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    APPROFONDIMENTI

    Ho gi detto come queste poche pagine abbiano comeunico scopo quello di destare una qualche curiosit o interessecirca il problema del "tocco" sul pianoforte; non difficilecomprendere come si tratti di un tema assai delicato efacilmente equivocabile data la difficolt stessa di trovare leparole giuste per farlo anche semplicemente intuire.Naturalmente solo un esperto insegnante potr stimolare eportare l'allievo alla comprensione della tecnica pianistica nellasua essenza, mediante l'esemplificazione del gesto tecnico eattraverso l'ascolto e la compenetrazione del suono nelle sueprofonde implicazioni emozionali e sensoriali.

    Mi auguro comunque che quanto scrivo, possa essere inqualche modo utile a coloro che con curiosit e spirito diricerca vogliano approfondire le ragioni che rendono la lorotecnica pianistica poco soddisfacente e magari chiarire qualche

    dubbio in proposito.I pianisti veramente esperti per i quali suonare un gestonaturale e ricco di soddisfazioni, non avranno necessit deimiei suggerimenti; fondamentale in ogni caso che anch'essi,se non l'hanno gi fatto, diventino perfettamente consapevoli oper lo meno cerchino di comprendere quali sono i meccanismisensoriali e muscolari che entrano in gioco quando ci si siededavanti ad un pianoforte, soprattutto per chi decide che

    l'insegnamento sar la sua professione.Nella pagina "Quale pianoforte", ho gi detto come sia

    indispensabile studiare su uno strumento ben funzionante eperfettamente regolato dato che altrimenti non si possonoacquisire le giuste sensazioni del tocco; dovrebbe esseresuperfluo ribadire come sia dannoso oltre che inutile l'uso delletastiere elettroniche anche se pesate; per quanto simulino la

    meccanica vera e sebbene oggi la loro perfezione si avvicini

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    parecchio alla realt, non consentono un vero e propriocontrollo del suono se non relativamente alla sua dinamica,

    privando l'esecutore della fondamentale e completa esperienzaespressiva. L'eventuale uso di tali strumenti, va quindidecisamente sconsigliato ai principianti e agli studenti dipianoforte in genere, che potrebbero altrimenti acquisire vizid'impostazione difficili da eliminare, e relegato quindi ad unuso molto limitato e da parte di professionisti in grado diadoperarli senza trarne danno.

    A mio modesto parere, nel campo della tecnica pianistica,non esiste una verit assoluta; sono convinto che ogni personadeve trovare per s stesso quelle soluzioni posturali edinamiche che ottimizzino il funzionamento del suo sistemaneuro-muscolare; ma fuori dubbio che bisogna ricercare escoprire quali siano le soluzioni che possano portare al migliorrisultato con il minore sforzo, che permettano al pianista diottimizzare il suo studio e di preparare quindi delle grandi

    performance. Non esiste di conseguenza nulla di casuale, maogni gesto, ogni passaggio, devono risultare da una profondariflessione sul funzionamento della propria mente e del propriocorpo. naturale che l'allievo debba essere condotto in questaricerca e consapevolezza da un insegnante scrupoloso e capacedi trasmettere la propria conoscenza.

    Noi parliamo di tecnica, ma va da s che il primo elementoche entra in gioco, sia nell'insegnamento che nella professione,

    l'aspetto musicale. da l che bisogna partire. Ogni beldiscorso sulla postura, sul rilassamento muscolare, sull'uso delpedale ecc..., non porta da nessuna parte se non vi contemporaneamente un profondo lavoro sui contenutimusicali dell'esecuzione; persino un semplice esercizio devecontenere elementi espressivi che portino dentro la musica;diversamente si instaura un processo di deconcentrazione e

    demotivazione artistica, che alla lunga rende difficile se non

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    impossibile penetrare il significato musicale di ci che siesegue privando noi e gli ascoltatori dell'emozione che proprio

    la musica deve sempre dare. Ma queste sono esperienze che untesto non pu trasmettere; solo il contatto personale e l'ascoltodei grandi pianisti, pu far intuire all'allievo o all'ascoltatore lemeraviglie contenute nelle pagine dei grandi compositori.A mio parere sono pochi gli studenti di musica che hanno una

    buona conoscenza della relativa letteratura; bisogna stimolarliin tutti i modi all'ascolto, soprattutto dal vivo, del repertoriomusicale in genere e non solo di quello relativo al propriostrumento. Ho avuto il privilegio di sentire in concerto grandiesecutori, ricavandone sempre tanta gioia e proficuoinsegnamento.Abituiamo poi gli studenti a suonare il pi frequentemente

    possibile in pubblico; un'esperienza formativa da tutti i puntidi vista. Favorisce la concentrazione, educa all'autocontrollo,motiva lo studio e l'esecuzione, stimola il miglioramento dei

    propri mezzi tecnico-espressivi e non ultimo, mette la personanelle condizioni di confrontarsi con s stesso e con gli altri.Straordinariamente utile poi far fare agli studenti musicad'insieme in quanto oltre agli elementi sopra indicati, aiuta lostudente ad aprirsi alla comunicazione e alla condivisione dellapropria esperienza artistico-musicale.

    Vediamo ora in breve di fare qualche considerazione

    circa le cose da fare e da non fare davanti alla tastiera di unpianoforte. Attenzione! Questa non deve in nessun modo essereconsiderata una lezione di tecnica pianistica, ma un insieme disemplici suggerimenti che potranno essere utili per una ricercasuccessiva, magari aiutata da un buon maestro.

    Cominciamo col dire che vi sono persone che hanno una

    situazione muscolare piuttosto complessa; rigidezze causate da

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    scorrette posture o da blocchi psicologici di varia natura,patologie dello scheletro ecc... Anche se simili problematiche

    possono rendere difficoltoso suonare, si pu affermare con unacerta tranquillit che con una assidua pratica di rieducazioneosteopatica o semplicemente posturale, (tanto per citarne una,"Il metodo Feldenkrais"), la situazione pu esserenotevolmente migliorata, ridando alla persona il piacere diassecondare una propria aspirazione. Ci sono casi anche nellosport, nei quali una ferrea volont e tecniche adeguate, hannoprodotto risultati strepitosi. Vi sono stati e vi sono strumentistidi ogni genere che pur in presenza di deficit fisici importanti,hanno regalato agli ascoltatori esecuzioni di alto livello.

    Allora; ci metteremo seduti comodamente con unatteggiamento di tranquillit generale e regoleremo l'altezzadella panca in modo che il gomito risulti leggermente pi bassodella tastiera e in linea o leggermente pi avanti rispetto al

    busto; necessario poi fare molta attenzione che la spalla e lascapola siano perfettamente rilassate, insomma, che cadanolibere come dei vestiti appesi ad un attaccapanni, che saridealmente costituito dalla linea delle spalle stesse. A questopunto il gomito potr oscillare liberamente per adeguarsi allevarie posizioni necessarie durante l'esecuzione; l'avambraccio,e il polso, anch'essi ben rilassati, permetteranno alla mano diappoggiarsi alla tastiera con una leggera curvatura in

    corrispondenza dell'articolazione delle dita con la mano stessa.Attenzione al pollice; deve muoversi liberamente grazie

    all'articolazione diretta con il polso; un corretto e liberomovimento di questo dito, rende tutta la mano pi tranquilla esciolta.

    Il pollice poi non deve per nessuna ragione essere portatofuori dalla tastiera, ma per quanto possibile restare in linea con

    il mignolo; prestare particolare attenzione a questo particolare

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    pu migliorare moltissimo l'assetto globale della mano dato chene facilita la posizione corretta, favorendo la giusta

    inclinazione delle dita.Il punto di appoggio delle dita sulla tastiera poi certamente

    uno degli aspetti fondamentali per acquisire e facilitarel'apprendimento del "tocco" giusto. Le dita non devono esseren troppo inclinate, o per meglio dire, curvate verso le unghie,n troppo allungate sulla prima falange. Il quarto e il quintodito non devono mai essere inclinati lateralmente versol'esterno, ma appoggiare sempre sulla parte centrale dellafalange; questa posizione pu essere ottenuta con un po diconcentrazione e senza irrigidire la mano. Bisogna poi porremolta attenzione alle punte delle dita, dal momento che vi proprio un punto preciso in cui la sensibilit delle terminazioninervose particolarmente intensa; con un po di pratica eattento ascolto delle sensazioni, si trover con assolutaprecisione questo punto sul quale il dito trova la massima

    sensibilit dell'appoggio che deve poi permettere di sentirebene il martello e quindi di poter determinare con precisione iltocco stesso.Quando si sia trovata la posizione corretta per l'appoggio, si

    tenga presente che l'inclinazione delle dita pu variare aseconda delle necessit che il passaggio da eseguire richiede,ma che il punto di maggior sensibilit sempre utile comeriferimento nel caso in cui la mano si trovasse ad avere dei

    risentimenti a causa di posizioni difficoltose.

    Attenzione a non confondere mai l'appoggio con laspinta; questa richiede sforzo, l'appoggio invece esige solocontrollo e attenta concentrazione sulle sensazioni dirilassamento od eventuale rigidezza.

    Il braccio deve essere manovrato come una leva unica; il

    grande pianista russo Heinrich Neuhaus, suggeriva di

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    immaginare il movimento come se si trattasse del bracciomeccanico di una gru; non che l'avambraccio non possa essere

    articolato autonomamente, ma ci, solo quando sia strettamentenecessario.

    La scapola e la spalla rilassate, la leva del braccio sempredisponibile, renderanno possibile dosare il peso a seconda dellenecessit; per nessuna ragione si dovranno sovraccaricare learticolazioni, in special modo quelle delle dita con la mano.Quando possibile si consiglia di attaccare la tastiera da unacerta altezza e soprattutto ad inizio frase, naturalmente senzaesagerare, calibrando l'attacco in modo che il suono non siamai duro, neppure nei fortissimi, e secondo una correttavalutazione, sempre tenendo presente che ogni pianista devecomunque fare solo quei movimenti che egli senta utili permigliorare il suo gesto tecnico.

    Il discorso si fa complesso, perch anche un solo terminesbagliato, pu creare degli equivoci pericolosi.

    In realt il peso pi che scaricato, va proiettato sulle puntedelle dita, dato che queste, come ho detto in precedenza, nonvanno articolate, ma lanciate; perci sufficiente una minimavariazione del peso stesso per determinare un cambiamentodinamico anche assai rilevante; ecco perch bisogna capirebene il concetto dell'uso del peso. Nel nostro caso dobbiamoparlare non di etti o di chili trasferiti sulla tastiera, ma digrammi, che grazie alla velocit del movimento delle dita,

    imprimono al martello una energia pari a quella che sarebbenecessario sviluppare con masse molto pi grandi e quindi pesimaggiori. Spero di riuscire a spiegarmi.

    Il nostro quindi pi un peso virtuale che reale, ma chediventa reale grazie alla velocit determinata dal rapidissimolancio delle dita, senza il quale tutto l'impianto della tecnicastessa, non avrebbe pi ragione di essere.

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    Nella pagina "La tecnica e il problema del tocco", hocercato di far intuire che cosa sia esattamente e come si realizzi

    il lancio del dito; nell'articolo del maestro Pancino "Ifondamenti fisici e fisiologici del tocco nel pianoforte",l'argomento approfondito ancora meglio; rimando a questilink per ulteriori chiarimenti.Aggiungo solo che il lancio , come detto, il presupposto

    essenziale per il raggiungimento del vero "tocco" pianistico edi una tecnica completa in grado di esprimere virtuosismo edespressivit.

    Il lancio il frutto di una intensa concentrazione che permettaal dito di compiere un piccolo movimento libero e rapidissimoverso l'alto, che gli consenta poi di cadere con l'inerzia utile adabbassare i tasti senza sforzo muscolare, ma per semplicecaduta e quindi per gravit. solamente grazie all'elevatavelocit con cui si compie questo movimento che le piccolemuscolature delle dita, possono lavorare senza dare senso di

    affaticamento o rigidezza.Claudio Arrau, straordinario pianista e grande insegnante,portava la similitudine del tiro con l'arco e metteva in evidenzacome la pratica dello Zen, potesse facilitare l'acquisizione dellavelocit e della precisione del movimento.

    Fin tanto che l'azione non sar abbastanza veloce, non vipotr essere vera libert e quindi agilit delle dita. Ilraggiungimento di questa libert un momento dello studio

    che sar avvertito con tale chiarezza da lasciare il pianistadavvero stupito e consapevole di aver fatto il salto verso la verapadronanza del proprio strumento. Bisogner poi dare il tempoal nostro sistema neuro-muscolare di assimilare e memorizzarele nuove sensazioni; questa fase ha per ciascuno tempi diversi,ma non bisogna scoraggiarsi, perch il risultato ottenuto valebene l'impegno profuso.

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    Per quanto possibile si eviti ogni movimento superfluodel busto e della testa; il polso, pur mantenendosi sempre libero

    e ben mobile, non dovr compiere escursioni inutili.Circa l'estensione delle dita e quindi l'allargamento della

    mano, si cerchi sempre di lavorare senza irrigidimenti; ancorauna volta, facendo attenzione alle sensazioni, si potr scoprirecome anche le posizioni che per estensione o posizionesembrano quasi impossibili, possono essere facilmente risolte;bisogna per imparare ad ascoltare il nostro corpo e i messaggiche proprio attraverso le diverse sensazioni, disagio, rigidezza,ma anche piacere e tranquillit, ci invia. un mondo tutto dascoprire, con qualche difficolt da affrontare, ma pieno disorprese.

    In ogni caso tutto quello che fin qui ho scritto relativamentealla tecnica, deve essere considerato funzionale all'acquisizionedel "tocco", che in ultima analisi, rimane l'argomento per cuiquesto stesso sito stato realizzato.