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www.arifl.it 1 APPRENDIMENTO NON FORMALE E INFORMALE: LA CERTIFICAZIONE DELL’ESPERIENZA FOCUS MDL 30/2012 1. IL TEMA DEL RICONOSCIMENTO DELLE “COMPETENZE” NELLE POLITICHE EUROPEE. Nell’ultimo decennio si è andata sempre più affermando l’idea che l’efficacia dell’apprendimento si debba misurare sulla base delle competenze/abilità che l’individuo (in qualità di cittadino, studente, lavoratore) è in grado di sviluppare in un’ottica di problem solving. Questo approccio fatto proprio dall’Unione Europea ha dato nuovo slancio alla necessità che tutte le abilità/ competenze/conoscenze dell’individuo possano/debbano essere riconosciute e se possibile certificate, che per tali non debbano essere considerate soltanto quelle apprese in percorsi di istruzione e formazione tradizionali, svolte per lo più in età giovanile, che esse possano essere acquisite anche in altri contesti e durante l’arco della propria vita. L’Unione Europea ha riconosciuto valore formativo alle competenze maturate attraverso il lavoro, la partecipazione alle organizzazioni della società civile e più in generale l’agire quotidiano e ha sottolineato come siano rapidamente cambiati tempi e modi dell’apprendimento grazie anche all’utilizzo di internet e delle nuove tecnologie, che hanno consentito agli individui di apprendere in contesti alternativi, basti pensare ad esempio all'apprendimento a distanza. In generale, si registra un ampliamento delle opportunità di apprendimento in contesti informali e non formali e di questo processo e di queste ulteriori esperienze formative l’Unione Europea chiede che si tenga conto attraverso meccanismi di certificazione (convalidazione) che permettano di valutare i risultati di apprendimento raggiunti tramite l’apprendimento non formale e informale (1) . La certificazione diventa, così, non solo uno strumento di valutazione ma anche uno strumento per garantire visibilità alle competenze possedute. Se guardiamo, infatti, al mercato del lavoro (2) i meccanismi di convalida consentirebbero: una maggiore trasparenza sulle competenze della forza lavoro e un miglioramento della corrispondenza tra le competenze e la domanda di lavoro; promuoverebbero e renderebbero più semplice il trasferimento di competenze tra le aziende e tra i settori e faciliterebbero la mobilità nel mercato del lavoro europeo. Molteplici possono essere gli utilizzi che dalla validazione di competenze discendono per il singolo individuo. Per citarne alcuni, essa potrebbe: essere finalizzata al riconoscimento di crediti formativi o all’acquisizione di un titolo o di una qualifica; essere orientata a supportare progetti di placement o di re-inserimento professionale; facilitare percorsi individuali di auto-sviluppo professionale e di re-inserimento lavorativo (3) . Il tema della validazione degli apprendimenti ovunque e comunque appresi trova una sua logica collocazione anche all’interno di Europa 2020.

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APPRENDIMENTO NON FORMALE E INFORMALE:

LA CERTIFICAZIONE DELL’ESPERIENZA

FOCUS MDL 30/2012

1. IL TEMA DEL RICONOSCIMENTO DELLE “COMPETENZE” NELLE POLITICHE EUROPEE.

Nell’ultimo decennio si è andata sempre più affermando l’idea che l’efficacia dell’apprendimento si debba

misurare sulla base delle competenze/abilità che l’individuo (in qualità di cittadino, studente, lavoratore) è in

grado di sviluppare in un’ottica di problem solving.

Questo approccio fatto proprio dall’Unione Europea ha dato nuovo slancio alla necessità che tutte le abilità/

competenze/conoscenze dell’individuo possano/debbano essere riconosciute e se possibile certificate, che

per tali non debbano essere considerate soltanto quelle apprese in percorsi di istruzione e formazione

tradizionali, svolte per lo più in età giovanile, che esse possano essere acquisite anche in altri contesti e

durante l’arco della propria vita.

L’Unione Europea ha riconosciuto valore formativo alle competenze maturate attraverso il lavoro, la

partecipazione alle organizzazioni della società civile e più in generale l’agire quotidiano e ha sottolineato

come siano rapidamente cambiati tempi e modi dell’apprendimento grazie anche all’utilizzo di internet e delle

nuove tecnologie, che hanno consentito agli individui di apprendere in contesti alternativi, basti pensare ad

esempio all'apprendimento a distanza.

In generale, si registra un ampliamento delle opportunità di apprendimento in contesti informali e non formali

e di questo processo e di queste ulteriori esperienze formative l’Unione Europea chiede che si tenga conto

attraverso meccanismi di certificazione (convalidazione) che permettano di valutare i risultati di apprendimento

raggiunti tramite l’apprendimento non formale e informale (1).

La certificazione diventa, così, non solo uno strumento di valutazione ma anche uno strumento per garantire

visibilità alle competenze possedute.

Se guardiamo, infatti, al mercato del lavoro(2) i meccanismi di convalida consentirebbero:

• una maggiore trasparenza sulle competenze della forza lavoro e un miglioramento della corrispondenza tra

le competenze e la domanda di lavoro;

• promuoverebbero e renderebbero più semplice il trasferimento di competenze tra le aziende e tra i

settori e faciliterebbero la mobilità nel mercato del lavoro europeo.

Molteplici possono essere gli utilizzi che dalla validazione di competenze discendono per il singolo individuo.

Per citarne alcuni, essa potrebbe:

• essere finalizzata al riconoscimento di crediti formativi o all’acquisizione di un titolo o di una qualifica;

• essere orientata a supportare progetti di placement o di re-inserimento professionale;

• facilitare percorsi individuali di auto-sviluppo professionale e di re-inserimento lavorativo(3).

Il tema della validazione degli apprendimenti ovunque e comunque appresi trova una sua logica collocazione

anche all’interno di Europa 2020.

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La nuova strategia elaborata dalla Commissione Europea fino al 2020 promuove infatti una crescita rapida,

sostenibile ed inclusiva e definisce nuovi obiettivi e azioni per incrementare e sviluppare l’occupazione, le

competenze e la mobilità professionale e lavorativa.

Nel box seguente ripercorriamo le principali tappe e i più importanti strumenti europei messi in campo per

l’apprendimento permanente in generale e per la convalida dell’apprendimento non formale e informale in

particolare.

Le politiche europee per la convalida dell’apprendimento non formale e informale

La convalida dell'apprendimento non formale e informale è parte dell'agenda politica europea fin dal 2001, quando la Commissione ha

definito l'apprendimento permanente come qualsiasi attività di apprendimento intrapresa nelle varie fasi della vita al fine di

migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze in una prospettiva personale, civica, sociale e/o occupazionale.

Sin dalla dichiarazione di Copenhagen su una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale sono

state prese una serie di iniziative per lo sviluppo di strumenti europei nell'area dell'apprendimento permanente:

- nel 2004 sono stati adottati i principi comuni europei di convalida sotto forma di conclusioni del Consiglio.

- Nel 2004 è stato istituito il quadro Europass, che comprende il CV Europass e un portfolio di documenti che i cittadini

possono usare per comunicare meglio e presentare le proprie qualifiche e competenze in tutta Europa.

- Una pietra miliare per la convalida dell'apprendimento non formale e informale è stata l'adozione nel 2008 della raccomandazione

del Parlamento europeo e del Consiglio sul quadro europeo delle qualifiche (EQF) per l'apprendimento permanente. L'EQF è

un quadro di riferimento dei livelli delle qualifiche definiti mediante i risultati di apprendimento. Ne è scaturito un processo in

corso nel quale gli Stati membri stanno preparando i propri quadri nazionali delle qualifiche con riferimento ai livelli delle qualifiche

europei. Questo processo renderà più semplice la comprensione e la comparazione delle qualifiche per datori di lavoro, istituzioni

formative, lavoratori e discenti.

- Nel 2009 la Commissione e il Cedefop hanno pubblicato le linee guida europee per la convalida dell'apprendimento non

formale e informale, che forniscono a decisori politici e operatori strumenti tecnici sulla convalida. Le linee guida affrontano la

convalida da prospettive diverse (individuale, organizzativa, nazionale, europea) e costituiscono uno strumento pratico da applicare

su base volontaria.

Insieme ad altri strumenti, anche i sistemi di crediti basati sui risultati di apprendimento facilitano la convalida

dell'apprendimento non formale e informale. In particolare il Sistema Europeo dei crediti nell’istruzione superiore (ECTS) e nella formazione

professionale (ECVET), permettono di veder riconosciuti apprendimenti ovunque e comunque appresi e possono quindi essere

collegati alla validazione degli apprendimenti non formali ed informali.

Da ultimo segnaliamo, a seguito della Comunicazione della Commissione del dicembre 2008, lo sviluppo di un sistema volto a definire

un linguaggio comune tra l’ambito dell’occupazione e quello dell’istruzione e formazione attraverso la creazione di un dizionario

multilingue denominato ESCO (European skills, competencies and occupation taxonomy).

Il tema è stato di recente ripreso dal Consiglio Europeo che nel settembre 2012 ha elaborato una proposta di

Raccomandazione(4) per rafforzare le politiche di convalida dell’apprendimento non formale e informale e

accelerarne la loro applicazione da parte degli Stati membri.

L’obiettivo è quello di dare a ogni cittadino europeo entro il 2015 la possibilità di ottenere una convalida delle

competenze acquisite al di fuori dei sistemi formali di istruzione e formazione e di usare tale convalida a fini

occupazionali e di apprendimento in tutta Europa.

FOCUS MDL 30/2012

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FOCUS MDL 30/2012

Nella Raccomandazione il Consiglio ha sottolineato una serie di principi a cui i sistemi nazionali di convalida

devono attenersi ancorchè questi siano ulteriormente declinabili a livello regionale/teritoriale/locale.

Tra questi:

- la coerenza del sistema di convalida, che ne è parte integrante, con i quadri nazionali delle qualifiche

che devono essere sviluppati in linea con il quadro europeo delle qualifiche;

- un’ampia accessibilità delle informazioni sulle opportunità di convalida per individui (in particolare ai

gruppi svantaggiati) e organizzazioni;

- l’accessibilità economica della procedura di convalida per cittadini che desiderano avvalersene;

- la definizione e messa in paratica di meccanismi trasparenti di qualità sia in relazione alla valutazione

(metodologie e strumenti, valutatori qualificati) sia in relazione ai suoi risultati (standard concordati);

- coinvolgere nello sviluppo dei meccanismi di convalida e di documentazione dei risultati di

apprendimento acquisiti mediante l'apprendimento non formale e informale le parti sociali, le camere di

commercio, gli enti nazionali coinvolti nel processo di riconoscimento delle qualifiche professionali, i servizi

per l'impiego, gli istituti di istruzione e formazione, le organizzazioni della società civile;

- promuovere collaborazioni e altre iniziative per facilitare la documentazione dei risultati di

apprendimento sviluppati con particolare attenzione all'interno delle PMI e di altre organizzazioni di

piccole dimensioni.

Il concetto di validazione degli apprendimenti non formali e informali si è complessivamente diffuso in tutti i

paesi Europei anche se i livelli di formalizzazione appaiono eterogenei.

Ci sono alcuni Paesi (Francia, Regno Unito, Finlandia) che hanno ancorato il sistema di validazione degli

apprendimenti non formali e informali a dispositivi strutturati per il riconoscimento delle competenze in

funzione dell’acquisizione di una qualifica professionale.

In particolare la Francia sin dagli anni ‘80 ha testato procedure di riconoscimento/certificazione

essenzialmente a fini formativi delle competenze esperienziali.

Nei decenni successivi esse sono state codificate dal punto di vista procedurale. Prima con la VAP e dopo con

la VAE (2002) si è arrivati a sancire il diritto del cittadino, riconosciuto dal Codice del Lavoro, di poter

accedere a misure di formazione continua e vedersi riconosciute e validate (mediante riconoscimento di

attestazioni formali) le competenze che derivano da apprendimenti informali e non formali.

Il limite di questo approccio, sta nel fatto che sembra dominare in Francia, come sottolineato da alcuni

commentatori(5), a livello di modelli certificativi, (e di fiducia degli attori sociali), un’idea di competenza che

richiama piuttosto la necessità che l’individuo acquisisca piena consapevolezza teorica, oltre che “pratica”, delle

implicazioni del processo operativo in cui è impegnato; attraverso il processo educativo e formativo.

Questa visione tende a conferire al contesto scolastico e formativo formale una funzione determinante nella

costruzione delle competenze, e si pone in contrapposizione con le tendenze, largamente diffuse in Europa, a

valutare sempre piu’ rilevante il ruolo delle “competenze trasversali” (personali, sociali, relazionali… acquisibili

prevalentemente attraverso l’esperienza professionale e di vita) nell’efficacia della performance umana.

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Esistono poi Stati Membri (Germania, Spagna, Belgio) in cui la struttura federalista dei sistemi di governo ha

reso assai eterogeneo e differenziato l’approccio alla validazione, con effetti diversificati sull’implementazione

dei dispositivi e quindi anche sul livello di condivisione da parte dell’opinione pubblica e dei sistemi produttivi

di riferimento. I dispositivi di validazione sono stati potenziati a supporto di politiche per l’impiego e di

sostegno all’occupazione.

Emblematico il caso della Germania(6).

II sistema dell’educazione e della formazione professionale in Germania è caratterizzato dal tradizionale

forte ancoraggio delle scelte strategiche e curricolari al conseguimento di solide specializzazioni professionali

spendibili nel mercato del lavoro e da una visione dell’apprendimento come processo che implica l’intreccio

organico tra teoria e pratica nella costruzione della competenza.

Uno dei pilastri portanti del sistema rimane da questo punto di vista il modello dell’alternanza scuola-lavoro

tuttora dominante nella formazione professionale di base a carattere “duale”.

Tale assetto riflette tanto la rilevanza attribuita alla messa in campo di sistemi di valutazione

dell’apprendimento affidabili e validi, quanto l’importanza attribuita all’esperienza lavorativa come sede di

costruzione della competenza, e pertanto il riconoscimento implicito della rilevanza formale di cio’ che si

impara informalmente, in un percorso strutturato di formazione.

Fuori dall’alternanza scuola lavoro e da percorsi strutturati di formazione, pur riconoscendo a differenza

della Francia una grandissima importanza alle competenze acquisite tramite l’esperienza lavorativa, per lunghi

anni la Germania non ha ritenuto necessario sviluppare sistemi di validazione di apprendimenti non formali

ed informali in quanto il sistema scolastico e quello formativo erano fortemente connessi al mercato del

lavoro ed al sistema delle imprese.

Negli ultimi anni, tuttavia, si è assistito ad un’inversione di tendenza. La crescente concorrenza in un mondo

globalizzato, il rapido cambiamento tecnologico, il calo demografico, l’invecchiamento della popolazione e

l’aumento dei disoccupati in età adulta e scarsamente occupabili hanno reso il tema della validazione degli

apprendimenti non formali e informali sempre più rilevante ed oggetto di iniziative strategiche e politiche a

livello nazionale(7).

Nonostante una struttura fortemente decentrata e il fatto che essa non si sia ancora dotata di un sistema

nazionale di qualifiche la Germania sta facendo un significativo sforzo per attivare dispositivi e strumenti

condivisi a livello nazionale.

Ne riportiamo due(8):

1. A partire dall’anno accademico 2010/11, vista la necessità di sviluppare delle pratiche di riconoscimento

degli apprendimenti acquisiti in ambienti non formali ed informali, le Università tedesche hanno accettato

anche i candidati che, pur non possedendo il diploma di maturità, potevano documentare le competenze

professionali acquisite in setting non formali. L’accesso all’istruzione superiore è stato possibile, quindi,

anche per quella “manodopera qualificata” non in possesso di un diploma ufficiale. Le istituzioni di

educazione per adulti stanno sempre più sviluppando strumenti per rafforzare la convalida ed il

riconoscimento dell’apprendimento non formale e l’accesso di studenti “non tradizionali” alla formazione

superiore.

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2. Un altro strumento che ha trovato diffusione anche in sperimentazioni di altri Paesi è stato ProfilPASS, il

primo pass formativo utilizzato sull’intero territorio tedesco, disponibile dal 2006. Il ProfilPASS è

principalmente uno strumento di autovalutazione e di analisi delle competenze. Attraverso un percorso

strutturato vengono accertate e documentate le competenze legate alle attività della vita quotidiana, quindi

tutte quelle competenze non validate attraverso percorsi formali.

Le stesse competenze potranno poi essere raccolte all’interno di uno specifico Portfolio. Le competenze

descritte all’interno di ProfilPASS non rispondono ad un sistema di referenziali e standard di riferimento

validati a livello nazionale, ma possono basarsi su sistemi descrittivi in uso presso un determinato Land o

presso un comparto o settore produttivo specifico. Tale strumento non implica in ogni caso una validazione e

un riconoscimento formale delle competenze.

Le attestazioni sono considerate principalmente uno strumento individuale. Tuttavia l’attestazione delle

competenze ottenuta durante il processo di individuazione, descrizione e attestazione potrà successivamente

essere utilizzata per l’accesso al mercato del lavoro, ma anche per accedere a percorsi di istruzione e

formazione e richiedere, ove possibile, il riconoscimento di crediti formativi.

C’è poi un gruppo di Paesi al quale appartiene anche l’Italia, che non si è ancora dotata di standard nazionali di

riferimento e di un sistema nazionale di qualifiche, ma che ha portato avanti sperimentazioni e buone prassi a

livello territoriale e che ha partecipato a diversi programmi europei legati alla strategia del lifelong learning.

2. La situazione italiana

Il tema dell’apprendimento permanente e della validazione degli apprendimenti non formali e informali è un

tema di cui si parla da diversi anni anche in Italia.

Tuttavia, nonostante diverse sollecitazioni europee, come quella rivolta ai paesi membri di dotarsi per il 2010 di

sistemi nazionali di qualifiche che si rapportino al quadro europeo delle qualifiche (EQF), la mancanza di

standard nazionali, complice il fatto che la competenza in materia di formazione professionale è delle regioni, e

una legislazione che è proceduta a rilento, a cui non ha fatto seguito una effettiva seppur parziale applicazione,

ha impedito a diverse prassi e sistemi di certificazione e di riconoscimento (regionali, privati, del terzo settore),

che pure si sono portati avanti negli anni, di trovare un’applicazione più ampia e di apportare effettivi benefici

per le persone che hanno partecipato a programmi e sperimentazioni.

Pertanto, siamo in una fase in cui alcune Regioni, pur non avendo ancora definito una strategia regionale in

materia, hanno tuttavia già introdotto il tema della validazione all’interno di specifiche filiere formative, in

particolar modo all’interno dei percorsi di apprendistato professionalizzante per la validazione degli

apprendimenti non formali; molte regioni hanno anche portato avanti la sperimentazione del Libretto

Formativo.

Altre Regioni stanno definendo un percorso normativo di validazione delle competenze, altre ancora sono in

fase avanzata di sperimentazione ed implementazione di dispositivi di validazione degli apprendimenti non

formali ed informali all’interno di più complessivi Sistemi regionali di certificazione.

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Per queste ultime (tra cui annoveriamo Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto,

Umbria) il tema della validazione si pone all’interno e in raccordo con il proprio sistema regionale di

certificazione e strettamente connesso con i repertori regionali di qualifiche su cui si basa per individuare e

descrivere le competenze da validare e per individuare i livelli di riconoscimento (singole unità di competenze,

profilo professionale).

Rinviamo chi voglia documentarsi sullo stato di avanzamento delle numerose sperimentazioni territoriali alla

pregevole documentazione prodotta da ISFOL in questi anni(9).

Ci auguriamo che una nuova spinta e il raggiungimento di obiettivi concreti possa essere ottenuto con la legge

28 giugno 2012, n. 92, c.d. “Riforma Fornero”, con la quale il Governo si è impegnato ad adottare entro 6 mesi

dalla data in vigore della legge stessa “uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme generali e dei livelli

essenziali delle prestazioni, …per l’individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali con

riferimento al sistema nazionale di certificazione delle competenze…” (art. 4 co. 58).

Riteniamo comunque che nel costruire un sistema nazionale di certificazione, le linee guida per la validazione

delle competenze non formali e informali (tra l’altro già delineate a livello di proposta da ISFOL nel 2011) si

appoggino su fondamenta solide in linea con le indicazioni europee:

- la validazione deve prevedere specifiche fasi di processo per acquisire valore formale: identificazione e

documentazione, autovalutazione/assessment, validazione attraverso il confronto dell’apprendimento con

standard e referenziali formalizzati e infine certificazione. Soltanto attraverso questi passaggi definiti la

validazione acquisisce valore formale.

- All’interno del processo deve essere dato il giusto rilievo alla documentazione ossia alla necessità di

documentare tali apprendimenti con prove tangibili (titoli, qualifiche formali, attestazioni, testimonianze

ecc.).

- Il processo di convalida implica che vi sia un organismo competente che confermi che un risultato di

apprendimento (conoscenze, abilità, competenze) è stato raggiunto dalla persona misurato in rapporto ad

uno standard appropriato.

- La validazione può essere preliminare ad un vero e proprio atto di certificazione, ma può anche rimanere a

sé stante. E’ quindi importante definire fin dal principio con chiarezza il valore che gli esiti di questo

processo avranno, la loro spendibilità e riconoscibilità.

L’implementazione di un sistema di certificazione deve accompagnarsi ad una attenta riflessione sul valore da

attribuire agli esiti della validazione nei confronti del sistema istituzionale nel quale si opera. Questo punto è

particolarmente importante in un paese come il nostro che riconosce al titolo di studio un valore legale.

Deve essere chiaro dal principio agli attori del sistema, al cittadino e alle imprese se al termine del processo è

prevista una certificazione, un credito, una attestazione, una spendibilità limitata esclusivamente a documentare

e facilitare l’accesso nel mercato del lavoro.

Infine, la trasparenza e “portabilità” delle competenze validate potrebbe trovare una sua efficace collocazione

all’interno del Libretto formativo del cittadino che sta diventando uno strumento sempre più utilizzato e

riconosciuto in molti contesti territoriali.

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3. La certificazione attraverso l’esperienza: due sperimentazioni in Lombardia.

Presentiamo qui di seguito due sperimentazioni che si sono svolte in Regione Lombardia le quali, per l’impianto

metodologico e la qualità delle istituzioni formative coinvolte, l’Università Cattolica nel primo e la Fondazione

Politecnico nell’altro, si inseriscono appieno nel dibattito europeo sulla validazione degli apprendimenti non

formali e informali.

I punti di partenza e gli approcci sono stati diversi.

Il primo ha puntato sulla validazione delle esperienze e su un team di valutatori sia per l’accompagnamento delle

persone che per la certificazione degli apprendimenti legato agli ambiti accademici, avvezzo a confrontarsi e a

ragionare in termini di indicatori di competenze e evidenze, di lettura e trasferibilità all’interno dei livelli EQF, di

forte valore della certificazione effettuata dall’Università Cattolica.

Il secondo alla costruzione di un modello di certificazione delle competenze acquisite in ambito non formale e

informale, su mandato della stessa Regione Lombardia, che potesse essere implementato e realizzato, pur nella

rigorosità dell’impianto metodologico, attraverso la rete dei soggetti accreditati da Regione Lombardia per i

servizi al lavoro, legato alle competenze e ai profili professionali inseriti nel Quadro Regionale di Standard di

Servizi, destinato ad essere potenzialmente richiesto e utilizzato da tutti i cittadini lombardi.

Progetto di accompagnamento alla Validazione degli apprendimenti esperienziali degli operatori della

Formazione Professionale aderenti ad ELGA.

Il progetto, rivolto ad operatrici ed operatori del sistema della Formazione Professionale aderenti ad ELGA

(Ente Lombardo di Garanzia della Formazione Professionale) ha coinvolto circa quattrocento persone,

provenienti da tutte le province lombarde, che in due edizioni 2009-2010 2010-2011, sono state accompagnate

in un percorso di riconoscimento e validazione delle competenze maturate in contesti non formali ed informali.

Gli Enti di provenienza dei partecipanti sono stati 27, tutti molto conosciuti nel territorio lombardo.

Il progetto, cofinanziato dal Fondo per la formazione continua di cui alla L.n.236/93 e dall’ELGA, è stato svolto in

collaborazione con l’Università Cattolica, l’Istituto Italiano di Valutazione e l’Istituto Universitario federale

svizzero per la F.P.

L’intervento ha preso spunto da una indagine e una riflessione sulle necessità di formazione del personale della

formazione professionale lombarda, svolta nel novembre 2008, da cui è emerso:

- l’interesse degli Enti e delle OO.SS di sviluppare le competenze professionali presenti in una prospettiva di

formazione permanente del personale volta alla qualificazione dell’offerta formativa del sistema;

- la presenza, tra il personale, di alcuni operatori non in possesso di titolo di laurea; nel quadro

dell’evoluzione delle indicazioni normative riguardanti il sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale,

tale condizione avrebbe potuto - in prospettiva - penalizzare il personale con pluriennale esperienza

formativa ma non in possesso di titolo per l’insegnamento.

- legittimare la validità formativa dell’esperienza e degli apprendimenti degli operatori della F.P. lombarda

maturati in ambito non formale e informale.

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I profili di funzione considerati oggetto del percorso sono stati quelli di :

• coordinatore tutor;

• esperto dei processi formativi e valutativi;

• responsabile certificazione competenze;

• referente per l’orientamento formativo.

I profili analizzati in termini competenze erano parzialmente presenti nel Quadro Regionale sugli Standard

Professionali (Orientatore e Tecnico della formazione). Nell’ambito del progetto è stata svolta un’approfondita

attività di revisione dei profili attingendo a competenze presenti nel QRSP in altri profili, proponendo modifiche

ed integrazioni allo stesso QRSP.

Questo lavoro, condotto in collaborazione con i referenti tecnici dell’Assessorato Regionale, ha portato alla

formulazione – da parte dei soggetti promotori del progetto, in accordo con gli stessi uffici regionali – di formali

proposte di aggiornamento del QRSP.

I percorsi hanno avuto una durata di 250 ore ciascuno, così distribuite:

- 73 ore di aula;

- 50 ore attività on line (FAD);

- 30 ore project work;

- 97 ore di lavoro personale.

I profili delle funzioni oggetto di formazione sono state analizzate con una metodologia ampiamente validata

(modello Co.Re elaborato da IUFFP Svizzera e adattato al contesto della formazione professionale lombarda

con Istituto Italiano di Valutazione) che si aggancia al modello francese della VAE - Validation des acquis

experientielles.

Cuore della metodologia VAE è l’attenzione posta alla elaborazione di un dossier mirato delle proprie

competenze, la cui realizzazione richiede un investimento significativo e in prima persona del candidato. La

valutazione si basa infatti sull’analisi del dossier e su uno o più colloqui argomentativi da parte di un’apposita

commissione valutativa.

La costruzione del dossier implica la raccolta organizzata di tutta la documentazione personale attestante

corsi, qualifiche e attività professionali di ogni tipo e la redazione di un Curriculum Vitae completo (modello

Europass).

I candidati (ossia gli operatori della F.P.) sono stati supportati nel percorso di preparazione da soggetti terzi

(IUFFP -Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale- di Lugano - Svizzera e dell’Istituto

Italiano di Valutazione), non coinvolti nella decisione finale di validazione.

I consulenti di identificazione e attestazione hanno condotto le attività – individuali e di gruppo – con i candidati

per metterli in condizione di preparare ed argomentare il proprio “Dossier degli Apprendimenti Esperienziali”,

da presentare alla Commissione per la identificazione e attestazione.

Una volta completato, per essere validato, il dossier dei singoli candidati è stato esaminato da una Commissione

Tecnica designata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore - Facoltà di Scienze della Formazione.

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Pertanto, la finalità del progetto è stata mirata ad ottenere un RICONOSCIMENTO ISTITUZIONALE

(accreditamento, validazione, certificazione) delle competenze possedute dall’operatore della F.P., attraverso un

percorso per l’identificazione e attestazione di competenze risultanti da apprendimenti esperienziali maturati

nel corso della carriera lavorativa, anche in situazioni non formali e informali.

Sulla base delle evidenze emerse, la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro

Cuore ha provveduto:

- a certificare unicamente le competenze già presenti nel QRSP;

- ad accertare le altre competenze oggetto di formazione e delle quali è stato verificato il possesso da parte

degli/le operatori/rici, in attesa dell’accoglimento, nel Quadro Regionale degli Standard Professionali, delle

competenze individuate nelle funzioni analizzate;

- a rilasciare ai singoli candidati crediti formativi universitari relativi al Corso di laurea in Scienze

dell’educazione e della formazione – curricolo formatori (deliberato dal Consiglio di Facoltà) utile a chi

intendesse proseguire gli studi.

Nel caso in cui la redazione del dossier mirato che non sia sfociata in una domanda di validazione o

accreditamento, essa è stata completata da un’ipotesi di sviluppo del personale percorso formativo e/o

professionale dell’operatore della F.P.

Regione Lombardia: modello di certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali ed

informali - avvio dell’applicazione guidata

La Regione Lombardia ha sviluppato, da alcuni anni, una strategia condivisa relativamente ai processi di

validazione e certificazione delle competenze acquisite nei diversi contesti, compresi quelli non formali e

informali.

In particolare, con il DGR n. 8/6563 del 13 febbraio 2008 “Indicazioni regionali per l’offerta formativa in materia

di istruzione e formazione professionale” e con il d.d.u.o. 30 luglio 2008 n. 8486 “Adozione del quadro

regionale degli standard professionali della Regione Lombardia”, recentemente ampliato nell’istituzione di

nuove sezioni e nell’adozione di nuovi profili(10) la Regione ha delineato la struttura complessiva del suo sistema

di certificazione, di cui ha avviato una prima fase sperimentale ed una successiva di implementazione sul tema

dell’apprendimento non formale e informale.

Con l’assistenza tecnica della Fondazione Politecnico di Milano, tale modello è stato dapprima sperimentato su

due specifici profili professionali(11) e relative competenze, il giardiniere e il formatore, profili professionali molto

diversi per testare sia le competenze “intellettuali” che quelle “tecnico professionali”, previste all’interno del

Quadro Regionale degli Standard Professionali.

Il buon esito della sperimentazione ha permesso, successivamente, nel 2011 di avviare l’applicazione guidata del

dispositivo al fine di renderlo permanente e funzionante sul territorio(12). Si è quindi avviata un’applicazione

guidata del modello stesso che ha complessivamente coinvolto 659 persone e 51 enti accreditati per i

servizi al lavoro (37 di questi hanno poi concluso l’applicazione guidata), le cui attività sono state monitorate

dalla Fondazione Politecnico di Milano.

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Le caratteristiche del modello

Il modello di certificazione delle competenze acquisite in ambito non formale e informale si rivolge a tutti i

cittadini adulti che hanno assolto il DDIF (Diritto dovere di istruzione e formazione).

La certificazione avviene esclusivamente in riferimento alle competenze dei profili professionali inseriti nel

Quadro Regionale di Standard Professionali che definisce e classifica, declinandoli in competenze, l’insieme dei

profili professionali presenti nella realtà lavorativa lombarda, raggruppandoli in 30 macro aree. Tale regola viene

applicata ad esclusione delle competenze relative a figure abilitanti e/o regolamentate.

La certificazione può essere richiesta per un profilo professionale o per singole competenze afferenti allo

stesso. Essa, inoltre, dovrà fare riferimento ai livelli definiti dall’EQF, cui le competenze sono intrinsecamente

collegate.

La gestione operativa della certificazione delle competenze acquisite in ambiti non formali e informali è, affidata

come accennato in precedenza ai Soggetti accreditati per i Servizi per il lavoro, così come previsto dalla

L. n. 22/06, che aderiscono al percorso su base volontaria e ai quali è stato richiesto il possesso di una serie di

requisiti ulteriori per partecipare alla sperimentazione.

L’obiettivo è quello di diffondere la cultura della certificazione delle competenze non formali e informali tra i

cittadini, diffonderne l’attuazione attraverso la rete dei soggetti accreditati ai servizi al lavoro, facilitare la

visibilità e la portabilità delle competenze certificate soprattutto verso il mondo del lavoro attraverso la messa a

regime del libretto formativo.

Il processo si articola in 5 differenti fasi

1. Presentazione della domanda, intesa come presentazione da parte del soggetto interessato di una

formale richiesta di certificazione di una o più competenze presso una struttura accreditata per i Servizi per

il lavoro. Il soggetto richiedente allega alla domanda di certificazione un CV formato Europass ed una

scheda di progetto individuale in cui vengono elencate le esperienze maturate riconducibili alla/e

competenza/e oggetto di certificazione di tipo informale (esperienze professionali, attività personali, ecc.), in

modo da rendere possibile una valutazione circa la sussistenza dei requisiti d’ingresso che sono definiti sulla

base del livello EQF previsto per ciascuna competenza con i rispettivi indicatori di livello EQF.

Il candidato viene indirizzato ad un colloquio orientativo in cui gli vengono spiegate le fasi del processo di

certificazione e può richiedere in via facoltativa il supporto di un tutor che lo accompagnerà nella

realizzazione del CV e della compilazione della scheda di progetto/attività.

2. Valutazione preliminare della domanda attraverso la verifica della documentazione e della sua

coerenza con la/e competenza/e da certificare.

3. Costruzione e consegna del portfolio delle evidenze. In questa fase al candidato è stato chiesto di

compilare una griglia appositamente predisposta per rendere esplicite le sue capacità / cosa sa fare,

attraverso una serie di domande. Pertanto, la griglia consente la costruzione guidata dell’esperienza del

candidato e diventa lo strumento di base per la raccolta delle evidenze. Tale documento è stato elaborato

in forma scritta.

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Al documento in questione il candidato allega le principali evidenze (ossia le prove che dimostrano

l’effettivo esercizio delle competenze descritte) che è stato in grado di raccogliere. Le evidenze e la scheda

di descrizione rappresentano il portfolio del candidato.

In questa fase il candidato può chiedere nuovamente il supporto di un tutor per la raccolta delle evidenze

che saranno oggetto di valutazione.

4. Assessment, è la fase in cui dopo la verifica formale della documentazione prodotta si verifica nel merito

se il candidato è in possesso di una o più competenze per le quali ha presentato richiesta di certificazione.

5. Rilascio della certificazione (in caso di esito positivo). Il processo di validazione e certificazione degli

apprendimenti acquisiti in ambito non formale e informale si conclude con il rilascio di una Certificazione

finale sotto forma di un Attestato di Competenza. Tale certificazione ha valore istituzionale ed è spendibile

anche in termini di credito formativo nell’ambito del sistema formale regionale.

I profili professionali coinvolti nel processo di certificazione

Sono essenzialmente 4:

- L’Addetto all’Accoglienza si occupa di accogliere il candidato, di esporgli il funzionamento della procedura

di certificazione e di informarlo relativamente ai passaggi tecnici nonché ai requisiti necessari per poter

usufruire del servizio.

- Il Tutor (figura facoltativa) è l’esperto/a di metodo che segue i candidati, qualora ne facciano richiesta, allo

scopo di aiutarli ad acquisire consapevolezza rispetto al proprio bagaglio esperienziale, a esplicitare la

conoscenza tacita insita nelle esperienze maturate nel corso del tempo, a formalizzare il proprio know-

how. Il tutor orienta lungo il percorso, supportando il candidato nella costruzione/raccolta delle evidenze.

- Il Responsabile della certificazione, ha la responsabilità dell’intero processo di certificazione (dalla

presentazione della domanda al rilascio della certificazione finale). Il Responsabile della Certificazione

effettua una prima valutazione della richiesta di certificazione in termini di coerenza fra la documentazione

prodotta e la competenza/e prescelta/e.

- Assessor, è una figura professionale la cui preparazione ed esperienza devono riguardare gli specifici campi

di contenuto disciplinare e professionale per cui il candidato richiede la certificazione. E’ un esperto sia di

contenuto che di metodo riconosciuto nel settore di rispettiva competenza. E’ la figura che valuta nel

merito il reale possesso da parte del candidato delle competenze da certificare.

Mentre le prime 3 figure sono professionalità interne all’ente accreditato, l’assessor è concepito per essere una

figura esterna proveniente dal mondo imprenditoriale o dalle associazioni di categoria in possesso di pluriennale

esperienza qualificata sulle competenze oggetto di valutazione.

Dal punto di vista organizzativo la Regione si è fatta carico di creare un sistema informativo regionale per

garantire agli enti accreditati partecipanti una piattaforma dedicata alle fasi del processo di certificazione in

ambito non formale e informale.

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L’applicazione guidata ha portato alla individuazione di 80 profili coinvolti dall’applicazione. Le competenze

coinvolte, per cui è stato ipotizzato il livello EQF e relativi indicatori sono state 174.

Infine 554 soggetti sono stati valutati positivamente e hanno ottenuto un Attestato di competenza.

Sono in fase di definizione i prossimi passi di Regione Lombardia per l’adozione e la definitiva messa a regime

del modello di certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali e informali.

Focus ARIFL - Mercato del Lavoro a cura di Silvana Fabrizio

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Note bibliografiche

(1)Riportiamo le definizioni di apprendimento formale, non formale e informale che, in linea con le indicazioni europee, sono contenute nella L. n. 92/2012 all’art.4 commi 51 e ss.:

apprendimento formale si attua nel sistema di istruzione e formazione e nelle università e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, e che si conclude con il conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica o diploma professionale, conseguiti anche in apprendistato o di una certificazione riconosciuta. apprendimento non formale è caratterizzato da una scelta intenzionale della persona, che si realizza al di fuori dei sistemi indicati in precedenza, in ogni organismo che persegua scopi educativi formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese. apprendimento informale che si realizza nello svolgimento, da parte di ogni persona, di attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero.

(2)Commissione Europea, Proposta di Raccomandazione del Consiglio sulla convalida dell’apprendimento non formale e informale, del 5.9.2012, Relazione di accompagnamento.

(3) ISFOL, Linee guida per la validazione delle competenze da esperienza, Bozza novembre 2011, pag.9.

(4)Commissione Europea, Proposta di Raccomandazione del Consiglio sulla convalida dell’apprendimento non formale e informale, del 5.9.2012.

(5) Furio Bednarz, “Sistemi di riconoscimento delle competenze acquisite sul lavoro: esperienze europee e italiane a confronto. La Francia”, Provincia Autonoma di Trento, Progetto Leonardo COGET, 2005.

(6)Clementina Marinoni, “Sistemi di riconoscimento delle competenze acquisite sul lavoro: esperienze europee e italiane a confronto. La Germania”, Provincia Autonoma di Trento, Progetto Leonardo COGET, 2005.

(7) ISFOL, Validazione delle competenze da esperienza:approcci e pratiche in Italia e in Europa, 2011.

(8) Per una più completa e aggiornata panoramica per la validazione delle competenze da esperienza da cui questi riferimenti sono stati tratti rimandiamo ad ISFOL, Validazione delle competenze da esperienza:approcci e pratiche in Italia e in Europa, 2011.

(9)Tra gli altri ricordiamo Validazione delle competenze da esperienza: approcci e pratiche in Italia e in Europa, ISFOL, 2011.

(10) Regione Lombardia,d.d.u.o. n.7105 del 29 luglio 2011

(11) Regione Lombardia, d.d.u.o. 1 aprile 2010 n.3337

(12) Regione Lombardia, d.d.u.o.n.13503 del 22 dicembre 2010.

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