appunti fotografici in afghanistan

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“APPUNTI FOTOGRAFICI” IN AFGHANISTAN fino al 20 marzo 2013 entrata libera VIGASIO STORE in esposizione la mostra di Leonardo Cibaldi

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di Leonardo Cibaldi in esposizione fino al 20 marzo 2013

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Page 1: appunti fotografici in afghanistan

“APPUNTI FOTOGRAFICI”IN AFGHANISTAN

�no al 20 marzo 2013

entrata liberaVIGASIO STORE

in esposizione la mostra

di Leonardo Cibaldi

Page 2: appunti fotografici in afghanistan

Storia&Storie

Con Robertaun’avventurae un amoredurati una vita

Non vorrei apparis-se piaggeria, ma iol’Afghanistaninfo-tografia così non

l’homai visto. Una foto,comequasi tutte le cose dell’uomo,è fatta di tecnica ma io credosoprattutto di passione, di at-tenzione al meglio, di amorequasi per quel che stai veden-do. Qualsiasi cosa entri neltuo obiettivo.L’Afghanistan,la terradeimil-le Soli e un tempo delle enor-midistesedialbicocchi, stavi-vendo la vita che sappiamo.Ma ho l’impressione che nesapremo di più se Leonardo(Leo per tutti) Cibaldi si deci-derà a fare un libro, a mettereinmostra lecentinaia, miglia-ia di foto che in quarant’annidi lavoro ha scattato in giroper il mondo.Leo non fa il fotografo. Si è di-plomato geometra e poi - dalmaggio del 1970 - lavora suicantieri di mezzo mondo, so-prattutto in Africa - il grandeamore - e adesso, come dettoinAfghanistan.Leoèuntecni-co, non tanto un progettista,piuttosto uno che tiene in or-dine i conti del cantiere, chelo controlla. Direttore dei la-vori, questa la qualifica chemeglio lo riassume.In Afghanistan c’è dall’apriledel 2011. È lui il responsabiledel cantiere che sta realizzan-dounanuovastradada82 chi-lometri che da Maidan-Sharporterà a Bamyan, in un’areache sta a circa 200 km a nord-ovest da Kabul, la capitale.Un lavoro da 55 milioni di eu-ro. Soldi della cooperazioneitaliana, bando internaziona-le vinto da una società irania-na, ma il controllo e la proget-tazione sono della Lotti spa diRoma, società di engineeringche progetta per l’appunto edèresponsabiledeilavori. InAf-ghanistan è il nostro Leo l’uo-modellaLotti.Toccaaluicon-trollareglistatidiavanzamen-to, i lavorideicantieri, ilperso-nale, la sicurezza contando

su una ventina di ingegneri,tecnici, amministrativi. Nes-suno - tranne il Leo - italiano.«Il progetto - dice Leo Cibaldi- mi pare decisamente utile.Lavoriamo fra i 2500 e i 3500metri. E si tratta di collegaredue città, oggi emarginate».Oggi questa è una zona checampadi patate, l’allevamen-to di capre e qualche asino.Ma questa è - sarebbe - unadelle zone turisticamente piùappetite del Paese. È l’areadei monasteri buddisti scava-ti nella montagna, dei grandiBuddabombardatidaitaleba-ni e perduti per sempre.Progetto utile ma complica-to, si diceva della strada. L’al-tezza e il freddo impongonolostopai lavoridafine novem-

bre a marzo. E poi c’è il resto.Problemadei problemi è lasi-curezza. «Chipensa solo ai ta-lebani - dice - sbaglia. Ci sonoi talebani che ostacolano ilprocesso in atto nel Paese digraduale modernizzazione, epoi ci sono disertori, banditicomuni, gente disperata. Èun Paese con una centenariastoria complicata, di odi chesi sono sedimentati e cheogni tanto riaffiorano. Abbia-mouna cinquantinadi nostreguardie, ex soldati tagiki: èunadellespesepiù importan-ti». Qualche tempo fa - rac-conta- «ilmio autistahaevita-to per un niente una minapiatta a bordo strada. Forsec’era da anni. Forse».

Gianni Bonfadini

■ Leo Cibaldi mentre osserva lostato d’avanzamento del cantiere.Accanto a lui una delle guardie dellasicurezza. Sono una cinquantina gliaddetti alla sicurezza, per la granparte ex soldati del Tagikistan.La strada (82 km) collegherà Mai-dan-SharaBamyan, cittàquest’ulti-ma sede dei monasteri buddisti de-vastati dai talebani che hanno di-strutto i tre grandi Budda che «sor-vegliavano» la città.

■ La sequenza di queste foto nontragga in inganno. Sono immaginiche danno la misura delle difficoltàin cui il cantiere opera. Ma Leo Ci-baldi ha scattato centinaia di foto-grafie sull’altro Afghanista, quellodella vita di ogni giorno. Le donnecoperte da burka, macchie di coloresu sfondi grigi. «Ma ho trovato an-che una donna che, pur coperta dalburka,mi hasorriso esalutatoquan-do l’ho fotografata».

Ecco Leo Cibaldi nella sua casa di Bovezzo con i ricordi d’Africa

Sembra una vita. E lo è.Era il 1970, suppergiù,e venne approvata lalegge-Pedinicheistitu-

iva il servizio civile al postodelmilitare. «Non avevo nullacontro i militari. Ma mi piace-va l’idea di andare a fare e ve-dere cose lontane». Concre-tezza montanara (è origina-rio di Bovegno) e visionarietàfamiliare (è nipote di Aldo Ci-baldi e Gabriel Gatti).Comincia la vita e l’avventu-ra. Leo Cibaldi ha 66 anni. Fa-te due conti. Va in Africa, inCongo, con la Roberta, la mo-glie venuta a mancare qual-chetempofa, l’amica el’amo-re fedele al cuore e al senso diuna vita. Ne nascerà Annalisa(che a Leo ha sin qui dato duenipotini), anche lei una vitasue giù dall’Africa.Congo,Ni-geria,Marocco,Camerun, Ni-ger, Senegal, Mauritania. Epoi il Centrafrica. Ciad, Ken-ya e Libia, elenca con nostal-giaLeoCibaldi.Equindiunin-termezzo in Arabia Saudita epoi, dal 2007 al 2010, in Alba-nia, sull’autostrada Tirana-Durazzo e infine, come detto,dall’apriledel2011inAfghani-stan.Sempresugrandicantie-ri: strade, dighe, infrastruttu-re.Eintuttiquestianni,Leoe Ro-berta coltivano la passioneper la fotografia e raccolgonotestimonianze. La loro casa èun piccolo, raffinato museo,sintesi perfetta di quel che sichiama «mal d’Africa». C’è?Leo dice di sì. E lo spiega così:«È il senso di libertà totale cheti conquista la testa dopo unagiornata di lavoro, giornatamagari anche pesante, ma asera tutto va via, testa total-mente sgombra, ti senti rina-scere libero ogni giorno».Adesso, Leo, comincia a fare icontianche conl’età (emaga-ri con gli affetti dei nipoti). DaKabul torna su ogni 90-100giorni. «Troppi. In Afghani-stan penso di fermarmi anco-ra per quest’anno. Poivedrò»,dice quasi convinto. «È tem-po che anch’io diventi nonnoa tempo pieno». E di questacosa sembra più convinto...

■ «Il più bel ricordo che mi porte-rò dall’Afghanistan? Non so, forse ilsorriso imbarazzato e silenziosocon cui mi hanno accolto i bambinidi Bamyan. Sono ragazzi più schivi,più riservati dei loro coetanei di Ka-bul.Nellacapitale ibambinisonodi-sinvolti nel chiedere dollari all’occi-dentale. Qui sono più orgogliosi,hanno un sorriso bellissimo manonchiedononulla. Una lezionean-che per noi».

ARTE & GUERRA

La strada di Leo nel Paesedai mille splendidi SoliLeonardo Cibaldi, dopo quarant’anni di Africa,adesso è in Afghanistan, a costruire e fotografare

UN ESERCITO DI 50 TAGIKIA PRESIDIO DEI CANTIERI

LA GUERRA È OSSESSIVAMA C’È ANCHE IL SORRISO

GLI ORGOGLI SILENZIOSIDEI RAGAZZI DI BAMYAN

GIORNALE DIBRESCIA GIOVEDÌ 10 GENNAIO 2013 19LA PROVINCIA