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Appunti di Filosofia del linguaggio

A.A. 2018-2019

Prof. Stefano Gensini

Basi semiotiche 1 e 2

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Basi semiotiche (1): l’arbitrarietà materiale

Utente ↦Codice

A quali condizioni un corpo può utilizzare un qualche codice?

Ruolo della percezione

- Un segnale di allarme

- Il linguaggio dei gesti

- Una segnaletica stradale

- Il Braille

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- Il concetto di arbitrarietà materiale spiega le

caratteristiche del codice in funzione delle

caratteristiche percettive degli utenti -

-

-

-

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Sono importanti sia il sostantivo, sia l’aggettivo:

Arbitrarietà perché abbiamo a che fare con una

‘scelta’ – come vedremo, una scelta non

individuale né sociale, ma addirittura “di specie”:

una scelta avvenuta su scala evolutiva;

Materiale perché questa scelta è condizionata da

vincoli di tipo, appunto, materiale, ovvero bio-

fisici, che si riassumono nel corpo dei soggetti

interessati all’esercizio del codice.

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Fissiamo in linea generale il seguente principio: vi è un nesso

necessario fra le grandezze appresso indicate:

U(tente) - > CORPO ‘’ -> L(inguaggio) -> Mondo*

DEFINIZIONI

Per Utente intendiamo un qualsiasi soggetto, che utilizza un

linguaggio o codice: un soggetto umano, animale non

umano, o artificiale;

per Corpo intendiamo il sistema percettivo, biofisico ed

eventualmente psichico che utilizza il linguaggio

per Codice intendiamo un qualsiasi Linguaggio , naturale,

storico-naturale o artificiale

per Mondo intendiamo l’universo di conoscenze (universo

noetico <- gr. Nous) sul quale un certo linguaggio verte, in

relazione all’Utente e all’apparato Corpo che questo

possiede.

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Non ogni Utente/Corpo può utilizzare qualsiasi

linguaggio. L’uso di un certo linguaggio è

condizionato

1.dall’apparato bio-percettivo del soggetto;

2.dalle sue esigenze cognitive, relazionate

all’evoluzione

Un esempio classico: perché la zecca …. si “azzecca”?

La zecca staziona sull’albero in attesa che si presenti nelle vicinanze un corpo recante acido

butirrico; a questo punto si lascia cadere sul corpo e ne succhia il prezioso nutrimento. Può

resistere anni senza nutrirsi. Il suo “mondo” consiste nel ciclo: assorbimento dell’acido,

deposizione delle uova, morte.

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ESEMPI PER ILLUSTRARE L’ARBITRARIETà MATERIALE

2. esempio: I pipistrelli sfruttano l’ecolocazione per muoversi al buio nelle caverne senza incidenti,

ma anche per indiduare e catturare la preda.

Gli umani non potrebbero ovviamente utilizzare questo codice,

perché il loro sistema bio-fisico è incapace di emettere e

decodificare gli impulsi ad alta frequenza necessari al suo

funzionamento.

L’esempio mostra come il fatto che gli umani si siano evoluti in

maniera straordinaria rispetto ai pipistrelli non li abilita comunque

all’esercizio di codici per i quali non hanno il necessario back-

ground corporeo.

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3. esempio: I roditori, come i topi (e come molti altri animali)

percepiscono suoni ad altissima frequenza (ultrasuoni), e ne sono

– in certe condizioni – disturbati. Pertanto dispositivi a ultrasuoni

possono essere utilizzati per allontanare animali indesiderati in

certi spazi (abitazioni, cantine ecc.).

Scheda (da http://www.scaccianimali.it/ultras_funzionano.ht)

Sin dall’inizio della sua esistenza l’uomo ha usato il suono per allontanare altri esseri viventi,

proteggere se stesso o il suo ambiente. Il suono si misura in Hertz. La maggior parte degli esseri

umani percepiscono suoni fino a 15 000 Hertz ( gamma sonica ), gli ultrasuoni sono suoni oltre i 25

000 Hertz mentre i transonici sono suoni tra i sonici e gli ultra-suoni nella gamma tra i 15 000 e 25

000 Hertz. Gli ultrasuoni sono suoni al limite dell’udibile ma insetti, roditori, pipistrelli, procioni,

cani e gatti ed alcuni altri mammiferi sentono e comunicano a queste frequenze molto elevate.

ANIMALI, RODITORI E GLI INSETTI ODONO O PERCEPISCONO GLI ULTRASUONI

roditori e insetti hanno un sistema uditivo ben sviluppato più sensibile di quello umano; grilli,

cavallette e cicale hanno timpani in grado di udire suoni ad alta frequenza. Le falene hanno orecchie

sul torace che captano le alte frequenze. Cani, coyotes e volpi sono conosciuti per il loro eccellente

apparato uditivo come tutti i membri dei felini.

EFFETTI DEGLI ULTRASUONI SUI RODITORI

Non appena i roditori vengono colpiti dagli ultrasuoni entrano in uno stato di forte stress che può

scomparire solo allontanandosi dalla causa, ovvero uscendo dall' ambiente protetto. In caso

contrario gli ultrasuoni colpiscono il sistema neurovegetativo dell’animale, con effetti di

stordimento, nausea, perdita di appetito, diminuzione della prolificità, in casi estremi shock. Molti

insetti come vespe, ragni, maggiolini ed api percepiscono le vibrazioni degli ultrasuoni mentre pulci

e zecche che non sono fornite di apparato uditivo, subiscono una specie di pressione che causa loro

effetto ipnotico ed immobilità.

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4. Esempio: Ben noto è il fatto che i cani

comunicano tramite l’olfatto. Meno note sono le

condizioni a cui ciò è possibile. Ma si valuti il

seguente dato ‘oggettivo’:

Superficie dell'epitelio olfattivo:

- nell'uomo 2,5 cm²

- nel cane 150 cm²

Numero recettori olfattivi:

- nell'uomo 5.000.000 (milioni)

- nel cane bassotto 125.000.000

- nel fox terrier 147. [...]

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Ripensiamo alla luce di queste considerazioni alla ‘scelta’ compiuta dagli

esseri umani con l’adozione del linguaggio verbale come codice

prevalente. Ricordiamo che la linea ‘ominide’ si separa, fra sette e cinque

milioni di anni fa, dalla linea evolutiva delle scimmie: non siamo dunque,

“figli” delle scimmie, ma, per così dire, loro cugini.

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Le prime specie ominidi sono gli Australopiteci, mentre la

specie Homo ha inizio circa 2.2 milioni di anni or sono.

Da Merlin Donald (L’evoluzione della mente, 1991) una

sintesi cronologica con i dati (presuntivi) di riferimento:

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LA LINEA EVOLUTIVA DAGLI AUSTRAPOLPITECI ALL’HOMO SAPIENS SAPIENS

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Quando inizia il Linguaggio verbale? Forse tra 200.000 e

100.000 anni fa; forse più tardi (secondo alcuni, 50-40.000

anni fa). Si pensi che la scoperta del fuoco risale a 350.000

anni fa!. Ma già da un tempo lunghissimo l’uomo

disponeva del prerequisito essenziale di un altro tipo di

comunicazione: la gestualità diviene infatti possibile nel

momento in cui la mano viene liberata da compiti di

locomozione, e ciò si verifica già con le cd.

Australopitecine.

Homo Neanderthalensis

Homo Sapiens

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La tesi della primarietà del linguaggio corporeo su quello

verbale, già sostenuta in età illuministica da G.B. Vico

(Scienza nuova, 1744) e Étienne Bonnot de Condillac

(Essai sur l’origine des connoissances humaines, 1746) è

stata ripresa in anni recenti da A. Leroi-Gourhan (Dal gesto

alla parola, 1964) M. Corballis (From Hand to Mouth,

2002).

Giambattista Vico, autore della Scienza Nuova

(1725, 1744)

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Da Étienne Bonnot de Condillac

Saggio sull’origine delle conoscenze umane (1746)

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Il gesto incontra limiti strutturali

- nella comunicazione in assenza di luce

- nella comunicazione in presenza di ostacoli

fisici

Il necessario ricorso al canale visivo rende il gesto

tecnicamente inutilizzabile in circostanze specifiche:

se gli umani fossero dotati della capacità di vedere al

buio (come i felini, i serpenti e altri animali) questo

limite sarebbe superabile; ma il nostro sistema

percettivo ha precisi limiti.

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Vantaggi selettivi della parola

- supera ostacoli fisici e di scarsa luminosità

- è “leggera”, nel senso che lascia libere le mani

per altre funzioni

- si può praticare mentre si compiono altre

operazioni strumentali

- ha un’alta propensione alla simbolicità: la sua

maggiore ‘arbitrarietà’ rispetto al gesto ne

consente un ampliamento inaudito del

significato

Possiamo tuttavia ipotizzare ragionevolmente una

lunghissima fase di compresenza dei due linguaggi,

finché la parola non prese il sopravvento. Gli ultimi

centomila anni della nostra storia evolutiva saranno

stati quelli decisivi, anni in cui si assiste al

raffinamento dell’udito, proprio a quanto sembra sia

dell’homo neanderthalensis, sia dell’homo sapiens.

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La storia della scrittura comincia molto più tardi: solo

4-4.500 anni fa!

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L’instaurarsi della fonicità come canale primario di

comunicazione ha conseguenze evolutive

ristrutturazione dell’apparato respiratorio come apparato

‘anche’ fonatorio:

Differenze anatomiche fra umano e scimpanzé

La laringe alta “inchioda” la lingua nello scimpanzé e le

impedisce quella mobilità necessaria all’articolazione

linguistica.

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schema della laringe

Fig. 4. Laringe e osso ioide: 1 epiglottide. 2 grande corno dell'osso ioide, 3

osso ioide, 4 legamento tiroideo, 5 corno superiore della cartilagine tiroide,

6 membrana tiroidea, 7 cartilagine tiroide, 8 cartilagini aritenoidi, 9 corde

vocali, 10 corno inferiore della cartilagine tiroide, 11 cartilagine cricoide,

12 trachea

L’osso ioide sottostà alla lingua,

esso non si articola ad altre ossa ma

a delle fasce muscolari.

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Ed ecco le corde vocali, prese in posizioni diverse

a, respirazione normale, b, corde vocali nella

posizione del grido, c, trazione delle corde all'indietro

nel registro medio.

L’adattamento dell’apparato respiratorio alla

funzione fonatoria comportò una perdita di

potenza respiratoria, ma anche un formidabile

sviluppo del cervello ai fini del controllo senso-

motorio (manovre articolatorie)

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L’Homunculus rappresenta la proporzione fra le diverse aree del cervello e

le parti del corpo e le relative funzioni che esse governano.

L'homunculus corticale è una rappresentazione grafica delle

aree del cervello preposte alle diverse funzioni

somatosensoriali e dell'area motoria primaria (da cui il

nome di homunculus motorio).

La mappa della corteccia motoria umana è stata sviluppata

nel XX secolo dal neurologo canadese Wilder Penfield (m.

1976)”.

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Notate ad es. lo sviluppo ‘abnorme’ della mano e della lingua rispetto ad

altre parti-funzioni.

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In parallelo con lo sviluppo della vocalità andò lo sviluppo

dell’udito:

Sinergia udito-voce coessenziale alla nascita del linguaggio, anche

dal pdv ontogenetico

a. Nel feto l’udito si sviluppa già nel sesto mese

b. La vista ha una genesi più lunga, raggiunge la sua normale

acuità nel I anno di vita

Limiti/specializzazione della capacità uditiva degli umani:

sfruttiamo per la vocalizzazione solo una parte della banda

disponibile. In altri termini, il suono linguistico dev’essere

compreso entro certi spazi di frequenza e di intensità.

Questi spazi formano il perimetro entro cui il bambino “scava” il

suo percorso di addestramento linguistico

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Basi semiotiche, 2:

Dall’arbitrarietà materiale al concetto di segno

Torniamo adesso al sistema di relazioni da cui siamo partiti:

U(tente) - > CORPO ‘’ -> L(inguaggio) -> Mondo*

Si tratta a questo punto di sviluppare l’ultimo

segmento, quello che ha a che fare col tipo di mondo

sul quale un linguaggio verte.

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La ricchezza di questo mondo dipende verticalmente

dalle tre variabili che lo sovrastano. Enunciamo così il

principio della

Semanticità differenziata

Ogni linguaggio è in relazione a un mondo di Cose

Pensieri

Funzioni ….

Un universo noetico (dal gr. Nous “mente”) è un ambiente chiuso, ‘abitato’ solo dai

Contenuti relativi a un UTENTE e alle esigenze cognitive di costui

Le esigenze cognitive dell’utente si scaricano sul mondo e in certo

senso lo “chiudono”.

Universo noetico

del codice

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Dobbiamo distinguere varie modalità semantiche a seconda dei codici e

dei loro utenti. Ad esempio un codice-spia (ad es. un rivelatore di

movimenti in uno spazio chiuso) divide il mondo in due soli significati

Dove possiamo supporre che A = stato di inerzia e B=stato di allarme;

allora tutti gli accadimenti che determinano un cambiamento dello stato di

inerzia vengono classificati come B (allarme). Tutti questi ‘sensi’ hanno

cioè lo stesso significato.

Ma possiamo facilmente immaginare mondi più complessi

Qui ogni spazio all’interno del cerchio rappresenta un significato. Ad es.,

così potrebbe funzionare la pulsantiera di un dispositivo meccanico o

elettrico, o al limite un sottocomponente del lv, ad es. un sistema di

variazioni cromatiche.

A

B

Si

a h

Y

O

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Così tutte le sottili variazioni (poniamo) del verde saranno interpretate

come forme del significato “verde” anziché – ad es- - “giallo” o “blu”.

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Tutte le variazioni grafiche della lettera “b” rientrano nello spetto

di ciò che gli utenti del sistema alfabetico riconoscono come B (e

non come C, D, F ecc.)

“via libera”

Tutte le variazioni cromatiche che rientrano nello spetto del “rosso”

“STOP”

Tutte le variazioni cromatiche che rientrano nello spetto del “giallo”

“sta per scattare l’obbligo di STOP”

Sono i tre significanti dei significati previsti dal codice

SEMAFORO

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Siamo dunque in grado di dare una prima definizione di

SEGNO (<- gr. semeîon)

Entità bifacciale retta dal principio del reciproco rinvio di

significante e significato

Schema di Ferdinand de Saussure (1916)

Schema che utilizzeremo noi

SIGNIFICANTE

SIGNIFICATO

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Il significante (ad es.) del verde è l’insieme di tutte le

possibili varianti cromatiche del verde

riconoscibili come distinte da quelle del rosso e del

giallo in un codice a tre segni. Oppure …..

Il significante di un segno è dunque la classe di tutte le possibili

varianti (delìe) che possono occorrere nella sua posizione,

distinguendolo dagli altri significanti (e dunque dagli altri segni).

Analogamente

Il significato di un segno è dunque la classe di tutte le possibili

varianti (sensi) che possono occorrere nella sua posizione,

distinguendolo dagli altri significati (e dunque dagli altri segni).

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Definiamo dunque

SIGNIFICATO → UN INSIEME O CLASSE DI ELEMENTI

CONCRETI, IDENTIFICATI IN BASE A CERTI CARATTERI

COMUNI (AD ES. VARIAZIONI CROMATICHE O FONICHE)

SENSO → OGNI REALIZZAZIONE DI UN CERTO

SIGNIFICATO, RICONOSCIBILE COME ELEMENTO

DELL’INSIEME CIRCOSCRITTO DALLE PERTINENZE DI

QUEL SIGNIFICATO.

Ad es. il significato STOP!

È l’insieme di tutte le sue realizzazioni in circostanze diverse:

stop (1) “all’incrocio di via Fea con via Greppi”

stop (2) “all’incrocio di V.le XXI aprile con P.zza Bologna

stop (3) “all’incrocio di Via Frattina col Corso”

stop (n) ecc. ecc.

stop (1), (2)… (n) sono i possibili senso del significato STOP

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Conclusione

un segno mette in relazione due classi

- Quella formata dalle varianti del significante

- Quella formata dalle varianti del significato

Ma perché un significante e un significato possano essere

riconosciuti, debbono distinguersi da ALMENO un altro

significante e un altro significato.

Un codice dev’essere dunque costituito da ALMENO due segni, in

opposizione funzionale fra loro e riconoscibili a tal fine da

elementi distintivi.

Il codice-base ha una forma del genere:

#

Ad es.: acceso/spento – aperto/chiuso – sì/no

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Un meccanismo elementare di questo genere sottosta a tutte le

complicatissime operazioni di riconoscimento/distinzione

effettuate dal nostro cervello istante per istante (e proiettate, ad

esempio, sul funzionamento del linguaggio).

In altri termini, ogni operazione cognitiva consiste in ultima

analisi in numerosissimi processi di classificazione che avvengono

in parallelo e su aspetti diversi dell’esperienza (sensoriale,

emozionale, concettuale…).

Il linguaggio sfrutta questa formidabile capacità cognitiva che gli

preesiste evolutivamente ma che è indispensabile al suo instaurarsi

e funzionare.