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Aprile 2001 QUAD E RN l o •• · sAVERIANI ; IN PREPARAZIONE AL XIV CAPITOLO GENERA!.E o

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Aprile 2001 QUAD E RN l o •• • ·sAVERIANI ;

IN PREPARAZIONE

AL

XIV CAPITOLO GENERA!.E

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INDICE

CARISSIMI FRATELLI, ....... ...... ..... ............................ ......... . .............. 2

INTRODUZIONE CONVOCAZIONE DEL XIV C APITOLO GENERALE ............ . .•........... ... .4 I N QUESTO QUADERNO .....•............. .. ............. . ......................•......... 6 D ELEGATI AL X I V CAPITOLO GENERALE ......................... ... ............ 7 XIV C APITOLO GENERALE: CURIOSITÀ················ ··· ······· ·· ··· · ··· · ······ 9

STATUS DELLA CONGREGAZIONE MISSIONARI SAVERIANI: DALL'INIZIO AL 31/12/2000 ..................... 11 ETÀ MEDIA DEl CONFRATELLI .. .. ...... ...... ............. .. ............... .... ... ... 12

RMX MA È UNA RATTO? ....... ... ....... ... ................................... ..... ........... 13 RMX: ALCUNE TEMATICHE CARENTI .. . ............................... .. ......... 15 UNE LECTURE CRITIQUE ... .......... ... .................. .... ...... .... ......... . .. .. . 16 EVOLUZIONE DEL PERSONALE . . .... . ............. . ................ ....... .... .. ..... 22

INTERNAZIONALITÀ E FORMAZIONE ALCUNI ORIENTAMENTI PER LE TEOLOGIE INTERNAZIONALI ... ............ 24 L'rNTERNAZIONALITÀ DELL'Is TITUTO SAVERIANO ....... . ..... ............... 35 I NCHIESTI\ SULLE TEOLOGIE I NTERNAZIONALUINTERCULTURALI .... . .... 36 I NTERNAZIONALIZZAZIONE ........... . ..... . .. ........................................ 42 UNA COMUNITÀ INTERCULTURALE ....... . ...... . ..... . ..•........................ .43

LAICATO MISSIONARIO L AICATO MISSIONARIO SAVERIANO .... .. ... ....... . ........... .. .. . ... .•. . . ..... .. . 49

R ICHTESTE DI VESCOV I ............ . .... . .. .. ... .. . .... .. ... ....... ... ... .... .... ... . .. . 59 SoME FREQUENT TRAPS IN C oMMUNITY CHAPTERS . . ....... .. . ..... . ..... 60

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Q UADERNI SAVERIANI

In preparazione al XIV Capitolo Generale

Apri le 2001

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21 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 · Aprile 2001

Carissimi fratelli,

è tradizionale nella spiritualità cristiana l'uso del linguaggio milita­re: la vita come battaglia, il cristiano come soldato che dà la vita per la causa .. . Militia est vita hominis su per terra m ... Questo linguag­gio è particolarmente usato nelle congregazioni religiose e in manie­ra speciale in quelle missionarie. Anche il Fondatore parla della Con­gregazione come di un "esercito saldo e compatto" ...

Oggi sono intervenuti grandi cambiamenti per cui ci si può chie­dere se sia ancora sensato questo linguaggio nella spiritualità (ovvia­mente, un cambiamento nel linguaggio significa un cambiamento nella visione e nella sensibilità).

n primo grande cambiamento intervenuto nella vita moderna in questo campo è che oggi, almeno in occidente, non esiste una causa tale per cui l'individuo possa legittimamente essere richiesto di dare la sua vita. In passato l'ideale del militare che si sacrificava per la patria era pacifico; oggi negato. Per cui il linguaggio militare è come moneta fuori corso nella vita comune. Sembra tuttavia che esso sia ancora legittimo nell'ambito della fede, perché il Vangelo chiede al discepolo la disponibilità a sacrificare anche la sua vita se occorre, per la "causa di Cristo e del suo Vangelo': Per questa causa è sensato, giusto, doveroso e bello dare sé stesso.

Un altro grande cambiamento è intervenuto nella vita moder­na: siamo passati dalla guerra alla guerriglia. È finita l'epoca dei grandi eserciti e delle grandi battaglie, delle strategie e dei grandi condoltieri, sostituiti dalle piccole unità, autonome e coordinate, con obiettivi parziali e puntuali. Questo trionfo del "particolare" ha avuto il suo influsso anche nella vita della chiesa e della Congregazione: dalle grandi alle piccole comunità, obiettivi più ridotti, su misura dei sog­getti e delle situazioni, maggiore mobilità ...

Anzi, a me sembra che noi siamo andati più avanti del cambia­mento civile, anzi militare. Il nostro frazionamento tattico è genera-

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EDITORIALE 13 In preparazione al XIV Capitolo Generale

lizzato e molto parcellizzato. Il singolo saveriano ha la tendenza a inventarsi la propria battaglia: si sceglie un suo territorio, identifica il proprio nemico, si inventa un suo piano di guerra o meglio di attac­co e si regola di conseguenza.

Ci sono piccoli drappelli coordinati, ben programmati, che col­piscono con efficacia e poi si ritirano; ma la maggior parte combatte da soli Qualcuno si butta all'attacco, con disperato eroismo, più con­tento forse di mostrare il proprio valore che di far trionfare la causa; qualcun altro ingrandisce il suo piccolo obiettivo fino a vederlo con­dizionante del risultato della guerra; qualcuno sbaglia perfino nemi­co e ci sono allora vittime da "fuoco amico" e non manca la figura patetica del cecchino, che è pronto a colpire ma non si espone mai, chiuso nel suo nascondiglio e bloccato lui stesso . . .

Così mi sembra ora il nostro modo di combattere "la buona battaglia della missione': È rimasta una certa idealità, ma il modo di combattere è molto diversificato, per cui non ha più senso/possibili­tà di esito la coordinazione (interviene solo nei casi di grave indisci­plina militare o di spostamenti di posizione all'interno dell'esercito) essendo tutto lasciato all'intuito e alla capacità di attacco di ognuno: abbiamo singoli bravi soldati, qualche plotone ben affiatato, ma nes­sun battaglione né tanto meno corpi speciali o di pronto intervento. In fondo, non abbiamo un esercito; abbiamo dei volontari di ventu­ra. Non è più nemmeno il tempo dei grandi strateghi. I comandanti hanno la funzione importante del sostegno ( occasionale) al singolo soldato e tutto il resto del loro lavoro è rappresentazione simbolica della causa.

È questo il modo migliore di combattere per la causa?

Cordialmente vostro FRANCESCO MARINI SX

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41 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

Convocazione del XIV Capitolo Generale

Al DELEGATI CAPITOLARI

Carissimo, è con gioia che prendo questo contatto con te, felicitandomi pri­

ma di tutto per la fiducia che i confratelli ti hanno espresso nell'in­viarti al prossimo Capitolo Generale in loro rappresentanza. Spero che in questo tempo di preparazione tu abbia la calma sufficiente per la tua preparazione personale e per l'animazione della tua circo­scrizione (riflessione, scambi, momenti di preghiera . .. ): l'incontro capitolare dovrebbe essere nello stesso tempo un momento di senti­ta comunione familiare, di sincero confronto e alta progettazione evangelica.

Le nostre norme chiedono che almeno 4 mesi prima dell'inizio del Capitolo si faccia la convocazione di tutti i suoi membri (Dir. del Capitolo Generale, n.8): è ciò che faccio ufficialmente con la presen­te lettera, avuto in questo il consenso del Consiglio generale.

Il XN Capitolo Generale inizierà nel pomeriggio del20 giugno prossimo, nella casa della ftlosofia di Guadalajara, Jal., in Messico.

Inizieremo con 3 giorni di ritiro, sotto la guida del P. David Glenday, ex Superiore Generale dei Missionari Comboniani, il quale ha una vasta esperienza e sensibilità missionaria.

L'ordine del giorno defu1itivo sarà steso dal Capitolo stesso. Per ora noi possiamo prevedere alcune tappe centrate sui seguenti argo­menti: l) relazioni delle circoscrizioni e della DG; 2) stesura della RMX a partire dall'esame dello InstrumentumLaboris; 3) una strategia mis­sionaria, per la Congregazione e per le circoscrizioni; 4) l'interctùturalità nella Congregazione; 5) revisione della formazione; 6) il carisma save­riano condiviso con i laici; 7) elezione della nuova DG.

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INTRODUZIONE l 5 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Questo intenso programma, richiederà molta elasticità ed im­pegno e meglio riuscirà se ci vedrà tutti preparati e ben disposti. Il P. Eduardo Garda, Presidente del Comitato Preparatorio per il Capi­tolo Generale, ti invierà unitamente alla presente, una Sua lettera con le indicazioni relative alla relazione che ci aspettiamo dagli in­viati delle singole circoscrizioni. Io termino semplicemente augu­randoti un buon lavoro di preparazione e invitando ti cordialmente al gioioso impegno del Capitolo.

Che lo Spirito di Gesù ci illumini e ci rafforzi nella comunione e nel servizio missionario.

Arrivederci a presto.

P. FRANCESCO MARINI SX

SUPERIORE GENERALE

Roma, 2 febbraio 200 l

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61 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

In questo quaderno

Il presente numero di QS è completamente dedicato al prossimo Capitolo Generale. Lo scopo è quello di fornire un po' di materiale che permetta ai confratelli di "prendere visione" di alcuni possibili terni che verranno affron tati in Capitolo.

Dal momento che l'agenda del Capitolo viene decisa dal Capi-tolo stesso, partiamo da quanto indicato dalla Cosuma '99, e cioè:

- Status della Congregazione - RMX - Internazionalità - Formazione - Laicato missionario

- Lo Status della Congregazione sarà fornito dalle Relazioni della DG e delle Regioni. Qui riportiamo qua e là alcuni dati e grafici;

- per la RMX da cinque anni la Congregazione è al lavoro. Ripor­liarno qui alcune prime reazioni al testo di RMX- Lineamenta;

- per l' Internazionalità e la Formazione, pubblichiamo la relazio­ne dell'incontro dei Rettori delle Teologie Internazionali tenuto a Roma nel mese di Febbraio, una breve sintesi di un'inchiesta fatta dal Segretariato per la Formazione tra i nostri studenti che hanno fatto finora esperien za delle Teologie internazionali oltre a parte di una lettera della DG di una congregazione missiona­ria molto simile alla nostra;

- per il Laicato, il testo preparato dal Segretariato e dalla DG e che verrà presentato in Capitolo per fare il punto su questo argomento. Questo materiale è come incorniciato all'inizio dai nomi dei capi­

tolari (il capitolo è fatto prima di tutto di persone) e alcune curiosità su di essi; e alla fine da una riflessione su alcuni rischi che corre ogni capitolo.

Affidiamo all'interessamento e alla preghiera di tutti questo mo­mento della vita della nostra Congregazione all'inizio del nuovo Millennio.

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REGIONI/REGIONS

BANGLADESH

BRASILE NORD

BRASILE SUD

BURUNDI

CAMEROUN-TCHAD

CINA

COLOMBIA

R.D.CONGO

DEL. CENTRALE

FILIPPINE

GIAPPONE

GRAN BRETAGNA

INDONESIA

INTRODUZIONE 17 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Delegati al XIV Capitolo Generale

Capitolari/Capitulars Sostituti/Substitutes

P. Lorenzo Valoti P. Sergio Targa

P. Alfio Coni P. Pierluigi Lupi

Pe. Valter Taini Pe. Ulisse Zanoletti

Pe. Luigi Anzalone Pe. Savio Corinaldesi

Pe. Natalio Fornasier Pe. Giovanni Murazzo

Pe. Ednilson Turozi Pe. Domenico Borrotti

Pe. Roberto Fransolin Geraldo Estevo Pinto

P. Mario Pulcini P. Luigi Arnoldi

P. Modesto Todeschi P. Battista Maestrini

P. Pierino Zoni P. Fernando Garda R.

P. O. Gervais Azanga P. Carlo Girala

P. Giuseppe Matteucig P. Sandra Dell'Orto

P. Mario Mula P. Armando G. Navarrete

P. Claudio Bortolossi P. Leonardo Raffaini

P. Simone Vavassori P. Gabriele Cimarelli

P. Giovanni Brentegani P. Mario Sciama1ma

P. Luigi Zucchinelli P. Giuseppe Ibba

P. Giancarlo Lazzarini P. Carmelo Boesso

P. Marco Milia P. Gabriel Zavala

P. Luigi Menegazzo P. Pako Mari n Clement

P. Franco Sottocornola P. Valeria Anzanello

Fr. Thomas Welsh Fr. Giovanni Zampese

Fr. Oscar de la Torre Ruiz Fr. John Convery

P. Franco Qualizza P. Fernando Abis

P. ]osé Robledo Sanchez P. Bruno Orrù

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81 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121- Aprile 2001

ITALIA

MESSICO

MOZAMBICO

P. Agostino Rigo n P. Marcello Storgato P. Nicola Colasuonno P. Gugliehno Camera

P. Natalio Paganelli P. Juan Antonio Flores

Pe. Joao Bortoloci

SIERRA LEONE P. Antonio Guiotto P. Piero Lazzarini

P. Ercole Marcelli P. Augusto Luca Guglielmo Zambiasi P. Carlo Pozzobon

P. Luigino Marchioron P. Jesùs Romero Vera

Pe. Bruno Boschetti

P. Pasca] K. Kasanziki P. Luis Pérez Hdez.

SPAGNA P. Salvador Romano P. Giuseppe Cisco

STATI UNITI

P. J. Carlos Lorono Lorono P. Osvaldo Pulido Reyn.

Fr. Ivan Marchesin Fr. Rocco Puopolo

Fr. Tony Lalli Fr. Dario Maso

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INTRODUZIONE 19 l n preparazione al XIV Capitolo Generale

XIV Capitolo Generale: Curiosità

l CAPITOLARI PIÙ GETTONATI

(compreso il XIV" Capitolo Generale): P. Zucchinelli con 5 presenze; P. Marini, P. Sottocornola F. e P. Vavassori sarmmo alla quarta

partecipazione; P. Puopolo e P. Trevisan saranno alla loro terza esperienza capi­

tolare; 12 capitolari saranno alloro secondo capitolo; 25 capitolari saranno al Capitolo Generale per la prima volta.

l TRE PIÙ GIOVANI:

P. Ednilson Turosi (25.06.1965), seguito da P. Azanga Gervais (05.09.1963) e da P. Rigon Agostino (01.11.1962)

l TRE PIÙ VECCHI:

Il più vecchio (e quindi il più saggio) è P. Zoni Pierino (17.02.1935), seguito da P. Sottocornola Franco (07.06.1935) e da P. Vavassori Simone (09.10.1936).

ETÀ MEDIA DEl CAPITOLARI ALL'INIZIO DEL CAPITOLO

52 anni e 10 mesi. (età media della congregazione: 51,9)

CLASSI PIÙ RAPPRESENTATE:

Con tre rappresentanti: 1938, 1943, 1947, 1952, 1957 Con due capitolari: 1937, 1940, 1946, 1949, 1954, 1955. Con un capitolare: 1936,1941, 1942,1944, 1945,1948, 1950, 1951,

1956,1958,1959,1962,1963,1965. Un a curiosità: dagli anni 1935 (il pitt vecchio), al 1965 (il più

giovane), solo le classi 1939, 1953, 1960, 1961 e 1964) non hanno nessun rappresentante.

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1 0 l XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 · Aprile 2001

Si può quindi notare che non c'è nessuna classe 'egemone' e una buona rappresentatività di una fascia di età molto grande. Il Capito­lo sarà una buona esperienza anche di incontro tra età diverse.

l PIÙ ANZIANI DI PROFESSIONE

P. Sotlocornola (12.09.1952 no 515), poi P. Vavassori (12.09.1954 n° 575); e terzi, ex equo, ill2.09.1955, i PP. Lazzarini P. (n° 631) e Fornasier (n° 640) .

l PIÙ GIOVANI DI PROFESSIONE

P. Azanga (15.08.1990), seguito da P. Turozi (30.01.1988) e P. Brentegani (01.09.1982)

CLASSI DI ORDINAZIONE PIÙ NUMEROSE :

il 1977 con ben sei capitolari 1973 con cinque capitolari 1983 con quattro capitolari 1963 con tre capitolari 1961, 1966, 1969, 1974, 1980 e 1989 con due capitolari 1959, 1964, 1968,1970, 1971,1972, 1976,1984, 1987, 1988, 1994

e 1995, un capitolare

l PIÙ ANZIANI DI ORDINAZIONE:

P. Sottocornola (02 .02.1959), poi P. Zoni (24.06.1961) e P. Vavassori (15.10.1961 )

l PIÙ GIOVANI DI ORDINAZIONE

P. Azanga (13.08.1995), seguito da P. Turozi (22.10.1994) e P. Rigon (24.09.1989)

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STATUS DELLA CONGREGAZIONE 111 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Status della • congregazzone

Missionari Saveriani: dall'iniz-io al 31 /1 2 / 2000

Dalla fondazione del nostro Istituto fino al31 Dicembre 2000, han­no fatto la Professione religiosa 2122 confratelli, di questi:

Viventi Defunti Usciti

853 267 1002

DISTRIBUZIONE DEL PERSONALE SX SECONDO l CONTINENTI

Continente AFRICA AMERICA ASIA EUROPA

Presenze 142 = 17% 256 = 30% 174 = 20% 281 = 33%

SAVERIANI DEFUNTI DAL 1 971 Al 31 DICEMBRE 2000

Periodo 71-76 77-82 83-88 89-94 95-2000

Defunti 34 28 35 36 67

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121 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 · Aprile 2001

Età media dei confratelli al 31 DICEMBRE 2000

SECONDO LE CIRCISCRIZIONI DI APPARTENENZA

Circoscrizione Presenti Età media

BANGLADESH 33 53,1 BRASILE NORD 47 52,5

BRASILE SUD 61 55,7

BURUNDI 16 54,9 CAMEROUN CIAD 48 42,1 DEL. CENTRALE 75 52,0

CHINESE DELEG. 8 35,3 COLOMBIA 17 43,0

REP. DEM. CONGO 43 55,1

ESPANA 16 44,0

GIAPPONE 39 54,4 GREAT BRITAIN 13 49,0

INDONEStA 69 45,9

l TALlA 177 60,3

MEXICO 101 37,6 MOZAMBICO 9 43,6 P l !ILIPPINES 25 34,2

SIERRA LEONE 26 55,1

STATI UNITI 30 46,9 Congregazione 853 51,3

ETÀ MEDIA DEl CONFRATELLI IN GENERALE

nel1960 l'età media era di

1977

1983

1889

1995

2000

35,5 anni

40,7

43,1

46,5

49,5

51,3

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RATIO MISSIONI$ XAVERIANA 113 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Ma è una ratio? l. Questi Lineamenta, pur con contenuti e formu lazioni in ge­

nerale teologicamente buoni, mi sembrano restare ancora, in gene­rale, a metà strada tra una ricompilazione o un commentario più o meno felice delle Costituzioni sx e ciò che credo debba essere una Ratio vera e propria.

Una Ratio non deve ripetere ciò che dicono già (e spesso molto meglio) le Costituzioni. Deve indicare piuttosto il cammino concre­to e attuale per aiutarci a vivere l'oggi-qui-ora della Missione sx, se­condo l'ideale che le Costituzioni già ci mostrano. Ora, a mio parere, questo testo manca spesso proprio al suo obiettivo specifico e fon­damentale di attualizzare e concretizzare nel vissuto della Missione le indicazioni costituzionali e dei Testi "ispiratori" saveriani.

A raggiungere questo scopo centrale della Ratio potrebbe aiuta­re, almeno in parte, questo stesso testo proposto:

-se si semplifica, si sintetizza e si "centra" meglio la parte teorica (cioè la parte centrale numerata progressivamente senza lettera) .. .

-e si introducono, traducendole in orientamenti concreti, varie proposte o indicazioni più pratiche contenute spesso nel paragrafo "In cantiere'~ Si tratta però di tradurre la domanda «Che fare?» in piste di crescita e in criteri di vita. Lo stesso dicasi molte volte delle problematiche iniziali, da cui si tratterebbe però di indicare già le linee di superamento del problema posto, normalmente molto ben concentrato come "problema'~

Ritengo che il nocciolo essenziale della RMX dovrebbe essere costituito proprio dalla traduzione in proposte concrete di azione, orientamenti e indicazioni concrete delle Problematiche e di quanto si rileva In cantiere.

2. Lo stile mi sembra spesso freddo, d ida t ti co o troppo discorsivo, talvolta prosastico e ridondante. Poche volte lo trovo personalizzato, "ispirato" e "caldo" (come sono invece spesso le Costituzioni, co­struite sul "noi" proprio del Progetto di vita e dell'impegno comuni-

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141 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 - Aprile 2001

tario). Si usano troppo spesso i verbi "deve/devono" o "esige'; "ri­chiede" o gli imperativi. .. Invece di animare. incoraggiare e "coin­volgere'; il tono del discorso rischia spesso di risultare pesante, giuri­dico o normativa.

3. Più in dettaglio: le molte citazioni, spesso relativamente lun­ghe, qualche volta addirittura giustapposte una all'altra (cfr. 23, 57, 64 . . . ), appesantiscono il testo e lo rendono ancor più formale e im­personale.Altrc volte ripetono un'idea già appena detta dai redattori con allre parole. Mi sembrerebbe più normale che il testo dica quello che vuole dire con parole "nostre" e poi mettere in nota la citazione intera (cioè non solo il rimando) quando il testo sembra molto bello e pertinente.

4. I pochissimi numeri decimali o sottonumeri (cfr. 84.1 O l 000 l; è diverso il caso di quando si fa una numerazione di paragrafi distin­ti, come in 87.1 -7 o 91.1-2 ... ) non hanno senso, a mio parere: vo­gliono per caso essere l'inizio di un sub-direttorio come nelle Costi­tuzioni c'è il Regolamento Generale?! Propongo di fonderli con il testo generale o di farne un numero intero a parte o di rinviare il contenuto in nota, a seconda dei casi.

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RATIO MISSIONI$ XAVERIANA 115 In preparazione al XIV Capitolo Generale

RMX:alcune tematiche carenti

Premetto che la mia reazione è "a caldo': dopo aver letto tutto il documento in una sola volta.

Mi sembra che ci sia del buon materiale su cui lavorare. La parte del lavoro che più mi ha interessato è so tto le voci

"Problematiche" e "In cantiere': perché rispecchia la mente dei confratelli con le loro problematiche. L'Instrumentum Laboris dovrà elaborare il documento ulteriormente proprio sulla base delle pro­vocazioni contenute nelle due sezioni appena richiamate.

Mi sembrano carenti alcune tematiche che ritengo di rilievo per la nostra Famiglia Saveriana e non solo:

- lo Spirito, protagonista della Missione, non trova un posto di rilievo. Riterrei che questo sia invece un tema che richiede un capito­lo intero, perché ci apre al futuro della missione.

-Il capitolo sulla formazione alla Missione mi sembra del tutto insufficiente. Le esigenze della Missione devono ispirare tutto il cam­mino formativo di base e permanente. Quali atteggiamenti sono ri­tenuti "fondamentali"?

- Vanno specificate le diverse forme di presenza in una Regione: siamo ancora attaccati a blocchi di Saveriani? Non accorreranno for­me più snelle?

- Oltre al cri terio geografico ci sono le esigenze degli areopaghi, che vanno al dilà del criterio geografico, ma che sono ad gentes e ad extra. Vedi le campagne contro le mine, contro le guerre, per l'istru­zione, per la "mondialità': ecc ... Sono attività squisitamente missio­narie e sovranazionali. Bisogna parlarne.

- Nella nostra storia missionaria abbiamo aper to delle "vie" che vanno portate avanti e comunque incoraggiate?

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161 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

Unelecture critique

ColETTO ARMANDO, sx

Je tiens compte cles objectifs que le XIIIème Chapitre Général s'est donnés :

a. relancer la mission avec plus de clarté - conviction - efficacité; b. renouveler la tension spirituelle et missionnaire du Fondateur ; c. clarifier les thèmes principaux de la mission ... et cles objectifs

qui sont indiqués par la DG ; d. redonner force au projet de Conforti ; e. actualiser ce meme project.

1. RELANCER LA MISSION AVEC PLUS DE CLARTÉ

Je prends en considération quelques aspects.

A. Nos relations aux Eglises locale Ce thème me semble assez bien centré, harmonieux, en conso­

nance avec l'ecdésiologie Vat II (cf. le texte base au n. 18). On pour­rait résumer com me suit :

- passage du protagonisme à la coopération (cf. par ex. ce qui est di t sur l'inculturation 56.1; sur l'incarnati an 60; sur le dialogue 76 ... );

- passage de la direction à l'animation (cf. par ex. les critères pour les ouvres 87 . .. ) ;

- passage de la suppléance à l'apport spécifique (à étudier avec l'Eglise locale 82; cf. aussi le service d'AM 90 . .. ).

B. L'Ad Gentes (n.21) Ce thème ne me semble pas suffisamment éclairci. Le texte pari e

de peuples, groupes humaines et contextes socio-culturels (Rmi 33). Peut-on donc parler de différents « mondes >> qui peuvent ne

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RATIO MISSIONIS XAVERIANA 117 In preparazione al XIV Capitolo Generale

pas etre influencés par l'Evangile: économie, art, sciences, commu­nication, politique . .. ? Devons nous nous insérer là dedans, et si oui, avec quel critères de priorité?

Par ailleurs, Je texte dit ouvertement que il y a un «manque de clarté sur la nature et activités qui correspondent le mieux au but unique et exclusif de notre charisme» (P 21). Les diverse modalités de faire mission (17) de fait ne sont pas encore acceptées par tout le m onde et il y a une sorte de « sélection naturelle » allant dans le sens de la proclamation explicite, notamment dans les structures tradi­tionnelles de l'Eglise.

Tout le monde est (en principe) de l'avis que la sortie simple­ment géographique n'est pas suffisante: il faut se placer instinctive­ment là où l'Evangile n'est pas eneo re pro p osé ou accepté ( depuis la fonnation ... ). Ce t instinct ne va pas de so i!

C.Lemissionnaire« un obstacle »? Le texte est assez précis dans cette auto-critique! - un obstacle par ses moyens, efficience, hate, paternalisme, in­

dividualisme dans les oeuvres de Promotion Humaine (P 24) ; -parsa superficialité dans l'approche de la culture (P 12), ce qui

cause: announce désincarnée, langage incompréhensible, initiatives ìnopportunes ou déplacées (cf. slyle de vie et structures);

- par son protagonìsme ; - par son faìble esprit d'adaptation :le niveau de vie augmente

et l'écart par rapport aux gens ... (cfr. P 16).

2. RENOUVELER LA TENSION SPIRITUELLE ET MISSIONNAIRE DU FONDATEUR

Question possible: peut-on enrichir les motivations et lesmo­dalités de la mission par rapport à celles du temps du Fondateur ? En d'autres termes: si le Fondateur vivait à notre époque ...

Le réponse est positive, à mon avis. Le texte de la RMX va dans le m em e sens.

- le renouveau de la théologie trini taire depuis une trentaine

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181 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

d'années donne un fondement plus solide qu'auparavant à la ré­flexion età l'activité pour le Règne. Le texte parle d'évolution théo­logique d'une façon peu claire d'abord (n.8), mais ensuite il intègre la dimension trinitaire (cf. 57 pour l'incarnation, 71 pour le dialo­gue, 51 pour l' intégration foi-culture ... ).

-de là nait une nouvelle anthropologie, dépourvue de relents coloniaux (cf 16; 51; 64 .. . ). Il estvrai, par ailleurs, queles affirma­tions contenues dans ces numéros ne sont pas motivées. On ne fait qu'affirmer l'importance de l'Evangile pour la croissance humaine.

- De la théologie trinitaire nait aussi une nouvelle ecclésiologie: a) cf. ce qui est di t ci-dessus sur les relations avec les Eglises locales; b) une théologie du lakat- peuple-de-Dieu qui ouvre nécessai­rement les portes à l'apport de nouveaux intervenants dans la mission (7.4). Sur ce point nous sommes encore timides et ma­ladroits. L'Evangélisation doit se faire « en Eglise » (et non seulement « dans l'Eglise », 18) : de plus en plus nous serons « obliges » d'intégrer les la'ics mariés et consacrés, expatriés comme autochtones, dans nos communautés apostoliques. Ce qui nous ferait beaucoup de bien, nous aiderait à sortir un peu de notre cléricalisme et nous éviterait d'étouffer. ..

Des points qui restent à développer, e n cette perspective, seraient les suivants :

l. Nous restons embrigadés dan une spiritualité individuelle : aucune avancée dans le texte vers une « spirilualité communautaire »

qui ne so i t simplement dire d es prières ensemble ... (cf. P 6; 37 ... );

2. Le problème de la « spécificité de notre spiritualité » (37 et C 9) : avec quel acharnement nous fouillons pour définir cela! Cc qui est clair pour le moment c'est que nous avons une spiritualité mis­sionnaire (qui est encore à approfondir et à bien exploiter) avec cles accents spécifiques dus à la sensibilité de notre Fondateur. Pour ce qui me concerne, cela nous suffit largement pour nous « distinguer » (si c'est là notre problème) ou plutòt nous motiver et nous nourrir.

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RATIO MISSIONI$ XAVERIANA 119 In preparazione al XIV Capito!o Generale

3. Le problème de « l'inculturation du charisme »(cf. C 6). C'est un problème très pertinent et urgent. Vu de notre petit observatoire de Yaoundé, o n serait tentés de se décourager; il y a comme toile de fond la question de l'inculturation de la vie religieuse en Afrique. Mon impression personnelle est que nous (je ne parle pas là particu­lièrement cles Xavériens) avons imposé ( = fai t violence) un style de vie religieuse typiquement occidentale : structures, modes de vie, niveau de vie, relation avec le milieu et l es familles ... Pour nous, e tre missionnaires ad gentes, ad extra et ad vitam est la structure por­tante. Sans oublier que les modalités concrètes d'actualisation sont elles aussi importantes. Te me pose la question de savoir si nous se­dons pre ts à encourager cles confrères ressortissants d'une culture autre que celles occidentales, en vue de créer quelque chose de nou­veau, bien enraciné dans le terroir, sur la base du charisme mission­naire et des traits typiques de la spiritualité confortienne.

3.ACTUALISER LE PROJET DE CONFORTI

Un charisme est comme une semence qui contient la piante dans son intégralité, elle qui pourtant se renouvelle incessamment jus­qu'à sa mort. Sans capacité de se renouveler- tout en gardant son identité fondamentale - c'est l'asphyxie et la mort.

Je me pose là encore la question de savoir se le Fondateur était vivant à notre époque comment il actualiserait le charisme reçu de Dieu ? Comment il interpréterait les nouvelles situations, les défis et la sensibilité actuels ... (cf.l'introduction à la RMX).

Mon sentiment es l qu'il serait beaucoup plus courageux, « auda­cieux », que nous quant au choix cles nouveaux aréopages, aux nou­velles modalité de formation, à la spiritualité communautaire, au dialogue et à la Promotion Humaine, à l'inculturation du charisme .. . L'ouverture d'esprit qu'il avait est significative pour nous. .

Un exemple: la relation entre consécration et mission (cf. P 3) . A son époque, le Fondateur n'avait probablement pas les catégories théologiques nécessaires à un dépassement de la logique « fonction­nelle » : consacrés pour une mission plus efficace. Il me semble ce­pendant que sa sensibilité spirituelle allait au delà de cette logique.

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20 l XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

Aujourd'hui, il parlerait peut-etre plus volontiers de consacrés en mission ou de consacrés parla mission .. .

Un deuxième exemple: l'intégration des la'ics dans notre struc­ture missionnaire. Le Fondateur a commencé par penser aux « frè­res » puis aux « sceurs », il a contribué à la création de l'Union Mis­sionnaire du Clergé ... Signes évidents que de nos jours il aurait cer­tainement envisagé des fraternités mixtes avec l'esprit de la mission ad extra. Il serait allé peut-etre meme loin ... en se laissant conduire par l'Esprit et non par les sentiers battus.

Nous avons pourtant conscience de la nécessité de nous renou­veler « en profondeur » :

- 14: au niveau de formation, vie communautaire, rotation, policy, formes de financement.

-C 5 : chaque Région doit régulièrement repenser méthodes, structures, priorités.

- 82 : tirer en clair avec l'Eglise locale le sens de n otre présence et chercher des chemins toujours nouveaux d'annonce.

-C 15 reformuler les objectifs, les structures, les relations avec les gens et l'Eglise locale.

Cette conscience doit devenir générale et se concrétiser. Mais la question à laquelle peut-etre le texte de la RMX ne répond pas clai­rement est la suivante : vers un nouveau, mais quelle direction pren­dre?

4. EVALUATION GLOBALE DU TEXTE DE LA RMX

- La démarche suivie a été bonne : partir de la base pour une p rise de conscience et pour aider les confrères à formuler leur pensée.

- Il y a pas mal de problèmes qui sont posés ; certains cependant son encore négligés ou vaguement posés (cf. ce qui a déjà été dit).

- Il y a cles critères qui sont posés clairement et qui peuvent aider:

- développement 87 - justice et paix 88 - dialogue 73

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RATIO MISSIONIS XAVERIANA 121 In prepar~zione al XIV Capitolo Generale

d'autres so n moins clairs : pour la fin de la suppléance (80) fi11a­lement on laisse aux: Régions de discerner (82)0

Des faiblesses à éviter - abse11te la dimension cecuménique de la mission qui devien­

dra pourtant de plus en plus importante dans l'aveniro - l' AM « dans les pays de vieille chrétienté » devrait se faire à

partir de situatio11 missio11naires qui sont présentes partout et 11011 à partir de laboratoires stériliséso o o

-la pastorale vocatio11nelle et la formation ne devraient -elle e tre faites « e11situation de mission » plutòt qu'en contex:te de suppléa11ce?

-les problèmes relatifs à la formation sont escamotés dans le tex:te: conm1ent éviter un déracinement culture! de nos jeunes dans les communautés interculturelles plutòt que de promouvir une ac­culturation dans les nouveaus milieux:? Quels formateurs « Ì11tercul­turels » ? Comme11t les formerà l'accompagnement cles jeunes don t ils ne connaissent pas en profondeur la culture d'origine?

Pour revenir au commencement: est-ce que ce tex:te peut nous aider à atteindre nos objectifs (et plus radicalement: est-ce que un document peut nos aider. o o)? Idéalement, à ce stade du travail, des commissions restrei11tes de confrères directement concernés par tel ou tel sujet devraient reprendre le travail pour le préciser et pour tenter d'aller plus loin dans la rétlexion et les propositions: des for­mateurs, pour la formation; cles confreres de différentes cultures sur l'inculturation du charisme; cles théologiens de la mission (de préférence expérimentés sur le terrain) pour ce qui concerne les thè­mes de la missiono

P. CoLETTO ARMANDO, sx

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22 1 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

'7 1 '72 !.Vescovi 7 6 2.Sacerdoti 587 589 3.Frat./Diac 70 68 4.Stud.Prof. 165 176 TOTALI 829 839 5.0 rdinati. 16 IO 6.Neo Prof. 23 42 7 .Prof.Per. Il 33 8.Denmti 5 5 9.Usciti 33 27

'81 '82 !.Vescovi 6 6 2.Sacerdoti 645 662 3.Frat./Diac 57 53 4.Stud.Prof. 125 127 TOTALI 833 848 5.0rdinati. 14 15 6.Neo Prof. 26 37 7.Prof.Per. 13 16 8.Defunti 4 5 9.Usciti 17 17

Evoluzione del personale Dal 31 Dicembre 1971 al 31 Dicembre 2000

'73 '74 '75 ' 76 '77 '78 7 7 7 7 7 6

605 608 615 623 626 622 68 63 63 59 58 56

145 120 107 107 11 1 129 825 792 792 806 802 813

24 14 18 16 20 8 I l 10 13 40 21 30 22 20 19 22 7 l l 7 IO 4 3 5 7

23 16 22 20 20 11

'83 '84 '85 '86 '87 '88 6 6 6 6 6 7

674 676 681 678 680 685 48 46 45 44 46 45

120 118 120 130 137 136 848 846 852 859 870 873

23 9 15 5 11 19 22 20 30 26 30 28 14 13 15 IO I l 21 9 4 5 4 7 6

13 18 19 16 12 19

'79 6

629 57

131 823

14 30 22 3

17

'89 7

689 43

148 887

11 30 11 7 9

'80 6

645 55

I21 827

22 27 22 4

20

'90 7

688 44

151 890

14

34 Il 6

25

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'91 '92 '93 '94 !.Vescovi 5 4 4 4 2.Sacerdoti 689 688 693 689 3.Frat./Diac 44 46 46 53 4.Stud.Prof. 161 !57 148 147 TOIALI 892 895 891 893 S.Ordinati. 7 12 9 5 6.Neo Prof 34 24 24 29 7.Prof.Pcr. 7 IO 11 8 8.Dcfunti 9 7 3 4 9.Usciti 15 21 25 23

'95 '96 3 3

694 692 SI 48

131 135 879 878

IO IO 16 23 6 19 8 10

20 16

RATIO MISSIONIS XAVERIANA 123 In preparazione al XIV capitolo Generale

'97 '98 '99 '00 3 2 2 2

689 681 674 681 48 47 46 42

134 125 131 128 874 855 853 853

12 12 9 15 23 22 31 24 10 9 11 7 12 16 14 7 14 26 19 16

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241 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

l N CONTRO RETTORI DELLE TEOLOGIE INTERNAZIONALI-(R OMA ] 2-17 fEBBRAIO 200 l)

Alcuni orientamenti per le teologie internazionali

Durante l'incontro dei Rettori delle Teologie Internazionali ( 12-17 Febbraio 2001) si sono toccati molti argomenti. Q ui non c'è tutto quello che è stato discusso. Si vuole richiam are però l'attenzione su alcuni di essi, cosl come sono stati m essi a Verbale da P. Lazzarini Giancarlo.

1. L'INCONTRO/SCONTRO DELLE VARIE CULTURE PRESENTI NELLA COMUNITÀ

La multiculturalità nelle nostre Teologie è una condizione che porta molteplici aspetti positivi di arricchimento, ed influisce nello stesso tempo, in maniera marcata, su tutta la più generale problematica della formazione oggi, in una Teologia. In QF 05 "Internazionalità ed inculturazione" questo tema è stato ampiamente tra ttato da di­versi punti di vista, con indicazioni anche per i diversi livelli della formazione. Si rimanda a quelle note e, per quanto riguarda questo incontro dei Rettori delle Teologie, si sottolinea ancora la necessità di affrettare la effettiva internazionalizzazione anche delle èquipes formative; si sottolinea la validità dei criteri addotta ti per l'invio de­gli studenti, in particolare il criterio di avere più culture, presenti in maniera equilibrata; di avere studenti del posto che aiutano inseri­mento ed inculturazione degli altri; di non mandare studenti "soli".

Nella discussione si sottolineano alcuni punti cui il Formatore è richiesto di prestare grande attenzione: è importante che non solo si relativizzi la propria cultura per accogliere quella dell'altro, ma che

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INTERNAZIONALITÀ E FORMAZIONE 125 In preparazione al XIV Capitolo Generale

vengano messi in evidenza i valori positivi della propria cultura di appartenenza per un arricchimento della comunità stessa.

Una seconda osservazione è che, dall'incontro delle varie cultu­re presenti nella comunità, ne nasce una nuova (fondata sul Vangelo e sul carisma vissuti), che unisce tutti in un'esperienza ricca di nuovi valori e limiti. Questa nuova cultura interna alla comunità certa­mente non può essere prestabilita, ma sarà sempre frutto di un pro­cesso.

Il salto culturale è molto esigente poiché porta a mettere in evi­denza i valori dell'umiltà, della disponibilità, del senso realistico del­la missione e del coraggio di percorrere un cammino fmo in fondo (fedeltà).

Nell'interazione tra le culture è importante rendersi conto che non sono le culture in astratto che si confrontano, ma delle persone concrete che portano con sé anche i valori e i limiti propri d'ogni creatura umana. Ecco dunque la necessità di prendere coscienza che, a volte, i problemi si nascondono dietro il fatto culturale mentre sono di origine caratteriale.

Orientamento pratico: l Rettori, creino in comunità, con opportune tecniche e dinamiche cross culturali,(soprattutto con l'attenzione ad ogni singola persona) un'atmosfera in cui ognuno dei membri si sente rico­nosciuto ed apprezzato. l nuovi studenti assegnati alla Teologia ogni anno, non siano fatti arrivare sul posto all'ultimo momento utile per iniziare le attività scolastiche di studio della lingua. li primo impatto con la nuova realtà è delicato, pertanto ci si deve concedere un certo lasso di tempo (una decina di giorni) per incontri, dialogo, introduzione al nuovo am­biente interno (comunitario) ed esterno, che consenta ai nuovi di pren­dere confidenza con la nuova realtà, prima di essere buttati nella attività quotidiana.

2. VITA COMUNITARIA

Si ha l'impressione che rimanga intatta nei giovani che escono dalle teologie internazionali la difficoltà di fare comunità. Uno dei fini, che

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261 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

ci si proponeva con le teologie internazionali, era quello di favorire un miglioramento della vita comunitaria nelle comunità saveriane suc­cessive al periodo della formazione. Si rileva, tuttavia, che esiste la elif­ficol tà eli lavorare insieme non nella semplice elivisione eli compiti, come spesso avviene, ma nell'assumere il cammino dell'evangelizzazione in una piena condivisione della vita umana e di fede. Si ha l'impressione che, nonostante l'esperienza nelle teologie internazionali, si continui ad essere individualisti e "incapaci" di lavorare comunitariamente.

3.LA SCUOLA

Pare che nelle scuole che frequentiamo ci sia un buon livello d'infor­mazione. C'è tuttavia una diversità di metodo, dal momento che alcu­ne insistono di più sulla problematicità e la critica eccessiva, mentre altre sono più sistematiche e si preoccupano di un'informazione di base. I formatori, nella misura in cui possono intervenire nella gestio­ne di questi Istituti Scolastici, per mezzo di appropriate stru lture, quali il "Consiglio dei Formatori" o simili, si adoperino perché questi Istitu­ti facciano nascere il gusto della ricerca approfondita e forniscano una formazione di base completa, coerente ed equilibrata, secondo le indi­cazioni della Chiesa, (cfr. l'importante documento. "La collaborazio­ne inter-lstituti per la formazione': Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, 1999).

Orientamento pratico:ogniTeologia abbia una Ratio studio rum per

i nostri studenti, che comprenda quegli insegnamenti che sono obbli­

gatori per i nostri.lnviarla al Segretariato Generale della Formazione.

4. RAPPORTO TRA STUDI E FORMAZIONE

Certamente il rapporto tra studi teologici e formazione è problema­tico, sia per l' impegno che lo studio richiede, sia per l'influenza che la scuola ha sulla formazione. È necessario aiutare il giovane a tra­sformare i contenuti scolastici in contenuti formativi attraverso la r iflessione.

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 127 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Orientamento pratico: uno dei Formatori segua tutta la materia re­

lativa allo scuola-studio con sistematicità.

S. L'APPRENDIMENTO DELLA LINGUA

Si pone la domanda se è bene che, l'apprendimento del Francese per Yaoundè e dell'inglese per Manila, avvengano a Parigi e a Londra­Chicago.

Il p. Montesi sostiene che è meglio che gli studenti destinati a Yaoundè imparino la lingua a Parigi, sia per la qualità della lingua e della cultura che Parigi offre, sia per evitare che la comunità di Yaoundè debba adattarsi a ritmi diversi (nuovi arrivati e precedenti studenti) e anche per evitare che gli studenti comincino un inseri­mento pastorale facendo delle amicizie che non sono propriamente di tipo pastorale. Certamente si tratta anche di garantire a Parigi una comunità capace di accompagnare gli studenti.

Il P. Rigali presenta un grosso problema che è peculiare della Teologia di Manila: gli studenti, devono affrontare lo studio di due lingue di seguito, una per gli studi (l'inglese) e l'altra per poter fare un lavoro pastorale (Tagalog). La Delegazione propone di creare uno stacco di ambiente, quale via per appianare le varie difficoltà ed i malumori degli studenti: studiare l'inglese nella teologia di Chicago; che garantirebbe l'accompagnamento e, arrivati a Manila, il Tagalog (con esperienze di inserimento, tipo anno pastorale o simili).

Orientamento pratico: la Direzione Generale ribad isce la linea fin

qui seguita: in tutte le Teologie si dedichi, di norma, un anno per lo stu­

dio della nuova lingua - parlata e scritta - e per l'introduzione culturale.

Quanto alla Teologia di Manila:si dia il tempo conveniente o necessario

ad entrambe le lingue. Evidentemente bisogna che gli studenti che ven­

gono inviati a Manila,siano a conoscenza di questo fatto, per non trovar­

si con la sensazione di essere stati"imbrogl iati ': Mandare gli studenti a

Chicago, trasferirebbe solo i problemi da un posto all'altro. Non si abbietta

al fatto che si possano studia re migliori vie per l'apprendimento pratico

del tagalog,quali quelle suggerite dalla Delegazione.

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281 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 1001

6. STUDENTI CON DIFFICOLTA NEGLI STUDI

Si mette in evidenza che la missione oggi è diventata molto esigente poiché sempre più viene meno l'aspetto generico dell'essere missio­nari. Si parla, qui, dell'aspetto intellettuale e quindi si avverte la ne­cessità di chiedere alle tappe precedenti maggiore attenzione alle ca­pacità intellettuali, all'età dei candidati e un miglior discernimento per la destinazione alle Teologie.

Orientamento pratico: qualora in Teologia capitasse qualche studen­

te che presenta una tale problematica (ad es. anche l'incapacità di appren­

dere la lingua per poter fare in maniera soddisfacente gli studi teologici),si

prenda in considerazione se è la sola lingua a fare problema o non le in­

sufficienti capacità intellettuali, tanto per l'apprendimento di una lingua,

come perla prosecuzione negli studiteologici.Nel primo caso si potrebbe

anche proporre un passaggio ad ambiente/teologia/ e, in definitiva, futu­

ra missione ove sia necessaria una lingua menodifficile.Nel secondo caso,

si consigli senz'altro una scelta di vita differente dalla nostra.

7. PREGHIERA PERSONALE E PREGHIERA COMUNITARIA: MOMENTI DI RIFLESSIONE E DI INTERIORIZZAZIONE

Se può essere facile rendersi conto del come è condotta la preghiera comunitaria, non altrettanto facilmente si riesce ad avere un'indica­zione della fedeltà alla preghiera personale. Il tempo da dedicare alla preghiera personale è fissato nel Progetto Personale di Vita e la veri­fica è fatta nel colloquio formativo o nella direzione spirituale.

Attraverso la preghiera personale lo studente deve arrivare ad acquisire il gusto per la preghiera, per la lectio, per lo studio della teologia, acquisendo delle convinzioni che lo renderanno capace di essere fedele per tutta la vita.

Orientamento pratico: circa il tempo da dedicare alla preghiera­

meditazione personali sembra sufficiente un'ora al giorno.

Si rileva che nella conduzione della preghiera comunitaria è oppor­

tuno cercare un equilibrio sapiente tra momenti e forme liturgiche più

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 129 In preparazione al XIV U!pitolo Generale

impegnative e quelle semplici/ rilassate/feriali. Che la preghiera non di­venti una fatica intellettuale, piuttosto che un "venite seorsum . .. ':

8. IL RUOLO DEL FORMATORE: PIÙ ISTRUZIONE O FORMAZIONE?

Nella formazione è importante trovare il principio unificatore della medesima. Per noi sono la fede e l'amore, come scelte di vita. Nella riflessione successiva stù ruolo del formatore emergono alcuni punti:

la tensione presente nel formatore tra l' intervenire o il la­sciar correre le cose per paura del conflitto;

la constatazione del fatto che il giovane non ha scelto come suo guru il formatore;

la tendenza del giovane di oggi all'autoformazione; la necessità del colloquio personale con il formando, per

verificarne la capacità di crescere nel percorso formativo; la consapevolezza nel formatore delle proprie prevenzioni

nei confronti del formando che condizionano l'incontro personale.

Orientamento pratico: il rapporto tra formatore (Superiore) e for­mando è un elemento da tenere in grande considerazione nelle valuta­zioni sui singoli studenti. È in questione la capacità/attitudine del giova­ne, nei confronti delle figure cosiddette "portatrici di autorità': Un rap­porto formatore/formando che si rivelasse difficile/di chiusura, soprat­tutto nei confronti del Rettore che ha la responsabilità ultima per l'am­missione, non può essere semplicemente passato sotto silenzio, ad es. come incompatibilità personale. Potrebbe essere una costante od un tratto della personalità del giovane ed allora, detto atteggiamento sa­rebbe assai serio dal punto di vista vocazionale (cfr. problemi comunita­ri, di obbedienza ecc ... ).

9. TEMPO LIBERO E USO DEl MEZZI COMUNICAZIONE SOCIALE

Si riconosce che non è possibile porre la formazione al di fuori della rivoluzione che sta avvenendo nel campo dei mezzi di comunicazio-

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30 l XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

ne sociale: Tv; Internet, E-mail, Telefonini, Computers personali etc. Si tratla di educare all'uso corretto di questi strumenti per esse­

re rispettosi delle scelte vocazionali, comun itarie e della povertà. Bisogna fare attenzione perché questi strumenti posson o:

creare dipendenza per cui vengono ad assorbire una gran quantità di tempo che potrebbe e dovrebbe essere dedicato ad altro;

costituirsi come mezzi di pura evasione inducendo il giova­ne a fare una costante ricerca del nuovo, dell'immediatamente usufruibile e di una evasione dalla realtà che lo circonda;

in trodurre ad un uso non corretto di internet: chat, porno­grafia, etc.

1 O. LE FONTI CONFORTIANE: GLI SCRITTI DEL FONDATORE NELLA FORMAZIONE

Si nota l'importanza di poter consultare i testi del Fondatore e la difficoltà di orientarsi den tro alla quantità di scritti. Alcuni ch iedono di avere a disposizione dei testi significativi scelti, altri di avere a di­sposizione tutta l'opera del Conforti per fare delle ricerche in merito ai temi da trattare nella formazione. Le "Pagine confortiane" sono certamente uno strumento utile come alcuni testi di facile lettura.

Orientamento pratico: bisogna che le Circoscrizioni si adoperino per avere i testi più importa nti del Fondatore, nella lingua locale.

11. FORMAZIONE PASTORALE NEl SUOI DUE ASPETTI: INTELLETTUALE E PRATICA

Si rileva che c'è una tendenza quasi generalizzata negli studenti at­tuali a non mostrare molto interesse per il lavoro pastorale. Un mo­tivo p uò essere dovuto alla insicurezza che deriva dalla m inore o m aggiore abilità lingui stica, un altro può essere dov uto all'impostazione delle singole scuole teologiche dove l'attenzione alla pastorale non trova la stessa intensità.

Tocca al formatore armonizzare le varie componenti formative: scuola teologica, vita di com unità, impegno pastorale.

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INTERNAZIONALITÀ E FORMAZIONE 131 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Si riconosce, inoltre, l'importanza della pastorale anche per ge­nerare curiosità intellettuale.

Nella comunità teologica del Mexico, dopo il cambiamento di sede della teologia, si è in ricerca di quale impegno pastorale sarà possibile per la comunità.

Nelle Filippine rimane sempre vivo il problema della lingua lo­cale, senza la quale non è possibile fare una pastorale significativa. Inoltre, appare sempre più chiaro che per la missione di evangeliz­zazione in Asia si richiede un tipo di presbitero, più capace di incon­trare le persone e di presentarsi come testimone di un cammino per­sonale.

Si richiama l'attenzione su di una pastorale che sia in conformi­tà con il nostro carisma. Dal momento che il tempo da dedicare alla pastorale da parte degli studenti è limitato, bisogna tener presente gli scopi della medesima: la preparazione all'azione rninisteriale e carismatica. È importante che l'esercizio della pastorale susciti e mantenga quegli atteggiamenti che sono tipici della missione: il gu­sto per l'annuncio del Vangelo e l'esperienza, che il messaggio di Cristo è efficace, nel portare un cambiamento nella vita.

Si invita a non dimenticare, tra le possibili aree pastorali, anche quella della Animazione vocazionale e missionaria. Da tutti i Rettori presenti è messo in evidenza l'impegno della comunità a continua­re/potenziare/ riprendere l'attività di animazione missionaria e vocazionale. È questo un settore dove in modo particolare gli stu­denti scoprono anche la loro vocazione. Questo tipo d'impegno fun­ziona meglio dove tutta la Regione saveriana vi è coinvolta.

Orientamento pratico: l'impegno pastorale,pur nei limiti entro i quali

può essere esercitato in una Teologia già caricata da tanti altri impegni, è il settore che più offre ai Formatori i mezzi per una conoscenza dei giovani:

qui egli infatti mette in pratica/mostra, ciò che è e ciò che ha appreso,

umanamente,intellettualmentee spiritualmente ... È importante che uno

dei Formatori sia specificamente incaricato di seguire questo settore.

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321 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121- Aprile 2001

12.1NTERNAZIONALIT À: CAPIRE E USARE UN LI!'JGUAGGIO

Viene posta subito una premessa: ci sono due aree difficili da verificare nel colloquio formativo in generale: il grado di maturazione umana, cioè il cammino fatto durante gli a 1m i della formazione e il poter valu­tare fino a che punto i valori sono stati effettivamente interiorizzati. Certamente il problema più grosso è quello della maturazione umana e quindi della capacità relazionale dell'individuo, che ha coscienza dei suoi limi li e condizionamenti ed ha imparato a gestirli positivamente. È questo il problema fondamentale della formazione. Le teCiùche sono soltanto un aiuto per arrivare a questo.

Tutto il dialogo formativo è basato soprattutto sulla fiducia, sull'ami­cizia, stili' onestà e sincerità di fondo oltre che sulla comprensione corretta della lingua e cultura. Mancando questi elementi non è inm1aginabile una buona riuscita del colloquio stesso e un'adeguata formazione.

Si chiede, inoltre, di tener presente che i candidati hanno avuto occasione di incontrare precedentemente altri formatori e possono portare con sé dei condizionamenti per il colloquio formativo.

13. FORMATORE, DIRETTORE SPIRITUALE, PSICOLOGO: QUALI RAPPORTI E COLLABORAZIONE POSSIBil.l?

Una prima osservazione: queste tre diverse modalità di intervento devono avere una stretta relazione tra loro.

Intervento dello psicologo: Se ne riconosce l'utilità e si r icot'l­ferma quanto è previsto dal vademecum per la formazione. Due m o­menti di valutazione psicologica:

prima del Noviziato per identificare even tuali contro indi­cazioni alla vita religiosa e missionaria e una conoscenza della perso­nalità per programmare un cammino formativo;

all'inizio della Teologia per verificare il cammino fatto e pro­grammarne la continuazione.

Padre spirituale: può essere lo stesso formatore o un confratello della comunità o un direttore spirituale esterno. Nel caso sia un sa­veriano si presuppone che lavori in stretta armonia con il formatore

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 133 In preparazione al XIV Capitolo Generale

tenendo presente il cammino della comunità teologica. Se fosse un esterno, il Rettore della teologia aiuti lo studente a scegliere bene e secondo certi criteri, offrendogli anche una lista di nomi. Al Diretto­re Spirituale esterno verrà fatto conoscere il progetto comunitario di vita (Costituzioni) e il ritmo degli incontri secondo le nostre tradi­zioni (una volta al mese).

Lo studente dovrà riportare al formatore il parere del proprio direttore spirituale in occasione delle tappe decisive (rinnovazione dei voti, Professione Perpetua, Diaconato, Ordinazione)

Formatore: in generale, tutti i formatori fanno il colloquio formativo, anche se in modo diverso (cfr. QF 03 pag. 23 quanto si dice a proposito del ruolo del Rettore).

Sembra importante far convergere il colloquio formativo sul Progetto Personale di Vita, rielaborato di anno in anno alla luce delle tappe fondamentali della vita, verificandone l'attuazione (cfr. QF 06, "Progetto Personale di Vita").

14. PRESENTAZIONE DEL CANDIDATO ALLA DIREZIONE GENERALE NELLE TAPPE FONDAMENTALI: PROFESSIONE PERPETUA, DIACONATO, PRESBITERATO.

Ogni Rettore comunica (in anticipo) le date per la Professione Per­petua, il Diaconato e l'Ordinazione Sacerdotale. Pur ammettendo che vi sia spazio per una formazione che assume i ritmi della perso­na piuttosto che quelli delle scadenze formative, la formazione valo­rizzi l'aspetto di crescita nella vocazione, che le tappe ed i ri tmi della amministrazione dei ministeri (accolitato, letterato ecc .. ) sottoline­ano. Sui ritmi/tempi c'è una certa convergenza: accolitato alla fine del primo anno; lettorato alla fine del secondo; Professione Perpetua alla fine terzo/inizio quarto anno; Diaconato poco dopo e Presbite­rata con un intervallo di circa sei mesi dal Diaconato. Si ricorda di rispettare i tempi per la presentazione dei candidati alla Direzione Generale sia per la Professione Perpetua che per il Diaconato. La richiesta può essere fatta in una sola volta per i due impegni, ma la relazione dei Formatori tenga presente che sono due cose diverse:

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341 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 - Aprile 2001

per il Diaconato si devono valutare l'idoneità del candidato all'eser­cizio del ministero sacerdotale e le qualità peculiari che per esso si richiedono. Si ricorda anche che le date del Presbitera to coinvolgono anche le Regioni di origine dei candidati e quindi si operi in stretta collaborazione con le esigenze degli uni e delle altre.

15. LE VACANZE

Agli studenti non locali che prevedono una permanenza superiore ai quattro ( 4) anni, durante lo studio della Teologia, è concesso un periodo di vacanza, a metà circa del curricolo, nella propria terra d'origine. Per gli studenti locali si prevedono tre settimane di vacan­za all'anno: una dopo Natale e due durante l'estate.

Il resto del tempo libero dalla scuola, per tutti, è dedicato a varie attività: animazione missionaria e vocazionale, servizio nella comu­nità, corsi di studio estivi e servizio pastorale nelle comunità.

16. USO DEl SOLDI.

È stato un argomento che ha destato interesse anche durante la "ta­vola rotondà' con Formatori di Teologie Internazionali di altri Isti­tuti (Comboniani, Consolata, Scalabriniani). Dall'ascolto appunto, di esperienze diverse, sembra si possa argomentare una certa prefe­renza per il sistema della "cassa comune': piuttosto che per il sistema del "poket money" mensile. Il primo sembra pitt adatto ad esprime­re i valori religiosi. Dalla sua ha invece lo svantaggio che potrebbe, nella misura in cui è controllato/forzato, non educare alla responsa­bilità personale e convinta nell'uso povero dei soldi.

Roma 27 Febbraio 2001 (rielaborazione a cura di Iurman E. s.x .. Prefetto Formazione)

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Nazioni Entrati

BANGLADESH 2 BRASILE 63 C."lviEROUN 3 CINA 3 COLOMBIA

GIAPPONE 2 GnEKr BRITAJN 44 GuiNEA EQuAr l

INDONESIA 79 ITALIA 1539 I uGOSLAVIA l MESSICO 263 PARAGUAY l PHJLIPPINES 3 R.EP. D. CONGO 19 SPAGNA 63 STATI UNITI 33 SVIZZERA

VJETNAM l

Tota li 2122

INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 135 In preparazione al XIV Capitolo Generai~

Eintemazionalità dell1stituto Saveriano Dall'inizio al 31 dicembre 2 0 00

Pres.ti Padri Stud.ti Fratelli Totale Totale qu Diaconi De f. ti Usciti Usciti

2 2 22 15 6 3 38 60,3% 3 3

2

2 100% Il 11 2 31 70,4%

100o/o 38 5 33 41 51,8%

591 538 14 39 256 692 44,9% 100o/o

128 69 57 2 3 132 50, l o/o l lOOo/o

3 3 16 12 4 3 15,7% 28 24 4 34 53,9o/o 8 7 l 25 75,7o/o

100% l l

853 683 128 42 267 1002 46 6o/o

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361 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

Inchiesta sulle teologie Internazionali! interculturali

A CURA DI lUIGI ZUCCHINELLI, "SX

Il Segretariato Generale della Formazione, in vista dell'Incontro dei Rettori delle Teologie che si è tenuto a Roma dal 12 al 17 Febbraio 2001, ha inviato un questionario a tutti i confratelli che hanno fatto l'esperienza della Teologia Internazionale/interculturale.

Le domande che abbiamo posto (vedi sotto) hanno toccato vari aspetti della vita delle Teologie Internazionali. Ci si poteva attendere una maggiore partecipazione: su 105 questionari inviati ne sono ri­tornati 53, pari al50,4%.

(Dei 105 questionari, - 24 inviati a quelli che hanno fatto la teologia a Yaoundè e ne

so no tornati 12; -25 inviati a quelli di Parma: ritornati 10 - 17 inviati a quelli di Mexico: ritornati 5 - 17 inviati a quelli delle Filippine: ritornati 12 -22 inviati a quelli di Chicago: ritornati 14)

Da una prima lettura delle risposte si può dire che:

l . La scelta delle Teologie Internazionali fatta dalla Congrega­zione è ritenuta positiva dalla maggioranza di coloro che hanno ri­sposto alla domanda: 38 confratelli su 53 (71,6%) . Altri hann o evidenziato alcuni problemi inerenti alla scelta come: la preparazio-

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 137 In preparazione al XIV Capitolo Generale

ne dei formatori e la necessità che l'equipe dei formatori sia interna­zionale; la preparazione degli studenti all'internazionalità; l'eccessi­vo numero delle teologie internazionali; la scelta di alcune teologie (Parma, un posto troppo tradizionale; Chicago, i corsi di studio sono troppo costosi; Manila, lo stile di vita e l'ambiente socioculturale è occidentale).

2. La preparazione degli studenti alle Teologie Internazionali se m­bra non sufficiente: circa la metà degli studenti (26 su 53) affermano di non aver ricevuto una preparazione adeguata. Si sono sentiti più preparati quelli che che sono andati nelle Filippine (75%) mentre meno preparati quelli andati a Chicago (solo 28,5%). Il motivo della poca preparazione sembra legato alla mancata informazione duran­te il periodo precedente la partenza. La preparazione legata allo stu­dio della lingua, invece, è risultata più positiva per coloro che hanno studiato l'Inglese (Ph 83,3% e US 64,2%) ed ii Francese (CT 66,6%). Un certo numero di confratelli (il23,4o/o) ritiene insufficiente lo stu­dio della lingua.

3 Tra gli aiuti più significativi per l'inserimento nella comunità teologica vengono ricordati i compagni; l'apertura della comunità; le amicizie fuori della comunità; il rapporto con i formatori; il mini­stero apostolico; la presenza di almeno un connazionale; il progetto personale di vita; l'accompagnamento spiri tuale. Tra le difficoltà in­contrate si segnala: la scarsa comunicazione con i compagni e i formatori dovuto alla lingua; la diversità culturale; il diverso stile di vita; le differenze individuali; la manacanza di punti di riferimento; le paure e le insicurezze. Si afferma, comunque, d i essere stati aiutati ad inserirsi nella nuova realtà della vita comunitaria (77%), della vita ecclesiale (70,1 o/o) e della vita socioculturale (68%).

4. La vita della comunità internazionale nelle sue varie esigenze ed espressioni è stata valutata in m odo diversificato: bene per quan­to riguarda gli aiuti per una buona formazione e la vita fraterna; meno bene per l'arricchimento culturale reciproco e l'attenzione alla cultura locale.

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381 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 · Aprile 2001

In merito agli aiuti per la formazione che gli studenti ricevono, 1'83o/o si esprime in m odo positivo: si sentono aiutati adeguatamen­te. La vita fraterna viene stimata buona per il 62,6% e discreta per 32o/o. Le ragioni della positività sono: la fiducia ed apertura dei mem­bri; la comun ità vista come luogo di crescita ed arricchimento reci­proco; lo spirito di famiglia; l'essere riuniti dal medesimo ideale; la comunità più snella; la possibilità di maggiore condivisione. Le ra­gioni che portano a dire discreta sono: le difficoltà di comprendere e di essere compreso; le situazioni che creano tensioni; la presenza a volte di conflitti; le resistenze culturali da parte dei membri ...

Per quanto concerne l'arricchimmto culturale reciproco, il SOo/o afferma che è buono; il 34,6 che è discreto; il resto insufficiente per m ancanza di scam bio a livello culturale, il poco spazio dato ai confratelli di altra nazionalità e il complesso di inferiorità e superio­rità.

I.: attenzione alla cultura locale è stimata buona dal45o/o: la co­munità si è lasciata m ettere in questione dalla realtà locale; integra­zione nella parrocchia; la preparazione delle tesi d i studio orientate alla cultura locale. Il 41,1 o/o la giudicano discreta: non sempre c'è stato un reale sforzo di inserimento e a volte la struttura della casa ha impedito di farlo; difficile capire e cogliere la cultura locale; poco contatto con la gente. Per il resto è insufficiente: bisogna studiare an­che la cultura, non solo la lingua; mancanza di un serio contatto con l'esterno ...

5. !:inserimento nella Chiesa Locale è ritenuto buono dal64o/o e discreto dal 28o/o. L'attività pastorale è vista come aiuto per la crescita spirituale dal 90o/o in quanto è parte della formazione integrale; ar­ricchisce; motore che muove la nostra vita. La preparazione, l'ac­compagnamento e la verifica di questa attività viene fatta dalla scuo­la, dal gruppo e dall'accompagnatore e le attività che normalmente si svolgono sono di carattere parrocchiale (catechesi, pastorale giova­nile, comunità di base, pastorale liturgica, gruppi di bibbia); cari­smatico (pastorale dei catecumeni, vocazionale, animazione missio­naria, centro missionario, gruppi etnici) e di attenzione agli emarginati (carceri, rifugiati, giustizia e pace, bambini di strada ... )

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 139 In preparazione al XIV Capitolo Generale

6. Gli aspetti arricchenti e positivi dell'esperienza di vita in una comunità internazionale si diversificano a seconda delle comunità.

Per i confratelli di Yaoundè sono: Il vivere in una piccola comunità aiuta a conoscersi; a testimo­niare l'amore fraterno, l'amicizia; a scoprire che l'altro è diverso da me; ad essere aperti con la gente; ad esprimermi con libertà; ad avere comprensione e servizio reciproco; ad affrontare i pro­blemi affettivi in modo positivo L'apertura a livello culturale: la diversità è ricchezza; relativizza­zione della propria cultura e dei propri valori; apertura di oriz­zonti; apprezzamento di altre culture Il vivere in una comunità inserita: preparazione sul terreno ed alla pastorale Il maggior dialogo interpersonale e capacità di formare gruppo L'esperienza di multiculturalità della famiglia saveriana.

Per i confratelli che hanno fatto l'esperienza a Parma sono: La comunità interculturale porta a considerare la propria cultu­ra come la non unica; a cercare gli aspetti positivi senza pregiu­dizio; a rivedere le proprie convinzioni; ad esercitare l'ascolto e la pazienza; a sentirti bambino; ad accettare di essere giudicato La piccola comunità internazionale porta a scoprire che ciò che ci unisce è l'amore di Cristo e il carisma; a volerei bene accettan­doci ed aiutandoci; a cogliere nell'altro quello che ci unisce e ci fa fratelli; a scoprire Dio; a sentire le premure e le attenzioni dei fratelli; a comprendere che il proprio orizzonte è parziale L'internazionalità apre gli orizzonti; relativizza la propria cultu­ra; ci permette di vivere e lavorare con persone provenienti da altri paesi; con l'internazionalità si gioca il futuro della Congre­gazione.

Per i confratelli con l'esperienza del Messico sono: Il valorizzare la cultura degli altri; conoscere la ricchezza di altre culture e persone; vedere la diversità come ricchezza Il crescere nella vocazione e a maturare di più; verificare la mia

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40 l XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

fortezza nelle difficoltà; assumere definitivamente gli impegni vocazionali; confrontarmi con realtà diverse dalle mie; scoprire in me nuove potenzialità .Lavere una maggiore conoscenza personale; accettare se stessi; rispettare le idee altrui; condividere la vita quotidiana; crescere dal punto di vista umano.

Per i confratelli di Mani/a sono: Il vivere in una cultura diversa ti apre ad un miglior apprezza­mento della tua stessa cultura; conoscenza di altre culture e so­cietà; La scoperta di una comune umanità e sviluppo di amicizia, vero senso di fratellanza; consapevolezza, comprensione ed accetta­zione come valori che crescono in modo inosservato ma che si sentono La condivisione di vita; esperienza di piccole comunità; pitl aper­tura, libertà e flessibilità La maggiore conoscenza di se stessi; ampliamento del proprio mondo; più for te sensazione d'essere in un mondo missionario La comunità internazionale: gioia e sofferenza; prepara all'azio­ne missionaria del 2lmo secolo; necessaria per divenire buoni saveriani; ti fa scoprire la potenza di un ideale condiviso; l'ap­prendimento di una lingua ti apre alla comunicazione.

Per i confratelli di Chicago sono: La piccola comunità internazionale richiede pazienza; insegna a stare all'essenziale; arricchisce la mia personalità; dà la possibili­tà di conoscersi meglio; aiuta a valorizzare la mia cultura; la di­versità diventa ricchezza .L apertura di orizzonti: ambiente sociale aperto; arricchimento dato dalla d iversità delle culture dei membri della comunità La formazione: stile di vita semplice; condivisione di esperienze; unità nella diversità; comprensione e amore per tutti; persone più integrate; crescita vocazionale; testimonianza di vita comu­nitaria vissuta in pace ed armonia nonostante le differenze cul­turali e nazionali; volontà di vivere il carisma saveriano

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 141 In preparazione al XIV Capitolo Generale

La formazione scolastica: eccellente qualità degli studi al CTU; grandi opportunità culturali a Chicago; CTU la cosa più positi­va; studi caratterizzati dall'aspetto missionario L' Apostolato: varie opportunità di apostolato; più tangibile il rapporto tra vocazione e missione attraverso formatori reduci.

7.1 maggiori ostacoli incontrati si possono riassumere attor-no a questi tre nuclei:

Difficoltà personali: difficoltà della lingua; shock culturale; con­vivere con studenti "problematici"; studi molto esigenti; stile di vita comunitario molto diverso; paura di essere giudicato; poca conoscenza di se stessi; poca maturità nell'affrontare la cultura; poco tempo per lo studio a causa di impegni comunitari; il ri­nunciare alla propria cultura o non saperla integrare; le diffe­renze individuali; paura del diverso. Difficoltà comunitarie: poca comunicazione fra confratelli; confratelli chiusi nelle loro opinioni o pregiudizi; casa troppo piccola; poco dialogo; piccoli gruppi culturali e loro esigenze; convivenza superficiale; comunità staccata dalla vita normale (es. gestire la casa .. ); direttore spirituale lontano dalla comunità; partire ogni anno da zero; livelli diversi di formazione; confratelli di carattere difficile; individualismo; mancanza di inserimento tra e con la gente; attività parrocchiali senza ad gentes; poco di­scernimento comunitario. Difficoltà con il formatore: poca preparazione del formatore; formatore superficiale; poca comunicazione tra i formatori; au­toritarismo.

Queste sono alcune impressioni alla prima lettura del questio­nario. Il segretariato si riserva di farne una lettura pitl approfondita in vista del Capitolo generale. I risultati della lettura saranno conse­gnati ai Capitolari stessi.

A CURA DI P. lUIGI ZUCCHINELLI

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42 1 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

Inte11U1Zionalizzazione

Sviluppo Storico

1981 1983 1986 1998 1999 2000

O l Brasile Nord 19 21 23 26 23 22 02 Gran Bretagna 18 18 13 Il 11 11 03 Espana 20 25 27 27 27 28

04 Messico 41 49 66 128 132 128 05 Stati Uniti 9 9 9 7 7 8 06 R.D.Congo 3 4 15 14 16

07 Indonesia 5 30 35 38 08 Colombia 09 Bangladesh 2 2 IO Philippines 2 2 Il Cameroun-Tchad 3

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 143 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Una comunità interculturale

Tutte le congregazioni sono alle prese con il processo clell'lnternazionalizza­zione e quindi dell'Interculturalità, come si preferisce chiamarla.

Riportiamo su questo tema una parte della lettera su questo tema della DG dei Comboniani. Dopo aver analizzato il fatto dell'lnterculturalità e averlo radicato in una prospettiva biblica (Babele, Pentecoste, i Magi), la lettera ripercorre la storia comboniana per arrivare a descrivere l'esperienza in co­munità. Di questa ultimo capitolo riportiamo la parte più concreta.

DIFFICOLTÀ E SFIDE

È importante conoscere alcuni dei principali atteggiamenti che cre­ano difficoltà di interculturalità. Una di esse è il senso di superiorità, che può prendere la forma alle volte di disprezzo, altre volte di com­passione. Per chi ha il 'complesso' di superiorità culturale, le altre culture saranno più o meno buone nella misura in cui assomigliano alla sua o stanno assimilandosi ad essa. Non si esclude che conosca, anche perfettamente, le culture altrui, ma sarà una conoscenza fred­da, senza empatia.

L'atteggiamento di superiorità molte volte si manifesta in ma­niera inconsapevole. Si mostra nella non attenzione delle opinioni o esigenze altrui, nel non sentire la necessità di cambiare o almeno di mettere in questione alcune delle proprie abitudini dì vita o delle proprie posizioni, perfino quando si vive nella stessa comunità con persone di cultura diversa.

Un altro atteggiamento, opposto al primo, è quello di inferiori­tà. Anche questo si manifesta in maniere diverse. Può prendere la forma di autodifesa, nella quale uno reagisce sempre alla difensiva e

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441 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

con aggressività, vedendo attacchi e violazione dei propri diritti an­che laddove non esistono, e aggrappandosi rigidamente su posizioni che crede dettate dalla sua identità culturale. Oppure può prendere la forma di dipendenza. In questo caso cercherà di abbandonare o nascondere tutto ciò che lo identifica con la sua cultura di origine per 'assimilarsi' alla cultura che considera superiore, copiandone cie­camente le sue forme.

La sana posizione, equidistante tra l'a tteggiamento di superiori­tà e di inferiori tà, è quella di autostima culturale realista ed equili­brata. Le 'rinunce' richieste dall'esperienza dell'interculturalità ( ... ) 11011 comportano mai una rinuncia radicale alla propria cultura. Anzi, è indispensabile assumerla e amarla come è, nella sua realtà positiva e negativa, senza orgoglio, né vergogna. La valorizzazione positiva e aperta di ciò che è proprio è il migliore requisito per valorizzare an­che l'altro senza esaltarlo o denigrarlo.

SUPERAMENTO DI PREGIUDIZI

La conoscenza e la valorizzazione giusta dell'altro ha anche la sua dinamica e le sue sfide. La prima difficoltà da superare sono i pre­giudizi. Ci sono cliché e luoghi comuni attorno ad ogni cultura e ad ogni popolo su materie così diverse come la lingua, il vestito, le buo­ne m aniere ... Per esempio, chi non ha sentito dire che "con questi non si può vivere perché sono schiavi dell'orologio" o "con quelli è impossibile lavorare perché non hanno il senso del tempo"?

I pregiudizi sono etichette e generalizzazioni quasi sempre ingiu­ste che attribuiscono a tutti e ad ogni membro di un gruppo ciò che è soltanto attribuibile ad una parte. I pregiudizi non provengono solo dall'ambiente, n oi stessi ne inventiamo di nuovi. Un'esperienza nega­tiva con una o due persone concrete facilmente offre il pretesto per estendere il giudizio a tutto il gruppo a cui appartengono.

I pregiudizi agiscono come lenti deformanti che impediscono una conoscenza reale delle persone. E' necessario essere molto co-

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 145 In preparazione al XIV Capitolo Generale

scienti dei propri meccanismi per togliersi queste lenti e guardare l'altro con oggettività. Ogni persona è un assoluto al quale bisogna avvicinarsi in modo originale, libero da schemi preconcetti. Bisogna capirla dal proprio mondo interiore, guardarla con i propri occhi per mettersi in sintonia con essa e intuire le ragioni profonde che spiegano il suo modo di essere e di agire. Dobbiamo essere capaci di alzare gli occhi verso il' volto dell'altro: mentre ci lasciamo interro­gare dal suo sguardo.

COME VIVERE LE DIFFERENZE

Rigettare pregiudizi superficiali e gratuiti non significa essere ciechi alle differenze e alle peculiarità culturali. Queste sono reali ed è ne­cessario conoscerle, se non altro per non vivere come problema per­sonale ciò che è attribuibile a differenze culturali e, viceversa, per non attribuire alla cultura ciò che è un problema di persone.

Vivere in una comunità multiculturale richiede che si tenga conto nella convivenza di ogni giorno dei vari aspetti e dei modi diversi di avvicinarsi alle realtà che costituiscono il tessuto della vita comuni­taria. Alcuni aspetti fondamentali da tenere presenti:

la natura della comunità le relazioni con l'autorità il processo decisionale il significato dei voti il rapporto con il denaro la relazione con la famiglia l'ospitalità lo spazio d'intimità o i diritti dell'individuo di fronte alle esigenze del gruppo la sessualità il modo di comunicare lo stile di lavoro, ecc.

Essi sono vissuti in modi differenti e possono essere occasione di gravi malintesi, se non si tiene presente l'orizzonte culturale dell'altro.

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461 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 - Aprile 2001

È in tale ambito delle relazioni concrete e quotidiane che si in­contra tutta la bellezza, ma and1e tutta la difficoltà dell'intercullura ]j tà. Le comunità interculturali dovranno costruire un modello e uno stile di comunicazione fraterna nel quale si possano dire le cose "fa­cendo la verità nella carità': in un ambiente di mutua stima e fiducia. A volte non basta la buona volontà e sarà raccomanda bile, in caso di ristagno o di conflitto apparentemente insolubile, ricorrere a tecn i­che o persone esperte che possano dare dei suggerimenti.

Il mo do di celebrare la liturgia o le feste di famiglia, di organiz­zare l'orario, la decorazione della casa, i pasti, ecc. dovrebbero riflet­tere il carattere multiculturale della comunità. Ai confratelli presenti in essa si chiede di mostrare un vero interesse per conoscere ed ap­prezzare la cultura dell'altro, così come la storia e le tradizioni della sua nazione. Può essere utile la pratica di ricordare in comunità le ricorrenze pitl significative di ognuno di essi.

MAGGIORANZE E MINORANZE

Le origini storiche e lo sviluppo di ogni istituto portano con sé l'i ne­vitabile predominio della cultura del gruppo originario, che spesso è anche maggioritario. Questo fatto crea una dinamica particolare nel dialogo interculturale. Da una parte, il gruppo maggioritario tende a perpetuare tale egemonia, pensando - a volte per semplice inerzia - che i gruppi minoritari non abbiano assimilato sufficientemente lo spirito del carisma o non siano ancora in grado di assumere le dovute responsabilità. La conseguenza è che l'esperienza di un unico modello si perpetui 'democraticamente' per mezzo della forza del numero, ma sen za la dovuta attenzione al sentire delle minoranze, che rimangono relegate al silenzio più o meno rassegnato. D'altra parte, può succedere che una minoranza particolarmente combattiva, manipolando il concetto di vittima ingiustamente oppressa, impon­ga sempre il suo punto di vista. Si passerà così dalla dittatura della maggioranza alla dittatura della minoranza.

La soluzione corretta non è nella logica dei "vincitori" e neppu -

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INTERNAZIONALITA E FORMAZIONE 147 l n preparazione al XIV Capitolo Generale

re il silenzio 'pro bono pacis' di una o di tutte e due le parti, che non lascia soddisfatto nessuno, e che genera un sordo clima di tensione e di reciproca diffidenza. L'unica via è il dialogo aperto e generoso nel quale ogni gruppo si sforza di andare incontro alla sensibilità e alle aspirazioni dell'altro, in spirito di condivisione e di comunione, nel rispetto della verità.

PROFETI DI CATTOLICITÀ

Da quanto detto si deduce che costruire rapporti interculturali posi­tivi e arricchenti richiede un processo permanente di conversione. 'Kenosis' (spogliamento) e 'metanoia' (conversione) sono pietre an­golari dell'interculturalità. C'è bisogno della acquisizione di virttt come la fiducia in se stesso e nell'altro, il riconoscimento dei propri limiti, la permanente accettazione della croce come l'altra faccia del "centuplo ricevuto in fratelli, sorelle, casa ... "(Mt 10,30)

Entrare in un Istituto e in una comunità interculturale non si­gnifica, certamente, perdere la propria identità, ma suppone fare il salto da essa per passare ad un altro livello che la trascende. ( ... ) In fondo, si tratta di una novità molto antica. Descrivendo nel secolo II lo stile di vita dei primi cristiani, la lettera a Diogneto affermava: "Abitavano la loro patria, ma come stranieri; ogni terra è la loro pa­tria e ogni patria è terra straniera': In un tempo più vicino al nostro, Charles de Foucauld sentiva un'irresistibile vocazione a farsi 'fratello universale'.

La vita di una comunità interculturale diviene così testimonian­za e profezia.

lETTERA DELLA DG DEl COMBONIANI 'Tinterculturalità nella comunità comboniana" (6 Gennaio 1999)

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48 1 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 ·Aprile 2001

91 92 B~111gladesh

Brasile N . Brasile Sud 4 7 Burundi C-Tchad 9 7 D. Centrale 4 Chinese Del Colombia R.D.Congo Espana 4 4 Giappone

Gran Bret. Indonesia 22 22 Italia 40 36 Messico 43 43 Mozambico Philippines Sierra Leon

Stat i Uniti 8 IO TOTALI 130 133

Filosofi e teologi professi Secondo la circoscrizione di residenza e appartenenza

93 94 95 96 97 98 99 2000

7 9 4 4

9 7 7 8 8 9 7 9 7 8

4 3 2

27 30 25 21 23 20 27 26 31 12 13 14 17 17 18 14 42 41 40 45 42 41 42 35

9 9 6 7 7 9

9 9 7 9 6 9 3 4 133 120 108 113 103 103 104 98

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LAICATO MISSIONARIO 149 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Laicato • • • mzsszonarzo

• saverzano

A/ BREVE STORIA

1/IL CAMMINO DELLA CONGREGAZIONE

Da alcune decine di anni è diventata sempre crescete la collaborazio­ne dei laici nella Missione ad gentes della Chiesa nel mondo. Ciò si è sviluppato in varie forme, e in particolare attraverso la loro presenza nel Volontariato Internazionale.

In questi ultimi anni, però, alcuni laici hanno maturato una co­scienza più profonda della loro vocazione missionaria, considerata non più solo come un servizio temporaneo (soprattutto per lo svi­luppo), ma una scelta di vita per la missione nella modalità laicale.

I.: incontro con i saveriani e con il carisma specifico della congre­gazione, ha portato alcuni laici, come singoli o come gruppo, a voler "condividere" questo nostro carisma e a desiderare di vivere una collaborazione più profonda con i Saveriani sia in patria che nella realizzazione della partenza. (NB. E' un processo più generale che va ben oltre il nostro Istituto e in atto anche in altri istituti missionari e non solo).

D:XII0 Cap. Gen. (1989) prende atto delle positive esperienze di collaborazione fatte, ma anche delle "richieste di coloro che deside­rano fare della missione ad Gentes una scelta di vita'~ Riconosce che la questione è "complessa e di non facile soluzione" e invita la DG e le Regioni ad approfondire e chiarire "la problematica inerente i nostri rapporti con i laici n ella missione ad gentes'~ I confratelli e le Regioni sono invitate a cercare e favorire la collaborazione.

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50 l XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

DXIII0 Cap. Gen. (1995), apprezzando il cammino fatto da alcu­ne Regioni, riconferma quanto detto dal X.II° Cap. Gen. e "chiede ai Saveriani di maturare un atteggiamento di apertura e collaborazione nelle varie forme possibili': In particolare invita le Regioni ad "affidare a un consigliere la cura e il coordinamento di questo settore" e la DG a svolgere "un'azione di sensibilizzazione e di animazione':

l.a Cosmna 1997, fa il punto della situazione, e incomincia a prendere in esame il problema nella sua concretezza: le aspettative dei laici 1 e la risposta (reazione) del mondo saveriano. In particola­re si p one la questione del rapporto e della autonomia.

La Bozza della DG (1998). A partire da questo ultima tema t i ca emersa nella Cosuma, spinta da i laici che chiedono un pronunciamento della Congregazione nei loro confronti, e per ri­spondere al compito affidatole dal XIW Capitolo Generale di "sensibilizzazione e animazione': la DG inizia al suo interno una lunga riflessione che la porta ad un pronunciamento "semi ufficiale" (Boz­za sul Laicato Missionario Saveriano, 3 Nov. 1998). Il testo viene in­viato a tu tte le regioni, ai vari gruppi impegnati nellaicato e alle Saveriane, chiedendone la reazione e suggerimenti.

'Decisiva' in questa bozza, è una scelta di fondo tra due 'ipotesi' diversi di laicato.

- La prima "prevede un laica t o pensato, strutturato, gestito dalla Congregazione" (Commix 104, pag. 25).

-La seconda, al contrario, pensa che "il carisma saveriano non è di proprietà della Congregazione. I laici ... possono pensarlo, viverlo, strutturarsi e decidere in piena autonomia. Sono essi stessi quindi i soggetto protagonisti del loro cammino e delle modalità di attuazione del carisma. La congregazione non si sente di dare 'patenti' di saverianità, e nemmeno si coinvolge come ultima responsabile delle attività del laicato. I rappor ti tra saveriani e laici avverranno nelle attività concrete quindi a livello di Regioni" (Commix 104, pag. 25-26).

La prospettiva soggiacente i pr.onunciamenti dei due Capitoli Generali sembrava essere la prima, ma la DG si è accorta che questo modello, oltre che molto impegnativo, non sarebbe stato rispettoso

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LAICATO MISSIONARIO l 51 In preparazione al XIV Capitolo Generale

della ricchezza e varietà di ciò che stava avvenendo all'interno dellaicato e quindi proponeva la seconda, sviluppandola nelle sue conseguenze.

Questa scelta di fondo della DG ha suscitato reazioni di vario tipo sia tra i laici che i saveriani a seconda di "chi vorrebbe che la congregazione prenda un orientamento chiaro, scelga un modello di laicato saveriano, detti delle condizioni, e chi invece pensa che spetti ai laici scegliere le forme secondo i quali ispirarsi al carisma saveriano e organizzarsi di conseguenza"(Commix 104, pag. 27).

La DG presenta questa sua scelta nella Cosuma 1999. Non senza qualche sorpresa e perplessità iniziale, il dibattito porta ad una ac­cettazione di fondo della scelta della DG la quale quindi " riafferma di voler continuare la ricerca secondo la linea indicata che sembra essere più rispettosa dei vari gruppi di laici e del cammino delle Re­gioni spesso così diverse l'una dall'altra" (Commix 104, pag. 27). La Cosuma indica anche questo tema tra quelli che vanno proposti al prossimo Capitolo Generale.

2/ SITUAZIONE ATTUALE

Nei sei anni trascorsi dal XIUO Capitolo Generale, il quale chiedeva "a tutti i saveriani di maturare un atteggiamento di apertura alla coope­razione con i laici nelle varie forme possibili" (n. 92), non si è rimasti inattivi; ma sia i laici che la Congregazione hanno continuato a ritro­varsi, pregare, riflettere, ed eftèttivamente a partire per le missioni.

Non tutte le Regioni, però, sono allo stesso punto del cammino sullaicato.

Schematicamente possiamo distinguere: • Regioni con presenza di gruppi strutturati (ES; IT).

In queste Regioni, già da vari anni si sono costituiti dei gruppi, seguiti da Saveriani, che si incontrano regolarmente, si sono dati una struttura, e organizzazione interna, svolgono attività di AM insieme ai Saveriani e hanno attuato qualche partenza o l'hanno in cantieré.

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• Regioni che hanno iniziato il cammino (MX; BS; GB) In queste circoscrizioni ci sono dei gruppi interessati che hanno

iniziato un cammino di formazione, dandosi anche una struttura organizzativa. Le Regioni interessate h a nno già incaricato un Confratello a seguirli.

• Regioni aperte ad una eventuale collaborazione e accoglienza dellaicato Miss. Saveriano (BN; BS; CO; Cf; BU; BD). Alcuni confratelli di queste circoscrizioni si sono mostrati inte­

ressati e disponibili a coinvolgersi nella loro accoglienza e accompa­gnamento.

• Vi sono inoltre laici che, senza appartenere a un gruppo parti­colare, si sono impegnati a titolo personale e si trovano al servi­zio della Chiesa in alcune nostre missioni; (RDC; SL, BU )3

• (Nella complessa realtà laicale non va dimenticato il totale coinvolgimento di alcuni Saveriani nella Fraternità Missionaria di Vico mero- PR e nel Centro Missionari Laici di Piombino )4

B/ LAICI E COLLABORAZIONE CON l SAVERIANI

LA MISSIONE DEl LAICI

L'annuncio del Vangelo compete a tutti i cristiani. Non è per sua natura legato né agli ordini e neppure alla consacrazione religiosa.

"La missione dei laici, come parte integrante della missione di salvezza dell'intero popolo di Dio, è di fondamentale importanza per la vita della chiesa e per il servizio che la chiesa stessa è chiamata ad offrire al mondo degli uomini':5 Tale missione è originata e si nutre dei sacramenti d ell'iniziazione cristiana che restano il fonda­mento del cammino alla santità e di ogni vocazione, e si differenzia secondo i vari carismi. Sacramenti e carismi rendono partecipi i cri­stiani della missione di Cristo nella e con la Chiesa, per il Regno6 .

Mossi dal carisma missionario, alcuni laici hanno interpellato e

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LAICATO MISSIONARIO 153 In preparazione al XIV Capitolo Generale

stanno interpellando i Saveriani chiedendo di partecipare del carisma saveriano nella modalità laicale.7

Tutto ciò si è venuto rafforzando a partire dalla beatificazione del nostro Fondatore, cioè dal riconoscimento ufficiale della sua san­tità e quindi del valore della sua spiritualità missionaria.

COLLABORAZIONE

I Saveriani non si sentono di dare patenti di 'saverianità' in quanto il carisma non è di loro proprietà (Cfr. per esempio, le Saveriane), ma un certo riconoscimento pratico, avverrà nella scelta di collaborare con alcuni gruppi che si richiamano al carisma saveriano.

Tra i tanti gruppi di laici impegnati nella Chiesa dichiariamo, in linea di principio, la nostra volontà e disponibilità ad una collabora­zione con coloro che:

hanno la volontà esplicita di servire la missione universale della Chiesa; si richiamano alla spiritualità saveriana; collaborano con i Saveriani, nel limite dei possibile, secondo le loro caratteristiche e la loro organizzazione, tenendo conto delle condizioni concrete del posto e gli accordi che si prenderanno (Cfr. Bozza). La collaborazione, oltre a servire meglio la missione, aiuterà sia

i saveriani che i laici a rinnovarsi continuamente nella autenticità della propria vocazione.

l CAMPI DELLA COLLABORAZIONE

I Saveriani e illaicato sono chiamati a varie forme di collaborazione.

1/ Formazione al carisma missionario e alla spiritualità saveriana

Diamo la nostra disponibilità ai laici nell'approfondimento del carisma missionario in particolare in riferimento alla spiritualità savenana.

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La visione eva ngelica della vocazione apostolica, l'unione con Cristo missionario del Padre, sono caratteristiche di ogni spirituali­tà cristiana e missionaria.8

L'attuazione della missione richiede che tutti, religiosi e laici, sia­m o uomini della Parola, aperti all'esperienza dello Spirito e capaci di testimoniare con franchezza Cristo tra i più poveri (C n. 9); ci invita ad essere aperti a tutta l'umanità e a tutte le culture, a vivere il senso della partenza nella capacità del distacco, a ]asciarci interpellare dai valori di altre teligioni e di altri popoli.

I laici nella loro missione sono particolarmente attenti alle esi­genze evangeliche della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato senza trascurare l'impegno poli tico, la cura della propria fa­miglia e dello stato laicale in cui vivono9 •

Caratteristiche del carisma confortiano che i laici fanno proprie sono: lo spirito di famiglia, la consacrazione per la missione, il riferi­mento all'esperienza del crocifisso e ad alcuni motti: "Veder Dio .. . ': "La carità di Cristo ci spinge'; "Fare del mondo una sola famiglia':

L'approfondimento della spiritualità saveriana deve portare i laici a possedere una spiritualità propria, fatta di Spirito di viva fede, di visione e sensibilità tipica dell'Ad Gentes. Lo spirito di famiglia inol­tre deve portare noi e loro ad accoglierci come Cristo e a condividere per quanto è possibile i beni spirituali e materiali.

Questa spiritualità è coltivata e cresce solo in persone capaci di preghiera personale e comunitaria.

In concreto questa form a di collaborazione può portare a: Elaborazione del progetto formativo, del proprio modo di or­ganizzarsi e strutturarsi come gruppo. Approfondimento dei con tenuti evangelici, dell'appartenenza alla chiesa locale, della missione, dello spirito saveriano, della vita comunitaria. L'accompagnamento personale, in vista del discernimento e della crescita vocazionale.

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2/ Collaborazione nella Missione

LAICATO MISSIONARIO 155 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Ad intra: collaborazione nelle attività specifiche della Regione Il laico missionario saveriano che lavora nella chiesa locale ed è

di aiuto ai Saveriani non deve fermarsi ad azioni od attività esteriori, ma animato da sp irito missionario, attento alle persone e con men­talità universale, deve esprimere in ogni circostanza la propria fede.

I campi di attività dei laici saveriani possono essere: Dare continuità al p rogetto del gruppo dei Laici Saveriani. AM e PV, Evangelizzazione e costruzione della comunità cristia­na,lavorare e partecipare alle varie campagne in favore delle mis­sioni, all'ottobre missionario, botteghe del commercio equo, ecc. Pregare (prima attività del missionario, (C.3) per i missionari e le vocazioni missionarie, accoglienza reduci, gestione e cura del­le case, ecc.

Ad extra: Attività pastorale e/o professionale Il laico saveriano che ha la grazia di recarsi effettivamente in

m issione, lavora, inculturandosi nella realtà e nel progetto pastorale diocesano, in sinergia con i saveriani (o con altre forze missionarie), attraverso la collaborazione in attività pastorali o vivendo la propria professione specifica come condivisione di vita nella solidarietà.

3/ Collaborazione nel rientro

Diamo una disponibilità alla collaborazione con i laici che rien­trano nelle circoscrizioni di par tenza mettendo, per esempio, a di­sposizione parte delle n ostre strutture dove i laici possano incon­trarsi e incontrarci per attività di carattere form ativo e organizzativo e, in caso di necessità, per abitarvi temporaneamente.

Inoltre a volte può essere necessario un appoggio per il loro in­serimento in patria: lavoro, ambiente sociale . ...

I laici saveriani che rientrano, m etteranno a disposizione la ric­chezza acquisita; si cercherà quindi di collaborare per il loro inseri­m ento nella chiesa di origine (in particolare per l'animazione missio-

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naria) e nell'ambiente sociale. E' utile per questo aiutarli a leggere la propria esperienza, a farne una sintesi secondo il Vangelo, a conoscere i cammini che la chiesa e la società hanno fatto durante la loro assenza.

Nella formazione alla partenza è importante prevedere già il rientro per la ricaduta che l'esperienza missionaria ha sulle comunità di origine.

4/ Collaborazione nella vita comunitaria (sia ad intra che ad extra)

Le vocazioni, nostra e quella laicale, si vivono strutturalmente in modo diverso; per questo non si può pretendere che i laici partecipi­no in pieno alla vita dei Saveriani e viceversa. Questa distinzione, esigita dal mutuo rispetto della propria identità vocazionale, richie­de tempi, luoghi, ritmi cd attività proprie.

Non si escludono, però, anzi si possono prevedere, momenti programmati di vita comune: Eucarestia possibilmente quotidiana, altre pratiche di pietà, ritiri, momenti di svago, studio, assemblee, incontri, programmazioni di attività, qualche volta il pasto in comu­ne soprattutto in occasioni di ricorrenze speciali.

5/ Collaborazione nell'organizzazione

L'organizzazione interna del gruppo laicale è di competenza del gruppo stesso secondo le esigenze del luogo in cui vive e si sviluppa. Attività missionaria del laico, sia ad intra che ad extra, è ordinata dalle convenzioni tra gli enti interessati: Chiesa locale, laico ed lstitu­to Saveriano.

La convenzione deve trattare dei diritti e doveri delle parti coin-volte, in particolare per quanto riguarda:

L'aspetto pastorale: descrizione dell'att ività da svolgere, durata della medesima e definizione delle responsabilità. L'aspetto sociale: economia, salari, viaggi, ferie, alloggio, assistenza sociale. I Missionari Saveriani possono collaborare nell'accoglienza, nel­

l'accompagnamento per facilitare il progetto dellaicato.

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Cl PER IL CAPITOLO

LAICATO MISSIONARIO l 57 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Il quadro di valori e di cammini pratici sopra presentato, non basta a risolvere tutte le difficoltà:

da parte dei laici, c'è ancora una certa fatica a capire il no­stro discorso teorico e le nostre remare alla collaborazione pratica;

da parte di vari saveriani c'è ancora un certo scetticismo e dubbio sulla possibilità o utilità reale della collaborazione. In parti­colare preoccupano gli aspetti pratici legati ad una eventuale par­tenza e accoglienza.

Il Capitolo Generale, dovrà quindi pronunciarsi sulla visione dellaicato come espressa dalla bozza della DG; sul cammino concreto che si sta facendo; dando indicazioni per il futuro.

In particolare Si auspica che ogni Circoscrizione abbia il suo incaricato

per illaicato saveriano. Nella preparazione specifica alla partenza per la missione

del laico, i Missionari Saveriani collaborano per facilitare la ricerca dei mezzi e strumenti in vista dello studio della lingua ed eventuali altre specializzazioni.

(Altre proposte)

Roma, 20.02.2001

"Vogliono partire per la missione per viverla in prima persona e annunciarla insieme ai Saveriani. Essi chiedono alla nostra congregazione di accettare la loro collaborazione, di condividerne il carisma, ed essere aiutati non solo ad approfondire la vocazione "laicale'; ma anche a prepararsi ad essa nella ma­niera migliore" (Commix 83, pag. 29).

2 Il Laicato sx dell'Italia ha già effettuato alcune partenze: in Brasile Sud con due Laiche (Graziella Colombo e Franca Rivolta), in Ecuador (Roberto Fon­tana), in Burundi (Pasqualina Sotgiu ). Il Laicato spagnolo ha preso contatti per una presenza in Bangladesh e ha

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581 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121- Aprile 2001

effettuato visite in Colombia e Messico.

3 Nella RDC: Mauro Montagna lavora legato alla Regione Saveriana da un Contratto di Associazione (cfr. Con tratto, Bukavu, 01.03.1997); Francesco Bazoli (collaborazione con Comité Antibwaki); Mariuccia Gorla e Lucia Robba (Kampene). ln Burundi: Luciana Gianesin (servizio alla Domus); Arturo . . . e Giulia ... ( Parrocchia Kamenge). In Sierra Leone: Giuseppe Giacomello (Kambia) ....

4 "Sono totalmente coinvolti" nella " Fraternità Missionaria di Vico mero" P. Silvio Turazzi (iniziatore e animatore), e attualmente P. Francesco Zampese. Sono coinvolti nelle attività missionarie del "Centro Missionari Laici di P iombino - LU" P. Carlo Uccelli ( ideatore - coordinatore, residente a Piombino LU) e P. Giuseppe Mauri (Mozambico).

5 Gianfranco Poli, Osare la svolta (Coli. t ra Religiosi e laici a Servizio del Re­gno) 2000-Ancora (Mi),p. 54.

6 Cf Lumen Gentium, n. 41 (Multiforme esercizio della santità). Christifìdeles Laici, n IO (Il battesimo e la novità cristiana), 32 (Comunione missionaria) e 33 - 35 (Annunciare il Vangelo) . "Tutti dunque facciamoci apostoli, perché tutti lo possiamo e lo dobbiamo nello stato e nella condizio­ne in cui la Divina Prowidenza ci ha collocati" Guido M. Conforti "Lettere Pastorali"; (LP Parma, 20 febbraio 1922), pag. 515), Postulazione Generale Saveriana, Roma 1983.

7 Cf Il Movimento laicale sx dell'Italia cosl si presenta e chiede: "Sono Laici Missionari Saveriani quei gruppi, che pur con storie, cammini e strutture organizzati ve diversificate alle loro spalle, decidono di coordinarsi per vivere meglio la vocazione missionaria, partecipando al carisma saveriano nella mo­dalità laicale': (Coordinamento Laici Saveriani (Italia) Allegato alla "Lettera alla Direzione Generale"- 05.02.2000) Dai Laici sx della Spagna vengono presentati due documenti: - "Borrador dc trabajo del Grupo de laicos vinculados con los Javerianos" (Madrid, julio de 1997) e - "Constituciones del Laicado Misionero Javeriano en Espafia" (Los Molinos - Madrid I I de junio de 1999). Dai Laici sx del Messico arriva il "Proyecto Laicado Misionero Xaveriano", (Documento preparato a Guadalajara, )al - 5 diciembre de 1999). Dal Brasile Sud, i Laici sx ci inviano il documento "Leigos Missionarios Xaverianos no Brasi!: vi da c caminhada"

( Curitiba, PR- inverno 2000).

8 EN nn 41-42; RM nn 7-8

9 Christifidekes Laici- Parte III, in particolare nn 36-38, 40, 43-44. Ad Gentes, " Il dovere m issionario dei laici'; n° 41.

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PERSONALE '59 In preparazione al XIV Capitolo Generale

Richieste di vescovi per l'Invio di missionari nella loro diocesi (dall'ultimo Capitolo Generale)

Congo - Kinshasa Mahagi- Nioka 06.08.1995

Brasile Iguatu'- Ceara 23.10.1995

Ciad N'Dj amena 17.11.1995

Angola Ndalatando 27.12.1995

Etiopia Wolayta Soddo 05.03.1996

Papua N. Guinea Vanimo 02.05.1 996

Mozambico Maputo 04.03.1997

Tanzania Rulenge 02.04.1997

Honduras S. Pedro Sala 30.11.1997

USA Tucson 27.01.1998

Kenya Meru 05.08.1998

Cameroun Edea 29.09.1998

Sud an Tutte le diocesi 23.03.1999

Madagascar Port-Bergé 23.05.1999

Costa d 'Avorio Abengourou 10.08.1 999

Filippine Bontoc-Lagawe 14.10.1999

Congo- Brazza. Kinkala 22.12.1999

Albania Scutari 14.02.2000

Ghana Goaso 30.08.2000

Totale richieste: 19 Afr ica: 13; America: 3; Asia: l ; Europa: l ; Oceania: l

NB. La lista comprende solo inviti scritti giunti alla DG e non eventuali richieste

fatte alle Direzioni Regionali. Nemmeno sono qui considerati i contatti avuti in

seguito alle nostre esplorazioni per una apertura in Asia, cui a volte ha fatto segui­

to un invito a visitare la diocesi, come nel caso di Kundiawa, Goroka e Vanimo

(Papua) e Bhubancswar (India). Contatti diretti si sono avuti anche con i vescovi

del Vietnam in occasione della loro visita ad limina.

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60 l XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

Some Frequent Traps in Community Chapters

I<ATHERINE HANLEY C.S.J., PH.D.

Congregational chapters and other large assemblies, as most of us have experienced them, can be calls to conversion an d renewal as well as sources of deep frustration. Our efforts at planning and fa­cilitating such gatherings aim to previde a context in which partici­pants can move to a place of conversion and commitment that will renew both individuals and congregations.

In the past severa! years l have been able to observe a number of chapters. Although each congregation has its unique charism, tone, and priorities, certain commonalities emerge. Among these com­monalities are what l've come to think of as chapter traps or pit­falls-areas or situations or behaviors in which the community can get stuck. The thing about traps in, say, golf, is that once you fall into them, i t is difficult to get out without special effort. I t is possible, but only if you realize that you are in a tra p. This artide describes a few traps l've observed; there may be others. Each community seems to have one or two favorities.

THE WRITING TRAP

This tra p is the temptation to believe that by writing something-a mission statement, a chapter enactment, a proclamation-we bring i tinto being. It's a very understandable trap, because most of us in­vest significan t energy in writing our documents and other materi­als. The depth of this trap is directly proportional to the amount of time we give to producing the piece. What group has not looked with p ride an d grati tu de o n a p ieee of writing, only to realize two or

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MATERIALI 161 In preparazione al XIV Capitolo Generale

three years later that relatively little activity followed the publication of the document? In order to avoid the writing trap, the group af­firming the piece must ask, very deliberately and specifically, "What are we going to do now that we have this document?"

THE HOLINESS OF DIVERSITYTRAP

This tra p is common to congrega.tions such as my own, whose mem­bers engage in a w i de variety of ministri es. In affirming an d celebrat­ing this diversity it is easy to lose sight of tl1e reality that widespread diversity makes concentrateci focus difficult, if not impossible. l t is in fact possible to m ake diversity an end in itself, so that anything o ne does or thinks is wonderful if i t has never been don e or thought before. Overemphasizing diversity raises severa! questions: What abou t corpo rate witness? How ca n or will we speak with o ne voice in those areas where a strong voice is needed? Is there a "we" here or are w e a collection of Lo ne Rangers? I was once a t a gathering where a participant remarked, "We are unified by our diversity:' This tra p is extraordinarily difficult to address, because looking for focus or cor­porate witness may be seen as somehow interfering with freedom, preferences, or ability to listen to God's voice.

THE SPIRITUALITY TRAP

This trap is subtle and difficult. When we're here, we avoid looking a t difficult questions by invoking "holy" language. This tra p uses ali our favorite words: Are we trusting the Spiri t of God as we should? Is this a test of our faith? If we ali prayed hm·der, wouldn't these diffi­culties go away? Obviously, every one of these questions is legiti­mate. If we are about anything at all, it is the desire to make God centrai in our Jives. If we believe in God's presence among us, surely we want to commit to loving waiting on that presence. Overspiritualizing, however, can lead to compartmentalization of our lives and a sort of naive "God will provide" stance that ignores the work involved.

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62 1 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

THE OVERINTELLECTUALIZING TRAP

This is a pretty complex t ra p, often characteristic of well-educated groups. 1t can take severa! forms; one is searching for more data. There will always be more data and new ways of refining it. There will always be novel ways of nuancing and massaging data. If we work a t the data long enough, the problems we are studying may go away- or they may no t.

In the absence of data, endless speculation o n causes or reasons can preoccupy groups for significant amounts of ti me. As a vocation director, l've heard many conversations about why more women aren't entering religious communities. These tend to be anecdotal ("My niece told me .. :'), vague ("Families are deteriorating"), or judgmental ("Young people are selfish"). In fa et, there is a significant body of research o n this topic, buti t is easier to chat about the issue than to read the materia!.

A third way of overintellectualizing is to get an outside speaker. A speaker ca n provide a wonderful servi ce by articulating questions, clarifying issues, and offering options for action. I t is possible, how­ever, to have a speaker primarily in order to feel that we h ave accom­plished something. Just as the writing tra p needs to lead into doing, the speaker trap needs to lead into reacting or responding.

THE DENIAL TRAP

I t may be that the other traps l've listed are really variations of the denial trap-the most complicateci of ali. Readings in spiritual di­rection suggest that denial (alongwith its cousin, resista n ce) is deeply rooted in the human psyche, particularly in persons of faith. What does deniallook lil<:e in congregational chapters?

We can deny (i.e., fail to recognize) the facts themselves. Som e years ago, i t was my responsibility to gather congregational data from our seven provinces an d vice provinces. In o ne calendar year, we ha d no novices in any of our United States units. When I would mention this piece of information to various groups around the congrega­tion, people would often try to corree t m e, saying"You don' t have all

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MATERIALI 163 In preparazione al XIV Capitolo Generale

the facts" or"There are novices out West (or backEast or up North )." The reality was simply no t o ne that most people wan ted to deal with. Denial was easier.

We ca n deny the implications of the facts. In the above example, other common responses were "But there are novices in Peru" or "But look at ali our associate members?'These statements were true, but they neatly diverted attention from the reality we d id no t want to address.

We can deny our relationship to the facts. It's all too easy to say "l'li be retired or no t h ere, so why should I be concerned?" We ca n say "Not o n my watch" or "Not in my region:' The hard questions are som ething "they" have to address; "we" or "I" will just do our ministry.

Ultimately, we can deny the very issues we are trying to address. In this case we get those famous elephants in our living rooms. Ev­eryone knows they are there but continues to act as though they do no exist.

THE DERAILING DYNAMIC

Another chapter dynamici've noted is a differentway of getting stalled or stuck: making comments that can detour or d era il an entire discus­si o n. l've come to think of them as gremlins-little critters that wait outside the doors of tl1e chapter room, waiting for a chance to come in. Once in, they can engage the membership. They do not usually appear unlil well into the d1apter. Here are three common ones:

"Isn't That Already in Our Docrunents?" This innocent ques­tion can lead a group to abandon whatever i t was about to say. Prob­ably the idea is contained in the congregational documents; other­wise, why would i t be engaging the membership? Buti t may need t o be restated so that the members can recommit.

"Do You Have Any Idea What Ali This Will Cost?" Again, this is a perfectly valid question. If i t is raised prematurely, h owever, i t ca n paralyze the membership an d prevent them from the dreaming an d visioning to which our ch apters cali us. Once we have the vision, we need to put our reality glasses back on and do what we can.

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641 XIV CAPITOLO GENERALE Quaderni Saveriani 121 -Aprile 2001

"My Favorite Word Isn't in Here Yet" This comment is rarely made out loud, but many members have a word or a theme or a cause, and they aren't peaceful until it is included. This temptation ca n lead us to "say everything» any time we write anything. I t prob­ably makes our documents longer than they need to be, and it cer­tainly calls us to spend unnecessary hours on wordsmithing and re­writing.

AVOIDJNG PITFALLS

What can we do about ali these traps and temptations? We can look at our behaviors and cali our attention to those occasions when we may be in danger of falling or settling into a trap. As noted earlier, communities have their favorite traps and may avoid others traps altogether. They may also discover new traps. When a group senses that i t may be stuck, i t can be helpful to take a look to see whether any of these behaviors are operating.

. Despite all these possibilities for getting stuck or bogged down, religious communities continue to move forward with great good will, prayerfulness, an d zeal for God's people. The Spirit of Go d is a creative Spiri t. As we learn through our chapter experiences an d our relationships with one another, we are more able to bring our best energies to that future to which God is leading us. I'm reminded of the maps we get from travel agencies or computers when we are preparing fora long drive. It is always helpful when the maps note "rough road ahead" or "detour here " Forewarned we drive more responsibly.

I<ATHERINE HANLEY, C.S.J., PH.D.

HUMAN D EVEWPMENT, Vol. 31, n. 4- Winter 2000

Katherine Hanley, C.S.J., Ph.D., is director of vocations for the Albany Prov­ince of the Sister of St. Joseph of Carondelet, as well as for the Diocese of Albany, New York. She has been a facilitator or presenter a t chapters through­out the United States and Canada.

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Corrispondenti

Bangladesh p. Coni A Brasil N. p. Boscardin S. Brasil S. p. Fransolin R. Burundi p. Pulcini M.

Camerun-C. pp. Galimberti S., Larcher R. Colombia p. Marangone M.

Congo R.D. p. Brentegani G. Delegaz. Centr. p. Zucchinelli L.

Espaiia p. Anzanello G. Giappone p. Codenotti C.

Great Britain p. Duffy P. Indonesia p. Orrù B.

Italia p. Pozzobon C. México p. G6mez Valderrama Efrafn

Philippines p. Milia M. Sierra Leone p. Caballero J.M.

Taiwan p. Matteucig G. U.S.A p. Puopolo R.

CorrJMnx--------~ Chiuso in Redazione il 13/03/01

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ComMix è su Internet alla pagina http://welcome.to/commix/

QuADERNI SAVERIANI DI ComMflx N. 121 EDIZIONI C.S.A.M. s.c.r.l. (BS)