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GrEst 2017 Sussidio per le attività Azione Cattolica Italiana – Diocesi di Tivoli GrEst 2017 “Fino ai confini della terra!”

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GrEst 2017

Sussidio per le attività

Azione Cattolica Italiana – Diocesi di Tivoli

GrEst 2017

“Fino ai confini della terra!”

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Azione Cattolica Italiana – Diocesi di Tivoli “Fino ai confini della terra!”

1

Azione Cattolica Italiana

Diocesi di Tivoli

“FINO AI CONFINI DELLA TERRA”

GREST 2017 - SUSSIDIO DELLE ATTIVITÀ

“Di me sarete testimoni a Gerusalemme,

in tutta la Giudea e la Samaria e

… fino ai confini della terra”

(Atti 1,8)

È a partire da questo versetto degli Atti degli Apostoli che il Cristo Risorto invita ogni

comunità cristiana a vivere l’esperienza straordinaria ed unica della Chiesa: comunità che è

chiamata ad annunciare le meraviglie che il Signore compie nella nostra vita e a testimoniare la

bellezza di un incontro che cambia la l’esistenza di ciascuno, rendendola davvero felice.

Nel presentare il calendario delle attività pastorali per l’anno 2016/17 il nostro Vescovo

Mauro ha invitato l’intera Chiesa diocesana a dedicarsi alla lettura degli Atti degli Apostoli: «il libro

di Luca che ci presenta una Chiesa alla quale dovremmo continuamente aspirare, una Chiesa

mossa dallo Spirito Santo e “in uscita”, senza timori o stanchezze nonostante i problemi che

anch’essa viveva come viviamo noi, poiché sicura della presenza dello Spirito Santo lungo i sentieri

della storia per i quali è chiamata a camminare»1.

Per dare maggiore unitarietà alle tante iniziative e proposte estive che ogni anno nella nostra

diocesi vengono preparate per molti bambini e ragazzi, si propone di …

a) seguire il percorso tematico sugli Atti degli Apostoli, proposto in questo sussidio dal titolo:

“Fino ai confini della terra!”, adattandolo ai tempi e alle esigenze delle diverse realtà locali.

b) partecipare, come educatori/catechisti, ai due incontri formativi di preparazione ai GrEst

2017 nei mesi di febbraio e marzo 2017 (vedi calendario degli incontri riportato più avanti).

c) organizzare i GrEst (la cui durata varierà in base a quanto ogni comunità stabilirà)

preferibilmente nel seguente arco di tempo: tra il 12 Giugno ed il 30 Giugno 2017.

d) vivere, con tutti i ragazzi che partecipano ai GrEst e con le loro famiglie, una mattinata con

il nostro vescovo il giorno 29 Giugno 2017, dalle ore 9:30 alle ore 13:00, presso la Rettoria

di S.Pietro alla Carità in Tivoli (successivamente verranno date indicazioni logistiche).

1 Cfr. S.E. Rev.ma Mauro PARMEGGIANI, Presentazione Calendario delle attività pastorali 2016/17, Tivoli, 6 Luglio 2016.

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Così il nostro vescovo ha presentato le iniziative estive per i ragazzi: «all’ACR ho chiesto di

offrire a tutte le comunità un sussidio affinché le varie esperienze di GrEst parrocchiali possano

avere il medesimo tema ed aiutare i ragazzi delle singole parrocchie a fare unità con tutti gli altri

ragazzi del territorio diocesano»2. Dunque il presente sussidio, realizzato dall’Azione Cattolica

diocesana, è messo a disposizione di tutte le comunità parrocchiali e risponde all’esigenza di

sostenere quanti volessero impegnarsi nell’animazione e nella realizzazione dei GrEst (gruppi

estivi) parrocchiali e/o inter-parrocchiali per l’Estate 2017.

L’Azione Cattolica diocesana, oltre alla realizzazione di questo sussidio che risponde

all’esigenza di seguire una traccia comune e condivisa, desidera collaborare e mettere a servizio di

tutti (parroci, religiosi/e, catechisti e laici appartenenti anche ad altri movimenti o aggregazioni

ecclesiali …) le proprie risorse, per coinvolgere anche i più piccoli della nostra Chiesa Locale in

questo cammino pastorale diocesano, scandito dal libro degli Atti degli Apostoli.

Per questo motivo sono stati programmati alcuni incontri formativi che hanno come

obiettivo la preparazione degli educatori/catechisti che daranno la propria disponibilità ad

impegnarsi nei GrEst 2017, questo il calendario degli incontri per gli educatori:

INCONTRI EDUCATORI

TIVOLI (I-II-III vicaria) Curia vescovile, p.zza S.Anna in Tivoli (RM)

SUBIACO (IV-V vicaria) Palazzo del Convitto, p.zza S.Andrea Apostolo in Subiaco

16/02/2017 ore 18:30 Primo incontro 23/02/2017 ore 18:30 Primo incontro

16/03/2017 ore 18:30 Secondo incontro 23/03/2017 ore 18:30 Secondo incontro

Per qualsiasi necessità si può far riferimento ai seguenti recapiti:

CAPONERA MARIA ELENA (Responsabile dioc. ACR)

tel. 348/5239489 mail: [email protected]

don FABRIZIO MELONI (Assistente dioc. ACR)

tel. 333/9260552 mail: [email protected]

CAMPOLI MIRKO (Presidente dioc. AC)

tel. 339/3700952 mail: [email protected]

2 Cfr. S.E. Rev.ma Mauro PARMEGGIANI, Lettera ai parroci e vicari parrocchiali sulle iniziative estive 2017, Tivoli, 30 Gennaio 2017.

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PRESENTAZIONE

In questo tempo bello e speciale del cammino della nostra Chiesa diocesana,

desideriamo con gioia essere sempre più missionari dell’amore del Signore attraverso

l’annuncio evangelico e soprattutto attraverso la nostra vita. Desideriamo andare verso

tutti: verso chi è solo e lontano, verso chi è triste e deluso, per annunciare il Vangelo della

speranza e per accogliere nella quotidianità il dono della Chiesa, nella certezza che Gesù …

è con noi tutti i giorni!

Così ci ha incoraggiati anche papa Francesco: «Lui è il Risorto, Lui è il vivente, e le sue

parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è qui tra noi, Lui ci sente e noi

parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la

bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo tra noi!»3. È quindi per noi significativo

scegliere di vivere l’esperienza del GrEst, occasione preziosa e importante per il cammino

dei ragazzi e dei bambini delle nostre comunità parrocchiali, in questo tempo in cui

vogliamo riscoprire di essere amati dal Signore, radicandoci sempre di più nel suo amore e

seguendo insieme Colui che ha dato la vita per noi.

È nel confronto con la storia delle prime comunità cristiane, nella conoscenza e

nell’approfondimento dei loro primi passi che possiamo rintracciare il senso e il significato

profondi del nostro essere Chiesa, vivere la Chiesa, camminare con la Chiesa. Infatti il GrEst

costituisce, nel tempo estivo, un’ulteriore e significativa occasione per i ragazzi per fare

esperienza di Chiesa e per continuare a vivere la bellezza dell’incontro con il Signore e con

gli altri compagni del proprio gruppo di fede.

Questo sussidio desidera completare e arricchire la proposta formativa che i ragazzi

hanno vissuto durante l’anno appena trascorso. La bellezza e l’importanza di un autentico

protagonismo missionario all’interno della propria comunità parrocchiale e della Chiesa

tutta trova, infatti, spunti ulteriori e approfondimenti interessanti nell’esperienza del GrEst

dedicato proprio al confronto con il Libro degli Atti degli Apostoli.

Dalla Pentecoste all’invio dei primi discepoli in missione, i ragazzi sono invitati a

ripercorrere la storia della prima comunità cristiana e a individuarne le caratteristiche

peculiari. Una storia fatta di scelte radicali che hanno plasmato la fisionomia di questa

comunità, rendendola riconoscibile grazie a uno stile caratterizzato dalla condivisione e

dalla fraternità vissute nell’ordinario. Un cammino non sempre semplice, costellato anche

di incontri difficili e persecuzioni, che costituiscono tuttavia tappe fondamentali di un

sempre più sereno e consapevole affidamento al Signore. La comunità fondata dai primi

apostoli vive insieme, condivide il cibo e ogni altro bene, prega insieme per uno dei propri

membri rinchiuso in carcere in seguito alle persecuzioni, facendo di questa comunione

piena e autentica il principale veicolo della propria testimonianza di fede. 3 Cfr. Papa FRANCESCO, Udienza generale, Mercoledì 16 Ottobre 2013.

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I ragazzi scoprono nella comunità cristiana delle origini il modello per ciascuna delle

proprie parrocchie. Quello descritto è prima di tutto un gruppo di persone gioiose, che

godono della bellezza della condivisione e della solidarietà fraterna, fortificate e motivate

dalla presenza viva di Gesù risorto in mezzo a loro. D’altra parte la prima comunità assume

fin da subito la missione come compito primario e prioritario. Gli apostoli ne scoprono la

pienezza nel momento in cui si aprono al mondo intero, frontiera inevitabile del proprio

cammino, e scelgono di incontrare tutti coloro che lo abitano per portare la lieta novella

fino agli estremi confini della terra. In quest’esperienza bella e unica, i ragazzi sono invitati

a maturare lo stile del discernimento e della verifica alla luce dell’ascolto e della risonanza

della Parola di Dio nella loro vita.

Oltre al presente sussidio delle attività, la proposta per il GrEst 2017 è arricchita da

un testo specifico per la liturgia (momenti di preghiera all’interno del percorso formativo

del GrEst), da un laboratorio creativo (che ogni giorno impegnerà i ragazzi alla

realizzazione di una lampada a forma di mappamondo): è un modo nuovo di aiutarli a

comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita. Infine tra i vari materiali

sarà possibile anche scaricare dal sito anche l’inno del GrEst 2017, che scandisce e

racconta i contenuti sui quali i ragazzi si confrontano per essere apostoli di gioia e di amore

in famiglia, nelle loro comunità, nei luoghi che ogni giorno abitano. Suggeriamo di allestire

una pergamena gigante che rappresenti una delle epistole scritte dagli apostoli dove,

giorno dopo giorno, i ragazzi possano lasciare messaggi, impressioni, saluti ... utili per

parlare a tutta la comunità del GrEst.

Dunque una proposta ricca che viene affidata alla preziosa mediazione di ciascuno

di voi per realizzare un’esperienza bella che resti nel cuore di tutti i nostri ragazzi. Molto

importante sarà il ritrovarci per la Festa diocesana dei GrEst, tutti insieme, il mattino del 29

Giugno 2017 presso la rettoria di S.Pietro alla Carità in Tivoli e nella piazza antistante ... per

vivere visibilmente la nostra appartenenza alla Chiesa diocesana.

Non ci resta che augurarvi buon GrEst !!!

La Presidenza Diocesana di A.C.

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IL LIBRO DEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI

Che cosa è accaduto ai discepoli dopo la partenza definitiva di Gesù? Una cosa

semplicemente straordinaria: hanno scoperto che in realtà Gesù non si era allontanato da

loro e non li aveva abbandonati, ma aveva cambiato il modo di essere attivamente

presente. Gesù continuava ad essere con loro e per loro, ormai per sempre e dovunque.

Per questo (così scrive Luca al termine del suo Vangelo) dopo l’ascensione di Gesù in cielo,

«essi tornarono a Gerusalemme con grande gioia» (Lc 24,52). Ora i discepoli sono in attesa

fiduciosa del dono dello Spirito, promesso da Gesù, con davanti un programma incredibile,

così delineato: «Di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e

fino ai confini della terra» (Atti 1,8).

Davanti a quel gruppo di donne e di uomini, prima spauriti per la passione e la

morte in croce di Gesù e ora rigenerati, avendolo visto e creduto risorto, si apre lo scenario

del mondo intero. Le donne e gli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi sono in attesa che

i discepoli del Signore compiano la loro missione, non certo in sostituzione di Gesù, ma a

suo nome e con la potenza invincibile dello suo Spirito. I discepoli, infatti, dopo aver

incontrato e visto Gesù e dopo aver familiarizzato con lui, sono inviati nel mondo intero

per farlo conoscere, per testimoniarne il fascino, per farlo vedere, perché «in nessun altro

c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito

che noi siamo salvati» (Atti 4,12). È l’amore di Gesù e per Gesù ed è l’amore per tutti gli

uomini e per ciascun uomo a spingere i discepoli del Signore ad andare nel mondo per

testimoniare e annunciare che egli è morto per noi e per noi è risuscitato dai morti, unica e

sicura speranza per tutta l’umanità!

Il Libro degli Atti degli Apostoli continua il racconto della vicenda di Gesù di Nazaret

così come si è sviluppata per opera della Chiesa, cioè della comunità di coloro che,

chiamati dal Signore, credono in Lui, sono in comunione con Lui e fra di loro, vivono e

operano per annunciare dovunque il Vangelo di salvezza. Perciò il testo descrive i “primi

passi” della Chiesa e ne delinea le caratteristiche essenziali, che devono ritrovarsi in ogni

comunità che voglia essere cristiana: a Gerusalemme i nuovi battezzati «erano

perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e

nelle preghiere… Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune» (Atti

2,42-44). E più avanti: «La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un

cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli

apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano

testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore» (Atti

4,31-33). Parola, Eucaristia, preghiera, fraternità, comunione dei beni spirituali e materiali,

gioia e coraggio: ecco ciò che caratterizza la Chiesa di Dio. Come è stato possibile questo

“miracolo”?

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I discepoli incerti, dubbiosi, paurosi e traditori, sono diventati persone

irriconoscibili, addirittura significative e perfino attraenti, certo anche inquietanti, perché

obbligano con la loro vita e con la loro parola a pensare, a guardarsi dentro, a prendere in

seria considerazione la proposta di Gesù. Lo Spirito Paraclito ha compiuto questa

meraviglia fin dal giorno di Pentecoste e da allora non ha più abbandonato la Chiesa e

continua ad essere anche oggi il primo e principale protagonista della vita e della missione

della comunità cristiana e di ogni cristiano.

Negli Atti degli Apostoli emergono, fra le altre, due figure esemplari, attraverso cui

viene descritto il cammino percorso dai credenti fino a raggiungere “i confini della terra”:

la prima figura è quella di Pietro, protagonista, non da solo, dell’annuncio evangelico e

dell’organizzazione della comunità a Gerusalemme ed entro i confini di Israele, fino a quella

riunione di fondamentale importanza, descritta in Atti 15, quando sono state prese

decisioni irreversibili sulla libertà di adesione alla fede e del modo di vivere la vita cristiana;

la seconda figura è quella di Paolo, il fariseo zelantissimo che, abbagliato e affascinato dal

Cristo sulla via di Damasco, svolge la sua missione apostolica, anche lui insieme con altri,

oltre i confini di Israele: dopo aver predicato e operato in Asia Minore, raggiunge la Grecia

per arrivare a Roma, dove (così si conclude il Libro degli Atti degli Apostoli) «trascorse due

anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui,

annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con

tutta franchezza e senza impedimento» (Atti 28,30-31). Ormai da Roma il Vangelo

continuerà a percorrere le strade dell’impero, le vie del mondo, per arrivare «fino ai confini

della terra».

Con questi due versetti conclusivi il Libro degli Atti ricorda quale sia il contenuto

della fede, della vita e della missione della Chiesa: Gesù, il Cristo, che è il Signore; e

suggerisce lo stile della vita e della missione della Chiesa: accoglienza e franchezza.

Quest’ultimo è un termine usato più volte (in greco “parresia”), che contiene le dimensioni

del coraggio, della schiettezza, della gioiosa fiducia, della libertà interiore; è virtù, forza

propositiva, limpidezza, luminosità; è dono dello Spirito Santo, sempre da chiedere nella

preghiera (Atti 4,31). Le prime comunità cristiane hanno conosciuto sviluppi esaltanti: «La

parola di Dio cresceva e si diffondeva» (Atti 12,24), passando anche attraverso grandi

sofferenze e persecuzioni, ma queste non solo non impedivano la diffusione del Vangelo,

ne costituivano anzi il terreno fertile, quasi la condizione propizia. Tutto quello che il Libro

degli Atti narra, racchiude un disegno divino, annunciato dai profeti, compiuto da Gesù nel

mistero della sua morte e risurrezione e ora portato avanti nel cammino della storia dallo

Spirito di Dio mediante l’azione testimoniante e missionaria della Chiesa. Tutti gli uomini

sono i destinatari del dono di salvezza. «In verità» (sono le parole di Pietro nella casa del

pagano Cornelio) «sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone; ma

accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga» (Atti 10,34-35).

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LA STRUTTURA

La nostra proposta di GrEst è strutturata su un arco di otto giorni. Ovviamente

ciascuna comunità può autonomamente adattare questo sussidio alle proprie esigenze,

pianificando una durata diversa (maggiore o minore) rispetto a quella proposta. Le otto

tappe previste, dunque, possono essere affrontate in modo autonomo, anche senza un

preciso ordine cronologico.

Ogni giornata corrisponde ad una tappa ed è costruita su un episodio tratto dagli

Atti degli Apostoli. Ogni giorno si segue questo tipo di scansione in quattro momenti:

MATTINO

1° MOMENTO Annuncio della Parola

Drammatizzazione

Approfondimento (Catechesi)

2° MOMENTO Attività per i gruppi (divisi in fasce d’età)

Pranzo insieme

POMERIGGIO

3° MOMENTO Laboratorio creativo

Giochi organizzati o liberi

4° MOMENTO Grande gioco

Preghiera conclusiva

IL PERCORSO

PRIMO GIORNO

Dopo l’ascensione di Gesù (At 1,6-11), gli apostoli tornano a Gerusalemme, pronti a vivere

e testimoniare tutto ciò che Egli ha chiesto e affidato loro. È il momento di dare corpo e

voce alla testimonianza della sua risurrezione. Guidati da Pietro, recuperano l’unità del

gruppo originario e ripartono dal ricostituire con l’elezione di Mattia la comunità dei

Dodici. Al nuovo apostolo viene chiesto di fare la propria parte con disponibilità e

generosità, facendosi interprete della comunione che caratterizza la comunità di cui è

membro. Come Mattia, il ragazzo è invitato ad accogliere il dono dell’appartenenza alla

propria comunità di provenienza e alla piccola comunità del campo scuola: non soltanto un

luogo dove trascorrere una settimana gioiosa con i propri coetanei, ma un’esperienza di

crescita da condividere con disponibilità. Come Mattia, testimone privilegiato della nascita

della prima comunità cristiana, anche il ragazzo si sente davvero protagonista della vita e

della cura della piccola comunità del campo.

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SECONDO GIORNO

La discesa dello Spirito sugli apostoli in forma di lingue di fuoco dona loro una rinnovata

consapevolezza della grandezza del Signore e della missione alla quale li chiama. Il dono a

cui si fa espressamente riferimento è quello della lingua, che permette di comprendere

chiunque e parlare a chiunque, senza distinzioni. Il racconto del giorno di Pentecoste aiuta

il ragazzo a identificarsi tanto negli apostoli, quanto in coloro che sorpresi vedono quegli

uomini comuni venirgli incontro esprimendosi nella propria lingua. Le caratteristiche

distintive dell’apostolo sono proprio queste: la capacità di accogliere i doni dello Spirito ed

il coraggio di spendersi per farli fruttificare nella vita di ogni giorno.

TERZO GIORNO

Le scelte di vita della prima comunità cristiana sono semplici, ma radicali. Il loro stile

fraterno è contraddistinto dalla comunione vissuta nella sua forma più autentica,

attraverso la condivisione dei beni e la partecipazione comune alla preghiera di lode a Dio.

È così che il gruppo degli apostoli forma una comunità davvero degna di questo nome. La

comunione profonda tra gli apostoli genera serenità e gioia contagiose: tanto è vero che,

come ci racconta la Scrittura, gli apostoli godono fin da subito del “favore di tutto il

popolo”. L’esperienza del campo scuola offre al ragazzo la possibilità di sperimentare in

prima persona la bellezza e la difficoltà della condivisione. Anche il gesto più semplice

come un pasto consumato alla stessa tavola o la divisione di una stanza assume un

significato diverso, proprio grazie alle persone che vivono insieme questo momento.

QUARTO GIORNO

Durante il suo viaggio in Samaria, Filippo incontra un personaggio singolare di nome

Simone, che vanta grandi poteri magici, stupendo i samaritani con i propri trucchi. La

testimonianza di Filippo, tuttavia, li distoglie ben presto dai prodigi di Simone convincendo

lo stesso mago a farsi battezzare. Simone, però, dimostra di aver frainteso le intenzioni e

la missione di Filippo nel momento in cui chiede di poter acquistare in cambio di denaro la

capacità di replicare i prodigi e i segni compiuti dall’apostolo, interpretandoli come veri e

propri poteri magici. Il ragazzo scopre in Simone qualcuno che gli assomiglia, che

assomiglia a ciascuno di noi. La tentazione di pensare ai doni di Dio come qualcosa che ci si

merita oppure no, che include qualcuno ed esclude qualcun altro, fa parte della vita di

tutti. Immaginare e praticare la gratuità assoluta di Dio è la meta di un cammino di crescita

per niente ovvio e spesso difficile da percorrere.

QUINTO GIORNO

Cornelio, uomo “religioso e timorato di Dio” è invitato a chiamare Pietro presso di sé per

incontrarlo e ascoltarlo. Da parte sua l’apostolo va ancora una volta al di là dei rituali

imposti in occasioni come questa riconoscendo fin dal primo momento Cornelio come

discepolo. È il suo desiderio più ancora di qualsiasi altro reale merito o virtù, la ragione

decisiva per ammetterlo fin da subito nel novero degli apostoli. Come ha già imparato

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dall’esperienza di Simone il mago, l’apostolo non deve meritare l’amore e i doni di Dio, ma

soltanto accoglierli e metterli a frutto. È un incontro che cambia la vita di Cornelio, dando

un senso e un nome al desiderio profondo di essere un uomo buono, giusto e d’esempio

per i fratelli. Il ragazzo riconosce in questo personaggio e nelle sue attese un esempio da

seguire: l’incontro con Gesù e con i suoi testimoni ci fa intuire quale sia l’origine delle

esperienze che ciascuno intuisce come buone per sé e per le persone che ha accanto.

SESTO GIORNO

Nella vita degli apostoli non mancano le difficoltà e gli ostacoli. Una delle più gravi a dover

essere affrontata è la persecuzione da parte del re Erode, che culmina nell’arresto di

Pietro. Nel momento di difficoltà più grande, tuttavia, non è la rassegnazione a prevalere,

ma la scelta di affidarsi al Signore, sia da parte della comunità che incessantemente prega

per la salvezza di Pietro, sia da parte dell’apostolo che guidato da un angelo del Signore

viene liberato dalle catene. Il ragazzo scopre nella capacità di fidarsi e affidarsi la via

privilegiata per il dialogo con il Signore nella propria vita quotidiana. È solo scegliendo di

fidarci che comprendiamo la bellezza di questo gesto, che può essere vissuto appieno

proprio grazie alla vita comunitaria.

SETTIMO GIORNO

Le persecuzioni disperdono gli apostoli e mettono a rischio la sopravvivenza stessa della

loro comunità, ma il desiderio e la responsabilità della testimonianza li aiuta a rinnovare il

proprio impegno con il gesto più significativo: la fondazione di una nuova comunità, ad

Antiochia. È proprio dalla testimonianza comunitaria e dallo stile fatto di condivisione e

fraternità che chi osserva la nuova comunità può definire cristiani i suoi membri. Il ragazzo

comprende l’importanza di assumere su di sé in modo pieno e consapevole l’impegno

affidatogli fin dal giorno del battesimo: una chiamata alla testimonianza e alla maturazione

di uno stile di vita improntato alla condivisione e alla fraternità.

OTTAVO GIORNO

Lasciati i cristiani di Antiochia, ormai autonomi nella testimonianza della parola e della

risurrezione di Gesù, gli apostoli inviano per tramite di Giuda e Sila una lettera alla nuova

comunità. Una lettera rivolta alla comunità e letta dall’assemblea riunita. È la Chiesa ad

affidare loro questo mandato infondendo nuovo coraggio e rinnovata consapevolezza alla

nuova comunità, che ha scoperto nella semplicità e radicalità della comunione la

caratteristica più importante e peculiare. Il ragazzo, al termine del cammino del campo,

ripercorre le giornate appena vissute e scopre nella condivisione sperimentata durante la

settimana il modo più semplice e autentico di essere Chiesa. Come gli apostoli, il ragazzo

riceve il mandato a vivere questo stile nella propria comunità di provenienza.

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PRIMO GIORNO

L’ENTRATA DI MATTIA (Atti 1, 15−26)

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CONTENUTO: Il primo passo per la nuova comunità degli apostoli riunita a Gerusalemme è la ricostituzione (numerica e simbolica) del gruppo originario con la designazione di Mattia come sostituto di Giuda. Il nuovo apostolo accetta con gioia il ruolo che gli viene affidato, pronto a fare la propria parte con entusiasmo.

OBIETTIVO: Il ragazzo sceglie di vivere con entusiasmo il cammino del campo scuola e si rende disponibile a donarsi e ricevere con generosità quanto condivide.

Nell’esperienza degli Apostoli

Siamo nei giorni che seguono l’Ascensione di Gesù al cielo e la prima comunità cristiana si

chiede chi può prendere il posto lasciato libero da Giuda Iscariota. Mattia diventa così uno

dei dodici, l’unico apostolo che entra nel collegio dopo la morte di Gesù. Mattia non viene

scelto perché più buono, virtuoso o meritevole. Mattia diventa apostolo per sorteggio

ossia per il semplice volere di Dio, secondo un’arcaica pratica d’elezione. Mattia è stato

però discepolo di Gesù sin dalla prima ora: questo è il criterio che Pietro dà nella scelta per

la ricostituzione del collegio. Ha seguito la sua vita dal battesimo di Giovanni fino alla

risurrezione, dall’inizio del ministero fino alla fine. A Mattia è affidato il compito di essere

“testimone” assieme agli altri undici. Mattia non è stato scelto per chiamata diretta, come

è successo per Pietro, Giovanni, Giacomo e gli altri, invitati dal Signore a stare al suo fianco.

Diventa apostolo perché ha visto ed è stato con il Maestro: è per questo che a Mattia, i

suoi compagni e la volontà di Dio chiedono di essere testimone. Il brano mette quindi in

luce i requisiti indispensabili di un apostolo, chiamato ad essere innanzitutto un testimone

di Gesù risorto. Non basta infatti che abbia scoperto che Gesù è il Signore; bisogna che

abbia condiviso la sua vita terrena, che abbia ascoltato le sue parole e sia stato testimone

diretto del suo agire.

Nell’esperienza del ragazzo

Per i ragazzi il campo è occasione preziosa per guardarsi dentro, per fare memoria della

propria vita, per riconoscere le grandi cose che il Signore ha compiuto. Anche se piccoli

hanno anche loro una storia bella e autentica da raccontare, una storia in cui riscoprire la

bellezza di essere amati e soprattutto inviati dal Signore a portare il Vangelo in famiglia, a

scuola, nei loro ambienti di vita. In questa prima giornata è importante quindi che i ragazzi

ripercorrano la loro vita, risalendo a tutti i momenti, le occasioni in cui hanno sperimentato

la vicinanza e soprattutto l’invito ad essere amici di Gesù e testimoni della sua Parola.

All’inizio di un’esperienza unica, centrale e straordinaria del cammino che il gruppo vive

durante tutto l’anno, come il GrEst, diventa indispensabile rileggere il percorso fatto, le

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nuove scoperte, la novità incontrata. Il GrEst è quindi per i ragazzi quell’occasione preziosa

per conoscere la testimonianza dei primi cristiani, in base alla quale è veramente possibile

identificare il risorto che vive nella sua Chiesa con il Gesù di Nazareth di cui i dodici

avevano condiviso l’esistenza terrena.

1° MOMENTO PRIMO GIORNO (Mattino)

Annuncio della Parola (Atti 1,15-26)

In questo primo momento della giornata, dopo un’accoglienza basata sull’animazione

(bans, canti, balli, inno del GrEst …), si presenta il tema della giornata con la proclamazione

del brano degli Atti degli Apostoli che corrisponde a questa tappa del GrEst. Si consiglia di

radunare tutti i bambini e ragazzi nello stesso luogo, se possibile disponendoli in un ampio

cerchio. La Parola viene portata al centro del cerchio da un educatore/catechista,

accompagnata da un canto liturgico. Poi viene proclamata in modo chiaro e con voce forte.

Drammatizzazione

Dopo aver proclamato il brano degli Atti degli Apostoli che accompagnerà questa tappa, si

darà spazio ad una drammatizzazione del brano … con alcuni educatori/catechisti che sono

chiamati a “metterlo in scena”. La drammatizzazione può essere semplicemente letta, ma

sarebbe meglio se gli educatori/catechisti recitassero seguendo questo copione:

I due candidati a sostituire Giuda nel gruppo degli apostoli discutono di ciò che sta per

accadere. Giuseppe (G): Mattia, ci hanno chiamato. Mattia (M): Per quale motivo,

Giuseppe? G – Pietro vuole vederci. Bisogna che qualcuno prenda il posto di Giuda tra i

Dodici. M – E noi cosa c’entriamo? G – Quel qualcuno sarà scelto tra me e te. M – Ma ci

sono centoventi persone nel cenacolo, perché proprio uno di noi due? G – Perché noi

siamo stati con il Signore per tutto il tempo, dal Battesimo nel Giordano fino al giorno in

cui è asceso al cielo. M – Ma è proprio necessario allora sostituire Giuda? Noi siamo già

discepoli di Gesù, anche se non facciamo parte dei Dodici… G – Nel Libro dei Salmi c’è

scritto: “il suo incarico lo prenderà un altro”. Se Giuda, col suo tradimento, ha

collaborato alla morte di Gesù, chi prenderà il suo posto dovrà essere testimone della

sua risurrezione. M – Giuseppe, tu sei soprannominato il Giusto. Questo ruolo ti spetta di

diritto. G – Mattia, amico mio, sarà il Signore a decidere. Lui conosce il cuore di tutti.

Preghiamolo insieme e ci mostrerà la scelta giusta. M – E allora, se il Signore vorrà che sia

io a dover prendere il posto di Giuda, mi assocerò agli undici apostoli e vivremo tutti

insieme, come in una grande famiglia. Continueremo a riunirci attorno alla stessa tavola

e ci sarà posto per tutti. Chiunque vorrà unirsi a noi sarà il benvenuto. Pregheremo

insieme e vivremo in pace e armonia.

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Approfondimento (Catechesi)

Al termine della proclamazione e della drammatizzazione una guida (possibilmente un

sacerdote) riprende brevemente il brano degli Atti degli Apostoli che è al centro di questa

giornata per verificare quanto i ragazzi abbiano ascoltato e ne sottolinea alcuni passaggi

significativi per farlo “risuonare” nel cuore dei ragazzi.

2° MOMENTO PRIMO GIORNO (Mattino)

Attività per i gruppi (divise in fasce d’età)

I ragazzi vengono divisi in squadre: ognuna delle quali potrebbe avere il nome di un

apostolo o delle prime comunità cristiane. Viene loro consegnato il materiale necessario

per costruire una loro chiesa, dove incontrano Gesù, ascoltano la sua Parola, si nutrono del

suo corpo e sangue, condividono con gli altri il cammino. È necessario che tutti siano

impegnati: alcuni realizzano le mura, altri il tetto, altri ancora il campanile, c’è chi si

impegna a pensare all’interno, provando a ricreare i luoghi (il presbiterio, le navate, il

transetto, le cappelline…) e gli arredi (l’altare, i banchi, le sedie, il crocifisso…). Terminata

l’opera, ciascun ragazzo riceve un’orma su cui scrivere il proprio nome. Ognuno di loro le

pone intorno alla Chiesa lì dove crede sia ora il suo cammino di fede (ad esempio: più

vicino alla porta d’ingresso, se non vede l’ora di incontrare il Signore; più distante,

mettendosi di fronte alla facciate, se vive l’atteggiamento di chi vuole capire e scoprire...).

Questo gesto è segno del volere continuare a stare con il Signore e di voler vivere

quest’esperienza di campo come un’occasione per riscoprirsi amati e perciò chiamati ad

essere Chiesa. Terminato questo primo momento ciascuna squadra verrà chiamata a

comporre il cartellone della propria squadra con tutti i nomi dei partecipanti.

Pranzo insieme

Il momento del pranzo, laddove possibile, deve essere esperienza di condivisione da

valorizzare come segno di comunione e di reciproca conoscenza.

3° MOMENTO PRIMO GIORNO (Pomeriggio)

Laboratorio creativo

Ogni giorno, sulla base delle indicazioni riportate in un allegato disponibile e scaricabile dal

sito dell’Azione Cattolica diocesana oppure della Diocesi di Tivoli (www.activoli.it oppure

www.diocesiditivoli.it) i ragazzi costruiranno, in questo terzo momento della giornata, una

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lampada a forma di mappamondo. Questo laboratorio creativo è un modo nuovo di aiutarli

a comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita.

Giochi organizzati o liberi

Se ci dovesse essere spazio nel pomeriggio dopo il laboratorio creativo si possono inserire

alcuni giochi organizzati dagli educatori (su internet se ne trovano moltissimi) oppure, nel

caso dei preadolescenti, i classici giochi liberi (calcio, pallavolo, basket, palla prigioniera,

schiaccia sette …). Altrimenti si passa direttamente al quarto momento della giornata.

4° MOMENTO PRIMO GIORNO (Pomeriggio)

Il Grande Gioco

Strettamente legato al tema della giornata il Grande Gioco: «PRONTI? VIA!»

Obiettivo: I ragazzi riflettono sulla bellezza e la difficoltà di fare la propria parte quando è il

momento, di rispondere sì quando è qualcuno a chiedercelo e senza indugiare.

Materiale:

• Palloni

• Grande foglio da parete (tovaglia di carta)

• Cappelli con pennarello fissato sulla visiera

• Frasi da mimare

• Fogli

• Pennarelli

• Fogli prestampati con articoli, preposizioni, punteggiatura

• Tessere con indicazioni di movimento per una coreografia

Svolgimento: Il filo conduttore di questo gioco è l’accoglienza e la capacità di farsi

accogliere. Soltanto accettando di mettersi in gioco in prima persona, rispondendo

all’invito a fare la nostra parte siamo in grado di realizzare qualcosa di bello e di grande

insieme agli altri.

1. La palla astronave

Si può essere chiamati a fare parte di un gruppo quando meno ce lo si aspetta. È quello che

succede anche ai giocatori in questa prima prova. Le squadre vengono accorpate (ad

esempio: da quattro squadre si ricavano due cerchi, il primo composto dalle squadre 1-2, il

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secondo dalle squadre 3-4) e vengono formati due grandi cerchi i cui componenti sono

rivolti verso l’esterno. Al centro di ciascun cerchio un ragazzo interpreta il comandante

dell’astronave, il cui compito è quello di colpire con un pallone i membri dell’altro cerchio,

facendoli trasferire così nel proprio cerchio. Si aggiudica la prova la squadra (o le squadre)

il cui cerchio risulta più numeroso alla fine del tempo stabilito.

2. A regola d’arte

A chi entra in un gruppo affiatato con una storia alle spalle e tante esperienze avviate −

come nel caso di Mattia − viene chiesto di fare la propria parte con umiltà e facendosi

carico serenamente anche di ciò che è venuto prima. Anche i ragazzi in questo piccolo

gioco sono chiamati a una prova del genere. A turno devono disegnare, su un grande

foglio, una parte del soggetto assegnato utilizzando un pennarello fissato sulla visiera di un

cappellino e senza poter usare le mani. A ciascun disegnatore vengono concessi soltanto

pochi secondi per disegnare il proprio pezzetto, obbligando tutta la squadra a un grande

sforzo di cooperazione. Vince la squadra che ha realizzato il disegno giudicato più

verosimile dalla giuria degli educatori.

3. Il rebus umano

Gruppo è sinonimo di armonia e intesa. Quando tutti lavorano per un obiettivo comune è

necessaria l’intesa tra i componenti del gruppo e solo questa può portare a buoni risultati.

Gli educatori assegnano ad alcuni componenti della squadra una frase che deve essere

mimata perché gli altri membri del gruppo la indovinino. A ogni frase cambiano i

componenti della squadra che mimano la frase.

Non è sufficiente, tuttavia, una generica comprensione del senso della frase assegnata. Agli

‘interpreti’ vengono forniti alcuni fogli bianchi sui quali scrivere le parole mimate, ed alcuni

fogli prestampati che riportano articoli, preposizioni e punteggiatura presenti nel testo

originale, tutti elementi che devono essere riportati il più fedelmente possibile in modo

che la frase possa essere ricostruita in maniera corretta. Vince la squadra che scrive la

frase esatta nel minor tempo possibile.

4. Ballo di gruppo

L’accoglienza reciproca porta alla formazione di un gruppo solido e unito nel quale tutti

donano il proprio contributo per raggiungere obiettivi condivisi. A ciascuna squadra

vengono consegnate alcune tessere che riportano delle indicazioni di movimento. I ragazzi

hanno a disposizione cinque minuti per realizzare una breve coreografia che contenga le

indicazioni riportate sulle tessere ricevute (anche ripetute). Vince il gioco la squadra che

realizza la coreografia valutata migliore dalla giuria degli educatori. I parametri di giudizio

non si limitano naturalmente soltanto all’utilizzo di tutte le tessere, ma anche al livello di

reale coinvolgimento, partecipazione, entusiasmo mostrato da tutti i componenti di

ciascuna squadra.

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La Preghiera conclusiva

Al termine di ogni giornata di GrEst la preghiera conclusiva, riportata in un allegato

disponibile e scaricabile dal sito (www.activoli.it oppure www.diocesiditivoli.it),

permetterà di trasformare in lode quanto di bello i ragazzi hanno sperimentato insieme.

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SECONDO GIORNO

LA FESTA DI PENTECOSTE (Atti 2, 1−13)

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CONTENUTO: Nel giorno di Pentecoste lo Spirito Santo scende sugli apostoli in forma di fiammelle di fuoco. Pieni di coraggio e capaci di esprimersi in tutte le lingue degli uomini, Pietro e i suoi compagni possono iniziare la missione più importante per la comunità cristiana: l’annuncio della risurrezione di Gesù a tutti.

OBIETTIVO: Il ragazzo scopre che lo Spirito Santo unisce e ravviva la comunità della quale è parte in virtù del proprio battesimo.

Nell’esperienza degli Apostoli

La solennità di Pentecoste celebrata, come dice il nome, cinquanta giorni dopo la Pasqua, è

la festa dello Spirito Santo che Gesù stesso ha inviato per dare inizio alla vita della sua

Chiesa. In questo giorno a Gerusalemme tanti sono stati testimoni di questo grande evento

straordinario e unico come la nascita della Chiesa di Dio. Da quel giorno la vita dei Dodici è

radicalmente cambiata: è come se fossero rinati, riscoprendo e ritrovando in se stessi, per

azione dello Spirito, la stessa forza di Dio, così da potersi esprimere ormai senza più paure,

dando vita alla comunità cristiana. La lettura del brano degli Atti ci dà infatti la possibilità di

toccare con mano il grande cambiamento interiore che è avvenuto in loro. Lo Spirito di Dio

in Cristo Risorto li ha ormai trasformati, fino al punto da non temere più opposizioni, ma

addirittura gioire, ogni volta che venivano perseguitati, messi in carcere, flagellati. Tornano

infatti sempre sulla piazza e nel tempio a lodare Dio e a continuare l’opera di

evangelizzazione, che era stata loro affidata dal Maestro, la stessa a cui siamo chiamati

tutti noi cristiani, oggi, sia pure in modi diversi. La Bibbia non definisce lo Spirito Santo. Ma

nel giorno di Pentecoste si presenta alle folle come vento e fuoco. Il fuoco è luce, serenità,

coraggio e bellezza. È calore, è forte e rende forti. Il dono dello Spirito realizza così la

promessa del Padre e fonda la Chiesa come realtà vivente. La comunità nata a Pentecoste

è cosciente di essere una comunità spirituale e missionaria, cioè animata dalla forza dello

Spirito per portare la salvezza di Gesù a tutti gli uomini. Nasce così la Chiesa universale.

Nell’esperienza del ragazzo

Come i primi discepoli sono resi nuovi dal dono dello Spirito, anche i bambini e i ragazzi

riscoprono il dono dello Spirito nella loro vita. Fare memoria del giorno del battesimo

diventa così per ognuno un’occasione preziosa per comprendere la grandezza di

appartenere a Cristo; ricordare il giorno della cresima esprime il desiderio di confermare il

loro impegno a vivere da figli e da testimoni del Vangelo che salva e dona vita nuova. I

ragazzi sono così aiutati a scoprire nella loro storia i tanti doni che lo Spirito compie nella

loro esistenza. Per loro diventa quindi importante essere pronti e attenti a scorgere

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nell’esperienza di tutti i giorni la bellezza di sentirsi pensati, amati e chiamati a essere

come i discepoli, capaci di parlare al mondo e di portare a tutti l’annuncio straordinario

della risurrezione. Durante questi giorni di campo, i ragazzi sono così invitati a riconoscere i

doni che lo Spirito trasmette loro per poter andare con gioia e raccontare cosa vuol dire

essere felici con Gesù, cosa significa ogni giorno essere grati e ringraziare Dio Padre con la

vita e la testimonianza della loro fede.

1° MOMENTO SECONDO GIORNO (Mattino)

Annuncio della Parola (Atti 2, 1-13)

In questo primo momento della giornata, dopo un’accoglienza basata sull’animazione

(bans, canti, balli, inno del GrEst …), si presenta il tema della giornata con la proclamazione

del brano degli Atti degli Apostoli che corrisponde a questa tappa del GrEst. Si consiglia di

radunare tutti i bambini e ragazzi nello stesso luogo, se possibile disponendoli in un ampio

cerchio. La Parola viene portata al centro del cerchio da un educatore/catechista,

accompagnata da un canto liturgico. Poi viene proclamata in modo chiaro e con voce forte.

Drammatizzazione

Dopo aver proclamato il brano degli Atti degli Apostoli che accompagnerà questa tappa, si

darà spazio ad una drammatizzazione del brano … con alcuni educatori/catechisti che sono

chiamati a “metterlo in scena”. La drammatizzazione può essere semplicemente letta, ma

sarebbe meglio se gli educatori/catechisti recitassero seguendo questo copione:

Bartolomeo e Filippo commentano l’episodio della discesa della Spirito su di loro in

forma di fiammelle. Il grande stupore del primo momento lascia ben presto lo spazio a

una precisa consapevolezza del dono che hanno ricevuto e della missione che è stata loro

affidata. Bartolomeo (B): Filippo, tutto bene? Filippo! Filippo (F): Sì Bartolomeo, sì. Tutto

a posto. Ma cosa è stato? B – Non lo so. Hai sentito che fragore? F – Impossibile non

sentirlo, è stato fortissimo! Sembrava quasi di stare in mezzo a una tempesta! B –

Avevamo sbarrato tutte le porte e le finestre, eppure questo vento impetuoso è entrato

e ha riempito d’un tratto tutta la casa! F – Bartolomeo, stai attento! Hai una fiamma

sulla testa! B – Ma Filippo, anche tu hai una lingua di fuoco sulla tua testa! F – Mi vanno

a fuoco i capelli? Aiuto! B – No, Filippo! Adesso è tutto chiaro. Prima il vento impetuoso,

poi le fiamme sulle nostre teste… è lo Spirito Santo! F – Ma Bartolomeo, perché ora parli

in arabo? B – Io in arabo? Tu piuttosto, da quando conosci così bene il greco? F– Il greco?

È vero, sto parlando in greco! Ma allora come facciamo a capirci? B – Lo Spirito Santo

compie prodigi straordinari! Andiamo ad annunciare in tutte le lingue quanto sono

grandi le opere di Dio!

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Approfondimento (Catechesi)

Al termine della proclamazione e della drammatizzazione una guida (possibilmente un

sacerdote) riprende brevemente il brano degli Atti degli Apostoli che è al centro di questa

giornata per verificare quanto i ragazzi abbiano ascoltato e ne sottolinea alcuni passaggi

significativi per farlo “risuonare” nel cuore dei ragazzi.

2° MOMENTO SECONDO GIORNO (Mattino)

Attività per i gruppi (divise in fasce d’età)

Dopo il momento di riflessione, che aiuterà il gruppo a riconoscere i doni che il Signore fa’

alla loro vita e quelli individuati nell’esperienza della propria comunità parrocchiale,

attraverso una staffetta (che lasciamo alla fantasia degli educatori) vengono fatti

recuperare ai ragazzi i doni dello Spirito Santo e vari talenti. Successivamente a ciascun

ragazzo vengono consegnate due o più fiammelle sulle quali scrivere un dono dello Spirito

che riconosce di aver ricevuto nel giorno del battesimo, o un talento. Le diverse fiamme

vengono poi incollate sulla facciata della propria chiesa parrocchiale che il giorno prima si è

realizzata con l’aiuto di tutti i ragazzi.

Per richiamare tutti i membri della comunità viene proposto ai ragazzi il gioco del memory

(si sfidano due o più sottogruppi). Le carte, mescolate e coperte sul tavolo, rappresentano

le diverse persone, i tanti ministri presenti nella vita della parrocchia (adulti, giovani,

bambini, il parroco, il coro, i catechisti, i lettori, il sacrestano, i membri della Caritas...).

Ogni figura viene rappresentata su due carte che i ragazzi a turno girano per scoprire le

coppie con la stessa immagine. Vince chi si aggiudica il maggior numero di carte. È a questo

punto che l’educatore richiama l’attenzione dei ragazzi sulla porta della piccola chiesa,

simbolo di una comunità aperta e chiamata a raccontare la bellezza dell’incontro con il

Signore Gesù. Viene mostrata ai ragazzi la sagoma di una grande chiave, sulla quale sono

invitati a scrivere motivandole tutte quelle attenzioni, comportamenti, atteggiamenti che

pensano possano aiutare sempre più la propria comunità ad essere più aperta ed

accogliente, missionaria e pronta a portare l’annuncio del Vangelo.

Pranzo insieme

Il momento del pranzo, laddove possibile, deve essere esperienza di condivisione da

valorizzare come segno di comunione e di reciproca conoscenza.

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3° MOMENTO SECONDO GIORNO (Pomeriggio)

Laboratorio creativo

Ogni giorno, sulla base delle indicazioni riportate in un allegato disponibile e scaricabile dal

sito dell’Azione Cattolica diocesana oppure della Diocesi di Tivoli (www.activoli.it oppure

www.diocesiditivoli.it) i ragazzi costruiranno, in questo terzo momento della giornata, una

lampada a forma di mappamondo. Questo laboratorio creativo è un modo nuovo di aiutarli

a comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita.

Giochi organizzati o liberi

Se ci dovesse essere spazio nel pomeriggio dopo il laboratorio creativo si possono inserire

alcuni giochi organizzati dagli educatori (su internet se ne trovano moltissimi) oppure, nel

caso dei preadolescenti, i classici giochi liberi (calcio, pallavolo, basket, palla prigioniera,

schiaccia sette …). Altrimenti si passa direttamente al quarto momento della giornata.

4° MOMENTO SECONDO GIORNO (Pomeriggio)

Il Grande Gioco

Strettamente legato al tema della giornata il Grande Gioco: «PIENI DI SPIRITO»

Obiettivo: I ragazzi riflettono sull’importanza di mettersi in gioco con generosità e fiducia.

Materiale:

• Bende

• Ostacoli vari

• Scioglilingua riportati su foglietti

• Cestini

• Palline

• Tastiere giganti

• Fogli

• Pennarelli

Svolgimento: Il dono dello Spirito per essere compreso e messo a frutto ha bisogno da

parte di ciascuno di noi come dei primi apostoli della giusta disposizione del cuore e della

precisa volontà di mettere a frutto i doni ricevuti con dedizione e generosità. I giochi che

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seguono aiutano i ragazzi a proseguire la riflessione sui temi della giornata attraverso

l’esperienza diretta della fiducia reciproca.

1. Lasciamoci guidare

Lo Spirito Santo ci guida nel corso della nostra vita, ma ognuno di noi è chiamato a fare una

scelta precisa, in piena libertà. Le squadre si sfidano in una gara di velocità a staffetta. A

turno ciascuno dei componenti del gruppo ha il compito di completare, bendato, un

percorso a ostacoli, lasciandosi guidare dalle indicazioni dei compagni di squadra che dal

fondo del campo da gioco lo indirizzano. Vince la squadra che esegue più volte il percorso

nel tempo stabilito.

2. Parlavano tutte le lingue

Grazie al dono dello Spirito gli apostoli sanno esprimersi in tutte le lingue conosciute. Da

questo episodio prende spunto questa piccola gara linguistica a colpi di scioglilingua.

Ciascuna squadra designa due rappresentanti che prendono parte a un piccolo torneo ad

eliminazione diretta. In ciascun turno viene proposto uno scioglilingua che uno dopo l’altro

tutti i concorrenti sono chiamati a ripetere. Chi sbaglia viene eliminato (può essere

contemplata la possibilità di concedere più di un tentativo). Vince la squadra che ripete

correttamente lo scioglilingua.

3. Afferra lo Spirito

Lo Spirito è un dono che va accolto e colto nel momento in cui viene donato. Ciascuna

squadra sceglie un rappresentante, sulla testa del quale viene posizionato un cestino. Posti

dietro a una linea di lancio gli altri componenti della squadra devono lanciare delle palline

di carta o di spugna all’interno del cestino. Vince la squadra che al termine del tempo

stabilito ha raccolto il maggior numero di palline.

4. Verso tutti!

Dopo la discesa dello Spirito Santo, gli apostoli hanno preso coraggio e sono andati in tutto

il mondo ad annunciare il messaggio del Vangelo. Così anche i ragazzi sono invitati a

lanciare dei messaggi, in modo un po’ particolare. Ciascuna squadra viene suddivisa in due

sottogruppi, uno dei quali si incarica di mandare il messaggio, l’altro di riceverlo. I

‘trasmettitori’ vengono dotati di una grande tastiera disegnata su un pannello di cartone

visibile anche a qualche metro di distanza e devono mimare la digitazione del messaggio

assegnato, tratto dal brano biblico del giorno. I ‘riceventi’ devono interpretare la

digitazione a distanza e ricostruire la frase, anche senza aspettare la digitazione puntuale

di tutte le lettere e invitando eventualmente i ‘trasmettitori’ a passare alle parole

successive per velocizzare la comunicazione. Vince la squadra che per prima decodifica il

messaggio.

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La Preghiera conclusiva

Al termine di ogni giornata di GrEst la preghiera conclusiva, riportata in un allegato

disponibile e scaricabile dal sito (www.activoli.it oppure www.diocesiditivoli.it),

permetterà di trasformare in lode quanto di bello i ragazzi hanno sperimentato insieme.

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TERZO GIORNO

CONDIVIDEVANO TUTTO (Atti 2, 42−47)

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CONTENUTO: La prima comunità cristiana muove i suoi primi passi e si distingue sin dall’inizio per le scelte di vita radicali che adotta, a partire dalla condivisione totale dei beni tra tutti i suoi membri. La comunione vissuta e praticata nell’ordinario fa di questo gruppo un esempio che gode fin da subito del “favore di tutto il popolo”.

OBIETTIVO: Il ragazzo riconosce nello stile fraterno della prima comunità cristiana un modello di Chiesa da accogliere e vivere.

Nell’esperienza degli Apostoli

In questo brano degli Atti, Luca fa una presentazione generale della comunità di

Gerusalemme. Ciò che qualifica la vita di questa comunità è il fatto che tutti i suoi membri

sono assidui, cioè animati da una dedizione personale e nello stesso tempo comunitaria,

che si manifesta nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nell’unione fraterna, nello

spezzare del pane e nelle preghiere. L’insegnamento degli apostoli ha come scopo

l’approfondimento del kerygma primitivo e contiene, oltre al ricordo di quanto Gesù ha

fatto e detto dall’inizio fino alla sua ascensione, anche una più elaborata argomentazione

del discorso pronunziato da Pietro in occasione della Pentecoste. L’unione fraterna è

invece il legame che unisce tra di loro i membri della comunità in forza dell’unica fede in

Cristo: è questo un tratto tipico del popolo eletto, messo fortemente in rilievo dalle

tradizioni giudaiche riguardanti la Pentecoste. La comunione fraterna va di pari passo con

la frazione del pane e con le preghiere. Queste ultime contraddistinguono la giornata dei

primi cristiani: la professione di fede all’inizio e al termine della giornata e il rendimento di

grazie prima delle varie azioni; ad esse si aggiunge la partecipazione alla liturgia del

tempio. Quanti possiedono dei beni li vendono e ne mettono il ricavato a disposizione

degli altri, in proporzione del loro bisogno. Il pasto comune dei cristiani avviene in un

clima di letizia e di semplicità di cuore. La letizia designa la gioia festosa che accompagna

l’esperienza o la speranza della salvezza messianica. La semplicità di cuore è anch’essa

un’espressione religiosa per definire la dedizione sincera e integra a Dio senza secondi fini.

Il comportamento dei primi discepoli era caratterizzato da una intensa lode a Dio e dalla

simpatia di tutto il popolo. Una comunità unita, solidale, pronta a condividere anche i beni

materiali, non può non suscitare attenzione e simpatia da parte di coloro che vengono a

contatto con essa.

Nell’esperienza del ragazzo

Come nella vita delle prime comunità cristiane, così anche nella vita della comunità

parrocchiale i ragazzi sono chiamati a sperimentare la bellezza della preghiera comune,

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della condivisione, della gioia di ritrovarsi intorno alla mensa del pane e della Parola,

mettendo in comune i propri beni. I ragazzi imparano così e sperimentano cosa significa

vivere in una comunità, essere Chiesa e camminare insieme da figli dell’unico Padre e da

fratelli del Signore Gesù. Imparano così a pregare insieme e a condividere insieme la gioia e

anche la fatica di seguire il Signore Gesù; a scegliere di mettere a disposizione di tutti

quello che sono, ma anche quello che hanno; a donare tutto il loro tempo, tutti i loro

carismi e quello che possiedono per costruire qui e ora il Regno di Dio. Il segno

caratteristico di questo stile è la comunione: condivisione del pane e dei beni, distribuiti

secondo le necessità di ciascuno. Il campo diventa così un’occasione privilegiata e preziosa

per fare esperienza di piccola Chiesa, per imparare ad essere come comunità dove ci si

accoglie, ci si vuole bene, si vive come in famiglia.

1° MOMENTO TERZO GIORNO (Mattino)

Annuncio della Parola (Atti 2, 42-47)

In questo primo momento della giornata, dopo un’accoglienza basata sull’animazione

(bans, canti, balli, inno del GrEst …), si presenta il tema della giornata con la proclamazione

del brano degli Atti degli Apostoli che corrisponde a questa tappa del GrEst. Si consiglia di

radunare tutti i bambini e ragazzi nello stesso luogo, se possibile disponendoli in un ampio

cerchio. La Parola viene portata al centro del cerchio da un educatore/catechista,

accompagnata da un canto liturgico. Poi viene proclamata in modo chiaro e con voce forte.

Drammatizzazione

Dopo aver proclamato il brano degli Atti degli Apostoli che accompagnerà questa tappa, si

darà spazio ad una drammatizzazione del brano … con alcuni educatori/catechisti che sono

chiamati a “metterlo in scena”. La drammatizzazione può essere semplicemente letta, ma

sarebbe meglio se gli educatori/catechisti recitassero seguendo questo copione:

Matteo e Andrea raccontano in che modo è cambiata la vita della comunità dopo la

discesa dello Spirito, le scelte radicali che hanno migliorato la convivenza tra gli apostoli

e costituiscono ancora oggi una testimonianza significativa e contagiosa per chi ancora

non è parte della comunità.

Matteo (Mt) − Da quando lo Spirito è sceso su di noi, si respira un’altra aria in casa, eh

Andrea? Andrea (A) − È proprio vero, Matteo. Tutta la comunità si riunisce attorno a

questa mensa per ascoltare la Parola di Dio e spezzare il pane. Mt −E poi, vivendo

sempre insieme, mettiamo tutto in comune. Che senso avrebbe tenere qualcosa solo per

me, se poi non posso goderne con gli altri? A − Ben detto, Matteo. Abbiamo venduto

tutte le nostre proprietà e poi abbiamo diviso il ricavato con chi ne aveva bisogno. Mt − E

il bello è che a nessuno manca niente. Anzi, c’è sempre abbondanza per tutti! A − Ma la

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condivisione più ricca è quella del Vangelo e dei beni ricevuti da Dio: questo esprime e

rafforza l’unione fra tutti noi. Mt − Quando ci ritroviamo tutti insieme nel tempio per

lodare il Signore, i nostri cuori si riempiono di gioia… A − Ed è una gioia contagiosa!

Anche i pagani sono conquistati dal nostro modo di vivere e la nostra famiglia cresce di

giorno in giorno. Siamo davvero tanti adesso! Mt − E qualcosa mi dice che con il tempo

diventeremo molti, ma molti di più… La Parola di Dio arriva al cuore di tutti.

Approfondimento (Catechesi)

Al termine della proclamazione e della drammatizzazione una guida (possibilmente un

sacerdote) riprende brevemente il brano degli Atti degli Apostoli che è al centro di questa

giornata per verificare quanto i ragazzi abbiano ascoltato e ne sottolinea alcuni passaggi

significativi per farlo “risuonare” nel cuore dei ragazzi.

2° MOMENTO TERZO GIORNO (Mattino)

Attività per i gruppi (divise in fasce d’età)

I ragazzi sono chiamati a confrontarsi con lo stile della prima comunità cristiana. Vengono

presentate loro alcune delle caratteristiche della prima comunità. Ciascuna di esse viene

introdotta da una piccola prova PER verificarne il “possesso” da parte dei ragazzi. Affinché

la prova possa dirsi superata, tutto il gruppo è chiamato a partecipare attivamente.

Generosità: per superare questa prova, ciascun membro del gruppo deve prestare un

proprio oggetto, indumento o accessorio a un compagno per il resto del campo scuola.

Probabilmente non c’è modo di verificare l’effettivo superamento della prova, ma ciò che

importa è invitare i ragazzi a prendere questo piccolo impegno con serietà.

Forza: i ragazzi devono affrontare un percorso a ostacoli entro un tempo stabilito,

portando dei pesi che rallentino la corsa (la quantità del peso da portare varia in base

all’età dei ragazzi).

Coraggio: dopo essere stati bendati, i ragazzi devono inserire la mano all’interno di uno

scatolone chiuso per cercare di indovinarne il contenuto. La prova può essere resa più

impegnativa mettendo oggetti in eccedenza rispetto a quelli da individuare e oggetti che

possano ingannare il tatto provocando un po’ di inquietudine perché viscidi o appiccicosi o

appuntiti (aghi di pino, gelatina, ecc.)

Accoglienza: ogni ragazzo è invitato a descrivere in forma anonima se stesso su un

cartoncino. Una volta mischiati, i cartoncini vengono letti ed è compito del gruppo

individuare, di volta in volta, la persona che è descritta.

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Unità: i ragazzi, legati alle caviglie (i più grandi) oppure tenendosi per mano, (i più piccoli)

devono cercare di compiere determinate azioni o compiti resi particolarmente difficoltosi

dalla necessità di agire in modo coordinato senza che l’unione venga mai meno.

Al termine delle prove gli educatori aiutano i ragazzi a riflettere su quanto hanno appena

sperimentato, sulle eventuali esitazioni o difficoltà incontrate. Riprendendo il passo degli

Atti 2,42-47, l’educatore invita il gruppo a confrontarsi con il modo di mettere in pratica le

caratteristiche delle quali si è parlato da parte della prima comunità cristiana. Lo stile

vissuto dai primi cristiani lascia da parte ogni esitazione o difficoltà e mette in pratica

generosità, forza, coraggio, accoglienza e unità per quello che sono e significano. In questa

comunità ciascuno mette a disposizione di tutti gli altri il proprio essere e i propri talenti

Per completare questo momento si può chiedere a ciascuna squadra di comporre un

cartellone\disegno che sintetizzi le peculiarità di ciascuna caratteristica: umiltà,

accoglienza, generosità…

Pranzo insieme

Il momento del pranzo, laddove possibile, deve essere esperienza di condivisione da

valorizzare come segno di comunione e di reciproca conoscenza.

3° MOMENTO TERZO GIORNO (Pomeriggio)

Laboratorio creativo

Ogni giorno, sulla base delle indicazioni riportate in un allegato disponibile e scaricabile dal

sito dell’Azione Cattolica diocesana oppure della Diocesi di Tivoli (www.activoli.it oppure

www.diocesiditivoli.it) i ragazzi costruiranno, in questo terzo momento della giornata, una

lampada a forma di mappamondo. Questo laboratorio creativo è un modo nuovo di aiutarli

a comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita.

Giochi organizzati o liberi

Se ci dovesse essere spazio nel pomeriggio dopo il laboratorio creativo si possono inserire

alcuni giochi organizzati dagli educatori (su internet se ne trovano moltissimi) oppure, nel

caso dei preadolescenti, i classici giochi liberi (calcio, pallavolo, basket, palla prigioniera,

schiaccia sette …). Altrimenti si passa direttamente al quarto momento della giornata.

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4° MOMENTO TERZO GIORNO (Pomeriggio)

Il Grande Gioco

Legato al tema della giornata il Grande Gioco: «LA CONDIVISIONE FA LA FORZA»

Obiettivo: I ragazzi comprendono l’importanza della condivisione, come stile e come gesto,

all’interno della propria comunità.

Materiale:

• Bende

• Palloni

• Bacinelle

• Materiale vario per il percorso

• Cubi e coni per ogni squadra.

Svolgimento: Le quattro prove di questo gioco declinano, ciascuna in modo diverso, il

tema della condivisione ovvero il tema di questa giornata del campo scuola. Sulle tracce

dei primi apostoli i ragazzi fanno esperienza anche attraverso il gioco della bellezza e della

difficoltà della condivisione.

1. Condivisione mimata

Nella comunità dei primi cristiani, i più anziani con le loro azioni erano d’esempio per i più

giovani. La condivisione non si limita ai soli oggetti, ma anche al sapere e all’esperienza.

Ciascuna squadra designa un proprio rappresentante, incaricato di mimare (senza ausilio di

parole né oggetti) su suggerimento del capogioco alcuni dei “gesti” della condivisione

riportati nel brano degli Atti letto per questa giornata (se le azioni contenute nel brano non

fossero sufficienti possono essere utilizzati anche i brani di altre giornate). Vince la squadra

che indovina il maggior numero di gesti.

2. Legati ‘per la vita’

All’interno di una comunità viva tutti si aiutano e si sostengono, condividendo le fatiche e i

momenti felici. I ragazzi di ciascuna squadra vengono divisi in coppie, e i componenti di

ciascuna coppia vengono legati l’uno all’altro per un braccio. Così uniti devono completare

un percorso ad ostacoli portando con sé (reggendolo con una mano ciascuno) un pallone,

che al temine del percorso deve essere lanciato all’interno di una bacinella posta ad una

certa distanza dalla linea di lancio con uno sforzo di coordinamento delle due braccia

impegnate dai giocatori. Vince la squadra che totalizza il maggior numero di canestri.

3. Condividiamo!

Ogni membro della prima comunità metteva a disposizione di tutti ciò che possedeva.

Anche i ragazzi sono chiamati a fare lo stesso per questa terza prova che consiste nella

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realizzazione di una grande figura a terra (su soggetto indicato dagli educatori) ottenuta

per mezzo degli indumenti, oggetti e accessori messi a disposizione dai membri della

squadra. Vince la squadra che realizza l’opera giudicata più meritevole da parte della giuria

degli educatori.

4. Condivisione e costruzione

Ognuno all’interno di una comunità ha il suo ruolo ben preciso e definito, solo con la

collaborazione generosa di tutti è possibile costruire qualcosa di importante. Ad ogni

squadra viene affidata la costruzione di una torre, da realizzarsi utilizzando otto quadrati e

ventiquattro coni di cartone, alternando tre coni a un quadrato. Ogni giocatore dispone

soltanto di alcuni elementi, tutti dello stesso tipo e non viene fornita nessuna idea sulle

possibili combinazioni utili alla realizzazione della torre. I ragazzi sono invitati a elaborare il

modo migliore per realizzare la torre unendo le proprie forze e i propri pezzi. Vince la

squadra che per prima realizza la torre sfruttando tutti i pezzi in dotazione.

La Preghiera conclusiva

Al termine di ogni giornata di GrEst la preghiera conclusiva, riportata in un allegato

disponibile e scaricabile dal sito (www.activoli.it oppure www.diocesiditivoli.it),

permetterà di trasformare in lode quanto di bello i ragazzi hanno sperimentato insieme.

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QUARTO GIORNO

SIMONE IL MAGO (Atti 8, 5−25)

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CONTENUTO: Giunto in Samaria Filippo incontra un sedicente mago di nome Simone famoso nella zona per i suoi trucchi. I prodigi compiuti dall’apostolo, tuttavia, offuscano ben presto la popolarità di Simone presso i samaritani, convincendo lui stesso a farsi battezzare. Un gesto che tuttavia non lo aiuta a comprendere appieno la gratuità assoluta dell’amore di Dio, che si dona senza essere meritato né guadagnato.

OBIETTIVO: Il ragazzo prende sempre più consapevolezza che l’amore di Dio non è un premio da meritare ma un dono da accogliere.

Nell’esperienza degli Apostoli

Il capitolo otto degli Atti degli Apostoli descrive il primo grande sviluppo del cristianesimo,

che passa da Gerusalemme alla Samaria e ad alcune città della Giudea. Dopo il martirio di

Stefano era scoppiata una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme che

aveva costretto i cristiani ad abbandonare la Città santa. Questa dispersione si trasformò in

un grande movimento missionario. Infatti, quelli che erano stati dispersi andavano per il

paese e diffondevano la Parola di Dio. È in questo contesto che si colloca l’attività di

Filippo, uno dei “sette”. Il luogo dell’attività di Filippo è una città della Samaria. Luca non

dice il nome della città forse per indicare l’evangelizzazione dei samaritani; tanto

disprezzati dai giudei, ma tanto cari a Cristo che si sentono annunciare il Vangelo e lo

accolgono generosamente. Il tema della predicazione di Filippo è ben preciso: annunciare

Cristo risorto a tutto il mondo. Nel successo della missione, però, si inserisce un elemento

negativo. Esso è rappresentato da un mago molto popolare di nome Simone, il quale

chiede di acquisire dagli apostoli, per denaro, il potere di conferire lo Spirito Santo. Pietro

reagisce aspramente a questa pretesa, che in seguito verrà chiamata “simonia”, e lo fa con

un monito severo che genera pentimento nel mago.

Nell’esperienza del ragazzo

Capita anche ai ragazzi di incontrare nella loro esperienza persone, come Simone, che

credono di poter avere tutto nella loro vita offrendo denaro per ottenere in cambio la

felicità. Anche se piccoli, i ragazzi sanno riconoscere cosa sia davvero importante e

significativo nella loro storia, quali siano i valori veri e decisivi su cui fondare le scelte, quali

sono le persone che hanno fatto della loro vita un dono d’amore e che hanno deciso di

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mettersi completamente in gioco per gli altri. Il confronto con l’episodio biblico del mago

Simone costituisce così per il gruppo un momento privilegiato per discernere cosa conti di

più nella loro storia di piccoli, cosa sia davvero necessario per essere bambini e ragazzi

felici, in chi porre la propria fiducia per crescere e diventare grandi nella fede e in umanità.

Provano così a dare un nome ed un volto alle cose e alle persone che sono significative per

la loro vita e a rintracciarne le motivazioni più profonde.

1° MOMENTO QUARTO GIORNO (Mattino)

Annuncio della Parola (Atti 8, 5-25)

In questo primo momento della giornata, dopo un’accoglienza basata sull’animazione

(bans, canti, balli, inno del GrEst …), si presenta il tema della giornata con la proclamazione

del brano degli Atti degli Apostoli che corrisponde a questa tappa del GrEst. Si consiglia di

radunare tutti i bambini e ragazzi nello stesso luogo, se possibile disponendoli in un ampio

cerchio. La Parola viene portata al centro del cerchio da un educatore/catechista,

accompagnata da un canto liturgico. Poi viene proclamata in modo chiaro e con voce forte.

Drammatizzazione

Dopo aver proclamato il brano degli Atti degli Apostoli che accompagnerà questa tappa, si

darà spazio ad una drammatizzazione del brano … con alcuni educatori/catechisti che sono

chiamati a “metterlo in scena”. La drammatizzazione può essere semplicemente letta, ma

sarebbe meglio se gli educatori/catechisti recitassero seguendo questo copione:

Incontrando Pietro, Simone, detto il mago, comprende come il dono dello Spirito non sia

qualcosa che si compra né che si guadagna, ma un dono che deve soltanto essere accolto

e messo a frutto.

Simone (S) – Benvenuto in Samaria, Pietro. Sentiti a casa, perché questa terra ha accolto

la Parola di Dio. Io sono Simone. Pietro (P) – So bene chi sei. Filippo mi ha parlato di te e

delle tue pratiche magiche con cui stupisci e inganni la gente. S – Stai tranquillo, Pietro. È

vero, una volta facevo il mago e fingevo di avere dei poteri, ma adesso non più. Da

quando ho conosciuto Filippo, ascolto l’annuncio del Vangelo e credo nel nome di Gesù

Cristo. Il suo potere è molto più grande del mio, per questo mi sono battezzato. E come

me molti uomini e molte donne hanno fatto lo stesso. P – La famiglia cristiana si allarga,

per questo sono venuto qui da voi. Ora avete bisogno che la vostra fede cresca e si

rafforzi. Attraverso queste mie mani, ricevete il dono dello Spirito Santo. S – Non avevo

mai visto un trucco così straordinario! Dove l’hai imparato? Anche io voglio imporre le

mani e far scendere lo Spirito. Quanto vuoi per spiegarmi come si fa? Posso pagare, eh! P

– Pagare? La fede nel Signore non è un trucco! I doni di Dio non hanno prezzo perché il

loro valore è inestimabile. Tu credi che io abbia fatto qualcosa per meritare i doni di Dio?

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Ho commesso tanti errori, ecco cosa ho fatto. Ma il Signore mi abbraccia ugualmente e

mi avvolge nel suo amore. E il suo amore non si compra. Si riceve, semplicemente. S – Io

allora cosa devo fare? P – Convertiti. Prega il Signore di perdonarti e di cambiare il tuo

cuore. S – Lo farò. E pregate anche voi per me, perché il vostro cuore è già stato

cambiato dal Signore.

Approfondimento (Catechesi)

Al termine della proclamazione e della drammatizzazione una guida (possibilmente un

sacerdote) riprende brevemente il brano degli Atti degli Apostoli che è al centro di questa

giornata per verificare quanto i ragazzi abbiano ascoltato e ne sottolinea alcuni passaggi

significativi per farlo “risuonare” nel cuore dei ragazzi.

2° MOMENTO QUARTO GIORNO (Mattino)

Attività per i gruppi (divise in fasce d’età)

A ciascun ragazzo viene consegnato un cartellone e messi a disposizione dei giornali,

pennarelli, tempere, materiale per un collage: tutto quello che può essere utile e

necessario perché ciascun ragazzo realizzi il poster della sua vita. Ogni ragazzo è così

chiamato a fare memoria della sua storia, individuando le tappe importanti, le persone

significative, le scelte che ha compiuto, le fatiche di seguire il Signore Gesù, la bellezza

dell’incontro con Lui. È poi invitato a dare un titolo alla sua vita, che esprima il significato

profondo e vero della sua storia. Se è possibile, è bene allestire con i diversi poster una

mostra dove ciascuno possa raccontarsi all’altro, possa mostrare come si impegna a vivere

la sua sequela, come ogni giorno prova a discernere il bene e a compiere scelte buone per

sé e per le persone che gli sono accanto.

Dopo una breve riflessione nei gruppi ciascun ragazzo disegna sul retro di un cartoncino la

propria mano e su ogni dito scrive il nome di una persona e il motivo per cui si vuole

pregare per lei. È il momento per fare memoria delle tante persone che ci accompagnano,

ci vogliono bene e si prendono cura di noi. Oggi vogliamo ricordarle e pregare per loro.

Pranzo insieme

Il momento del pranzo, laddove possibile, deve essere esperienza di condivisione da

valorizzare come segno di comunione e di reciproca conoscenza.

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3° MOMENTO QUARTO GIORNO (Pomeriggio)

Laboratorio creativo

Ogni giorno, sulla base delle indicazioni riportate in un allegato disponibile e scaricabile dal

sito dell’Azione Cattolica diocesana oppure della Diocesi di Tivoli (www.activoli.it oppure

www.diocesiditivoli.it) i ragazzi costruiranno, in questo terzo momento della giornata, una

lampada a forma di mappamondo. Questo laboratorio creativo è un modo nuovo di aiutarli

a comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita.

Giochi organizzati o liberi

Se ci dovesse essere spazio nel pomeriggio dopo il laboratorio creativo si possono inserire

alcuni giochi organizzati dagli educatori (su internet se ne trovano moltissimi) oppure, nel

caso dei preadolescenti, i classici giochi liberi (calcio, pallavolo, basket, palla prigioniera,

schiaccia sette …). Altrimenti si passa direttamente al quarto momento della giornata.

4° MOMENTO QUARTO GIORNO (Pomeriggio)

Il Grande Gioco

Legato al tema della giornata il Grande Gioco: «LA MANO È PIÙ VELOCE DELL’OCCHIO»

Obiettivo: Aiutare i ragazzi a comprendere che non tutto si può ottenere con facilità, ma è

necessario impegnarsi duramente per raggiungere risultati migliori.

Materiale:

• Bicchieri di plastica trasparente

• Essenze e coloranti

• Oggetti vari

• Schiuma da barba

• Scatola bucata o con un coperchio

• Uova di legno

• Ventagli di cartone spesso

• Bacchette di legno

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Svolgimento: Ai ragazzi vengono proposte alcune piccole prove che possono aiutarli a

riflettere sui temi scaturiti dal lavoro sul brano scelto per questa giornata.

1. L’apparenza inganna

Non sempre ciò che appare a prima vista corrisponde a ciò che è vero. Ai ragazzi vengono

presentati alcuni bicchieri di plastica trasparente numerati progressivamente contenenti le

seguenti soluzioni:

• Acqua con caffè idrosolubile: All’apparenza potrebbe ricordare la Coca Cola

• Acqua gasata con zafferano: All’apparenza potrebbe ricordare il Crodino

• Colorante verde con aroma limone: All’apparenza potrebbe ricordare Acqua e menta

• Acqua con bustina di tisana all’ananas: All’apparenza potrebbe ricordare il Thè freddo.

Ai ragazzi viene comunicato soltanto che si tratta di bibite e, osservando il bicchiere,

devono indovinare di quale bibita si tratti. Una volta completati gli abbinamenti, i bicchieri

vengono fatti annusare mettendo in luce i probabili equivoci dovuti all’aspetto dei liquidi

osservati. I colori hanno ingannato la percezione. Supera la prova la squadra che commette

meno errori.

2. Occhio alla coppia

In questo gioco le squadre si sfidano a due a due. Ciascuna squadra viene suddivisa in tre

sottogruppi di uguale numero. Al segnale dell’educatore i sottogruppi devono mischiarsi e

ricomporsi, ma a spostarsi deve essere solamente una coppia. I ragazzi della squadra

sfidante devono individuare la coppia che ha cambiato sottogruppo. Al termine della prima

manche, le parti si invertono. Supera la prova la squadra che individua il maggior numero

di coppie.

3. Massimo sforzo massimo risultato

Non sempre la via più semplice è la migliore. Viene proposto ai ragazzi un piccolo gioco a

trabocchetto, segnalando nella spiegazione che anche la scelta di affrontarlo in un modo

anziché in un altro influirà in modo decisivo sull’esito. Ogni ragazzo, a turno, deve far

rotolare un uovo di legno da un estremo all’altro del campo da gioco. Per far ciò ha a

disposizione tre modalità: la semplice spinta del proprio fiato, l’ausilio di un ‘ventaglio’

ricavato da un pezzo di cartone, l’utilizzo di una bacchetta di legno. Il punteggio viene

assegnato in base alla difficoltà della scelta (fiato: tre punti / cartone: due punti /

bacchetta: un punto); i ragazzi non devono sapere di questo punteggio fino alla fine. Il

concorrente ottiene il punteggio solo se completa il percorso. Supera la prova la squadra

che ottiene più punti.

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La Preghiera conclusiva

Al termine di ogni giornata di GrEst la preghiera conclusiva, riportata in un allegato

disponibile e scaricabile dal sito (www.activoli.it oppure www.diocesiditivoli.it),

permetterà di trasformare in lode quanto di bello i ragazzi hanno sperimentato insieme.

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QUINTO GIORNO

CORNELIO (Atti 10, 1-8; 34-48)

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CONTENUTO: Cornelio, uomo buono e timorato di Dio, invita Pietro per ascoltare il suo annuncio e conoscere la sua testimonianza. È alla ricerca di qualcosa di buono e di bello, che possa dare un senso vero alla propria vita e lo trova nell’incontro con l’apostolo. Pietro riconosce nel desiderio di Cornelio tutto ciò che occorre per essere riconosciuti come discepoli di Gesù e parte viva della sua Chiesa.

OBIETTIVO: Il ragazzo, alla luce delle esperienze vissute e degli incontri fatti, individua nel Signore colui che dà senso pieno alla sua vita e a suoi desideri di bene.

Nell’esperienza degli Apostoli

Cornelio è un centurione di Cesarea ed è il primo convertito tra i pagani. Il racconto degli

Atti è tutto impostato in modo tale che nel succedersi delle giornate sia comunque già

tracciata una continuità tra la preghiera di Cornelio e la preghiera di Pietro. Nella

preghiera, Cornelio e Pietro sono in continuità, sono coinvolti in una stessa vicenda.

Cornelio invia due servi e un soldato presso la casa di Simone, il conciatore di pelli a

chiamare Pietro che li ospita lì dove è ospite anche lui. Non è casa sua quella. È così ospite

in quella casa che è in grado di offrire ospitalità ad altri. Si prepara qualcosa d’importante.

E Pietro è ospite del mistero di Dio che si è rivelato, che è in grado di offrire ospitalità ad

altri perché passino la notte. Una volta a Cesarea, Cornelio è andato loro incontro perché

sa bene che Pietro è un giudeo osservante che non potrà mai entrare in casa sua. Cornelio

sa bene che tutto avviene sulla soglia. Stava per entrare, ma era un gesto appena

accennato, giusto un segno di amicizia e di vicinanza. Cornelio gli va incontro, gli si getta ai

piedi. Ma Pietro lo rialza e continuando a conversare con lui, entra in casa sua. Per la prima

volta il gesto compiuto da Pietro realizza l’evangelizzazione di un pagano. A questo

seguiranno i discorsi, le catechesi, le omelie. Pietro apre la porta della casa di Cornelio,

entra in quella casa e lì prende dimora, siede a quella mensa. Il gesto compiuto da Pietro è

vissuto da lui in piena consapevolezza. In questo modo Pietro dimostra che finalmente ha

trovato la spiegazione di quello che ha visto quando il cielo si è aperto; nel nome di Gesù,

che è morto ed è risorto, infatti, ogni creatura è purificata, ogni persona umana è ormai

chiamata a condividere la pienezza della vita: nel nome di Gesù. Nel nome di Gesù sono

aboliti i confini tra il puro e l’impuro. Egli sa che è entrato in quella casa, perché ha da

annunciare la buona notizia e quella novità si chiama Gesù. Ed è tutta una chiesa che con

Pietro si muove per la prima evangelizzazione di un pagano. Pietro è entrato, nel nome di

Gesù: lo Spirito di Dio, nel nome di Gesù che è morto ed è risorto, è sceso in quella casa.

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Nell’esperienza del ragazzo

Dall’ascolto del brano che racconta la vicenda di Cornelio, i ragazzi comprendono che le

persone che ascoltano Pietro imparano a credere in Gesù. È, infatti, solo grazie al dono

della fede in Gesù risorto che ricevono lo Spirito Santo e quindi la salvezza piena. Per

essere quindi in comunione con Dio ogni giorno, la via da percorrere è quella della

preghiera, via che ci fa entrare in relazione con il Signore e ci fa comprendere e gustare il

suo grande amore per noi. Tutti quindi possono essere amici di Gesù, tutti possono godere

dei suoi doni, tutti possono prendere parte alla gioia che la comunità sperimenta

nell’incontro con il Signore. Nessuno è escluso da questa relazione che cambia la vita,

nessuno è lasciato fuori dalla possibilità di sentirsi amato dal Padre. I ragazzi in questi

giorni di campo fanno quindi esperienza nella loro comunità della gioia di sentirsi sempre

accolti, nonostante il peccato, e di sentirsi abbracciati dall’amore del Padre che è

misericordia e bontà infinita.

1° MOMENTO QUINTO GIORNO (Mattino)

Annuncio della Parola (Atti 10, 1-8; 34-48)

In questo primo momento della giornata, dopo un’accoglienza basata sull’animazione

(bans, canti, balli, inno del GrEst …), si presenta il tema della giornata con la proclamazione

del brano degli Atti degli Apostoli che corrisponde a questa tappa del GrEst. Si consiglia di

radunare tutti i bambini e ragazzi nello stesso luogo, se possibile disponendoli in un ampio

cerchio. La Parola viene portata al centro del cerchio da un educatore/catechista,

accompagnata da un canto liturgico. Poi viene proclamata in modo chiaro e con voce forte.

Drammatizzazione

Dopo aver proclamato il brano degli Atti degli Apostoli che accompagnerà questa tappa, si

darà spazio ad una drammatizzazione del brano … con alcuni educatori/catechisti che sono

chiamati a “metterlo in scena”. La drammatizzazione può essere semplicemente letta, ma

sarebbe meglio se gli educatori/catechisti recitassero seguendo questo copione:

Cornelio (C) − Entra pure, Pietro. Sono onorato di ospitarti in casa mia. Questo è un

giorno benedetto per me e la mia famiglia. Pietro (P) − Cornelio, alzati. Sono un uomo

come te. Quando ho ricevuto il tuo invito, non ho esitato un attimo a mettermi in

viaggio. C − Ti ho voluto conoscere perché quattro giorni fa un angelo mi è apparso e mi

ha detto di mandarti a chiamare. E adesso che sei qui, voglio ascoltare tutto quello che il

Signore ti ha ordinato. P − Cornelio, tu sei un centurione romano, mentre io sono un

Giudeo. Apparteniamo a due nazioni diverse, eppure amiamo e temiamo Dio allo stesso

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modo. Il Signore non fa preferenza di persone: è il Signore di tutti. C − Che bella notizia

sei venuto a portarmi! Ora, ti prego, raccontami qualcosa di Gesù. Io so che è il Figlio di

Dio, che è stato battezzato da Giovanni e che ha liberato tutti quelli che erano sotto il

potere del diavolo. P − Io sono un testimone di tutto questo, Cornelio, e anche della sua

morte in croce e della sua risurrezione. Il Signore si è manifestato nella nostra casa, ha

mangiato e bevuto con noi e ci ha inviato a dare a tutti questa bella notizia. Chi crede nel

suo nome, sarà perdonato dai peccati. C − Quello che dici mi riempie di gioia, Pietro.

Nelle tue parole riconosco la presenza del Signore. Dio è entrato in questa casa e nella

mia vita. Non smetterò più di lodarlo e di ringraziarlo! P − Lo Spirito Santo è disceso su di

te, per questo sei pieno di felicità. Adesso niente può impedirti di ricevere il battesimo

nel nome di Gesù Cristo. C − La tua presenza qui è un dono di Dio. Sei mio ospite per

tutto il tempo che vorrai.

Approfondimento (Catechesi)

Al termine della proclamazione e della drammatizzazione una guida (possibilmente un

sacerdote) riprende brevemente il brano degli Atti degli Apostoli che è al centro di questa

giornata per verificare quanto i ragazzi abbiano ascoltato e ne sottolinea alcuni passaggi

significativi per farlo “risuonare” nel cuore dei ragazzi.

2° MOMENTO QUINTO GIORNO (Mattino)

Attività per i gruppi (divise in fasce d’età)

Nella prima parte, ciascun ragazzo del gruppo costruisce cinque monete. Si possono

utilizzare fogli di alluminio, cartoncino o carta crespa, in modo da creare delle monete

antiche, come quelle di un antico tesoro. Dietro ciascuna moneta ognuno è invitato a

disegnare l’immagine di una persona importante per loro, alla quale vogliono bene.

Nella seconda parte, durante un breve momento di pausa gli educatori nascondono le

monete. I ragazzi a questo punto si sfidano in una caccia al tesoro: ciascuno deve ritrovare

le monete realizzate nella fase precedente nel minor tempo possibile. Una volta ritrovate

le proprie monete, i ragazzi le incollano su un unico foglio che riporta la scritta “La strada

della mia vita”, disponendole secondo l’ordine cronologico degli incontri vissuti con le

persone scelte (Per primi i genitori e poi via via tutte le altre persone che sono state loro

“regalate”, fino a oggi).

L’attività si conclude con un momento di sintesi e condivisione durante il quale ogni

ragazzo ha modo di accennare a uno o più degli incontri con le persone scelte per le

proprie monete. Ecco alcuni spunti per guidare questo momento di confronto.

In quale occasione queste persone vi hanno parlato di Dio?

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È accaduto che l’incontro con loro, un momento condiviso, una gioia comune vi abbia fatto

pensare ad un dono del Signore? Perché?

Questi incontri hanno rappresentato per voi un motivo per ringraziare il Signore? Perché?

Pranzo insieme

Il momento del pranzo, laddove possibile, deve essere esperienza di condivisione da

valorizzare come segno di comunione e di reciproca conoscenza.

3° MOMENTO QUINTO GIORNO (Pomeriggio)

Laboratorio creativo

Ogni giorno, sulla base delle indicazioni riportate in un allegato disponibile e scaricabile dal

sito dell’Azione Cattolica diocesana oppure della Diocesi di Tivoli (www.activoli.it oppure

www.diocesiditivoli.it) i ragazzi costruiranno, in questo terzo momento della giornata, una

lampada a forma di mappamondo. Questo laboratorio creativo è un modo nuovo di aiutarli

a comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita.

Giochi organizzati o liberi

Se ci dovesse essere spazio nel pomeriggio dopo il laboratorio creativo si possono inserire

alcuni giochi organizzati dagli educatori (su internet se ne trovano moltissimi) oppure, nel

caso dei preadolescenti, i classici giochi liberi (calcio, pallavolo, basket, palla prigioniera,

schiaccia sette …). Altrimenti si passa direttamente al quarto momento della giornata.

4° MOMENTO QUINTO GIORNO (Pomeriggio)

Il Grande Gioco

Legato al tema della giornata il Grande Gioco: «INDOVINA CHI?»

Obiettivo: Aiutare i ragazzi a riflettere sulla figura di Cornelio e sugli interrogativi che pone,

sottolineando la possibilità di riconoscere il volto di Dio nella loro quotidianità.

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Materiale:

• Immagine di Gesù

• Post-it/foglietti

• 2 teli scuri/coperte

• Frasi

• Materiale per percorso

• Bilance

• Bottiglie d’acqua

• Percorso per gioco dell’oca

• Dadi

• Indovinelli o rebus

Svolgimento: Il gioco segue un fil rouge: al centro del campo da gioco viene posizionata

una grande immagine di Gesù (almeno formato A3) ricoperta con almeno 100 foglietti

adesivi removibili. L’esito di ciascuna delle prove che seguono da la possibilità alle squadre

di togliere uno o più post-it dall’immagine. Scopo del gioco è quello di indovinare nel minor

numero di tentativi possibili di quale figura si tratti. È evidente che la scelta dell’immagine

e la gestione dell’eliminazione progressiva dei biglietti che la oscurano sono decisive per

garantire lo svolgimento ordinato e completo del gioco. È opportuno scegliere

un’immagine poco conosciuta e ‘organizzare’ per quanto possibile lo svelamento in modo

da garantire una durata adeguata del gioco.

1. Scopriamoci!

Come Cornelio va alla ricerca del volto di Gesù nell’incontro con gli Apostoli, i ragazzi sono

chiamati ad una prova di riconoscimento, indovinando l’identità dei propri compagni di

squadra senza poterli vedere. Un volontario per ciascuna squadra deve riconoscere gli altri

membri del gruppo soltanto toccandoli attraverso un telo. Si aggiudica la prova la squadra

che totalizza il maggior numero di riconoscimenti.

2. Frasi di corsa

Cornelio si avvicina agli Apostoli mandandoli a chiamare. Come lui, anche i ragazzi sono

chiamati a mettersi in contatto con chi hanno accanto. Un componente per squadra

(chiamato “capo”) si pone all’estremità di un percorso ad ostacoli precedentemente

preparato, il resto della squadra si dispone sul lato opposto. A ogni capo viene suggerita

una frase che contenga un numero di parole pari al numero di giocatori della sua squadra.

Il primo giocatore corre lungo il percorso ad ostacoli fino al suo capo che gli comunica la

prima parola della frase scelta. Il giocatore torna indietro e sussurra la parola al secondo

giocatore, facendo in modo che gli altri non la sentano. Poi si siede e aspetta. Si procede

via via così, col capo che suggerisce una parola per volta ai singoli giocatori che a loro volta

scoprono ad uno ad uno, parola per parola, l'intera frase fino all'ultimo giocatore, che

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deve, una volta tornato indietro, gridare la frase completa. Se esatta, il capo grida «Ben

fatto!». In caso contrario comunica quali sono gli errori. I giocatori ai quali corrisponde una

parola inesatta devono compiere nuovamente il percorso e riportare la parola esatta. Si

aggiudica la prova la squadra che per prima ricompone la frase esatta.

3. La giusta misura

La storia di Cornelio mostra l’importanza di lasciare da parte il pregiudizio fondato soltanto

sulle esperienze precedenti, offrendo a chiunque la possibilità di avvicinarsi ed esprimersi.

A ogni squadra viene affidata una bilancia a due piatti, su uno dei quali è stato posizionato

un peso dagli educatori. Lo scopo del gioco é di riequilibrare la bilancia utilizzando l’acqua

contenuta in una bottiglia in dotazione. Si aggiudica la prova la squadra che finisce per

prima e riporta i piatti in equilibrio. N.B.: Nel caso in cui le bilance a due piatti non fossero

disponibili è possibile utilizzare una normale bilancia da cucina, assegnando alle squadre

un peso da raggiungere.

4. Un passo alla volta

Le esperienze e gli incontri vissuti nel passato diventano parte integrante del nostro percorso di crescita e maturazione. Si prepara un percorso con delle caselle simile a quello del gioco dell’oca (può essere sfruttato direttamente un tabellone già pronto di questo gioco). Un componente per ciascuna squadra, a turno, tira il dado. Nelle caselle incontrate sul proprio cammino, le squadre possono incontrare indicazioni come “torna indietro”, “avanza di tre caselle” e così via; oppure piccoli indovinelli, domande, enigmi inerenti la vita del campo e i fatti verificatisi nei giorni già trascorsi insieme. Si aggiudica la prova la squadra che per prima raggiunge il traguardo.

La Preghiera conclusiva

Al termine di ogni giornata di GrEst la preghiera conclusiva, riportata in un allegato

disponibile e scaricabile dal sito (www.activoli.it oppure www.diocesiditivoli.it),

permetterà di trasformare in lode quanto di bello i ragazzi hanno sperimentato insieme.

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SESTO GIORNO

PIETRO IN PRIGIONE (Atti 12, 1-19)

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CONTENUTO: Le persecuzioni affliggono la vita della prima comunità cristiana e culminano nell’arresto di Pietro, incarcerato su mandato del re Erode. Gli apostoli tuttavia non si lasciano sopraffare dalla rassegnazione, scegliendo invece la via della speranza e della preghiera comunitaria.

OBIETTIVO: Il ragazzo sperimenta nell’incontro intimo con il Padre e nella preghiera comunitaria la concretezza e la bellezza di affidarsi a Dio.

Nell’esperienza degli Apostoli

Anche la Chiesa di Gerusalemme viene perseguitata. Giacomo, fratello di Giovanni, viene

ucciso e anche Pietro viene arrestato e destinato alla morte. Ma la notte/morte si

trasforma in luce/vita per una nuova missione. Le parole e i gesti che accompagnano la

Pasqua di Pietro sono evocatori: luce, toccare i fianchi, alzarsi, catene che cadono, cintura,

sandali, mantello, poi la chiamata finale a seguire il Signore e a stare con lui. Pietro fa

esperienza di liberazione. Ritorna, infatti, nella casa dove si stava pregando per lui e a

quella Chiesa narra e annuncia come è stato tratto fuori dal carcere. Affida poi la custodia

della Chiesa di Gerusalemme a Giacomo e ai suoi fratelli e poi parte per un altro luogo,

sicuramente per rendere testimonianza del Signore Risorto che lo ha liberato. La Chiesa è

ora stata liberata, è libera così di annunciare il Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà.

Ma ci chiediamo: cosa è accaduto a Pietro. Ricerche accurate non sciolgono l’inchiesta.

Pietro infatti si trova in un altro luogo: fuori dalla giurisdizione di Erode, liberato da un

angelo del Signore per poter ancora annunciare il Vangelo. Con questo capitolo, si

conclude la prima parte del libro degli atti degli apostoli. L’affermazione che ascoltiamo è

di grande e gioiosa solennità: la parola di Dio cresceva e si moltiplicava. Nel corso dei

secoli, la chiesa è stata, è, e sarà perseguitata, ma proprio in questo modo la parola di Dio

cresce e si moltiplica. Muoiono i testimoni come Stefano, Giacomo, e Pietro è costretto ad

andare in un altro luogo. Ma il Regno di Dio cresce!

Nell’esperienza del ragazzo

Dal confronto con questa pagina della Parola, i ragazzi possono comprendere l’importanza

di appartenere alla Chiesa che ogni giorno si confronta anche con la persecuzione, con la

fatica del credere, con la paura di amare colui che ha donato la vita per i suoi fratelli. Come

la Chiesa, i ragazzi si sentono così chiamati ad affrontare i momenti di dolore e di tristezza,

con una certezza grande e una consapevolezza vera: sapere di poter vincere le difficoltà

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con l’aiuto del Signore che sorregge e accompagna i passi dei suoi discepoli. Scegliere così

di annunciare a tutti che il Signore salva tutti coloro che si affidano a lui, permette non solo

ai ragazzi di vivere la propria sequela con coraggio e fiducia, ma anche di testimoniare che

chi vive con Gesù è felice e la sua vita è bella e piena di cose buone. I ragazzi si impegnano

così a raccontare non solo con le parole ma anche con la loro vita la bellezza di essere

amici di Gesù perché solo così, sull’esempio di quanti lo amano con cuore sincero, la Chiesa

cresce e continua a costruire qui e ora il regno di Dio.

1° MOMENTO SESTO GIORNO (Mattino)

Annuncio della Parola (Atti 12, 1-19)

In questo primo momento della giornata, dopo un’accoglienza basata sull’animazione

(bans, canti, balli, inno del GrEst …), si presenta il tema della giornata con la proclamazione

del brano degli Atti degli Apostoli che corrisponde a questa tappa del GrEst. Si consiglia di

radunare tutti i bambini e ragazzi nello stesso luogo, se possibile disponendoli in un ampio

cerchio. La Parola viene portata al centro del cerchio da un educatore/catechista,

accompagnata da un canto liturgico. Poi viene proclamata in modo chiaro e con voce forte.

Drammatizzazione

Dopo aver proclamato il brano degli Atti degli Apostoli che accompagnerà questa tappa, si

darà spazio ad una drammatizzazione del brano … con alcuni educatori/catechisti che sono

chiamati a “metterlo in scena”. La drammatizzazione può essere semplicemente letta, ma

sarebbe meglio se gli educatori/catechisti recitassero seguendo questo copione:

Rode (R) − Chi bussa alla porta a quest’ora? Pietro (P) − Rode, apri… sono io, Pietro! R −

Pietro? Ma com’è possibile? Pietro è in carcere! P − Un angelo del Signore mi ha liberato.

Fammi entrare che ti racconto tutto. R − Certo Pietro, entra. Che gioia vederti! Abbiamo

pregato giorno e notte dopo la tua cattura, tutti insieme, incessantemente, e adesso sei

qui, davanti a me! Che notizia meravigliosa! Devo correre a dirlo a tutti… P − No, no.

Aspetta, Rode, fa’ silenzio. Io dovrei essere in carcere in questo momento. I soldati di

Erode mi staranno già cercando. R − Scusami, sono troppo felice. Ma, allora, come hai

fatto a fuggire? P − È successo tutto la notte prima del mio processo. Ero in catene e

dormivo, quando una luce fortissima mi ha svegliato e una voce mi ha detto di alzarmi.

Le catene sono cadute dalle mie mani e l’angelo mi ha detto: “Metti la cintura, legati i

sandali, indossa il mantello e seguimi” R − E tutte le guardie di Erode? Come hai fatto a

evitarle? P − Mi sono semplicemente fidato di Dio. Lui mi ha liberato, mi ha fatto

oltrepassare due posti di guardia e ha aperto la porta di ferro che chiudeva la città.

Adesso che sai cosa è successo, vai a dirlo a Giacomo e ai fratelli. R − Corro!

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Approfondimento (Catechesi)

Al termine della proclamazione e della drammatizzazione una guida (possibilmente un

sacerdote) riprende brevemente il brano degli Atti degli Apostoli che è al centro di questa

giornata per verificare quanto i ragazzi abbiano ascoltato e ne sottolinea alcuni passaggi

significativi per farlo “risuonare” nel cuore dei ragazzi.

2° MOMENTO SESTO GIORNO (Mattino)

Attività per i gruppi (divise in fasce d’età)

Attraverso una palla prigioniera (in prigione come Pietro) i ragazzi ricevono del materiale

vario che servirà per la realizzazione della cintura, dei sandali e di un mantello. Verrà

chiesto ai ragazzi di riflettere su ciò che li accomuna a Pietro. La cintura, i sandali e il

mantello ci ricordano il cammino che siamo chiamati a vivere durante la nostra vita: la

ricerca dell’essenziale, il desiderio di crescere, la capacità di lasciarsi accompagnare da altri

in questo percorso. Le giornate dei nostri ragazzi sono sempre molto piene e questo porta

a rallentare il passo e lo slancio del cammino. Nei tratti più faticosi ci si accorge però che

tutto quello che si ha, per quanto possa essere utile, non basta e, anzi, a volte non serve. È

Gesù infatti che ci dona forza e sostegno nel tempo della prova e ci resta accanto sempre. I

ragazzi realizzano questi tre oggetti, o con del cartoncino o anche con das o pasta di sale:

rappresentano per loro i segni del cammino, dicono il loro desiderio di andare con Gesù e

di annunciare il suo amore.

Se lo si ritiene opportuno si può continuare con la seguente attività: i bambini pensano a

una persona che hanno conosciuto, incontrato, con cui hanno condiviso del tempo,

nell’anno trascorso a scuola, in parrocchia, in famiglia, nel paese, in città. Ne scelgono una

che vive, sta vivendo o ha vissuto un momento di particolare difficoltà. Scrivono solo il

nome, su un cartoncino che riporta l’immagine stilizzata di alcune sbarre (con una matita

cancellabile facilmente): è la prigione della paura, della solitudine, dello sconforto. Una

cella diversa da quella in cui è stato imprigionato Pietro, ma non meno difficile da aprire.

Dopodiché i ragazzi sono invitati a scrivere dietro quel foglio una cosa di cui quelle persone

avrebbero bisogno per uscire dalla cella, dalla prigione in cui sono finite. Tutto insieme il

gruppo dedica una preghiera speciale a tutte queste persone, che vengono solo nominate

da ciascun ragazzo, senza dire niente di più su di loro. Si può fare si che la preghiera sia

preparata dai ragazzi, che possano scegliere un canto, alcune intenzioni, o un piccolo

segno. Al termine della preghiera i ragazzi sono invitati a cancellare le sbarre con una

gomma, non perché l’intervento di Dio sia una magia che ci toglie da ogni problema, ma

perché la preghiera della Chiesa fa essere ciascuno non più da solo, e quindi lo libera dalla

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propria prigione. Tutte queste (ex) celle vengono dunque unite, in modo da formare una

catena umana di persone che pregano l’una per l’altra. I ragazzi vengono aiutati a riflettere

su questa forza che la Chiesa consente di sperimentare, quella dell’unione nella preghiera.

Un ulteriore spunto di riflessione per i ragazzi più grandi può essere offerto dalla lettura

delle pagine 140-141 del cIC/2.

Pranzo insieme

Il momento del pranzo, laddove possibile, deve essere esperienza di condivisione da

valorizzare come segno di comunione e di reciproca conoscenza.

3° MOMENTO SESTO GIORNO (Pomeriggio)

Laboratorio creativo

Ogni giorno, sulla base delle indicazioni riportate in un allegato disponibile e scaricabile dal

sito dell’Azione Cattolica diocesana oppure della Diocesi di Tivoli (www.activoli.it oppure

www.diocesiditivoli.it) i ragazzi costruiranno, in questo terzo momento della giornata, una

lampada a forma di mappamondo. Questo laboratorio creativo è un modo nuovo di aiutarli

a comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita.

Giochi organizzati o liberi

Se ci dovesse essere spazio nel pomeriggio dopo il laboratorio creativo si possono inserire

alcuni giochi organizzati dagli educatori (su internet se ne trovano moltissimi) oppure, nel

caso dei preadolescenti, i classici giochi liberi (calcio, pallavolo, basket, palla prigioniera,

schiaccia sette …). Altrimenti si passa direttamente al quarto momento della giornata.

4° MOMENTO SESTO GIORNO (Pomeriggio)

Il Grande Gioco

Legato al tema della giornata il Grande Gioco: «LIBERIAMO PIETRO!»

Obiettivo: Far sperimentare ai ragazzi l’importanza dell’unione e della fiducia per

raggiungere un obiettivo comune.

Materiale:

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• Gomitoli di lana (uno per squadra)

• Ingredienti per pozione misteriosa

• Bicchieri

• Fogli

• Penne

Lo scopo del gioco è quello di districare nel minor tempo e con il minor numero di tentativi

possibile un filo intricatissimo, precedentemente ingarbugliato con cura dai conduttori del

gioco.

Svolgimento: Prima dell’inizio del gioco è necessario procurarsi un gomitolo per ciascuna

squadra (possibilmente di colori diversi). Le estremità di ciascun gomitolo vengono fissate

a un sostegno fisso (es. albero, sedia, palo), e il filo restante viene ingarbugliato quanto più

possibile con tutti gli altri fili e attorcigliato attorno a oggetti diversi che possano rendere

ancora più difficoltoso districarli. Al termine di ciascuna delle quattro prove indicate di

seguito i ragazzi hanno la possibilità – classificandosi primi o distinguendosi nel corso del

gioco – di districare una parte del proprio filo per un tempo di circa un minuto. Il tempo è

ovviamente variabile, per fare sì che il fil rouge proceda in modo ‘misurato’ e funzionale

allo svolgimento del gioco.

Nel caso in cui nessuna delle squadre riesca a districare completamente il proprio filo nel

corso dei tentativi previsti dal gioco, si disputa una speciale manche finale: due concorrenti

per ciascuna squadra cercano di districare il filo abbinato alla loro squadra (è consigliabile

naturalmente che i ragazzi lo facciano a turno). Vince la squadra che raccoglie per prima

attorno al proprio rocchetto tutto il filo.

1. Il grido di Pietro

Due squadre si posizionano ad un’estremità del campo da gioco; due dei loro componenti

(uno per squadra) si mettono invece all’estremità opposta. Il conduttore consegna ai due

volontari il testo di una canzone che devono cantare a squarciagola fino a farla sentire ai

loro compagni i quali, una volta “captato” il motivo, lo devono ripetere tutti insieme (in

modo da farsi sentire dal conduttore). In mezzo al campo si sistemano invece tutti i

componenti delle squadre rimanenti, con il compito di ostacolarne la comprensione,

urlando o facendo rumore in altro modo. Si aggiudica la prova la squadra che riesce a

indovinare più canzoni nel tempo di quattro minuti (si disputano più manche facendo

ruotare in tutti i ruoli tutte le squadre).

2. Fai ubriacare la guardia

Le squadre si dispongono sui lati del campo da gioco, al centro del quale è posizionato il

tavolino della guardia. Al via del conduttore, un giocatore per ogni squadra corre verso il

tavolino per sorseggiare una pozione cercando di indovinarne gli ingredienti. Nel momento

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in cui si riconoscono i diversi ingredienti contenuti nella pozione il giocatore li mima ai

compagni rimasti all’esterno del campo, che li annotano su un foglio. Si aggiudica la prova

la squadra che al termine del gioco ha indovinato il maggior numero di ingredienti (due

punti ogni risposta giusta; meno uno per ogni ingrediente sbagliato).

N.B.: in caso non fosse possibile creare una bevanda, gli ingredienti possono essere scritti

su un foglietto e mimati. Esempio di pozione: sale, zucchero, caffè solubile, prezzemolo,

cacao in polvere, ecc.

3. Preparati per la fuga

Tutte le squadre giocano in contemporanea. Un giocatore scelto dai suoi compagni deve, al

via del conduttore, cercare di indossare quanti più vestiti possibile appartenenti ai suoi

compagni. Si aggiudica la prova la squadra che riesce a far indossare al proprio

concorrente il maggior numero di indumenti.

4. Pietro esce di prigione

Tutti i giocatori di tutte le squadre (a eccezione di due volontari per ciascuna squadra) si

dispongono faccia a faccia su due file distanziate di circa 1,5 m/2 m. Le due file, su

indicazione dell’educatore capogioco, formano un percorso che prevede anche alcune

curve in modo da aumentare la difficoltà della prova. I due volontari devono correre –

bendati − il più rapidamente possibile fra le due file facendosi guidare dal tocco dei ragazzi

che compongono il percorso. Si aggiudica la prova la squadra i cui rappresentanti

completano il percorso nel minor tempo possibile.

La Preghiera conclusiva

Al termine di ogni giornata di GrEst la preghiera conclusiva, riportata in un allegato

disponibile e scaricabile dal sito (www.activoli.it oppure www.diocesiditivoli.it),

permetterà di trasformare in lode quanto di bello i ragazzi hanno sperimentato insieme.

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SETTIMO GIORNO

LA FONDAZIONE DELLA CHIESA DI ANTIOCHIA (Atti 11, 19-26)

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CONTENUTO: Alcuni apostoli, sfuggiti alle persecuzioni che hanno disperso il loro gruppo, ritrovano unità ed entusiasmo presso la città di Antiochia dove grazie all’annuncio e alla testimonianza fondano una nuova comunità, prendendosene cura con lo stesso stile che ha caratterizzato la loro vita a Gerusalemme. La loro iniziativa è contagiosa e richiama ben presto molte persone ed è proprio grazie al loro atteggiamento, al loro modo di essere e di creare relazioni significative, che gli apostoli vengono chiamati cristiani per la prima volta.

OBIETTIVO: Il ragazzo si impegna a scegliere e agire seguendo lo stile di Cristo.

Nell’esperienza degli Apostoli

Questo brano ci racconta la vita della comunità di Antiochia, che Luca, il nostro narratore

teologo ed evangelista conosce bene: c’è anche lui ad Antiochia, comunità che vive con il

Signore e si converte alla sua parola. Quanto sta accadendo ad Antiochia giunge fino alla

Chiesa di Gerusalemme che sceglie di mandare proprio Barnaba in questa città, per le sue

qualità di uomo amante del dialogo. Sa infatti trovare le soluzioni rispettose e adatte per

tutti, porta con sé allegria, sorride, si compiace, un uomo buono come dice il testo greco,

agatos: uomo di cuore. Non è uno stupido, Barnaba si ricorda di Saulo, dei suoi discorsi, del

suo modo di impostare le questioni, quel suo modo di elaborare una dottrina. Ad Antiochia

c’è bisogno di qualcuno che abbia in mano un linguaggio capace di parlare a tutti, adatto a

interpretare la novità che porta i pagani a convertirsi. Ed è così che Barnaba parte alla volta

di Tarso per cercare Saulo e per condurlo ad Antiochia. Saulo ritorna così ad Antiochia

perché Barnaba si è ricordato di lui. Ancora una volta Saulo è debitore di un dono. È così

che ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani. Ad Antiochia, la

comunità dei discepoli del Signore ha una sua identità specifica, per cui non si confonde

più con Israele è una realtà nuova. Gli stessi pagani gli conferiscono una nuova autonomia,

le riconoscono questa nuova identità.

Nell’esperienza del ragazzo

I ragazzi, confrontandosi con questo brano della Parola, conoscono la storia della comunità

di Antiochia e comprendono il cammino che ciascun fedele che si dice cristiano è chiamato

a compiere. Il cristiano, infatti, è colui che resta vigilante ogni giorno e ogni ora sapendo

che il Signore viene e rende bella e unica la propria vita. Ripensando alla figura di Paolo,

che ritorna ad Antiochia, rivedono la grandezza di questo discepolo che continua ad essere

testimone credibile del Signore Gesù che ha convertito il suo cuore e lo ha chiamato ad

essere apostolo delle genti. I ragazzi si chiedono così come poter essere nelle loro

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comunità parrocchiali annunciatori e testimoni della parola di Dio, come essere oggi

cristiani che hanno scelto di seguire il Signore e di amarlo sopra ogni cosa. Essere cristiani,

che ogni giorno fanno memoria del dono del Battesimo ricevuto, diventa così per i ragazzi

un impegno che li porta al termine dell’esperienza del campo a continuare ad vivere

secondo lo stile delle prime comunità cristiane.

1° MOMENTO SETTIMO GIORNO (Mattino)

Annuncio della Parola (Atti 11, 19-26)

In questo primo momento della giornata, dopo un’accoglienza basata sull’animazione

(bans, canti, balli, inno del GrEst …), si presenta il tema della giornata con la proclamazione

del brano degli Atti degli Apostoli che corrisponde a questa tappa del GrEst. Si consiglia di

radunare tutti i bambini e ragazzi nello stesso luogo, se possibile disponendoli in un ampio

cerchio. La Parola viene portata al centro del cerchio da un educatore/catechista,

accompagnata da un canto liturgico. Poi viene proclamata in modo chiaro e con voce forte.

Drammatizzazione

Dopo aver proclamato il brano degli Atti degli Apostoli che accompagnerà questa tappa, si

darà spazio ad una drammatizzazione del brano … con alcuni educatori/catechisti che sono

chiamati a “metterlo in scena”. La drammatizzazione può essere semplicemente letta, ma

sarebbe meglio se gli educatori/catechisti recitassero seguendo questo copione:

Barnaba (Bn) − Paolo, Paolo. Guarda che bella la chiesa di Antiochia. Erano perseguitati,

ma non hanno avuto paura di parlare di Dio a tutti, Giudei e Greci. Paolo (Pl) − La chiesa

del Signore si costruisce così, con mattoni, coraggio e fede. Bn − La grazia di Dio non

conosce confini. I suoi doni sono straordinari. Pl − Guarda che forza hanno queste

persone di buona volontà. Un anno fa hanno fondato la prima pietra e adesso la loro

chiesa è così bella e viva! Bn − Quando si costruisce con la mano del Signore, la chiesa

cresce sana e forte, giorno dopo giorno. Pl − Abbiamo fatto bene a restare qui. Lo Spirito

Santo ha rafforzato i loro cuori e irrobustito la loro fede. E tanta gente continua a

convertirsi! Bn − La chiesa di Antiochia è così grande perché è costruita intorno a Gesù

Cristo. È lui il centro della comunità e tutti sono suoi discepoli. Infatti si fanno addirittura

chiamare con un nome nuovo: cristiani. Pl − E qualcosa mi dice che questo nome avrà un

certo successo…

Approfondimento (Catechesi)

Al termine della proclamazione e della drammatizzazione una guida (possibilmente un

sacerdote) riprende brevemente il brano degli Atti degli Apostoli che è al centro di questa

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giornata per verificare quanto i ragazzi abbiano ascoltato e ne sottolinea alcuni passaggi

significativi per farlo “risuonare” nel cuore dei ragazzi.

2° MOMENTO SETTIMO GIORNO (Mattino)

Attività per i gruppi (divise in fasce d’età)

I veri cristiani sono coloro che sono riconosciuti come tali dagli altri. I ragazzi riflettono su

quali potrebbero essere i tratti distintivi di un cristiano. Cosa pensano di dover vedere in

una persona per definirla “cristiana” ovvero seguace di Cristo? Ciascun ragazzo riceve

l’immagine di un distintivo vuoto sul quale sono riportate alcune frasi da completare nelle

quali sono presenti soltanto alcuni verbi: vede, ascolta, tocca, desidera, parla, pensa, fa

silenzio, guarda, crede, incontra, legge, si interessa di, ecc. Ai ragazzi tocca completare il

distintivo immaginando come, con chi, quando un cristiano compie queste azioni. (Ad

esempio: vede quando un amico è triste, desidera il bene di chi gli è accanto, fa silenzio per

incontrare il Signore nella preghiera, ecc.) Segue un breve momento di condivisione

durante il quale ciascun ragazzo ha modo di mostrare e raccontare ciò che ha scritto. Il

distintivo del cristiano è il suo stile di vita. Egli viene riconosciuto per il suo modo di vivere,

di relazionarsi con gli altri, di stare al mondo. Al termine dell’incontro l’educatore mostra ai

ragazzi un altro distintivo sul quale è riportata soltanto la parola “ama” e chiede loro che

cosa possa significare. Il cristiano viene riconosciuto perché tutto ciò che fa è fatto con

l’amore che Cristo ha vissuto e testimoniato in prima persona. Seguire Gesù significa in

definitiva amare come Egli ha amato. Il cristiano ama! A seguire vengono consegnati ai

ragazzi alcuni mattoncini che riportano alcuni brevi passi del Vangelo e alcune parole

significative che il Concilio Vaticano II ci ha consegnato. Ciascun ragazzo dopo aver letto

quanto è riportano sui mattoncini ricevuti scrive cosa oggi vuol dire per lui

quell’espressione e come può impegnarsi con la sua vita a costruire la Chiesa bella del

Concilio, realizzando così il Regno di Dio.

Pranzo insieme

Il momento del pranzo, laddove possibile, deve essere esperienza di condivisione da

valorizzare come segno di comunione e di reciproca conoscenza.

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3° MOMENTO SETTIMO GIORNO (Pomeriggio)

Laboratorio creativo

Ogni giorno, sulla base delle indicazioni riportate in un allegato disponibile e scaricabile dal

sito dell’Azione Cattolica diocesana oppure della Diocesi di Tivoli (www.activoli.it oppure

www.diocesiditivoli.it) i ragazzi costruiranno, in questo terzo momento della giornata, una

lampada a forma di mappamondo. Questo laboratorio creativo è un modo nuovo di aiutarli

a comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita.

Giochi organizzati o liberi

Se ci dovesse essere spazio nel pomeriggio dopo il laboratorio creativo si possono inserire

alcuni giochi organizzati dagli educatori (su internet se ne trovano moltissimi) oppure, nel

caso dei preadolescenti, i classici giochi liberi (calcio, pallavolo, basket, palla prigioniera,

schiaccia sette …). Altrimenti si passa direttamente al quarto momento della giornata.

4° MOMENTO SETTIMO GIORNO (Pomeriggio)

Il Grande Gioco

Legato al tema della giornata il Grande Gioco: «INSIEME PER COSTRUIRE»

Obiettivo: I ragazzi sono aiutati a riflettere sull’importanza di sapersi mettere in gioco

anche in circostanze insolite, che li possono disorientare. È in questi momenti che viene

chiesto un “di più” di iniziativa e disponibilità.

Materiale:

• Biglietti per la pseudo − caccia al tesoro della prima parte

• Fogli di carta

• Pennarelli

• Mattoni (mattoncini di legno)

• Cannucce

• Scatoloni

• Palline di spugna

Svolgimento: Il gioco si divide in tre parti che ripercorrono idealmente le fasi del brano

biblico degli Atti sul quale i ragazzi si sono confrontati in questa giornata. I ragazzi vengono

‘dispersi’ per poi riunirsi in nuove squadre, diverse dalle solite, nelle quali sono tuttavia

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invitati a fare comunque la propria parte con generosità e disponibilità per la buona

riuscita del gioco e il successo della propria squadra.

Incontriamoci ad Antiochia

Ciascun ragazzo (per i più piccoli può essere presa in considerazione l’ipotesi di muoversi in

gruppetti, magari accompagnati da un educatore) riceve un indizio che lo conduce in un

luogo stabilito, punto di ritrovo della sua nuova squadra. I nuovi gruppi prendono i nomi

delle città dove gli apostoli fuggirono in seguito alla persecuzione (Fenicia, Antiochia,

Cirene, Cipro. Nel caso fossero più di quattro, a ciascun nome potrebbe essere associato un

numero). Una volta riunite, le nuove squadre sono invitate a raggiungere la squadra

“Antiochia” (opportunamente radunata nel luogo dove si svolgono le prove successive) per

l’inizio del gioco vero e proprio.

A seconda del tempo a disposizione e delle possibilità offerte dal luogo scelto per il gioco, è

possibile strutturare maggiormente questo momento del gioco costruendo una breve

caccia al tesoro con più di un indizio che conduca al luogo dove ciascuna squadra si

riunisce.

Raccogliamo le forze

Le nuove squadre appena formate si sfidano in quattro prove, che prendono spunto dai

quattro momenti fondamentali della costruzione di una chiesa. Ciascuna prova viene

premiata con alcuni pezzi di un grande puzzle raffigurante l’edificio di una chiesa, del quale

però non dev’essere svelato nulla fino al termine delle quattro prove:

1. Il progetto

I componenti di ciascuna squadra devono ricostruire la sagoma di una chiesa con i propri

corpi stendendosi a terra. Si aggiudica la prova la squadra che realizza la figura giudicata

migliore da parte della giuria deglie educatori costituita ad hoc.

2. Mattone su mattone

È il momento di mettere mano alla costruzione e sistemare i mattoni. Le squadre si sfidano

in una gara a staffetta che conduce tutti i componenti della sqaudra – divisi in due gruppi

posizionati sui due lati del campo − da un lato all’altro dell’area di gioco. Per raggiungere

l’altra estremità del percorso, i ragazzi possono poggiare i piedi soltanto su due mattoni da

spostare in avanti man mano che si procede verso l’altro lato del campo. Si aggiudica la

prova la squadra che al termine del tempo stabilito conta la maggior parte di percorsi

completati da parte dei suoi componenti

3. Calce q.b.

I mattoni, per reggere il peso della costruzione, necessitano di una calce dalla buona

tenuta. I ragazzi si dispongono in fila indiana a una distanza di circa mezzo metro l’uno

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dall’altro. A ciascuno viene consegnata una cannuccia. Lo scopo del gioco è trasportare il

maggior numero possibile di foglietti di carta da un lato all’altro del campo servendosi

delle cannucce come di piccoli “aspiratori” azionati a fiato. Si aggiudica la prova la squadra

che trasporta il maggior numero di foglietti nel tempo stabilito.

4. Una porta sempre aperta

Alla nostra chiesa manca soltanto la porta. Tutti i componenti della squadra prendono

parte a questo gioco, che consiste nel lancio a turno di una pallina di spugna all’interno di

una scatola di cartone posta ad alcuni metri dalla linea di lancio. La prova, tuttavia, è resa

più ardua dal fatto che un educatore chiude poco a poco i due lembi del coperchio della

scatola restringendo sempre di più lo spazio utile per il lancio delle palline. Il solo modo per

impedire che la scatola si chiuda è colpire con la propria pallina l’educatore che la sta

chiudendo. I ragazzi dovranno organizzarsi per colpire alternativamente la scatola e

l’educatore. Si aggiudica la prova la squadra che riempie con il maggior numero di palline la

scatola.

Costruiamo la Chiesa

Al termine delle prove i ragazzi sono invitati – constatando l’insufficienza dei propri pezzi di

puzzle − a condividere le parti della figura conquistate nel corso del gioco per ricomporre la

grande immagine della chiesa. Nonostante i molti sforzi competitivi profusi nel corso del

gioco per completare l’opera, occorre uno sforzo finale di condivisione.

La Preghiera conclusiva

Al termine di ogni giornata di GrEst la preghiera conclusiva, riportata in un allegato

disponibile e scaricabile dal sito (www.activoli.it oppure www.diocesiditivoli.it),

permetterà di trasformare in lode quanto di bello i ragazzi hanno sperimentato insieme.

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OTTAVO GIORNO

LA LETTERA (Atti 15, 22-31)

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CONTENUTO: La comunità di Antiochia, ormai consolidata e autonoma, riceve una lettera da parte degli apostoli che incoraggia i suoi membri a proseguire con perseveranza l’annuncio del Risorto. La Lettera, letta dall’assemblea riunita, riempie di gioia la nuova comunità e la spinge ad affrontare con entusiasmo le nuove sfide che si presenteranno.

OBIETTIVO: Il ragazzo alla luce dell’esperienza vissuta guarda con occhi nuovi la propria comunità di appartenenza riscoprendola e valorizzandola come un dono del quale prendersi cura in prima persona.

Nell’esperienza degli Apostoli

Il brano che accompagna l’ultima giornata del campo e aiuta a fare sintesi del percorso

fatto ci racconta un momento significativo della vita delle prime comunità: il confronto

sulla circoncisione ed in particolare la scelta fatta dopo il discorso di Pietro e l’intervento di

Giacomo. Pietro, infatti, fondandosi sul fatto che tutti sono salvati solo per la grazia del

Signore Gesù, si dichiara favorevole a un’accoglienza incondizionata dei gentili nella Chiesa.

Posizione condivisa anche da Giacomo, fratello di Gesù, diventato nel frattempo capo della

comunità, che propone però che sia richiesta dai gentili l’osservanza di quattro clausole

che facilitano la loro piena partecipazione alla vita della comunità cristiana, composta

ancora in massima parte di giudei. La posizione di Giacomo, infatti, viene accettata

dall’assemblea, che decide di comunicare per lettera alla Chiesa di Antiochia le disposizioni

accolte per il bene dei fratelli. Per sottolinearne l’importanza, si decide così di inviare una

delegazione che le commenti a viva voce. Essa è composta, oltre che da Paolo e Barnaba,

da due delegati: il primo è Giuda Barsabba, un personaggio che compare soltanto a questo

punto degli Atti; l’altro, Sila, è il futuro compagno di Paolo. Nell’indirizzo della lettera sono

indicati come mittenti gli apostoli egli anziani, mentre i destinatari sono i fratelli di

Antiochia, di Siria e di Cilicia, che provengono dai gentili. La lettera riporta quindi la

decisione assunta, ufficiale e indiscutibile, che grazie al dono dello Spirito e al

discernimento comune definisce la questione, sottolineando che si sono limitati a imporre

loro solo quanto era strettamente necessario. I gentili, infatti, dovranno astenersi anzitutto

dagli dalle carni sacrificate agli idoli, dalle impurità, non dovranno mangiare carne di

animali soffocati e tanto meno consumare il loro sangue. La lettera termina poi con una

breve esortazione e con il saluto finale. Questa lettera esprime chiaramente il desiderio di

preservare l’unità della chiesa messa a repentaglio dalle diversità ideologiche e culturali

esistenti tra giudei e gentili. L’affermazione di un intervento speciale dello Spirito

sottolinea l’importanza della decisione presa per il bene della Chiesa e dei cristiani.

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Nell’esperienza del ragazzo

Giunti così al termine di questo percorso che li ha accompagnati a conoscere la nascita e la

storia delle prime comunità cristiane, i ragazzi sono ora pronti per ripartire e provare a

raccontare alle loro comunità parrocchiali quanto vissuto e sperimentato. La vita della

Chiesa che nasce intorno agli apostoli non è la comunità perfetta, che non incontra

ostacoli, che non sente la fatica del camminare insieme. È una comunità che prova a

chiedersi ogni giorno cosa il Signore vuole e a discernere nella fedeltà i passi da compiere.

Così anche i ragazzi tornano a casa con la gioia di sentirsi parte di una Chiesa che da più di

duemila anni prova ad annunciare la bellezza di essere cristiani al mondo, a chi è solo, a chi

soffre, a chi pensa di aver pienamente realizzato se stesso. Andare fino al confini del

mondo, fino alle periferie delle nostre città e paesi, alle periferie del nostro cuore, per

riscoprire Colui che ci ama e dona senso ai nostri giorni, diventa l’impegno che ciascun

bambino e ragazzo si assume al termine di questa bella e straordinaria avventura vissuta.

1° MOMENTO OTTAVO GIORNO (Mattino)

Annuncio della Parola (Atti 15, 22-31)

In questo primo momento della giornata, dopo un’accoglienza basata sull’animazione

(bans, canti, balli, inno del GrEst …), si presenta il tema della giornata con la proclamazione

del brano degli Atti degli Apostoli che corrisponde a questa tappa del GrEst. Si consiglia di

radunare tutti i bambini e ragazzi nello stesso luogo, se possibile disponendoli in un ampio

cerchio. La Parola viene portata al centro del cerchio da un educatore/catechista,

accompagnata da un canto liturgico. Poi viene proclamata in modo chiaro e con voce forte.

Drammatizzazione

Dopo aver proclamato il brano degli Atti degli Apostoli che accompagnerà questa tappa, si

darà spazio ad una drammatizzazione del brano … con alcuni educatori/catechisti che sono

chiamati a “metterlo in scena”. La drammatizzazione può essere semplicemente letta, ma

sarebbe meglio se gli educatori/catechisti recitassero seguendo questo copione:

Giuda (Gd) − Vieni, Sila. Dobbiamo scrivere una lettera per tutti i cristiani. Sila (Sl) − Sono

pronto, Giuda. Tu detta e io scrivo. Gd− Va bene. Sl − ( s c riv e n d o ) Vaaa… beeeneee…

Punto e accapo. Poi? Gd− No, ma che punto e accapo? Va bene era una risposta di

assenso. Sl − Ah, va bene. Va bene, nel senso che ora ho capito. Cominciamo. Gd− Cari

fratelli… Sl − Ma se sto solo io qui, perché parli al plurale? Gd− Non sto dicendo a te, sto

già dettando la lettera! Sl − Eh, ma se tu non sei chiaro non è colpa mia… Gd− Va bene,

adesso ricominciamo… Pronto? Sl − Chi parla? Gd− Di questo passo mi sa che ci

metteremo un bel po’ di tempo… Però con l’aiuto del Signore anche le difficoltà sono

un’occasione per unirsi e rafforzare i legami all’interno di una comunità. Sl − (scrivendo)

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Co… mu… ni…tà… Punto. Finito. Bene, adesso che facciamo di questa lettera? La inviamo

o la portiamo di persona?

Approfondimento (Catechesi)

Al termine della proclamazione e della drammatizzazione una guida (possibilmente un

sacerdote) riprende brevemente il brano degli Atti degli Apostoli che è al centro di questa

giornata per verificare quanto i ragazzi abbiano ascoltato e ne sottolinea alcuni passaggi

significativi per farlo “risuonare” nel cuore dei ragazzi.

2° MOMENTO OTTAVO GIORNO (Mattino)

Attività per i gruppi (divise in fasce d’età)

I ragazzi, nel corso del GrEst hanno sperimentato la bellezza di essere Chiesa. Viene chiesto

a ciascuna squadra di ripercorrere le giornate di GrEst fin qui vissute attraverso i brani

biblici proposti, le attività svolte ed i personaggi incontrati. Si chiederà a ciascuna squadra

di raccontare il proprio GrEst. All’inizio dell’attività verrà chiesto a un rappresentante per

ciascuna squadra di correre al centro del luogo dove si trovano le squadre e recuperare un

foglietto dei quattro che saranno al centro; sui quattro foglietti (o comunque uno per

ciascuna squadra) si troverà scritta una delle seguenti modalità per raccontare la propria

esperienza alle altre squadre:

1. GRANDE LETTERA DI PIETRO

2. DISEGNI ANIMATI

3. SCENETTA

4. MESSAGGI FACEBOOK

Appena tutte le squadre hanno preparato il lavoro ci sarà il momento di condivisione.

Pranzo insieme

Il momento del pranzo, laddove possibile, deve essere esperienza di condivisione da

valorizzare come segno di comunione e di reciproca conoscenza.

3° MOMENTO OTTAVO GIORNO (Pomeriggio)

Laboratorio creativo

Ogni giorno, sulla base delle indicazioni riportate in un allegato disponibile e scaricabile dal

sito dell’Azione Cattolica diocesana oppure della Diocesi di Tivoli (www.activoli.it oppure

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www.diocesiditivoli.it) i ragazzi costruiranno, in questo terzo momento della giornata, una

lampada a forma di mappamondo. Questo laboratorio creativo è un modo nuovo di aiutarli

a comprendere la bellezza di appartenere ad una Chiesa che va’ oltre i confini della propria

parrocchia, a sentirsi chiamati a portare in prima persona la luce della Parola di Dio a tutti

e ad illuminare con la propria testimonianza i loro ambienti di vita.

Giochi organizzati o liberi

Se ci dovesse essere spazio nel pomeriggio dopo il laboratorio creativo si possono inserire

alcuni giochi organizzati dagli educatori (su internet se ne trovano moltissimi) oppure, nel

caso dei preadolescenti, i classici giochi liberi (calcio, pallavolo, basket, palla prigioniera,

schiaccia sette …). Altrimenti si passa direttamente al quarto momento della giornata.

4° MOMENTO OTTAVO GIORNO (Pomeriggio)

Il Grande Gioco

Legato al tema della giornata il Grande Gioco: «L’IMPORTANTE È TIFARE»

Obiettivo: I ragazzi riflettono sull’importanza del sostegno reciproco anche nei momenti

della sfida e della prova. Grazie all’incoraggiamento di chi ci sostiene e ci aiuta possiamo

superare prove difficilissime.

Materiale:

• Cartelloni o striscioni

• Pennarelli

• Materiale vario per il tifo (es. Pon Pon, trombe da stadio)

• Bottiglie di plastica piene d’acqua • Sedie

Svolgimento: Il gioco si svolge in due fasi: un primo momento preparatorio nel quale le

squadre sono invitate ad organizzare il tifo per la seconda fase che consiste in quattro

prove vere e proprie. Il gioco non segue lo sviluppo classico: le due parti devono

equivalersi per quanto riguarda la durata, e gran parte dell’attenzione viene dedicata alla

preparazione del tifo da parte di coloro che non prenderanno parte in modo diretto alla

diverse prove. I ragazzi sono invitati a riflettere sul modo per prendere davvero parte a un

gruppo e farsi coinvolgere dal gioco sostenendo i propri compagni di squadra.

Prima fase: i tifosi si organizzano

A ciascuna squadra viene richiesto di preparare:

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• uno o più striscioni e cartelli provvisti di slogan;

• un coro di incitamento da intonare durante le prove che seguiranno;

• una piccola coreografia o gesto distintivo che identifichi la tifoseria.

Durante il gioco una giuria specificamente designata e composta da alcuni educatori valuta

il tifo di ciascuna squadra assegnando un punteggio per ognuno dei tre elementi citati e

per altri parametri specifici come:

• l’effettivo coinvolgimento dell’intera squadra nel tifo;

• la correttezza del tifo;

• l’entusiasmo mostrato nel corso delle prove.

Al termine del gioco − e soltanto allora − la giuria esprime il proprio giudizio, sommando i

punti totalizzati da ciascuna tifoseria a quelli ottenuti grazie alle prove disputate nel corso

del gioco. È importante a questo riguardo che la scala scelta per questi punteggi

corrisponda a quella utilizzata per premiare i concorrenti che disputano le quattro prove,

in modo da consentire a questa seconda valutazione di influire in maniera decisiva sul

risultato finale del gioco.

Seconda fase: si gioca!

Vengono proposte quattro prove di resistenza molto semplici, per le quali il tifo e

l’incitamento da parte della tifoseria sono particolarmente importanti ed efficaci.

1. Il pendolo umano

Giocano tre concorrenti per ciascuna squadra. Il primo di essi è il pendolo umano, gli altri

due l’orologio. I due (o eventualmente anche quattro soprattutto nel caso in cui si trattasse

di ragazzi più piccoli) hanno il compito di sostenere a turno il concorrente − pendolo che

oscillando si appoggerà prima all’uno e poi all’altro. Si aggiudica la prova la squadra che

mantiene il proprio ‘pendolo’ in movimento per più tempo.

2. Saltellando

Il gioco, molto semplice, consiste in una sfida di resistenza. Tre rappresentanti di ciascuna

squadra hanno il compito di effettuare quanti più saltelli possibili sul posto. Si aggiudica la

prova la squadra della quale fa parte il concorrente che smette di saltare per ultimo.

3. Sollevamento pesi

Un volontario per ciascuna squadra disputa la prova in questione, che consiste nel

sollevamento ripetuto di una bottiglia piena d’acqua al di sopra del capo, per quanto più

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tempo possibile. Si aggiudica la prova la squadra il cui rappresentante solleva la bottiglia

per il maggior tempo possibile.

4. Ride bene chi ride ultimo

Le squadre si sfidano a due a due (è consigliabile per questa ragione che il numero delle

squadre sia pari). Ciascuna di esse designa un rappresentante che sfida il proprio omologo

di un’altra squadra in una prova molto semplice: seduti l’uno di fronte all’altro devono

riuscire a non ridere. Il primo che ride perde la prova. Si aggiudica la prova la squadra

rappresentata dal concorrente che non ride.

Vista la probabile brevità di questa prova è possibile strutturare il gioco in più manche,

organizzando un vero e proprio piccolo torneo, che preveda la graduale eliminazione delle

squadre fino alla sfida finale che decreta il vincitore del gioco.

Nota: tutte e quattro le prove non hanno un tempo di gioco fissato, trattandosi di prove

nelle quali ad essere in gioco è proprio la durata. È tuttavia possibile prevedere per

ciascuno di esse un tempo massimo senza stravolgerne il senso, lo svolgimento e le regole.

È sufficiente conteggiare ai fini del risultato il numero di gesti compiuti (o di manche vinte

nel caso dell’ultimo gioco) da ciascuno dei partecipanti e stabilire in base a questo l’esito e

la classifica di ciascuna prova. Anche il conteggio dei punti non cambia: viene comunque

assegnato il massimo dei punti al primo classificato e un punteggio via via inferiore alle

squadre successive

La Preghiera conclusiva

Al termine di ogni giornata di GrEst la preghiera conclusiva, riportata in un allegato

disponibile e scaricabile dal sito (www.activoli.it oppure www.diocesiditivoli.it),

permetterà di trasformare in lode quanto di bello i ragazzi hanno sperimentato insieme.