“Date una carezza…”2 Nota introduttiva La memoria è il patrimonio più importante...

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1 A 50 anni dalla scomparsa di Papa Roncalli “Date una carezza…”

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A 50 anni dalla scomparsadi Papa Roncalli

“Date una carezza…”

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Nota introduttivaLa memoria è il patrimonio più importante dell’umanità; non a

caso si suole dire oggi, con una punta di rammarico, che si vive in un tempo smemorato, privo di coscienza storica. E’ proprio la memoria che permette di vivere con consapevolezza il presente, operando nella speranza di costruire un futuro migliore.

Lo provano sia la scienza sia la morale: non esiste progresso senza qualcuno che ci abbia preceduto. Ecco perché l’insegnamento, il messaggio e l’eredità spirituale di Angelo Giuseppe Roncalli rivestono un significato e un’importanza del tutto particolari, unitamente al suo essere profondamente ed autenticamente bergamasco.

Se si ripercorre attentamente la sua vita e si scava nel suo pensiero, una riflessione s’impone su tutte: il totale radicamento nella tradizione cattolica, l’aver vissuto in un contesto contadino agli inizi del 1900 e il conseguente pericolo della dimensione locale, anziché costituire possibili limiti di pensiero, di spazio e di tempo, in Giovanni XXIII sono invece diventati gli strumenti per abbracciare il mondo, la conferma della sua istintiva disposizione a comprendere le ragioni, le miserie, le speranze e le sconfitte dell’umanità.

Di tutto questo avrebbe potuto fare discorsi solenni ed altisonanti; ma non lo ha fatto. Ha preferito scegliere il linguaggio povero dei suoi genitori, di chi per sempre, con l’esempio, gli aveva insegnato che la sola verità concessa a tutti noi è quella della fiducia, dell’abbandono nelle mani di Dio.

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1. Appunti storico-biografici11 ottobre 1962:è la data dell’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II.

Un grandioso corteo di 2540 (secondo alcune fonti: 2778) mitre e piviali bianchi sotto l’obelisco di Piazza S. Pietro, con Giovanni XXIII sulla sedia gestatoria tra una marea di fedeli: uno spettacolo unico al mondo, visto da migliaia di persone grazie agli schermi televisivi. Papa Roncalli apre il Concilio con l’allocuzione Gaudet Mater Ecclesia (La Madre Chiesa gioisce), discorso che dura 37 minuti e che è scritto interamente il latino. Improntate all’ottimismo, alla serenità e alla fiducia nell’uomo, le sue parole suscitano speranze di cambiamenti e novità per il cammino della Chiesa. Dopo l’imponente, solenne ma faticosa cerimonia del mattino, in serata una folla immensa e gioiosa attende la benedizione. Sebbene affaticato, Papa Roncalli si affaccia al balcone e, senza leggerlo, pronuncia quel toccante ed indimenticabile discorso che tutti chiameranno “il discorso della luna”, dal momento che pochi minuti prima la luna si è affacciata in cielo rischiarando tutta Piazza S. Pietro. Alcune sue parole: “… si direbbe che perfino la luna si è affacciata questa sera – osservatela in alto! – a guardare questo spettacolo!”?. Poi, il saluto finale, detto dal profondo del cuore: ”Tornando a casa troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa …”. Dalla folla presente sulla piazza sale verso quella finestra illuminata l’applauso più sentito, più commosso che mai era stato udito in quel luogo. Di certo, in quella sera indimenticabile, ancor più che in ogni altro momento del suo pontificato, Papa Giovanni è l’uomo più amato sulla terra. Purtroppo, a coloro che lo hanno visto da vicino, non è sfuggito che il suo volto è scavato e pallido: sono i primissimi sintomi del male che ne causerà la scomparsa alcuni mesi dopo. Il Papa dell’amore, dell’unità e della pace guidò il timone della barca di Pietro per 4 anni, 7 mesi e 6 giorni. “Un pontificato troppo breve – scriverà concorde la stampa italiana ed estera – per un Pontefice che ha saputo restituire al mondo il suo sorriso”.

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Sono trascorsi 50 anni dalla morte di Papa Giovanni XXIII.

Forse per qualcuno il suo ricordo si è un poco appannato, indebolito; ed allora, quale occasione migliore di questo importante anniversario per tracciarne un sintetico profilo?

- 25 novembre 1881: a Sotto il Monte – in località Brusicco – nasce al mattino Angelo Giuseppe da Giovanni Battista Roncalli e da Marianna Giulia Mazzola; viene battezzato nel pomeriggio dello stesso giorno.

- 1891: Angelo entra nel collegio vescovile di Celana; due anni dopo, è accolto nel Seminario di Bergamo.

- 1901-1902: è di leva nell’esercito, a Bergamo.- 10 agosto 1904: è ordinato sacerdote a Roma. In S. Pietro, all’altare

delle Grotte, Roncalli celebra la prima messa: segno del destino?- 1905-1914: è segretario del vescovo di Bergamo Giacomo Maria

Radini-Tedeschi.- Settembre-novembre 1909: prende parte agli scioperi operai di Ranica.- 1915: è richiamato alle armi e partecipa alla Grande Guerra in qualità

di tenente cappellano.- 1918 (novembre): a Bergamo fonda la “Casa dello studente”, la prima

in Italia..- 18 gennaio 1921: è chiamato a Roma per dirigere l’Opera della

Propagazione delle Fede.- 19 marzo 1925: è consacrato vescovo a Roma, alla presenza di tutta

la sua famiglia.- 1925-1935: è Nunzio apostolico in Bulgaria per ricompattare le fila

della minoranza cattolica nel paese di tradizione ortodossa.- 1935-1944: è Delegato apostolico in Turchia e in Grecia.- 1944-1953: Pio XII lo invia a Parigi in veste di Nunzio apostolico.- 12 gennaio 1953: è nominato Cardinale e, successivamente, Patriarca

di Venezia. La cerimonia avviene a Parigi 3 giorni dopo, nel palazzo dell’Eliseo, ad opera del Presidente della Repubblica francese Vincent Auriol.

- 28 ottobre 1958: è eletto Papa; sceglierà di chiamarsi Giovanni XXIII.- 25 gennaio 1959: annuncia la convocazione del Concilio ecumenico

Vaticano II.- 11 ottobre 1962: apre il Concilio alla presenza di più di 2500 padri

conciliari.- 3 giugno 1963: Giovanni XXIII si spegne.- 25 maggio 1965: Suor Caterina Capitani, in fin di vita, guarisce

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improvvisamente in seguito all’apparizione di Giovanni XXIII al suo capezzale. I medici non sapranno dare una spiegazione scientifica all’accaduto; si parla di miracolo.

- 27 gennaio 2000: Papa Giovanni Paolo II riconosce ufficialmente la validità del miracolo avvenuto in suor Caterina Capitani.

- 3 settembre 2000: è proclamato Beato.

Recentemente è stato ultimato il processo di canonizzazione che ha portato a proclamare santo il papa bergamasco, unitamente a Giovanni Paolo II, confermata per il 27 aprile 2014.

2. Papa Roncalli: un papa di transizione? Occorre innanzitutto precisare che la sua è un’elezione non del tutto a sorpresa. In attesa del Conclave, Roncalli raggiunge ogni mattina la sala del Concistoro per incontrarsi con gli altri cardinali che via via affluiscono qui dalle varie sedi di Roma. Nei colloqui che intrattiene con alcuni porporati, batte sempre il tasto sulla necessità di un ardito movimento ecumenico. Prendendo a prestito il linguaggio dal campo della politica, tutta la stampa scrive di una “destra” erede di Papa Pacelli, di una “sinistra” ispirata al cardinale Montini e di un “centro” diviso in “intransigenti” da una parte e in “riformatori” dall’altra. E poi: un papa ancora italiano o un papa straniero? E ancora: è forse la volta di un papa negro?

Sembra prevalere con una certa insistenza l’ipotesi di un “papa di transizione”, piuttosto avanti negli anni, il quale avrebbe svolto il ruolo di anello di congiunzione tra un pontefice grande come Pio XII e un altro pontefice di altrettanta statura. Comincia così a farsi strada il nome di Angelo Roncalli: 77 anni, uomo di “centro”, spostato un po’ a sinistra (per la sua partecipazione agli scioperi di Ranica, la sua lunga permanenza nei paesi dell’est, la sua solida amicizia con alcuni socialisti francesi tra i quali l’ex-Presidente della Repubblica Vincent Auriol), ma appena quel tanto da rendersi popolare senza creare troppi sconquassi. Un “papa di transizione”, dunque. Angelo Roncalli riceve più voti richiesti per ottenere la maggioranza. Quando il cardinale Tisserant gli chiede quale nome vuole assumere, Angelo risponde: “Mi chiamerò Giovanni XXIII”. La

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Cappella Sistina è attraversata da un mormorio di sorpresa; infatti, da cinque secoli e mezzo, nessun papa ha osato chiamarsi con quel nome, giacché un antipapa si era chiamato Giovanni XXIII (Baldassarre Cossa, Napoli 1370 ca - Firenze 22.12.1419). Quando lo stesso Tisserant si inchina davanti a Papa Roncalli per baciargli anche il piede – dopo avergli baciato la mano, - il nuovo Papa glielo impedisce, trattenendolo e aiutandolo ad alzarsi. La scelta di quel nome a sorpresa, l’abolizione di quell’antico gesto di omaggio: nel giro di appena mezz’ora, non una, ma due volte il neo-eletto Pontefice si è già discostato dalla tradizione. Decisamente no: non sarebbe proprio stato un papa di transizione.

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Ma, all’interno delle date precedentemente menzionate, quali furono i fatti e le azioni più incisive portate a termine da Giovanni XXIII? Non è qui possibile elencare tutto quanto di positivo e di illuminante venne fatto, per cui è d’obbligo una scelta. - Non v’è dubbio che Angelo Roncalli ha indissolubilmente legato il suo nome al Concilio ecumenico Vaticano II. Carlo Bo, il grande intellettuale di ispirazione cattolica, così si espresse alcuni anni fa a questo proposito: “E’ stato proprio rimettendo in moto quella macchina che da troppo tempo si era fermata su un binario morto che Giovanni XXIII è riuscito a parlare non solo ai suoi fratelli, a chi parlava con le stesse preghiere, ma a tutti gli uomini di buona volontà, da chi si era trovato a vivere su una terra offesa, fra spiriti avviliti e stanchi. Un gesto che non è ancora finito, che non ha ancora finito di seminare nella luce della speranza”. - Nell’ottobre del 1962 (il mese di apertura del Concilio), si sta profilando un terzo conflitto mondiale. Da anni è in atto una serrata battaglia diplomatica tra il blocco occidentale (Stati Uniti d’America e nazioni alleate) e il blocco comunista (URSS e paesi dell’Est), guidati rispettivamente da John Kennedy e da Nikita Krusciov. Sembra che la guerra fredda (la cold war) stia per precipitare a guerra armata, nonostante l’azione incessante delle diplomazie. Le navi russe stanno avanzando verso Cuba, alleata della Russia; su quest’isola i missili sovietici a lunga gittata sono posizionati per colpire le vicine coste americane. Da parte loro, gli Americani sono

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pronti per rispondere all’attacco con i loro potenti missili piazzati in una base italiana, in Puglia. Papa Giovanni decide di intervenire: rivolge ai governanti, in francese, un accorato e vibrante appello affinché depongano le armi. In realtà né Kennedy né Krusciov desiderano una nuova guerra, ma nessuno dei due vuole essere il primo a tirarsi indietro. Pochissime ore prima della scadenza dell’ultimatum, i due capi di stato comunicano congiuntamente che hanno ordinato il ritiro delle loro forze armate. Il mondo intero tira un sospiro di sollievo.

- Ancora, il drammatico episodio che ha per teatro la Turchia e per protagonisti dei bambini. Una nave carica di ragazzi ebrei, sfuggiti fortunosamente alla carneficina razzista, approda a Istanbul dopo aver eluso il blocco navale tedesco. Il governo turco, in nome della sua neutralità e per evitare complicazioni diplomatiche, decide di rispedire quella nave in Germania, con tutto il suo carico di piccole vite umane. Mons. Roncalli non si dà pace: tormenta il governo turco in tutti i modi possibili, di giorno, di notte. Vuole ad ogni costo sottrarre quei bambini all’odio razzista rispettando nello stesso tempo le leggi della neutralità. Grazie al suo intervento, la nave, anziché salpare alla volta della Germania del Führer, si dirige verso un porto di un paese neutrale; ciò che più importa, è che quelle creature innocenti siano salve. - A grande sorpresa, del tutto inaspettato e per la prima volta nella storia della Chiesa e dei papi, nel 1962 il prestigioso giornale americano Time Magazine proclama Papa Roncalli “Man of the year (Uomo dell’anno). Questo ambito riconoscimento è solitamente attribuito a personalità nel campo politico, scientifico, artistico, letterario, umanitario … La fama e il sorriso del papa bergamasco hanno varcato l’Oceano ed hanno conquistato gli Americani. Altro importante riconoscimento: il 10 maggio 1963 Papa Roncalli riceve il premio internazionale “Eugenio Balzan” per il suo impegno a favore della pace nel mondo. Il premio è accompagnato da un cospicuo assegno (100 milioni di lire), che il papa devolve tutto in opere di beneficenza. Alcuni giorni prima, il 12 aprile (venerdì santo), sofferente a causa della malattia, alla presenza di autorità e diplomatici, firma un’enciclica che commuove il mondo intero e suscita un’eco vastissima: la Pacem

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in terris. Qui Giovanni XXIII parla dei “segni del tempo”: l’ascesa delle classi lavoratrici, l’ingresso della donna nella vita pubblica, la trasformazione della famiglia umana, l’Onu stessa e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Oggi, a Sotto il Monte, una via ricorda questa memorabile enciclica, scritta dal papa in collaborazione con Mons. Pavan e il gesuita francese Jarlot. E’, praticamente, il suo testamento spirituale all’umanità, il suo addio al mondo.

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Venendo ai nostri giorni, il nuovo pontefice argentino Bergoglio così si è espresso parlando di Papa Roncalli: “Giovanni XXIII è un po’ la figura del prete di campagna, il prete che ama ognuno dei fedeli, che sa curare i fedeli e questo lo ha fatto da vescovo, come nunzio. Ma quante testimonianze di battesimo false ha fatto in Turchia in favore degli ebrei! E’ un coraggioso, un prete di campagna buono, con un senso dell’umorismo tanto grande, e una grande santità. Quando era nunzio, alcuni non gli volevano tanto bene in Vaticano, e quando arrivava per portare cose o chiedere, in certi uffici lo facevano aspettare. Mai si è lamentato: pregava il Rosario, leggeva il Breviario, mai. Un mite, un umile, anche uno che si preoccupava per i poveri. Quando il cardinal Casaroli è tornato da una missione – credo in Ungheria o in quella che era la Cecoslovacchia di quel tempo, non ricordo quale delle due – è andato da lui a spiegargli come era stata la missione, in quell’epoca della diplomazia dei piccoli passi. E hanno avuto l’udienza – 20 giorni dopo Giovanni XXIII sarebbe morto – e mentre Casaroli se ne andava, lo fermò: “Ah Eminenza – no, non era Eminenza – Eccellenza, una domanda: lei continua ad andare da quei giovani?”. Perché Casaroli andava al carcere minorile di Casal del Marmo e giocava con loro. E Casaroli ha detto: “ Sì, sì!”. “Non li abbandoni mai”. Questo ad un diplomatico, che arrivava dal fare un percorso di diplomazia, un viaggio così impegnativo, Giovanni XXIII ha detto: “ Non abbandoni mai i ragazzi”. Ma è un grande, un grande! Poi quello del Concilio: è un uomo docile alla voce di Dio, perché quello gli è venuto dallo Spirito Santo, gli è venuto e lui è stato docile. Pio XII pensava di farlo, ma le circostanze non erano mature per farlo. Credo che questo [ndr: Giovanni XXIII] non abbia pensato alle circostanze: lui ha sentito quello e lo ha fatto. Un uomo che si lasciava guidare dal Signore” (3).

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Papa Roncalli disse di sé …… chi sono: “Sono sempre il pacifico e buon bergamasco di un tempo che cerca di riempire con semplicità le sue giornate, senza pretesa e senza impazienza”.

… la mia vocazione: “Dio ci ha chiamato ad illuminare le coscienze, non a confonderle o forzarle… Ci ha chiamato a risanare i fratelli, non a terrorizzarli”.

… il mio dovere: “Dare acqua a tutti. Alla mia povera fontana si accostano uomini di ogni specie. Il lasciare buona impressione anche sul cuore di un birbante mi pare un buon atto di carità che a suo tempo porterà benedizione”.

… i miei desideri: “Nulla di più e nulla di meno di quanto il Signore continua a darmi”.

… il mio insegnamento: “La mia prima parola è bontà; la seconda, bontà; la terza, bontà; dalla quale nascono la giustizia, la verità, la carità, la pace”.

… la mia vita: “Assoluto abbandono in Dio quanto al presente, perfetta tranquillità circa il futuro”.

… la mia morte: “Aspetto ed accoglierò semplicemente e lietamente l’arrivo di sorella morte secondo tutte le circostanze con cui piacerà al Signore inviarmela”.

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3. Il cammino della Chiesa Secondo una tradizione ecclesiastica iniziata dall’imperatore Costantino, il Concilio ecumenico è l’adunanza di tutti i membri del collegio episcopale, degli abati e superiori generali degli ordini religiosi; è convocata, presieduta e sciolta dal papa. Confermate dallo stesso, le delibere in materia dogmatica, morale e disciplinare sono atti giuridici irreversibili e vincolanti per tutti i cattolici.

Nella storia della Chiesa, da Nicea (325 o 321) al Vaticano II, si contano 21 concili ecumenici (8 in Oriente, 13 in Occidente). Escludendo i Concili ecumenici Vaticano I e II, il più famoso e lungo fu quello di Trento. Iniziato nel 1545, conobbe diverse fasi e si concluse nel 1563 con la condanna degli errori dei protestanti; vi partecipò il vescovo di Bergamo Regazzoni. Sul piano dogmatico, furono definite le verità concernenti la Scrittura, la Tradizione, la Giustificazione, i Sacramenti; sul piano disciplinare, si compì una profonda ed efficace opera di riforma ecclesiastica. I due concili ecumenici che hanno orientato in modo significativo l’epoca moderna sono stati il Concilio ecumenico Vaticano I e il Concilio ecumenico Vaticano II.

- Il Concilio ecumenico Vaticano I Fu convocato da Pio IX il 29 giugno del 1868; venne interrotto nel 1870 a causa dell’occupazione di Roma (la breccia di Porta Pia) e dello scoppio della guerra franco-prussiana. Venne chiuso ufficialmente nel 1960 da Papa Roncalli; questo per rendere possibile l’apertura del Concilio Vaticano II. Per comprendere appieno il significato e la portata del Vaticano I, è doveroso soffermarsi su alcuni aspetti.

Il lungo pontificato di Pio IX (1846-1878) venne caratterizzato da:- Il tramonto dello Stato pontificio;- La chiarificazione sui rapporti tra Chiesa e civiltà moderna, tra Chiesa

e Stato moderno;- La definizione dei principi della fede;- La proclamazione dell’infallibilità del papa.

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Al Concilio Vaticano I presero parte 744 padri conciliari, un terzo dei quali provenienti dall’Italia. L’utilità di un concilio per quell’epoca era fuori discussione. Il mutamento generale, operatosi nella Chiesa dopo il Concilio di Trento, fu talmente profondo che era opportuno fare il punto della situazione e trarre le conclusioni, sia per il presente sia per il futuro.

In sintesi, questo Concilio:- Definì il primato e l’infallibilità papale;- Annunciò solennemente la dottrina cattolica sulla Rivelazione e sulla

Fede;- Determinò una maggior attività politica dei cattolici nei loro paesi

nativi;- Promosse un più forte coinvolgimento dei laici nell’opera della Chiesa

cattolica;- Condannò gli errori moderni, specialmente il razionalismo, il

liberalismo, il materialismo;- Segnò il trionfo dell’ultramontanismo (1);- Diede luogo alla nascita del Movimento Liturgico che avrebbe

conosciuto un grande sviluppo sotto Papa Pio X.

Per quanto riguarda il discusso dogma dell’infallibilità papale, è interessante evidenziare che non era all’ordine del giorno dei temi da trattare. Evidentemente Pio IX sentiva che, per diversi motivi, non era opportuno introdurre questo argomento; infatti fu inserito nei lavori dopo l’inizio del Concilio. Le perplessità di molti prelati nascevano dal fatto che, pur credendo che il papa fosse infallibile nel definire un dogma, ritenevano tuttavia che non fosse né prudente né saggio elaborare formalmente la relativa dottrina. Tanto è vero che una sessantina di componenti abbandonarono il Concilio il giorno prima del voto.

- Il Concilio ecumenico Vaticano II Se l’elezione a Sommo Pontefice di Angelo Roncalli è per molti una sorpresa, altrettanto a sorpresa è l’annuncio entusiasmante del Concilio Vaticano II, annuncio fatto il 25 gennaio 1959 – a soli 3 mesi dalla sua elezione – ai 18 cardinali che hanno presenziato alla messa celebrata dallo stesso Papa nella Basilica di S. Paolo fuori le mura. Così Giovanni XXIII si esprime: “Pronunciamo innanzi a

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Voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l’Urbe e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale”. Alcuni mesi dopo, il papa dichiara che il futuro Concilio non sarebbe stato considerato una prosecuzione del precedente, ma che avrebbe avuto una propria fisionomia. E’ subito chiaro che uno dei principali compiti del Concilio sarebbe stato il completamento della riflessione sulla Chiesa, sia nel rapporto con il mondo sia nella definizione della sua identità e natura. In altre parole, la Chiesa avrebbe dovuto riprendere a parlare e a dialogare con il mondo, anziché arroccarsi su posizioni difensive. La morte di papa Roncalli spinge molti, considerata la riluttanza di alcuni vescovi conservatori nel continuare le discussioni, a ritenere opportuno sospendere i lavori. Tale ipotesi è subito abbandonata grazie all’elezione a papa del vescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, che deciderà di chiamarsi Paolo VI. Nel corso del suo primo messaggio del 22 giugno 1963, il nuovo pontefice definisce la continuazione del Concilio come l’opera prioritaria e l’impegno principale del suo pontificato, facendo così proprie le volontà di Papa Giovanni. In tal modo la continuità di azione e di pensiero dei due pontefici consentirà di chiudere il Concilio Vaticano II l’8 dicembre 1965. Il Concilio produsse 4 Costituzioni (sulla liturgia, la Chiesa, la Rivelazione, il mondo contemporaneo); 9 Decreti (sui mezzi di comunicazione sociale, l’ecumenismo, le chiese orientali cattoliche, l’ufficio pastorale dei vescovi, il rinnovamento della vita religiosa, la formazione sacerdotale, l’apostolato dei laici, l’attività missionaria, la vita sacerdotale); 3 Dichiarazioni (sull’educazione cristiana, la libertà religiosa, le relazioni con le religioni non cristiane).

Ma, al di là di questi documenti per “addetti ai lavori”, quali sono concretamente gli esiti più rilevanti, quelli più visibili e tangibili agli occhi dei fedeli?- Apertura di un nuovo corso, che non rinnega il passato, ma lo integra,

lo perfeziona, adattandolo alla continua evoluzione dell’umanità;- Valorizzazione del sacerdozio universale dei fedeli, chiamati ad una

partecipazione attiva e responsabile, come soggetto e non solo come oggetto della vita ecclesiale;

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- Rivalutazione e ripresa della Bibbia;- Riconoscimento della corresponsabilità dell’episcopato nei confronti

della Chiesa universale;- Uso della lingua nazionale nelle conferenze episcopali, nelle preghiere

e nei canti dei fedeli, nei sacramenti;- Immagine più completa ed umana dell’unione matrimoniale,

sottolineando il valore del mutuo amore dei coniugi;- Profondo, radicale rinnovamento della liturgia e definizione del nuovo

rito per la messa (sacerdote non più rivolto verso il tabernacolo e il crocefisso, ma verso il popolo dei fedeli, messa più partecipata, comunitaria, uso delle lingue nazionali);

- Considerazione degli “altri”: gli ebrei (visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma il 13 aprile 1986), le grandi religioni dell’umanità, la Chiesa ortodossa, la Comunità anglicana, la Federazione luterana mondiale, le società fondate sul riconoscimento dei diritti umani.

- Abolizione della censura sui libri (1966).

Ci è gradito concludere queste note sul Concilio Vaticano II con una citazione tratta da un intervento di Giovanni XXIII: il Concilio deve rinnovare la Chiesa in modo tale che “sul suo volto appaia tutta la semplicità e la purezza della sua prima ora, si possano scoprire le tracce della sua fiorente giovinezza per poterne trarre un’immagine la cui forza irresistibile possa rivolgersi allo spirito moderno in tutta l’ampiezza dell’incontro: un’immagine della Chiesa di giovanile freschezza è la mèta più alta del Concilio ecumenico”.

4. Il gesto di Benedetto XVI11 febbraio 2013: Papa Benedetto XVI comunica la rinuncia al pontificato. Una notizia che lascia sorpresi ed increduli tutti, credenti e non credenti; una decisione che ha fatto discutere e che continua ad animare il dibattito attorno a questa scelta.

Al successore di Giovanni Paolo II è toccata un’eredità pesante, molto pesante, principalmente per due ragioni:1 – Il lungo pontificato di Papa Wojtyla (27 anni);2 – La personalità del suo predecessore.

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Aver avuto a disposizione un arco di tempo così ampio ha consentito al papa polacco di ideare e realizzare tutta una serie di progetti, di iniziative e di manifestazioni, compresi i numerosi viaggi effettuati in molti paesi del mondo. Ha beneficiato di una sovraesposizione mediatica che ha veicolato la sua immagine in ogni angolo del pianeta. Durante tutti i suoi spostamenti, sull’aereo che lo trasportava una nutrita schiera di giornalisti e di fotografi ha raccolto e documentato le sue testimonianze. Qualcuno ha scritto che è stato il papa dei giovani, dei raduni di tanti giovani, il papa che ha riempito le piazze di migliaia di fedeli acclamanti e in festa. Sicuramente possedeva doti e qualità personali ragguardevoli, unite ad un indiscusso carisma; conquistavano la gente le sue capacità comunicative e relazionali, la sua passione per la natura e – fatto insolito per un papa – per le attività sportive. Indimenticabili le sue escursioni con gli sci sul ghiacciaio dell’Adamello. Ma, anche, conosce un evento drammatico: l’attentato di cui rimane vittima il 13 maggio 1981; una dolorosa e lacerante ferita al suo fisico e al suo morale. Fino agli ultimi giorni di vita, Carol Wojtyla vuole presentarsi all’appuntamento domenicale con i fedeli in Piazza S. Pietro, dimostrando con ciò forza di volontà e coraggio davvero eccezionali. Ripercorrendo la storia del papato, si ritrova un caso analogo a quello di Papa Ratzinger. Fermo restando il fatto che un pontefice non può essere deposto ma può abdicare di sua spontanea volontà, nel Medio Evo è Papa Celestino V che rinuncia al trono pontificio. Pietro Angelari da Morrone, nato a Isernia presumibilmente intorno al 1210-1215, fu fondatore della Congregazione degli eremiti di S. Damiano (chiamati in seguito celestini); succede a Niccolò IV dopo 27 mesi di vacanza del soglio papale. E’ sostenuto da Carlo II d’Angiò che vede in lui un docile strumento; idealista e inadatto al potere, abdica dopo pochi mesi e viene confinato dal suo successore Bonifacio VIII – il grande nemico di Dante Alighieri – nel castello di Fumone (Frosinone), dove rimane fino alla morte (1296). Questo evento non sfugge a Dante; nel Canto III dell’Inferno (vv. 59-60), il poeta fiorentino si esprime con questi versi:

“ … vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto”.

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La maggior parte dei critici danteschi riconosce proprio nel Papa Celestino V il destinatario di questo passaggio, anche se qualcuno propone, invece, Ponzio Pilato o Esaù (quest’ultimo rinunciò al diritto di primogenitura in favore di Giacobbe). Sulla sconcertante decisione di Benedetto XVI sono state formulate varie ipotesi ed avanzate diverse chiavi di lettura.

A mio avviso, vi sono una serie di concause che possono essere così sintetizzate:- Difficoltà nel gestire e controllare il funzionamento di un apparato

complesso ed articolato quale lo Stato del Vaticano;- Coesistenza di diverse “anime” religiose e culturali tra i suoi

collaboratori (forse troppo numerosi);- Non condivisione della attività finanziarie e bancarie promosse dallo

IOR (Istituto delle opere religiose), ambiguo e scarsamente trasparente in alcuni momenti e in alcune operazioni. Ne è stata la riprova la rimozione, a pochi mesi dall’incarico, del Presidente della banca, la cui nomina era stata caldeggiata proprio da Papa Ratzinger;

- Atteggiamenti e comportamenti scorretti da parte di prelati, soprattutto all’estero;

- Il caso “Vatileaks” (2);- Il precario stato di salute;- L’innata tendenza alla speculazione, alla riflessione e alla meditazione

piuttosto che all’azione, al pragmatismo, alla decisionalità;- Eventi piuttosto misteriosi ed oscuri all’interno dello Stato del Vaticano

(l’assassinio di due guardie svizzere, il caso Emanuela Orlandi, …).

Nel suo ultimo Angelus di domenica 24 febbraio, Benedetto XVI si è rivolto ai fedeli in questi termini: “Il Signore mi chiama a salire sul monte; ciò non significa abbandonare la Chiesa. Anzi, se Dio mi chiede questo, è proprio perché io possa continuare con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in modo più adatto alla mia età e alle mie forze”. Con queste parole, umili e toccanti, il Papa teologo si è congedato dal mondo dei fedeli; un congedo commovente, molto dignitoso. Dalle ore 20 del 28 febbraio 2013 Benedetto XVI sarà Papa emerito, ma continuerà ad essere uomo di Dio.

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5. Il nuovo papa: FrancescoAlle ore 19,06 di mercoledì 13 marzo 2013, ecco l’attesa fumata

bianca. Eletto al 5° scrutinio, a distanza di 26 ore dall’extra omnes, il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio è il 266° successore di Pietro; dopo essersi affacciato al balcone ed aver salutato la grande folla presente, comunica che si chiamerà Francesco. Un chiaro riferimento al poverello di Assisi – patrono d’Italia –, il preannuncio di un pontificato all’insegna della povertà e della semplicità. Nel corso di questa apparizione, per la prima volta lo si è visto guidare una preghiera insieme alla piazza. Papa Francesco compie subito due gesti simbolici: rinuncia ad indossare la stola di ermellino e la grande croce d’oro, alla quale preferisce la sua croce di ferro. Nel suo primo Angelus di domenica 17 marzo si sofferma, sempre con un linguaggio semplice, sui temi della misericordia e del perdono. Durante il suo episcopato in Argentina, in una situazione politica e sociale difficile e tormentata, denuncia le scomparse e i sequestri di bambini, di giovani donne e di esponenti del mondo politico: i cosiddetti desaparecidos. E’ un uomo di Dio, colto e umile, gesuita, che prefigura una Chiesa povera vicina ai poveri, ai deboli. All’interno della Chiesa si propone di riportare la fede (il 2013 è stato proclamato da Papa Ratzinger “Anno della fede”) e la spiritualità, ponendo nel contempo l’attenzione sui grandi nodi cruciali che attraversano la nostra epoca e la nostra società. Il tutto sullo sfondo di un’America Latina profondamente credente e praticante, con davanti, però, un’Europa sempre più secolarizzata e un Occidente un po’ decadente. A Castel Gandolfo, sabato 23 marzo si assiste a un evento che passerà alla storia: l’incontro di due papi. Un incontro di preghiera comune, sicuramente e prima di tutto; ma anche un passaggio di informazioni utili ed importanti intorno a quelle che sono le criticità della Chiesa, oggi, e le questioni più urgenti e problematiche in ordine alla gestione del Vaticano. Considerata nella sua struttura e nella sua articolazione, l’organizzazione istituzionale della Chiesa è una delle più complesse del mondo, per cui deve essere gestita da mani esperte e collaudate. Con

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questa chiave di lettura deve essere vista la scelta di Papa Bergoglio di affidare ad una commissione di esperti il compito di riflettere sull’attuale assetto organizzativo del Vaticano e di rimodularne alcuni aspetti volti ad assicurare maggior visibilità e trasparenza. Sembra, dunque, avere inizio un nuovo cammino della Chiesa che, per lasciarsi alle spalle una stagione difficile, sceglie un successore di Pietro che viene da lontano, cresciuto e vissuto nelle periferie del mondo, dense di tensioni, ma anche di carica, di passione umana e religiosa. C’è bisogno di un nuovo slancio perché la Chiesa continui ad essere lumen gentium, cioè luce dei popoli. In Francesco i cardinali non hanno scelto soltanto una nuova ed alta guida, ma anche un modello di Chiesa più essenziale e sobrio, vicino alle urgenze e ai drammi dell’umanità; e Papa Francesco, che è sempre stato estraneo alla Curia, sembra la persona giusta per farlo.

Giovanni Paolo II con la Centesimus annus (1991) ha chiuso il ciclo della modernità, Benedetto XVI ha inaugurato, invece, con la Caritas in veritate (2009), il ciclo della post-modernità, soffermandosi sui problemi della disuguaglianza e della globalizzazione.

Francesco pare essere fermamente intenzionato a garantire la continuazione della linea di pensiero tracciata da Papa Ratzinger. Se si vuole ottenere il bene comune, è necessario che il principio di fraternità entri dentro il mercato e lo fecondi, ridandogli linfa vitale. Per il vaticanista Stefano Zamagni, “bisogna intaccare il cuore malato del mercato e farlo diventare, com’era all’origine, uno strumento di bene comune. Il fatto che Bergoglio abbia scelto il nome di Francesco mi fa intuire e sperare che voglia muovere un passo preciso verso questa direzione”.

Con riferimento alle ultime azioni in ordine di tempo, tre meritano di essere sottolineate: la pubblicazione della prima enciclica, il viaggio in Brasile, l’intervento per evitare lo scoppio del conflitto in Siria.

Alla fine del mese di giugno, nell’anno della Fede come ricordato poco sopra, viene pubblicata la Lumen fidei, un’enciclica redatta a quattro mani: Papa Francesco e Benedetto XVI. In essa viene posta al centro dell’attenzione la Chiesa quale madre della nostra fede.

Dal 23 al 28 luglio la GMG (Giornata mondiale della gioventù) e gli incontri con il clero dell’America Latina portano il papa a varcare l’Atlantico per raggiungere il Brasile.

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Durante l’Angelus di domenica 1 settembre, Francesco lancia un accorato appello ai governanti per scongiurare l’attacco alla Siria, nazione già sconvolta da massacri interni; per il sabato successivo, chiede un giorno di digiuno e di preghiera.

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Chi è “Fratello Francesco” come qualcuno ha già chiamato Papa Bergoglio? Ecco alcuni cenni biografici essenziali e spogli, proprio come il suo stile di pastore di anime.

- 17 dicembre 1936: Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires, quarto di 5 figli. Il padre era un ferroviere piemontese e la mamma – Regina Maria Sivori – una casalinga con sangue genovese e piemontese.

- 11 marzo 1958: entra nel noviziato della Compagnia di Gesù.- 1963: consegue la laurea in Filosofia.- 1964-1966: insegna letteratura, psicologia e arte a Santa Fe.- 13 dicembre 1969: a 33 anni viene ordinato sacerdote.- 1970: si laurea in Teologia.- 1973: emette la professione perpetua nell’ordine dei Gesuiti. - 21 febbraio 2001: è nominato Cardinale.- 2005: fa visita alla casa dei suoi nonni, a Stazione Portacomaro

(frazione di Asti).- 13 marzo 2013 è Papa Francesco.- 29 giugno 2013: la sua prima enciclica, la Lumen fidei.- 23-28 luglio 2013: si reca a Rio de Janeiro per la GMG (Giornata

mondiale della gioventù) e l’incontro con esponenti della chiesa latino-americana.

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Che cosa ha colpito di più gli Italiani di Papa Francesco?

- La semplicità: 72%- La spontaneità e il linguaggio vicino alla gente: 67%- L’attenzione ai più deboli: 65%- La sobrietà: 45%- La provenienza geografica: 30%

(Sondaggio dell’Istituto Demopolis, marzo 2013)

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6. Giovanni e Francesco: due papi “fratelli”? Fin dalle prime dichiarazioni ed apparizioni in pubblico, Papa Francesco richiama subito alla mente due altri pontefici: Giovanni Paolo I e Giovanni XXIII. Il primo – papa Albino Luciani – è apparso come una meteora nel firmamento della Chiesa ma, altrettanto rapidamente, la sua stella ha smesso di brillare. Solo 33 giorni di pontificato: pochi, ma sufficienti per individuare alcuni tratti della sua personalità e del suo porsi nei confronti degli altri. E’ stato un papa mite, timido, riservato, cordiale, sempre desideroso di dialogare, di comunicare, di aprirsi; si è servito di un linguaggio essenziale, semplice, chiaro, alla portata di tutti, dimostrando distacco e lontananza da tutto quanto legato al contingente e agli aspetti organizzativi. Un pastore di anime nel senso più vero ed autentico del termine. Per alcuni esponenti della curia romana, i suoi discorsi, i suoi interventi, le sue riflessioni sanno un po’ troppo di catechesi, di prediche da curato di campagna. Al mondo intero sembra disegnarsi l’immagine di un papa troppo buono ed arrendevole, privo di quel carisma che un pontefice dovrebbe possedere. La sua improvvisa, prematura scomparsa è, ancora oggi, avvolta da un alone di mistero. Anche per lui, come per Paolo VI, è iniziato il processo di canonizzazione per proclamarlo santo.

Quali sono gli elementi e i tratti trasversali che accomunano i papi Roncalli e Bergoglio? Penso possano essere ricondotti ai seguenti:

- L’ecumenismo: le Chiese tornano sorelle, uno sguardo a tutto il mondo dei credenti, una mano tesa a tutte le religioni;

- L’idea di Chiesa: una Chiesa-giardino percorsa dal vento vivificante della primavera; una Chiesa non più fortezza o centro di potere, non più auto-referenziale;

- Il dialogo e la cultura dell’incontro come strategie di azione necessarie affinché gli uomini possano stringere legami e relazioni efficaci e durature. Papa Bergoglio ha affermato: “La sfida di una società consiste nel creare legami di solidarietà”;

- L’immagine di papa: un pastore di anime, un pastore che va a cercare

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fra la gente le pecorelle che mancano;- Il linguaggio: immediato, semplice, incisivo, spoglio, privo di ogni

ricercatezza lessicale e stilistica;- La fiducia nell’uomo, nel fedele: una risorsa da valorizzare, non un

bersaglio da prendere di mira o sul quale riversare condanne e colpe;- La fede, l’esperienza religiosa da vivere con serenità, con gioia, con

allegria. La stampa definì Giovanni XXIII il “Papa che ha ridato il sorriso al mondo”; dal canto suo, Papa Francesco ha detto che “un cristiano non può essere triste”;

- Le origini familiari; povere per Roncalli, modeste per Bergoglio;- La semplicità, la frugalità, la povertà, la “normalità” elette a stile di

vita; il rifiuto di tutto ciò che non è indispensabile.

Si prenda in considerazione, a titolo esemplificativo, il modo di spostarsi dei due papi: preferiscono i mezzi pubblici di trasporto, come normali cittadini. A Venezia, pur potendo disporre di un motoscafo e di una gondola, il cardinale Roncalli utilizza i vaporetti pubblici; acquista la tessera di libera circolazione dell’ACNIL (l’ente che gestisce i trasporti cittadini) con la quale va a visitare gli ammalati, le persone bisognose, libero di fermarsi per qualche minuto nelle calli veneziane per fare quattro “ciacole” con gli anziani e scherzare con i bambini. Dopo l’esperienza parigina, torna ad essere un pastore di anime, come aveva sempre desiderato essere. La metropolitana e gli autobus di superficie sono familiari al cardinale Bergoglio quando deve muoversi in Buenos Aires e nella sua immensa periferia; anche per lui, nessuna concessione alle comodità e agli agi. Un messaggio e un segnale, da parte dei due cardinali di Venezia e di Buenos Aires, di grande coerenza e di profondo significato.- Le letture comuni: “I promessi sposi” (Bergoglio li ha letti almeno 4

volte) e la Divina Commedia.

Per finire, entrambi hanno un punto debole … lo scoglio dell’inglese! Durante il suo incarico in Bulgaria, Papa Giovanni ha come insegnante di inglese, oltre che come assistente e collaboratore, un giovane e zelante prete irlandese, Thomas Ryan. Non trae un grande profitto dalla sua presenza.

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Quando incontra il 34° Presidente degli Stati Uniti d’America (l’ex-generale dell’esercito Dwight Eisenhower), Roncalli prepara il discorso di benvenuto in inglese. A un certo punto, tuttavia, incappa in una “papera” linguistica che suscita un largo ma contenuto sorriso da parte dell’ospite. Il papa, interrottosi e fattosi spiegare il tutto, si mette a sua volta a ridere insieme al presidente americano. La simpatica e divertente scena è immortalata dai fotografi, mentre i lettori dei giornali si chiesero a lungo perché mai due personalità del loro rango ridessero con tanto gusto. Allorché Giovanni XXIII interviene nella crisi cubana (vi si è accennato nelle pagine precedenti), preferisce esprimere in francese il suo appello alla non belligeranza tra Russia ed America; per il pontefice di Sotto il Monte, parlare in francese è come parlare in italiano. Quanto al papa argentino, ecco quanto ha dichiarato: “Negli anni a seguire [ndr: dopo il 1970], sono andato in Irlanda per migliorare l’inglese. […]. Parlotto un po’ d’italiano. Per quanto riguarda le altre lingue, dovrei dire parlavo per la mancanza di pratica. Il francese lo parlavo piuttosto bene e con il tedesco me la cavavo. Quello che mi ha creato sempre più problemi è stato l’inglese, soprattutto la fonetica, perché sono stonatissimo. E ovviamente capisco il piemontese, il suono della mia infanzia”.

(1) Ultramontanismo: posizione ideologica di coloro che erano favorevoli alla sottomissione delle chiese locali all’autorità della Santa Sede, in contrapposizione con i movimenti che ne rivendicavano, invece, la piena autonomia. Il termine, coniato dagli oppositori, si diffuse soprattutto nel 1800, per designare la corrente che riconosceva al papato il ruolo di autorità suprema della Chiesa e guida morale della società.

(2) Vatileaks: è un’espressione inglese composta da 2 parole: l’aggettivo Vatican e il vocabolo leak (pl.: leaks). Leak vuol dire, tra gli altri significati, “fuga di notizie, rivelazione di segreti …”. Vatican è stato abbreviato in Vati ed unito a leaks, quindi Vatileaks.

(3) Dall’intervista originale rilasciata ai giornalisti durante il volo Roma-Rio de Janeiro (luglio 2013).