, alcune anchedi una certa qualità architettonica, per lo più nelle pic-cole cittadine di provincia del Centro e del Nord Italia.Tuttavia, visitandole, molto spesso vedo nel progettorealizzato molte potenzialità e possibilità non adegua-tamente sfruttate. Vedo scelte architettoniche che por-tano diseconomie di gestione e malfunzionamentiche l’architetto probabilmente non ha capito e che il bi-bliotecario non è stato in grado di comunicare. Diffici-le spiegarlo agli amministratori (o anche ai biblioteca-ri e agli architetti) che non si rendono conto di quelloche sarebbero potute essere. (di Iole Costanzo)

5. Biblioteca Municipalea Vocazione Regionale, Limoges,Pierre Riboulet, 1998

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