Antiossidanti e Farmacista

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Anno 4 – [ 1 ] – Numero 32 PROGETTO CULTURALE PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE DEI FARMACISTI CONFERENZA PRESIDI FACOLTÀ DI FARMACIA Edizione italiana di In collaborazione con Con il patrocinio I FARMACISTI E L’INFORMAZIONE SUGLI ANTIOSSIDANTI PROFESSIONE FARMACIA La commissione della conferenza dei Presidi delle Facoltà di Farmacia Anno Quarto, numero 32, Marzo 2001 Newsletter per l’aggiornamento permanente del farmacista di comunità. È un’iniziativa culturale di «Impresa Farmacia» per la formazione professionale dei farmacisti COMITATO SCIENTIFICO PROFESSIONE FARMACIA John S. Williamson, PhD., Associate Professor of Medicinal Che- mistry and Research Associate Professor, National Center for Na- tural Research, Research Institute of Pharmaceutical Sciences, School of Pharmacy, University of Mississippi Christy M. Wyandt, PhD., Associate Professor of Pharmaceutics and Research Associate Professor, National Center for Natural Pro- ducts Research, Research Institute of Pharmaceutical Sciences, School of Pharmacy, University of Mississippi Introduzione In molte farmacie si trova oggi in vendita un vasto assorti- mento di integratori antiossidanti e il farmacista è certamente il professionista sanitario più adatto e disponibile a fornire informazioni al consumatore sull’uso corretto di tali pro- dotti. Questo articolo si propone essenzialmente di offrire ai farmacisti le nozioni base relative agli usi emergenti e a quelli più tradizionali degli antiossidanti. Gli antiossidanti Secondo la definizione classica, gli antiossidanti sono so- stanze che ritardano o inibiscono il danno ossidativo in una molecola target. A sua volta, il danno ossidativo può essere definito come un attacco alle molecole biologi- che da parte di radicali liberi contenenti ossigeno, quali il superossido e l’idrossile, o da parte di derivati non radi- cali dell’ossigeno, come l’ozono e gli ossigeni singoletti. Ragionando in termini biochimici piuttosto semplicistici, non è difficile spiegare come gli antiossidanti riescano a proteggere un target biologico. In effetti, l’organismo uma- no utilizza queste sostanze per proteggere specifici target con diversi meccanismi biologici. Gli antiossidanti: agiscono come “spazzini chimici” (scavenger) dei de- rivati dell’ossigeno, iniziando la disintossicazione; minimizzano la formazioni di derivati dell’ossigeno; legano gli ioni di metallo necessari per convertire le mo- lecole in derivati dell’ossigeno più reattivi; riparano il danno ossidativo; aiutano a sostituire le molecole biologiche con danni da ossidazione. Obiettivi Questa lezione valida per due crediti CE (Continuing Edu- cation) richiede un punteggio del 70%. Al termine del- l’articolo il farmacista dovrebbe essere in grado di: discutere il ruolo biochimico degli antiossidanti e i sin- tomi da deficit di queste sostanze; elencare i benefici potenziali degli antiossidanti; citare le fonti alimentari di antiossidanti; identificare le interazioni potenziali tra antiossidanti e nutrienti. L’ossidazione biologica Per capire i meccanismi d’azione degli antiossidanti bi- sogna ripassare alcuni semplici principi chimici. L’ossi- dazione si verifica quando un agente ossidante agisce su un'altra molecola per rimuovere elettroni, mentre la ridu- zione interviene quando un agente riducente agisce su un’altra molecola per aggiungere elettroni. La Figura 1 illustra alcune semplici reazioni di ossida- zione/riduzione. Gli organismi aerobi, come l’uomo, uti- lizzano l’ossigeno per bruciare (ossidare) combustibili ric- chi di carbonio e idrogeno (cibi) al fine di produrre l’e- nergia essenziale alla vita. In termini generali, l’ossigeno può essere considerato una sostanza tossica perché ten- Sped. Abb. Postale 45% - Art. 2 Comma 20/B, Legge 662/96 - Filiale di Milano – In caso di mancata consegna restituire all’editore che si impegna a pagare la relativa tassa c/o il CMP di Roserio - MI -

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Anno 4 – [ 1 ] – Numero 32

PROGETTO CULTURALE PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE DEI FARMACISTI

CONFERENZA PRESIDI FACOLTÀ DI FARMACIA

Edizione italiana di In collaborazione con Con il patrocinio

I FARMACISTI E L’INFORMAZIONE SUGLI ANTIOSSIDANTI

PROFESSIONE FARMACIA

La commissione della conferenza dei Presidi delle Facoltà di Farmacia

Anno Quarto, numero 32, Marzo 2001Newsletter per l’aggiornamento

permanente del farmacista di comunità.È un’iniziativa culturale di

«Impresa Farmacia» per la formazione professionale dei farmacisti

C O M I TAT O S C I E N T I F I C OP R O F E S S I O N E FA R M A C I A

John S. Williamson, PhD., Associate Professor of Medicinal Che-

mistry and Research Associate Professor, National Center for Na-

tural Research, Research Institute of Pharmaceutical Sciences,

School of Pharmacy, University of Mississippi

Christy M. Wyandt, PhD., Associate Professor of Pharmaceutics

and Research Associate Professor, National Center for Natural Pro-

ducts Research, Research Institute of Pharmaceutical Sciences,

School of Pharmacy, University of Mississippi

IntroduzioneIn molte farmacie si trova oggi in vendita un vasto assorti-mento di integratori antiossidanti e il farmacista è certamenteil professionista sanitario più adatto e disponibile a fornireinformazioni al consumatore sull’uso corretto di tali pro-dotti. Questo articolo si propone essenzialmente di offrireai farmacisti le nozioni base relative agli usi emergenti e aquelli più tradizionali degli antiossidanti.

Gli antiossidanti Secondo la definizione classica, gli antiossidanti sono so-stanze che ritardano o inibiscono il danno ossidativo inuna molecola target. A sua volta, il danno ossidativo puòessere definito come un attacco alle molecole biologi-che da parte di radicali liberi contenenti ossigeno, quali ilsuperossido e l’idrossile, o da parte di derivati non radi-cali dell’ossigeno, come l’ozono e gli ossigeni singoletti. Ragionando in termini biochimici piuttosto semplicistici,non è difficile spiegare come gli antiossidanti riescano aproteggere un target biologico. In effetti, l’organismo uma-no utilizza queste sostanze per proteggere specifici targetcon diversi meccanismi biologici. Gli antiossidanti:■ agiscono come “spazzini chimici” (scavenger)dei de-

rivati dell’ossigeno, iniziando la disintossicazione; ■ minimizzano la formazioni di derivati dell’ossigeno;■ legano gli ioni di metallo necessari per convertire le mo-

lecole in derivati dell’ossigeno più reattivi; ■ riparano il danno ossidativo; ■ aiutano a sostituire le molecole biologiche con danni da

ossidazione.

Obiettivi Questa lezione valida per due crediti CE (Continuing Edu-cation) richiede un punteggio del 70%. Al termine del-l’articolo il farmacista dovrebbe essere in grado di:■ discutere il ruolo biochimico degli antiossidanti e i sin-

tomi da deficit di queste sostanze; ■ elencare i benefici potenziali degli antiossidanti; ■ citare le fonti alimentari di antiossidanti; ■ identificare le interazioni potenziali tra antiossidanti e

nutrienti.

L’ossidazione biologica Per capire i meccanismi d’azione degli antiossidanti bi-sogna ripassare alcuni semplici principi chimici. L’ossi-dazione si verifica quando un agente ossidante agisce suun'altra molecola per rimuovere elettroni, mentre la ridu-zione interviene quando un agente riducente agisce suun’altra molecola per aggiungere elettroni. La Figura 1 illustra alcune semplici reazioni di ossida-zione/riduzione. Gli organismi aerobi, come l’uomo, uti-lizzano l’ossigeno per bruciare (ossidare) combustibili ric-chi di carbonio e idrogeno (cibi) al fine di produrre l’e-nergia essenziale alla vita. In termini generali, l’ossigenopuò essere considerato una sostanza tossica perché ten-

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de a ossidare le molecole organiche, comprese quelle deitessuti umani. Di norma, l’ossidazione metabolica è relativamente len-ta, ma il calore e gli enzimi possono accellerare il meta-bolismo. Le tre categorie di cibi (fonti di energia) del me-tabolismo ossidativo aerobico sono i carboidrati, le pro-teine e i grassi che vengono ossidati in anidride carboni-ca e acqua. I grassi ossidati producono la maggior quan-tità di energia per grammo, il che li rende la principale ri-serva alimentare dell’organismo. Gli aminoacidi delle pro-teine vengono ossidati dopo la rimozione dell’azoto e lasua escrezione nell’urina in forma di urea. L’ossidazionedegli alimenti produce ATP (adenosina 5’-trifosfato), laprincipale fonte energetica dell’organismo. Molti ricerca-tori sono convinti che la senescenza dipenda dalla lenta eprogressiva ossidazione dei tessuti organici che si verifi-ca nell’arco della vita. Spesso ci si riferisce a questa ipo-tesi come alla teoria dell’invecchiamento indotto dai ra-dicali liberi. La maggior parte degli atomi è formata da un nucleo cir-condato da coppie di elettroni orbitanti. Sebbene quasi tut-te le molecole degli esseri viventi siano formate da elet-troni appaiati, alcune specie molecolari possono presen-tare uno o più elettroni spaiati. Questi elettroni spaiati so-no definiti radicali liberi. Due comuni entità molecolariche esistono in forma di radicali liberi sono l’ossigenomolecolare, che contiene due elettroni spaiati, e l’ossidodi azoto, che ne contiene uno. In caso di incontro di dueradicali liberi le molecole uniscono i loro elettroni spaia-ti, dando vita a una coppia di elettroni. Sfortunatamente,i radicali liberi si uniscono molto facilmente a non radi-cali, producendo nuovi radicali liberi. Di conseguenza,il processo di formazione dei radicali può diventare unareazione chimica a catena. Le reazioni a catena innescate

dai radicali liberi possono rivelarsi terribil-mente tossiche per le biomolecole e le strut-ture biomolecolari umane.

I radicali superossido e idrossile Sebbene molti atomi e molecole possanoformare radicali liberi in vivo, sembra chei più importanti per i sistemi biologici sia-no gli ioni radicali associati alla riduzionedell’ossigeno. Le molecole biatomiche del-l’ossigeno (O2) possono essere ridotte performare i radicali superossido (O2

•-) e idros-sile (OH•), come illustrato dalla Figura 2. Queste forme di radicali liberi hanno enormi capacità le-sive nei confronti degli organismi viventi. Il superossidonon è particolarmente reattivo in ambienti acquosi, men-tre si dimostra altamente distruttivo negli interni lipofilidelle membrane biologiche. L’idrossile è il più reattivoe il più distruttivo fra tutti i radicali liberi. È così reattivoda vivere solo per brevi momenti prima di combinarsi conuna delle molecole che lo circondano quali DNA (vedi Fi-gura 3), proteine e altre macromolecole. Due radicali idros-silici possono appaiarsi per formare perossido di idroge-no (H2O2), mentre due radicali superossido sono in gradodi reagire per formare ossigeno molecolare e 2 molecoledi acqua (il primo radicale superossido viene ossidato, ilsecondo viene ridotto).Nella respirazione aerobica l’emoglobina (quattro subu-nità proteiche legate a un complesso di eme centrato suuno ione ferroso [Fe2+]) assorbe ossigeno, favorendo laformazione di un complesso Fe2+-O2. È possibile che glielettroni dell’ossiemoglobina Fe2+-O2 si trasformino, for-mando il superossido ferroso (Fe3+-O2) chiamato mete-moglobina. Sebbene il rilascio di superossido con que-sto meccanismo si verifichi piuttosto raramente nel nor-male trasferimento ossigeno/eme, la grande quantità ditrasferimenti che si verificano in poco tempo permette unanotevole produzione di superossido. Le catene laterali degli acidi grassi polinsaturi, che ga-rantiscono la necessaria fluidità dei lipidi di membrana,sono particolarmente sensibili agli attacchi dei radicali li-beri. L’attacco ai lipidi di membrana da parte dei radica-li liberi innesca un processo definito perossidazione lipi-dica. Questo inizia quando un radicale libero estrae unatomo di idrogeno da una catena laterale di un acido gras-so polinsaturo. Di conseguenza, l’atomo di carbonio da

FIGURA 1 - REAZIONI DI OSSIDAZIONE/RIDUZIONE

Ossidazione (perdita di elettroni)

Na ➞ Na+ + e- (un atomo di sodio viene ossidato in uno ione di sodio)

O2•- ➞ O2 + e- (un radicale superossido viene ossidato in ossigeno)

Riduzione (acquisto di elettroni)

Cl + e- ➞ Cl- (un atomo di cloro viene ridotto a ione di cloro)

O2 + e- ➞ O2•- (l’ossigeno viene ridotto a radicale superossido)

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PROFESSIONE FARMACIA Anno 4, numero 32, marzo 2001

cui viene rimosso l’atomo di idrogeno possiede un elet-trone spaiato. In altre parole, la catena laterale dell’acidograsso si trasforma in un radicale libero reattivo. Di nor-ma, questi radicali degli atomi di carbonio (lipide.) fini-scono per combinarsi con ossigeno molecolare (O2) nel-la membrana per produrre un radicale perossile (lipide-O2

•). Questo è estremamente reattivo e innesca una rea-zione a catena all’interno delle catene laterali degli acidigrassi polinsaturi. Col tempo, la perossidazione producelipidi perossidati in quantità sufficienti a danneggiare lastruttura e la fluidità della membrana. Utilizzando un mec-canismo molto simile a questo, la perossidazione può crea-re danni seri alle proteine essenziali di membrana. Oltre alla conversione dell’ossigeno in radicale superos-sido nella respirazione aerobica e alla formazione di ra-dicali perossili dalle catene laterali degli acidi grassi po-linsaturi nelle membrane, esistono molti altri processi bio-logici che producono inavvertitamente i radicali dell’os-sigeno nell’espletamento delle loro funzioni fisiologiche.Inoltre, nell’organismo esistono alcuni enzimi, quali laxantina ossidasi e la D-aminoacido ossidasi, capaci diprodurre perossido di idrogeno. Sebbene questo non con-tenga elettroni spaiati, il ferro, il rame, il titanio, il co-balto, il cromo e le radiazioni ultraviolette possono fa-cilmente provocare la trasformazione del perossido diidrogeno nel distruttivo radicale idrossile.

I radicali ossido di azoto e biossido di azoto Altri due radicali liberi molto importanti dal punto di vi-sta biologico sono l’ossido di azoto (NO) e il biossido diazoto (NO2). Il radicale del biossido d’azoto è un po-tente ossidante che si trova soprattutto nel fumo prodot-to dalla combustione di molecole organiche, oltre che nelfumo di sigaretta. Al contrario, il radicale dell’ossido ni-trico è un debole riducente che svolge un ruolo fonda-

mentale nella dilatazione naturale dei vasi sanguigni, nelmantenimento del tono vascolare, nell’aggregazione pia-strinica, nella trasmissione neurale e nella citotossicitàneoplastica. A temperatura corporea l’ossido di azoto ten-de a reagire con l’ossigeno molecolare per formare il bios-sido di azoto. Questo è in grado di estrarre un atomo diidrogeno dai lipidi di membrana per innescare alla pe-rossidazione lipidica (vedi Figura 4). In piccole quantitàl’ossido di azoto può essere utile: per esempio, i macro-fagi lo utilizzano per distruggere i parassiti. Tuttavia,un eccesso di ossido di azoto può rivelarsi tossico.

L’ossigeno singoletto Sebbene l’ossigeno allo stato molecolare (O2) contengadue elettroni spaiati, questi sono disposti in modo che atemperatura ambiente l’ossidazione da parte di O2 av-venga abbastanza lentamente. Tuttavia, risistemando glielettroni, l’ossigeno molecolare può essere trasformato inun potente ossidante detto ossigeno singoletto. Si pensache tale risistemazione degli elettroni abbia origine dareazioni di fotosensibilizzazione. Nell’organismo umanoesistono due composti, l’eme e la riboflavina, capaci difotosensibilizzare la produzione dell’ossidante. Lo stes-so meccanismo spiega perché la luce del sole danneg-gia il latte che contiene riboflavina. Inoltre, l’ossigenosingoletto può essere prodotto dalla perossidazione lipi-dica in caso due radicali perossili reagiscano per forma-re il potente ossidante, ma anche l’ozono è in grado direagire con le molecole biologiche per produrre ossige-no singoletto. Alcuni farmaci, fra cui diversi tranquillan-ti, antibiotici e antinfiammatori, inducono fotosensibiliz-zazione e provocano danni cutanei se i pazienti si espon-gono in modo eccessivo alla luce solare.

Le fonti degli ossidanti biologici Il dottor Bruce N. Ames dell’Università di Berkeley in

California, un pioniere in materia di dan-no e controllo ossidativo nel corpo uma-no, ha identificato quattro fonti endogeneche sarebbero responsabili della maggiorparte degli ossidanti cellulari: ■ con la normale respirazione aerobica imitocondri consumano ossigeno moleco-lare, inducendo contemporaneamente laproduzione di H2O. I sottoprodotti di que-sto processo sono O2

•-, H2O2 e OH•;

FIGURA 2 - RIDUZIONE DELL’OSSIGENO ALLO STATO MOLECOLARE

O2 + e- ➞ O2•- (radicale superossido)

O2•- + 2H+ + e- ➞ H2O2 (perossido d’idrogeno)

H2O2 + e- ➞ OH- + OH• (ione e radicale idrossile)

OH• + e- ➞ OH- (radicale idrossile)

2OH- + 2H+ ➞ 2H2O

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■ quando i fagociti distruggono le cellule infettate da vi-rus o batteri si verifica un rilascio ossidativo di NO, O2

•-

e H2O2. Sfortunatamente, ciò significa che le infezionicroniche possono provocare infiammazione cronica, unpossibile fattore di rischio neoplastico;

■ i perossisomi, gli organuli cellulari responsabili della de-gradazione degli acidi grassi e di altre molecole, produ-cono H2O2 come sottoprodotto di reazione. Di norma, loH2O2 viene distrutto dalla catalasi, ma è provato che par-te del perossido sfugge all’azione dell’enzima;

■ gli enzimi del citocromo epatico P450 sono fondamen-tali per difendere l’organismo dalle sostanze chimichetossiche prodotte dalle piante, la principale fonte di tos-sine alimentari. Sebbene l’induzione degli enzimi delcitocromo P450 prevenga gli effetti tossici acuti dellesostanze chimiche esterne, le loro reazioni sviluppanosottoprodotti ossidanti che possono danneggiare il DNA.

Ames ha identificato anche tre fonti principali di ossidantibiologici esogeni:■ gli ossidi di azoto del fumo di sigaretta non solo pro-

vocano l’ossidazione di importanti molecole biologi-che, ma diminuiscono anche i livelli di antiossidanti na-turali. Ovviamente, il fumo è un fattore di rischio di ma-lattie cardiache e neoplastiche;

■ i sali di ferro e di rame favoriscono la creazione di ra-dicali dell’ossigeno da parte dei perossidi. Molti scien-ziati sono ormai convinti che un’alimentazione tropporicca di rame o di ferro costituisca un fattore di rischiodi malattie cardiovascolari e neoplastiche;

■ l’alimentazione umana tradizionale prevede l’assunzionedi molti vegetali, che a loro volta contengono grandi quan-

tità di composti fenolici naturali. Sipensa che molti composti, come l’a-cido caffeico e l’acido clorogenico,generino ossidanti con cicli di ossi-dazione-riduzione (ossidoriduzione).

Le conseguenze degli ossidanti biologici Sebbene questo articolo non indi-chi in dettaglio, per motivi di spa-zio, tutte le ricerche farmacologi-che che hanno associato il dannoossidativo a malattie e disfunzioniorganiche, abbiamo cercato di rias-sumere in questo paragrafo le cor-

relazioni più note e rilevanti tra malattia e ossidazione.Neoplasie.Quando la cellula umana si divide, una le-sione al DNA provocata da un danno ossidativo può fa-cilmente determinare una mutazione. Ovviamente, vistoche la mutagenesi è il precursore della carcinogenesi, piùalta è la percentuale di divisione cellulare maggiore è laprobabilità di mutazioni e neoplasie. Inoltre, le infezio-ni, alcuni ormoni e gli ossidanti stimolano la divisionecellulare, aumentando così il rischio di cancro. Malattie cardiovascolari. Sembra che le reazioni ossi-dative giochino un ruolo fondamentale nella comparsa diaterogenesi. Una proteina, l’apolipoproteina B100, è ne-cessaria per il riconoscimento delle LDL (LDL, Low Den-sity Lipoproteins, lipoproteine a bassa densità) e la suaconseguente rimozione da parte dei recettori scavengerdei macrofagi. Il danno ossidativo all’apolipoproteina B100impedisce questo processo di rimozione, il che finisce perdeterminare la formazione di placche aterosclerotiche. Il sistema immunitario. Le cellule T, le cellule B, le cel-lule killer naturali e quelle killer attivate da linfochine,necessarie per la difesa immunologica dell’organismo con-tro gli agenti patogeni e le cellule neoplastiche, tendonoa diminuire notevolmente per effetto dell’età e degli os-sidanti. Sebbene il meccanismo farmacologico debba an-cora essere chiarito, sembra che la senescenza si associa una diminuzione dell’immunità mediata dalle cellule. Sitratta di un fenomeno che potrebbe dipendere dalla pro-gressiva riduzione del livello di alcuni piccoli antiossi-danti molecolari e di enzimi antiossidanti che accompa-gna il processo d’invecchiamento. Cataratte. Esistono diverse prove che indicano nei pro-

FIGURA 3 - IL RADICALE IDROSSILE REAGENTE CON UNA BASE GUANINICA DI DNA

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O

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cessi di ossidazione biologica l’eziologia diretta delle ca-taratte. Gli studi epidemiologici hanno chiaramente di-mostrato che gli integratori alimentari antiossidanti ridu-cono di circa un terzo il rischio di formazione di una ca-taratta. Oggi questi integratori rappresentano una pro-mettente strategia profilattica per i pazienti con elevato ri-schio di formazione di questa opacità del cristallino. Patologie cerebrali.Sembra che i danni ossidativi gio-chino un ruolo cruciale nella patogenesi di molte malat-tie cerebrali. Anche in questo caso sono gli studi epide-miologici a suggerire una correlazione che dipenderebbeda un effetto protettivo degli antiossidanti in molte pato-logie neurologiche quali l’ischemia cerebrale, la malat-tia di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica familia-re e i disordini degenerativi dei neuroni motori. I difetti congeniti e le neoplasie infantili.Gli studi cli-nici suggeriscono che i danni ossidativi potrebbero esse-re responsabili del notevole aumento del rischio di difet-ti congeniti e neoplasie infantili. Di norma, questi rischidipendono da un’alimentazione carente della madre e/odalla condizione di fumatore del padre.

Le difese antiossidanti intrinseche L’organismo umano dispone di numerose difese antios-sidanti: tuttavia, queste non sono infallibili, il che rende

inevitabile il verificarsi di un certo danno ossidativo. Il DNA con lesioni da ossidazione può essere riparatoda alcuni enzimi endogeni che rimuovono con preci-sione chirurgica le porzioni danneggiate. Si è calcolatoche nell’uomo gli attacchi ossidativi al DNA ammonti-no a circa 10.000 per cellula ogni giorno. Gli enzimi cheriparano il DNA rimuovono efficacemente quasi tutte leporzioni danneggiate, ma purtroppo i cambiamenti ossi-dativi residui che si verificano nel DNA tendono ad ac-cumularsi nel tempo. Come accade per le lesioni ossidative, anche le mutazionitendono ad aumentare con l’età, tanto che si pensa che sia-no direttamente collegate al processo di invecchiamento.Nell’uomo il numero di danni ossidativi al DNA sembra cor-relato alla frequenza delle mutazioni: in effetti, quando ces-sa l’attività di uno specifico enzima riparatore si osserva unmarcato aumento della percentuale di mutazione spontanea. Esistono enzimi proteolitici che idrolizzano ossidativa-mente le proteine danneggiate, ma si teme che anche que-sti siano insufficienti per prevenire l’accumulo età-dipen-dente di proteine ossidate. Dalla discussione sulle fonti e i sistemi di difesa intrin-seca delle pagine precedenti emerge chiaramente che ilnormale metabolismo ossidativo provoca dei danni. In par-ticolare, i sottoprodotti ossidativi delle reazioni metaboli-

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TABELLA 1 - LE VITAMINE / I PRECURSORI VITAMINICI ANTIOSSIDANTI

Vitamina E - protegge contro la perossidazione lipidica

(tocoferoli) - può aiutare a stabilizzare la struttura generale delle membrane

Vitamina C - spazza via il superossido

(acido ascorbico) - il radicale può eliminare i radicali a base di zolfo

- può trasformare alcuni carcinogeni alimentari in prodotti inattivi

- spazza via l’ossigeno singoletto e il radicale ossidrile

- può rigenerare i radicali dell’alfa-tocoferolo nelle membrane

- può proteggere i fluidi della membrane polmonari dagli inquinanti dell’aria e dal fu-

mo di sigaretta

b-carotene - potente scavenger dell’ossigeno singoletto

- può reagire con i radicali perossilici

- può inibire la perossidazione lipidica nelle membrane

(Fonte: Halliwell, B., and Gutteridge, J.M.C. Antioxidants in Nutrition, Health and Disease. 1994: Oxford University Press, Oxford)

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che normali e vitali, quali i radicali idrossile e superos-sido che si formano con la respirazione aerobica, posso-no indurre gravi lesioni nel DNA, nelle proteine e nei li-pidi. Inoltre, sappiamo che le difese antiossidanti intrin-seche sono generalmente insufficienti per riparare o so-stituire completamente le porzioni colpite da danno os-sidativo. È ormai chiaro che le lesioni alle macromoleco-le contribuiscono e si correlano sia al processo di invec-chiamento in genere, sia alle malattie degenerative età-di-pendenti, quali le neoplasie, le malattie cardiovascolari,la diminuzione della risposta del sistema immunitario, lepatologie cerebrali e le cataratte.

Gli antiossidanti alimentari È importante che il farmacista ricordi che la maggior par-te dei prodotti antiossidanti è classificata come integrato-ri alimentari. Secondo le disposizioni legislative emanatedal Congresso statunitense – nel Dietary SupplementsHealth & Education Act del 1994 – gli ingredienti degliintegratori alimentari, quali appunto gli antiossidanti com-merciali, non devono essere quindi sottoposti ai control-li di efficacia e sicurezza richiesti per i farmaci. Di con-seguenza, le etichette e i fogli illustrativi di molti prodot-ti commerciali spesso non dicono tutta la verità né al far-macista, né ai consumatori. Buona parte delle nostre conoscenze sugli antiossidanti èdovuta alle ricerche e agli studi clinici effettuati sullevitamine antiossidanti – la vitamina E, la vitamina C e ilprecursore della vitamina A, il beta-carotene. Riferendoci agli studi sulle carenze nutritive, possiamoaffermare che le vitamine sono dei micronutrienti per-ché ne servono solo piccole quantità per mantenere unbuono stato di salute generale. Questi micronutrienti svol-gono un ruolo di primo piano nel metabolismo umano,tanto che alcuni di loro partecipano a quasi tutti i percor-si e le reazioni biochimiche conosciute. Sebbene la cul-tura popolare insista nel sostenere che dosi massicce diintegratori antiossidanti sono la panacea per tutti i mali,la maggior parte degli esperti è convinta che la migliorfonte di vitamine antiossidanti sia la dieta bilanciata che

prevede il consumo quotidiano di frutta e verdura (al-meno 5 porzioni al giorno). Vitamina C (acido ascorbico) La vitamina C viene sintetiz-zata da molti animali. L’ecce-zione che conferma la regolaè costituita dai primati, il chesignifica che l’uomo può as-sumere la dose consigliata divitamina C solo con l’alimentazione. Buone fonti di vita-mina C sono le cime di rapa, i peperoncini, i broccoli, icavolini di Bruxelles, la paprika, il cavolfiore, il cavolo,i pomodori, le patate novelle, le arance, i limoni e gli agru-mi in genere. La razione giornaliera consigliata di vitamina C per gli adul-ti è di 60 mg. Tuttavia, uno studio recente dei National In-stitutes of Health(NIH) suggerisce che 200 mg/die di vi-tamina C sono un obiettivo alimentare ottimale. Il dottorMark Levine, che appartiene al National Institute of Dia-betes & Digestive & Kidney Diseases(NIDDK) – che faparte dei NIH – ed è stato il ricercatore principale di que-sto studio molto pubblicizzato, è convinto che il consumodi almeno 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura permettadi raggiungere facilmente i 200 mg di vitamina C. Si pensa che il ruolo biologico primario della vitamina Csia la sua capacità di fungere da agente di riduzione perle reazioni vitali di idrossilazione. Esistono situazioni chediminuiscono marcatamente i livelli sierici di vitamina Ce aumentano la necessità di una terapia integrativa. Sap-piamo, ad esempio, che nei fumatori i livelli sierici dellavitamina si riducono drasticamente, tanto che la RDA(RDA, Recommended Daily Allowance– razione gior-naliera raccomandata) sale a 100 mg/die invece dei 60 mgraccomandati per i non fumatori. Anche i contraccettiviorali e i corticosteroidi diminuiscono i livelli sierici di vi-tamina C, mentre l’acido acetilsalicilico si è dimostratocapace di bloccarne il normale assorbimento da parte deiglobuli bianchi. Terapie prolungate con questi farmaci au-mentano i rischi associati al deficit di vitamina C, so-prattutto quando l’alimentazione non è ottimale. Deficit

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CH2OHO O

OHHO

HO

Vitamina C

FIGURA 4 - OSSIDORADICALI DELL’AZOTO

2NO• + O2 ➞ NO2• (radicale biossido di azoto formato a partire dall’ossido di azoto)

NO2• + lipide – H ➞ lipide• + HNO2 (biossido di azoto iniziante la perossidasi lipidica)

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PROFESSIONE FARMACIA Anno 4, numero 32, marzo 2001

leggeri possono causare facilità di ecchimosi, piccole emor-ragie puntiformi da aumentata fragilità capillare e dimi-nuzione dell’immunocompetenza. Le forme gravi di ipo-vitaminosi C provocano scorbuto, osteoporosi, tendenzaall’emorragia e anemia. Nel secolo scorso, agli inizi degli anni ’70, Linus Paulingdiffuse la vitamina C integrativa, sostenendo che il suouso in megadosi (1-4 g/die) era utile per la prevenzione ela cura del raffreddore. Studi clinici hanno dimostrato chesebbene le megadosi di vitamina C non prevengano, nécurino il raffreddore comune, sembrano in grado di li-mitare la gravità e la durata dell’infezione virale. In ge-nere, le dosi elevate di vitamina C sono relativamente in-nocue, anche se esistono alcuni effetti collaterali poten-ziali, quali l’irritazione gastrica, la diarrea e la predispo-sizione alla formazione di calcoli renali. La vitamina C possiede proprietà antiossidanti diverse: fraqueste l’attività di scavenger del superossido, dei radica-li tiolici, dell’ossigeno singoletto e dei radicali idrossili-ci. La vitamina C può anche ridurre alcuni cancerogenialimentari a prodotti inattivi e proteggere i fluidi dellamembrana polmonare dai danni provocati dagli inquinantidell’aria, come l’ozono, gli ossidi di azoto e il fumo di si-garetta. La vitamina C potrebbe anche essere all’originedella rigenerazione di a-tocoferolo dai radicali dell’a-to-coferolo nelle membrane cellulari (vedi il paragrafo sul-la vitamina E). Sebbene le affermazioni secondo cui do-si elevate di vitamina C potrebbero curare il raffreddo-re comune ed aiutare i pazienti affetti da neoplasie a vi-vere più a lungo non siano state confermate dalla spe-rimentazione clinica, numerosi studi epidemiologici han-no evidenziato un’innegabile correlazione tra bassi li-velli ematici di vitamina C e un aumento del rischio neo-plastico, soprattutto di neoplasie dell’esofago, della boc-ca, del pancreas e dello stomaco.Vitamina E (alfa (a)-tocoferolo)

In natura la vitamina E si presenta sotto forma di otto to-coferoli differenti, ma strutturalmente correlati. Fra que-sti otto, l’alfa-tocoferolo è considerato il più potente e vie-

ne utilizzato come valore di riferimento per titolare la vi-tamina E. Il fabbisogno di vitamina E è interamente sod-disfatto dall’alimentazione. Buone fonti di vitamina E so-no gli oli vegetali, le noci, il grano integrale e l’olio digerme di grano che ne è particolarmente ricco. La vita-mina E sintetica contiene solo un 12,5% di alfa-tocofero-lo attivo, oltre ad altri sette tocoferoli assai meno attivibiologicamente. La razione giornaliera consigliata di vi-tamina E è di 8-10 mg. Dal momento che i tocoferoli so-no sensibili alla luce e all’aria e si ossidano facilmente, lamaggior parte degli integratori a base di vitamina E vie-ne commercializzata sotto forma dei più stabili esteri diacetato o succinato. Si pensa che il ruolo biologico primario della vitaminaE sia la sua qualità di antiossidante naturale. Questa vita-mina è liposolubile e grazie alla sua struttura lipofila ten-de ad accumularsi nelle lipoproteine circolanti, nelle mem-brane cellulari e nei depositi di grasso. Sebbene i toco-feroli siano gli antiossidanti più importanti delle mem-brane umane, queste non ne contengono, in genere, gran-di quantità. Il rapporto più comune è di 1 molecola di to-coferolo per 1000 catene laterali di acidi grassi polinsa-turi. La vitamina E protegge gli acidi grassi insaturi dal-la perossidazione lipidica in quanto è il più efficace sca-vengerdei radicali liberi presenti nelle membrane umane. I tocoferoli sono liposolubili, il che significa che entra-no nel corpo dissolti nei grassi. Di conseguenza, le pato-logie che alterano l’assorbimento dei lipidi possono ri-durre anche quello dei tocoferoli. Sebbene i deficit divitamina E siano stati collegati ad alcune malattie in di-verse speci animali, non si è mai potuto provare un rap-porto causa-effetto tra ipovitaminosi E e malattia nel-l’uomo. Al pari della vitamina C, l’alfa-tocoferolo è stato asso-ciato in studi epidemiologici a un diminuito rischio neo-plastico. Inoltre, come la vitamina C, l’alfa-tocoferolo èun antiossidante che può impedire alle sostanze cancero-gene di danneggiare il DNA. Restano da definire con pre-cisione i meccanismi attraverso cui si esplicano tali pro-prietà antineoplastiche degli integratori. Nell’ultimo ventennio diversi studi epidemiologici hannosuggerito che l’uso degli integratori a base di vitaminaE potrebbe associarsi a una diminuzione del rischio di ma-lattia coronarica. Questi lavori non sono certamente defi-nitivi, ma ipotizzano chiaramente che la vitamina E sia ingrado di fornire una certa protezione contro il rischio di

CH3

OCH3

HO

CH3

H3C

H CH3 H CH3CH3

CH3

Vitamina E

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malattie coronariche. La maggior parte degli esperti èconcorde nel sostenere che un’alimentazione equilibra-ta fornisce quantità sufficienti di vitamina E. L’alfa-tocoferolo inibisce la perossidazione lipidica eli-minando i perossidi con una velocità superiore a quel-la necessaria ai radicali per reagire con le catene late-rali degli acidi grassi o con le proteine di membrana.Durante il processo di disintossicazione dai perossidi,lo stesso alfa-tocoferolo viene convertito in un radica-le assai meno nocivo. In altre parole, la vitamina E siconsuma proprio mentre lavora come scavengerdel ra-dicale libero. Prove di laboratorio suggeriscono che lavitamina C interagisca con il radicale libero del toco-ferolo, riciclandolo nel potente antiossidante a-tocofe-rolo. Ne consegue che la vitamina C funge sia da an-tiossidante diretto, sia da antiossidante indiretto. La RDA di vitamina E è pari a 10 mg/die per gli uo-mini e a 8 mg/die per le donne. Un consumo di vita-mina E variabile tra i 100 e gli 800 mg/die è conside-rato sicuro, ma si ritiene puramente aneddotica anchel’evidenza di tossicità riferita a dosi più elevate. Sem-bra che l’assunzione di dosi elevate di vitamina E for-nisca una certa protezione nei confronti delle malattiecardiovascolari. In effetti, gli integratori a base di que-sta vitamina possono diminuire il rischio di malattie co-ronariche in alcuni soggetti – soprattutto negli indivi-dui con diete ricche di acidi grassi polinsaturi, sostan-ze che tendono a formare radicali liberi in presenza diossigeno.Beta (b)-carotene (vitamina A)

Le forme attive di vitamina A sono il retinolo, il reti-nale e l’acido retinoico. Questi composti vengono bio-sintetizzati dalle piante in carotenoidi. Il colore brillantedi alcune piante, frutti o verdure dipende proprio da que-ste sostanze. Il licopene, ad esempio, è il carotenoideche colora di rosso vivo i pomodori. Il beta-carotene è uno dei componenti più importantidei carotenoidi. Sia gli animali che l’uomo, trasforma-no il b-carotene e altri carotenoidi in retinolo, sostanzache viene poi immagazzinata nel fegato in forma di pal-

mitato di retinolo. Buone fonti di retinolo preformatosono il fegato, il rosso d’uovo, il burro e il latte inte-ro. I carotenoidi non sono essenziali per la vita uma-na, il che spiega perché non siano state fissate le razionigiornaliere per queste sostanze. Buone fonti alimentaridi b-carotene sono le carote, i broccoli, i pomodori, ipeperoni rossi, le zucche e le zucchine. Una dieta equi-librata fornisce la vitamina A essenzialmente sotto for-ma di beta-carotene e di carotenoidi. I livelli racco-mandati di vitamina A sono di 1000 microgrammi pergli uomini e di 800 mcg per le donne: se non si con-suma un’adeguata quantità di frutta e verdura ricca dicarotenoidi è possibile incorrere in forme di ipovitami-nosi A. Le diverse forme attive di vitamina A svolgono diffe-renti funzioni biologiche nel corpo umano. Si pensa cheil retinilfosfato funga da donatore glicosilico nella sin-tesi di alcune glicoproteine essenziali per la regolazio-ne della crescita e di vari mucopolisaccaridi necessariper la secrezione del muco. Sia il retinolo, sia l’acidoretinoico si legano a specifiche proteine recettoriali chea loro volta si legano alla cromatina, da cui dipende lasintesi delle proteine coinvolte nella regolazione e nel-la differenziazione cellulare. Entrambi sono necessariper la sintesi della transferrina, cioè della proteina chetrasporta il ferro. La forma D11-cis-retinale della vita-mina A è nota per la sua associazione di reversibilitàcon i pigmenti visivi nella retina: quando la luce colpi-sce la retina si innescano complessi cambiamenti bio-chimici associati alla visione normale. Le verdure gialle e verdi sono la principale fonte di vi-tamina A. Sfortunatamente, diverse indagini alimenta-ri hanno dimostrato che oltre il 60% della popolazioneassume meno di due terzi della RDA di questa vitami-na. Sebbene la maggior parte della popolazione abbiabassi livelli sierici di vitamina A, i sintomi clinici del-la corrispondente ipovitaminosi si osservano solo in ra-ri casi. Il sintomo più comune è la ipercheratosi folli-colare, una pelle rugosa cheratinizzata che assomigliavagamente alla pelle d’oca. Al pari di altre vitamine antiossidanti, il b-carotene èstato associato in studi epidemiologici ad un minor ri-schio di neoplasie e malattie cardiache. Tuttavia, di-scostandosi dalla politica adottata per le vitamine C eE, la FDA ha recentemente proibito di indicare sulle eti-chette di cibi e integratori “la presunta relazione esistente

Vitamina A

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tra la vitamina A, il b-carotene e i rischi di aterosclero-si, malattia coronarica e neoplasie negli adulti”.

Altri antiossidanti Sebbene si conoscano centinaia di composti antiossidanti,è noto che alcuni sono più utilizzati di altri. Di seguitodescriviamo brevemente alcuni di questi composti e leloro indicazioni d’uso. Il coenzima Q (ubichinone).Il coenzima Q si trova inabbondanza nei tessuti delle piante e degli animali. Leprincipali fonti alimentari di questo composto organico so-no le carni, il pesce, gli oli vegetali, il germe di grano, lasoia, la crusca di riso, gli spinaci e i broccoli. Nella bio-chimica umana il coenzima Q svolge un ruolo importan-te per la produzione di energia e il trasporto di elettroni. I flavonoidi. I flavonoidi si trovano nella frutta e nellaverdura e includono composti appartenenti ai gruppi deiflavoni, degli isoflavoni e della catechina.

Antiossidante FonteApigenina PompelmoDaidzeina Semi di soiaEpicatechina Foglie del teGenisteina Semi di soiaEsperidina Pompelmo Naringenina AgrumiQuercetina Tutte le foglie verdi, le cipolle, i frut-

ti con nocciolo (ciliegie, prugne), l’u-va, le fragole

Tangeretina Mandarino

Gli additivi alimentari antiossidanti. Gli antiossidan-ti naturali e sintetici vengono normalmente aggiunti amolti prodotti alimentari per prolungarne la data di sca-denza e per diminuirne la rancidità. Gli additivi antios-sidanti approvati dalla FDA sono i tocoferoli, il butili-drossianisolo (BHA), il butilidrossitoluolo (BHT), il pro-pilgallato (PG) e il butilidrochinone terziario (TBHQ).Gli effetti degli additivi antiossidanti sulla salute umananon sono ancora stati valutati da studi clinici di portatarilevante.Il glutatione (GSH). Il glutatione è un tripeptide conte-nente un tiolo reattivo (-SH), mentre la sua forma ossi-

data (GSSG) è formata da due molecole di glutationeunite attraverso un ponte disolfuro (-S-S). Il glutatione,che si trova in quasi tutte le piante e gli animali, è estre-mamente importante per le funzioni biologiche degli es-seri viventi. Una delle funzioni antiossidanti più impor-tanti del glutatione può essere illustrata come segue: 2GSH + H2O2 ➞ GSSG + H2OGSSG + NADPH + H+ ➞ NADP+ + 2GSH Il glutatione dona anche idrogeno per riparare il DNAdanneggiato e aiuta a metabolizzare i componenti tos-sici in metaboliti inattivi. Buone fonti alimentari di glu-tatione sono i broccoli e le verdure verdi in foglia co-me gli spinaci e il prezzemolo. L’acido alfa-lipoico (acido tioctico). L’acido alfa-lipoi-co è un antiossidante naturale, ma gli integratori com-merciali a base di tale sostanza contengono spesso la mi-scela racemica di enantiomeri sintetici attivi e inattivi.L’acido è utilizzato in Europa per il trattamento integra-tivo di forme diabetiche e nevralgiche, ma gli integrato-ri a base di questa sostanza stanno diventando semprepiù popolari anche negli Stati Uniti. L’acido alfa-lipoicoagisce inibendo il superossido, i radicali idrossilici e pe-rossili, l’acido ipocloroso e l’ossigeno singoletto. La melatonina (N-acetil-5-metossitriptamina).La me-latonina è un ormone dei mammiferi prodotto dal me-tabolismo della serotonina. È diventata famosa per il suoruolo nella regolazione del ritmo circadiano e di quellocircannuale. Non si conosce con precisione la funzionefisiologica della melatonina come antiossidante. Tutta-via, si è dimostrata un ottimo scavengerdei radicali li-beri e pare contrastare molte forme di perossidazione li-pidica. L’acido nordiidroguaiaretico (NDGA). L’acido nor-diidroguaiaretico è un antiossidante che si trova negliestratti resinosi dei cespugli di creosoto, noto anche co-me macchia dei deserti nordamericani. Viene spesso ag-giunto agli alimenti per prolungarne la data di scadenza. Il selenio. Il selenio è il cofattore dell’antiossidante glu-tatione perossidasi che catalizza l’ossidazione degli idro-perossidi. Il selenio aiuta a prevenire moltissime formeneoplastiche e stimola il sistema immunitario. Le mi-gliori fonti alimentari di selenio sono i frutti di mare, ilrognone, il fegato e le carni. Il selenio si trova anche nel-

Risposte: 1a, 2c, 3b, 4a, 5a, 6b, 7d, 8b, 9b, 10a, 11d, 12c, 13a, 14c, 15d, 16d, 17d, 18d, 19c, 20b.

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le piante, ma la quantità varia a seconda della percen-tuale di elemento chimico contenuta nel terreno. La ra-zione giornaliera raccomandata di selenio è di 55 mcg perle donne e di 70 mcg per gli uomini. L’acido urico. L’acido urico è prodotto nell’organismodall’ossidazione della xantina e della ipoxantina ad ope-ra della xantina ossidasi e della deidrogenasi. I livelli diacido urico aumentano con il consumo di cibi ricchi di pu-rine, quali le acciughe, le sardine, le animelle, il rogno-ne e il fegato. Nell’organismo l’acido urico si lega ai me-talli, evitando così che convertano H2O2 in •H. Inoltre, rea-gisce con l’ozono, il biossido di azoto, il perossinitrito,l’ossigeno singoletto e l’acido ipocloroso. L’acido uricoinibisce anche la perossidazione lipidica. Elevati livelliematici di acido urico sono presenti nei soggetti affetti dagotta e possono aumentare il rischio cardiovascolare.

La razione giornaliera consigliataLe razioni giornaliere consigliate, pubblicate dal Food &Nutrition Boarddella National Academy of Sciences(NAS),sono sempre servite per valutare l’adeguatezza dell’ali-mentazione. In collaborazione con Health Canada, il Food& Nutrition Boardha risposto alle nuove sfide apportan-do sensibili cambiamenti alle tecniche di definizione deivalori di riferimento dei nutrienti.Razioni alimentari di riferimento(DRI, Dietary Reference Intakes)è la nuova espressione generica uti-lizzata per indicare almeno tre tipidi valori di riferimento: i requisitinutritivi medi, la razione giorna-liera consigliata e la razione mas-sima tollerabile.Il progetto sulle razioni alimenta-

ri di riferimento è stato suddiviso in sette commissioni perogni gruppo di nutrienti e in due sottocommissioni, cia-scuna delle quali riferisce al Comitato permanente per lavalutazione scientifica delle razioni alimentari di riferi-mento. Si spera di controllare tutti i nutrienti e di pub-blicare il DRI entro il 2001. Il costo totale del program-ma è di circa di 5,4 milioni di dollari.

Il farmacista Vi è ancora molto da imparare sugli effetti degli antiossi-danti sull’organismo umano e sul loro uso come chemio-profilattici. Non vi è dubbio, però, che i pazienti interes-sati a integrare la loro dieta con gli antiossidanti per ri-durre il rischio di cancro, di cardiopatie e il processo diinvecchiamento, tenderanno a rivolgersi al loro farmaci-sta per chiedere consiglio. Le principali organizzazioni sanitarie nazionali per il mo-mento non consigliano l’uso degli integratori alimentariantiossidanti alle persone sane, ma si limitano a suggeri-re uno stile di vita salutare e un’alimentazione bilanciata.Molti nutrizionisti raccomandano il consumo di cinquedifferenti porzioni quotidiane di frutta e verdura. Altriesperti in materia di antiossidanti hanno suggerito, oltrealla dieta bilanciata e a uno stile di vita più salutare, di in-

tegrare l’alimentazione con 200mg/die di vitamina E (d-a-to-coferolo, non dl-a-tocoferolo)e 250 mg/die di vitamina C. Al-lo stato attuale delle ricerchenon esiste alcuna prova che giu-stifichi il consumo di integrato-ri alimentari a base di vitaminaA o b-carotene da parte dellepersone sane.

NEL NUMERO DI APRILE PARLEREMO DI:

Aggiornamento sui farmaci antiaritmici

✓Diverse influenze su evoluzione e biodisponibilità di alcuni antiaritmici

✓Diversi effetti elettrofisiologici nelle varie classi di antiaritmici

✓Parametri per il monitoraggio in base a indicazioni ed effetti avversi

✓Interazioni tra farmaci e antiaritmici

Per chiarimenti e approfondimenti su que-

sto numero di Professione Farmacia è a

disposizione dei farmacisti abbonati il

dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 19.00.

800-837037

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Anno 4 – [ 11 ] – Numero 32

PROFESSIONE FARMACIA Anno 4, numero 32, marzo 2001

1) Gli antiossidanti sono tradizional-

mente definiti come sostanze:

a) che ritardano e inibiscono il danno

ossidativo su una molecola target

b) che ritardano o inibiscono il danno ri-

duttivo su una molecola target

c) che ritardano o inibiscono il danno

ossidativo e riduttivo su una moleco-

la target

d) che inducono un danno ossidativo su

una molecola target

2) Il corpo umano utilizza gli antiossi-

danti per proteggere alcuni target

biologici da vari meccanismi biolo-

gici. Indicate quale fra i seguenti

non rientra tra i suddetti meccani-

smi:

a) l’azione di scavengerdei derivati del-

l’ossigeno che inizia la disintossica-

zione

b) la minimizzazione della formazione

di derivati dell’ossigeno

c) il legame degli ioni di selenio richie-

sti dal beta-carotene

d) il legame degli ioni di metallo neces-

sari per convertire le molecole nei più

reattivi derivati dell’ossigeno

3) Gli organismi aerobi, come l’uomo,

utilizzano l’ossigeno per bruciare

(ossidare) i combustibili ricchi di

carbonio e idrogeno (alimenti) al fi-

ne di produrre energia essenziale

per la vita. Indicate quale fra le se-

guenti non è considerata una fonte

importante di combustibile natura-

le per l’organismo:

a) i carboidrati complessi

b) l’acido urico

c) gli amino acidi a catena lunga

d) gli acidi grassi

4) La teoria dei radicali liberi suggeri-

sce che:

a) l’invecchiamento sia causato dalla

lenta ossidazione cumulativa dei tes-

suti organici che si verifica nell’arco

della vita

b) i radicali liberi non esistano in natu-

ra, ma siano una conseguenza del-

l’inquinamento ambientale

c) l’uomo abbia bisogno dei radicali li-

beri per proteggersi dai raggi ultravio-

letti e dalle intossicazioni da ozono

d) negli uomini quasi tutti i radicali li-

beri siano metaboliti indistruttibili

prodotti dalla milza per innescare la

risposta immunitaria

5) Indicate l’elemento che esiste normal-

mente in forma di radicale libero:

a) l’ossigeno

b) il sodio

c) il potassio

d) il magnesio

6) Indicate il numero minimo di elet-

troni spaiati che per definizione può

contenere un radicale libero:

a) 0

b) 1

c) 2

d) 3

7) L’ossigeno in forma molecolare non

può essere ridotto per formare uno

dei seguenti elementi:

a) i radicali superossido

b) i radicali idrossilici

c) il perossido d’idrogeno

d) i radicali iperossidi

8) Indicate in quale stato si trova il fer-

ro dell’emoglobina poco prima di

legarsi con l’ossigeno:

a) ferrico

b) ferroso

c) di ferrina

d) di ossido ferroso

9) Indicate l’unico modo in cui i radi-

cali liberi non possono danneggiare

le membrane:

a) togliendo la maggior parte delle pro-

teine integrali dalla superficie delle

membrane

b) convertendo il doppio strato lipidico

in uno singolo

c) diminuendo la fluidità dei lipidi di

membrana

d) alterando la struttura della membrana

10) Qual è l’enzima umano capace di

produrre perossido di idrogeno:

a) la D-aminoacido ossidasi e la xantina

ossidasi

b) la deidrogenasi alcolica

c) la flavin mononucleasi

d) la catalasi

11) Indicate quale fra i seguenti non è

un veicolo di penetrazione dei radi-

cali del biossido di azoto nel corpo

umano:

a) l’inalazione del fumo di sigaretta

b) l’inalazione di fumo prodotto da ca-

minetti domestici

c) l’inalazione dei fumi prodotti dalle

grigliate di carne

d) l’inalazione di sostanze chimiche con-

tenute nei prodotti per la pulizia do-

mestica

12) Indicate quale fra i seguenti non è un

ruolo potenziale del radicale dell’os-

sido nitrico:

questionario di aggiornamentoScegliere una sola risposta esatta per ogni domanda e confrontare i risultati con le risposte

pubblicate in fondo a pag. 9

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Anno 4 – [ 12 ] – Numero 32

PROFESSIONE FARMACIA Anno 4, numero 32, marzo 2001

C O L O P H O N

Anno 4 Numero 32, Marzo2001 Periodico mensile Edizio-ne originale approvata dall’A-merican Council on Pharmaceuti-cal Education. Editore MedicalEconomics Italia Srl Direttore re-sponsabile Giacomo Macario

Publisher Paolo Sciacca Tra-duzione Barbara Allaria Reda-zione Mary De Meo Ammini-strazione e abbonamenti Me-dical Economics Italia Srl, VialeCertosa 148, Milano, tel.02.38.04.06.17, fax 02.38.04.06.06

Registrazione del Tribunale diMilano n. 91 del 25/2/95 Proget-to grafico e impaginazioneItalpromo Esis Publishing, Via delCommercio 36, Roma StampaCierre Grafica, Via Verona 16, Ca-selle di Sommacampagna (VR).

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permission of the publisher. La ri-produzione totale o parziale, anchea scopo promozionale o pubblici-tario, di articoli, note, tabelle, da-ti, etc. pubblicati su ProfessioneFarmacia® deve essere preventiva-mente autorizzata dall’Editore.

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I numeri arretrati di PROFESSIONE FARMACIApossono essere scaricati da Internet al sito www.professionefarmacia.it

a) la dilatazione dei vasi sanguigni, il

mantenimento del tono vascolare

b) l’aggregazione piastrinica

c) la dissoluzione dei capsidi virali

d) la citotossicità neoplastica

13) Indicate quale fra le seguenti mole-

cole contiene due elettroni spaiati:

a) l’ossigeno allo stato molecolare

b) il radicale superossido

c) il radicale idrossile

d) a, b, c

14) Indicate quale fra le seguenti non è

una fonte endogena importante di

ossidanti biologici:

a) la respirazione aerobica

b) i sottoprodotti di reazione dei perossi-

somi

c) il fumo di sigaretta

d) i sottoprodotti di reazione degli enzi-

mi del citocromo epatico P450

15) Indicate quale fra le seguenti non è

una fonte esogena di ossidanti bio-

logici:

a) gli ossidi di azoto del fumo di sigaretta

b) il solfato di ferro

c) il solfato di rame

d) le piante non fenoliche

16) Gli enzimi proteolitici esistono per

idrolizzare:

a) il DNA con danni ossidativi

b) gli acidi grassi con danni ossidativi

c) i sali di metallo con danni ossidativi

d) le proteine con danni ossidativi

17) Secondo il Dietary Supplements

Health & Education Act(DSHEA),

emanato dal Congresso nel 1994, gli

ingredienti utilizzati negli integra-

tori alimentari non sono farmaci e

di conseguenza non sono soggetti:

a) alle valutazioni di sicurezza

b) alle valutazioni di efficacia

c) ai requisiti per l’etichettatura

d) a, b, c

18) Molti esperti concordano nell’af-

fermare che le fonti migliori di vi-

tamine antiossidanti sono:

a) gli integratori alimentari

b) i cibi che contengono additivi vita-

minici

c) gli alimenti che contengono additivi

di precursori vitaminici

d) la dieta bilanciata che prevede il con-

sumo di frutta e verdura

19) Il più potente fra gli otto tocoferoli

strutturalmente correlati che costi-

tuiscono la vitamina E è:

a) il licopene

b) il D11-cis-retinale

c) l’alfa-tocoferolo

d) il beta-tocoferolo

20) La FDA ha recentemente proibito

sulle etichette di cibi e integratori a

base di una certa sostanza “ogni

menzione relativa al rapporto tra

questa sostanza antiossidante e il ri-

schio di aterosclerosi, cardiopatie e

neoplasie negli adulti”. Indicate per

quale dei seguenti elementi è stata

presa la decisione:

a) la vitamina E

b) il beta-carotene

c) la vitamina C

d) il selenio