ANSIA E FOBIE, LO SAI CHE PARTE TUTTO DAL CERVELLO? · SETE INTENSA Con una maggiore eliminazione...

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Anno VII Numero 1303 Giovedì 08 Marzo 2018 S. Giovanni di Dio AVVISO Ordine 1. ORDINE: Progetto “Un Farmaco per tutti” e “Una Visita per tutti”; 2. Sussidio di solidarietà 3. Quota sociale 2018 Notizie in Rilievo Scienza e Salute 4. Ansia e fobie, lo sai che parte tutto dal cervello? Prevenzione e Salute 5. Alito cattivo, carie: 9 sintomi del diabete che forse non conosci 6. Apnee notturne per 6 milioni italiani, danno per la salute e sul lavoro 7. La bicicletta fa male alla prostata? Meteo Napoli Giovedì 08 Marzo Variabile Minima: 9° C Massima: 13 °C Umidità: Mattina = 47% Pomeriggio = 55% ANSIA E FOBIE, LO SAI CHE PARTE TUTTO DAL CERVELLO? Dire che ansia e fobie, cioè paure irrazionali, nascano nel cervello sembra quasi un ossimoro, dato che queste emozioni negative ci sembrano tutt’altro che razionali. Eppure spiega la dottoressa Elisabetta Menna, ricercatrice di Humanitas e dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr – è proprio un circuito nervoso ad essere il responsabile delle fobie e degli attacchi d’ansia. Uno studio recente ha identificato come il circuito tra amigdala e PTV, cioè il nucleo paraventricolare del talamo, abbia un ruolo importante nella generazione di ansia e fobie. L’amigdala è la ghiandola “emotiva”, situata al centro dell’encefalo, che avverte il pericolo e si prepara ad affrontarlo. Il PTV, invece, è una zona cerebrale molto sensibile alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente esterno. Tuttavia, c’è un altro elemento che interviene in questo percorso: la proteina BDNF (Brain-derived neurotrophic factor) che avrebbe un ruolo fondamentale nella gestione dell’ansia e della paura, dato che consente al PTV di controllare l’amigdala e avvertirla se si è in presenza di un pericolo reale o meno. Modificando i livelli della proteina, attraverso una cura farmacologica, forse un giorno sarà possibile regolare il circuito e risolvere il conflitto tra amigdala e PTV che genera, appunto, ansia e paura. Quindi, probabilmente, non solo potrebbe essere possibile dire addio ad ansie e attacchi di panico, fobie e tutti quei disturbi correlati che rovinano la qualità della vita, ma l’azione diretta sulla proteina BDNF potrebbe essere utile anche per curare patologie quali schizofrenia e disturbo bipolare. (Salute, Humanitas) SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL Seguici su Facebook Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday Proverbio di oggi……… 'A neve 'int' a' sacca una persona che ha molta fretta e sembra che abbia 'a neve 'int''a sacca

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Anno VII – Numero 1303 Giovedì 08 Marzo 2018 – S. Giovanni di Dio

AVVISO Ordine

1. ORDINE: Progetto “Un

Farmaco per tutti” e “Una

Visita per tutti”;

2. Sussidio di solidarietà

3. Quota sociale 2018

Notizie in Rilievo

Scienza e Salute 4. Ansia e fobie, lo sai che

parte tutto dal cervello?

Prevenzione e Salute

5. Alito cattivo, carie:

9 sintomi del diabete che

forse non conosci

6. Apnee notturne per 6

milioni italiani, danno per

la salute e sul lavoro

7. La bicicletta fa male alla

prostata?

Meteo Napoli

Giovedì 08 Marzo

Variabile

Minima: 9° C Massima: 13 °C Umidità: Mattina = 47%

Pomeriggio = 55%

ANSIA E FOBIE, LO SAI CHE PARTE TUTTO DAL CERVELLO?

Dire che ansia e fobie, cioè paure irrazionali, nascano nel cervello sembra quasi un ossimoro, dato che queste emozioni negative ci sembrano tutt’altro che razionali. Eppure – spiega la dottoressa Elisabetta Menna, ricercatrice di Humanitas e dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr – è proprio un circuito nervoso ad essere il responsabile delle fobie e degli attacchi d’ansia. Uno studio recente ha identificato come il circuito tra amigdala e PTV, cioè il nucleo paraventricolare del talamo, abbia un ruolo importante nella generazione di ansia e fobie. L’amigdala è la ghiandola “emotiva”, situata al centro dell’encefalo, che avverte il pericolo e si prepara ad affrontarlo. Il PTV, invece, è una zona cerebrale molto sensibile alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente esterno. Tuttavia, c’è un altro elemento che interviene in questo percorso: la proteina BDNF (Brain-derived neurotrophic factor) che avrebbe un ruolo fondamentale nella gestione dell’ansia e della paura, dato che consente al PTV di controllare l’amigdala e avvertirla se si è in presenza di un pericolo reale o meno. Modificando i livelli della proteina, attraverso una cura farmacologica, forse un giorno sarà possibile regolare il circuito e risolvere il conflitto tra amigdala e PTV che genera, appunto, ansia e paura. Quindi, probabilmente, non solo potrebbe essere possibile dire addio ad ansie e attacchi di panico, fobie e tutti quei disturbi correlati che rovinano la qualità della vita, ma l’azione diretta sulla proteina BDNF potrebbe essere utile anche per curare patologie quali schizofrenia e disturbo bipolare. (Salute, Humanitas)

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Proverbio di oggi……… 'A neve 'int' a' sacca

una persona che ha molta fretta e sembra che abbia 'a neve 'int''a sacca

PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1303

PREVENZIONE E SALUTE

ALITO CATTIVO, CARIE: 9 SINTOMI DEL DIABETE CHE FORSE NON CONOSCI

I sintomi del diabete sono tutti strettamente dipendenti dal fenomeno dell’iperglicemia e spesso sono particolarmente debilitanti per l’organismo. «Intercettarli in tempo è fondamentale per la diagnosi precoce della malattia e il conseguente intervento con una terapia adeguata», spiega Alberto De Micheli, diabetologo dell’ACISMOM di Genova . Ecco quali sono

LE CARATTERISTICHE DEL DIABETE

Il diabete è una malattia metabolica causata da carenza o da insufficiente attività dell’insulina, ormone fondamentale per mantenere nella norma il glucosio nel sangue. Il diabete di tipo 1, caratterizzato da carenza pressoché assoluta di insulina, insorge all’improvviso, in genere durante l’infanzia o l’adolescenza, raramente in età adulta) e i sintomi sono molto caratteristici. Il diabete di tipo 2, caratterizzato da insufficiente attività e carenza relativa di insulina, insorge lentamente, comunemente in età adulta e i sintomi sono più sfumati. I FATTORI DI RISCHIO per sviluppare il diabete di tipo 2 sono: sovrappeso o obesità, livelli alti di grassi nel sangue, ipertensione, fumo, stile di vita sedentario e familiarità per diabete.

La caratteristica comune dei due tipi di diabete è l’alta concentrazione di glucosio nel sangue (iperglicemia)

MINZIONE ABBONDANTE E FREQUENTE

Quando il livello di zucchero nel sangue è elevato l’organismo lo elimina con le urine: per questo aumenta la quantità di urina espulsa nelle 24 ore, che contiene elevate quantità di zucchero. Svegliarsi due volte a notte per fare pipì quando in precedenza non era mai successo può essere un campanello d’allarme. Così come l’enuresi notturna, quando il bambino ricomincia a fare pipì nel letto.

SETE INTENSA

Con una maggiore eliminazione dei liquidi ci si disidrata, quindi si beve di più e ci si sente costantemente assetati. Alcuni pazienti che non sanno di essere diabetici placano la sete con bevande zuccherate gassate o succhi di frutta, aumentando così lo zucchero nel sangue e peggiorando dunque la situazione. Quindi il fatto che ci si senta particolarmente assetati senza che si sudi per l’eccessivo caldo o per un allenamento intenso, potrebbe essere un sintomo di diabete.

ALITOSI

L’odore di acetone dell’alito, proprio come quello che si utilizza per togliere lo smalto dalle unghie, è un sintomo classico in particolare del diabete di tipo 1, indice di scompenso metabolico grave. Questo particolare odore è il risultato della cosiddetta chetoacidosi: in sostanza l’organismo del diabetico, che non ha insulina, non riesce ad usare il glucosio come fonte di energia, quindi per ottenerla brucia acidi grassi. Nel processo si formano corpi chetonici che provocano l’odore di acetone nell’alito. Questo sintomo può essere utile da valutare quando un paziente arriva al pronto soccorso in coma: il coma può avere motivi neurologici, metabolici o altro e l’alito di acetone è un’indicazione importante per il medico che così si indirizza subito a risolvere il problema connesso col diabete di tipo 1.

PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1303

PERDITA DI PESO IMPROVVISA E STANCHEZZA

La perdita di peso improvvisa riguarda soprattutto i pazienti affetti da diabete di tipo 1, nel diabete di tipo 2 può essere più graduale. Normalmente gli zuccheri assunti con la dieta, una volta assorbiti vengono trasportati nel sangue in tutti i distretti dell’organismo dove le cellule sono in grado di utilizzarli grazie all’insulina. Se questa sostanza manca o è prodotta in basse quantità l’energia prodotta dagli zuccheri non è più disponibile e il corpo si affatica. L’organismo utilizza per le sue esigenze

nutrizionali i depositi di grasso e, nei casi più gravi anche il tessuto muscolare. Da ciò deriva il dimagrimento.

FAME ECCESSIVA Avere sempre fame senza motivo può essere un sintomo di diabete. La malattia impedisce all’organismo di trasformare gli zuccheri in energia, per questo ci si sente affamati e si è sempre alla ricerca di cibo per ricaricarsi. Nel diabete di tipo 1 un sintomo tipico è la polifagia accompagnata da dimagrimento: all’aumento di appetito e di assunzione di alimenti fa seguito un dimagrimento paradosso (anziché l’aumento di peso che ci si aspetterebbe). Questo fenomeno si verifica meno intensamente nel diabete di tipo 2 dove spesso il paziente è in sovrappeso od obeso e può osservare un dimagrimento pur mantenendo la abituale alimentazione eccessiva. In altri casi di diabete tipo 2 il dimagrimento non si verifica.

GUARIGIONE LENTA DELLE FERITE

Il diabete è un importante fattore limitante nella guarigione delle ferite. Gli elevati livelli di zucchero riducono la capacità di cicatrizzazione delle ferite e una ferita accidentale che non guarisce rapidamente può essere una spia di diabete.

INFEZIONI GENITALI O URINARIE (CISTITI, VAGINITI, BALANITI)

Gli alti livelli di zucchero nel sangue creano un ambiente favorevole alla crescita di batteri. Il diabete indebolisce le risposte immunitarie e l’attività dei globuli bianchi e l’organismo diventa quindi più esposto a infezioni di varia natura, soprattutto da funghi (candida) o anche da batteri. Funghi e batteri proliferano in ambienti molto ricchi di zucchero. Se si verificano più infezioni (soprattutto da funghi) in pochi mesi e i trattamenti standard non funzionano è possibile che la causa sia il diabete. Una volta tenuto sotto controllo il livello di zucchero nel sangue la frequenza delle infezioni dovrebbe diminuire.

VISIONE SFOCATA

Quando gli zuccheri sono troppo alti nel sangue ne risente anche l’occhio. La glicemia molto alta provoca alterazioni nel cristallino e nel liquido endoculare che riducono la capacità di vedere, rendendo comunemente la visione sfocata. Per correggere questo tipo di problema agli occhi è necessario abbassare il livello di glucosio nel sangue. Il problema della vista offuscata può quindi essere solo temporaneo. Alcuni pazienti con diabete non diagnosticato vanno dall’oculista lamentando di vedere sfocato e tornano a casa con la prescrizione degli occhiali. In realtà, correggendo i livelli di glucosio l’effetto si inverte e la visione sfocata scompare. Questo problema visivo non è la retinopatia diabetica, che è un complicanza del diabete che insorge in genere dopo anni di malattia. Essa può essere presente all’esordio solo se il diabete viene diagnosticato con anni di ritardo rispetto alla sua reale insorgenza.

Aumento delle carie

L’iperglicemia danneggia denti e gengive rendendo più probabili carie e infezioni. Se si nota un aumento di queste problematiche è possibile che la causa possa essere il diabete. (Salute, Corriere)

PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1303

PREVENZIONE E SALUTE

APNEE NOTTURNE PER 6 MILIONI ITALIANI, DANNO PER LA SALUTE E SUL LAVORO

Mancata prevenzione pesa sulla produttività e aumenta gli incidenti

La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSA) è una patologia ampiamente sottovalutata e molto diffusa, una vera e propria epidemia che colpisce un numero di persone simile al diabete, caratterizzata da russamento e frequenti apnee durante il sonno che causano riduzione dei valori di ossigeno nel sangue con problemi cardio-respiratori e alterazione del sonno notturno con conseguente eccessiva sonnolenza. Ma l'OSA non è solo causa di eccessiva sonnolenza: è infatti spesso associata alle principali patologie croniche (obesità, sindrome metabolica e diabete, infarto, ictus, ed insufficienza respiratoria) che attualmente rappresentano le principali cause di morte nelle società contemporanee. Si stima che se i potenziali pazienti OSA venissero adeguatamente trattati si potrebbero risparmiare oltre 15 miliardi di euro. Secondo il rapporto Oms, circa 17 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno proprio a causa di una epidemia globale di malattie croniche e il numero che continua a crescere. Questa patologia colpisce soprattutto la popolazione maschile tra i 40 e i 70 anni con una prevalenza variabile dal 15% al 50% della popolazione. Quindi in Italia ci si attende che circa 6 milioni maschi in età lavorativa siano affetti da OSA. Questo dato viene ampiamente confermato in un recentissimo studio durato due anni (2016-2017), sulla più ampia popolazione italiana mai studiata per questa patologia (11.000 autotrasportatori italiani maschi), scaturito da una collaborazione fra due Enti istituzionali, COMITATO MIT- Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e DINOGMI - Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili dell'Università degli Studi di Genova. Una prima parte di dati sono stati comunicati a dicembre 2017 presso il MIT; e verranno ripresi in esame e aggiornati in anteprima a Roma durante i lavori della Convention Italia Sonno 2018. Un anticipo: il 55% degli autotrasportatori italiani è a rischio di OSA. Altri dati hanno indicato che i soggetti con sospetta OSA presentano un rischio 7 volte superiore di avere scarse performance lavorative soprattutto se associati all'eccessiva sonnolenza. Quest'ultimo sintomo esponeva gli autotrasportatori con probabile OSA ad un rischio doppio di incorrere in quasi incidenti. Da questi dati, e come anche emerso da una recente indagine condotta negli Stati Uniti dall'American Academy of Sleep Medicine, è facilmente intuibile come un soggetto affetto da OSA e adeguatamente trattato costi alla società circa 70% in meno (2.000 dollari) rispetto un soggetto OSA non trattato (6.000 dollari). I costi da mancata prevenzione, diagnosi e terapia dell'OSA sono determinati dalla perdita di produttività (58%), incidenti stradali (17%), infortuni sul lavoro (4%) e non ultimo scarsa qualità della vita benessere e comorbidità (20%). "Se in Italia i 5-6 milioni di potenziali pazienti OSA venissero adeguatamente trattati" - dichiara il Dott. Sergio Garbarino responsabile scientifico - "permetterebbero un risparmio annuo di oltre 15 miliardi di euro, quasi l'equivalente dell'ultima manovra finanziaria!". (Salute e Benessere)

PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1303

PREVENZIONE E SALUTE

LA BICICLETTA FA MALE ALLA PROSTATA?

Nessun rischio di disfunzione erettile e infertilità per chi passa ogni settimana molte ore in sella. Dubbi minimi invece sul possibile legame con lo sviluppo di un tumore

La controversia è aperta da tempo, il sospetto talvolta riaffiora: possibile che gli uomini amanti della bici siano esposti a un rischio maggiore

di disturbi urogenitali? Ovvero, pedalare molte ore alla settimana può favorire problemi seri come disfunzione erettile, infertilità o persino tumore alla prostata? La risposta è rassicurante, secondo l’esito di uno studio pubb. sul Journal of Men’s Health : valutata le probabilità di ammalarsi di 5.300 ciclisti fra i 16 e gli 88 anni abituati a stare in sella per un tempo variabile fra le 3 e le 9 ore alla settimana.

Lo studio avanza un’ipotesi, ma servono conferme: esaminato i dati con l’intento di verificare se esista un legame fra l’andare regolarmente più ore in bici e l’insorgenza di problemi per la salute maschile».

Risultati: Gli esiti indicano che

non c’è alcuna correlazione fra il tempo trascorso in sella e disfunzione erettile (risultata più frequente fra chi soffre d’ipertensione, fuma o a un’età superiore ai 60 anni) o infertilità,

appare lievemente aumentato il rischio di carcinoma prostatico fra gli ultracinquantenni che pedalano più di quattro ore alla settimana.

Ma, come sottolineano i ricercatori stessi, «sebbene pare che molte ore sulla bici facciano crescere il livello di Psa (l’antigene specifico prostatico che indica la presenza d’infiammazioni dell’organo) servono conferme e più approfondite analisi per capire se il lieve rischio di cancro emerso non sia dovuto ad altri fattori, primo fra tutti l’età, visto che il tumore alla prostata è il più frequente fra i maschi».

Una relazione con il tumore ai testicoli: Nessuno studio finora aveva dimostrato un nesso fra ciclismo e carcinoma prostatico, che potrebbe essere dovuto ai traumi perineali riportati da chi trascorre molte ore sul sellino, mentre erano già emerse evidenze che stabilivano una relazione con il tumore ai testicoli, per via dei traumi ripetuti allo scroto, e con la prostatite. «La bicicletta fa benissimo alla zona pelvica perché attraverso la pompa muscolare delle gambe viene attivata la circolazione venosa». (Salute, Corriere)

GINOCCHIO, L'INTERVENTO NON È SEMPRE NECESSARIO

Basarsi su criteri di valutazione opportuni è fondamentale per non ricorrere a un'artroplastica inutile

Prima di intervenire chirurgicamente sull'articolazione del ginocchio è bene prendere in considerazione tutte le variabili che entrano in gioco. La raccomandazione, apparentemente scontata, sembra essere di grande attualità se si considerano i risultati di uno studio pubb. sulla rivista Arthritis & Rheumatology, secondo cui negli Stati Uniti solo il 44% degli interventi di artroplastica del ginocchio è appropriato. Gli autori dello studio sono giunti a questa conclusione valutando parametri come il dolore associato all'articolazione e la perdita di funzionalità in 205 pazienti sottoposti ad artroplastica”. Nel 34% del casi il ricorso alla chirurgia è risultato inappropriato, mentre il 22% degli interventi è stato giudicato “inconcludente”. Alla luce di questi dati appare chiaro come non sia possibile basarsi solo sul dolore associato all'articolazione e alla preparazione psicologica del paziente e che solo utilizzando criteri di valutazione opportuni è possibile fare la scelta migliore possibile. (Salute, Sole 24ore)

PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1303

ORDINE:

IN RISCOSSIONE LA QUOTA SOCIALE 2018

E’ in riscossione la quota sociale 2018 di EURO 150,00 di cui Euro 108,20 per l’Ordine e Euro 41,80 per la FOFI.

Si Comunica che in questi giorni, Equitalia, Agente della riscossione dell’Ordine della Provincia di Napoli, sta recapitando l’avviso di pagamento relativo la Tassa di iscrizione all’Ordine per l’anno 2018. Il pagamento sarà possibile effettuarlo entro il 28 Febbraio p.v.

Si ricorda che è obbligo di ogni iscritto il versamento della quota d’iscrizione annuale e che un eventuale ritardo comporta l’aggravio delle spese di esazione.

Il mancato adempimento, oltre a causare un’infrazione alla deontologia professionale, fa venir meno il requisito necessario per mantenere l’iscrizione all’Albo Professionale.

AVVISO

GLI ISCRITTI CHE NON HANNO ANCORA RICEVUTO

L’AVVISO DI PAGAMENTO,

POSSONO SCARICARLO dal sito dell’Ordine

INSERENDO il PROPRIO CODICE FISCALE al seguente link:

http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/news/1381-quota-sociale-2018

Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli

La Bacheca

PAGINA 7 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1303

ORDINE: Progetto “Un FARMACO per TUTTI” e “UNA VISITA PER TUTTI”

I progetti hanno come obiettivo quello di contrastare la povertà sanitaria sia

mediante l’utilizzo di farmaci e di prodotti diversi dai farmaci come presidi medico

chirurgici o integratori e dispositivi medici non ancora scaduti provenienti da

donazione spontanea da parte di cittadini e Aziende

Farmaceutiche, nonché di organizzare visite specialistiche

gratuite attraverso il camper della salute dell’Ordine.

Al fine di favorire la prevenzione sul territorio, nonché di contribuire ad assicurare ai cittadini in difficoltà non solo i farmaci provenienti dal progetto “Un Farmaco per Tutti” ma anche forme di attività assistenziali, il Consiglio dell’Ordine ha deliberato di acquistare un CAMPER della SALUTE, da utilizzare sul territorio per pianificare in modo capillare, ed in collaborazione con medici specialisti e volontari, laddove siano richiesti nuove forme assistenziali e di prevenzione (Visite mediche specialistiche, Autoanalisi etc.). Tale iniziativa, denominata, “Una Visita per Tutti”, insieme al progetto “Un Farmaco per Tutti” andrebbe a costituire una sorta di “Servizio Sanitario Solidale” che merita di essere considerato e supportato in modo sistemico dal Nostro Ordine e da altre Istituzioni pubbliche.

PAGINA 8 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1303