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Avventure nel mondo 2 | 2014 - 115 V iaggio intenso e spettacolare che, nel suo incedere, mi ha indotto a parafrasare due miti musicali nostrani: “Questo Piccolo Grande Amore” di Baglioni e “Messico e Nuvole” del compianto Jannacci. Questo piccolo, grande, vorticoso viaggio messicano, proposto come trittico Città del Messico¬Yucatan-mare, è stato da noi trasformato in un poker d’assi, costituito da Capitale & Aztechi, Chiapas & zapatisti, Yucatan & Maya, Mare & resti archeologici. Dagli splendori artistici e storico-antropologici della Capitale siamo passati alle meraviglie architettoniche azteche di Teotihuacan ed alle vivissime cittadine coloniali dell’altopiano; siamo poi tornati indietro nel tempo immergendoci nella tuttora incontaminata realtà rurale e sciamanica del Chiapas, attraversando poi l’infuocato Yucatan, depositario delle spettacolari vestigia della cultura maya, per approdare infine a Tulum, sulla costa caraibica nel suo punto più affascinante, dove resti archeologici ed oceano si baciano divisi da una sottilissima strisca di finissima sabbia bianco-perla. Se vogliamo poi considerare la calorosa gente che abbiamo incontrato, le suggestive locations paesaggistiche e le variegate proposte culinarie che si sono susseguite lungo il nostro tragitto, veramente possiamo dire di aver costruito una scala reale, culminata nel rientro a Città del Messico, dove il destino ha voluto vedessimo rappresentata negli affreschi di Diego Rivera la summa di tutte le storie ed i luoghi che abbiamo attraversato nel nostro itinerare. “Messico e nuvole”, poi, perché nella stagione umida abbiamo giocato a rimpiattino con la pioggia, la quale più di una volta ci ha incontrato, ma mai ci ha davvero ostacolato. (“Messico e nuvole, la faccia triste dell’America, il vento insiste con l’armonica...”): Messico e non solo nuvole, quindi, per cui auguro di cuore “Buena suerte!” a chiunque decida di ripetere questa appassionante cavalcata! 1. Dom 3 agosto: Roma – Madrid – Città del Messico Appuntamento a Roma, partiamo in dieci: Neapolitan Sodagroup composto nell’occasione MESSICO E NUVOLE Testo e foto di Pasquale Soda Da un TRITTICO MAYA gruppo Soda Volador de Papantla RACCONTI DI VIAGGIO | Messico

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RACCONTI DI VIAGGIO | East AfricaRACCONTI DI VIAGGIO | East Africa

Viaggio intenso e spettacolare che, nel suo incedere, mi ha indotto a parafrasare due miti musicali nostrani: “Questo Piccolo

Grande Amore” di Baglioni e “Messico e Nuvole” del compianto Jannacci. Questo piccolo, grande, vorticoso viaggio messicano, proposto come trittico Città del Messico¬Yucatan-mare, è stato da noi trasformato in un poker d’assi, costituito da Capitale & Aztechi, Chiapas & zapatisti, Yucatan & Maya, Mare & resti archeologici. Dagli splendori artistici e storico-antropologici della Capitale siamo passati alle meraviglie architettoniche azteche di Teotihuacan ed alle vivissime cittadine coloniali dell’altopiano; siamo poi tornati indietro nel tempo immergendoci nella tuttora incontaminata realtà rurale e sciamanica del Chiapas, attraversando poi l’infuocato Yucatan, depositario delle spettacolari vestigia della cultura maya, per approdare infine a Tulum, sulla costa caraibica nel suo punto più affascinante, dove resti archeologici ed oceano si baciano divisi da una sottilissima strisca di finissima sabbia bianco-perla. Se vogliamo poi considerare la calorosa gente che abbiamo incontrato, le suggestive locations paesaggistiche e le variegate proposte culinarie che si sono susseguite lungo il nostro tragitto, veramente possiamo dire di aver costruito una scala reale, culminata nel rientro a Città del Messico, dove il destino ha voluto vedessimo rappresentata negli affreschi di Diego Rivera la summa di tutte le storie ed i luoghi che abbiamo attraversato nel nostro itinerare. “Messico e nuvole”, poi, perché nella stagione umida abbiamo giocato a rimpiattino con la pioggia, la quale più di una volta ci ha incontrato, ma mai ci ha davvero ostacolato. (“Messico e nuvole, la faccia triste dell’America, il vento insiste con l’armonica...”): Messico e non solo nuvole, quindi, per cui auguro di cuore “Buena suerte!” a chiunque decida di ripetere questa appassionante cavalcata!

1. Dom 3 agosto: Roma – Madrid – Città del Messico Appuntamento a Roma, partiamo in dieci: Neapolitan Sodagroup composto nell’occasione

“MESSICO E NUVOLE”

Testo e foto di Pasquale Soda

Da un TRITTICO MAYA gruppo Soda

Volador de Papantla

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da Ceciliamoglie, “ZioFerro”, “Alexa”, “Psiche” Francesca ed il sottoscritto, cui si aggiungono rapidamente Cristina “scusate il ritardo!”, Silvana “dance girl in incognito”, Gio & Sofia “turisti mai per caso” e Giorgio “El negociator”. A Madrid troviamo ad attenderci Massimiliano “un uomo una piramide” e l’Aurora d’assalto, entrambi da Milano. Volo senza storia, preciso e confortevole; verificato il bagaglio a Città del Messico, effettuiamo un macchinoso cambio collettivo e, superata la folla di parenti in attesa dei parenti, guadagniamo il puntuale bus di Salvador che, in meno di venti minuti, ci scodella all’Ambassador. Giri più o meno inconcludenti e frazionati dei vogliosi di turno mentre aspetto Salvador mettendo a fuoco casse e programmi; poi tutti a nanna.

2. Lun 4 agosto: CdM – Teotihuacan – Cuernavaca – Taxco – CdM Alle 7 in punto Salvador con il bus guidato dal figlio e Claudia guida sono operativi, insieme a noi che siamo ancora fusi dal fuso… Nonostante l’ora anticipata uscire da Città del Messico significa affrontare almeno mezz’ora di traffico. La nostra fortuna è che andiamo contro corrente, sfilando code chilometriche di auto che, in direzione opposta, entrano in città. Diretti ad est, effettuiamo la prima sosta alla Plaza de las tres culturas, che ricava suggestione e significato più dalla coinvolgente descrizione di Claudia che dai resti che ci si propongono. Sta per sorgere il sole e la calda luce del mattino dona piacevoli riflessi al campanile del Templo de Santiago, la costruzione che più di altre caratterizza l’ampio spazio davanti al quale sostiamo. Proseguito per circa 50Km, la lunga giornata inizia con una visita ad un centro di manifatture tradizionali, dove ci vengono svelati i segreti dell’agave nella storia e nell’artigianato locale e di tutta una serie di minerali di svariate colorazioni, principalmente ossidiana, utilizzati per realizzare straordinarie opere artistiche. Nell’occasione brindisi con pulque, acquisto di tequila e presa di contatto personale con il teschio, presenza costante nella cultura messicana, con cui simpatizzo immediatamente nonostante la

contrarietà di Ceciliamoglie. Segue un’affascinante Teotihuacan semideserta, fatta rivivere nei fasti di un tempo dall’accorata descrizione di Claudia e nell’attualità da nugoli di venditori già all’opera al mattino presto. Il sito si propone ai nostri occhi con una visita che si protrae per oltre due ore, ma ci sembrano due minuti. Facciamo scorta d’acqua, frutta e tortillas fumanti nel vivacissimo mercato di S.Juan, il paese vicino, per ritornare sui nostri passi e riattraversare tutta la capitale, diretti stavolta ad ovest. Superata la cinta urbana, c’immettiamo su un’ampia autostrada che attraversa un’area dalla fitta vegetazione e dalle caratteristiche sub-alpine, di fatto raggiungiamo i 3.000m, per poi calare nella valle che accoglie la “città dell’eterna primavera”: Cuernavaca. Storico rifugio ludico per gli abitanti della capitale, si caratterizza per un’edilizia elegante e curata e per un centro storico coloniale ricco di vestigia spagnole. Il fatto che sia lunedì esclude la possibilità di visita ai musei, ma questo non ci impedisce un approfondito giro nel recinto de la Catedral ed un tuffo nella centrale Plaza de Armas, gremita di bambini e venditori, alcuni dei quali consorziati nel mercatino indigeno a ridosso del Museo Cortes, stipato di mercanzie e denso di umanità. La lasciamo, come da programma, nel primissimo pomeriggio diretti a Taxco dove, percorsa una sinuosa ma agevole strada di montagna, giungiamo a ridosso delle 16. Sosta collettiva da un grossista d’argento per placare tutte le possibili smanie spenderecce con prezzi ragionevoli (trattare sempre!!) ed oggetti di qualità. Piccolo passaggio ad un belvedere per un colpo d’occhio alla città avvolta dal tramonto e sbarco presso la statua del minatore ai margini del centro storico. Datoci un appuntamento di massima in caso di dispersione totale, ci addentriamo in ordine sparso nei vicoli di questa curatissima ed animatissima cittadina, votata al turismo ed al maggiolino, che costituisce il 90% del parco auto circolante. La piazzetta centrale, in alto rispetto al Paese, segue la tipologia di tutte le città coloniali, con la chiesa principale, il giardino recintato e la cassa armonica al centro. Quello che ha di straordinario, al di là del contesto paesaggistico

spettacolare, è la cattedrale o Templo de S.Prisca. Realizzato in un materiale che alla calda luce pomeridiana sembra legno, con un frontale cesellato in maniera certosina, rappresenta l’opera della vita di José de la Borda, che si è svenato per realizzarla, regalando a chi lo ha seguito un’opera senza eguali. L’interno barocco, poi, completa una realizzazione fra le più ricche del Messico. La vivacissima piazza, poi, resta uno spettacolo a parte. Ci diamo un’oretta in libertà per poterne gustare gli aspetti preferiti, prima di una piacevole cena nel ristorante adiacente la chiesa. All’imbrunire si scatena una guerra di urla, mortaretti e musica: el torito!! Traduco: con il sottofondo musicale di una tostissima band locale, la S.Cecilia, i pazzi di turno si “divertono” a portare in giro per la piazza una struttura in legno dalle sembianze di un piccolo toro, infarcita di petardi e missili che scoppiano all’impazzata. Miracolo vuole che, dopo una mezz’ora buona di questo spasso, nessuno sia finito in ospedale. MA CHE SPETTACOLO!!! Adrenalina 100%%!!! Quel che resta di noi verrà poi sbarcato, dopo circa due ore e mezzo di viaggio, all’Ambassador: sono le 12,30 della notte…

3. Mar 5 agosto: Città del Messico Alle 7 siamo di nuovo pronti per la campale giornata di visite a Città del Messico. Sotto l’abile e spietata regia Claudia & Soda ne avremo per 14 ore di fila! Muniti di spiccioletti preparati alla bisogna, ci sediamo in un bel bus pubblico e ci godiamo la gita fino a Nuestra Senora de Guadalupe. Non sono ancora le 8 del mattino, ma il luogo è già animato da nugoli di fedeli e pellegrini. La maestosità delle strutture e l’ampiezza degli spazi sono ancora poca cosa rispetto al palpabile senso di fede profonda e diffusa che si respira in questo luogo. La storia che Claudia ci tratteggia, la gente, i gesti, il ricordo delle visite di Giovanni Paolo II che aleggia dovunque e la sapiente regia che incanala i visitatori nella chiesa nuova per una visione ravvicinata del Sacro Manto con l’effige della Madre di Dio, regalano a questo luogo una travolgente suggestione spirituale, cui nessuno di

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Agua Azul

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noi è in grado di sottrarsi. Preso un altro bus pubblico, percorriamo l’arteria più elegante della Capitale, il Paseo de la Reforma, per approdare al Museo Antropologico. Impensabile vederlo tutto, gli dedichiamo tre intense ore, focalizzate sulle realtà precolombiane e culminate nella fantastica Piedra del Sol. All’uscita panino libero con ogni sorta di variante e spurciellamento alimentare, mentre i Voladores de Papantla si esibiscono per noi. Altro bus pubblico e giungiamo allo Zocalo: attraversiamo la rovente Plaza de la Costituciòn, gremita di venditori di tutti i tipi ed in buona parte occupata da giostre per bambini, ed affrontiamo la maestosa Catedral con l’adiacente Sagrario Metropolitano, il secondo apprezzabile quasi esclusivamente per la bella facciata. Dopo un’approfondita visita puntiamo al Palacio Nacional, ma è chiuso per la presenza del Presidente. Sconcerto e stizza per dover rinunciare ai famosi murales e propositi di ritorno a fine viaggio. Diamo quindi un’occhiata ai deludenti resti del Templo Mayor. Fendiamo la folla di venditori, sciamani e danzatori che popola la zona per vedere almeno i murales nel palazzo della Secreterìa de la Educaciòn Pùblica, ma anche quella è chiusa in onore di grandi uomini in arrivo… In pochi puntiamo alla Iglesia de Santo Domingo più per disperazione che per interesse, per quanto la visita si arricchisca inaspettatamente con un Cristo pressoché ricoperto dalle fasce multicolori usate dalle mamme per avvolgere i propri piccoli e lasciate lì come pegno di fede. Ne scaturisce una variopinta cappella, ricca di ex voto e meta d’incessante pellegrinaggio. Addolciamo la nostra amarezza con un passaggio per la mastodontica Pasteleria Ideal, dove i dolci si vendono a quintali. Proseguiamo per l’affascinante Casa de los Azulejos, dalle reminiscenze moresche e dove dobbiamo vincere la tentazione di fermarci di nuovo, invece di proseguire verso lo splendido e poco distante Palacio de las Bellas Artes. Nato come residenza di lusso, attualmente è utilizzato come teatro. A fine visita, quasi le 19, i diffusi segni di cedimento fisico ci inducono ad una cena anticipata nel vicino Cafe de Tacuba. Ospitato in una bella dimora spagnola, c’intrattiene piacevolmente per una cena dal buon rapporto costo/qualità. La scelta nasce soprattutto dalla stanchezza, ma verrà poi apprezzata una volta verificato lo squallore ambientale e lo scarso livello igienico del Mercado San Camilito che si proponeva come alternativa. Ci facciamo soccorrere dal bus di Salvador per la prima tappa del giro by night della capitale, programmato per concludere l’intenso programma. Salutiamo quindi Claudia e sbarchiamo a Plaza Garibaldi, patria dei mariachi. Ci diamo un’ora in libertà, prima di proseguire. Buona è l’occasione per unirci a balli e canti con le varie band che si

propongono per strada o nei vicini locali. La giornata termina all’insegna della tragicomica e travolgente diarrea che fulmina Cristina appena arrivata in piazza: guai quando si ammala un medico!! Nessuna sventura è neanche lontanamente paragonabile! In segno di solidarietà, e NON (??) per il montante collasso da fatica, il gruppo decide di soprassedere sul previsto giro by night. Siamo troppo buoni…

4. Mer 6 agosto: CdM – Tuxtla Gutierrez – S.Juan de Chamula – S. Cristobal de las Casas Alle quattro del mattino siamo già nella hall dell’Ambassador: l’aereo delle 7 per Tuxtla Gutierrez c’impone di essere in aeroporto per le cinque… Volo tranquillo e preciso con fulmineo recupero dei bagagli, facciamo conoscenza del semisferico e sempre sorridente Miguel Mimoso, nostro impareggiabile autista e Cicerone fino a Merida. Ci dirigiamo prontamente al vicino Canyon de Sumidero, per una gita in barca della durata di circa un’ora e mezza. Luogo altamente turistico, offre tuttavia apprezzabilissime proposte ambientali e faunistiche. Percorriamo tortuose strade di montagna fino a San Juan de Chamula, centro da circa 20.000 anime, sulla strada di San Cristobal. Qui la gente non accetta di essere fotografata per timore di perdere l’anima ed il Messico visto nella capitale sembra essere tornato indietro di un secolo. Parcheggiato il bus, ci dirigiamo in ordine sparso verso la chiesa, posticipando acquisti e spuntino. L’ingresso è a pagamento e coincide con lo scatenarsi del diluvio universale. L’interno, con il pavimento totalmente ricoperto d’erba fresca, ci proietta in un mondo surreale. L’altare tradizionale a ridosso del presbiterio non esiste, sostituito soltanto da statue di santi e le pareti laterali sono un susseguirsi di piccole bacheche e portacandele ad un metro da terra, ai piedi dei quali gli sciamani, prevalentemente donne del luogo o portate dai fedeli, praticano riti che di cristiano hanno molto poco: galline sgozzate, candele bianche e nere, polveri magiche, incensi e nenie propiziatorie. Clero inesistente, fede primordiale e chiromanzia dominano la scena. Complice l’uragano, trascorriamo quasi un’ora avvolti da fumi ed odori particolari ed immaginifici. Quando riapriamo la porta ci rendiamo conto di essere su un’isola circondata da impetuosi torrenti di fango. L’astuto Miguel si porta con il pulmino vicino la chiesa, ma nonostante mantelle ed ombrello vi arriviamo fradici soltanto in cinque. Occorrerà mezz’ora buona per rintracciare gli altri. Con questo scenario apocalittico si paventa un onesto ritiro a S.Cristobal, ma Soda l’accanito propone comunque il previsto giro esplorativo a San Lorenzo Zinacantan. E con buona ragione: la pioggia smette quel poco che basta per trattenerci in una casa adibita a negozio e trattoria

tradizionale, cogliendo altresì l’opportunità di uno sguardo alla chiesa, che poco si discosta dallo stile di San Juan. Soddisfazione diffusa. Sono circa le 16 quando scarichiamo i bagagli al limite dell’isola pedonale di San Cristobal de las Casas, poco distanti dall’albergo da raggiungere a piedi. Piove, ma non in maniera irresistibile. Trascorreremo in libertà vigilata il pomeriggio, incrociandoci ed appuntamentandoci più volte. La calda facciata della vicina Catedral attrae subito la nostra attenzione, per quanto l’austero interno si offrirà a noi solo in serata. Passeggiamo pigramente per i variopinti vicoli di questa città coloniale di montagna, accompagnati da innumerevoli bambini che garbatamente ci propongono acquisti di vario tipo. Tratti somatici, abbigliamento e condizioni di vita palesano una condizione che ci porta alla mente i popoli andini. A ridosso dell’ Arco El Carmen facciamo una ghiotta sosta nella Patisserie Francaise, prima di dirigerci verso il Templo de la Caridad ed il Templo de S.Domingo, entrambi meritevoli la visita ed immersi in un immenso mercado indigeno, da cui nessuno esce indenne. Valuteremo poi che si tratta della concentrazione più ampia, variegata e conveniente del viaggio: abbiatene debita considerazione. Cena di soddisfazione al ristorante suggerito da Miguel, La Lupe: tre bambine, fra le tante, ci propongono le loro mercanzie. Sono sporche, stravolte dalla stanchezza ed intirizzite. Sventiamo l’acquisto con uno stratagemma che illuminerà la nostra serata: offriamo loro la cena! Sorrisi reciproci ed apprezzamento dei gestori ci confermano la bontà dell’iniziativa. Ed è questo che incanta: più di una volta siamo stati testimoni della solidarietà che lega questi bambini in strada, i poveri, chi lavora nei locali, in una parola tutta una comunità che cerca sostentamento dal turismo che sta iniziando a frequentare quest’area depressa. Miracoli della povertà. Disumanizzazione della ricchezza.

5. Gio 7 agosto: S. Cristobal de las Casas – Agua Azul – Misol Ha – Palenque Giornata di trasferimento: avrei preferito una partenza comoda, ma Miguel, con buona ragione, m’induce a levare le tende per le 8,30. Bisogna arrivare a Palenque prima che faccia buio: la strada di montagna e la Carretera Fronteriza non sono salutari by night… Quattro ore di strada sinuosa ed disseminata di dossi per rallentare i veicoli ci portano ad Agua Azul alle 12 circa, immergendoci in una calura crescente con il diminuire dell’altitudine; a fine giornata, infatti, saremo passati dai quasi 2.000m di S.Cristobal ai quasi 500 di Palenque. Le cascate di Agua Azul, in uno splendido scenario naturale, sono un’imperdibile occasione per un corroborante tuffo e per un pollo asado con contorno di frutta che rimarrà il migliore del viaggio.

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Sono circa le 15 quando ci dirigiamo verso l’altrettanto scenografica Misol-Ha, cui dedichiamo un’ora buona con bibita finale nel caldo afoso. Arriviamo alle 19 circa a Palenque, prima del calar del sole come si conviene, per alloggiare nel “recinto turistico” detto Canadia. Hotel confortevolissimo, gruppi di Avventure a go-go e ristorante per cenare di fronte a noi. Cosa desiderare di più?? Una sola cosa: che il lamentoso cantante cambi genere o location. Ma che sia lontana! I suoi guaiti penetravano finanche nelle nostre camere chiuse!

6. Ven 8 agosto: Palenque – Yaxchilan – Bonampak – Palenque Alle 5,30 il bus si muove. E’ buio, ma il rispetto dei tempi è fondamentale. Alle 7 circa sosta di mezz’ora per la colazione al Camino Verde, lungo la Carretera Fronteriza in direzione est. Piacevole costruzione nel nulla, alcuni gruppi dormono qui per ridurre i tempi della levataccia, spendendo però lo stesso tempo per arrivarci la sera prima... Questione di scelte. Siamo il primo gruppo della serie ad imbarcarci nelle lance che percorreranno per oltre un’ora il fiume Usumancita, il quale segna il confine con il Guatemala. Sbarcati nella giungla, veniamo accolti dall’urlo di King Kong. Sono davvero convinto che si tratti di una scenografia sonora di benvenuto... Sono invece le scimmie urlatrici che malvolentieri sopportano l’intrusione di noi umani nel loro territorio: questa è Yaxchilan. Antica città maya eretta per controllare i traffici sul fiume, ci avvolge nei suoi affascinanti resti immersi in una fitta vegetazione per oltre due ore, soffocati dall’afa opprimente ma rapiti dalla suggestione dei luoghi. Rientrati all’imbarcadero, rapida coca-cola & vivande di sussistenza comprate nel supermercato di Palenque nel bus in movimento: schizziamo subito verso Bonampak, approfittando della bella giornata che non accenna a guastarsi. Pagati ben quattro biglietti d’ingresso e percorso l’ultimo

tratto sterrato in un claustrofobico e malandato pulmino, sbarchiamo nel sito, circondati da nugoli di tafani. La guida di turno ci racconta un sacco di storie, ma alla fine quel che davvero lascia il segno è lo splendido complesso di dipinti che racconta la preparazione, la battaglia ed i festeggiamenti che la seguono. Per questo Bonampak è unica e non delude le aspettative. Travolto dall’emozione Gio dimentica la macchina fotografica, fortunosamente recuperata tramite il gruppo che ci segue. Rientreremo a Palenque intorno alle 19, tanto stanchi da assorbire indifferenti finanche il cantante lagnoso nel ristorante…

7. Sa 9 agosto: Palenque – Campeche Alle 8 in punto siamo all’ingresso di Palenque, per un giro nella giungla e la visita del famoso sito. Rafael, la nostra guida, decide di esordire con la foresta. Personalmente ritengo che siano due ore sprecate ed insignificanti, avendo alle spalle l’entusiasmante esperienza di Yaxchilan. In caso contrario se ne può parlare. Per quanto disperatamente cerchi qualcosa che l’abbia giustificata, il massimo che posso trovare è il sibilo delle cicale che assomiglia in maniera impressionante al suono di una sega elettrica. Arriviamo all’ingresso del sito alle 10, avvolti dalla folla ed in un caldo asfissiante. Il fascino di Palenque, comunque, è superiore a qualsiasi problema e resta indiscusso. Rafael è bravo ed i luoghi spettacolari; trascorriamo oltre due ore senza accorgercene. Quando la guida ci congeda, una lunga passeggiata in discesa ci porta al museo del sito, dove fra gli altri interessanti reperti troneggia una riproduzione scala 1:1 della tomba del re Pakal, il cui originale abbiamo ammirato al Museo Antropologico di Città del Messico. Restano poi quattro ore di viaggio senza storia, ma condite dal diluvio pomeridiano di stagione, con tutte le sue proposte di tuoni, fulmini e grandine,

fino a Campeche, che raggiungiamo all’imbrunire, poco prima delle 20. Peccato aver sprecato due ore nella giungla… La pioggia non c’impedisce di partecipare allo show di luci e suoni presso la Puerta de Tierra. Discordi i pareri: da spot della Pro Loco ad affascinante carrellata storica della cittadina. Sta di fatto che, per calcare la mano oltre ogni limite, ci concediamo anche una pacchianissima foto ricordo con i figuranti, tanto chi lo saprà mai? La provvidenziale prenotazione al Marganzo ci salva da un’attesa che avrebbe avuto il sapore di una beffa, per quanto il tanto celebrato asado di mare abbia deluso molti palati. E qui concordo: la spesa, neanche contenuta, non vale certo la pena. In compenso ci siamo concessi anche il vino… Dopo cena i più delicati vanno a nanna, i più nottambuli si abbandonano ad un piacevole giro in questa piccola e graziosa cittadina in cerca di riscatto dopo il nubifragio di fine settimana.

8. Dom 10 agosto: Campeche – Becal – Kabah – Uxmal – Merida Previo giretto personalizzato all’alba e colazione libera, alle 8,30 siamo in movimento. Entriamo poco dopo una mezz’ora nella vicina Becal: sonnacchioso paesello, ci appare come uno spaccato di Cuba, con tanto di risciò a pedali e note di salsa che aleggiano. L’Artesania Lool-Jipi D’Chary realizza qui cappelli Panama fatti a mano con sistemi artigianali da generazioni. La signora titolare dell’attività ci accoglie mostrandoci materiali e tecniche di produzione, rigorosamente manuali, prima d’introdurci al negozio vero e proprio che gestisce con l’astuto e famelico genero, ottenere uno sconto da quale è impresa ardua ed estenuante. Qualità e prezzi diversificati, scialo di foto di massa e non, consultazioni estetiche no limits ed irrefrenabili acquisti che vedono la fine non prima di un’ora e di ripetuti richiami alla partenza (da parte di chi aveva già concluso i propri affari). Proseguiamo per la non lontana Kabah, il

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Murales Rivera

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cui tranquillo sito archeologico esauriamo in una mezz’oretta, caratterizzandosi quasi esclusivamente per l’affascinante facciata del Palacio de los Mascarones, raffiguranti trecento volti di Chac, dio maya della pioggia o serpente dei cieli. Poco distante il vasto sito di Uxmal, uno dei più importanti centri della cultura maya, cui dedichiamo circa due ore, accompagnati da Juan Daniel, che ci illustra dettagliatamente le meraviglie architettoniche del luogo, la cui parola significa “costruito tre volte”. Sotto il torrido sole del primissimo pomeriggio arriviamo a Merida; salutato Miguel che ci lascia per recuperare il grupo Zamparelli in arrivo a Tuxtla Gutierrez l’indomani, prendiamo rapidamente possesso delle camere e ci concediamo un pomeriggio in libertà per il centro storico. Capitale culturale della penisola dello Yucatan, Merida presenta tutt’altre dimensioni rispetto a Campeche, presentandosi affollata e vivace oltre ogni immaginazione per la concomitante festa della bandiera. Balli, canti, parate, bancarelle e chioschi creano un turbinio nel quale c’immergiamo per oltre due ore, sostenendoci con churros, patatine e frittelle, tutte cotte al momento ed irrinunciabilmente tentatrici. In tanto godereccio andare spiccano due perle: la Catedral con il suggestivo Cristo de la Unidad ed il Palacio del Gobierno, con i murales di Fernando Castro Pacheco. A sera, fendendo la folla che balla per strada la salsa suonata da piccoli gruppi dal vivo, raggiungiamo il caratteristico Chaja Maja: cucina yucateca doc di tutta soddisfazione. Ci trattiamo bene assaggiando le ottime specialità locali, senza pretese marittime, in modo da non correre rischi di risultati deludenti. Sulla via del ritorno, impossibile resistere alle ritmiche tentatrici della musica, per cui ci uniamo anche noi alle contagiose danze ed ai cocktails notturni.

9. Lun 11 agosto: Merida – Chichen Itza – Ik Kil – Dzitnup – Coba – Tulum Partenza alle 6: giornata campale, tanto per cambiare. Siamo talmente efficienti da arrivare a Chichen Itza addirittura prima dell’apertura del sito… No worry!! Rapido ripiegamento al vicino supermercato-tienda Oxxo e colazione riparatrice. Esaurita la già corposa coda in biglietteria, Alfred ci introduce alle meraviglie dell’architettura, dell’astronomia e dell’alchimia sonora che Chichen Itza testimonia. Oltre due ore di storie, suoni ed immagini che costituiscono la summa ed il culmine della cultura maya. Usciamo con il cranio infuocato dal sole dardeggiante: s’impone un rapido tuffo nel vicino cenote Ik-Kil. Frutto del bombardamento di frammenti di meteorite che hanno forato la crosta terrestre e raggiunto la falda acquifera sottostante,

i cenotes costituiscono ombrose pozze d’acqua fluviale sotterranee sovrastate da un foro di dimensioni variabili e creati da Dio per dare ristoro ai turisti squagliati dal sole. Previa doccia obbligatoria purificatrice… La vicinanza con Chichen Itza satura rapidamente questo pur ampio paradiso, per cui puntiamo, come da programma, ad un secondo cenote nei pressi di Valladolid. Consumata un’insulsa sosta meridiana in questo torrido paese alla ricerca un’inesistente panaderia propostaci dall’autista mollusco che ci ha preso in carico, giungiamo al cenote Dzitnup dove, a differenza di quanto da lui sostenuto, si poteva tranquillamente coniugare spuntino e fresca nuotata. Risparmiando tempo e sudore a Valladolid. Sappiatelo! La chiusura degli accessi di Coba alle 16,30 ci costringe a lasciare la frescura prima di quando avremmo voluto, ma tant’è. Attraversiamo un nubifragio di proporzioni cosmiche che mi fa

sentire un idiota ad aver abbandonato il cenote. Ma Dio c’è e mi ascolta. Ad 1Km dal sito il diluvio cessa. Sotto densi nuvoloni neri e con il brontolio incessante dei tuoni facciamo il biglietto ed entriamo pronti alla doccia. Vero niente: oltre un’ora di bici per gli atleti e risciò per i gaudenti, in questo fantastico sito archeologico immerso in una piatta foresta attraversata da comodi vialetti percorribili a piedi od in bici. Dopo alcune soste giungiamo alla piramide Nohoch Mul. Le ciabatte da doccia non c’impediscono una rapida scalata per l’apoteosi di gruppo. Sotto di noi la foresta a perdita d’occhio. Sopra di noi le nuvole. Nelle orecchie il tuono, negli occhi la soddisfazione dell’impresa. Possiamo ora dire: è andata!! In uno sguardo sembra concentrarsi l’intero viaggio, così come lo abbiamo voluto, così come non era affatto detto che sarebbe riuscito! Scivoliamo indolentemente verso Tulum, concedendoci una sosta da un venditore di cocco lungo la strada per una bibita naturale. All’imbrunire siamo allo Zazil Kin, sulla spiaggia, poco distanti dalle rovine della Tulum maya. Le cabačas che ci vengono proposte ci sembrano decisamente essenziali. Scopriremo un po’ alla volta che si tratta in realtà di tuguri infernali, maleodoranti e pulciosi. La rabbia per una così infelice conclusione del viaggio serpeggia, inducendo pensieri di fuga, nonostante il pagamento preteso anticipato. La consapevolezza che di lì a trentasei ore ce ne saremmo sbarazzati e la stanchezza hanno, però, il sopravvento. Ragion per cui ci attrezziamo e ce ne facciamo una ragione. Il vicino “La vita è bella”, raggiunto in dieci minuti di passeggiata, è tutt’altra cosa, sia pure con prezzi sopportabilmente maggiori, e ci consola a cena con il miglior asado de mariscos del viaggio. 10. Mar 12 agosto: Tulum Superata la torrida notte nei nostri infuocati giacigli, alle 8 siamo già in spiaggia. Capogruppo in sciopero da disfacimento appagato, delle mille proposte nessuna si concretizza, salvo un deludente giro in barca sulla barriera corallina. Semplicemente spiaggia, mare, bibite, ombra, lettini. Amen! La sempre attiva Aurora propone una puntata ad Avenida Tulum per una cena con suoi amici lì per vacanza. Astutissima mossa: El Asadero ci cucina con modica spesa la miglior parillada di carne del viaggio! A fine cena applauso e presente per il coordinatore: il teschietto Combà!!! Da me abbandonato con una pena nel cuore nel negozio di souvenir di Coba, trattasi di un teschio multicolore come si porta in Messico, usato per discorrere con i defunti il giorno dei morti. Ne ero perdutamente innamorato, ma la ferma opposizione di mia moglie mi aveva inibito. Ma gli amici servono anche a questo!! E resta comunque un gesto che mi ha commosso e

Palenque

Page 6: “MESSICO E NUVOLE”Garibaldi, patria dei mariachi. Ci diamo un’ora in libertà, prima di proseguire. Buona è l’occasione per unirci a balli e canti con le varie band che si

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ripagato del tanto impegno profuso. A notte costringiamo il baretto del resort a prepararci dieci margaritas ed a mettere un po’ di musica danzereccia. Estraggo il Cohiba finale… Gio compare con il Posh comprato a San Lorenzo in Chiapas… Belle sensazioni, coralità di sentimenti e strip misconosciuto di Silvana chiudono un’esperienza memorabile. 11. Mer 13 agosto: Tulum – Cancun – CdM – volo per Madrid Alle 4,30 è buio, ma siamo tutti fuori in attesa del bus. Poco dopo le 5, recuperato Giorgio dalle sue divagazioni locali, ci dirigiamo a Cancun. Siamo su due minibus, uno dei quali devia per Playa del Carmen, dove lascia Sofia e Gio per un soggiorno a Cozumel. Dopo un’illusoria promessa di spedizione a Roma, c’imbarchiamo in dieci con la prospettiva di dover recuperare il bagaglio a Città del Messico. A causa di quest’operazione e del conseguente rientro anticipato per il volo intercontinentale, perderemo oltre due ore di tempo. Lasciati quindi i bagagli a Salvador, convengo con Claudia che è inevitabile tagliare il programma, che riduciamo soltanto al Palacio Nacional ed a Coyoacan, eliminando

Xochimilco. Il traffico della capitale è terribile, quello intorno al centro storico impenetrabile. Spendiamo più tempo per raggiungere i luoghi che per visitarli. Propongo la metro, ma Claudia lo sconsiglia. I murales di Diego Rivera sono indescrivibili: il solo vederli e comprenderli giustifica un viaggio in Messico. Punto. Per quanto abbiamo la sensazione di andare in fretta, trascorriamo oltre un’ora davanti a quest’epopea pittorica. Il cerchio si chiude con il Museo di Frida Khalo, sua amante ed allieva: donna dalla forza interiore ed immaginifica che traspare da ogni sua creazione, ci avvolge nel suo mondo di suggestioni, visioni e passioni in un tour psicofisico turbinoso. A questo punto possiamo tornare! Il resto è solo routine aeroportuale.

12. Gio 14 agosto: Madrid – Roma A Madrid lasciamo Massimiliano ed Aurora, diretti a Milano. Giungiamo a Roma Fiumicino in anticipo, per poi arenarci nelle consuete paludi nostrane, che vedono la consegna del bagaglio dopo quasi un’ora ed una guarattella senza né capo né coda per il bagaglio smarrito di Giorgio.

Nessuno, come sempre, che controlli chi esce con il bagaglio di chi e zaino di Giorgio recuperato il giorno successivo soltanto grazie ad un sms di una coppia di russi, i quali lo vedevano girare in solitario su un nastro e temevano fosse stato scambiato con il loro, molto simile e smarrito. Il tutto all’insaputa totale delle autorità preposte al recupero… Mettete sempre il vostro n. di cellulare sul bagaglio!! Il fai da te ormai garantisce più delle istituzioni. Questo, comunque, non ha intaccato la bellezza del viaggio e la piacevole condivisione con compagni sconosciuti, rapidamente divenuti amici straordinari! Mi resta solo il commiato da quanti hanno avuto la benevolenza di leggermi fin qui. Buon viaggio a tutti!!

RACCONTI DI VIAGGIO | Messico

Cenote Ik Kil