APRILE 2016 - Eni...di cubi di risorse recuperabili dai giacimenti esistenti scoperti...

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a tutto gas mediterraneo Oil magazine n.31/2016 - Spedizione postatarget magazine Numero 31 APRILE 2016 magazine

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La sicurezza che proviene dal mare. Lo scenario che si staglia all’orizzonte del Mare Nostrum Orientaleparla di un potenziale inesplorato di risorseenergetiche che attendono solo di essere recuperateper offrire impulso economico ai paesi che su questo

tratto di mare si affacciano e concedere un sospiro di sollievoad un’Europa all’affannosa ricerca di vie alternative diapprovvigionamenti di gas e petrolio. Tanti i giacimenti cheper tradursi in opportunità profittevoli richiedono l’azionecongiunta di un processo di normalizzazione politica einvestimenti finanziari consistenti. Tanti anche i protagonisti in campo, tutti pronti a svolgere al meglio il proprio ruolo per spingere sul pedale dello sviluppo e del dialogo geopoliticocostruttivo. Ne è convinto il presidente di Cipro Nicos

Anastasiades, che nella rete diinfrastrutture in progetto in questaarea del Mediterraneo intravede la fine dell’emarginazione energeticadell’isola, e anche il ministroegiziano del Petrolio e delle RisorseMinerarie Tareq al-Mulla che, alla luce della scoperta del supergiantZohr, ritiene possibile latrasformazione del proprio paese “in un fondamentale snodoenergetico regionale”. Ungrimaldello energetico cheaffrancherebbe il Libano, secondo

quanto sostiene il ministro dell’Energia Arthur Nazarian, da una dipendenza dalle importazioni di energia che oggi pesasul PIL nazionale per circa il 10 percento e consentirebbe ad Israele, stando alle parole del responsabile energetico per il governo di Gerusalemme, Yuval Steinitz, di accedere,insieme a Cipro ed Egitto, a una disponibilità di quasi 400trilioni di piedi cubi di gas. Una ricchezza “dormiente” in profondità che sollecita l’interesse anche di Atene, pronta ad accogliere, come sottolinea il ministro dell’Energia PanosSkourletis, il passaggio di alcune tra le più importanti pipelinein progetto, come il TAP, nella rincorsa a ricoprire il ruolo di hub del gas del Mediterraneo. Un obiettivo che accomuna il paese di Omero alla confinante Turchia che, per voce del presidente del Comitato Nazionale turco del WEC, Hasan Murat Mercan, rivendica una funzione chiave in questoscacchiere. Il primo interlocutore commerciale per il gasmediterraneo è sicuramente l’Unione europea che, parlandoper voce del Vice-presidente della Commissione Europea perl’Unione dell’Energia, Maroš Šefcovic, plaude alla tempestivitàdelle nuove scoperte e sottolinea come questa situazione possaconfigurarsi come un’opportunità formato “win-win” non solosotto l’aspetto economico ed energetico, ma soprattutto di stabilità politica. Una visione allettante, nel suo complesso,che paga tuttora l’incertezza che pesa sui progettiinfrastrutturali, dal congelamento dei più “capienti” SouthStream e Turkish Stream alle opzioni del TAP e EastMed,mentre avanza sempre più la mozione di estendere la rete di trasporto GNL attraverso lo sviluppo di nuovi terminal in tutti i paesi interessati. Un fermento che invita a sperare in un esito positivo dei colloqui avviati, in un’area storicamentepercorsa, come documenta l’articolo dello storico FrancoCardini, da scorrerie ideologiche e religiose, nella ricerca di un equilibrio che oggi sembra a portata di accordo.

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il posterGIANNIDI GIOVANNI

Il visualUN FOCUS ENERGETICODEI PAESI DELMEDITERRANEO

LA SORPRESAMEDITERRANEAdi Moisés Naím

Cipro/In esclusiva il presidente NicoAnastasiadesLA NOSTRA STRATEGIA?PORTARE GASALL’EUROPAdi Simona Manna

Egitto/Parla Tareq al-Mulla, ministro del Petrolio AUTOSUFFICIENZA ENTROIL 2020di Hend Soliman

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Israele/Yuval Steinitz,ministro dell’Energia LA STABILITÀ PASSAATTRAVERSO IL GASdi Rita Lofano

Libano/L’intervento del ministro dell’Energia,Arthur NazarianUN ORIZZONTE DI INDIPENDENZAENERGETICAdi Simone Cantarini

Grecia/Intervista al ministro dell’Ambiente e dell’Energia, Panos SkourletisUN INEDITO RUOLO PER ATENEdi Kostas Psomiadis

UE/ Le riflessioni del Vice-presidente della Commissione NUOVA ENERGIA PER LA COOPERAZIONEdi Maroš Šefcovic

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Turchia/ Parla HasanMurat Mercan, presidentedel Comitato Nazionale del WECLA VIA OBBLIGATA VERSO L’EUROPAdi Giancarlo Strocchia

Analisi È L’ENERGIACHE FA SOGNARE IL LIBANOdi Bassam Fattouh e Laura El-Katiri

Gas CHI FARÀ LAPROSSIMA MOSSAdi Demostenes Floros

Francia NUCLEARE VSGNL. LA DISPUTACONTINUAdi Jean-Marie Colombani

Cina MEDITERRANEOORIENTALE, ESSERCI O NOdi Lifan Li

Azerbaijan È TUTTA UNAQUESTIONE DI EXPORTdi Zaur Shiriyev

Infrastrutture LE NUOVEROTTE DEL GASdi Alessandro Scipione

Infrastrutture-SuezUN CANALE DI RISCOSSA PER I FARAONIdi Giuseppe Acconcia

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LA NOSTRA STRATEGIA?PORTARE GASALL’EUROPAdi Simona Manna

IL FUTURO SCENARIO

ENERGETICOMEDITERRANEO

il visualLA SORPRESA

MEDITERRANEAdi Moisés Naím

S O M M A Rm

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Quadrimestrale Eni Anno 9 - N. 31 aprile 2016Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 19/2008 del 21/01/2008

n Direttore responsabileGianni Di Giovannin Direttore editorialeMarco Bardazzi

n Comitato editorialeGeminello Alvi, RobertArmstrong, Paul Betts, IanBremmer, Roberto Di GiovanPaolo, Bassam Fattouh,Gary Hart, Roberto Iadicicco,Harold W. Kroto, AlessandroLanza, Lifan Li, Molly Moore,Moisés Naím, Daniel Nocera,Lapo Pistelli, Carlo Rossella,Giulio Sapelli, Mario Sechi,Enzo Viscusi

n In redazioneCoordinatore: Clara SannaEvita Comes, RitaKirby, Simona Manna,Alessandra Mina, Giancarlo Strocchia, Manuela Iovacchini

n AutoriGiuseppe Acconcia, Luca Bertelli,Simone Cantarini, Franco Cardini, Jean-Marie Colombani, DimitriDeliolanes, Giuseppe Didonna,Laura El Katiri, DemostenesFloros, Rita Lofano, NicolòSartori, Hend Soliman, KostasPsomiadis, Alessandro Scipione, Maroš Šefčovič, Zaur Shiriyev,Davide Tabarelli

n Infografica inserto LimpidoRitratti autori Stefano Frassetton FotoPortfolio: Mattia InsoleraAlamy, Contrasto,Reuters, GettyImages, Sie Masterfile

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34È L’ENERGIA CHE FASOGNARE IL LIBANOdi Bassam Fattouh e Laura El-Katiri

Il bacino del Levantino, nel Mediterraneo orientale, copre le acque ter-ritoriali di diversi stati (Egitto, Israele, Libano, Cipro, Siria) e un’areadi circa 80.000 km quadrati. Dal punto di vista geologico, il bacino con-fina a sud con l’ampia Conoide sedimentaria del Nilo, a nord con lamontagna sottomarina di Eratostene e la fossa tettonica di Cipro e,

ad est, con l’Arco siriano e la Placca araba. Un’ampia parte di questo ba-cino sedimentario è caratterizzata da acque molto profonde. La zona cen-trale del bacino presenta una piana abissale con una estensione di circa 14.000km quadrati con acque profonde oltre 2.000 metri. Il bacino, poco esplo-rato fino al 2009, rappresenta oggi una regione ricca di idrocarburi, dovesono state compiute, negli ultimi 6 anni, molte scoperte a gas di alto pro-filo, inclusi alcuni giacimenti “giant”. La parte meridionale del bacino (parte del blocco denominato “NEMED”) èstata esplorata intensamente nel corso degli anni ’90 e 2000 in acque egi-ziane con la scoperta di alcuni giacimenti di gas, ma non di dimensioni com-merciali. Successivamente, nel gennaio 2009, il bacino ha rivelato il suo gran-de potenziale nelle acque israeliane quando una joint venture, operata daNoble Energy, ha annunciato la scoperta del giacimento di Tamar, seguita,a dicembre 2010, da quella del maxi giacimento di Leviathan e poi da mol-ti altri di dimensioni minori. Nel dicembre 2011 una Joint Venture, sempreoperata da Noble Energy, ha effettuato anche la prima scoperta a gas in ac-que Cipriote. La scoperta, denominata Aphrodite, è localizzata nel Blocco 12. Tutte queste scoperte sono state effettuate in rocce clastiche (arenarie) dietà Miocenica, che si sono dimostrate essere buone rocce “reservoir”. È inquesti depositi clastici di natura torbiditica che sono stati scoperti oltre 40trilioni di piedi cubi di gas in posto solo nei giacimenti di Tamar e di Levia-than, in acque israeliane. Gli idrocarburi gassosi scoperti in Israele e a Ci-pro sono leggeri, sostanzialmente metano quasi puro, di origine biogenica.È stato individuato anche un contributo minore di tipo termogenico, che in-dica probabilmente la presenza, nel bacino, di un sistema petrolifero atti-vo più profondo; tuttavia, come detto, la quasi totalità dei volumi di idrocarburiscoperti è di origine biogenica. La novità del 2015, per quanto riguarda l’esplorazione del bacino del Le-vantino, è la scoperta, eseguita da Eni, del giacimento a gas di dimensioni“giant” di Zohr in acque egiziane. La scoperta di Zohr è stata consideratanell’industria petrolifera come un evento rilevante (si è parlato appunto di“transformational discovery”) non solo per le dimensioni notevoli che ca-ratterizzano l’accumulo di idrocarburi e quindi la sua valenza strategica peril paese Egitto, ma anche perché ha rappresentato l’apertura di un nuovotema (“play”) esplorativo per la esplorazione del bacino. Zohr, infatti, è unaccumulo gigante di gas metano contenuto in rocce carbonatiche di età Mio-cenica e Cretacica. Sebbene rocce di simile natura fossero state individuatein precedenza vicino alla coste ai confini del bacino del Levantino, non sierano mai avuti successi esplorativi significativi su questo tipo di sequen-ze, causa la difficoltà di riscontrare le condizioni fondamentali necessarieall’accumulo di idrocarburi. Il Levantino quindi, sino ad agosto 2015, era ritenuto un bacino con gran-de potenziale a idrocarburi in sequenze clastiche con circa 35 trilioni di pie-di cubi di risorse recuperabili dai giacimenti esistenti scoperti nell’offsho-re di Israele e di Cipro. Ma, per cambiare i paradigmi, nell’estate del 2015 è arrivata la scoperta diZohr, una scoperta “geologicamente” diversa dalle altre, realizzata perfo-rando appunto un nuovo tema esplorativo (“play concept”). Il pozzo è sta-to perforato in circa 1500 m di profondità d’acqua nel Blocco Shorouk . Come era modellizzato prima della perforazione il “prospect” di Zohr? Il mo-dello di Eni prevedeva che alla base di una sequenza evaporitica di età mes-siniana, esistesse una piattaforma carbonatica di età Miocenica e Cretaci-ca. Le rocce saline di età Messiniana avrebbero sigillato gli idrocarburi pre-senti all’interno della struttura carbonatica nella quale erano migrati dallerocce madri dalle sequenze clastiche terziarie. Il prospetto esplorativo Zohr è stato perforato nell’agosto del 2015 con il poz-zo Zohr-1 e ha incontrato una colonna mineralizzata a gas continua di ol-tre 600 m in rocce carbonatiche sostanzialmente confermando il modello

ipotizzato prima della perforazione. Il potenziale dei volumi di gas in postocontenuti nella struttura di Zohr è stimato in circa 30 trilioni di piedi cubi (850miliardi di metri cubi di gas). La scoperta di Zohr ha dimostrato la presenza intorno all’alto di Eratoste-ne e, a nord della conoide del Nilo, di un vasto bacino dove prevalevano apartire dal Cretacico sino al Miocene situazioni di acque poco profonde checonsentivano lo sviluppo di piattaforme carbonatiche. In definitiva, Zohr hainaugurato un nuovo tema esplorativo con notevole potenziale minerario eha indicato anche un nuovo modello per l’evoluzione paleogeografica delbacino di Levante. Prima, con l’eccezione della breve crisi di salinità mes-siniana, si riteneva che le condizioni di acque profonde e medio profondea nord del Delta del Nilo fossero state prevalenti. Oggi, la piattaforma carbonatica di Zohr chiaramente mostra l’esistenza dicondizioni di acque poco profonde durante il Miocene e sino al Cretaceo;questa area caratterizzata dell’esistenza di acque poco profonde situata anord della Conoide del Nilo e intorno all’alto di Eratostene era probabilmentemolto vasta. Mapparla e capirne l’estensione areale avrà sicuramente con-seguenze importanti per le future esplorazioni del bacino del Levantino. Lostato delle esplorazioni del bacino si trova infatti in fasi molto diverse nei

vari paesi. Le acque israeliane sono oggi le più esplorate, seguite dalle ac-que Cipriote e Egiziane. Le acque del Libano e della Siria sono ancora ine-splorate poiché finora non sono state concesse licenze. La scoperta di Zohr,nel bacino del Levantino, rappresenta un precursore. Molto probabilmen-te, negli anni a venire, assisteremo ad altre scoperte in sequenze simili aquella di Zohr nel bacino del Levantino. Per quanto riguarda lo sviluppo delle scoperte, i giochi sono appena ini-ziati. Finora, solo un giacimento è in produzione; quello di Tamar nelle ac-que israeliane. Il giacimento è stato messo in produzione, con un svilup-po sottomarino e un collegamento sempre sottomarino con una nuova piat-taforma nel sito Mari B. Il campo di Tamar fornisce gas al mercato inter-no israeliano. I piani di sviluppo della fase 2 di Tamar, di Leviathan (in Israe-le), e di Aphrodite (Cipro) sono in fase di elaborazione. Il piano di svilup-po di Zohr è stato recentemente approvato dalle autorità egiziane. Tuttoil gas di Zohr verrà convogliato onshore nell’area di El-Gamil ed entreràpoi nella rete egiziana. Cosa ci insegna la scoperta di Zohr? Ancora una volta ci dice che anche learee precedentemente esplorate con scarso successo possono offrire gran-di sorprese. È necessario che geologi e geofisici competenti e coraggiosi,che utilizzano al meglio le tecnologie d’avanguardia disponibili, sviluppinonuovi modelli geologici e concetti innovativi, e decidano di sperimentarli nel-l’esplorazione. Ritengo che nei prossimi anni l’esplorazione del bacino di Levantino riser-verà ancora nuove sorprese e confermerà il bacino come una eccezionaleriserva di volumi di gas, utili in primo luogo a soddisfare i bisogni domesti-ci dei vari paesi e, negli anni a venire, di divenire una potenziale fonte di ex-port per i mercati mediterranei.

Storia LA DIPLOMAZIADEL DIALOGOdi Franco Cardini

Portfolio SESTOCONTINENTEdi Mattia Insolera

ForecastGAS A EST PER ILFUTURO DELLA PACEdi Davide Tabarelli

EconomiaLA GEOPOLITICA DEL GASE L’IDEA, SEMPREATTUALE, DI DUNLOPdi Geminello Alvi

Mondo ATTENTI ALCANE POLITICO CHE(ANCORA) NON ABBAIAdi Gary Hart

BaricentriSE LA PARTITA POLITICAFRENA LO SVILUPPOENERGETICOdi Nicolò Sartori

Data IL PEGGIO È PASSATO?a cura di Scenari diMercato e OpzioniStrategiche di LungoPeriodo Oil (SMOS/OIL) -Eni

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UN NUOVO HUB DEL GAS

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Editore eni spaPresidente: Emma MarcegagliaAmministratore delegato: Claudio DescalziConsiglio di amministrazione:Andrea Gemma, Pietro AngeloGuindani, Karina Litvack,Alessandro Lorenzi, Diva Moriani, Fabrizio Pagani,Alessandro ProfumoPiazzale Enrico Mattei, 100144 Roma – www.eni.com

Social:About Oil@AboutOil

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n Redazione Agi, via Ostiense, 7200154 Romatel. +39 06 51996254+39 06 51996385fax + 39 06 51996286e-mail: [email protected]

n Progetto graficoCynthia Sgarallinon Collaborazione

al progettoSabrina Mossetton ImpaginazioneImPRINTingwww.imprintingweb.com

n StampaIn Italia: Stab. Tipolit.Ugo Quintily S.p.A.viale Enrico Ortolani,149/151, 00125 RomaIn Cina: ReferenceStandard Limited -Pechino

n Traduzioni:RR Donnelley

Carta Magno Natural 100 grammi

Chiuso in redazione il 22 marzo 2016

• Benvenuto in Oil, un giornale edito da Enicon il preciso intento di promuovere un dia-logo aperto sull’energia come strumento af-fidabile e sostenibile per lo sviluppo econo-mico e geopolitico. Oil raccoglie notizie e ideeper la comunità energetica e non solo, of-frendo un’analisi autorevole delle tendenzeattuali nel mondo dell’energia.• Per abbonarsi gratuitamente a Oil scrive-re alla redazione: [email protected]• Per ricevere aggiornamenti via e-mail sulmondo dell’energia e interagire con altri opi-nion leader, iscriviti alla news letter su:www.abo.net

FOSSADI CIPRO

P L A C C A

A R A B A

B A C I N O

D I L E V A N T E

MONTAGNASOTTOMARINADI ERATOSTENE

CONODEL NILO

ARCOSIRIANO

LUCABERTELLI

Chief ExplorationOfficer - Eni

Una ricchezzain fondo al mare

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Grecia

GreciaIl paese spera di ospitare infrastrutturedi trasporto e rigassificatori che garantirebbero notevoli entrate alle casse pubbliche. Grecia, Cipro ed Israele stanno portando avanti progetti comuni per il trasporto del gas e la difesa delle infrastrutture. Per Atene, le garanzie di sicurezza offerte dal governo di Gerusalemme a Cipro costituiscono un importante sostegno alla strategia di contenimento di una minaccia turca. La Grecia vanta inoltre uno storico rapporto con la Russia, con la quale condivide il cristianesimo ortodosso.

(IN PROGETTO)Burgas-Alessandropoli

ACCORDI PER COSTRUZIONE E DIFESA DELLE INFRASTRUTTURE ENERGETICHE

Grecia-Cipro-Israele

Risorse e infrastrutture

Risorse e infrastrutture

EgittoIl presidente Abdel Fatah al-Sisi punta allo sfruttamento dei giacimenti di gas sui fondali del Mediterraneo per ridurre la dipendenza dagli aiuti delle monarchie del Golfo e rilanciare l’economia nazionale. Le recenti scoperte di gas, al largo delle coste egiziane, potrebbero alleviare la carenza d’energia che colpisce il paese da diversi anni, con conseguenze sulla produzione industriale e disagi alla popolazione. L’Egitto è costretto a importare gas, mentre avviando la produzione nei nuovi giacimenti, si trasformerebbe in esportatore, potendo rifornire anche l’Europa.

GIACIMENTO DI GAS NATURALE

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L’hub del gas nel Mediterraneo(Include i bacini di Levante, Delta del Nilo e i bacini in acque profonde di Egitto, Israele e Cipro)

Potenziale estrattivo (USGS, U.S. Geological Survey) (Risorse ancora da individuare)

tcm

3 tcm / RISORSE SCOPERTE

10 tcm / RISORSE ANCORA DA SCOPRIRE

DELTADEL NILO

BACINO DI LEVANTE(OFFSHORE ISRAELE E LIBANO)

223 tcf (6,3 tcm)*

122 tcf (3,5 tcm)*

Il potenziale offshore di Cipro non è ancora quantitativamente valutato. (*) Stima

Il fabbisogno di import gas dell’Europaal 2030 è previsto in aumentodi circa il 50 percento

TurchiaPriva di risorse energetiche di rilievo, la Turchia ha sfruttato la sua posizione geografica ponendosi come punto di snodo strategico per il transito di gasdotti e oleodotti verso l’Europa est e sud. Le infrastrutture attualmente operative, sono gli oleodotti Baku-Tbilisi-Ceyhan e Kirkuk-Ceyhan che consentono il trasporto di greggio rispettivamente dall’Azerbaigian e dal Kurdistan iracheno. Le infrastrutture sono uno dei principali elementi della strategia politica di Erdogan, che negli anni passati ha stretto accordi con vari paesi produttori, in particolare Russia, Iran e Azerbaijan.

AZERBAIJAN - TURCHIA

Baku-Tbilisi-CeyhanKURDISTAN - TURCHIA

Kirkuk-CeyhanBEREGOVAJA - ANKARA

Blue StreamTURCHIA - IRAN

Tabriz-Ankara(IN COSTRUZIONE)Tanap e Tap(IN PROGETTO)Turkish Stream

Risorse e infrastrutture

Giacimenti di gas Oleodotti

Gasdotti

Produzione di petrolio

Valore economico

Gasdotti in costruzione

Gasdotti in progetto

Produzione di gas

tcm Trilioni di metri cubi tcf Trilioni di piedi cubi

+50

Il Mediterraneoorientale potrebbe

diventare un nuovohub del gas.

Il potenziale dellerecenti scoperte di

gas che hannointeressato i paesi

dell’area è davveronotevole e potrebbe

riscrivere il futurosia politico che

energetico dell’interazona. Anche

l’Europa guardacon interesse

agli sviluppi di questigiacimenti:

il fabbisognodi import gas

dell’Europa, al 2030,è previsto

in aumento di circail 50 percento. Ingrafica i principali

giacimenti dell’areamediterranea, il

potenziale estrattivoe un focus su

strategie, risorse einfrastrutture di tutti

i paesi coinvolti

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Turchia

Egitto

CiproLe acque dell’isola mediterranea sono ricche di gas, ma Nicosia teme le pressioni della Turchia affinché il gas estratto dalla zona marittima esclusiva di Cipro sia trasportato verso l’Europa attraverso Ankara. Il governo cipriota si è quindi volto verso i propri naturali alleati: Grecia e Israele. I presidenti di Cipro, Grecia e Israele pensano di sviluppare infrastrutture comuni per il trasporto del gas: un sistema di liquefazione offshore e di rigassificazione in territorio greco, cui potrebbe partecipare anche l’Egitto, conferendo i propri assetti. Nel momento in cui i prezzi del petrolio dovessero salire, del resto, non è escluso che i quattro paesi possano cercare di realizzare un gasdotto che raggiunga Creta, poi la terraferma greca e, infine, i mercati europei.

GIACIMENTO DI GAS NATURALE

Aphrodite

Risorse e infrastrutture

La scoperta, nel 2010, del giacimento di gas Leviathan ha trasformato il paese da importatore ad esportatore di risorse energetiche. Insieme all’egiziano Zohr, scoperto da Eni, Leviathan è uno dei principali giacimenti di gas del Mediterraneo e, data la sua posizione, è destinato a fornire gas a diversi paesi della regione e dell’Europa meridionale. L’importanza della scoperta va comunque ben aldilà degli aspetti economici: Israele ha un interesse strategico a stabilizzare la situazione politico-sociale in Egitto e a ridurre la dipendenza di questo paese e della Giordania dall’influenza delle monarchie arabe del Golfo Persico.

Risorse e infrastruttureGIACIMENTI DI GAS NATURALE

Leviathan / TamarDalit / Mari-B

Israele

La totale mancanza di risorse energetiche onshore ha reso il Libano storicamente dipendente dalle importazioni dai paesi della regione. Il paese soffre inoltre della mancanza d’infrastrutture, soprattutto nel sud. In questo scenario la scoperta d’importanti giacimenti di gas e di petrolio nel bacino di Levante ha rilanciato le speranze nell’indipendenza energetica del Libano e, dunque, in una futura stabilità. Ad oggi non è stata ancora rivelata la capacità dei giacimenti. La loro esplorazione e sfruttamento sono vincolati all’impasse politico – il Libano non ha un presidente dal maggio 2014 – che ha di fatto bloccato le gare per la concessione delle licenze.

Risorse e infrastruttureIMPORTAZIONE DI RISORSE ENERGETICHE

7 mln ton. (10% del PIL)

LINEA DI CREDITO APERTA DALLA RUSSIA

2,5 mld di euro

LibanoDal 2011 la Siria ha visto la totale interruzione delle attività di sfruttamento dei giacimenti petroliferi e di gas dopo la conquista da parte dello Stato islamico dei principali pozzi del paese. Con le sanzioni internazionali del 2012 le principali società energetiche hanno abbandonato il paese. In questi ultimi anni l’ISIS è stato l’unico soggetto a poter sfruttare i giacimenti petroliferi. Gli ultimi dati disponibili risalgono all’ottobre 2015, quando la produzione stimata è stata di circa 40mila barili di petrolio al giorno. Al pari di Libano, Israele e Cipro, anche la Siria possiede potenziali giacimenti di gas e petrolio non sfruttati nel quadro del cosiddetto “bacino di Levante”.

Risorse e infrastrutture

Siria

Israele

Libano

SiriaCipro

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BACINO DI L

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DELTADEL NILO

CIPRO

PRODUZIONE NEL 2010 385mila b/gPRODUZIONE NEL 2010 5,3 mld m3/annoPRODUZIONE NEL 2015 40mila b/gVALORE PRODUZIONE 2015 1,5 mln $/gPRESENZA DI GIACIMENTIDI GAS E PETROLIO NON SFRUTTATI

nel bacino di Levante

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Leviathan

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Principali giacimenti dell’hubdel gas del Mediterraneo:

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Fonti: testi di Fabio Squillante, dati Eni 2015

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La sorpresa mediterraneaCulla della civiltà, quest’angolo di mondo è sempre stato caratterizzato da forti contrasti.Oggi, grazie all’energia, potrebbe trasformarsi in un nuovo polo di sviluppo e di inaspettate opportunità

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

IMOISÉS NAÍM

È distinguished Fellow del CarnegieEndowment for International Peace di Washington, DC e membro del comitato di redazione di Oil. Il suo ultimo libro si intitola “The End of Power”.

l Mediterraneo orientale è stato la cul-la della civiltà, degli apparati buro-cratici e delle istituzioni di mercato.Alessandro Magno nacque proprio lì,nella regione che si trovava nel cuo-re dell’Impero Romano e il cui ocea-no era noto come il “mare nostrum”di Roma. Secoli più tardi, i paesi con-finanti con il Mediteranno orientaledivennero parte dell’Impero Bizantinoe della regione in cui l’Islam visse lasua età dell’oro. Cipro, Grecia, Li-bano, Siria, Israele, Turchia, Egitto,Giordania e Libia, i paesi lambiti daquesto mare, furono tanto attraentiquanto sfortunati. Siccità ricorrenti,carestie, migrazioni di massa, pirate-ria e guerre resero la regione peri-colosa e cronicamente instabile. Intempi più moderni, tra il XVI e il XIXsecolo, le successive ondate di inva-sori europei contribuirono a desta-bilizzare la regione in maniera rego-

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lare. Inevitabilmente, la frammenta-zione e la povertà che l’assediavanopresero il sopravvento e condusseroal declino dell’area nel mondo.

Il presente è ancor piùturbolentoSorprendentemente, nonostante illoro passato profondamente trava-gliato, i paesi del Mediteranno orien-tale e i loro vicini sono ancor più pe-ricolosi e instabili oggi di un tempo.Iraq, Libia e Yemen sono scossi daguerre civili sanguinose e costanti, ilconflitto tra l’Arabia Saudita e l’Iransi è intensificato dati gli scontri tra scii-ti e sunniti nella regione. Israele e Pa-lestina sembrano avere abbandonatole speranze nei negoziati di pace e inuna auspicabile soluzione delle loroannose controversie. I disordini inEgitto vengono repressi da una duradittatura sempre più militarizzata. Ilsuccesso economico della Turchia èscomparso dai giornali ed è stato so-stituito da notizie sul comportamen-to di un governo sempre più autori-tario che si sente minacciato dal ter-rorismo islamico, dagli insorgenti se-paratisti, da vicini bellicosi e su un’op-posizione incline a fermare le ambi-zioni egemoniche di coloro che sonoal potere. La crisi siriana ha prodot-to non soltanto oltre 200.000 morti,ma ha anche causato il più grande eso-do di rifugiati verso l’Europa dalla finedella seconda guerra mondiale. Unelevato numero di disperati, e spessodi intere famiglie, fuggono verso laTurchia e altri paesi dell’area, cercandorifugio permanente in Europa. Unanuova versione della Guerra Freddasembra emergere nella regione, datala crescente presenza militare russa inSiria. Potenti gruppi terroristici comel’ISIS sono sorti nell’area, mentrel’Iran e le potenze occidentali hannosorpreso il mondo trovando un im-probabile accordo grazie al qualel’Iran rinuncerà alle sue ambizioni nu-cleari in cambio della sospensione del-le severe sanzioni internazionali lun-gamente sofferte e che hanno deva-stato l’economia del paese.

Una nuova forza stacambiando il Mediterraneoorientale: il gasMentre gli occhi del mondo sonopuntati sulle innumerevoli tragedieche stanno avvenendo nella regione,uno sviluppo importante, che non haattirato molto l’attenzione dei massmedia, potrebbe dare vita a dei cam-biamenti senza precedenti. Le tec-nologie rivoluzionarie utilizzate peresplorare e per produrre il gas e il pe-trolio che si trovano nelle acque pro-fonde del Mediterraneo hanno por-tato alla scoperta di quantità di idro-carburi che, una volta commercial-mente disponibili, riscriveranno lamappa energetica del Medio Orien-te e dell’Europa. Un tale panorama

energetico modificherà inevitabil-mente il paesaggio geopolitico, cre-ando nuove opportunità e nuovi pe-ricoli. Tra il 2010 e il 2011, quandoi prezzi del greggio erano attorno agli80 dollari al barile e la prospettiva dimedio periodo era rosea, le compa-gnie internazionali del settore ener-getico erano impegnate nell’ambi-zioso sforzo di trovare petrolio e gasnel Mar Mediterraneo. E ci sono riu-scite. Infatti, il loro impegno ha pro-dotto risultati ancor migliori di quan-to ci si aspettasse. Nel 2010, hannoscoperto i giacimenti di gas Tamar eLeviathan all’interno delle acquee ter-ritoriali israeliane. Questi giacimen-ti hanno combinato delle riserve sti-mate in un ordine di 25 trilioni di pie-di cubi di gas, un volume che li po-sizionerebbe tra i 30 maggiori giaci-menti di gas del mondo, più grandi,ad esempio, della maggior parte deigiacimenti scoperti nel Mare del

Nord. Queste riserve di gas sono cir-ca l’equivalente del consumo di gas didue anni dell’Europa. Lo U.S. Geo-logical Survey stima che circa 122 tri-lioni di piedi cubi di gas naturale sa-ranno forse scoperti nel Bacino di Le-vante, nel Mediterraneo orientale, unvolume che lo posizionerebbe tra lemaggiori aree gasifere sul pianeta. Icosti dello sviluppo di tali risorse sa-ranno elevati, poiché lo sviluppo tra-dizionale di trivellazione in quel ba-cino costerà tra gli 80 e i 90 milionidi dollari e un gasdotto verso l’Europatra i 15 e i 20 milioni. I costi così ele-vati e la complessità tecnica delle ope-razioni hanno ritardato le esplorazioniper anni. Oggi, queste importanti sco-perte hanno dato non solo grandi spe-ranze di autosufficienza energetica peri paesi del Mediterraneo orientale, maanche un’importante fonte di proventiderivanti dalle esportazioni per le loroeconomie.

Due problemi: prezzi e regoleQuesto stato di esaltazione per le sco-perte di gas naturale è stato smorza-to dall’attuale prospettiva dei prezzidel petrolio e del gas. Le condizionieconomiche del settore non sonopoi così promettenti ai prezzi attualie a quelli previsti nel medio termine.Inoltre, la posizione israeliana suiprezzi nazionali del gas e la regola-mentazione che si sta considerando inmerito ai volumi di gas disponibili perl’export hanno sollevato alcune pre-occupazioni tra gli operatori stranie-ri, che potrebbero risultare anchetra gli operatori dei giacimenti di gasegiziani recentemente scoperti, qua-lora la loro normativa in questione se-guisse le orme di quella israeliana. Ilquadro normativo e fiscale è ancora indiscussione e, pertanto, il risultato fi-nale è incerto. Perché le scoperte digas del Mediterraneo orientale di-ventino commercialmente disponibili,

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il prezzo internazionale del petroliodovrebbe probabilmente tornare ai li-velli che ne avevano reso l’esplora-zione attrattiva, in primo luogo, e cir-ca sui 70-80 dollari a barile.

Il gas creerà, un domani,nuove amicizie? Sebbene questi ostacoli abbiano ge-nerato scetticismo e anche la tesi chealcuni di questi giacimenti di gasnon potranno mai essere sviluppati,la grandezza e, in modo particolare,la posizione strategica di queste sco-perte di gas, vicine al mercato euro-peo, sono così importanti che il loroimpatto positivo supererà probabil-mente l’impatto dei prezzi troppo bas-si o le norme eccessivamente onero-se. I prezzi e la regolamentazione flut-tueranno, il volume e la posizione deigiacimenti no. Infatti, le aspettative re-gionali di autosufficienza energeticahanno già provocato delle alleanze po-

litiche e accordi nuovi e sorprendentitra i paesi della regione. Forse l’esem-pio più importante è la recente alle-anza tra Israele, Grecia e Cipro, chesecondo le dichiarazioni ufficiali, hacome obiettivo quello di “promuovereuna partnership trilaterale in diversiambiti di comune interesse e di la-vorare insieme verso la promozionedella pace, della stabilità, della sicu-rezza e della prosperità nel Mediter-raneo e nella regione più ampia-mente intesa”. I paesi si sono affret-tati ad aggiungere che una tale alle-anza non escludeva altri attori, pro-babilmente riferendosi alla Turchia.È facile prendersi gioco della vuota re-torica dei comunicati ufficiali ma, inquesto caso, una potente realtà eco-nomica favorisce l’obiettivo di unapartnership economica più strettatra i paesi che partecipano al boomenergetico del Mediterraneo orien-tale. Questa alleanza di nazioni, che

fino a ora è stata più incline a esseredivisa che integrata, si basa sul fattoche un approccio congiunto massi-mizzerà i benefici dello sfruttamen-to delle ricchezze geologiche condi-vise. Il cuore di questa alleanza è ilprogetto della East Med Pipeline daIsraele a Cipro attraverso la Grecia,che esporterebbe il gas del Mediter-raneo orientale verso i mercati euro-pei. Questa alleanza rappresenta uncambiamento epocale della politicaestera tradizionale dei paesi che nefanno parte. La Grecia, per esempio,ha mantenuto tradizionalmente stret-ti contatti con la Palestina, ma sta for-giando una nuova alleanza con Israe-le, basata sull’energia. Altre mosse po-tenziali a livello politico, anch’esseprovocate dalle scoperte dei giaci-menti di Tamar e Leviathan in Israe-le e del giacimento più piccolo diAphrodite a Cipro, includono l’ap-provvigionamento potenziale da

Israele alla Turchia. Oppure l’ap-provvigionamento potenziale del gasisraeliano e cipriota verso l’Europa at-traverso l’utilizzo di impianti egizia-ni di GNL già esistenti, che al mo-mento attuale sono sottoutilizzati.L’Egitto ha già sottoscritto delle let-tere di intenti per importare il gasisraeliano, al fine di riesportarlo ver-so l’Europa attraverso i suoi terminalidi GNL. Con la scoperta avvenuta nel2015 del giacimento di gas di Zohrnelle acque egiziane, questa possibi-lità sembra oggi più lontana. Tutta-via, rappresentanti delle compagnieche sviluppano il giacimento di gas diTamar in Israele hanno dichiarato chequest’ultimo sta già producendo gas,così che sarà molto più veloce ed eco-nomico costruire un gasdotto verso ilterminale di GNL in Egitto che svi-luppare un nuovo giacimento. Que-ste incertezze e la fluidità delle trat-tative circa il futuro utilizzo del gas edella normativa che ne disciplinerà losviluppo illustrano le complessitàgeopolitiche che prevalgono nellaregione del Mediterraneo orientale,ove diversi programmi economici ecomportamenti politici coesistonoall’interno di un’area geografica com-patta. Tuttavia, la buona notizia è che,nonostante i problemi, la grande at-tività generata dalle scoperte di gas haportato nuove compagnie del setto-re energetico e investitori privatinella regione, attratti dalla promessadi un maggiore scambio economicotra i paesi del Mediterraneo orienta-le e l’Europa.

La regione, tra vecchischemi e promesse futureQuesta nuova alleanza, basata sulgas, tra Grecia, Israele e Cipro po-trebbe aggiungere ulteriori compli-cazioni all’instabilità che colpisce lenazioni del Mediterraneo orientale.La Turchia, la Palestina, o addirittu-ra l’Egitto, potrebbero sentirsi esclu-si e provare a rispondere stringendoa loro volta un’alleanza. La regionedel Mediterraneo orientale sarà con-dannata a permanere nell’instabilitào la nuova energia recentemente ri-trovata garantirà l’impeto necessarioall’emergere di una regione nuova-mente vibrante e maggiormente sta-bile? Ci sono dei motivi per essere ot-timisti, come detto dal Lawrenced’Arabia ad Alì nel kolossal holly-woodiano: “Niente è scritto”.

UNO SVILUPPO IMPORTANTELe tecnologie rivoluzionarie,utilizzate per esplorare e per produrre il gas e il petrolio che si trovano nelle acqueprofonde del Mediterraneo,hanno portato alla scoperta di quantità di idrocarburi che,una volta commercialmentedisponibili, riscriveranno la mappa energetica del Medio Oriente e dell’Europa.

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L’obiettivo è quello di creare un corridoio di esportazione dell’oro blu verso l’Unioneeuropea. Fondamentale, in questa prospettiva, sarà l’alleanza trilaterale con Israele e Grecia, non solo energetica ma anche politica

Cipro/In esclusiva il presidente della Repubblica, Nicos Anastasiades

La nostra strategia? Portare il gas all’Europa

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opo essere uscita dalla dura crisi economica, scoppiata tre annifa, Cipro marcia spedita verso il suo obiettivo: avere un ruo-lo da protagonista nella collaborazione energetica tra i pae-si dell’area, primi fra tutti Israele, Egitto e Grecia. Ma l’am-bizione dell’isola è anche politica e diplomatica, come spie-ga il presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasia-des, in questa intervista esclusiva per Oil.

Circa due anni fa ebbe inizio il test di produzione presso il giacimento di Aphrodite nel blocco 12. Un evento che all’epoca venne definito “molto simbolico” dal ministroper l’Energia, Giorgos Lakkotrypis. Cos’è successo da allora nel bacino di Levante?

Dal test di produzione presso il giacimento Aphrodite, l’atti-vità di esplorazione nella Zona Economica Esclusiva (ZEE)di Cipro è continuata in tutti i cinque blocchi in licenza. Nelgiugno 2015, il contractor del blocco 12 ha presentato un Pia-no di sviluppo del giacimento e di produzione, un evento difondamentale importanza ai fini dello sfruttamento di Aphro-dite. Inoltre, un’importante pietra miliare è stata segnata dal-l’annuncio di Eni, lo scorso agosto, riguardo la scoperta delgiacimento di gas di classe mondiale Zohr al largo dell’Egit-to, poiché conferma l’enorme potenziale di gas della regionedel Mediterraneo orientale. Tale giacimento, che si trova a soli

6 km di distanza dalla ZEE diCipro, ha dimostrato che, ol-tre alle riserve convenziona-li aventi origine principal-mente nel bacino del Deltadel Nilo e alle quali erano col-legate tutte le precedenti sco-perte di gas, adesso c’è unanuova idea di riserve di car-bonati che sposta il fulcrodelle attività di esplorazione

DSIMONAMANNA

Nicos AnastasiadesEletto presidente della Repubblica di Cipro il 24 febbraio 2013, Nicos Anastasiades è stato membro della Camera dei Rappresentantidal 1981 fino alla sua elezione alla Presidenza della Repubblica. È stato inoltre presidente delle Commissioni per gli Affari esteri e per l’Istruzione.

È giornalista per l’agenzia di stampaAgi e collabora stabilmente con latestata Oil e il portale Abo.net. Inprecedenza ha lavorato sia nellacarta stampata (Corriere della Sera,Il manifesto, El País) sia in radio(AGR, RCS MediaGroup).

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verso la regione del Mediterraneo orientale. Tale evoluzioneha attirato l’interesse di diverse importanti società petrolife-re, non solo con finalità di esplorazione ma anche di investi-mento. Di conseguenza il consiglio dei ministri della Repub-blica di Cipro ha deciso di lanciare un terzo round di licenzeper l’esplorazione di petrolio e gas nella ZEE dell’isola.

Il Mediterraneo orientale ha un eccezionale potenzialeenergetico. Che valore può avere per Cipro, in termini di esportazioni e indipendenza energetica?

Il governo di Cipro continua a portare avanti la propria stra-tegia di creazione di un corridoio di esportazione del gas dalMediterraneo orientale all’Europa. Garantire la sicurezza del-l’approvvigionamento energetico tramite lo sfruttamento del-le nostre risorse indigene è infatti uno dei nostri principaliobiettivi. La scoperta di Aphrodite è stato un passo avanti nelraggiungimento di questo obiettivo. I nostri piani energeti-ci prevedono inizialmente l’utilizzo delle riserve di gas naturaledi Cipro per la produzione di elettricità e poi, in un secon-do momento, per attirare settori ad alta intensità energetica.Inoltre, auspichiamo che le possibili scoperte future di idro-carburi nella nostra ZEE aumentino ulteriormente l’enormepotenziale del Mediterraneo orientale per diventare un for-nitore di gas per l’Europa e l’Asia.

Agli inizi di quest’anno ha visitato Cipro il vicepresidente e Commissario Europeo per l’energia Maroš Šefčovič. Qual è la posizione dell’Unione europea verso la politicaenergetica di Cipro?

L’obiettivo principale dell’Europa, per quanto riguarda Cipro,è porre fine al suo isolamento energetico, collegando l’isolacon l’infrastruttura energetica continentale e con le struttu-re di stoccaggio del GNL in Europa. Questo si riflette anchenel supporto che riceviamo dall’Unione europea nell’ambi-to dei Progetti di Interesse Comune. Si tratta anche di una del-le principali politiche del mio governo, e durante la sua visi-ta a Cipro il commissario Šefcovic ha sostenuto fortementeil nostro impegno. Come ha sottolineato il Commissario, que-sti obiettivi miglioreranno la sicurezza della fornitura ener-getica di Cipro, ne aumenteranno la competitività offrendo

ai clienti accesso a fonti multiple e consentiranno lo svilup-po sostenibile delle sue risorse, anche rinnovabili. Allo stes-so tempo, ha ribadito che la Commissione europea prospet-ta che il gas cipriota e del Mediterraneo orientale aumenti lasicurezza energetica dell’Unione europea, introducendo fon-ti e rotte alternative per il gas naturale.

I risultati della conferenza trilaterale del 28 gennaio 2016 a Nicosia, con la partecipazione dei premier di Israele e Grecia, hanno per Cipro un’importanza anche politicaoppure si tratta di cooperazione limitata al campoenergetico?

Cipro, uno Stato membro dell’Ue con un ambiente giuridi-co e politico stabile, ha tradizionalmente perseguito una po-litica basata sulla cooperazione regionale e la creazione di re-lazioni solide e durature con tutti i suoi vicini. In questa po-litica rientra il meccanismo trilaterale instaurato tra Cipro,Grecia e i paesi della regione. Durante il recente summit tri-laterale tra Cipro, Israele e Grecia, i tre paesi hanno concordatodi rafforzare la propria cooperazione allo scopo di promuo-vere una partnership trilaterale in diversi settori di interessecomune e collaborare alla promozione della pace, della sta-bilità, della sicurezza e della prosperità nella regione del Me-diterraneo e non solo. I paesi hanno inoltre convenuto chetutte le parti continueranno a valutare modalità pratiche perportare avanti la cooperazione nonché per l’attuazione di pro-getti comuni e per sfruttare le sinergie nei settori dell’ener-gia, del turismo, della ricerca e della tecnologia, dell’ambiente,della gestione idrica, della lotta al terrorismo e dell’immi-grazione. Pertanto è evidente che Cipro – e tutti i paesi coin-volti nei meccanismi trilaterali – abbia molto da guadagna-re da questa cooperazione, non solo nel settore energetico maanche a livello politico. Al tempo stesso, il recente summit tri-laterale di Nicosia è di particolare rilevanza dal punto di vi-sta politico. Uno degli scopi principali della politica estera diCipro è di assumere il ruolo internazionale di paese amico conun’agenda positiva per la regione, la coltivazione di relazio-ni solide e costruttive con tutti i nostri paesi confinanti e lapromozione della stabilità regionale tramite una stretta coo-perazione e la reciproca comprensione. Ritengo che il sum-

COOPERAZIONE IN PRIMA LINEACipro, membro dell’Uecon un ambiente giuridicoe politico stabile, ha sempre perseguito una politica basata sullacooperazione regionale e la creazione di relazionisolide e durature con tutti i suoi vicini. In questa politica rientrail meccanismo trilaterale,instaurato con Israele e Grecia, nel recentesummit a Nicosia (nella foto).

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mit trilaterale sia un passo importante in questa direzione edè per questo che la dimensione politica dei meccanismi tri-laterali è importante tanto quanto quella energetica. Infatti,i progetti energetici non possono essere attuati senza il ne-cessario contesto e supporto politico.

Il Mediterraneo orientale potrebbe diventare un nuovocentro nevralgico per l’energia; un punto strategico ancheper l’Europa come alternativa al gas russo. Tra le numeroserotte di esportazione del gas del Bacino di Levante, qualeopzione sembra più realizzabile?

Per quanto riguarda Aphrodite, prima di selezionare l’opzionedi monetizzazione ottimale per le risorse del giacimento sonostate condotte analisi approfondite di tutte le alternative di-sponibili. Il Contractor del blocco 12, in collaborazione conil Ministero per l’Energia, ha concluso che l’opzione econo-micamente più fattibile per la monetizzazione delle risorse diAphrodite, in base alle condizioni finanziarie e commercia-li esistenti, è quella di utilizzare i gasdotti sottomarini regionaliverso Cipro ed Egitto. In caso di scoperte future, torneremoa esaminare tutte le alternative possibili.

Il rinnovato interesse per le riserve energetiche nellaregione dipende dalle importanti scoperte di nuovigiacimenti in Egitto. Partecipa anche l’Egitto in questacooperazione tra Cipro, la Grecia e Israele? Quale ruolo si attende che svolga questo paese?

Consideriamo una delle principali priorità del governo cipriotala promozione della cooperazione nel settore dell’energia traCipro e i paesi confinanti con interessi comuni nell’area. Atale scopo compiamo considerevoli sforzi nel mantenimen-to di buone relazioni con tutti i nostri vicini: Libano, Israe-le, Egitto, Giordania e Grecia. Pertanto la nostra ambizio-ne è aprire le porte dei summit di alto livello tra Cipro, Gre-cia e Israele, e tra Cipro, Grecia ed Egitto, ad altri paesi del-la regione.

La preoccupa il processo di riavvicinamento tra Israele e Turchia? C’è la possibilità che questo riaccendersi dei rapporti tra Tel Aviv e Ankara si risolva in qualche modoai danni della cooperazione con Cipro e la Grecia?

No, la possibilità di un riavvicinamento tra Israele e Turchianon ci preoccupa affatto. Fin dal primo momento siamo sta-ti informati circa il dialogo tra Israele e Turchia e non ci op-poniamo a questo processo in nessuna maniera. Per prima cosa,bisogna sottolineare che i rapporti tra Cipro e Israele sonogiunti a tale livello da avere oramai una propria dinamica, tan-to che difficilmente altri sviluppi possono influenzarli nega-tivamente. Per quanto riguarda la collaborazione trilaterale,Israele si è già impegnata a ospitare il prossimo vertice entroil secondo semestre del 2016. L’utilità della cooperazione tri-laterale permane anche a prescindere dall’evolversi dei rap-porti tra Israele e Turchia. Quello che noi ci proponiamo èdi coprire un vuoto politico nel Mediterraneo orientale, dovemanca un forum multilaterale in cui dibattere le questioni dicomune interesse, come il terrorismo, l’emigrazione, l’ener-gia e altre, tra tutti i paesi. Infine, non consideriamo i nostrirapporti con Israele come un gioco a somma zero. Manteniamoeccellenti rapporti con Israele ma parallelamente abbiamo ec-cellenti rapporti anche con il mondo arabo. In conclusione,non riteniamo che il ravvivarsi dei rapporti tra Israele e la Tur-chia possa avere effetti negativi, né verso i nostri rapporti bi-laterali né verso la trilaterale.

Al di là delle scoperte di gas, quali sono i vostri progettienergetici a lungo termine, anche nel settore delle risorserinnovabili?

Il governo di Cipro ha elaborato un progetto di sviluppo perVasilikos, un’area dell’industria pesante che ospiterà l’Ener-gy Centre. L’obiettivo complessivo di questo progetto è of-frire un quadro completo del comprensorio e valutare se lestrutture esistenti, i progetti futuri proposti e lo sviluppo ge-nerale dell’area per i prossimi trent’anni siano compatibili congli impianti attuali, in base ai rischi, alla sicurezza e alle con-

siderazioni di carattere ambientale e sociale. Quest’area po-trebbe ospitare l’impianto di GNL, le strutture di stoccag-gio del GNL e del GPL, oltre ai settori basati sul gas e ad al-tre infrastrutture energetiche che potrebbero essere necessariein futuro. Inoltre, il governo di Cipro sta attualmente pro-muovendo tre progetti che sono stati selezionati dalla Com-missione europea come Progetti di Interesse Comune (PIC).Il primo è il cosiddetto “Euro-Asia Interconnector”, un’in-terconnessione elettrica tra Israele, Cipro e Grecia, suppor-tata dai governi dei tre paesi coinvolti. Il secondo è il progettodi gasdotto chiamato “EastMed Pipeline”, che collegherà Ci-pro all’Europa attraverso la Grecia. Il terzo progetto è vol-to a “rimuovere i colli di bottiglia a Cipro per porre fine al-l’isolamento e consentire la trasmissione del gas dal Medi-terraneo orientale”. Di fatto questi progetti non aspirano soloa liberare Cipro dall’isolamento, ma costituiranno anche i mez-zi di collegamento tra il Mediterraneo orientale e l’Unioneeuropea. Per quanto riguarda le risorse rinnovabili, Cipro hacollaborato con l’Agenzia internazionale per le energie rin-novabili (IRENA) alla realizzazione di una roadmap per lo svi-luppo di fonti di energia rinnovabili (RES) con l’obiettivo diraggiungere, entro il 2020, una quota di RES del 13 percen-to nel consumo energetico finale lordo del paese, e il 16 per-cento di RES nella produzione elettrica. La roadmap delleenergie rinnovabili fornisce un’analisi dettagliata delle opzionidi sviluppo e riporta dati quantitativi che supporteranno Ci-pro nelle sue prossime decisioni in materia di politica ener-getica. Inoltre, la roadmap indica che lo sviluppo di risorserinnovabili potrebbe ridurre considerevolmente la dipendenzadalle importazioni di energia, riducendo al contempo il co-sto della produzione di elettricità a Cipro.

TURCHIA

ISRAE

LEEGITTO

TURC

HIA

LIBAN

O

GIACIMENTO DI GAS

M A RM E D I T E R R A N E O

C I P R O

Cipro in numeriSuperficie: 9.251 km2

Capitale: NicosiaPopolazione: 1.189.197 (stima luglio2015)Lingua: greco (ufficiale) Governo: Repubblica

PRINCIPALI INDICATORIECONOMICIPIL (parità potere d’acquisto): 27,91 miliardi di dollariTasso di crescita del PIL: 0,5%Debito pubblico: 107% del PILInflazione: -0,3%

PETROLIO Produzione: -Consumo: 48 migliaia di barili/g (2015)Riserve: -

GASProduzione: -Consumo: -Riserve: -

Fonte: Eni

Fonte: Eni world oil & gas review 2015

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Egitto è in corsa e racconta un futuro ambizioso, reso roseoin particolare dalla scoperta, avvenuta nell’agosto 2015, delgiacimento Zohr: un tesoro pari a 30 trilioni di piedi cubi digas, la cui produzione dovrebbe partire nel 2017. Questo im-portante evento, come spiega a Oil il ministro del Petrolio edelle Risorse Minerarie dell’Egitto, Tareq al-Mulla, offre an-che al paese “la possibilità di trasformarsi in un fondamen-tale snodo energetico regionale”, e di puntare, con la messain produzione dei vari giacimenti scoperti, “a raggiungere l’au-tosufficienza nel settore del gas naturale entro il 2020”. Pernon parlare degli investimenti esteri che, se nel resto del mon-do hanno avuto una battuta d’arresto, in Egitto continuanoad arrivare e, con Zohr, dovrebbero aumentare: “questa sco-perta dovrebbe convincere le società petrolifere internazio-nali a investire e a intensificare le attività di esplorazione nel-la regione, aprendo nuovi orizzonti ad altre scoperte”.

A fine agosto, la scoperta del giacimento Zohr da parte di Eni ha suscitato scalpore in tutto il mondo. Quali sono le sue aspettative in relazione a tale risorsa, e quando potrà diventare operativo questo giacimento?

La scoperta del giacimento Zohr, annunciato dal nostro par-tner Eni a El Shorouk, all’interno della zona in concessioneappartenente alla ZEE (zona economica esclusiva ndr) egiziananel Mar Mediterraneo, ha rivelato l’esistenza di 30 trilioni dipiedi cubi di gas che saranno destinati principalmente a co-prire una parte delle esigenze del mercato locale del gas na-turale. Secondo il piano di sviluppo, concordato tra la Egyp-tian Natural Gas Holding Company (EGAS) ed Eni, si pre-vede di avviare la produzione nel 2017. Attualmente sono incorso le attività necessarie per la costruzione di strutture on-shore atte a ricevere il gas mediante l’oleodotto offshore che

collega Zohr alla zona di raf-finazione a Port Said, al finedi essere immesso nella retedel gas nazionale. Si sta inol-tre provvedendo alla crea-zione della Petro-ShoroukDevelopment Corporation,al fine di accelerare lo svilup-po della prima fase di produ-zione dei pozzi e al fine di ren-

derli pienamente operativi entro gli ultimi mesi del 2017. Inol-tre la nave di perforazione petrolifera “Saipem 10000” ha giàraggiunto il giacimento e ha dato il via alle operazioni di per-forazione del pozzo “Zohr – 2”, che verranno completate a bre-ve. Questa scoperta − una nuova formazione geologica riccadi idrocarburi, in un’area in cui il gas non è mai stato scoper-to prima né in Egitto, né nella regione del Mediterraneo − do-vrebbe convincere le società petrolifere internazionali a investiree a intensificare le attività di esplorazione nella regione, apren-do nuovi orizzonti ad altre scoperte che contribuiranno ad au-mentare i tassi di produzione del gas naturale in Egitto. Nonc’è dubbio che la scoperta di Zohr spingerà le società inter-nazionali che operano nella regione del Mediterraneo a ri-considerare le operazioni e le strutture esplorative esistenti,e porterà ad un’accelerazione dei processi e delle attività di per-forazione proprio in virtù degli ottimi risultati che è possibi-le ottenere nella regione.

Qual è la sua opinione sul ruolo di primo piano che l’Egittopuò giocare nella regione alla luce delle sue potenzialitàattuali e future?

In effetti, l’Egitto ha la possibilità di trasformarsi in un fon-damentale snodo energetico regionale in virtù di tutte le ca-ratteristiche di cui gode, tra cui la posizione geografica, i pro-getti del Canale di Suez (apertura di nuovi orizzonti, maggiorie più interessanti opportunità di investimento future) el’oleodotto Sumed, oltre alla disponibilità di petrolio e di in-frastrutture per il gas all’interno di una rete integrata di oleo-dotti per il trasporto di petrolio, gas e GNL, ai progetti nelsettore della raffinazione e del petrolchimico e, soprattutto,a risorse umane preparate e esperte.

Cosa ci può dire a proposito dei nuovi progetti dell’Egittonel campo del gas nel corso dei prossimi anni?

Attualmente stiamo procedendo, in collaborazione con i no-stri partner esteri, all’attuazione dei programmi di sviluppodei giacimenti di gas scoperti nelle acque profonde del Me-diterraneo, che comprendono tre nuovi progetti − per un in-vestimento totale pari a 27 miliardi di dollari USA − finaliz-zati alla perforazione di pozzi e alla creazione delle infrastrutturenecessarie per far fronte alla produzione prevista. Per quan-to riguarda i progetti di Zohr, North Alexandria e Atoll, si pre-

Autosufficienza entro il 2020

Per Tareq al-Mulla, ministro del Petrolio e delle RisorseMinerarie, questo risultato sarà possibile con la messa in produzione dei nuovi giacimenti di gas naturale, primotra tutti Zohr. Questa scoperta dovrebbe attrarre le societàpetrolifere internazionali, aprendo nuovi orizzonti

Egitto/L’opportunità di essere un fondamentalesnodo energetico regionale

L’HENDSOLIMAN[AGENZIA NOVA]

Tareq al-MullaÈ ministro del Petrolio e delle Risorse minerarie dell’Egitto dal 19settembre 2015, quando il suo predecessore, Sherif Ismail, è statonominato primo ministro. Precedentemente è stato alla Chevron ealla Egyptian General Petroleum Corporation (EGPC), dove è arrivato a ricoprire il ruolo di Presidente.

Lavora presso Agenzia Nova dal2013, in qualità di corrispondentedal Cairo. Giornalista, ha iniziato il suo percorso professionale pressoil quotidiano cairota Youm7,occupandosi di politica interna e politiche sociali.

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

UN RUOLO DAPROTAGONISTAL’Egitto ha la possibilitàdi trasformarsi in unfondamentale snodoenergetico regionale in virtù di tutte lecaratteristiche di cuigode, tra cui la posizionegeografica, i progetti delCanale di Suez (aperturadi nuovi orizzonti,maggiori e piùinteressanti opportunitàdi investimento future) e l’oleodotto Sumed.Nella foto, la Moschea Al-Azhar, al Cairo.

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vede di iniziare la produzione entro la fine del prossimo annocon una capacità di 1,9 miliardi di piedi cubi al giorno, cosìda contribuire a compensare il declino naturale della produ-zione dei giacimenti “maturi” e incrementare la produzionetotale di gas dell’Egitto al fine di colmare l’attuale divario traproduzione e consumo. Con la messa in produzione dei nuo-vi giacimenti scoperti, puntiamo a raggiungere l’autosufficienzanel settore del gas naturale entro il 2020. Nello stesso tem-po stiamo sviluppando e ampliando le infrastrutture per il tra-sporto di gas ai consumatori al fine di garantire le loro esigenzetramite una serie di progetti volti ad espandere la rete nazio-nale. Inoltre la costruzione di nuovi gasdotti per il trasportodel gas naturale nelle aree in cui viene consumato soddisferàle esigenze delle unità residenziali e delle centrali elettriche,tra cui la grande centrale elettrica realizzata da Siemens Co.che rifornirà la nuova capitale amministrativa e altre aree.

Il calo dei prezzi del petrolio, a livello globale, ha spintomolte grandi società a ridurre i propri investimenti in diversipaesi del mondo. Che conseguenze ha avuto tutto questoper la produzione e gli investimenti nel settore del petrolioe del gas in Egitto?

Nonostante l’attuale calo dei prezzi del petrolio sui mercatiglobali e nonostante le preoccupazioni in merito al possibi-le impatto negativo che ciò potrà avere sugli investimenti nelcampo dell’esplorazione e dello sviluppo, non mancano i se-gnali positivi per l’industria petrolifera egiziana. Le societàinternazionali che operano in Egitto hanno confermato il loroimpegno in relazione ai programmi di lavoro concordati inprecedenza e stanno investendo in conformità con i proget-

ti previsti, al fine di sfruttare il periodo di riduzione del prez-zo per cogliere l’opportunità offerta dai bassi costi di perfo-razione e dai bassi costi dei servizi petroliferi. Inoltre gli ele-vati tassi di successo delle esplorazioni in Egitto, le condizioniequilibrate degli accordi, i brevi periodi per l’offerta di nuo-ve aree e nuovi contratti, e gli sforzi intensi del settore pe-trolifero volti a fornire nuove soluzioni, incoraggiano e sti-molano le società petrolifere estere a mantenere i loro inve-stimenti. Con riferimento ai flussi di investimento nel setto-re petrolifero, possiamo dire che ad oggi stanno proceden-do normalmente, dal momento che gli investimenti minimidelle società estere operanti nel settore upstream nel corso del-l’ultimo anno fiscale 2014/2015 in Egitto, ammontavano a cir-ca 7,5 miliardi di dollari USA. Inoltre si prevede che la cifrarelativa agli investimenti di società estere crescerà nel corsodei prossimi anni, in seguito al lancio di grandi progetti − comeZohr − nei giacimenti del Mediterraneo e dell’area North Ale-xandria. Da novembre 2013 fino ad oggi, abbiamo sottoscritto64 nuovi contratti petroliferi con importanti società inter-nazionali volti all’esplorazione del petrolio e del gas nelle re-gioni del Mediterraneo, del delta del Nilo, del deserto occi-dentale, del Golfo di Suez e del Sinai, con investimenti mi-nimi pari a circa 14,3 miliardi di dollari USA e con la perfo-razione di 274 pozzi; tutto questo grazie alla costante politi-ca del settore petrolifero finalizzata ad aumentare il numerodi accordi con le grandi società internazionali e ad invitarlead investire in opportunità promettenti in Egitto. A dire il veroabbiamo già cominciato a raccogliere i frutti di tali accordi,per esempio con la recente scoperta di Zohr, nell’area in con-cessione di El Shorouk, nel Mediterraneo, che è stata il risultato

E G I T T O

LIBIA

M A RM E D I T E R R A N E O

DELTA DEL NILOOFFSHORE

DELTA DEL NILOONSHORE

DESERTO OCCIDENTALE

GOLFO DI SUEZ

IL CAIRO Suez

Porto Said

Damietta

Alessandria

GIACIMENTO DI GAS

GIACIMENTO DI PETROLIO

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trent

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Fonte: IHS/PFC

dell’accordo siglato con il nostro partner Eni lo scorso gen-naio 2014. Inoltre, nel corso dei prossimi mesi, puntiamo aconcludere dieci nuovi accordi dopo il completamento del-le procedure legislative necessarie, con investimenti minimicomplessivi pari a 441,95 milioni di dollari USA e un bonusal momento della firma di 61,7 milioni di dollari USA per laperforazione di 28 pozzi, in particolare otto accordi per EGASe Ganope, risultato di precedenti round di offerte delle duesocietà nel 2015, e due accordi per EGPC.

Oltre al ruolo storico ricoperto da Eni, cosa ci può dire delle società italiane che operano in Egitto: come possonomigliorare l’attuale cooperazione?

La collaborazione fra Italia ed Egitto nel settore petrolifero,che risale agli anni Cinquanta, è considerata un modello chia-ro e affidabile, che ha contribuito positivamente a promuo-vere le relazioni bilaterali tra i due paesi, e molte sono le azien-de italiane che operano in Egitto, per esempio Eni, Edison,Technip. Eni opera in Egitto dal 1954 attraverso la control-lata IEOC, che è una delle principali società petrolifere in Egit-to ed è grazie a questa feconda collaborazione che si è arri-vati alla scoperta di Zohr. Nel gennaio del 2014, Eni ha fir-mato l’accordo con il Ministero del Petrolio e EGAS dopoessersi aggiudicata i diritti di esplorazione nel corso del roundinternazionale di offerte organizzato da EGAS. Questa sco-perta conferma l’importanza del partenariato strategico fra ilsettore petrolifero egiziano ed Eni, una collaborazione lun-ga quanto la storia della società italiana in Egitto.

ISRAELE

GIORDANIA

ARABIASAUDITA

M

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

Egitto in numeriSuperficie: 1.001.450 km2

Capitale: Il CairoPopolazione: 88.487.396Lingua: arabo (ufficiale)Governo: Repubblica

PRINCIPALI INDICATORIECONOMICIPIL (parità potere d’acquisto):996 miliardi di dollariTasso di crescita del PIL: 4,2%Debito pubblico: 91,7% del PILInflazione: 10,4%

PETROLIO Produzione: 699 migliaia di barili/g (2014)Consumo: 881 migliaia di barili/g(2014)Riserve: 4.400 milioni di barili(al 31/12/2014)

GAS (miliardi/mc)

Produzione: 46,55 (2014)Consumo: 44,49 (2014)Riserve: 2.168 (al 31/12/2014)

Fonte: Eni world oil & gas review 2015

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La stabilità passa attraverso il gasSe sostenuta da un sistema adeguato di infrastrutture, questa fonte potrebbecontribuire, almeno in parte, allo sviluppo del Medio Oriente. La speranza è che in futuro l’area “sia tranquilla e pacifica, come l’Europa”

Israele/Dal CERAWeek l’auspicio del ministrodell’Energia Yuval Steinitz

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

n paese chiave, nell’area del Mediterraneo orientale, è Israe-le, soprattutto da quando è stato scoperto il giacimento di gasLeviathan, le cui riserve stimate ammontano a circa 622 mi-liardi di metri cubi. Si tratta di uno dei principali giacimen-ti di gas della regione e, con la sua posizione strategica, è de-stinato a fornire gas a diversi paesi dell’area e dell’Europa me-ridionale. E se il Leviathan rappresenta una delle più gran-di riserve di gas a livello mondiale, la regione “è in buona par-te inesplorata e sono prevedibili nuove scoperte”, assicura ilministro israeliano delle Infrastrutture, Energia e Risorse idri-che, Yuval Steinitz, sul palco della Ihs CERAWeek, una del-le più importanti conferenze sull’energia a livello mondiale,sottolineando il ruolo del gas come fonte di stabilità. In un’areacosì conflittuale come quella del Medio Oriente, il gas naturalepuò spingere i paesi a collaborare tra loro, con l’obiettivo co-mune di far diventare quest’area un hub energetico di rife-rimento favorendo quindi il ritorno della stabilità economi-ca e politica. Il Ministro, interpellato da Oil, ha anche com-mentato la scoperta di Zohr: “È davvero importante per l’Egit-to, ma non è sufficiente a soddisfare neppure i soli bisogni egi-ziani… per questo la prospettiva di esportare gas israelianoin Egitto o attraverso gli impianti GNL egiziani in Europa,o altrove, resta rilevante”, ha sottolineato Steinitz riguardoall’impatto che il mega giacimento, scoperto da Eni, può ave-re sul Leviathan. Di seguito i principali temi toccati nel cor-so del suo intervento a Houston.

Il gas come possibileelemento di armoniaNon è un segreto che il Me-dio Oriente non sia la zonapiù comoda e semplice sullafaccia della Terra. Ma i pae-si stanno già collaborando: irapporti economici tra Israe-le e Turchia sono molto so-lidi, così come i rapporti conCipro e la Grecia. Abbiamobuone relazioni diplomati-che con la Giordania e l’Egit-to. Credo che se riusciremoa fornire gas ad alcuni dei

paesi vicini a noi o, forse meglio ancora, se davvero il baci-no del Mediterraneo orientale diventerà una fonte significa-tiva di gas per l’Europa, dovremo unire i nostri sforzi; ci stia-mo già coordinando a un certo livello tra Israele, Cipro, Egit-to e Grecia e ciò potrebbe sia aiutare economicamente alcu-ni dei paesi limitrofi, tra cui Israele, che favorire anche la sta-bilità della regione. La stima globale è che in questo trian-golo tra Cipro-Israele-Egitto, con l’unione delle acque ap-partenenti alla zona economica di questi tre paesi, si potrebbearrivare a disporre di 10.000 miliardi di metri cubi o una ci-fra pari a diverse centinaia di trilioni di piedi cubi, quasi 350-400 trilioni di piedi cubi. Perciò questo rappresenta un po-tenziale molto significativo. Questa regione è rimasta ine-splorata fino ad ora, ma se verrà presa in considerazione e,unendo gli sforzi di Egitto, Israele, Cipro, Grecia – e si spe-ra anche della Turchia – penso si possa favorire la stabilità al-meno in una parte del Medio Oriente. La collaborazione traIsraele e i paesi limitrofi nel rifornimento di gas, esportan-do insieme verso l’Europa tramite l’Egitto o la Turchia o co-struendo un gasdotto per rifornire Israele, Cipro ed Egittoinsieme verso l’Europa, credo possa favorire sviluppo e sta-bilità, almeno in quest’area del Medio Oriente, relativamentestabile fino ad ora, che speriamo rimanga stabile e prosperaanche in futuro.

I gasdotti verso l’EuropaStiamo analizzando tre opzioni, tre gasdotti. Uno da Israe-le, dalle acque appartenenti alla zona economica di Israele perarrivare in in Egitto, destinato a soddisfare la domanda internao, tramite gli impianti di GNL egiziano, anche quella euro-pea. L’altro gasdotto partirebbe dalle acque appartenenti allanostra zona economica o dai giacimenti di gas per arrivare inTurchia e tramite la Turchia raggiungerebbe poi l’Europa. Stia-mo analizzando la situazione [...]. Stiamo inoltre seriamen-te valutando la possibilità e la fattibilità di un gasdotto mol-to lungo, che parta dalle acque appartenenti alla zona eco-nomica di Israele per arrivare alla Grecia continentale tramiteCipro e che, attraverso la Grecia, ci colleghi al mercato eu-ropeo. All’Europa servirà molto gas in futuro. Alcuni giaci-menti nel Mare del Nord sono già quasi esauriti, e i giacimentidi gas israeliani potrebbero essere utilizzati come rimpiazzonei prossimi venti o venticinque anni, soprattutto se ci col-

URITA LOFANO

Yuval SteinitzÈ il ministro israeliano delle Infrastrutture, dell’Energia e delle Risorseidriche. Steinitz sovrintende la Commissione israeliana per l’EnergiaAtomica e si impegna contro il programma nucleare iraniano. Primadella sua posizione attuale, è stato ministro della Sicurezza dal 2013al 2015. Steinitz è stato anche ministro delle Finanze del governoisraeliano dal 2009 al 2013. Ha ideato un pacchetto di stimoli fiscalinel 2009 e successivamente ha congegnato e pianificato le riformepiù importanti nei settori energetico, tecnologico e residenziale. Ha guidato l’adesione di Israele all’OCSE nel 2010.

Corrispondente per Agi dagli StatiUniti. Di base a Houston, la“Capitale energetica del mondo”,scrive per le pubblicazioni di Eni da otto anni.

EGITTO

LIBANO

SIRIA

GIORDANIA

M A RM E D I T E R R A N E O

M a rM o r t o

I S R A E L E

CiproBlocco 12

Leviathan

Tamar

Dalit

Mari-B

TEL AVIV

Haifa

Gaza

Gerusalemme

Israele in numeriSuperficie: 20.770 km2

Capitale: Tel Aviv-YafoPopolazione: 8.049.314Lingua: ebraico (ufficiale)

INDICATORI ECONOMICIPIL (parità potere d’acquisto): 281,8miliardi di dollariTasso di crescita del PIL: 2,5%Debito pubblico: 64,4% del PILInflazione: -0,6%

PETROLIO Produzione: -Consumo: 235 migliaia di barili/g (2014)Riserve: 12 milioni di barili (31/12/2014)

GAS (miliardi/mc)

Produzione: 7,39 (2014)Consumo: 7,45 (2014)Riserve: 217 (31/12/2014)

Fonte: Eni Fonte: Eni world oil & gas review 2015

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legheremo con una pipeline al mercato europeo. Recentementeabbiamo aggiornato tutte le regolamentazioni. Abbiamo de-lineato la nuova politica statale, unitaria ed inclusiva, in ma-teria di gas naturale, e ci siamo impegnati a non apportare ul-teriori cambiamenti significativi per i prossimi dieci anni. Oracrediamo che l’atmosfera e le condizioni siano tali da poterinvitare ed attrarre anche nuovi attori.

Quanto incide il prezzo basso del petrolioMolti considerano questo momento davvero difficile per losviluppo o per l’esplorazione di nuovi giacimenti a causa deiprezzi molto bassi del petrolio e del gas [...] Penso però si pos-sa guardare a questa situazione in due modi diversi. Il primo,devo convenire, è di difficoltà: i prezzi sono bassi e bisognaaspettare. Il secondo, il più ottimistico, è quello di conside-rare questo scenario come un’opportunità. Se si possiede ungiacimento molto grande come il Leviathan, è vero che oc-corrono investimenti per svariati miliardi di dollari ma è an-che vero che ci vorranno anni prima di poter iniziare a pro-durre. I costi di sviluppo sono inoltre diminuiti del 20-30 per-cento mentre si potrà produrre ed esportare gas per i pros-simi 20 o 30 anni. Insomma questo lo si può anche conside-rare come il momento giusto per puntare sullo sviluppo. Ecome in Borsa. Quando il mercato è in flessione, molti ope-ratori ne escono. Ma chi è ancora in grado di investire potrebbesostenere che è il momento giusto di farlo. In futuro potre-mo vedere i profitti degli attuali investimenti e per questo stia-

mo cercando di rimanere ottimisti. Credo che lo sviluppo delLeviathan sia già iniziato, possiamo già vedere piani concre-ti. Riapriremo le acque appartenenti alla nostra zona econo-mica in attesa di scoperte future nei prossimi mesi. Credia-mo che sia molto promettente la prospettiva di esportare gas,non solo nei paesi limitrofi, ma anche in Europa.

Le sfide per il taglio delle emissioni Oggi, tre anni dopo aver iniziato a produrre gas naturale, qua-si il 60 percento della nostra elettricità deriva già dal gas na-turale. Era il 50 percento, ma due mesi fa ho incaricato la Elec-tric Company di Israele di incrementare di un ulteriore 15 per-cento il passaggio dal carbone al gas naturale. Stiamo impo-nendo una tassazione molto elevata sulle auto in base all’in-quinamento prodotto. Concederemo anche notevoli incen-tivi, specialmente per i mezzi pesanti e il trasporto pubblicoalimentati a gas naturale. Spero che riusciremo a ridurre leemissioni. Ma penso che la questione più importante sia seintendiamo veramente preservare il nostro piccolo mondo:dobbiamo ricordare a noi stessi che l’energia pulita è l’ener-gia che non viene utilizzata e che è stata effettivamente ri-sparmiata. Abbiamo notevoli competenze nella Ricerca e Svi-luppo e nell’innovazione. […] In materia di innovazione, Israe-le non è certo un nano. Siamo primi al mondo per quantitàdi start-up pro capite e di start-up tecnologiche pro capite.Complessivamente, siamo secondi solo agli Stati Uniti. Perdarvi un’idea, nella piccola Israele vi sono più start-up tec-nologiche che in tutti gli altri paesi dell’Unione europea. Finoad ora non ci siamo concentrati a sufficienza sulle energie rin-novabili e sul risparmio energetico. Ma ci accingiamo ad as-segnare molti incentivi al settore della Ricerca e Sviluppo eall’innovazione. Abbiamo già in atto alcuni accordi con i no-stri amici americani, con il segretario dell’Energia degli Sta-ti Uniti, Ernest Moniz, su come collaborare o offrire incen-tivi al settore privato in entrambe le direzioni, per far sì cheil mondo accademico, le università e anche gli istituti di ri-cerca collaborino in questa direzione. Naturalmente auspi-chiamo anche accordi con altri paesi come il Canada, l’Au-stralia e, speriamo in futuro, anche con il Messico. Forse nonè così popolare parlare di limitare l’utilizzo di risorse ener-getiche in generale, ma penso che il mondo stia crescendo dipari passo con le economie. La cosa migliore sarà non solovedere come possiamo adottare fonti energetiche più pulite,come il gas naturale o le energie rinnovabili, ma anche comepossiamo ridurre, o almeno limitare, l’utilizzo di energia nelsuo complesso. Per questo abbiamo bisogno di reali innova-zioni. In questo senso ho fiducia nel fatto che, insieme ai col-leghi degli altri paesi, Israele possa e cercherà di offrire un se-rio contributo per il futuro.

Interconnessioni elettriche nell’area Attualmente abbiamo un accordo con Cipro per il collega-mento alla rete elettrica israeliana con quella cipriota e in fu-turo per il collegamento della rete elettrica di Cipro con larete elettrica greca. Israele è stata fino a questo momentoun’isola dell’energia o meglio dell’energia elettrica. Anche Ci-pro è un’isola dell’energia elettrica. Una delle decisioni del-l’ultimo vertice tra questi tre paesi a Nicosia è stata quella diconnettere la rete di Israele, Cipro e Grecia con un cavo sot-tomarino. Questo andrà a vantaggio di tutti e tre i paesi. Miauguro che in futuro vedremo un Medio Oriente diverso epiù stabile e in seguito, naturalmente, questo andrà a vantaggiodi tutte le parti [...] Finora stiamo parlando di collegare le for-niture di gas alle condotte di Giordania ed Egitto, e, come hodetto prima, anche attraverso l’Egitto. Questo è uno scena-rio assolutamente nuovo nella regione. Auspichiamo che infuturo il Medio Oriente sia tranquillo e pacifico, come l’Eu-ropa. D’altra parte anche l’Europa circa un secolo fa era unluogo difficile in cui vivere, ma poi, almeno l’Europa occi-dentale e centrale è diventata una zona tranquilla e volta allacooperazione. Spero che un giorno, il più presto possibile, ac-cada lo stesso in Medio Oriente.

UNA STRATEGIA DIGOVERNO. Steinitz, nellafoto insieme a Netanyahu,spiega che Israele hadelineato “la nuovapolitica statale, unitariaed inclusiva, in materia di gas naturale”,impegnandosi a nonapportare ulterioricambiamenti significativiper i prossimi dieci anni.“Ora crediamo chel’atmosfera e lecondizioni siano tali dapoter invitare ed attrarreanche nuovi attori”.

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Un orizzonte di indipendenza energeticaLa scoperta di importanti riserve di petrolio e gasaccresce le aspettative di una possibile autonomia. È già stata avviata una legge per il regolamentodello sfruttamento dei giacimenti, ma tutto è fermo a causa di una impasse politica

Libano/Parla il ministro dell’Energia, Arthur Nazarian

Arthur NazarianÈ membro del Parlamento. Dal 2014 è il ministrodell’Energia e dell’Acqua nel governo di unitànazionale guidato dal primo ministro TammamSalam. Ha ricoperto posizioni di ministro in dueagenzie governative, una relativa all’Ambiente(1998-2000) e una al Turismo.

MEDITERRANEO A TUTTO GAS

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n Libano la mancanza di risorse energetiche sfruttabili ren-de il paese dipendente dalle importazioni di petrolio e gas deipaesi della regione. Lo Stato acquista, ogni anno, circa 7 mi-lioni di tonnellate di prodotti petroliferi, valore che pesa sulprodotto interno lordo per circa il 10 percento. Il perdura-re dei prezzi bassi sul mercato petrolifero porta beneficio alpaese che ha ridotto la spesa per le importazioni da 7,2 mi-liardi di dollari agli attuali 5 miliardi. Nell’intervista rilasciataa Oil, il ministro dell’Energia, Arthur Nazarian, sottolinea chetale situazione favorisce l’economia locale, consentendo alleaziende di competere con altri paesi della regione che, al con-trario del Libano, godono di sovvenzioni ai prezzi dell’energia.Per il futuro il governo di Beirut punta comunque allo sfrut-tamento dei giacimenti di idrocarburi presenti nella sua “zonaeconomica esclusiva” (ZEE), le cui capacità non sono anco-ra state resa pubbliche. La scoperta d’importanti riserve di pe-trolio e gas ha rilanciato le speranze di una futura indipen-denza energetica del Libano, accrescendo le aspettative peruna stabilizzazione del paese. Il ministro Nazarian ricorda che è già stata avviata una leg-ge per il regolamento dello sfruttamento dei giacimenti na-zionali, e che è stata avviata una cooperazione con l’Istitutofrancese per il petrolio, al fine d’interpretare i dati geofisiciraccolti sui fondali marini. Lo sfruttamento dei bacini è peròostacolato dalla fase di stallo che attualmente affligge la po-litica del paese. Il Libano, infatti, non ha un presidente dal

maggio 2014 ed il congelamento della vita politica blocca legare per la concessione delle licenze alle compagnie energe-tiche. In questo quadro, il governo tenta di diversificare gliapprovvigionamenti, almeno nel breve periodo, riducendo ladipendenza dell’economia dal petrolio e dal gas. Come sot-tolinea Nazarian, l’obiettivo è portare entro il 2020 la pro-duzione energetica derivante dalle rinnovabili al 12 percen-to del totale, con l’installazione di pannelli solari e la realiz-zazione d’impianti eolici.

Potrebbe descrivere la situazione energetica del Libano?La scarsità di risorse che impatto ha sull’economianazionale?

Il Libano è un paese importatore di petrolio e, più in gene-rale, di energia. Le spese sostenute per l’energia incidono piùdi qualsiasi altra voce sul nostro PIL: nel 2015 hanno rap-presentato quasi il 10 percento del PIL, con oltre 7 milioni ditonnellate di prodotti petroliferi importati.

Quali conseguenze comporta il calo del prezzo del petroliosulla vostra economia energetica?

Il calo del prezzo del petrolio avrà senza dubbio ripercussionipositive sull’economia nazionale. Di fatto, prima di questa in-versione di tendenza (2014), la nostra fattura energetica su-perava i 7,2 miliardi di dollari americani, mentre nel 2015 èscesa a circa 5 miliardi di dollari. Questa flessione dovrebbe

ISIMONECANTARINI[AGENZIA NOVA]

Giornalista, da sette anni si occupadi Medio Oriente e Nord Africa. Nel 2010 inizia ad interessarsi di Libia, scrivendo articoli e analisiin ambito economico e sociale.Passato ad Agenzia Nova nel 2014,continua a trattare le questionimediorientali, ponendo particolareattenzione al settore energetico e della difesa.

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produrre due effetti significativi: il primo, sulle spese stataliin termini di sovvenzioni concesse all’Electricité du Liban perl’acquisto di olio combustibile e gasolio; il secondo, sull’in-dustria locale che risentiva della competizione con i prodot-ti dei paesi vicini, nei quali il costo dell’energia è sostenutodallo Stato. In definitiva, i consumatori libanesi beneficerannodi questa riduzione dei prezzi in tutti i settori che si servonodel petrolio.

Che posto occupano le energie rinnovabili nella politica del Governo?

Nel quadro del piano nazionale per il risanamento del setto-re elettrico adottato a giugno 2010, il Governo libanese è im-pegnato a garantire che, entro il 2020, la produzione energeticaderivi per il 12 percento da fonti rinnovabili. Per raggiunge-re tale obiettivo, il Ministero dell’Energia sta lavorando al-l’implementazione di vari progetti:- Installazione di pannelli solari lungo il fiume di Beirut (1 MW,ad oggi).- Installazione di pannelli solari a Zahrani (3 MW). - È attualmente in corso una gara d’appalto per la realizzazionedi un impianto eolico da 100 MW.

Quali paesi potrebbero essere di particolare aiuto al Libanoper la realizzazione delle infrastrutture necessarie allosfruttamento dei giacimenti?

Il Libano ha già formulato, con il supporto del programma nor-vegese “Oil for Development”, una legge che regola lo sfrut-tamento dei giacimenti petroliferi nazionali. Abbiamo inoltreavviato una cooperazione con l’IFP (Institut Français du Pé-trole), che ci ha fornito l’assistenza necessaria a interpretarei dati geo-fisici dei nostri fondali marini, e sottoscritto vari pro-tocolli di collaborazione tecnica e trasferimento di conoscenzee tecnologie con i paesi disposti a offrire il loro sostegno.

Negli ultimi mesi, l’emergenza rifiuti è stata al centrodell’attenzione mediatica. Dal punto di vista energetico,non ci sarebbe la possibilità di realizzare degli inceneritori o delle centrali a biomasse?

Il piano per il risanamento del settore elettrico, approvato dalGoverno di unione nazionale a giugno del 2010, ha dedica-to un intero capitolo alla produzione di energia a partire dairifiuti. Purtroppo, tuttavia, il piano è stato ostacolato su piùfronti e l’implementazione sta tuttora incontrando enormi dif-ficoltà legate a conflitti politici interni, oltre che alla debo-lezza del quadro normativo. Ecco perché il settore “Waste to Energy” è stato fortemen-te penalizzato e non abbiamo ancora saputo cogliere l’op-portunità di sfruttare i rifiuti per generare energia.

ISRAELE-LIBANO - CONFINE MARITTIMO OGGETTO DI DISPUTA

GASD

OTTO

ARA

BO

L I B A N O

SIRIA

GIORDANIA

ISRAELE

CIPRO

Blocco 8

Blocco 2Blocco 1Aperto

Blocco 4Aperto

Blocco 6Aperto

Blocco 5Aperto

Blocco 9Aperto

Blocco 3

Blocco 7

Blocco 10

M A RM E D I T E R R A N E O

CENTRALE ELETTRICA

A GAS NATURALE

A PETROLIO O GASNATURALE

A PETROLIO

GIACIMENTI DI GAS

Libano in numeriSuperficie: 10.400 km2

Capitale: BeirutPopolazione: 6.184.701Lingua: arabo (ufficiale)Governo: Repubblica

PRINCIPALI INDICATORIECONOMICIPIL (parità potere d’acquisto): 83,86miliardi di dollariTasso di crescita del PIL: 2%Debito pubblico: 138,8% del PILInflazione: -3,5%

PETROLIO Produzione: -Consumo: 147 migliaia di barili/g (2014)Riserve: -

GAS Produzione: -Consumo: -Riserve: -

Leggi le altre nostre intervistesu www.abo.net

Fonte: Eni

Fonte: Eni world oil & gas review 2015

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a Grecia, come l’Italia e Cipro, occupa una posizione geo-graficamente propizia a candidarsi quale territorio di passaggiodelle più importanti infrastrutture che dovrebbero rivolu-zionare radicalmente l’assetto energetico dell’area del Me-diterraneo Orientale, favorendo la tanto sospirata diversifi-cazione delle vie di approvvigionamento del gas e del petro-lio, promossa anche dalla Commissione europea attraversoil progetto dell’East Mediterranean gas hub. Una prospetti-va che sta molto a cuore ad Atene, visto che dall’auspicato sfrut-tamento economico di queste risorse potrebbe arrivare fi-nalmente quella boccata d’ossigeno capace di risollevareun’economia soffocata da una crisi economica che ha messoa rischio non solo le sorti interne del paese ma l’intera Unio-ne europea. Per questo il governo di Tsipras sta conducendo i necessarinegoziati finalizzati a costruire quella rete di relazioni e ac-cordi funzionali alla realizzazione dei primi concreti passi inavanti per l’intero progetto. La conferma giunge direttamentedal ministro greco dell’Ambiente e dell’Energia PanosSkourletis, artefice di una strategia di dialogo costruttivo an-che con la sponda più orientale del bacino del Levante, doveil principale interlocutore potrebbe essere proprio Gerusa-lemme.

Cosa ci guadagna la Grecia dalla collaborazione trilateralecon Cipro e Israele?

La cooperazione tra i tre paesi costituisce una scelta strategi-ca di grande importanza per noi. Si è messo in moto un pro-cesso che porterà alla definizione di un nuovo panorama ener-getico nella regione, foriero di molteplici benefici. La Greciaambisce a presentarsi come ponte energetico che unisce Israe-le e Cipro con l’Europa. Si tratta di un’iniziativa che sostie-

ne il più generale sforzo di tra-sformare il nostro paese inhub energetico. Ovviamente,contribuisce nella manieramigliore anche alla questionedella sicurezza energetica del-l’Unione Europea, differen-ziando le fonti energetiche eanche le vie di accesso. Unacommissione trilaterale spe-

cifica per le questioni dell’energia sta studiando le prossimemosse. Al primo posto, il tema del trasporto del gas da Israe-le e da Cipro verso la Grecia, attraverso la costruzione del ga-sdotto EastMed oppure in un’altra maniera utile, come potrebbeessere attraverso la trasformazione in GNL. Ad uno stadio dimaggiore avanzamento si trova il progetto per la connessio-ne delle reti elettriche dei tre paesi attraverso il cavo EuroA-sia Interconnector. Resto convinto che la cooperazione tra inostri paesi avrà un effetto di massimizzazione degli sforzi com-piuti sinora.

Questa collaborazione comprende anche l’Egitto.Prevedete di definire la Zona Economica Esclusiva con questo paese in tempi brevi?

Recentemente si è svolto un incontro trilaterale al vertice trala Grecia, Cipro e l’Egitto. Durante questo appuntamento èstata confermata la nostra cooperazione con l’Egitto inmolti campi. Una collaborazione in costante intensificazio-ne, con una chiara impronta economica ma che non nascondel’intento di voler contribuire alla stabilità e alla pacificazio-ne di tutta l’area. In questo clima, stiamo discutendo a livello politico con l’Egit-to, ma portiamo anche avanti il lavoro di commissioni tecniche,in modo da definire le nostre rispettive zone marittime, sul-la base del diritto internazionale.

Anche la definizione della Zona Economica Esclusiva conCipro rimane ancora in sospeso. Il suo governo intendeprendere iniziative in questo senso?

I colloqui con la Repubblica di Cipro per definire la reciprocaZona Economica Esclusiva proseguono da tempo e ora ci tro-viamo in una fase avanzata. Ritengo scontata la volontà del go-verno greco di segnare dei progressi nel processo di defini-zione delle zone marittime, sempre sotto la guida del dirittointernazionale. È su questa base che viene affrontata ogni que-stione di definizione della ZEE.

Ci sarà un nuovo concorso per i permessi di esplorazionenei blocchi dello Ionio? Per quale motivo questa proceduraappare così lenta?

L’ultimo concorso riguardava 20 blocchi marittimi nello Io-nio e a sud di Creta. È stato tolto il sigillo alle offerte, che ora

Un inedito ruoloper Atene

Per Panos Skourletis, ministro dell’Ambiente e dell’Energia,il paese “ambisce a presentarsi come ponte energetico che unisce Israele e Cipro con l’Europa”. Il governo diTsipras sta conducendo i necessari negoziati per costruirerelazioni e accordi funzionali alla realizzazione del progetto

Grecia/La candidatura a nuovo hub energetico

LKOSTASPSOMIADIS

Panos SkourletisÈ il ministro dell’Ambiente e dell’Energia su decisione presa dal primoministro Alexis Tsipras il 23 settembre 2015. In precedenza è statonominato ministro del Lavoro, della Previdenza Sociale e dellaSolidarietà Sociale, ministro della Ricostruzione di produzione. È stato il portavoce di Syriza da ottobre 2009 a gennaio 2015.

Giornalista specializzato in questionieconomiche ed energetiche, vive e lavora ad Atene dove dirige ilsettimanale Finance & MarketsVoice e il sito informativoFmVoice.gr.

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

sono sotto l’esame della Commissione di Valutazione. Que-sto è il punto in cui siamo e sinceramente non credo che cisia stato alcun ritardo. Al contrario, ritengo che ci stiamo muo-vendo con ritmi molto più veloci rispetto agli anni passati.

Vorrei una sua valutazione sul TAP. Cosa rappresenta per la Grecia? Ci conferma che le opere per la costruzione del tratto greco cominceranno questa estate? E quandoprevede che siano completate?

Si tratta di un’opera di rilevanza strategica che contribuisceall’affermazione della Grecia come hub energetico. Paralle-lamente, dà una risposta positiva alle questioni riguardanti lasicurezza energetica dell’UE. Ma si tratta anche di un’attivi-tà d’investimento che manda in ogni direzione un chiaro mes-saggio: che in Grecia gli investimenti di reciproco interessehanno un presente e anche un futuro. Ovviamente, si produrranno benefici immediati legati alle mi-gliaia di posti di lavoro che creerà la costruzione del condottoe i contratti che saranno conclusi con imprese greche. Infine, il progetto TAP rafforza di fatto il nostro obiettivodi incrementare l’uso del metano in Grecia e di rendere iprezzi ancora migliori per chi già lo usa. Ci attendiamo chei lavori inizino tra poche settimane, in primavera. La stes-sa società si è posta l’obiettivo di concluderli entro tre annie mezzo.

Il progetto del Turkish Stream è definitivamenteaccantonato oppure ci sono ancora speranze?

Il progetto di un Gasdotto Europeo Meridionale per portareil gas russo in Europa attraverso la Grecia è una risposta aspecifiche esigenze energetiche che tuttora permangono. Èvero che il progetto di tracciato attraverso la Turchia subi-sce le conseguenze create dallo stato dei rapporti tra la Mo-sca e Ankara. In ogni caso, il progetto non è stato comun-que del tutto abbandonato. La Grecia è disponibile e pron-ta a contribuire nella creazione di un percorso alternativo peril trasporto del gas russo in Europa, nell’ambito della poli-tica comunitaria di differenziare i percorsi e le fonti ener-getiche. Auspico che anche la parte italiana possa avere unapproccio simile.

Esplorazioni&progettiDa decenni la Grecia promuove numerosiprogetti per trasformare il paese in un hubenergetico, puntando all’intermediazionecon il mercato Ue. Questa aspirazione èdiventata particolarmente evidente durante la crisi quando, il già scarso consumointerno, è crollato. Solo per il petrolio, dal 2009 al 2014, il calo è stato del 29percento, fermando i consumi a 14,2 milionidi tonnellate l’anno. Le grandi raffinerie del paese si sono rivolte al mercato estero:nel 2015 i derivati del petrolio sono al primoposto nelle esportazioni greche. Nellacollaborazione con Cipro, Israele ed Egitto, la Grecia è l’unico paese che non ha definitola sua Zona Economica Esclusiva.Nell’Egeo la difficoltà è dovuta alla dichiaratavolontà di Ankara di rivedere l’attuale status,attraverso negoziati bilaterali. Atene invecedifende lo status quo sulla base dellaconvenzione ONU sul mare, che però la Turchia non ha sottoscritto. L’opposizione di Ankara crea difficoltà anche nella definizione

della ZEE con Cipro e l’Egitto. Dovrebbe,invece, essere imminente un’intesa in talsenso con l’Italia sulla base dell’accordo del1977 che delimita la piattaforma continentaledei due paesi. Tracce di importanti riserve di idrocarburi nell’Egeo sono state individuatefin dal 1973. Tre giacimenti scoperti nelleacque territoriali greche nell’isola di Thassos e nelle coste di Kavala hanno prodotto dal1981 quasi 200 milioni di barili e ora sono in fase di esaurimento. Dal 2014 si svolgonoesplorazioni nell’area adiacente. Sempre nel 2014 è stato proclamato bando perautorizzare ricerche anche in 10 blocchi nel mar Ionio e nel Peloponnesosettentrionale, ma l’interesse è stato scarso.L’anno seguente i blocchi sono diventati 20 aggiungendo anche l’area meridionale di Creta. Le prime esplorazioni sonocominciate a gennaio a sud di Itaca.

Dimitri DeliolanesGiornalista, è stato a lungo corrispondente in Italia

della radioTv pubblica greca Ert.

GASDOTTO

GIACIMENTO DI GAS

IMPIANTO DI RIGASSIFICAZIONE GAS

OLEODOTTO

GIACIMENTO DI OLIO

RAFFINERIA

TURCHIA

BULGARIA

ALBANIA

MACEDONIA

M a rE g e o

G R E C I A

INTESA A TRE. Il primo ministro greco Alexis Tsipras, il presidente cipriota Nicos Anastasiades e il primoministro israeliano Benjamin Netanyahu a margine dei colloqui per la costruzione del gasdotto EastMed, il 28 gennaio 2016 a Nicosia.

Superficie: 131.957 km2

Capitale: AtenePopolazione: 10.775.643Lingua: greco (ufficiale)Governo: Repubblica parlamentare

PRINCIPALI INDICATORIECONOMICIPIL (parità potere d’acquisto): 281,6miliardi di dollariTasso di crescita del PIL: -2,3%Debito pubblico: 182% del PILInflazione: -1,4%

PETROLIO Produzione: 1 migliaia di barili/g (2014)Consumo: 283 migliaia di barili/g (2014)Riserve: 10 milioni di barili (31/12/2014)

GAS (miliardi/mc)

Produzione: 0,01 (2014)Consumo: 2,96 (2014)Riserve: 1 (31/12/2014)

Grecia in numeri

Fonte: Eni

Fonte: Eni world oil & gas review 2015

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Nuova energiaper la coopera Unione Europea/Il punto di vista della più grande economia del mondo

La potenzialità energetica del Mediterraneo orientale haintensificato la sinergia euro-mediterranea e, nel futuro, potràaumentare la liquidità del mercato europeo del gas nonché avere un impatto positivo sui prezzi per i clienti finali

egli ultimi anni sono stati compiutiimportanti sforzi, di diversa natura,per promuovere una cooperazioneambiziosa ed efficace in ambito ener-getico tra l’UE e i Paesi del Medi-terraneo orientale (EUROMED, laPolitica europea di vicinato, l’Unio-ne per il Mediterraneo). Finora sonostati raggiunti alcuni risultati signi-ficativi in termini di dialogo politicoe sostegno finanziario all’assistenzatecnica e ai progetti di investimento.Le scoperte di gas naturale nel MarMediterraneo sono giunte al mo-mento giusto, quando l’Unione Eu-ropea ha approvato la Strategia peril GNL e lo stoccaggio del gas e nuo-ve norme per la sicurezza degli ap-provvigionamenti. Grazie alle signi-ficative risorse disponibili presenti aCipro, in Egitto, Israele e Libano, ilMediterraneo orientale potrebbe di-ventare una futura fonte promettentedi approvvigionamento di gas ancheper l’UE. Al contempo, potrebbecreare una situazione vantaggiosaper tutte le parti coinvolte e contri-buire alla pace e alla stabilità. A feb-braio abbiamo messo sul tavolo unPacchetto strutturato e robusto perla sicurezza degli approvvigiona-menti, in cui abbiamo preso atto del-l’aumento della fornitura di GNL daPaesi come gli Stati Uniti e l’Au-stralia. Alla nuova mappa mondialedelle riserve di gas potrebbero ag-giungersi importanti scoperte nelMar Mediterraneo. Fino ad ora, Ci-pro dipende quasi interamente dal-le importazioni di prodotti petroliferi.Le importanti riserve di gas chesono state scoperte, o che potrebbe-ro essere rinvenute nella zona eco-nomica esclusiva, possono cambiarele carte in tavola. Cipro non è l’uni-co paese in cui sono stati trovati nuo-vi giacimenti di gas.

Le sfide non svanirannoSecondo le previsioni, la domandaeuropea di gas si manterrà relativa-mente stabile nei prossimi anni, mail calo atteso della produzione na-zionale di gas potrebbe incrementa-re la necessità di importare una mag-giore quantità di gas. L’UE è la piùgrande economia del mondo ed è an-che il maggiore importatore di ener-gia. È vero che le politiche ideate perraggiungere gli obiettivi del 2030 inmateria di energia e clima porteran-no, a lungo termine, a una riduzio-ne dell’uso di gas, in particolare gra-zie ai miglioramenti in termini di ef-ficienza energetica nel riscaldamen-to e nel raffreddamento così comenell’industria. Ma, a breve e mediotermine, il gas continuerà a essere unelemento chiave del mix energeticoe a fungere da fonte intermittente perla quota crescente delle rinnovabili.Inoltre, per l’Europa è molto im-portante diversificare le fonti di for-nitura, pertanto il gas continuerà a

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NmaroŠŠefČoviČ

È Vice-presidente della Commissioneeuropea per l’Unione dell’Energia.Precedentemente è stato Commissarioeuropeo per le Relazioni Istituzionali el’Amministrazione (2010-2014) e perl’Istruzione, la Cultura e i Giovani(2009-2010). Ha ricoperto varie caricheistituzionali in Slovacchia, tra cuiDirettore Generale per gli Affari Europeipresso il ministero degli Affari Esteri eambasciatore in Israele.

zione

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svolgere un ruolo fondamentale nel-la transizione verso un’economia abasse emissioni di carbonio. La so-stituzione del carbone e del petroliocon il gas nel breve e medio periodocontribuirà a ridurre le emissioni gra-zie alle tecnologie esistenti.

Le nuove proposterafforzeranno la solidarietà e la trasparenzaIn questo contesto, e alla luce dei ri-sultati dello stress test europeo sul-la fornitura di gas del 2014 - che hadimostrato la vulnerabilità di alcuniPaesi dell’UE e l’elevata dipenden-za dai singoli fornitori - la Commis-sione europea ha adottato il Pac-chetto per la sicurezza energetica afebbraio del 2016. Poiché spesso lecrisi energetiche superano i confinidi un paese, la Commissione ha pro-posto di passare da un approccio na-zionale a uno regionale introducen-do il principio di solidarietà, affinchél’Europa sia pronta a fronteggiarepossibili interruzioni dell’approvvi-gionamento energetico. La coope-razione regionale è l’arma miglioreper superare crisi potenzialmentegravi nella fornitura di gas. Dobbia-mo assicurarci che in Europa non cisiano regioni che rimangano indie-tro, dobbiamo migliorare il modo incui il gas viene venduto e negoziatoin UE, dobbiamo fare il possibile pergarantire che in Europa i prezzi sia-no equi e competitivi per tutti. Nel pacchetto di febbraio è stata,inoltre, proposta una valutazioneex-ante degli accordi intergoverna-tivi (IGA, Intergovernmental Agree-ments) tra uno o più Stati membri euno o più Paesi non appartenenti al-l’UE, aventi un impatto sulla sicu-

rezza energetica europea e sul mer-cato interno dell’energia dell’UE. Icontrolli ex-ante di conformità degliIGA contribuiscono a dissipare even-tuali dubbi sulla compatibilità con lanormativa comunitaria, in particolarecon la legislazione sul mercato in-terno dell’energia e la normativasulla concorrenza. Il coinvolgimen-to della Commissione in questi con-trolli di compatibilità rappresenteràun valore aggiunto fondamentaleper la risoluzione dei problemi e, inparticolare, dei conflitti tra gli ob-blighi a carico degli Stati membri sta-biliti dalle normative internazionalie comunitarie, e rafforzerà la certezzadel diritto e l’efficacia degli accordi.Il contributo della Commissione si ri-velerà positivo non solo per la posi-zione negoziale degli Stati membri,bensì anche per i partner dei Paesiterzi. Essendo parte del pacchetto, laStrategia europea per il GNL e lostoccaggio del gas esorta a comple-tare il mercato interno del gas e ad af-frontare il problema delle infra-

strutture mancanti per consentire atutti gli Stati membri di beneficiaredell’accesso ai mercati internaziona-li di GNL, direttamente o tramite al-tri Stati membri. Incoraggia inoltrea lavorare a stretto contatto con i par-tner nazionali per promuovere mer-cati di GNL liberi, liquidi e traspa-renti e a considerare il GNL comecombustibile alternativo nei tra-sporti, nel riscaldamento e per la pro-duzione di energia. Tutti gli aspettidi questa strategia sono molto im-portanti per il Mar Mediterraneo, inparticolare alla luce di possibili espor-tazioni di gas.

Piattaforma euro-mediterranea del gasL’Unione Europea riconosce appie-no l’importanza energetica della re-gione mediterranea e chiede chevengano creati dei partenariati stra-tegici con i paesi produttori e di tran-sito del Mediterraneo. Dall’annoscorso la cooperazione energeticaeuro-mediterranea ha ottenuto un

nuovo slancio con la nascita di trepiattaforme tematiche: 1) gas natu-rale; 2) integrazione dei mercati del-l’elettricità e 3) energie rinnovabili edefficienza energetica. Questo nuovomeccanismo di cooperazione è statooggetto di dibattito alla Conferenzadi alto livello sulla cooperazioneenergetica nel Mediterraneo, tenu-tasi a Roma a novembre del 2014, edè stato successivamente avvaloratoalla riunione degli alti funzionari amarzo del 2015. L’Unione per la Piattaforma medi-terranea del gas è stata lanciata a Bru-xelles a giugno del 2015. L’obiettivoprimario è quello di promuovere ildialogo e lo scambio di opinioni tragli stakeholder pubblici e privati, qua-li policy-maker, rappresentanti del-l’industria, organi di regolamenta-zione, attori chiave nel settore ener-getico e istituzioni finanziarie inter-nazionali. Si prevede che nel tempoquesto ruolo evolva e diventi più at-tivo. La piattaforma potrebbe forni-re consulenza agli stakeholder nel-

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UN TOUR ENERGETICOMaroš Šefcovic, al centro, e il ministro greco per l’Energia e l’Ambiente Panos Skourletis,sulla destra, mentre visitano la stazione terminale GNL sulla Revithoussa Island, 10 marzo 2016. La visita del vicepresidente della Commissione europea inGrecia rientrava nell’ambitodell’Energy Union Tour.

AZERBAIJAN

MOZAMBICO

MED QATAR

RUSSIA

NORVEGIA

UE

USA

FONTI ESISTENTI

FONTI FUTURE

WEST AFRICA

100 Mld m3 di import addizionale al 2030

Produzioneinterna

Russia

Norvegia

Nord Africa

GNL

Fonti di gas UE 20148%

34%

23%

7%

28%

Gas: oggi e domaniLe fonti di gas dell’Europa, stando ai dati del 2014, sonoin larga parte la produzioneinterna e l’import da Russia e Norvegia. In futuro, si prevede che si aggiungeranno gli Stati Uniti,l’Azerbaijan, il Mozambico e il Mediterraneo orientale, con un import addizionalestimato al 2030 di 100 miliardi di metri cubi.

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

l’individuazione di progetti energe-tici di interesse comune e di azioni dipartenariato e assistere i Paesi nellosviluppo di relazioni euro-mediter-ranee nel settore energetico. Sonoconvinto che la potenziale scopertadi nuovi giacimenti di gas nel terri-torio UE e nelle sue vicinanze pos-sa essere estremamente positiva, inquanto può aumentare la liquidità delmercato europeo del gas e la diver-sificazione delle fonti di gas, che rag-giungerebbe i mercati europei con iterminali di GNL o i gasdotti. Si po-trebbe passare a un meccanismo dipricing gas-to-gas, a contratti a piùbreve termine, all’uso di mercati apronti e all’aumento di intermedia-ri quali società di investimento e tra-der. Le nuove quantità di gas do-vrebbero, inoltre, avere un impattopositivo sui prezzi per i clienti fina-li e sul benessere di chi vive nel cuo-re dell’Unione energetica.

M A R M E D I T E R R A N E O

FLUSSI GNL

RIGASSIFICATORI

LIQUEFATTORI

PAESI UE

GASDOTTI

LE VIE DELL’IMPORTAZIONELa mappa evidenzia il reticolatodi gasdotti che porta il gasall’Europa. Si notano, inoltre, i flussi di GNL che arrivano dal Sud.

Fonte: Eni

Fonte: Eni

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Hasan Murat MercanÈ il presidente del Comitato Nazionale turco del World Energy Council (WEC). In precedenzaha rivestito la carica di Vice Ministrodell’Energia e delle Risorse Naturali. Dal 2007al 2011 è stato presidente della Commissioneper gli Affari Esteri della Grande assembleanazionale turca.

La via obbligata verso l’EuropaAnkara considera il suo territorio il transito di ogniinfrastruttura per il trasporto del gas verso il vecchiocontinente, a condizione che si stabilizzino i rapportigeopolitici dell’area. Parla Hasan Murat Mercan, presidente del Comitato Nazionale turco del WEC

Turchia/Il paese si propone come partner “affidabile”

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

rocedere allo sfruttamento dei grandi giacimenti di gas pre-senti nel Mediterraneo orientale potrebbe tradursi in un pro-gressivo, e per certi inevitabile, processo di normalizzazionedei rapporti tra i paesi che su questa ampia fascia costiera siaffacciano. Di fronte alla possibilità di beneficiare dei vantaggieconomici e occupazionali che la commercializzazione di que-ste risorse produrrebbe, sia che avvenga attraverso la co-struzione di nuovi gasdotti che via GNL, molti storici con-trasti potrebbero trovare una risoluzione. Ne è convinto Ha-san Murat Mercan, presidente del Comitato Nazionale Tur-co del World Energy Council, che considera indispensabileil passaggio attraverso la Turchia di ogni eventuale nuova in-frastruttura di collegamento per far affluire il gas del Medi-terraneo verso l’Europa.

La scoperta di vaste riserve di gas nel Mediterraneoorientale crea delle nuove opportunità di collaborazione tra Grecia, Cipro, Turchia e Israele. Alla fine di gennaio, si è tenuto un incontro trilaterale tra Grecia, Cipro e Israelesul tema della cooperazione energetica. In questocontesto, quali sono gli interessi della Turchia e quali sono le azioni da intraprendere per valorizzare al meglio le risorse dell’area, mantenendo al contempo un clima di cooperazione?

Innanzitutto dobbiamo valutare globalmente l’attuale situa-zione del mercato del petrolio e del gas. Da un lato, registriamoun declino generalizzato dei prezzi del gas e del petrolio, dataanche la scoperta di nuove fonti di energia. Pertanto, ci tro-viamo dinanzi al fiorire di nuove strategie nel mercato ener-getico, con uno spostamento nelle dinamiche di scambio. Ciò

ha determinato il fatto che, attualmente, le riserve del Medi-terraneo orientale non sono così importanti come lo sarebberostate due anni fa. Al contrario, il gas iraniano sta riconquistandoimportanza, mentre l’enorme potenziale di riserve di gas pre-senti nel nord dell’Iraq ha determinato una discesa dei prez-zi del GNL. Inoltre, è anche possibile che gli Stati Uniti si ac-cingano ad attenuare le restrizioni alle esportazioni di idro-carburi.Considerando tale scenario, ritengo che il gas nel Mediterraneoorientale stia perdendo di importanza a livello globale. Ol-tretutto, per garantire l’accessibilità al gas di quest’area van-no realizzate nuove infrastrutture, come i gasdotti. In breve,vendere il gas attraverso le pipeline o sotto forma di GNL de-termina grosse differenze. Se esportato sotto forma di GNL,la capacità competitiva del gas del Mediterraneo orientale ri-sulta piuttosto bassa. Pertanto, l’unico modo di commercia-lizzare proficuamente il gas del Mediterraneo orientale è di ven-derlo attraverso dei gasdotti. Per realizzare questo progettoesiste un’unica via: la Turchia. È difficile infatti stabilire unaconnessione con un gasdotto sottomarino attraverso la Gre-cia o trasportarlo verso altri mari. La maniera più efficace ditrasformare il gas del Mediterraneo orientale in un’opportu-nità in termini finanziari è venderlo trasportandolo con un ga-sdotto attraverso la Turchia. Ankara deve, senza dubbio, ri-manere al centro di tutti i negoziati in corso. Altrimenti, ogniprogetto rischia di rimanere lettera morta o semplicemente unapura congettura. Senza la Turchia, il gas del Mediterraneoorientale non sarà sufficientemente commerciabile e tanto menoutilizzabile. Permangono due condizioni politiche che deter-mineranno se il gas attraverserà la Turchia o meno, ovvero larisoluzione del problema di Cipro e la normalizzazione del-le relazioni con Israele. Riguardo entrambe le questioni, il tem-po sta per scadere.

Al di là del ruolo della Turchia, come vede il potenziale delle risorse del Mediterraneo orientale all’internodell’arena energetica globale? Quanto può cambiare gli equilibri energetici a livello mondiale questo nuovo e potenziale centro nevralgico per l’energia?

È risaputo da tutti che le risorse sotterranee di idrocarburi po-trebbero generare dei conflitti. Ma nel momento in cui saràestratto, potrà creare reciproca dipendenza. Da questo pun-to di vista, l’area e le risorse del Mediterraneo orientale de-vono essere analizzate non secondo tattiche strategiche, masalvaguardando la cooperazione. Il fatto è che, con la tecno-logia in via di sviluppo, è possibile estrarre gas e petrolio dadiverse aree del mondo. Il Mediterraneo orientale è un’areamolto vasta. Sicuramente i nuovi approvvigionamenti potrannomodificare il mercato energetico a livello globale. È eviden-te che le nuove risorse soddisferanno la domanda crescente,attenuando le preoccupazioni circa la sicurezza degli ap-provvigionamenti. Inoltre, il Mediterraneo orientale si col-loca nel punto di congiunzione di tre aree geopolitiche mol-to importanti, come l’Europa meridionale, il Nord Africa eil Medio Oriente. Quale prospettiva è maggiormente plau-sibile se non che queste nuove risorse ridisegnino gli equili-bri di tutta l’area? Come ho detto, non appena le riserve sa-ranno rese fruibili, diventeranno il nucleo di un’operazionecommerciale che vedrà coinvolte tutte le parti. Mi faccia ag-giungere che sono molto ottimista sul fatto che ciò aiuterà astabilizzare questa zona del mondo.

La Turchia è un paese chiave per garantire la sicurezzaenergetica dell’Europa, come confermato qualche giorno fa dal Commissario europeo per l’azione per il clima e l’energia, Miguel Arias Cañete. In questo contesto, la costruzione del Corridoio Sud acquista un significatoconsiderevole...

La Turchia è importante sia per i paesi che detengono riser-ve di idrocarburi sia per quelli che necessitano di queste ri-sorse. Tra gli aspetti maggiormente significativi dell’eventualetrasferimento del gas attraverso le pipeline vi è la sicurezza deipercorsi. La Turchia ha dimostrato di essere un partner affi-dabile nel provvedere alla sicurezza, appoggiando qualsiasi pia-

GIANCARLOSTROCCHIA

Giornalista, ha collaborato contestate come La Voce di Montanelli,Euronews, Rai Format. Ha lavoratopresso il Dipartimento di PubblicaInformazione delle Nazioni Unite a New York e si è occupato di comunicazione aziendale e CSR.

P

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Un intreccio diplomatico

Le relazioni di naturaenergetica tra Russia

e Turchia si basanoessenzialmente sull’elevatofabbisogno di petrolio e gasdi Ankara che finora Moscaha soddisfatto attraversodue principali vie diapprovvigionamento, igasdotti West Line e il BlueStream. In base ai dati fornitidalla Botas, la compagnia distato turca di distribuzioneenergetica, dei 49,2 milionidi metri cubi di gas che la Turchia è stata costretta a importare lo scorso anno,ben 26,9, corrispondenti al55% del totale, sono arrivatiproprio dalla Russia. Unaquota che sembravadestinata a crescere in virtùdella più volte annunciatarealizzazione del TurkishStream, infrastrutturastrategica che, sia alla lucedelle vicissitudini legate allacrisi siriana che del parerenegativo espresso dall’Ue,sembra aver subito una

quasi definitiva battutad’arresto. Ad Ankara, nelle 3 settimane seguiteallo scoppio della crisi conMosca, sulla poltrona diministro dell’energia ad AliRiza Alboyun è subentratoBerat Albayrak. Entrambi i rappresentanti di governo,in fase successive, hannodovuto ribadire che “con la Russia non c’è alcunproblema rispetto alleforniture di gas giàconcordate per il 2016”. In realtà, preventivamente la Turchia si sarebbeassicurata un flussocostante di fornitureenergetiche, con la Russia,fino al 2021. Un ulterioreelemento che potrebbecontribuire ad incrinare i rapporti tra i due paesiriguarda la decisioneunilaterale della compagniarussa Gazprom diaumentare, a partire dalloscorso 24 febbraio, il prezzodel gas. "Tutte le compagnie

importatrici turche,nell’aprile 2015, hannoconcluso un accordo conGazprom Export per unosconto del 10,25% sulprezzo del gas” – hasottolineato il ministroAlbayrak. “L’accordo avevacarattere permanente e nontemporaneo, ecco perchéuna singola parte non hadiritto a modificare quantostabilito ". Un altro frontelungo quale i rapporti nonsembrano idilliaci è quelloche riguarda il nucleare. La compagnia di stato russa Rosatom, infatti, era in procinto di appaltaredal governo turco unacommessa del valore dioltre 20 miliardi di dollari perla realizzazione di 4 reattorida -1,200 megawatt (MW)ciascuno. Una boccatad’ossigeno per la cronicacarenza energetica diAnkara, ma anche in questocaso sembra che anchequesta prospettiva svanisca.

Nelle due settimaneseguite la crisi con la

Russia il presidente turcoErdogan e il premier AhmetDavutoglu si sono recati in visita ufficiale,rispettivamente a Doha e aBaku. A Baku il premier hadiscusso sia delle fornitureche del progetto delgasdotto Tanap (TransAnatolian Pipeline), chequalora divenisse operativo,nel 2018, consentirebbe di

aumentare di 6 milioni di m3

le annuali importazioni digas dall’Azerbaijian e diraddoppiare anche il volumedi m3 di gas importatidall’Iran, dal quale Ankara siassicurerebbe così un flussodi 20 milioni all’anno. Labuona notizia per la Turchia,confermata dal ministrodell’Energia Albayrak, hariguardato l’ufficializzazionedel consorzio incaricatodella costruzione del

gasdotto formato da untotale di 11 compagnie, per la maggior parte turche.A Doha il presidenteErdogan, dopo un incontrodi due ore con l’emiro ¡SeyhTamim Bin Hamad Al Sani,ha annunciato di aver postole basi per un importanteaccordo con la Qatar Petrol,suggellato dalla firma, subitodopo, di un’intesa tra laturca Botas e la compagniaqatariota.

A lla fine del 2015 il Turkmenistan ha

annunciato l’inizio dellarealizzazione del gasdottoTAPI, un progetto da 10miliardi di dollari, checonnetterà il paese conAfghanistan, Pakistan e India,riducendo così la dipendenzadella ex repubblica sovieticadalla vendita di forniture a Russia e Cina.L’annuncio è stato dato nelcorso di una cerimonia svoltasinon lontano dall’enormegiacimento di Galkynysh dalquale il gas, una volta estratto,viaggerà per 1.814 chilometri.Si tratta di un giacimento chegià garantisce forniture di gasalla Cina, che ne importa 35miliardi di metri cubi l’anno.“La fine dei lavori è previstaper dicembre 2019, – hadichiarato il presidenteturkmeno KurbangulyBerdymukhamedov – e la

portata del gasdotto sarà di 33 miliardi di metri cubi”. Il consorzio con il quale è stato trovato l’accordo di massima per la costruzionedell’opera, include lecompagnie turche Calik Groupe Rönesans Endüstri Tesisleri.Pechino rimane il maggiorimportatore di gas turkmeno,prima della Russia che nel 2014 ne ha importato 11 miliardi di metri cubi.

RUSSIA

QATAR E AZERBAIJAN

Dopo anni di “distanza” diplomatica Turchia e Israele hannorecentemente ripreso il dialogo, anche sul fronte

energetico, in seguito alla firma, da parte del premier BenjaminNetanyahu, di un piano di sviluppo da 6 miliardi di dollari delgiacimento Leviathan. Le compagnie che detengono i diritti di sfruttamento del giacimento hanno confermato di averraggiunto un’intesa rispetto ad una fornitura da 1.3 miliardi di metri cubi di gas, in 18 anni, al gruppo Edeltech, tra i cuipartner principali figura la turca Zorlu.

ISRAELE

TURKMENISTANGIUSEPPE DIDONNA

Collaboratore di Agi dalla Turchia

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

no e proponendo, inoltre, dei progetti alternativi. L’energiaè un tema di interesse cruciale nelle trattative UE-Turchia, edovrebbe essere analizzato il prima possibile. È vitale non sol-tanto per il Corridoio Sud ma, in generale, per le politiche ener-getiche globali. È importante che l’approccio turco, in quan-to partner affidabile, considerando il potenziale del paese, siainserito all’interno di un quadro di politica energetica gene-rale piuttosto che con riferimento a progetti frammentati digasdotti.

La questione della sostenibilità ambientale è sempre piùurgente, sia in termini di riduzione delle emissioni inquinantiche in termini di aumento dell’uso di fonti di energiaalternative. Che cosa sta facendo Ankara in termini di energia alternativa e quali sono i progetti di medio e di lungo periodo?

Sebbene le emissioni di carbonio della Turchia non costitui-scano una minaccia per la sostenibilità ambientale, il paese èaperto agli investimenti nel settore dell’energia pulita. Dopoaver duramente tentato di liberalizzare il mercato energeti-co negli ultimi 12-13 anni, la Turchia ha adottato l’approc-cio del sostegno all’imprenditoria, ai progetti innovativi e so-stenibili considerandola una politica vera e propria. La no-stra capacità di energia eolica è di circa 6.000 MW. C’è an-che un maggior sostegno alla produzione di elettricità attra-verso l’energia solare. Se da un lato si cerca di trarre maggioribenefici possibile dalle fonti di energia sostenibile, la Turchiasi sta anche concentrando sulla produttività energetica. Nel-lo sforzo compiuto nei confronti della sicurezza e della pro-duttività energetica, i consensi verso l’approccio innovativostanno aumentando. Per sostenere la Turchia, le agenzie perlo sviluppo locale collaborano con le organizzazioni inter-nazionali. Inoltre, la promozione della consapevolezza dei cit-tadini, ovvero dei consumatori, rimane un tema caldo. Subi-to dopo la sua nomina, Berat Albayrak, Ministro dell’Ener-gia e delle Risorse Naturali, ha posto l’accento su quanto siavitale aumentare gli investimenti nel settore dell’energia so-stenibile. Gli obiettivi di medio e di lungo periodo del Mi-nistero sono:1 | aumentare gli investimenti nel settore dell’energia soste-

nibile;2 | sostenere gli investimenti nell’ambito della produttività ener-

getica (inclusa la tecnologia); 3 | promuovere la consapevolezza verso l’ambiente e la so-

stenibilità.

L’edizione di quest’anno del WEC si terrà a Istanbul: si può considerare come un segno del fatto che l’area del Mediterraneo sta assumendo sempre più importanzasulla scena energetica mondiale?

Eravamo in lizza con Abu Dhabi per il WEC 2016. Quelladi organizzare l’evento a Istanbul è stata una disposizione deimembri del WEC. La decisione è stata presa nel momentoin cui il prezzo del petrolio è precipitato e la situazione po-litica non era così grave come al momento attuale. Le figu-re di spicco del settore energetico si incontreranno al WECdi Istanbul dal 9 al 13 ottobre 2016. Mi permetta di svelarlei nomi di alcuni dei partecipanti: Wang Binghua, Presiden-te della compagnia energetica statale cinese SPIC; Bob Du-dley, amministratore delegato di BP Group; Dr. Johannes Teys-sen, Presidente e amministratore delegato di E.ON; AlexeyMiller, amministratore delegato di Gazprom; Rainer Seele,amministratore delegato di OMV; Saltuk Duzyol, ammini-stratore delegato di TANAP e Fatih Birol, Direttore esecu-tivo dell’EIA. Inoltre, gli amministratori delegato di compa-gnie come Total, Tokyo Gas, DHL, Nestlé e Siemens par-teciperanno alle varie sessioni del congresso e porteranno illoro contributo in materia energetica a Istanbul. Esponentidi rilievo del mondo politico e degli affari, accademici e per-sonaggi del settore energetico condivideranno attraverso del-le presentazioni il loro punto di vista sul futuro dell’industria.Il settore energetico sta vivendo dei cambiamenti sostanzia-li e la Turchia ne è al centro. Date le circostanze come i re-centi sviluppi in Medio Oriente e dalla prospettiva specifica

sulle questioni energetiche nel Mediterraneo orientale,Istanbul è il luogo migliore per questo congresso. Apparen-temente il 2016 sarà un anno pieno di opportunità e di sfi-de. È superfluo dire che le risorse del Mediterraneo orien-tale giocheranno un ruolo significativo, ma io credo che la Tur-chia sarà al centro del tema energetico a livello mondiale. LaTurchia sta rafforzando la sua posizione in qualità di garan-te dell’approvvigionamento energetico del Mediterraneoorientale e del Medio Oriente. Il mondo energetico, alla ri-cerca di politiche sostenibili e di lungo periodo, dovrebbe con-centrarsi sulla sicurezza dell’approvvigionamento piuttosto chesulla collocazione delle risorse.

LA CONFERMANel corso di una conferenzastampa, seguita ad un verticebilaterale ad Ankara il 15marzo 2016, il presidente turcoRecep Tayyip Erdogan e ilpresidente azero Ilham Aliyevhanno confermato che il gasdotto Tanap (TransAnatolian Pipeline) saràoperativo prima del 2018, dataprevista per la sua ultimazione.Questa importanteinfrastruttura energeticadovrebbe consentire l’afflusso del gas del giacimento azeroShah Deniz verso l’Europa,congiungendosi al tratto chedal confine turco, attraverso il territorio greco, dovrebberaggiungere l’approdo italianoin Puglia (Tap - Trans AdriaticPipeline).

LE RINNOVABILI“Le energie rinnovabili hanno il potenziale per il rilancioenergetico dell’intera regione”.Così Kemal Bayraktar, presidente della sezione turcadella International Solar Society(ISES), ha recentemente rilanciatoil tema delle rinnovabili in Turchiasottolineando che il paese ha un potenziale eolico e solarecapace di veicolare una verasvolta energetica. “Le rinnovabili– ha specificato Bayraktar –vanno comunque integrate con le fonti tradizionali perraggiungere uno svilupposostenibile”. Il presidente dellaTureb, associazione per l’eolico in Turchia, Ataseven, haconfermato che il potenziale delpaese è superiore del 25-30percento alla media europea.

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Analisi/Un potenziale di risorse che rimane inespresso

È l’energia che fa sognare il LibanoIl paese stenta a definire un quadronormativo chiaro per gli investitoristranieri, carenza che impedisce dipianificare uno sfruttamento estensivodei giacimenti di gas, e che rischia difavorire vicini-rivali come Israele

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a zona economica esclusiva (ZEE) li-banese fa parte del bacino di Levan-te, che si stima possedere sino a 122trilioni di piedi cubi (pari a 3,45 tri-lioni di metri cubi) di riserve recu-perabili di gas naturale, oltre a circa1,7 miliardi di barili di petrolio re-cuperabile. Il fondale marino libane-se potrebbe contenere un potenzia-le significativo di idrocarburi ini-zialmente stimato in 30 trilioni di pie-di cubi di gas naturale (pari a circa 850miliardi di metri cubi) e 660 milionidi barili di petrolio. Jibran Basil, al-lora Ministro dell’energia libanese,aveva stimato un aumento delle va-lutazioni pari a 95,5 trilioni di piedicubi di gas naturale e sino a 865 mi-lioni di barili di petrolio nell’ottobre2013, sebbene non fosse stata prati-cata alcuna perforazione esplorativa.Tuttavia, Spectrum, una società nor-vegese che ha condotto il primo ri-lievo sismico 3D in Libano nell’ago-sto del 2012, ha stimato che le riser-ve recuperabili di gas offshore del pae-se fossero pari a 25,4 trilioni di pie-di cubi. È evidente come tali stime di-vergenti implichino un alto grado diincertezza. Lo sviluppo delle riservedi idrocarburi nazionali consenti-rebbe al Libano di ridurre la sua di-pendenza dalle importazioni di pro-dotti petroliferi che costituisconooltre il 97 percento delle fonti pri-marie di approvvigionamento ener-getico. Il governo di Beirut è in gra-do di diversificare il mix energetico li-banese affrancandosi dal petrolio perconsolidare la sicurezza nazionale e ri-durre il bilancio delle importazioni,oltre all’inquinamento atmosferico.Tuttavia, la produzione di gas non saràavviata prima della metà del 2020.Fino a quel momento il Libano saràcostretto a importare la totalità delfabbisogno di gas per aumentare laquota di questa fonte all’interno delmix energetico nazionale che attual-mente è scesa praticamente a zero.

La strategia dei piccoli passiLa scoperta di giacimenti di gas off-shore a Gaza, Israele e Cipro nel cor-so degli ultimi anni ha spinto il Li-bano a effettuare dei rilievi sismicicompleti 2D e 3D all’interno della suaZEE. La scoperta israeliana, nel2009, di 9 trilioni di piedi cubi nelcampo Tamar, seguiti l’anno succes-sivo da 19 trilioni di piedi cubi nelcampo Leviathan, nonché in nume-rosi campi più piccoli, insieme allascoperta cipriota, nel 2011, di circa 4-5 trilioni di piedi cubi nel campo Afro-dite hanno portato il Libano ad ac-celerare le esplorazioni. Il Libano haadottato la Offshore Petroleum Re-sources Law nell’agosto del 2010(Legge 132), che stabilisce il quadrogiuridico e istituzionale per l’esplo-razione e lo sfruttamento del petro-lio offshore e delle risorse di gas in Li-bano. Tale misura è stata seguita dal

decreto 7968/2012 nell’aprile 2012,che definisce la Lebanese PetroleumAdministration (LPA) in quanto or-ganismo responsabile della gestione,del monitoraggio e della supervisio-ne delle attività petrolifere, inclusel’emissione delle autorizzazioni el’implementazione degli accordi. LaLPA, tuttavia, non è un organismo au-tonomo e rientra sotto la tutela delMinistero dell’Energia e delle Acquee, in maniera indiretta, dipende dalConsiglio dei Ministri per le decisionichiave relative al settore degli idro-carburi. Pertanto la LPA non è in gra-do di svolgere le proprie mansionisenza interferenze e risente dellostallo politico del paese. Dopo mesidi lotte politiche intestine tra le di-verse fazioni, nel dicembre 2012 ilGoverno ha infine nominato i seimembri della LPA, selezionati se-condo il criterio dell’appartenenza re-ligiosa. Nel febbraio 2013, l’esecuti-vo ha emesso il decreto 10289/2013che stabilisce la regolamentazione del-l’attività petrolifera libanese, defi-nendone le linee guida fondamenta-li per il settore degli idrocarburi. Il de-creto dispone i requisiti per la pre-sentazione delle domande di auto-rizzazione e il campo di applicazionedegli accordi con le compagnie delsettore energetico. La nomina deimembri della LPA e l’adozione deidecreti in questione hanno spianatola strada all’avvio della tornata di pre-qualifica all’inizio del 2013. La ri-sposta all’invito aperto dal governo amanifestare interesse ha evidenziatoagli investitori internazionali l’at-trattiva commerciale delle risorseenergetiche offshore potenziali del Li-bano. Circa 50 compagnie interna-zionali hanno dichiarato il proprio in-teresse, incluse diverse importanti so-cietà petrolifere quali Total, Eni,Shell, Statoil, Chevron e ExxonMo-bil. Sono state qualificate 46 compa-gnie, inclusi 12 operatori.

Il vento contrario non si è ancora attenuatoLe prospettive libanesi restano, tut-tavia, altamente incerte. I ritardi nelprocesso decisionale e una capacitàamministrativa inadeguata dannoadito a dubbi sul concreto avvio del-la produzione prevista per la metà delprossimo decennio. Il protrarsi del-l’incapacità del Parlamento libanesedi eleggere un nuovo presidente e laformazione, nel febbraio 2014, di ungoverno dalla stabilità precaria, com-posto da fazioni politiche rivali, han-no paralizzato il processo decisiona-le. Alla data in cui scriviamo, il Go-verno libanese non è riuscito a vara-re due decreti essenziali per indiredelle procedure di appalto per le su-perfici offshore. Uno dei decreti as-senti dovrebbe delimitare le acqueterritoriali e la zona economica esclu-siva libanese; argomento scomodo,

LBASSAM FATTOUH E LAURA EL-KATIRI

Bassam Fattouh è il Direttoredell’Oxford Institute for Energy Studies e professore alla School of Oriental African Studies (SOAS),University of London.

Laura El-Katiri è consulente da Abu Dhabi specializzata nella politica energetica in Medio Oriente e Nord Africa. È stata Research Fellow presso l’Oxford Institute for Energy Studies

UNA LUNGA ATTESA A causa delle forti avversità sul fronte politico, sia internoche estero, il Libano dovràaspettare la metà del 2020prima di poter colmare il divario in termini diapprovvigionamento nazionaledi gas e trasformarsi in unimportatore netto di gasnaturale. Nella foto, il lungomare di Beirut.

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poiché alcuni blocchi si estendono suun’area oggetto di contenzioso tra Li-bano e Israele. Il secondo decreto ser-virebbe a definire le disposizionidell’Exploration and ProductionAgreements (EPA). L’EPA stabiliscela maniera in cui i proventi futuri de-vono essere condivisi tra lo Stato e gliinvestitori che forniscono il capitale,la tecnologia e l’expertise. Il manca-to varo di questi due provvedimen-ti illustra bene la complessità del pa-norama politico nazionale libaneseche pregiudica il processo decisionale,la qualità delle istituzioni, l’efficien-za della Pubblica Amministrazione eil business environment oltre alla dif-ficoltà di delimitare la zona econo-mica esclusiva libanese alla luce del-la controversia con Israele, che po-trebbe esacerbarsi qualora entrambii Paesi non decidessero di consenti-re i blocchi nell’area contesa.

La complessità del quadroamministrativo nazionaleLo scenario politico libanese è go-vernato da continui conflitti sulla di-stribuzione del potere e delle risor-se economiche tra i gruppi di diver-so credo religioso. Ciò paralizzaspesso il sistema amministrativo, in-cluso l’organo legislativo, con il con-seguente forte rallentamento delprocesso decisionale. Il Parlamentolibanese potrebbe ritardare il voto dianni su tematiche chiave prima di ot-tenere un consenso. Simili ritardi siverificano all’interno del Consigliodei Ministri, organismo esecutivo re-sponsabile, tra l’altro, dell’adozionee dell’implementazione dei decreti le-gati al settore energetico. La primatornata di offerte ha subito ritardi acausa dell’impossibilità di formareuna coalizione stabile nel 2012-13.Anche il nuovo esecutivo, entrato incarica nel 2014, non è riuscito fino-ra ad approvare i decreti indispen-sabili al lancio della prima tornata diofferte. Il sistema politico, ripartitoper gruppi religiosi, permea tutte lestrutture istituzionali che sono com-poste da burocrati di nomina politi-ca, con l’effetto di minare la fiduciapubblica nelle istituzioni statali e dilimitarne l’efficacia. A fronte di ciò,il Libano soffre a causa di un quadroistituzionale alquanto misero, unbusiness environment debole, inef-

ficienze amministrative, mancanza dicontabilità e stallo politico, anchequando sono in gioco interessi vita-li, quali l’esplorazione delle risorse dipetrolio e di gas. Questa struttura po-litica incoraggia inoltre la corruzio-ne e un comportamento volto a per-seguire rendite personali. L’indice dipercezione della corruzione di Tran-sparency International indica un dif-fuso malcostume tra le istituzioni go-vernative libanesi, le imprese delsettore pubblico e privato e nella so-cietà in generale, con un crescentepeggioramento negli ultimi anni. Ilfragile quadro amministrativo e isti-tuzionale contribuisce ad allargare idivario tra i piani governativi di-chiarati e quanto effettivamente rea-lizzato. Il parlamento e il governohanno tardato ad adottare e imple-mentare la normativa per far ripar-tire il settore, ma gli esponenti poli-tici libanesi hanno creato delle aspet-tative esagerate sul futuro del gas edel petrolio nazionali. Grandi pan-nelli pubblicitari sponsorizzati dalMinistero dell’Energia e delle Acquesono stati innalzati lungo le auto-strade principali con la promessa direti di trasporto migliori, un migliorsistema sanitario, più lavoro e addi-rittura un esercito meglio equipag-giato; tutto ciò da garantirsi grazie aiproventi derivanti dal mercato degliidrocarburi.

Quanto pesa la questionetransfrontalieraLa sovrapposizione delle rivendica-zioni marittime libanesi e israelianesu circa 854 chilometri quadrati rap-presenta un’ulteriore, e potenziale,restrizione sull’esplorazione e pro-duzione di gas, e porta con sé il ri-schio di inasprimento della contro-versia. Se si andasse avanti conl’esplorazione nell’area contesa e,più nello specifico, se fossero scopertedelle risorse significative, si verifi-cherebbero incidenti in mare e un ag-gravarsi della situazione. Vi sonoprecedenti di iniziative condivisecirca le risorse naturali transfronta-liere relative al petrolio e al gas na-turale. Tuttavia, tali opzioni non si ap-plicano agli Stati che non ricono-scono le rispettive frontiere e si tro-vano tecnicamente in stato di guer-ra. Il Libano ancora oggi non rico-

nosce lo Stato di Israele. Sono staticompiuti degli sforzi informali da par-te degli Stati Uniti per evitare che lacontroversia si trasformasse in un’ul-teriore fonte di tensione tra i due pae-si. Gli sforzi diplomatici statuniten-si sono stati rivolti a scoraggiareIsraele e il Libano dall’esplorarel’area contesa fino al raggiungimen-to di una soluzione. Fino ad oggi en-trambi i paesi hanno evitato di esa-minare o di assegnare contratti nel-l’area in questione, rispettando ildesiderio di evitare un inasprimentodella situazione. Tuttavia, gli svi-luppi politici potrebbero riattivare ilconflitto in qualsiasi momento.

Le importazioni prima di tuttoDate queste forti avversità, per lo svi-luppo delle riserve di gas libanesi civorranno ancora molti anni: dovre-mo aspettare la metà del 2020 primache il paese possa colmare il divarioin termini di approvvigionamento na-zionale di gas e trasformarsi in un im-portatore netto di gas naturale. Il Go-verno libanese ha dei piani molto am-biziosi per aumentare la quota di gasnel mix per la produzione di energiaelettrica. Un documento program-matico del 2010, relativo al settoredell’elettricità, elaborato dal Mini-stero dell’Energia e delle Acque,propone un approvvigionamento dicarburante diversificato, con l’ambi-zioso piano di aumentare la quota digas naturale dal suo livello attuale,oggi pari a zero, a due terzi del mixdi combustibili entro il 2030. Ciò,tuttavia, richiede degli importanti in-vestimenti, non soltanto nella co-struzione di nuove centrali a gas, maanche nella modifica della configu-razione degli impianti di energiaesistenti e nella costruzione di nuo-vi gasdotti. Inoltre, dato che la do-manda di gas è fortemente collega-ta a quella dell’elettricità, è crucialeche il governo affronti il processo diriforma del settore energetico e deisuoi prezzi. Il monopolio pubblico li-banese, l’Électricité Du Liban (EdL),soffre di importanti perdite a livellofinanziario e operativo che costitui-scono il 20-25 percento della spesaprimaria di governo. EdL, inoltre,sconta una carenza cronica di inve-stimenti che ha impedito di moder-

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Exploration,un itercomplessoL’area del Bacino di Levanteafferente all’offshore del Libanorimane ad oggi ancora inesplorata. I tentativi fatti nell’onshore, tra il1947 e il 1967 (7 pozzi perforati intutto) non hanno prodotto risultati. Il Libano non ha riserve provate. Il governo stima il potenziale delleproprie acque territoriali in 700 ml/bloil e 25 tcf gas (708 bcm)*.Al fine di lanciare il primo bid round,il governo ha portato avanti unaserie di azioni: • ha commissionato alcune indagini

sismiche delineando 10 blocchi(che coprono l’intero trattooffshore del paese);

• ha approvato, nel 2010, la nuovalegge petrolifera che prevede:regime contrattuale di PSC;partecipazione della NOCLebanese Oil Company nelleattività upstream, ad eccezionedel primo bid round; obbligo per gli operatori di partecipare al round mediante joint venture(minimo 3 compagnie);

• ha nominato la LebanesePetroleum Administration (LPA)nel 2012

Il primo Offshore Licensing Roundè stato annunciato nel 2013,coprendo tutti e 10 i blocchi, ridottisuccessivamente a 5 (1, 4, 5, 6, 9)• Il processo di prequalifica ha

evidenziato grande interesse:52 application e 46 prequalificatidi cui 12 in qualità di operatori (tra essi Anadarko, Chevron, Eni,Exxon, Shell, Statoil, Total, Repsol)

• Il round era atteso a partire damaggio 2013 ma da allora èstato ripetutamente rinviato a causa di due decreti ancora in attesa di ratifica parlamentaree necessari per la regolarità delleassegnazioni. I decreti riguardano il contratto PSC e la delineazionedei blocchi localizzati nelle acquecontese con i vicini (in particolare i blocchi 8 e 9, considerati ad altopotenziale e confinanti con Israele).

• Nell’agosto 2014, in occasionedella quinta proroga del bid round,il ministro dell’Energia ArthurNazarian, anziché stabilire unanuova deadline, annuncia che il round si sarebbe chiuso entro6 mesi dalla ratifica dei duedecreti. Pertanto l’iniziodell’attività esplorativa è attesanon prima del 2017.

nizzare la propria rete e di espande-re la capacità di produrre elettricità.Il principale ostacolo storico che haimpedito di incrementare la quota digas nel mix energetico è stato l’ac-cesso alle forniture di gas. Questa ri-sorsa è entrata a far parte del mixenergetico per la prima volta nel2009, quando la Arab Gas Pipeline(AGP), che alimenta anche la Gior-dania, ha iniziato a fornire 200 mi-lioni di metri cubi di gas (mmc) egi-ziano alla centrale elettrica Beddawinel nord del paese. Tuttavia, si è trat-tato solo di un breve momento. Dal2009 il flusso di gas egiziano è statosottoposto a frequenti perturbazio-ni a causa di ritardi nei pagamenti e,più recentemente, a causa di una se-rie di esplosioni aventi come obiet-tivo la AGP. L’ultima fornitura di gasegiziano al Libano è stata effettuatanel novembre 2010, poiché, da quelmomento, la Giordania è stata sot-toposta a frequenti tagli di approv-vigionamento, a riduzioni dei volu-mi oggetto dei contratti e, in paral-lelo, a un aumento dei prezzi. La do-manda interna egiziana di gas natu-rale ha suscitato dubbi sulla sua ca-pacità, o volontà, di continuare ad ap-provvigionare i partner regionalicon gasdotti a basso prezzo sul bre-ve e medio periodo. Gli altri paesiconfinanti sembrano essere semprepiù a corto di gas. Nel 2003 il Go-verno libanese ha sottoscritto uncontratto per la durata di 25 anni conla Siria per importare circa 1,5 mi-liardi di metri cubi di gas naturale al-l’anno (World Bank, 2004). Il ga-sdotto Gasyle, lungo 32 chilometri econ una capacità di 3 milioni di me-tri cubi al giorno, che collega lafrontiera siriana alla centrale elettri-ca Beddawi, è stato completato nel2005. Tuttavia, la Siria non è stata ingrado di approvvigionare il Libano digas, poiché la sua produzione non erasufficiente a soddisfare il consumo na-zionale; al momento in cui scriviamo,la graduale disgregazione del paese acausa di una situazione di permanenteconflitto civile solleva dubbi sulla ca-pacità della Damasco di modificarein maniera sostanziale il proprioquadro di approvvigionamento digas naturale entro il prossimo de-cennio. L’opzione meno onerosa peril Libano, in termini commerciali, è

quella di garantire il gasdotto daIsraele. Nonostante la disponibilitàteorica delle riserve di gas naturaledella porta accanto, già destinate al-l’approvvigionamento regionale, que-sta possibilità non è politicamente fat-tibile, poiché non vi sono vincoli eco-nomici o rapporti diplomatici tra Li-bano e Israele. Il progetto di un ga-sdotto capace di portare sino a 25 mi-liardi di metri cubi di gas iraniano aiPaesi confinanti, l’Iraq e la Siria(detto il “gasdotto islamico”), avreb-be potuto trasformarsi in uno stru-mento di sopravvivenza per l’indu-stria del gas libanese. Tuttavia, dal suolancio annunciato nel novembre2012, il progetto ha sofferto peruna serie di problemi legati al fi-nanziamento e per questioni pratichegià menzionate, relative alla situa-zione di sicurezza sempre più com-plicata in Iraq e, dal 2011, per il de-terioramento della situazione politi-ca e di sicurezza in Siria. Data la man-canza attuale di opzioni disponibili,a livello regionale. di gasdotti perl’approvvigionamento, importare ilgas naturale liquefatto (GNL) risul-ta essere la scelta più pratica e reali-stica. Il governo ha annunciato pia-ni per l’importazione di GNL per so-stituire l’olio combustibile nella pro-duzione di elettricità, sebbene ilpaese non abbia al momento alcunterminale di rigassificazione e alcuncontract da costruire e mettere infunzione una volta sottoscritto.

In cammino verso le esportazioniIpotizzando che il Libano sviluppi leproprie riserve di gas naturale e sod-disfi la propria domanda interna, ilPaese non avrebbe che l’imbarazzodella scelta su come monetizzare leproprie ricchezze in idrocarburi at-traverso le esportazioni di gas. Le stra-tegie di esportazione libanesi dipen-deranno in larga misura dall’eventualedimensione delle sue riserve, dai suoiobiettivi di produzione e dal costo del-la produzione di gas libanese, che avràun impatto sulla fascia di prezzo cheil paese deve garantire, nonché su fat-tori esterni quali i livelli del prezzo delgas nei potenziali mercati di espor-tazione. Dipenderà anche dalle tem-pistiche. La tornata libanese delle of-ferte offshore, il processo di appalto

già in ritardo e il divario temporale tral’esplorazione iniziale, la trivellazio-ne di perizia, la produzione e leeventuali esportazioni implicano che,a quattro anni di distanza, le previsioniattuali delle esportazioni di gas liba-nese siano altamente irrealistiche. Ilrecente dibattito in seno al Governolibanese di un arco temporale di ottoanni, con l’avvio delle esportazioni fis-sato per l’inizio del 2020, sembra es-sere leggermente più realistico, mapotrebbe comunque subire ritardi acausa di un ulteriore stallo politico.Sino a quel momento è probabile cheil Libano si trovi a operare su un mer-cato completamente diverso rispettoa quello attuale. La prima opzione tra-dizionalmente considerata per l’espor-tazione di gas naturale è attraverso igasdotti regionali verso i paesi con-finanti in prossimità dei produttori digas naturale. Il Libano confina conpaesi che si trovano a corto di gas.Particolarmente favorevoli in termi-ni di bassi costi per l’infrastruttura ini-ziale potrebbero essere i mercati dei“vicini” più meridionali, quali laGiordania e l’Egitto che sono già col-legati al Libano tramite la Arab GasPipeline. Tuttavia, quest’opzione im-plica costi e difficoltà. In aggiunta alfatto che il percorso è lungo e sog-getto a interruzioni e che il potenzialedelle esportazioni regionali versol’Egitto e la Giordania è così inte-ressante che al momento attualel’Israele sta seriamente considerandoquest’opzione; uno sviluppo che,qualora si verificasse, potrebbe ren-dere superflue tutte le discussioni cir-ca le esportazioni di gas libaneseverso i paesi in questione, dato che gliisraeliani si saranno già accaparratiquesti mercati per il momento in cuiil Libano sarà in grado di esportare.Inoltre, sia l’Egitto che la Giordaniahanno presentato dei piani per in-crementare le importazioni di GNL.La scoperta a Zohr in Egitto del su-pergigante del gas Eni dovrebbeinoltre ridurre il divario della do-manda-approvvigionamento del pae-se una volta sviluppato il campo.L’opzione turca, con il suo collega-mento europeo, potrebbe inoltre di-mostrarsi altamente attraente, maanche difficile. La domanda di gas eu-ropea e turca costituisce una grandefonte di incertezza data la gamma de-gli altri approvvigionamenti (sia ga-sdotti che GNL), i quali faranno illoro ingresso sulla scena all’inizio del2020. I meccanismi di determinazionedei prezzi, incluse l’accelerazioneeuropea verso il pricing gas-to-gas,potrebbero offrire piccoli esportato-ri di gas più variabili e, ove possibi-le, un minor rendimento; tema par-ticolarmente spinoso per il Libano, lecui riserve di gas offshore potrebbe-ro avere costi maggiori rispetto aquelli dei fornitori alternativi di gaseuropei, tra cui la Russia. Il Libano

potrebbe valutare una propria stra-tegia di esportazione di GNL che re-sta l’opzione più flessibile per espor-tare il proprio gas naturale, consen-tendo l’accesso a mercati extra re-gionali, quali l’Europa e i mercati pre-mium attuali nell’est asiatico. L’op-zione di esportare GNL resta, tutta-via, sottoposta a molte incertezze.Una delle maggiori incertezze è la di-mensione attuale delle riserve di gaslibanese. Il GNL necessiterà di riserveadeguate, di una produzione suffi-ciente e di idonei stanziamenti di pro-duzione di gas naturale per esporta-re nell’ambito di contratti a lungo ter-mine, che vincoleranno la produzio-ne di gas libanese per circa 15-20 annialle esportazioni. Le tempistiche ditale opzione sono anch’esse cruciali.Nel momento in cui il GNL libane-se dovesse essere pronto per essereesportato, il Libano dovrà compete-re con un numero di nuovi mercatiemergenti, molti dei quali avranno unpeso di mercato nettamente superioresui mercati chiave in Asia/Pacifico ein Europa, e principalmente Austra-lia, Africa dell’Est e America delNord. Il Libano potrebbe considerarealtre opzioni per esportare il GNL,non dai propri impianti di liquefa-zione dell’area costiera, ma facendouso degli hub per le esportazioni re-gionali già esistenti o di prossima co-struzione. Un’opzione che vale lapena di considerare è l’esportazionedi GNL attraverso delle facilitiescondivise con Cipro. La condivisio-ne degli impianti per l’esportazionedi GNL con questo paese potrebbeoffrire un risparmio significativo intermini di costi e potrebbe consenti-re di superare molti ostacoli politici.Il Libano si confronta con delle sfi-de sia sul piano nazionale che inter-nazionale circa la realizzazione di van-taggi commerciali delle varie opzio-ni di esportazione. Per ora la sfidaprincipale risiede all’interno del pae-se stesso e principalmente nella sua ca-pacità di disporre di un quadro di re-golamentazione nazionale per gli ap-palti degli investitori stranieri che siaabbastanza competitivo e stabile daconsentire lo sviluppo delle risorse digas; d’altro canto, nella stabilizzazionedella situazione politica interna e diquadri di regolamentazione nel set-tore gasifero, deve essere in grado ditrasformare il paese in un esportato-re attraente, affidabile e stabile per iclienti potenziali, regionali e inter-nazionali.

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Gas/Capovolgimenti di fronte per gli approvvigionamenti europei

Chi farà la prossima mossa

fortissimi contrasti fra la Turchia e laFederazione Russa in merito al con-flitto siriano e al futuro del MedioOriente hanno portato al congela-mento della costruzione del TurkishStream, il gasdotto progettato dallaGazprom sotto il Mar Nero, con ap-prodo in Turchia, ai confini con laGrecia, per il trasporto del gas na-turale all’Europa centro meridiona-le e nei Balcani.Il 2 dicembre 2015, in conseguenzadell’abbattimento del jet militarerusso ad opera della Turchia, la Rus-sia, per bocca del Ministro del-l’Energia, Alexander Novak, “ha so-speso le negoziazioni in merito alTurkish Stream”, e ha bloccato la co-struzione dell’impianto nucleare da22 miliardi di dollari di Akkuyu inMersin (Turchia) appaltato alla Ro-satom. Dopodiché, ha accelerato leoperazioni relative al raddoppio del-la capacità di trasporto della pipeli-ne Nord Stream I, il progetto NordStream II.In precedenza, il 1° dicembre 2014,Vladimir Putin aveva ufficialmentecancellato la costruzione del ga-sdotto South Stream prendendo

atto, in primo luogo, degli effetti del-le pressioni americane sulla Bulgaria– con conseguente ritiro del permessodi costruzione – e degli ostacoli po-sti dalla Commissione Europea – “ap-proccio non costruttivo”, le paroleutilizzate dal Presidente russo – inmerito all’uso della pipeline. In talecontesto politico, come potrebbeevolvere lo scenario della realizza-zione delle infrastrutture energetiche(pipeline) per l’approvvigionamentodel gas naturale russo verso il Medi-terraneo nord-orientale? Quali sonogli effetti che un mutato contestogeopolitico dell’energia potrebbeavere sulla Turchia e sulla Grecia?

Un paese alla ricerca di nuove fornitureLa Turchia rappresenta il quarto mer-cato europeo del gas naturale, l’unicoin costante crescita anche nel corso delquinquennio 2010/14, gli anni dellacrisi economica, con conseguente sta-gnazione della domanda europea di“oro blu”. In particolare, nel 2014 An-kara ha consumato 48,6 Gmc3 (miliardidi metri cubi) di gas naturale (+6,5 per-cento rispetto al 2013).

IDEMOSTENES FLOROS

Analista geopolitico, è docente presso il Master in Relazioni Internazionali Italia-Russia, dell’Università di BolognaAlma Mater, oltre ad essereresponsabile e docente del terzo corsodi Geopolitica istituito pressol’Università Aperta di Imola (Bologna).Collabora con l’Energy InternationalRisk Assessment-EIRA e la rivista di geopolitica Limes.

Tra Mosca, Ankara e Atene, si giocauna partita importante per i futuriflussi di oro blu nel vecchiocontinente, sempre che si mettamano alle nuove vie dicollegamento e si definiscanomeglio i termini della discesa in campo di Teheran

Gas naturale Carbone

Idroelettrico PetrolioRinnovabili

27%

29%

7%

35%

2%

Iran 18% (9,6 Gmc3)

Azerbaijan 11% (5,7 Gmc3)

Altri Paesi* 15% (7,8 Gmc3)

Turchia 1% (0,5 Gmc3)

(*) GNL da Algeria, Nigeria, Qatar, Norvegia ed Egitto.È circa il 50% della capacità di rigassificazione totale.

FORNITORI DI GAS NATURALEConsumo totale nel 2014 = 52,4 Gmc3

Russia 55%(28,8 Gmc3)Stime 2015: 27,01 Gmc3

IL MIX ENERGETICO TURCOFonte: SicurezzaEnergetica.it (potere calorifico 39MJ/mc)

39

MEDITERRANEO A TUTTO GAS

La realizzazione della pipeline sot-to il Mar Nero – grazie alla posa deitubi sul fondale sottomarino ad ope-ra dell’italiana Saipem – avrebbefatto del paese una sorta di hubenergetico del Sud Est Europa, no-nostante gli eredi dell’Impero Ot-tomano siano completamente privi diuna produzione interna di gas natu-rale. Dinnanzi a una domanda Ue sti-mata in crescita del 7 percento, da412 Gmc3 nel 2014 a 441 Gmc3 nel2015, la Turchia ha valutato corret-tamente tutte le conseguenze ener-getiche e politiche relative alla per-dita di tale opportunità? Inoltre,Ankara potrà effettivamente faremaggiore affidamento su altri forni-tori come l’Azerbaijan, l’Iran deldopo sanzioni o il GNL del Qatar?Nel 2014, la Turchia ha consumato125,3 milioni di tonnellate equiva-lenti di petrolio (Mtep).

La posizione di Ankara tra Mosca e TeheranL’Oxford Institute for Energy Studiesha sottolineato che la Turchia dovràincrementare la propria domanda digas di circa 22 Gmc3 dal 2014 al 2023

per un totale dei consumi compresiche sarà tra i 67/70 Gmc3. Botas, lasocietà statale turca del gas, prevedeuno scenario ancora più ottimisticosecondo il quale, tra il 2012 ed il2030, il consumo di oro blu nelpaese della Mezzaluna aumenterà da45 Gmc3 (erano 15 Gmc3 nel 2000)a 81 Gmc3. L’Iran non potrà sosti-tuire gli approvvigionamenti di gasrusso verso l’Unione europea e laTurchia per i seguenti motivi:1 | ha una domanda interna in crescita

da soddisfare e, al contempo, il 13percento delle famiglie iraniane vi-vono in zone rurali ancora scol-legate dal sistema di approvvi-gionamento nazionale di gas;

2 | deve modernizzare le sue appa-recchiature energetiche. Per fareciò, l’Iran deve importare nuovetecnologie per migliorare l’estra-zione e la distribuzione di gas na-turale;

3 | si calcola che Teheran necessiti dicirca 100 miliardi di dollari di in-vestimenti nel settore del gas perraggiungere i suoi obiettivi;

4 | in tempi certamente non brevi, lelegittime ambizioni di export del-

Gas naturale Carbone

Idroelettrico PetrolioRinnovabili

2%

47%

9% 13%

29%

FORNITORI DI GAS NATURALEConsumo totale nel 2014 = 2,93 Gmc3

Russia 58%(1,69 Gmc3)Stime 2015: 1,98 Gmc3

Norvegia 26% (0,77 Gmc3)

Algeria 16% (0,47 Gmc3)

IL MIX ENERGETICO GRECO

Gas naturale Carbone

Idroelettrico PetrolioNucleare

6%

22%

12%

6%

54%

IL MIX ENERGETICO RUSSO

Nel mix energetico russoè evidente la prevalenzadel gas. Se la capacità di trasporto del gasdottoNorth Stream I dovesseraddoppiare, Moscapotrebbe abbandonare,quasi totalmente, il transito ucraino verso l’Ue.

Fonte: BP Statistical Review 2015

Fonte: Eurogas

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l’Iran saranno con ogni probabi-lità rivolte ai mercati del Pakistane dell’India in prospettiva più lu-crosi di quello europeo. Ciò po-trebbe portare ad un confrontocon il Qatar in merito allo sfrut-tamento dell’immenso giacimen-to confinante di South Pars e laconseguente esportazione diGNL;

5 | instabilità geopolitica dell’area Me-diorientale. Le infrastrutture diapprovvigionamento nella parteorientale della Turchia – in entratadall’Iran (Eastern Anatolia) e dal-l’Azerbaijan (BTE) – sono facil-mente vulnerabili come dimo-strano gli attacchi degli ultimimesi. Poco dopo l’inizio dellaguerra in Siria, entrambi i gasdottierano già stati fatti saltare.

I recenti problemi dell’Azerbaijan inrelazione alla produzione di gas na-turale e la necessità contestuale di ri-spettare i contratti export in essere,ha portato il paese a essere rifornitodalla Federazione Russa. Questa si-tuazione fa sorgere una serie di do-mande in relazione alla capacità diproduzione reale del giacimento digas Shah Deniz II. Difatti, il giaci-mento azero dovrebbe approvvigio-nare il Corridoio Meridionale quin-di, il gasdotto Trans-Adriatico (TAP),per il quale l’approdo sarà la Puglia,nel Sud dell’Italia. Per quanto ri-guarda l’eventualità di coprire ladomanda aggiuntiva per mezzo delGNL, al momento, solo 6,9 Gmc3

aggiuntivi sarebbero importabili, e aprezzi più alti del gas russo. Alla lucedei dati forniti, le intimidazioni di Re-cep Tayyip Erdogan appaiono pococredibili. “Ho già detto che, a partela Russia, compriamo il gas di mol-ti paesi. Con l’aiuto dell’Altissimo su-

pereremo il problema” esclamò ilpresidente turco il 2 dicembre 2015,subito dopo avere appreso del con-gelamento della pipeline TurkishStream da parte russa. In realtà, laTurchia, oltre alla necessità di sod-disfare la crescente necessità di oroblu importato a prezzi di favore,potrebbe perdere l’occasione di di-ventare hub energetico dell’EuropaMeridionale.

Un inaspettato ruolo chiaveanche per AteneNel 2014, la Grecia ha consumato23,4 Mtep, in calo dello 0,6 percen-to rispetto all’anno precedente acausa della persistente recessioneeconomica. La Grecia, che non è un produttoredi gas naturale, nel caso in cui venissescongelato il Turkish Stream po-trebbe assumere un ruolo prossimo

a quello di hub energetico in virtùdella congiunzione di tre fattori geo-politici a lei potenzialmente favore-voli:1 | la volontà della Federazione Rus-

sa di bypassare il territorio del-l’Ucraina e, dal 2019, di non rin-novare più il contratto di transi-to con Kiev;

2 | la costruzione del Corridoio Me-ridionale voluto fortemente dal-l’Ue;

3 | l’interesse della Turchia nel por-si come nodo strategico energeticoda est verso ovest delle risorse rus-se e azere.

Con le dovute proporzioni, la pos-sibile cooperazione russo greca inambito energetico, potrebbe teori-camente seguire le orme di quellarusso tedesca – Nord Stream.In tal caso, la fase più delicata del pro-getto riguarderebbe lo sviluppo del-la pipeline in territorio greco, dovevige la legislazione dell’Ue (TerzoPacchetto Energia). È probabil-mente per questo motivo che il go-verno russo, dopo gli accordi rag-giunti tra Mosca ed Atene nella pri-mavera del 2015 e ribaditi a seguitodella riconferma del governo Syriza-ANEL a settembre 2015, è statoesplicito nel chiarire che Gazpromnon avrà alcuna partecipazione neltratto greco di Turkish Stream, il cui50 percento sarà posseduto dallaVneshekonombank (Veb) – la bancadi stato dedicata allo sviluppo.In conseguenza del bilaterale del 21ottobre 2015 tra Victoria Nurland,Assistant Secretary of State for Eu-ropean and Eurasian Affairs presso ilDipartimento di Stato USA, ed Ale-xis Tsipras, Primo Ministro di Gre-cia, il governo di Atene starebbe va-lutando l’opportunità di costruire unrigassificatore nei pressi di Alessan-dropoli (Tracia). Quest’ultimo si ap-provvigionerebbe di shale gas li-quefatto, importato dalla società sta-tunitense Cheniere, nonostante il

maggiore costo della materia primarispetto al prezzo russo. Se così fos-se, si tratterebbe di cambio di stra-tegia da parte di Atene non più vol-ta alla creazione di un asse energeti-co privilegiato con Mosca, bensìcon Washington sulla scia di quan-to tentato – ma sostanzialmente fal-lito – da parte della Polonia e dallaLituania.Inoltre, Depa, la società ellenica diapprovvigionamento del gas, acqui-sterebbe il GNL da un operatoreamericano che ha dichiarato 297.8milioni di dollari di debiti nel solo III

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42.788 miliardi di metri cubi al 31 dicembre 2014

-4.000 0 4.000 8.000 12.000 16.000 20.000 24.000

2000-2005 2005-2010 2010-2014

Europa

America latina

Nord America

Africa

Asia e Pacifico

Russiae Asia Centrale

Medio Oriente

201.771 miliardi di metri cubi al 31 dicembre 2014

40% Medio Oriente

32% Russiae Asia Centrale

4% America Latina

6% Nord America

7% Africa

8% Asiae Pacifico

ANDORRA

3% Europa

CRESCITA DELLE RISERVE MONDIALI DI GAS NATURALE (2000-2014)

LE RISERVE DI GAS NATURALE NEL MONDO

Fonte: stime Eni su “Enerdata Global Energy & CO2 Data”

e altre fonti

Fonte: stime Eni su “Enerdata Global Energy & CO2 Data” e altre fonti

La torta evidenzia il peso del Medio Oriente in questo scenario. Va specificato che il dato non comprende il potenziale produttivodel bacino di Levante.

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trimestre del 2015, in aumento ri-spetto agli 89.6 milioni di dollari del-lo stesso periodo del 2014.Non si può escludere che ciò facciaparte del prezzo che la Grecia dovràpagare per l’aiuto ricevuto dagliUSA nella fase calda dell’accettazio-ne nella notte del 12/13 luglio 2015del terzo piano di salvataggio comemostrano alcuni documenti diplo-matici, quando il Ministro delle Fi-nanze tedesco, Wolfgang Schaeuble,voleva farla uscire dall’euro per cin-que anni.

Il destino dell’Europa passaper i nuovi gasdottiSecondo le stime fornite dal con-sensus forecast, al 2025 e 2035 l’Eu-ropa consumerà rispettivamente, il 15per cento (587 Gmc3) e il 21 percento(621 Gmc3) in più di gas naturale inrapporto ai 513 Gmc3 del 2015, aloro volta in aumento del 5,6 per-cento rispetto ai 486 Gmc3 nel 2014(+27,4 Gmc3). A causa della con-temporanea diminuzione della pro-duzione interna e dell’incremento deiconsumi, l’Europa necessiterà al2025 e 2035 di una domanda addi-zionale rispettivamente di 110 Gmc3

e 160 Gmc3 di gas.Sullo sfondo, l’annuncio del rad-doppio della capacità di trasporto delgasdotto sotto il Baltico – NordStream I – avvenuto nel corso del Fo-rum di San Pietroburgo il 18 giugno2015. Di fatto, ciò renderebbe la

Germania il principale hub-energe-tico d’Europa, situazione che non sisarebbe mai venuta a determinarenell’ipotesi in cui fosse stato realiz-zato il progetto South Stream, di si-curo più rispondente agli interessidell’Italia.In tal caso, la Federazione Russa – lecui esportazioni verso l’Europa sonoaumentate dell’8 percento nel 2015(11.8 Gmc3) e di ulteriori 7,5 Gmc3

nei soli primi due mesi del 2016 –porterebbe a compimento la propriastrategia di abbandono quasi totaledel transito ucraino senza privarsidella possibilità di un futuro scon-gelamento del progetto TurkishStream, visto quanto affermato dalministro russo dell’Energia Alexan-der Novak, il 16 gennaio 2016, poiribadito dall’ambasciatore russo adAnkara, Andrei Karlov, il 9 febbra-io 2016. Di fatto, si tratterebbe diun’infrastruttura – non più compo-sta da quattro, bensì da due linee peruna capacità di trasporto di 36 Gmc3

– comunque complementare e nonnecessariamente alternativa al NordStream II, il cui prolungamento ver-so i Balcani – il progetto Tesla – è en-trato nell’elenco delle priorità in-frastrutturali energetiche dell’Ue(così come il suo competitore Ea-string) nonostante i tentativi di de-stabilizzazione del governo di Skop-je, dopo che quest’ultimo si era mo-strato favorevole al prolungamentodella pipeline attraverso il proprio

territorio. I mesi a venire ci svele-ranno se sul confine greco-turconascerà un nuovo Cavallo di Troia,sotto forma di hub.Che si tratti di difficoltà nelle forni-ture nordafricane e mediorientali, do-vute all’instabilità politica o di pic-chi invernali, l’impressione è che ilpolmone dell’approvvigionamentoeuropeo, così come del Mediterraneonord-orientale, permanga la Russiaa maggior ragione nel caso in cui la“prossima mossa” concernesse lapresunta resurrezione dell’ITGI Po-seidon, dopo la firma del Memo-randum d’Intesa tra Gazprom (Rus-sia), DEPA (Grecia) ed Edison (Fran-cia). Questa pipeline infatti, oltre adessere già in possesso delle autoriz-zazioni richieste dal Terzo Pacchet-to Energia e degli accordi intergo-vernativi (Turchia-Grecia-Italia), ga-rantirebbe alla Federazione Russa diaggirare l’Ucraina in complementa-rietà con il Nord Stream I e II e allaGrecia di diventare hub Meridiona-le d’entrata nel territorio Ue del gasrusso, oltre a divenire socio del pro-getto insieme anche alla Francia. Allostesso tempo, l’Italia diverrebbe ilpunto di approdo del gasdotto(Otranto, in Puglia) ed avrebbe l’op-portunità di diversificare la via di ap-provvigionamento del gas russo chead oggi passa interamente da Kiev eche copre il fabbisogno di quasi il 50percento dei consumi italiani. Inol-tre, eviteremmo di acquistare la ma-

teria prima a un prezzo più alto ri-spetto a quello calcolato in base al-l’eventuale percorso Nord Stream II-Germania, e – almeno in minimaparte – ci rifaremmo della delusionedi South Stream. In questo caso, ilSultano sarà costretto a tenere con-to delle proprie esigenze energetichenazionali, dell’interesse di Sofia nel-l’offrire un approdo on-shore alter-nativo ad Ankara, ma anche dellepressioni per la realizzazione delgasdotto Russia-Italia che inevita-bilmente giungeranno da Atene,Roma e Parigi mentre Mosca potràtranquillamente permettersi di aspet-tare.

IL RUOLO DELLEINFRASTRUTTUREIl futuro degli approvvigionamentienergetici europei dipende ancheda come potrebbe evolvere loscenario della realizzazione dellepipeline per il transito del gasnaturale russo verso ilMediterraneo nord-orientale.Nella foto, un operaio verifica gli ingranaggi delle valvole in un centro di controllo di gasnaturale della Turkey’s Petroleumand Pipeline Corporation, a 35km a ovest di Ankara.

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Francia/Ambiente e lotta anti-Daech, priorità assolute

Nucleare vs GNL. La disputa continua

ome quasi sempre accade all’inizio diogni nuovo secolo, viviamo un mo-mento storico caratterizzato da pro-fondi cambiamenti strategici (lo spo-stamento dell’epicentro mondialeverso l’Asia-Pacifico), economici(l’affacciarsi dei paesi emergenti sul-la scena internazionale), politici (ilterrorismo jihadista che arriva a mi-nacciare la Libia, la tentazione mili-taristica cinese, il populismo negliStati Uniti, il Vicino Oriente in di-sgregazione) e ambientali (il riscal-damento globale). Tutti gli equilibriprecedenti vengono rimessi in di-scussione e si creano nuovi rapportidi forza che, negli anni a venire, con-dizioneranno il nostro stile di vita eil nostro benessere (o malessere).Ogni giorno che passa, in questo con-testo, dovrebbe convincerci che con-tinueremo a esistere a una sola con-dizione: far progredire l’Unione eu-ropea. La nostra capacità di difesa, lanostra sicurezza nel senso più ampiodel termine, la tutela dei nostri in-teressi strategici, dipenderanno dal li-vello di coesione degli europei.

Prezzi e rapporti di forza,come sono cambiatiMa mentre attendiamo che l’unità siconsolidi, il panorama si trasforma:l’attuale caduta del prezzo del petrolioci ha praticamente riportati ai valo-ri antecedenti alla prima crisi petro-lifera del 1973! Nell’immediato, ilcalo avvantaggia i paesi importatoricome noi. Tuttavia, se dovesse per-durare, colpirebbe gravemente lenostre esportazioni verso i paesiproduttori. Nell’immediato, anche irapporti di forza si sono modificati.Limitandoci ai casi più evidenti, laRussia (dove gli idrocarburi rappre-

sentano il 70 percento dell’export) siritrova notevolmente indebolita sulpiano economico; l’Arabia Saudita,all’apice della sua disputa politico-re-ligiosa con l’Iran, comincia ad accu-sare i primi contraccolpi e alcuni ar-rivano a dire che il suo modello è mi-nacciato. Teheran, per contro, escerafforzata dall’accordo sul nucleareche gli restituisce potere di scambiocon gli Stati Uniti e l’Europa, con-sentendo al paese di riacquistare unruolo di rilevanza sul mercato gas-pe-trolifero.

La posizione franceseVista dalla Francia, però, la questio-ne di gas e petrolio è oscurata dallalotta al terrorismo e dall’assolutanecessità di scendere in campo con-tro il Daech. Per quanto riguardal’approvvigionamento, da tempo,Parigi ha scommesso sugli EmiratiArabi Uniti e, specialmente, sul Qa-tar che detiene la seconda riserva almondo di gas, nonché sull’ArabiaSaudita. Nella regione, la Francia hasempre optato per la stabilità dei go-verni nazionali e per questo motivo,nel 2003, rifiutò di prendere parte allaguerra di George Bush in Iraq. Ilconflitto civile in Siria l’ha peròportata a schierarsi con l’opposizio-ne moderata contro Bashar al-Assad,che l’ex ministro degli Esteri LaurentFabius ha definito “il macellaio” delsuo stesso popolo. Il petrolio, tutta-via, passa in secondo piano di fron-te all’obiettivo prioritario della sicu-rezza, che non può prescindere dal-la partecipazione francese alla coali-zione anti-Daech, nella consapevo-lezza che questo movimento nonpotrà essere sconfitto senza il con-tributo delle forze sunnite – ed ecco

l’importanza del legame con l’ArabiaSaudita.In termini più generali, nella regio-ne la Francia occupa gli spazi liberatidalla ritirata americana: l’allenta-mento delle relazioni tra Washingtone Riyad, e tra Washington e Il Cai-ro, ha lasciato campo libero a Pari-gi. L’Arabia Saudita e l’Egitto sonoessenziali per chi vuole restituireuna parvenza di stabilità alla regio-ne. Questo non ha impedito, a Pari-gi, di parlare con Teheran usando unlinguaggio semplice e diretto: siamopronti a dare massimo impulso ai no-stri scambi e a partecipare (tramite ilGruppo Total) al rilancio della pro-duzione gas-petrolifera a condizione

CJEAN-MARIECOLOMBANI

Giornalista e saggista, è stato ildirettore del quotidiano Le Monde dal1994 al 2007. Ha fondato la JMCmédiaed è il creatore e presidente del sito di informazione www.slate.fr. Hacollaborato alle riviste “Challenges” e “L’Express” e alla trasmissione “Larumeur du monde” su France Culture. È editorialista presso numerosi giornalistranieri tra cui “El Païs” (Spagna).

In un contesto di repentino mutamento dello scacchiere geopolitico mondiale, la caduta dei prezzi del petrolio potrebbecolpire la bilancia commerciale di Parigi. L’unicasoluzione è far progredire l’Unione europea

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

di porre fine alla minaccia controIsraele e di firmare l’accordo sulnucleare. Tanta chiarezza di lin-guaggio testimonia come la Franciasia rimasta particolarmente soddi-sfatta in occasione della recente vi-sita in Europa del presidente irania-no Rouhani.

Due correnti di pensieroComunque si evolva la situazione sulcampo, esistono in Francia due cor-renti di pensiero in materia di que-stioni energetiche: una ritiene che sia-mo nuovamente entrati in un perio-do di abbondanza dei combustibilifossili e bisogna quindi continuare apuntare sul gas naturale, che rispon-

de anche ai parametri di transizioneecologica; le rinnovabili, e in parti-colare il fotovoltaico, diventeranno abreve termine redditizie e conve-nienti e saranno la leva dell’indipen-denza energetica europea. La secon-da corrente afferma invece che le rin-novabili sono pesantemente sovven-zionate e le incertezze geopolitichedella produzione gas-petrolifera esi-gono la fedeltà al nucleare, una fon-te energetica che la Francia da lungotempo ormai considera sinonimo diindipendenza e di minimo rischio am-bientale. Il governo, per il momento,non si è ancora pronunciato.

EMISSIONI DI CO2 DOVUTE ALLA PRODUZIONE DI ENERGIA Indice base 100 nel 2005

GEN 10 GEN 11 GEN 12 GEN 13 GEN 14 GEN 15 GEN 1680

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86

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90

92

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100Fonte: Ministero francese per l’Ambiente, lo Sviluppo Sostenibile e l’Energia

CONSUMI DI ENERGIA PRIMARIA PER FONTE

Considerando le variazioni di clima, a dicembre 2015 i consumi di energia sono diminuiti dello 0,4%, mentre i consumi di prodottipetroliferi sono aumentati del 4%.

Indice base 100 nel 2005

GEN 11 GEN 12 GEN 13 GEN 14 GEN 15 GEN 1640

60

80

100

120

CARBONE PETROLIO GAS NATURALE ELETTRICITÀ

Fonte: Ministero francese per l’Ambiente, lo Sviluppo Sostenibile e l’Energia

PRODUZIONE DI ELETTRICITÀ PER TIPOLOGIA DI FILIERA

Nel 2015 la produzione totale di elettricità è in leggero rialzorispetto al 2014 (+0,9%), in relazione all’aumento di produttivitàdelle centrali termiche, dell’eolico e del nucleare.

TWh

GEN 11 GEN 12 GEN 13 GEN 14 GEN 150

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20

30

40

50

60

EOLICO IDRAULICO NUCLEARE TERMICO

Fonte: Ministero francese per l’Ambiente, lo Sviluppo Sostenibile e l’Energia

COSTI ENERGETICI MENSILI

Il calo dei prezzi del gas e del petrolio ha influito sui costi dellabolletta energetica, scesa del 35% nel mese di novembre 2015, a 2,3 miliardi di euro.

Milioni di €

GEN 11 GEN 12 GEN 13 GEN 14 GEN 15 GEN 16-500

500

1.500

2.500

3.500

4.500

5.500

6.500

GREGGIO GAS NATURALE PRODOTTI RAFFINATI COMBUSTIBILI SOLIDI MINERALI ELETTRICITÀ TOTALE

Fonte: Ministero francese per l’Ambiente, lo Sviluppo Sostenibile e l’Energia

francenergy

Calcolando la media delle emissioni da gennaio 2015 a gennaio2016, la quantità di CO2 prodotta si è ridotta all’84% rispetto al livello del 2005.

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Cina/Divisa tra progetti di espansione e timori geopolitici

Mediterraneo orientale,esserci o no

l Mar Mediterraneo riveste un ruo-lo strategico importante per la logi-stica dei trasporti e delle comunica-zioni tra Europa, Asia e Africa. Ol-tre 2.000 imbarcazioni solcano ognigiorno questo grande bacino e l’85percento del petrolio accede ai mer-cati europei proprio attraverso diesso.Il 25 gennaio 2014 la marina mi-litare cinese e quella russa, per la pri-ma volta, hanno organizzato un’eser-citazione militare congiunta, su pic-cola scala, nell’area del Mediterraneo.Un’analoga operazione tra gli stessipaesi si è tenuta, sempre nell’area delMediterraneo, il 17 maggio 2015. Ledue esercitazioni hanno dato impul-so alla presenza cinese nel MareNostrum, rendendo più sicura lacooperazione economica tra il gi-gante asiatico e i paesi dell’area me-diterranea.

La nuova frontiera di PechinoUn terzo delle navi container di tut-to il mondo viaggia attraverso ilMar Mediterraneo. Alcune di queste

navi trasportano prodotti realizzati inCina e nei paesi del sudest asiaticoverso l’Europa e la costa orientale de-gli Stati Uniti. Il governo marocchinoha investito 3,5 miliardi di euro (cir-ca 4 miliardi di dollari USA) per lacostruzione di Tanger Med, il nuo-vo porto che affaccia su questo baci-no. Altri paesi si accingono a realiz-zare infrastrutture portuali similigrazie alle quali promuovere l’afflussodi nuovi investimenti.Con un reddito annuo pro capite paria 6.200 dollari USA e un tasso di di-soccupazione del 20 percento, èchiaro che l’economia dei dieci pae-si dell’area (MEDA Ten) dipendaprincipalmente dal trasporto di ener-gia e dal commercio marittimo. I pro-getti relativi a gasdotti e oleodottisono diventati fondamentali per i pae-si del Medio Oriente e del Mar Ca-spio che vogliono esportare petrolioe gas in Europa. Perciò lo sviluppodei paesi MEDA Ten è strettamen-te collegato al mercato europeo. A causa della grande ondata migra-toria proveniente dal Medio Orien-

te, e dalla instabilità politica, gli eu-ropei oggi considerano il Mediter-raneo più come una minaccia checome un’opportunità. Lunghi anni diguerre e conflitti hanno duramenteostacolato lo sviluppo dell’area, e traquesti il conflitto civile siriano, icontrasti tra la Turchia e la Grecia,e quelli tra Israele e Palestina.

Gli investimenti europeistimolano la crescitaDal 1995 al 2013, la somma totale de-gli investimenti giunti in quest’areadall’Unione europea ha raggiunto i23,6 miliardi di euro. Turchia, Israe-le ed Egitto sono risultati i principalibeneficiari di queste risorse. La coo-perazione politica ed economica,avviata dall’UE, ha dato nuovo slan-cio allo sviluppo dell’area. Nellostesso tempo gli introiti derivanti dapetrolio e dal gas hanno dato impulsoalla crescita locale.A seguito delle recenti scoperte re-lative ai giacimenti di gas nella zona,l’UE prevede di aumentare il proprioimpegno economico in modo da at-

ILIFAN LI

È professore associato di ricercadell’Accademia di Scienze sociali di Shanghai e Segretario generale del Centro studi di Shanghai per l’Organizzazione e la Cooperazione.

L’instabilità dell’area potrebbescoraggiare Pechino dal sostenere i progetti di sviluppoenergetico programmati, nonostante i rapporti già avviaticon Israele e Egitto

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

tuare una strategia di diversificazio-ne delle fonti di approvvigionamen-to energetico. I disordini politici degli ultimi annihanno costretto il governo del Cai-ro a sospendere l’esportazione digas, registrando perdite per milionidi dollari. Attualmente, lo stesso go-verno sta lavorando duramente per ri-conquistare la fiducia degli investitorioccidentali in modo da sfruttare almassimo le risorse di petrolio e gaslocali.Nello stesso tempo, i paesi del Me-diterraneo orientale stanno cercan-do di formare un’alleanza su baseenergetica. L’8 agosto 2013, Cipro,Grecia e Israele hanno firmato un ac-cordo energetico finalizzato ad atti-rare maggiori investimenti privati, inparticolare nel settore della distri-buzione dell’energia elettrica. Tut-tavia la crisi economica europea del2008 e, a partire dal 2014, il crollo delprezzo del petrolio, hanno avuto unimpatto negativo sugli investimenti,la logistica, il trasferimento di valu-ta estera e la cooperazione energeti-ca fra i paesi del Mediterraneo. La si-tuazione di debolezza economicacontinuerà per almeno altri due anni.La cooperazione energetica tra laTurchia, l’Iraq e il governo curdo,contrastata dal terrorismo e dal-l’estremismo, è stata intralciata dainumerosi sabotaggi a danno deglioleodotti e dei gasdotti che dall’Iraqvanno fino in Turchia. La stretta fiscale, imposta alla Grecia,potrebbe convincere i governi deipaesi del Mediterraneo a sfruttare inuovi investimenti internazionali percostruire infrastrutture e impiantiper lo stoccaggio dell’energia. Diconseguenza, la strategia più urgen-te per i paesi della zona è quella di tro-vare investitori migliori e, almeno perquanto riguarda il futuro immediato,la Cina potrebbe diventare il partnerprincipale per tutta l’area.

La cooperazione e le importazioniLa cooperazione energetica rappre-senta un fattore di grande importanzaper la Cina e per i paesi che si trovanolungo la costa del Mar Mediterraneo,in particolare i paesi della parteorientale, tra cui Grecia, Turchia, Ci-pro, Siria, Libano, Palestina, Israe-le ed Egitto.Nel 2015 il volume d’affari degliscambi tra la Cina e questi otto pae-si ha raggiunto i 53.734.487.469dollari, e i maggiori partner com-merciali sono risultati essere la Tur-chia, l’Egitto, Israele e la Grecia. LaCina è passata, nel 1993, da paeseesportatore a paese importatore, e ilvolume delle sue importazioni è cre-sciuto di anno in anno. Dal 1996 Pe-chino è diventato un importatore net-to di petrolio e la sua economia di-pende in larga misura dalle esporta-

zioni di greggio. Con la crescitaeconomica del paese, le attività di fu-sione e acquisizione all’estero daparte di società cinesi si sono esteseal settore energetico. Fino alla finedel 2014, gli investimenti diretti al-l’estero da parte di società petrolife-re cinesi ammontavano a 180 miliardidi dollari. Nel gennaio 2016 la Cinaha portato a termine 82 acquisizio-ni all’estero per un volume totale paria 73 miliardi di dollari, e molte diqueste acquisizioni hanno riguarda-to il settore energetico.A seguito delle recenti scoperte digiacimenti di gas in Israele e Libano,si prevede che i paesi del Mediter-raneo Orientale da importatori pos-sano diventare esportatori di energia.Secondo le stime dell’US GeologicalSurvey, le riserve di gas recuperabi-li contenute nel giacimento Leviathannelle acque territoriali di Israele,Cipro e Libano potrebbero rag-giungere i 3.450 milioni di metri cubi,mentre le riserve di petrolio recu-perabili sarebbero pari a circa 1,7 mi-liardi di barili.Attualmente la Cina sta sfruttando leopportunità offerte dall’iniziativa“One Belt One Road” in modo da di-versificare la propria cooperazionecon questi paesi. Tra gli esempi di talecooperazione, i grandi progetti con-giunti come quello per il nuovo Ca-nale di Suez che ha visto la collabo-razione tra Egitto e Cina, o quello perla nuova capitale egiziana, l’accordotra Sinosure e Egitto nel campo del-l’energia elettrica e il progetto rela-tivo al porto del Pireo da parte di Co-sco. Nello stesso tempo la Cina pre-vede di agire su più fronti, ad esem-pio utilizzando istituti come la Ban-ca Asiatica d’Investimento per le In-frastrutture al fine di agevolare lo svi-luppo di progetti all’estero e la cre-scita a livello locale.

Il Dragone punta sulleinnovazioni tecnologiche La cooperazione nel campo degli in-vestimenti e dell’energia tra la Cinae i paesi del Mediterraneo Orienta-le segue delle precise linee guida.

1 | In primo luogo vengono identifi-cati i paesi e le aree chiave. I prin-cipali partner commerciali dellaCina sono la Turchia, l’Egitto,Israele e la Grecia. Gli introiti de-rivanti dal commercio con la Tur-chia rappresentano i 2/5 degliintroiti commerciali del paese.La cooperazione nel settore del-l’energia si concentra sull’energiaelettrica e sulle nuove fonti dienergia. Si prevede che questiquattro paesi renderanno possibilel’iniziativa della Cina volta a crea-re una Via della Seta marittima ingrado di promuovere il commer-cio e la cooperazione tra la Cinae l’area mediterranea.

2 | La cooperazione avverrà princi-palmente nel settore dell’energiapulita. Attualmente, la produzio-ne di petrolio e gas di Israele, Ci-pro e Libano raggiunge rispetti-vamente i 2 miliardi di barili di pe-trolio e i 20 miliardi di metricubi di gas. Le riserve comprova-te di Siria ed Egitto sono pari a200 e 600 miliardi di metri cubi digas. Nuovi giacimenti vengonoinoltre scoperti di continuo, efanno dell’area un nuovo snodoper l’energia a livello globale. Lacooperazione con l’Egitto nel set-tore del gas viene perciò rafforzataal fine di aumentare l’offerta dienergia pulita proveniente dal-l’estero. Nel 2016, la prima visi-ta del presidente Xi Jinping inEgitto ha portato alla firma di 21documenti di cooperazione, mol-ti dei quali riguardavano l’energiapulita.

3 | In terzo luogo, l’investimento con-giunto in un’area circoscritta rap-presenta la principale forma dicooperazione energetica a livellolocale. Nel 2010, CNOOC ha col-laborato con la Turkish Petroleumper esplorare e sviluppare i giaci-menti di petrolio e gas insieme al-l’Iraq. Le operazioni di fusione eacquisizione sono diventate il me-todo principale per ottenere nuo-ve fonti di gas e petrolio in gradodi ridurre il capitale nazionaleinvestito dalle società energetiche,che sono prevalentemente di pro-prietà dello Stato.

4 | Infine, l’energia rinnovabile rap-presenterà il punto di riferimen-to per gli investimenti e la coo-perazione futuri. Israele è stato ilprimo paese a utilizzare l’energiasolare nella zona, soprattutto invirtù dell’abbondanza di tale ri-sorsa nel paese. La cinese Suntechsta cercando in Israele una tec-nologia innovativa in grado dimigliorare l’efficacia dei pannel-li solari. Ma anche la tecnologianucleare israeliana sta attirandol’attenzione delle società cinesi. Lacooperazione in questo campopuò essere ulteriormente raffor-zata e migliorata. Israele è inoltreil primo paese a utilizzare autoelettriche su larga scala. Il mi-glioramento della cooperazione intale settore può fornire una solu-zione in grado di risolvere il pro-blema dell’inquinamento atmo-sferico in Cina.

Opportunità e svantaggi di un rapporto contrastatoL’ascesa del nuovo mercato del Me-diterraneo Orientale non solo po-trebbe soddisfare il fabbisogno ener-getico di questi paesi e migliorare laloro sicurezza nazionale, ma po-trebbe anche portare ad una nuovapartnership con l’Europa per l’espor-

1. La cooperazione con i paesidel Mediterraneo andrà adintaccare gli interessi che laRussia ha nell'area. Pechinonon intende incrinare i rapporti con Mosca

2. La Cina non ha unastrategia in grado digarantire la sicurezzaenergetica dell’area. Inseguito alla crisi in MedioOriente, la sicurezza a livellolocale è stata messaduramente alla prova

3. I rapporti molto tesi traCipro e la Turchia, dovutialle riserve energeticheoffshore contese fra i duepaesi, hanno un’influenzanegativa sulla volontà dicooperazione della Cina

4. Nonostante sia il principalepartner commerciale dellaCina, la Turchia nonconsidera la cooperazioneenergetica con Pechinocome la propria strategiaprincipale

5. Il tasso di crescitaeconomica della Cina si è ridotto e questocondizionerà i suoiinvestimenti all’estero

1. Un terzo delle navi container di tutto il mondo viaggiaattraverso il MarMediterraneo

2. L’alleanza di Cipro, Grecia eIsraele incontra la necessitàcinese di incrementare ilflusso di risorse energetichenel paese

3. Nel 2016 sono statisottoscritti 21 documenti dicooperazione, molti dei qualiriguardano l’energia pulita

4. Con il lancio dell’iniziativa “One Belt One Road” Pechinoha varato un piano perintensificare i rapporticommerciali e di scambio trai paesi dell’area Euroasiatica

5. La crisi economica europea e il crollo del prezzo del petroliohanno spinto i paesi dell’areamediterranea a individuareinvestitori migliori. La Cinapotrebbe diventare il partnercommerciale principale pertutta l’area

6. La Cina ritiene importantepoter mantenere unapresenza militare nelMediterraneo

Page 24: APRILE 2016 - Eni...di cubi di risorse recuperabili dai giacimenti esistenti scoperti nell’offsho-re di Israele e di Cipro. Ma, per cambiare i paradigmi, nell’estate del 2015 è

tazione di gas nel continente. Il raf-forzamento degli scambi e della coo-perazione energetica con quest’arearappresenta un passo importante perla strategia globale delle società cinesi.Tuttavia il futuro non appare del tut-to luminoso, ma foriero di problemie ostacoli. La cooperazione tra Cina e paesi delMediterraneo andrà ad intaccare gliinteressi storici che la Russia e l’UEhanno nell’area? La risposta è affer-mativa. La Russia vanta una lungastoria per quanto riguarda gli interessienergetici nell’area, ad esempio unaserie di accordi di cooperazione conla Siria nel settore del gas per un va-lore pari a 160 milioni di euro. LaRussia ha inoltre investito oltre 1 mi-liardo di dollari per favorire la tra-sformazione del gas del giacimentoTamar in GNL. Nel complesso,Mosca ha investito quasi 5 miliardi didollari nell’area e non desidera che laCina intacchi i suoi interessi.I margini di manovra affinché Pe-chino sia in grado di promuovere lacooperazione energetica in que-st’area non appaiono molto ampi.Nonostante sia il principale partnercommerciale della Cina, la Turchianon considera la cooperazione ener-getica con la Cina come la propriastrategia principale. La creazione diun hub energetico in grado di con-nettere Oriente e Occidente rap-presenta l’obiettivo principale dellastrategia energetica turca. La Turchiaè un importante snodo per la diver-sificazione delle importazioni ener-getiche dell’UE e per la strategia del-la Russia volta ad evitare il rischio dioscillazione dei prezzi dell’energia ea rafforzare il commercio di risorsecon l’UE. La Cina, rivale della Tur-chia in Medio Oriente nel settore del-le energie tradizionali, gode di unapolitica in materia di minoranze cheè invisa alla Turchia. Il rafforza-mento degli scambi con Pechinonon è una priorità per la Turchia, e,di conseguenza, è probabile che i par-tner futuri della Cina nell’area delMediterraneo possano essere so-prattutto l’Egitto e Israele.

Problemi di sicurezzaenergeticaLa Cina, inoltre, non ha una strate-gia in grado di garantire la sicurez-za energetica dell’area. In seguito allacrisi in Medio Oriente, la sicurezzaa livello locale e la situazione politi-ca, sono state messe duramente allaprova, e ciò ha ostacolato non solo lacooperazione energetica a livello lo-cale, producendo una riduzione del-la sicurezza e della stabilità su vastascala, ma ha anche determinato l’in-terruzione di progetti per la realiz-zazione di nuovi oleodotti. Recen-temente l’ISIS ha venduto petrolio dicontrabbando al fine di otteneremaggiore liquidità, e ha così dan-

neggiato il mercato locale dell’ener-gia. Di conseguenza, alcune societàpetrolifere cinesi hanno abbandona-to le loro attività in Siria. Vale la penanotare che Pechino punta a trasfor-mare il Pireo, in Grecia, nel portoprincipale per la flotta delle propriepetroliere. I contrasti tra i paesi della zona in-fluenzeranno la volontà di coopera-zione della Cina. La competizione nelsettore petrolifero è durissima, apartire, ad esempio, dai rapportimolto tesi tra Cipro e la Turchia do-vuti alle riserve energetiche offsho-re contese fra i due paesi. L’Egitto siè rifiutato di pagare a Israele 1,8 mi-liardi di dollari USA come penale perla cessazione di un accordo arbitra-le relativo all’esportazione di energia.L’Egitto e l’italiana Eni stanno cer-cando di accelerare l’esplorazione elo sviluppo del giacimento Zohr alfine di sostituire l’importazione di gasproveniente da Israele. Il futuro in-certo del mercato del gas ha ridottole possibilità di ulteriori sviluppi perle risorse energetiche dell’area. Ilprezzo del petrolio e del gas è crol-lato. La domanda debole e l’abbon-danza dell’offerta hanno rappresen-tato degli ostacoli per Israele e Cipro,che stanno cercando di diventare pae-si esportatori di gas. Anche il sognodi Cipro di trasformarsi nell’hub

energetico e commerciale dell’area èdestinato a restare soltanto un sogno.

Quale futuro avranno i rapporti commercialiIl rallentamento del tasso di cresci-ta della Cina andrà a influenzare isuoi rapporti commerciali con i pae-si del Mediterraneo? L’andamento in-certo dell’economia globale si pro-trarrà fino alla fine del 2016 e l’in-flazione durerà anche più a lungo. Iltasso di crescita della Cina si è ridottoe questo condizionerà i suoi investi-menti all’estero. I mercati in ascesacome quello turco non sono moltointeressanti per le società cinesi. Senell’ambito della sua iniziativa “OneBelt One Road” la Cina dovesseconsiderare il Mediterraneo comeun’area a rischio, gli investimenti inquesti paesi diminuiranno.La strategia cinese, volta a replicarei risultati ottenuti da altri paesi nelcampo del petrolio, del gas e dellenuove energie influenzerà quasi si-curamente i rapporti di cooperazio-ne tra la Cina e i paesi dell’area. Latendenza a copiare le tecnologieestere ha attribuito alle aziende cinesiuna fama negativa. Le società israe-liane sono preoccupate per la pro-prietà intellettuale delle loro inno-vazioni nel campo dell’energia quan-do collaborano con società cinesi.

Israele ha creato la Nanshan De-monstration Area nella provinciadel Guangdong, in Cina, per realiz-zare un nuovo distretto energeticobasato su uno sviluppo sostenibile.L’obiettivo del progetto è quello dicostruire un’area simile alla SiliconValley negli Stati Uniti. Tuttavia, pro-prio a causa dei timori in materia diproprietà intellettuale, Israele nonmetterà a disposizione le proprietecnologie più avanzate nel settoredell’energia. Lo sviluppo diversificatodelle società energetiche cinesi saràin grado di promuovere le loro ca-pacità di internazionalizzarsi? Nelcontesto dell’attuale situazione in-ternazionale, la lotta per il petrolio eil gas è spesso collegata alla strategianazionale di un paese. Ad esempio, lamodifica della legge statunitense inmateria di energia ha avuto un ruo-lo fondamentale nella rinuncia al-l’acquisto di Unocal da parte diCNOOC. Il caso ha messo in luce ilfatto che le società cinesi non sonostate in grado di far fronte a questionidi politica internazionale. Pertanto,se intendono davvero “internazio-nalizzarsi”, le società cinesi dovran-no trasformarsi in grandi multina-zionali globali, estendendo così l’in-tera catena di approvvigionamento eriducendo la difficoltà delle loro at-tività. Le società cinesi dovrebberoinoltre collaborare con altre societàinternazionali di livello professiona-le per trattare con governi e gruppicommerciali. Anche l’investimentocongiunto con società locali puòrappresentare una strada percorribi-le. In breve, la Cina non rappresen-ta un “faro” per i paesi del Mediter-raneo, i quali dipendono però dalflusso di capitali proveniente dallaCina per lo sviluppo delle infra-strutture locali. Una volta termina-te queste infrastrutture, potrebberivelarsi necessaria per questi paesiuna strategia di sfruttamento e con-tenimento della Cina. Pertanto, laCina non dovrebbe considerare lazona come un’area chiave per ilcommercio di energia, ma concen-trarsi invece sull’Asia centrale, ilMedio Oriente e il Sud America.

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Grecia

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Libano

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Turchia

SCAMBI BILATERALI

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L’istogramma rappresenta il volume relativo alla bilancia commercialebilaterale tra la Cina e i paesi del Mediterraneo orientale nel 2015. I dati sono espressi in dollari statunitensi.

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

Azerbaijan/Il suo ruolo negli sviluppi nel mercato del gas

È tutta unaquestione di export

interesse dell’Azerbaijan verso il Me-diterraneo orientale è radicato nel suodesiderio di esportare gas in questoimportante mercato in seguito allacompleta implementazione del Cor-ridoio Sud (Southern Gas Corridor -SGC), sostenuto dall’Unione europea.L’SGC è costituito dal Gasdottotrans-anatolico (Trans Anatolian Na-tural Gas Pipeline - TANAP), lacomponente orientale, e dal Gasdot-to trans-adriatico (Trans Adriatic GasPipeline - TAP), che ne rappresentail ramo occidentale. Mentre le recentitensioni tra Turchia e Russia hannospinto Ankara ad accelerare i lavori suentrambi i gasdotti allo scopo di di-versificare le rotte di esportazione ri-spetto a Mosca, l’approvazione dellaCommissione europea di un accordotra il governo greco e il TAP ha in-trodotto la possibilità di consentirel’ingresso di un nuovo gasdotto in Eu-ropa. Nonostante la sua modesta ca-pacità iniziale (10 miliardi di metricubi all’anno entro il 2019), il gover-no azero ritiene che il gasdotto TAPpossa apportare considerevoli vantaggial mercato del gas del Mediterraneoorientale. Le esportazioni di gas del-l’Azerbaijan verso l’Italia tramite ilTAP aumenteranno la concorrenza tra

LZAUR SHIRIYEV

È Academy Associate presso il RoyalInstitute of International Affairs(Chatham House) di Londra, RegnoUnito. Le opinioni riportate in questoarticolo sono espresse dall’autore atitolo personale.

La Repubblica è interessata al Mediterraneo orientale perchévorrebbe esportare gas tramite il Corridoio Sud. Tutto dipendedagli investimenti e dal supportopolitico dell’Occidente

Page 25: APRILE 2016 - Eni...di cubi di risorse recuperabili dai giacimenti esistenti scoperti nell’offsho-re di Israele e di Cipro. Ma, per cambiare i paradigmi, nell’estate del 2015 è

le fonti di approvvigionamento di gasesistenti per il paese. Questo proba-bilmente comporterà una riduzionedei prezzi, che consentirebbe ai con-sumatori di trarre vantaggio dalla li-beralizzazione del mercato del gas.L’Azerbaijan parteciperà inoltre allosviluppo dei mercati del gas di Alba-nia e Grecia. In base a un progetto didiffusione del gas in Albania, l’Azer-baijan creerà la rete nazionale di gasnel paese e costruirà strutture distoccaggio sotterranee. Per la Grecia,acquisendo una partecipazione nellarete nazionale di distribuzione del gas,l’Azerbaijan si è assunto la responsa-bilità di espandere la capacità della retecon la possibilità di investimentienergetici aggiuntivi nel paese. Allostesso tempo, l’Azerbaijan vede la cre-scente funzionalità del TAP come unostrumento per ottenere piccole quo-te di mercato grazie ai volumi di gasdisponibili. Questa strategia rappre-senta una sorta di rilancio del progettoNabucco West, non in termini di vo-lume di gas, ma di numero dei paesieuropei che possono trarre vantaggiodall’utilizzo degli interconnettori esi-stenti. A tal riguardo ci sono due in-terconnettori: uno prevede la forni-tura di gas azero alla Bulgaria trami-te l’Interconnettore Grecia-Bulgaria(IGB). In base all’accordo stipulato trala Grecia e la Bulgaria, l’inizio dellacostruzione è prevista nella secondametà del 2016. Nell’altra direzione, ilGasdotto Ionico Adriatico (IonianAdriatic Pipeline - IAP) permetterà diaumentare le possibilità di esporta-zione del TAP dall’Albania alla Croa-zia, allo scopo di creare una nuova rot-ta di approvvigionamento verso la co-sta adriatica. La catena di intercon-nettori del TAP non si limita solo aquelli citati e potrebbe infatti rag-giungere anche altri interconnettoriin base alla disponibilità del gas. Talestrategia potrebbe comportare nonsolo l’esportazione del gas verso i pic-coli mercati, ma anche favorire l’in-tegrazione e l’interconnettività del-l’infrastruttura regionale del gas.Questo è in linea con il progetto piùampio di diversificazione dell’ap-provvigionamento dell’Unione eu-ropea. Il ramo orientale dello svilup-po dell’SGC, ossia il TANAP, è par-ticolarmente importante perché haconsentito a Baku di portare avanti losviluppo del gasdotto dal territorioturco, che in un primo momento co-stituiva un progetto di Azerbaijan eTurchia. Benché la sua funzionalitànon si limiti all’esportazione del gasazero sui mercati europei, il TA-NAP può anche contribuire alla di-versificazione del mercato del gasdella Turchia garantendo gas ag-giuntivo. Dal punto di vista del-l’Azerbaijan, la sfida per il ramo oc-cidentale e quello orientale dello svi-luppo dell’SGC è rappresentata dalfatto che entrambi, in misura diver-

sa, soffrono della mancanza di in-fluenza politica quando si tratta di ot-tenere il coinvolgimento delle prin-cipali compagnie energetiche occi-dentali, dovuta agli investimenti ri-chiesti da entrambi i progetti; il calodei prezzi del petrolio sta infatti por-tando le compagnie del settore ener-getico a evitare di assumersi qualsia-si carico economico in un progettocon un budget così elevato. Tuttavia,secondo il governo azero, la maggiorparte dei finanziamenti per il TANAPsarebbe già stato garantito, benché perentrambi i progetti siano ancora ne-cessari prestiti bancari con linee di cre-dito a lungo termine. Al di là del ca-rico economico del progetto, l’altrasfida è rappresentata dal “fattoreRussia”, che negli ultimi anni hamesso a repentaglio lo sviluppo del-l’SGC. L’altra questione a tal propo-sito è il dilemma riguardante il repe-rimento di fonti di gas aggiuntive perrafforzare l’importanza del Corrido-io Sud per il mercato europeo del gas.

La crescente capacità della Russia mette i bastonitra le ruote al Corridoio SudQuando nel 2013 il consorzio di ShahDeniz preferì il Gasdotto trans-adriatico come rotta di esportazionedel gas azero in Europa rispetto al ga-sdotto Nabucco West, un altro deifattori determinanti per Baku fu“bypassare la Russia”, ossia non di-ventare un suo diretto concorrentenella stessa area geografica. Evitareil territorio russo rientra nella stra-tegia energetica dell’Azerbaijan findagli anni Novanta, quando svilup-pò la rotta di esportazione del pe-

trolio Baku-Tbilisi-Ceyhan comemodalità per sostenere le proprie cre-denziali di operatore indipendente siadal punto di vista politico che da quel-lo economico. In entrambi i casi, ilfattore Russia fa parte della realtàgeopolitica. Nell’ultimo caso, la stra-tegia del gas di Baku si è evoluta inmodo da evitare di entrare in con-correnza con la Russia, allo scopo diridurre l’ansia politica di Mosca inmerito a qualsiasi alternativa al mo-nopolio russo del gas nel mercato eu-ropeo. Benché la strategia del gas del-l’Azerbaijan sia concepita per tene-re in considerazione il “fattore Rus-sia”, questo non ha impedito la na-scita del progetto Turkish Stream. Sitratta di un’iniziativa congiunta traMosca e Ankara, essenzialmente unaversione modificata dell’abbando-nato progetto South Stream. Lo svi-luppo di questa nuova idea ha dan-neggiato le prospettive del Corrido-io Sud per diversi motivi. In primoluogo, Turkish Stream è un’imma-gine speculare del TAP: entrambi igasdotti dovrebbero partire al confinetra Grecia e Turchia con l’obiettivodi approvvigionare i mercati europei.Tuttavia, avendo sviluppato una rot-ta di esportazione verso la Turchiasenza avere accesso a gasdotti oltre ilterritorio turco, le autorità russehanno dichiarato la propria inten-zione di utilizzare il gasdotto TAP perraggiungere il mercato europeo. A talriguardo occorre ricordare che ilgasdotto South Stream fallì a causadel rifiuto dell’Unione europea diconcedere deroghe al terzo pac-chetto energia. Pertanto, non è sta-ta una coincidenza che, in seguito al-

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Un futuro di sfide

7 miliardi

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-16,5%

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3 volte

barili al giorno, pari al 91% dellaproduzione, vengono esportati suimercati internazionali. La maggiorparte dell’export avviene attraverso la pipeline Baku–Tbilisi–Ceyhan

è aumentata la produzione di gasnaturale, passando dai 9 miliardi di metri cubi (bcm) del 2006 ai 29 Bcmdel 2015. Il gas commercialmenteutilizzabile, però, si ferma a 18,9 bcm

è il declino della produzione di petroliodal picco del 2010 al 2015, passata da un milione a 835.000 barili al giorno

di metri cubi è a quanto ammontano le riserve di gas naturale, pari allo 0,6% delle riserve globali

sono i barili di riserve del paese, pari allo 0,4% delle riserve globali

Dopo l’avvio della produzione di gas nel giacimento di Shah Deniz,l’Azerbaijan è rapidamente diventatouno dei partner più appetibili per lanascente politica di sicurezza energeticaUe. Quasi in contemporanea,l’inaugurazione dell’oleodotto Baku-Tiblisi-Cehyan ha finalmente spalancatole porte dei mercati globali alle risorsepetrolifere del paese caucasico.Nonostante queste rosee prospettive,anche alla luce dell’attuale congiunturainternazionale, il paese si trova adaffrontare importanti sfide per il suofuturo di player energetico.

NICOLÒ SARTORI

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

l’annuncio di Turkish Stream, i fun-zionari russi abbiano espresso il pro-prio desiderio di utilizzare il TAP peresportare il gas russo nei mercati eu-ropei. Questo, seppur ipoteticamentepossibile, è altamente complesso allaluce delle normative europee. Inol-tre, rappresenta un fattore di ri-schio, visto che l’influenza politicadella Russia è stata rafforzata dalla suainvasione militare dell’Ucraina. Diconseguenza l’Azerbaijan teme diopporsi ufficialmente alle mire rus-se. La minaccia rappresentata dal fat-tore Russia per l’intero progetto delCorridoio Sud non si limita allaconcorrenza sul mercato: gli enormivolumi del gas russo mettono a re-pentaglio anche la modesta capacitàdell’SGC, soprattutto alla luce del de-siderio della Russia di utilizzare l’in-frastruttura dell’SGC per distribui-re il gas russo; Turkish Stream sa-rebbe operativo prima che il gasdell’Azerbaijan lasci il Caspio. Il ri-schio principale sta anche nel fattoche questo consentirebbe a Gaz-prom di bloccare l’intero progettoSGC, che prevede di aumentare lapropria capacità attraverso il gasprovenente da Turkmenistan, Iraq epossibilmente Iran. In particolare, laRussia può bloccare le esportazionidi gas dal Turkmenistan all’Europaattraverso l’infrastruttura di espor-tazione azera e turca facendo leva sul-lo status giuridico incerto del MarCaspio. Nel frattempo, il fattoreRussia riveste un ruolo strategica-mente dannoso per l’intero obietti-vo di diversificazione dell’Unione eu-ropea, offrendo enormi volumi di gasrusso a diversi paesi europei e ridu-

cendo così l’interesse nei confrontidell’SGC. Ovviamente, con la sua at-tuale modesta capacità, il CorridoioSud favorisce la diversificazione del-l’approvvigionamento di un numeroesiguo di paesi europei rispetto al gasrusso, che è destinato a paesi che at-tualmente non sono serviti dall’SGC.Questo consente alla Russia di strin-gere una specie di “alleanza del gas”offrendo gas a paesi che sono rima-sti delusi dalla scelta del TAP rispettoal Nabucco West, tra i quali rientranoi paesi dell’Europa centrale e glistati appartenenti al fallito pro-gramma South Stream. Inoltre, l’of-ferta russa si estende ai paesi che trag-gono direttamente vantaggio dal ga-sdotto TAP. Il principale esempio èrappresentato dalla Grecia, che, vi-sta tale evoluzione dei fatti, spera diottenere lo status di “hub di transi-to”. L’anno scorso l’offerta dellaRussia alla Grecia ha costituito un fat-tore fondamentale nell’acquisizioneda parte della State Oil Company ofAzerbaijan Republic (SOCAR) diazioni di DESFA, il gestore della retegreca del gas, influendo sulla deci-sione di Atene di ritrattare l’inizialeaccordo che prevedeva di vendere il66 percento delle azioni di DESFAa SOCAR, offrendo solo il 49 per-cento delle azioni. Il gioco di Moscaha causato una frammentazione de-gli Stati membri dell’Unione euro-pea, in assenza del consenso europeosu una strategia per la sicurezzaenergetica che favorisse gli interes-si comuni dell’UE. Le tensioni po-litiche tra Turchia e Russia dal no-vembre 2015 hanno già avuto riper-cussioni negative sulla cooperazione

energetica bilaterale, sostanzialmentecassando l’idea di Turkish Stream.Tuttavia, nonostante questa evolu-zione positiva dal punto di vista del-l’SGC, ossia che Turkish Stream siafuori dai giochi, una nuova minacciaè rappresentata dalla recente letterad’intenti tra la Russia, l’azienda ita-liana Edison e la greca DEPA perl’approvvigionamento di gas natura-le dalla Russia passando sotto il MarNero attraverso paesi terzi fino allaGrecia e da quest’ultima all’Italia. Lalettera d’intenti riprende l’intercon-nettore ITGI-Poseidon che, primache venisse concepito il gasdottoTAP, costituiva un mezzo alternati-vo per trasportare il gas azero in Eu-ropa. In questa fase, costituisce unconcorrente. Inoltre, l’Azerbaijansperava di espandere l’SGC otte-nendo gas aggiuntivo da molteplicifonti allo scopo di aumentare la pro-pria competitività rispetto al TAP. Inparticolare, Baku aveva preso in con-siderazione la rivalutazione degli in-terconnettori verso la Bulgaria e al-tri paesi balcanici, ma adesso Moscasi trova nella posizione di impedirel’ampliamento della quota del mer-cato europeo dell’SGC attraverso losviluppo di interconnettori.

Dilemma del gas aggiuntivoper lo sviluppo dell’SGCPer espandere la quota dell’SGCnei mercati del gas dell’Europa sud-orientale e del Mediterraneo orien-tale e ridurre al minimo il fattoreRussia, sono in corso negoziati ri-guardanti il reperimento di fontiaggiuntive di gas per ampliare il ga-sdotto. L’aumento della capacità di-pende dalla disponibilità di fonti digas. La capacità tecnica dei condot-ti dovrebbe passare entro la metà del2020 da 16 a 31 miliardi di metri cubiall’anno per il TANAP, e da 10 a 20miliardi di metri cubi all’anno per ilTAP. Nel frattempo, oltre al giaci-mento di Shah Deniz, l’Azerbaijanpossiede diversi giacimenti offshoredi gas e di condensato di medie di-mensioni, le cui riserve potrebberosostanzialmente sostenere il poten-ziale delle esportazioni del paese. Esi-stono molteplici sfide da affrontarein tale direzione, compreso l’au-mento del consumo interno di ener-gia dell’Azerbaijan insieme all’im-pegno di Baku di prestare fornituredi gas aggiuntivo alla vicina Georgianei prossimi anni. Inoltre, i giaci-menti offshore di Baku richiedono ri-

sorse di investimento a lungo termi-ne. Ciò rende urgente il reperimen-to di fonti di gas aggiuntive. Reali-sticamente, esistono due fonti di gasprimarie per lo sviluppo dell’SGC: ilTurkmenistan e l’Iran. Entrambipresentano delle problematiche: l’op-zione iraniana è emersa solo dopo unaccordo definitivo sul nucleare che haposto fine alle sanzioni internazionali.Per quanto riguarda il Turkmenistan,l’Unione europea vede il paese comeuna spinta per la realizzazione delCorridoio Sud e sostiene l’estensio-ne del Gasdotto transcaspico percollegare Baku e Ashgabat. Dal 2011si è impegnata a negoziare un trattatogiuridicamente vincolante tra le par-ti. Tuttavia, l’opposizione dell’Iran edella Russia a un gasdotto sottoma-rino e la necessità di investimenti perla costruzione del gasdotto rendonopoco fattibile questa soluzione nelprossimo futuro. Ciò nonostanteesistono delle alternative, in parti-colare il giacimento di Kyapaz (Sar-dar), attualmente conteso tra Baku eAshgabat, che potrebbe essere svi-luppato congiuntamente. Affinchètale collaborazione possa funziona-re, serve un interconnettore che col-leghi questo giacimento all’infra-struttura azera esistente nel MarCaspio. Dal punto di vista iraniano,con l’inizio delle relazioni politicheed economiche con l’Azerbaijan dueanni fa e alla luce di una lettera d’in-tenti per l’esplorazione congiunta digiacimenti di petrolio e gas, esistonodue potenziali giacimenti di petrolioe gas che potrebbero stimolare leesportazioni di gas dell’Iran. Il primoè il giacimento di petrolio e gas diSardar-e-Jagal, che ha enormi riser-ve; il secondo, del quale l’Iran el’Azerbaijan si stanno contendendo laproprietà, è il giacimento di Araz-Alov-Sharg, che contiene riserve digas dimostrate pari a 400 miliardi dimetri cubi. Entrambi i giacimenti of-frono opportunità per una possibileesplorazione azero-iraniana perl’SGC e consentirebbero all’Iran diraggiungere i mercati europei.

Da cosa dipendel’implementazione di TAP e TANAPIl Corridoio Sud assumerà un im-portante ruolo nella diversificazionedell’approvvigionamento di gas e sti-molerà lo sviluppo e l’integrazionedelle reti regionali di gas in Europasud-orientale e centrale. Indubbia-mente, gli investimenti necessari peril progetto, il supporto politico in Oc-cidente e la riduzione dei progetti ri-guardanti il gas alternativi al Corri-doio Sud, ossia le mire della Russia,determineranno l’implementazionesia del TAP che del TANAP dalpunto di vista dell’Azerbaijan.

IL DILEMMA CORRE A SUDUn impianto offshore al largodella capitale Baku. Il CorridoioSud per il trasporto del gasazerbaijano sarebbedeterminante per l’integrazionedelle reti nell’Europa sud-orientale e centrale.

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Archiviato il South Stream, ridimensionati TurkishStream e Nabucco, le nuove scoperte di idrocarburisui fondali mediterranei potrebbero modificare la situazione degli approvvigionamenti all’Europa. E anche i sistemi di convoglio dell’oro blu

n principio erano il Nabucco e SouthStream. Due progetti concorrentisostenuti da rivali storici, gli Stati Uni-ti e la Russia, destinati entrambi al-l’approvvigionamento energetico del-l’Europa meridionale. Il gasdottoideato da Gazprom, il gigante russodel gas, avrebbe consentito a Moscadi aggirare l’Ucraina e di trasporta-re nel Vecchio Continente fino a 63miliardi di metri cubi di gas l’anno, adun costo di costruzione stimato tra i19 e i 25 miliardi di euro. Il percor-so di 2.380 chilometri avrebbe dovutoattraversare il Mar Nero per poi se-guire due direzioni: una a nord, at-traverso Bulgaria, Serbia, Ungheria eSlovenia fino a Tarvisio, in Friuli Ve-nezia Giulia; la seconda a sud via Bul-garia, Grecia e Balcani per arrivare,attraverso il Mar Ionio, a Otranto, ilpunto più ad est d’Italia.

South Stream e TurkishStream, progetti congelatiIl South Stream è rimasto sulla carta– formalmente – per via del rifiuto op-posto dalla Bulgaria al passaggio del-la conduttura per il suo territorio. La

Commissione europea, del resto,aveva minacciato di applicare sanzionicontro Sofia per presunte irregolari-tà nel progetto. Abbandonato il SouthStream per i divieti imposti dall’ese-cutivo comunitario, Mosca ha tenta-to nel dicembre 2014 di lanciare ilTurkish Stream: una nuova condut-tura della stessa capacità – 63 miliar-di di metri cubi, 14 dei quali destina-ti al mercato turco e il resto all’Europa– per collegare la sponda russa del MarNero alla Grecia, passando per la Tur-chia. L’abbattimento di un bombar-diere russo Sukhoi 24 da parte del-l’Aviazione turca, al confine con la Si-ria, ha fatto però precipitare i rapportitra Mosca ed Ankara ad un livello bas-sissimo, e tutti i progetti di coopera-zione tra i due paesi hanno subito unabattuta d’arresto. Tra questi anche ilTurkish Stream.

Nabucco, il gasdall’Azerbaijan all’AustriaIl Nabucco, metanodotto sostenutodagli Usa e dall’Unione europea,avrebbe invece dovuto collegare losnodo turco di Erzurum, punto di ar-

rivo delle condutture provenientidall’Azerbaijan e dall’Iran, alla piat-taforma di Baumgarten, in Austria,dove il gas avrebbe dovuto essere stoc-cato e distribuito al resto dell’Euro-pa centrale. La conduttura, di ben3.300 chilometri ed una capacità an-nuale di 31 miliardi di metri cubi,avrebbe dovuto passare per la Turchia,la Bulgaria, la Romania e l’Ungheria.Il progetto è stato successivamente ri-dotto ad un gasdotto di 10-23 miliardidi metri cubi di capacità, ribattezza-to Nabucco West, che dalla frontie-ra turco-bulgara sarebbe dovuto ar-rivare in Austria dopo 1.329 chilo-metri di percorso. Il consorzio che ge-stisce il giacimento di gas di Shah De-niz II, in Azerbaijan, ha però scelto ilGasdotto Trans Adriatico (TAP) perconvogliare il suo metano sui mercatieuropei, segnando di fatto la fine delNabucco West.

TAP, voluto dall’EuropaIl progetto TAP prevede un gasdot-to della lunghezza di 870 chilometrie della capacità di 10 miliardi di me-tri cubi l’anno, espandibili fino a 20

Le nuove rotte del gas

IALESSANDROSCIPIONE [AGENZIA NOVA]

Giornalista, lavora dal 2010 per AgenziaNova, dove si occupa di Nord Africa,Medio Oriente e questioni energetiche.Si è formato all’estero con un Master in giornalismo internazionale allaUniversity of Strathclyde di Glasgow. Ha collaborato in precedenza per Ansaed Apcom (oggi AskaNews).

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

CIPRO SIRIA

LIBIA

EGITTO

ARABIA SAUDITA

GIORDANIA

IRAQ

LIBANO

TURCHIA

GRECIA

MA

R ME D I T E R R A N E O

ITALIA

ISRAELE

TAMAR PIPELINE

ARAB GAS PIPELINE

ARISH-ASHKELON PIPELINE

TANAPTAP

PIPELINE IN COSTRUZIONE

PIPELINE PROPOSTE

TERMINAL GNL

PIPELINE ESISTENTI

LE PIPELINE NEL MEDITERRANEO ORIENTALE

miliardi, che passerà attraverso Gre-cia, Albania ed Italia. Insieme al Ga-sdotto Trans Anatolico (TANAP),che attraversa da est a ovest la Tur-chia, e al Gasdotto del Caucaso Me-ridionale (SCP), per collegare Azer-baijan, Georgia e Turchia, il TAP èuna delle infrastrutture del cosiddettoCorridoio Sud del Gas, voluto dallaCommissione europea per favorireprogetti infrastrutturali destinati adincrementare la diversificazione del-le fonti e la sicurezza degli approv-vigionamenti energetici, grazie altrasporto di nuovo gas provenientedal Mar Caspio.

Itgi Poseidon la propostaarriva dalla RussiaL’ultima risposta russa al TAP è l’It-gi Poseidon, gasdotto che dovrebbecollegare l’Italia alla Grecia che po-trebbe ricalcare in parte la vecchiarotta meridionale del South Stream.Il progetto, ancora allo stato em-brionale, ha già visto la firma di unmemorandum d’intesa tra Gazprom,l’italiana Edison e la greca Depa. Laconduttura prevede un tratto di 200

chilometri offshore tra la costa gre-ca e quella pugliese, a Otranto, po-nendosi così in diretta concorrenzacon il Gasdotto Trans Adriatico.Non è ancora chiaro se la Russia in-tenda allacciarsi all’interconnettoreGrecia-Italia dalla Turchia o dallaBulgaria. Mosca ha comunque ri-spolverato un progetto bocciato dalconsorzio Shah Deniz, iI che presentaoggi numerosi vantaggi. Sia Romache Atene, infatti, hanno già ottenutole autorizzazioni necessarie per l’ap-prodo del gasdotto e gran parte deltratto onshore. Nel frattempo Gre-cia e Bulgaria si sono già accordateper realizzare l’interconnessioneGrecia-Bulgaria che annovera tra ipropri soci proprio Edison, Depa ela bulgara Beh. Paradossalmente,Mosca sembra ora voler rilanciarecon forza un progetto che era statoinizialmente studiato per alleviare ladipendenza energetica dell’Europadal gas russo.

Come cambiano le prospettive degliapprovvigionamentiLe nuove scoperte d’idrocarburi suifondali del Mediterraneo orientale,comunque, potrebbero modificareradicalmente la situazione degli ap-provvigionamenti all’Europa. Ilmega-giacimento di gas naturaleLeviathan (450-600 miliardi di me-tri cubi), nell’off-shore d’Israele, le ri-serve super giant di al Zohr (850 mi-liardi di metri cubi), al largo delle co-ste egiziane, e le grandi quantità digas rivenute nel giacimento cipriotadi Aphrodite (200-300 miliardi dimetri cubi) potrebbero potenzial-mente soddisfare il fabbisogno ener-

getico del Vecchio Continente. Il Ba-cino del Levante potrebbe così im-porsi come valida alternativa al tra-dizione asse est-ovest che vincolal’Europa al gas della Russia attraversoil gasdotto Nord Stream, e dell’Asiacentrale con il Corridoio Sud delGas, ridimensionando anche il ruo-lo della Turchia come snodo strate-gico di transito. Israele, Egitto, Ci-pro e Libano potrebbero inoltre en-trare in diretta concorrenza conl’Iran, che dopo la rimozione dellesanzioni economiche ambisce a di-ventare uno dei principali fornitoridell’Europa. In altre parole, il Me-diterraneo orientale si candida a di-ventare un enorme hub del gas rela-tivamente stabile, “low cost” e a po-che miglia nautiche dalle coste eu-ropee.

Una nuova rete di gasdotti o impianti di liquefazione?Due sono le possibilità per convo-gliare questa enorme quantità digas, pari a circa 1.500 miliardi di me-tri cubi secondo le ultime stime,verso l’Europa continentale: unanuova rete di gasdotti o un sistemad’impianti di liquefazione che ap-provvigionerebbero le navi cisterna.Lo scorso 28 gennaio il premiergreco Alexis Tsipras, il primo mini-stro israeliano Benjamin Netanyahue il presidente della Repubblica di Ci-pro, Nicos Anastasiades, non hannoescluso la possibilità di realizzare ungasdotto denominato EastMed, chedovrebbe rifornire il mercato euro-peo. L’idea di realizzare una con-duttura sottomarina nel Mediterra-neo orientale che colleghi le costemediorientali alla Grecia e all’Italia,

passando per l’isola di Creta, può ap-parire suggestiva, ma avrebbe uncosto esorbitante e con il prezzo delpetrolio che galleggia attorno ai 30dollari al barile, appare utopistico. Larealizzazione d’impianti di liquefa-zione del gas naturale è decisamen-te più fattibile ed Israele, Cipro eGrecia hanno già concordato la rea-lizzazione d’infrastrutture comuni peril trasporto di gas dal giacimento diAphrodite verso la penisola ellenica,dove dovrebbero essere realizzatidei rigassificatori galleggianti. I lea-der di Egitto, Cipro e Grecia, inol-tre, hanno firmato ad Atene, lo scor-so 9 dicembre, una dichiarazionecongiunta allo scopo di utilizzare gliidrocarburi come catalizzatore dipace “attraverso l’adesione da partedei paesi della regione ai principi con-solidati del diritto internazionale”.

I CORRIDOI DEL GASNella mappa i gasdotti esistenti,concentrati soprattutto in Egitto,Israele, Giordania e Libano, e quelli ancora in costruzione,previsti per portare il gas in Europa.

Leggi articoli sullo stessoargomento su www.abo.net

Fonte: Eni

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MEDITERRANEO A TUTTO GAS

estensione del Canale di Suez, inau-gurata lo scorso agosto, e la scoper-ta di uno dei maggiori giacimenti digas del Mediterraneo orientale, ilprospetto esplorativo Zohr IX, sonoi principali esiti della politica econo-mica egiziana dopo anni di stagna-zione. Promettono una crescita eco-nomica che potrebbe avere effetti dilungo periodo significativi sul sistemainfrastrutturale del Paese. Tuttavia, èancora prematuro, nel breve periodo,stabilire l’impatto che queste grandiopere potranno avere sull’economiaegiziana. Il governo del Cairo sta ne-goziando, da una parte, un nuovo pre-stito con il Fondo Monetario Inter-nazionale (FMI) e, dall’altra, attuan-do politiche di diminuzione dellaspesa pubblica in un contesto di mo-bilitazione del settore pubblico dopoi recenti tagli salariali.

Gli effetti economici di un raddoppio miliardarioIl Canale di Suez venne nazionalizzatodal presidente egiziano Gamal AbdelNasser nel 1956. Controlla il 19percento (240 mila tonnellate dimerci) dei traffici marittimi mondia-li e la sua centralità è andata crescendoesponenzialmente dal 2000 ad oggi.Con l’estensione del Canale si è pas-sati da 80 a 115 chilometri percorri-bili nei due sensi (35 in più). In altreparole ora cargo e navi mercantili pos-sono raggiungere i porti della GranBretagna partendo dai Paesi del Gol-fo in appena 14 giorni anziché i 24 ne-cessari in precedenza. Non solo, sisono accorciati i tempi di attesa per

le navi dirette in Europa: tre ore an-ziché undici. Si sono ridotti anche itempi di attraversamento del Cana-le (da 18 a 11 ore). Si sta passando gra-dualmente dalle 49 navi al giorno cheattraversavano Suez fino allo scorsoanno alle 97 previste per i prossimi.Secondo le autorità egiziane, l’operapermetterà il raddoppio dei profittiannuali realizzati, passando da 5 a 13miliardi di dollari entro il 2023. Tut-tavia, l’effettiva realizzazione di un in-cremento nei traffici potrà esserevalutata soltanto in riferimento allapiù generale crescita dei traffici ma-rittimi globali.“L’estensione del Canale di Suez è sta-to il principale successo dell’econo-mia egiziana degli ultimi anni e già faregistrare il suo impatto sui tassi dicrescita”, ha commentato l’econo-mista e direttore del Forum del Ter-zo Mondo, Samir Amin. Con la rea-lizzazione del progetto in tempi ra-pidi, i militari egiziani hanno volutorilanciare la loro tradizionale imma-gine di innovatori dell’economia na-zionale, come è già avvenuto con ilForum commerciale che si è tenutoa Sharm el-Sheikh nel marzo 2015.Inoltre, da mesi le autorità egizianestanno puntando al rafforzamentodelle relazioni bilaterali con alcunipartner strategici in Europa, Russiae negli Stati Uniti. Tra questi figura-no in prima fila l’Italia e la Francia coni cui governi sono stati firmati con-tratti per un totale di 16 miliardi didollari tra il 2015 e l’inizio del 2016.Il Golfo di Suez, insieme al Medi-terraneo orientale e al Delta del

L’GIUSEPPE ACCONCIA

Giornalista del Manifesto e ricercatoreper le Università Bocconi e Londra. Ha scritto anche per The Independent,Al-Ahram Weekly e Xinhua NewsAgency. Ha pubblicato saggi per Il Mulino, The International Spectator e Le Monde diplomatique. È autore del libro “Egitto. Democraziamilitare” (Exorma, 2014).

Mentre l’Egitto stabilisce nuovi accordi commercialicon i partner europei, forte del flusso mercantileintenso, si avvia lo sfruttamento dei nuovi giacimentidi gas. Un processo che potrebbe destabilizzare i piani economici di Israele

Infrastrutture-Suez/Progetti e strategie di rilancio economico

Un canale di riscossaper i Faraoni

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14 giorni

TEMPI DI PERCORRENZADELLE ROTTE

DAI PAESI DEL GOLFOAL NORD EUROPA

24 giorni

3 ore

TEMPI DI ATTESAPER L’ATTRAVERSAMENTO

DEL CANALEVERSO L’EUROPA

11 ore

11 ore

TEMPIDI ATTRAVERSAMENTO

DEL CANALE

18 ore

97 navi

NUMERO DI TRANSITIGIORNALIERI

49 navi

13 miliardi di dollari

PREVISIONI SUI PROFITTI ANNUALIPRODOTTI DALL’ATTIVITÀ

DI ATTRAVERSAMENTODEL CANALE (ENTRO IL 2023)

5 miliardi di dollari

Nilo, è l’area dove crescono in modopiù significativo gli investimenti stra-nieri per lo sviluppo di giacimenti nelmercato petrolifero egiziano. La rea-lizzazione di quest’opera, in una re-gione colpita da grave instabilità po-litica com’è il Sinai, dove il terrorismojihadista ha reso necessaria l’imposi-zione dello Stato di emergenza, do-vrebbe anche permettere al Cairo dipuntare in modo più incisivo sullaproduzione di gas. Questo sta avve-nendo grazie sia alla gestione del Ca-nale di Suez sia della Suez-Med Pi-peline. Dopo gli attacchi jihadisti aigasdotti nel Sinai e lo stop all’espor-tazione di gas verso Israele e Gior-dania (2012), anche le imprese ener-getiche Usa (Noble) e l’israelianaDelek si sono impegnate a rimetterein moto il mercato energetico egi-ziano. Secondo alcuni analisti, questopotrebbe permettere maggiori in-vestimenti per lo sviluppo delle com-pagnie del settore.Eppure, in base ai primi dati, resi notidal Financial Times, gli effetti sul-l’economia egiziana in seguito allarealizzazione dell’opera non sonostati ancora significativi. Si è passatida 462 milioni di dollari di profittidell’agosto scorso, prima che l’ope-ra venisse conclusa, ai 449 milioni diottobre.Il governo egiziano è impegnato innuove politiche di liberalizzazione,privatizzazione del mercato energe-tico e a tagli significativi della spesapubblica, come richiesto dal FondoMonetario Internazionale (FMI), concui l’Egitto sta negoziando un nuo-vo ingente prestito. Inoltre, nellerecenti missioni imprenditoriali eu-ropee, il presidente dell’Autorità eco-nomica del Canale di Suez, AhmedDarwish, ha richiesto un maggior im-pegno in investimenti per il poten-

ziamento delle infrastrutture del-l’area per raggiungere l’obiettivo direalizzare un’ampia zona di liberoscambio entro il 2030.

Mediterraneo orientale e giacimento Zohr IXLa scoperta che concretamente po-trebbe dare un impulso significativoall’economia egiziana è il prospettoesplorativo Zohr IX. Addirittura l’exministro dell’Energia e del Petrolio,Sherif Ismail, ha raggiunto i vertici delgoverno egiziano, diventando nuovopremier proprio grazie all’annunciodi questa scoperta. Zohr IX, nelle acque territoriali egi-ziane, 107 chilometri a largo della cit-tà costiera di Port Said e 200 chilo-metri dalla piattaforma Eni di Tem-sah, si trova a 1.450 metri di profon-dità, nel blocco Shorouk, concesso ingestione a Eni dopo l’accordo del gen-naio 2014 tra il ministero del Petro-lio egiziano e l’Egyptian NaturalGas Holding Company (EGAS).Una volta avviata la prima produzio-ne, con ogni probabilità entro il2017, se verrà rispettata la tabella dimarcia in Egitto, il maxi giacimentopotrebbe produrre 850 miliardi dimetri cubi (equivalente a 5,5 miliar-di di barili di petrolio - secondo alcunianalisti le possibilità sono anchemaggiori) in un’area di cento chilo-metri quadrati.La scoperta di Eni potrebbe avere ef-fetti significativi sull’import-exportegiziano nel settore. Le autorità egi-ziane punterebbero a realizzare l’obiet-tivo dell’autosufficienza energeticaentro il 2020. Per questo, il quotidianofilo-governativo al-Ahram ha cele-brato Zohr IX. “Ora avremo gas na-turale per rifornire gli impianti, per ilnecessario sviluppo industriale, pernuove fabbriche e un aumento del-

l’occupazione”, ha assicurato l’esper-to del settore, Mohamed al-Ansary. Apieno regime, “l’esportazione di gasdovrebbe essere solo una quota mi-nima della produzione: circa il 10 per-cento”, ha aggiunto al-Ansary. Se-condo la stampa locale, dalla piatta-forma di Temsah partono conduttu-re che raggiungono il prospetto ZohrIX. Questo renderebbe possibile l’av-vio della produzione entro poco piùdi due anni con un conseguente ab-bassamento dei prezzi. “Quando Zohr IX entrerà in funzio-ne sarà di grande aiuto alla crescitaeconomica e alla riduzione delle im-portazioni”, ha commentato l’ex di-rettore della Camera di commerciodel Cairo, Ali Moussa. Nel lungo ter-mine la scoperta del maxi giacimen-to Zohr IX dovrebbe avere effetti sul-la riduzione del debito che il Paesevanta nei confronti delle compagniestraniere e riattivare gli investimen-ti esteri, al palo dopo la crisi econo-mica del 2008.Infine, la scoperta di Zohr IX è arri-vata in una fase di stagnazione che staattraversando l’economia egizianaanche in seguito alla crisi del settoreturistico. In particolare, l’attacco,costato la vita a otto turisti messica-ni, nel deserto di Bahariya, alla finedello scorso anno, e l’esplosione involo dell’Airbus Metrojet A321, cheha causato la morte di 224 persone,hanno duramente colpito l’industriaturistica locale.

Le ripercussioni geopolitichedelle due grandi opereQuando Zohr IX sarà operativo,l’Egitto potrà esportare verso Israe-le e Cipro il suo gas. Per questo, lacooperazione tra i governi dei tre Pae-si è cruciale per costituire una joint-venture. Evidentemente esistono del-

le resistenze politiche perché questonon avvenga. Le autorità egiziane, in una primafase, sono sembrate intenzionate aprocedere da sole per sfruttare ZohrIX. Eppure sarebbe per loro possibi-le creare con Cipro e Israele il prin-cipale hub del gas nel Mediterraneoorientale. Da una parte, questo per-metterebbe all’Egitto di rafforzare ilsuo ruolo geopolitico nella regione e,dall’altra, all’Unione europea di ac-crescere le sue importazioni dallaregione anche in considerazione del-la diminuzione della produzione in-terna e per l’avvicinarsi della scadenzadi contratti di lungo periodo con Nor-vegia e Russia. Eppure l’annuncio della scoperta delmaxi giacimento ha subito causato unvero e proprio terremoto finanziarioa Tel Aviv (ma anche in Qatar). Le au-torità israeliane puntavano propriosulle esportazioni in Egitto del gasestratto dal giacimento Leviathan,non ancora operativo e il cui svilup-po è stato bloccato da un aspro di-battito politico interno riguardo allaregolamentazione del settore. Se-condo l’esperto israeliano, Eran Un-ger, la compagnia di Tel Aviv, Tamar,potrebbe ora vedere decrescere le sueesportazioni e dovrà fare i conti conprezzi più bassi. Tuttavia, nonostante le prime reazionidi scetticismo da parte degli im-prenditori israeliani e il crollo dellaBorsa di Tel Aviv per le speculazionisu un possibile collasso di Levia-than, nel novembre scorso i partnerisraeliani di Leviathan hanno rag-giunto un accordo preliminare perl’esportazione di gas nel mercatodomestico egiziano per 10-15 anni,sottoscrivendo un accordo del valo-re di 10 miliardi di dollari. Anche la britannica British Gas e la

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infra

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Porto Said

El Qantara

Nuovo canale per facilitare il traffico nelle due direzioni

Ampliamento e scavo dei bypass

El Shallufa

Ismailia

M A RM E D I T E R R A N E O

G o l f od i S u e z

Suez

GrandeLagoSalato

LagoTimsah

Saline

Lago Manzala

Saline

E G I T T O

ESISTENTENUOVO CANALE

ESTENSIONE DEL CANALENEI DUE SENSI

PRIMA DEL RADDOPPIO

ESTENSIONE DEL CANALENEI DUE SENSIDOPO IL RADDOPPIO

80km115km

EGITTO

PRIMA DEL RADDOPPIO

DOPO IL RADDOPPIO

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spagnola Fenosa Gas puntavano sul-l’esportazione verso l’Egitto grazie aLeviathan e all’offshore israelianaTamar. In altre parole, il Consiglio perla sicurezza nazionale di Israele eracerto dell’impossibilità da parte del-le autorità egiziane di riattivare il mer-cato locale del gas. Il ministro del-l’Energia israeliano, Yuval Steinitz, haperò ribadito la centralità strategicadel piano Leviathan. L’Egitto delpresidente, Abdel Fattah al-Sisi, ha bi-sogno di legittimità internazionale edi ripresa economica per cancellare esuperare le immagini di instabilità po-litica e dei recenti attacchi contro tu-risti e stranieri. Sia la realizzazionedell’estensione del Canale di Suez sial’annuncio della scoperta di Eni a lar-go di Port Said potrebbero contri-buire a creare le basi per importantisuccessi nella crescita economica delPaese e nuove opportunità nel mer-cato energetico regionale. La realiz-zazione dell’estensione del Canale diSuez è un passo avanti per il trafficomarittimo globale. Ma i suoi effettisull’economia egiziana sono ancoraminimi. Un concreto sviluppo economico enuovi investimenti potrebbero esse-re favoriti in Egitto soprattutto da po-litiche industriali innovative per ri-costruire sia il comparto chimico edell’acciaio sia tessile e agro-alimen-tare. Le grandi opere dovranno peròessere accompagnate da riforme strut-turali in politica industriale, da unaparte, in relazione alle richieste delFondo Monetario Internazionale(FMI) e della Banca Mondiale (BM),dall’altra, del welfare per soddisfarele richieste delle classi medie e dei po-veri duramente colpite dalla crisieconomica degli ultimi anni.

Fonte: Autorità del Canale di Suez

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talia e Levante, Italia e Oriente, Ita-lia e Asia in genere, Italia e Africa, spe-cie nordorientale. Ce ne sarebbero dicose, da dire. Ma da quando si può co-minciare a parlare d’Italia e d’italia-ni? La questione storica è molto di-battuta: tuttavia esiste un dato sul qua-le c’è una discreta concordia. L’Italiacome realtà socioculturale iniziaquando si comincia a veder affiorare,pur nelle sue varianti regionali, unidioma qualificabile come italiano. Equesto momento, dopo qualche ve-nerabile precedente altomedievale, siha da quando un grande poeta ha scel-to di redigere non in quel latino alquale lo avrebbe condotto la sua na-tura di diacono della Chiesa, bensì nelsuo vivo e saporoso volgare umbrouna delle più belle poesie che sianomai state scritta al mondo, il Canti-co delle creature. Ma quel poeta, quelreligioso, era a modo suo e avant lalettre un missionario se non addirit-tura un vero e proprio diplomatico.Si può quindi cominciare da lui.

Francesco e il sultano, tra realtà politica e tradizione oraleGià nel 1217, durante il Capitolo del-le Stuoie della sua Fraternitas ormaidivenuta Ordo, Francesco d’Assisi

aveva disposto l’invio di molti fratinelle terre d’Oltremare, non soloverso la Palestina, ma anche nellezone sud-orientali del bacino medi-terraneo (dall’Egitto alla Grecia). Laprovincia ultramarina arriva a in-globare Costantinopoli, la Grecia e lesue isole, l’Asia minore, l’Antiochia,la Siria, l’Egitto, l’isola di Cipro.Ma al 1219 data l’incontro, a Da-mietta, tra Francesco e il sultano. Sicontinuerà ancora a lungo, e infini-tamente, a discutere, anzi, a pole-mizzare, anzi, a litigare sul significa-to della visita di Francesco al sultano,sia in sé e per sé, sia in rapporto alcontesto dello sviluppo delle missio-ni minoritiche. Si sono davvero in-contrati, Francesco d’Assisi e il sultanod’Egitto al-Malik al-Kamil, dellastessa famiglia del Saladino, fra l’esta-te e l’autunno del 1219? Pare di sì: ocomunque è probabile, dal momen-to che l’episodio è in varia misura ri-

chiamato anche in fonti non france-scane; ché, in caso contrario, si po-trebbe pensare a una pia tradizione in-terna all’Ordine. Esistono difatti cin-que testimonianze non tardive e nonfrancescane: la Historia occidentalisdel vescovo di San Giovanni d’AcriGiacomo da Vitry, il cronista Ernoul,continuatore della Cronaca di Gu-glielmo di Tiro; il cronista Bernardoil Tesoriere, epitomatore di Ernoul;l’anonima Histoire d’Eracles empe-reur et la conqueste de la terre d’ou-tremer, del 1229-31, che conosceFrancesco, non parla della visita al sul-tano ma allude al “male” e al “pec-cato” che stavano crescendo tra lagente dell’accampamento; infine l’epi-grafe funeraria di Fakhr ad-Din Mu-hammad ibn Ibrahim Fârîsi al cimi-tero di Qarâfa al Cairo, che a Fran-cesco sembra alludere. Queste testi-monianze corroborano quella diTommaso da Celano, che rispetto a

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Storia/Tra Europa e Oriente, un rapporto che travalica i secoli

La diplomazia del dialogo

IFRANCO CARDINI

Fiorentino, è professore emerito di Storia medievale presso l’istitutoItaliano di Scienze Umane, oggiconfluito nella compagine della ScuolaNormale Superiore di Pisa. È Directeurd’Etudes presso l’Ecole des HautesEtudes en Science Sociales di Parigi e Fellow della BerensonFoundation/Harvard. Si è occupatosoprattutto di ricerche sui rapporti tra Europa e paesi musulmani tra medioevo ed età moderna.

L’egiziana Damietta, importanteterminal GNL, è stata scenario dello storico incontro tra SanFrancesco e il sultano al-Malik al-Kamil, primo atto di unastrategia di apertura verso le sponde meridionali del MareNostrum, oggi attraversate da nuovi interessi commerciali

loro è più recente, e quelle, più recentiancora, di Giordano da Giano e diBonaventura – tutte minoritiche,queste tre – che potrebbero altrimentivenir sospettate di aver fondato la leg-genda dell’incontro per ragioni escopi interni all’Ordine o relativealla sua immagine.Sebbene sia impossibile dire una pa-rola definitiva sull’episodio, è in-dubbio che almeno simbolicamentequesto momento possa essere as-sunto quale passo iniziale verso un in-teresse non solo bellico per l’Orien-te; anche se, a dire il vero, città comeGenova, Pisa, Amalfi, Venezia, già daun paio di secoli avevano scambicommerciali e diplomatici con il sude l’est del Mediterraneo. Ma certa-mente dal Duecento, secolo d’oro perlo sviluppo europeo, tali rapportiaumentarono. Non si può fare ameno di ricordare l’esempio di di-plomazia meglio riuscito, ossia la vi-

sita al sultano (lo stesso che avrebbeincontrato Francesco) dell’imperatoresvevo Federico II. Dopo il fallimen-to della crociata del 1217-1221 (quan-do Federico, il quale non aveva nes-sun interesse a inimicarsi il sultanod’Egitto, i cui territori erano così vi-cini alla Sicilia e con il quale era, pergiunta, in rapporti di amicizia diplo-matica, si era ben guardato dal veni-re in aiuto dei crociati) il nuovo pon-tefice Gregorio IX pretese che Fe-derico partisse immediatamente incrociata e addirittura, poiché unaspedizione pronta nell’autunno 1227non poté avere inizio a causa diun’epidemia scoppiata fra le truppe,lo scomunicò. La scomunica scio-glieva i sudditi di un sovrano da qua-lunque obbligo di fedeltà nei suoi con-fronti: qualunque avversario politicodi Federico in Germania, in Italia oin Sicilia avrebbe ora potuto sollevarsiin armi per i propri interessi, procla-

mando di farlo nel nome della fede.Ciò costrinse Federico a partire(1228), ma non senza aver preso al-cune contromisure. Anzitutto, avevasaputo guadagnarsi degli interessidinastici in Terrasanta sposando l’ere-ditiera della corona di Gerusalemme,Isabella-Iolanda di Brienne; si pre-sentava quindi in Palestina come le-gittimo pretendente alla corona, e inquanto tale prevedeva di mettere or-dine tra i feudatari e i comuni dellecittà costiere dalle quali ormai il re-gno era costituito. Coglieva poi l’oc-casione per rinsaldare i suoi rappor-ti di amicizia con il sultano. Difatti,con al-Malik al-Kamil stipulò untrattato in base al quale Gerusalem-me gli veniva di nuovo ceduta: ma pri-va di mura, e con l’esclusione dell’areadella moschea di Omar (ritenuta daicristiani il Tempio di Salomone) cheera un luogo santo musulmano. E fuin Gerusalemme che egli cinse so-lennemente la corona di quel regno(1229), nonostante l’opposizione delclero locale e di quasi tutti i feudata-ri. Poi rimase alcun mesi in Terra-santa, cercando – senza peraltro riu-scirci – di mettere ordine nell’ormaitragica situazione del regno.

L’adozione della Terrasanta e l’intervento papaleQuasi contemporaneamente anche ladiplomazia ecclesiastica faceva deipassi avanti in quell’area. Il 1230 èdata fondamentale per l’istituzionedella Custodia di Terrasanta. Infattia quest’anno risale il primo ricono-scimento ufficiale dell’operato fran-cescano in quei luoghi, contenuto inuna bolla di Gregorio IX. Un forteaiuto all’istituzione della Custodia sideve al re di Napoli che acquistò nel1333 dal sultano d’Egitto la proprietàdel Cenacolo in Gerusalemme tra-sferendola nel 1342 all’Ordine deiMinori.Ma, tornando al Duecento, non bi-sogna dimenticare che questo seco-

lo vide anche l’estendersi del raggiod’azione della diplomazia laica ed ec-clesiastica fino all’estremo Oriente.Intorno al 1240 le schiere mongoleavevano terrorizzato l’est europeo.Eletto nel 1243, il pontefice Inno-cenzo IV tenne un duplice atteggia-mento nei confronti della minacciamongola: invitò in diverse occasionialla crociata contro i tartari; ma, allostesso tempo, provò a muovere i pri-mi passi di una penetrazione pacifi-ca con la creazione di rapporti di-plomatici. Fra le prime missioni vi fuquella del francescano Lorenzo diPortogallo verso l’ilkhanato tartaro diPersia; il suo confratello Giovanni diPian del Carpine partì poi nel 1245raggiungendo la capitale mongola,Karakorum. Anche san Luigi IX diFrancia spedì ai tartari i suoi emissa-ri, alcuni dei quali erano religiosi diorigine italiana come, il domenicanoAscelino di Cremona che giunse inPersia nel 1247; anche se il viaggio piùnoto fu quello compiuto dal france-scano Guglielmo di Rubruck tra1252 e 1254, che al pari di Giovannidi Pian del Carpine ha lasciato unamemoria scritta di quanto vissuto, piùlunga di quella del confratello e di im-menso interesse.Tutto ciò aprì la strada, nella secon-da metà del secolo, al grande viaggiodel mercante-diplomatico venezianoMarco Polo, che visse in Cina, spo-standosi anche in altre regioni del-l’Asia, per quasi vent’anni, ponendo-si al servizio del Gran Khan e riferì lasua straordinaria avventura nel libroconosciuto in Italia come Il Milione. Nel 1286 era inoltre partita dall’Ita-lia una missione di grande impor-tanza: quella del francescano Giovannida Montecorvino, che sostò in Indiae raggiunse la Cina nel 1294 per fon-darvi più tardi a Pechino, nel 1307, laprima diocesi della Chiesa cattolica. Con la fine della pax mongolica e lacaduta nel 1368 della dinastia sino-mongola degli Yuan, le missioni inCina divennero più difficili. Si riaf-facciarono nuovamente nel giro dicirca due secoli: arrivando questa vol-ta dal mare e guidate dalla Compa-gnia di Gesù. Ma l’ideologia missio-naria della seconda ondata era basa-ta su concezioni molto diverse ri-spetto a quelle dei francescani e deidomenicani. Primo protagonista di essa fu il pa-dre Alessandro Valignano, nomina-to nel 1572 visitatore delle missionidelle Indie Orientali. Il Valignanoaveva un progetto ambizioso: farpenetrare il cristianesimo nei trepiù grandi potentati d’Oriente, in In-dia presso il Gran Mogol Akbar, inGiappone e nell’impero cinese allacorte di Pechino. Il migliore inter-prete del suo metodo basato sull’ac-culturazione tra cristianesimo latinoe culti locali fu il suo discepolo Mat-teo Ricci: dopo Marco Polo, il viag-

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LO STORICO VERTICE. Nella fotodell’affresco di Giotto nellaBasilica di Assisi è raffiguratol’incontro tra il Santo e il Sultano.Sussistono ancora molti dubbisulla veridicità storicadell’avvenimento che si sarebbetenuto fra l’estate e l’autunno del 1219.

MEDITERRANEO A TUTTO GAS

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giatore italiano più noto inCina. Nel 1602 egli inaugu-rò la prima missione cristiananella Capitale e nel 1609 detteinizio ai lavori della prima chie-sa pubblica di Pechino; morì a 58anni, l’11 maggio del 1610. Sino aquel punto, i convertiti erano circa3.000. Nel secolo che seguì, le con-versioni salirono a 200.000 e non ri-guardarono più soltanto i ceti colti,ma tutti gli strati sociali. Nella se-conda metà del Seicento, però, sul-l’onda del successo, cominciarono adarrivare in Cina anche domenicani efrancescani, che entrarono prestoin conflitto con i gesuiti su quello cheera ormai definito cattolicesimo di“rito cinese”. La Questione dei Ritivenne presentata a Roma e nel 1704papa Clemente XI dette torto allaCompagnia di Gesù. Ciò dette luo-go a una lunga crisi che condusse nel1724 alla soppressione di questo pri-mo tentativo d’impianto del culto cri-stiano nell’impero.

I nuovi scenari all’indomanidell’apertura di SuezFrattanto, la penetrazione diploma-tica italiana continuava nel VicinoOriente. Nel 1422, un’ambasceria fio-rentina si recò dal sultano mameluc-co al fine di aprire ai mercanti tosca-ni i porti del Cairo; ma anche Vene-zia inviò a più riprese i suoi rappre-sentanti. Senza dubbio l’avvio d’unapolitica navale fiorentina contribuì apeggiorare i rapporti tra Firenze e Ve-nezia, fino allora caratterizzati dauna solida alleanza. Quanto ai turchiottomani, che avevano conquistatoCostantinopoli nel 1453 e che a piùriprese minacciarono l’Europa fino aiprimi del Settecento, i loro rapportidiplomatici e commerciali con Ve-nezia, con Genova, con Firenze e colregno di Napoli furono tuttavia flo-ridi e i loro ambasciatori ben accoltianche durante i periodi di guerra.Gli stati italiani preunitari – specie laRepubblica di Venezia, il Granduca-to di Toscana, il Regno di Napoli –svilupparono una discreta attività di-plomatica verso l’Asia: soprattutto –a parte l’impero ottomano – nei con-fronti della Persia degli shah safawi-di e poi qajar, alla volta dei quali par-tivano spesso (come alla volta dellaRussia degli czar) proposte sia com-merciali, sia di alleanza militare con-tro gli ottomani. Invece il giovane Re-gno d’Italia, dopo un decollo in ap-parenza militare in realtà diplomati-co quale la partecipazione sardo-piemontese alla “guerra di Crimea”del 1854, si volse con discreta deci-sione a valutare il suo ruolo nel Me-diterraneo. A questo scopo già primadella guerra del 1859 il Piemonte siera avvicinato alla Francia di Napo-leone III, che aveva allora la leader-ship nell’ambizioso disegno del tagliodell’istmo di Suez al quale il nostro

paese era interessato soprattutto acausa dei suoi rapporti già proto-co-loniali con Eritrea e Somalia. Madopo il 1870 e la sconfitta dell’impe-ratore dei francesi contro la Prussia,che lo obbligò abdicando a vendereil suo pacchetto azionario del Cana-le di Suez ch’era stato appena inau-gurato nel 1869, il Regno d’Italia in-dividuò i suoi nuovi convenienti al-leati al tempo stesso negli “Impericentrali”, con i quali contrasse il pat-to detto di “Triplice Alleanza”, enella Gran Bretagna – padrona ormaitanto di Gibilterra quanto di Suez –che manifestava un vivo interesseper l’Italia, per la sua posizione geo-grafica di “molo” che divide in due ba-cini il Mediterraneo e per le buoneprospettive d’investimento industrialee cantieristico. D’altra parte si guar-dava alla Francia: ma il fallito accor-do del 1882 per la conquista della Tu-nisia compromise il regime di “buonvicinato” tra Parigi e Roma e sugge-rì a quest’ultima di orientarsi semprepiù su Londra. L’ascesa al trono im-periale germanico del turbolentoGuglielmo II, l’ostilità nei confron-ti dell’Austria date le mire espansio-nistiche sia italiane sia austro-unga-riche sull’Adriatico e sulla penisolabalcanica e, infine, la guerra per l’an-nessione di Tripolitania e Cirenaicacontro la Turchia ch’era alleata diGermania e Austro-Ungheria, con-sigliarono l’Italia – che aveva frattantomanifestato già qualche interesse peril Lontano Oriente e aveva inviatomissioni sia in Giappone, sia in Cina– di passare dalla “Triplice Alleanza”con tedeschi e austro-ungarici alla“Triplice Intesa” con francesi, ingle-si e russi. E fu l’ingresso nel 1915, nel-la prima guerra mondiale. La Grande Guerra fu un’immane tra-gedia, uno spaventoso lavacro di san-

gue. Ma ciò non toglie che l’Italia fos-se un attore di secondo piano nel con-flitto e che, per questo, le potenze vit-toriose la trattassero alla fine di essocon molti meno riguardi di quanto ilgoverno italiano avrebbe sperato; eanche che molte promesse di vantaggieconomici e ampliamenti territoria-li venissero disattese. Nel secondo do-poguerra, un’Italia dissestata e dolo-rante riprese tuttavia, tra le altrecose, anche il cammino diplomatico,base del quale erano, da una parte, unresiduo di credibilità internazionale(che aveva contribuito a far ricono-scere al paese l’amministrazione fi-duciaria della Somalia fino al 1960),dall’altra la sua adesione alla NATOche la induceva a muoversi nella sciadella leadership statunitense. Tutta-via, all’interno di questo schema dal-la strette maglie, il paese riuscì a ri-prendere quota e a guadagnare cre-dibilità grazie non solo a scelte di-plomatiche caute e calibrate, ma al-tresì a personaggi come Enrico Mat-tei che riuscì a fare dell’Eni il centrodi una vera e propria “diplomazia pa-rallela” e come il giurista Giorgio LaPira, sindaco “santo” di Firenze, au-stero cattolico fautore di un messag-gio di giustizia sociale e creatore dei“Colloqui Mediterranei” che fra gliAnni Cinquanta e Sessanta segnaro-no gli amichevoli rapporti tra Italia emondo arabo. La crisi della “prima repubblica” ita-liana e i febbrili avvenimenti dell’ul-timo quarto di secolo hanno portatonuovi e non sempre positivi muta-menti in una politica estera italianache per più versi è sembrata, per for-za di cose, conformisticamente vota-ta a una sorta di “vocazione alla su-balternità” rispetto alla superpoten-za statunitense e ai suoi alleati. Qual-che sparso e disordinato sintomo dioriginalità si è semmai presentato du-rante il “ventennio berlusconiano”,con improvvisate aperture verso laRussia o l’Iran, mentre proprio di re-cente – sull’onda delle crisi libica e si-riana – il governo italiano ha dato se-gni di un rinnovato interesse perl’Africa e l’Asia, senza dubbio con-nesso ai problemi delle migrazioni edella minaccia terroristica, ma anchealla prospettiva di apertura verso ri-sorse e mercati importanti. Ciò po-trebbe preludere a una nuova era po-litico-diplomatica e, magari a nuovee più ampie alleanze. Come nel 1954la scoperta del metano al largo del-l’Egitto offrì una splendida occasio-ne all’originale inventiva di EnricoMattei, oggi quella dei nuovi giaci-menti di petrolio e di metano indivi-duati nelle acque internazionali delMediterraneo orientale potrebbe rap-presentare per l’Italia una nuovaprovvida occasione economica, tec-nologica ma anche diplomatica.

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Federico II(1194-1250)Fu incoronato nel 1229 re di Palestina

Innocenzo IV(1195-1254)Promosse unastrategia diplomaticaverso i mongoli in est-Europa

Giovanni Pian del Carpine(119... – 1252)Fu inviato a Karakorumin missione presso i mongoli

Guglielmo di Rubruck(1220 ca.-1293 ca.)Ha lasciato un resoconto dellasua missione in Asia

Marco Polo(1254-1324) Visse in Cina per oltre vent’anni al servizio del Gran Khan

Giovanni da Montecorvino(1247-1328) Fondò in Cina la prima diocesi dellaChiesa cattolica

Alessandro Valignano(1539-1606) Fu nominato nel 1572 visitatoredelle Indie Orientali

Matteo Ricci(1552-1610)Inaugurò la primamissione cristiana in Cina

Cristoforo Moro(1390-1471) Eletto Doge, difese i possedimentidi Venezia dai turchi

Vittorio Em. II(1820-1878)Sostenne l’aperturadel Canale di Suez nel 1869

Antonio Salandra(1853-1931) Decretò l’ingressodell’Italia nella PrimaGuerra Mondiale

Giorgio La Pira(1904-1977) Sindaco “santo” diFirenze, fu il creatoredei “Colloqui delMediterraneo”

Francesco d’Assisi(1181/2-1226)OttenneGerusalemmedal sultano

Ovest/Est:8 secoli

di contatti

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Mattia InsoleraInizia la sua carriera come

fotografo di Vasco Rossi. Dal2007 risiede a Barcellona. Il

suo progetto 6th Continent èstato finanziato dal Consigliocatalano della Cultura e delle

Arti, dalla Fondazione LaCaixa e dalla compagnia

Grimaldi. Nel 2009 vince ilsecondo premio World Press

Photo nella categoria vitaquotidiana. Nel 2011

collabora con Medici SenzaFrontiere documentando le

migrazioni. Nel 2014 vince ilpremio della Fiera FotograficaMIA. Nel 2015 pubblica il suo

primo libro 6th Continentgrazie a una campagna di

crowd funding che raggiungeil 115% dell’obbiettivo. Il suolavoro è stato pubblicato dai

più importanti magazine ditutto il mondo.

Il Mediterraneo da un punto di vista

antropologico è un sestocontinente, distinto dai 5

continenti dei geografi. Il Mediterraneo divide

ma non separa mai. Prendi genti provenienti

dagli antipodi della terra,sparpagliale tra le sue rivee per un’indefinibile magia

si trasformeranno tutti in mediterranei

nel giro di qualche anno.

tratto da “Il Pescatore di Alicarnasso,

The Sixth Continent”

Sesto continente

1 | Il monastero di Notre Damede la Garde possiede le ultimesaline in funzione in Libano. Il monastero è sotto lasorveglianza dell’esercitolibanese e impiega profughisiriani nel lavoro nelle saline.Anfeh (Libano). 2 | Il canale di Suez visto daun vicolo di Port Said (Egitto). 3 | Nuraghe Mereu, 2400 AC.Orgosolo (Sardegna).

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4 | Approdo all’isola di Imvros,Mare Egeo. L’isola ospita l’ultimovillaggio abitato da una comunitàdi Greci residenti in Turchia. 5 | Mercato del pesce, Catania. 6 | Karoulia, un remotoinsediamento di monaci sul MonteAthos (Grecia), il centro spiritualedella chiesa ortodossa. L’accessoalla penisola è proibito alle donne.

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7 | L’entrata dei cantieri navali nel quartiereAnfushi, Alessandria (Egitto).8 | Gulay Dogan e sua figlia Tugce a pesca nella baia di Gokova. Appartengono all’unicacomunità di donne pescatrici del Mediterraneo.Akyaka (Turchia).9 | Padre Simeona, monaco ortodosso bosniaco,mentre cerca di sintonizzare la sua radio dal molodi Karoulia, un remoto insediamento di monaci sul Monte Athos (Grecia).10 | Rocco Pontillo arpiona un pesce spada, Strettodi Messina. La famiglia Pontillo è una delle ultimetre rimaste a praticare la caccia al pesce spada,una tradizione che risale alla Magna Grecia, il periodo di colonizzazione greca dell’ItaliaMeridionale.

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forecast

Gas a est per il futuro della pace

Il Medio Oriente e il NordAfrica, il Mena (in ingleseMiddle East North Africa)è l’area al mondo con la più alta concentrazione

di riserve di energia, gas epetrolio, le fonti che ancoraoggi coprono quasi il 60percento della domandaglobale di energia. È anche la regione al mondo che piùnecessita di pace, per i suoi370 milioni di abitanti e perquelli delle aree vicine, inparticolare dell’Europa, dovescappano coloro che nonvogliono vivere in mezzo alleguerre. Al centro del Menac’è il Mediterraneo, mare di accesso e transito versol’Europa e il resto del mondo,oggi come in passato e comein futuro. È qui che sonostate trovate enormi riserve di gas nel settembre del2015, precisamente a Zohr in acque egiziane, sottoCipro, scoperta per molti versifuori dal normale.

Una regione che habisogno di stabilità

Le primavere arabe iniziate a fine 2010 sono lontane e l’iniziale facile entusiasmoha lasciato il posto a un cuporealismo che proprio nelleragioni dell’economia e dell’energia può trovareelementi per attenuare il pessimismo. Tante sono le ragioni per le quali l’areaha bisogno di crescita estabilità e molte passano per l’energia, in particolareper il gas. La domandamondiale di gas nei prossimianni crescerà velocementeper ragioni ambientali e la scoperta di Zohr di Enispalanca la strada per un suo maggiore uso in tuttal’area. Ha riserve record, di 850 miliardi di metri cubi,

pari a metà di quelledell’Egitto prima dellascoperta, di 1900 miliardi. Si trova in un luogo dove giàaltri avevano perforato, macercando dentro strutturegeologiche, temi, come li chiamano gli esperti, in passato non affrontati.Genialità italiana e fortunahanno così aperto una nuovafrontiera che confermascenari di ulteriori grandidisponibilità in tutto ilMediterraneo. Per l’Egitto, il paese più importantedell’area, nell’immediato siprospetta una ripresa delleesportazioni di gas, crollatenegli ultimi anni, sia per ilcalo della produzione interna,che per la contrazione dellaproduzione dai vecchigiacimenti, sviluppati neglianni ottanta. La produzionedell’Egitto è scesa negli ultimi4 anni del 20 percento a 46miliardi di metri cubi quando,solo dieci anni fa, se ne davaper certo una crescita versogli 80 miliardi. Il crollo dellaproduzione non solo haazzerato le esportazioni, ma ha anche compresso i consumi interni proprio per la carenza di volumi. Le esportazioni di energia,petrolio e gas, sono unadelle condizioni per portarepiù sviluppo economico e di conseguenza più stabilità.

Agli attuali prezzi del gas, leesportazioni dal giacimentodi Zohr, via le strutture giàesistenti come i terminali di liquefazione di Damietta e Idku, potrebbero fruttare 1 miliardo di € all’anno, convolumi venduti di 10 miliardidi metri cubi all’anno,enorme ricchezza per unpaese che sta soffrendo di crisi interna e di calo delle entrate da turismo. Ladomanda interna dell’Egittotrarrà beneficio, in modo dapoter incrementare l’uso diquesta fonte, molto più pulitadi petrolio o carbone,aspetto estremamenterilevante nei contesti urbaniinquinati delle grandimetropoli come il Cairo. Nonaiutano i prezzi bassi del gas,che hanno seguito al ribassoquelli del greggio, mainevitabilmente vicino a Zohrsi nascondono alle strutturesimili che verranno sfruttatenei prossimi anni, forseportando anche petrolio. Delresto i giacimenti scopertisotto Cipro e nelle acque di Israele lo confermano.

Le reti del gas servono a unire

È una regione ricca di gas, maancora profondamente divisache necessita di buoneragioni per tornare, invece, adessere unita, per fare ancoraciviltà come per tanto tempoha fatto in passato. Le reti delgas sono una maniera perunire. Il grande volume di gasche verrà prodotto dall’areaverrà prima di tutto esportatovia nave, sotto forma di GNL,ma occorre che partanopresto i progetti di reti di gas,di cui si parla molto, ma percui si fa molto poco. È ancoraun sogno lontano immaginareun mercato del gas del MENAformato da una fitta rete digasdotti, ma ad esso occorrein ogni caso punt are, passodopo passo, a cominciaredallo sviluppo di Zohr.

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia dal 1990,è stato direttore del RIE, dovesi è occupato di progetti diricerca sull’industria elettricae sulle politiche ambientali.Pubblica sulle principali riviste dedicate ai temi energetici.

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EGITTO: CONSUMI E PRODUZIONE DI GASFonte: Elaborazione NE Nomisma Energia su dati BP Statistical Review

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La geopolitica del gas e l’idea, sempre attuale, di Dunlop

La scoperta delgiacimento di Zohrnelle acque egizianeè la maggiore mai effettuata

nel Mediterraneo, e segue a quelle già rilevanti deigiacimenti di Tamar e Leviathan nelle acqueisraeliane e di Afrodite in quelle cipriote. Così dacompletare uno scenario di mutamento energetico, e quindi economico, in sésorprendente, tuttavia resoproblematico dalla situazionegeopolitica dell’area,complicata dall’instabilitàegiziana dopo le primaverearabe, ma anche dal clima di incertezza in Israele che ha condotto al ritardo di investimenti cruciali, o dalle delusioni dei ciprioti in difficoltà economica edepressi dalle revisioni alribasso delle prime stime. Il complicarsi delle guerre in Siria e in Iraq, il terrorismo e il caos che emanano dalMediterraneo completanopurtroppo il quadro, egiustificano il pessimismosugli esiti, a breve termine,della scoperta. Tuttavia, un calcolo puramenteeconomico conferma i grandivantaggi della scopertaanzitutto per l’Egitto. Zohr,con la produzione potenzialedi plateau ventennale a livellodi 20-30 bcm all’anno,rappresenterebbe un confortoper una nazione che ha avutocrescenti difficoltà asoddisfare la sua domandainterna. E tra l’altro potrebbeessere solo la prima di unaserie di scoperte, tali che nel 2020 l’Egitto potrebbe,per esempio, ritornare unanazione esportatrice.

Una grande opportunitàdi integrazioneenergetica

Peraltro il giacimento si trovaa soli novanta chilometri didistanza da Afrodite, che asua volta è ancora più vicinoa Leviathan, il checonsentirebbe economie

notevoli nello sfruttamentocoordinato dell’area.Un’opportunità notevoleanche per Israele e Cipro, magli investimenti imponenti daeffettuare richiedono unasituazione di stabilità politicache l’area al momento nonconcede. Ma sia come siache si decida diimplementare solo leproduzioni necessarie acoprire la domanda internaegiziana o di creare un nuovohub di gas del Mediterraneoorientale in base alleinfrastrutture esistenti, è appunto la geopoliticadell’aria a complicare ogniscelta. E dire che la scopertapotrebbe rappresentareun’opportunità anche perl’Europa, le cui necessitàcrescenti di gas sarannocomplicate dalla diminuzionedella produzione e dallascadenza dei contratti a lungo termine con laNorvegia e la Russia. Etuttavia, la constatazionerimane: grandi opportunitàeconomiche globali rischianod’essere pregiudicate da una

crisi politica che non apparenell’area in via di soluzione.Ed ecco un ottimo motivoallora per ricordarsi di DanielNicol Dunlop, nato in Scozianel 1868 e morto a Londranel 1935 il quale fu direttore,e tra i fondatori, della BritishElectrical and AlliedManufacturers’ Association,BEAMA e inoltre presidentenegli anni tra le due guerredel consiglio esecutivo dellaWorld Power Conference, il predecessore del WorldEnergy Council. Senzadubbio fu tra le personalitàpiù influentinell’organizzazionedell’industria elettricamondiale. Amico tra l’altro diWilliam Butler Yeats, si ritrovòcitato per le sue passioniteosofiche, persino nell’Ulissedi James Joyce, che incontròprima di lavorare allaWestinghouse.

Dunlop e la divisione tra politica ed economia

Amico del filosofo spiritualistaRudolf Steiner, Dunlopcondivideva tra l’altro concostui l’idea che fosse infuturo sempre più necessariodi dare articolazioniall’economia distinte,separate da quelle dellapolitica e che noncondizionassero,involgarendola la cultura. E proprio a questo quadro di pratiche esperienze e di

passioni interiori si deve la sua idea più spregiudicatadi creare dell’istituzionisovranazionali, separate dalla politica degli stati, alle quali venisse delegatal’amministrazione delle risorseenergetiche. Certamente unaproposta forte, per molti versivelleitaria, e tuttavia quantooggi si richiede per esempionel Mediterraneo orientale è una soluzione forse nontroppo distante da questa.Per fare al meglio gli interessidell’Egitto e di Israele edell’Europa, di cui Cipro èparte, occorrerebbe appuntola separazione e la messa insicurezza dell’amministrazioneeconomica degli imponentigiacimenti di gas dallapolitica. La Comunitàeconomica del carbone e dell’acciaio fu del restoqualcosa del genere e contribuì non poco a superare i disastri e leinimicizie lasciati dalla guerrain Europa. Occorrerebbeforse la temerarietà diriconsiderare l’idea di Dunlop,per pensare un criterio di gestione comune durevoledei giacimenti dell’aerea. E questo superamento della politica con istituzionipuramente economiche delresto non potrebbe essere la strada per far fronte all’altraquestione quella dell’acquache avvelena i rapporti tra Turchia, Siria, Iraqnell’apocalittico scenario di quell’area? Non sarebbemale forse ricordarsi di D.N.Dunlop.

Geminello Alvi ha lavoratopresso la Banca deiRegolamenti Internazionali di Basilea, è stato assistente di Paolo Baffi, ha collaboratocon il Gruppo Espresso, con il Corriere della Sera, e collabora attualmente con l’Agi.

GEMINELLO ALVI

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doAttenti al cane politico che (ancora) non abbaia

Nel noverofantastico deicasi risolti dalceleberrimodetective inglese

Sherlock Holmes si inserisceanche l’episodio in cui ilcolpevole venne scopertoperché un cane non avevaabbaiato durante la notte.Analogamente, la tematicaenergetica, che da sempre ha costituito oggetto di ampiodibattito politico in occasionedi ogni elezione presidenzialestatunitense dai tempidell’embargo OPEC sulpetrolio nel 1973, nel casodell’attuale campagnaelettorale americana nonsembra aver acquisitoparticolare rilievo. Ciòrappresenta di per sé unanovità e merita unapprofondimento. Ci sonoevenienze diverse e inediteche potrebbero spiegarequesta situazione. La prima è la sovrapproduzione, alivello mondiale, di prodottipetroliferi e delle eccedenzecrescenti che trascinanoverso il basso i prezzi dellabenzina. Quattro anni fa i cittadini chiesero alla politicadi intervenire a causa deiprezzi della benzina troppoelevati, mentre oggi si trovanodi fronte ai prezzi più bassi di sempre.Il secondo fattore riguarda,naturalmente, il boom del gasdi scisto registrato negli ultimianni grazie alle nuovetecnologie di fratturazioneidraulica per l’estrazione di ingenti quantità di petrolio e gas naturale, cheprecedentemente risultavanoinaccessibili perché bloccateall’interno di enormiformazioni scisto-argillose.Ciò ha spinto gli Stati Uniti a diventare un esportatore di energia piuttosto che un pesante importare, come è accaduto per anni.Da qui giungiamo al terzoinedito scenario, ovvero una dipendenza nettamenteminore di Washington dallefonti di petrolio del Medio

Oriente e un cambiamentosostanziale nella politicaestera USA nella regione.Soltanto pochi anni fa, gliStati Uniti non avrebbero maipotuto intraprendere delletrattative in merito al nucleareche conducessero alla revocadelle sanzioni contro l’Iran per paura di alienarsi i favoridell’Arabia Saudita, dalla quale sono statiestremamente dipendenti per l’approvvigionamento di petrolio.

Un cambiamento difronte in Medio Oriente

Questa nuova realtà continuaad alterare le strategie dipolitica estera nel MedioOriente, in un numerorilevante di paesi e secondomodalità ancora non deltutto comprensibili. Tuttavia,la riduzione della dipendenzaenergetica è una realtànuova e dinamica, sia in termini economici chegeopolitici. Sebbene il temadei prezzi edell’approvvigionamentoenergetico rimangano i grandi assenti dal dibattitoelettorale americano, sonoriemersi sotto forma diconfronto sui cambiamenticlimatici. Ad eccezione diuna manciata di negazionistiancora duri a morire,l’impatto a lungo termine dei combustibili fossili sulclima è un fatto scientifico

consolidato e una realtàpolitica evidente. Almeno in questa prima fase delcomplesso e lungo processodi selezione dei candidati allacarica di presidente, ancorasi discute riguardo i due più discussi rimedi politici: la carbon tax e i sistemi cap-and-trade. Sembra che i candidati, compresi i duedel partito democratico,considerino la questione unavia piuttosto sdrucciolevole,politicamente parlando, eche è meglio non imboccare.Nonostante il numerocrescente di racconti e di immagini che illustranol’erosione dei ghiacciai e gliorsi polari confinati su isolottidi ghiaccio galleggianti, il cambiamento sistematiconella definizione dei prezzidel petrolio e le conseguentiripercussioni a livello macro-economico sono unargomento in gran parteevitato dai due candidatidemocratici ecompletamente ignoratodalla maggior parte deirepubblicani.Inoltre, i prezzi del petrolionettamente più bassi stannominacciando, a livelloeconomico, il continuo,seppur lento, emergere disoluzioni legate alle risorseenergetiche rinnovabili, comel’energia solare ed quellaeolica. È una situazionedavvero incresciosa.

Il rischio di unamancanza di attenzioneverso l’energia

La sovrapproduzione dipetrolio ha ridotto in manieradrammatica, quindi, i prezzidella benzina, le esportazionidi gas di scisto e di energia,consentendo alla politicaestera americana disvincolarsi dal Medio Orientee ha determinato l’esclusionedella tematica energetica, a carico dell’economia e del cambiamento climatico,dal contesto delle elezionipresidenziali 2016. Senzadubbio si tratta delcambiamento più importantenelle campagne politicheamericane da almenocinquanta anni. La tematicache ha dominato le ultimedieci campagne presidenziali,in questo caso, equantomeno sino ad ora, è rimasta nell’ombra. È un peccato, dato che i cambiamenti climaticicontinuano a destarepreoccupazione, il consumodi energia è ancora legato al concetto di spreco e il passaggio verso fonti dienergia rinnovabili è cadutonel dimenticatoio. Nel brevetermine tutto ciò potrebbesembrare un vantaggio.Tuttavia, la mancanza diun’analisi a lungo termine,specialmente riguardo alleconseguenze del consumo di combustibili fossili sulcambiamento climatico alivello globale, rappresentaproprio il cane di SherlockHolmes, che, in questo caso,dovrebbe iniziare ad abbaiareal più presto.

Gary Hart è stato Senatoredegli Stati Uniti; attualmente è presidente dell’AmericanSecurity Project e membro dell’U.S. Energy SecurityCouncil.

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Considerato unadelle frontiere piùpromettenti perla produzione edesportazione di

idrocarburi, il Mediterraneoorientale ha assunto rilevanzastrategica per la sicurezzaenergetica dell’Unioneeuropea. Sebbene le primescoperte significative neifondali israeliani e cipriotirisalgano al biennio 2009-2011, l’importanza dellaregione è cresciuta a livelloesponenziale in seguito alconflitto in Ucraina (alla lucedelle possibili ripercussionisugli approvvigionamenti digas russo) e al deteriorarsidella situazione di sicurezza inNord Africa, particolarmentein Libia. Ad oggi, fattori dinatura politica ed economicariducono le opportunità dicooperazione per losfruttamento delle risorseenergetiche localizzate nellaregione. Tuttavia, la scopertaal largo delle coste egizianedel megagiacimento di Zohrha il potenziale per invertirealmeno in parte questatendenza, assicurandoall’Egitto la leadership nellacreazione dell’EastMediterranean gas hubauspicato dalla Commissioneeuropea. Nonostante questo,soltanto attraverso laconvergenza di tutti gli attoriin gioco, la regione potràdefinitivamente esprimeretutto il suo potenzialeenergetico, a beneficio dellasicurezza energetica europeae della prosperità del Levante.

Lo stallo del Levante e il confrontointernazionale

A cinque anni e più dalleprime scoperte di idrocarburinei giacimenti israeliani Tamare Leviatahan, e in quellocipriota Aphrodite, laproduzione di idrocarburi nelMediterraneo orientale non èancora decollata. Laconflittualità regionale,accompagnata daproblematiche interne ad

alcuni paesi produttori, haplacato gli iniziali entusiasmi dicompagnie e governiin teressati allo sfruttamentodelle risorse localizzatenell’area.Il conflitto tra la RepubblicaTurca di Cipro Nord,appoggiata dal solo governodi Ankara, e la Repubblica diCipro, riconosciuta dallacomunità internazionale – chele attribuisce la totalesovranità sull’isola, sulla suazona economica esclusiva, esulle sue risorse energetiche –ne è l’esempio più lampante.In particolare, le rivendicazionidi Cip ro Nord sulla parte sud-orientale delle acque territorialicipriote – dove la maggiorparte delle risorse energetichesembrano essere localizzate –scoraggiano lo sviluppodell’area. Altrettanto spinosa la disputaterritoriale tra Libano e Israele,che si contendono un totale di850 chilometri quadrati difondali marini. Sebbene non visia prova concreta di risorsenell’area, la scelta di Beirut dimettere a g ara blocchiesplorativi in quei territori hacontribuito ad alimentare latensione tra le parti,formalmente ancora inconflitto. Tuttavia, buona partedei problemi israelianioriginano a livello interno, acausa delle forti resistenzeincontrate dal governonell’approvazione di unquadro regolatorio che bilancile esigenze nazionali disicurezza energetica e lavolontà di beneficiare delnuovo status di paeseespo rtatore di idrocarburi, adiscapito del rapido sviluppodei propri giacimenti.

Egitto, un futuro daesportatore globale

Ben diversa la situazione inEgitto, attualmente secondoproduttore africano alle spalledell’Algeria e fino al 2015esportatore di gas a livelloregionale e globale. Negliultimi tempi la prospettiva didiventare un importatore

netto di gas naturale persoddisfare i crescenticonsumi interni, ha alimentatouna sorta di paranoia nelpaese nordafricano. La scoperta delmegagiacimento di Zohr,tuttavia, ha trasformato in unistante la psicosi del Caironella possibilità di diventare ilcardine dell’EastMediterranean gas hubauspicato dalla Commissioneeuropea. Gli 850 miliardi dimetri cubi contenuti nelgiacimento scoperto da Eninell’agosto 2015, infatti,potranno essere esportativerso i mercati internazionali(incluso quello europeo)grazie alle infrastrutture diliquefazione già esistenti aDamietta e Idku, oggi ferme acausa della sospensione delleesportazioni egiziane di GNL.Il tutto, a patto che laproduzione delmegagiacimento non vengacompletamente assorbita daiconsumi interni egiziani. Seinfatti il gas di Zohr potràessere utilizzato per placare lasete di energia dell’Egitto efavorire la ripresa economico-industriale del paese, lanuova bonanza non dovràrallentare il processo diriforma energetica avviato dalgoverno negli anni passati.

Lo stato di isolamentodella Turchia

A fare da contraltareall’entusiasmo egiziano vi è lostato di isolamento con ilquale deve fare i conti laTurchia, alienata a livelloregionale a causa dalle recentiscelte di politica estera delsuo governo. Alle storicherivalità con Grecia eRepubblica di Cipro, dal2010 – in seguito al caso dellaFreedom Flotilla – anche irapporti con Israele si sonosensibilmente deteriorati.Proprio in quest’ottica, l’asseenergetico Gerusalemme-Nicosia-Atene, sancito dalrecente accordo di Cipro delloscorso 28 gennaio, cerca disuperare i freni posti da

Ankara con il suo sostegno aoltranza alle rivendicazionidelle Repubblica Turca diCipro Nord. Al contempo, conl’avvento del generale al-Sisial potere in Egitto, le relazionibilaterali tra Ankara e il Cairosono rapidamente degradate,per precipitare definitivamentea causa delle divergentiposizioni sulla crisi siriana. Inquesto contesto di tensione,la scoperta di Zohr emarginaulteriormente la Turchia, chevede sostanzialmente ridottala sua capacità di opposizioneallo sfruttamento di gasna turale dal Mediterraneoorientale. All’aperta ostilitànella regione si aggiunge ildeteriorarsi dei rapporti con laRussia – primo fornitore gasdella Turchia – che minaccia lasicurezza energetica delpaese. Nel giro di pochi mesiAnkara è passata dall’essere ilperno della strategiaenergetica di Mosca grazie alprogetto Turkish Stream adessere il principale rivalegeopolitico del Cremlino nellaregione. In questo contesto, ritesserela tela della cooperazioneenergetica nel Mediterraneoorientale – come fortementeauspicato anche daBruxelles – potrebbe diventareun’opzione invitante, se nonnecessaria, per Ankara.Tuttavia, nonostante alcunimessaggi di apertura neiconfronti di Israele ed Egitto,l’intransigenza turca su alcunipunti come Cipro e Siriasembra ancora difficile dasmussare, a discapito deiprocessi d i collaborazioneenergetica nella regione.

Nicolò Sartori è Senior Fellow e Responsabile del ProgrammaEnergia dello IAI, dovecoordina progetti sui temidella sicurezza energetica, con particolare attenzionesulla dimensione esterna della politica energeticaitaliana ed europea.

Se la partita politicafrena lo sviluppo energetico

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Il peggio è passato?GLI ANDAMENTI DEL MERCATO

Il prezzo del Brent nel 2015 è 52 $/b,dimezzato rispetto all’annoprecedente (99 $/b). Il calo del

greggio è legato a un eccesso diofferta, che ha toccato i livelli più alti di sempre (+2 Mb/g). Il meeting OPECdel 4 dicembre, in cui per la primavolta dal 1990 i paesi membri nontrovano un accordo sul tettoproduttivo, sdogana la free-ceilingstrategy, amplif icando le divergenzeinterne. Il Cartello abbandona il ruolostorico di swing producer a difesadello share di mercato. La produzioneOPEC supera i 32 Mb/g, con l’ArabiaSaudita sopra 10 Mb/g e l’Iraq oltre 4 Mb/g. Anche la Russia continua a spingere la produzione ai massimi e il mercato europeo diventa il teatro di una vera e propria guerra dei prezzitra greggi sour russi e mediorientali. La produzione USA rallenta il passo,con il tight oil che a fine 2015 scendedi 0,5 Mb/g dal picco di marzo. Lescorte di greggio in continua risalitachiudono l’anno ai livelli massimi degliultimi 5 anni sia in USA che in Europa. Il 2016 si apre con un’ulterioreflessione del Brent, che a gennaioscende anche sotto 30 $/b, toccandoil valore minimo degli ultimi 12 anni. Il prezzo arretra sulla scia del crollodella borsa cinese e dell’impatto del rientro dell’Iran, che dopol’implementation day (16 gennaio)esce dall’embargo. Di segno bearishanche la revisione al ribasso del PILmondiale 2016 da parte del FMI. Da metà febbraio il prezzo recuperavelocemente per l’aspettativa di unacooperazione OPEC-non OPEC asostegno del prezzo. Il 16 febbraio a Doha Arabia Saudita, Russia, Qatare Venezuela raggiungono un accordo,il primo dopo 15 anni, per un“congelamento” delle produzioni ai livelli di gennaio. I mercati finanziaritornano a scommettere sul rialzo del prezzo: in continuo aumentol’esposizione in acquisto deglioperatori non commercial sul BrentICE con net long position ai massimida maggio 2015.Il trend in risalita è sostenuto anche dal continuo taglio dei capex, inparticolare da parte degli operatoritight oil USA. I rig a olio sul mercatoamericano scendono sotto quota 400,il minimo da dicembre 2009, e il DoEprevede per il 2016 un calo dellaproduzione statunitense di 0,8 Mb/g.

L’accordo tra i grandi produttori fa risalire il prezzo del greggio dopo il bottom di metà gennaioè Il prezzo

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Fonte: EIA-DoE, Europe Brent Spot FOB mensili

Fonte: elaborazioni Eni su dati IEA

A cura di Scenari di Mercato e Opzioni Strategiche

di Lungo Periodo Oil (SMOS/OIL) - Eni

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Nel quarto trimestre 2015 ladomanda mondiale evidenziauna frenata rispetto ai primi tre

trimestri (+0,8 Mb/g vs +1,8 Mb/g) a causa di un inverno più temperatonell’emisfero nord e di un contestomacroeconomico più critico in Cina,Brasile, Russia e nelle altre economiedipendenti dall’export di materie prime. I consumi dell’area OECD Americaritornano in terreno negativo (-0,2 Mb/g)dopo tre trimestri di continua crescita a causa della frenata negli USA. A novembre si registra la primacontrazione della produzione industrialedalla recessione del 2009. Il deterioramento del settoremanifatturiero è riflesso dal ritorno in territorio negativo dell’indice PMI(Manufacturing PurchasingManagers’Index) a novembre e dicembre e dal calo dei consumi di gasolio/diesel a fini industriali e per il trasporto commerciale. A ciò siaggiunge un aumento contenuto dei consumi di benzina in linea con la stagionalità, che non riesce acompensare il calo degli altri prodotti.La flessione dei consumi nell’areaOECD Asia Oceania (-0,1 Mb/g) è legata al minore impiego di oliocombustibile nelle centrali

termoelettriche in Giappone per la riapertura di parte della capacitànucleare e ad una minore domanda di nafta per la fermata di alcuni impianti. Il livello dei consumi non OECDevidenzia una crescita più moderatarispetto al trimestre precedente (+1Mb/gvs +1,4 Mb/g) pur rimanendo al di sopradel livello OECD di ben 2,5 Mb/g. Anchein Cina (23% del non OECD), la crescitadella domanda rallenta (+0,1 Mb/g nel

quarto trimestre vs +0,7 Mb/g nei primi9 mesi). L’indice dell’attivitàmanifatturiera cinese (Caixin/Markit PMI)segnala una persistente contrazionedell’attività economica con impattonegativo sui consumi di gasolio e oliocombustibile. Sul gasolio pesanegativamente anche la minoremovimentazione su gomma di carichi di carbone. Benzina e jet kerosene piùdinamici per la maggiore dipendenza

dal consumo privato, che staacquisendo una crescente importanzanella formazione del PIL a discapitodella componente investimenti ed esportazioni.Complessivamente il 2015 si chiudecon un rimbalzo dei consumi mondiali di 1,6 Mb/g, il più elevato dal 2010, con la benzina che contribuisce per oltremetà dell’aumento, mentre ilgasolio/diesel per poco meno del 30%.

Nel quarto trimestre 2015 l’offertamondiale di petrolio superaquota 97 Mb/g, con un surplus

di 2,2 Mb/g. La crescita dellaproduzione di greggio rallenta,registrando un incremento moltoinferiore a quello degli ultimi trimestri: il non OPEC si ferma mostrando un declino a dicembre per la primavolta dal 2012, mentre l’OPECcontinua a segnare nuovi recordproduttivi (+1,2 Mb/g rispetto al quartotrimestre 2014).La frenata del non OPEC è legataall’arretramento degli USA dopo oltre 4 anni di crescita ininterrotta: la flessione del prezzo del greggio e il brusco calo dei rig a olio, iniziato a ottobre 2014, portano la produzioneamericana a decrescere. Al contrariola Russia per tutto il 2015 spinge ai massimi la produzione di greggiomantenendosi al di sopra dei 10,6 Mb/g grazie anche al calo dei costi legati alla debolezza del rublo.Crescita inaspettata della produzionedi UK e Norvegia dopo anni di declino:lo sviluppo dei nuovi campi nel Maredel Nord conferma il trend positivo

anche nell’ultimo trimestre (+2,2 Mb/g).In calo la produzione del Messico,mentre si stabilizza l’output del Brasiledopo la crescita sostenuta nella primaparte dell’anno.Il cambio di politica OPEC comportaun continuo aumento della

produzione, con in testa l’ArabiaSaudita e l’Iraq ai massimi storici. Tra i fattori che spingono la produzionesaudita il mantenimento dell’export al di sopra dei 7 Mb/g e l’aumento dei consumi interni. Sul fronte irachenoulteriori aumenti dell’export sono attesia partire dal secondo trimestre 2016

con l’attivazione del quinto terminaledal sud del Paese. Importanti criticitàrimangono sul fronte libico. Il recuperopost embargo dei volumi iraniani chetanto preoccupa i mercati, saràcontenuto nel breve termine e legatoalla effettiva capacità del Paese diattrarre gli investimenti delle IOC.

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Fonte: elaborazioni Eni su dati IEA, variazione annuale

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