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Direzione: Torino via San Francesco da Paola, 20 Sped. in abb. post. 45% - art. 2 comma 20/b - legge 662/96 Filiale di Torino - N. 3/2011 Torino - aprile-maggio 2011 n. 278 - Anno XXXII - Abbonamento annuale e 20 - (contiene I.P.) aprile-maggio 2011 - n. 278 Con un caldo e affettuoso abbraccio Torino ha accolto gli Alpini, ritrovando e rinnovando con loro lo spirito e l’orgoglio dell’ Unità Nazionale

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Direzione: Torinovia San Francesco da Paola, 20

Sped. in abb. post. 45% - art. 2 comma 20/b - legge 662/96

Filiale di Torino - N. 3/2011Torino - aprile-maggio 2011

n. 278 - Anno XXXII - Abbonamento annuale e 20 - (contiene I.P.)

aprile-maggio 2011 - n. 278

Con un caldo e affettuoso

abbraccio Torino

ha accoltogli Alpini,

ritrovando e rinnovando

con loro lo spirito

e l’orgoglio dell’ Unità Nazionale

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3aprile-maggio 2011

aprile-maggio 2011 n. 278

Sommario

Mazzini. Un protagonista

del Risorgimentomisconosciuto, oggi riscoperto.

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AMC. Con il QuintoRapporto si apre ilconfronto dellaclasse dirigente conle sfide del mondonuovo.

20

Turchia. Nellastoria del Paese le ragionidell’incertezza per il suo ingressoin Europa.

25

COPERTINA4 Il raduno nazionale degli Alpini

ASSEMBLEA TORINO5 Convocazione assemblea

del 21 giugno 2011

ENTI NAZIONALI6-16 Protocollo d’intesa Federmanager-

Manageritalia Giorgio Ambrogioni Guido Carella ■ Migliore correlazione tradomanda e offerta di lavoro Mario Cardoni■ Premio nazionale “Manager per la qualità” Claudio Rossero ■ Il nostromanifesto sulla riforma fiscale Giorgio Ambrogioni ■ Il Quinto rapportosulla Classe Dirigente Italiana Antonio Sartorio ■ Talento e creatività dei giovani Massimiliano Cannata ■ Occorre una leadership consapevole del mondo globale (Intervista a Sergio Fabbrini) M.C.

OPINIONI17 Su crisi, squilibri, equità sociale Angelo Luvison

SINDACALE18 La valutazione dei rischi Roberto Granatelli, Filippo Novario ■ Il nuovo

coordinamento nazionale dei giovani dirigenti

VITA ASSOCIATIVA19-24 Protocollo di collaborazione tra Federmanager e CNA ■ 64a assemblea

di Federmanager Asti: la relazione del presidente Masoero■ Gli interventi di Renato Cuselli e Giorgio Ambrogioni Pier Giorgio Prato

ATTUALITÀ25-27 La Turchia: il paese ponte tra Occidente e Islam Manlio Peverini

RISORGIMENTO28-29 Giuseppe Mazzini Emilio Cornagliotti

DIRCLUB30 Programma iniziative maggio-luglio 2011

CIDA PIEMONTE32-33 Alienazione alloggi riservati ai profughi Edoardo Benedicenti ■ Stelle

al merito del lavoro

LETTERE34 Lettere al giornale e inserzioni

10Asti. Quadroeconomicoinquietante della provincia.

Questo numero è disponibile sul sito: www.ildirigente.it

Questo numero è stato chiuso in tipografia il 17 maggio 2011

In copertina. Torino: il raduno degli Alpini.

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4 aprile-maggio 2011

Copertina

DIRIGENTE D’AZIENDAwww.ildirigente.it

Periodico di Federmanager TorinoAPDAI

in collaborazione con:Federmanager Aosta

CIDA e Federazioni aderenti alla Fe.Pi.

Fondato daAntonio Coletti

Direttore responsabileCarlo Barzan

CondirettoriAndrea Rossi, Roberto Granatelli

Coordinamento editorialeClaudio Cavone, Antonio Sartorio

Comitato di redazioneArturo Bertolotti (Redattore Capo)

Ezechiele Saccone, Antonio Sartorio,Marcello Carucci, Pieg Giorgio Prato,

Angelo Luvison, Roberto Rossi

Dirigente d’azienda viene inviato agli iscritti,in abbonamento compreso nella quota as -sociativa. Anche a: Parlamentari, SegreteriePartiti Politici, Autorità regionali e locali, Uffi-ci Stampa, Ministeri, Istituzioni varie,Finanzia rie, Ca mere di Commercio, Univer-sità, Aziende a PP.SS. e Private, Rappresen-tanti Enti e As sociazioni, Stampa ordinaria especializzata e TV locali, Organizzazioni Sin -dacali dei Lavoratori e degli Imprenditori,Consiglieri Federmanager, Unioni RegionaliCIDA, Presidenti CIDA - FASI - Consed

Pubblicitàc/o Federmanager Torino APDAI

[email protected]. 011.562.55.88

Direzione, redazione e amministrazionec/o Federmanager Torino APDAI

Via S. Francesco da Paola, 20 - 10123 TorinoTel. 011.562.55.88 - Fax 011.562.57.03

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EDITOREFEDERMANAGER TORINO APDAIPresidente Renato Cuselli

Vice Presidente Donato AmorosoTesoriere Anita Marina Cima

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Fotocomposizione e StampaG. Canale & C. S.p.A. - Borgaro T.se (TO)

Spediz. in abb. post. Pubbli ci tà 45% art. 2 c.20/b Legge 662/96 filiale di Torino

Iscrizione al ROC in corso di registrazioneAssociato all’USPI

(Unione StampaPeriodica Italiana)Autorizzazione del Tribunale di Torino

n. 2894 del 24/1/2011

Lettere e articoli firmati impegnano tuttae solo la responsabilità degli autori.

La tiratura di questo numero è stata di 9.500 copie

Dai rettilinei alberati e porticati di Tori-no, una città scenario che sembra dise-gnata apposta per una manifestazione diquesto tipo e di questa dimensione, l’a-dunata degli alpini manda al Paese unsegnale forte di dignità e forse persino dipurificazione.

Che cosa spinge decine di migliaia dipersone a spostarsi di centinaia di chilo-metri per partecipare con uno strano cap-pello in testa a una sfilata in un luogodiverso da quello abituale? E che cosaspinge altre centinaia di migliaia di per-sone senza quel cappello, prima a mesco-larsi a loro in un clima di festa che di que-sti tempi ha del miracoloso, e poi ad assie-parsi alle transenne per vederli sfilare 12(dodici!) ore consecutive.

Non siamo sociologi e non abbiamouna risposta compiuta a queste doman-de, ma i numeri dell’84° adunata deglialpini, tenutasi a Torino in occasione del150° anniversario dell’Unità d’Italia,sono tali da obbligarci almeno a tentarequalche breve riflessione.

Non sarà possibile dimenticare l’auste-ro rigore militare delle compagnie di for-mazione, i labari e gli innumerevoligagliardetti delle associazioni territoriali,le centinaia di Sindaci e le decine di Pre-sidenti di Provincia, la marea di “divise”dei gruppi territoriali, un caleidoscopiodi colori e di emozioni ritmato dal Tren-

L’84a adunata degli Alpini tatre, ripetuto infinite volte senza maisaziare, dallo scroscio di applausi vicen-devolmente scambiati al di qua e al di ladelle transenne e dall’urlo delle paroled’ordine identitarie, quasi un richiamodella foresta: “Ju-lia”, “Ber-ghem”, “Cacusta lon ca custa, viva l’Austa”.

Eccoli i nipoti e i pronipoti del Giua-nin di Rigoni Stern con la sua celebredomanda, irripetibile impasto di inge-nuità e fiducia, “Sergentmagiù, ghe rive-rem a baita?”, i nipoti e i pronipoti di queiFigli di Nessuno che nelle trincee delPasubio e del Grappa, nelle steppe delDon e sul ponte di Perati, chiamati a inter-pretare un ruolo al quale avrebberovolentieri rinunciato, seppero guardarealla realtà con occhio terzo, scegliendocioè di comportarsi secondo ciò che, inquel momento e in quelle condizioni,ritenevano giusto e non secondo la per-sonale convenienza.

Anche noi, anzi noi fra i primi, abbia-mo il dovere di raccogliere questo segna-le. In quanto categoria sociale detentricedi know-how professionale, insieme agliimprenditori e alle élite universitarie,chiediamo a gran voce di contare di più,dichiariamo di avere le forze e le compe-tenze per andare oltre il nostro ruolo spe-cifico. È un obiettivo ambizioso, chepotremo raggiungere molto più facilmen-te se sapremo legittimarlo con un com-portamento ispirato a quello dei Figli diNessuno di allora. ❑

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5aprile-maggio 2011

Assemblea Torino

Federmanager TORINO-APDAIAssociazione Provinciale Dirigenti Aziende Industriali

Assemblea ordinariaTorino 21 giugno 2011

ore 18.00

Centro CongressiTorino Incontra

Via Nino Costa, 8

Avviso di convocazioneA norma degli artt. 15-16 dello Statuto, l’Assemblea Ordinaria annuale Federmanager Torino è con-vocata, martedì 21 giugno 2011 in prima convocazione e alle 18 in seconda convocazione, pres-so la Sala del Centro Congressi di Torino-Incontra, Via Nino Costa, 8.I Soci possono farsi rappresentare, con delega scritta, da un altro Socio. Nessun socio potrà pre-sentare più di tre deleghe. Le deleghe devono essere presentate alla Segreteria dell’Associazioneo prima dell’inizio dell’Assemblea (se spedite devono pervenire alla Segreteria prima dell’Assem-blea).

• Direzione: esame e valutazione delle necessità e proposte avan-zate dagli iscritti.

• Ufficio Legale-Sindacale: consulenza globale sullo “status” deldirigente. Contenzioso giuslavoristico, transazioni, competen-ze retributive.

• Ufficio-Previdenza: calcolo e verifica diritti alla pensione, assi-stenza previdenziale, ricongiunzioni.

Servizi e consulenzeTi sei dimenticato di rinnovare l’iscrizione?

Approfittane se hai bisogno di informazioni, consiglioppure di aiuto: li troverai puntuali e concreti in ogni cir-costanza.

Il termine utile per l’iscrizione a Federmanager APDAI per il2011 è scaduto il 28 febbraio: è comunque ancora possibile effet-tuare il rinnovo o la nuova iscrizione.

Quota 2011€ 204,00 servizio e volontari - € 102,00 pensionati - € 93,00 pensionati ante ’88 - € 55,00 vedeve/iIl contributo associativo per l’anno 2011 può essere versato con una delle seguenti modalità:• direttamente presso la sede Federmanager Apdai (bancomat, contanti, assegno) orario 9-17• c/c postale 122101 intestato APDAI - Via San Francesco da Paola 20 - 12123 Torino• bonifico bancario FINECO:

intestato FEDERMANAGER TORINO - IBAN IT 17 M 03015 03200 000003283599• pagamento con RID

• Ufficio Assistenza Sanitaria: pratiche per Fasi e ASSIDAI.• Sportello CAF: mod. 730, Unico, ICI, RED, ISEE.• Consulenza immobiliare: consulenza su contratti di locazione,

problematiche condominiali, estimo su valore immobili.• Consulenza colf e badanti: su compilazione buste paga, con-

tributi, rilascio CUD.• Nuove Opportunità/Formazione: reinserimento e formazione

continua degli associati (Banca Dati Federmanager).• Dirigente d’Azienda: periodico di informazione al servizio dei

soci.

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6 aprile-maggio 2011

Come già ampiamente comunicatosui mass-media, lo scorso 11marzo, in occasione della riunio-

ne del Consiglio Nazionale a Milano, èstato sottoscritto il Protocollo d’Intesa traFedermanager e Manageritalia, qui diseguito pubblicato.

L’Intesa costituisce un accordo “stori-co” con il quale Federmanager e Mana-geritalia si prefiggono l’obiettivo di “faresistema” in maniera congiunta, avviandouna collaborazione costante e fattiva trale nostre Organizzazioni sui vari punti diinteresse comune, ma anche con i diri-genti pubblici aderenti a Cida e Confedir-Mit.

In particolare, si mira a semplificare lacomune azione di rappresentanza versole istituzioni, di promuovere la diffusio-ne e la valorizzazione di cultura mana-geriale e rafforzare il contributo di idee eazioni dei dirigenti del settore privato perlo sviluppo del Paese.

In sintesi, alla luce dei cambiamenti inatto nel sistema economico e produttivo, siritiene necessario rendere più incisiva l’a-zione di rappresentanza del management,sia nei confronti delle imprese che delleIstituzioni, proponendo una voce unitariache sappia incarnare i valori della dirigen-za, conformemente alla tendenza alla sem-plificazione della rappresentanza che si èaffermata in altri sistemi aggregativi.

Al fine di realizzare le sinergie e gliinterventi sopra indicati, viene istituito unComitato di coordinamento al quale par-tecipano i legali rappresentanti di Feder-manager e Manageritalia nonché duedesignati per ciascuna Organizzazione.

Decorsi dodici mesi dalla firma delProtocollo, verificata l'efficacia e la reci-proca soddisfazione della collaborazio-ne posta in atto, su iniziativa del Comita-to di Coordinamento, saranno posteall'attenzione dei competenti Organi diFedermanager e Manageritalia proposteatte a far evolvere lo stesso Protocolloverso soluzioni organizzative, a livelloConfederale, in grado di rafforzare ulte-riormente il ruolo, la visione, l'azione el'immagine unitaria della categoria. È evi-dente che l’obiettivo è quello di costrui-

re una “casa comune” delle alte profes-sionalità del settore pubblico e privato.

In forza di tale del nuovo impegno dellenostre Organizzazioni, è stato possibileottenere, per la prima volta, un “Tavolosulle problematiche dei manager”, aper-to a tutte le OO.SS. di rappresentanza delmanagement del settore privato con ilMinistero del Lavoro, per condivideretemi e proposte avanzate congiuntamen-te per lo sviluppo economico e per l'in-cremento della presenza manageriale.

Il primo incontro si è tenuto il 21 marzoscorso, con le Organizzazioni dei dirigen-ti privati (Federmanager, Manageritalia,Fenda, Fidia) ed una rappresentanza delMinistero del Lavoro formata dal Segreta-rio Generale (Dott.ssa Matilde Mancini),dal Direttore degli Ammortizzatori Socia-li (Cons. Paduano) e dal Direttore del Mer-cato del Lavoro (Dott.ssa Strano).

I lavori proseguiranno, in questa primafase, presso le due Direzioni Generalicitate per il tramite di due sottogruppi,uno dedicato agli ammortizzatori socialie ai contratti di rete, l'altro sul migliora-mento dell'incentivo previsto dalla Leggen. 266/’97.

Con specifico riferimento al tema degliincentivi al reimpiego di personale diri-genziale e sostegno alla piccola impresa(art. 20, Legge n. 266/1997), in partico-lare, va rimarcato che si è già ottenuto unprimo rilevante risultato in risposta allarichiesta congiunta di Federmanager eManageritalia di prevedere un aumentodello stanziamento degli incentivi, maanche una ridefinizione dei meccanismiapplicativi della legge allo scopo di evi-tare la mancanza di sufficienti risorsenelle aree del Paese dove la richiesta dimanagerialità risulti maggiore e la even-tuale riassegnazione delle somme ripar-tite e non utilizzate.

A tale proposito, con una comunica-zione della Divisione II della DirezioneGenerale Mercato del Lavoro, che si alle-ga, tenuto conto delle esigenze sopra rap-presentate, il Ministero esprime la dispo-nibilità ad adottare un sistema che per-metta l’assegnazione di risorse aggiunti-ve in occasione dell’emanazione del

Decreto Direttoriale di ripartizione deglistanziamenti sul capitolo in parola.

Sulla base delle richieste pervenute alleAgenzie regionali per il lavoro che nonhanno trovato accoglimento per mancan-za di risorse, le stesse Agenzie regionalidovranno comunicare entro il 30 settem-bre 2011 al Ministero del Lavoro le som -me aggiuntive necessarie per l’ammissio-ne al beneficio di quelle aziende rimastein un primo momento escluse.

Il Ministero, quindi, provvederà a darecomunicazione alle Regioni interessatedell’ammontare delle risorse aggiuntiveassegnate, raggiungendo l’obiettivo diconferire maggiori risorse a favore diquelle Regioni nelle quali si registra unmaggiore numero di assunzioni ma, allostesso tempo, senza compromettere leRegioni che fino ad oggi hanno utilizza-to solo in parte le somme assegnate, lequali conservano intatte le possibilità diun cambiamento di tendenza.

Su tale impostazione, che risponde pie-namente alle richieste avanzate dallenostre Organizzazioni al Ministero delLavoro, senza pregiudicare gli incentivifinora riconosciuti alle Regioni per soste-nere la ricollocazione di dirigenti nellePMI, Federmanager e Manageritaliaesprimeranno pertanto un congiuntopositivo riscontro alla D.G. competentedel Ministero.

Con l’occasione, si ricorda nuovamen-te che gli incentivi previsti dalla Legge n.266/1997 per il reimpiego di dirigentinelle PMI sono cumulabili anche con ibonus assunzionali erogati da Italia Lavo-ro per le assunzioni di manager over 50in stato di disoccupazione, nell’ambitodell’Azione di Sistema “Welfare to workper le politiche per il reimpiego” promos-sa sempre dal Ministero del Lavoro.

Per il momento si conferma, naturalmen-te, il nostro impegno a comunicare tempe-stivamente le deliberazioni che verrannoadottate dal Ministero del Lavoro sulla que-stione e gli esiti delle prossime riunioni delTavolo sulle problematiche dei manager.

Il Direttore GeneraleMario Cardoni

Enti nazionali

Si è avviata la collaborazione tra le organizzazioni sindacali dei dirigenti

Protocollo d’intesa Federmanager-Manageritalia

Tavolo sulle problematiche dei manager al Ministero del Lavoro

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In particolare, le Organizzazioni firma-tarie del presente protocollo, direttamenteod anche per il tramite delle Confederazio-ni cui aderiscono e nel rispetto delle relati-ve reciproche autonomie, si propongono di:a) promuovere metodi e soluzioni organiz-

zative finalizzate a realizzare un sistemastabile di relazioni fra federazioni e con-federazioni, per la condivisione di infor-mazioni e lo sviluppo di sinergie utili adaccrescere ruolo, interlocuzione edautorevolezza delle organizzazioni dirappresentanza ma nageriale;

b) definire proposte finalizzate allo svilup-po, alla crescita ed all’assistenza dellecategorie rappresentate;

c) valutare congiuntamente le iniziativenecessarie per la tutela degli interessidelle categorie rappresentate, in materiadi previdenza, assistenza, fisco e forma-zione professionale;

d) favorire l’interscambio delle competen-ze professionali manageriali;

e) promuovere proposte per la diffusione ela valorizzazione della cultura manage-riale.

Esercizio della rappresentanza

Il Coordinamento ed il sistema di relazio-ni interfederali derivante dal presente pro-tocollo non limita né impegna le Parti conriferimento alla rispettiva autonomia rap-presentativa e/o negoziale.

Comitato di coordinamentoAl fine di realizzare le sinergie e gli inter-

venti indicati al precedente punto 1, le Partiistituiscono un Comitato di coordinamentoal quale partecipano i legali rappresentan-ti nonché due designati per ciascuna Orga-nizzazione. I componenti del Comitato pos-sono essere sostituiti in qualunque momen-to dalla Parte che li ha designati, purché nesia data comunicazione scritta all’altraParte.

Il Comitato si riunisce almeno con caden-za trimestrale e quando le Parti lo ritenga-no opportuno, per condividere le informa-zioni, valutare lo stato di avanzamento delleiniziative condivise fra le Parti e pianificarenuove proposte. Nel corso delle riunioniviene redatto verbale sommario, da appro-varsi al termine dell’adunanza. Le parti siimpegnano a tener fede alle decisioni delComitato ovvero, in caso contrario, a comu-nicarne tempestivamente le motivazioni.

L’incarico di componente del Comitatoviene assunto e svolto con carattere di gra-tuità e volontarietà. Eventuali richieste dirimborso dei costi sostenuti dai delegati ver-ranno valutate e gestite dall’Organizzazio-ne designante il delegato.

Il Comitato si avvale delle strutture, deimezzi ed in generale delle risorse nelladisponibilità delle Parti, alle quali rinvia lemodalità per la realizzazione degli in -terventi.

Per tutto quanto sopra

Decorsi dodici mesi dalla firma del pre-sente protocollo, verificata l’efficacia e lareciproca soddisfazione della collaborazio-ne posta in atto, su iniziativa del Comitatodi Coordinamento, saranno poste all’atten-zione dei competenti Organi di Federma-nager e Manageritalia proposte atte a farevolvere il presente protocollo verso solu-zioni organizzative, a livello Confederale,in grado di rafforzare ulteriormente il ruolo,la visione, l’azione e l’immagine unitariadella categoria.

Tutto quanto sopra dovrà avvenire in unquadro coinvolgente e partecipativo di tuttele componenti e le rappresentanze mana-geriali interessate alla costruzione, nei modie nei tempi da condividere, di un nuovo,unitario ed aggregante soggetto di rappre-sentanza della dirigenza pubblica e privatadel Paese.

Per FedermanagerGiorgio Ambrogioni

Per ManageritaliaGuido Carella

Enti nazionali

I l 24 febbraio Federmanager ha sottoscrittocon Italia Lavoro, le principali Organizza-zioni datoriali, le centrali Cooperative e le

Confederazioni sindacali degli altri lavorato-ri, un “Protocollo d’Intesa per migliorare epotenziare i servizi informativi sugli organismipubblici e privati del mercato del lavoro e iservizi da questi erogati a cittadini, aziende,lavoratori, attori e decisori”.

L’Intesa è stata promossa da Italia Lavoro conle Parti sociali che hanno costituito Organismibilaterali, allo scopo di costruire una mappa-tura e un sistema di monitoraggio degli Entibilaterali e dei servizi erogati, che consentiràalle Istituzioni, ai cittadini e alle imprese diavere informazioni precise sui servizi di cui ilavoratori possono usufruire tramite questi Enti.

L’obiettivo comune consiste nel potenziareed integrare il network dei servizi pubblici eprivati per il lavoro, in modo da perseguire unamigliore connessione tra domanda e offerta di

lavoro, in un quadro organico di governance,attraverso la cooperazione e il raccordo tra leParti Sociali e, in tale ambito, valorizzare la fun-zione della Bilateralità, secondo i compiti adessa assegnati dalle Parti Sociali costitutive.

A tal fine, le Parti si impegnano a compor-re progressivamente un quadro informativointegrato sugli attori pubblici e privati e sui ser-vizi da questi offerti nel mercato del lavoro,oltre a concorrere alla costruzione progressi-va di un sistema nazionale di monitoraggiodella Bilateralità - derivante dalle intese sotto-scritte a livello nazionale e territoriale dalleParti Sociali comparativamente più rappresen-tative a livello nazionale - e dei servizi da essaofferti nell’ambito del welfare contrattuale.

Per la Governance dell’Intesa, è costituito unGruppo di coordinamento nazionale, compo-sto dai rappresentanti delle Parti, presieduto daItalia Lavoro S.p.A., mentre per la realizzazio-ne dei processi di progettazione e attuazione

viene istituito un Comitato Tecnico Nazionale(CTN), composto dai responsabili tecnici desi-gnati da ciascuna delle Parti, con il compito digestire le azioni necessarie a realizzare quantocitato nella presente Intesa, con il supportodelle rispettive Organizzazioni, di cui ItaliaLavoro S.p.A. è incaricata del coordinamento.

Possono altresì far parte del CTN rappresen-tanti delle Organizzazioni di categoria di cia-scuna Parte firmataria, quali parti sociali costi-tutive di Enti o Organismi Bilaterali, o rappre-sentanti degli stessi Enti o Organismi Bilatera-li Nazionali.

Il CTN sarà organizzato in Tavoli Tecnici,ciascuno riferito a un Sistema Bilaterale spe-cifico, con il compito di produrre e sottopor-re elaborati, progetti e proposte operative alTavolo Tecnico Nazionale.

Ciascun Tavolo Tecnico è composto daresponsabili e referenti tecnici designati da cia-scuna delle Parti; Italia Lavoro S.p.A. è incarica-ta del coordinamento di ciascun Tavolo tecnico.

L’Intesa non comporta oneri finanziari acarico delle Parti ed è valida ed efficace dalladata di sottoscrizione per un biennio; potràessere prorogata, rinnovata o integrata previoaccordo tra le Parti.

Mario Cardoni

Protocollo d’intesa “Italia-lavoro” - parti sociali

Migliore correlazione tra domanda e offerta di lavoro

Definizioni e proposte

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8 aprile-maggio 2011

Enti nazionali

Con questo Premio si intende premiarela persona il cui operato è stato deter-minante nell’esecuzione di progetti di

applicazione e sviluppo di Sistemi di Gestio-ne Aziendali o Modelli di Eccellenza cheabbiano permesso il conseguimento di risul-tati di successo per la propria azienda.

Nei criteri di valutazione viene sottolinea-ta la rilevanza di risultati concreti quali: incre-menti di fatturato, utili aziendali o riduzionedi costi derivanti direttamente dall’applicazio-ne del progetto candidato al premio.

Saranno valutati solo progetti già realizzatiin siti italiani per i quali si deve dare eviden-za dei miglioramenti conseguiti.

L’azienda dovrà autorizzare la partecipa-zione al premio, la presentazione e la pubbli-cazione della documentazione descrittiva delprogetto comprovante il conseguimento deirisultati aziendali.

Sezioni del premioIl premio si articola in due sezioni:

1) Premio Qualità per l’innovazioneQuesta iniziativa mira a premiare chi, ope-

rando nell’ambito del management di azien-de industriali, ha realizzato una soluzioneinnovativa per migliorare la gestione di un pro-cesso aziendale nell’ambito dell’applicazionedei Sistemi di Gestione Aziendale per la Qua-lità, Sicurezza, Ambiente, Etica e dei modelliper l’Eccellenza EFQM.

2) Premio Qualità per i ManagerQuesta iniziativa mira a premiare chi, ope-

rando nell’ambito del management di azien-de industriali,ha promosso nella propriaazienda la corretta applicazione dei Sistemi diGestione Aziendale per la Qualità, Sicurezza,Ambiente, Etica e dei modelli per l’eccellen-za EFQM che abbiano permesso di consegui-re eccellenti risultati misurabili in termini eco-nomici.Partecipanti

Possono partecipare:• Dirigenti di azienda• Quadri apicali con funzioni direttive• Responsabili della Qualità• Manager di Rete• Temporary Manager

La domanda di partecipazione I soggetti che intendono concorrere sono

invitati a inviare entro il 31 maggio 2011 allesegreterie delle Federate AICQ o alla segrete-

Claudio Rosseroria del premio ([email protected]) ladomanda di partecipazione indicando:• la sezione del premio alla quale intendono

partecipare;• un breve abstract del progetto;• l’indirizzo e-mail del partecipante al quale

spedire, in formato elettronico, i modellidella documentazione che dovrà essereredatta per concorrere al premio;

• la federata AICQ o la sede territoriale Feder-manager dove verrà recapitata la documen-tazione di partecipazione al premio, oppor-tunamente compilata (vedi dettaglio diseguito riportato).Il candidato, entro e non oltre il 30 giugno

2011, dovrà presentare in busta chiusa iseguenti documenti:1. La relazione descrittiva del progetto.2. La documentazione comprovante i risulta-

ti conseguiti.3. La scheda contenente i dati dell’Azienda e

del Manager partecipante.4. Il questionario di autovalutazione ed il gra-

fico “radar” dei risultati.5. La liberatoria dell’Azienda che autorizza la

partecipazione e l’utilizzo della documen-tazione.

6. La documentazione presentata non verràrestituita e rimarrà agli atti delle commis-sioni di valutazione.

Fasi di Valutazione dei progetti Le commissioni costituite presso le sedi

delle Federate AICQ e presso la sede Nazio-nale di Federmanager adotteranno i medesimicriteri di valutazione, terranno conto dellascheda di autovalutazione ma esprimerannouna loro valutazione del progetto. Le commis-sioni di valutazione, ove ne cessario, potrannochiedere chiarimenti ed eventuali integrazio-ni alla documentazione.

Prima fase: Valutazione territoriale(ammissibilità e prevalutazione)

Questa fase è gestita dalle strutture delleFederate AICQ che si relazioneranno con tuttele strutture Federmanager presenti sul proprioterritorio di riferimento.

La documentazione presentata dai parteci-panti verrà raccolta ed esaminata in questafase presso la sede della federata AICQ pres-so la quale è stata consegnata o, nel caso diconsegna fatta presso la territoriale Federma-nager, alla federata AICQ alla quale fa riferi-mento la territoriale Federmanager.

Eventuale documentazione integrativainviata successivamente alla data del 30 giu-gno 2011 potrà essere accolta ad insindaca-bile giudizio della commissione.

I migliori 10 progetti, 5 per la sezione Pre-

mio Qualità per l’In-novazione e 5 per lasezione Premio Qua-lità per i Manager,verranno inviati allasede Nazionale diFedermanager a Ro -ma per la secondafase di valutazione.

In presenza di progetti che abbiano conse-guito una valutazione superiore ad almeno250 punti è facoltà della commissione invia-re ulteriori 5 progetti selezionati secondo unagraduatoria comune alle due sezioni.

I progetti selezionati in questa fase verran-no inoltrati alla sede Federmanager di Romaentro il 31 agosto 2011.

Seconda fase: Valutazione centrale (sele-zione dei finalisti)

La Commissione di Valutazione Centraleselezionerà i migliori 10 progetti, 5 per lasezione Premio Qualità per l’Innovazione e 5per la sezione Premio Qualità per i Manager,adottando i medesimi criteri seguiti dalleCommissioni territoriali.

I progetti selezionati verranno inviati allaCommissione dei Saggi per la valutazione fina-le e scelta dei vincitori entro il 30 settembre 2011.

Terza fase: Selezione dei vincitori da partedi una Commissione di Saggi.

La Commissione dei Saggi, assistita dallasegreteria del premio: • valuterà i 10 progetti finalisti secondo i cri-

teri già precedentemente utilizzati, integra-ti da propri criteri di valutazione;

• individuerà i due progetti vincitori del pre-mio;

• indicherà le motivazioni dell’assegnazionedel premio. Questa fase si completerà entro il 31 otto-

bre 2011.

Bando di partecipazioneIl dettaglio del Bando unitamente alla pro-

posta di schema per la compilazione dellarelazione descrittiva sono pubblicati on-linesul sito web di AICQ Nazionale ed accessibi-li anche da un’apposita sezione del sito webdi Federmanager.

Considerato che ogni Idea può essere unabuona Idea, non esitare a far conoscere la Tua,potrebbe essere la migliore!

Per ottenere chiarimenti è possibile contat-tare la Federmanager di Torino([email protected]) e/o il Sig. Rossero Clau-dio al 348-6909642. ❑

Un’iniziativa per riconoscere l’eccellenza dei manager che hanno conseguito risultati disuccesso lavorando “in Qualità” e premiare chi impiega e sviluppa la cultura della Qualità

Premio nazionale “Manager per la Qualità”AICQ e FEDERMANAGER, allo scopo di valorizzare il contributo del Management al successodelle aziende, hanno bandito il Premio Nazionale Manager per la Qualità

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9aprile-maggio 2011

Lo avevamo preannunciato. Lo abbia-mo fatto! L’11 marzo scorso abbiamosottoscritto con Manageritalia un

patto di collaborazione destinato ad accre-scere, sostanzialmente, il ruolo del sinda-calismo dirigenziale ai tavoli del confron-to sociale e delle relazioni istituzionali.

È un patto ambizioso che vuole valo-rizzare il ruolo manageriale e legittimar-lo con iniziative e proposte certamentesulle attese categoriali ma anche attentoai temi della responsabilità sociale, dellosviluppo e della competitività del Paese.

Ma perché questo patto possa esprime-re tutte le sue potenzialità è fondamenta-le non resti appannaggio della sola azio-ne di vertice ma trovi sviluppo ed imple-mentazione in sede territoriale perchéquello è il contesto più giusto per incro-ciare esperienze e favorire un reciprocoarricchimento.

Aperto il tavoloper la dirigenza privata

Il patto di collaborazione tra Federma-nager e Manageritalia ha già avuto il suobattesimo istituzionale dando vita ad un“tavolo permanente” presso il Ministerodel lavoro e finalizzato ad affrontare leproblematiche relative alla dirigenza pri-vata, ovviamente, di competenza di dettoMinistero.

I temi che abbiamo messo all’attenzio-ne del Ministro e delle Direzioni genera-li competenti sono stati essenzialmente iseguenti:– le politiche proattive per lo sviluppo

imprenditoriale attraverso un maggio-re utilizzo di risorse manageriali;

– la salvaguardia del potere d’acquistodelle pensioni;

– la valorizzazione e l’incentivazionefiscale della parte variabile delle retribu-zioni nonché delle tutele contrattuali (esussidiarie) di previdenza ed assistenza.Temi complessi, con vari sottocapitoli

(dal rifinanziamento della Legge che incen-tiva l’assunzione di dirigenti disoccupatinelle Pmi a misure per aumentare la mana-gerialità del sud) che saranno oggetto di ses-sioni specifiche finalizzate a far emergereproposte ed ipotesi di soluzione.

Il tutto in un quadro molto pragmaticoe concreto.

È stato un impegno più complesso delprevisto ma ora c’è: mi riferisco ad unanostra proposta organica in tema di rifor-ma fiscale con specifico riguardo ai red-diti da lavoro dipendente e pensioni.

Il documento è già nelle mani delleAssociazioni territoriali affinché lo met-tano a disposizione di tutti quei colleghiinteressati a prenderne visione.

In estrema sintesi i temi trattati e fattioggetto di proposte sono i seguenti:– i difetti strutturali dell’attuale Irpef e gli

effetti, da evitare, di una eventuale sop-pressione dell’Irap con la sua sostitu-zione con addizionali Irpef che sareb-bero prevalentemente pagate dal lavo-ro dipendente che già fornisce la stra-grande maggioranza del gettito;

– la revisione della curva della progres-sività Irpef;

– la discriminazione qualitativa dell’im-posta in base al nucleo familiare, allacondizione occupazionale e, in parti-colare all’età (su quest’ultimo aspettola nostra proposta è di introdurre unafiscalità di vantaggio mediante franchi-gia, sulla determinazione della baseimponibile del reddito da pensione);

– la fiscalità di vantaggio per la partevariabile della retribuzione;

– una fiscalità che incentivi la sussidiarietàrealizzata attraverso i Fondi categoriali.Tutto questo va di pari passo con il nostro

impegno ai tavoli aperti presso il Ministerodell’Economia finalizzati ad individuare ipossibili recuperi sulla spesa pubblica impro-duttiva, nonché forme più efficaci di contra-sto all’evasione fiscale, al sommerso, ecc.

A fine aprile questo nostro manifestosarà presentato alla stampa ed alla poli-tica nell’ambito di un workshop perchédiventi oggetto di riflessione e confrontopubblico: in sostanza, vogliamo essereprotagonisti su un tema quanto mai cen-trale per la categoria.

Il rafforzamentodella presenza sul territorio

Attraverso due specifiche convenzioniil Fasi ha scelto il “sistema associativoFedermanager” per avvicinarsi ai propriiscritti e migliorare il livello di servizio edi interlocuzione.

A seguito di questa scelta il Fondo, die-tro autorizzazione di Confindustria e Feder-manager, sta informando i propri assistitidelle opportunità offerte da dette conven-zioni, valorizza il ruolo delle As sociazioniFedermanager e chiede ai non iscritti aFedermanager l’autorizzazione a trasferircii loro dati per conseguenti ed opportuneazioni di informazione e sensibilizzazione.

I primi riscontri sono più che lusinghieri:sono veramente rari i casi di dirigenti indispo-nibili ad essere contattati dalla Federazione.

Siamo quindi di fronte ad una grandeopportunità per valorizzare quello chefacciamo e per rafforzare la nostra rap-presentatività: è una chance che non pos-siamo e non dobbiamo sprecare.

Un nuovo modello associativoper i “quadri apicali”

Il 22 dicembre scorso abbiamo rinnova-to il contratto per i dirigenti Confapi e, in taleambito, abbiamo introdotto una specificasezione con cui discipliniamo il rapporto dilavoro per i cosiddetti “quadri apicali”.

La carica innovativa è evidente, come èchiara la motivazione che ci ha indotti aquesto passo: sempre più posizioni, in pas-sato dirigenziali, oggi vengono ricoperteda quadri apicali o superiori. È stata unascelta molto meditata, che guarda al futu-ro e di cui non ci sfuggono le complessità.

La scelta di limitarci all’aerea dei quadriapicali salvaguarda l’identità e la missiondi Federmanager che è quella di rappresen-tare quell’insieme di figure professionaliche si identificano negli stessi valori, nellestesse visioni, nello stesso senso di respon-sabilità individuale e so ciale; quell’insiemedi figure, sufficientemente omogeneo, perrealizzare politiche contrattuali distinte macontigue e che certamente non impedisceun modello unitario di rappresentanza.

Questa scelta impone, in tempi brevi,adeguamenti statutari sia al centro che sulterritorio nonché una riconsiderazione sulruolo di Federmanager Quadri: è stato unostrumento associativo prezioso in una fasediversa e certamente sperimentale, oggi puòe deve diventare un “centro di eccellenza”e di riferimento culturale di studi ed analisidelle problematiche del mondo quadri.

Sono già stato troppo lungo e, per que-sto, degli altri lavori in corso ne parleremonel nostro prossimo appuntamento. ❑

Enti nazionali

Cantiere Federmanager

Il nostro “manifesto sulla riforma fiscale”Il contesto socio economico resta difficile ma la nostra Organizzazione mantiene

gli impegni programmatici e costruisce il proprio futuro

Giorgio Ambrogioni

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10 aprile-maggio 2011

I l 6 aprile scorso, presso la Sala conferenze “Giuseppe Sino-poli” dell’Auditorium Parco della Musica a Roma, è stato pre-sentato il 5° Rapporto 2011 di “Generare classe dirigente”,

con il titolo “Le risorse dei territori italiani, le sfide del mondonuovo”.

Questi Rapporti, divenuti ormai, con la loro pubblicazione,un atteso appuntamento annuale, costituiscono il compendio,la sintesi delle attività di ricerca che, anno per anno, l’Asso-ciazione Management Club sviluppa, indagando ed analiz-zando il ruolo svolto dalle elites manageriali ed imprendito-riali per la promozione dello sviluppo e del benessere dellanostra nazione.

Il 5° Rapporto, a distanza di quasi due anni dalla grave crisimondiale del 2009, inquadra il “Mondo Nuovo” che si sta pro-filando e con il quale si dovranno confrontare l’economia, lafinanza, l’imprenditoria, la pubblica Amministrazione e, natu-ralmente, le classi dirigenti che dovranno impegnarsi nella indi-viduazione e nell’utilizzo delle giuste risorse che permettano dicreare nuove opportunità di sviluppo e di lavoro.

“Generare Classe Dirigente”, ormai giunto al suo primo lustrodi vita e in coincidenza con il 150° Anniversario dell’Unità d’I-talia, si è posto, quest’anno, alcuni obiettivi quali:– l’esame dei comportamenti delle élites locali nella delicata

fase della trasformazione sociale ed economica in atto;– la focalizzazione sulla necessità che le classi dirigenti, abban-

donando vizi antichi quali quello di limitarsi a replicare espe-rienze riuscite di un passato ormai trascorso e circoscrittonello spazio e nel tempo, si impegnino e si cimentino nellaricerca di nuovi orizzonti del “sapere” e del “fare”, guardan-do ben al di là dello stretto ambito locale e puntando versorealtà geopolitiche più lontane;

– l’acquisizione e la presa di coscienza, da parte della classedirigente, di un nuovo ruolo da sviluppare e da svolgere inuna più ampia dimensione europea e mondiale, nella con-sapevolezza che le sfide devono essere affrontate e vinte tra-mite una analisi approfondita delle condizioni e modalitàsecondo le quali gli ambiti della politica, della finanza e dellerisorse immateriali possono creare vantaggi e competitività;

– l’evidenziazione di alcune idee ed esperienze eccellenti edinnovative, maturate dal mondo giovanile e femminile, maanche dai territori e dalle classi dirigenti più attive.In conclusione, il Rapporto si sofferma sulla importanza della

leadership e sulla necessità di individuare i meccanismi per laformazione continua e l’aggiornamento di una nuova classedirigente.

All’evento, che ha avuto un notevole successo con la parte-cipazione di circa 1200 partecipanti, ha fatto da degna corni-ce un “parterre” importante, costituito da Renato Cuselli, pre-sidente Associazione Management Club (AMC), che ha mossoun indirizzo di saluto ed ha impostato un intervento propedeu-tico ai lavor, Giuliano Amato, Presidente Comitato dei Garanti

per le Celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che ha tenu-to la Relazione introduttiva e da Emma Marcegaglia, Presiden-te Università Luiss, che ha svolto l’intervento conclusivo. La“Tavola Rotonda”, moderata da Roberto Napoletano, Direttorede “Il Sole 24 Ore”, è stata animata dagli interventi di Valenti-na Mura, studentessa dell’Istituto “Leopoldo Pirelli”, che ha resouna testimonianza su “I giovani e la classe dirigente”, StefanoCaldoro, Presidente della Regione Campania, Sergio Chiampa-rino, Sindaco del Comune di Torino, Andrea Guerra, Ceo Luxot-tica, Elisabetta Maschio, Direttrice d’orchestra e Giuseppe Mus-sari, presidente ABI.

Qui di seguito, si richiamano gli interventi dei vari parteci-panti e, a seguire, si fanno alcune considerazioni e riflessionisuggerite dall’evento.

Il saluto e l’intervento di Renato CuselliNel ringraziare tutti gli illustri Relatori convenuti ed anche

tutti i partecipanti e, in particolare, le giovani ed i giovani pre-senti così numerosi in sala, il presidente Cuselli, accennandoal fatto che questo 5° Rapporto vedeva la luce in concomitan-za con le Celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’I-talia, ha voluto sottolineare l’opera tenace del Capo dello Statoper salvaguardare il senso della nazione e rappresentare il puntodi equilibrio tra le Istituzioni, in una fase di conflittualità e smar-rimento, precisando, altresì, che l’ossequio alla Costituzionerappresenta sempre una forma di rispetto per la Patria.

Doveroso il ringraziamento a tutti i Ricercatori che hanno ela-borato il Rapporto, con particolare riferimento al Prof. StefanoManzocchi, dell’Universitè Luiss, vera anima di questo Rappor-to, al Prof. Nadio Delai di Ermeneia e a Giorgio Neglia, Diretto-re della ricerca di AMC, il CentroStudi e Ricerche nato proprio pervolontà di Fondirigenti, UniversitàLuiss, Confindustria e Federmana-ger, a cui si stanno aggiungendoaltre Università, Aziende ed Istitu-zioni, con l’obiettivo di promuove-re una sede stabile di analisi, con-fronto, dibattito e proposta sullagenesi e sul ruolo della classe diri-gente e della cultura di impresa.

Enti nazionali

Quale dirigenza e quali misure per superare la crisi

Il Quinto Rapporto sulla Classe Dirigente italiana

Le risorse dei territori italiani e le sfide del mondo nuovo

Antonio Sartorio

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11aprile-maggio 2011

Rifacendosi, poi, alle tematiche di attualità sviluppate dalRapporto, ha voluto evidenziare che il binomio Innovazione-Territorio e la mutazione genetica conseguente, rappresenta,forse, la definizione più adatta a descrivere l’impatto che l’at-tuale crisi sta avendo ed avrà sempre di più sull’innovazione,anche a livello dell’attività del pensiero e l’importante ruolodel territorio, con la selezione dal basso di una classe dirigen-te che sappia valorizzare il know-how ed il legame tra la dimen-sione locale e quella globale, tra le iniziative da assumere e ladimensione di Impresa. Viviamo in un’epoca di rapidi muta-menti e, nonostante ciò e proprio per questo, la classe dirigen-te dovrà riuscire a riconquistare quella autorevolezza e quel-la stima che le derivano dalla volontà di assumersi le respon-sabilità di guidare le organizzazioni, siano esse pubblicheoppure private, verso il raggiungimento di obiettivi alti e sfi-danti e, a tale riguardo, è fondamentale ricorrere ad una forteselezione qualitativa dei dirigenti, che non si basi sulla loroautoreferenzialità e sull’istinto di autoprotezione ma tenda,piuttosto, ad attribuire importanza al valore dell’agire etica-mente corretto.

Classe dirigente, quindi e non classe dirigista, a cui dare mag-gior spazio, a cui conferire maggiori responsabilità ed autono-mia affinché essa possa andare incontro ai cambiamenti, risco-prendo la dimensione etica e valoriale dell’azione responsabi-le verso la Collettività e del solidarismo. In tale prospettiva, laclasse dirigente ritroverà, così, piena legittimazione sociale etornerà ad essere valore aggiunto per lo sviluppo del Paese.

La Relazione introduttiva di Giuliano Amato

Sostiene Giuliano Amato che il 5° Rappor-to 2011 è, più di quello degli altri anni, foca-lizzato su un tema cruciale dell’Italia adavanti, che è quello sulle elites dirigenti.

E bene si inquadra, l’analisi e la conclusione a cui approdail Rapporto, nelle Celebrazioni di una vicenda, quella della uni-ficazione italiana, che dobbiamo leggere non come un ritornoalle vestigia del passato, che ci procura la soddisfazione di con-statare che abbiamo un passato, che essere italiani significaqualcosa che affonda le sue radici nella Storia, ma piuttostocome l’occasione preziosa per raccogliere la lezione traman-data da coloro che fecero l’Italia. Essi riuscirono a farla non per-ché, o non soltanto perché avevano un patrimonio linguisticocomune dai tempi di Dante e di Petrarca ma perché volevanoun’Italia in futuro, perché avevano un’idea di un’Italia da co -struire per gli anni a venire e perché trovarono la forza e la lun-gimiranza di farlo.

Insomma, la lezione del 150° non è soltanto una lezione sucome vivere il nostro passato ma deve essere per noi, soprattut-to, la lezione su come costruire il nostro futuro, su come risol-vere problemi che sembrano insolubili nel presente e che qual-cuno dovrà realmente affrontare trovando i modi per convince-re coloro che hanno paura di abbandonare il presente che èormai indispensabile costruire un futuro diverso, distinguendo,è la lezione di Camillo Cavour, tra i futuri immaginari e il futu-ro possibile e affrontando il rischio del futuro possibile anzichéla retorica dei futuri immaginari.

Leggendo questo Rapporto ci si accorge che abbiamo davve-ro un gran bisogno di raccogliere quelle lezioni e che dobbia-mo approfondire e consolidare la nostra percezione del mondoche cambia, dei cambiamenti che sono davanti a noi e dei pro-

blemi che da molto tempo ci teniamo addosso e che ci rendo-no difficile entrare nel mondo nuovo.

Per di più, si è innestata, come ulteriore fenomeno da consi-derare, la enorme irrequietezza dei mercati finanziari ed eco-nomici, che ha introdotto nuove variabili da governare e che cideve far comprendere che i mercati prendono sempre piùcoscienza del fatto che ci sono economie più forti e altre piùfragili e finanze pubbliche più robuste e altre più indebitate.

Se si prende, poi, piena coscienza dell’irrequietezza che stacoinvolgendo gli assetti sociali e politici di una parte di mondoa noi particolarmente vicina, ci si rende conto che non ci sonopiù punti di riferimento stabili, pacifici e scontati e che nonsiamo più in grado di sapere quali sono e quali potranno esse-re i nostri interlocutori privilegiati.

Di qui la necessità di essere sempre pronti ad adeguarsi, acapire, a modificare costantemente noi stessi, per il nostro mi -gliore inserimento in un mondo nuovo che cambia e che con-tinuerà a cambiare.

Nel momento in cui ci poniamo la domanda su quale sia lalista dei problemi che ci affliggono e che dovrammo portare asoluzione, ci accorgiamo che questa lista è più o meno quellache compilavamo sette o otto anni fa, essa non è sostanzial-mente cambiata!!

Per affrontare i nuovi mercati, avremmo bisogno, comesostiene il Rapporto, di acquisire una chiara conoscenza del“chi”, del “come”, del “come ci si arriva”, del “come ci si inse-risce”, mentre, come evidenzia giustamente il Rapporto, permolte delle nostre Imprese esiste una sorta di “nebbia cogniti-va” al di là della quale c’è il mondo che conta ma che moltedelle nostre Imprese non sono in grado di percepire perchésono troppo piccole, troppo periferiche, troppo localiste, trop-po abituate al commercio nazionale o intra CEE e perché lapiccola Impresa familiare, notoriamente una delle storicherisorse del nostro Paese ed artefice della sua celebrata flessibi-lità, può anche diventare, al di là di un certo limite, un fattorenon così positivo.

Avremmo bisogno di competenze elevate, in un mondo nelquale un Paese industriale avanzato può affermarsi con la qua-lità più che con il “basso prezzo” e ci accorgiamo che abbia-mo carenza di personale specializzato, soprattutto perché, inragione proprio delle caratteristiche di molte nostre Imprese, c’ècarenza di posizioni di lavoro per personale altamente specia-lizzato.

Gli interventi successivi, e in particolare quello di Emma Mer-cegaglia, saranno pubblicati sul prossimo numero. ❑

Enti nazionali

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Informazione sanitaria a cura della Nogard

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14 aprile-maggio 2011

D. Presidente quali sono i tratti distinti-vi del V Rapporto Classe Dirigente?

Lo studio di quest’anno conferma perstruttura e impianto l’Associazione Mana-gement Club (Amc) quale sede di analisie confronto nella quale i soci fondatori,Fondirigenti e Luiss, unitamente ai socipromotori Confindustria e Federmanager,stanno facendo confluire attività di studioe ricerca su un grande tema come quellodella formazione e maturazione delleèlite. Nel lavoro dello scorso anno si erariscontrata la necessità di andare oltre ildisorientamento delle élite. Puntare versola ricostruzione del “capitale di fiducia”era dunque l’imperativo categorico per ilsistema economico, ma anche per lapopolazione nel suo complesso. D. Quali novità emergono nel nuovo

lavoro? La ricerca si è focalizzata sui proces-

si generativi della classe dirigente a livel-lo locale, pur in un’ottica di compara-zione internazionale. La fiducia invoca-ta lo scorso anno deve trovare la proprialinfa nelle forze vitali che provengono

dalle realtà produttive, sociali e cultura-li che da sempre rappresentano la veraricchezza dei nostri territori. In occasio-ne delle celebrazioni dei 150 anni del-l’Unità d’Italia questa percezione delvalore dei nostri territori ha acquisito unavalenza ancora più alta su cui intendia-mo insistere. La ricorrenza dell’Unitànon è un flatus vocis non è un esercizioretorico ma un momento cruciale di riaf-fermazione di una identità storica e cul-turale. Lo sostiene anche Fabbrini (cfr.intervista): oggi per superare la crisi dob-biamo partire dal dialogo tra identitàaperte al diritto alla differenza. L’Asso-ciazione Management Club e Fondiri-genti lavorano per riallineare un messag-gio informativo che tende a far innalza-re la consapevolezza nelle classi dirigen-ti che in un mondo globale se non rispet-tiamo la diversità e se non lavoriamosulla competenza siamo destinati aldeclino inesorabile.D. Merito e competenza non se ne parla

mai abbastanza. Che segnali arriva-no dal vostro osservatorio?

Va detto che nelle giovani generazionidel nostro Paese, ma anche nei lavorato-ri con maggiore esperienza lavorativa, èpresente un enorme serbatoio di profes-sionalità, unito ad alto potenziale di crea-tività e spirito di intrapresa, che non rie-sce a trovare occasioni e modalità peresprimersi e concretizzarsi al meglio. Intal senso, una delle prime responsabilitàdelle élite di oggi di domani sarà proprioquella di individuare i canali attraverso iquali valorizzare questo patrimonio dicompetenze. Conoscendo queste prio-rità, in questa delicata fase della nostrastoria, ripeto spesso che il nostro compi-to è far si che le cose accadano, facilitan-do e rendendo operativi in tempi certi ebrevi i processi di innovazione.

Dobbiamo agire come polo di attrazio-ne, attraversato il contributo di talenti edintelligenze di diversa estrazione, chesiano motivati a migliorare i rendimenti ela qualità della nostra “macchina produt-tiva”.

M.C.

Enti nazionali

Talento e creatività dei giovani:ecco le armi per uscire dalla crisiParla Renato Cuselli Presidente Fondirigenti e AMC

Occorre una ledership consapevole del mondo globale

A colloquio con Sergio Fabbrini

Massimiliano Cannata

La quinta edizione del Rapporto Clas-se Dirigente ha confermato una ten-denza molto precisa che si era già

affacciata nell’edizioni precedenti: l’ap-puntamento, straordinariamente parteci-pato da manager del settore pubblico eprivato, dirigenti e da una fittissima plateadi studenti (dato che fa ben sperare per ilfuturo) che hanno assiepato l’auditorium,si impone oltre che per la serietà scienti-fica dell’approccio, quale dinamica piat-taforma relazionale, attorno a cui si coa-gulano i grandi temi che attraversano ilmondo dell’economia e dell’impresa.

La prepotente ascesa del “mondonuovo” che si sta imponendo con l’ag-gressività e la fame di crescita espressa da

paesi come la Cina, l’India, e sempre dipiù il Messico, Indonesia, Corea del Sude Turchia, la Corea, la necessità per lenostre classi dirigenti di uscire dal“guscio” del protezionismo e di tuffarsinell’alta marea della globalizzazione, ladenuncia per una politica industriale chelatita, la difficile emersione del ruolodelle donne negli ambiti della dirigenza,donne che si sa se maggiormente valoriz-zate potrebbero essere protagoniste di uncambio di marcia decisivo per la compe-titività del sistema Italia costituiscono unampio ventaglio di problematiche su cuii ricercatori hanno spaziato con doviziadi dati e acume argomentativo. Le notepiù dolenti arrivano quando si dovrebbeparlare dell’”azienda-Italia” nel suo com-plesso: difficile, infatti, fare sistema sel’individualismo prevale sullo spirito col-

laborativo, se pubblico e privato nondanno prova di saper convergere versoobiettivi comuni di crescita, se nellepoche grandi imprese rimaste in Italiarisulta visibile lo scollamento tra azioni-sti e management. Sono contraddizioni,come sostiene molto bene Guido Rossinel suo ultimo saggio, che ci fanno inter-rogare sulla natura del capitalismo inquesta fase “post-crescita”.

Certo non è semplice saper bilanciarela necessità di leadership, invocata datutte le democrazie competitive e ladomanda di allargamento degli spazi par-tecipativi, che risulta antagonista rispettoalla verticalizzazione di una politica dro-gata dai media e dalle spinte populiste. Ilpolitologo Marc Lazar affronta il com-plesso fenomeno del populismo, in unaspecifica parte del Rapporto, facendo

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15aprile-maggio 2011

toccare con mano i pericoli cui sta andan-do incontro il vecchio Continente, le cuiclassi dirigenti sono prigioniere in un“balbettando” afono, incapaci di artico-lare risposte all’attualità che preme, larivolta della Libia è solo l’ultimo degliesempi.

L’intervistaSergio Fabbrini, allievo di Popper e

profondo conoscitore dell’origine e del-l’evoluzione delle democrazie liberalidell’Occidente, si è riagganciato a MarcLazar per affondare il bisturi del politolo-go. Autore della postfazione del V Rap-porto sulla Classe Dirigente, il suo brevee brillante scritto insiste su un problemacruciale: “La leadership è necessaria peruna buona classe dirigente – spiega nel-l’intervista - però attenzione: i leader –aggiunge rifacendosi al saggio che hapubblicato per Marsilio il leader come ilprincipe va addomesticato. Dobbiamocioè essere capaci di addomesticare gliappetiti individuali e guardare al benecomune. Popper diceva: dovete saliresulla collina e vedere da quella prospet-tiva per capire quello che succede nel-l’insieme. Se non capiamo le ragioni deglialtri, non possiamo costruire una societàaperta”.

Professore partiamo dalla visione pop-periana: un leader si può addomesticare?

Dobbiamo imparare a controllare chicomanda, facendo si che vengano rispet-tate le regole e i principi dello stato libe-rale. Il leader buono esiste non è una uto-pia, è quell’individuo che si distingue,come si può apprendere già nei dialoghidi Platone, per una integrità interna dicarattere spirituale e per la capacità stra-tegica nel dare un volto alla mission diuno stato o di un’organizzazione, trasfor-mando quella mission in una ragioned’essere che aggrega: individui, culture,interessi, provenienze diverse. La demo-crazia ridotta a una parola, come sostie-ne Popper, si definisce: accountability,che significa dare conto”

Come cambiano le dinamiche del con-fronto pubblico nelle “democrazie com-petitive” dominate dai leader?

L’evoluzione e la rivoluzione delledemocrazie liberali da Filadelfia a Parigiè stata quella di costruire la civilizzazio-ne politica sul governo delle leggi. Lamemoria storica aveva portato, infatti, adiffidare del governo degli uomini. Visono alcuni processi strutturali che stan-no trasformando le basi sociali e politi-che delle democrazie liberali, che vannoal di là della contingenza e degli interes-

si di breve periodo che hanno fatto si chenell’ultimo decennio si sia registrata unaprepotente ascesa dei “principi” demo-cratici. La prima ha a che fare con il siste-ma delle comunicazioni che è profonda-mente cambiato. La tv ha alterato i pro-cessi della politica portando al centro ileader più che gli aggregati collettivi. Ilsecondo cambiamento riguarda il siste-ma delle “cleavages” cioè delle fratturesociali. Le democrazie liberali oggi orga-nizzano gruppi che non sono più struttu-rati secondo gli schemi tradizionali,caratterizzati da classi sociali o da comu-nità etnico, culturali o linguistiche. Que-sto mutamento solleva problemi gigante-schi sul piano della rappresentanza. Oggiè, infatti, il leader che dà quell’identitàsociale, che i partiti non riescono più adesprimere

Rappresentanza e nuove éliteCon quali conseguenze sul terreno

concreto della politica e della formazio-ne delle élite?

La rappresentanza non è più un modoper dare voce a degli interessi ma è diven-tato un modo per portare gli interessi den-tro la politica. Per prima ha mostrato diesserne consapevole l’AssociazioneManagement Club che si sta muovendoin questa direzione. Una volta questoruolo era incarnato dai partiti che ogginon sono più in grado di aggregare levarie domande. Lo schema che abbiamoimparato secondo cui i gruppi di interes-se articolano le domande che poi i parti-ti aggregano in programmi non regge più.

È stato ripubblicato il saggio di AnthonyGiddens “Oltre la destra e la sinistra”, unsegno che vuole ribadire il tramonto dicategorie che non hanno più senso?

Basta guardarsi intorno per capirlo. Ladistinzione destra e sinistra è ormai sfu-mata in molti paesi. Vi sono leader didestra che portano avanti messaggi disinistra e leader di sinistra che sonocostretti o preferiscono fare proposte didestra. È il leader che costruisce le aggre-gazioni piuttosto che il contrario. Sedovessimo chiederci qual è il profilo delpartito democratico americano pense-remmo subito a Obama che dà identifi-cazione a quell’area. Allo stesso modo:cosa è il gollismo? Non possiamo stabi-lirlo in astratto sulla base di valori univer-sali o sulla base della storia francese. Ilgollismo è la politica che Sarkozy sta met-tendo in campo. Le Pen o Chirac avreb-bero sicuramente interpretato diversa-mente i principi del gollismo.

Le democrazie liberalie il “principe democratico”

Proviamo a osservare quello che suc-cede a casa nostra. La leadership di Ber-lusconi incarna questa visione del “prin-cipe” democratico?

Il nostro premier ha capito e intuito chela società era ormai disaggregata. La finedella guerra fredda non aveva solo scon-gelato le identità ideologiche, ma avevaanche reso evidente che la società italia-na si era polverizzata, balcanizzata, indi-vidualizzata. La stessa condizione mate-riale non era più una ragione per identi-ficarsi. Accade che persone che hanno lostesso lavoro hanno stili di vita diversi epersone che fanno attività diverse si rico-noscano in uno stile comune di vita. Ber-lusconi è riuscito ad entrare in questaframmentazione proponendo se stesso eil suo messaggio culturale, attuando unaforma di identificazione.

Come verrà alterato il gioco democra-tico dalla riforma federalista e in questogioco di equilibri cosa significa lo sposta-mento verso l’Europa dei luoghi delladecisione?

Ho un grande rispetto del federalismoche inteso bene fa parte di quella cultu-ra degli equilibri dei poteri territoriali cheè tipico della concezione liberale. Diffi-do del potere concentrato in una solaarena, una sola istituzione. Se ci sonoregioni in grado di esercitare poteri sumaterie specifiche è importante che lofacciano. I liberali dicono: il potere cor-rompe, il potere assoluto corrompe inmaniera assoluta. L’idea che si possaandare verso una devoluzione è buona.Il diavolo poi è nei dettagli. Il modellotedesco di un federalismo solidale che

Enti nazionali

Valentina Mura.

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16 aprile-maggio 2011

responsabilizza i lender e ottiene con-temporaneamente forme di autonomiestraordinarie, penso alla teoria del capta-le sociale di Putnam è interessante. Certodipende dalle culture la responsabilizza-re le classi dirigenti è un fatto cruciale. Lastessa cosa vale per l’Europa: i due terzidelle decisioni nazionali sono ormaiprese a Bruxelles. La sovranità parlamen-tare si riduce su un terzo delle materielegislative. A questo trasferimento dellepolitiche non è corrisposto una mentalità,una cultura. Ho letto sull’Herald Tribuneche Sarkozy vuole creare un museo sullacultura francese. Questo mi lascia per-plesso. Nel momento in cui noi andiamoverso un sistema multilivello dobbiamocostruire una realtà in cui le identità sonomultilivello, plurime. Le società se sonoplurime sono pacificabili, altrimenti avròidentità non negoziabili. Se accolgo inve-ce tante identità non avrò mai un’identitàesclusiva.

Il tema dell’identità attraversa il rappor-to, non solo nel senso della differenza digenere, ma proprio nella consapevolez-za che bisogna aprire il confronto (l’in-troduzione di Stefano Manzocchi loesprime come auspicio) tra etnie e popo-

li che oggi risultano vincenti, e popoli cheappaiono stanchi, retrivi, lenti al cambia-mento.

Al di là del dato economico, bisognadire che quello che storicamente ha resole civiltà dell’Oriente temibili è stato chein queste aree si è creata una sorta disovrapposizione tra l’identità politica,religiosa, linguistica. A quel punto le pos-sibilità di conflitto sono diventate mag-giori. Il libro di Amartya Sen Identità e vio-lenza credo dovrebbe essere obbligato-rio nelle scuole, perché spiega a un india-no che cosa significa identità plurime. Lostesso accade in Occidente: se in questosistema difendiamo la francesità invecedi dire che si può essere francesi bretoni

tedeschi, allora questo mi spaventa.Abbiamo bisogno di classi dirigenti chesappiano essere a casa a Palermo a Roma,a Bruxelles, a Washington. Non significaperdere le proprie radici, significa soste-nere, come dice Edgar Morin le ragionidell’identità plurale.

L’Europa sul tema della maturazionedelle élites e sul diritto alla differenzacosa sta facendo in concreto?

La classe dirigente deve dare l’esem-pio, rispettando per prima le differenzeQuello che vedo è UN RITARDO DELVECCHIO CONTINENTE E DELLE CLAS-SI DIRIGENTI EUROPEE TUTTE A SVI-LUPPARE UN’IDENTITà ADEGUATA AICAMBIAMENTI STRUTTURALI. Per laMerkel contano i risultati in Reno e West-falia, Sarkozy guarda a Parigi, Berlusconia Roma. Non va bene questa impostazio-ne, anche perché abbiamo trasformato leidentità plurime nel secolo scorso in iden-tità inconciliabili. Due guerre mondiali,milioni di morti sono il risultato del seco-lo di ferro delle guerre civili europei. Insintesi: abbiamo bisogno di una visionemolto più pluralista del mondo attuale,altrimenti non potremo governare il con-flitto. ❑

Enti nazionali

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17aprile-maggio 2011

I l tema trattato in questi schematicispunti di riflessione è delicato e sensi-bile per molti, cercherò quindi di arti-

colarlo, sia pure sinteticamente, ricorren-do al “principio d’autorità”. Si giustifica-no in questo modo gli ampi riferimenti alpensiero di autorevoli studiosi, nonché,per onestà intellettuale, l’acribia dellefonti e delle citazioni utilizzate.

Anche se non è il caso di approfondi-re qui il sistematico discredito che talunihanno voluto gettare sulla nostra profes-sione, occorre rilevare che i mezzi diinformazione fanno, da tempo, un uso –absit iniuria verbis – volutamente polemi-co e ambivalente di termini quali “mana-ger e management” o “dirigente e diri-genza”, che possono ormai significaretante cose diverse.

Parafrasando Carofiglio, verrebbe daosservare che queste parole sono stateoggetto di “manomissione”, oltre che diabuso e “maluso”. L’effetto risultante è unlogoramento, una perdita di senso, nelparlar comune, un significato stereotipa-to: sarebbe perciò auspicabile una formadi manutenzione, o igiene verbale, perrestituire loro la for za originaria. Di que-sto potremmo parlare in altra occasione.

L’attuale situazione finanziaria, econo-mica e sociale è riassunta dal sociologoLuciano Gallino, in Finanzcapitalismo,con la solita icastica efficacia: “A causadi politiche economiche pluridecennaliorientate in primo luogo a comprimere iredditi da lavoro e ad accrescere le disu-guaglianze, nonché di un’architetturache ha dimostrato di avere fondamentagravemente difettose, il sistema finanzia-rio è incorso in una crisi nata dall’ecces-sivo ammontare di debito che aveva crea-to. Nei primi tre anni della crisi, gli Statihanno impegnato tra i 12 e i 15 trilioni didollari per salvare le sue maggiori istitu-zioni, cioè le banche e le assicurazioni.Non appena ritornato in forze, il sistemafinanziario è ripartito all’attacco, ma que-sta volta a danno degli Stati che si eranoindebitati per sostenerlo e riparare perquanto possibile ai suoi guasti”.

Stante questo scenario, “I managermeritano quanto guadagnano?” È una

delle domande-chiave che si pone il teo-logo Hans Küng nel denso e corposocapitolo “Etica per i dirigenti” del suorecente libro sull’“Onestà”, lavoro meri-torio per l’analisi del fenomeno econo-mico, per le tesi che sostiene, per i tantidati che porta alla riflessione. L’essenzadella risposta di Küng è che “la maggiorparte dei manager meritano quanto gua-dagnano” ma che “alcuni manager gua-dagnano più di quanto meritano”.

Ezio Pelizzetti, Rettore dell’Universitàdi Torino, inaugurando l’anno accademi-co 2010-2011, ha osservato: “In questigiorni, per note, desolanti vicende, si pa -ragona – con disinvoltura e passiva rifles-sività dei luoghi comuni – il nostro tempoitaliano al basso impero romano. Ebbenese noi facciamo riferimento ad uno straor-dinario documento di quell’epoca lonta-na, l’Editto dei prezzi emesso nel 301dopo Cristo dall’imperatore Dioclezianocon cui si fissavano i valori massimi ditutte le merci disponibili sul mercato e ilivelli massimi che potevano raggiungerele retribuzioni di tutti i mestieri e tutte leprofessioni, notiamo come fra lo stipen-dio previsto per un salariato agricolo, algradino più basso della scala sociale, e icompensi di un avvocato, un giusperitoo di un professore di retorica al top delprestigio pubblico e della considerazio-ne collettiva, il gap retributivo oscillavada un rapporto 1 a 5 a un rapporto mas-simo di 1 a 10, come se a fronte dei 1200euro percepiti mensilmente da un ricer-catore universitario, un top manager neguadagnasse al massimo 12.000.

Altri tempi, tempi bui, tempi oscuri, maforse tempi paradossalmente più sensibi-li alla considerazione che per una societàla speranza e la progettazione del futuropassano prioritariamente attraverso il re -cupero della dignità degli individui, unadignità che soltanto la giustizia civile puògarantire”.

E noi, componente importante, élitedella “classe dirigente”, cosa diciamo?Scrive infatti Giorgio Di Giorgio, nell’ul-timo Rapporto dell’Associazione Mana-gement Club (AMC): “Un altro fattore‘reale’ che ha contribuito agli squilibriinternazionali va individuato nelle dise-guaglianze crescenti nella distribuzione

dei redditi, negli USA soprattutto, ma an -che in altri paesi. Un aumento eccessivonelle retribuzioni (e nei bonus) di alcunitop managers, a fronte della stagnazionein termini reali dei redditi da lavoro di unamaggioranza di lavoratori, ha avuto im -plicazioni rilevanti nella dinamica dellediverse componenti della domanda ag -gregata e ha alimentato il ricorso al debi-to privato”.

Non c’è dubbio che molte responsabi-lità siano all’interno del sistema finanzia-rio. Molte banche hanno costruito model-li di business che si sono rilevati fragili einadeguati. Come osserva Marco Onado:“il problema è che nei lunghi anni di eufo-ria le banche hanno registrato profittirecord e i dirigenti incassato pingui com-pensi, mentre il conto delle perdite è statopresentato al contribuente”. I salvatagginel 2008-’09 hanno portato a esborsisuperiori a 14 trilioni di dollari negli USA,UK e area dell’Euro, un fardello imponen-te sui rapporti tra la classe dirigente delmondo finanziario e i tax payers, cui ènaturalmente seguito un vero e propriocrollo di fiducia da parte dei cittadininelle istituzioni e nei mercati finanziari,un patrimonio difficile da ricostruire”.

Mi sembra di poter concludere – anchein sintonia con i messaggi emersi duran-te la presentazione del citato Rapporto –che vi sia, finalmente, la percezione dif-fusa della necessità di un nuovo canonedi valori e di regole di condotta che gui-dino il comportamento dei soggetti dellaclasse dirigente, garantendo la sostenibi-lità e la salvaguardia dei commons, ilbene comune. In altri termini, serve co -niugare etica e responsabilità tanto neifatti quanto nei comportamenti degli atto-ri deputati all’avanzamento civile. E oc -corre implementare il principio del meri-to (tanto enunciato quanto disatteso), ov -vero dell’uguaglianza dei punti di parten-za, operando, nel contempo, affinchétutti abbiano più opportunità. Questoprincipio è non soltanto garanzia di giu-stizia sociale, sì anche elemento costitu-tivo di una società aperta, sana e vitale.

L’importante è che i dirigenti siano nonsolo la “mano visibile” dell’impresa,come teorizzava Alfred Chandler, Jr., mache sappiano anche accreditarsi comeuna delle “mani visibili” del bene collet-tivo. ❑

Opinioni

Occorre riaffermare e effettuare il principio del merito

Su crisi, squilibri, equità sociale“I manager meritano quanto guadagnano?” Qualche risposta a questa “domanda chiave”

Angelo Luvison

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18 aprile-maggio 2011

La sicurezza sul lavoro viene comune-mente concepita come elemento for-male, avulso dalla prestazione di

lavoro subordinato, fintanto non vi sianoparticolari rischi d’infortunio sul lavoro omalattie professionali, che provocanol’impossibilità, temporanea o permanen-te, della prestazione lavorativa. Ancormeno rilevanza sembra assumere rispettoai contratti di lavoro di tipo dirigenziale,improntati al raggiungimento d’obiettivi econnotati di, più o meno, ampia disponi-bilità e organizzazione del tempo lavora-tivo. Inutile dire che queste concezionisono fuorvianti. La sicurezza sul lavoronon solo è parte integrante per una corret-ta prestazione di lavoro subordinato, ma,nelle pieghe dei suoi formalismi, possonoannidarsi elementi essenziali per la tuteladel lavoratore nelle vertenze sindacali, siaesso impiegato, quadro o dirigente.

Atto formale, il cui contenuto devemostrare un’applicazione concreta nelnormale svolgimento delle attività lavora-tive, è il DVR: il Documento di Valutazio-ne dei Rischi aziendali. Ex d.lgs 81/2008,artt. 17 a) e 28 s, il datore di lavoro deveredigere, sotto sua personale responsabi-lità, a seguito della valutazione dei rischipresenti in azienda svolta con il Respon-sabile del Servizio Prevenzione e Prote-zione e del Medico Competente, previaconsultazione del Responsabile per iLavoratori della Sicurezza, un documen-

to da lui sottoscritto con data certa. Que-sto deve contenere, in linea generale: unavalutazione di tutti i rischi per la sicurez-za e la salute durante l’attività lavorativa,nonché i criteri di valutazione; l’indica-zione delle misure di prevenzione e pro-tezione attuate; il programma delle misu-re opportune per garantire il miglioramen-to dei livelli di sicurezza; l’individuazio-ne delle procedure per l’attuazione dellemisure da realizzare; la valutazione dellostress-lavoro correlato; l’indicazione deinomi di RSPP, RLS e Medico Competen-te; l’individuazioni delle mansioni arischio. Devono esser allegati al docu-mento i modelli d’organizzazione egestione, esimenti la responsabilità del-l’ente ex d.lgs 231/2001. Le implicazioni“sindacali” del DVR sono molteplici e nona prima vista palesi.

In primis, il DVR è redatto dal datoredi lavoro, previa consultazione delResponsabile dei i Lavoratori per la Sicu-rezza, ex art. 29 comma 2. L’RLS può sol-levare questioni sul contenuto o l’appli-cazioni pratica del DVR, fino a giungerealla chiusura di reparti. In un ottica sin-dacale aziendale, per la tutela della clas-se dirigenziale, potrebbe rendersi utile lanomina di più RLS aziendali, di cui unoeletto tra i dirigenti, allo scopo di unaimmediata e maggiore tutela della cate-goria. In secundis, il DVR cristallizza lostato delle misure di sicurezza dei luoghidi lavoro e, in caso di non rispondenzaalla realtà aziendale, comporta la respon-sabilità del datore di lavoro per infortunio malattie professionali, anche oggetto di

vertenze sindacali di singoli lavoratori. Laprova in giudizio di queste ultime puòessere agilmente raggiunta attraverso laproduzione in giudizio del DVR “infede-le” alla realtà aziendale, associata a con-sulenze tecniche medico legali e del lavo-ro che dimostrino le effettive lesioni psi-cofisiche. In terziis, parte integrante delDVR sono l’organigramma aziendale e lavalutazione da stress-lavoro correlato.Entrambi possiedono importanti ricadutesulle vertenze sindacali, legate al lorocontenuto: un’analisi dettagliata dellemansioni, del carico di lavoro pro dipen-dente e dei fattori di rischio. Vertenze sin-dacali concernenti l’orario di lavoro (vediDirigente d’azienda, marzo 2011 n. 277,pp. 13 s.), condizioni di lavoro, sindromida stress, oppure il licenziamento del diri-gente per mancato raggiungimento degliobiettivi aziendali, nonché la liquidazio-ne di premi annuali per la produzione,possono, attraverso la produzione in giu-dizio, oppure la sola formale richiesta atale scopo del DVR aziendale da parte delsindacato o del legale di fiducia, indurrel’azienda a più miti consigli.

La sicurezza sul lavoro possiede unimportante impatto sulle vertenze sinda-cali, dei singoli lavoratori e collettive,riguardanti impiegati, quadri o dirigenti,così da evidenziare l’importante amalga-ma tra diritto del lavoro, sicurezza sul lavo-ro e responsabilità penale degli enti, tantoricercata dalle normative del settore. ❑

* Direttore Federmanager-APDAI.** Prof. Università del Piemonte Orientale.

Sindacale

Roberto Granatelli*Filippo Novario**

La sicurezza sul lavoro

Il documento di valutazione dei rischiIl suo impatto sulle vertenze sindacali

Si comunica che, a Torino, nei giornivenerdì 10, ore 15.30-20.00, pres-so Mirafiori Motor Village Sala

Agorà a P.zza Cattaneo n. 9 e sabato 11giugno p.v., ore 9-15, presso l’Hotel ACTorino, Via Bisalta n. 11 (zona Lingotto),si terrà il 9° Meeting Nazionale GiovaniDirigenti.

Si evidenzia che, in questo rinnovo, perla prima volta, è prevista la partecipazio-ne anche di quadri direttivi se designati,

Elezioni nuovo Coordinamento Nazionale Gruppo Giovani

Giovani Federmanagerche possono candidarsi a far parte delCoordinamento per un massimo di n. 3componenti su 27.

Come ricordato la sessione del Meetingche si terrà il 10 giugno è pubblica e saràdedicata al tema scelto dal Coordinamen-to del gruppo giovani uscenti che è: “L’a-nim@ di un’Italia possibile”, testimonian-ze di Donne e Uomini che possono rap-presentare un modello a cui attingere percreare l’Italia che vorremmo. ❑

Federmanager Piemonte

FEPINella riunione di insediamento del

nuovo Consiglio Federmanager Piemon-te (Fepi) triennio 2011/2013, MassimoRusconi (Torino) è stato eletto all’unani-mità Presidente Regionale, Gianni Silve-stri (Novara) Vice Presidente, SegretarioRoberto Granatelli. ❑

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19aprile-maggio 2011

Accordo fra le controparti. Le dueorganizzazioni hanno avviato negli ulti-mi mesi un confronto volto a stabilire col-laborazioni tra manager e Piccole impre-se: l’obiettivo è quello di sostenere e svi-luppare percorsi di competività coinvol-gendo nel contesto delle singole impre-se, o di reti e raggruppamenti di imprese,figure di Manager di qualificata profes-sionalità. Con l’accordo siglato verrà av -viata questa collaborazione per un primoperiodo sperimentale della durata di 12mesi.

Ricordiamo che le due organizzazio-ni controparte dell’accordo sono: Feder-manager APDAI è l’espressione territo-riale di Federmanager Nazionale che inmodo unitario ed esclusivo rappresenta

e tutela i dirigenti di aziende industrialie produttrici di beni e servizi, con circa6.000 dirigenti iscritti, in quiescenza e inattività, nel territorio della provincia diTorino. CNA Torino è l’associazione dirappresentanza dell’artigianato, del com-mercio e della piccola industria che contaoltre 14.000 iscritti in provincia di Torino(40 mila iscritti in Piemonte e 650 mila alivello nazionale). CNA, in particolare èleader dei nuovi servizi per lo sviluppodelle imprese iscritte tra cui va annovera-to anche quello di cui si parla in questoarticolo.

L’accordo. Prevede la collaborazionetra le parti per lo sviluppo di iniziative tracui:

Vita associativa

Protocollo di collaborazioneFedermanager Torino e CNA

Per promuovere e sostenere percorsi di sviluppo delle PiccoleImprese con la collaborazione di Managers di professionalitàqualificata. A Torino il 18 aprile 2011, presso la Camera di Commercio, è stato siglato l’accordo tra FedermanagerTorino e CNA (Confederazione Nazionale Artigianato): le due organizzazioni erano rappresentate rispettivamente da Renato Cuselli, presidente di Federmanager Torino e Daniele Vaccarino, presidente di CNA Torino

– definizione congiunta di tipologie diprofili di interesse delle piccole impre-se per manager interessati e intrapren-dere l’attività autonoma/imprendito-riale di “Manager partner di business”;

– definizione di contratti standard di col-laborazione autonoma;

– ricerca e presentazione di opportunitàspecifiche per entrambe le controparti.

Sotto il profilo operativo. Il confrontotra esigenze gestionali e profili dei mana-ger verrà gestito, attraverso la sperimen-tazione pilota di voucher di TemporaryManagement (VTM) da mettere a dispo-sizione di imprese associate alla CNA diTorino; allo scopo di inserire nelle impre-se stesse manager esterni, associati aFedermanager, che dovranno sostenere leattività operative nei vari ambiti espressidalle imprese. In modo parziale nei set-tori di:– marketing e attività commerciali in

nuovi mercati;– sviluppo di processi produttivi e inno-

vazioni di prodotto;– project management.

Il protocollo d’intesa è il primo siglatoin Italia e intende offrire opportunità dilavoro, anche se non di assunzione – amolti dei dirigenti colpiti dalla crisi.

Per i risvolti applicativi (persone da con-tattare, figure professionali da reperire,aziende da assistere) verranno in seguitofornite le opportune informazioni. ❑

Legge 7 agosto 1997, n. 266 art. 20 “Incentivi al reimpiego di personale con qualifica dirigenziale e sostegno alla piccola impresa”

All’esito della riunione del 21 mar -zo 2011 tenutasi in Via VittorioVeneto a Roma presso la sede del

Ministero del Lavoro e delle PoliticheSociali avente ad oggetto l’applicazionedella legge rubricata in oggetto, tenutoconto delle esigenze rappresentate dallespettabili Associazioni in indirizzo e valu-tate altresì le necessità espresse da alcu-ne Regioni, nell’emanazione del Decre-to Direttoriale di ripartizione della som -ma stanziata sul capitolo in parola, laDirezione Generale del Mercato delLavoro ha proposto di adottare un siste-ma che permetta la riassegnazione dellesomme ripartite e non utilizzate.

Il sistema de quo prevede che le Agenzieregionali per il lavoro comunichino i decre-ti di concessione del beneficio di cui allalegge 266/97 all’atto della loro emissione.

In ogni caso, entro il termine del 30 set-tembre 2011, le Agenzie dovranno invia-re al Ministero del Lavoro una relazionenella quale indicheranno il numero deidecreti emessi, le aziende ammesse albeneficio, i dirigenti assunti e le risorseutilizzate a fronte di quelle assegnate.Contestualmente, le Agenzie dovrannocomunicare il numero delle domandeche non hanno trovato accoglimento permancanza di risorse e le somme aggiun-tive necessarie per l’ammissione al bene-ficio di quelle aziende rimaste in un pri -mo momento escluse.

Sulla base delle richieste pervenute, ilMinistero del Lavoro provvederà a darecomunicazione alle Regioni interessatedell’ammontare delle risorse aggiuntiveassegnate.

Con tale sistema si potrebbe raggiun-gere il duplice scopo di:1) esaurire completamente il capitolo sul

quale vengono stanziate le somme inparola, eliminando in tal modo laperiodica riduzione della predettasomma dovuta al mancato utilizzodelle risorse economiche;

2) concedere risorse economiche ag -giuntive a favore di quelle Regioninelle quali si registra un maggior nu -mero di assunzioni.

Con tale sistema, inoltre, non si compro-mettono le Regioni che fino ad oggi hannoutilizzato solo in parte le somme assegna-te poiché si conservano intatte le possibi-lità di un cambiamento di tendenza che inun clima di ripresa economica potrebbeportare a nuove assunzioni di dirigenti inaree fino ad ora rimaste estranee. ❑

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20 aprile-maggio 2011

La crisi incombe e ci condiziona. Pur-troppo questo è l’argomento chedomina tutte le nostre assemblee. La

dettagliata e precisa relazione del presi-dente di Federmanager Asti, Pietro Ma -soero, lo conferma e non lascia adito aopinioni diverse su questo tema.

La realtà industriale del bellissimo terri-torio astigiano, che ci evoca lussureggian-ti colline e rigogliosi vigneti, soffre gli effet-ti del terremoto economico mondiale.

A questo generale contesto negativo fariscontro il buon andamento delle istitu-zioni di Federmanager (FASI, ASSIDAI,FONDIRIGENTI, PRESIDIUM, PREVIN-DAI) confermato dagli interventi dei ri -spettivi presenti all’assemblea.

Per Lorena Capoccia, presidente Assi-dai, l’assistenza ai non autosufficienti edil poter servirsi di un circuito di infermie-ri specializzati tramite un numero verdeper gli ultra sessantacinquenni, è un pas -so importante, considerato l’invecchia-mento della popolazione.

L’Assidai si conferma uno dei miglioripiani sanitari integrativi ed è in atto uno

studio sui processi di rimborso per ren-derli più veloci. Le aziende potranno sca-ricare le spese per Assidai.

Infine l’accordo del fondo con le Assi-curazioni Generali prevede, a partire dal2011, convenzioni al posto delle polizze.

Bruno Villani, presidente Presidium, hadetto che la società ha superato tutti gliobiettivi che si era posta. I programmiassicurativi ricoprono i rischi professio-nali e quelli privati con polizze sugliinfortuni e sulle malattie (morte ed inva-lidità permanente). Altre polizze interes-santi sono quelle sulla perdita del postodi lavoro, la responsabilità civile, a tute-la legale ed RC auto.

Anche Franco Di Giovanbattista, diret-tore generale Previndai, ha parlato del-l’ottimo andamento del fondo che occu-pa il primo posto per la previdenza inte-grativa dei dirigenti in servizio.

Seppur in leggero calo rispetto agli anniprecedenti, i dirigenti in servizio ed i con-tribuenti volontari iscritti al Fasi al31/12/2010 sono 61.681. Se si aggiungo-no i pensionati, che superano detto nu -

mero ed i famigliari, gli assistiti sono piùdi 300.000. Partendo da questi dati, il pre-sidente Fasi, Stefano Cuzzilla ha ricorda-to gli interventi importanti coincidenticon il suo avvento alla presidenza delfondo. È stato attuato l’adeguamento alprimo decreto del ministro del LavoroSacconi del 16/01/2010, che disciplinal’anagrafe dei fondi sanitari integrativi edindividua le prestazioni che dovrannoessere garantite. L’impegno è di incre-mentare ulteriormente le convenzionidirette e di favorire la prevenzione conanalisi cliniche come il “pap test” ecc.

Il progetto “My Fasi” si propone la sem-plificazione dei rapporti con gli utentipotenziando gli automatismi, al fine diridurre i costi di gestione per poter au -mentare quelli per i rimborsi. Sarannofavoriti i rapporti on-line con gli utenti eduna nuova tessera Fasi, di tipo elettroni-co, servirà ai collegamenti tramite il pro-prio computer.

L’intervento del presidente Federmana-ger Giorgio Ambrogioni ha concluso ilavori dell’Assemblea astigiana, alla qualeerano presenti anche i presidenti Feder-manager delle province piemontesi:Gianni Silvestri (Novara), Sandro Penna(Biella), Sergio Favero (Alessandria),Renzo Michelini (Vercelli) e Ugo Calda(vice presidente Cuneo) ed il presidenteCIDA Piemonte Edoardo Benedicenti conil presidente Fe.Pi. Angelo Luvison.

Pier Giorgio Prato

Vita associativa

La crisi incombe e ci condiziona

64a Assemblea di Federmanager AstiAlla constatazione della crisi che ha colpito il territorio fannoriscontro le relazioni positive ed esaurienti dei responsabili dei fondi ed istituti complementari di Federmanager

La relazione del presidente MasoeroL’impatto della crisi sull’economia della provincia. La qualità della vita. La carenza di infrastrutture. Le percezioni locali

Signore, signori, colleghi, amiciBuongiorno, benvenuti alla 64° Assemblea di Federmanager

Asti. La copertina che si apre su queste mie considerazioni dice“Buon Compleanno Italia”

Non sono il primo a dirlo perché il giorno fatidico ormai èpassato e cerimonie importanti sono state compiute e i riti uffi-ciali assolti, le bandierine tricolore riposte: ma doveroso riten-go che anche da parte nostra si dica in una nostra riunione “BuonCompleanno Italia”.

Buon Compleanno Italia perché 150 anni non sono pochi manon sono poi nemmeno tanti nel cammino di vita di un territo-rio riunito per farlo diventare una Nazione.

Non sono tanti perché la nostra storia di 150 anni, con il para-

metro odierno della longevità, non racchiudono che la sommadella nostra vita e di quella dei nostri genitori.

E non sono pochi perché tutto, da quel 1861 sembra ormailontano, permeato dalla nebbia, ora sistemato nel cassetto deiricordi come fatto conclamato affidato alle pagine dei libri distoria ormai lette con una certa diffusa frammentazione dei fatti.

“Buon Compleanno Italia” perché siamo noi cittadini che sepure immersi nella “globalizzazione” dobbiamo essere respon-sabili nel quotidiano vivere ed essere partecipi attivi al diveni-re di nuove generazioni informate e coscienti dei sacrifici e deiprivilegi ricevuti da chi ci ha e le ha precedute.

Per dirla con Montanelli “Un paese che ignora il proprio ierinon può avere un proprio domani”. Non tutto è andato nel modogiusto ma noi nel domani dobbiamo credere perché un nostro

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21aprile-maggio 2011

migliore futuro sarà generato da quello che oggi sapremo dareagli altri; facciamoci quindi gli auguri, tutti assieme.

Buon Compleanno Italia, Buon Compleanno Italiani.Per questo fermiamoci un attimo ed eleviamo il nostro pen-

siero ai nostri colleghi che questi giorni del ricordo e dellamemoria non hanno potuto vedere ma che certamente in tempidiversi hanno offerto il loro contributo di lavoro, di passione edi intelligenza.

Signore, signori, colleghi, amici,la nostra assemblea di oggi è l’“evento” dell’anno e come in

ogni assemblea di fine esercizio si devono mettere nelle manidegli associati i risultati ottenuti, fornirne le motivazioni e for-mulare nuovi propositi per l’anno a venire.

Questo è quanto fatto con la parte istituzionale della riunio-ne odierna. In questo “evento” facciamo quindi, alcune consi-derazioni su: CRISI E “DOPO CRISI” SUL TERRITORIO ASTI-GIANO

Il nostro territorio è la Provincia di Asti entità geografica, poli-tica ed economica di origine recente (R.D. n. 297 del 1 aprile1935) ma di storia antica, abitata oggi da circa 221.000 perso-ne (di queste circa il 10% di origine extracomunitaria) divisa su1.511 km. La sola città di Asti conta più di 75.000 abitanti.

Non entro nel concetto geografico e non mi è possibile entra-re nella concezione prettamente politica per gli ovvii motivi diapartitismo ma, per il fatto che la politica essendo origine discelte strategiche che condizionano di fatto i comportamentidelle istituzioni (ivi comprese per esempio la scuola in ogni suoordine e grado e la sanità nel suo ampio ed esteso concetto diservizi di base da rendere ai cittadini), delle imprese piccole ograndi che esse siano e quindi del lavoro e quindi agiscono sullaqualità della vita delle persone tutte, mi sia permesso allora en -trare – per quanto nelle mie possibilità – nella concezione enella struttura economica della nostra Provincia attraverso il tor-mentato percorso di questi ultimi 18/20 mesi.

L’effetto della crisi economica mondiale partita da molto lon-tano nel 2008, che secondo diffuse opinioni avrebbe dovutodare segni di cedimento già nel 2009, ha invece allungato i suoiartigli anche sul 2010 ed a nostro parere almeno per il territo-rio astigiano, non è ancora arrivata al suo “giro di boa”.

Certo alcuni segnali positivi emergono dal buio dei mesi pas-sati. So che assieme leggiamo tutti i giorni le notizie sui giorna-li e credo che avidamente andiamo a cercare buone nuove peri posti di lavoro, gli incrementi produttivi, la ripresa di eroga-zione del credito e dei mutui se non con l’elasticità di un tempo,almeno con la presa d’atto delle necessità degli operatori eco-nomici, altrimenti il cerchio della ripresa non riuscirà a chiu-dersi. Il conto economico in generale era ed è ancora segnatodal colore rosso e questo porta a non favorevoli prospettive chediventano una discriminante per le valutazioni di possibilità diaccesso. Tutto questa situazione crea disagio e porta verso ilbasso l’indice della qualità della vita.

Riprendo i dati elaborati dall’Istituto G. Tagliacarne e da IPRMarketing, pubblicati dal Sole 24 Ore Lunedì 6 dicembre 2010e ne considero alcuni che riguardano la Provincia di Asti:1) 59° posizione su 107 nella pagella finale per la “qualità della

vita” penultima in Piemonte con la perdita di due posizio-ni nei confronti dell’anno 2009. Prima di Alessandria checomunque per lo stesso periodo recupera ben 6 posizioni.Ci mettono al centro della classifica quindi discreta valuta-zione senza infamia e senza lode …ma:…

2) Presenza di infrastrutture posizione n. 63 su 106 Penultimain Piemonte. Questo è a mio avviso il dato significativo sulquale dovremmo tutti soffermare la nostra attenzione perfarci portatori di un sentimento che noi di Federmanager dalungo tempo (eravamo nel 2002) andiamo dibattendo. Sonole infrastrutture, sono le linee di politica economica di lungotermine che riteniamo siano mancate nel tempo, che indu-cono a valutazione positive le aziende per i loro program-mi di sviluppo e/o di allocazione delle loro attività.

3) Indice di percezione della gravità attribuita al problema dellavoro: 18° posizione su 107. Questo vuol dire che il 23,2%dei cittadini della nostra Provincia ha denunciato un moti-vo di costante preoccupazione per il mantenimento delposto di lavoro. Se è vero che in un momento di crisi è dif-ficile avere risposte orientate all’ottimismo la gravità delperiodo è sottolineata dalle opinioni degli intervistatori. Nondimentichiamoci però dovremmo disaggregare questo datotra le categorie di agricoltori, pensionati, dipendenti di isti-tuzioni pubbliche dipendenti di aziende private.

4) Indice di percezione di problemi relativi ai servizi, assisten-za, ambiente: 34° livello nazionale ma nella Regione Pie-monte dopo Asti solo Alessandria e Vercelli.

5) Indice di percezione del miglioramento della qualità dellavita rispetto a due tre anni fa: 75° posizione. Questo datoci dice che in Provincia di Asti solo il 9,1% dei cittadini hapercepito un miglioramento in questo lasso di tempo.

E pensare che la Provincia di Asti risultava essere nell’anali-si del periodo 2005-2009 migliore di Alessandria, Torino,Cuneo, Novara per il PIL pro capite mentre le rilevazioni ci dico-no ancora che è:– 52° per i risparmi allo sportello a livello nazionale ma ulti-

ma in Piemonte;– 47° per l’assegno medio per i pensionati a livello nazionale

ma ultima in Piemonte;– 35° per i consumi ma anche 13° per l’indice FOI per il costo

della vita a livello nazionale e seconda in Piemonte. Apparequindi che la dinamica dei prezzi da noi sia più… “dinamica”.In questa realtà sembra che ci sia dato vivere, ma andiamo

avanti con ordine.Per poter avere le idee chiare dobbiamo fare un passo indie-

tro per rivedere quello che è successo nel 2009.La Banca d’Italia nel suo Bollettino Economico n. 59, Gen-

naio 2010, diceva in merito all’economia italiana: (sono soloalcuni spunti). La dinamica del PIL è tornata positiva…, ma ilritmo della ripresa si prefigura debole, …La flessione del red-dito disponibile aggrava un ristagno quindicennale, senzariscontro negli altri paesi europei,… L’inflazione sala gradual-mente. La domanda stenta a rafforzarsi (il recente convegno diConfcommercio conferma che i consumi non crescono).

Prosegue la perdita di competitività di prezzo delle nostreimprese …riflettendo una flessione della produttività, la reddi-tività delle imprese continua a deteriorarsi, per il quinto trime-stre consecutivo prosegue il calo dell’occupazione… Nelleregioni del Nord e del Centro il ricorso della CIG ha fortemen-te contenuto la crescita della disoccupazione…

Questo l’osservatorio nazionale di Banca d’Italia.E in Provincia di Asti?Aziende iscritte alla data del 31.12.2009 n. 25.951 (26.312

nel 2008) meno 361 di cui n. 6.910 ditte artigianali con n. 3.269unità nel settore edile pari al 47%. Sempre alla fine del 2009 sicontano in Provincia di Asti 1.561 imprenditori extracomunita-ri di cui il 34% nel settore dell’edilizia.

Vita associativa

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22 aprile-maggio 2011

Il comparto manifatturiero rappresentava solo il 22,4%.Nella sua relazione per la Giornata dell’Economia del 7 mag-

gio 2010, la Camera di Commercio di Asti diceva per il 4° tri-mestre: “…flessione della produzione del 10,08% rispetto stes-so periodo anno precedente…” riflettiamo sul fatto che quellodel 2008 era il periodo di esplosione della crisi.

Diceva ancora la nostra Camera di Commercio con una notaimprontata all’ottimismo: la Provincia di Asti “si pone all’ultimoposto della classifica regionale e al di sotto della media regio-nale; tuttavia prendendo in considerazione l’andamento dei tri-mestri precedenti emerge una dinamica volta al miglioramen-to”. In sostanza la contrazione della produzione passa dal meno26,3% a meno 24,3% a meno 17,9% a meno 10,08%. Bene.

Tasso di disoccupazione 5,8% decisamente sotto la medianazionale. Bene.

Abbiamo allora fatto un consuntivo per:Cassa Integrazione Guadagni ordinaria ore 6.743.022*Cassa Integrazione Guadagni straordinaria: ore 872.572*Cassa Integrazione in deroga: ore 327.566Cassa Integrazione Guadagni in totale ore 7.943.160 incre-

mento del 495% sul 2008 di gran lunga superiore alla mediapiemontese. Popolazione occupata 94.200 di cui il 25% circanell’industria in senso stretto, 6% in agricoltura, il 60% nei ser-vizi, 9% nelle costruzioni (I numeri della Camera di Commer-cio su CIG sono discordi da quelli elaborati da OMRL sui datiINPS – sul totale però lo scostamento è dello 0,13%). Questo èl’effetto della crisi mondiale che ha colpito il mondo e pesan-temente la Provincia di Asti.

Ancora una volta viene messo in evidenza il dato relativo allacarenza della dotazione infrastrutturale che pone Asti al 4° posto

in Piemonte per strade, ferrovie, telefonia e telematica, al 5°posto per impianti e reti energetico ambientali. Per le infrastrut-ture sociali – (istruzione, sanitarie, culturali e ricreative) nel2009 avevamo una dotazione inferiore anche alle infrastruttu-re economiche.

E questo non può essere fatto risalire, se non parzialmente,alla crisi.

Questo lo scenario che il 2009 ha consegnato al 2010 e com-prendiamo che di motivi per disporre gli ormoni destinati damadre natura ad un se pure cauto ottimismo, non ne abbiamomolti.

Allora facciamo una analisi dei dati 2010 sulla base di quan-to disponibile. (Grandi dettagli alla data odierna non sono anco-ra stati resi noti e l’elaborazione e la relativa valutazione cre-diamo che siano ancora in corso). Comunque alcune compa-razioni si possono fare:– Aziende iscritte al Registro delle Imprese alla data del

31.12.2010 n. 26.079 più 128 (conto meno 361 al31.12.2009) importante è sottolineare la composizione della“torta” delle imprese.

– La forma giuridica delle imprese registrate (Fonte Infocame-re) è praticamente la seguente 68% ditte individuali, 9%società di capitale, 21% società di persone, 2% altre forme.

– Queste aziende nel 2010 hanno utilizzato gli ammortizzato-ri sociali come segue (statistica elaborata da OMRL su datiINPS):

a) Cassa integrazione guadagni ordinaria n. ore 1.443.206meno 5.299.816 -78,6%.

b) Cassa integrazione guadagi straordinaria n. ore 1.943.880più 1.071.308 +122,8%.

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23aprile-maggio 2011

c) Cassa integrazione guadagni in deroga n. ore 1.399.589 più1.072.023 +327,3%.

d) Cassa integrazione guadagni totale n. ore 4.786.675 con unadiminuzione di n. ore 3.156.485 pari al 39,7%.

Sostanzialmente il ricorso agli ammortizzatori sociali neidodici mesi nel suo totale presenta una significativa diminuzio-ne; ma questo non vuol dire che l’occupazione seguirà lo stes-so andamento positivo anzi molto probabilmente tenderà adun ulteriore segno negativo perché a fronte di una riduzionedrastica delle ore di CIG ordinaria si presenta un indice di uti-lizzo drammaticamente alto per la CIG Straordinaria e per laCIG in deroga. Fatto da interpretarsi come un segno di azien-de ancora in crisi profonda e che molto probabilmente mette-ranno in atto le procedure di mobilità volontaria e non. Que-sto può essere il sintomo premonitore che molte persone usci-ranno dai libri paga delle aziende per trasmigrare nelle liste dei“senza lavoro” e quasi certamente le statistiche dovranno esse-re modificate.

La conferma di questa considerazione la troviamo in una notapubblicata in data 27 febbraio sui dati congiunturali 2010 “Leimprese tengono ma l’occupazione cala” ed in una recensionedel 17 marzo dove una analisi del ricorso alla CIG in Piemon-te mette in evidenza come la Provincia di Asti conquisti il pri-mato per la crescita nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali.

Allora? Dove stiamo andando?Prendiamo atto che (La Stampa 27 febbraio):

– la produzione industriale è cresciuta, un 2009 fortementenegativo è stato superato ma anche le previsioni sono anco-ra improntate alla cautela;

– qualche speranza viene affidata ai mercati esteri (vino ed ali-menti in gran parte) e sul fronte interno la domanda rimanestagnante;

– il tasso di utilizzo degli impianti sta salendo verso il 71%…era circa il 68%;

– il portafoglio ordini per l’interno e per l’estero cresce rispet-tivamente di 3 e 7 punti;

– qualche segnale di maggiori investimenti per rinnovamentoimpianti fa capolino forse non per assoluta convinzione maper la necessità di reagire.Prendiamo atto che:

– la Regione Piemonte ha messo in campo 390 milioni di europrecisando che “…effetti della recessione già pesano moltosulle famiglie e le imprese piemontesi e il convincimento cheessi possano accentuarsi ulteriormente…” e questo non loconsideriamo di buon auspicio. (Il Presidente della RegioneLombardia ha annunciato nei giorni scorsi di mettere a dispo-sizione contro la crisi euro per 1 miliardo e trecentomilioni).

– Nel Palazzo della Provincia si prende posizione sulla situa-zione economica mettendo attoro ad un tavolo tutte le partisociali riconoscendo che il sistema “non funziona più néindustrialmente né commercialmente” per cui “è necessa-rio decidere dove indirizzare la macchina” ma anche che si“individua la crisi nel sistema della grande impresa che nonè elastica… quindi vino in primis ma anche altri settori chenon siano collegati alla grossa industria o alle multinaziona-li… i grossi insediamenti devono quindi essere ragionati…”.Se questa è la strada da seguire proviamoci: i dirigenti, i qua-

dri, gli impiegati e gli operai sono pronti; ma non dimentichia-mo però che le piccole imprese devono essere aiutate a diven-tare medie imprese, che le medie imprese devono essere accom-pagnate in un percorso che non le faccia allontanare dal terri-torio per carenza di infrastrutture e di motivazioni economiche,

che devono essere aiutate sempre e di più a formare una reteper internazionalizzare il loro lavoro, che devono essere aiuta-te a muoversi sempre più verso produzioni specializzate e dialta qualità per non essere soffocate, dal processo di una glo-balizzazione sempre più aggressivo. Devono potersi confron-tare con aziende più grandi per avere dei punti di riferimentodi cultura gestionale e tecnico scientifica. Devono avere a dispo-sizione mezzi materiali ed intellettuali efficienti e motivati dallaconoscenza delle produzioni e del territorio. Devono avereaccesso a ricerche di mercato sempre più difficili da prepararein un’epoca dove il tempo e lo spazio non esistono quasi più.

Per chiudere alcune alcune riflessioni.Non pensate che:

– Un Polo Universitario che:– diventi un centro promotore di cultura industriale per quel

68% di imprese individuali e quel 21% di ditte individuali,un centro unico di ricerca di analisi dei fenomeni economi-ci locali, nazionali collegato ai circuiti internazionali, adisposizione di tutti – privati ed istituzioni con informazioniomogenee e continue;

– un ripensamento sulle dimensioni strutturali di questo 68%di imprese individuali e quel 21% di ditte individuali, ade-guatamente incentivate e seguite per uno sviluppo continuo;

– una riprogrammazione del territorio e delle infrastruttureindustriali che definisca una strategia ed una progettualità dilungo termine; assieme avrebbero dei ritorni economici, por-terebbero a creare sinergie e quindi risparmi? Solo pensieriin libertà, utopie?

Il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha detto chel’Italia è ferma da 15 anni e per crescere sono necessarie rifor-me più coraggiose “per liberare lo spirito degli imprenditori edegli individui da molti vincoli…”.

Lasciamo che si liberi lo spirito dell’imprenditore, che anchesul territorio astigiano lo faccia crescere nella dimensione chele leggi del mercato gli consentiranno di ottenere, ma control-landone l’evolvere ed il rispetto delle regole. Diamogli i sup-porti materiali, economici ed intellettuali affinché abbia la giu-sta remunerazione del capitale investito e crei occupazione sanae stabile, affinché questo territorio sia capace di attrarre e man-tenere capacità industriali nel giusto equilibrio delle sue com-ponenti… “vino ed ambiente in primis” certo, …MA NONSOLO.

Anche la Provincia di Asti deve far parte di queste scelte corag-giose. Grazie Buon Compleanno Italia - Buon Compleanno Ita-liani della Provincia di Asti. ❑

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24 aprile-maggio 2011

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Renato Cuselli, presidente Fondiri-genti non ha risparmiato critiche achi giudica la formazione un costo

anziché un investimento. Oggi, ancor piùdel passato, occorre più qualità che quan-tità. Ed ha sorpreso i presenti citando unpasso della prima lettera di San Paolo aiCorinzi che recita: “se qualcuno fra voi sicrede un sapiente in questo mondo, sifaccia stolto per diventare sapiente”.

In altri termini, chi ritiene di conosce-re molto bene il proprio mestiere e di nonaver nulla da imparare per capire il pre-sente, deve rinunciare alle conoscenzeacquisite se vuole appropriarsi del nuovo.È logico che l’esperienza ha sempre unvalore insostituibile, ma non basta. Fon-dirigenti propone l’insegnamento nondella diretta conoscenza di chi intenderispondere ad una specifica offerta dilavoro, non una specie di “passepartout”per tutte le serrature, ma una chiave uni-versale che genericamente si chiama cul-tura e che, nello specifico operativo diun’azienda, è la capacità di inserirsi in unmercato mutevole, insidioso ed estrema-mente competitivo.

Intervento di Renato Cuselli Fondirigenti continua ad offrire forma-zione di eccellenza, ed a tale propositoil presidente Cuselli ha annunciato“master” che tra breve si terranno all’U-niversità Luiss ed al Politecnico di Torino,ai quali potranno iscriversi studenti, diri-genti in servizio e dirigenti disoccupati.

Il “Bilancio delle Competenze”, delqual molto si è parlato in questi ultimitempi, è stato definito come “un percor-so che permette di mettere a punto unprogetto professionale attraverso l’anali-si sistematica delle caratteristiche perso-nali condotta con strumenti strutturati”.

Il Bilancio delle competenze è nato inFrancia nel secondo dopoguerra comestrumento per identificare le competen-ze professionali dei militari al fine di faci-litarne l’inserimento nel mondo del lavo-ro. Fu introdotto nel nostro paese neglianni no vanta, per la prima volta in Emi-lia Romagna, come dispositivo per lagestione del personale.

La metodologia propone e presuppo-ne una oggettiva autovalutazione e capa-cità di determinare ed elaborare strategierispondenti ai cambiamenti ai quali ilsoggetto andrà incontro. Quindi il Bilan-cio delle Competenze rappresenta da

parte del dirigente un’assunzione indivi-duale di responsabilità nei confronti dellagestione ed evoluzione della propria car-riera. È na turale che in questo contesto ifabbisogni formativi siano indispensabiliin prospettiva anche di un eventuale cam-bio di occupazione.

Il rinnovo del CCNL del 2009 ha affi-dato a Fondirigenti la creazione di un ser-vizio del “Bilancio delle Competenze”considerando la non semplice applica-zione di questo metodo. Fondirigenti hacosì investito energie e risorse nella pro-gettazione del Bilancio delle Competen-ze on-line formato da tre distinti strumen-ti: questionario autodiagnosi, questiona-rio biografico e professionale, test diorientamento motivazionale, che il diri-gente può compilare in modo autonomoe riservato.

Il sito www.fondirigenti.it fornisce unservizio a disposizione di tutti i dirigentioccupati e disoccupati. ❑

L’articolo del nostro presidente na -zionale Giorgio Ambrogioni, pub-blicato su questo numero del perio-

dico, ci descrive molto bene gli impegnie le azioni future di Federmanager. Il suodiscorso all’Assemblea di Asti, fatto conl’enfasi e la chiarezza che gli sono con-sone, lo dobbiamo comunque ricordaree penso che il presidente ci perdonerà perla sintesi e gli eventuali “errori ed omis-sioni”.

Egli ha iniziato ricordando che dagliincontri di Federmanager con Manageri-talia sono scaturiti i quattro assi portantiche devono essere tenuti insieme da un’i-deale cornice.

Essi sono: politica sindacale contrat-tuale, politica delle relazioni istituziona-li, politica degli organi di assistenza epolitica della comunicazione.

Noi possediamo un sistema di “welfa-re” che nessuno ha (previdenza, assisten-za sanitaria e formazione) ed all’appun-tamento del 2013 dobbiamo sapere cosa

Intervento di Giorgio Ambrogioni

chiedere mantenendo sempre coesione,solidarietà e mutualità. Le politiche eco-nomiche del Governo ci condizionanoed oggi non è più sufficiente dialogaresoltanto con Confindustria. Dobbiamofare i conti con le scelte politiche. Tuttoquesto significa diventare un Soggettosociale che è un passaggio enorme.

Il tema fisco è troppo importante per ilsistema welfare. Oggi sono immorali ledecisioni delle denunce dei redditi. Nelnostro paese il costo annuo dell’illegalitàè di 60 miliardi di euro e di 120 miliardiquello dell’evasione fiscale. Queste cifreschiacciano inevitabilmente i dipenden-ti ed i pensionati per i quali la situazionesi fa sempre più pesante.

Federmanager farà una battaglia di mora-lizzazione per il paese e, su come vede lariforma del fisco, comparirà su un manife-sto che sarà reso pubblico entro aprile.Abbiamo assistito allo shopping francesedelle nostre aziende. La politica si devescuotere perché, se si perdono gli “assett”del nostro paese, non si può avere speran-za per il futuro nostro e dei nostri figli.

Dobbiamo dirlo senza “spocchia” macon il valore della nostra professionalità.

Se vogliamo coinvolgere anche i giovani,dobbiamo passare il messaggio chesiamo una forza sociale.

Il modello organizzativo di Federma-nager ha 65 anni e deve quindi cambia-re rapidamente, altrimenti saremo margi-nalizzati nel dialogo sociale. Bisognaincominciare dai territori poiché la cen-trale romana non basta. Si deve attuareun allargamento sostanziale della nostrarappresentanza. Una rappresentanza“elitaria” che deve aprirsi alla categoriapredirigenziale dei quadri. Un risultato diquesta apertura è stata l’introduzionedella figura professionale “Quadro Supe-riore” nell’accordo sottoscritto da Feder-manager e CONFAPI il 22/12/2010 per ilrinnovo del Contratto collettivo naziona-le di lavoro per i dirigenti delle piccole emedie aziende industriali.

Il nostro grande sogno è quello di riu-nire tutti i dirigenti. Le “gambe” di que-sto sogno sono il territorio.

La percezione deve essere quella del-l’appartenenza ad un pezzo importantedella classe dirigente del paese.

Pier Giorgio Prato

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25aprile-maggio 2011

La Turchia ha una superficie di 780.586kmq, più del doppio dell’Italia, di cui24.011 kmq europei pari al 3,2% di tutto

lo stato (la Turchia è dal punto di vista geogra-fico Europa?) ed una popolazione di 72 milio-ni di abitanti con età media di soli 29 anni con-tro i 40 del resto dell’Europa, al 99% di reli-gione musulmana. La città di Istanbul, cheall’inizio degli anni ‘80 aveva 4 milioni di abi-tanti, oggi è una megalopoli di 15 milioni diabitanti, concentrando il 20% della popola-zione ed il 40% dell’attività economica delPaese, ed in pieno sviluppo urbanistico.

La crescita stimata dall’OCSE per il 2010 èdel +8,2% e i dati indicano che sarà il paesecon la crescita più rapida a livello europeo siaper il 2010 sia per il 2011.

Ammontano a 9 miliardi di USA$ le priva-tizzazioni in calendario per il 2011 e tra il2003 ed il 2010 queste hanno superato i 50miliardi di USA$. Le imprese straniere in Tur-chia vengono tassate al 20% che scende tra il4% e il 12% per chi investe nelle aree e neisettori considerati depressi. La Turchia dispo-ne di 20 zone franche, 30 parchi tecnologici,ed ha un piano di investimenti diretti nell’eo-lico e nelle infrastrutture: due nuovi ponti sulBosforo, un tunnel ferroviario sotto le sueacque, l’alta velocità ferroviaria, otto trattiautostradali per una lunghezza complessiva di1600 km. A ciò si aggiungono incentivi all’ex-port, basso costo di energia e di mano d’ope-ra.

La Turchia è oggi chiamata la “Cina d’Euro-pa” e, secondo alcune previsioni, è destinataa divenire la decima economia mondiale entroil 2050, mentre per decenni tra crisi e salva-taggi del FMI, è stata il malato d’Europa. È ilpaese che più velocemente ha reagito allagrande recessione nell’area OCSE.

La Turchia per la sua posizione geograficaè, altresì, al crocevia del turbolento Medio-Oriente su cui intende esercitare la sua in -fluenza politica quale paese musulmano mo -derato che intrattiene rapporti anche militaricon Israele. Strategica è la Turchia per il tran-sito degli oleodotti che convogliano (e checonvoglieranno) petrolio e gas naturale dallaRussia e dall’Asia Centrale, destinati a riforni-re paesi europei.

La Turchia, infine, è anche ponte tra Euro-pa e Asia, tra Occidente e Islam. La Turchiamoderna è nata nel 1923 sulle rovine dell’Im-pero Ottomano (o meglio di ciò che di essorestava) in conseguenza della prima guerramondiale che lo aveva visto alleato agli Impe-

ri Centrali (Germania, Austria). MustafàKemal, detto “Atatürk” (padre dei turchi)riscattò l’orgoglio del Paese sconfitto con ladeposizione dell’ultimo Sultano e con la cac-ciata da Smirne e dalle coste dell’Anatoliadelle truppe greche che per incarico degliAlleati lo stavano combattendo. Eletto presi-dente della Repubblica Turca, mantenne talecarica fino alla morte nel 1938. Abolì il calif-fato, proibì l’insegnamento religioso nellescuole, codificò leggi e diritti a imitazione diquelli europei, adottò il calendario gregoria-no e l’alfabeto latino, abolì la poligamia, con-cesse alle donne il diritto di voto, promosse losviluppo di una economia moderna, secola-rizzò un paese rimasto immobile nel tempo.

Sulla Turchia moderna pesano due ombre.La prima è data dal genocidio di circa duemilioni di Armeni (sudditi cristiani dall’alloraImpero Ottomano) eliminati in due diversiperiodi (1895-1896; 1915-1918) per ragionietnico-religiose. Altre centinaia di migliaia diloro fuggirono in Europa, specie in Francia.

I governi turchi succedutisi nel tempo nonhanno mai riconosciuto tale immane tragedia.La Turchia è membro originario dal 1949 delConsiglio d’Europa. La risoluzione del Parla-mento europeo del 18 giugno 1987 – atto giu-ridico non avente natura vincolante – pose ilriconoscimento del genocidio degli Armenicome condizione imprescindibile per l’acces-so della Turchia nella Comunità europea.

La seconda ombra è data dalla occupazio-ne da parte dell’esercito turco di una porzio-ne dell’isola di Cipro nel 1974 a seguito di uncolpo di Stato organizzato dalla comunitàgreca. Nel territorio occupato fu costituita laRepubblica turca di Cipro del Nord, ricono-

sciuta solo dal la Turchia. Nel 2004 la partegreca di Cipro è entrata nella Unione Europea.Tutt’ora l’isola e la sua capitale Nicosia sonodivise da una frontiera visibile ed è ancora lon-tana la riunificazione in un unico Stato. La Tur-chia è membro della Nato fin dalla sua costi-tuzione ed ha svolto il ruolo di pilastro del-l’Occidente nei confronti dell’allora confinan-te URSS con il suo più consistente esercitodopo quello americano. Gli USA da sempresponsorizzano l’entrata della Turchia nell’U-nione Europea.

Il Consiglio Europeo di Bruxelles del 16-17dicembre 2004 ha dato il via libera ai nego-ziati per l’adesione della Turchia all’UnioneEuropea a far data 3 settembre 2005. I nego-ziati avranno una durata decennale e nel frat-tempo gli organismi comunitari dovrannoaccuratamente monitorare l’avvicinamentodella Turchia al modello comunitario. La Tur-chia, infatti, dovrà realizzare riforme nei set-tori economico-finanziario, sociale, ordina-mentale, giuspenalistico, giudiziario e dei di -ritti umani.

Riflettere sulla storia e sulla collocazionegeografica di questo Stato e sulla storia del-l’Europa medesima può risultare necessarioper rispondere ad alcune domande che sor-gono dalla possibilità dell’entrata della Tur-chia in Europa.

La prima, e forse l’unica, domanda è laseguente: la Turchia è Europa, fa parte del suospirito, partecipa della sua storia, ha contri-buito alla costruzione di quei valori, di queiprincipi di quelle linee di pensiero che hannodato corpo prima alla Comunità EconomicaEuropea e poi all’Unione Europea? Quei valo-ri, quei principi, quelle linee del pensiero chenon sono sorti dal nulla, sono il frutto di unprocesso di elaborazione compiuto da in -telligenze di uomini e mediato da culture dipopoli squisitamente europei.

Uomini e popoli che hanno un “idem sen-tire” nell’approccio ai problemi dell’essereumano nella sua individualità corporea, spiri-tuale e psicologica, al centro dell’attenzionedei sistemi giuridici e sociali, nonché all’arteed alla cultura costruite in millenni di storia lecui radici affondano nella visione cristianadell’uomo.

Storia e religione, legate inscindibilmentetra loro, sono i due momenti unificanti deipopoli europei. La religione cristiana ha rap-presentato il collante di quei popoli, la lorocultura, la loro arte, la loro filosofia, la lorostoria, insomma la loro essenza stessa.

L’Europa, quindi, è il momento unificantedelle storie di popoli che vivono su una areageografica determinata e che hanno condivi-so lotte per mantenere le conquiste della pro-pria civiltà.

Nella storia della unificazione dei popolieuropei, l’Islam, anche nella vestigia dell’Im-pero Ottomano, quale ruolo ha avuto? Persecoli l’Europa ha visto il tentativo bellico del-l’Islam e dell’Impero Ottomano, ovvero Turco,di far sventolare la bandiera della mez za lunain Francia, su Vienna e su Roma. La manovraa tenaglia venne fermata dapprima a Poitiers

Attualità

Il paese ponte tra Europa e Asia, tra Occidente e Islam

La TurchiaConoscere meglio la nazione destinata a divenire la decimaeconomia mondiale entro il 2050. Dubbi sull’integrazionenell’Unione Europea

Manlio Peverini

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26 aprile-maggio 2011

da Carlo Martello nel 732 vincitore degli Arabi(che defluiranno nella penisola iberica da cuisaranno espulsi definitivamente nel 1492) epoi a Vienna da Jan Sobieski, re di Polonia, nel1683 vincitore dei turchi del Gran Visir KaraMustafà; ed infine dal principe Eugenio diSavoia che con le tre grandi vittorie di Zentanel 1697 e successive di Petervaradino e Bel-grado diede inizio al collasso dell’ImperoOttomano che si prolungherà per due secolisino alla prima guerra mondiale. Ma prima diVienna e di Zenta numerosi furono gli attac-chi dei turchi ottomani:– nel 1356 conquistano la Tracia, la Macedo-

nia, l’Albania;– nel 1389 piegano il regno di Serbia;– nel 1430 occupano la veneziana Salonic-

co;– nel 1444 travolgono i cristiani a Varna ed

occupano la Valacchia, la Moldavia, la Tran-silvania;

– il 29 maggio 1453 conquistano Costantino-poli ponendo fine a ciò che era rimasto del-l’Impero Romano d’Oriente, sterminandocon inaudita ferocia i Cristiani;

– nel 1456 completano l’invasione della Gre-cia islamizzando con brutale violenza lezone occupate;

– nel 1476 attaccano Venezia ed invadono ilFriuli;

– nel 1526 invadono l’Ungheria e Buda (oggiBudapest) è data alle fiamme;

– nel 1566 occupano la roccaforte cristianadi Malta;

– nel 1571 conquistano Cipro commettendogesta barbare nei confronti dei difensoriveneziani e del loro eroico comandanteMarco Antonio Bragadin. Il 7 ottobre dellostesso anno saranno sconfitti sul mare aLepanto;

– nel 1621 e nel 1672 invadono la Polonia;– nel 1683 vengono fermati a Vienna.

Un periodo di quasi quattro secoli di inva-sioni e di tentativi, quasi riusciti di dominazio-ne dell’Europa, di islamizzazione e riduzionesotto la schiavitù ottomana pare non rappre-sentino nulla nella valutazione della doman-

da di accesso alla Unione Europea della Tur-chia.

La cultura musulmana e la sua storia sonocompatibili con la cultura cristiana e la suastoria?

Lascia sorpresi che la contraddizione stori-ca fra Europa e Turchia non sia stata affronta-ta prima e che emergano proprio adesso inter-rogativi da tempo latenti. Era inevitabile chesi acuisse la contrapposizione fra coloro chesono convinti che l’adesione della Turchia rap-presenterà una svolta positiva nei rapporti tral’Europa e l’Islam, e coloro secondo cui se -gnerà la fine della integrazione europea.

Non pare dubitarsi che l’adesione della Tur-chia in trodurrebbe un elemento di imprevedi-bilità nella vita europea. Tra pochi anni, quan-do potrebbe essere diventata membro dell’U-nione Europea, la Turchia, paese musulmanomoderato, malgrado la laicità voluta da KemalAtaturk, avrà oltre 80 milioni di abitanti edisporrebbe del maggior numero di deputatial Parlamento europeo.

A partire dagli anni ’90 l’esercito, fedeleinterprete del kemalismo laicista ed innovato-re, ha perso progressivamente potere ed in -fluenza esercitati dai tempi di Atatürk a van-taggio sì di un processo democratico, gestito,però, da un governo islamico moderato chesta facendo riaffiorare indirettamente costumie abitudini religiosi.

Tra il 2003 e il 2008 il consumo di alcoolè sceso del 34% per il costante aumento dellafiscalità con il risultato che la Turchia è l’ulti-mo paese in Europa per il consumo di bevan-de alcoliche.

Il velo islamico (turban), vietato nella Pub-blica Amministrazione, è stato riammessonelle Università. I Cristiani, infima minoranza(1%) concentrata in Istanbul (sede del Patriar-cato Ortodosso) e Smirne, hanno vita diffici-le. Alcuni anni or sono, a Trebisonda è statoucciso don Santoro e non è l’unico religiosocristiano assassinato in questi ultimi anni permotivi di credo.

A Mor Gabriel, nel sud-est dell’Anatolia,

un convento di frati siriano-ortodossi presen-te sin dal 397 d.C. è stato denunciato dalleautorità musulmane di tre villaggi vicini perappropriazione indebita del terreno su cuisorge l’edificio adducendo che in quel luogo,in precedenza, sorgeva una moschea. Orbe-ne Maometto iniziò la sua predicazione nel622 d.C. Il tribunale turco ha dato parzial-mente ragione alle predette tre autorità. Il pro-cedimento giudiziario sarebbe stato intenta-to più per contrastare le “presunte” attività diproselitismo dei monaci (vietate dalla leggein Turchia) che per rivendicare i terreni. Delfatto si è occupata l’ambasciata di Svezia adAnkara, paese presidente di turno nel secon-do semestre 2009 al fine di verificare viola-zioni alla libertà di religione e dei diritti diproprietà delle minoranze.

Lo scrittore Orhan Pamuk, premio Nobelper la letteratura nel 2006, è stato processatoper “offesa all’identità turca” per aver dichia-rato in una intervista pubblicata da un quoti-diano svizzero che un milione di Armeni e 300mila Curdi sono stati uccisi in Turchia.

Il premier Erdogan ha definito “improprie”le pressioni internazionali in favore di Pamukche è stato prosciolto dalla accusa penale,dovendo, però rispondere in sede civile perdanni morali ai singoli connazionali che nefaranno richiesta. La Corte di Cassazione hainfatti annullato la sentenza di una Corte diIstanbul, che aveva respinto la richiesta dirisarcimento dei familiari di sei soldati turchiuccisi dal PKK (movimento indipendentistacurdo); questi avevano citato Pamuk per la pre-detta di chiarazione.

Lo scrittore è stato oggetto di una violentacampagna di stampa per aver affrontato unargomento che tuttora è tabù in Turchia, le cuiautorità sostengono che il bilancio delle vitti-me è di gran lunga meno pesante, che il mas-sacro non si può considerare un genocidio inquanto non è stato sistematico e che nel corsodella guerra (prima guerra mondiale) anche gliArmeni hanno ucciso molti musulmani (?).

Il premier Erdogan – che agli inizi della sua

Attualità

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27aprile-maggio 2011

vita politica aveva definito i minareti “sono lenostre baionette” – un paio di anni or sono, nelcorso di una visita di Stato in Germania esortòpubblicamente, con un certo sconcerto delGoverno Federale, la comunità turca a non assi-milarsi. In Germania vivono oltre 3 milioni di tur-chi giunti già alla seconda generazione e la cuiintegrazione risulta essere ancora marginale.

L’iter di adesione della Turchia all’UnioneEuropea concerne 35 diversi capitoli negozia-li: uno (sulla scienza) si è concluso; otto sonocongelati; gli altri procedono a rilento. Le rifor-me adottate nell’interim in ottemperanza allerichieste europee hanno reso l’economia turcacompetitiva e modernizzato il sistema banca-rio e finanziario.

L’opinione pubblica, soprattutto in Franciae in Germania, nutre dubbi su questa adesio-ne, temendo che l’entrata della Turchia porteràall’irruzione dell’Islam in Europa, che i valorioccidentali cedano ad un relativismo eticospinto, che non sia possibile amalgamare laTurchia in Europa quando le divisioni fra i paesidell’Unione sono ancora notevoli. Peraltro,l’atteggiamento turco dà sovente l’impressio-ne che esso consideri l’adesione come un fattodi potenza piuttosto che come una convintapartecipazione ai principi fondanti dell’Unio-ne Europea, primo fra tutti la sovranazionalità.L’Europa corre il rischio di alterare la sua stes-sa essenza, ovvero i governi devono sceglieretra l’Europa integrata secondo il modello ori-ginario oppure un grande spazio economico

accettando, in nome di una pretesa conviven-za con l’Islam, tutti gli effetti sociali, religio-si, economici conseguenti ad un allargamen-to di cotanto impegno.

La sostituzione della piena partecipazionecon un partenariato economico e commercia-le speciale e privilegiato è la proposta formu-lata dal Cancelliere tedesco, condivisa da altripaesi, quali Francia, Austria, Olanda. Tale pro-posta è stata respinta dal governo turco che laconsidera riduttiva ed immeritata. Il nostrogoverno, da sempre, è favorevole alla pienaadesione della Turchia all’Unione Europea.

Il dilemma resta aperto.Imre Kertéez, scrittore ungherese, premio

Nobel per la letteratura nel 2002, riflettendosulla pesante eredità storica dell’Europa, sugliattuali problemi dei nuovi membri orientali e

sulle speranze per il nostro comune futuroeuropeo, ha scritto: “Non vi è alcun dubbioche all’inizio del 21° secolo dal punto di vistaetico ci troviamo abbandonati a noi stessi. Unaciviltà che non dichiara apertamente i suoivalori e li pianta in asso procede verso il decli-no, verso il decadimento senile. Dobbiamocreare noi stessi i nostri valori, giorno per gior-no, attraverso quell’operazione tenace sebbe-ne invisibile capace di portare quei valori allaluce del sole e in grado di votarsi a una nuovacultura europea. Quando penso alla futuraEuropa, la immagino forte, sicura di sé, imma-gino un’Europa sempre pronta a trattare e maiopportunistica. Non dimentichiamo che dopotutto l’Europa è nata da una decisione eroica:la decisione di Atene di opporsi ai Persiani”.

L’auspicio dello scrittore si commenta da sé.L’Europa non può mettere a repentaglio la

sua identità e la sua essenza in funzione deirapporti con la Turchia e con l’Islam doven-dosi chiarire che la scelta europea è innanzi-tutto una scelta di civiltà.

Anche nel nostro paese è mancata unaapprofondita riflessione sulla candidaturadella Turchia e sarebbe opportuno che questatematica venisse analizzata sotto un profilosquisitamente europeo e non mercantile.

L’adesione richiede l’unanimità degli Statimembri e la mancata ratifica da parte di un sin-golo Stato la rende impossibile. Allo stato attua-le delle cose, l’adesione della Turchia all’UnioneEuropea appare problematica ed aleatoria. ❑

Attualità

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28 aprile-maggio 2011

I l riconoscimento del reale valore degliuomini non è cosa facile o frequente.Non è facile in senso oggettivo perché

le variabili di giudizio sono molte e nontutte identificabili con certezza. E non èfacile per evidenti ragioni legate alla sog-gettività dei giudicanti, alle loro passio-ni, ai loro pregiudizi, ai loro condiziona-menti psicologici o filosofici. Pensiamo aCavour, il più grande genio politico cheabbia avuto l’Italia, oggetto ancor oggi diderisione e denigrazione da parte di pen-naioli di ogni risma e colore. E pensiamosoprattutto a Mazzini, che essendo statoconsiderato lo sconfitto rispetto allaopzione sabaudo-cavouriana, fu oggettoin tutto il post-Risorgimento di attacchi emisconoscimenti preordinati e sistemati-ci della parte vincente. Fortunatamenteper i grandi uomini esistono gli esperti,gli storici, che dovrebbero mettere le cosea posto, ma anche qui gli errori sono pale-si, e comunque la disparità di vedute, avolte radicale, indica irrefutabilmenteche alla fin fine qualcuno sbaglia.

Abbiamo parlato con voi in passatodella grandezza di Cavour. Soffermiamo-ci ora doverosamente sulla grandezzadell’uomo che gli si erge di fronte, di quelMazzini che oggi tutto il mondo riverisce,più di quanto facciano i suoi concittadi-ni, e di cui a suo tempo Gandhi, temen-do di morire nelle carceri inglesi, sopraogni altra cosa raccomandò al fi glio lamemoria e gli insegnamenti, come amo-roso viatico estremo. I fondatori dell’In-dia National Congress, che porterannoquel grande paese all’indipendenza,affermarono che l’insegnamento di Maz-zini, unitamente all’amor di patria, liaveva spinti a sopportare dolori di ognigenere per raggiungere quel traguardo.Ma proprio nel paese oppressore, la GranBretagna, Mazzini era venerato, perchéaveva indicato la via politica alla soluzio-ne della questione operaia, ed era consi-derato, con Ruskin, Carlyle e J. Stuart Milltra gli uomini di pensiero che avevanoesercitato la maggiore influenza tra i

deputati del più antico parlamento delmondo. Il suo lascito etico era conside-rato altissimo, addirittura la più alta operaspirituale dell’Ottocento. Tra i redentoridei popoli Mazzini era considerato uneroe, non solo da Gandhi, ma anche daNehru (“I Doveri dell’Uomo” fu tradottoin almeno sei lingue indiane), da Sun YatSen, padre dell’indipendenza e dellademocrazia in Cina, dai primi sionisti, eda grandi scrittori e intellettuali, tra cui ilpiù grande romanziere russo, il pacifistaLeone Tol.

Le ragioni della sua originalità comepensatore, quale oggi noi cogliamo dallasterminata produzione dei suoi scritti,emergono innanzitutto per il fatto che eglinon esalta l’individuo a scapito dellanazione come fanno gli illuministi, nonla nazione a scapito dell’individuo comefa l’idealismo hegeliano, né l’umanità ascapito dell’una o dell’altro, come pre-tende il positivismo di Comte. Mentre

riconosce a ciascuno di questi momentiuna sua particolare funzione, Mazzini sirende pienamente conto che ciascuno diessi è condizionato dagli altri. Egli trac-cia i confini oltre i quali l’istinto dellanazionalità diventa pericoloso. Il liberosviluppo dello spirito nazionale finchéserve a quel fine è solo un bene: nonappena contrasta con esso diventa unenorme male.

Il binomio Individuo-Umanità, prodot-to dall’Illuminismo, pur temperato dalprimo Romanticismo idealistico, perMazzini non è sufficiente. Anche la pa -tria (cioè la nazione) è un grande motoredi civiltà, e il distacco del Nostro dagliideali illuministico-massonici della Car-boneria è dovuto al fatto che in essi non

si rinviene il grado intermedio dellaNazionalità, il cui sentimento è il princi-pale fattore di progresso, a suo dire, nel-l’orizzonte della civiltà del suo tempo.Per quanto sia ineluttabile pensare all’u-nità futura della razza umana, in questomomento storico, diceva Mazzini, si trat-ta di armonizzare, non di confondere. Sevivesse al giorno d’oggi, chi scrive è per-suaso che egli sarebbe un grande federa-lista europeo, e mondiale, come lo sareb-be del resto Cavour. Oggi è il mo mentodelle grandi aggregazioni, la ne cessitàdelle decisive federalizzazioni dell’Euro-pa e del mondo sta nelle cose, e se le forzecontrarie prevarranno sarà una sciaguraper tutti. Ma in quell’epoca tanto Mazzi-ni sul piano delle idee, quanto Cavour sulpiano dell’azione, erano tesi con tutte leloro forze verso la costruzione di unanazione, divorante passione della loroesistenza. Mazzini e Cavour, Cavour eMazzini: sembrano di stanti anni-luce,eppure tutti i grandi uomini si somiglia-no in questo, in una febbre esclusiva cheriempie totalmente mente e corpo in ogniistante. E questa febbre per loro fu la stes-sa, l’Italia.

Tuttavia Mazzini non abbandonò maidel tutto i giovanili ardori di caratteresupernazionale. Convinto che individua-lismo da una parte e cosmopolitismo dal-l’altra non fossero in grado di realizzare

la libertà e la fratel-lanza, escogitò esostenne l’associa-zione nazionaleanche allo scopo,attraverso la Giovi-ne Europa, di perve-nire ai fini superna-zionali. In ogni casol’orizzonte nazio-nale è un orizzonte

culturale, infinitamente più va sto di quel-lo che i normali individui praticano nellaloro azione politica. Mazzini ebbe chia-ra la percezione che le nazionalità spon-tanee potevano teoricamente inaugurarel’era organiza della completa solidarietàtra gli uomini, ma solo in quanto eranonazioni non ancora fuse con lo stato. Equesta percezione fu abbastanza chiaraanche tra i moderati progressisti comeCavour, con riferimento alla supernazio-nalità spontanea europea. Soprattuttooggi noi sentiamo che la distinzione fattada molti tra sentimento nazionale, cheequivarrebbe a un bonario patriottismodisarmato, e nazionalismo, che sarebbecieca volontà di potenza, è sempre piùconfusa e meno sostenibile, giacché que-

Risorgimento

Per giusto riconoscimento

Giuseppe MazziniIl grande “sconfitto” – rispetto a Cavour e altri protagonisti del Risorgimento – così fu definito dopo il successo della politica dei Savoia, ora risorge nella riconosciuta grandezza della persona e nei Suoi ideali civili, politici e spirituali

Emilio Cornagliotti

Fra i molti seguaci e ammiratori, Mazzini fu ono-rato dal giudizio e dalla stima da personalità comeGandhi, Tolstoi, Sun Yat Sen, Nehru oltre che dauna popolarità all’estero che non riscosse inPatria.

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29aprile-maggio 2011

sto trasfondersi di sentimenti nazionali innazionalistici si verificò quasi sempre findal primo momento della formazionedegli stati nazionali. La forma nazionali-stica finisce per lo più con lo schiacciaregli elementi di nazionalità e supernazio-nalità spontanee. Nell’Ottocento si ebbela di visione delle nazioni (compresa laneonata Italia, voluta repubblicana daMazzini e creata monarchica da Cavour),e l’unione dei re. E nel Novecento gli e -sempi furono infiniti, e infinite le trage-die, sotto gli occhi di tutti noi.

Nessuno come Mazzini ebbe così fortela convinzione della necessità di un’ope-ra pedagogica sistematica perché il popo-lo, e i popoli, divenissero pienamenteconsapevoli e padroni di sé. Da una partedovevano stare dunque le giovani repub-bliche, dall’altra la santa al-leanza diregni conservatori o autocratici. (PerCavour la contrapposizione era diversa:da una parte la santa alleanza di cuisopra, dall’altra Gran Bretagna e Francianelle quali i principali democratici e par-lamentari erano stati introdotti). Il rinno-vamento morale e spirituale doveva fon-darsi sulla certezza religiosa che ogninazione deve compiere una missione sta-bilita da Dio. La penetrazione tra le massepopolari non riuscì, ma la costituzione diuna fitta rete di adepti, votati alla cospi-razione rivoluzionaria, sì. Le azioni arma-te si moltiplicarono, specie nel regnosabaudo, e tutte senza successo. Mazzi-ni fu condannato a morte, ma riuscì a fug-gire in Svizzera (1834) e poi in Inghilter-ra (1837). Qui entrò nella “tempesta deldubbio”, una forte depressione che locondusse alle soglie del suicidio (altraanalogia con la vicenda cavouriana), mala febbrile attività riprese. Fu a Milanodurante le Cinque giornate, e parve avvi-cinarsi a Carlo Alberto, accorse a Romaper divenire triumviro della Repubblica,fuggì di nuovo in Svizzera e Inghilterra,sempre cospirando e organizzando ten-tativi insurrezionali in ogni dove. Tuttaviadurante la guerra del 59 pospose gli idea-li repubblicani alle prospettive unitarie,esortando tutti gli italiani a parteciparvi.Dopo Villafranca organizzò una spedi-zione nell’Italia centrale, nel 60 accorsecome Cattaneo a Napoli per dissuadereGaribaldi dal consegnare il Sud a VittorioEmanuele. Tentò di indire una liberaCostituente senza riuscirvi, partecipò allafondazione della Prima Internazionalenel 1964, ma se ne distaccò per gravi con-trasti con Carlo Marx. Le forse socialistegli sottraevano seguaci. L’entrata vittorio-sa dei bersaglieri in Roma infine lo isolò

completamente. Pur sotto condanna amorte rientrò in Italia sotto falso nome (lapolizia del nuovo regno lo sapeva perfet-tamente), e si stabilì a Pisa in casa diamici. Ivi morì pochi giorni dopo, il 10marzo 1872. Quando si seppe gli studen-ti di Pisa chiusero le porte della Univer-sità, migliaia di persone seguirono il cor-teo funebre, un lunghissimo corteo sfilòpure per le vie di Roma, il parlamentoapprovò un voto di condoglianza. Il gran-de sconfitto se ne era andato.

O non piuttosto il grande vincitore?Egli disse: “La parola che definirà tutto

nella scienza sarà: Unità. Unità in ognisuo significato, il più largo, il più com-prensivo, il più profondo. Unità in cieloe in terra – unità in ogni parte della terra –,unità nell’Umanità, unità nell’uomo. Per-ché l’universo è concentrico, o non è.Tutto ciò che esiste, non è se non unamanifestazione più o meno vasta, più omeno progredita, più o meno perfetta diun solo principio. Ogni parte del grantutto, ogni essere, per quanto sia picco-lo, esiste e vive per l’azione di una sola ecostante legge. Come ogni essere riflettein sé, su una scala diversa, la legge del-l’Universo, l’uomo e l’Umanità, la terra èl’universo in miniatura. Se ciò non è, nonv’è progresso, non v’è umanità, non v’èarmonia possibile. No v’è nulla”. ❑

Sire!S’io vi credessi re volgare, d’anima

inetta o tirannica, non v’indirizzerei laparola dell’uomo libero. I re di tal tempranon lasciano al cittadino che la scelta fral’armi e il silenzio. Ma voi, Sire, non sietetale. La natura, creandovi al trono v’hacreato pure a’ grandi concetti ed a’ fortipensieri; e l’Italia sa che voi avete di regiopiù che la porpora. I re volgari infamanoil trono su cui si assidono, e voi, Sire, perrapirlo all’infamia, per distruggere lanube di maledizioni, di che lo aggravanoi secoli, per circondarlo d’amore, nonavete forse bisogno che d’udire la verità:però, io ardisco dirvela, perché voi soloestimo degno d’udirla, e perché nessunotra quanti vi stanno attorno può dirvelaintera. La verità non è linguaggio di cor-tigiano: non suona che sul labbro di chiné spera, né teme dalla potenza.

Così dicemmo: ora vedremo, se c’in-gannammo: vedremo se il re manterrà lepromesse del principe […]

Attenete le solenni promesse. – Con-quistate l’amore de’ milioni. Tra l’inno de’forti e de’ liberi, e il gemito degli schia-vi, scegliete il primo. Liberate l’Italia da’barbari, e vivete eterno! Afferrate ilmomento.

Un altro momento. E non sarete più intempo. Rammentate le lettere di Flores-Estrada a Fernando; rammentate quella diPotter a Guglielmo di Nassau!

Sire! Io v’ho detto la verità. Gli uomi-ni liberi dell’Italia aspettano la vostrarisposta ne’ fatti. Qualunque essa sia,tenete fermo che la posterità proclameràin voi – il primo tra gli uomini, o l’ultimode’ tiranni italiani. – Scegliete! ❑

Risorgimento

La risposta del Re fu un mandato di arresto al quale Mazzini si sottrasse riparando in Svizzera.

Giuseppe Mazzini, “A Carlo Alberto di Savoia” 1831

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30 aprile-maggio 2011

Dirclub

Per valorizzare il tempo liberoPer creare contatti interpersonali

Per produrre amicizia

10128 TORINO - Corso Re Umberto, 138Tel./Fax 011.318.64.42 - Cell. 338.938.71.34

Segreteria: mart. - merc. - giov. ore 9-12e-mail: [email protected]

www.dirclubpiemonte.it

DirClub Piemonte

Ritengo opportuno informarvi che il DIR-CLUB Piemonte ha fissato la data del 17dicembre per l’annuale cena degli Auguri,che avrà luogo nella prestigiosa sede dipalazzo Barolo. Questa segnalazione ha loscopo di evitare, possibilmente, il sovrap-porsi di impegni per quella data che potreb-be generare “imbarazzi di scelta”; principal-mente però desidero con la presente – e concongruo anticipo – invitarvi a presenziare adetta cena (preferibilmente nelle veste anchedi soci del Club…), con la speranza che, neltempo e col vostro sostegno, sempre più ilDIRCLUB possa essere conosciuto dalladirigenza piemontese e consolidarsi comepunto di riferimento per le iniziative relati-ve al tempo libero per la nostra categoria,non solo in ambito torinese.

A tal fine sono naturalmente a disposizio-ne per qualsiasi intervento fosse da Voi rite-nuto opportuno per presentare le nostre atti-vità ai vostri associati, oltre a quello che giàviene fatto tramite la costante presenta sullavostra rivista “Il dirigente d’azienda”. Viricordo inoltre che il socio Paolo Giorgi diAlessandria è il referente del DIRCLUB perle province piemontesi: con il suo aiutoabbiamo già organizzato delle iniziative aldi fuori della provincia di Torino e, comepotete vedere dal programma del 1° seme-stre 2011 che trovate in allegato, altre neandiamo proponendo per i prossimi mesi (acominciare dalla gita nell’Alessandrino del5 giugno). Rammento che, proprio per tenerconto della relativa difficoltà a parteciparealle iniziative torinesi del DIRCLUB, si ècercato di incentivare l’adesione di colleghidelle altre province riducendo da 70 a 50 €la quota associativa annuale a loro carico.

Il PresidenteEligio Bessone

Mese di maggio14/5 - Reggia di Venaria: visita guida-

ta all’Istituto del Restauro e alla Mostradel 150° anniversario; pranzo alla Gar-den House e rientro a Torino per metàpomeriggio; servizio di pullman A/R.

26/5 – Superga: gita con mezzi proprialla Basilica, con visita delle tombesabaude e dell’Appartamento reale; pran-zo all’interno dell’edificio.

Mese di giugno5/6 – Gita nell’Alessandrino: assistere-

mo alla rievocazione storica della batta-glia di Marengo, visitando il Museo Na -poleonico; pranzo e nel pomeriggio visi-ta del museo Borsalino; servizio di pull-man A/R.

12/6 – Torneo di tennis: ai Ronchi Verdigiornata dedicata a tennisti e non, conutilizzo delle strutture del Club e cenafinale.

24/6 – Festa di San Giovanni (protetto-re di Torino): nel pomeriggio visita alMuseo del Tessile a Chieri e successivamerenda-sinoira presso il ristoranteRiCiacci di strada Mongreno 117.

Mese di luglio2/7 – Valle Maira: gita giornaliera, con

pullman, a Dronero, valle Maira (Celle diMacra e dintorni) dove visiteremo ilMuseo Occitano, quello degli Acciugai eopere d’arte in diverse chiesette, sotto laguida di un esperto della zona.

Maggiori informazioni, sui programmie su orari e prezzi, sono disponibili pres-so la Segreteria del DIRCLUB, che è aper-ta dal martedì al giovedì – tra le 9 e le 12(corso Re Umberto 138 – telefono 0113186442).

Segnaliamo infine che la partecipazio-ne alle singole iniziative, pur aperta a tuttii Dirigenti e Quadri, è riservata priorita-riamente ai Soci del DIRCLUB e che l’i-scrizione allo stesso avviene tramite ilpagamento della quota sociale. ❑

Programma iniziativemaggio-luglio 2011

Una frustrazione coralmente avvertitaDemocrazia

politica e sociale: (per la perequazione

non vale)Giulio Airaghi

Sia l’una che l’altra poggiano sulla soli-darietà che sin dalle sue origini giuridi-che conserva l’idea di impegno contrat-

tuale.La democrazia sociale oggi attuata , nella

realtà dei fatti aggrava le disuguaglianze impe-dendo a categorie di lavoratori di esercitare ipropri diritti. Un indebolimento, invece di unconsolidamento, e un aggravamento delle dif-ferenze tra i protagonisti del lavoro impeden-do, nel campo pensionistico, quel diritto allaperequazione del reddito che conduce, nellamigliore delle ipotesi, ad un incredibile disin-teresse riguardo alla politica e dubbi verso lademocrazia.

La democrazia sociale potrà essere il migliorsistema di governo, a patto che venga costan-temente rafforzata, consolidata, rispettata neltempo.

La disuguaglianza è politicamente intolle-rabile e accentua l’opportunismo individualecon motivazioni di comodo, come la mancan-za di disponibilità economiche per una pere-quazione ragionata, che va a scapito delle istan-ze democratiche dei lavoratori al di sopra dellospazio e del tempo, per mancanza di giusti mec-canismi di controllo delle entrate e, soprattut-to, delle uscite globali dello stato e delle sueistituzioni, che toccano livelli di inspiegabilesperpero a scapito di iniziative fondamentaliper l’economia e lo sviluppo, la ricerca e lascuola, a scapito di altre categorie e di altre isti-tuzioni di lavoratori già pesantemente tassate.

La democrazia politica conserva diversiruoli essenziali che lei sola potrà soddisfare:organizzare la vita collettiva, distribuire equa-mente le entrate e il ricupero delle stesse, fis-sare le regole economiche e sociali, dare sensoagli sforzi, anticipare lo sguardo agli accadi-menti futuri.

Sarebbe auspicabile una previsione antici-pata necessaria che designi, come fenomenouniversale, ogni sorta di conoscenza degli svi-luppi e delle necessità e assolva compiti fon-damentali riguardanti i bisogni vitali, tra i qualila previdenza e il suo futuro.

La perequazione da troppo tempo è unaspina dolorosa sempre soggetta a variazioni ead atti d’ufficio che pretendono di cambiare lastoria.

Uno “scippo con destrezza”: tutto fa pensa-re che sia la definizione più giusta. ❑

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32 aprile-maggio 2011

1. Ambito di applicazioneLe leggi nazionali, relative all’assisten-

za a favore dei profughi, hanno contribui-to a creare confusione in materia e neces-siterebbero di ulteriori interventi a livel-lo legislativo per conferire uniformità echiarezza per quanto concerne la corret-ta interpretazione delle disposizioni.

In questo senso il Disegno di LeggeRegionale in oggetto ci sembra partico-larmente opportuno e tempestivo inquanto tiene conto degli orientamenti delConsiglio di Stato e delle decisioni delTAR del Piemonte secondo i quali il dirit-to dei profughi all’acquisto delle case allecondizioni di miglior favore, di cui all’art.1 comma 24 della Legge 560 del23/12/1993, spetta a tutti i profughi asse-gnatari di alloggi, di cui agli articoli 17 e18 della Legge 137 del 04/03/1952, a pre-scindere dall’ente proprietario, dalla datadi costruzione e dalla natura del finanzia-mento.

2. Soggetti legittimatiall’acquisto

Si propone di comprendere esplicita-mente tra i soggetti legittimati all’acqui-sto (art. 2 del provvedimento), le personedi nazionalità italiana residenti nei comu-ni della Dalmazia che non apparteneva-no all’Italia al momento del trattato dipace del 1947 (Spalato, Ragusa, ecc.).Quantomeno le agevolazioni dovrebbe-ro essere garantite nei confronti di queisoggetti nei casi in cui la situazione ana-grafica risulta a conoscenza delle auto-rità consolari.

3. Modalità di presentazionedella domanda

Deve essere consentita la presentazio-ne della domanda di acquisto entro unperiodo di mesi 12 dall’entrata in vigoredella Legge Regionale, anziché di mesi 6,così come previsto dall’art. 3 del provve-dimento, in caso di comprovate ragionisanitarie o di impossibilità materiale perragioni indipendenti dalla volontà del-l’interessato a rispettare il termine di 6mesi.

4. Pagamento del prezzodi cessione

Per quanto riguarda il pagamento delprezzo di cessione (art. 4 del provvedi-mento), ci sembrerebbe opportuno, sul-l’esempio di quanto fatto in altre Regio-ni per fattispecie analoghe, che venis-sero concessi ai profughi o ai loro fami-liari e conviventi, facilitazioni di paga-mento attraverso apposite convenzionicon istituti bancari, mutui a tassi agevo-lati.

5. Immobili ad uso non abitativoCi sembrerebbe opportuno, che il

Disegno di Legge Regionale, non limitan-dosi ad estendere l’ambito di applicazio-ne agli immobili in cui si svolgono atti-vità culturali o sociali a favore dei profu-ghi (art. 5 del provvedimento), affrontas-se anche il problema, tuttora irrisolto, delsoggetto giuridico legittimato ad acquisi-re gli immobili diversi da quelli residen-ziali appartenenti all’Opera NazionaleProfughi, nonché, ad altri Enti e che ave-vano destinazioni industriali, commer-ciali e artigianali.

6. Divulgazione dei contenutidella Legge Regionale

In aggiunta a quanto già previsto dal-l’art. 6 del provvedimento si propone chei contenuti della Legge Regionale, venga-no anche sinteticamente illustrati incomunicati a pagamento da pubblicaresui principali quotidiani aventi diffusionenella Regione, in modo da consentire lamigliore conoscenza agli interessati delleopportunità offerte loro.

7. Altre provvidenze di caratteresociale e assistenziale

Si propone che venga esaminata la pos-sibilità di prevedere ulteriori provviden-ze a favore degli esuli e dei loro familia-ri in difficoltà per motivi di salute, d’etào al di sotto della soglia di povertà.

In particolare si chiede che la RegionePiemonte, fornisca adeguate agevolazio-ni per la regolarizzazione delle situazio-ni previdenziali tutt’ora irrisolte per lacontribuzione dei periodi di detenzionein campi di concentramento e a favoredegli esuli esposti all’amianto, nei campi

profughi assimilandole a quelle previsteper i lavoratori.

8. Tavolo di concertazioneLa nostra proposta è quella di costitui-

re un Tavolo di Concertazione, a cui par-tecipino i rappresentanti delle associa-zioni degli Esuli con riunioni a cadenzeperiodiche in modo da dare continuità eprofessionalità amministrativa alla ge -stione dei vari e complessi problemi dellafattispecie.

9. AnagrafeIn considerazione della parcellizzazio-

ne delle competenze in materia di ana-grafe, documenti d’identità, patenti, posi-zioni pensionistiche, ecc. dei profughi, sirenderebbe utile un intervento che coor-dini le amministrazioni statali e regiona-li, nonché le strutture che seguono il siste-ma informatico dello Stato. La RegionePiemonte, potrebbe intanto fornire alleamministrazioni centrali, una banca daticon i dati anagrafici dei profughi residen-ti sul suo territorio per favorire così even-tuali aggiornamenti o correzioni. ❑

Parere Unione Regionale CIDA-Piemonte sul Disegno di Legge Regionale n. 123 presentato il 16 febbraio 2011

Alienazione degli alloggi di edilizia sociale riservati ai profughi

Edoardo Benedicenti

Cida Piemonte

LAVORORicerca lavoro

COMUNICATO N. 1134DIRIGENTE industriale in pensione,ingegnere, con esperienze diversifi-cate di Direzione produzione, Dire-zione industriale, Direzione qualità eProject management in Italia edall’estero (Europa dell’est e AmericaLatina) offresi come temporarymanager e/o attività di consulen -za/formazione.Disposto a lavorare all’estero. Cono-scenza lingue: inglese, francese,spagnolo, tedesco.Telefono e recapito APDAI. 011-5625588.

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33aprile-maggio 2011

ATorino, in piazza Bodoni, nellaSala del Conservatorio, è statacelebrata il 1° Maggio v.s. la ceri-

monia di assegnazione delle Stelle alMerito del Lavoro; erano presenti il Pre-fetto di Torino, il presidente della Came-ra di Commercio, il presidente regionaledell’Anla, il presidente della provincia diTorino, i rappresentanti del Sindaco diTorino e del Consiglio Regionale.

A differenza della cerimonia dell’annoscorso, quella di quest’anno è stata segna-ta da un numero elevato di partecipanti

e da una presenza significativa di fami-liari delle persone premiate.

In altri termini, e forse con un poco diottimismo, ci è sembrato di cogliere unainversione di tendenza/ri spetto alle ceri-monie degli ultimi anni; forse un fenome-no transitorio trascinato dalla partecipa-zione consapevole dei torinesi, dei pie-montesi, alle celebrazioni dei 150 annidell’Unità d’Italia.

Oppure la riscoperta dei valori di fondodi questa terra e di questa gente, quellidella laboriosità e dell’onestà. Soprattut-

to dell’essere senza apparire, del faresenza rumore, della fiducia senza procla-mi. Della capacità di vivere lavorando per30-40 anni nello stesso reparto o ufficio,nell’anonimato, con l’idea radicata che illavoro, come la famiglia, la religione, lacomunità, fanno parte di noi e non vannoassolutamente messe in discussione. Maconservata con cura e trasmesse ai figlicon la forza dell’esempio. ❑

Cida Piemonte

1° Maggio - Sala del Conservatorio a Torino

Stelle al merito del lavoro 2011Cerimonia affollata e sentita, con la riscoperta dei valori del lavoro e della fedeltà

Stelle al merito del lavoroAnno 2011

Pitti Stefano Piaggio & C. S.p.A. - Forshan - Cina Ind 36 QuadroPucciarelli Enzo Mbda Missile System - Le plessis Robinson - Francia Ind 25 DirigenteSeghezzo Giovanni Corporation - Phoenix - Arizona - USA Ind 36 DirigenteVenturi Giuseppe Cotes S.A. - Falciano - Repubblica di San Marino Ind 15 DirigenteBertolino Egidio Fiat Group Automobiles S.p.A. - Torino Ind 38 QuadroBison Giuseppina Telecom Italia S.p.A. - Torino Ind 34 QuadroBoglione Marina Michelin Italia S.p.A. - Sede Centrale di Torino Ind 34 Quadro Pens.Boscaggin Mario FaivelyTransport Italia S.p.A. - Piossasco (TO) Ind 38 QuadroBozzola Furio Selex Galileo S.p.A. - San Maurizio Canavese (TO) Ind 37 DirigenteCorradino Maria Rita Sarpom srl - Trecate (NO) Ind 33 QuadroCorrado Luigi Ferrero S.p.A. - Alba (CN) Ind 40 DirigenteCugno Walter Thales Alenia Space Italia S.p.A. - Torino Ind 35 DirigenteDe Francisco Riccardo ENEL - Torino Ind 30 Dir. Pens.De Monte Giuseppe Michele Essex Italy S.p.A. - Quattordio (AL) Ind 28 DirigenteFerro Claudio Thales Alenia Space Italia S.p.A. - Torino Ind 28 DirigenteGallo Maria Margherita Michelin Italiana S.p.A. - Stabilimento di Cuneo Ind 38 Quad. Pens.Garelli Giovanni Miroglio Fashion srl - Alba (CN) Ind 36 DirigenteGuglielmetti Gianfranco ENI S.p.A. - Novara Ind 38 Quad. Pens.Lavitola Maria Stella Thales Alenia Space Italia S.p.A. - Torino Ind 33 DirigenteLo Biondo Antonino SKF Industrie S.p.A. - Airasca (TO) Ind 30 DirigenteLombardi Andrea Fata S.p.A. - Pianezza (TO) Ind 35 DirigenteMairano Mario Ferrari S.p.A. - Maranello (TO) Ind 33 DirigenteMinacapilli Fabrizio C.G.T. S.p.A. - filiale Vercelli Ind 30 Dir. Pens.Mollo Antonio Danzas & C. - Filiale di Torino Trasp. 35 Dir. Pens.Mossio Guido Miroglio Textile S.p.A. - Alba (CN) Ind 34 Dir. ex op.Pesce Matteo Solvay Solexis S.p.A. - Stab. di Spinetta Marengo Ind 39 Quad. Pens.Pilotto Ubaldo New Holland Kobolco S.p.A. - (Gruppo Fiat) Torino Ind 43 Dir. ex op Pens.Romano Vincenzo Bulleneria Barge S.p.A. - Borgaro T.se (TO) Ind 34 DirigenteScribante Giovanni Bruno Alenia Aeronautica S.p.A. - Caselle T.se (TO) Ind 38 QuadroSona Ubertino Lorenzo Miroglio S.p.A. - Alba (CN) Ind 39 DirigenteTesta Franco Ferrero S.p.A. - Alba (CN) Ind 36 DirigenteVellano Vittorio Fiat S.p.A. - Torino Ind 40 DirigenteVenuti Giovanni Battista Telecom Italia S.p.A. - Torino Serv 26 QuadroZanotti Fraconara Marco Columbian Carbon Europa srl - San Martino di Trecate (NO) Ind 40 Dir. Pens.Zavadlav Dionisio Italdesign-Giugiaro S.p.A. - Moncalieri (TO) Ind 36 Quad. Pens.

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Lettere

Quando il ritardo non è accettabile

Oggi 4 aprile 2011 ho ricevuto il“Dirigente d’Azienda” n. 276gen-febb 2011.

Spiacente di aver appreso oggi le atti-vità di “DirClub Piemonte”, alle qualisono interessato, relative al mese dimarzo n. 5.

Mi permetto di suggerire un cambio dispedizioniere in quanto un giornale chiu-so in tipografia l’8-2-2011 non può per-venire 63 giorni dopo.

Ho scritto perché il fatto si ripete dasempre.

Cordiali saluti.

Bruno Bigotti

Il collega Bigotti ha ragione. Il n. 276è stato particolarmente penalizzato neitempi di spedizione a causa del cambia-mento dell’editore (da FEPI ad APDAI)che ha comportato la ristesura del con-tratto di spedizione con le Poste. Stiamoperò monitorando attentamente i tempidi spedizione e consegna dei numeri suc-cessivi.

Che tempo che faDopo la lettera di Francesco Fassolapubblicata sul n. 276 (gennaio-febbraio 2011), interviene anche Angelo Luvison

Con un po’ di ritardo ho letto il com-mento di un lettore e la risposta di Caruc-ci su Fabio Fazio e la sua trasmissione dicult (vd. Il dirigente primo numero di que-st’anno).

Mi sono, allora, venute in mente tre ica-stiche citazioni che trasferisco senzacommenti:1) l’indimenticabile Edmondo Berselli

diceva: “Questa è la vita conservatri-ce di un progressista, fatta di piacericosì semplici da risultare elementari(…). Parlando male di tutti (…) controil conformismo pensoso di Fabio Fa -zio, contro le modeste volgarità dellamadamìn Littizzetto, contro tutti gliidola tribus che riempiono continua-mente di applausi lo studio di Chetempo che fa santuario e cenacolo deiceti medi riflessivi”;

2) Fabio Fazio è prudente, abilissimo ascoprire, come si dice, l’acqua calda.(Alessandra Comazzi, “Così l’Italia è

venuta via con noi”, La Stampa, 1dicembre 2010);

3) a mio parere i “pensieri deboli” dellaLittizzetto sono di gran lunga supera-ti dalla poesia sbarazzina, ed alienada mezzi termini, di Alberto Viriglio –poeta ed eminente studioso di fine’800 della lingua piemontese – “S.M.La Bigièuia”: “Mi se I nòmino pa machna vira/mé cheur a palpita e a so -spira/l’osel am tira”, scriveva Giusep-pe Bertola (Tuttolibri 1657, 21 marzo2009). ❑

Nel mese scorso si è tenuto l’incontro:Banca FINECO (Gruppo Unicredit) con associati Federmana-

ger APDAI-Torino, tema “Convenzione esclusiva con Federma-nager - Il risparmio gestito”.

La qualità del servizio e la fidelizzazione del Cliente sonogarantiti. Ieri Banca Manager. Risparmio gestito: dal monobrandal multibrand quali vantaggi per i clienti?

Da parte di FinecoBank erano presenti il responsabile dell’a-rea manager, sig. Luca Rizzoli.

Relatori: Roberto Baldassar Vignassa - Divisional Managergruppo Torino-Ivrea e Valle d’Aosta.Mauro Balboni - Group Manager gruppo Torino-Ivrea e Valle d’Aosta.Saffioti Francesco - Promotore Finanziario referen-te in FinecoBank.

Tema dominante è stato quello della “Diagnosi di Portafoglio”non solo in una singola Banca, ma anche presente in più opera-tori. Permette di effettuare un’analisi sulla qualità e rischio deicomponenti di un portafoglio e la sua posizione sulla barrieraefficiente.

Dalla legge 1/01/1991 n. 1 “Legge sulle S.I.M.” all’attualeDirettiva Europea MIFID (Markets-In Financial InstrumentsDirective) che pone il cliente al centro dell’attenzione in basealla sua conoscenza e esperienza finanziaria - Appropriatezza eadeguatezza correlata ai suoi investimenti.

La convenzione bancaria: Fineco/Federmanager, di tutto

Banca FINECO (Gruppo Unicredit)riguardo, permette all’associato di aprire un conto corrente e uti-lizzare i servizi bancari a zero costi.

Importante, viene affiancata al cliente una figura professiona-le (promotore finanziario) che fornisce servizi di pianificazionefinanziaria, in cui tenere presenti punti fondamentali: sicurezza- opportunità - varietà - liquidabilità dell’investimento - monito-raggio e diagnosi.

Rivolgersi presso la segreteria dell’Associazione per esserecontattati.

34 aprile-maggio 2011

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MANAGER ITALIANINEL SECOLO ASIATICO

Roma

Torino Milano

New YorkSan Francisco

INNOVAZIONE, RETI, POLI DI ECCELLENZA E GLI USACOME IL LUOGO DELLE RISPOSTE PIÙ AVANZATE

Intervento finanziato sull’Avviso 1/2011 di FondirigentiPer iscrizioni: [email protected]

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