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    1. Premesse

    1.0. Definizioni

    A tutta la linguistica moderna sottesa la distinzione formulata da Ferdinand deSaussure all'inizio del novecento tra langue, il sistema astratto e sovraindividuale dellalingua che costituisce il codice comune a una collettivit di parlanti, e parole, l'insiemedegli atti linguistici concreti e individuali con cui i parlanti applicano e via via modificanoil sistema. Questa dicotomia governa l'analisi linguistica a tutti i livelli. Nell'ambito dellafonologia, dello studio dei suoni linguistici, le unit d'analisi si definiscono fonemise siopera sul piano astratto della langue, fonise si opera sul piano concreto della parole.

    I fonemi sono unit distintive minime che hanno la funzione di distinguere le unit dilivello superiore (monemi o morfemi) e non si possono analizzare in unit minori in quantotutti i caratteri ad essi pertinenti, o tratti, si realizzano in modo simultaneo. L'inventario deifonemi di una lingua si redige con il metodo della commutazione: ad es. in italiano isegmenti fonici [p, b, t, d, k, g, f, dZ, m, l, r] sono identificabili come fonemi perch, aparit di contesto, permettono di distinguere la serie di forme 'pare, bare, tare, dare, care[kare], gare, fare, giare [dZare], mare, lare, rare'.

    I foni sono le unit linguistiche considerate secondo le caratteristiche articolatorie eacustiche dell'emissione fonica e si classificano in prima istanza in base al grado di aperturadel canale fonatorio.

    Mentre tutti i fonemi sono foni, non tutti i foni sono fonemi: in altri termini non tutti isuoni articolati dai parlanti hanno funzione distintiva. All'intersezione per cos dire tra ilpiano della langue e il piano della parole, tra il piano dei fonemi e il piano dei foni, sicollocano gli allofoni, che costituiscono realizzazioni fonicamente diverse del medesimo

    fonema, determinate o da abitudini regionali e individuali o dal contesto fonetico. Sidefinisce variante individuale o libera ad es. la vibrante uvulare [r] e non apicale [r] dialcuni parlanti; variante combinatoria o posizionale ad es. la nasale che a contatto con unafricativa labiodentale [f v] si realizza necessariamente come labiodentale [M].

    1.1. Il sistema consonantico

    Le consonanti, per la cui articolazione il canale fonatorio subisce una chiusuramomentanea o un restringimento che ostacola il flusso dell'aria espirata e che dal punto divista acustico sono rumori, si classificano secondo tre parametri: modo di articolazione,luogo di articolazione, coefficiente di sonorit.

    In base al modo di articolazione, cio al tipo di ostacolo opposto alla correnteespiratoria, si distinguono

    occlusive:: il canale fonatorio subisce un'ostruzione totale;fricative:: il canale fonatorio subisce un restringimento;nasali :: il canale fonatorio subisce un'ostruzione totale mentre il velo palatino

    abbassato in modo che, nel momento in cui l'ostruzione rimossa, l'aria espirata passiattraverso le cavit nasali;

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    laterali:: il canale fonatorio subisce un'ostruzione centrale mentre l'aria espirata liberadi fluire ai lati;

    vibranti :: il canale fonatorio ostruito in modo intermittente da una serie di battitidell'organo articolatore, che in italiano come in latino coincide con l'apice della lingua.

    Si definiscono affricatele consonanti nella cui articolazione il canale fonatorio subisce

    in sequenza un'ostruzione e un restringimento e che di conseguenza hanno l'impostazione ela tenuta caratteristiche delle occlusive e la soluzione caratteristica delle fricative.

    In base al coefficiente di sonorit occlusive, fricative e affricate si distinguono insorde, quando l'articolazione non accompagnata da vibrazioni della glottide,sonore, quando in concomitanza con l'articolazione la glottide vibra.

    Nasali, laterali e vibranti sono di norma sonore.

    All'interno delle classi distinte secondo il modo di articolazione le consonanti sidifferenziano in base al luogo di articolazione, cio alla zona dell'apparato fonatorio in cuil'organo articolatore realizza la chiusura o il restringimento.

    1.1.1. Il sistema consonantico italiano

    Secondo il luogo di articolazione

    Le occlusive si classificano inbilabiali [p] sorda [b] sonora :: organo articolatore sono le labbra tra cui si verifica

    l'occlusione;alveolodentali [t] sorda [d] sonora :: organo articolatore l'apice della lingua che

    provoca l'occlusione entrando in contatto con la superficie interna o con gli alveoli degli

    incisivi superiori;dorsovelari[k] sorda [g] sonora :: organo articolatore la zona postdorsale della linguache provoca l'occlusione aderendo al palato posteriore.

    Le fricative si classificano inlabiodentali[f] sorda [v] sonora :: organo articolatore il labbro inferiore che provoca

    il restringimento accostandosi agli incisivi superiori;alveolodentali [s] sorda [z] sonora :: organo articolatore l'apice della lingua che

    provoca il restringimento accostandosi agli alveoli degli incisivi.Nell'italiano settentrionale, che ha assunto la funzione di italiano standard, le fricative

    alveolodentali sono ridotte ad allofoni, a varianti posizionali: la sorda occorre in inizio di

    parola in combinazione con una vocale (ad es. sempre [sEmpre]) e in posizione sia inizialesia interna in combinazione con una consonante sorda o con una semiconsonante (ad es.spedire, stalla, scontro [skontro], sfamare, respiro, costipato, riscatto [riskatto], disfatto,

    cassa [kassa], siepe [sjEpe], consueto [konswEto]); la sonora occorre in posizione

    intervocalica (ad es. rosa [rza]) e in posizione sia iniziale sia interna in combinazione con

    una consonante sonora (ad es. sbaglio [zbao], sdraiato [zdrajato], sgorbio [zgrbjo],

    sventato [zventato], sgelato [zdZe'lato], smagrito [zmagrito], snidare [znidare], slabbrato

    [zlabbrato], sragionare [zradZo'nare], disboscare [dizboskare], disdoro [dizdro],

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    disgrazia [dizgrattsja], trasvolare [traszvolare], disgelo [diz'dZElo], cosmo [kzmo],

    masnada [maznada], trasloco [trazlko]).

    palatoalveolari[S] sorda :: organo articolatore la corona della lingua che provoca ilrestringimento accostandosi alla zona anteriore del palato. In posizione intervocalica sempre intensa.

    Le affricate si classificano inalveolodentali [ts] sorda [dz] sonora :: organo articolatore l'apice della lingua che

    provoca in sequenza l'ostruzione e il restringimento accostandosi agli alveoli degli incisivi.In posizione intervocalica sono sempre intense;

    palatoalveolari[tS] sorda [dZ] sonora :: organo articolatore la corona della lingua cheprovoca in sequenza l'ostruzione e il restringimento accostandosi alla zona anteriore delpalato.

    Le nasali, che comportano l'abbassamento del velo palatino, si classificano in

    bilabiale[m] :: organo articolatore sono le labbra tra cui si verifica l'occlusione;alveolodentale[n] :: organo articolatore l'apice della lingua che provoca locclusioneentrando in contatto con la superficie interna o con gli alveoli degli incisivi superiori;

    dorsopalatale[] :: organo articolatore il dorso della lingua che provoca l'ostruzioneentrando in contatto con la volta del palato. In posizione intervocalica sempre intensa.

    Sono allofoni la nasale labiodentale [M], che si articola a contatto con le fricative

    labiodentali sorda e sonora (ad es. infatti, invece [iM'fatti, iM'vetSe]) e la nasale dorsovelare

    [N] che si articola a contatto con le occlusive dorsovelari sorda e sonora (ad es. incontro,

    angolo [iNkon'tro, aNgolo]).

    Le laterali, la cui articolazione comporta un'ostruzione centrale, si classificano inalveolodentale[l] :: organo articolatore l'apice della lingua che provoca l'ostruzionepoggiando contro la superficie interna o gli alveoli degli incisivi superiori;

    dorsopalatale[] :: organo articolatore il dorso della lingua che provoca l'ostruzionepoggiando contro una zona estesa del palato medio. In posizione intervocalica sempreintensa.

    La vibrante alveolodentale[r] si articola arretrando la massa della lingua mentre l'apicevibra contro la zona alveolare degli incisivi.

    1.1.2.Il sistema consonantico latino

    Rispetto al sistema consonantico dell'italiano quello del latino presenta una prevalenza dicoincidenze e un numero ristretto ma significativo di differenze.

    Di fronte alle tre serie di occlusive dell'italiano in latino in base al luogo di articolazionesi distinguono quattro serie:

    bilabiali [p] sorda [b] sonoraalveolodentali [t] sorda [d] sonora

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    labiovelari[kw] sorda [gw] sonora, costituite da un'occlusiva dorsovelare seguita da unarrotondamento labiale

    dorsovelari [k] sorda [g] sonora.

    Le fricative divergono in parte da quelle dell'italiano sia per luogo di articolazione sia

    per coefficiente di sonorit in quanto, almeno in et classica, sono soltanto sorde:labiodentale [f]alveolodentale [s]glottidale[h] prodotta dal passaggio dell'aria espirata attraverso la glottide socchiusa.

    Mancano perci in latino le fricative sonore labiodentale [v] e alveolodentale [z] e lafricativa sorda palatoalveolare [S], mentre presente la fricativa glottidale sorda [h].

    Mancano in latino tutte le affricate, sia le alveolodentali [ts] e [dz] sia le palatoalveolari[tS] e [dZ].

    Tra le nasali si distinguono la bilabiale [m] e lalveolodentale [n], mentre manca ladorsopalatale [].

    La laterale alveolodentale [l] realizzata da due allofoni definiti gi dai grammaticiantichi l exile, che ricorre quando geminata e davanti a vocali palatali, ed l pingue, chericorre in ogni altro contesto e in fine di parola. Manca la laterale dorsopalatale [].

    Come in italiano presente soltanto la vibrante alveolodentale [r].Le nasali, la laterale e la vibrante erano definite dai grammatici antichi liquidae.

    Lalfabeto latino possedeva alcuni caratteri1. funzionali a riprodurre allofoni dellocclusiva dorsovelare sorda: usato in combinazione con [aa], ad es. kalendae usato in combinazione con [w], ad es. quattuor usato in ogni altro contesto;2. introdotti per trascrivere parole greche. con cui era riprodotto il carattere greco zcorrispondente all'incirca a [zd] o a [z] con cui era riprodotto il carattere bifonematico greco xcorrispondente a [ks] con cui era riprodotta la vocale turbata greca ucorrispondente a [].

    1.1.3. Le incoerenze del sistema grafico italiano

    La differenza tra i sistemi consonantici dell'italiano e del latino all'origine delle pievidenti incoerenze della grafia italiana, in quanto l'alfabeto latino stato adattato allanotazione di fonemi che in latino mancavano.

    L'occlusiva dorsovelare sorda [k] resa conil grafema (ad es. casa [kaza]) o

    il digramma (ad es. chino [kino]) o

    il grafema (ad es. quando [kwando]) se riproduce una labiovelare sorda latina;

    ma il grafema riproduce anche l'affricata palatoalveolare sorda [tS] (ad es. cima

    [tSima]).

    Locclusiva dorsovelare sonora [g] resa conil grafema (ad es. gara) o

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    il digramma (ad es. ghiro [giro]);

    ma il grafema riproduce anche l'affricata palatoalveolare sonora [dZ] (ad es. gelo

    [dZElo]).

    La fricativa palatoalveolare sorda [S] resa con

    il digramma (ad es. scena [SEna]) o

    il trigramma (ad es. sciatto [Satto]); mail digramma riproduce anche la sequenza bifonematica [sk] (ad es. scarso [ skarso]) e

    il trigramma riproduce anche la sequenza bifonematica [Si] quando [i] vocalico (ad

    es. scimmia [Simmja]).

    L'affricata palatoalveolare sorda [tS] resa con

    il grafema (ad es. certo [tSErto]) o

    il grafema (ad es. cianuro [tSanuro]); ma

    il grafema riproduce anche l'occlusiva dorsovelare sorda [k] (ad es. canto [kanto]) e il

    digramma riproduce anche la sequenza bifonematica [tSi] quando [i] vocalico (ad es.

    farmacia [farmatSia]).L'affricata palatoalveolare sonora [dZ] resa con

    il grafema (ad es. giro [dZiro]) o

    il digramma (ad es. giorno [dZorno]); mail grafema riproduce anche l'occlusiva dorsovelare sonora [g] (ad es. gorgo) e ildigramma riproduce anche la sequenza bifonematica [dZi] quando [i] vocalico (ad

    es. angina [andZina]).

    La nasale dorsopalatale [] resa con (ad es. agnello [a'Ello]); ma

    il digramma riproduce anche la sequenza bifonematica [gn] (ad es. gnosi [ gnzi]).

    La laterale dorsopalatale [] resa con (ad es. figlio [fio]); ma il trigramma

    riproduce anchela sequenza bifonematica [i] (ad es. figli [fii]) e

    la sequenza trifonematica [gli] (ad es. glicerina [glitSerina]).

    1.2.Il sistema vocalico

    Nell'articolazione delle vocali, che dal punto di vista acustico sono suoni, il canalefonatorio si trova nella posizione di massima apertura e l'aria espirata fluisce liberamentementre si verificano occlusioni periodiche della glottide sotto la pressione dell'aria. I diversitimbri vocalici sono determinati in particolare dalla posizione della lingua e delle labbra:

    sono palatalio anteriori aprocheile le vocali nella cui articolazione la lingua si sollevaverso la parte anteriore del palato mentre le labbra si distendono a fessura;sono velario posterioriprocheile le vocali nella cui articolazione la lingua si solleva

    verso la parte posteriore del palato mentre le labbra si protendono e si arrotondano;sono medie le vocali nella cui articolazione la lingua non si solleva e le labbra n si

    distendono n si arrotondano.In base al grado di elevazione della lingua, che modifica l'ampiezza del canale tra lingua

    e palato, le vocali si distinguono in chiuse, semichiuse, semiaperte, aperteo, secondouna diversa terminologia, in alte, medio-alte, medio-basse, basse.

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    1.2.1. Il sistema vocalico italiano

    In italiano, o piuttosto nella variet toscana, si distinguono sette timbri vocalici:i vocale palatale aprocheila chiusa o alta

    e vocale palatale aprocheila semichiusa o medio-alta, ad es. [peska] (il pescare)E vocale palatale aprocheila semiaperta o medio-bassa, ad es. [pEska] (frutto)a vocale media di massima apertura o bassa vocale velare procheila semiaperta o medio-bassa, ad es. [prtSi] (suini)

    o vocale velare procheila semichiusa o medio-alta, ad es. [portSi] (metterci)u vocale velare procheila chiusa o alta.

    1.2.2. Il sistema vocalico latino

    Nel latino classico si distinguevano dieci timbri vocalici in quanto i movimentiarticolatori si combinavano con la durata lunga o breve, cui ineriva funzione distintiva. Le

    vocali brevi erano pi aperte delle corrispondenti vocali lunghe:i vocale palatale aprocheila chiusa o alta lunga

    fide: seconda persona singolare dellimperativo difidereconfidarei vocale palatale aprocheila chiusa o alta breve

    fide: ablativo singolare difidese vocale palatale aprocheila semichiusa o medio-alta lunga

    uenit: terza persona singolare del perfetto di ueniree vocale palatale aprocheila semiaperta o medio-bassa breve

    uenit: terza persona singolare del presente di uenirea vocale media di massima apertura o bassa lunga

    rota: ablativo singolare di rotaa vocale media di massima apertura o bassa breverota: nominativo singolare di rota

    o vocale velare procheila semiaperta o medio-bassa brevefodit: terza persona singolare del presente difoderescavare

    o vocale velare procheila semichiusa o medio-alta lungafodit: terza persona singolare del perfetto difodere

    u vocale velare procheila chiusa o alta brevefugit: terza persona singolare del presente difugere

    u vocale velare procheila chiusa o alta lungafugit: terza persona singolare del perfetto difugere.

    1.3.Approssimanti

    Nell'articolazione delle approssimanti, distinte in semivocali e semiconsonanti, il canalefonatorio pi chiuso che nell'articolazione delle vocali ma pi aperto che in quella delleconsonanti; dal punto di vista acustico nelle semivocali prevale la componente suono, nellesemiconsonanti la componente rumore.

    In italiano si distinguono

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    due semivocali, [i9] anteriore e [u9] posterioredue semiconsonanti, [j] anteriore e [w] posteriore.

    Dal nesso di una vocale con una semivocale hanno origine i dittonghi discendenti,piuttosto rari, in cui l'apice sillabico in prima posizione (ad es. baita [bai9ta], pausa

    [pau9za]); dal nesso di una semiconsonante con una vocale hanno origine i dittonghi

    ascendenti, molto diffusi, in cui l'apice sillabico in seconda posizione (ad es. piano[pjano] quale [kwale], fieno [fjEno] quello [kwello], quindici [kwinditSi], piove [pjve]

    cuoce [kwtSe], piuttosto [pjuttsto]).

    Nel latino classicola semiconsonante anteriore [j] ricorre davanti a vocale sia in posizione iniziale sia in

    posizione interna nei composti, ad es. iungereead-iungerela semiconsonante posteriore [w] ricorre davanti a vocale sia in posizione iniziale sia in

    posizione interna, ad es. uidere, ciuitasla semivocale anteriore [i9] ricorre soltanto in posizione intervocalica in nesso con [j]: ad

    es.peiusera articolato [pei9-jus]

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    la semivocale posteriore [u9] presente nel dittongo discendente [au9] (ad es. aurora).Alla semiconsonante anteriore, anche se non ad essa soltanto, risalgono per lo pi i

    processi di palatalizzazione, cio di evoluzione di fonemi privi in latino di tratti palatali infonemi palatali in italiano.

    1.4. La sillaba

    La sillaba si pu definire come un raggruppamento di foni intorno a un apice sonoro.Mentre l'apice costituito da una vocale necessario, gli altri elementi sono marginali.

    Sotto il profilo della struttura la sillaba pu essere

    apertaquando esce in vocalechiusaquando esce in consonante o in semivocale.

    Sotto il profilo della durata la sillaba pu essere lungao breveo, secondo una diversaterminologia, pesanteo leggera.

    In latino, dove occorre distinguere tra quantit vocalica e quantit sillabica, sono brevi lesillabe aperte con vocale breve; sono lunghe tutte le altre sillabe: aperte con vocale lunga,chiuse con vocale breve, chiuse con vocale lunga: ad es. in honestatemla sillaba iniziale breve in quanto aperta con vocale breve; la terzultima sillaba lunga in quanto chiusasebbene la vocale sia breve2; la penultima sillaba lunga in quanto aperta con vocale lunga.

    La quantit dell'ultima sillaba, che ha vocale breve, regolata dal contesto: nella catenaparlata in un sintagma quale honestatem laudat la sillaba risulta chiusa e perci lunga, in

    1 L'intensit dell'articolazione era avvertita, tanto che il grammtico adrianeo Velio Longo (GL 7,54,16s.)riferisce una proposta di Cicerone: in plerisque Cicero uidetur auditu emensus scriptionem, qui et Aiiacem etMaiiam per duo i scribenda existimauitrisulta che nella maggior parte dei casi Cicerone abbia commisuratola scrittura alla sensazione acustica, ritenendo che parole qualiAiaxeMaiasi dovessero notare con due i.2 Sotto un profilo fonetico anche in italiano la cosiddetta 'esse impura', cio [s] + consonante sorda o [z] +consonante sonora, si aggrega alla vocale della sillaba precedente rendendola chiusa: ad es. sebbene nellatradizione grafica pasto si divida , la sillabazione fonetica [pas-to].

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    quanto la nasale finale seguita da un'altra consonante si aggrega alla vocale precedente; inun sintagma quale honestatem amatla nasale finale seguita da vocale si aggrega alla vocalesuccessiva e la sillaba risulta aperta e perci breve.

    Almeno nel latino classico i gruppi consonantici costituiti da un'occlusiva oppure dallafricativa labiodentale sorda + laterale o vibrante, indicati tradizionalmente come muta cum

    liquida, in et classica di norma non chiudevano la sillaba in quanto il gruppo si aggregavaalla vocale successiva3; nel latino tardo il gruppo per lo pi si dissociato in modo che ilconfine sillabico passasse tra la mutae la liquida; di conseguenza la sillaba che lo precede risultata chiusa: ad es.integrum, sillabatoin-te-grum nel latino classico, si sillabato anchein-teg-rumnel latino tardo.

    In italiano, dove la quantit delle vocali non ha valore distintivo, vige la norma che lesillabe toniche siano pesanti: di conseguenza nella sillaba tonica o la vocale, che in latinoera breve, si allunga, ad es. fa:cile < facile(m); oppure indipendentemente dalla quantitvocalica in latino la consonante successiva alla sillaba tonica, che in latino era scempia, sigemina, ad es. femmina < femina(m).

    1.5.Accento latino e accento italiano

    L'accento consiste nel rilievo conferito a una sillaba all'interno di un'unit significativadell'enunciato. Si definisce tonica la sillaba portatrice di accento, mentre si definisconoatone le sillabe prive di accento. Poich la sillaba tonica messa in rilievo mediante lavariazione sia dell'altezza musicale, che dipende dalla frequenza di vibrazioni delle cordevocali, sia dell'intensit di emissione, che dipende dall'energia con cui l'aria espirata, sidistinguono

    lingue ad accento musicale o melodico, quando i parlanti sono sensibili allevariazioni di altezza;

    lingue ad accento intensivo o dinamico o espiratorio, quando i parlanti sonosensibili alle variazioni di intensit.

    Il latino, almeno nella fase classica, era una lingua ad accento musicale, e la posizionedell'accento era regolata dalla quantit della penultima sillaba. L'accento cadeva

    sulla penultima sillaba se essa era lunga, e in questo caso la parola di definisceparossitona (ad es. maturus)

    sulla terzultima sillaba se la penultima era breve, e in questo caso la parola si definisceproparossitona (ad es. tabula).

    Parole ossitone, in cui cio l'accento cade sull'ultima sillaba, risultano da un'apocope,ossia della caduta della vocale finale (ad es. adhuc per apocope dellenclitica -ce).

    3 Come altri fenomeni linguistici, la dissociazione del gruppo muta cum liquidapare un fenomeno arcaicoche riaffiora nel latino tardo. Per il comportamento dei poeti esametrici, in particolare di Ennio, in cui lasillaba con vocale breve seguita da muta cum liquida misurata talvolta come breve in quanto aperta, talvoltacome lunga in quanto chiusa, cfr. Timpanaro 1965. Lo studioso, dopo aver messo a confronto Ennio conLucrezio e Virgilio per verificare la frequenza con cui la sillaba con vocale breve seguita da muta cum liquidaera misurata come breve o come lunga (pp.1075-1083), dimostra che ad eccezione che nei composti del tipoabrumpere, sillabati di norma ab-rum-pe-reper la consapevolezza della relativa autonomia del preverbo lamisurazione lunga conseguente alla dissociazione del gruppo consonantico costituiva un arcaismo (pp.1084-1088).

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    L'italiano una lingua ad accento intensivo, e proprio l'energia con cui articolata lasillaba tonica ha avuto come conseguenza il dileguo della vocale breve in alcuni contesti.

    Frequente anche se non sistematica la sincope della vocale postonica breve neiproparossitoni (ad es. uiride(m) > verde), mentre episodica la caduta della vocale

    protonica (ad es. secure(m) > scure [skure]).Occasionale risulta laferesidella vocale atona iniziale (ad es.inimicu(m) > nemico

    [nemiko])

    In seguito all'apocopedella vocale finale parole parossitone in latino possono diventaretronche o ossitone in italiano (ad. es. uirtute(m) > virt attraverso virtute e virtude attestatinellitaliano antico).

    La posizione dell'accento libera: sono tronche o ossitone le parole in cui l'accento cadesull'ultima sillaba (ad es. met); piane o parossitone le parole in cui l'accento cade sullapenultima sillaba (ad es. ritiro), sdrucciole o proparossitone le parole in cui l'accento cadesulla terzultima sillaba (ad es. tavolo). Pi rare sono le parole bisdrucciole in cui l'accento

    cade sulla quartultima sillaba (ad es. cpitano).Dall'ultimo esempio si pu dedurre che in italiano la posizione dell'accento assumefunzione distintiva, come in latino ha funzione distintiva la quantit della vocale: ad es. acpitano (terza persona plurale del presente di capitare) si oppongono capitno (sostantivomaschile) e capitan (terza persona singolare del passato remoto di capitanare).

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    2. Evoluzione del vocalismo

    L'evoluzione del sistema vocalico latino nel sistema vocalico delle lingue romanze governata dalla differenza di apertura tra le vocali lunghe, pronunciate con un timbro pi

    chiuso, e le vocali brevi, pronunciate con un timbro pi aperto. Quando sulla sensibilitper la durata prevalsa la sensibilit per il grado di apertura, il sistema si ristrutturato inbase a questo parametro, solidale con la distinzione tra vocali toniche e vocali atone e,all'interno delle vocali toniche, tra sillaba aperta e sillaba chiusa.

    2.1.Sillaba tonica

    In linea di massima l'evoluzione delle vocali toniche del latino classico (A) nel latinotardo (B) si pu rappresentare con lo schema che segue:

    (A) i i e e a a o o u u

    (B) i e E a o u

    In italiano per lo pisia in sillaba aperta sia in sillaba chiusa [i] [aa] [u] hanno esito rispettivamente [i] [a]

    [u], ad es. filu(m) > filo, quindeci(m) > quindici [kwinditSi]; claue(m) > chiave [kjave],

    coactu(m) > coatto [koatto]; cane(m) > cane [kane], margine(m) > margine [mardZine];

    duru(m) > duro, furtu(m) > furto;sia in sillaba aperta sia in sillaba chiusa [ie] confluiscono in [e], ad es. fide(m) > fede,

    capillu(m) > capello [kapello]; habere > avere, stella(m) > stella;

    sia in sillaba aperta sia in sillaba chiusa [ou] confluiscono in [o], ad es. sole(m) > sole,

    forma(m) > forma; cruce(m) > croce [krotSe], dulce(m) > dolce [doltSe];[e] dittonga in [jE] in sillaba aperta, ha esito [E] in sillaba chiusa, ad es.pede(m) > piede

    [pjEde], ferru(m) > ferro [fErro];

    [o] dittonga in [w] in sillaba aperta, ha esito [] in sillaba chiusa, ad es. locu(m) > luogo

    [lwgo], porta(m) > porta [prta].Entro questo schema generale si constata che in genere2.1.1. [o] latino in sillaba tonica chiusa da una nasale tautosillabica ha esito [o] e non [],

    ad es. ponte(m) > *pnte(m) > ponte;

    2.1.2. [i] e [u] tonici latini quando siano seguiti da nasale velare hanno rispettivamenteesito [i] [u] e non [e] [o], ad es. lingua(m) > lingua [liNgwa]; ungo > ungo [uNgo]. Il

    fenomeno, denominato anafonesi, si verifica anche quando [i] tonico latino seguito initaliano da nasale e laterale dorsopalatali: ad es. graminea(m) > *graminja(m) > gramigna[gra'mia], in cui [e] in iato si evolve nella semiconsonante anteriore e [j] palatalizza la

    nasale alveolodentale in dorsopalatale, sempre intensa in posizione intervocalica;analogamente da matrinia(m) attraverso *matrinja(m) per l'evoluzione di [i] in iato nellasemiconsonante anteriore e la palatalizzazione della nasale si ottiene matrigna [ma'tria]4;

    4 Per la corretta ricostruzione del prototipo di matrigna cfr. Castellani 1955 p.531.

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    familia(m) > *familja(m) > famiglia [famia], in cui [i] in iato si evolve nella

    semiconsonante anteriore e [j] palatalizza la laterale alveolodentale in dorsopalatale,sempre intensa in posizione intervocalica; analogamente da ciliu(m) attraverso *cilju(m)per l'evoluzione di [i] in iato nella semiconsonante anteriore e la palatalizzazione dellalaterale si ottiene ciglio [tSio].

    2.2. Sillaba protonica

    In linea di massima l'evoluzione delle vocali protoniche del latino classico (A) nel latinotardo (B) si pu rappresentare con lo schema che segue:

    (A) i i e e a a o o u u(B) i e a o u

    In italiano senza distinzione tra sillaba aperta e sillaba chiusa per lo pi[i] [a a] [u] hanno esito rispettivamente [i] [a] [u], ad es. miraculu(m) > miracolo

    [mirakolo], lamentu(m) > lamento,amaru(m) > amaro, punire > punire;[iee] confluiscono nell'esito [e], ad es.confirmare > confermare, delictu(m) > delitto,

    gentile(m) > gentile [dZen'tile];

    [oou] confluiscono nell'esito [o], ad es.dolore(m) > dolore, momentu(m) > momento,ruina(m) > rovina.

    Entro questo schema generale si osserva la tendenza a chiudere [e] protoromanzo in [i] e[o] protoromanzo in [u], ad es. ingente(m) > ingente [i'dZEnte], cepulla(m) > cipolla

    [tiSpolla], fenestra(m) > finestra [fi'nEstra], molinu(m) > mulino; au9cellu(m) > *ocellu(m) >

    uccello [ut'tSEllo], eruditu(m) > erudito.

    2.3.Sillaba postonica

    In linea di massima l'evoluzione delle vocali postoniche brevi del latino classico (A) nellatino tardo (B) si pu rappresentare con lo schema asimmetrico che segue:

    (A) i e a o u(B) i e a o

    In italiano senza distinzione tra sillaba aperta e sillaba chiusa per lo pi[i] ha esito [i], ad es. facile(m) > facile ['fatSile];

    [e] ha esito [e], ad es. integru(m) > integro;

    [a] ha esito [a], ad es. separo > separo;[o] e [u] confluiscono nellesito [o], ad es. episcopu(m) > vescovo ['veskovo], tabula(m) >tavola.

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    2.4. Altri fenomeni relativi al vocalismo

    2.4.1. Vocali in sillaba finale

    Poich in italiano le forme nominali escono in sillaba aperta (forme quali curriculum

    'carriera', incipit 'inizio di un componimento letterario' o iter 'percorso' soprattuttoburocratico sono latine; bar o jet o sport sono prestiti dall'inglese),le consonanti in finale assoluta dei nomi latini cadono;nei monosillabi latini che escono in laterale o in vibrante si sviluppa una [e] paragogica,

    ad es. mel > *mele > miele ['mjEle], cor > *core > cuore ['kwre];

    le vocali della sillaba finale latina si conservano, con levoluzione consueta in sillabapostonica. Poich in genere le forme italiane derivano dall'accusativo dei nomi latini, siottiene:da a(m) [a], ad es. lana(m) > lana;da e(m) [e], ad es. forte(m) > forte ['frte];

    da u(m) [o], ad es. palu(m) > palo.

    2.4.2. Vocali in iato

    Nel latino tardo [e] e [i] in iato, cio seguite da una vocale non tautosillabica, assumonostatuto di semiconsonante anteriore, ad es. filiu(m) trisillabico > *filju(m) bisillabico;oleu(m) trisillabico > *olju(m) bisillabico.

    Invece le sequenze bisillabiche nel latino classico [ie] e [ie] in cui talvolta in poesia [i]in iato assume funzione semiconsonantica5 di norma confluiscono in [e] e hanno esito [e],ad es. abiete(m) > *abete(m) > abete, quietu(m) > *quetu(m) > cheto ['keto].

    2.5. Dittonghi

    In linea di massima, indipendentemente dalla posizione tonica o atona, i dittonghiconservati nel latino classico diventano monottonghi. Si erano monottongati in et arcaicanel latino rustico e in et pi tarda nel latino parlato

    [ae9] che costituisce l'esito di un pi antico [ai9] (ad es. aedes 'edificio' in cui si trova

    un'ara o un focolare: cfr. ai[qein'bruciare') si fonde con [e] e ha esito [jE] in sillaba tonica

    aperta, [E] in sillaba tonica chiusa, [e] in sillaba atona, ad es. laetu(m) > lieto ['lj Eto],

    maestu(m) > mesto ['mEsto]; maestitia(m) > mestizia [mes'tittsja];

    il raro dittongo [oe9] che costituisce l'esito di un pi antico [oi9] (ad es. poena: cfr.

    poinhv) si fonde con [e] e ha esito [e] in sillaba sia tonica sia atona, ad es. poena(m) >

    pena, poenale(m) > penale.

    Maggiore resistenza dimostra il dittongo [au9] che per tradizione diretta ha esito [] in

    sillaba tonica e [o] in sillaba atona (ad es. tau9ru(m) > toro ['tro], restau9rare > ristorare),

    mentre si conserva in alcune forme di tradizione dotta (ad es. tau9rinu(m) > taurino

    [tau9'rino]). La concorrenza gi in latino delle pronunce dittongata e monottongata del tipo

    5 Cfr. ad es. in VirgilioAen. 2,16 abietemisurato come abjete; in proposito Timpanaro 1965 pp.1097-1100.

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    [au9rum] garantita sia da varianti quali [au9'rata] e ['rata] del nome di un pesce pregiato,

    dedotto secondo il lessicografo Festo a colore auri, quod rustici orum dicebantdal coloredell'aurum, che la gente di campagna chiamava orum (p.196,26-28 Lindsay), sia dafenomeni quali la trasformazione per paretimologia in au9richalcum del prestito orichalcum,

    derivato da ojreivcalko(alla lettera 'bronzo di montagna'), una lega d'aspetto simile all'oro.

    Il carattere rustico della monottongazione e per contro la frequente introduzione peripercorrettismo del dittongo in forme che non lo comportavano risultano da un aneddoto suVespasiano riferito da Svetonio (Vesp. 22) per dimostrarne al tempo stesso la scarsa culturae l'arguzia: Mestrium Florum consularem, admonitus ab eo plaustra potius quam plostradicenda, postero die Flaurum salutauit avvertito dall'ex console Mestrio Floro che sidoveva direplaustrae nonplostra, il giorno successivo lo salut chiamandolo Flauro.

    Anche in italiano si constata l'alternanza di monottongo e dittongo, conservato inprevalenza in aggettivi di carattere colto.

    Si visto che al sostantivo tau9ru(m) corriponde toro ['tro], in cui il dittongo in

    posizione tonica monottonga in []6, e all'aggettivo tau9rinu(m) corrisponde taurino[tau9'rino], in cui il dittongo in posizione protonica si conserva per il carattere dotto della

    forma e [i] tonico ha l'esito [i] regolare; allo stesso modo ad au9ru(m) corrisponde ['ro], in

    cui il dittongo in posizione tonica monottonga in [], e ad au9reu(m) corrisponde aureo

    ['au9reo], in cui il dittongo in posizione tonica si conserva e [e] postonico in iato non si

    risolve nella semiconsonante anteriore ma mantiene il proprio statuto vocalico con il timbroregolare [e].

    La medesima duplicit di esiti che si registra tra sostantivi e aggettivi si constata inallotropi che risalgono alla medesima forma nominale o verbale latina.

    Il femminile laurus, eteroclito come altri fitonimi che seguono la flessione dei temi siain -o- sia in -u-, designa l'albero consacrato ad Apollo delle cui fronde si incoronavano ivincitori e perci assume il senso di 'corona trionfale' e per metonimia di 'gloria'. Alau9ru(m) risale per tradizione diretta alloro [al'lro] in cui il dittongo tonico ha l'esito

    regolare e si verifica un'analisi erronea dei confini tra articolo e sostantivo, definita intermini tecnici concrezione dell'articolo. A partire da un sintagma quale (il)la(m)lauru(m) nel segmento -la- dell'antico dimostrativo, il solo vitale nella pronuncia perl'aferesi della sillaba iniziale e il dileguo della nasale finale, la laterale stata identificatacon l'articolo e nella vocale si riconosciuto l'elemento iniziale del sostantivo; a propriavolta la laterale iniziale del sostantivo, divenuta intervocalica, si geminata sul modello

    delle assimilazioni prodotte dai preverbi (cfr. ad es. 'alleviare' di fronte a 'lieve'). Pertradizione dotta lau9ru(m) riprodotto da lauro ['lau9ro], in cui il dittongo si conserva e chenon soltanto indica il fitonimo ma usato con il valore metonimico di emblema di gloria7.

    6 Migliorini (19634p.234) osserva che ancora nei volgarizzamenti trecenteschi la costellazione del Toro chiamata Tauro.7 Sugli allotropi lauro e alloro, sulle varianti dilettali e sui derivati e composti dei due termini cfr. Gessler1932.

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    Da restau9rare derivano per tradizione diretta ristorare, il cui valore pi diffuso

    'rifocillare, ridare energia' e nel quale [e] del preverbo ha il frequente esito [i] e [au9]

    protonico il regolare esito [o]; per tradizione dotta restaurare [restau9'rare], in cui [e] del

    preverbo ha il regolare esito [e] e il dittongo protonico si conserva.

    Non di rado il dittongo in posizione atona ha esito [u]: il caso di au9dire,a cui risaleudire, e dei derivati di tradizione diretta; la conservazione del dittongo segnala il caratteredotto di audizione [au9dit'tsjone] che dall'accezione ampia e generica di 'ascolto' passato aquelle tecniche di 'ascolto' a fini di prova soprattutto di un cantante o di 'ascolto' delladeposizione di un teste. Nel termine, che riproduce au9ditione(m) attraverso * au9ditjone(m),

    [i] protonico ha il regolare esito [i]; [i] in iato, che si trasforma in semiconsonante anteriore,provoca l'evoluzione dell'occlusiva alveolodentale sorda in affricata alveolodentale sorda[ts], sempre intensa in posizione intervocalica; [o] tonico ha il regolare esito [o]8.

    Meno spesso il dittongo in posizione atona ha come esito [a]. Il fenomeno pu essere

    esemplificato da augustus, termine tecnico del linguaggio religioso derivato da augur'augure', a propria volta deverbativo di augere 'accrescere, incrementare'. L'aggettivo, chein senso proprio vale 'consacrato dagli auguri, intrapreso sotto presagi favorevoli', nell'etrepubblicana era riferito esclusivamente a oggetti; soltanto nel 23 a.C. il senato lo applicacome titolo onorifico a Ottaviano con il senso di 'venerabile' sul modello di sebastov9. Daau9gustu(m) derivano per trasmissione popolare agosto, in cui [au9] protonico si dissimila in

    [a] per influenza della vocale velare successiva e [u] tonico ha il regolare esito [o]; perrecupero colto augusto [au9'gusto], che riproduce con fedelt il modello.

    Ha il medesimo sviluppo di quello originario il dittongo [au9] secondario che conseguealla velarizzazione della laterale velare latina (l pingue). Ad es. poich talpa in origine

    maschile stato inserito tra i femminili per adeguarne il genere all'uscita, si coniatotalpus. Entrambe le forme sono continuate specializzandosi in significati distinti. Mentre intalpa < talpa(m) il gruppo costituito da vocale + laterale si mantiene, in topo ['tpo] bocca ['bokka] con regolare esito [o] di [u] tonico18; turre(m) > torre anchessocon regolare esito [o] di [u] tonico; damnu(m) > danno con assimilazione delle due nasalibilabiale e alveolodentale in alveolodentale geminata.

    3.1.1.2. L'esito delle occlusive dorsovelari condizionato dal contesto: esse in linea dimassima conservano la propria articolazione a contatto con vocali non palatali, ad es.

    cane(m) > cane ['kane]; gula(m) > gola con regolare esito [o] di [u] tonico. A contatto conle vocali palatali la sorda si evolve nell'affricata palatoalveolare sorda [tS], la sonora si

    evolve nell'affricata palatoalveolare sonora [dZ]. Quali esempi di palatalizzazione si

    possono addurre per la sorda centu(m) > cento ['tSEnto] in cui [e] tonico in sillaba chiusa ha

    il regolare esito [E], cera(m) > cera ['tSera] in cui [e] tonico ha il regolare esito [e],

    cinere(m) > cenere ['tSenere] in cui [i] tonico e [e] postonico hanno il regolare esito [e]; per

    la sonora gelu(m) > gelo ['dZElo] in cui [e] tonico in sillaba aperta ha esito [E] e non

    dittongato dopo una consonante palatale, *gemellu(m) > gemello [dZe'mEllo] in cui [e]

    protonico e [e] tonico in sillaba chiusa hanno il regolare esito [e] e [E], gemitu(m) > gemito

    ['dZEmito] in cui [e] tonico in sillaba aperta ha esito [E] e non dittongato dopo una

    consonante palatale e [i] postonico ha il regolare esito [i], gentile(m) > gentile ['dZen'tile] in

    cui [e] protonico e [i] tonico hanno il regolare esito [e] e [i], gigante(m) > gigante[dZi'gante] in cui [i] protonico ha il frequente esito [i].

    Talvolta in luogo della sorda [k] ricorre la sonora [g] che si estesa alla lingua nazionaledai dialetti settentrionali. Ad es. da cattu(m) deriva gatto19. Non mancano allotropi che sidifferenziano anche per lopposizione di sorda e sonora.

    18 L'aggettivo che sul piano semantico corrisponde a bocca orale < orale(m), tardo derivato di osusato nel

    latino letterario per indicare la bocca. bucca, forse di origine celtica, soprattutto al plurale designava in sensoproprio le guance, ma nel parlato diventato fin da et antica sinonimo di oso per la parziale omonimia alnominativo tra os oris'bocca' e os ossis'osso' o per la paronimia con beccus, anch'esso di origine celtica.19 Le denominazioni del gatto e del gallo nel provenzale antico rientrano tra gli esempi addotti da JulesGilliron, esponente della geografia linguistica attivo tra fine otto- e inizio novecento, per dimostrare comemolte sostituzioni lessicali siano riconducibili a conflitti tra omofoni. Poich nella regione della Guascogna lalaterale geminata in posizione finale aveva esito di occlusiva alveolodentale sorda, le denominazioni del gatto(gat < cattus con sonorizzazione dell'occlusiva dorsovelare sorda) e del gallo (gat < gallus) risultavanocoincidenti. Per evitare l'omofonia nei nomi di due animali domestici i parlanti avrebbero sostituito la formapi recente che denotava il gallo: in alcune zone al gallo stato applicato il nome 'faisan' del fagiano, in altresi ricorsi alla metafora maliziosa 'vicaire' cui sotteso il paragone tra la sollecitudine del gallo verso le

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    cauea designava in latino tanto una gabbia per animali feroci o per uccelli, e pi ingenere un recinto, quanto la zona del teatro riservata agli spettatori e per metonimia ilpubblico. A cauea(m) risalgono due forme che in qualche modo si spartiscono i valori deltermine latino. Di tradizione diretta per il tramite di *cauja(m), con evoluzione di [e] in iato

    nella semiconsonante anteriore, gabbia ['gabbja], in cui l'occlusiva dorsovelare sorda silenisce in sonora; per la fusione che risale gi al latino tardo tra l'occlusiva bilabiale sonorae la semiconsonante posteriore, [w] si rinforza in [b] e l'occlusiva a contatto con [j], cheforma un dittongo con la vocale seguente, si gemina. Nella forma dotta cavea ['kavea]l'occlusiva dorsovelare sorda iniziale si conserva, la semiconsonante posteriore si rinforzain fricativa labiodentale sonora, [e] postonico in iato non si risolve in semiconsonante maha il regolare esito [e].

    A cubitu(m), che dal senso proprio di 'gomito' assume per metafora quello di 'curvatura'e che inoltre designa una misura di lunghezza, risale per tradizione diretta gomito, di cuisono documentate le varianti arcaiche gombito e govito, e che indica sia l'articolazione tra

    braccio e avambraccio sia un elemento di raccordo ad angolo. Nella forma l'occlusivadorsovelare sorda si sonorizza, [u] tonico e [i] postonico hanno il regolare esito [o] e [i];incerte sono le cause dell'evoluzione dell'occlusiva bilabiale sonora in nasale bilabiale: leforme arcaiche provano un'oscillazione tra foni labiali. Di tradizione colta cubito ['kubito]che, attestato prima nell'accezione di gomito e poi in quella di misura di lunghezza,riproduce senza mutamenti il prototipo. Con l'allotropo dotto si connette l'aggettivo cubitale[kubi'tale], che risale a cubitale(m) e lo riproduce con il valore specifico 'della misura di uncubito' e generico 'di grandi dimensioni'.

    Occasionalmente si registrano allotropi che si distinguono anche perch conservano opalatalizzano l'occlusiva dorsovelare sorda. Ad es. il grecismo cithara(m) assume nel latino

    tardo la forma citera(m), censurata dallanonimo dellappendix Probi databile tra II e IVsecolo20, in cui l'occlusiva alveolodentale sorda si deaspira e [a] postonico si chiude in [e];dalla forma diffusa nel parlato risulta cetra ['tSEtra], in cui l'occlusiva dorsovelare sorda

    davanti a vocale palatale si evolve in affricata palatoalveolare sorda, [i] tonico hal'inconsueto esito [E], [e] postonico subisce la sincope21. citharanon soltanto si evolve incetra ma entra una seconda volta in italiano attraverso l'arabo kitara o kaitra comeprestito di ritorno con la forma chitarra [ki'tarra], che costituisce un adattamento all'italianodella parola araba22.

    3.1.1.3. Anche l'esito dell'occlusiva labiovelare sorda, l'unica conservata in latino inposizione iniziale, condizionato dal contesto: in linea di massima essa si evolve in

    dorsovelare sorda + semiconsonante posteriore a contatto con [a] e si riduce a occlusivadorsovelare sorda a contatto con vocali palatali e velari, ad es. quattuor > nel latino tardoquattor con caduta di [u] forse per dissimilazione > quattro ['kwattro] con metatesi dei duefonemi finali per l'ostilit dell'italiano verso parole che non escano in vocale; qui> chi [ki],

    galline e quella del coadiutore del parroco verso le pie parrocchiane; infine a tutto il territorio francese si estesa la forma di origine onomatopeica 'coq' in uso nella regione di Parigi.20 Cfr. GL 4,197,26 cithara non citera.21 Nel de uulgari eloquentiaDante definisce cetra uerbum siluestreparola selvatica, da selvaggi.22 Sui prestiti di ritorno cfr. Gusmani 19862pp.117-119.

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    quomodo> come ['kome] attraverso l'arcaico e apocopato como. Dagli esiti prevalenti siregistrano deviazioni.

    A quercea(m), aggettivo femminile dedotto da quercus, attraverso *quercja(m) risalequercia ['kwErtSa], in cui la labiovelare si evolve in occlusiva dorsovelare sorda +

    semiconsonante posteriore, [e] tonico in sillaba chiusa ha il regolare esito [E], l'occlusivadorsovelare sorda si palatalizza in affricata palatoalveolare sorda per effetto di [e] postonicoin iato, evolutosi in semiconsonante anteriore.

    Da quinquederiva cinque ['tSiNkwe], in cui per dissimilazione la labiovelare presenta

    due esiti diversi: nella prima sillaba davanti a [i] tonico, cui corrisponde regolarmente [i],dopo essersi evoluta in dorsovelare sorda si palatalizza in affricata palatoalveolare sorda;nella seconda sillaba, sebbene davanti a vocale palatale, conserva la propria articolazionecomplessa evolvendosi in occlusiva dorsovelare sorda + semiconsonante posteriore; lanasale davanti a una consonante dorsovelare si realizza come nasale velare23.

    quae9rere, usato in origine con il valore di 'cercare, svolgere un'indagine o un'inchiesta' accezione conservata in forme quali inquisire, inquirente, inquisizione come valorecollaterale assume quello di 'domandare, chiedere' da cui si sviluppa il senso di 'cercare diprocurarsi' e quindi 'ottenere'. Per tradizione diretta ne risulta chiedere ['kjEdere], in cui lalabiovelare a contatto con una vocale palatale si evolve nell'occlusiva dorsovelare sorda [k];il dittongo [ae9] che si era identificato con [e] gi in latino in sillaba tonica aperta ha il

    regolare esito dittongato [jE], come regolare il risultato [e] di [e]postonico; la sequenza di

    due vibranti si dissimila in successione di occlusiva alveolodentale sonora e vibrante. Dalparticipio quae9situ(m), che come il perfetto quae9siui appartiene sotto il profilo morfologico

    al desiderativo quaeso < *quai9sso24, risulta per tradizione dotta quesito [kwe'zito], con il

    senso di 'interrogativo, problema, oggetto di indagine e di discussione'. Nella forma lalabiovelare ha esito di dorsovelare sorda + semiconsonante posteriore; il dittongo [ae9]

    protonico evolutosi in [e] e [i] tonico hanno il regolare esito di [e] e [i] rispettivamente; lafricativa alveolodentale intervocalica si sonorizza.

    A quietu(m) risale per tradizione diretta cheto ['keto], in cui la labiovelare a contatto conuna vocale palatale si riduce alla dorsovelare sorda [k] e la sequenza [ie] gi in latinoevolutasi in [e] in posizione tonica ha il regolare esito [e]. Per tradizione dotta si registral'allotropo queto ['kwEto] in cui la labiovelare si evolve in occlusiva dorsovelare sorda +

    semiconsonante posteriore; dalla sequenza [ie] > [e] in posizione tonica risulta [E],

    ricorrente nelle forme colte; sulla variante quieto ['kwjEto], in cui alla semiconsonanteposteriore segue il dittongo [jE] ha agito l'analogia con il sostantivo quiete ['kwjEte] cheriproduce il modello.

    23 Cfr. Tagliavini 19643p.197s.24 Cfr. Leumann 19265(= 1977) 436.A.2 e 437.I.A.2.

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    3.1.2. Fricative, nasali, laterale, vibrante

    3.1.2.1. Mentre la fricativa sorda glottidale, debole gi in latino, in italiano si conservasoltanto nella grafia, le fricative sorde labiodentale e alveolodentale in linea di massima siconservano, ad es. firmu(m) > fermo con regolare evoluzione di [i] tonico in [e], surdu(m)

    > sordo con regolare evoluzione di [u] tonico in [o].Tuttavia talvolta a contatto con una vocale palatale [s] si palatalizza nella fricativapalatoalveolare sorda [S], ad es. da simia(m) attraverso *simja(m) deriva scimmia ['Simmja]

    in cui [i] tonico ha il regolare esito [i] e la nasale bilabiale si gemina a contatto con lasemiconsonante anteriore, risultato di [i] in iato.

    Dalla palatalizzazione o dalla conservazione della fricativa alveolodentale possonorisultare allotropi. Al ed. dal primo elemento di composti semi-, che vale 'mezzo, met',deriva per tradizione dotta semi-, peraltro con regolare evoluzione di [e] tonico in [e]25.Sulla forma nel latino tardo coniato l'aggettivo semus, e all'accusativo semu(m) risalescemo ['Semo], in cui la fricativa alveolodentale si palatalizza in palatoalveolare sorda e [e]

    tonico si evolve regolarmente in [e]. Dal senso originario e generico di 'non intero',l'aggettivo ha presto assunto quello di 'sciocco', provvisto di scarsa intelligenza.

    Talvolta la fricativa alveolodentale sorda [s] si evolve nell'affricata alveolodentalesonora [dz]. Anche in questo caso possono prodursi allotropi. Ad es. l'alternanza di sulpur esulphur suggerisce che si tratti di un prestito da una lingua in cui le occlusive sorde eranoaspirate26. Il termine per tradizione diretta si evolve in solfo e quindi in zolfo ['dzolfo], incui la fricativa alveolodentale sorda si evolve in affricata alveolodentale sonora, [u] tonicoha il regolare esito [o], l'occlusiva bilabiale sorda aspirata riprodotta da una fricativalabiodentale sorda. All'aggettivo sulp(h)ureu(m) risale per tradizione dotta sulfureo, fedelesotto ogni aspetto al modello.

    3.1.2.2. Le nasali, la laterale e la vibrante in linea di massima si conservano, ad es.mendace(m) > mendace [men'datSe] con regolare evoluzione di [e] protonico in [e] e

    dell'occlusiva dorsovelare sorda davanti a vocale palatale in affricata palatoalveolare sorda,nepote(m) > nipote con il frequente esito [i] di [e] protonico e il regolare esito [o] di [o]tonico, lumen > lume con regolare esito [u] di [u] tonico, risu(m) > riso ['rizo] con regolareesito [i] di [i] tonico e sonorizzazione della fricativa alveolodentale sorda intervocalica.

    3.1.3. Semiconsonanti

    Le semiconsonanti anteriore e posteriore [j] e [w] in linea di massima hanno esitorispettivamente di affricata palatoalveolare sonora [dZ] e di fricativa labiodentale sonora[v], ad es. iocu(m) > gioco ['dZko], in cui il dittongo etimologico attestato nel desueto

    giuoco ['dZwko] dopo fonema palatale perde l'elemento semiconsonantico e l'occlusiva

    dorsovelare sorda davanti a vocale velare si conserva; uitru(m) > vetro con regolare esito

    25 La diffusione dei composti con semi- ha inizio nella letteratura del seicento: cfr. Migliorini 19634p.487.26 Hubschmid (1963 p.376s.) dall'alternanza in latino di sorda e aspirata e dalla constatazione che nel Lazionon si trovano miniere di zolfo deduce che il referente e la denominazione siano di provenienza etrusca.

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    [e] di [i] tonico, mentre nell'aggettivo uitreu(m) > vitreo che ha carattere colto [i] tonicoconserva il proprio timbro e [e] in iato non si evolve in semiconsonante anteriore.

    3.2. Consonanti semplici in posizione interna

    Prima di prendere in esame gli sviluppi in italiano delle occlusive latine, opportunopremettere che i fenomeni di indebolimento articolatorio o lenizionesecondo la maggiorparte dei linguisti si diffondono alla lingua nazionale dalle variet settentrionali.

    3.2.1. Occlusive bilabiali

    In linea di massima le occlusive bilabiali si conservano, ad es. sae9pe(m) > siepe ['sjEpe],

    il cui dittongo costituisce l'esito del dittongo [ae9] tonico identificatosi con [e]; nobile(m) >

    nobile ['nbile] in cui, mentre levoluzione di [o] tonico in [] indizio del carattere dotto

    della forma, quella di [i] postonico in [i] regolare. Tuttavia non sono infrequenti i casi diindebolimento articolatorio.

    3.2.1.1. La lenizione in posizione intervocalica dellocclusiva bilabiale sorda [p] nellafricativa labiodentale sonora [v] costituisce un fenomeno ricorrente. Ad es. nel latino tardoaccanto al classico pauper pauperis modellato sull'antonimo diues diuitis 'ricco' siricostruiscepauperuscon il tema in -o-originario. A pau9peru(m) risale povero ['pvero] incui il dittongo [au9] tonico e [e] postonico hanno il regolare esito [] e [e] rispettivamente,

    mentre l'occlusiva intervocalica si lenisce in fricativa27. La lenizione talvolta all'origine diallotropi. Ad es.

    Da ripa(m) deriva il sostantivo riva, con regolare evoluzione di [i] tonico in [i] e

    lenizione dellocclusiva sorda in fricativa sonora; ma dall'aggettivo ripariu(m) derivaripario [ri'parjo] che si conserva come qualificante della Dora che attraversa la val di Susaper distinguerla dalla Dora che attraversa la val d'Aosta. Che la forma sia stata trasmessaper via colta provato dalla conservazione sia dell'occlusiva bilabiale sorda sia del gruppocostituito da vibrante + semiconsonante anteriore, esito di [i] in iato; [i] protonico ha ilregolare esito [i]28.

    episcopus, prestito da ejpivskopo~ 'sovrintendente, sorvegliante', si specializzato nellinguaggio ecclesiastico nell'accezione di alto prelato responsabile di una diocesi. Nelpassaggio da episcopu(m) a vescovo ['veskovo] l'aferesi di [e] protonico deve essereposteriore alla lenizione dell'occlusiva sorda in fricativa sonora, che si verifica anche

    nell'ultima sillaba e che determinata dal contesto intervocalico29

    ; nella forma [i] tonico e[o] postonico hanno il regolare esito [e] e [o]. Su vescovo sono modellati vescovato o, conlenizione dell'occlusiva alveolodentale sorda, vescovado, usato per lo pi nell'accezione di

    27 Cfr. Tagliavini 19634p.209.28 I due fiumi di nome Dora,Duria maiorla Baltea eDuria minorla Riparia, deducono il qualificante dagliaffluenti: l'una dall'affluente Buthier da cui acquisisce nel medioevo la denominazione diDuria Bautia; l'altradall'affluente Ripa.29 Kretschmer 1948 fa rilevare che nel tedesco Bischopf la lenizione dell'occlusiva bilabiale sorda risale algreco tardo ejbivskopo.

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    'sede del vescovo' e l'aggettivo poco consueto vescovile. Su episcopatu(m) poggia la formadotta episcopato [episko'pato], usato per lo pi con i valori di 'ufficio di vescovo' o 'collegiodei vescovi', come su episcopale(m) poggia l'aggettivo episcopale [episko'pale].

    Pi rara la lenizione dell'occlusiva bilabiale sorda in sonora: ad es. da apotheca(m),

    prestito da ajpoqhvkh, deriva bottega in cui si verificano l'aferesi della vocale iniziale; lalenizione in sonora dell'occlusiva bilabiale sorda, anteriore all'aferesi, quando la consonantesi trovava in posizione intervocalica; la geminazione dell'occlusiva alveolodentale sordacon cui i parlanti hanno riprodotto l'aspirazione della forma greca e bizantina resa in latinocon e su cui forse ha influito la connessione con botte, poich al termine ineriva inorigine il significato di 'cantina di vini'; la lenizione dell'occlusiva dorsovelare sorda insonora. Regolare l'evoluzione delle vocali, di [o] protonico in [o] e di [e] tonico in [e].L'uso di apotecario [apote'karjo] nell'accezione di 'farmacista' e di boutique nel senso dinegozio elegante di abbligliamento e accessori sono francesismi moderni30.

    3.2.1.2. La fusione dell'occlusiva bilabiale sonora [b] con la semiconsonante posteriore

    [w] nell'esito di fricativa prima bilabiale [b] e poi labiodentale sonora [v] costituisce unfenomeno molto antico, documentato ad es. in forme della massima frequenza quali avere *paraola(m) con dileguo della fricativa > *parau9la(m) con riduzione

    30 Cfr. Pfister 1987 coll.157-160 e Castellani 1988 p.159s.31 Cfr. Tagliavini 19634p.227s. e Castellani (1984 p.16), che rileva come al successo di parola abbia certocontribuito il fatto che Cristo si esprimeva per parabole. Orioles (1982-1983 p.137s.) constata che, in seguitoalla divulgazione della dicotomia saussuriana di langue e parole, almeno nella terminologia specialistica'parola' pu assumere il valore di 'uso individuale del linguaggio' sul modello francese. Si tratta di un prestitocamuffato, cio dell'attribuzione a un lessema indigeno di un senso che appartiene a un termine stranieroformalmente affine.

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    delle due vocali in iato [ao] al dittongo [au9] > parola con regolare esito del dittongo tonico

    in []32. Di tradizione dotta parabola, fedele alloriginale.

    Ben tre allotropi risultano da fabula(m). La lenizione dell'occlusiva bilabiale sonora infricativa labiodentale sonora e la regolare evoluzione di [u] postonico in [o] producono

    favola; con questa forma, la pi aderente al modello, si connette l'aggettivo favoloso[favo'lozo] che risale a fabulosu(m), in cui sia [u] protonico sia [o] tonico hanno il regolareesito [o], mentre l'occlusiva bilabiale sonora si lenisce in fricativa labiodentale sonora e lafricativa alveolodentale sorda intervocalica si sonorizza. Alla forma sincopata *fabla(m) siriconduce fiaba ['fjaba]: il risultato italiano comporta la metatesi della laterale che si spostadalla seconda alla prima sillaba (*flabam) e a contatto con la fricativa labiodentale sorda sipalatalizza in semiconsonante anteriore; anche con fiaba si connette un aggettivo, fiabesco[fja'besko], privo di antecedente latino. In modo analogo all'esito di parola < parabola sipu ricostruire lesito di fabula per trasmissione diretta: *fabula(m) con lenizionedell'occlusiva bilabiale in fricativa bilabiale > *fau9la(m) con dileguo della fricativa e

    riduzione al dittongo [au9] delle due vocali in iato > fola ['fla] con monottongazione del

    dittongo tonico in []33.

    3.2.2. Occlusive alveolodentali

    In linea di massima le occlusive alveolodentali si conservano, ad es. decretu(m) >decreto con regolare esito [e] di [e] sia protonico sia tonico, nidu(m) > nido con regolareesito [i] di [i] tonico. Tuttavia talvolta si verifica la lenizione dell'occlusiva alveolodentalesorda nella sonora, ad es. in scodella [sko'dElla] < scutella(m), con regolare evoluzione di

    [u] protonico in [o] e di [e] tonico in sillaba chiusa in [E]; la lenizione all'origine di alcuniallotropi. Ad es.

    A gratu(m) risalgono sia l'aggettivo grato, che conserva il duplice valore di 'gradito' e'riconoscente' dell'originale, sia con lenizione il sostantivo grado, in uso in formule quali 'dibuon grado' o 'mio, tuo, suo malgrado'.

    Mentre da litus proviene lido, di origine settentrionale34, in cui [i] tonico ha il regolareesito [i] e l'occlusiva sorda si lenisce, dall'aggettivo litorale(m) proviene litorale, cheriproduce con fedelt vocalismo e consonantismo del modello.

    32

    Castellani (1987 p.11s.) ritiene probabile che parlare, il verbo corrispondente a parola, sia di originefrancese sia perch da *parabolare> *paraolare> *parau9larein italiano si sarebbe ottenuto *parolare e non

    parlare sia perch in quasi tutta l'Italia nellaccezione di 'parlare' si usava favellare. In base alladocumentazione disponibile si pu dedurre che parlare si sia diffuso in toscano tra XIe XIIsecolo.33 Migliorini (19634p.16 e 66) deduce dalla molteplicit di esiti la coesistenza di tradizioni parallele, l'unapi fedele ai modelli latini, l'altra pi propensa ad accogliere le innovazioni settentrionali e perci allasincope. Da fabella(m), diminutivo di fabula, con lenizione dell'occlusiva bilabiale sonora in fricativalabiodentale sonora da una parte deriva favella [fa'vElla] 'facolt di parlare, linguaggio' con regolare

    evoluzione in [E] di [e] tonico in sillaba chiusa, dall'altro si formato fabellare > favellare, verbo in uso

    nell'Italia antica con il valore di 'parlare'.34 DOvidio (1892-1894 p.368) del parere che lido sia un venezianismo.

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    In modo analogo mentre da hospite(m) si ottiene ospite ['spite] con il regolare esito []

    di [o] tonico in sillaba chiusa e [i] di [i] postonico, dall'aggettivo hospitale(m) derivano sialaggettivo ospitale, che riproduce il modello, sia il sostantivo ospedale in cui [o] e [i]protonici si evolvono regolarmente in [o] e in [e] e l'occlusiva sorda si lenisce. Frequenteera in toscano la forma spedale con aferesi della vocale iniziale35.

    A *potere, dedotto dalle forme di posse che iniziano per pot- e in particolare dalparticipiopotens, risalgono i due allotropi podere con laccezione di 'possedimento rurale' edi provenienza settentrionale36e potere, che estende progressivamente il proprio significatoda 'possibilit, facolt, diritto' ad 'autorit, comando'.

    3.2.3. Occlusive dorsovelari

    L'esito delle occlusive dorsovelari condizionato dal contesto: esse in linea di massimaconservano la propria articolazione; ma a contatto con vocali palatali si evolvono nelleaffricate palatoalveolari sorda e sonora [tS] e [dZ], ad es. focu(m) > fuoco ['fwko]37con

    regolare dittongazione di [o] tonico e tegula(m) > tegola con regolare evoluzione di [e]tonico e di [u] postonico rispettivamente in [e] e in [o]; ma acetu(m) > aceto [a'tSeto] con

    regolare esito [e] di [e] tonico, magicu(m) > magico ['madZiko] con regolare esito [i] di [i]

    postonico.

    3.2.3.1. Talvolta si verifica la lenizione in posizione intervocalica dell'occlusivadorsovelare sorda, ad es. in spiga < spica(m) con regolare esito [i] di [i] tonico, annegare confetto [koM'fEtto]

    con il regolare esito [o] e [E] di [o] protonico e di [e] tonico in sillaba chiusa, lallofono

    labiodentale della nasale di fronte alla fricativa labiodentale e l'assimilazione in occlusivaalveolodentale geminata della sequenza di dorsovelare e alveolodentale sorde; nasu(m) >naso ['nazo] con sonorizzazione della fricativa alveolodentale sorda intervocalica; lima(m)> lima con regolare esito [i] di [i] tonico, bonu(m) > buono ['bwno] con regolare

    dittongazione di [o] tonico in sillaba aperta; filu(m)> filo con regolare esito [i] di [i] tonico;carne(m) > carne ['karne].

    Non di rado sequenze di nasali e di vibranti si dissimilano. Ad es.

    uenenum, connesso con Venus con il valore di filtro amoroso preparato con erbemagiche, si diffonde con la connotazione peggiorativa di sostanza tossica e per metonimiadi 'incantesimo'. Al termine risale per tradizione diretta, attraverso l'arcaico veneno, veleno,in cui la semiconsonante posteriore si rafforza in fricativa labiodentale sonora; [e] protonicoed [e] tonico hanno il regolare esito [e]; la sequenza di due nasali si dissimila in successionedi laterale e nasale.

    A numeru(m) risale per tradizione diretta novero ['nvero], in cui [u] tonico ha lesito []

    ricorrente in forme di uso non quotidiano, la sequenza di due nasali, alveodentale ebilabiale, si dissimila in successione di nasale alveolodentale e fricativa labiodentalesonora; [e] postonico ha il regolare esito [e]; per tradizione dotta numero, il cui carattereoriginariamente colto garantito dall'aderenza al modello49. Anche in questo casol'aggettivo numerale < numerale(m), come gli altri derivati, proviene dalla forma nellalingua contemporanea pi usuale ma quanto a origine pi dotta.

    arbor nel latino classico era femminile in quanto all'albero corrispondeva l'immagine diun essere animato produttore di frutti; gi nel latino tardo assume genere maschile peranalogia con i sostantivi con la medesima uscita e con denominazioni di piante in -us (ad

    49 Fusco 1997 rileva che il sintagma latino numerus claususo l'equivalente 'numero chiuso', usato soprattutto

    per indicare la regolamentazione dell'accesso alle facolt universitarie, attestato per la prima volta in italianoin un saggio del 1929 dello slavista Ettore Lo Gatto per designare la limitazione dei diritti civili, in particolaredel diritto all'istruzione, ai danni degli Ebrei nell'Europa orientale. Poich l'espressione documentata nel1908 in Francia, legittimo supporre che si sia diffusa dall'occidente alla Russia zarista; in ogni caso si trattadi un latinismo divenuto comune a tutta l'Europa nel settore del lessico universitario. Anche in italiano ilnesso introdotto nel 1929 in riferimento ai paesi orientali si diffonde a partire dagli anni cinquanta nellalingua comune attraverso i dibattiti sull'accesso all'universit, le cui strutture risultavano insufficienti rispettoalla crescita demografica. Per la forte valenza ideologica connessa con la limitazione delle immatricolazioni,si applicato all'ambito universitario l'eufemismo 'numero programmato', documentato dal 1981; per contro'numero chiuso' si usato per tutte le situazioni che comportano restrizioni nell'accesso a luoghi (ad es. a cittd'arte o musei) o attivit (ad es. alla caccia).

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    es. malus 'melo') passate dal femminile al maschile50. Da arbore(m) attraverso le formearbore e albore dell'italiano antico deriva albero, in cui la sequenza delle due vibranti sidissimila in successione di laterale e vibrante, mentre [o] postonico, in luogo del regolareesito [o], a contatto con la vibrante assume timbro [e], secondo una tendenza gi operantein latino. Il carattere dotto dell'aggettivo arboreo [ar'breo] < arboreu(m), latinismo

    introdotto nel quattrocento51

    , risulta sia dalla mancanza di dissimilazione delle due vibrantisia dall'anomalo esito [] di [o] tonico, che in sillaba aperta dovrebbe dittongare, sia dalla

    conservazione dello statuto vocalico di [e] postonico in iato.

    peregrinus significa come aggettivo in senso proprio 'straniero, esotico' e in sensometaforico 'estraneo, incompetente, inesperto', come sostantivo 'straniero, forestiero'.All'accusativo peregrinu(m) risale per tradizione diretta pellegrino con il valore di'viandante, viaggiatore', riferito in particolare a quanti erano in viaggio verso luoghi diculto52; di tradizione dotta peregrino, in uso con il senso di 'inconsueto, stravagante,bizzarro'53. In entrambe le forme sia [e] iniziale e protonico sia [i] tonico hanno il regolareesito [e] e [i] rispettivamente; mentre l'allotropo dotto conserva il consonantismo del

    prototipo, in quello di tradizione diretta si verifica la dissimilazione della sequenza delledue vibranti e la laterale dopo l'accento secondario si gemina.

    3.2.5. Semiconsonanti

    Le semiconsonanti [j] e [w] in linea di massima hanno esito rispettivamente di affricatapalatoalveolare sonora [dZ] geminata in quanto in posizione intervocalica latino sotto

    il profilo fonetico equivale al nesso di semivocale e di semiconsonante anteriore [i9j] e di

    fricativa labiodentale sonora [v], ad es. maiore(m) > maggiore [mad'dZore] in cui [o] tonico

    ha il regolare esito [o], leue(m) > lieve ['ljEve] con regolare esito dittongato di [e] tonico in

    sillaba aperta.

    La semiconsonante anteriore presenta un risultato anomalo in forme quali maiale[ma'jale] < maiale(m), forse connesso con Maia cui era sacrificato e di probabileprovenienza letteraria54, e troia ['trja] < troia(m). Anche per indicare la femmina del maialeil termine consueto nel latino classico era sus, con cui alternavano porca, applicato allafemmina in opposizione a porcus, e scrofa, che designava la femmina adatta allariproduzione. In area romanza sus continuato soltanto nelle localit pi isolate dellaSardegna, porca in spagnolo e portoghese, scrofanell'Italia meridionale e in Romania; in

    50 Cfr. Tagliavini 19634p.203.51 Cfr. Migliorini 19634p.298.52 Sulla diffusione e sulla distribuzione dei cognomi Pellegrini e Pellegrino cfr. De Felice 1980 alle pagineindicate nell'indice.53 Gi in Petrarca pellegrino ricorre non soltanto con il valore di 'straniero' o 'viandante' ma anche infunzione di un giudizio etico ed estetico sia negativo sia e pi spesso positivo. Questo valore, che rinvia alfascino dell'esotico e allude alle qualit non comuni del referente rendendo l'aggettivo all'incirca sinonimo di'singolare, raro, inconsueto', caratteristico nella lirica, nell'epica e nella novellistica del quattrocento, mentrediventa relativamente pi raro nella poesia del secolo successivo e si riduce ulteriormente nel seicento,quando ricorre soprattutto nel Marino e nei suoi imitatori; per contro nei secoli XVI e XVII l'aggettivo convalenza elogiativa attestato spesso nelle lettere. In proposito cfr. Weise 1969 pp.457-487.54 Cfr. Merlo 1904 p.203 nota 2. Ad avviso di Rohlfs (1965 p.947) la forma potrebbe essere onomatopeica.

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    Francia si affermato truie < troia, che si diffuso nell'Italia nord occidentale e, attraversoi coloni, nella Calabria meridionale e in Sicilia. L'origine del termine controversa. Disolito lo si fa risalire a una vivanda descritta da Macrobio in Sat. 3,13,13 costituita da unporco imbottito di piccoli animali e denominata scherzosamente porcus Troianus peranalogia con il cavallo di Troia in cui si nascondevano i guerrieri greci. Poich a questa

    ipotesi si oppone il carattere isolato, letterario e scherzoso della testimonianza, che nontrova alcun riscontro nei testi di arte culinaria, altri preferiscono riconoscere nella parolauna forma espressiva mediata dal francese55.

    Anche il risultato della semiconsonante posteriore presenta qualche anomalia. Diboue(m), accusativo di bos bouis, si registrano due esiti: nella forma bove ['bve] conplurale bovi ['bvi], diffusa nell'Italia centrale e conservata altrove soltanto nella lingualetteraria56, la semiconsonante posteriore latina si rafforza in fricativa labiodentale sonora ea contatto con essa [w] esito regolare di [o] in sillaba tonica aperta si dissimila in [].

    Con il letterario bove si connette l'aggettivo bovino, dedotto regolarmente dal tardobouinu(m) e in cui sia [o] protonico sia [i] tonico presentano l'esito regolare [o] e [i],

    mentre la semiconsonante posteriore latina si rafforza in fricativa labiodentale sonora. Inbue ['bue] si verificano sia il dileguo della fricativa intervocalica nello stadio *['bwe],

    ricostruito in base al plurale buoi ['bwi], sia la riduzione del dittongo a [u] davanti a vocalediversa da [i].

    3.3. Gruppi consonantici in posizione iniziale

    3.3.1. Occlusiva o fricativa labiodentale + laterale

    In inizio di parola i gruppi consonantici costituiti dalle occlusive bilabiale sorda edorsovelari sorda e sonora o dalla fricativa labiodentale sorda + laterale [pl kl gl fl] nelleforme trasmesse oralmente di norma hanno subito una palatalizzazione: da una fase, ancoraattestata in alcune variet di spagnolo e di romeno, in cui la laterale alveolodentale [l] erapronunciata in modo simile alla laterale dorsopalatale [] si pervenuti all'evoluzione della

    laterale in semiconsonante anteriore, ad es. plaga(m) > piaga ['pjaga], planu(m) > piano['pjano]57, plenu(m) > pieno ['pjEno] in cui l'esito [E] di [e] tonico modellato sul dittongo

    [jE]58; clamare> chiamare [kja'mare]59, claue(m) > chiave ['kjave] con rafforzamento della

    semiconsonante posteriore in fricativa labiodentale sonora; glande(m) > glanda(m) conpassaggio dalla declinazione consonantica a quella in -a-> ghianda ['gjanda], glarea(m) >ghiaia ['gjaja] con riduzione di [e] in iato alla semiconsonante anteriore che assimila a s lavibrante; flore(m) > fiore ['fjore] con regolare esito [o] di [o] tonico60, flumen > fiume

    ['fjume]. Il medesimo fenomeno coinvolge il gruppo iniziale costituito da occlusivabilabiale sonora + laterale molto raro in latino e per lo pi conservato (cfr. bl andu(m) >

    55 Cfr. Rohlfs 1965 pp.28-30.56 Cfr. Rohlfs 1965 p.941s.57 planare 'volare in discesa' attinto al francese planer.58 Alla forma di tradizione diretta pieno si oppone la forma dotta plenario [ple'narjo] < plenarium.59 Di tradizione dotta il corradicale clamore [kla'more] < clamore(m), con regolare esito [o] di [o] tonico.60 Di tradizione dotta flora ['flra] dal nome della dea Florae modellato sul francese l'aggettivo floreale:

    cfr. Migliorini 19634p.662.

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    blando) nelle parole di provenienza non latina, ad es. germanico blank > bianco ['bjaNko]in cui davanti a occlusiva dorsovelare la nasale si realizza come velare, forse germanico*blund > biondo ['bjondo]. Alla palatalizzazione si sono sottratte le forme pervenute perrecupero colto.

    3.3.1.1. A platea(m), attraverso il bisillabico *platja(m) prodotto dall'evoluzione di [e] iniato nella semiconsonante anteriore, risale piazza ['pjattsa] in cui nel gruppo consonanticoiniziale la laterale si palatalizza in semiconsonante anteriore, che forma un dittongo con lavocale tonica, e il gruppo interno costituito dall'occlusiva alveolodentale sorda + lasemiconsonante anteriore presenta l'esito di affricata alveolodentale sorda intensacaratteristico del toscano61. Alla variante platea(m) risale platea [pla'tEa], che indica il

    settore della sala teatrale o cinematografica riservato al pubblico e per metonimia glispettatori. La forma dimostra la propria origine dotta sia nella conservazione del gruppoconsonantico iniziale sia nell'esito [E] di [e] tonico. Con l'allotropo dotto si connette

    l'aggettivo plateale 'molto evidente, ostentato', privo di antecedente latino.

    A plebe(m), accusativo diplebsoplebes, in origine designazione della componente dellacittadinanza considerata subalterna ai patrizi, quindi denominazione spregiativa del popoloe usato nel latino ecclesiastico per indicare una comunit di fedeli in opposizione ai clerici,risale per tradizione diretta pieve ['pjEve]: nel gruppo consonantico iniziale la laterale si

    palatalizza in semiconsonante anteriore che forma un dittongo con la vocale tonica; [e]tonico ha l'anomalo esito [E] su cui forse ha agito l'analogia con il dittongo [jE] risultato di

    [e] tonico in sillaba aperta; l'occlusiva bilabiale sonora intervocalica si evolve di normanella fricativa labiodentale sonora62. Di tradizione dotta plebe ['plEbe], il cui caratterecolto provato da un lato dalla conservazione sia del gruppo consonantico iniziale sia dellabilabiale sonora intervocalica, dall'altro dall'anomalo esito [E] di [e] tonico. Con l'esito

    dotto si connette l'aggettivo plebeo [ple'bEo] < plebeiu(m) in cui il gruppo consonanticoiniziale e la bilabiale sonora si conservano mentre si dilegua intervocalico equivalentealla sequenza di semivocale + semiconsonante anteriore [i9j]63; [e] in posizione protonica ha

    il regolare esito [e] mentre in posizione tonica ha l'esito [E] frequente nelle parole ditradizione colta.

    Divergenza nell'esito tra sostantivo di tradizione diretta e aggettivo di trasmissione dottasi registra anche nel caso di plumbu(m) e plumbeu(m). In piombo ['pjombo] la laterale si

    palatalizza in semiconsonante anteriore e [u] tonico ha il regolare risultato [o]; in plumbeoil prototipo riprodotto fedelmente.

    61 Zolli (1974 pp.126-128) raccoglie documenti dalla met del XVIall'inizio del XIXsecolo in cui piazza usato con il valore di 'posto di lavoro, incarico, servizio' riferito soprattutto a militari.62 Aebischer 1964 ripercorre lo sviluppo semantico del termine. L'evoluzione di plebes da 'comunit deifedeli' che dipende da un vescovo a 'territorio' sede della comunit e quindi a 'edificio di culto, parrocchia' sidiffonde dalla Toscana, dove gi dalla fine del VIIsecoloplebes ricorre con il valore di territorio ecclesiasticoe dall'inizio del IXcon il valore di parrocchia. I dati documentali trovano riscontro nella toponomastica, in cuiPieve + qualificante attestato nell'Italia settentrionale e centrale fino all'Umbria.63 Peraltro plebeio, presumibilmente [ple'bEjo], attestato nell'italiano antico: cfr. Miglior ini 19634p.235.

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    Antecedente di piovere ['pjvere] non il classico pluere(da cui proverrebbe *['pjoere]),

    ma il parlato plouereattestato gi in Petronio (plouebat44,18), in cui tra la semiconsonanteanteriore, esito della laterale postconsonantica, e la fricativa labiodentale sonora, esito dellasemiconsonante velare, [o] si evolve non in dittongo ma per dissimilazione in []. Del pari

    come antecedente di pioggia ['pjddZa] si ricostruisce una forma parlata *ploi9ja(m) che

    subentrata a pluuia(m) [sc. aqua(m)] sostituendo il classico imber: la forma rende contonon soltanto della semiconsonante anteriore, esito della laterale a contatto con l'occlusivabilabiale sorda, ma anche di [] quale risultato regolare di [o] tonico in sillaba chiusa e

    dell'affricata palatoalveolare sonora intensa quale risultato regolare di intervocalico dellatino, equivalente alla sequenza di semivocale e semiconsonante [i9j]64. Derivato dapluuia

    pluuiale, che designava un matello con cappuccio per ripararsi dalla pioggia ed ha assuntointorno all'VIII secolo il valore di paramento usato in alcune cerimonie solenni, definitotuttora piviale [pi'vjale]. Si pu ricostruire quale antecedente *pjoujale con riduzione deldittongo protonico a [i], come avviene in alcuni contesti, ad es. in Firenze < Florentiae,rafforzamento della semiconsonante velare in fricativa labiodentale sonora ed evoluzione in

    semiconsonante anteriore di [i] in iato

    65

    .3.3.1.2. A cludere, variante di clauderedocumentata dalla met del Isecolo d.C. e dedotta

    da composti quali concludere o includere o praecludere66, risale per tradizione direttachiudere ['kjudere], in cui nel gruppo consonantico iniziale la laterale si palatalizza insemiconsonante anteriore; essa forma un dittongo con [u] tonico, che si evolveregolarmente in [u], come [e] postonico ha il regolare esito [e]. Al corradicale clau9stru(m),

    che designa quanto chiuso o serve a chiudere, per tradizione diretta risale chiostro['kjstro] con il valore di 'convento' e di 'portico' di un monastero o di una chiesa e al

    plurale clau9stra risale il desueto chiostra ['kjstra] con il valore di 'chiusura, recinto'. Inentrambe le forme in combinazione con l'occlusiva dorsovelare sorda la laterale si

    palatalizza e la semiconsonante anteriore forma un dittongo con [], esito regolare deldittongo [au9] tonico. Invece dall'aggettivo clau9strale(m) dedotto nel latino tardo da

    claustrumsi forma per tradizione dotta claustrale [klau9s'trale] che denota quanto si connetteo appartiene al chiostro e in cui si conservano immutati tanto il gruppo consonanticoiniziale quanto il dittongo protonico. E ancora al sostantivo tardo clau9sura(m) risale per

    tradizione diretta chiusura [kju'zura]: nel gruppo consonantico iniziale la laterale sipalatalizza, la semiconsonante anteriore forma un dittongo con [u], esito relativamentefrequente di [au9] protonico, la fricativa alveolodentale sorda in posizione intervocalica si

    sonorizza, [u] tonico ha il regolare esito [u]. Di tradizione dotta clausura [klau9'zura]: il

    termine, in cui l'unico mutamento rispetto al prototipo costituito dalla lenizione della

    fricativa alveolodentale sorda intervocalica, dall'accezione di 'chiusura' ha assunto quella di'regola che vieta di uscire dal chiostro' a religiosi di determinati ordini67.

    64 Cfr. Cortelazzo 1969 pp.64-66.65 Cfr. Tagliavini 1963 p.393s.66 Cfr. Bonfante 1991.67 Sull'evoluzione nell'italiano arcaico del valore di clausurae chiusura da 'recinto' a 'terreno recintato', perlo pi un prato o un frutteto o una vigna, cfr. Ageno 1957.

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    Da clauu(m) risulta chiodo ['kjdo] attraverso una serie di modificazioni: la sequenza

    vocale + semiconsonante velare si evolve nel dittongo [au9] con regolare esito [] in sillabatonica; tra prima e seconda sillaba si verifica l'epentesi di una fricativa labiodentale sonoraattestata nell'arcaico chiovo; infine per influenza di chiudere la consonante epentetica sostituita dall'occlusiva alveolodentale sonora.

    Mentre nel latino classico di *clinare non sono attestati che composti quali declinareinclinare reclinare, nel latino tardo da essi si dedotta la forma senza preverbo. Ne risultachinare [ki'nare] in cui a contatto con [i], esito regolare di [i] protonico, la semiconsonanteanteriore, risultato della laterale postconsonantica, dilegua.

    3.3.1.3. All'accusativoglacia(m), tema in -a-che ha sostituito la forma classica con temain -e-glacies, risale per tradizione diretta attraverso *glacja(m) ghiaccia ['gjattSa], attestato

    contemporaneamente alla forma maschile ghiaccio ['gjattSo], la sola in uso. Nel gruppoconsonantico iniziale la laterale si palatalizza in semiconsonante anteriore, che forma undittongo con la vocale tonica; il gruppo costituito da occlusiva dorsovelare sorda +

    semiconsonante anteriore si evolve in affricata palatoalveolare sorda intensa. Per tradizionedotta all'aggettivo glaciale(m) risale attraverso *glacjale(m) glaciale [gla'tSale], in cui ilgruppo consonantico iniziale si conserva, mentre il gruppo interno costituito da occlusivadorsovelare sorda + semiconsonante anteriore si evolve in affricata palatoalveolare sordama non intensa.

    Da gliru(m), forma tarda parallela a glis gliris, si ottiene ghiro ['giro] in cui, a contattocon [i], esito regolare di [i] tonico, la semiconsonante anteriore, risultato della lateralepostconsonantica, dilegua.

    3.3.1.4. Dall'aggettivo flebile(m), che derivato da flere 'piangere' con il suffisso -bilismolto produttivo significa 'degno di compassione, commovente' e quindi 'lamentoso, triste',sono dedotti due allotropi con il valore di 'debole, fioco' riferito per lo pi a suoni e rumori.Che flebile ['flEbile] costituisca un recupero colto provato dall'aderenza al modello: il

    gruppo consonantico iniziale si conserva; [e] tonico, che di norma si evolve in [e], ha esito[E]; [i] postonico ha il regolare esito [i]. Nella variante fievole ['fjEvole] il gruppo

    consonantico iniziale subisce l'evoluzione consueta nelle forme trasmesse oralmente: lalaterale si palatalizza nella semiconsonante anteriore, che forma un dittongo con la vocaletonica; per la frequenza del dittongo [jE], risultato di [e] in sillaba tonica aperta, [e] tonico

    ha esito [E]; l'occlusiva bilabiale sonora intervocalica si lenisce in fricativa labiodentale

    sonora; a [i] postonico subentra [o] in quanto frequente la velarizzazione della vocale a

    contatto con la fricativa labiodentale sonora.

    fluctu(m) riprodotto sia nella forma sia nel significato da flutto, in cui peraltro siverifica l'assimilazione in alveolodentale geminata della sequenza di occlusiva dorsovelare+ occlusiva alveolodentale sorde. Nell'esito di tradizione diretta fiotto ['fjtto], che denotal'uscita improvvisa e abbondante di un liquido, la laterale si palatalizza in semiconsonanteanteriore, [u] tonico per la frequenza del dittongo [j] ha esito [] in luogo di [o] regolare, il

    gruppo consonantico si assimila.

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    3.3.2. Occlusiva o fricativa labiodentale + vibrante

    In posizione iniziale i gruppi consonantici costituiti dalle occlusive bilabiali,alveolodentali, dorsovelari sorde e sonore o dalla fricativa labiodentale sorda + vibrante [pr

    br tr dr kr gr fr] di norma si conservano, ad es. prae9miu(m) > *prae9mju(m) > premio['prEmjo] con esito [E] in luogo di [jE] del dittongo [ae], gi nel latino tardo identificato con

    [e], per dissimilazione ed evoluzione nella semiconsonante anteriore di [i] in iato68;brac(c)hiu(m) > *brac(c)hju(m) > braccio ['brattSo], con evoluzione dell'occlusivadorsovelare sorda scempia o geminata in affricata palatoalveolare sorda geminata a contattocon la semiconsonante anteriore, risultato di [i] in iato; breue(m) > breve ['brEve] con

    riduzione del dittongo, esito consueto di [e] in sillaba tonica aperta e attestato nell'italianoantico brieve ['brjEve], e regolare evoluzione della semiconsonante posteriore in fricativa

    labiodentale sonora; tremore(m) > tremore con regolare evoluzione di [e] protonico e di [o]tonico in [e] e [o] rispettivamente; draco> drago con lenizione dell'occlusiva dorsovelaresorda intervocalica; cruce(m) > croce ['krotSe] con regolare esito [o] di [u] tonico edevoluzione dell'occlusiva dorsovelare sorda in affricata palatoalveolare sorda davanti avocale palatale; gracile(m) > gracile ['gratSile] con regolare esito [i] di [i] postonico edevoluzione dell'occlusiva dorsovelare sorda in affricata palatoalveolare sorda davanti avocale palatale; fragmentu(m) > frammento con assimilazione in nasale geminata delgruppo formato da occlusiva dorsovelare sonora + nasale bilabiale ed esito [e] di [e] tonico,pressoch costante nella sequenza [ment]. Talvolta le occlusive sorde bilabiale edorsovelare subiscono la lenizione. Ad es.

    A pruina(m) che vale 'brina' e per metonimia 'neve, inverno' risale, accanto all'arcaico eletterario pruina [pru'ina], brina rimasto nell'uso e in cui, mentre sul gruppo consonantico

    pu aver influito bruma, la nebbia caratteristica dell'autunno-inverno69

    , nell'evoluzionedelle due vocali in iato si verifica la riduzione di [ui] in [i].

    La vocale turbata tonica [] di crypta, prestito da krupthv, con cui si designavanocorridoi o cantine o sotterranei, di norma nei grecismi pi antichi era riprodotta in latinocon [u], in quelli pi recenti con [i]. A crupta(m) risale per tradizione diretta grotta la cuivocale tonica pu essere tanto [o] regolare quanto [] anomalo70; nella forma, attestataanticamente nell'accezione di 'cavit naturale' e di 'dirupo'71e poi di 'caverna', si verificanola lenizione dell'occlusiva dorsovelare sorda72e l'assimilazione in occlusiva alveolodentalegeminata del gruppo costituito dalle occlusive sorde bilabiale e alveolodentale. Su cripta(m)

    68 Con il valore di somma corrisposta all'assicuratore perch si assuma i rischi degli assicurati, premiocostituisce un anglicismo: cfr. Migliorini 19634p.664.69 Il valore di 'nebbia, foschia' inerente a bruma costituisce un francesismo: cfr. Migliorini 19634p.662.70 Su ['grotta], in cui la vocale tonica ha l'esito etimologico e che prevale nel Lazio e nella Campania, mentrein Toscana e sul versante adriatico prevale ['grtta], cfr. Migliorini 1945 p.130s.71 Rohlfs (1965 p.945) osserva che nell'italiano contemporaneo sull'accezione di 'rupe scoscesa', comune altoscano e ad alcuni dialetti istriani, pu aver influito croda, struttura rocciosa dolomitica con pareti lisce espigoli vivi.72 Ernout (1954 p.25) fa rilevare come negli esiti romanzi la lenizione sia particolarmente frequente neiprestiti dal greco di origine forse mediterranea.

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    poggia cripta ['kripta], attestato nell'italiano antico nel senso di 'grotta' e soltanto dallaseconda met dell'ottocento con il valore tuttora in uso di 'sotterraneo di una chiesa'. Dellaforma, che riproduce senza varianti il modello, corradicale l'aggettivo criptico ['kriptiko]'oscuro, indecifrabile' dal tardo cripticu(m), anch'esso aderente al prototipo.

    3.3.3

    . Fricativa alveolodentale + occlusiva sorda

    I gruppi costituiti da fricativa alveolodentale + occlusiva bilabiale o alveolodentale [spst] di norma si conservano, ad es. spectaculu(m) > spettacolo [spet'takolo] con regolareesito [e] di [e] protonico e [o] di [u] postonico e assimilazione in occlusiva alveolodentalegeminata del nesso formato dalle occlusive dorsovelare + alveolodentale sorde; stirpe(m) >per tradizione diretta sterpo ['stErpo], in cui [i] tonico ha lanomalo esito [E], e pertradizione dotta stirpe, aderente ad modello. Tre risultati presenta stilus, che designa unoggetto sottile e acuminato quale un 'piolo' e nel linguaggio agricolo lo 'stelo' di una piantaerbacea; in particolare si applica allo strumento scrittorio di metallo o d'osso provvisto diun'estremit appuntita per incidere la cera delle tavolette e di un'estremit larga e piatta per

    cancellare lisciando la cera; infine per metonimia indica l'esercizio del comporre e il mododi esprimersi, lo 'stile'. Queste accezioni si ripartiscono negli esiti di stilu(m), cui risalgonoper tradizione diretta stelo ['stElo] con i valori concreti d