LA CHITARRA Istituto Comprensivo G.B. Rubini Classe 3^B Amine El Ochi e Pietro Pelizzari.
ANTOLOGIA DI UN MANDATO SCOMODO - Studio Legale...
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24/1/2014 ANTOLOGIA DI UN MANDATO SCOMODO - TopLegal dal 2004 il mercato legale
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DAL 2004 IL MERCATO LEGALE
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30 dic 2013
Lodo Mondadori
ANTOLOGIA DI UNMANDATO SCOMODO
Articolo pubblicato in TopLegal dicembre 2013
I riflettori sono stati spenti sulla Guerra di Segrate per essere accesi,
per la prima volta, sulla dama d’acciaio del contenzioso. Elisabetta
Rubini racconta i suoi 15 anni al fianco di Cir
A pochi giorni dalla fine della canicola agostana, si è concluso l’ultimo atto
della lunghissima vicenda Lodo Mondadori, la disputa tra la Fininvest della
famiglia Berlusconi e la Cir della famiglia De Benedetti. Con una condanna
per la Fininvest a versare 494 milioni di euro alla Cir, la III sezione civile della
Suprema Corte di Cassazione ha messo l’ultima parola sulla più che
ventennale Guerra di Segrate, che alla fine degli anni ‘ 80 portò Silvio
Berlusconi ad assicurarsi il controllo di uno dei maggiori gruppi editoriali
italiani. A vincere per la terza volta nell’interesse della holding di Carlo De
Benedetti sono stati Vincenzo Roppo ed Elisabetta Rubini Tarizzo che
avevano seguito la vicenda anche nei primi due gradi di giudizio, affiancati in
questa terza fase da Nicolò Lipari.
« Quando mi fu proposto, quel mandato non interessava a nessuno perché
sembrava la lotta donchisciottesca di chi si scaglia contro i mulini a vento». È
così che Elisabetta Rubini, memoria giudiziaria del caso, ricorda il suo
coinvolgimento nella Guerra di Segrate. Quando, nel lontano 1999, le venne
affidato da Cir, per cui già era consulente esterna, il compito di seguire gli
aspetti civilistici del processo istruito dal Tribunale di Milano per corruzione
in atti giudiziari (il mandato penale fu conferito a Giuliano Pisapia ndr).
E continua: « A valle della sentenza di primo grado penale, nel 2004 mi fu
chiesto di individuare qualcuno che insieme a me avviasse il processo civile
per quantificare il danno economico subito da Cir a seguito della
svantaggiosa spartizione del Gruppo Mondadori determinata dalla cor-
ruzione. Sentii diversi colleghi, uno dei quali si rese inizialmente disponibile
ma – quando iniziò a farsi largo la tesi su una presunta persecuzione
giudiziaria a danno di Silvio Berlusconi – preferì tirarsi indietro. Finalmente
Roppo accettò di condividere con me quest’avventura ».
Il « mandato scomodo », durato complessivamente quasi 15 anni tra il
processo penale e quello civile, ha creato un precedente senza eguali nel
panorama giudiziario, politico e mediatico italiano. « Anche se la tematica
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http://www.toplegal.it/news/2013/12/30/12967/antologia-di-un-mandato-scomodo 2/3
era tutt’altro che politica », sottolinea Rubini. E prosegue: « Si procedeva per
quantificare i danni conseguenti a un reato comune, la corruzione di un
giudice, commesso nel contesto di una lotta per il controllo di un gruppo
societario. Quindi di politico non c’era assolutamente nulla se non il fatto che
il mandante di questa corruzione, individuato in tutte le sentenze che si sono
susseguite, era la Fininvest di proprietà di Silvio Berlusconi, l’uomo politico
più potente d’Italia ».
Eppure, non si può certo dire che il Lodo Mondadori sia stato un
contenzioso ordinario. « Così come ho detto che non è mai stata una
tematica politica, altrettanto apertamente dico che per tutti gli attori è stata
una tematica sicuramente di tipo etico », precisa Rubini. Il contenzioso, di «
grossissima conflittualità », da un punto di vista tecnico è stata «
un’esperienza formidabile ». Ha dato a Rubini modo di affrontare, tanto nel
giudizio civile quanto nel penale, questioni processuali e sostanziali di
estrema complessità: ricusazioni, rinvii alla Corte costituzionale, istanze di
spostamento del processo dal foro di Milano e ben 15 motivi di ricorso in
Cassazione – « un vero primato », afferma Rubini – da parte di Fininvest.
Facendo un bilancio di tutta la vicenda, « i cui futuri sviluppi all’inizio erano
insospettabili », l’elemento più gratificante per Rubini è stata « la qualità delle
persone con cui ho lavorato, sia dal punto di vista professionale che etico.
Siamo stati una squadra coesa, favorita anche dal fatto di essere in pochi,
che ha condiviso le difficoltà e la volontà di affermare un principio di legalità
e rispetto della legge anche nelle contese tra aziende ».
Oltre i tre nomi noti – Roppo, Lipari e la stessa Rubini – nel corso del
processo civile hanno prestato consulenza anche il processualista Andrea
Proto Pisani e tre collaboratori dello studio Rubini, Guia Viligiardi, Doriana
Pastori e Giacomo Rojas Elgueta.
Lo studio, che oggi si presenta come una boutique « al momento ancora non
associata » di sei professionisti, è stato creato da Rubini nel 1991. Dopo
essersi formata presso lo studio del giuslavorista Giovanni Pantaleoni (« mi
insegnò non poco, poiché il processo del lavoro è una buona scuola per chi
si occupa di contenzioso ») e aver lavorato per un paio di anni da De Berti
Jacchia, agli albori degli anni ’ 90, comincia l’avventura in solitaria. « Facevo
molta fatica ad adattarmi ai vincoli che un’organizzazione molto strutturata
impone », racconta Rubini. « Una caratteristica che senz’altro mi riconosco
è quella di essere una persona autonoma. Inoltre, all’epoca lavoravo
all’istituto di Diritto civile della Statale di Milano (da cui provengono anche tre
dei suoi cinque collaboratori ndr), ragion per cui necessitavo di massima
flessibilità nella gestione del lavoro ».
L’incontro con Carlo De Benedetti è quasi immediato e avviene per il tramite
dell’ex Ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, allora Direttore
generale di Cir. Si avvia così una collaborazione che durerà anni non solo
con De Benedetti, ma anche con Passera, a cui Rubini continua a prestare
consulenza anche quando l’ex Ministro diventa prima, nel 1992, co-am-
ministratore delegato del Gruppo Olivetti, e poi, nel 1998, amministratore
delegato della neonata Poste italiane. Presidente di due organismi di
vigilanza, quello di Atm e di Barclays Italia, Rubini annovera in portafoglio
clienti come Seat, il Gruppo L'Espresso e Mittel.
Ai legali di Cir in Cassazione è stata liquidata una parcella da circa 900mila
euro. Una cifra che poteva essere pari al doppio se la Suprema Corte non
avesse deciso di dimezzarla per « lacomplessità e la novità delle questioni
trattate (che emergono anche dalla operata correzione della motivazione
della sentenza di appello) e l’accoglimento di uno dei 15 motivi di ricorso »
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24/1/2014 ANTOLOGIA DI UN MANDATO SCOMODO - TopLegal dal 2004 il mercato legale
http://www.toplegal.it/news/2013/12/30/12967/antologia-di-un-mandato-scomodo 3/3
della Fininvest. Ragioni che hanno portato il collegio a disporre « la
compensazione per la metà » delle spese.
Oggi, i riflettori sono stati spenti sul Lodo Mondadori per essere accesi, per
la prima volta, sull’unica quota di genere in aula nel corso di tutto il
procedimento. La stessa che, con pazienza certosina, ha tenuto un profilo
mediaticamente basso durante l’intero corso della vicenda. « I processi si
sono svolti per anni con una sorta di permanente assedio giornalistico. Noi
come parte Cir non avevamo interesse a una mediatizazzione del caso
perché era evidente che sarebbe stata a nostro svantaggio. Quindi abbiamo
cercato di mantenere un profilo estremamente basso. Le uniche dichia-
razioni fatte sono state quelle rese a sentenze emesse poco più che sotto
forma di comunicati stampa ». È così a processo chiuso, Rubini può
esprimere il sollievo per la fine del mandato. « È stata un’esperienza
incredibile, è vero. Però 15 anni sono davvero lunghi ».
tags: Barclays, Corte di cassazione, Elisabetta Rubini, Fininvest, Cir, Vincenzo Roppo, PosteItaliane, Mondadori, Mittel, L'Espresso, Nicolò Lipari, Elisabetta Rubini Tarizzo, Giovanni Pantaleoni, GiulianoPisapia, Seat, Olivetti, De Berti Jacchia, Giacomo Rojas Elgueta, Giacomo Rojas Elgueta, Doriana Pastori, GuiaViligiardi, Andrea Proto Pisani
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