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Cari lettori, In questo quarto ‘Quaderno’ abbiamo preso in considera- zione solo quelle Scuole che hanno una sede e uno staff dedicato e che, nate e sviluppatesi sotto l’egida delle Regioni e Province autonome d’appartenenza, organizzano corsi di formazione di protezione civile a tutto campo, non solo per i volontari, ma anche per tecnici e funzionari dei vari enti operanti sul territorio. Unica eccezione a questo quadro editoriale è un ‘doveroso’ capitolo dedicato al Formez, la Scuola di fomazione italia- na per eccellenza, che a partire dagli anni Novanta, in accordo con il Dipartimento nazionale, ha formato diverse migliaia di persone tra volontari, funzionari e amministra- tori pubblici, quando i sistemi regionali di protezione civi- le non erano certo quelli di oggi e parecchi esistevano solo sulla carta. La storia della formazione e gli attuali corsi di protezione civile che continuano a svolgersi in Italia non si esaurisco- no, tuttavia, con le Scuole regionali esistenti. Molti funzio- nari del DPC partecipano come docenti a varie tipologie di corsi organizzati da regioni, province e comuni del Nord, Centro e Sud Italia. Inoltre CNVVF, CFS, CNSA e CRI hanno le proprie Scuole specialistiche e in molti casi, in convenzione con regioni e province, partecipano a corsi di formazione per personale volontario o professionista non appartenente, comunque, ai rispettivi corpi. Ricordo, per esempio, i corsi, tra i primi in Italia, che Guglielmo De Luigi, ‘pioniere’ ligure del Settore regionale di Pc, organiz- zò per i ‘suoi’ volontari alla fine degli anni Novanta, avva- lendosi come corpo docente di ingegneri dei Comandi pro- vinciali VV.F. di Genova, La Spezia, Savona e Imperia. QUADERNI DI PROTEZIONE CIVILE 1 ITALIANA Protezione civile Protezione civile LA 4 LE SCUOLE REGIONALI DI PROTEZIONE CIVILE

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Cari lettori,

In questo quarto ‘Quaderno’ abbiamo preso in considera-zione solo quelle Scuole che hanno una sede e uno staffdedicato e che, nate e sviluppatesi sotto l’egida delle Regionie Province autonome d’appartenenza, organizzano corsi diformazione di protezione civile a tutto campo, non solo peri volontari, ma anche per tecnici e funzionari dei vari entioperanti sul territorio. Unica eccezione a questo quadro editoriale è un ‘doveroso’capitolo dedicato al Formez, la Scuola di fomazione italia-na per eccellenza, che a partire dagli anni Novanta, inaccordo con il Dipartimento nazionale, ha formato diversemigliaia di persone tra volontari, funzionari e amministra-tori pubblici, quando i sistemi regionali di protezione civi-le non erano certo quelli di oggi e parecchi esistevano solosulla carta.La storia della formazione e gli attuali corsi di protezionecivile che continuano a svolgersi in Italia non si esaurisco-no, tuttavia, con le Scuole regionali esistenti. Molti funzio-nari del DPC partecipano come docenti a varie tipologie dicorsi organizzati da regioni, province e comuni del Nord,Centro e Sud Italia. Inoltre CNVVF, CFS, CNSA e CRIhanno le proprie Scuole specialistiche e in molti casi, inconvenzione con regioni e province, partecipano a corsi diformazione per personale volontario o professionista nonappartenente, comunque, ai rispettivi corpi. Ricordo, peresempio, i corsi, tra i primi in Italia, che Guglielmo DeLuigi, ‘pioniere’ ligure del Settore regionale di Pc, organiz-zò per i ‘suoi’ volontari alla fine degli anni Novanta, avva-lendosi come corpo docente di ingegneri dei Comandi pro-vinciali VV.F. di Genova, La Spezia, Savona e Imperia.

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4 LE SCUOLE REGIONALI

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Furono corsi questi che contribuirono, anche, ad abbatterequel muro di diffidenza reciproca tra volontariato e profes-sionisti del soccorso che a quell’epoca in modo particolare(ma ancora oggi qua e là) era di ostacolo alla compiuta rea-lizzazione del Sistema nazionale di Protezione civile. Allatorinese Estella Gatti, prima donna a dirigere un servizioregionale di Protezione civile, va il merito di avere perprima ‘regionalizzato’ i corsi Di.Ma, creando quindi figu-re di esperti territoriali di protezione civile tra il personaledi comuni, province, prefetture e della stessa regione. Inbuona sostanza possiamo affermare che sono numerosi e ingenerale di buona qualità i corsi proposti dagli enti, senzadimenticare quelli interni delle Associazioni nazionali elocali di volontariato né quelli, per lo più specialistici, orga-nizzati da società private. Quali possono essere i problemi allora? A mio parere due,fondamentalmente: il rischio di non ottenere una cultura,una formazione nazionale omogenea di protezione civile,non solo tra il Nord e il Sud del Paese, ma addirittura traprovince di una stessa regione; l’altro aspetto riguarda inve-ce l’ottimizzazione delle risorse, in un momento in cui lasituazione finanziaria non è delle più floride. Alcune scuo-le regionali, di cui potrete leggere in questo ‘Quaderno’ sto-ria e programmi, hanno la volontà e la possibilità di offri-re i propri servizi anche ad altri sistemi regionali di prote-zione civile, altre hanno più difficoltà, per ora, ad aprirsiall’esterno in quanto già gravate da un notevole bacino diutenze. Ma poiché il nostro settore è in continua evoluzio-ne, citerei in proposito il titolo di un celebre film: ‘Mai diremai!’. Quello che mi auguro, in ogni modo, è di offrire conquesto lavoro una piccola tribuna per un confronto costrut-tivo tra Dipartimento, scuole regionali, formatori pubblicie privati al fine di conseguire per il Sistema nazionale diProtezione civile un progetto di formazione razionale e suf-ficientemente omogeneo.

Franco PasargiklianDirettore responsabile

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Dottoressa Postiglione, ci può fare ilpunto della situazione?Anche per via del decreto legislativo 81,il 2012 sarà anno essenziale in tema di

formazione. È tutto il sistema Protezionecivile che deve essere coinvolto. Tuttaviaci troviamo di fronte a un settore moltodelicato da affrontare per noi del

Titti Postiglione è il giovane direttore generale dell'Ufficiovolontariato, formazione e comunicazione del Dipartimentonazionale. L’abbiamo incontrata nel suo ufficio a Roma e leabbiamo chiesto di tracciarci, per questo ‘Quaderno’ dedi-cato alle scuole di Protezione civile, le possibili linee guidae i futuri interventi del Dipartimento in materia

di Franco Pasargiklian

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Favorire contenuti comuni,

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Dipartimento nazionale: la formazioneinfatti è materia di gestione regionaleautonoma. Tuttavia noi dobbiamo lavo-rare perché si operi localmente in manie-ra integrata con il nazionale: il linguaggioe i contenuti devono essere comuni. Èessenziale. E questo è un discorso chenon vale solo per il volontariato. Come pensate di impedire un ‘liberitutti’ generalizzato?Quello della formazione è forse il campoin cui si è lavorato di più nel corso deltempo, seppure non sempre in modocollegato e concordato. Stiamo quindipensando a percorsi che prevedano scam-bi di esperti tra Regioni diverse.Potremmo provare (cosa accaduta duran-te l'emergenza ligure) a far collaborarenella stessa struttura operativa esperti,tecnici, funzionari di regioni diverse per-ché dal lavoro comune nasce la buonapratica e la conoscenza. Avendo sempreben presente la piena autonomia regiona-le, vorremmo poter definire standardqualititativi minimi e una formazioneallargata. Questo vale per le componentidel servizio nazionale, quindi le ammini-strazioni, ma anche per le strutture ope-rative. Un altro sforzo importante chestiamo facendo è costruire percorsi for-mativi non sporadici, ma che all'internodella formazione ordinaria dei funziona-ri, di qualunque funzionario, dai Vvf aimilitari, sia sempre previsto un modulodedicato alla Pc. Ogni Regione o Provincia avrà la suascuola, allora?Sempre in materia di formazione, con leRegioni stiamo cercando di razionalizza-re il più possibile la presenza delle scuoledi Pc: la priorità assoluta non è avere unascuola di formazione in ogni regione,quanto pensare a consorzi e gemellaggi incui quelle esistenti possano rafforzarsi e

fungere da polo per le regioni confinanti. Poi ci sono coloro che operano moltospesso in contesti internazionali: pre-vedete qualcosa di specifico per loro?Una parentesi va aperta per la formazio-ne di chi opera in contesti internazionali:non per tutti, ma almeno per chi si tro-verà a coordinare, formare, gestire squa-dre in un contesto di emergenza fuori dainostri confini. In ogni caso c'è laCommissione europea che detta i conte-nuti di massima.Il contesto attuale è di grande attenzio-ne alle spese, per usare un eufemismo:prevede che questo interferirà in qual-che modo con questo discorso di for-mazione capillare e continuativa?Voglio ricordare che investire in forma-zione significa non avere risultati imme-diatamente visibili, ma è anche vero chela formazione ha costi molto ridotti eaccessibili. Se non si fa, quindi, è soloper una questione di volontà e di impe-gno. Ma mi pare di captare che è undiscorso la cui importanza è sempre piùsentita. �

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4000 persone: tante quelle formate dallaScuola di Protezione civile regionale innove anni di attività. Un esercito di esperti

nella difesa del territorio: in prevalenzaamministratori pubblici, ma tantissimianche i volontari. Un’attività che, nella

Scuola Regionale di Protezione civile“Ernesto Calcara”:

è il momento del consolidamento e del cambiamento

L'assessore alla Pc della Campania Edoardo Cosenza tracciale linee guida su cui vorrebbe si uniformasse il futurodell’attività formativa

di Federica Leonetti

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L’assessore regionale alla Protezione civile Edoardo Cosenza

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maggior parte dei casi, è stata concorda-ta con il Dipartimento nazionale diProtezione civile e che parte dalla consi-derazione che il punto di forza dellaprotezione civile è il lavoro di squadra(una squadra composta da amministra-tori, funzionari, tecnici e volontari), èfare sistema, funzionare come un ingra-naggio perfetto. Ed è in quest’ottica,quella dell’affiatamento e del trasferi-mento di modelli adatti alle varie circo-stanze, che i corsi vengono strutturati. Fortemente voluta dall’allora direttoredel Settore Protezione civile della Re-gione Campania, il compianto ingegnerErnesto Calcara (cui è poi stata intitola-

ta) e guidata per tre anni e mezzo dalgenerale Franco Bianco, oggi la Scuola èretta da Luciano Passariello, già consi-gliere regionale della Campania, cheviene affiancato dal direttore didatticoGiulio Zuccaro e da un Comitato tecni-co-scientifico.Dopo circa 10 anni di attività, mentre èappena stata dotata di una nuova sede inpieno centro cittadino, l’Assessore allaProtezione civile della Regione Cam-pania Edoardo Cosenza ha voluto stabi-lizzare questa preziosa risorsa.Proponendo all’approvazione della Giun-ta una Legge regionale (che passerà abreve all’attenzione del Consiglio) che

Napoli, luglio 2007: la Scuola Regionale di Protezione civile viene intitolata all’ingegner Ernesto Calcara.Alla cerimonia sono presenti i familiari dell’“Ingegnere”, il professor Franco Barberi, allora capoDipartimento (al centro), e l’Ingegner Demetrio Egidi, direttore del servizio regionale di Pc della RegioneEmilia e Romagna (a sinistra nella foto), più vari funzionari della Pc della Campania

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preveda per la Scuola la piena autonomia gestionale e difatto la sottragga a ogni problema di carattere amministra-tivo, dimostra l’attenzione che Edoardo Cosenza pone altema formazione e al suo cuore pulsante. Assessore, la prevenzione - oggi al centro di unamoderna Protezione civile - passa inevitabilmentedalla conoscenza e, dunque, da una formazione ade-guata. Qual è il ruolo della Scuola?In questi anni la Scuola si è fondamentalmente rivolta alla

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Immagini dall’attività corsistica nella moderna sede della Scuola “Ernesto Calcara”. Nella foto in basso, al tavolodei relatori si riconoscono l’Assessore Cosenza e Gabriella de Micco, dirigente del Settore regionaledi Pc della Campania

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formazione del personale interno. Oggi,d’intesa con il Dipartimento nazionale,si sta orientando verso lo sviluppo dimoduli formativi dedicati a categorieprofessionali fondamentali, quali quel-le degli ingegneri, degli architetti, deigeometri e dei geologi. Si tratta di figu-re fino a oggi tenute un po’ ai marginidel sistema, ma che in caso di emergen-za rappresentano una forza irrinuncia-bile. Riteniamo che un punto di forzadel futuro della Scuola possa esserequello di avere una offerta formativaadeguata a queste professionalità.In quale caso, per esempio, ritiene chequeste figure professionali possanorivelarsi strategiche? Ha degli esempiconcreti?Una delle esperienze che stiamo facen-do in Campania è quella dell’attivazio-ne di presidi idrogeologici dedicati allaprevenzione di frane ed esondazioni.Grazie all’ausilio dell’Agenzia regiona-le di Difesa del Suolo, l’Arcadis, tecni-ci esperti, in particolare ingegneri egeologi, si occuperanno del monito-raggio del territorio, in stretto raccor-do con la Sala operativa di Protezionecivile. In particolare, quando il Centrofunzionale emette un avviso di avversecondizioni meteo e si calcola che que-ste possano avere ricadute sul territo-rio, sia in ordine al reticolo idrograficoche nelle aree a rischio di colata rapidadi fango e/o di frana, si metterà inmoto anche il sistema delle “sentinelleprofessionali”.È cominciata, già da qualche tempo,anche la formazione dei volontari. Inquale direzione occorre andare?Migliorare la formazione dei volontari èper noi una priorità assoluta.Riteniamo, però, che occorra indirizza-re i corsi a seconda delle peculiarità del

territorio. In Campania, oltre al rischiosismico, idrogeologico e vulcanico,dovremmo occuparci, per esempio,delle emergenze in mare. Sarebbe stra-no se i corsi fossero indirizzati allevalanghe... A ciò vanno aggiunti icorsi, così come predisposto dal Di-partimento, dedicati alla sicurezza stes-sa dei volontari nell’ambito delle lorofunzioni.Lei ha citato il rischio Vesuvio. IlPiano è in fase di aggiornamento, maè indubbio che vi siano centinaia dimigliaia di persone che vivono nellaZona Rossa. Ci sono, inevitabilmente,diversi aspetti da considerare e l’in-formazione gioca un ruolo di primopiano.Il Piano Vesuvio, a cura del Dipar-timento, sarà redatto di concerto con ilterritorio. La Scuola di Protezione civi-le ha di certo un ruolo di primo piano,sia in ordine all’informazione sui rischiche i cittadini corrono, sia in ordinealle contromisure da mettere in atto.Quindi formazione per gli amministra-tori e informazione dei cittadini. LaScuola della Campania è l’unica delCentro-Sud. Crede quindi che l’offerta formativapossa essere estesa anche ad altreRegioni? L’esperienza acquisita dalla Scuola el’ubicazione strategica può consentircidi tenere corsi destinati ad altre Regioni.Abbiamo tenuto riunioni specifiche suquesto tema. In seno alla sub commis-sione Formazione del Dipartimentoabbiamo discusso proprio dell’idea delDipartimento di creare macroaree terri-toriali. Noi siamo pronti e orgogliosi diavere una struttura di formazione daporre al servizio delle Regioni. �

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La Scuola apre agli "esterni"

Giulio Zuccaro, responsabile della didattica della Scuolaregionale di Pc, parla dei nuovi corsi dedicati ai profes-sionisti

Docente di ruolo in Scienza delle Costruzioni all'Università Federico II di Napolie direttore del Centro di competenza di Protezione civile nazionale “Plinius”,Giulio Zuccaro si dedica da otto anni alla didattica della Scuola regionale diProtezione civile voluta dall'ingegner Ernesto Calcara, all'epoca dirigente dellastruttura regionale.Professore, entriamo nel merito della didattica. Come pensa di strutturare icorsi dedicati ai professionisti?Innanzitutto va detto che siamo in costante contatto con il Dipartimento peromologare i corsi di formazione a quelli delle altre Scuole d'Italia, in modo dasviluppare modelli condivisi. Sicuramente, così come predisposto al livello cen-trale, i corsi saranno sviluppati d'intesa con gli Ordini professionali. È la primavolta che in Italia si apre alle categorie professionali l'attività di verifica postevento sismico (ossia l'agibilità delle strutture) che, finora, era riservata solo aitecnici della Pubblica amministrazione e dei Vigili del fuoco e che, tuttavia,nella pratica, aveva comunque visto l'aiuto delle categorie professionali.Queste, però, non erano correttamente formate. È per questo che servonocorsi di alta specializzazione dedicati a chi è già esperto. Corsi che sarannoorganizzati dagli Ordini, ma di concerto con le Regioni. E che prevederannocolloqui di profitto e un esame finale, con un rappresentante del Dipartimentoe due della Regione che dovranno attestare la preparazione.L'attestato a cosa servirà?A consentire l'iscrizione a un elenco specifico.Quali sono i principali corsi in cantiere?Innanzitutto il corso sulla Gestione tecnica dell'emergenza e la verifica dell'agi-bilità delle strutture post evento sismico e quello per i presìdi territoriali.Quali sono i punti di forza della Scuola campana?Il primo punto di forza è quello di avere un'offerta didattica consolidata eampia che, negli anni, ha diffuso contenuti formativi che oggi costituiscono unpatrimonio utile a tutte le altre Regioni. Diciamo che siamo stati un po' i pio-nieri e che oggi abbiamo un bagaglio notevole di cui tutti possono usufruire.Qual è, oggi, il rapporto con le Università e i centri di competenza?Molte delle attività della Scuola attingono a piene mani dai risultati dei Centridi competenza. Molti dei docenti stessi provengono dalla rete interuniversita-ria di Ingegneria Sismica, dai Centri di competenza, dall'Osservatorio vesuvia-no. Abbiamo sempre puntato su di una docenza qualificata, attinta dallaProtezione civile, oltre che dall'Università. (F. L.)

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Fare Protezione civile senza specializzazionee senza formazione è un rischio per chi la fae per chi la riceve. Un principio elementa-re, che sta all'origine della Scuola Superioredi Protezione Civile della RegioneLombardia (SSPC) e di ogni scuola di Pc,più volte citato dal prof. Marco Lombardi,direttore scientifico della scuola stessa, lapersona a cui ci siamo rivolti per farci rac-contare come funzioni e a chi si rivolgal'SSPC lombarda. Istituita dalla Regione Lombardia che cond.g.r. n. 14117 dell’8/8/2003 ne ha affida-to la costituzione prima all’Istituto Re-gionale Lombardo di Formazione perl’Amministrazione Pubblica (I.Re.F.) e inseguito, ai sensi della l.r. 14/2010, a Éupo-lis Lombardia-Istituto Superiore per laRicerca, la Statistica e la Formazione, dellaSSPC il prof. Lombardi è l’attuale direttorescientifico. Docente di Sociologia e Co-municazioni alla Cattolica di Milano, diret-tore della Scuola di Giornalismo e del grup-

po ITSTIME (Italian Team for Security,Terroristic Issues & Managing Emer-gencies), presso la stessa Università insegna“Gestione della crisi e comunicazione delrischio”, percorso formativo unico e specifi-co dell’ateneo milanese. «Dal 1985 mi occupo di gestione delleemergenze a livello accademico ma ancheoperativo - ci spiega Lombardi -. Ho coor-dinato, per esempio, le attività di coopera-zione nelle situazioni di emergenza in cuil’Università Cattolica è intervenuta in passa-to: Afghanistan, Haiti, Abruzzo, per citare lepiù recenti, in cui abbiamo fatto eminente-mente un lavoro di formazione e organizza-tivo». Ed enumera i due anni di corsi di for-mazione per giovani insegnanti donne inAfghanistan, i sei mesi di attività postscola-stiche con i bambini di Haiti, la gestionedell’informazione ai parenti dei deceduti in

Scuola Superiore di Protezione Civile:

per formare e uniformare

Nata nel 2003 e affidata a Éupolis Lombardia, l’istituto crea-to dalla Regione Lombarda non solo organizza corsi pervolontari e funzionari di Pc ma - cosa importantissima - certifi-ca che non si discostino dagli standard approvati anche i per-corsi realizzati da altri Enti e Associazioni Lombarde

di Adriana Marmiroli

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Abruzzo. «Dal 1995 collaboro con laRegione Lombardia. Per effetto di questacollaborazione da 3 anni dirigo la SSPC».Quale lo specifico di questa Scuola di Pc?La Regione Lombardia ha definito un per-corso di formazione strutturato da offrire aoperatori, funzionari e volontari di Pc. Noiforniamo e certifichiamo una formazionecoerente con un sistema di standard regio-nali che definiscono i requisiti miniminecessari per i diversi ruoli della Pc. Ci sonopercorsi che seguiamo noi direttamente -quelli avanzati e specialistici -, e altri - quel-li di base - che sono di competenza deglienti locali, ma di cui valutiamo la confor-mità. Ovvero: corsi di base, che non sono davoi erogati, rispondono ugualmente astandard regionali?In questi casi noi forniamo informazioni ecompetenze, sovrintendiamo. Gli enti cheli fanno ci sottopongono il loro progetto. Ilnostro comitato valuta che sia conformeagli standard e, nel caso, dà il riconosci-mento, un certificato di conformità (CorsoApporovato SSPC). Non si tratta solo di

controllare i contenuti ma anche che idocenti del corso siano adeguati. Tra i corsispecialistici da noi erogati non a caso ce n’èanche uno di formazione per formatori. E poi ci sono i corsi organizzati da voidirettamente. Soddisfate anche eventualispecifiche richieste che vi arrivano “dallabase”?Ogni anno pubblichiamo l’elenco dei corsiche organizzeremo nell’anno successivo,indicandone durata e numero degli iscrittiprevisto. In genere sono pensati in base alleesigenze dell’ente di riferimento, la Re-gione, ma certo tengono conto anche dellenecessità che emergono dal territorio e dalleassociazioni (che in Lombardia sono circa600 e raccolgono qualcosa come 20milavolontari). Questo fa della Lombardial’unica regione con un percorso di forma-zione certificato (anche) per i volontari. Èquesto che la pone all’avanguardia: di fattola Regione ha precorso i tempi e le richiesteche sarebbero poi divenuti legge con l’ap-provazione del d.lgs. 81/2008, che imponecerti standard di sicurezza per gli operatoridi Pc tutti. Sicurezza è sapere. Le modalità

Il direttore della Scuola Superiore di Protezione Civile Alberto Lombardi durante un recente corso organizzato da Éupolis. Alla sua destra, Roberto Cova, DG Direzione generale Protezione civile, PoliziaLocale e Sicurezza di Regione Lombardia, e Alberto Biancardi, Dirigente U.O. Protezione civile diRegione Lombardia

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di intervento in Pc evolvono conti-nuamente. Noi dobbiamo quindiessere sempre all’avanguardia, esse-re adeguatamente in/formati eaggiornati per non essere soprav-vanzati dagli eventi. Tra i corsi da voi organizzati, unconsistente pacchetto riguardaquelli AIB.Sì, ne organizziano, a vari livelli,

almeno una decina all’anno (perAIB elitrasportato e per il secondolivello di specializzazione AIB).Destinatari ne sono i volontari cheoperano in AIB nonché i responsa-bili AIB. In convenzione con ilCorpo Forestale dello Stato, ognianno formiamo circa 400 persone.È un aspetto molto importantedella nostra attività. Il corpo docente in base a cosaviene reclutato? Dove si svolgonoi corsi?

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Sale e salette di Éupolis durante alcuni dei tanti corsi di formazione tenutinel 2011

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Per lo più nella nostra sede di via Co-pernico 38, a Milano. Il reclutamento deidocenti avviene tra quegli esperti accademi-ci, lombardi ma non solo, che sono inclusiin uno specifico registro di Éupolis (chenon riguarda ovviamente solo la Pc), a cuisi accede per curriculum. Nel nostro caso sitratta di quasi un migliaio di nominativi. Che rapporto avete con la Pc Lombarda?Il nostro piano annuale è discusso e concor-dato con la Pc Lombardia. Regione e Pcesprimono i loro bisogni, ci informano diquali problematiche ed esigenze devonoessere colmate e noi - in totale autonomiadidattica - creiamo i percorsi formativinecessari per risolverle. Il comitato tecnico-scientifico da chi ècomposto?Ci sono io, referente scientifico, conresponsabilità sui contenuti della formazio-ne. E una decina di esperti e specialisti vari.Anch’essi contribuiscono alla progettazionedei corsi. Oltre a personale e volontari di Pc civile,si parla anche di formazione per pubbli-ci funzionari.Certo, tutti quelli che lavorano negli ufficidella Pc civile a livello provinciale o comu-

nale. I funzionari con incarichi apicalidevono essere coinvolti nell’attività di for-mazione e aggiornamento. Per loro spessoorganizziamo corsi a inviti. Avete mai ricevuto richieste di partecipa-zione ai corsi da persone di altre regioni,o di organizzare corsi per altre Regioni?Abbiamo avuto casi di alcuni partecipantidalla Sicilia. Però diciamo che sono casi piùunici che rari. Nei nostri programmi futuric’è un consolidamento della Scuola, noncerto un ampliamento. Uno dei corsi più replicati e con il mag-gior numero di partecipanti è quello cheprepara agli incontri “Scuola sicura”pensati per informare i ragazzi dellescuole lombarde.Questo, certo. Ma un’altra branca dellanostra attività è quella di andare nellescuole o di partecipare a fiere ed eventi (loabbiamo fatto per esempio alla Fiera diMontichiari) dove facciamo incontri con iragazzi (sull’autoprotezione domestica,sulla Pc, su come comportarsi in caso dicalamità). Favorire la promozione e laconsapevolezza della protezione civilenella popolazione è un altro dei nostriobiettivi. �

Elenco dei principali corsi erogati da SSPC nel 2011 (con durata in ore e numero delle persone per corso)corso per ore persone� capi campo 24 30 � servizi di segreteria 24 30� servizi al campo 24 30� servizi alla persona 24 30� metereologia 8 30� monitoraggio su portata fiumi 16 60� controllo attività del Po 16 60� tutela beni librari e archivi 24 60� management associativo 16 20� formatori 24 20� gestione grandi eventi 12 60� salvaguardia eventi da frane ed esondazioni 24 30� agibilità post sisma di edifici storici 32 20� uso autogru 8 100� scuola sicura 8 200

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È il simbolo di quello che la ProtezioneCivile della Regione Marche fa nelcampo della formazione. Il “Parco For-

mativo” di Belvedere di Fabriano (An) èil luogo ideale per organizzare incontri diapprofondimento, utilizzato in particola-

Il “Parco Formativo”:cuore e simbolo

della formazione marchigiana

Sono numerosi i corsi organizzati dalla Regione per l’ad-destramento e aggiornamento di volontari e funzionari inmateria di Pc: nella struttura di Belvedere di Fabriano maanche localmente, diffusi sul territorio

di Paola Cimarelli

REGIONE MARCHE

Anche sotto la neve il Parco Formativo non si ferma. La sua sede è a Belvedere di Fabriano nelle casetteche vennero approntate per ospitare gli abitanti della cittadina dopo il terremoto del 1997

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re per i volontari. È questo uno dei fron-ti su cui la Protezione Civile regionale èattiva nella formazione, insieme a quellorealizzato con gli Enti locali, all’Uni-versità, agli Ordini professionali. «Il‘Parco Formativo’ è stato organizzatonelle casette di legno che hanno ospitatogli abitanti di Belvedere colpiti dal terre-moto del 1997 - spiega Sarda Camma-rota, dirigente Attività generali diProtezione Civile della Regione Marche -e in due moduli sociali, che utilizziamoper svolgervi attività formative, specieper il volontariato di Protezione civile. Il sito è adattissimo perché consente diospitare i partecipanti ai corsi, senza“distrazioni”. Il fatto di trovarsi insiemeper uno o due giorni, risiedendo sulposto, aiuta, inoltre, a “fare gruppo”». Secondo le esigenze del sistema e dellerichieste dei volontari stessi, nel “Parco

Formativo” vengono organizzati, fra glialtri, corsi antincendio AIB I e II modu-lo, per osservatori idrometrici e nivome-trici, corsi radio base e avanzati, peraddetti alla segreteria, per l’utilizzo delcavallo nelle attività di Protezione Civile,per l’uso professionale di fuoristrada, ditipo amministrativo per la correttarichiesta dei rimborsi relativi al DPR194/01. «Gli oneri sono a carico delnostro Dipartimento - sottolinea laCammarota - e i docenti sono, salvo ra-rissime eccezioni, funzionari del nostroDipartimento o esperti del Corpo Na-zionale dei Vigili del Fuoco e del CorpoForestale dello Stato o volontari espertiche appartengono a organizzazioni spe-cializzate, soprattutto quelli per l’usodelle radio». «Al “Parco Formativo” - puntualizza Mau-ro Perugini, dell’Ufficio Volontariato di

Sarda Cammarota, dirigente Attività generali di Protezione Civile della Regione Marche, durante unalezione in una delle aule della scuola regionale di Fabriano

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Protezione civile della Regione Marche -abbiamo 16 baite costituite, ognuna, dadue camere da letto, un soggiorno, bagnoe cucina perfettamente funzionante. Cisono, poi, i due moduli sociali dove svol-giamo, in uno le attività didattiche e nel-l’altro la distribuzione e il consumo dei

pasti. Tutte le casette sono munite diriscaldamento autonomo e sono inseritenella bellezza del panorama dell’area col-linare-montana del Comune di Fa-briano». Oltre che nella struttura di Belvedere diFabriano (An), la formazione è organiz-

Scorci del Parco Formativo di Fabriano

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zata dal Dipartimento regionale di Pro-tezione Civile là dove ce n’è bisogno, incollaborazione con i gruppi di volonta-riato, con gli Enti locali, con gli Ordiniprofessionali e anche con l’istituzioneuniversitaria. «Consideriamo la forma-zione un elemento strategico per lanostra Protezione civile - afferma Ro-berto Oreficini, direttore del Diparti-mento per le Politiche Integrate di Si-curezza e per la Protezione civile -, sia perle attività dello stesso Dipartimento, siaper quelle di tutto il volontariato. Per lacomplessità delle attività che si svolgono,ci stiamo orientando verso una formazio-ne sempre più specialistica, oltre a quelladi base necessaria per operare, ad esem-pio, come volontari. Stiamo, inoltre, cer-cando di omogeneizzare e standardizzarei processi di formazione proprio per otte-nere sempre migliori risultati e, soprat-tutto, accrescere la professionalità e lacompetenza di funzionari, volontari e ditutti coloro che partecipano ai corsi».Una delle prossime iniziative di formazio-ne, aggiunge Oreficini, «sarà quella diimparare, come soggetti che si occupanodi Protezione civile sul territorio, comecomunicare con i cittadini, con la comu-nità tutta, sia nei momenti di emergenza,sia nella quotidianità, per aumentare l’effi-cacia degli interventi di Protezione civile».Nella programmazione delle azioni diformazione, spiega Sarda Cammarota,«piuttosto che ingabbiarsi in un pianostrutturato, che non consente di tenereimmediatamente conto dell’evoluzionedelle richieste formative, è stato scelto dirispondere alle esigenze che man manovengono manifestate. Il Dipartimentoregionale tende, anche per questo moti-vo, a gestire la formazione in manieradiretta soprattutto allo scopo di assicura-re uniformità di contenuti. Provvede,

perciò, a sostenere i costi dell’organizza-zione della formazione nella stragrandemaggioranza dei casi». Per quanto riguarda i dipendenti delDipartimento, dice ancora la Camma-rota, «facciamo riferimento alla Scuoladel personale regionale di formazione perorganizzare seminari e, soprattutto, corsidi aggiornamento, come per l’uso deiGis, sistema informativo territoriale. Inquesto caso, gli oneri sono a carico dellaScuola, quindi sempre della Regione madi un’altra struttura, e i docenti sonoesperti selezionati dalla stessa. Per alcunematerie specifiche, si partecipa a corsiorganizzati all’esterno da soggetti preferi-bilmente dell’area pubblica». Il Dipartimento, inoltre, ha stipulato unprotocollo d’intesa con l’UniversitàPolitecnica delle Marche di Ancona inattuazione del quale è stato istituito uncorso di laurea in “Tutela ambientale eProtezione civile”, dove insegnano, fra glialtri, dirigenti e funzionari dello stessoDipartimento insieme ad alcuni dottora-ti di ricerca. Altri protocolli sono stati sti-pulati con gli Ordini professionali,Ingegneri, Architetti e Geologi, mentre èin corso di definizione quello con ilCollegio dei Geometri. Per questi ultimi,i corsi partono in queste settimane. «Inattuazione di questi accordi - aggiunge laCammarota -, vengono svolti corsi diaggiornamento e di formazione con loscopo di effettuare la rilevazione dell’agi-bilità degli edifici, per i geologi per la rea-lizzazione di studi di MicrozonazioneSismica. I docenti provengono anche dalDipartimento Nazionale di Protezionecivile, insieme a esperti esterni. Gli onerisono anche a carico degli Ordini profes-sionali». Vengono, inoltre, tenuti saltua-riamente seminari per tecnici e ammini-stratori degli Enti locali delle Marche e,

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man mano che se ne presenti la necessitàe l’opportunità, corsi in materia diRischio N.B.C.R. e, con il concorso dellaProtezione civile regionale, corsi in mate-ria di pianificazione speciale di emergen-za, sulla maxi emergenza sanitaria, sanitàpubblica e sanità animale, corsi per laredazione di P.E.I.M.A.F - Piani diEmergenza Intraospedaliera MassiccioAfflusso Feriti. Gli oneri sono a carico delDipartimento regionale e i docenti sonoesperti del Dipartimento stesso, delCorpo Nazionale dei Vigili del fuoco, delcomparto della sanità pubblica.Particolare attenzione viene, poi, postaalla formazione del Volontariato diProtezione civile, una realtà di 189Gruppi Comunali, 111 associazioni e

9694 volontari. «Sono stati definiti icontenuti di un corso base di approccioalla Protezione civile - dice Mauro Pe-rugini -, in cui i docenti sono i funzio-nari regionali e di primo soccorso, gliistruttori della Croce Rossa Italiana edell’ANPAS-Associazione NazionalePubbliche Assistenze, che vengonotenuti a richiesta delle organizzazioni.Attualmente, dato che si tratta di corsibase e che la gran parte dei volontari liha già frequentati, ne vengono organiz-zati in numero molto ridotto, fra i 5 e i10 all’anno, a seconda delle richieste. A favore del volontariato specializzato diProtezione civile sono stati tenuti corsiin collaborazione con le Soprintendenzeper la Tutela e la Salvaguardia dei Beni

L’area del Parco Formativo vista dall’alto, in primavera

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culturali in emergenza».La formazione si è poi allargata anchealle scuole, materne, primarie e secon-darie, dove sono stati organizzati decinedi corsi, rivolti sia agli studenti, sia agliinsegnanti, per la corretta esecuzionedelle prove di evacuazione, per la cono-scenza del sistema della Protezione civi-le, del Sistema Territoriale di Emergenzasanitaria 118 e della RCP-Rianimazionecardiopolmonare. «In questo settore,però, stiamo ripensando le strategied’azione - sottolinea la Cammarota - e,molto probabilmente, ci dedicheremosoprattutto alla formazione dei docenti.Anche in questo caso, gli oneri sono acarico del Dipartimento e i docenti,ancora una volta, sono o funzionaridello stesso o comunque funzionaripubblici». La formazione, infine, viene tradotta sulcampo con le esercitazioni. «Una volta

l’anno viene organizzata dal nostroDipartimento, con oneri a nostro carico- aggiunge ancora la Cammarota -,un’esercitazione regionale che coinvolgel’intero territorio e tutti gli Enti localidella regione, le Prefetture e le principa-li componenti del sistema, Corpo Na-zionale dei Vigili del fuoco e CorpoForestale dello Stato, oltre, naturalmen-te, al volontariato di Protezione civile.Partecipiamo, inoltre, alle esercitazioniorganizzate da altri soggetti, come Ca-pitanerie di porto, aeroporto, e a quellea base locale, promosse da Comuni eProvince, collaborando nella predisposi-zione dei documenti d’impianto e nel-l’organizzazione. In questi casi, i costisono a carico dei promotori ma spessointerveniamo con contributi, oltre checon i materiali necessari». �

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Esercitazione antincendio all’aperto

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Nato per effetto della legge regionale del 26gennaio 1994, n. 5 (BUR n. 8/1994), ilCentro Regionale di Studio e Formazioneper la Previsione e la Prevenzione in mate-ria di Protezione civile della Regione delVeneto è la prima scuola regionale di Pc aessere creata in Italia: ha l’obiettivo di for-mare quanti operano nel settore della pro-tezione civile (amministratori, tecnici,volontari) e contemporaneamente studiarel’informazione di quanti sono soggetti a unpericolo o devono “convivere” con partico-lari situazioni di rischio, sulla base di unasistematica ed efficace programmazione diprevisione e prevenzione in materia di pro-tezione civile. Tra le sue altre finalità ancheattività di ricerca, studio e progetti comuni-tari. Una storia lunga quindi quella di que-sta istituzione, che prende avvio quando diformazione per chi svolge attività diProtezione civile si parlava ancora moltopoco, come ci ricorda Daniele Stival, asses-sore all’Identità veneta, Flussi migratori,

Caccia e Protezione Civile. «Ma come sidice a Napoli, “nessuno nasce imparato”. Epoiché per sua natura la Protezione civile ècampo in continua evoluzione, che cambiain continuazione, come sta a dimostrare ilfatto che a ogni nuova situazione emergen-ziale (e non c’è area in Italia che non ne

Tante le novità cheaspettano il CentroRegionale di Studio

e Formazione

Dopo quasi 20 anni di attività, del presente e del futurodella più vecchia scuola regionale di formazione per laProtezione civile ci parla l’assessore Daniele Stival

di Adriana Marmiroli

REGIONE DEL VENETO

Daniele Stival, assessore all’Identità veneta, Flussi migratori, Caccia e Protezione Civile

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abbia almeno una ogni anno) c’è semprequalcosa da migliorare. Ne deriva che chiopera in situazioni di emergenza – tutti,nessuno escluso, volontari, funzionari edirigenti, dal primo all’ultimo - deve essereformato e informato, e quindi sottoposto aun processo formativo continuativo pro-prio perché opera in un campo dove tuttocambia in continuazione». Fatta questa premessa, prosegue l’assessore,«per fare formazione si deve però usciredalla logica dei carrozzoni troppo costosi (oche costano solo in quanto esistono) e nonflessibili alle esigenze del territorio. IlCentro Regionale risponde a questi princi-pi: costi contenuti ed estrema flessibilità». Assessore Stival, detto questo però, sel’atto istitutivo è del 1994, solo diecianni dopo circa sono state date delledirettive regionali per la programma-zione: come mai?All’inizio della sua costituzione, il Centro sioccupava di fornire la risposta alla richiestadi Enti e Volontariato, relativa alle necessi-tà di formazione in modo capillare e qualeunico interlocutore. Nell’anno 2003 laRegione del Veneto ha promosso delle lineeguida per rendere omogena e documentatala formazione in tutto il territorio regiona-le. In particolare, vista la notevole crescita esviluppo del volontariato della Regione delVeneto, si è reso necessario dare una com-petenza, attraverso mirate mansioni, alruolo delle Province. Infatti, con specificaapprovazione, sono stati affidati alle Pro-vince i compiti relativi alla gestione e alcoordinamento dei percorsi di formazionebase; mentre la Regione, ha mantenuto incapo la rimanente formazione di livellosuperiore e specialistico. Per tale motivo, aseguire, sono state pubblicate le direttive elinee guida per la formazione con lo scopodi rendere omogenei i contenuti dei pro-grammi formativi gestiti dalle Province,

garantendo al volontariato regionale l’ac-quisizione di una conoscenza univoca e coni medesimi linguaggi e conoscenze. Come è strutturato il Centro Studi?Il Centro Regionale di Protezione CivileVeneto ha i seguenti organi statutari:l’Assemblea, composta dalla Regione delVeneto e dalle 7 province con il Comune diLongarone quale socio onorario. Il Consiglio Direttivo è invece composto da3 soci di cui di diritto uno è l’assessoreregionale di Protezione civile. Recepite leesigenze del territorio su indicazionedell’Unità di Progetto di Protezione civiledella Regione del Veneto, il CRPC può svi-luppare progetti di ricerca e studio creandodei laboratori e tavoli tecnici; affidandosi adenti, organizzazioni, istituti universitari e aqualsiasi soggetto che possa concretamenteportare a una crescita del sistema di prote-zione civile. Tali attività si sviluppano conspecifici e mirati seminari con confrontidiretti tra le realtà operative del territorio.Quanti e quali corsi, rivolti a chi?Mediamente il CRPC ne organizza una

Il responsabile del CRPC-Centro Regionale di Studio e Formazione per la Previsione

e la Prevenzione in materia di Protezione civiledella Regione Veneto Gianfranco Mio

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sessantina ogni anno, coinvolgendo untotale di circa 2000 volontari. La formazio-ne parte dai corsi base per i volontari; cisono quelli di livello avanzato, rivolti airesponsabili dei gruppi e ai capisquadra; perarrivare a varie tipologie di corsi specialisti-ci, a corsi per dipendenti pubblici e a for-mazione di alta professionalità come“Disaster Manager”. Vanno inoltre eviden-ziate le attività promosse con i giovani stu-denti delle scuole dell’obbligo e finalizzatead accrescere sia la conoscenza della specifi-ca materia di Protezione civile, sia la diffu-sione e promozione del ruolo del volonta-riato.Operativamente il CRPC come è orga-nizzato? Il Presidente è l’Assessore Regionale allaProtezione Civile. Il Responsabile è inveceattualmente Gianfranco Mio. A oggi ilCentro è una struttura molto snella e hasoltanto un dipendente oltre al responsa-bile. Per i docenti ci si affida a formatori

qualificati e selezionati secondo curricu-lum ed esperienze documentate, con veri-fica e valutazione congiunta in sinergiacon l’Unità di Progetto di Protezione civi-le della Regione del Veneto.Le proposte per i corsi arrivano dalla“base”, ovvero dagli stessi enti locali(Comuni e Province), o è il Centro cheli propone ai “soci”?Il CRPC dispone di una gamma completadi percorsi formativi; con la collaborazionedelle Provincie e della Regione, vengonoraccolte le esigenze di crescita e di formazio-ne da parte del mondo del volontariato. Laformazione viene organizzata secondo lepriorità che le varie provincie indicano alCRPC, con la possibilità di svilupparemirate ed innovative tipologie formative. Come mai la sede a Longarone? Nel 1963 la costruzione della diga delVajont determinò la frana del monte Tocnel lago artificiale, causando un’immaneondata, che seminò ovunque morte e

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Immagine dai Campi Avventura, iniziativa volta all’informazione in tema di Pc rivolta ai ragazzi delle scuole secondarie

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desolazione. La stima più attendibiledeterminò un totale di 1910 vittime. Daallora il Comune di Longarone rappresen-ta un simbolo a indelebile ricordo dellasciagura ed è socio onorario del CRPC.Per questo qui si trova la sede di rappre-sentanza. A Marghera è stata invece individuata lasede operativa del CRPC. Questa si trovanei pressi degli uffici dell’Unità diProgetto di Protezione Civile dellaRegione del Veneto, con cui può così col-

Lezioni in aula e sul campo tenute dal CRPC. Le strutture che le ospitano sono quasi sempre locali, messe a disposizione dagli enti sul cui territorio vengono svolte, sale comunali tensostrutture o cinema

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laborare in stretto contatto. Quanto la generalizzata stretta econo-mica che colpisce i budget a disposizio-ne degli enti locali interferisce con l’at-tività del Centro?Va considerato che il CRPC fornisce unservizio generale a tutto il volontariatoregionale, recuperando risorse da economiedi sistema, da fondi regionali appositamen-te destinati per la formazione e dal contri-buto degli enti in qualità di soci che versa-no una quota e partecipano alle spese deicorsi. Si parla di un rilancio dell’attività diformazione. L’emergenza Abruzzo 2009, cui hanno par-tecipato circa 6000 volontari veneti, el’Emergenza Veneto Alluvionato del 2010,in cui hanno partecipato circa 7000 volon-tari, hanno rallentato la pianificazione delleattività formative del mondo del volonta-riato di Protezione civile. In questomomento di “pace” stiamo aggiornando laprogrammazione generale in virtù dellenuove esigenze del territorio, con particola-re attenzione alla D.Lgs. 81/2008 che pre-vede la formazione obbligatoria dei volon-tari di Protezione civile in sicurezza. Inoltrea fine 2011 è stata approvata la costruzionedi una nuova sede a Bonisiolo di Mogliano

Veneto, in provincia di Treviso, cioè in unazona baricentrica del territorio regionale.Edificata su un’area importante, porterà asignificativi cambiamenti: qui infatti, sipotrà fare un centro per le attività pratiche,coinvolgendo Vigili del fuoco e forze diPolizia. L’obiettivo è averla pronta per il2014. Economicamente è un progetto“chiavi in mano” che non costerà nulla aicontribuenti: i terreni, nei pressi del nuovoPassante di Mestre, sono nostri e i denariper finanziare l’operazione arrivano dal-l’averli noi affittati per alcuni anni allasocietà che stava costruendo il Passante.Il Centro Studi svolge solo attività

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all’interno della Regine o è aperto anchead altre realtà, italiane ed estere? Il ruolo delle organizzazioni di Protezionecivile è particolarmente cruciale durante lecatastrofi e le situazioni di gravi emergen-ze. Ma non bisogna dimenticare che perarrivare pronti alle occasioni di emergenzaoccorre un lavoro quotidiano sugli aspettidella prevenzione, della definizione di pro-cedure efficienti ed efficaci, della prepara-zione delle persone coinvolte nelle opera-zioni, in particolare dei volontari. Al fine disperimentare nuove metodologie di gestio-ne e confrontarsi con esperienze europee, ilCentro regionale di formazione della Pro-tezione Civile del Veneto nel 2010 ha par-tecipato a un bando europeo ottenendo unfinanziamento. Si tratta di un progetto dicooperazione con la Bulgaria, la Grecia el’Ungheria sul tema della gestione della salaoperativa e il ruolo dei volontari. Il proget-to è denominato “Skipass” e terminerà nelcorso di quest’anno. Con questa occasioneil Veneto si è presentato sullo scenarioeuropeo con una grande capacità tecnica eorganizzativa mettendo a disposizione lapropria esperienza affinché possa essere tra-sferita anche in contesti territoriali diffe-renti dal nostro. Il principale obiettivo di“Skipass” è costruire un Sistema Integrato

di Gestione dei Disastri (IDMS) nelleorganizzazioni di Protezione civile da partedi ogni partner e che abbia una base meto-dologica comune. La Protezione civile diogni partner ha esperienze differenti inquesto campo e alcuni hanno già imple-mentato strumenti informatici per facilita-re tale integrazione, comunque c’è ancoraun alto potenziale per un ulteriore svilup-po di questi strumenti. Per SistemaIntegrato di Gestione dei Disastri intendia-mo un sistema costituito da tecnologie estrumenti, dalle competenze e capacitàdelle risorse umane coinvolte, dall’organiz-zazione e dalle procedure definite. Per met-tere a punto o migliorare un sistema inte-grato di gestione dei disastri il progetto“Skipass” prevede una fase di analisi e valu-tazione dei sistemi a livello europeo, la for-mazione di volontari della Pc su questetematiche e la messa a punto con la relati-va sperimentazione di un modello digestione integrato. Inoltre in questi anni ilCRPC ha svolto diverse campagne per laraccolta di fondi internazionali, tra le ulti-me: per il terremoto in Iran del 2003, perlo tsunami nel Sud-Est Asiatico del 2004,per il sisma in Abruzzo del 2009, per l’al-luvione in Pakistan nel 2010, per il terre-moto di Haiti del 2010. �

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Arriva da lontano in Alto Adige la tradizio-ne alla formazione dei volontari: da unacultura che crede nell’autoprotezione. E dauna pratica conseguente. Infatti, i primicorpi di Vigili del fuoco volontari in tutto ilTirolo sono stati fondati a partire dallametà dell’Ottocento. Il loro addestramentosi svolgeva presso la Scuola ProvincialeAntincendio del Tirolo. Ma poiché nel1918 la regione entra a far parte dell’Italia esotto il fascismo certi localismi e il volonta-riato non sono certo favoriti, fino a tutta laSeconda Guerra mondiale di Vigili delfuoco volontari e di loro formazione non siparla più. È nel 1954, con la legge costitu-tiva della Regione Autonoma del TrentinoAlto Adige che passa alle province ognicompetenza in materia di Vvf, che Bolzanoe il suo territorio tornano alle “origini” loca-listiche in materia di lotta agli incendi: nel1955 viene creata l’Unione provinciale deicorpi dei Vigili del fuoco Volontari del-l’Alto Adige e riorganizzato il servizio.

La Scuola ProvincialeAntincendi:

un complessoall’avanguardia

La secolare tradizione all’autoprotezione ha fatto del Corpodei Vigili del fuoco Volontari dell’Alto Adige un’istituzionetra le più attente all’addestramento del proprio personale.Con sede a Vilpiano dal 1989, la loro Scuola è oggidotata di ogni struttura necessaria alla formazione

di Adriana Marmiroli

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

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«Una pietra miliare», commenta l’attualedirettore della Scuola Provinciale Antin-cendi di Vilpiano, l’ingegnere ChristophOberhollenzer. Per anni tuttavia per la for-mazione si continua a pendolare conInnsbruck, dove (pochi) volontari vengonomandati a impratichirsi. Nel 1966 però - èsempre Oberhollenzer a scandire le date -viene aperta una prima scuola per la forma-zione dei volontari in Alto Adige, a Na-turno, località a una decina di chilometri daMerano. Vilpiano arriverà in un terzo mo-mento, nel 1989 (dal 1980 la Scuola si era

Da sinistra, l’ing. Christoph Oberhollenzer, direttoredella Scuola Provinciale Antincendi, e WolframGapp, presidente dell’Unione Provinciale dei Corpidei Vigili del fuoco Volontari dell’Alto Adige e della Scuola Provinciale Antincendi

Panoramica della Scuola Provinciale Antincendi di Vilpiano: aperta nel 1989, la Scuola ha sede in un’ex birreria e il complesso è stato ultimato nel 2002

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trasferita a Bolzano presso la sede del corpopermanente dei pompieri): finalmente era adisposizione una ampia struttura adeguataper la formazione. «La sede era una exMalteria, ovvero una serie di vecchi edificidotati di un’ampia area circostante, 3,5ettari in piano e 8 in pendio». I vecchi edi-fici vengono adattati in modo provvisorioper poter svolgere la formazione dei vigilidel fuoco. La nuova scuola antincendi conaule, dormitori, mensa, officine e impiantiper le esercitazioni viene invece costruita indue lotti a partire dal 1991 e ultimata nel2002. Con il secondo lotto le strutture, che giàprima sembravano “avveniristiche” e com-plete, vengono ulteriormente arricchite: c’èuna Casa del Fuoco (la prima a essere stataedificata in Italia per simulare situazioni

diverse d’incendi), una ampia vasca immer-sioni, un’area con macerie e cunicoli per leattività cinofile, una cabinovia per opera-zioni di Soccorso alpino, un tunnel conbinari (per la simulazione di incidenti stra-dali o ferroviari ma anche per il conteni-mento di materiali pericolosi). Qui è stata centralizzata la formazione deicorpi volontari dei Vigili del fuoco (306 intutta la provincia) e di quelli aziendali (tre,composti dai dipendenti di quelle aziendeche svolgono un’attività a rischio e hannoloro squadre antincendio), delle Associazio-ni varie, oltre a saltuari ma sempre benve-nuti “ospiti” da altre Regioni (nel 2004, peresempio, vennero tenuti qui corsi per icorpi dei Vigili del fuoco del tunnel delMonte Bianco, mentre nel 2010 sono statitenuti 11 corsi per i vigili del fuoco volon-tari del Trentino, uno per i vigili del fuocointerni del parco divertimenti di Garda-land, uno per una Squadra G.I.S. deiCarabinieri di Livorno...). Insomma: pur ruotando tutto inforno allaformazione dei Vvf volontari, con il tempol’attività della Scuola si “apre”: ad “esterni”

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Alcune delle aule della Scuola dove si svolgonole lezioni teoriche

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e a uno spettro più ampio di specializzazio-ni. Inoltre, ora, tra i compiti della Scuolarientrano lo svolgimento di corsi antincen-dio per le aziende ai sensi delle norme inmateria di sicurezza sul lavoro, le perizietecniche di attrezzature, la collaborazione incommissioni tecniche e il supporto ai corpidi Vigili del fuoco per la pianificazionedegli interventi su strutture particolari.4 le categorie di corsi per la formazione deiVigili: la formazione base, la formazioneper settori specifici, la formazione speciale ela formazione per dirigenti. La formazionebase è obbligatoria per tutti i vigili del fuoco

e consiste in 2 corsi base della durata di unasettimana, uno per interventi antincendio(in luoghi chiusi e aperti) e uno per inter-venti tecnici (incidenti stradali, alluvioni,frane...), sempre della durata di 1 settima-na. In ogni caso il pompiere deve essere ingrado di operare il salvataggio di persone eanimali, intervenire per il recupero dellecose, prestare soccorso tecnico, sapere qualiazioni di prevenzione e intervento svolgerein caso di necessità. Il tutto avendo benchiari i possibili pericoli (e quindi comedifendersi) in ogni tipo di intervento.

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Esercitazioni antincendio alla Casa del Fuoco

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A questi corsi base si affiancano quelli“superiori”: la formazione per settoriprevede corsi per compiti e funzionidiverse, come per esempio corsi per por-tatori di autorespiratori, per macchini-sti, per i servizi radio e di centrale ecc.La formazione speciale comprende inve-ce corsi per i vigili del fuoco dei puntid’appoggio, che sono equipaggiati perinterventi specifici, per esempio nelcampo degli interventi su sostanze peri-colose e chimiche (di tipo industriale,infiammabili, tossiche, corrosive o dan-nose per l’ambiente). Infine c’è la for-mazione per dirigenti che si rivolge aicapi squadra, ai comandanti, dirigenti efunzionari. Nel complesso vengono organizzaticirca 30 corsi diversi per vigili del fuocoe in questo modo si coprono tutte levarie esigenze formative. In ogni caso sipuò parlare di formazione continua,visto che ogni singolo corpo svolgenumerose esercitazioni sul posto e inol-tre presso la scuola vengono proposti deicorsi di aggiornamento e di specializza-zione. «A Vilpiano abbiamo sempre dai 2ai 4 corsi contemporanei - ci spiega anco-ra l’ing. Oberhollenzer -. E ogni annocontiamo in totale 7-8mila partecipantidi cui 3-4 mila vigili del fuoco, 2 mila

partecipanti ai corsi antincendio peraziende e 2.500 partecipanti a corsi dialtre organizzazioni di protezione civile,svolte presso la Scuola antincendi».Su un totale di circa 12.800 Vigili delfuoco Volontari in servizio attivo unnumero di 3-4 mila partecipanti ai corsidella scuola all’anno è una cifra di tuttorispetto. I Vigili del fuoco Volontari sono unafondamentale componente e strutturaoperativa della Protezione civile. Oltreai Vigili del fuoco nella provincia diBolzano sono operative anche altreorganizzazioni di volontariato come, peresempio, il Soccorso alpino, il Soccorsosubacqueo, il Soccorso sanitario e grup-pi cinofili. Per queste organizzazioni diprotezione civile la Scuola ProvinicialeAnticendi mette a disposizione le aule,la mensa, gli spazi all’aperto e gliimpianti per le esercitazioni come lapalestra di roccia, la vasca d’immersio-ne, il cumolo di macerie. La Scuolaantincendi come luogo della formazionecomune per la Protezione civile, cheincentiva così anche fattori come la

Simulazione di incidente ferroviario e stradale nel tunnel con binari di cui è dotata la Scuola diVilpiano

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conoscenza reciproca, la collaborazionee l’allineamento della formazione dellediverse organizzazioni addette alla pro-tezione antincendio e civile. �

La Scuola è anche dotata di un laghetto e unavasca per immersioni per esercitazioni di soccorsosubacqueo, di una palestra di roccia, di una cabinovia e seggiovia, di un’area con macerie ecunicoli per i gruppi cinofili

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L’organizzazione della Protezione Civiledella Provincia Autonoma di Trento(PAT) è di competenza del DipartimentoProtezione civile e infrastrutture, direttodall’ing. Raffaele De Col.

Le leggi provinciali n. 2/1992 e n. 9/2011,recente riforma della Protezione civiletrentina (la PAT, Provincia Autonoma diTrento, ha competenza primaria in ambi-to di protezione civile), hanno previsto

Scuola ProvincialeAntincendi di Trento:

corsi per ogni specialità

Istituita nel 1988 e nata per l’addestramento dei Vigili delfuoco della provincia, l’attività della Scuola si è allargatacon il tempo alla formazione di tutte le attività di Protezionecivile. La sua sede “operativa” è a Marco di Rovereto, dovesi trova una vasta area addestrativa

di Ivo Erler*

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Momento critico sulla pista per fuoristrada

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che, oltre al Dipartimento competente inmateria di Protezione civile e alle suestrutture organizzative che operano nellostesso ambito, sono considerate struttureoperative della Protezione civile trentinaanche il corpo permanente dei Vigili delfuoco della PAT, i Vigili del fuoco vo-lontari, il Corpo forestale della PAT,l’Azienda provinciale per i Servizi sanita-ri, il servizio provinciale del Corpo nazio-nale del Soccorso alpino e speleologico,la Croce rossa italiana provinciale, leorganizzazioni di volontariato conven-zionate con la PAT (Psicologi per i popo-li, Scuola provinciale cani da ricerca e dacatastrofe, A.N.A. Trento). Nel Diparti-mento opera il Servizio Antincendi eProtezione civile, all’interno del quale sitrova la Scuola Provinciale Antincendi.La Scuola è stata istituita con la leggeprovinciale n. 26 del 22 agosto 1988.

La mission originaria assegnata allaScuola era la formazione e l’addestra-mento dei Vigili del fuoco del Trentino(permanenti e volontari) e così è stato neiprimi anni di attività. Con la nascita e losviluppo della realtà della Protezione civi-le l’azione della Scuola si è adeguata alleesigenze del settore, espandendo la pro-pria azione anche al personale della Pro-tezione civile.La Scuola attualmente è diretta dall’ing.Ivo Erler ed è composta da uno staff dinove persone (amministrativi e tecnici).Non dispone di personale docente alledirette dipendenze, ma si avvale di esper-ti esterni scelti di volta in volta in basealle specifiche competenze e alle esigenzedel corso. Questo tipo di approccio è piùlaborioso per il personale della Scuola enecessita di una rete di collegamenti im-portante e sempre aggiornata, ma garan-

Visione d’insieme dell’enorme area (13 ettari) occupata della ScuolaProvinciale Antincendi a Marco di Rovereto. Qui trovano spazio gli edifici per la didattica e per ospitare i corsisti (aule, dormitorio, mensa, servizi) e un campo di addestramento pratico,attrezzato anche per corsi specifici (pista fuoristrada, area addestramento Vvf, campo prove per cani da ricerca e catastrofe)

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tisce maggiore completezza e pluralità diinformazioni, permettendo nel contem-po un notevole contenimento dei costi diesercizio. La sede degli uffici è a Trento,così come le aule per la didattica, ma ilpezzo forte è l’area addestrativa di prote-zione civile di Marco di Rovereto.Questa è un’area di circa 13 ettari intera-mente dedicata alla didattica e all’adde-stramento, con aule, mensa, servizi e lo-cali dormitori. La gestione è molto flessi-bile e i grandi spazi a disposizione con-sentono di montare campi prova di pro-tezione civile, ospedali da campo dellaC.R.I., ponti Bailey, ma c’è anche unapista molto impegnativa per guida infuoristrada, un’area per le prove di adde-stramento dei Vigili del fuoco e una per icani da ricerca e da catastrofe.

In questi ultimi anni numerose sono statele iniziative di formazione della Scuolaprovinciale antincendi nell’ambito dellaprotezione civile, sia trentina sia di altreregioni italiane, indirizzate sia a personaledipendente della pubblica amministrazio-ne (Province, Regioni, Stato), sia a perso-nale delle associazioni di volontariato(trentine e di altre regioni).Tanti i corsi di protezione civile organiz-zati. Raggruppati per categorie omoge-nee tra i più significativi:Corsi per personale operativo di primointervento� dissesti statici e puntellamenti, conparticolare riferimento ai sistemi di stabi-lizzazione degli edifici con uso di tirantiin acciaio� NBCR (rischio nucleare, biologico,chimico e radioattivo), per vigili del fuoco� BLSD (basic life support defibrilla-tion), per personale sanitario� Rischio idrogeologico (frane, smotta-menti, allagamenti, regimentazione corsid’acqua, rinforzi di argini), per personaledi protezione civile� Incidenti ferroviari in galleria e sulinea, per vigili del fuoco e personale di

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Si monta un campo: a Marco di Rovereto c’è spazio anche per questo

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protezione civile� AIB - incendi boschivi, per vigili delfuoco e personale di protezione civile condiversi livelli di approfondimentoCorsi per il personale con compiti diri-genziali� Emergo train system - disaster mana-gement, simulazione per la formazionein medicina dei disastri

� DOS - ROS, per responsabili delleoperazioni, incendi boschivi o altrointervento esteso� Leadership, dinamiche di gruppo egestione dei gruppi� GEM - gestione eventi maggiori, orga-nizzazione eventi di grande dimensione edurata significativa� Capo campo, per i responsabili deicampi di protezione civile della C.R.I.Corsi specialistici� Comunicazioni radio� GIS - geographical information sy-stem, per Soccorso alpino e Scuola canida ricerca� HACCP (per produzione e sommini-strazione alimenti), per le mense deicampi o di grandi eventi� Interventi con presenza di elicotteri,per il personale a terra che deve collabo-rare coi piloti in volo� SAF - speleo alpino fluviale, per ricer-ca di persone e soccorso speciale da partedei vigili del fuoco� Corso per operatori di centrale diemergenza 115

37Scorcio di una tenda per interventi NBCR

Ancora momenti dei corsi di guida sicura e per fuoristrada

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Corsi con automezzi� Guida sicura in fuoristrada,conoscenza del mezzo, pendenzelimite, twist, dossi, guadi, winch,neve, ghiaccio, sabbia� Guida di mezzi speciali, qualiquad, motoslitte, scooter d’acqua,gommoni, trattori, carrelli eleva-tori, gru su autocarri� Conseguimento patenti specialidi servizio, per autoveicoli (vettu-re, autocarri) e nauticheNello spirito di condivisione escambio di esperienze la Scuola pro-

vinciale antincendi di Trento hain questi anni formato anchepersonale di Protezione civile dialtre regioni, quali le Marche(guida in fuoristrada e rischioidrogeologico), Liguria (AIB),Lombardia (AIB e rischio idro-geologico), Veneto (incidentiferroviari), Friuli Venezia Giulia(guida in fuoristrada). Maanche per l’Esercito italiano,con corsi di formazione peristruttori di guida in fuori-strada con mezzi speciali.Infine la Scuola vanta unalunga collaborazione con laRegione Lombardia, e in par-ticolare con Éupolis (exI.Re.F.) Istituto superiore perla ricerca, la statistica e la for-mazione, dove siamo presentinella Commissione regionaledi qualificazione dei corsi diProtezione civile. �

* direttore della Scuola

Provinciale Antincendi di Trento

Per il soccorso alpino,lezioni per interventi

con gli elicotteri

Corso per i dissesti statici: si “studia” sul campo

A Marco di Rovereto, aule, dormitori, aree di addestramento.Ma anche la mensa per un momento di relax

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Protezione civile e formazione: l’esigenza di una visione comune

La concezione alla base della Scuola ProvincialeAntincendi di Trento

di Luisa Zappini*

La finalità precipua della formazione in ambito di Protezione Civile è quella di essere coe-rente, sinergica e supportante l’operatività di tutto il “sistema” Protezione civile, capacecioè di programmare e gestire eventi formativi efficaci, che soddisfino le reali esigenze delleamministrazioni pubbliche e in grado supportare i processi di innovazione e di policymaking.L’evoluzione e i cambiamenti che si sono realizzati nei contesti sociali e di vita hanno datoluogo alla necessità di modificare, sia da un punto di vista istituzionale che amministrativoed organizzativo, il modo di agire delle Amministrazioni Pubbliche anche in tema diProtezione civile.Il cambiamento è stato forte e spesso non “pensato prima”, ma ha obbligato a rivalutare erivedere tutto il modo di essere e di intervenire di tutti gli interlocutori che operano nelcontesto di Protezione civile, dai cittadini, alle associazioni, agli Enti/Associazioni. La formazione ha così assunto un ruolo strategico per sviluppare nuove competenze, perdare struttura a quanto già esistente, sostenendo le trasformazioni che si sono rese, manmano, necessarie sia all’interno delle singole parti sia tra le diverse componenti. E, perché la formazione sia tutto questo, è necessario che vi sia una visione d’insieme chegarantisce regia unica, attenta alla “mission” e ai mandati istituzionali, ma anche capace di“misurare” in termini di risultati di qualità la ricaduta degli interventi. Va infatti ricordato come la formazione, proprio perché strumento a supporto dell’operati-vità (in questo caso di Protezione civile), non misura la sua “bontà” solo sull’intervento for-mativo, ma la “bontà” della formazione si misura nel “saper fare” sul campo, cioè nellacapacità di trasferire la conoscenza in operatività e di modificare i comportamenti in manie-ra consapevole e stabile. Ecco perché il criterio fondamentale per misurare la qualità è la sicurezza: dei cittadini, deivolontari, dei professionisti, delle organizzazioni, delle amministrazioni pubbliche. Qualitàche si misura in tutte le azioni, da quelle amministrativo-burocratico (per esempio: attiva-zione strutturata, programmata e concordata del volontariato) a quelle organizzativo-gestionali e tecnico-operative.Questa chiarezza sia di ruolo sia di finalità rappresenta l’orientamento per tutte le struttu-re dedicate alla formazione di Protezione civile ma anche il supporto per chi inizia e inten-de attivare strutture formative per avere tutti una visione univoca e raggiungere così lamassima integrazione di sistema a ogni livello: comunale, provinciale, regionale, nazionalee internazionale. In questo modo diventa possibile garantire un confronto continuo, lo scambio e la recipro-cità di esperienze innovative nonché la sistematizzazione e diffusione di buone pratiche.

* dirigente presso il Dipartimento di Protezione civile della Provincia Autonoma di Trento

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Il Centro studi e formazione per la pubbli-ca amministrazione venne fondato nel1965 pensando a creare gli amministrato-ri del nostro Mezzogiorno. A partire daglianni 90 la mission del Formez si è amplia-ta nel tempo, arrivando a comprenderequella delle Regioni tutte (alcune fannoparte della compagine societaria) e deglialtri enti locali. Vari i settori toccati, traquesti la Protezione Civile. Il dottorAntonio Triglia è stato per anni responsa-bile del centro di competenza per la

Protezione civile e Difesa del territorio delFormez. Ora è consulente su questi stessitemi. Pochi come lui ne conoscono, quin-di, il funzionamento e l’attività didattica.Parte da lontano la sua conoscenza deltema formazione e la sua convinzione chesia fondamentale un certo tipo di compe-tenza. «Ancora ai tempi di GiuseppeZamberletti ministro della Pc - ci raccon-ta Triglia - venne istituita presso il Formezuna commissione di studio di alto livelloistituzionale per progettare una Scuola

Con la crisi, formazione

a rischio

Il dottor Antonio Triglia ci parla del Formez PA, Centro servi-zi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamentodelle P.A. che da anni organizza corsi per gli operatori diProtezione civile. E lancia un allarme

di Adriana Marmiroli

Il dott. Triglia (a sinistra)e l’Ing. Martella partecipanoa un convegno sulla Protezione civile siciliana tenuto a Palermo

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Nazionale di Pc: io ne ero il coordinatore.Venne approvato un documento sui con-tenuti, i destinatari, le finalità, ma poi nonse ne fece nulla. Tuttavia il Formez presequesto documento come base per varareun suo piano di attività in questo senso». Da quel momento prende il via l’attivitàdi formazione per la Pc presso il FormezPA. «Il primo corso fu dedicato alla for-mazione dei funzionari di Pc del Di-partimento. Nel 1994, in occasione dellaCampagna Antincendi, venne attuato unimportante progetto rivolto ai volontariAIB nelle Regioni del Mezzogiorno. Daquel momento in poi furono numerosi gliinterventi finanziati da Regioni ed Entilocali. Ne cito alcuni: i primi Di.Ma.(Disaster Management) per le Province diBenevento e Salerno, e poi per quella diPotenza e di Matera, corsi per la SiciliaOrientale, Cuneo, Savona... Dal 1999 conun protocollo di intesa tra Formez,Dipartimento di Pc, Dipartimento dellaFunzione Pubblica, Comitato dei Pre-sidenti delle Regioni, UPI, ANCI eUNCEM, il ruolo di ente formatore glivenne ufficialmente riconosciuto. È stato

realizzato un imponente piano triennaledi interventi formativi a favore degli entilocali e delle organizzazioni di volontaria-to delle otto regioni del Mezzogiorno, rea-lizzato d’intesa con il Dipartimento dellaProtezione Civile, con finanziamento delDipartimento della Funzione Pubblica, edestinato a Dirigenti e funzionari delleamministrazioni locali e Volontari delleorganizzazioni di protezione civile. Le principali attività formative realizzatesono state: 5 workshop destinati ai diri-genti Regionali di PC; 19 Corsi Base perOperatori di Protezione Civile negli EntiLocali (formazione in disaster manage-ment: Di.Ma., ogni corso di 40 giornatedi aula per un totale di 561 partecipanti);11 Corsi di perfezionamento in rischioidraulico e da frana (ogni corso di 20 gior-nate di aula per un totale di 268 parteci-panti); 10 Corsi per verificatori della vul-nerabilità e agibilità dell’edificato (ognicorso di 20 giornate di aula per un totaledi 212 partecipanti); 12 Corsi per respon-sabili e quadri delle associazioni di volon-tariato; 8 Corsi antincendio boschivo; 4Corsi per formatori (ogni corso destinato

Sarajevo - Dirigenti della protezione civile della Bosnia Herzegovina a un seminario del Formez

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ai volontari era di 10 giornate di aula perun totale di 690 partecipanti)».«Sempre con fondi del Dipartimento dellaFunzione Pubblica - aggiunge ancoraTriglia - abbiamo organizzato un interven-to a livello nazionale per la formazionededicata ai sindaci: sono stati coinvolti2000 Comuni su 8000. Notevoli adesioniha avuto anche la nostra comunità online: abbiamo messo a punto un’attivitàdidattica per la formazione a distanza deisindaci e dei tecnici comunali, una biblio-teca di documenti su temi diversi a cui

accedere, ma la conclusione del progettoha posto gravi problemi per la ordinariagestione e manutenzione». Insieme ai progetti a carattere nazionale,altri ne venivano intanto finanziati diretta-mente dalle Regioni a favore dei propriterritori. Ricorda ancora Triglia: «LaCalabria ha incaricato il Formez di svolge-re attività formative per gli operai forestalisulle tecniche AIB, con cui sono state rag-giunte oltre 2000 persone. Per la RegioneSiciliana abbiamo realizzato 15 corsi desti-nati al volontariato AIB e più in generalealla formazione dei responsabili dei volon-tari delle associazioni». A questi si sono aggiunti anche progettiinternazionali. «Per il Ministero dell’Am-biente e per la Protezione Civile rumenaabbiamo prodotto una metodologia perl’analisi dei rischi industriali e studiatoprocedure per la gestione delle emergenzeda essi derivate, con mappatura del rischiosul territorio. Per il nostro Ministero degli

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Corso Di.Ma. a Matera:

Antonio Triglia interviene durante

una lezione in aula

Corso Di.Ma. a Matera: foto di gruppo dei partecipanti

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Affari Esteri abbiamo formato i tecnici diPc dei Paesi dell’ex Jugoslavia (Sloveniaesclusa) e dell’Albania. Con la Cina dal2004 c’è una collaborazione che prevedel’organizzazione di seminari e scambi diesperti». Detto questo, però, poiché i costi dei corsiche il Formez PA organizza sono a caricodi progetti finanziati a livello nazionale o alivello regionale e/o locale (solo eccezio-nalmente a carico degli iscritti), dopo unperiodo di intensa attività, che ha vistouna partecipazione ai corsi sempre altissi-ma, Triglia lamenta che si sia passati «auna situazione di stasi». «Tra il 2006 e il2009 abbiamo potuto organizzare tremaster Di.Ma. per operatori di Pc (delladurata di 1 anno, con 400 ore di aula, pro-ject work e stage). Poi la quarta edizionenon è più partita: non c’era un numerosufficiente di partecipanti». Insomma:anche su questo settore la scure della crisie dei bilanci in rosso ha colpito duramen-te. «I rapporti con il Dipartimento dellaPc sono in una fase di latenza: noi conti-

nuiamo a fare dei progetti, ma non arri-vando commesse non possiamo avviarli».Eppure la domanda sarebbe alta. «Lo sce-nario, purtroppo, non è dei migliori, puressendo il tema più che delicato». Con il dottor Triglia si finisce con il parla-re delle alluvioni di Lunigiana e Liguria, diquanto la maggior gravità delle ripercus-sioni sulla popolazione sia dipesa (anche)dal non efficace allertamento delle stesse,di quanto la sottovalutazione del rischioda parte di chi avrebbe dovuto dare l’allar-me fosse frutto di scarsa formazione piùche di scarsa informazione. «I casi diLunigiana e Liguria dimostrano come laformazione non possa essere a correntealternata. Sono sindaci e funzionari adoversi porre la domanda “a che punto farscattare un piano di evacuazione in caso diallerta?”. Per rispondere correttamenteoccorre sensibilità e capacità di valutazio-ne da parte dell’autorità competente diquanto si sta verificando sul territorio.Significa che, una volta pervenuto l’aller-tamento, ci si deve attrezzare per verificare

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I partecipanti a un seminario sulla Protezione civile italiana svoltosi nel maggio 2011 a Shanghai pressolo Shanghai Administration Institute. Circondati dai “padroni di casa”, in prima fila, da sinistra, AntonioTriglia, esperto del Formez, Giulio Artegiani, Responsabile dell’Ufficio Relazioni internazionali del Formez,Marco Villani, Direttore Generale Formez, e Patrizia Consolo, Funzionaria Formez

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continuativamente e localmente lo svilup-po degli eventi per poter intervenire inmodo immediato in caso di evoluzionenegativa secondo quanto preventivamenteprefigurato in credibili scenari di rischio.Ai primi di ottobre c’è stato un convegnoa Roma in cui il professor F. Siccardi diGenova aveva presentato una ricercariguardante proprio i rischi connaturati altorrente Bisagno e alla sua copertura, pre-figurando due scenari con forti precipita-zioni durante le fasi conclusive di una par-tita di calcio. Uno, in cui lo stessoammontare di pioggia si protraeva per 12ore, vedeva il Bisagno riuscire a smaltire leacque. L’altro prevedeva invece lo stessoammontare di pioggia precipitare in unarco di tempo molto più ristretto e rag-giungere il proprio acme durante le fasiconclusive di una partita di calcio e men-tre il vicino stadio si svuotava: in questosecondo scenario la tombinatura delBisagno faceva da tappo provocando ilviolento allagamento della zona e colpen-do le persone in uscita dallo stadio deter-minando un bilancio di vittime calcolatoin 3000 morti. Cosa significa? Che quel-lo, come è poi avvenuto nell’alluvione del4 novembre scorso, ma già era accaduto in

precedenti occasioni, come nel 1970, eraun evento possibile, rispetto al quale peròè mancata una organizzazione efficace per,quantomeno, prevenire o allertare o pre-parare la popolazione. Il problema verotuttavia non è dato solo dall’assenza diinformazioni alla gente: quello che mancaè la costruzione di piani credibili e speri-mentati con periodiche esercitazioni, discenari alternativi su cui conformare lapropria azione durante il verificarsi diun’emergenza. Tutto è lasciato all’improv-visazione, alle capacità di giudizio perso-nali, e quindi casuali, non a preparazione,conoscenza, competenza, pianificazione.E invece chi prende decisioni in questesituazioni deve avere le capacità “tecniche”e la conoscenza degli scenari di un eventodi rischio. Se vengono fatti dei piani, nondevono essere messi in un cassetto edimenticati. E invece tale preparazione èalla fine pressoché inesistente. Sì, sonostati molti i sindaci che hanno seguito icorsi del Formez PA in passato, ma è giàtrascorso qualche anno. La classe politicacambia periodicamente. Quanti di quelliche abbiamo formati sono ancora al loroposto? Risultato: quegli sforzi sono andatidispersi. E comunque poiché è stata lascia-ta all’iniziativa delle singole Regioni e allaloro disponibilità a spendere, la formazio-ne in materia di Pc è un deserto. Mancaun progetto collettivo, tutto è molto occa-sionale e limitato nel tempo, quindi scar-samente efficace. La formazione dovrebbeessere una costante, invece. Si dovrebbecreare un forte momento di coordina-mento nazionale (una scuola nazionale?)per svolgere un’attività didattica costantecon forme di finanziamento certe sia daparte del Dipartimento sia delle Regioni,in maniera continuata e non estempora-nea; e la sua frequenza essere obbligatoriaper chi ricopre certi incarichi». �

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Genova dopo l’alluvione del 4 novembre

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