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Matematica Open Source – http://www.extrabyte.info Quaderni di Fisica Teorica – 2020 Appunti di Calcolo Tensoriale (Con esercizi svolti a cura dell’ing. Giorgio Bertucelli) Marcello Colozzo

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Appunti di Calcolo Tensoriale(Con esercizi svolti a cura dell’ing. Giorgio Bertucelli)

Marcello Colozzo

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Indice

I Geometria differenziale 2

1 Superficie regolare e sua rappresentazione parametrica 3

1.1 Coordinate curvilinee. Linee coordinate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51.2 Rappresentazione parametrica del cilindro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

2 Funzioni vettoriali di una variabile vettoriale 12

2.1 Immagine di un’applicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 142.2 Funzioni lineari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152.3 Limite di una funzione vettoriale di una variabile vettoriale. Continuita . . . 182.4 Derivata secondo una direzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 202.5 Derivata parziale di una funzione vettoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 242.6 Differenziale di una funzione vettoriale. Matrice jacobiana . . . . . . . . . . 262.7 Differenziabilita di una funzione vettoriale di variabile vettoriale . . . . . . . 30

A Esercizi svolti a cura dell’ing. G. Bertucelli 35

1

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Parte I

Geometria differenziale

2

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Capitolo 1

Superficie regolare e sua

rappresentazione parametrica

Ricordiamo rapidamente dal corso di Analisi Matematia 2 la definizione di superficie rego-lare, dando per scontata la nozione di rappresentazione parametrica di un assegnato luogogeometrico. Nel caso specifico di una superficie scriviamo:

x = x (u, v) , y = y (u, v) , z = z (u, v) (1.1)

essendo

Definizione 1 1. x (u, v), y (u, v), z (u, v) ∈ C1 (D)

2. ρ (J) = 2, dove J e la matrice jacobiana delle funzioni x (u, v) , y (u, v) , z (u, v), mentreρ indica il rango:

J =

(xu yu zuxv yv zv

)

, (1.2)

essendo xu = ∂x∂u, etc.

3. ∀ (u, v) , (u′, v′) ∈ D, con (u, v) 6= (u′, v′), si ha:

(x (u, v) , y (u, v) , z (u, v)) 6= (x (u′, v′) , y (u′, v′) , z (u′, v′))

Si noti che le (1.1) possono essere scritte in forma vettoriale

r = r (u, v) , ∀ (u, v) ∈ D (1.3)

essendo r (u, v) una funzione vettoriale delle variabili scalari u, v . Precisamente e con ovviosignificato dei simboli:

r (u, v) = x (u, v) i+ y (u, v) j+ z (u, v)k (1.4)

Specifichiamo il punto 2 della definizione di rappresentazione regolare. A tale scopodenotiamo con L,M,N i minori estratti dalla matrice jacobiana presi con segni alterni:

L =

∣∣∣∣

yu zuyv zv

∣∣∣∣, M =

∣∣∣∣

zu xu

zv xv

∣∣∣∣, N =

∣∣∣∣

xu yuxv yv

∣∣∣∣,

ondeρ (J) = 2 ⇐⇒ L2 +M2 +N2 > 0

Seguono le definizioni:

3

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CAPITOLO 1. SUPERFICIE REGOLARE E SUA RAPPRESENTAZIONE

PARAMETRICA

Definizione 2 Dicesi interno di S, l’insieme

int (S) ={

(x (u, v) , y (u, v) , z (u, v)) ∈ S | (u, v) ∈ D}

(1.5)

Si noti che l’interno di S non e inteso nel topologico del termine.

Definizione 3 Dicesi interno di S, l’insieme

B (S) = {(x (u, v) , y (u, v) , z (u, v)) ∈ S | (u, v) ∈ ∂D}

Anche qui il bordo di S non e inteso nel topologico del termine.

***

E facile convincersi che a una qualunque curva C tracciata in D, corrisponde univoca-mente una curva Γ tracciata su S. Un caso speciale e quello in cui C e una curva regolare.Sussiste la proposizione:

Proposizione 4 A ogni curva regolare tracciata in D, corrisponde una curva regolare trac-ciata su S.

Dimostrazione. Sia C una curva regolare contenuta nell’interno di D, di rappresentazioneparametrica:

x = x (t) , y = y (t) , t ∈ [a, b] (1.6)

A tale curva corrisponde univocamente la seguente curva tracciata su S, quale luogo deipunti:

Γ = {(x, y, z) ∈ S | x = x (u, v) , y = y (u, v) , z = z (u, v) , (u, v) ∈ C}

Una rappresentazione parametrica di Γ e

x = α (t) , y = β (t) , z = γ (t) , t ∈ [a, b] ,

avendo definito le funzioni composte:

α (t) = x [u (t) , v (t)] , etc.

Cio premesso, dalla

(u (t′) , v (t′)) 6= (u (t′′) , v (t′′)) , ∀t′, t′′ ∈ [a, b] , t′ 6= t′′

segue(α (t′) , β (t′) , γ (t′)) 6= (α (t′′) , β (t′′) , γ (t′′)) , ∀t′, t′′ ∈ [a, b] , t′ 6= t′′

In altri termini, esiste una corrispondenza biunivoca tra i punti di Γ e i punti dell’intervallobase [a, b]. Abbiamo quindi dimostrato una delle condizioni per la regolarita di Γ. Inoltre,per una nota proprieta delle funzioni composte, segue

u (t) , v (t) ∈ C1 ([a, b]) =⇒ α (t) , β (t) , γ (t) ∈ C1 ([a, b])

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CAPITOLO 1. SUPERFICIE REGOLARE E SUA RAPPRESENTAZIONE

PARAMETRICA

Resta da dimosrare che le derivate α′ (t) , β′ (t) , γ′ (t) non si annullano mai simultaneamente.Abbiamo per un noto teorema di derivazione delle funzioni composte:

α′ (t) = xuu′ (t) + xvv

′ (t)

β′ (t) = yuu′ (t) + yvv

′ (t)

γ′ (t) = zuu′ (t) + zvv

′ (t)

Procedendo per assurdo:

xuu′ (t) + xvv

′ (t) = 0yuu

′ (t) + yvv′ (t) = 0

zuu′ (t) + zvv

′ (t) = 0,

che e un sistema lineare omogeneo nelle incognite (u′ (t) , v′ (t)), la cui matrice dei coefficientie

M = JT

Dal momento che il rango di J e 2:

ρ (M) = 2 =⇒ ∃!soluzione banale

Cioe u′ (t) = v′ (t) = 0 che e manifestamente la negazione dell’ipotesi di regolarita di C, dacui l’asserto.

1.1 Coordinate curvilinee. Linee coordinate

Consideriamo la superficie regolare:

S : x = x (u, v) , y = y (u, v) , z = z (u, v) , (u, v) ∈ D (1.7)

i.e. la funzione vettorialer = r (u, v) (1.8)

di classe C1 su D. I parametri u, v istituiscono un sistema di coordinate curvilinee su S. Permostrare cio, fissiamo la nostra attenzione sul piano coordinato (u, v) ove possiamo definirele linee coordinate:

Cu0= {(u, v) ∈ D | u = u0} (1.9)

Cv0 = {(u, v) ∈ D | v = v0} ,

per un’assegnata coppia di parametri (u0, v0) ∈ D, come illustrato in fig. 1.1.I luoghi (1.9) sono segmenti di retta e sono banalmente regolari. Per la proposizione

dimostrata nel numero precedente, la regolarita si conserva nel processo di immagine attra-verso l’applicazione r (u, v). In altri termini, le immagini Γu0

,Γv0 di Cu0, Cv0 sono archi di

curva regolari. Abbiamo

Cu0−→r(u,v)

Γu0= {(x, y, z) ∈ S | r = r (u0, v) , (u0, v) ∈ D} (1.10)

cioeΓu0

: x = x (u0, v) , y = y (u0, v) , z = z (u0, v) (1.11)

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CAPITOLO 1. SUPERFICIE REGOLARE E SUA RAPPRESENTAZIONE

PARAMETRICA

Figura 1.1: Linee coordinate nel piano (u, v).

Allo stesso modo:

Cv0 −→r(u,v)

Γv0 = {(x, y, z) ∈ S | r = r (u, v0) , (u, v0) ∈ D} (1.12)

cioeΓv0 : x = x (u, v0) , y = y (u0, v) , z = z (u0, v) (1.13)

Definizione 5 (u0, v0) diconsi coordinate curvilinee del punto P0 di S.

Ne consegue che parametrizzare una superficie S equivale a ricoprire S con due famigliedi curve regolari, che si dicono linee coordinate su S.

Scriviamo la rappresentazione parametrica di S nella forma vettoriale:

r (u, v) = x (u, v) i+ y (u, v) j+ z (u, v)k (1.14)

Esprimiamo le derivate parziali della funzione vettoriale r (u, v) nel punto (u0, v0):

∂r

∂u

∣∣∣∣(u0,v0)

≡ ru (u0, v0) = xu (u0, v0) i+ yu (u0, v0) j+ zu (u0, v0)k (1.15)

∂r

∂v

∣∣∣∣(u0,v0)

≡ rv (u0, v0) = xv (u0, v0) i+ yv (u0, v0) j+ zv (u0, v0)k

La rappresentazione parametrica della linea coordinata Γu0e:

Γu0: x = x (u0, v) , y = y (u0, v) , z = z (u0, v) (1.16)

Come e noto, l’equazione della retta tangente a una curva in rappresentazione parametricaassume la forma (nel nostro caso specifico):

x− x (u0, v0)

xv (u0, v0)=

y − y (u0, v0)

yv (u0, v0)=

z − z (u0, v0)

zv (u0, v0)(1.17)

Equivalentemente, una terna di numeri direttori della predetta tangente e:

ν (u0, v0) = xv (u0, v0) , µ (u0, v0) = yv (u0, v0) , ν (u0, v0) = zv (u0, v0) (1.18)

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CAPITOLO 1. SUPERFICIE REGOLARE E SUA RAPPRESENTAZIONE

PARAMETRICA

Dalla geometria analitica sappiamo che i numeri direttori sono le componenti cartesiane diun vettore parallelo alla retta data. Nel caso in esame, le (1.18) sono le componenti di unvettore tangente a Γu0

in P0. Percio:

∂r

∂v

∣∣∣∣(u0,v0)

≡ rv (u0, v0) vettore tangente a Γu0in P0

Allo stesso modo:

∂r

∂u

∣∣∣∣(u0,v0)

≡ ru (u0, v0) vettore tangente a Γv0 in P0,

come illustrato in fig. 1.2.

Figura 1.2: Vettori tangenti alle linee coordinate sulla superficie S.

Inoltre

ru ∧ rv =

∣∣∣∣∣∣

i j k

xu yu zuxv yv zv

∣∣∣∣∣∣

= Li+M j+Nk

Ricordiamo che L,M,N sono i minori del secondo ordine della matrice jacobiana relativa allarappresentazione parametrica di S, presi con segno alterno cancellando la prima, seconda eterza colonna. Dal momento che la predetta rappresentazione e regolare, si ha (L.M,N) 6=(0, 0, 0), onde

ru ∧ rv 6= 0, ∀ (u, v) ∈ D

Geometricamente si ha che i vettori tangenti ru e rv non sono mai paralleli (in ogni puntodi S).Tale condizione e vitale affinche sia possibile determinare la posizione dei punti di Snelle coordinate curvilinee (u, v). Nel caso contrario, cioe se esistono punti di S tali cheru ∧ rv = 0, significa che la rappresentazione parametrica adottata non e regolare (giaccheil rango della matrice jacobiana e 2 in un sottoinsieme non vuoto del dominio base D). Intale circostanza, il sistema di coordinate curvilinee (u, v) si dice degenere.

Ricapitolando, assegnata una superficie regolare S e una sua rappresentazione parame-trica regolare (rammentiamoc he una superficie regolare puo avere una rappresentazione

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CAPITOLO 1. SUPERFICIE REGOLARE E SUA RAPPRESENTAZIONE

PARAMETRICA

parametrica non regolare):

r (u, v) = x (u, v) i+ y (u, v) j+ z (u, v)k

Segueru (u, v) ∧ rv (u, v) 6= 0, ∀ (u, v) ∈ D

In particolare, seru (u, v) · rv (u, v) = 0, ∀ (u, v) ∈ D

il sistema di coordinate curvilinee si dice ortogonale.Le considerazioni precedenti suggeriscono di riformulare in maniera piu compatta la de-

finizione di rappresentazione parametrica di una superficie, sostituendo il dominio base D

con un qualunque aperto U .

Definizione 6 Un’applicazione r (u, v) di un aperto U a S (superficie) e una rappresen-

tazione parametrica di classe Cp≥1 di S, se

1. r (u, v) ∈ Cp≥1 (U)

2. ru (u, v) ∧ rv (u, v) 6= 0, ∀ (u, v) ∈ U

Esercizio 7 Studiare la rappresentazione parametrica:

r (u, v) = (u+ v) i+ (u− v) j+(u2 + v2

)k, (u, v) ∈ R

2 (1.19)

Soluzione

Si tratta di una funzione di classe C∞ su R2. Inoltre:

ru = i+ j+ 2uk, rv = i− j+ 2vk ,

onde

ru ∧ rv =

∣∣∣∣∣∣

i j k

1 1 2u1 −1 2v

∣∣∣∣∣∣

= 2 (u+ v) i+ 2 (u− v) j− 2k

=⇒ |ru ∧ rv| = 2√

2 (u2 + v2) + 1 6= 0, ∀ (u, v) ∈ R2

Ne consegue che l’applicazione assegnata e una rappresentazione parametrica regolare di clas-se C∞. Per esplicitare il tipo di superficie proviamo a ricavare la rappresentazione cartesiana.Eliminando i parametri, otteniamo

z =1

2

(x2 + y2

)(1.20)

Cioe S e un paraboloide ellittico (fig. 1.3). Quindi l’applicazione assegnata e un’applicazionesuriettiva da R

2 al paraboloide ellittico (1.20).

Esercizio 8 Studiare la rappresentazione parametrica:

r (ϕ, θ) = (cosϕ sin θ) i+ (sinϕ sin θ) j+ (cos θ)k (1.21)

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CAPITOLO 1. SUPERFICIE REGOLARE E SUA RAPPRESENTAZIONE

PARAMETRICA

-10

-5

0

5

10

x

-10

-5

0

5

10

y

0

50

100

z

Figura 1.3: Esercizio 7.

Soluzione

Il campo di esistenza e tutto R2:

{(ϕ, θ) | −∞ < ϕ < +∞, −∞ < θ < +∞}

Eliminando nella (1.21) i parametri ϕ, θ, si giunge alla rappresentazione cartesiana:

x2 + y2 + z2 = 1,

cioe la sfera di centro l’origine e raggio unitario. Ricordiamo che convenzionalmente:

0 ≤ ϕ ≤ 2π (longitudine)

0 ≤ θ ≤ π (colatitudine)

Cioe, (ϕ, θ) sono le usuali coordinate angolari di un sistema di coordinate sferiche valu-tate sulla predetta sfera unitaria. Diversamente, noi consideriamo (ϕ, θ) variabili in tut-to R

2. La funzione vettoriale e di classe C∞ (R2), quindi per stabilire la regolarita dellarappresentazione parametrica, valutiamo:

rϕ (ϕ, θ) =∂r

∂ϕ= (− sinϕ sin θ) i+ (cosϕ sin θ) j

rθ (ϕ, θ) =∂r

∂ϕ= (cosϕ cos θ) i+ (sinϕ sin θ) j− (sin θ)k

Segue

rϕ (ϕ, θ) ∧ rθ (ϕ, θ) =

∣∣∣∣∣∣

i j k

− sinϕ sin θ cosϕ sin θ 0cosϕ cos θ sinϕ sin θ − sin θ

∣∣∣∣∣∣

=(− sin2 θ cosϕ

)i−(sinϕ sin2 θ

)j− (sin θ cos θ)k

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CAPITOLO 1. SUPERFICIE REGOLARE E SUA RAPPRESENTAZIONE

PARAMETRICA

Dobbiamo ricercare gli eventuali zeri di tale funzione vettoriale. Se

θ = ±nπ, ∀n ∈ N,

si ha rϕ (ϕ,±nπ) ∧ rθ (ϕ,±nπ) = 0, per cui la rappresentazione non e regolare nell’insiemedi punti

{(ϕ, θ) ∈ R

2 | −∞ < ϕ < +∞, θ = ±nπ}

E pero regolare la sua restrizione all’aperto

U ={(ϕ, θ) ∈ R

2 | −∞ < ϕ < +∞, 0 < θ < π}

(1.22)

Ne consegue che l’applicazioner (ϕ, θ) : U → S,

e una rappresentazione regolare di classe C∞ della sfera unitaria privata dei punti (ϕ, 0) e(ϕ, π) che in coordinate cartesiane si esprimono (0, 0,±1) (cfr. fig. 1.4).

Figura 1.4: Esercizio 8.

E facile scrivere una rappresentazione parametrica delle linee coordinate di un assegnatopunto P0 (ϕ0, θ0):

Γϕ0: x = cosϕ0 sin θ, y = sinϕ0 sin θ, z = cos θ, θ ∈ (0, π)

Γθ0 : x = cosϕ sin θ0, y = sinϕ sin θ0, z = cos θ0, ϕ ∈ (−∞,+∞)

In coordinate (ϕ, θ):

Γϕ0: ϕ = ϕ0, θ ∈ (0, π)

Γθ0 : θ = θ0, ϕ ∈ (−∞,+∞)

ovvero i meridiani e i paralleli. Questo particolare sistema di coordinate curvilinee eortogonale, giacche

rϕ (ϕ, θ) · rθ (ϕ, θ) ≡ 0

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CAPITOLO 1. SUPERFICIE REGOLARE E SUA RAPPRESENTAZIONE

PARAMETRICA

Figura 1.5: La traslazione di r lungo la curva γ, genera una superficie denominata cilindro.

1.2 Rappresentazione parametrica del cilindro

Definizione 9 Assegnata una curva regolare γ di rappresentazione parametrica:

x = x (u) , y = y (u) , z = z (u) , u ∈ [a, b]

e una retta orientata che interseca γ in un punto assegnato, si dice cilindro la superficiegenerata dalla traslazione di r lungo γ (fig. 1.5).

Se w = λi+ µj+ νk e il versore di r, una rappresentazione parametrica di r e

x = x0 + vλ, y = y0 + vµ, z = z0 + vν, v ∈ R

essendo (x0, y0, z0) le coordinate cartesiane di un assegnato punto della predetta retta. Neconsegue che una rappresentazione parametrica del cilindro C e

x = x (u) + vλ, y = y (u) + vµ, z = z (u) + vν, (u, v) ∈ [a, b]× R

Ne consegue che C e una superficie regolare, in virtu della regolarita di γ. Le rette parallelea r che intersecano γ, sono le generatrici del cilindro. Stabiliamo le equazioni delle lineecoordinate di un punto P0 (u0, v0) preso ad arbitrio su C.

Γu0: x = x (u0) + vλ, y = y (u0) + vµ, z = z (u0) + vν, v ∈ R

che e una retta parallela a r (quindi una generatrice) e passante per P0.

Γv0 : x = x (u) + v0λ, y = y (u) + v0µ, z = z (u) + vν, v0 ∈ R

ossia la curva γ traslata nella direzione di w e passante per P0. Consideriamo il caso speciale:

γ : x = cos u, y = sin u, u ∈ [0, 2π] ,

che e una circonferenza del piano coordinato xy di raggio 1 e di centro l’origine. Consideriamola retta per (1, 0, 0) e parallela all’asse z

r : x = 1, y = 0, z = vν, ν ∈ R

La traslazione di r lungo γ genera il cilindro circolare retto:

x = cos u+ 1, y = sin u, z = vν, ∀ (u, v) ∈ [0, 2π]× R

Le linee coordinate per P0 (u0, v0):

Γu0: x = cosu0 + 1, y = sin u0, z = vν, ν ∈ R

Γu0: x = cosu+ 1, y = sin u, z = v0ν, u ∈ [0, 2π]

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Capitolo 2

Funzioni vettoriali di una variabile

vettoriale

Nelle lezioni precedenti abbiamo introdotto la nozione di rappresentazione parametrica (aven-te per base un assegnato aperto U di R2) di una superficie S, per poi osservare che que-st’ultima e l’immagine di un’applicazione che associa univocamente ad ogni elemento di U ,un elemento di S. Ne consegue che la nozione di rappresentazione parametrica “parla” illinguaggio delle funzioni (naturalmente intese come legge di corrispondenza tra due insiemi).

Nello specifico, gli elementi di U sono vettori di un assegnato sottospazio vettoriale dellospazio euclideo bidimensionale (R2) , mentre una qualunque superficie S e un sottoinsiemedello spazio euclideo tridimensionale R

3, ma non un suo sottospazio vettoriale. Vediamo,dunque, che nella definizione di rappresentazone parametrica di una superficie, sono coin-volti gli spazi vettoriali (euclidei) R

2 e R3. Ne consegue che la predetta rappresentazione

parametrica altro non e che una legge di corrispondenza tra tali spazi vettoriali. E prefe-ribile comunque, riferirsi a spazi vettoriali (finito-dimensionali) su un qualunque campo K.Incidentalmente, sussiste la seguente definizione:

Definizione 10 Siano E e F due spazi vettoriali (finito-dimensionali) su uno stesso campoK. Un’applicazione (o funzione vettoriale ) di E in F , e una legge di corrispondenzasimboleggiata da:

f : E → F (2.1)

che associa univocamente a ogni vettore x ∈ E, un vettore y ∈ F . Quindi:

y = f (x) , ∀x ∈ E (2.2)

Abbiamo detto che E,F sono finito-dimensionali. Cioe

∃n,m ∈ N−{0} | dimE = n, dimF = m 6= n (in generale) (2.3)

Siano {e1, ..., en} , {ε1, ..., εm} due basi di E e F rispettivamente. Segue

x ∈ E =⇒ ∃ (x1, ..., xn) ∈ Kn | x =

n∑

i=1

xiei

12

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Cioe la n-pla di scalari (x1, ..., xn) definisce le componenti di x nella predetta base. Allostesso modo:

y = f (x) =⇒ y ∈ F =⇒ ∃ (y1, ..., ym) ∈ Km | y =

m∑

i=1

yiεi

=⇒ ∃f1 (x) , ..., fm (x) | f (x) =m∑

i=1

fi (x) εi

Definizione 11 Le m funzioni scalari delle n variabili scalari

f1 (x1, ..., xn) , f2 (x1, ..., xn) , fn (x1, ..., xn) (2.4)

sono le componenti della funzione vettoriale f (x) nelle basi {ei} , {εj} di E e F rispetti-vamente.

Esempio 12 Nello spazio euclideo R3 consideriamo una sfera S di raggio R e di centro

l’origine O di riferimento cartesiano ortogonale R (Oxyz), come in fig. 2.1.

Figura 2.1: Esempio 12.

Dalla geometria analitica sappiamo che la rappresentazione cartesiana di S e:

x2 + y2 + z2 = R2 (2.5)

vettorialmente equivalente a|x| = R (2.6)

essendox = xi+ yj+ zk

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

il vettore posizione di un generico punto di R3, espanso nella base ortonormale {i, j,k}.

Denotando con n il versore di un generico x ∈ S, e facile convincersi che n e il versore dellaretta normale a S orientata dall’interno verso l’esterno della sfera. Segue

n =x

|x|=

x

R

Cioen =

x

Ri+

y

Rj+

z

Rk

D’altra parteS =

{x ∈ R

3 | |x| = R}

i.e. e un sottoinsieme (ma non un sottospazio vettoriale) di R3. Quindi n (x) e una funzionevettoriale della variabile vettoriale x, e

nx =x

R, ny =

y

R, nz =

z

R

sono le sue componenti nella base {i, j,k} di R3.

2.1 Immagine di un’applicazione

Alle funzioni vettoriali, quali applicazioni tra spazi vettoriali, si applicano le definizioni disuriettiva, iniettiva, bi–iettiva. In particolare:

Definizione 13 Assegnata una funzione vettoriale

f : E → F (2.7)

dicesi immagine di E attraverso f , l’insieme

f (E) = {f (x) | x ∈ E} ⊆ F (2.8)

Tale sottoinsieme di F e anche noto come immagine dell’applicazione f (anziche dellospazio vettoriale E).

Osservazione 14 Si badi che in generale, f (E) non e un sottospazio vettoriale di F . Comevedremo in seguito cio si verifica solo per una particolare classe di applicazioni.

Esercizio 15 Determinare l’immagine della funzione vettoriale:

f : R2 → R3 (2.9)

cosı definitaf (u) = (u1 + u2) i+ (u1 − u2) j+

(u21 + u2

2

)k, (2.10)

dove {i, j,k} e la base canonica di R3, mentre

u = u1e1 + u2e2,

con {e1, e2} base canonica di R2.

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Soluzione

Per definizione di immagine:

f(R

2)={x ∈ R

3 | x = (u1 + u2) i+ (u1 − u2) j+(u21 + u2

2

)k}

(2.11)

Cio implica che le componenti della funzione vettoriale assegnata, nelle basi {i, j,k} , {e1, e2},sono

fx (u1, u2) = u1 + u2, fy (u1, u2) = u1 − u2, fz (u1, u2) = u21 + u2

2

Ma x = f (u) con x = xi+ yj+ zk, onde

x = u1 + u2, y = u1 − u2, z = u21 + u2

2

Eliminando le variabili u1, u2:

z =1

2

(x2 + y2

)

che e l’equazione di un paraboloide ellittico. Ne concludiamo che l’immagine dell’applicazioneassegnata, e il predetto paraboloide (fig. 2.2).

Figura 2.2: Esempio 15.

2.2 Funzioni lineari

Nei numeri precedenti abbiamo introdotto la nozione di funzione vettoriale di una variabilevettoriale. Tra queste rientrano le funzioni lineari; si tratta dei ben noti omomorfismi chesi studiano in algebra lineare. Precisamente:

Definizione 16 Assegnati gli spazi vettoriali E,F su un campo K, una funzione vettorialef da E a F si dice lineare se verifica le seguenti proprieta:

1. Additivita

f (x+ x′) = f (x) + f (x′) , ∀x,x′ ∈ E (2.12)

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

2. Omogeneita

f (λx) = λf (x) , ∀λ ∈ K, ∀x ∈ E (2.13)

Tali condizioni possono essere inglobate in

f (λx+ µx′) = λf (x) + µ (x′) , ∀λ, µ ∈ K, ∀x,x′ ∈ E (2.14)

Vediamo ora come si esprime la definizione di linearita in termini di vettori di base diE, F . Al solito, stiamo considerando spazi vettoriali finito-dimensionali, onde

{e1, ..., en} base di E

{ε1, ..., εm} base di F

Segue

x ∈ E =⇒ x =n∑

i=1

xiei, (2.15)

per cui

f (x) = f

(n∑

i=1

xiei

)

=f e lineare

n∑

i=1

xif (ei) (2.16)

Ma

f (ei) ∈ F =⇒ f (ei) =m∑

j=1

ajiεj,

che sostituita nella (2.16) porge

f (x) =n∑

i=1

m∑

j=1

ajixiεj, ∀x ∈ E (2.17)

D’altra parte, l’espansione di f nelle sue componenti rispetto alle predette basi, si scrive:

f (x) =m∑

j=1

fj (x) εj,

dove fj (x) e la j-esima componente di f . Confrontando con la (2.16):

fj (x) =m∑

i=1

ajixi

Cioefj (x1, x2, ..., xn) = aj1x1 + aj2x2 + ...+ ajnxn, (j = 1, 2, ...,m) (2.18)

Abbiamo cosı dimostrato la proposizione:

Proposizione 17 Le componenti di una funzione lineare sono funzioni lineari omogenee (avalori reali) delle n variabili reali x1, x2, ..., xn. I coefficienti aji dipendono dai vettori di basedegli spazi vettoriali E ed F .

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

I coefficienti aji compongono una matrice m× n

A =

a11 a12 ... a1na21 a22 ... a23... ... ... ...

am1 am2 ... amn

(2.19)

che si chiama matrice rappresentativa di f nelle basi {e1, ..., en} , {ε1, ..., εm}. Il rango diA si dice rango di f .

Esercizio 18 Studiare la funzione vettoriale

x = f (u) , ∀u ∈ R2

dove x ∈ R3 e

f (u) = (2u1 − u2) i+ (u1 + u2) j+ (−u1 + u2)k

essendo u1, u2 le componenti di u in una base assegnata {e1, e2}di R2, mentre {i, j,k} e la

base canonica di R3 (versori degli assi coordinati x, y, z).

Soluzione

La funzione e manifestamente lineare. Scriviamo

x = xi+ yj+ zk,

onde le componenti della funzione sono:

x = f1 (u1, u2) = 2u1 − u2

y = f2 (u1, u2) = u1 + u2

z = f3 (u1, u2) = −u1 + u2,

da cui la matrice rappresentativa:

A =

2 −11 1−1 1

,

che ha rango 2. Quindi la funzione assegnata e lineare con rango 2. Eliminando le variabiliu1, u2 si perviene alla rappresentazione cartesiana

2x− y + 3z = 0

ovvero l’equazione di un piano dello spazio euclideo tridimensionale. Ne concludiamo che lafunzione lineare assegnata trasforma lo spazio euclideo bidimensionale R2 nel predetto piano(fig. 2.3).

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Figura 2.3: Esercizio 18.

2.3 Limite di una funzione vettoriale di una variabile

vettoriale. Continuita

La nozione di limite di una funzione reale di una variabile reale si estende immediatamentealle funzioni vettoriali, a patto di fornire una definizione operativa di intorno di un vettore.Precisamente, se f (x) e definita in un sottoinsieme V di un assegnato spazio vettoriale, presoad arbitrio un punto/vettore x0, definiamo un intorno sferico di raggio ε:

Sε (x0) = {x ∈ V | |x− x0| < ε}

Siamo interessati al caso in cui x0 e di accumulazione per V , e dal momento che puo nonappartenere all’insieme di definizione, bisogna ridefinire la disuguaglianza come segue

0 < |x− x0| < ε

Cio premesso, sussiste la seguente definizione:

Definizione 19 Sia x0 un punto di accumulazione per l’insieme di definizione V di unafunzione vettoriale f : E → F . Si dice che f e convergente in x0 o che converge a L, se

∀Sε (L) , ∃Sδe (x0) | x ∈ V ∩ Sδe (x0)− {x0} =⇒ f (x) ∈ Sε (L) (2.20)

come illustrato in fig. 2.4. La precedente definizione si esprime equivalentemente come:

∀ε > 0, ∃δε > 0 | 0 < |x− x0| < δε =⇒ |f (x)− L| < ε (2.21)

Per esprimere tale proprieta si usa scrivere:

limx→x0

f (x) = L (2.22)

E immediata la dimostrazione del seguente teorema

Teorema 20 La funzione vettoriale f (x) e convergente in x0 se e solo se sono ivi convergentile sue componenti rispetto a una qualunque coppia di basi di E e F . Precisamente:

limx→x0

f (x) = L ⇐⇒ limx→x0

fk (x) = Lk

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Figura 2.4: Per x → x0, la funzione f (x) converge a L.

dove fk (x) e la k-esima componente rispetto alle predette basi:

f (x) =m∑

k=1

fk (x) εk

e Lk e la k-esima componente del vettore L:

L =m∑

k=1

Lkεk

Definizione 21 Dicesi modulo di f (x), la funzione scalare

|f (x)| =

√√√√

m∑

k=1

fk (x)2

Definizione 22

f (x) e limitatadef⇐⇒ ∃M > 0 | |f (x)| ≤ M

Enunciamo senza dimostrare:

Teorema 23

limx→x0

f (x) = L

)=⇒:

(

limx→x0

|f (x)| = |L|

Anche la nozione di continuita di una funzione reale di una variabile reale si estendefacilmente alle funzioni vettoriali:

Definizione 24f (x) e continua

in x0 ∈ V

)def⇐⇒

(

limx→x0

f (x) = f (x0)

Sussiste il teorema

f (x) e continuain x0 ∈ V

)

⇐⇒ (fk (x) e ivi continua, k = 1, ...,m

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

2.4 Derivata secondo una direzione

Definizione 25 Siano E,F spazi vettoriali su uno stesso campo K. Assegnata una funzio-ne vettoriale f (x) definita in V ⊆ E, e un vettore u0 ∈ E − {0}definiamo il rapportoincrementale di f (x) in x0 nella direzione di u0, il seguente vettore

f (x0 + hu0)− f (x0)

h(2.23)

Il predetto rapporto e una funzione vettoriale della variabile scalare h, definita in K−{0},ove manifestamente h = 0 e punto di accumulazione per tale insieme di definizione. Quindipossiamo studiare il comportamento della funzione in un intorno di detto punto.

Definizione 26 Se il rapporto incrementale converge per h → 0, diremo che la funzionevettoriale f (x) e derivabile nel punto x0 e secondo la direzione del vettore u0. Inoltre,posto

Du0f (x0) = lim

h→0

f (x0 + hu0)− f (x0)

h

e il primo membro, i.e. il limite del rapporto incrementale, si chiama derivata di f in x0

secondo la direzione del vettore u0.

Osserviamo che per un assegnato x0 ∈ V , f (x0 + hu0) e una funzione vettoriale dellavariabile scalare h. Definiamo:

g (h)def= f (x0 + hu0)

Segue, con ovvio significato dei simboli:

limh→0

f (x0 + hu0)− f (x0)

h= lim

h→0

g (h)− g (0)

h= g′ (0)

Tali conclusioni si prestano a una interpretazione geometrica. A tale scopo, consideriamo ilcaso speciale:

f : R2 → R3

Ne consegue che y = f (x) e la rappresentazione parametrica di una superficie, come illustratoin fig. 2.5. Qui vediamo che il rapporto incrementale e il vettore rappresentato in rosso.Inoltre, al variare del parametro h, l’equazione vettoriale x = x0 + hu0 descrive una retta r

di R2 per il punto posizionato da x0, e parallela al vettore u0. Ne segue che

f (x0 + hu0) = g (h)

e l’immagine di r attraverso f o cio che e lo stesso attraverso g. Questa immagine e unacurva γ di rappresentazione parametrica y = g (h), per cui il vettore g′ (0) e tangente a γ ing (0) = f (x0).

Se la predetta proprieta e verificata per x0 preso ad arbitrio in V , diremo che la funzionevettoriale assegnata e ivi derivabile. Rimane aperta la questione della direzione, nel sensoche ci si pone la domanda: una data funzione vettoriale derivabile in V , lo e in ogni direzione?Per rispodere al quesito, risolviamo gli esercizi che seguono.

Esercizio 27 (Tratto da geometria differenziale – Schaum. La soluzione e nostra)Mostrare che la seguente funzione vettoriale (da R

2 a R3) y = f (x)

f (x) = x1ε1 + x2ε2 +(x21 + x2

2

)ε3, con {ε1, ε2, ε3} base ortonormale di R3 (2.24)

e derivabile in R2 secondo la direzione di un qualunque vettore u.

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Figura 2.5: Interpretazione geometrica della derivata direzionale.

Soluzione

Per quanto precede, la derivata di f in un assegnato x ∈ R2 secondo una direzione u ∈ R

2,e data da:

Duf (x) = g′ (0)

dove a secondo membro abbiamo la derivata della seguente funzione vettoriale della variabilescalare h:

g (h) = f (x+ hu)

Per esplicitare le componenti di tale funzione, scriviamo lo sviluppo dei vettori x ed u inun’assegnata base (ortonormale) {e1, e2} di R2:

x = x1e1 + x2e2, u = u1e1 + u2e2

Quindi

g (h) = (x1 + hu1) ε1 + (x2 + hu2) ε2 +[(x1 + hu1)

2 + (x2 + hu2)2]ε3

Derivandog′ (h) = u1ε1 + u2ε2 + [2u1 (x1 + hu1) + 2u2 (x2 + hu2)] ε3

Ne consegueDuf (x) = u1ε1 + u2ε2 + 2 (u1x1 + u2x2) ε3,

per cui la funzione proposta e derivabile su tutto R2 e in ogni direzione. Cerchiamo ora di

dare un’interpretazione geometrica. Per fissare le idee, consideriamo

x = e1 + e2 =⇒ x1 = x2 = 1

e assumiamo come direzione:

u = 2e1 + e2 =⇒ u1 = 2, u2 = 1

Inoltre, l’immagine della funzione assegnata e la superficie S graficata in fig. 2.6.Con questa particolare scelta del punto e della direzione in cui vogliamo determinare la

derivata, si ha:

g (h) = (1 + 2h) ε1 + (1 + h) ε2 +[(1 + 2h)2 + (1 + h)2

]ε3,

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

-2

0

2

y1

-2

0

2

y2

0

5

10

15

y3

Figura 2.6: Immagine della funzione vettoriale (2.24).

Figura 2.7: Al variare del parametro h, il punto di vettore posizione x + hu (per x edu assegnati), descrive la retta r passante per il punto posizionato da x e parallela ad u.Tale retta viene processata dalla funzione vettoriale f , per restituire una curva γ, che e poil’immagine della funzione vettoriale g (h).

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

che e una rappresentazione parametrica di una curva γ tracciata su S. Piu precisamente,e l’immagine della retta r passante per il punto di vettore posizione x e parallela a u (fig.2.7).

Scriviamo la funzione y = g (h) per componenti:

y1 = 1 + 2h, y2 = 1 + h, y3 = (1 + 2h)2 + (1 + h)2 , h ∈ R

che e appunto la predetta rappresentazione parametrica di γ. Applichiamo il procedimentostandard per scrivere l’equazione della retta tangente τ0 nel punto di γ corrispondente ah = 0. Come e noto, deve essere

τ0 :y1 − y0,1

g′1 (0)=

y2 − y0,2

g′2 (0)=

y3 − y0,3

g′3 (0)

dove g′1 (0) , g′2 (0) , g

′3 (0) sono le componenti della derivata di g (h) nel punto h = 0, mentre

y0 = y0,1ε1 + y0,2ε2 + y0,3ε3 = g (0) = ε1 + ε2 + 2ε3

Un rapido calcolo fornisce:

g′1 (0) = 2, g′2 (0) = 2, g′3 (0) = 6

onde

τ0 :y1 − 1

2=

y2 − 1

2=

y3 − 2

6,

per cui (2, 2, 6) sono i numeri direttori di τ0, ovvero le componenti di un vettore paralleloa τ0, quindi tangente a γ in y0. Diversamente, vediamo che la notazione vettoriale e piuveloce. Infatti, la curva γ e l’immagine di y = g (h) e un vettore tangente e semplicementeg′ (h), ed in particolare

g′ (0) = ε1 + ε2 + 2ε3

Esercizio 28 (Tratto da geometria differenziale – Schaum. La soluzione e nostra)Consideriamo una funzione vettoriale

f : R2 → R1

che e in realta una funzione scalare della variabile vettoriale x ∈R2. Infatti, abbiamo unafunzione f (x, y) delle variabili reali (x, y) che sono le componenti di un vettore (posizione)del predetto spazio vettoriale. Nello specifico:

f (x, y) =

{x+ y, se x = 0 o y = 01, altrimenti

Mostrare che nel punto x = 0 tale funzione e derivabile solo nelle direzioni degli assicoordinati.

Soluzione

Nel linguaggio delle funzioni vettoriali, la funzione assegnata si comporta come neldiagramma di fig. 2.8.

Cio premesso, esplicitiamo l’espressione analitica della funzione:

f (x, y) =

x, se y = 0y, se x = 01, altrimenti

(2.25)

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Figura 2.8: Esercizio 28.

Ne consegue che il diagramma cartesiano di tale funzione, e l’unione del piano z = 1 e dellebisettrici z = x, z = y dei rispettivi piani coordinati.

La derivata in un generico punto x nella direzione u e:

Duf (x) = g′ (0) ,

dove g′ (0) e la derivata in h = 0 della funzione

g (h) = f (x+ hu)

Nel punto x = 0 e nella direzione u = e1 = (1, 0)

g (h) = f (hu) = f (h, 0) = h =⇒ g′ (h) = 1,

cosiccheDe1

f (0) = 1

In maniera perfettamente analoga, si giunge a

De2f (0) = 1

Diversamente per u = (ux, uy) e sempre nel punto x = 0

g (h) = f (hu) = f (hux, huy) =

hux, se uy = 0huy, se uz = 01, altrimenti

=

{0, se h = 01, altrimenti

Segue

g′ (0) = limh→0

g (h)− g (0)

h= lim

h→0

1− 0

h= ∞

Cioe la funzione g (h) non e derivabile in h = 0, da cui la non derivabilita della funzionef (x) secondo direzioni diverse da quelle degli assi coordinati.

2.5 Derivata parziale di una funzione vettoriale

Sia f : E → F una funzione vettoriale di una variabile vettoriale. In particolare, denomianocon V il suo insieme di definizione. Al solito, E ed F sono spazi vettoriali di dimensionefinita (n = dimE, m = dimF ) su uno stesso campo K. Assegnate le basi di E ed F

{e1, ..., en} , {ε1, ..., εm}

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

scriviamo lo sviluppo di f nelle sue componenti rispetto a tali basi:

f (x) =m∑

j=1

fj (x1, ..., xn) εj, ∀x = (x1e1 + ...+ xnen) ∈ V (2.26)

Per quanto visto nel paragrafo prcedente, se f e derivabile in V secondo una qualunquedirezione u:

Duf (x) = limh→0

f (x+ hu)− f (x)

h

Ricordiamo che tale limite e la derivata di f secondo la direzione u. Ed e manifestamenteuna funzione vettoriale definita in V .

Definizione 29 Dicesi derivata parziale di f rispetto alla k-esima componente dellavariabile vettoriale x, la derivata di f secondola direzione del vettore di base ek. In simboli:

Dkf (x)def= Dek

f (x) , k ∈ {1, ..., n}

oppure∂f

∂xk

def= Dek

f (x) , k ∈ {1, ..., n}

Proposizione 30 La derivata parziale di f rispetto alla k-esima componente della variabi-le vettoriale x, e una funzione vettoriale le cui componenti sono le derivate parziali dellecomponenti di f rispetto alla variabile xk. Cioe

∂f

∂xk

=∂f1

∂xk

ε1 +∂f2

∂xk

ε2 + ...+∂fm

∂xk

εm (2.27)

Dimostrazione. Per definizione di derivata:

Dekf (x) = lim

h→0

f (x+ hek)− f (x)

h

Da x = x1e1 + ...+ xnen segue

x+ hek = x1e1 + ... (xk + h) ek + xnen,

per cui

Dekf (x) = lim

h→0

f (x1, ..., xk + h, ..., xn)− f (x1, ..., xk, ..., xn)

h

Tenendo conto della (2.26):

Dekf (x) =

n∑

j=1

limh→0

fj (x1, ..., xk + h, ..., xn)− f (x1, ..., xk, ..., xn)

h︸ ︷︷ ︸

=∂fj∂xk

εj,

onde l’asserto.Per il calcolo della derivata parziale, conviene procedere scrivendo la funzione vettoriale

nella formaf (x) = (f1 (x) , f2 (x) , ..., fm (x)) ,

per cui∂f

∂xk

=

(∂f1

∂xk

,∂f2

∂xk

, ...,∂fm

∂xk

)

L’esercizio seguente e tratto da geometria differenziale – Schaum. La soluzione e nostra.

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Esercizio 31 Calcolare le derivate parziali di f : R2 → R3 la cui espressione elementare e

f (u, v) = uevε1 +(u2 + v2

)ε2 + uvεm (2.28)

Soluzione

Scriviamof (u, v) =

(uev, u2 + v2, uv

),

onde

∂f

∂u= (ev, 2u, v) = evε1 + 2uε2 + vε3

∂f

∂v= (uev, 2v, u) = uevε1 + 2vε2 + uε3

Se poniamo x = f (u, v) con x = ue1 + ve2, la nostra funzione trasforma R2 nella superficie

di R3 data dalla rappresentazione parametrica:

x = uev, y = u2 + v2, z = uv

e graficata in fig. 2.9, assieme alla superfici le cui rappresentazioni parametriche sono lederivata parziali della funzione vettoriale assegnata.

-5

0

5

10

x

-5

0

5

10

15

y

-5

0

5

z

Figura 2.9: Esercizio 31.

2.6 Differenziale di una funzione vettoriale. Matrice

jacobiana

Premettiamo alcuni richiami di Analisi matematica 1 e 2. Sia f : X → R reale di unavariabile reale, derivabile in X. La funzione lineare omogenea dell’incremento ∆x, data da

df = f ′ (x)∆x (2.29)

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

si dice differenziale di f . Se applichiamo tale definizione alla funzione identica f (x) = x, siottiene dx = ∆x per cui il differenziale puo essere scritto come:

df = f ′ (x) dx

Teorema 32 Nelle ipotesi precedenti, se ∆f e l’incremento della funzione corrispondenteall’incremento ∆x della variabile indipendente, si ha:

∆f = df + ω (∆x) ,

dove ω (∆x) e, per ∆x → 0, un infinitesimo di ordine superiore a ∆x.

Ora consideriamo il caso di una funzione reale di n variabili reali:

f : A → R, A ⊆ Rn

Se f e dotata in A di derivate parziali

∂f

∂x1

,∂f

∂x2

, ...,∂f

∂xn

si dice differenziale totale di f la seguente funzione lineare degli incrementi ∆x1, ...,∆xn

delle variabili indipendenti:

df =∂f

∂x1

∆x1 +∂f

∂x2

∆x2 + ...+∂f

∂xn

∆xn

Anche in questo caso e facile mostrare che ∆xk = dxk, onde

df =∂f

∂x1

dx1 +∂f

∂x2

dx2 + ...+∂f

∂xn

dxn

Sussiste il teorema:

Teorema 33 Se f ∈ C1 (A), si ha

∆f = df + ω (ρ) , ρ =

√√√√

n∑

k=1

∆x2k

dove ω (ρ) e, per ρ → 0, un infinitesimo di ordine superiore rispetto a ρ.

Cio premesso, ci proponiamo di generalizzare la nozione di differenziale totale a unafunzione vettoriale di variabile vettoriale:

f : E → V (2.30)

dove E e V sono i soliti spazi vettoriali su un campo K, supponendo di aver assegnato lerispettive basi:

{e1, ..., en} base di E

{ε1, ..., εm} base di E

Abbiamo che f (x) e un vettore a m componenti:

f (x) = (f1 (x) , f2 (x) , ..., fm (x)) (2.31)

Il differenziale totale della k-esima componente e

dfk =m∑

j=1

∂fk

∂xj

dxj (2.32)

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Teorema 34 Dicesi differenziale della funzione vettoriale f (x), il vettore

df = (df1, df2, ..., dfm) (2.33)

Il vettore le cui componenti (nella base {e1, ..., en}) sono i differenziali delle componentidi x, e

dx = (dx1, dx2, ..., dx)

Inoltre

df =m∑

j=1

∂f

∂xj

dxj (2.34)

rammentando che∂f

∂xj

=

(∂f1

∂xj

,∂f2

∂xj

, ....,∂fm

∂xj

)

Quindi il differenziale df e una funzione vettoriale lineare della variabile vettoriale dx, e cometale e dotata di una matrice rappresentativa rispetto alle basi assegnate. Per esplicitare glielementi di matrice, scriviamo per esteso i differenziali delle componenti:

df1 =∂f1

∂x1

dx1 +∂f1

∂x2

dx2 + ...+∂f1

∂xn

dxn

df2 =∂f2

∂x1

dx1 +∂f2

∂x2

dx2 + ...+∂f2

∂xn

dxn

...

dfm =∂fm

∂x1

dx1 +∂fm

∂x2

dx2 + ...+∂fm

∂xn

dxn

Per definizione di matrice rappresentativa, si ha:

J (x1, ..., xn) =

∂f1∂x1

∂f1∂x2

... ∂f1∂xn

∂f2∂x1

∂f2∂x2

... ∂f2∂xn

... ... ... ...∂fm∂x1

∂fm∂x2

... ∂fm∂xn

(2.35)

che si chiamamatrice jacobiana della funzione vettoriale f (x) rispetto alle basi {ek} , {εj}.Se i due spazi vettoriali hanno la stessa dimensione n, la matrice jacobiana e quadrata diordine n, e il suo determinante si dice jacobiano della funzione, e si indica con

∂ (f1, f2, ..., fn)

∂ (x1, x2, ..., xn)=

∣∣∣∣∣∣∣∣∣

∂f1∂x1

∂f1∂x2

... ∂f1∂xn

∂f2∂x1

∂f2∂x2

... ∂f2∂xn

... ... ... ...∂fm∂x1

∂fm∂x2

... ∂fm∂xn

∣∣∣∣∣∣∣∣∣

(2.36)

***

Probabilmente le nozioni precedente sono un po troppo “formali”, per cui in questonumero facciamo un riassunto. Abbiamo una funzione vettoriale

f : V ⊆ E → F (2.37)

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

e supponiamo di aver assegnato due basi degli spazi vettoriali E ed F :

{ei} , (i = 1, ..., n) base di E (2.38)

{εj} , (j = 1, ...,m) base di F

Abbiamo quindi, il vettore a m componenti:

f (x) = (f1 (x) , f2 (x) , ..., fm (x)) (2.39)

Se f (x) e dotata di derivate parziali rispetto alle variabili reali x1, ..., xn:

∂f

∂xk

=

(∂f1

∂xk

,∂f2

∂xk

, ...,∂fm

∂xk

)

, con k = 1, 2, ..., n (2.40)

Possiamo poi considerare il differenziale totale di singola componente:

dfj =∂fj

∂x1

dx1 +∂fj

∂x2

dx2 + ...+∂fj

∂xn

dxn , con j = 1, 2, ...,m (2.41)

ossevando che dfj e una funzione lineare delle variabili dx1, ..., dxn, ove le derivate parzialisvolgono il ruolo di coefficienti.Per definizione, il vettore

df = (df1, df2, ..., dfm) (2.42)

e il differenziale della funzione vettoriale f (x). Si noti che non utilizziamo l’aggettivo totale,poiche le n variabili x1, ..., xn sono inglobate nell’unica variabile vettoriale x = (x1, ..., xn).Per quanto precede le componenti dfj sono funzioni lineari dei differenziali delle variabiliindipendenti, ne segue che il differenziale df e una funzione vettoriale lineare della variabilevettoriale

dx = (dx1, dx2, ..., dxn)

per cui siamo interessati alla matrice rappresentativa della predetta funzione lineare, rispettoalle basi {ei} , {εj}. Abbiamo

df =m∑

j=1

dfjεj =m∑

j=1

(n∑

i=1

∂fj

∂xi

dxi

)

εj =m∑

j=1

n∑

i=1

∂fj

∂xi

dxiεj,

rammentando che le variabili indipendenti sono dx1, ..., dxn. Per definizione di matricerappresentativa:

df =m∑

j=1

n∑

i=1

ajidxiεj,

dove aji =∂fj∂xi

sono gli elementi di matrice che stiamo cercando. Per essere piu chiari:

df1 = a11dx1 + a12dx2 + ...+ a1ndxn

df2 = a21dx1 + a22dx2 + ...+ a2ndxn

...

dfm = am1dx1 + am2dx2 + ...+ amndxn

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Finalmente, la matrice rappresentativa:

J =

∂f1∂x1

∂f1∂x2

... ∂f1∂xn

∂f2∂x1

∂f2∂x2

... ∂f2∂xn

... ... ... ...∂fm∂x1

∂fm∂x2

... ∂fm∂xn

in accordo con quanto trovato nel numero precedente. Nel caso speciale in cui la funzionevettoriale in esame e una rappresentazione parametrica di una superficie, la matrice jacobianadella rappresentazione altro non e che l’omonima matrice della funzione. Ad esempio,consideriamo la funzione vettoriale della variabile vettoriale w = (u, v):

f (w) = (2u− v) ε1 + uvε2 + (u− sin v) ε3, ∀ (u, v) ∈ R2 (2.43)

le cui componenti sono

f1 (u, v) = 2u− v, f2 (u, v) = uv, f3 (u, v) = u− sin v

Quindi

J =

∂f1∂u

∂f1∂v

∂f2∂u

∂f2∂v

∂f3∂u

∂f3∂v

=

2 −1v u

2u − cos v

La superficie di rappresentazione parametrica x = f (w) e plottata in fig. 2.10.

-4

-2

0

2

4

x-2

-1

0

1

2

y

-1

0

1

2

z

Figura 2.10: Andamento della superficie di rappresentazione parametrica (2.43).

2.7 Differenziabilita di una funzione vettoriale di va-

riabile vettoriale

Nel numero precedente, abbiamo visto che il differenziale di una funzione vettoriale

f (x) = (f1 (x) , f2 (x) , ..., fm (x))

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

e il vettore le cui componenti sono i differenziali totali delle componenti di f :

df = (df1, df2, ..., dfm)

Ci proponiamo di stabilire la definizione di differenziabilita di una funzione vettoriale, per poienunciare criteri sufficienti affinche una funzione sia differenziabile. Ricordiamo brevementeche nel caso di una funzione scalare di n variabili scalari, esistenza e continuita delle derivateparziali del primo ordine, costituiscono un criterio sufficiente di differenziabilita. Nel caso diuna funzione vettoriale prima di dare la definizione di differenziabilita, scriviamo l’incrementodella funzione nella seguente forma:

∆f = f (x0 + v)− f (x0) , (2.44)

dove x0 ∈ V e un punto preso ad arbitrio, mentre

v ∈ V | (x0 + v) ∈ V

svolge il ruolo di incremento della variabile indipendente. Cio premesso, sussiste la seguentedefinizione:

Definizione 35 Una funzione vettoriale

f : V ⊆ E → F

si dice differenziabile in x0 ∈ V , se esiste una funzione vettoriale lineare Λ (v) tale che

∆f = Λ (v) + ω (v) (2.45)

dove ω (v) e, per |v| → 0, un infinitesimo di ordine superiore a |v|:

limv→0

ω (v)

|v|= 0

Lemma 36 Comunque prendiamo u0 ∈ V − {0} e h ∈ K si ha:

limv→0

ω (v)

|v|= 0 =⇒ lim

h→0

ω (hu0)

h= 0 (2.46)

Dimostrazione. Per definizione di limite

∀ε > 0, ∃δε > 0 | 0 < |v| < δε =⇒

∣∣∣∣

ω (v)

v

∣∣∣∣<

ε

|u0|

Posto v = hu0, segue∣∣∣∣

ω (hu0)

h

∣∣∣∣=

∣∣∣∣

ω (hu0)

hu0

∣∣∣∣· |u0| <

ε

|u0|· |u0| = ε

Quindi

∀ε > 0, ∃δε > 0 | 0 < |hu0| < δε i.e. 0 < |h| <δε

|u0|

=⇒

∣∣∣∣

ω (hu0)

h

∣∣∣∣< ε,

onde l’asserto.

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Teorema 37 Se f e differenziabile in x0, e ivi derivabile in ogni direzione.

Dimostrazione. Comunque prendiamo u ∈ V − {0} e per ogni h ∈ K tale che |h| ≪ 1

f (x0 + hu)− f (x0) = Λ (hu) + ω (hu)

Ma Λ (hu) e lineare:Λ (hu) = hΛ (u)

Quindif (x0 + hu)− f (x0)

h= Λ (u) +

ω (hu)

h

Cioe

limh→0

f (x0 + hu)− f (x0)

h= lim

h→0Λ (u)

︸ ︷︷ ︸

=Λ(u)

+ limh→0

ω (hu)

h︸ ︷︷ ︸

=0 (lemma prec.)

Per definizione di derivata secondo una direzione u:

Duf (x0) = Λ (u) (2.47)

Dall’arbitriarieta di u segue l’asserto.A questo punto ci chiediamo: “cos’e Λ (u)?” Per quanto precede, tale funzione vettoriale

lineare e la derivata della funzione vettoriale f (x) secondo la direzione u, calcolata in x0:

Λ (u) = Duf (x0) (2.48)

Si noti che Λ (u) dipende anche da x0, che tuttavia si comporta alla stregua di un parametro,giacche noi fissiamo tale punto per poi calcolare la derivata secondo la predetta direzione.Se ques’ultima e definita da uno dei vettori di base, per quanto gia stabilito:

Λ (ek) = Dekf (x0) =

∂f

∂xk

∣∣∣∣x0

(2.49)

Ora riscriviamo l’incremento di f

f (x0 + hu)− f (x0) = Λ (hu) + ω (hu)

Riesce

u ∈ E =⇒ u =n∑

i=1

uiei

Ne consegue

Λ (hu) = Λ

(

h

n∑

i=1

uiei

)

=n∑

i=1

huiΛ (ei) =Λ(ei)=

∂f∂xi

x0

n∑

i=1

∂f

∂xi

∣∣∣∣x0

hui,

dove il penultimo passaggio segue dalla linearita di Λ. Tenendo presente che hu e l’incre-mento della variabile (vettoriale) indipendente:

hu = (hu1, ..., hun) ≡ (∆x1, ...,∆xn)

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

Quindi

Λ (hu) =n∑

i=1

∂f

∂xi

∣∣∣∣x0

∆xi = df |x0

cioe Λ (hu) e il differenziale di f calcolato in x0. Quindi la differenziabilita della funzionevettoriale si riesprime:

∆f = df + ω (∆x)

dove∆x = (∆x1, ...,∆xn)

Esempio 38 Consideriamo la funzione vettoriale da R2 a R

3:

f (x) = (f1 (x1, x2) , f2 (x1, x2) , f3 (x1, x2)) ,

conf1 (x1, x2) = sin (2x1) e

−x2 , f2 (x1, x2) = x1 − cos x2, f3 (x1, x2) = x21 + x2

2

Proviamo a calcolare l’incrementof (hu)− f (0)

nella direzione u = e1 + e2. Abbiamo

f (hu) =(sin (2h) e−h, h− cosh, 2h2

), f (0) = (0, 0, 0)

Quindi∆f =

(sin (2h) e−h, h− cosh, 2h2

)

Il differenziale e

df = (df1, df2, df3)

=(2 cos (2x1) e

−x2dx1 − sin (2x1) e−x2dx2, dx1 + sin x2dx2, 2x1dx1 + 2x2dx2

)

In (x1, x2) = (0, 0)

df |0= (2dx1, dx1, 0) = (2∆x1,∆x2, 0) = hu = (2h, h, 0)

cosicche(sin (2h) e−h, h− cosh, 2h2

)=

|h|≪1(2h, h, 0) + ...

In fig.2.11 riportiamo l’immagine della funzione vettoriale assegnata.

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CAPITOLO 2. FUNZIONI VETTORIALI DI UNA VARIABILE VETTORIALE

-2

0

2

y1

-2

-1

0

y2

0.0

0.5

1.0

1.5

2.0

y3

Figura 2.11: Esempio (38).

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Appendice A

Esercizi svolti a cura dell’ing. G.

Bertucelli

• Esercizio 1 (Coordinate curvilinee su una superficie).

• Esercizio 2 (parte 2) (Componenti covarianti e controvarianti di un vettore).

• Esercizio 3 (Coordinate curvilinee ortogonali. Viene discusso il sistema di coordinatecilindriche).

• Esercizio 4 (parte 2) (Ortogonalita del sistema di coordinate sferiche).

• Esercizio 5 (parte 2) (Ancora sulle coordinate curvilinee ortogonali).

• Esercizio 6 (parte 2) (Elemento di volume in coordinate curvilinee ortogonali. Formaquadratica fondementale).

• Esercizio 7 (Coordinate curvilinee ortogonali. Viene discusso il sistema di coordinatecilindriche).

35