“Una comunità che programma”...1 marzo 2013 , ore 9.30-14.00 SALA Auditorium via aldo moro 18...

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Ciclo di incontri OFFICINA DEL WELFARE 1 marzo 2013 , ore 9.30-14.00 SALA Auditorium via aldo moro 18 “Una comunità che programma” 9.30 Apertura lavori e inquadramento tematiche Maura Forni, Responsabile Servizio Coordinamento Politiche Sociali Regione Emilia Romagna Costruire partecipazione nel tempo della vulnerabilità” Gino Mazzoli - studio Praxis Reggio Emilia 10.30 Esperienze territoriali sui temi della programmazione in ottica partecipata L’esperienza del Piano Strategico Metropolitano Daniela Oliva, IRS Il piano strategico 20e20 - Francesco R. Frieri e Carla Golfieri, Unione dei Comuni della Bassa Romagna Pratiche partecipate nei piani di zona per la salute e il benessere sociale Simone Bandini e Fausta Martino, Comune di Forlì Percorso di co-progettazione partecipata Massimo Bosso, Comune di Casalecchio di Reno Il Piano strategico welfare Isabella Menichini, Comune di Parma …intervento Terzo Settore…. Luca De Poli Dibattito 12.30 Integrazione delle politiche regionali La riorganizzazione del sistema sanitario regionale e i riflessi sull’area sociale Tiziano Carradori, Direttore Generale Sanità e Politiche Sociali Regione Emilia-Romagna 13.00 Proposte di azione L’esperienza del Community Lab. Dalle linee guida alla sperimentazione 2013. Vincenza Pellegrino, SISSA 13.30 Sintesi sui punti da inserire nell’agenda per le politiche di welfare Maura Forni Sarà presente Teresa Marzocchi, Assessore Politiche Sociali, Regione Emilia-Romagna

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  • Ciclo di incontri OFFICINA DEL WELFARE

    1 marzo 2013 , ore 9.30-14.00

    SALA Auditorium via aldo moro 18

    “Una comunità che programma”

    9.30

    Apertura lavori e inquadramento tematiche

    Maura Forni, Responsabile Servizio Coordinamento Politiche Sociali Regione Emilia Romagna

    Costruire partecipazione nel tempo della vulnerabilità”

    Gino Mazzoli - studio Praxis Reggio Emilia

    10.30

    Esperienze territoriali sui temi della programmazione in ottica partecipata

    L’esperienza del Piano Strategico Metropolitano

    Daniela Oliva, IRS

    Il piano strategico 20e20 -

    Francesco R. Frieri e Carla Golfieri, Unione dei Comuni della Bassa Romagna

    Pratiche partecipate nei piani di zona per la salute e il benessere sociale

    Simone Bandini e Fausta Martino, Comune di Forlì

    Percorso di co-progettazione partecipata

    Massimo Bosso, Comune di Casalecchio di Reno

    Il Piano strategico welfare

    Isabella Menichini, Comune di Parma

    …intervento Terzo Settore….

    Luca De Poli

    Dibattito

    12.30

    Integrazione delle politiche regionali

    La riorganizzazione del sistema sanitario regionale e i riflessi sull’area sociale

    Tiziano Carradori, Direttore Generale Sanità e Politiche Sociali Regione Emilia-Romagna

    13.00

    Proposte di azione

    L’esperienza del Community Lab. Dalle linee guida alla sperimentazione 2013.

    Vincenza Pellegrino, SISSA

    13.30

    Sintesi sui punti da inserire nell’agenda per le politiche di welfare

    Maura Forni

    Sarà presente Teresa Marzocchi, Assessore Politiche Sociali, Regione Emilia-Romagna

  • PROGRAMMARE IN MODO PARTECIPATO

    NEL TEMPO DELLA VULNERABILITÀ

    Bologna, 1 marzo 2013

    Gino Mazzoli(Studio Praxis)

  • “C'è un trionfo di stendardidove termina il doloree dopo centomila ore

    non c'è un minuto di più”

    Ivano Fossati(da “L’angelo e la pazienza”)

  • DISCONTINUITÀPER

    TRACIMAZIONE

  • Cambia l’oggetto di lavoro dei servizi

    (= la società)

  • Novità 1

    Cultura bulimicae

    nuova vulnerabilità diffusa

  • Le sofferenze bancariefonte : Unioncamere Emilia-Romagna

    AUMENTO INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE E DELLE IMPRESE EMILIANE NEL PERIODO DIC 2007-FEBB 2010

    Provincia Totale Famiglie Imprese

    Reggio Emilia + 174% + 121% + 190%

    Modena + 60% + 51% + 62%

    Piacenza + 40% + 68% +35%

    Bologna + 46% + 27% + 53%

    Emilia Romagna + 40% +43% + 40%

    Italia + 30% + 26% + 32%Fonte: Unioncamere Emilia Romagna

  • Aumento UTENTI DEI SERVIZI PSICHIATRICI TERRITORIALI in provincia di Reggio Emilia

    1990: 5612011: 7.800Nel 1985 i servizi contavano in carico 254 utenti di cui 110 uomini e 144 donne.

    1990 1995 2005 2010

    Fonte: Dipartimento salute mentale AUSL Reggio Emilia

  • DEPRESSIONE: basso continuo della nostra società

    - È la malattia più diffusa in occidente dagli anni ’70

    - Nell’ultimo anno il 27% degli europei ha sofferto di un disturbo psichico

    - Gli psicofarmaci sono i farmaci piùvenduti

    - Aumento esponenziale degli utenti dei servizi psichiatrici

  • CHI SONO I VULNERABILI?- Ceto medio impoverito

    - Casa, lavoro, titolo di studio

    - Tendenza a vivere al disopra delle proprie possibilità (indebitamento)

    - Povertà di reti familiari e sociali

    - Fatica ad arrivare a fine mese prima del 2009

    - Impoverimento per eventi “naturali”

    - Vergogna a chiedere aiuto

    - Senza il “fisico” per reggere la povertà

  • VULNERABILI

    BUON VECCHIOCETO POPOLARE

    NUOVOCETO POPOLARE

    IMMIGRATO

    COSTRUTTORIDI COESIONE

    MARGINALI

    RISORSE CULTURALI ED ECONOMICHE

    RISORSEDI RETE

    +

    +

    -

    -

  • IERI (fino al 1980)

  • OGGI

  • UNA NUOVA MAPPA DEI DISAGI

    IERI “normalità” devianza

    conclamata

    OGGI “normalità” disagio invisibile devianza conclamata

  • situazione al 31.12.09 degli anziani non autosufficienti gestiti dal pubblico e dalle

    badanti nella di città di reggio emilia

    Anziani assistiti da badanti(regolari e irregolari) in città

    3500 (stima)Fonte: Provincia di Reggio Emilia, Progetto Madreperla

    Anziani in Case protette Centri diurni

    Assistenza Domiciliariea Reggio Emilia città

    1550Fonte: Servizi Sociali, Comune di Reggio Emilia

  • PISTE DI LAVORO

    1. Andare oltre i target2. Andare verso3. Ri-orientare lo stile di vita (crisi

    come opportunità)4. Lavorare su oggetti non

    stigmatizzanti5. dall’ “io” al “noi”

  • 16

    COSTRUIRE OPPORTUNITÀDI AGGANCIO

    • Bilancio familiare (ad es.: come spendere meno sulle bollette)

    • Come fare la spesa• Educazione dei figli• Vaccinazioni• Il parco di quartiere• Illuminazione e sicurezza

  • Occuparsi dei vulnerabili non significa dimenticare i

    marginali

    Anzi vuol dire creare le condizioni per una comunità

    più ospitale

  • Non ‘più soldi’,ma ‘più tempo’

  • Se aumenta l’articolazione e la diffusione del disagio saltano i

    confini netti tra

    Agio / disagio

    Prevenzione / Intervento

    Colloquio individuale / Cena di quartiere

  • UNA ‘PRESA IN CARICO’ DI GRUPPO

    Non solo per prevenire, curare, contenere, ma anche per

    generare progetti e collaboratori

  • (FARE + PENSARE) x DURARE

  • 22

    Un welfare partecipato non ènecessariamente più costoso, anzi

    Non privare i cittadini del diritto di costruire nuovo spazio pubblico

  • 23

    IL WELFARE A UN PUNTO DI NON RITORNO

    O si riprogetta insieme ai cittadini o rischia di diventare un servizio di

    nicchia

  • Novità 2

    Cittadini informati con attese illimitate verso le

    istituzionie col ricorso in tasca

  • Pista di lavoro

    6. Ricostruire il consenso verso l’azione

    dei Servizi

  • 26

    UNA VISUALIZZAZIONE POLITICA “ISTITUITI” VULNERABILI MARGINALI - Sono la maggioranza (2/3) - NOI / VOI - Ronde e risorse carsiche

    -giunte EE.LL -tecnici di EE.LL e ASL ieri -partiti - imprenditori -sindacati -terzo settore oggi

  • Novità 3

    + Problemi ( n. e complessità)

    - Risorse finanziarie

  • Piste di lavoro

    7. GENERARE RISORSE

    (Cercare collaboratori, non solo utenti)

  • Novità 4

    Evaporazione dei

    legami sociali

  • IERI

    P.A.

    SINDACATI

    TERZO SETTORE

    PARTITI

  • OGGI

  • UNO SCHEMA IN CRISI

    SERVIZIO PUBBLICO•

    TERZO SETTORE•

    CITTADINI

  • ATTUALIZZARE LA COSTITUZIONEart. 2

    La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia come

    nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.

    art. 118Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei

    cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio

    di sussidiarietà

  • sussidiarietàe

    ruolo di regia del pubblico

  • IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI

    Accompagnare la crescita di nuove esperienze finchè non siano in grado di camminare con le loro gambe (monitorando- con una blanda supervisione- eventuali

    dinamiche entropiche

  • Lo Stato è la parte del corpo politico

    ‘specializzata’ negli interessi del tutto

  • Calo del consenso verso le istituzioni (servizi)

    Necessità di una riprogettazione partecipata

    Un nodo strategico che non può essere scaricato solo sui servizi

    Welfare come opportunità per arricchire la democrazia

  • Due rischi opposti nel welfare

    DEREGULATION (eccesso di fiducia nell’autoregolazione della

    società civile)

    GESTIONE DELLA DECADENZA (in nicchie accreditate e certificata)

  • Una difficile, ma ineludibileterza via

    Generare nuove risorse corresponsabilizzando cittadini e forze della società civile

    Co-costruire il mercato sociale

    Le istituzioni pubbliche come broker di territorio

  • Piste di lavoro

    8. Ri-allestire il sociale

    9. Farsi soglia , re-includere

    10. Una nuova presa in carico di comunità

  • Nuovi indicatori di valutazione della qualità dei progetti

    - Quanto sei “soglia” ? Quanto sei capace di includere chi non chiede, ma ha bisogno?

    - Quanto persone hai attivato? Quali nuove risorse (partner) hai generato?

    - Quali nuovi servizi/risposte hai allestito?

    - Che sistemi di governance hai messo a punto?

  • NECESSITÀ DI NUOVE COMPETENZESocial talking cure: convivialità allestitaAscoltare in contesti informaliAllestire contesti convivialiCondurre gruppi di progettazione e riflessionePensare dentro al fareCondurre gruppi molto numerosiVisibilizzare i prodotti realizzatiAllestire un’organizzazione temporanea

    complessa

  • Un cambiamento culturalenon semplice, ma ineludibile

    Sempre meno Sempre più- Attesa dell’utente in un luogo

    - Dissimmetria tra operatore e utente

    - Procedure definite e standardizzate

    - Lavoro esclusivo coi singoli

    - Attivazione, ricerca dell’incontro

    - Co-costruzione delle risposte con gli utenti

    - Sperimentazione / invenzione ad hoc

    - Lavoro con gruppi /attori sociali/ comunità

  • 3 stagioni della partecipazione

    - Incorporata nei servizi (anni 70-80)

    - Per la qualità dei servizi (anni 80-90)

    - Necessaria per ricostruire con-senso verso il lavoro dei servizi (anni 2000)

  • 45

    Non una partecipazione qualsiasi

    Tra illuminismo paternalista e assemblearismo confuso

    Partecipazione incrementale

    Piccoli gruppi • massa criticaTessuto istituente

    Durata

    Costruzione di nuovi corpi intermedi

  • La democrazia incrementale

    Un tessuto istituente che cresce perché coltivato con tenacia a riflessività

    - Laboratori partecipati- Che producono azioni co-decise (anche nuovi

    servizi)

    - Piccoli gruppi che lavorano per 12-24 mesi minimo

    - Rete di questi laboratori fino raggiungere una massa critica in grado di diventare un interlocutore per l’innovazione

  • Le ricadute sulla programmazione/1

    - Utilizzare dati provenienti da codici culturali inusuali per il sociale (finanza, economia, ordine pubblico, …)

    - Coinvolgere nei processi di programmazione attori provenienti da questi codici culturali inusuali

    - Destinare risorse-tempo per generare nuove risorse con la comunità

  • Le ricadute sulla programmazione/2

    Prevedere l’attivazione di laboratori partecipati non come attività marginali, ma come investimenti centrali per

    - Costruire nuovi servizi a costi ridotti- Ricavare dati per la programmazione generale

    Includendo rappresentanti di queste esperienze nei dispositivi di governance dei pdz

    Valorizzando la dimensione economica dei prodotti sociali realizzati

  • Laboratori partecipaticome

    - Oltre i target

    - Durata (minimo 12 mesi)

    - Accompagnamento riflessivo

    - Allestimento di dispositivi di governance locale- a porte girevoli

    - connettori di differenze

    - luoghi di riferimento affettivo simbolico-affettivi

  • Piste di lavoro

    11. Il welfare come leva dello sviluppo locale

    accompagnare la nascita e la crescita di sinergie relazionali significa produrre

    valore economico

  • 51

    WELFARE E DEMOCRAZIA:UN DESTINO COMUNE

    RIALLESTIRE IL SOCIALE- la democrazia chiede di lavorare a partire

    da oggetti quotidiani tipici del welfare

    - il welfare chiede processi partecipati tipici della democrazia

  • Non ho favole da raccontarti. Ma sono qui con te.

    È difficile, lo so. Ma il futuro vorrei costruirlo con te a partire dalla gestione dei

    problemi che ci attraversano.Sono per qualcosa , prima che

    contro

  • Offi cina del Welfareun’agenda per le politiche di welfare del futuro

    Una comunità che programma

    1 marzo 2013

    SCENARI DI PROGRAMMAZIONE

  • Decreto delegato n. 3 «assistenza scolastica e musei e biblioteche di Enti locali»Decreto delegato n. 4«assistenza sanitaria e ospedaliera»

    1971

    1977D.P.R. n. 616/1977(art. 25) Sancisce il principio per cui è il Comune il soggetto di riferimento per quanto attiene la gestione dei servizi sociali (art. 11) Alla Regione è pienamente riconosciuto un ruolo programmatorio e di coordinamento

    anni Settanta

  • Il D.P.R. è però lacunoso nell’individuazione

    degli ambiti operativi del ruolo regionale L’unico riferimento preciso è la determinazione degli

    ‘ambiti territoriali adeguati alla gestione dei servizi sociali

    e sanitari’ (art. 25, comma 2)Anche le funzioni di trasferimento fi nanziario ed i margini

    di discrezionalità collegati non sono propriamente defi niti

    anni Settanta

    Non c’è un’esplicita defi nizione di ciò che spetta al livello di governo regionale

    Il Comune è il vero motore dello sviluppo dei servizi sociali

  • La programmazione regionale è orientata allo sviluppo economico…

    fi ne anni Settanta

    «Aver dato vita, fi n dal 1977, a forme di coordinamento fra la Regione ed il sistema delle Autonomie locali ha rappresentato un serio contributo al rilancio dell’idea di una programmazione nazionale-regionale. Purtroppo la programmazione nazionale non è decollata. Possiamo però constatare che l’Emilia-Romagna è l’unica regione d’Italia il cui quadro programmatico generale ed il piano poliennale 1979-81 sono stati precisati ed operano in collaborazione ed in stretto rapporto con i piani poliennali 1979-81 dei Comuni»

    dai documenti dell’epoca:

    …ma vi è già la consapevolezza della stretta correlazione tra sviluppo e sistema dei servizi sociali

    «La presenza programmata dei Comuni introduce così elementi di direzione e correzione dello sviluppo, sia con interventi specifi camente economici, ma anche di ordine sociale e civile, poiché un reale sviluppo dimostra una sua validità se è equilibrato e determina una crescita della società nel suo complesso»

  • «Gli investimenti dei piani poliennali degli Enti locali e della Regione sono stati prioritariamente orientati verso i settori:

    1. dell’ambiente (difesa del suolo, depuratori, opere fognarie, ecc.) 2. edilizia (impianti scolastici, recupero dei centri storici, edilizia rurale, interventi integrativi del piano decennale della cassa)3. strutture e servizi sociali (anziani, handicappati, consultori. strutture comunitarie)

    Si tratta di scelte che intervengono in modo qualifi cato sui nuovi problemi posti dalla stessa crescita economica e sociale di questi anni»

    anni Ottanta

  • anni Ottanta

    «redistribuzione territoriale a favore delle aree meno favorite»

  • anni NovantaIl ruolo regionale si può defi nire attraverso tre modalità:

    imprenditore di policy: capacità di recepire stimoli e domande sociali dai territori, intesi come insieme di cittadini e come attori istituzionali, formulando politiche e soluzioni a problemimediatore di innovazioni: capacità di recepire normativamente le innovazioni dei territori promuovendole e diffondendole presso altri Enti localisupervisore passivo: scarsa capacità della regione di agire sui processi innovativi operati a livello locale. La produzione normativa regionale si confi gura come un recepimento di pratiche già ampiamente sperimentate dai territori

    -

    -

    -

    U. Ascoli, E. Pavolini, Le politiche sociali della Regione Emilia-Romagna, febbraio 2011

  • L’azione di Programmazione della Regione si confi gura come un rapporto reticolare (Scharpf, 1993), un processo di tipo ‘argomentativo’ e ‘discorsivo’ «coalizione di discorso» (Singer, 1993)

    La coerenza della programmazione sociale regionale del periodo dipende dalla congruenza e dalla fi losofi a di “regolazione” sottesa alle singole politiche sociali di settore (anziani, minori, disabili, ecc.)

    Con l’applicazione della L. 285/97 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” si ha un primo banco di prova di una programmazione integrata regionale

    anni Novanta

  • La legge 328/00 prevedeva:Piano sociale nazionalePiano sociale regionalePiani di zona

    ---

    dal Duemila ad oggi

    La scelta regionale è stata:Piano sociale nazionale

    Piani sperimentali di zona 2002-2004Primo triennio (a regime) dei Piani di zona 2005-2008

    Piano sociale e sanitario regionale 2008-2010Piani di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale 2009-2011

    --

    --

    -

    L.R. 2/2003

    La cassetta dei nuovi attrezzi per il welfare regionalee territoriale.Nuovi strumenti integratidi programmazione territoriale,monitoraggio e valutazione

    I Piani di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale 2009-2011:una prima analisi dell’integrazione della programmazione nei documenti e nei processi

    Febbraio 2010

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    elaborazione di un documento con i nuovi indirizzi di ambito sociale e sanitario e OFFICINA DEL WELFARE2013

  • “PERCORSO DI CO-PROGETTAZIONE

    PARTECIPATA ”Distretto Casalecchio di Reno

    con il sostegno della L.R. n. 3/2010 Regione Emilia-Romagna

  • IL PROGETTO

    • Finanziamento regionale ex L.R. 3/2010

    • Durata: 6 mesi (14 dicembre – 13 giugno)

    • Invitati: tutti i soggetti organizzati del territorio (con attenzione alle pari opportunità)

    • Obiettivo: attivare il contesto, accendere micce

  • LA CONTINUITA’

    In linea con le conclusioni del percorso Come costruiamo InSieme il futuro del

    welfare nel Distretto di Casalecchio di Reno :

    3 filoni progettuali:• la ri-progettazione di spazi di solidarietà comunitaria declinata in

    vari contesti:• Condominio solidale/Co-housing/Assistente familiare di

    condominio• Famiglie accoglienti e famiglie affidatarie• Botteghe solidali per l’inclusione - aziende solidali

    • il sostegno alla famiglia nel suo ruolo di cura declinato sottoforma di:• Dimissioni protette• Assistenti familiari nella rete dei Servizi

    • l’attenzione a progetti relativi all’ambito occupazionale giovaniledeclinata, per esempio, attraverso percorsi scuola-lavoro per la riscoperta di mestieri, per il sostegno all’imprenditoria giovanile, …

  • LE ISTANZE RICEVUTE

    1. per l'integrazione dei Servizi a favore dell'inclusione sociale delle persone disabili

    2. per il condominio solidale a Zola Predosa 3. per la sperimentazione del co-housing sociale 4. per l'accoglienza negli spazi culturali metropolitani 5. per gli interventi a favore di adolescenti 6. per un centro risorse territoriale 7. per un condominio solidale a Sasso Marconi 8. per l'orto giardino a Monte San Pietro

  • LA GOVERNANCE PROGETTUALE

    Cabina di regia

    Tavolo di negoziazione

    Gruppo di formazione

    Assemblea

  • LA GOVERNANCE PROGETTUALE

    � Assemblea: luogo in cui tutti gli attori (attenzione alla differenza di genere, di abilità, di età, di lingua e di cultura; gruppi consiliari di opposizione) sono messi in comunicazione per ottenere una rappresentazione completa delle posizioni, degli interessi e dei bisogni su una data questione. Approva un documento conclusivo al termine del percorso.

    � Tavolo di negoziazione: luogo in cui, dato il dibattito assembleare, si giunge ad una mediazione degli interessi , ricercando posizioni comuni e accordi. Elabora un quadro delle posizioni in merito alle istanze. Fa sintesi degli esiti del percorso in un documento conclusivo da sottoporre all’approvazione da parte dell’assemblea.

    � Gruppo di formazione: max 25 persone (partecipanti interni: dirigenti/responsabili dei Comuni, referenti di AUSL e ASC, operatori dei Servizi sociali e sanitari; partecipanti esterni: appartenenti a cooperative e associazioni e/o cittadini); formazione in situazione, formazione laboratoriale, strategie di “costruzione di collaboratori ed attivazione di risorse”.

    � Cabina di regia interistituzionale: gruppo di monitoraggio e controllo composto da UdP, ASC, AUSL, rappresentanza degli amministratori, che si occupa della regia progettuale ed organizzativa.

    � Comitato di Pilotaggio: composto da delegati rappresentativi del tavolo di negoziazione; verifica il rispetto dei tempi, delle azioni previste, dell’applicazione del metodo e del rispetto del principio di imparzialità dei conduttori, nonché la congruenza degli effetti del processo sugli atti amministrativi concernenti il processo. Organo facoltativo

  • COME PROSEGUIAMO

    Assemblea pubblica preliminare informativa (05/12/12)

    Assemblea pubblica (01/03/13)

    Formazione – 4 incontri

    Tavolo di negoziazione e Assemblea

    Gruppi di lavoro e Laboratori nei contesti di vita

    Tavolo di negoziazione e Assemblea

    Assemblea finale

  • Bologna, 1 marzo 2013

    Il Piano Strategico Metropolitano di Bologna

    Daniela Oliva

  • Cos’è un Piano strategico

    • La costruzione di un futuro di lungo termine (10/20 anni) sulla base di:– Una vision ( molte vision da far convergere)– Una storia (da consolidare / da abbandonare)– Condizioni di contesto (che la rendono plausibile /

    che richiedono un cambiamento radicale)– Di bisogni immaginati (previsti, latenti)– Di opportunità (o di vincoli)

    NON E’ UN PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE (scenario di breve-medio termine, che

    risponde a bisogni espressi)

  • Perché il PSM

    • Una nuova Amministrazione Comunale (dopo alcune vicissitudini e un commissariamento)

    • Imminente riassetto istituzionale (Cittàmetropolitana)

    • Un contesto socio-economico fortemente critico• Necessità di “far ripartire i motori” e riacquistare

    una dimensione di eccellenza e di qualitàprogressivamente appannata nel corso degli anni.

  • Gli elementi innovativi

    • Dimensione metropolitana• Assenza di grandi eventi propulsori• Assenza di finanziamenti dedicati• Processo fortemente partecipativo

  • …perché così

    • Necessità di riprendere processi partecipativi distintivi della nostra realtà e poco valorizzati nell’ultimo decennio

    • Necessità di condividere nuovi modelli (vi vita, di servizi, di governance, di vision)

    • Necessità di armonizzare Città e Comuni della provincia nella condivisione di questi nuovi modelli secondo una logica metropolitana

  • 6

  • ¸ IL RINASCIMENTO DELLE MANIFATTURE: INNOVAZIONE, CREATIVIT• E TALENTI¸ BOLOGNA METROPOLI INTELLIGENTE: INTERNAZIONALE, SEMPLICE E ATTRATTIVA¸ VALORIZZAZIONE INTEGRATA DELLE RISORSE NATURALI E PAESAGGISTICHE¸ IL BINARIO DELL’INNOVAZIONE¸ BOLOGNA CITT• COMPATTA¸̧ RIRI--ABITARE BOLOGNA METROPOLITANAABITARE BOLOGNA METROPOLITANA¸ LA VALLE DELL’ARTE E DELLA SCIENZA¸ CINTURA AGRICOLA¸ PROMOZIONE DELLA CULTURA TECNICO-SCIENTIFICA E PROFESSIONALE¸ LA CITT• DEL CONTEMPORANEO: RICOMPOSIZIONI E CONTAMINAZIONI CULTURALI¸̧ CIVISMO RESPONSABILECIVISMO RESPONSABILE¸̧ BAMBINI E BAMBINE DI NUOVA GENERAZIONEBAMBINI E BAMBINE DI NUOVA GENERAZIONE¸̧ RIPENSARE I SERVIZI ALLA PERSONARIPENSARE I SERVIZI ALLA PERSONA¸̧ FORMARE E SOSTENERE IL LAVORO PER TUTTIFORMARE E SOSTENERE IL LAVORO PER TUTTI¸̧ VIVERE BENE INSIEMEVIVERE BENE INSIEME

    | TAVOLO BENESSERE E COESIONE SOCIALE 8

  • PROGRAMMI STRATEGICIPROGRAMMI STRATEGICI LINEE DLINEE D’’AZIONEAZIONE GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO

    IL RINASCIMENTO DELLE MANIFATTURE: INNOVAZIONE,

    CREATIVIT• E TALENTI

    A. Promozione delle filiere manifatturiere a livello internazionale/forum internazionale, scenari globaliB . L’educazione tecnica, motore del trasferimento della conoscenza e dell’innovazione C. Joint research labs e le filiere manifatturiere innovativeD. La finanza per la manifattura e i talentiE. Promozione e strumenti per le imprese innovative e creative

    1. Il rinascimento delle manifatture

    BOLOGNA METROPOLI INTELLIGENTE:

    INTERNAZIONALE, SEMPLICE E ATTRATTIVA

    A. Le infrastrutture per l’agenda digitale metropolitanaB. La piattaforma metropolitana condivisa bo 3.0 C. Il distretto delle ICTD. Economia e tecnologia della saluteE. Semplificazione e nuove forme di governoF. Agenzie metropolitane G. Attrattivit• internazionale

    2. Il backbone della Smart City

    3. Innovazione e salute

    4. Semplificazione ed efficienza

    5. Attrattivit€ internazionale

    VALORIZZAZIONE INTEGRATA DELLE RISORSE NATURALI E

    PAESAGGISTICHE

    A. Turismo, valorizzazione del patrimonio e marketing urbanoB. Le filiere dell'agricoltura

    6. Turismo, valorizzazione del patrimonio e marketing urbano

    IL BINARIO DELL’INNOVAZIONE

    A. Linea SFM 6B . AeroportoC . TecnopoloD. FieraE. CAABF. Progetti di riqualificazione quartiere Bolognina

    7. Il binario dell’innovazione

  • PROGRAMMI STRATEGICIPROGRAMMI STRATEGICI LINEE DLINEE D’’AZIONEAZIONE GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO

    BOLOGNA CITT• COMPATTA E SOSTENIBILE

    A . Patto metropolitano sul consumo di suoloB . Modello economico di rigenerazione urbanaC . Riqualificazione per usi temporaneiD . Riqualificazione urbanaE . Recupero identitario urbanoF . Efficientamento energeticoG . Energia delle biomasseH . Mobilit• sostenibile

    8. Patto metropolitano sul consumo di suolo

    9. Rigenerazione urbana e housing sociale

    10. Green Economy

    11. Trasporti e mobilit€

    RI-ABITARE BOLOGNA METROPOLITANA

    A. Piano casa metropolitanoB. Centro storicoC. Spazi pubblici attrattiviD. Mobilit• sostenibileE. Housing socialeF. Accoglienza studenti universitari

    12. Vivibilit€ e qualit€ urbana

    LA VALLE DELL’ARTE E DELLA SCIENZA

    A. Art-Science CenterB. Futurshow stationC. Museo MarconiD. Auditorium Renzo PianoE. Potenziamento del sistema di trasporto pubblico F. Recupero cartiere di MarzabottoG. La via del Reno

    13. La valle dell’arte e della scienza

    CINTURA AGRICOLA

    A . Parco Agricolo MetropolitanoB . Parco citt• campagnaC . Bosco urbano Reno-Galliera D . Paesaggio agricolo di pianuraE . Progetto collinaF . Valorizzazione del sistema dei canali

    14. Agricoltura metropolitana

  • PROGRAMMI STRATEGICIPROGRAMMI STRATEGICI LINEE DLINEE D’’AZIONEAZIONE GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO

    PROMOZIONE DELLA CULTURA TECNICO-SCIENTIFICA E

    PROFESSIONALE

    A. Diffusione della cultura tecnico-scientifica e professionale B . Innovazione della filiera di istruzione e formazione tecnica e professionale C . Potenziamento dell’orientamento e della riuscita scolastica

    15. Formare le persone

    LA CITT• DEL CONTEMPORANEO: RICOMPOSIZIONI E

    CONTAMINAZIONI CULTURALI

    A. Il ContemporaneoB. Sistema delle Biblioteche (B.1) e Sistema dei Musei (B.2)C . Le case fertili della culturaD . Filiere e coordinamentiE. Welfare culturale

    16. Il Contemporaneo

    17. Sistema delle biblioteche e dei musei

    18. Welfare culturale

    CIVISMO RESPONSABILE

    A. La cura dell’ambiente, dei luoghi comuni e delle relazioniB . L’educazione al civismo nelle scuole, per le nuove generazioni e per tutti i cittadiniC. L’educazione ai consumi responsabili e a stili di vita sostenibili

    19. La cura dell’ambiente, dei luoghi e delle relazioni

    20. L’educazione ai consumi responsabili e a stili di vita sostenibili

    BAMBINI E BAMBINE DI NUOVA GENERAZIONE

    A. Promozione dell’infanziaB. Scuole e servizi equi e di qualit•C. L’educazione diffusa

    21. Scuole e servizi equi e di qualit€

    22. L’educazione diffusa

  • PROGRAMMI STRATEGICIPROGRAMMI STRATEGICI LINEE DLINEE D’’AZIONEAZIONE GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO

    RIPENSARE I SERVIZI ALLA PERSONA

    A. Un’offerta evoluta di Servizi sanitariB. Servizi sociali dinamici e funzionaliC. Servizi di prevenzione su ambiti specifici

    23. Servizi socio-sanitari dinamici e funzionali

    24. Il benessere dei lavoratori

    FORMARE E SOSTENERE IL LAVORO PER TUTTI

    A. Giovani al lavoroB. Contrasto alla disoccupazioneC. Un sostegno alla nuova imprenditorialit•D. Il benessere dei lavoratori

    25. Giovani al lavoro

    26. Contrasto alla disoccupazione

    VIVERE BENE INSIEMEA. Sistema informativi per una

    societ• del futuroB. Processi decisionali inclusivi

    27. Sistema informativi per una societ€ del futuro

    28. Processi decisionali inclusivi

  • PER UN WELFARE CONDIVISO: Vogliamo esserci

    Pronto Intervento Sociale Metropolitano

    Welfare aziendale

    Cronicità in movimento:corretti stili di vita

    Integrazione socio-s

    anitaria

    Sostegno ai minori stranieri non

    accompagnatiAssistenza di prossimità

    Fondazione per il w

    elfare

    Memo

    ry Box

    per il

    lutto p

    erinata

    le Sportello unico dei servizi sociali integratiBanca delle ore per servizi di assistenza

    Assistenza domiciliare

    multi target

    Nuovi p

    ercorsi d

    i

    empowe

    rment d

    ella

    comunit

    à verso

    un

    welfare

    integrat

    o

    ASP Metropolitana

    Fondazione di Comunità

    Progettazione partecipata per

    lo sviluppo del volontariato

    Prevenzione delle dipendenze

    Riorganizza

    zione

    dell’access

    o ai

    servizi

    Proteggiamo i nostri anziani

    Sviluppo del pensiero creativo

    nella terza età

    Nuovi modelli giuridic

    i

    e organizzativi dei

    serviziFondo mutualistico

    per il welfareGestione associata

    dei servizi

    Arte e scienza per

    la medicina

    rigenerativa

    Servizi per l’infanzia

  • PER PROGETTARE IL FUTURO: Vogliamo sapere, capire e decidere

    Sense Factory

    sistema inform

    ativo

    sull’area metro

    politana

    URBES Nuovi indicatori per la misura

    del benessere in ambito metropolitano Siste

    mi inform

    ativi

    per l’inno

    vazione d

    el

    welfare

    Percorsi di conoscenza intergenerazionali

    Politiche partecipateper i giovani

    Nuova informazione

    per nuove povertà

    I luoghi della memoria riflettere sul passato per

    progettare il futuro

    Osservatorio metropolitano per misurare i bisogni

    Sistemi informativi per la

    programmazione, il

    monitoraggio e la valutazi

    one

    dei servizi al cittadino

    Nuovi luoghi e nuove

    forme di partecipazione

    Partecipazione politica

    dei nuovi cittadini

    Metodologie partecipative per integrare aree urbane e rurali

  • PER SOSTENERE IL FUTURO: Ripartiamo dal lavoro

    Prestiti bancari per le nuove generazioni

    Servizio Civile Volontario

    Percorsi sperime

    ntali

    di occupazione g

    iovanile

    e responsabilità

    Sociale di

    Impresa

    Microcredito

    Percorsi di attivazione per giovani NEET

    Sportello Integrazione

    e Autonomia per Migranti

    Strumenti di supporto alla famiglia Percorsi virtuosi di

    inserimento sociale per persone in difficoltàDiversity

    Management

    Un Patto per il lavoro e lo sviluppo

    Verso un Centro

    metropolitano per il lavoro

    Sportello Unico del Lavoro

    Un nuovo Sportello Lavoro

    Servizi Sociali e servizi per il Lavoro in rete

    Disability Manager

    Proget

    to Inclu

    sione

    Donna

    Percorsi di

    riqualificaz

    ione

    e ricollocaz

    ione dei

    lavoratori

  • GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO CLUSTERCLUSTER

    SERVIZI SOCIO-SANITARI DINAMICI E FUNZIONALI

    Riorganizzazione e gestione dei servizi socio-sanitari

    servizi sanitari

    servizi sociali

    progetti molto specifici

    Servizi per la Terza Et€

    IL BENESSERE DEI LAVORATORI

    GIOVANI AL LAVORO

    CONTRASTO ALLA DISOCCUPAZIONE Riorganizzazione degli sportelli Lavoro progetti molto specifici

    SISTEMI INFORMATIVI PER UNA SOCIET• DEL FUTURO

    Osservatori/Indicatori sul benessere

    Azioni di contrasto alla esclusione sociale

    PROCESSIDECISIONALI INCLUSIVI

  • Il ruolo dei Gruppi di lavoro

    • Discussione collettiva sulle proposte emerse

    • Progettazione (riprogettazione / selezione) di interventi esemplari (prototipi) che possano essere di modello e ancora validi tra 10/20 anni

    • Identificazione delle forme di finanziamento e della sostenibilità futura

  • PSM e programmazione

    Anche se l’output sono progetti:• Il PSM non è un processo di programmazione,

    ma di costruzione di una visione strategica• Non deve, necessariamente, essere coerente la

    programmazione in corso• Non deve, necessariamente, prevedere elementi

    di continuità con il presente e il futuro di breve-medio termine

    • Il PSM deve poter modificare, se necessario, la programmazione di breve-medio termine

  • Piani di Zona e PSMper la salute e il benessere sociale

    • I progetti istituzionali• I progetti delle organizzazioni e dei cittadini organizzati

    Il rapporto non è tra PSM e programmazione, ma tra programmazione e PSM

    La coerenza con la programmazione sarà valutata ex-post (quanto, dove e come la visione strategica ci costringe a cambiare la programmazione in essere)

  • I possibili elementi di discontinuità

    • Città metropolitana (omogeneità di offerta, aggregazione, diverso rapporto con il privato, ruolo delle imprese…)

    • Risorse calanti o stabili (mantenere il livello e la qualità delle prestazioni con modelli di erogazione e gestione diversi)

    • Accesso a canali di finanziamento non tradizionali (risorse comunitarie che hanno vincoli specifici )

    • Richiesta di partecipazione nella progettazione delle politiche (non solo condivisione di decisioni prese)

  • Il Servizio Sanitario della Regione Emilia Romagna

    UniversalitàUguaglianzaCopertura globale con portabilità dei dirittiGratuità al consumoFinanziamento pubblicoEnfasi sulla prevenzione e sulla partecipazioneCentralità della persona - ResponsivitàGoverno ClinicoIntegrazione a reteEfficienza

    Governance– Partnership

    – Cooperazione

    Pianificazione– Integrazione– Capacità di risposta– Qualità

    L.R. 29/2004

    PSSR 2008 -2010

    ÿuniforme nelle garanzieÿ il sistema decisionale di governo e di gestioneÿ i livelli di assistenzaÿ il sistema di finanziamento delle aziendeÿ gli indirizzi sull’assetto organizzativo essenzialeÿ le principali modalità di funzionamento

    ÿ aziendale nell’organizzazione e nella gestione dei servizi

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    rMonopsonico alimentato dalla tassazione generalerPolitica dei servizi orientata dalla politica per la saluterFinanziamento delle aziende USL a quota capitaria pesatarSistema pubblico allargato, regolato da autorizzazione, accreditamento, accordi-contratti di forniturarIntegrazione nella programmazione e nella produzione dei servizirgoverno della domanda e della produzione rsubordinazione della produzione alla committenza

    Il Servizio Sanitario della Regione Emilia Romagna

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • La Struttura del Servizio Sanitario Regionale

    1 Assessorato Salute1 Assessorato Politiche Sociali

    11 Conferenza Sociale e Sanitaria Territoriale

    38 Comitato di Distretto

    Direzione Generale Sanitàe Politiche Sociali

    Direzione Generale Sanitàe Politiche Sociali

    Aziende Sanitarie11 Azienda Unità Sanitaria Locale1 Azienda Ospedaliera4 Azienda Ospedaliero-Universitaria1 IRCCS (+ 3)

    Aziende Sanitarie11 Azienda Unità Sanitaria Locale1 Azienda Ospedaliera4 Azienda Ospedaliero-Universitaria1 IRCCS (+ 3)

    Assistenza Distrettuale38 Distretti Sanitari

    Assistenza Distrettuale38 Distretti Sanitari

    Assistenza Ospedaliera54 Ospedali

    Assistenza Ospedaliera54 Ospedali

    11 Dipartimenti di SanitàPubblica

    11 Dipartimenti di SanitàPubblica

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    MMGPLS

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  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Perché rivedere l’organizzazione del SSR?

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  • Il Servizio SanitarioIl Servizio Sanitarioun sistema organizzato con molteplici finalitun sistema organizzato con molteplici finalitààin trasformazionein trasformazionealtamente professionalizzatoaltamente professionalizzatocomplesso e paradossalecomplesso e paradossale

    EdificiPiattaforma tecnologicaRisorse finanziarieSistema informativo

    Struttura Fisica

    manager

    Struttura Simbolica SpecificaValoriRappresentazioni

    professionisti personale di assistenzaProcesso

    Contesto

    Bisogni e problemi di salute della popolazione

    Servizi

    Struttura OrganizzativaLeggiRegole allocative e di funzionamento

    Logica del mercato

    Logica politica - democratica

    Logica professionaleLogica manageriale

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    10

    Allargamento degli ambiti di applicazione strategie diagnostico - terapeutiche

    Valori, Aspettative della popolazione e medicalizzazione della società

    Aumento e sofisticazione della domanda e del consumo di prestazioniTransizione demografica

    Prevalenza malattie cronico- degenerative, fragilità

    Innovazione e sviluppo tecnologico

    Sicurezza del sistema di produzione e del prodotto

    Vincoli di spesa Sostenibilità economica

    Aumento del disagio e delle diseguaglianze sociali ed economiche

    Responsività

    Accessibilità - Prossimità

    Efficienza Efficacia

    Un Contesto complesso e sottoposto a tensioni contrastantiUn Contesto complesso e sottoposto a tensioni contrastanti

    Qualità

    Responsabilità

    equità efficienzalibertà

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • Sostenibilità?

    Eccesso di spesa?rispetto agli altri Paesi indipendentemente dal sistema?rispetto a Paesi con sistema riconducibile allo stesso modello base?rispetto a Pesi con sistema di altro modello?rispetto alle risorse rese disponibili?

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    Spendiamo troppo?

  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    La spesa è fuori controllo?

    Finanziamento post legge stabilità 2013

    Finanziamento post spending review 2012 Finanziamento post manovre 191/2009, 122/2010, 220/2010, 111/2011

    Finanziamento atteso da accordo Stato-Regioni, patto per la salute 2010-2012

    -0,6 mld €

    -1,7 mld €

    -2,9 mld €-6,0 mld €

    -8,5 mld €

    - 0,9 mld €- 1,8 mld €

    - 2,0 mld €

    - 0,6 mld €- 1 mld €

    20102010 20112011 20122012 20132013 20142014

    106.164 mld €

    108.603 mld €

    111.544 mld €

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    Eppure..

  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Tuttavia il problema della sostenibilità economico finanziaria del SSN non deve e non può essere evitato

    Trend della spesa sanitaria totale e del PIL

    2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

    The european house-ambrosetti su dati Corte dei Conti e FMI 2012

    100

    120,4

    128,8

    135,8 136,4

    145,3

    147,4150,4 149,5

    129,7127,5

    124,7

    129,0126,8

    121,5117,2

    114,0109,6106,3

    28,028,0

    26,726,7

    27,227,2

    22,222,2

    74,974,9

    108,9108,9

    110,5110,5

    112,0112,0

    Crescita medi

    a annua 2,9%

    Crescita

    media an

    nua 5,5%

    2,4%

    0,7%

    2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

    Spesa Sanitaria Privata: 2001 – 2011 2,3%

    Spesa Sanitaria Pubblica:2001 – 2011 4,1%

    97,1

    136,1 137,2140,0

    16

    Responsività generaleCapacità di rispondere alle attese della popolazione, al modo in cui le persone

    auspicano di essere trattata dagli erogatori

    Rispetto della persona Attenzione al beneficiario

    Rispetto della dignità della personaRiservatezza sulla salute della personaAutonomia e possibilità di decidere sulla propria salute Rapidità nella presa in carico

    Ambiente di cura confortevoleAccesso alla rete di cura socialeScelta dell’erogatore

    Public's satisfaction with availability of quality health care, 2008 OECD statistics contact: [email protected]

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  • Fonte: Gallup. In OECD Countries, Universal Healthcare Gets High Marks. August 20, 2009.OCDE. Confiance à l’égard des instituciones sociales. 2011.

    Fiducia

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    Malattia CronicaPresenza di un substrato organico, psicologico o cognitivoPresenza superiore a tre mesiRipercussioni percepite sulla vita quotidiana

    limitazioni funzionalidipendenza farmacologica, tecnologica,.bisogno di assistenza

    SeveritàImportanza per la mobilità, lo stato cognitivo, sensorialeProfilo evolutivoDurata ed età di inizio, età della persona malata

    stato di bisogno di lunga durata, tendenzialmente lungo quanto la vita della personainvalidità di vario grado da cause non reversibili

    schemi abituali di gestione del caso clinico sostituiti dalla gestione quotidiana della malattia, con contatti ripetuti o continuativi con i servizi

    impegno dell’interessato e dei prossimi ad apprendere nuovi stili di vita

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  • Le Malattie CronicheLa rilevanza

    Indagine Multiscopo, ISTAT 201238,6% dichiara di avere almeno una malattia cronica8,7% età < 15 anni64,3% età 65-74 anni86,1% età > 75 anni

    Nella popolazione della Provincia di RA con età > 18 anni il 43% presenta almeno una malattia cronicacon età > 64 anni Il 79% “

    2010

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    Ipertensione

    Artrite

    Cardiopatia

    Diabete

    Patologia oculare

    Condizione singolaCondizione singola + 1Condizione singola + 2Condizione singola + 3Condizione singola + 4

    Le Malattie CronicheLa comorbilità

    Indagine Multiscopo, ISTAT 201220.4% dichiara di avere almeno due malattie croniche8,7% età < 15 anni64,3% età 65-74 anni86,1% età > 75 anni

    Tra gli over 18 con malattiail il 40% ne presenta due o più

    0 patologie57%

    1 patologia25%

    2 patologie13%

    3 patologia4%

    >3 patologie1%

    Numero Patologie Croniche Soggetti %

    0 patologie 174.475 57% 1 patologia 78.376 25% 2 patologie 39.060 13% 3 patologie 12.893 4% >3 patologie 3.003 1% Totale 307.807 100%

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • % negli assistiti

    % dei costi

    Cure palliative e case management

    Persone in fine vita

    Persone con malattia conica

    Persone a rischio di malattia cronica

    Persone in buona salute

    Disease management

    Lifestyle programs

    Promozione della salute –wellness programs

    64

    15

    20

    110

    55

    20

    15Boston Consulting GroupRipartizione degli assicurati con un programma di DM

    NHS. Il 30% della popolazione ha dichiarato di soffrire di una malattia cronica, ad esso si associa

    il 52% delle consultazioni generalisticheil 65% delle prestazioni specialistiche

    ambulatorialiil 72% delle giornate di degenza

    Il trattamento e le cure ai malati cronici rappresenta il 69% delle spese totali

    2008, rapporto Rasing the profile of long term condition care. Departement of health

    NHS. Il 30% della popolazione ha dichiarato di soffrire di una malattia cronica, ad esso si associa

    il 52% delle consultazioni generalisticheil 65% delle prestazioni specialistiche

    ambulatorialiil 72% delle giornate di degenza

    Il trattamento e le cure ai malati cronici rappresenta il 69% delle spese totali

    2008, rapporto Rasing the profile of long term condition care. Departement of health

    Le persone che richiedono la gran parte dei servizi hanno problemi sanitari di tipo cronico, che nell’anziano sono spesso plurimi e

    concomitanti, segnati da episodi acuti che quando si manifestano in un contesto di isolamento sociale e di difficoltà economiche,

    amplificano le loro conseguenze e aumentano il ricorso ai servizi

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Malattie Croniche e Fragilità EQUILIBRIOEQUILIBRIO PRECARIOPRECARIO della propria condizione di vita, che aumenta la vulnerabilità di fronte a RICHIESTERICHIESTEAMBIENTALIAMBIENTALI o modificazioni dello stato PERSONALEPERSONALE, esponendo al rischio di PROGRESSIONEPROGRESSIONE verso la NONNONAUTOSUFFICIENZAAUTOSUFFICIENZA

    Fattori della fragilitFattori della fragilitàà

    5,8% 5,8% popolazione > 18 annipopolazione > 18 anni18,9% > 65 anni e 18,9% > 65 anni e 32,1% > 75 anni32,1% > 75 anni

    Rapporti di rischio rispetto alla classe D6 (=1)

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • indicatore sintetico dello stato di salute, basato sul rischio standardizzato di effettuare un ricovero in urgenza (proxi di un bisogno di salute non derogabile nel tempo) per l’anno a venire

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    L’ospedale è, e sarà sempre più, confrontato con problemi acuti

    presentati da pazienti complessi e fragili

    5,8% popolazione > 18 anni 5,8% popolazione > 18 anni 18,9% > 65 anni e 18,9% > 65 anni e 32,1% > 75 anni32,1% > 75 anni

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    1991Progetto Harvard Medical Practice Study. New England Journal of Medicine

    30.000 casi ospedalieri dello stato di New York• Il 4% presentava complicanze dovute ai trattamenti che prolungavano la degenza, generare disabilità o morte.•I 2/3 delle complicanze erano dovute ad errori involontari dei medici

    Rapporto To err is human (Institute of Medicine (USA)

    • dal 2,9 al 3,7% dei ricoverati interessati da un evento avverso che nel 6,6% determinava il decesso• Il 53% degli eventi era evitabile• In proiezione gli eventi avversi rappresentavano l’ottava causa di morte e determinavano un costo di circa 29 miliardi di $

    oltre 74.000 pazienti, 8 ricerche in diversi paesi ( USA,Australia, UK, NZ Canada,..)• il 9,2% subisce danni iatrogeni• Il 43% dei questi danni sono prevenibili • Il 56,3% di questi danni non hanno conseguenze particolarmente serie

    Quality and Safety in Health CareBritish Medical Journal

    2000

    2008

    25

    Da «Il rischio è di dare i numeri», Il sole 24ORE Sanità Aprile 2011di Andrea Soccetti Risk manager Ao Riuniti Ancona Presidente Sihrma

    Quadro sinottico della

    letteratura

    L’errore in medicina

    Malattia cronica, coomorbilità, multimorbilità, fragilitàEvoluzione del sistema tecnicoNuovi trattamentiTrasferimento dell’assistenza dai luoghi istituzionali ai servizi ambulatoriali o domiciliari

    Transito della persona tra due o più servizi, ripetuto nel tempo

    Moltiplicazione dei professionisti che intervengono sulla stessapersona, nello stesso luogo o in luoghi diversi.

    Craks

    I difetti dellI difetti dell’’assistenza fanno essenzialmente riferimento alla assistenza fanno essenzialmente riferimento alla continuitcontinuitàà delle cure ed in particolare alla gestione delle delle cure ed in particolare alla gestione delle

    interfacce tra i diversi momenti assistenziali che caratterizzaninterfacce tra i diversi momenti assistenziali che caratterizzano le o le traiettorie della persona malata: dal domicilio alltraiettorie della persona malata: dal domicilio all ’’ospedale, ospedale,

    dalldall’’ospedale al domicilio o ad altra struttura di proseguimento ospedale al domicilio o ad altra struttura di proseguimento delle cure.delle cure.

    Difficoltà crescente ad assicurare il collegamento di una molteplicità di elementi in un percorso di cura

    Gaps

    Drop - out

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • Abbiamo da risolvere problemi di salute rispetto ai quali nessuno singolarmente, di

    quanti sono chiamati ad intervenire, possiede tutte le risorse, le competenze e l’autorevolezza sufficiente a fornire una

    risposta adeguata

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    una popolazione eterogenea

    In buona salute o con malattia cronica che non causa disabilità

    Gestione ottimale dei fattori di rischio

    Con malattie che accelerano la perdita fisiologica e generano instabilità clinica

    Presa in carico per evitare incapacità, ospedalizzazione, istituzionalizzazione

    Con incapacità funzionali e bisogni complessi, grandi utilizzatori delle diverse componenti dei servizi

    Integrazione e coordinamento, intersettorialità

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • Migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi

    Rispondere alla pressione dei vincoli economici migliorando l’efficienza e la sostenibilitàinnovando nell’organizzazione e nel funzionamento, promuovendo l’appropriatezza.

    Motivare il capitale umano.

    difendere il sistema universalistico e contrastare l’effetto delle manovre di austerità, e la visione che le ispira, significa

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Non dobbiamo riprodurre la situazione esistente (ancorché migliorata), ma trovare condizioni favorenti

    l’innovazione e capaci di generare importanti cambiamenti per mantenere un sistema fondato sui

    suoi fondamentali pilastri e al contempo trasformarlo per renderlo adeguabile nel tempo ai cambiamenti del

    contesto.

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • Il maggior difetto che scontiamo, nelle politiche quanto nei servizi, non è tanto di conoscenza o di

    strumenti quanto, piuttosto, di mancata trasformazione dovuta al difetto di applicazione

    concreta di ciò che già conosciamo

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    32

    Appropriatezza

  • Le evidenze sullLe evidenze sull’’efficacia dellefficacia dell’’integrazione, orizzontale e verticale, sono integrazione, orizzontale e verticale, sono sempre pisempre piùù conclusive ed evidenziano che a determinate condizioni, il conclusive ed evidenziano che a determinate condizioni, il

    coordinamento e lcoordinamento e l’’integrazione hanno un impatto favorevole integrazione hanno un impatto favorevole sullsull’’utilizzazione dei servizi, sui costi, sulla qualitutilizzazione dei servizi, sui costi, sulla qualitàà delle cure, sulla delle cure, sulla

    soddisfazione e sugli effetti sulla salutesoddisfazione e sugli effetti sulla salute

    I cambiamenti nel delivery system design possono migliorare i processi e i risultati di cura

    33

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    34

  • IntegrazioneIntegrazione.Parola chiave, piena di valore a cui dare sensoParola chiave, piena di valore a cui dare senso

    v rendere completo, più valido, più efficace, . . . v inserire un elemento/un’azione in un ambiente/processo/ contesto in modo che ne diventi

    parte organicav completarsi in modo da diventare un tutto completov attivare interdipendenze tra parti diverse di un sistema organizzato al fine di raggiungere gli

    obiettivi e le finalità auspicatev coordinare le attività di più elementi necessari a un funzionamento armonico

    Modo attraverso il quale le società sperano di controllare le tensioni e le contraddizioni che sonoall’origine dei malfunzionamenti dei loro sistemi sanitari – ovvero: frammentazione, uso inadeguato

    delle competenze, iniquità d’accesso, … -

    interdipendenza

    cooperazione

    coordinamento

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Condivisione

    35

    Integrare i servizi significa imboccare la strada della pratica cooperativa e interdisciplinare, dove si modifica radicalmente una situazione dove medicina del territorio

    e medicina ospedaliera si ignorano piuttosto che collaborare (Mordelet)

    Integrazione: perché?

    – migliorare la gestione delle risorse– condividere pratiche efficaci e virtuose– condividere conoscenze– mettere in comune expertises e competenze– superare confini, separazioni tra settori– assicurare il futuro– acquisire potere, influenza– acquisire appoggio, supporto reciproco

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    36

  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    un sistema sanitario senza muri, con una struttura che favorisca il decentramento, la presa in carico

    tempestiva, continua e globale del bisogno delle persone, che supporti e promuova la cooperazione, che incoraggi l’innovazione.

    Un sistema sempre meno diviso, segmentato e frammentato dotato di una struttura che gli permetta di riorganizzarsi in

    permanenza

    37

    H

    H

    una rete di servizi integrati

    Stato di salute

    Malattie croniche complesse

    Malattie croniche semplici

    Persone senza malattia cronica

    Cure

    Assistenza interdisciplinare intensiva

    Autocura e monitoraggio sistematico

    Popolazione GeneralePrevenzione -Promozione

    Pers

    one

    con

    mal

    attia

    Continuità nei servizi

    Accessibilità

    Continuità

    Globalità

    problema chiaro, a basso contenuto di incertezza, che richiede un intervento preciso, circoscritto nel tempo e nello spazio che richiede la disponibilità puntuale di una definita competenza

    il problema richiede l’intervento simultaneo di organizzazioni e di soggetti diversi. Ognuno di coloro che intervengono deve considerare l’intervento degli altri.

    problema altamente complesso o concomitante ad altri problemi, con alto livello di incertezza evolutiva

    Intensità dell’integrazione

    SpecializzazioneComplessitàCasistica Rara e ComplessaGamma ServiziSofisticazione Sistema Tecnico

    Presa in caricoContinuità Ospedale-TerritorioAccessibilitàCasistica ad alta prevalenza/incidenza

    400.000

    1.000.000

    80.000

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  • Cure centrate sulla persona (person oriented)Servizi organizzati in base ai destinatari/beneficiari

    Cure integrateCoordinamento delle cureAppropriatezzaRicorso all’uso della cybersaluteComunicazione chiara ed affidabile, comodità, Rispetto, Empatia e comprensione, tempoContinuitàStabilitàEquità

    Prendono diverse forme ma il principio di base resta quello di offrire una diversità di cure in funzione della persona e non della malattia

    Vantaggi (McMurchy, 2009)Cure erogate in tempo opportunoCure preventive adeguateMaggiore probabilità di individuare il problemaMeno esami diagnostici e prescrizioni di farmaciDiagnosi più preciseMinori costiMinor ricorso all’urgenza e all’ospedale

    Le equipes interprofessionali migliorano i risultati per i pazienti, i professionisti e l’organizzazione.(Barrett, Curran, Glynn e Godwin 2007)

    sono i bisogni delle persone a determinare i metodi di lavoro e

    l’insieme dei meccanismi interni di gestione.

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Approccio integrato nell’assistenza primaria

    Agire su

    ÿ Organizzazione dei serviziÿ Supporto all’autogestioneÿ Supporto alla decisione clinicaÿ Sviluppo del sistema informativoÿ Uso delle risorse della comunità

    per generare equipes di cure primarie proattive e organizzate in modo da interagire con pazienti informati e attivi

    40

    Organizzare una coerenza duratura nel tempo tra

    Sistema di valoriSistema clinicoGoverno

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • .

    Ruoli e Responsabilitàprofessionali

    Sfruttare il potenziale delle ICT Sfruttare il potenziale delle ICT

    TelemedicinaTelemedicinaTelexpertiseTelexpertiseTelediagnosiTelediagnosiHome careHome careTelepatologiaTelepatologia

    per sviluppare un adeguato sistema di per sviluppare un adeguato sistema di presa in caricopresa in carico

    Patient focused carePatient focused careCriteri di invioCriteri di invioReferente del caso/PivotReferente del caso/PivotSecondo parereSecondo parere

    IntensitIntensitàà di curedi cure

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    L’ospedale deve:1.Adattarsi all’ambiente esterno e integrare le proprie attività interne(integrate internally). 2.Aprirsi all’integrazione con l’esterno nelle cure e nei servizi in un continuum intra e inter ospedaliero. Mintzberg

    per Assicurare un soddisfacente livello di Assicurare un soddisfacente livello di

    disponibilitdisponibilitàà di competenze allineate allo stato delle di competenze allineate allo stato delle conoscenzeconoscenze

    disponibilitdisponibilitàà di tecnologie adeguate di tecnologie adeguate

    efficienza defficienza d’’uso delle risorseuso delle risorse

    minimizzazione di rischio per il pazienteminimizzazione di rischio per il paziente

    massima contribuzione ai risultati di salutemassima contribuzione ai risultati di salute

    reattivitreattivitàà ai bisogni e alle esigenze della persona e della ai bisogni e alle esigenze della persona e della collettivitcollettivitàà

    integrazione e coordinamento tra servizi per assicurare integrazione e coordinamento tra servizi per assicurare continuitcontinuitàà e globalite globalitàà della presa in caricodella presa in carico

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • dimensioni di struttura che consentano adeguate economie di scaldimensioni di struttura che consentano adeguate economie di scala e di gammaa e di gamma

    un volume di attivitun volume di attivitàà adeguato per ottenere i migliori risultati sanitari e per garanadeguato per ottenere i migliori risultati sanitari e per garantire tire il mantenimento e lo sviluppo della competenza clinicail mantenimento e lo sviluppo della competenza clinica

    una adeguata saturazione delle tecnologie sofisticate e costose una adeguata saturazione delle tecnologie sofisticate e costose prima di procedere prima di procedere alla loro duplicazione, eventualmente decentrata alla loro duplicazione, eventualmente decentrata

    sviluppare modalitsviluppare modalitàà organizzative di tipo inclusivo fondate sulla condivisione di organizzative di tipo inclusivo fondate sulla condivisione di risorse risorse (piattaforme tecnologiche ed assistenziali)(piattaforme tecnologiche ed assistenziali)

    concentrare la produzione di attivitconcentrare la produzione di attivitàà la cui localizzazione non influenza direttamente la cui localizzazione non influenza direttamente la qualitla qualitàà delldell’’assistenza alla persona (funzioni amministrative generali, funziassistenza alla persona (funzioni amministrative generali, funzioni oni tecnicotecnico--logistiche, funzioni sanitarie intermedie la cui concentrazione logistiche, funzioni sanitarie intermedie la cui concentrazione consegue consegue miglioramenti qualitativi, economie di scala e di gamma miglioramenti qualitativi, economie di scala e di gamma (integrazione verticale ed (integrazione verticale ed orizzontale)orizzontale)

    Un livello soddisfacente di performance ospedaliera Un livello soddisfacente di performance ospedaliera

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    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    44

  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    45

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Stabilimenti ospedalieri trasformabili in strutture territoriali intermedie

    Stabilimenti ospedalieri di base

    Stabilimenti ospedalieri di I° - II° livelloAziende Ospedaliere

    Case di Cura Accreditate

    Ridefinire il senso del termine ospedalela varietà di contenuto e di attività che caratterizza ciò che è accomunato sotto

    la locuzione di stabilimento ospedaliero è tale da fare emergere, come unici elementi comuni, il ricovero in struttura con assistenza medica ed

    infermieristica.

  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Centri Locali di Assistenza PrimariaStrutture territoriali intermedie

    Ospedale distrettuale di base Ospedale poli specialistico con funzioni/attività di II° livello Ospedale poli specialistico con funzioni/attività di III° livello

    Una rete ospedaliera con base (maglia) distrettuale, verticalmente integrata

    Enfasi sull’innovazione organizzativa

    una prospettiva più ampia che includa≠ la riconsiderazione del ruolo tra i diversi protagonisti e quelli che questi intrattengono con le tecniche e i dispositivi di intervento.

    ≠ la continua capacità di rinnovamento che rimetta costantemente in gioco la dinamica organizzativa: ruoli, responsabilità e interazioni. Che trova sostanza nell’interrogarsi continuamente sulle pratiche e sui modi di fare.

    Attenzione ai processi interni di strutturazione e ai modi di relazione tra i diversi protagonisti impegnati nei processi di produzione dell’assistenza.

    Evitare di limitare l’azione a tentativi di accomodamento che cercano di minimizzare gli effetti sulla distribuzione dei privilegi esistenti, e raramente evolvono verso migliori

    risultati

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • Assicurare il commitment di sistema

    Sviluppare una cultura e una pratica professionale interdisciplinare e person oriented

    Sviluppare la cultura organizzativa e gestionale

    Allineare gli strumenti agli obiettivi

    49

    MacroMesomicro

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    Superare la compartimentazione, generare sinergie Dare senso all’azione e tenere il filo conduttore

    Dare fiducia, motivare e responsabilizzare le equipes

    liberare le energiecreare sistemi organizzativi efficaci nel generare e trattare idee nuove e assicurarne la messa in opera

    Ascolto degli utentiPartecipazione internaTrarre profitto dalle nuove tecnologieSviluppare cooperazione

    sfruttare le fonti di innovazione

    una profonda evoluzione del ruolo manageriale e dei dirigenti

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

    51

    (modificato da: World Health Organisation, 1998. Health Promotion Glossary. Geneva:

    WHO/HPR/HEP/98.1)

    Il paradosso del cambiamento:

    quando è necessario prende tempo,quando diventa inevitabile è tardi.

    SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali

  • 1

    IDEE E PROPOSTE PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012-2014

    IL PERCORSO DELL'ASSOCIAZIONISMO, DELLA COOPERAZIONE E DEL VOLONTARIATO

    DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA2010 - 2011

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE – CTSS Provincia di Bologna

    TAVOLO DI CONFRONTO CON ILTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO TERZO SETTORESETTORE –– CTSS Provincia di BolognaCTSS Provincia di Bologna

    Comitato Paritetico

    Provinciale del Volontariato

    CTSS Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Bologna CTSS Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Bologna

  • 2

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    Il CONTESTO

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 3

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    IL CONTESTOPer quanto attiene il confronto con il Terzo settore, a seguito degli incontri realizzati dalla CTSS

    per la condivisione del presente Atto di indirizzo si è concordato di istituire un tavolo di Tavolo di confronto con il terzo settore che, come previsto dalle disposizioni normative e regolamentari regionali (Art. 20 L.R. 2/2003 e DGR 1682/2008 Linee

    Guida per la partecipazione del Terzo Settore ai processi diprogrammazione previsti dal Piano regionale sociale e sanitario 2008-2010), dovrà essere

    istituito dall’Ufficio di presidenza della CTSS.E’ stato altresì condiviso che tale tavolo di confronto con il terzo settore divenga sede

    permanente di confronto nelle fasi di programmazione, realizzazione e valutazione dei risultati in un’ottica di corresponsabilizzazione dei soggetti del terzo settore.

    Il tavolo di confronto permanente con il terzo settore sarà composto dal Presidente della CTSS, da rappresentanti degli Enti locali, da un rappresentante dell’AUSL e da

    rappresentanti del Comitato Paritetico del Volontariato, del Forum provinciale del Terzo Settore, delle Centrali Cooperative e del Centro Servizi del Volontariato.

    Tratto dallTratto dall’’Atto di indirizzo e coordinamento triennale 2009 Atto di indirizzo e coordinamento triennale 2009 –– 2011 2011 CTSS Provincia di BolognaCTSS Provincia di Bologna

    [

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 4

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    Il PERCORSO

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 5

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    Il PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI

    1. Costituzione gruppi tematici omogenei e compositi2. Percorso di lavoro: Dicembre 2010 – Dicembre 20113. Individuare le priorità su alcuni temi del welfare provinciale

    su cui concentrare la riflessione attraverso un percorso di coinvolgimento attivo del terzo settore nell'identificazione delle criticità, nella raccolta dei bisogni e nella formulazione di proposte a supporto della programmazione socio-sanitaria provinciale.

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 6

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    Il PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI

    4. Portare dei contributi concreti alla prossima programmazionesociale e sanitaria della Provincia di Bologna.

    5. dar avvio ad una modalità di lavoro condivisa tra cooperazione sociale, promozione socie e volontariato al fine di dar vita a esempi di buone pratiche di integrazione tra diversi attori del terzo settore.

    6. Orientare il contributo del terzo settore verso la programmazione e non solo verso la progettazione

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 7

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    GLI OBIETTIVI

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 8

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI

    1. Contributo del terzo settore alla programmazione provinciale

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 9

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI

    2. Sviluppare una riflessione sui servizi a livello complessivo

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 10

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI

    3. Promuovere una riflessione tematica e una riflessione del ruolo del Terzo

    Settore nei servizi

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 11

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI

    4. Crescita del ruolo del Terzo Settore e acquisizione di consapevolezza e di responsabilità da parte del no profit

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 12

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI

    5. Esperimento per coniugare in termini più operativi i principi della sussidiarietà, della partecipazione in

    un contesto di sistema

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 13

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI

    6. Configurazione di una rete “possibile”

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 14

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE – CTSS Provincia di Bologna

    TAVOLO DI CONFRONTO CON ILTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO TERZO SETTORESETTORE –– CTSS Provincia di BolognaCTSS Provincia di Bologna

    Comitato Paritetico

    Provinciale del Volontariato

    I CINQUE GRUPPI TEMATICICoesione sociale – Referente: Gabriella OlianiGabriella Oliani

    Anziani – Referente: Gianni Dal MonteGianni Dal MonteSalute mentale e disabilità – Referente: Danilo RasiaDanilo Rasia

    Politiche educative – Referente: Oreste De PietroOreste De PietroPrevenzione – Referente: Francesco CostanziniFrancesco Costanzini

    Coordinamento dei gruppiCoordinamento dei gruppi: : Antonella Lazzari e Luca De PaoliAntonella Lazzari e Luca De Paoli

  • 15

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    CARATTERISTICHEDEI GRUPPI TEMATICI

    In un contesto tematico scelto e condiviso vi partecipano insieme Volontariato, Associazionismo,

    Cooperazione sociale, Organizzazioni non Governative, Fondazioni e altri

    soggetti del Terzo Settore.

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 16

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    CARATTERISTICHEDEI GRUPPI TEMATICI

    I gruppi tematici sono composti da esperti provenienti dal mondo del volontariato, della promozione sociale, della

    cooperazione sociale e in generale del terzo settore o indicati dal referente di gruppo. Viene assicurata una composizione omogenea. L’individuazione e l’indicazione degli esperti è

    assegnata alle rappresentanze del Terzo Settore del Tavolo di Confronto.

    Lo scopo di questi gruppi tematici è quello di elaborare un documento che, attraverso un confronto e una validazione

    assembleare, costituirà il contributo del terzo settore.

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 17

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    I CINQUE GRUPPI TEMATICI

    * I nominativi sono stati indicati dalle rappresentanze del terzo settore del Tavolo di confronto

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

    Gruppo tematico Partecipanti* Volontariato Promozione SocialeCoop.

    Sociale ENP

    Coesione sociale 10 2 4 3 1

    Salute mentale e disabilità 12 6 4 2 /

    Politiche educative 12 4 3 4 1

    Anziani 9 4 3 2 /

    Prevenzione 5 2 2 1 /

    TOTALE 48 17 16 12 2

  • 18

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    LE TAPPE DI LAVORO

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 19

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    LE QUATTRO TAPPE DI LAVORO

    In un primo incontro ( dal 10 al 17 dicembre 2010 ) vengono stabiliti o modificati o aggiunti i sottotemi e le modalità di lavoro del gruppo ed a impostare

    i temi da trattare

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

    Sono stati individuati i seguenti sottotemi:

    1LA PERSONA ANZIANA: UNA RISORSA

    2 L'AUTONOMIA

    3 LA SOLITUDINE

  • 20

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    LE QUATTRO TAPPE DI LAVORO

    In un secondo incontro (dal 17 al 26 gennaio 2011) si procede al lavoro di raccolta dei punti di forza, delle criticità, dei bisogni e delle proposte in vista dell'incontro assembleare

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 21

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    LE QUATTRO TAPPE DI LAVORO

    Nell'incontro assembleare si convocano le organizzazioni del terzo settore del territorio per la condivisione e il loro contributo sulla base del prodotto dei

    gruppi di esperti.

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

  • 22

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    LE QUATTRO TAPPE DI LAVORO

    In un terzo incontro si mette a sistema il lavoro svolto nelle sessioni

    precedenti e si elabora un documento conclusivo

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

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    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    L’ARTICOLAZIONE DEGLI INCONTRI E I SOTTOTEMI

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

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    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    ARTICOLAZIONE DEGLI INCONTRI

    1. Presentazione motivazione, obiettivi e contesto2. Stabilire e validare 3-4 sottotemi scelti dal gruppo3. Individuazione dei bisogni, criticità e punti di forza

    intendendo con questo termine i servizi valutati irrinunciabili

    4. Individuazione di punti di miglioramento o eventuale formulazione di proposte sulla base anche del confronto con le altre associazioni in assemblea

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    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

    Criticità - Individuare secondo la propria esperienza e secondo i propri ambiti di competenza e attività quali sono le criticità che si rilevano sul territorio, sia per quanto riguarda i servizi offerti in materia sia in tema di risposte che i servizi sono in grado di dare.

    Bisogni - Individuare secondo la propria esperienza e secondo i propri ambiti di competenza e attività quali sono i bisogni che si rilevano sul territorio o che non vengono rilevati o che trovano una risposta parziale o inefficace

    Punti di Forza - Individuare secondo la propria esperienza e secondo i propri ambiti di competenza e attività quali sono i punti di forza del sistema, ovvero i livelli di risposta oggi da salvaguardare perché produttivi di risposte a beneficio della comunità.

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    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    LE POTENZIALITA’INNOVATIVE

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

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    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    UNA ESPERIENZA INNOVATIVA

    - Maggiore corresponsabilizzazione del terzo settore- Rendere effettiva la partecipazione- Favorire i contatti con il territorio

    - Messa in relazione di esperienze diverse e creazione di punti di contatto

    - Individuazione di tematiche trasversali- Superamento del concetto di rigida settorializzazione

    - Bisogni uguali ma che necessitano di risposte con modalità e caratteristiche diverse nei diversi territori

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

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    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    QUALE CONNESSIONE CON I PROCESSI ZONALI

    - Il percorso è stato condiviso e presentato all’interno della CTSS agli uffici di piano e con i sindaci capi distretto per una operazione di diffusione nei territori

    - Il percorso partecipativo è una buona prassi all’interno del percorso formativo sui piani di zona progettato e realizzato grazie alla collaborazione tra amministrazione provinciale e centro servizi del volontariato della provincia di Bologna

    - E’ stato adottato con delibera di giunta provinciale n. 194/12 “Piani di zona per la salute e il benessere sociale. Approvazione del "Programma provinciale a sostegno delle politiche sociali e Progetti sovrazonali Anno 2012“

    - Presentazione del percorso all’interno della Conferenza dei Presidenti di quartiere del Comune di Bologna

    TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS

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    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014

    I PUNTI DI PARTENZA E GLI OBIETTIVI

    • Utilizzare “naturalmente” gli strumenti previsti dalle normative regionali: forse una vera piccola rivoluzione, dimostrando che il percorso partecipativo esiste già e soprattutto che è possibile praticarlo e produrre delle azioni e degli effetti anche operativi

    • Favorire cultura e percorsi di collaborazione anche non necessariamente formali o formalizzabili

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    TAVOLO DI CONFRONTO TERZO SETTORE CTSS

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2011 - 2014

    Gruppo marrone: AREA ANZIANI (aggiornato contributo 14.06.11)

    Marco Matassa Coop Cadiai Cooperazione sociale

    Ada Poli Coop ADA Cooperazione sociale

    Paola Paltretti UISP Bologna Promozione sociale

    Fabio Cavicchi Ass. Don G. Fornasini Promozione sociale

    Maria Luisa Stanzani Andare a Veglia Volontariato

    Luigi Pasquali Auser Bologna Volontariato

    Lucia Pieratelli Ancescao Bologna Promozione sociale

    Maria Leggieri Ama.amarcord Volontariato

    Gianni Dal MonteGianni Dal Monte Coordinatore

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    TAVOLO DI CONFRONTO TERZO SETTORE CTSS

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2011 - 2014

    Gruppo marrone: AREA ANZIANI

    I SOTTOTEMII SOTTOTEMI

    Area AnzianiArea Anziani

    La persona anziana: una risorsa

    L’autonomia

    La solitudine

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    TAVOLO DI CONFRONTO TERZO SETTORE CTSS

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2011 - 2014

    Gruppo marrone: AREA ANZIANI

    SOTTOTEMA: la persona anziana una risorsa

    CR

    ITICITA’

    1. Errata percezione generalizzata a livello di comunità dell'anziano come persona fragile e bisognosa di accudimento.

    2. Mancato riconoscimento culturale e sociale del ruolo dell'anziano.

    BISOG

    NI

    1. Occorre fare sentire l'anziano partecipe alla società, riconoscerne il valore sociale.

    2. Occorrono servizi all’altezza delle necessità, maggiormente accessibili e con un approccio meno burocratico.

    3. Occorre operare per riprodurre anche in contesti urbani situazioni di comunità e potenziare reti di vicinato, amicali, ecc.

    PUN

    TI DI FO

    RZA

    1. L'anziano è un attore sociale altamente produttivo in quanto: soggetto di aiuto alla famiglia, soggetto della società portatore di saperi e di competenze, elemento di forte coesione sociale, libero da altri impegni.

    2. L'anziano è anche attore di solidarietà socialeattraverso la partecipazione a forme organizzate della società civile (Associazione di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, organizzazioni sindacali).

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    TAVOLO DI CONFRONTO TERZO SETTORE CTSS

    GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2011 - 2014

    Gruppo marrone: AREA ANZIANI

    SOTTOTEMA: la persona anziana una risorsa

    PRO

    POSTE

    1. Misurare/Dare visibilità agli studi sul PIL prodotto dagli anziani (vedasi ricerca IRES CGIL) ed agli studi sul PIF volto a misurare il “benessere” prodotto dagli anziani in tutti i campi(ambiente, scuola, famiglia, soggetti terzi, ecc)

    2. Gli anziani con il loro essere Cittadini Attivi Solidali danno esempio positivo e “politico” di una terza e quarta età felice.

    3. Stimolare la partecipazione dell’anziano nei campi dove si sente più preparato e quindi con minore stress.

    4. Prom