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n. 21 Maggio 2017 Rivista degli studenti del Liceo Statale “G. Milli” di Teramo • Liceo Linguistico, Liceo Economico Sociale, Liceo delle Scienze Umane

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SOMMARIOLIBERAMENTE

La Repubblica delle lettere pag. 3

Quattro chiacchiere con..... 4

We are the world... 5

Curiosità 6-7

Rino Gaetano vive ancora? 8

Religione offline 9

Una società di incontinenti 10

L’immagine: Caronte 11

Parental advisory 12

Una scoperta stellare 13

Criticamente: recensioni 14-15

ATTIVAMENTE... AL MILLIAlternanza scuola-lavoro 16-17

Lega del “Filo d’oro” 18-19

Laboratorio teatrale 20

Laboratorio lettura 21

Poetando 21

Un giorno in Parlamento 22

Brevi dal Milli 23

“Alla mia terra giuro eterno amor” 24

RedazioneChaima Baztami 3° AL

Arianna Cavacchioli 4° CL

Alessia Di Giuseppe 3° AES

Eliana Mariani 3° AES

Marco Marziale 3° AL

Manila Nustriani 3° AES

Giorgia Tatiana Sarmiento Gomez 3° AES

Responsabile: Prof.ssa Monica Casaccia

Hanno collaboratoa questo numero

Eleonora Luciani

Monica Timperi 3° AL

Naike Rosini e Martina Di Donato 4° BL

Toscani Aurora, Ciafaloni Valentina, Leporini Lorenza, Matysiak Wiktoria 3° ASU

Giada Ruggieri 4° ASU

Federica Vaccaro 3° AL

Claudia Santoloce 2° BSU

Laboratorio Lettura

Laboratorio Teatrale

Gruppo Sportivo

Prof. Lucio Pallotta e 5° BSU

Prof. Raffaele Morganti

Vogliamo inoltre ringraziare:Dott. Marcello Marcellini, Psicologo

Prof. Giuseppe Iannaccone

Dott. Maurizio Brucchi, Sindaco

Dott. Renzo Di Sabatino, Presidente Provincia di Teramo

Prof.ssa Stefania NardiniDirigente Scolastica

Alessia D’Andrea

La Foto di copertina è di Eleonora Luciani

Stampa: Giservice srl - Teramo

A conclusione del laboratorio giornalistico desidero esprimere il mio più sentito apprezzamento a tutti coloro che con passione e tenacia hanno contribuito, dedicando il proprio tempo e mettendo a disposizione le pro-

prie professionalità, alla realizzazione del numero annuale della rivista studente-sca Pegaso, giunta alla ventunesima edizione, superando tutte le difficoltà e gli imprevisti che hanno caratterizzato l’anno scolastico 2016/2017.Gli articoli sono il risultato di un grande impegno didattico e progettuale porta-to avanti all’interno delle classi, nonché di un ingente lavoro di coordinamento tra docenti e studenti di tutti gli indirizzi di studio presenti nell’Istituto.Vorrei innanzitutto ringraziare l’intero gruppo di lavoro, per averne curato l’i-deazione, la realizzazione e la pubblicazione, spesso offrendo volontariamente il proprio tempo per garantire un’ulteriore opportunità di formazione e di ap-prendimento. In particolare il plauso va a tutti gli studenti che con il loro impegno hanno scrit-to, progettato, raccolto informazioni e selezionato tematiche per il numero di quest’anno, e nel contempo a tutti coloro che a diverso titolo hanno collaborato e portato idee.Mi auguro che la rivista possa contribuire a far conoscere le molteplici esperien-ze didattiche realizzate durante l’anno scolastico.E’ nei nostri auspici, in quest’ottica, continuare a curare quegli ambiti nei quali la scuola si è distinta per capacità innovativa, come il potenziamento dei percorsi curricolari, i progetti di arricchimento dell’offerta formativa, i laboratori pomeri-diani, le gare sportive, i convegni culturali e l’alternanza scuola-lavoro.La prospettiva, quindi, è che questa iniziativa stimoli tutti al confronto, dia vita ad ulteriori occasioni di riflessione e di proposta e concorra a segnare percorsi comuni di condivisione e di crescente responsabilizzazione.In questo spirito la diffusione della rivista non può che creare un clima di entusia-smante partecipazione intorno al nostro importante progetto.Buona lettura!

Il Dirigente Scolasticoprof.ssa Stefania Nardini

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Liberamente

Siamo ai titoli di coda di un anno scolastico che certamen-te non dimenticheremo. L’incredibile serie di eventi che si sono susseguiti da agosto a gennaio lascia degli strascichi

evidenti e ferite profonde. Gli strascichi sono quelli, sotto gli occhi di tutti, della crisi del nostro territorio, che si manifesta sotto molteplici aspetti: quello economico, quello idrogeologi-co, quello, urgente, dell’adeguamento (o ricostruzione) degli edifici lesionati, per permettere alle tante famiglie sfollate di tornare a casa. Le ferite sono quelle emotive, apparentemente già rimarginate e guarite (o quasi) dopo qualche mese, ma in realtà ancora fresche sotto una superficiale serenità. Ci vuole senz’altro meno a rinforzare una parete danneggiata che a rin-saldare le nostre certezze. Il sisma e l’eccezionale nevicata han-no portato a galla quella fragilità che, faticosamente, teniamo a bada ed hanno messo in luce, ancora una volta, la precarietà del nostro essere. Quando, in quella mattina di gennaio, bloc-cati in casa dalla neve, abbiamo di nuovo sentito la terra trema-re sotto i nostri piedi, ci è sembrato troppo inverosimile per es-sere vero, quasi grottesco. E poi anche il blackout, correlativo oggettivo del buio delle nostre anime. Non subito, ma appena sono riuscita a fermarmi a riflettere, mi è venuto in mente Leo-pardi, da poco riletto con i ragazzi di quinta: avevo davanti agli occhi tutte le prove della piccolezza dell’uomo, sperduto in un universo di cui è un elemento come gli altri, impotente davanti ad eventi molto più grandi di lui. Mi è venuta in mente la gine-stra, che sta lì, coraggiosa presenza viva in luoghi inospitali, ma che, da un momento all’altro, potrebbe essere coperta dalla lava, a dimostrare la fallacità delle “magnifiche sorti e progressi-ve”. Ma, per fortuna, abbiamo le risorse per risollevarci e, anche

se con fatica, siamo tornati ad una sorta di normalità. Siamo rientrati a scuola, piano piano abbiamo ripreso il ritmo della consueta attività didattica, anche se con difficoltà, soprattutto perché alcuni ragazzi (e anche docenti) hanno dovuto lasciare la loro casa.In un primo momento ho pensato che non ci fossero le con-dizioni per pensare al giornale, con tutto quello che c’era da fare, da recuperare. Ma l’idea di rinunciare non mi piaceva, so-prattutto sapendo quanto il nostro Preside tenesse a Pegaso. Allora siamo partiti, in pochi, perché l’impegno, purtroppo, spaventa i ragazzi e ora sono qui a presentare questo numero, il 21°, che, su proposta della redazione, non avrà come al solito un tema conduttore, ma spazierà in varie direzioni: oltre all’at-tualità, alla musica e alla cultura, abbiamo voluto inserire una pagina scientifica ed una di psicologia. Nuova anche la sezione delle Curiosità, mentre abbiamo confermato la rubrica delle recensioni e lo spazio dedicato alle attività del nostro Istituto. Nasce così il nuovo Pegaso, che viene alla luce sempre in modo affannoso e concitato, quest’anno ancora di più, con un lavoro febbrile con cui si cerca di riannodare tutti i fili. E a questo pro-posito un ringraziamento speciale va a Eleonora e Alessia, ex alunne, ora brillanti universitarie, che dopo anni ancora dedica-no qualche serata al nostro giornale, con grande disponibilità e generosità. Perché? Forse in nome di quella capacità di “creare legami” che non può non far pensare al Piccolo Principe e al “segreto” della volpe: “Non si vede bene che col cuore. L’es-senziale è invisibile agli occhi”. Per fortuna nella vita c’è anche questo.

Prof.ssa Monica Casaccia

Attualità

L’ i nsostenibile fragilita ’ de ll’e ssere

“Uno scrittore è un mon-do intrappolato in una persona” (Victor

Hugo) e “se ci sono tanti inge-gni quante teste” (Lev Tolstoj), ad ogni mente il suo mondo, il suo fiero eroe romantico, la sua brutale realtà, la sua ra-gione illuminata. Ogni scrit-tore “abita la sua Repubblica delle lettere” (Giuseppe Ian-naccone) con la bandiera del genio e lo stemma dell’unicità. Il genere vigente può variare, ma infondo quale repubblica non è mai stata sogget-ta a prese di potere? Eppure la genialità rimane imperterrita nelle opere, impre-gnando ogni pagina con tratti caratteri-stici, unici e personali.Le leggi sono chiare: tradire i limiti umani, rubare il fuoco agli dei e violare i confini proibiti all’uomo mortale, tutte imprese possibili con un tratto d’inchiostro. L’unico limite è l’immaginazione, “dovunque si me-dita, senza immaginazione ed entusiasmo, si detesta la vita” (Giacomo Leopardi). Lo scrittore non ha catene ma solo ali, gli unici demoni sono intestini, perché, come dice Seneca, “i mali che fuggi sono in te”.“Oltre ad essere bella, la letteratura è libera e con una smisurata capacità di fascinare e

trasmettere le passioni” (Giu-seppe Iannaccone). Voglia-mo davvero perdere tutto questo? Vogliamo lasciare che solo gli obblighi creino un pon-te vacillante per la Repubblica delle lettere e che questa, una volta svolto il compito, si tra-sformi in una città fantasma? Vogliamo perdere tutto ciò che potremmo essere e di-ventare? Perché, ragazzi, “se comprendere è impossibile, co-

noscere è necessario” (Primo Levi) e “fatti non fosti a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Dante Alighieri). Coloro che decidono di costruire un pon-te stabile verso l’universo letterario sono destinatari di occhiate strane e battutine, ma Nietzsche prende le loro parti, dicen-do “coloro che furono visti danzare, venne-ro giudicati pazzi da coloro che non poteva-no sentire la musica”. Perciò, avidi lettori, non abbiate timore di stringere con fierezza i vostri tesori, sfogliate pagine di qualsiasi genere, titolo e autore, perché non è lì che troverete il Valore. Non temete gli autori distanti, “il sole di Omero sorride an-che a noi, uomini della modernità” (Giorgio Ficara), e non vergognatevi neanche di sfogliare titoli banalmente contempora-

nei. In entrambi i casi, non comportatevi come “sordidi peccatori con i loro sordidi peccati” (Oscar Wilde). Voi, che avete il futuro sulle spalle e le promesse di un mondo “migliore”, avete forse timore di ciò che scoprirete, di ciò che cambierà in voi una volta conosciu-to un po’ di più l’ignoto che vi circonda? “La tristezza è causata dall’intelligenza. Più comprendi certe cose e più vorresti non comprenderle” (Charles Bukowski), per-ché “la verità è estranea all’uomo come gli è estranea la morte” (Giorgio Ficara). Ave-re paura dell’ignoto è legittimo, ma “la fe-licità può essere trovata anche nei momenti più bui se solo ci si ricorda di accendere la luce” (J.K. Rowling).“Recuperare il fascino e il piacere della lettura, appassionarsi alle belle storie” (G. Iannaccone): è questo quello che dobbia-mo fare per “acquisire un occhio critico per giudicare il mondo” (G. Iannaccone), per sondare l’ignoto e salvarci dalle nostre stesse paure. Anche se adesso la Repub-blica delle lettere è fredda, buia e deso-lata, presto tornerà un raggio di luce a scaldarla: “anche la notte più buia finirà e il sole sorgerà ancora” (Victor Hugo).

Chaima Baztami 3°ALArianna Cavacchioli 4°CL

La Repubblica delle lettere

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Liberamente Attualità

Alla luce della situazione della nostra Provincia, messa lette-ralmente in ginocchio dal sisma,

dalle nevicate e dalle frane, abbiamo intervistato il nostro Sindaco Maurizio Brucchi e il Presidente della Provincia Renzo Di Sabatino, per parlare delle criticità del territorio e della sicurezza delle scuole.Il 6 aprile 2017 è diventato legge il de-creto riguardante il terremoto, di cui Brucchi si ritiene parzialmente soddi-sfatto. Nonostante ci siano delle age-volazioni finanziarie a vantaggio di chi ha subito i danni, come la sospensione delle tasse, una Carta acquisti sulla base del proprio reddito, sgravi fiscali per le imprese e incentivi per gli adeguamenti anti-sismici degli edifici, il decreto non è sufficiente: mancano la zona franca e alcuni provvedimenti per i comuni. Come sostiene il sindaco “La difficoltà del governo è stata dover fronteggiare quattro regioni con danni estesi”, e per questo è in attesa di un altro decreto.Anche se il governo sembra un po’ lon-tano, le istituzioni stanno collaborando e stanno facendo un buon lavoro. Ad esempio, per risolvere il problema degli sfollati, è stata pubblicata un’ordinanza con la quale il sindaco potrà requisire le case invendute per collocarvi questi ultimi.Di fronte al problema della ricostruzio-ne le province si stanno muovendo con l’ obiettivo di mettere in sicurezza i luo-ghi pubblici dal punto di vista sismico, e come afferma Di Sabatino “Sarà l’occa-sione per ripensare le città e i paesi”. Nel decreto si fa anche riferimento alle verifiche dell’indice di vulnerabilità delle scuole, che sono obbligatorie da marzo 2013. Ci sono 700.000€ disponi-bili per i controlli e dovranno essere ef-fettuati entro il 30 maggio. È probabile che queste risorse non basteranno e infatti la percentuale di verifiche fatte fino ad ora nelle scuole è molto bassa, solo un 5%. A questo proposito chiediamo come mai solo ora, a 8 anni dal sisma de L’A-quila, ci si ricorda di verificare gli edifici scolastici: Il Sindaco risponde che si as-sume la sua parte di responsabilità per questo ritardo, perché si poteva fare meglio e di più, ma è anche vero che i soldi non ci sono, che la legge, para-dossalmente, impone le verifiche ma lo Stato poi non fornisce i mezzi per procedere ad eventuali lavori di ade-guamento o, nel peggiore dei casi, di

costruzione di nuove strutture. È que-sto un tema caldo, tanto che in città, per monitorare la situazione e solleci-tare le istituzioni, si è formato anche il Comitato Genitori per la sicurezza nelle scuole di Teramo, coordinato da Leda Ragas, che si è poi agganciata con il Comitato scuole sicure centro Italia.Riguardo al criterio per la scelta del-le scuole da ristrutturare, si partirà da quelle con l’indice di vulnerabilità più basso. I più critici sono il Comi e l’ ulti-mo piano del Delfico, dove i lavori sono costati circa 1 milione di euro, afferma Di Sabatino.Riferendosi al nostro istituto, ha detto che “i danni del Milli non sono danni da terremoto: ci vuole un progetto per la ri-costruzione della palestra e dell’ audito-rium”. Per quanto riguarda il terzo pia-no, si precisa che è stato chiuso in via precauzionale per problemi legati alle infiltrazioni, ma, ora che sono state rica-vate aule per ospitare i ragazzi che han-no dovuto lasciare le loro classi, si teme che la situazione resti così. Comunque sia l’ obiettivo della provincia non è solo l’agibilità ma anche la sicurezza.Vista la mancanza di fondi per la ristrut-turazione delle scuole abbiamo chiesto come mai non sia possibile utilizzare altre risorse, ad esempio quelle inve-stite negli interventi di riqualificazione urbana di Corso San Giorgio, che non erano così urgenti e prioritari. Ci viene spiegato dal Sindaco che questo non è possibile, perché il denaro che arriva dal Governo o da Fondi europei è desti-

nato ad un progetto preciso e non può essere investito diversamente: sono ca-pitoli di spesa distinti.Sono state fatte tuttavia proposte per i poli scolastici tra cui: l’ ampliamento della scuola D’Alessandro; una scuola sopra il parcheggio San Gabriele per 850 studenti; una nella zona del vec-chio stadio; un altro polo nella zona dell’ex Regina Margherita. Nonostante queste proposte positive, viene da dubitare sulla loro concreta realizzazione vista la scarsità dei fondi, la mancanza di aiuto da parte del go-verno e le altre esigenze a cui bisogna far fronte. Il nostro unico desiderio è quello di poter fare scuola in un luogo in cui i nostri genitori possano saperci al sicuro e in cui noi possiamo fare lezio-ne serenamente. Cercheremo, anche se non è sempre facile, di mantenere un atteggiamento positivo, nella spe-ranza di un cambiamento.

P.S.: l’intervista risale ai primi di Apri-le. E’ di pochi giorni fa la notizia che il famoso “numeretto” che si attendeva, ovvero la soglia minima dell’indice di vulnerabilità, è 1. Questo vuol dire che nessuna scuola o quasi raggiungerà questo requisito (l’esito delle verifi-che dovrebbe essere noto a giugno) e quindi a settembre si ricomincerà in una situazione invariata, perché non ci sono né fondi né il tempo di adeguare le strutture o di farne di nuove.

Naike Rosini e Martina Di Donato 4°BL

Quattro chiacchiere con il Sindaco Brucchie il Presidente della Provincia Di Sabatino

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Attualità Liberamente

“Arriva un momento in cui abbia-mo bisogno di una certa chia-mata, quando il mondo deve

tornare unito.” Queste sono le parole della famosissima canzone “We are the world”, che dal 1985 trasmette un gri-do di sofferenza, di aiuto per i bambini che ancora oggi custodiscono la loro innocente fragilità in un mondo troppo egoista per proteggerli. Andrea Iacomi-ni, portavoce dell’UNICEF, oggi dedica la sua vita al supporto economico, ma so-prattutto morale, ai bambini trascurati dalla negligenza dei “grandi”, che troppo spesso li consegnano ad una realtà vissu-ta sul filo del rasoio.Il suo sostegno, che apparentemente potrebbe risultare dettato da una mora-

lità occasiona-le, si trasforma per lui in un’i-niziativa che lo coinvolge emotivamen-te, tanto da c o n s i d e r a r e questa missio-ne la sua scel-ta di vita. Il suo

compito è, principalmente, quello di dif-fondere la sua testimonianza raccontan-do le esperienze vissute in prima persona per cercare di sensibilizzare le coscienze degli uomini, soprattutto dei giovani, e farli rendere conto di quanto sia grave ignorare l’esistenza di certe situazioni. A tal proposito Iacomini organizza nume-rosi incontri, ad uno dei quali noi, presso l’Università degli studi di Teramo, abbia-mo partecipato attivamente. Ascoltan-do attentamente le sue testimonianze, siamo rimasti inevitabilmente affascinati dalla sua incredibile e coraggiosa ambi-zione, che lo porta a voler soccorrere il maggior numero di bambini possibile, e dalla amorevole passione con cui svolge il suo lavoro, al quale si dedica con tutto se stesso. Così, alla fine dell’incontro, ab-biamo deciso di intervistarlo per scavare più a fondo e per arrivare alle radici del-la sua storia, segnata dalla decisione di seminare e coltivare con cura ciò di cui

c’è bisogno in tutte quelle nazioni che sono considerate ormai senza speran-za. Proprio per questo abbiamo preso l’unanime decisione di riportare esatta-mente le sue parole affinché, proprio come è accaduto a noi, possa arrivare un messaggio diretto, chiaro e forte tale da cambiare interiormente l’erronea con-vinzione che tutto nel mondo vada per il verso giusto.La prima domanda che ci siamo posti, quella che nasce inevitabilmente in mol-ti, è, ovviamente, se fosse stato qualco-sa in particolare a determinare in lui il bi-sogno di aiutare e sostenere i bambini in difficoltà. La sua risposta alla nostra do-manda ha avuto un grande impatto emo-tivo: ciò che lo ha spinto è stato, senza dubbio, vedere il dolore di tanti bambini che hanno circa l’età di suo figlio, così da cambiare radicalmente e letteralmente la sua vita e il suo stato d’animo. Poi è arrivata la consapevolezza delle enormi difficoltà di raccontare e di far conosce-

re la situazione drammatica di questi bambini ignorati dalla stampa, dalle tele-visioni e dal mondo intero, quindi dimen-ticati. E’ evidente che per aiutarli biso-gna stabilire un rapporto con questa in-fanzia generalmente problematica priva di scolarizzazione, di assistenza sanitaria e degradata da condizioni di esistenza ai limiti della  sopravvivenza, quindi è sor-ta un’altra domanda: come si fa a creare una relazione con loro? “L’UNICEF ha un mandato di tipo internazionale di rac-colta fondi per questi bambini fuori dai nostri confini. In termini sostanziali noi

non possiamo operare concretamen-te se non in modo limitato; l’UNICEF, però, è anche incaricata di occuparsi di tutti i bambini nel rispetto della car-ta dei diritti dell’infanzia firmata nel 1989; ed è perciò suo dovere curare in modo particolare l’assistenza e l’ascol-to. Il nostro compito è quello di preme-re sulle istituzioni affinché si abbiano leggi operative sempre migliori e si occupino finalmente anche “dell’infan-zia dimenticata”. Iacomini risponde così alla nostra seconda domanda. L’intervista continua con una domanda relativa alla quantità dei fondi raccolti in Italia, che, dopo una flessione negli anni dell’apice della crisi economica, sono tornati a sa-lire. Tradotto in cifre l’UNICEF nell’anno 2017 ha raccolto circa 60 milioni di euro,

tutti traferiti ai progetti attivati nei 189 Paesi in cui l’associazione è presente e, a tal proposito, Iacomini ci spiega, riguar-do ai canali di informazione, che, a livel-lo istituzionale, l’ UNICEF utilizza i social più conosciuti come Facebook, Twitter e Instagram e, dal momento in cui non possiede una rete televisiva ufficiale, si serve dei canali di Youtube.Il desiderio di Andrea Iacomini, con la nostra ultima domanda, arriva forte e chiaro: “Non restare indifferenti, non girarsi dall’altra parte, ma fermare le immagini dei nostri cellulari che vanno troppo veloci su quelle foto che ritrag-gono la condizione di questa infanzia violata e dimenticata in tante parti del mondo, riuscire a capire cosa procura tutto questo dolore a questi bambini. Viviamo in un’epoca storica straordinaria, ci sono 50 milioni di bambini che vivono in condizioni difficili, di cui 28 milioni in tea-tri devastati dalla guerra. Il grido più forte che adesso mi sento di levare è quello di non restare indifferenti, perché, oggi come oggi, l’indifferenza è un crimine contro l’umanità.”

Manila Nustriani, Eliana Mariani, Alessia Di Giuseppe, Giorgia Tatiana

Sarmiento Gomez 3°AES

We are the world, we are the children

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150 m i l i o -ni di c h i l o -

metri corrono tra la Terra e il Sole; 8 minuti è il tempo impiegato dalla luce solare per giungere fino a noi. Il Sole è tra le stelle più vicine al nostro “granel di sabbia, il qual di ter-ra ha nome” (Giacomo Leopardi) e ogni volta che ne osserviamo la luce, stiamo guardan-do com’era nel vicino passato di 8 minuti fa. Sirio, la stella più luminosa nella vol-ta notturna, della costellazione Cane Maggiore, dista 7 anni luce dalla Terra: la sua luce viaggia sette anni per mo-strarsi nelle nostre notti. E se stessimo osservando una stella più distante, il

tempo sarebbe ancora più dilatato, la luce ancora più antica. Il firmamen-to galeotto, musa di poeti e di amori, è un riflesso del passato, di stelle che percorrono il tempo per toccarci con la loro luce. L’oggetto più distante mai

osservato si trova a circa 13,4 miliardi anni luce: l’immagine osservata risale a quando l’univer-so aveva solo il 3% degli anni che ha oggi. È plau-sibile anche che alcune stelle tutt’ora visibili nella cupola notturna in realtà non esistano più, ma noi ne vediamo an-cora la luce per il tempo che questa impiega a raggiungerci, “come sia-mo ancora raggiunti dalle radiazioni di grandi uomi-ni morti secoli fa” (Khalil

Gibran); ci sovrasta il passato, dinanzi al quale siamo astri fuggenti diretti verso il tramonto delle nostre notti, contem-pliamo lumi che ci richiamano alla luce dalle fauci nere di Crono.

Chaima Baztami 3°AL

Tempo e spazio

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Liberamente Curiosità

“Non esiste grande genio senza una dose di follia” (Ari-

stotele), e lo dimostrano alcune strambe abitudini di menti brillanti che testi-moniano una peculiare de-vozione alla propria indole conoscitiva e ambizione. Si pensi, ad esempio, a Leonar-do Da Vinci, Napoleone Bo-naparte, Benjamin Franklin, Thomas Edison, Nikola Tesla, tutti accomunati dalla prati-ca, detta sonno polifasico, di dormine più volte nel corso della giornata, alternando periodi di veglia a brevi pe-riodi di sonno. In particolare, Da Vinci era solito riposare per 20 minuti, dopo ogni 4 ore di veglia, così da avere 6 momenti di riposo nell’arco della giornata, nello specifi-co 120 minuti di sonno e 22 ore di veglia per essere produttivi. Lo scrittore francese Honoré de Balzac consumava eccessive quantità di caf-

fè, e dalla biografia “Balzac” di V. S. Pritchett pare ne abbia bevute ben 50.000 tazze nel corso della sua vita.

E nonostante tutto questo trangugiare caffè avesse por-tato, comprensibilmente, a dolori di stomaco e pressione alta, per Balzac con il caffè “le idee avanzano come battaglioni di un grande esercito sul campo di battaglia; (…)i pensieri genia-li e subitanei si precipitano nella mischia come tiratori scelti”. Demostene, grande oratore ateniese, tendeva involonta-riamente ad alzare la spalla quando parlava e per correg-gere questo suo difetto utiliz-zava una spada, sospesa sopra di lui all’altezza della spalla, mentre recitava i suoi discorsi, così da evitare il gesto inde-siderato, per paura di essere infilzato. Insomma, il genio vive tra un’abitudine singolare e l’altra, nutrito anche dal de-siderio di non scivolare nel ba-nale o peccare di mediocrità.

Chaima Baztami 3°AL

Abitudini geniali

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Il poeta della drammatica sentenza “è funesto a chi nasce il dì natale”, l’uomo che interroga la “diletta luna”

e naufraga nell’infinito, Giacomo Le-opardi, era affetto da una malattia cronica oggi nota come spondilite anchilopoietica giovanile: questa la diagnosi di Erik Sganzerla, docente di neurochirurgia all’università Bicocca di Milano. Il dottor Sganzerla è arrivato a questa diagnosi attraverso uno studio approfondito delle epistole e dei do-cumenti risalenti al tempo di Leopardi. Si tratta di una patologia cronica che reca vari sintomi, tra cui deformità scheletrica, disturbi visivi e gastroen-terici, spossatezza, ipersensibilità alle variazioni climatiche e insufficienza cardiorespiratoria. La patogenesi di questa malattia, le modalità con cui insorge, non sono ancora oggi ben

comprese; colpisce soprattutto il ses-so maschile, nelle articolazioni sacroi-liache, la zona cervicale e dorsale della colonna, gli occhi e gli intestini, ed ha un andamento fluttuante, con periodi di acutizzazione dei sintomi e periodi di attenuazione. Oggi la malattia vie-

ne trattata con fisioterapia, farmaci antinfiammatori ed, eventualmente, interventi chirurgici ortopedici, ma, al tempo di Leopardi, la malattia era sconosciuta e, di conseguenza, non vi erano farmaci per tenere i sintomi sot-to controllo. Appare quasi spontaneo domandarsi se, nel caso di Leopardi, la spondilite anchilopoietica giovanile non abbia recato un sintomo ulterio-re: la sua attività letteraria. Senza gli affanni fisici che lo hanno costretto ad una vita solitaria, Leopardi avrebbe scritto tutto ciò che lo ha reso uno dei più grandi poeti italiani? Perché dalla solitudine emerga arte, la solitudine deve ispirare un artista: non è la malat-tia ad aver reso Leopardi un poeta, è Leopardi ad aver tramutato il suo male in poesia.

Chaima Baztami 3°AL

Non vigono regole nel mondo dei versi. I poeti invitano le pa-role ad esibirsi in danze retori-

che, ed un passo è la sinestesia: sensi e percezioni inseguono echi che non

appartengono loro. Ma la sinestesia è anche un reale fenomeno neurolo-gico, una danza di neuroni, un ballo fiabesco tra regni cerebrali vicini e, proprio come in poesia, le percezioni si uniscono in valzer bizzarri. Sineste-ti è il nome dato a chi vive quotidiana-mente questo fenomeno suggestivo, a chi, ad esempio, identifica le lettere o i numeri con il colore di cui appaio-no dipinti, persone per cui la luce del sole può evocare il sapore del miele, una canzone tingersi della notte o una voce profumare di peonie. “Come echi che a lungo e da lontano tendono a un’unità profonda e buia grande come le tenebre o la luce i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi” (C. Baude-laire, Corrispondenze, da Les Fleurs du Mal); l’ordinario è gravido di poe-sia, dalle sinapsi dei neuroni-poeti ai versi degli uomini-poeti. La vita stessa diventa una sinestesia tra la poesia e il poeta, il neurone danzante e la sua mente; la memoria è una piccola ma-

deleine: ad ogni morso il suo valzer bizzarro.

Chaima Baztami 3°ALLe opere in foto sono di Jack Coulter,

giovane artista sinesteta di Belfast

Il male del “Solingo augellin”

Una sinestesia tra scienza e poesia

Curiosita’ Liberamente

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Ammettetelo: an-che voi, almeno una volta nella

vita, vi siete ritrovati, da soli o con gli amici, ma-gari ad un comunissima festa o a un karaoke, ad ascoltare o, nel peggiore dei casi, a cantare a squar-ciagola sulle note di “Ma il cielo è sempre più blu” o “Gianna” o altre notissi-me canzoni del famoso cantautore calabrese. Ma quanti di voi cono-scono davvero il signi-ficato celato dietro alle sue parole apparentemente leggere e spensierate? Probabilmente pochi, ma ciò è comprensibile, poiché al giorno d’oggi si attribuisce molta più impor-tanza alla musicalità piuttosto che al valore profondo che l’autore cercava di trasmettere. Rino Gaetano, infatti, utilizzava le proprie parole come stru-mento di denuncia sociale attraverso l’ironia, il nonsense e i paradossi, per esprimere i propri pensieri e contestare in maniera esagerata gli aspetti negati-vi della realtà in cui viveva. Nella can-zone “Mio fratello è figlio unico”, ad esempio, l’originalità del paradosso è un espediente utilizzato per esprimere il concetto di emarginazione, che, nella sua complessità, avvolge una serie di condotte in contrasto con la normalità e il ritualismo dell’uomo medio, giudi-cate quindi “diverse” e per questo da escludere. Nel testo ne vengono citate alcune, come ad esempio “mio fratello è figlio unico perché è convinto che nell’a-

maro benedettino non sta il segreto del-la felicità, perché è convinto che chi non legge Freud può vivere cent’anni, perché è convinto che esistono ancora gli sfrut-tati malpagati e frustrati”, per far capire il suo modo di pensare e di agire indi-viduale e indipendente dalla schiavitù del conformismo di massa e della moda del momento seguita da molti, spesso solo per il bisogno di essere accettati. Viene presentata, dunque, una società che, legata al pensiero e alle abitudini più comuni, è incapace di accogliere e accettare il diverso solo perché non ri-spetta i canoni di ciò che è considerato “normale”.I temi che il giovane Rino sceglie di can-tare spesso sono argomenti importan-ti, che vengono denunciati con ingan-nevole semplicità, nascosti tra le righe di testi apparentemente leggeri.Questo è riscontrabile in maniera pale-se in molti testi, soprattutto in “Berta filava” e in “Nun te reggae piu”, dove vengono smascherati fatti realmente accaduti di cui lui era a conoscenza, ma che dovevano rimanere nascosti. Non tutti sapranno che nella prima, infatti, Rino denuncia lo scandalo di Lockhe-ed, azienda aerea americana che vide protagonisti il fondatore Robert Gross detto “Bert” (da cui deriva il titolo del-la canzone), i ministri Mario Tanassi e Gino Gui, rinviati a giudizio, e citati nella frase “e nasceva il bambino che non era di Mario e non era di Gino”. Tut-to ciò mette in luce la corruzione che coinvolgeva l’aeronautica italiana, che ricevette pressioni per adottare velivoli provenienti dalla casa Americana. Nella seconda, invece, “Nun te reggae più”, si svela un fatto di cronaca nera: l’omici-dio di Wilma Montesi. L’autore ricorre ad una serie di indizi citando la spiag-

gia di Capocotta (il luo-go del delitto), il sangue blu (che rappresenta la nobiltà colpevole dell’o-micidio), le auto blu (che rappresentano i palazzi romani sedi del potere), i ladri di stato (poiché sono responsabili della morte della giovane donna), gli stupratori (perché la ra-gazza è stata molestata prima di perdere la vita). Inoltre è rilevante lo spi-rito di libertà e di leg-gerezza con cui riferiva questi fatti citando espli-

citamente anche i nominativi e nascon-dendo, dietro il suo apparente umori-smo, questioni di grandissima serietà e importanza. Il significato latente dei suoi testi era facilmente compreso da-gli ascoltatori dell’epoca in cui viveva. Oggi questo, sfortunatamente, non accade più ed è un peccato, poiché i suoi temi non muoiono mai: l’emargina-zione, la povertà, la corruzione denun-ciati dall’autore sono riscontrabili nella società odierna, anche se in circostanze diverse. Oggi l’emarginazione è subita da ognuno di noi molto spesso anche per cose futili, basta davvero poco, un parere diverso o un comportamento insolito, ma anche il modo di vestire o di parlare, qualsiasi cosa è un’ occa-sione buona per escludere colui che è considerato diverso dalla società che lo circonda, stabilendo con falsa autorità cosa sia giusto o sbagliato. Altro tema la povertà, non riferibile esclusivamen-te alle condizioni economiche, ma pre-sente in molti individui che considera-no la ricchezza in maniera sbagliata: il povero è colui che, povero di cuore, è convinto, erroneamente, che la vera ric-chezza stia in ciò che si possiede e non nell’animo. Infine la corruzione, una vera e propria malattia della società, poiché ancora oggi, nonostante la con-sapevolezza acquisita, viene più consi-derata la raccomandazione che la meri-tocrazia. Questi problemi sono sempre esistiti e sempre esisteranno fino a che si ignoreranno i messaggi di chi, come Rino Gaetano, urla con tutte le sue for-ze, anche rischiando la propria vita, per lanciare un grido di denuncia contro queste ingiustizie, mai prese abbastan-za seriamente per poterle sconfiggere.

Eliana Mariani, Manila Nustriani 3°AES

Rino Gaetano vive ancora?

Liberamente Cultura

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Il tema che abbiamo voluto trattare in un sondaggio re-alizzato attraverso un que-

stionario è, a nostro parere, ancora di grande attualità: il rapporto dei giovani con la religione. In particolare, aven-do a disposizione un ampio campione qui nel nostro isti-tuto, ci siamo interessate ai nostri compagni. Essendo la religione un argomento poco trattato, e un tabù per molti ragazzi, i quali spesso non si chiedono il perché di determi-nate questioni, sono sorte in noi alcune domande: nel mon-do odierno, dove i pensieri viaggiano alla stessa velocità di Usain Bolt e nella nostra generazione in preda ad una crisi di valori, vale ancora la pena parlare di religione? C’è ancora nell’animo di noi ragazzi un’au-tentica voglia di professare la nostra religione, oppure ciò che resta è solo una religiosità imposta dalla monoto-na educazione familiare e sociale? In che misura è diffuso l’ateismo? Proprio queste sono alcune delle do-mande alle quali volevamo dare una risposta meno astratta e per così dire più documentata. Da qui l’idea di pre-parare, con il prof. Morganti, un que-stionario di poche domande a rispo-sta multipla, da somministrare ad un gruppo campione sufficientemente articolato ed ampio (100 alunni tra i 15 e i 18 anni, sia maschi che femmine, dei vari indirizzi scolastici) che ci for-nisse una vasta panoramica delle varie sfaccettature del mondo giovanile, nel caso specifico dei nostri coetanei pro-

venienti da tutta la Provincia. I risultati che abbiamo ottenuto dimo-strano una tendenza in atto special-mente nel Nord-Europa, riscontrabile anche nei nostri compagni, i quali con-fermano una crescente disaffezione per la religione, che spesso sfocia in forme dichiarate di ateismo, un dato abbastanza sorprendente se si consi-dera che il territorio abruzzese è an-cora saldamente legato alle sue tradi-zioni. Passiamo a qualche dato più specifico: emerge dall’indagine che una buona metà del campione non partecipa più ad alcun rito religioso, mentre solo un 33% ancora vi partecipa attivamen-te. Ancora più evidente è il dato suc-cessivo, da cui risulta che solo un 10% circa è praticante in modo integrale,

il 35% è un praticante saltuario e il ri-manente è non praticante. Dalle suc-cessive domande si evidenzia che, tra i credenti, la maggior parte crede per convinzione, ma un 28% per pura abi-tudine. Inoltre, riguardo al rapporto tra Religione e Scienza, i credenti sono orientati a credere con dei limiti posti dalla scienza, o a ritenere inconciliabi-li le due materie. Sono i genitori che nel 65% dei casi ci indirizzano verso un cammino religioso, ma un 23% del campione si professa agnostico, per lo più attribuendo alla religione solo una funzione consolatoria.Infine, altro dato sociologicamente interessante, è che solo il 65% del campione si professa cattolico, il resto aderisce ad altre confessioni.Dal quadro tracciato possiamo trarre delle conclusioni generali: il rapporto tra i giovani teramani e la tradizione, ancora fortemente presente nel terri-torio, sembra indebolirsi ed è evidente che anche una piccola società come quella teramana si va globalizzando, come testimonia la presenza più forte di altre religioni. Occorrerebbe chie-dersi quanto la scolarizzazione abbia influito sulle posizioni critiche dei gio-vani verso la religione.

Alessia Di GiuseppeGiorgia Tatiana Sarmiento Gomez

3°AES

Religione Off line

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Cultura Liberamente

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Se fossero stati coevi, Dante avrebbe probabil-mente condannato alla

“piova etterna” del terzo cer-chio infernale anche un altro grande dell’Olimpo letterario italiano, Giacomo Leopardi. È risaputo che il poeta mar-chigiano fosse estremamente goloso, ma anche affetto, tra le tante patologie di cui soffri-va, di diabete. E studi recenti accusano della sua prematura dipartita un chilo e mezzo di confetti di Sulmona, quantità ideale per indurre un fatale coma diabetico. E insieme all’autore di “A Silvia”, avremmo po-tuto trovare tra le “ombre che adona la greve pioggia” anche l’autore dell’Atto di Supremazia, il “golden boy”, Enrico VIII, l’ingordo e obeso fondatore della Chiesa anglicana, terribilmente ghiot-to di carne, tanto che neanche la gotta acuta di cui soffriva riusciva a tenerlo lontano dalle sue quotidiane abbuf-fate. Se le mode vegetariane fossero state in voga alla sua epoca, è probabi-le che, oltre a perseguitare i cattolici e ordinare l’esecuzione delle mogli, oggi ricorderemmo il monarca inglese per aver bandito dal regno i vegetariani. E cosa avrebbe fatto ai vegani, possiamo solo immaginarlo. Ma d’altronde, chi

meglio di sovrani e facoltosi aristocra-tici poteva consacrare il proprio ozio all’atto di cedere felicemente all’in-gordigia? Oggi non serve il patrimonio di un aristocratico per banchettare con cibi non proprio genuini: golosi, potete compiere libagioni in onore dei fondatori di McDonald’s, Enrico VIII l’avrebbe fatto sicuramente. Quella attuale è l’epoca dei capricci istanta-neamente soddisfatti, non ci sono sfizi che il consumismo non possa togliere, garantiscono le pubblicità. “La società consumistica ha bisogno di uomini de-boli, e perciò lussuriosi” diceva Pasolini, se le propagande commerciali sono così efficaci, caro Dante, “sommettere

la ragion al talento” è diventata un’abitudine, siamo una società di incontinenti affamati di mode e pronti a inseguirle ovunque ci portino. Eccoci, quindi, nell’epo-ca dei trend, e tutti aderiamo, abbagliati dal fascino delle mas-se omologate. Acquistiamo la popolarità dell’oggetto prima della sua funzionalità, chi si ri-corda più dell’utile... fuori moda, obsoleto, non è accattivante come lo smartphone di ultima generazione. E tornando al cibo, si mangia ciò che la moda mette in tavola, dalle diete crudiste ai regimi miracolosi per perdere

peso, con largo spazio a cibi dai nomi impronunciabili. Questo è un tempo singolare, caro Dante, ben documen-tato dai selfie e dai tweet. Altro che “removere viventes in hac vita de sta-tu miseriae”, qui urge salvarsi da “hac vita de abusu”. “Si sta come d’autun-no sugli alberi le foglie”, afflitti dalla precarietà dell’essere, ignari di come orientarsi tra i propri gusti, e aspettan-do che la prossima moda riveli la retta via. Consumatori addestrati ad essere sempre insoddisfatti, mano pronta sul portafoglio, occhio allo spot pubblici-tario più accattivante, questo è il far west del consumismo.

Chaima Baztami 3°AL

Una societa ’ di i nconti n entiLiberamente Società

A proposito di Dante....Nel mezzo del cammin di nostro studiomi ritrovai per una scuola oscurache la diritta via era smarrita.Io non so ben ridir com’io v’intraitant’era pien di sonno a quel puntoche il buon senso abbandonai.Ma poi ch’i fui all’ultim anno giunto, là dove terminava esto aspro Liceo, guardai lo mese di nome Giugno e vidi le sue spallevestite già de’ raggi della maturità che mena dritto altrui per ogne Università.Ma per trattar del ben ch’i vi trovaidirò de l’altre cose ch’i v’ho scorte.Ed ecco, quasi al cominciar d’esto Liceouna pecora pesante e pigra molto, che di pel riccioluto era coverta;e non si partia dinanzi al libro

anzi ‘mpediva tanto il mio impegnoch’i fui per sonnecchiar più volte volto,sì ch’a disperar m’era cagionel’ora sì lungi dalla ricreazionee ancor m’apparve un roditore.Questi parea che contra me venissecon la testa bassa e modesta famesì che un sol sei potea saziare.Ed una volpe che di tanti inganni sembiava carca ne la sua scaltrezzae molti docenti fe’ già viver grami, questa mi indusse tanto in tentazionecon l’arguzia ch’ uscia di sua vistach’io perdei la speranza di studiare.

To be continued…l’anno prossimo, con l’Inferno dei professori!

....noi ragazzi della redazione ci siamo divertiti a “riscrivere” qualche verso del canto I….

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Società Liberamente

“Guai a voi, anime prave! ”

Mo

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È da quando un bambino è ancora in fasce che viene messo sotto una campana di vetro dai propri genitori. Certo l’idea che ci sarà

sempre qualcuno a cui fare riferimen-to e che ti proteggerà sempre è a dir poco poetica. Ma quando la protezio-ne diventa troppa? E quando troppo poca?Prima l’obiettivo di un genitore era insegnare al proprio figlio dei valori e dargli i mezzi con cui affrontare la vita. L’educazione era molto più severa, ba-sti pensare a come sono cresciuti i no-stri nonni: c’erano regole precise da seguire e comportamenti da assumere in determinate situazioni, e se non ti attenevi a questo ti aspettava “la cin-ghia”. Figuriamoci se potevano essere ammessi i capricci! Sembra una vita fatta di restrizioni, ma guardandoli oggi forse verrebbe da pensare che prima le cose andavano meglio.Gli anni sono passati e la severità è andata fuori moda, perché al giorno d’oggi “è meglio regalare a mia figlia una collana di Tiffany che dovermi sorbire il piagnisteo se le dico no”.Meglio accontentare un capriccio che combattere con la testa dura di un adolescente?Riconosciamolo: siamo duri da gestire. È vero che spesso è meglio darci il con-tentino per evitare problemi, ma que-sto non vuol dire che lo si debba fare.Marcello Marcellini, dirigente psico-logo di medicina penitenziaria alla Asl di Teramo, lavora con ragazze e ragazzi tutti i giorni. Essi si trovano in brutte situazioni ed hanno un passato diffi-cile, spesso vanno alla ricerca di un’at-tenzione che è mancata, e giorno per

giorno il dott. Marcellini si rende conto dell’enorme effetto che hanno i geni-tori sui figli. Allo stesso modo, però, si è convinto che “ormai mettere dei veri e propri limiti è diventato un problema”, perché si cede alla voglia di voler sod-disfare un desiderio che si converte in materialismo nudo e crudo. Secondo lui un genitore che non mette dei paletti non è percepito dal ragazzo come un modello in cui identificarsi, senza con-tare che per l’adolescente di oggi l’a-dulto è molto contraddittorio, perché non c’è coerenza tra quello che dice e quello che fa. L’istanza morale dev’es-sere interiorizzata, e questo avviene più con l’esempio che con le parole; se ciò non si verifica, essa non attecchisce. Non funziona neanche la “morale diffu-sa”, ovvero l’adattamento della morale ai vari contesti da parte dell’adulto: l’a-dolescente si disorienta e non riesce ad identificarsi. Guardando il lato più drastico della si-tuazione, il dott. Marcellini afferma che c’è una decadenza generale della fi-gura dell’adulto; un ragazzo che non ha un modello di identificazione manca di un processo di difesa necessario e ciò lo porterà molte volte ad essere ag-gressivo. Ma questo, seppur importan-te, potrebbe non corrispondere al quo-

tidiano di molti. È, però, la realtà di un numero elevato di adolescenti, che hanno in comune un cammino analogo: il disagio sfocia nella costruzione di un’iden-tità negativa. Qualche dato: su 40.000 denun-ciati minorenni solo 400 vengono reclusi (si parla di carcere residuale, ov-vero lasciato come “ulti-

ma spiaggia”), mentre gli altri affronta-no un percorso di recupero, sostenuti da famiglia e servizi sociali, che si fonda su un processo di responsabilizzazione e consolidamento dell’autostima. Ma è sbagliato pensare che queste rea-zioni nascano dal conflitto con i genito-ri: esso è necessario e naturale, guai a reprimerlo, ma dev’essere seguito dalla “composizione” del conflitto, da cui do-vrebbero nascere nuove soluzioni.Il genitore vuole che suo figlio sia feli-ce e spesso crede che un suo no venga percepito come una cattiveria dall’ado-lescente, ma questo lo spiazza e lo ren-de insicuro. Più le generazioni passano e più questa insicurezza si trasforma in una flessibilità quasi eccessiva delle re-gole stabilite all’interno della casa. L’a-dolescente non si rende conto che i no,

da quelli più importanti a quelli meno, non sono frutto di una malevolenza nei loro confronti, anzi devono essere co-struttivi. Se un ragazzo non lo realizza, non sarebbe compito almeno del ge-nitore capirlo? Mamme, papà, non do-vreste aver timore di usare il pugno di ferro ogni tanto, è così che si costruisce la personalità di un ragazzo.Insegnare ad accettare determinate regole, capire che un rifiuto non è la fine del mondo, comprendere che ci sono valori più importanti di un paio di scarpe firmate, queste sono le basi che i vostri figli useranno per affrontare la vita. La collana di Tiffany si romperà, le scarpe si consumeranno, ma accettare un rifiuto e avere rispetto del più gran-de sono cose che rimarranno sempre con loro, se qualcuno provasse ad inse-gnargliele.

Arianna Cavacchioli 4°CL

Parenta l Advisory:meglio a ccontenta re u n capriccio che combattere u n adole scente?

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Liberamente Psicologia

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“Extraterrestre vienimi a pi-gliare, voglio

un pianeta su cui ri-cominciare” cantava Eugenio Finardi in una sua celebre canzone, e sono molte le per-sone che grazie alla recente scoperta della Nasa, come lui, hanno sognato di intrapren-dere un viaggio per un pianeta sconosciuto e abitabile.Mercoledì 22 Febbraio 2017, infatti, la Nasa ha annunciato la scoperta del sistema planetario della stella Trappist-1, che comprende ben 7 esopianeti rocciosi simili alla terra, di cui 3 potrebbero persino ospitare la vita poichè situati nella fascia abitabile del loro sistema.Tuttavia, per essere sicuri della loro abitabilità, bisognerebbe studiare la composizione della loro atmosfera, ma con i mezzi attuali questo non è possibile, e per farlo dovremo quindi aspettare l’uscita del potente tele-scopio di ultima generazione chiama-to ‘James Webb’, che sarà pronto fra qualche anno.Questi 7 pianeti hanno preso il nome della loro stella di riferimento Trap-pist-1 con l’aggiunta di una lettera, in ordine alfabetico da B fino ad H.Il nome Trappist è l’acronimo in in-glese di Transiting Planets and Pla-netesImals Small Telescope che in italiano vuol dire “Piccolo telescopio per pianeti e planetesimi in transito” ed è il telescopio belga, situato sulle

montagne cilene, attraverso il quale sono stati scoperti questi pianeti.La stella principale, Trappist-1, è una nana rossa (ovvero un tipo di stella piccola e fredda, con una colorazione fotosferica gialla/arancione) relativa-mente giovane, poichè la sua forma-zione risale a 500 milioni di anni fa ed è distante circa 40 anni luce dalla terra.Il suo diametro è circa 11 volte quello della terra e la sua massa è pari all’ 8% di quella del sole: è quindi meno calda di quest’ultimo, perciò, nonostante le orbite dei 7 esopianeti siano mol-to più strette rispetto a quelle della terra, il loro clima non è incompatibile con la vita.L’acqua allo stato liquido potrebbe essere presente in tutti e 7 i pianeti, anche se in quantità differenti a se-conda della loro temperatura.Trappist-1b, c e d sono troppo caldi e Trappist-1h è troppo freddo per avere grandi quantità d’acqua allo

stato liquido ne-cessaria per l’abi-tabilità, dunque i tre pianeti che forse potrebbero essere considera-ti abitabili sono Trappist-1e, f e g.Ultimamente si è molto parlato di questi sette eso-pianeti, ma forse non tutti sanno che i pianeti ex-trasolari indivi-duati fin’ora sono più di 3.200, e al-

lora perchè l’annuncio degli ultimi 7 ha fatto così scalpore se come loro ce ne sono molti altri? Semplicemente perchè solo una doz-zina fra tutti hanno caratteristiche simili a quelle della terra e 7 di essi sono pro-prio quelli del sistema Trappist-1.Recentemente però, purtroppo per chi spe-rava di trovare nuovi amici extraterrestri, un team di scienziati

dell’Università Loránd Eötvös di Bu-dapest ha disintegrato ogni tipo di speranza di trovare vita nel sistema di Trappist-1.Infatti, al contrario di quanto affer-mato in precedenza dalla Nasa e poi dai giornali di tutto il mondo, gli stu-diosi ungheresi sono convinti che la nana rossa Trappist-1, trattandosi di una stella molto giovane, distrugga completamente le atmosfere dei suoi pianeti con intensissime tempeste magnetiche. Comunque sia la Nasa per adesso non smentisce e non conferma quan-to detto, e la voglia di saperne di più su questi pianeti diventa sempre più grande, tanto quanto la distanza che da essi ci separa e che purtroppo con-tinuerà a separarci, perchè la scienza non ha ancora trovato un modo per accorciare le distanze. Con veicoli spaziali come lo Space Shuttle, che viaggia a 28.160 km/h, impiegherem-mo un milione e mezzo di anni per raggiungerli, però chissà, magari un giorno riusciremo a ricorrere ai ponti di Einstein-Rosen o Wormhole, che in parole povere sarebbero dei tunnel spazio-temporali capaci di permet-terci di viaggiare da un punto all’altro dell’universo molto distanti fra loro e potremmo finalmente scoprire la ve-rità su questi misteriosi pianeti.Ahimè, per ora questo accade solo nei film di fantascienza e noi comuni mortali possiamo solo sognare o al massimo guardare da lontano Trap-pist-1 nella costellazione dell’Acqua-rio.

Marco Marziale3°AL

Una scoperta stella re

Scienze Liberamente

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“Il Bambino di Noè” di Eric Emanuel SchmittBelgio, 1945. Schmitt ci porta nel perio-do in cui nascondersi era sopravvivere, in cui una cultura ha cercato di distrugge-re l’altra, in cui nonostante tutto ci sono state anime forti e coraggiose che noi oggi chiamiamo eroi.Basatosi su una storia vera, Eric mette sul mercato letterario un racconto pri-vo di fronzoli, crudo. Villa Gialla, un col-legio-orfanotrofio, è il nostro rifugio, e padre Pons il nostro eroe.

Qui arrivano bambini resi orfani dalla guerra che sperano di trovare una famiglia ed essere adottati: uno di questi è Jose-ph, ebreo, diverso dagli altri ma non quanto crede. Il collegio di Villa Gialla è un collegio cristiano, ma in sé racchiu-de molti segreti. Joseph scoprirà presto di non essere l’unico bambino ebreo del gruppo, e si avvicinerà sempre più a padre Pons - anche lui custode di segreti pericolosi.È una storia così denudata da abbellimenti inutili che inevita-bilmente porterà il lettore sulle montagne russe delle emozio-ni; coinvolgente, sorprendente e a tratti strappalacrime, non si potrà non leggere questo libro tutto d’un fiato.

Arianna Cavacchioli 4°CL

“Adesso” Emma MarroneCertificato disco di platino per ben 2 volte con più di 100.000 copie vendu-te, 3 singoli di platino ed uno d’oro su 5 estratti, un tour nei palazzetti più importanti d’Italia con tanto di doppia data al Mediolanum Forum di Assago, questo è nei fatti ‘Adesso’, l’ultimo al-bum di Emma Marrone.In questo disco la cantante salentina ha messo tutta se stessa, come autri-

ce, musicista, interprete e produttrice, vantando anche colla-borazioni con artisti del calibro di Giuliano Sangiorgi ed Ermal Meta.Vi sono ballate melodiche e groove elettronici, e la qualità delle tredici tracce che lo costituiscono denota la grande cre-scita artistica di Emma negli ultimi anni.Ogni canzone racconta una storia che merita di essere ascol-tata, ma le più significative dell’album sono senza alcun dub-bio ‘Per questo paese’ e ‘Argento Adesso’. La prima è un ritratto dell’Italia dipinto da due ragazze di trent’anni e dà voce alla voglia di cambiare tutto ciò che non va, trattando temi di at-tualità molto forti fra i quali, tanto per dirne uno, l’omofobia.La seconda, invece, mira ad eliminare un tabù molto comune: è di una donna lo sguardo che descrive un atto sessuale, per-ché sì, le donne possono parlare di sesso senza essere viste come poco di buono.Emma, da donna “tosta” quale è, non ha avuto paura di af-frontare temi difficili, incurante dei pregiudizi; con quest’al-bum ha dimostrato davvero quanto vale.

Marco Marziale 3°AL

“Amore, Lavoro e altri miti da sfatare”Lo Stato Sociale

17 Aprile 2017: il terzo disco dello Stato Sociale esiste.Il gruppo elettro-pop bolognese ha giocato molto con la curiosità dei fan, da tempo ormai i profili social della band erano tempestati di brevi stralci, piccole poesie con la ricorrente didascalia “questa canzone ancora non esiste”.Ammirate per la loro poeticità dal-la maggior parte delle persone,

queste frasi sono diventate per assurdo una sorta di rituale conformistico, al punto tale che, più che il significato, è la no-torietà ad essere apprezzata.In realtà lo Stato Sociale è ben altro: dietro questi incredibili giochi di parole si nascondono significati piuttosto profondi. Questo disco, composto da 10 pezzi, si apre con “60 milioni di partiti”, brano in cui l’umanità viene presentata come schiava dei soldi, schiava del tempo e della moda del momento; un’u-manità che sta perdendo sempre di più il significato dei veri valori, considerati ormai “miti da sfatare”.Lo stato sociale propone una visione dettagliata della realtà delineando i punti deboli e le fragilità dell’uomo, primo fra tut-ti l’amore, ormai vissuto in maniera piatta e annoiata da chi è alla ricerca di un pretesto per occupare il tempo. Con “Amarsi male”, dietro un apparente romanticismo, Lo Sta-to Sociale ci racconta un amore diventato bene di consumo, schiavo del tempo e dalla monotonia della vita.

Eliana Mariani 3°AES

“Colloqui con se stesso” di Marco AurelioPuò intimidire un autore così distante nel tempo e nella persona, non un uomo co-mune, ma un imperatore. Tuttavia, questo libro non è un tomo spaventoso, un tratta-to sul governo di Roma o sulle arti belliche, ma sono riflessioni e pensieri formulati da un uomo che si spoglia della toga imperia-le per vestire gli abiti ancora più autorevoli del pensatore. Marco Aurelio credeva nel potere del pensiero alto che risolleva dallo sconforto, tanto da far dipendere la felicità,

nelle sue riflessioni, dalla qualità del nostro pensiero; non sia-mo mai del tutto vinti dai fardelli che collezioniamo vivendo, se la nostra mente non lo è. Marco Aurelio ha fiducia nell’universo e nella razionalità dei suoi piani per ognuno di noi, ci invita ad alzare lo sguardo verso le stelle ed immaginarci in corsa con loro verso l’orizzonte. Per l’imperatore, non c’è tempo da de-dicare a ragionamenti astratti sul significato dell’uomo giusto, ci viene concesso solo il tempo necessario ad esserlo. Non ci sono mostri da temere, o dolori che meritino lacrime, è tutto nella nostra percezione, nel pensiero che tinge dei suoi colori lo spirito. Quella di Marco Aurelio è l’intramontabile saggezza classica che gioverebbe anche all’uomo contemporaneo; le sue sono parole confortanti che ci concedono una sola paura: non la morte, ma andarsene senza aver mai vissuto.

Chaima Baztami 3°AL

LIBRI...

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Criticamente

DISCHI

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...FILM

...SERIE TV

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“Will Hunting: Genio Ribelle”di Gus Van Sant1997, Boston. Matt Damon è Will Hun-ting, giovane che vive la sua vita da bul-letto di strada con piccoli crimini alle spalle come addetto alle pulizie al Mas-sachusetts Institute of Technology. Il ragazzo passa molto tempo con i suoi amici, considerati da lui la sua unica fa-miglia, uscendo la sera per frequentare i pub della città e svagarsi. A Will piace fare baldoria ma, nel tem-po libero, si dedica anche alla lettura

di libri di qualsiasi genere, per apprendere quante più nozioni possibile. Un giorno, durante le quotidiane pulizie nella presti-giosa università, Will nota su una delle lavagne un articolato problema di matematica scritto dal docente Lambeau per far-lo risolvere dai suoi alunni.Il problema viene risolto nella mattinata seguente dallo stesso Will, che verrà considerato un vero e proprio genio per le sue grandi doti. Lambeau prenderà inoltre a seguire personalmen-te il giovane al fine di coltivare la sua straordinaria intelligenza. Nonostante ciò, rimangono da superare la paura dell’abban-dono che il giovane porta con sé dall’infanzia e i vari problemi che ha nel relazionarsi con le persone. L’unico in grado di tener testa al genio ribelle è lo psicologo Sean McGuire, interpretato da Robin Williams, che a differenza degli altri entrerà in contat-to con la complessa personalità di Will.

Manila Nustriani 3°AES

“Th1rteen r3sasons why”

Questa serie televisiva, basata sul libro ‘13’ dello scrittore Jay Asher, prodotta da Brian Yorkey e uscita su Netflix nel 2017, ha suscitato grande interesse tra i giovani e non solo, ricevendo molte critiche positive. Temi centrali: 7 cassette, 13 ragioni e tanti punti interrogativi che affiorano alla mente dello spet-tatore, il quale cerca di scoprire i motivi per cui Hannah Baker abbia deciso di suicidarsi. È lei stessa a svelarli uno a uno, registrando un nastro per cia-scun ragazzo che ritiene colpe-vole.

Tra questi Clay Jensen, amico e compagno di scuola di Hannah, si sente coinvolto in particolar modo dati i suoi sentimenti per Hannah e la curiosità di scoprire il proprio ruolo all’interno del-le cassette.In questo efficace teen drama il suicidio e il bullismo, problemi critici e attualissimi, vengono trattati con sapienza. La seconda stagione, inerente le conseguenze della diffusione dei nastri sui ragazzi, è prevista per il 2018.

Giorgia Tatiana Sarmiento Gomez 3°AES

“Il grande Gatsby”

di Baz LuhrmannIl grande Gatsby, ispirato all’omonimo capolavoro letterario di Francis Scott Fi-tzgerald del 1925, è la rivisitazione del 2013 della prima pellicola cinematogra-fica, risalente agli anni ‘70. Il film ci rac-conta una storia romantica toccando le corde più sensibili dell’animo umano at-traverso le vicende del giovane Gatsby, un ragazzo facoltoso che dopo essere tornato dalla guerra organizza ogni fine settimana dei party esclusivi nella

sua immensa proprietà con la speranza di rincontrare la sua amata Daisy, oramai sposata con un altro uomo. Tutti i suoi tentativi si rivelano vani, ma anche di fronte alla difficoltà della situazione Gatsby non si arrende, spinto da un irrefrenabile desiderio che lo sosterrà per tutta la vita e lo condurrà a una fine drammatica. Gatsby trasforma l’ostinata voglia di essere felice in felicità stessa; pur essendo giudicato pazzo da tutti vive con la spe-ranza di tornare ai bei tempi andati, portando lo spettatore a riflettere sul vero significato della felicità, su cosa sia, ma soprattutto se valga davvero la pena affidarla a una relazione con una specifica persona.

Alessia Di Giuseppe 3°AES

“Fringe” J.J. Abrams doveva avere un bel marasma in testa quando ha ideato Fringe, che non è una semplice se-rie tv: è un insieme di fantascienza, misteri, intrecci sentimentali, crimini variegati e a tratti anche comicità.Olivia Dunham, agente dell’FBI e tipica donna alpha, Walter Bishop, vecchio scienziato geniale ma paz-zoide che in gioventù ha condotto esperimenti decisamente particola-ri, e Peter, personaggio molto intri-gante e figlio di Walter, lavorano per una divisione dell’FBI di Boston chia-mata Fringe, e sono i tre protagoni-

sti attorno a cui ruotano le strane vicende che caratterizzano le cinque stagioni della serie tv.L’improbabile trio si occupa di fenomeni paranormali dovuti ad una guerra fredda in corso fra due universi paralleli, ma Olivia e Peter non immaginano neanche lontanamente quan-to, a causa di Walter, siano coinvolti personalmente in quello che dovrebbe essere solo il loro lavoro.Il bello della serie sta nel vedere, man mano che gli episodi vanno avanti, i legami che si creano e si spezzano, riuscendo a far provare agli spettatori ogni sorta di emozioni, dall’ilarità alla tristezza.Anche se all’apparenza può sembrare una banale serie tv fan-tascientifica, si rivela molto profonda.

Marco Marziale 3°AL

Criticamente

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Gli anziani: schiene curve, sorri-so sghembo, pelle raggrinzi-ta e, per finire, una nuvola di

capelli bianchi; ecco cosa ci viene in mente pensando a loro.Prima dell’esperienza dell’alter-nanza scuola-lavoro, eravamo tutti accomunati dallo stesso pensiero, ovvero che il mondo della vecchiaia fosse una realtà distante anni luce dalla nostra, un qualcosa che non ci avrebbe mai sfiorato minimamente.Invece, grazie a questa opportuni-tà, abbiamo avuto modo di ricrederci, di prendere consapevolezza del fatto che ciò che pensiamo nella maggior parte dei casi non rispecchia l’effettiva realtà.Difatti, loro spesso etichettati come pesanti, eterni dormiglioni, una co-stante preoccupazione senza soluzio-ne, si sono rivelati, invece, una fonte inesauribile di saggezza e di tutti quei valori ormai smarriti.Sono stati, infatti, proprio i loro rac-conti e le loro esperienze di vita a farci

dono della consapevolezza del fatto che un giorno, probabilmente neppu-re troppo lontano, non saremo altro che il loro stesso ritratto.Ciò che ci ha permesso di socializzare e di avvicinarci al loro mondo sono sta-te le svariate attività ludico-ricreative svolte durante la nostra permanenza, come, ad esempio, esercizi di gruppo utili per incentivare le loro facoltà co-gnitive o anche giochi meno impegna-tivi, pratici, come quelli di una volta, che favoriscono l’apertura verso altre persone e che allontanano la sensa-

zione di fatica che li accompagna costantemente.Contemporaneamente altri gruppi, con la partecipazione delle anima-trici, si sono cimentati in differenti attività atte a sollecitare l’imma-ginazione degli anziani, quali, ad esempio, laboratori artistici, teatrali e musicali.Quindi, giunti al termine di questa esperienza, piacevole seppur impe-gnativa psicologicamente, sentia-mo nostro il monito dello scrittore

Dino Buzzati: “Quando vi passa vicino il nonno col bastoncello, guardatelo con attenzione piuttosto; egli è il vostro ri-tratto. Domani, dopodomani, prima che abbiate fatto in tempo a prendere le misure, voi uscirete a piccoli passettini come lui”.

Ciafaloni Valentina, Leporini Lorenza,

Matysiak Wiktoria, Toscani Aurora 3°ASU

Con l’entrata in vigore della “Buona Scuo-la”, anche per i licei

è indispensabile compiere un percorso di Alternanza Scuola-Lavoro. Le classi del Liceo Linguisti-co hanno avuto l’opportu-nità di recarsi all’Università degli Studi di Teramo per svolgere il progetto. Inizial-mente abbiamo frequenta-to un convegno introdutti-vo, dei corsi sulla sicurezza e dei corsi informativi su ciò che avremmo fatto in seguito. Gli incontri si sono svolti in mattinata presso le facoltà di Giu-risprudenza e di Scienze della Comu-nicazione.La nostra classe è stata divisa in piccoli gruppi di due o tre persone guidati da un tutor esterno per iniziare l’espe-rienza sul campo, che si è svolta dall’8 al 13 maggio; siamo stati accolti ne-gli uffici della facoltà di Scienze della

Comunicazione, di Scienze Politiche e nella Biblioteca del Polo Umanisti-co del padiglione di Giurisprudenza. Abbiamo assistito al lavoro dei nostri tutor, aiutandoli nelle mansioni più semplici e imparando le basi del lavo-ro d’ufficio: alcuni di noi hanno capito come usare un foglio Excel, altri come funzionano prestiti e restituzioni in biblioteca, altri ancora hanno avuto l’opportunità di partecipare al conve-gno tenuto dal Ministro della Salute

Lorenzin.Purtroppo, però, non ab-biamo avuto l’opportuni-tà di toccare con mano il lavoro che ci piacerebbe fare dopo il nostro percor-so di studi, nonostante sia stata un’esperienza utile e costruttiva per tutti noi. Abbiamo potuto constata-re davvero cosa significhi lavorare, con orari d’uffi-cio e mansioni poco impe-

gnative, ma comunque indispensabili. La nostra speranza per il prossimo anno è quella di poter continuare la collaborazione con l’Ateneo, dove ci siamo trovati molto bene e ci siamo inseriti perfettamente nel contesto, ma anche di poter lavorare ad un pro-getto più vicino al nostro percorso di studi.

Federica Vaccaro 3°AL

Liceo scienze umane: l’esperienza alla Casa di Riposo “De Benedictis”

Liceo linguistico: Progetto all’Università

Liberamente Alternanza scuola - lavoro

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Noi ragazzi della 3°A dell’indirizzo Economico Sociale quest’anno abbiamo avuto l’opportunità di

svolgere il progetto di alternanza scuo-la-lavoro “Avvocato per un giorno”. I nostri tutor, la prof.ssa Anna Pompili e il prof. Raffaele Morganti, si sono dedi-cati alla realizzazione di questo progetto creando delle interazioni con l’università degli studi di Teramo e con il tribunale della giustizia, articolando il percorso in maniera dettagliata. In una prima fase abbiamo seguito un corso di formazione sulla sicurezza e successivamente abbia-mo svolto attività che ci indirizzavano verso la professione dell’avvocato. Infat-ti durante un incontro presso l’universi-tà ci è stato presentato dal presidente dell’ordine degli avvocati Guerino Am-brosini il percorso da svolgere. In seguito il consiglio dell’ordine ha individuato 4 esperti che attraverso attività propedeu-tiche hanno impartito delle lezioni sulla mediazione famigliare e sulle procedure civili, penali e tributarie per prepararci e

introdurci nell’ambito professionale. Per quanto riguarda le esperienze sul cam-po, in primo luogo abbiamo assistito alle udienze presso la commissione provin-ciale tributaria di Teramo presieduta dal magistrato Gianfrancesco Iadecola. Divi-dendoci in due gruppi, abbiamo assistito alle relazioni introduttive dei magistrati e poi al dibattito orale degli avvocati a difesa delle parti in giudizio. Abbiamo inoltre fatto ricorso a banche dati pro-fessionali per svolgere le ricerche di giu-

risprudenza e provato a redigere per la prima volta degli atti giudiziali relativi ad un giudizio di separazione legale. Per farlo abbiamo diviso la classe nelle tre parti del processo: l’organo Giudicante, il ricorrente e il resistente e al termine del processo è stata emessa anche una sen-tenza. Sebbene ci siano state numerose difficoltà nella realizzazione del proget-to a causa degli eventi sismici e metereo-logici avversi, siamo riusciti a svolgerlo al meglio e a presentarlo anche durante la giornata della legalità il 23 maggio 2017 dove, in presenza di tutte le autorità, abbiamo partecipato al corteo come ri-sposta al grido “Palermo chiama Italia”. La realizzazione di questo progetto per noi non è stato solo l’adempimento del-la legge 107 del 2015, ma la piena rea-lizzazione di noi stessi nell’ applicazione delle conoscenze acquisite in campo pra-tico, con l’opportunità di sperimentare il mondo del lavoro.

Eliana Mariani e Manila Nustriani 3°AES

Quest’anno, come anche quel-lo precedente, la mia classe, la 4°A Scienze Umane, ha

partecipato al percorso di alternan-za scuola-lavoro, come previsto dal-la legge 107 in vigore dal 2015.Questa volta, però, il progetto è stato svolto presso la scuola dell’in-fanzia dell’istituto comprensivo “Noè Lucidi” di Teramo.Si è trattata di un’esperienza forma-tiva, di fronte a cui difficilmente si può rimanere indifferenti, in quan-to ha permesso a molte di noi, che fre-quentiamo un liceo prettamente uma-nistico, di capire se in realtà è davvero questo quello per cui siamo portate, se è davvero questo il lavoro del nostro fu-turo, ormai sempre più prossimo.Prima di poter entrare in contatto con i bambini, abbiamo dovuto frequentare un corso sulla sicurezza per comprendere le modalità di approccio, di comunicazio-ne ed anche l’articolazione della giornata all’interno di una scuola dell’infanzia.In questa occasione abbiamo, ad esem-pio, notato come le maestre abbiano deciso di organizzare le attività in labo-

ratori (artistico, logico-matematico, let-terario) piuttosto che in classi. Ciò signi-fica che i bambini, invece di essere divisi in sezioni (A, B, C) erano divisi a seconda della loro età: per fare un esempio, un giorno i bambini di 4 anni frequentano il laboratorio artistico, quelli di 5 il labora-torio logico-matematico ed i bambini di 6 anni quello letterario, ed ogni mattina si cambiava per permettere a tutti i bam-bini di frequentare ciascun laboratorio.Tutte le attività svolte durante l’anno scolastico hanno avuto come protago-nista principale Pinocchio: abbiamo as-sistito a bellissimi momenti di lettura e ad un divertente progetto teatrale in cui

ad avere la parola erano proprio i bambini.Oltre all’ottima esperienza formati-va, quella di quest’anno è stata an-che molto emozionante, divertente e a tratti stancante: i bambini hanno una visione tutta loro del mondo, è come se guardassero le cose che li circondano con un paio di occhiali diversi da quelli degli adulti, un paio di occhiali tutto colorato, attraverso cui guardano il mondo rosa, glittera-to, fatto di bambole e nastrini delle

bambine, e il mondo verde, giallo e blu, fatto di macchinine, dinosauri e spade la-ser dei maschietti.I bambini ci hanno insegnato che le ge-losie, le relazioni difficili e le “faide” tra ragazzi esistono anche tra loro, con la differenza che a quell’età tutto si può risolvere con un disegno.Abbiamo vissuto momenti emozionanti, attimi di pace e altri molto stancanti, ma tutti hanno permesso al nostro bagaglio culturale di diventare più ricco, e di guar-dare il mondo, anche solo per poco tem-po, con i loro occhiali colorati.

Giada Ruggieri 4°ASU

Liceo economico-sociale: avvocato per un giorno

Liceo scienze umane: l’esperienza nella scuola materna

Alternanza scuola - lavoro Liberamente

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Il 6 maggio 2017 gli alunni fre-quentanti le classi del biennio e delle quinte dell’indirizzo di Scien-

ze Umane e del biennio dell’indiriz-zo dell’Economico-sociale si sono recate presso l’Auditorium dell’Isti-tuto Tecnico Alessandrini di Tera-mo per un incontro con la Lega del Filo d’Oro sul tema della “plurimi-norazione sensoriale”, nell’ambito

del progetto “Disabilità e riabilitazio-ne”, che per l’anno scola-stico corrente è stato orga-nizzato pres-so la nostra scuola dai do-centi Monica Pezzoli, Ni-coletta Pro-feta e Lucio Pallotta.

La Dott.ssa Nicoletta Marconi, psicologa e operatrice dell’Asso-ciazione, ha tenuto un’ampia ed esauriente relazione sulle princi-pali patologie che caratterizzano gli ospiti della Lega del Filo d’Oro, sull’approccio che viene adottato nei confronti delle malattie rare e sulle metodologie elaborate per il loro trattamento.

La Lega nasce nel 1964 grazie a Sabina Santilli, sordocieca dall’in-fanzia, e tre anni dopo viene ri-conosciuta, dal Presidente della Repubblica, come Ente Morale. La sua “mission” è quella di assistere, educare, riabilitare e reinserire nel-la famiglia e nella società le perso-ne sordocieche e pluri-minorate sensoriali, un impegno costante che si pone come finalità il miglioramento della qualità della vita di que-ste persone attraverso

la creazione di strutture specializza-te, la formazione di operatori qua-lificati, lo svolgimento di attività di ricerca e di sperimentazione, la pro-mozione di rapporti con Enti, Isti-tuti, Università italiane e straniere, la sensibilizzazione degli organismi competenti e dell’opinione pubbli-

ca nei confronti di que-sto tipo di disabilità.Per noi ragazzi sono state due ore veramen-te coinvolgenti perché abbiamo preso visione di una realtà (essere

Attivamente... al Milli

Il Liceo di Scienze Umane “Milli”incontra la Lega del Filo d’Oro

Renzo Arbore e Neri Marcorè, due amici della Lega del Filo d’oro

“Noi tutti, veden-ti e non vedenti, ci differenziamo gli uni dagli altri non per i nostri sensi, ma nell’uso che ne facciamo, nell’im-maginazione e nel coraggio con cui cerchiamo la cono-scenza al di là dei sensi” (H.Keller, the five-sensed

word, 1910)

“Ho visitato i luoghi dove lavorano gli operai sfruttati, le industrie, i bassifondi sovraffollati.Anche se non li ho potu-ti vedere, li ho odorati”

(H.Keller).

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sordociechi) sulla quale, pur conoscendone l’e-sistenza, non avevamo mai avuto occasione di riflettere e questo incontro vale più di un libro imparato a memoria, perché gli argomenti af-frontati e l’esperienza nel suo complesso van-no ben oltre quel tipo di apprendimento “dal collo in su” che troppo spesso caratterizza la lezione scolastica. La Dott.ssa Marconi ci ha

anche invitati a partecipare per-sonalmente ad alcuni esercizi di comunicazione con le tecniche Malossi usate nei loro Centri e quando l’in-contro volgeva

al termine è stata gentile nel rispondere alle domande che Le abbiamo fatto anche se altret-tante vorremmo ancora farne. L’evento è ter-minato con la consegna di alcuni oggetti che la nostra Scuola si è pregiata di offrire per la Lega e per i propri utenti: cappellini e sciarpe in lana realizzati a mano dalla nostra simpatica Marisa Di Berardino, un Centro tavola fatto dalla no-stra compagna di classe Martina Di Antonio, l’ultimo libro (sulla storia della Scuola terama-na) del nostro compianto Preside e un cartello-ne delle classi prime.

5°B SU

Attivamente... al Milli

“Anna dei Miracoli”.

Helen A. Keller è stata una scrittrice, attivista e insegnante statunitense sor-docieca dall’età di 19 mesi (forse per un attacco di meningite). Nacque nel 1880 a Tuscumbia (Alabama), crebbe in un clima iperprotettivo, divenne ben presto apatica e intrattabile fino a quando i suoi genitori si rivolsero, per istru-irla, ad Anne Sullivan, una giovane parzialmente cieca e formatasi in una scuo-la per l’educazione dei disabili. Allo scopo di rendere Helen autonoma, Anne chiese ai suoi genitori di ritirarsi con lei in una dépendance della casa e adottò una condotta educativa basata sul rinforzo che permise alla ragazza di diven-tare autonoma e padrona di sé. Era un lavoro veramente faticoso, ma ad un certo punto Anne ebbe un’idea geniale: “scrisse” su una mano della ragazza la parola “acqua” e contemporaneamente fece scorrere sull’altra l’acqua di una fontanella! Fu allora che Helen ebbe l’illuminazione e afferrò la connessione tra parola e concetto e piano piano si sbloccò. Da queste esperienze nacque un romanzo (The Miracle Worker) e un film, noto in italiano come “Anna dei miracoli”.

Laureatasi a 24 anni la Keller, diventata scrittrice, s’impegnò nel sociale in favore del suffragio femminile assumendo un ruolo pubblico riconosciuto. Morì il 1° giugno 1968 a Easton.

Un film per conoscere e capire

“Ho perso la vista, molto l’udi-to. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso che quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. IO NON SONO IL CORPO, IO SONO LA MENTE”

(Rita Levi Montalcini)

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Probabilmente molti studenti si chiedono: con tutti gli impegni che la scuola comporta, perché intraprendere anche il corso di

teatro? Noi cercheremo di rispondere a questa domanda parlando della nostra entusiasmante esperienza e presentan-do ciò che il laboratorio teatrale ci ha trasmesso. Frequentiamo il corso da due anni e purtroppo saremo costrette ad abbandonarlo quest’anno, ma ognuna di noi avrebbe mille motivi per portare avanti questa bellissima attività.Il teatro può farci diventare chiunque in qualunque momento, ci aiuta ad affron-tare le nostre paure, aumenta la nostra autostima e ci permette di sfidare e conoscere noi stessi. Abbiamo incon-trato persone fantastiche con le quali abbiamo condiviso molte emozioni ed abbiamo trovato la formula per liberarci completamente da tutti i pensieri, risco-prendo il gusto del gioco, la creatività e il puro divertimento! Iscriversi al labora-torio teatrale è come prendersi cura di se stessi, dando voce a parti di sè che di solito rimangono nascoste in un angolo, ma ci sono ed hanno bisogno di uscire. Spesso, infatti, per la realizzazione degli spettacoli, vengono scelti i personaggi in modo tale che, entrando nelle vesti di

questi ultimi, si possa esprimere al me-glio ciò che si è. Lo spettacolo realizza-to quest’anno rappresenta un esempio piuttosto significativo. Metteremo in scena “Les femmes de Molière” diver-tendoci e, soprattutto, cercando di far divertire il pubblico. La recita consiste in varie scene, ognuna con personaggi diversi appartenenti a varie opere di Mo-

lière, in cui noi “attori” ci siamo spesso ritrovati. A questo proposito vogliamo ringraziare la professoressa Anna Cola-iacomo, che si occupa dell’organizzazio-ne del corso curando tutto nei dettagli, ci conosce e ci guida per sfruttare al me-glio le nostre capacità.Sebbene, come tutte le attività, il labora-torio teatrale richieda impegno e voglia di mettersi in gioco, tutti gli sforzi sono ripagati dalla soddisfazione finale. Noi infatti possiamo affermare che cimen-tarsi in quest’esperienza significa mi-gliorarsi, conoscersi a trecentosessanta gradi, prendere coscienza della propria persona ed essere orgogliosi di se stessi in ogni minima parte! Vogliamo conclu-dere con una citazione di Victor Hugo: “il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di ve-tro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto ter-ra. Esso è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nel-la scena, cuori umani sul palco”.

Michela Di SaverioNina Panetta

Mariachiara De Majo

Laboratorio Teatra le: u n ’e sperienza da prova re!Attivamente... al Milli

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Attivamente... al Milli

Sogno sereno 

Le nuvole rilassate viaggiano sopra le case delle formiche e io viaggio  sulle nuvole per risentire il calore della madre e sentire il padre mai visto 

L’ultimo sguardo e arrivederciLa città della mia nascita !L’ora del sole sparisce E il sonno mi fa sentire il peso Delle palpebre stanche 

L’ora del sole mi sveglia Ed è cambiato il mondoSolo perché ho riaperto gli occhiÈ un Po diverso,ma ho visto il sorriso consolantedi mia madre Che mi riporta il calore dell’infanzia d’oro. 

Li Xuze 2°BL

Spesso la passione per la lettura inizia per caso: un libro ricevuto al compleanno e che magari ti

fa maledire innumerevoli volte colui che te lo ha regalato – degli orecchi-ni o una maglietta no? - o magari, va-gando sul web, vieni a conoscenza di questo fantastico romanzo letto da migliaia di persone. In base alla situa-zione, l’avvio alla lettura può essere differente: le due scene da me sopra citate possono far scaturire, infatti, reazioni come “Va bene, dai. Già che ci siamo...” o “Potrebbe essere inte-ressante, ora lo compro”. Se sei for-tunato, il libro in questione è parte di una serie, quindi, una volta letto, ti presenti sicuro di te in libreria chiedendo il secondo volume. Al contrario, invece, dopo aver terminato questa lettura tan-to coinvolgente… l’abisso. Serena, entri per l’ennesima volta in libreria e ti rivolgi alla commessa dicendo: “Vorrei acquista-re un fantasy!” e apriti cielo! L’avessi mai detto. Dal basso verso l’alto conti dappri-ma quante siano le file di libri nello scaf-fale, quanti siano gli scaffali e poi scorri velocemente lo sguardo per tentare di fare una stima di quanti libri vi siano lì, effettivamente. Rabbrividendo ti rendi conto di essere entrato in un negozio

stile “Ollivander”, solo che al posto di in-numerevoli bacchette magiche impilate fino al soffitto, ci sono libri. E cosa fare, in questo caso? Scappare a gambe levate non è certo una buona cosa. Poi, però, vieni a conoscenza di un Progetto let-tura nella tua scuola e pensi che magari un pensierino ce lo puoi fare. Entrare a contatto con tuoi coetanei che condi-vidono la stessa tua passione, capaci di darti consigli migliori di quelli di tua ma-dre – che, per esperienza personale, non sarebbero molto fruttuosi dato che gli unici libri da lei compratimi sono stati le serie di “Winnie the Pooh” a due/tre anni

e, più tardi, quelli de “Il Corpo Uma-no”. E dato che gli unici comprati per lei sono stati manuali per l’uncinetto, il punto a croce e libri sulla cucina di tutta Italia divisi per regione. Al Pro-getto lettura si sta insieme, si conosce nuova gente e si discute collettiva-mente sui libri letti di recente e maga-ri si impara anche qualcosa; non solo nuovi titoli, ma anche nuovi generi, o conosci aspetti di una persona in base alle sue letture e alle interpretazioni che dà di queste. O si vedono dei film, notando con piacere che due volte su cento la versione cinematografica è bella quanto quella cartacea (quasi,

non esageriamo). Inoltre, ci teniamo ad essere al passo con i tempi, infatti, dopo aver realizzato un giornalino lo scorso anno, Numero Zero, quest’anno siamo tornati, ma con la versione 2.0! Abbiamo infatti creato un sito web, MATTOCHI-LEGGE.EU, proprio per far qualcosa di nuovo e dare una specie di anteprima di ciò che facciamo attraverso i contenuti pubblicati. I requisiti per poter far parte del progetto sono due: il giovedì pome-riggio libero e la passione per la lettura, quindi perché non provare a presentarsi il prossimo anno? Tentar non nuoce!

Monica Timperi, 3°AL

Passione nero su bia nco

Canto d’addio

É su questa naveche saluto la mia terra,getto la chiaveper fuggire dalla guerra.

Qualche rimpianto,un po’ di dolore:lo a�ogo in un cantopieno d’amore.

Aurora Limoncelli 2° AL

Sulla riva

Sulla rivasono approdati i nostri sogni,le onde si infrangonocon le nostre speranze.Cadono i nostri sorrisisulla riva: quigiaci tu,ancorato alla morte.

Cristiana Gjergji classe 2° BL

Progetto “Lo straniero della porta accanto”19/04 - 06/05 2017Liceo Statale G. Milli, Teramo.

Progetto Lettura

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Attivamente... al Milli

Chi non si è mai chiesto cosa fanno le persone che ci governano? Ve lo dico io.

Il 15 Marzo, visitando Montecitorio, noi della 2°B e 2°A del Liceo Scienze Uma-ne abbiamo potuto conoscere più da

vicino il mondo della politica, che ci ap-pare sempre così distante.Nulla da dire su Palazzo Montecitorio, di una bellezza unica. Parola d’ordine: ele-ganza, quella del primo edificio, in stile barocco, e quella del secondo, in stile liberty.La sala della Lupa con gli arazzi dai colori vivaci e la statua della Lupa capitolina ci ha colpiti fin da subito, come la sala della Regina, meno sgargiante ma comunque interessante.Sicuramente le parti che sono piaciute maggiormente sono il Transatlantico e l’Aula.Il Transatlantico, dell’arch. Basile, a pri-ma vista è stato magnifico, un lungo corridoio con il soffitto in travi di legno

che ricorda l’arredo delle navi transoce-aniche. Sembra strano vederlo dal vivo, visto che siamo abituati alle immagini dei telegiornali, quasi come se rappre-sentassero un’altra realtà. Qui, in giacca e cravatta, abitini e tacchi, facevano una “pausa” i deputati, ma la maggior parte di loro era seduta su divanetti in pelle con l’iPhone in mano, apparentemente senza fare nulla. Suggestiva anche la sala lettura, tutta in legno, con eleganti lam-pade da tavolo, nella quale, tra gli altri, Gianni Cuperlo lavorava al suo portatile, mentre altri leggevano il giornale.Nonostante fossimo un gruppo abba-stanza numeroso, sembravamo dei fan-tasmi: nessuno ci hai degnato di uno sguardo, solo l’Onorevole Ginoble, che è rosetano, è venuto a darci il benvenuto grazie all’amicizia che ha con la profes-soressa Pompilii, che ci ha accompagna-te assieme alla prof.ssa Casaccia ed alla prof.ssa Anelli.Quando siamo entrati nell’Aula siamo ri-masti a bocca aperta. Sarà perché è gran-dissima ed era gremita di deputati, sarà

perché ovunque erano visibili drappi ros-si di velluto su pareti di legno scuro mol-to eleganti, l’effetto è stato notevole. Lo sguardo di tutti noi correva veloce da una parte all’altra per cercare di cogliere i dettagli, o di riconoscere volti noti.Era in corso una votazione, erano pre-senti più di 300 deputati e continuavano ad entrarne; la seduta era presieduta dalla Presidente on. Boldrini. Anche se siamo rimasti poco nell’Aula, sicuramen-te sono stati minuti spesi bene. Non tutti possono dire di essere stati lì e per dei quindicenni è stato un privilegio.Ma passando oltre, da un teatro ad un altro: seduti in una piccola stanza simile a quelle dei congressi, con i microfoni di fronte e sedie girevoli, tre deputati, invi-tati dalla nostra insegnante di diritto, la prof.ssa Pompilii, sono venuti a rispon-dere alle nostre domande.Il dibattito, durato circa un’ora, si è svol-to su diversi argomenti, alla luce delle domande che avevamo preparato: le spese dello Stato, l’eutanasia, curiosità sulla vita di un politico e il decreto terre-moto. Abbiamo ascoltato attentamente le risposte, che hanno evidenziato opi-nioni spesso discordanti e “stili” diversi nel rispondere.L’On. Paolo Tancredi, ex PdL, ora mem-

bro dell’Ufficio di Presidenza del Gruppo “Nuovo Centrodestra” alla Camera dei Deputati e dal 1º ottobre 2014 Capo-gruppo del Partito presso la Commissio-ne Parlamentare Bilancio e Tesoro, ha risposto alle nostre domande con delle argomentazioni che non ci hanno piena-mente convinti, utilizzando un perfetto “politichese”.L’on.Mariano Rabino, ex Scelta civica, ora ALA, membro della Commissione Affari Esteri, non si schierato in maniera netta ed è stato, probabilmente, il più mode-rato nei toni.L’on. Andrea Colletti, Movimento 5 Stel-le, giovane e con la risposta pronta. Si-curamente ci è piaciuto, perché aveva pensieri molto vicini ai nostri ed è stato più chiaro degli altri.Tra gli argomenti toccati il più “caldo” è stato quello dell’eutanasia, sulla quale le opinioni erano davvero discordanti: dalla posizione di chi era assolutamente con-trario, per l’aspetto etico, a chi era favo-revole ad una legge che consenta, a chi se la sente, di poter ricorrere alla morte assistita.

Insomma, un’esperienza utile per en-trare in un mondo che è sempre troppo distante dalla vita quotidiana, soprattut-to di noi giovani. Un palazzo bellissimo “sprecato” da persone che dovrebbero imparare a capire qual è davvero il loro ruolo in questa società, perché evidente-mente non hanno realizzato che il nostro Paese è nelle loro mani.Non basta un bel contenitore, ciò che davvero conta è il contenuto.

Claudia Santoloce 2°BSU

Un giorno in Parlamento

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Attivamente... al Milli

Il 18 Gennaio 2017 è una data che verrà ricordata a lungo per i tra-gici eventi che hanno colpito la

nostra terra.Le conseguenze dell’evento sismi-co, ma ancor più della inusuale nevicata, hanno causato la chiu-sura a tempo indeterminato della nostra palestra. Di conseguenza le attività del gruppo sportivo hanno subito un drastico rallentamento. Ad ogni modo a fine febbraio si è tenuta la prova della campestre ed è stata pertanto organizzata una selezione d’istituto al campo scuola della “Gammarana” cui hanno pre-so parte diversi alunni.Con la collaborazione degli stessi si sono svolti alcuni allenamenti all’aperto in zona “Lungofiume” e infine quattro ra-gazze e tre ragazzi hanno sostenuto la

gara provinciale il 23 Marzo. Le ragaz-ze , bravissime, si sono classificate per i campionati regionali svoltisi a Pescara in una bellissima location (pineta Dan-nunziana). Un’esperienza senza dubbio importante in un contesto molto bello e

qualificante.I primi di maggio è stata la vol-ta della pallavolo. Qui le nostre aspettative erano alte in quanto nella nostra scuola sono iscritte diverse pallavoliste. Infatti, grazie ad alcuni allenamenti svolti nella palestra dell’I.T.I , la squadra com-posta da ragazze del 2002-2001 e 2000 si è fatta valere fino alla finale provinciale persa di un nul-la, contro il liceo Saffo di Roseto. Tutte le ragazze partecipanti han-no giocato almeno un set in ogni partita come da regolamento e

questo ha reso l’attività entusiasmante per tutte.

Prof.Marcello DaneseReferente Gruppo Sportivo Liceo

Statale Milli Teramo

Sportiva mente

BORSE DI STUDIO

Quest’anno il Miur offre delle Bor-se di studio agli studenti delle zone terremotate. Per poterla ot-

tenere i ragazzi interessati hanno dovuto sostenere una prova attitudinale online, un colloquio e compilare un fascicolo personale. Nella nostra scuola l’iniziati-va ha richiamato un discreto numero di alunni: hanno sostenuto le prove circa 20 alunni e di questi 3 le hanno supe-rate garantendosi la possibilità di un viaggio studio di un mese o in Irlanda (a Dublino o a Cork) o in Galles (a Cardiff). Le alunne, che sono Arianna Cavacchioli della 4°CL, Chaima Baztami della 3°AL e Alessia Di Filippo della 3°AES, partiranno quest’estate e saranno ospiti di famiglie locali nel caso dell’Irlanda, di un college in Galles.

La Redazione

Anche quest’anno il nostro Liceo ha aderito alla Settimana del Donacibo indetta dal Banco di Solidarietà. C’è chi ha preferito fare la spesa e chi ha donato un’offerta libera: sono sta-ti raccolti circa 300 euro con i quali sono stati acquistati i generi alimen-

tari più necessari (olio, tonno, fari-na), donati poi alle famiglie bisogno-se. Speriamo di raggiungere risultati ancora migliori, così da poter dare un contributo sempre più consistente alla solidarietà.

La Redazione

DonaciboSettimana del

2017

“Quando noi diamo aiuto ai poveri, non facciamo cristianamente !"#$#%&'%(#)#*+#),-.%/0#12!%3%(0!)!4%3%05-)!%6%7#%!"#$#%&'%(#)#*+#),-%1!)!%+!1#%(0!)#%#%05-)#%8%5-%90#12-%)!)%3%7-%"!:#$2;%+$'12'-)-4%+<#%:0!7#%=-!7!4%+<#%"$#&'+-%=-!7!.>-%"!:#$2;%+$'12'-)-%3%+<#%'!%&!%&#7%5'!%#%)!)%&#7%10"#$?0!4%-)+<#%&#7%)#+#11-$'!4%-7%"!:#$!4%"#$+<@%1!%+<#%70'%5'%-$$'++<'1+#.A%"#$+<@%5'%-$$'++<'1+#%'7%"!:#$!B%=#$+<@%C#1D%<-%&#22!%+<#%>0'%12#11!%3%)#7%"!:#$!E

PAPA FRANCESCOSanta Marta 16/6/2015

Porta dei generi alimentari

non deperibilie donali al posto

di raccoltanella tua scuola.

Gli amici del Banco

di Solidarietàli distribuiranno

alle personebisognose

della zona.

Settimana del

Banco di Solidarietà di Teramo Onlus

La settimana del Donacibo

Un ringraziamento particolare va

al sig. Giuseppe Marcello Di Feli-ce per la preziosa collaborazione e

la professionalità dimostrate nella

realizzazione delle foto nell’ambito

del progetto “Calendario scolastico 2017”, che ha reso possibile l’allesti-

mento di tre postazioni informatiche

a disposizione di alunni e docenti.

La Redazione

Progetto calendario scolastico 2017

Brevi...dal Milli

Page 24: “G. Milli” 21 web.pdf · Laboratorio teatrale 20 Laboratorio lettura 21 Poetando 21 Un giorno in Parlamento 22 Brevi dal Milli 23 “Alla mia terra giuro eterno amor” 24 Redazione

E se vi dicessi  che nel momento in cui tremavo l’odio non è stato il primo a riempire il mio cuore? Se vi dicessi che in realtà alla mia terra devo un invincibile amore? 

Ho vissuto questa danza per mesi:  giù per le amate scale di marmo correvo lentamente; sulla neve ghiacciata e con il sangue caldo alla gola  mi inginocchiavo,  lo imploravo di fermarsi, chiedevo a lui  soltanto la pace.  E anche se il fratello di Encelado da qualche tempo sembra non ballare più, io lo sento ancora, ogni giorno.

Ho visto tante di quelle lacrime. Ho pianto tanto. Ho sentito così tanto rumore nel silenzio, così tanto moto nella stasi; eppure non sono mai stata sola.  Perchè questa città piena di ferite  non ha fatto altro che asciugare le mie di lacrime,  questa città a pezzi, in ginocchio da otto anni, non ci stava a crollare di nuovo. 

E allora, Encelado, con tuo fratello ho stretto un patto: Non scappo più,  ora ci guardiamo negli occhi mentre aspetto che sia comodo, stringo il cuore e penso a Lei, che non mi ha mai lasciata sola. E così, quando la vedo vestita di giallo, quelle novantanove gru non mi spaventano, io,

io le ringrazio. 

“Alla mia te rra giu ro ete rno a mor”

foto e testo Eleonora Luciani

Note per la lettura

• Encelado:Quello di Encelado è uno dei tanti miti legati alla storia culturale della Sicilia, e in particolare dell’Etna.Secondo la leggenda i giganti tentarono una rivolta contro il padre degli dei, Zeus, scalando l’Olimpo e dan-do vita ad un vero e proprio scontro con le divinità.Tale rivolta non ebbe successo e Zeus li punì facendoli schiacciare dall’immenso peso dell’Etna. Il mito ovviamente era in perfetta coerenza con i nu-merosi fenomeni sismici che interessavano la zona, at-tribuiti appunto allo sforzo dei giganti che si agitavano sotto un tale peso. Queste leggende isprarono numerosi poeti di ogni epoca: per Ovidio era Tifeo a muoversi sotto l’Etna, per Virgilio (e poi Ariosto) Encelado.

• “Alla mia terra giuro eterno amor”: verso del coro da stadio Ultras L’Aquila.