antigone

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LA CITTÀ DI ANTIGONE

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donne,diritti, prova

Transcript of antigone

LA CITTÀ DI ANTIGONE

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{Nessuna città è nata come un albero:

tutte sono state fondate, un giorno,

da qualcuno arrivato da lontano.}

Maria Zambrano

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Progetto e regia Andreina GarellaTesto Elide La VecchiaAmbientazione Mario FontaniniOrganizzazione Alida GuatriUfficio Stampa Anna VezzoliFoto in bianco e nero Anna CampaniniFoto a colori Stefano Vajawww.lacittadiantigone.blogspot.com

Le Antigoni in scenaLeyla Akgul, Barbara Baistrocchi, Pia Bizzi, Elisa Bortolin, Eleonora Biacca, Elena Caramella, Valentina Ceclu, Stefania Contesini, Fabrizia Dalcò, Mariama Diakhate, Marilena Failla, Roberta Garulli, Alida Guatri, Sara Jerdouh, Eleonora Mundula, Paola Mambriani, Patrizia Marcuccio, Eugenia Michel, Eleonora Montagni, Noemi Palmieri, Monica Pigato, Teresa Portesani, Antonia Prandi, Viorica Revenco, Angela Scalia, Roberta Schiaretti, Patrizia Sivieri, Simona Spaggiari, Nazila Seyyed Zavvar, Elisabetta Zilieri

Le Antigoni della cittàMargherita Asta, Leyla Akgul, Margherita Becchetti, Giovanna Bertani, Ennia Bertozzi, Francesca Bigliardi, Maria Bocchi, Susanna Borghini, Clelia Buratti, Angela Brundu, Laura Caffagnini, Ailem Carvajal Gomez, Lucia Alejandra de Cavalcanti, Marinella Ciullo, Fabrizia Dalcò, Samuela Frigeri, Maura Giuffredi, Claudine Irahoza, Violetta Libassi, Gabriella Manelli, Carla Mantelli, Matilde Marchesini, Irene Massera, Elisabetta Mora, Rosanna Patrizi, Suor Maria Assunta Pedrinzani, Vincenza Pellegrino, Christine Kaihura, Cristina Quintavalla, Ebe Quintavalla, Roberta Roberti, Marcella Saccani, Pina Sammati, Annavittoria Sarli, Eugenia Tagliaferri, Vojsava Tahiraj, Adele Tonini, Katia Torri, Asta Vinci, Alice Zambelli, Maria Zirilli

Referente del progetto per Coop Consumatori Nordest Giovanna Buzzoni Assistente alle Politiche Sociali Progetto editoriale e coordinamento a cura di Viviana MontiUfficio Comunicazione di Coop Consumatori Nordest

Vagamonde associazione di Parma che da dieci anni si occupa di promuovere i diritti di cittadinanzadelle popolazioni migranti con particolare attenzione all’universo femminile

Festina Lente Teatro propone un teatro attento alla società, ai suoi cambiamenti. È un teatro “difficile”, che fa drammaturgia con i racconti di donne migranti e native, con le visioni poetiche dei matti, con i disagi, con i razzismi e le discriminazioni. Un teatro in cui impegno artistico e impegno civile si fondono

www.lacittadiantigone.blogspot.comwww.teatrofestinalente.blogspot.comwww.vagamonde.it; www.associazionevagamonde.blogspot.com

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Coop e cittadinanza

Alida Guatri: la storia

Andreina Garella: il progetto

Anna Campanini: i ritratti

Mario Fontanini: l'ambientazione

Stefano Vaja: i colori

Elide La Vecchia: il testo

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Indice

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La Città di Antigone è un progetto sorprendente, ricco e coinvolgente, che tramite il teatro, la parola, il corpo, il gesto, la narrazione e la metafora ha contribuito a creare nuovi legami, amicizie, relazioni, intrecci nella città.Questa pubblicazione vuole raccontare un percorso fatto insieme per la città di Parma che nonostante stia vivendo un momento difficile, conserva “sottotraccia” valori di eticità e umanità resistenti. Coop si è impegnata per l’interesse della collettività a creare una rete di associazioni e soggetti positivi, alla ricerca di un nuovo modo di progettare, intendere e vivere la città, di costruirla ogni giorno a misura di donna, uomo e bambino. La Città di Antigone, in questo contesto, rappresenta un’esperienza di cittadinanza attiva al femminile che ha colto la voglia e la disponibilità delle donne a mettersi in gioco, a tentare nuove strade nello sforzo di guardare avanti, con coraggio e determinazione.La storia di Antigone è ancora attuale: questa donna disobbedisce all’editto dello zio Creonte, tiranno di Tebe, che le ordina di non seppellire il fratello Polinice, morto in guerra. Non obbedisce ciecamente alle leggi scritte dal tiranno ma segue le leggi del cuore, le norme non scritte, dettate dalla natura e dalla propria coscienza.Per questi valori accetta di morire e viene condannata. Il suo coraggio è un messaggio di civiltà che deve essere spiegato e compreso.Abbiamo portato la storia di Antigone in giro per la città e attraverso l’impegno di tante donne, attrici non professioniste, abbiamo coinvolto centinaia di persone in questo racconto. La prima messa in scena è avvenuta nella piazza interna del Centro Commerciale Eurosia: un luogo vivo, ricco di relazioni e di scambi. Più di trecento persone si sono fermate e hanno circondato lo spazio scenico della rappresentazione, osservando con interesse e curiosità. Gli altri appuntamenti si sono svolti invece ai Voltoni del Guazzatoio, all’interno dell’edificio storico della Pilotta nel centro cittadino. Ogni spettacolo è stato un momento di grande emozione ed energia, con le proprie peculiarità e con il coinvolgimento di pubblici diversi che hanno testimoniato modi differenti di vivere la città. Il progetto, nato sulla carta e nella mente di tutti i soggetti coinvolti, ha preso vita e autonomia, ha camminato con le sue gambe lasciando un segno, una traccia, l’indicazione di un percorso da continuare e da difendere.

Giovanna Buzzoni Assistente alle Politiche Sociali

di Coop Consumatori Nordest

Coop e cittadinanza

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Primavera 2011Partiamo con un incontro nella sede della nostra associazione, al “Rose e Pane”, facendo subito nostra un’idea di Andreina, riflettere intorno al tema della cittadinanza attraverso il mito di Antigone. La proposta è quella di intervistare le donne della città, Antigoni del nostro tempo, migranti e native, nel tentativo di rintracciare attraverso le loro testimonianze nuove visioni di cittadinanza e integrazione. Un progetto di teatro responsabile: un’opportunità per promuovre inclusione e cambiamento.

Estate 2011Incontriamo la responsabile del Distretto sociale Coop di Parma, Rosalba Lispi, la quale subito ci dà piena fiducia e ci dice che desiderava da tempo un progetto al femminile per la città. Partono per prime le donne dell’Associazione Vagamonde con la stesura di alcuni elenchi di donne, da contattare per le interviste. Così iniziano le telefonate, le lettere. Poi finalmente le interviste: “tantissimi incontri”.In case sparse per la città, nei supermercati Coop, ore e ore di dialoghi, di incontri, di commenti. Passaparola.

Fine dicembre 2011Nasce il blog, www.lacittadiantigone.blogspot.com, e anche nuove collaborazioni diventano importanti e necessarie.

Gennaio 2012Siamo pronte per presentare il progetto alla città, altri partner ci sostengono e ci accompagnano nel progetto. L’appello questa volta è rivolto alle cittadine, a donne attente e curiose che vogliano mettersi in gioco in un laboratorio di teatro dove la cittadinanza, la responsabilità, le parole giustizia e diritto sono vissute attraverso significati, sguardi e gesti concreti. Di nuovo tanti incontri, ore di spiegazioni in svariate lingue tra cui quella del cuore.

Fine febbraio 2012Il laboratorio teatrale ha inizio.

Sabato 9 giugno 2012Sentiamo la necessità di condividere con la cittadinanza la forza e le parole delle donne intervistate con un incontro pubblico ai Voltoni del Guazzatoio nello storico Palazzo della Pilotta. Le Parole di Antigone è il titolo.

Venerdì 29 giugno 2012Ecco trenta Antigoni entrano in scena, lo spettacolo debutta e tutto comincia… Il Centro Commerciale Eurosia di Parma diventa teatro.

Domenica 30 settembre 2012La città di Antigone replica nel Palazzo della Pilotta a Parma.

Ottobre 2012 Presentiamo il documento video del progetto, realizzato dall’associazione Le Giraffe, a centinaia di volontari Coop riuniti in Convention, raccontando le interviste, le prove, la messa in scena e lo spettacolo.

Alida GuatriLa storia

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Corpi vivi accatastati in vie troppo strette, percorsi tra mare e deserto, corpi senza riscatto, depredati dalla dignità. Corpi senza vita dispersi in mare, corpi di donne, di uomini, di bambini che non avranno mai una sepoltura.Cosa direbbe Antigone ora? Cosa direbbe se potesse oggi guardare tutti i diseredati dalla terra, tutti i dispersi senza nome? Antigone, che nel suo gesto amoroso di cura, per dare sepoltura al corpo del fratello, si ribella alla legge della città, si ribella all’editto di Creonte, che non permetteva di dare sepoltura a chi non era stato dalla parte dei vincitori. Antigone cerca giustizia, cerca libertà, cerca pace; Antigone non ha paura, Antigone rivendica il diritto alla pietà, si oppone, si indigna, cerca il rispetto delle regole ancestrali, condivise da tutti, ma non attuate.Le leggi della città e le leggi della vita si oppongono irrimediabilmente; quando una comunità dimentica la sua appartenenza a un’unica matrice umana, produce innominabili atrocità. Antigone è la metafora dell’agire femminile, dove ogni donna si può riconoscere, è la testimonianza del peso che la donna assume di fronte alle alterazioni della nostra società in epoca di decadenza, adesso come allora.Attraverso lo sguardo di Antigone abbiamo la possibilità di confrontarci con i problemi della realtà, una modalità di azione che parte dall’essere donna, e ci spinge a ripensare ad un’idea di cittadinanza e di appartenenza ad una comunità; ci chiede di rispecchiarci nella diversità, la differenza, di ritrovare il rispetto, la pietà e la giustizia.

“Nacqui da legami d’amore, non di odio” Sofocle, AntigoneCosì noi interroghiamo Antigone, chiediamo il suo aiuto per esplorare la città come spazio di convivenza e di condivisione, spazio dove ci si identifica e si cercano risposte, per riscoprire i valori fondanti della città. Un luogo di relazione di scambi, capace di accogliere e di ospitare, un luogo privilegiato dove promuovere inclusione e cambiamento, in contrapposizione alle ingiustizie, ai respingimenti, alle prevaricazioni, alle negazioni delle libertà individuali, senza dimenticare il rapporto tra etica e politica. La città è la casa della società, ne è in qualche modo lo specchio, la proiezione. Vorremmo restituire, rintracciare, riconoscere il significato di cittadinanza, vorremmo trarre beneficio dalla stratificazione dalla mescolanza e dalla pluralità. Incrociare gli sguardi con le parole, ricostruire legami, ascoltare nuove voci, colorare la città e farla rinascere. Cerchiamo un nuovo modo di vivere e condividere lo spazio, chiediamo la possibilità di mescolare idee, pensieri, storie, emozioni. Chiediamo di essere libere di condividere quello che di umano ci appartiene.

“D’una città non godi delle sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che da a una tua domanda.” Italo Calvino, Le città invisibili Riflettendo intorno a questi temi è stata stilata una lista di domande che sono state rivolte, in questi mesi, a circa quaranta donne della nostra città, donne impegnate, che hanno lasciato una traccia nella città, donne che non fuggono alla responsabilità del presente, attente alla nostra contemporaneità, Antigoni del nostro tempo.Trovando nelle loro risposte forme tangibili di convivenza e di vera cittadinanza.Dal ricchissimo materiale raccolto in queste interviste è stata realizzata una drammaturgia e sono state coinvolte altre donne, 30 donne, per mettere in scena lo spettacolo. Attrici non professioniste ma cittadine sensibili, curiose, migranti e native, con la voglia di mescolare idee, pensieri, storie, emozioni, altre moderne Antigoni. Nel tentativo di fare un teatro che parli veramente di noi, in cui tutti noi possiamo specchiarci.

Andreina GarellaIl progetto

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Sono partita dalle parole delle donne intervistate. All’inizio c’erano solo risposte, frasi, espressioni. Tutto era separato. Poi si sono abbozzate direzioni, si sono disegnati nessi, tracciate connessioni, relazioni, legami, differenze.Le cose piccole sono diventate grandi, sempre più grandi. Le risposte hanno preso forma, si sono collegate, sviluppate, intrecciate.Poi ho incontrato le donne, le “attrici”, la diversità dei loro corpi dei loro sguardi mi ha fatto lavorare sulla evidenziazione dei contrasti. La loro diversità come metafora della comunità capaci di scambi, di incontri di dare delle risposte e come Antigone messaggere universali di una società che non teme pluralità.E come Antigone, forti e giuste al tempo stesso. Mai personaggi, sempre persone.E così anche i gesti, le azioni, le scene, hanno iniziato a confluire in un percorso ed è iniziata la composizione, il montaggio, in un cambiamento continuo di prospettive.Accadono più azioni in contemporanea. Lo spettatore può cambiare visione, Può estendere lo sguardo. E la tragedia si fa portatrice di vita.

Le interviste

Le donne che abbiamo incontrato non si sono arrese; alcune non sono più in prima linea, ma nessuna ha fatto marcia indietro rispetto alle proprie idee, ai propri ideali. Le donne che abbiamo incontrato lottano per salvare se stesse e, per quanto è nelle loro possibilità, lottano per costruire una città altra, una città che sia femmina. Il lavoro che compiono ogni giorno all’interno della società, che sia nell’ambito politico o sociale o artistico, fa la differenza, non è mai anonimo, senz’anima. Le donne che abbiamo incontrato ci hanno fatto credere in un agire differente rispetto al potere, al suo uso distorto.Purtroppo esiste un potenziale enorme di intelligenza e sapienze che non trova sbocco, che non respira.

Anna CampaniniI ritratti

La messa in scena il laboratorio

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Giovanna BertaniPosso affermare che sono stata soprattutto una figlia, che ha vi-sto nei propri genitori i testimoni delle sue azioni: la passione per lo studio, l’orientamento a cerca-re giustizia, per quanto possibile nella condizione umana, hanno trovato in loro le radici, radici ra-mificate in quello che io tento di essere attualmente.

Elisabetta MoraHo svolto attività di volontariato nei gruppi di base dei primi anni ’70, nei comitati di quartiere del-la città, nei collettivi femministi. Poi il lavoro nell’ambito del so-ciale. Amo la musica, gli animali e la montagna.

Carla MantelliNegli anni Novanta è iniziata la mia attività politica. Mi piace scrivere e camminare. Mi appassiono ai temi del fem-minismo.

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Christine KaihuraNon sento la città meno sicura. Vedo che si sono perse la capa-cità e la volontà di accogliere.

AdeleToniniAdesso si avverte il cambia-mento, almeno, io lo sento e non voglio stare alla finestra a guardare e ad aspettare. Se la mia esperienza può essere utile, sono pronta di nuovo a fare la mia parte.

CleliaBurattiLa maternità non è una malattia, in condizioni normali si può par-torire in casa. Aiutare una donna a partorire è un atto intimo, bi-sogna affrontarlo con empatia e rispetto.

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Vincenza PellegrinoHo sempre fatto su e già tra nord e sud. Da un po’ di anni vivo e lavoro nuovamente nella mia città, che ho imparato a cono-scere e ad amare come neanche mi aspettavo, forse perché in-vecchio, forse anche attraverso l’esperienza dell’attivismo poli-tico.

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VojsavaTahirajCosmopolita, contaminata. Ho un’età che mi ha permesso di fare abbastanza esperienze, per capire tante cose della vita; ho un’età che mi lascia il tempo di imparare ancora molto.

Claudine IrahozaSono nata in Burundi.Il Burundi è un piccolo paese al centro dell’Africa. Ora lavoro come infermiera professionale, in pediatria infantile, a Parma.Ecco il mio viaggio!

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Margherita AstaA dieci anni, non avevo idea di che cosa significasse vivere in un paese dove la mafia comanda, decide, uccide. Col passare del tempo ho capito che il dolore è un fatto personale ma la mafia no.

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Annavittoria SarliUn giorno ho bucato con la te-sta il tetto della mia dimora ro-sata, il mondo intorno a me si è espanso. Ho sentito parlare d’immigrazione: di gente diversa e fortunata, con accenti musicali e caldi. Mi sono precipitata a stu-diare antropologia.

Suor Maria Assunta PedrinzaniEsistono leggi fatte per la sicu-rezza, non per l’umanità.

AliceZambelliLa città deve contenere più fac-ce, più lingue, più nazioni: solo così può diventare una città mo-derna.

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Ailem Carvajal Gomez

Ailem, isla.Terraisla …Ailem, suono.Maresuono …Partenza, MONDO …!Isla sono,Isla suono.Ailem

RosannaPatrizi

Penso che sia possibile educare alla Pace. Penso sia possibile la costruzione di una democrazia partecipativa dei cittadini.

Maria Zirilli

Trovo conforto e balsamo nel-la vicinanza di tutti i “pazzi” del piccolo mondo in cui vivo: dolo-rosi e allegri, belli e brutti, gio-vani e vecchi; insieme ci faccia-mo compagnia, la società ci è ostile, ardua, che importa!

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Fabrizia Dalcò

Da sempre m’interesso di storia delle donne e mi occupo di poli-tiche di genere. Ho una figlia, Agata.

Francesca Bigliardi

Appassionata ai temi dell’eco-nomia solidale e della giustizia fra i popoli, cerco ogni mattina di trovare bellezza nei fatti del mondo.

MatildeMarchesini

Mi sento nata nel ‘68, nella gioia di vivere e di pensare che si po-tesse cambiare tutto il mondo.

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Marinella Ciullo

Sono originaria di Lecce e sono arrivata a Parma qualche anno fa per studiare ingegneria: fortu-natamente sono rinsavita ed ho smesso! Ora sto per laurearmi in scienze della comunicazione.

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MargheritaBecchetti

Studio storia per fuggire da un presente che sempre meno mi piace. Studio storia perché del passato scelgo cosa studiare e quasi sempre scelgo storie che parlano di riscatto, di minoranze coraggiose, di libertà.

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PinaSammati

Dipendente pubblica.

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LauraCaffagnini

Il mio nome intero è Laura Maria Emma, a causa di una svista di un ufficiale dell’anagrafe in Gal-les, la terra dove sono nata da genitori italiani. Non mise le vir-gole dopo Laura.Interviste documentari fotogra-fia, il mio lavoro è coniugare im-pegno civile e bellezza.

Roberta Roberti

Far parte del gruppo promoto-re della Legge “Per una Buona scuola per la Repubblica”, mi ha insegnato a lavorare utilizzando gli strumenti della democrazia partecipativa e il metodo della condivisione.

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EbeQuintavalla

Ho dedicando particolare atten-zione alla condizione femminile, al percorso delle donne dentro la migrazione.

ViolettaLibassi

Nel mio ruolo lavorativo è stato il contatto con le persone a darmi continuamente nuova energia e voglia di fare. Mi piace cammina-re sulle mie colline.

EnniaBertozzi

Il mio tempo non l’ho perso, l’ho vissuto tutto. Rivendico la cultura della domi-ciliarità e i diritti fondamentali dei cittadini anziani.

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IreneMassera

Abbiamo la tendenza a catalo-gare l’altro, per questo poi ne abbiamo paura. In realtà mi sono accorta che la paura che provo nei confronti di chi è diverso da me, cade non appena incontro veramente le persone e scopro in loro i miei stessi timori.

SusannaBorghini

Non ho mai militato e proba-bilmente non militerò mai in un partito politico.Credo all’adesione ai progetti di vita e quindi di lotta, non ai rico-noscimenti e agli inquadramenti istituzionali.

GabriellaManelli

Dovevo chiamarmi Gabriele, in-vece è andata così. La mia vita l’ho trascorsa nella scuola. Ragazzi che imparavano facendo teatro, cinema, musica, laboratori di scrittura. La creati-vità moltiplicava i loro talenti.Questa mia passione è rimasta accesa.

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LeylaAkgul

A casa mia si parlava il curdo, una lingua proibita, una lingua che non si può parlare. Da sem-pre la nostra famiglia è stata sot-to pressione e sotto il controllo dei militari. Un giorno decisi che dovevo partire.

Asta Vinci

Sono cittadina italiana da quasi un mese, ma non so se ho fatto un buon affare!

SamuelaFrigeri

La mia vita piena di donne: mia madre, le mie quattro sorelle, mia nonna, le amiche, la donna che ritengo maestra di vita. Ora le donne che difendo facendo il mestiere di avvocata: ogni storia mi arricchisce.

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MariaBocchi

Si crede che la lotta partigiana na-sca da un intrepido eroismo, non è così, allora la nostra ribellione era un atto dovuto, moralmente necessario. Nel nostro accettare i rischi c’era la consapevolezza di fare una cosa giusta e utile.

AngelaBrundu

Mettere fiori alle finestre e fuo-ri dalle porte, portare le sedie in piazza e sui marciapiedi, tornan-do così a rincontrare le persone, vuol dire costruire una città diver-sa, nuova, fondamentalmente più umana.

LuciaAlejandra

de CavalcantiQuando si arriva in un paese nuo-vo che non si conosce ci si sente sprovveduti e soli, credo che que-sta sia la condizione di tutti o di molti migranti; forte è la sensazio-ne di essere nudi, indifesi, senza la minima consapevolezza dei pro-pri diritti e dei propri doveri.

Maura Giuffredi

Nella vita privata, nel lavoro, nella mia visione del mondo, non rinun-cio mai a pensare liberamente e non so come, mi ritrovo sempre a far parte di una minoranza.

Cristina Quintavalla

Sono animata da grande passio-ne per gli studi filosofici e da im-pegno etico e civile nella forma-zione delle giovani generazioni.

Marcella Saccani

L’idea di democrazia del servizio pubblico nasce dalla costruzione dei Consultori e dalla loro capil-lare diffusione sul territorio.

Eugenia Tagliaferri

Tutto è cominciato a diciassette anni, con la voglia di cambiare il mondo e adesso, questa speran-za, rinasce ogni volta attraverso la volontà di segnare, con desi-deri responsabili, la creazione della Polis.

KatiaTorri

Sono fiera di essere la pronipo-te di Eleuterio Massari e di Livia Rosset (per me “Biba”), entram-bi antifascisti, figure di una rile-vanza morale ed umana così alta da non poter non influenzare il mio percorso.

Anna Campanini: i ritratti

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Abbiamo ambientato “La città di Antigone” in un centro commerciale, fuori dagli spazi formali di rappresentazione che ha messo a disposizione del teatro la sua architettura ben definita usata non come scenografia, ma come campo d’azione capace di strutturare la creazione teatrale.Un luogo emblematico e democratico in cui si può raggiungere tutti per riflettere e per ribadire che l’arte è dappertutto e dappertutto la si può portare.Fare teatro in uno spazio dove meno te lo aspetti, un ampio ingresso di un centro commerciale, tutto intorno vetrine, bar, pubblicità, insegne, tavolini, una piazza ideale per accogliere le Antigoni e il loro desiderio di raccontare la città attraverso rapidi spostamenti a piedi nudi su nuda terra portata in grembo ma anche sparsa per lasciare un segno e per seppellire o rievocare ricordi. Sedute su piccoli sgabelli ai lati, con alle spalle il pubblico, unite da un filo di lana rosso, da un fare quotidiano sempre alla ricerca di relazioni sussurrate, urlate ai microfoni fino a superare il rumore di fondo, fino a farsi ammirare, fino a far riflettere chiunque volesse concedersi un attimo di respiro. Di nuovo abbiamo ambientato “La città di Antigone” in uno spazio museale, privo di convenzioni, pieno di vigore e leggibilità storica e architettonica, i Voltoni del Guazzatoio del Palazzo della Pilotta a Parma. Uno spazio del suono, dell’immagine, della parola, della luce capace di supportare una nuova creazione teatrale, capace di creare un paesaggio interiore che amplifica e diversifica la condizione ricettiva del pubblico. Due luoghi di rappresentazione completamente diversi che rafforzano l’idea che è possibile proiettare sulla totalità degli spazi pubblici, privati, agibili, agiti il senso e la nozione di luogo di spettacolo e di teatro dei luoghi.

Mario Fontanini L’ambientazione

Stefano Vaja I colori

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la città è femmina quando accoglie,

quando diventa porto, vallata, spazio aperto

dove costruire nuovi percorsi, nuovi

desideri.

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la città è femmina quando è plurale,

quando ha il coraggio di mantenere una

propria identità, senza negare il

cambiamento,

la trasformazione.

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una città che non brucia, non piange

sopra le proprie ceneri, ma custodisce

altre voci dentro la sua voce,

dentro il suo canto.

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ogni gesto,

ogni parola

ha una conseguenza

tangibile, viva.

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nessuno si può

chiamare fuori.

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la città è femmina quando sta in allerta,

di vedetta.

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la città è femmina quando non ha paura di

credere in un sentimento utopico,

quando in essa la parola libertà risuona limpida, cristallina.

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Scrivere una drammaturgia teatrale usando un tipo di materiale vivo, come spesso sono i racconti e le storie di altre donne, significa trasportare dentro le parole materiali pesanti e leggeri, materiali come le emozioni e i sentimenti, senza che il senso profondo delle testimonianze venga distorto. Significa rispettare l’identità dell’altra e fare in modo che venga alla luce; mai bisogna ingombrare con la propria presenza l’essenza della donna a cui si sta dando voce. Tutto questo avviene solo se si è in grado di provare empatia, cioè la capacità di cogliere la profondità di chi ti sta di fronte, senza attribuire all’altra i propri schemi mentali, la propria visione delle cose.Chiuso in ogni racconto c’è sempre un segno profondo, non solo nelle parole, ma anche nei gesti, nel tono della voce. Basta poi costruire su questa profondità un’impalcatura poetica. La poesia è un tipo di architettura che per sua stessa consistenza tende a salire, a lievitare verso l’alto; la poesia è un volo, un’acrobazia aerea. Dall’alto lo sguardo immancabilmente si allarga, diventa panoramico, aperto, universale.

Elide La VecchiaIl testo

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cosa sarà questa differenza che cercate

come se fosse cosa rara

come se non ne fossimo tutti portatori

come se non ci sentissimo differenti

ad uno a uno singoli soli

diversità è la bellezzache si porta chiusa nel proprio destino

in ogni singolo cammino

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tante volte la città è stata distruttale mura di edifici precipitati

luoghi violati e sconvolti

così sulle macerie si costruiscono le dittature

confondendo strade si imbroglia il cammino

mutando le facce di vicoli e piazze

muore l’anima dei luoghi

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il mio tempo non l’ho perso

l’ho vissuto tutto

e ho costruitosenza risparmiare la fatica

ho costruito tutto quello che la mia

immaginazionetutto quello che il mio senso di giustizia

ordinava dal mio cuore

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per me come per Antigonevenne il momento del silenzio

della solitudine

i legami di alleanza di amicizia

si sciolsero senza che nessuna

sapesse spiegare il perché

nella città nella politica

nella limpidezza della voce

pesa la mancanza di ardore

pesa a chi ha vissuto gli anni della libertà

della sorellanza

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ragazze ingannate e ricattate

costrette a prostituirsi sulle strade

e dalle strade dalle città cacciate

respinte nelle periferiedove chiunque

può far loro del malesenza che nessuno possa sentire un grido

si crede di sapere ciò che è bene

e dove comincia e finisce il male

una presunzionesi fanno leggi per la sicurezza

ma la sicurezza di chi?

chi ha diritto all’incolumità e chi no?

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i miei piedi

piccolissimi piedi non potevano toccare il pavimento

sul letto come su un tappeto volante

avevo quattro o cinque anni

e divenni una piccola clandestinaper non farmi sentire dai vicini

dovevo stare sul letto

senza fare rumorema un giorno arrivò la polizia

erano le sei di sera

e alle nove io e mio padre

eravamo già sul treno per lasciare la Svizzera

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cosa direbbe Antigonedei morti dispersi in mare

del mancato soccorso

di quei corpi assassinati

come se le vite avessero

un diverso pesouna misura colma o vuota

a seconda del luogo di nascita

della sorte del nome scritto sulla pelle

io sono di questa terra la vostra la mia

io sono il futuroil futuro che non si cancella

io con il mio corpola mia pelle

la mia voce che ha il suono di mille

accenti

io son il futuro

e il mio diritto di essere cittadinanon può essere negato

se mi respingerete

tornerò con altri corpi

altre voci e facce e canti e sogni

io sono il futuro

nessuno mi può fermare

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io vorrei ci fosse meno rumoree più tempo per ascoltate

le voci minutele voci che non possono gridare

mi piacciono le stradine piccoleche confondono

come stare in un altro mondo

mi piace vedere i miei piedi

che crescono dentro scarpe sempre diverse

scarpe buone per camminarelungo una città

che ancora non esiste

una città che i miei occhi vedono

già chiara

sarà un luogo dove andare e tornare

uno stare al mondo

come si sta tra sorellequando non c’è bisogno di dire

una città che s’impara a memoria

grande ma piccola come un paesedove tutti sanno il nome delle vie delle strade

una città con le piazze

una città fatta con le manicon le mani come si fa il paneuna città che non è lontana

è qui tra di voi

basta entrare nelle mie scarpe

e con i miei piedi andare oltre