Anno XXXVI n. 3 LUGLIO/SETTEMBRE 2016 - Spedizione in ... · per la Giornata Missionaria Mondiale...

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Anno XXXVI n. 3 LUGLIO/SETTEMBRE 2016 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 · Legge 662/96 · Aut. Dir. Poste Bari

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Con approvazione dell’ordineRegistrato al. n. 346 Decreto del tribunale di Bariin data 28 marzo 1968

DirettoreRuggiero Doronzo

Redattore responsabileAntonio Imperato

Impaginazione e stampa:Grafica 080 Modugno (Bari)

Il bollettino si spedisce ai benefattori e simpatizzanti della Missione e a chiunque lo richiedesse.

sommarioMissionari nostrieco delle missioni deicappuccini di pugliaANNO XXXVI n. 3 - Luglio/Settembre 2016

Editoriale

Spiritualità• MessaggiodelSantoPadreFrancesco

per la Giornata Missionaria Mondiale 2016

• UnaChiesainuscita,conMaria,sullestrade del mondo

Albania• Itestimonisempreconnoi• Allaricercadeipiùpoveri

Esperienze• OratorioconiMagjypë:buonala

prima

Profumod’Africa

Progetti

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editoriale

• Per collaborare alla formazione di giovani Mozambicani aspiranti al sacerdozio;• Per sostenere le Missioni e i loro progetti sociali• Per qualsiasi altra informazione rivolgersi al:

Via Crocifisso 54 | 70054 Giovinazzo (BA)Via San Francesco, 78 Scorrano (LE) | Cell. 3423214796

Conto Corrente Postale: 001018318418 - IBAN: IT 11 D 07601 04000 001018318418E-mail: [email protected] | segretariato missioni giovinazzo | www.missionarinostri.it

SEGRETARIATO MISSIONI ESTERE CAPPUCCINE

Carissimi amici lettori,quanta tristezza in questi giorni per tutti i fratelli che stanno vivendo il terrore del terremoto nelle zone di Rieti, Amatrice e Accumuli. Quanta rabbia per la situazio-ne sempre più instabile che si sta creando in Mozambico a causa delle fazioni poli-tiche che non riescono a trovare soluzioni di pace. Dopo aver vissuto le conseguenze tragiche della guerra civile prima del 1992 ancora morte e distruzione vengono seminate su interi territori dove la gente stenta a sopravvivere... i bombardamenti in Siria...Come si chiama la via d’uscita? Chi ci donerà la pace?Un carissimo amico mi ha regalato questa stupenda poesia. Forse, senza nessuna pretesa la chiave di svolta non saranno i negoziati dei potenti, ma la potenza della vera e profonda amicizia!

“L’amicizia”

Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita.Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te. Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro. Però quando serve starò vicino a te.Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei.Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.Non giudico le decisioni che prendi nella vita.Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti, Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore,Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere.Solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico. In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico in quel momento sei apparso tu…

NON SONO GRAN COSA, PERÒ SONO TUTTO QUELLO CHE POSSO ESSERE. (Jorges Luis Borges)

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCOPER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2016

Chiesa missionaria, testimone di misericordia

Dal Vaticano, 15 maggio 2016, Solennità di Pentecoste

Cari fratelli e sorelle,il Giubileo Straordinario della Misericordia, che la Chiesa sta vivendo, offre una luce parti-colare anche alla Giornata Missionaria Mon-diale del 2016: ci invita a guardare alla missione ad gentes come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale. In effetti, in questa Giornata Missionaria Mon-diale, siamo tutti invitati ad “uscire”, come discepoli missionari, ciascuno mettendo a ser-vizio i propri talenti, la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana. In forza del mandato missionario, la Chiesa si prende cura di quanti non conoscono il Vangelo, perché desidera che tutti siano salvi e giungano a fare esperienza dell’amore del Signore. Essa «ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo» (Bolla Misericordiae Vultus, 12) e di proclamarla in ogni angolo del-la terra, fino a raggiungere ogni donna, uomo, anziano, giovane e bambino.La misericordia procura intima gioia al cuo-re del Padre quando incontra ogni creatura umana; fin dal principio, Egli si rivolge amo-revolmente anche a quelle più fragili, perché la sua grandezza e la sua potenza si rivelano proprio nella capacità di immedesimarsi con i piccoli, gli scartati, gli oppressi (cfr Dt 4,31; Sal 86,15; 103,8; 111,4). Egli è il Dio benigno, at-tento, fedele; si fa prossimo a chi è nel bisogno per essere vicino a tutti, soprattutto ai poveri; si coinvolge con tenerezza nella realtà umana proprio come farebbero un padre e una madre nella vita dei loro figli (cfr Ger 31,20).Al grembo materno rimanda il termine usato nella Bibbia per dire la misericordia: quindi all’amore di una madre verso i figli, quei figli che lei amerà sempre, in qualsiasi circostanza

e qualunque cosa accada, perché sono frutto del suo grembo. È questo un aspetto essenziale anche dell’amore che Dio nutre verso tutti i suoi figli, in modo particolare verso i membri del popolo che ha generato e che vuole alle-vare ed educare: di fronte alle loro fragilità e infedeltà, il suo intimo si commuove e freme di compassione (cfr Os 11,8). E tuttavia Egli è misericordioso verso tutti, il suo amore è per tutti i popoli e la sua tenerezza si espande su tutte le creature (cfr Sal 145,8-9).La misericordia trova la sua manifestazione più alta e compiuta nel Verbo incarnato. Egli rivela il volto del Padre ricco di misericordia, «parla di essa e la spiega con l’uso di similitu-dini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica» (Giovanni Paolo II, Enc. Dives in misericordia, 2). Accogliendo e seguendo Gesù mediante il Vangelo e i Sa-cramenti, con l’azione dello Spirito Santo noi possiamo diventare misericordiosi come il no-stro Padre celeste, imparando ad amare come Lui ci ama e facendo della nostra vita un dono gratuito, una segno della sua bontà (cfr Bolla Misericordiae Vultus, 3). La Chiesa per prima, in mezzo all’umanità, è la comunità che vive della misericordia di Cristo: sempre si sente

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guardata e scelta da Lui con amore misericor-dioso, e da questo amore essa trae lo stile del suo mandato, vive di esso e lo fa conoscere alle genti in un dialogo rispettoso con ogni cultura e convinzione religiosa.A testimoniare questo amore di misericordia, come nei primi tempi dell’esperienza eccle-siale, sono tanti uomini e donne di ogni età e condizione. Segno eloquente dell’amore ma-terno di Dio è una considerevole e crescente presenza femminile nel mondo missionario, accanto a quella maschile. Le donne, laiche o consacrate, e oggi anche non poche famiglie, realizzano la loro vocazione missionaria in svariate forme: dall’annuncio diretto del Van-gelo al servizio caritativo.Accanto all’opera evangelizzatrice e sacra-mentale dei missionari, le donne e le fami-glie comprendono spesso più adeguatamente i problemi della gente e sanno affrontarli in modo opportuno e talvolta inedito: nel pren-dersi cura della vita, con una spiccata atten-zione alle persone più che alle strutture e met-tendo in gioco ogni risorsa umana e spirituale nel costruire armonia, relazioni, pace, solida-rietà, dialogo, collaborazione e fraternità, sia nell’ambito dei rapporti interpersonali sia in quello più ampio della vita sociale e culturale, e in particolare della cura dei poveri.In molti luoghi l’evangelizzazione prende av-vio dall’attività educativa, alla quale l’opera missionaria dedica impegno e tempo, come il vignaiolo misericordioso del Vangelo (cfr Lc 13,7-9; Gv 15,1), con la pazienza di attendere i frutti dopo anni di lenta formazione; si gene-rano così persone capaci di evangelizzare e di far giungere il Vangelo dove non ci si atten-derebbe di vederlo realizzato. La Chiesa può essere definita “madre” anche per quanti po-tranno giungere un domani alla fede in Cristo. Auspico pertanto che il popolo santo di Dio eserciti il servizio materno della misericordia, che tanto aiuta ad incontrare e amare il Si-gnore i popoli che ancora non lo conoscono. La fede infatti è dono di Dio e non frutto di proselitismo; cresce però grazie alla fede e alla carità degli evangelizzatori che sono testimoni di Cristo. Nell’andare per le vie del mondo è richiesto ai discepoli di Gesù quell’amore che non misura, ma che piuttosto tende ad avere verso tutti la stessa misura del Signore; annun-

ciamo il dono più bello e più grande che Lui ci ha fatto: la sua vita e il suo amore.Ogni popolo e cultura ha diritto di ricevere il messaggio di salvezza che è dono di Dio per tutti. Ciò è tanto più necessario se consideria-mo quante ingiustizie, guerre, crisi umanitarie oggi attendono una soluzione. I missionari sanno per esperienza che il Vangelo del per-dono e della misericordia può portare gioia e riconciliazione, giustizia e pace. Il mandato del Vangelo: «Andate dunque e fate discepoli tut-ti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comanda-to» (Mt 28,19-20) non si è esaurito, anzi ci im-pegna tutti, nei presenti scenari e nelle attuali sfide, a sentirci chiamati a una rinnovata “usci-ta” missionaria, come indicavo anche nell’E-sortazione apostolica Evangelii gaudium: «Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il corag-gio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo».Proprio in questo Anno Giubilare ricorre il 90° anniversario della Giornata Missionaria Mon-diale, promossa dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede e approvata da Papa Pio XI nel 1926. Ritengo pertanto opportuno richiamare le sapienti indicazioni dei miei Pre-decessori, i quali disposero che a questa Opera andassero destinate tutte le offerte che ogni diocesi, parrocchia, comunità religiosa, asso-ciazione e movimento ecclesiale, di ogni parte del mondo, potessero raccogliere per soccor-rere le comunità cristiane bisognose di aiuti e per dare forza all’annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della terra. Ancora oggi non ci sottraiamo a questo gesto di comunione ecclesiale missionaria. Non chiudiamo il cuo-re nelle nostre preoccupazioni particolari, ma allarghiamolo agli orizzonti di tutta l’umanità.Maria Santissima, icona sublime dell’umanità redenta, modello missionario per la Chiesa, insegni a tutti, uomini, donne e famiglie, a ge-nerare e custodire ovunque la presenza viva e misteriosa del Signore Risorto, il quale rinno-va e riempie di gioiosa misericordia le relazio-ni tra le persone, le culture e i popoli.

FRaNcEScO

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Una Chiesa in uscita, con Maria, sulle strade del mondo

Francesco Tarantino

“Se in una notte nera, su una pietra nera, c’è una formica nera, Dio la scorge e la ama”.Spesso mi piace citare questo prover-bio orientale che racchiude in se una

profonda verità e mi fa sentire davvero amato. E talvolta mi capita anche di chiedermi come Dio si prende cura di noi… quali sono i segni della sua presenza e del suo amore…Una delle tante risposte la intravedo nella fa-miglia che Dio ha lasciato a ciascuno di noi: la Chiesa. Se essa, come dice san Paolo, è il segno visibile dell’amore di Dio per l’uomo e attraverso di essa è annunciata al mondo la salvezza, allora davvero il Regno dei Cieli è in mezzo a noi.La Chiesa di per se è nata missionaria. Il Cri-stianesimo si è potuto diffondere ed affermare nel mondo perché migliaia di cristiani, obbe-dienti al comando di Gesù “Andate e ammaestrate tutte le nazioni”, si sono impegnati nella predi-cazione del Vangelo in ogni paese della terra.In virtù di questa fede i credenti, tutti, sono chiamati ad essere missionari adoperandosi perché tutti gli uomini ottengano le grazie che questo Dio, nel suo amore infinito, dispensa a tutta l’umanità, sia a coloro che lo conosco-no, lo accolgono e lo amano sia a coloro che non lo conoscono o peggio ancora lo rifiutano. Nessuna comunità cristiana può considerare il Vangelo di Gesù un tesoro da custodire in modo geloso, solo per sé. Se la fede dei cri-stiani, infatti, non si fa missionaria rischia di essere falsa. I discepoli di Gesù, ad esempio, andavano innanzi a lui in ogni città e luogo per preparargli la strada. L’essere missionari, dunque, è per i cristiani e per la Chiesa un im-pegno preciso, un mandato del Maestro, fonte di vitalità e di crescita. Di conseguenza, cre-

dere in Gesù, il Cristo, è sempre un inserirsi nelle vicende della vita, un morire a se stessi, un donarsi a tutti, oserei dire al mondo intero. Per questo la fede comporta necessariamente un atteggiamento missionario.Missione appunto. Essere mandati. Andare. Ma dove? Verso chi? E con quali intenti? Chi può dirsi missionario, oggi? Don Tonino Bel-lo, ad esempio, ci fornisce una risposta chiara, concreta, decisa: “Sono missionari tutti coloro che sono appassionati di Gesù, della chiesa e dell’uomo, e hanno il cuore grande come il mondo”. Non conta dunque dove ci si trova, in che stato di vita ci si trova né conta dove si parte; missio-nario è chiunque si fa scompaginare l’esisten-

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za da Cristo, chi si lascia scavare l’anima dalle necessità del mondo, soprattutto dalle lacrime dei po-veri; chi interpreta la vita come dono e nella vita decide di operare secondo giustizia, perseguendo la pace, salvaguardando il creato.Mi piace identificare la vita mis-sionaria con un’icona ben precisa, che è quella di Maria.Credo che Maria sia infatti la pri-ma campionatura di come Dio dall’eternità ha pensato alla Chie-sa; è il primo abbozzo, una prova d’autore insomma. Quel primo schizzo della Chiesa certo gli è riuscito benissimo, meglio forse di come viene l’opera; tuttavia la Chiesa è destinata ad essere quello che Maria è già oggi; verrà il mo-mento in cui la Chiesa, come Ma-ria, sarà tutta bella, tota pulchra, tutta pura, e non ci sarà macchia di peccato in lei.Per entrare più approfonditamen-te nel tema della nostra riflessione partiamo dal Vangelo, citando un passo di Luca: «In quei giorni Ma-ria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta».Maria, dunque, sollecitata da un bisogno con-creto della cugina Elisabetta partoriente, si mise in viaggio verso la montagna, in salita per giunta; quella montagna che può essere meta-fora delle difficoltà della nostra vita. Maria, la Donna risorta, immagine della Chiesa risorta, immagine cioè della Chiesa che porta nel suo grembo Gesù Cristo e lo presenta al mondo. Abbiamo spesso sottolineato nei Vangeli il lato discreto di Maria, quello del silenzio, della me-ditazione, della riservatezza. Mi piace invece, in questo contesto, mettere in risalto la grande attenzione di Maria verso la gente; una donna in fermento, in continuo movimento, che non sta mai ferma, sempre attenta alle esigenze dell’uomo. Anche a Cana di Galilea mette in subbuglio un banchetto intero.Mi colpisce molto una frase ben precisa di questo passo di Luca: Maria raggiunse in fretta la città. Questo raggiungere (di fretta tra l’altro)

la città mi sembra che voglia indicare tutta l’ansia, tutta la passione di Maria: quindi deve indicare tutta l’ansia, tutta la passione della Chiesa che vuole raggiungere il mondo.Il mondo dunque. E che cos’è per noi questo “mondo”? Chi è questo mondo che noi siamo chiamati a servire e ad amare? Come dobbia-mo interpretare questo mondo per il quale Dio ha dato il suo unico Figlio e per il quale ci ha costituiti “sacerdoti, stirpe regale”? Il mon-do dunque è il termine ultimo dei progetti di salvezza di Dio. Dice infatti il Vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”.Senza ombra di dubbio il mondo è il chiodo fisso di Dio, è l’idea dominante che gli turba il sonno e non gli fa chiudere occhio. Compren-diamo allora che, se noi assumiamo nella loro crudezza queste espressioni e le metabolizzia-mo nella nostra vita interiore, anche per noi il mondo deve diventare il chiodo fisso, l’idea dominante che non ci fa chiudere occhio.“Dio ha tanto amato il mondo”. Ora sappia-mo che il mondo si trova al termine dei pro-

Francesco Tarantino con un ragazzo Rom a Scutari, presso la nostra scuola

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getti di Dio, al culmine di tutta l’architettura di Dio, termine primo e ultimo della storia della salvezza. La Chiesa dunque, per vocazione missionaria, è stata istituita per il mondo.Come Gesù “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”, così la Chiesa è stata stabilita per il mondo.Il mondo è l’umanità che ci passa accanto. È il mondo della violenza, il mondo delle periferie, il mondo della droga, il mondo della cattiveria, il mondo del sopruso, il mondo dello squallore, il mondo delle nostre strade invase dalla pro-stituzione e dalla delinquenza, il mondo dei lontani, di quelli che non hanno mai sentito parlare di Dio, di coloro che non hanno assun-to la logica delle beatitudini all’interno della loro vita spirituale.Questo mondo che ci fa gli sberleffi, che sorri-de dei nostri slanci verticali, che si meraviglia di fronte alla nostra fede, che ci domanda scet-tico: Ma cosa volete da noi?Questo è il mondo. E poi, via via, il mondo dei tossici, il mondo di coloro che non credono in Gesù Cristo, degli immigrati che vengono in mezzo a noi in cerca di una vita migliore e che invadono le nostre città, dei fratelli di religio-ne diversa dalla nostra; il mondo che viviamo nella nostra quotidianità insomma. Il mon-do che troviamo alla stazione, magari dentro scatole di cartone. Gente che ci passa accanto ogni minuto della nostra giornata. Il mondo che vediamo quando andiamo in autobus, al supermercato, a scuola, in università, in fila alla posta o in sala d’aspetto dal dottore. Quel mondo che cambia intorno a noi, di coloro che ci toccano e ci stanno vicini un momento e poi non li vediamo più.Il mondo che vediamo negli aeroporti, il mon-do che ci troviamo accanto in treno, in aereo o in nave, in una grande piazza, sul corso, in villa. Il mondo col quale non ci intendiamo perché parla un linguaggio diverso dal nostro, che ha strutture mentali completamente diver-se dalle nostre, che magari ci giudica e ci con-danna per la nostra fede. Il mondo variopinto e urlante negli stadi.Questo è il mondo, termine ultimo del nostro essere missionari; per questo mondo Dio ha trepidato dall’eternità, per questo mondo Dio non chiude occhio. E non soltanto per il mon-do fatto di uomini, ma Dio ha trepidato dall’e-ternità anche per la terra, anche per il mare, gli alberi, il sole, le stelle, il cielo, gli animali:

da sempre Dio ha amato anche queste cose.Noi dunque, come dice papa Francesco, siamo “Chiesa per il mondo”. Una Chiesa chiamata ad uscire dalle proprie sacrestie, che deve “pro-fumare” più di pecora che d’incenso. Gesù la Chiesa l’ha stabilita per questo mondo. Perché simpatizzi col mondo, perché sia simpatica, soffra insieme con il mondo, gioisca insieme con il mondo. Non vi sembra una missione eccezionale la nostra simpatia con il mondo? Il nostro im-pegno missionario, dunque, deve volgere a costruire una Chiesa estroversa; una Chiesa protesa verso l’umanità intera. Oggi più che mai, grazie anche alle continue esortazioni del nostro pontefice, siamo chiamati a snidare dai nostri concetti l’idea di Chiesa sedentaria, tal-volta rinunciataria, avvinghiata dentro di sé, magari avviluppata all’interno delle proprie beghe parrocchiali. Il nostro impegno deve ve-derci artefici di una Chiesa che si allarga, che apre i cancelli e si spalanca sul mondo intero, che superi le sue barriere sia architettoniche che mentali talvolta. Una Chiesa come detto che non chiude occhio per il mondo. Non una Chiesa che si protegge, che si difende, che si compatta per fare muro con tutto ciò che sem-bra essere diverso. Una Chiesa che sa di dover essere il sale, di dover entrare nelle problema-tiche della gente e lasciarsi assorbire per dare sapore alla storia dell’umanità.Coraggio allora: riscopriamo e aiutiamo gli altri a riscoprire la dimensione estroversa del-la Chiesa, di una Chiesa in cammino verso la gente, essendo coscienti che il mondo non è il ripostiglio dei rifiuti, non è una Chiesa man-cata, non è qualcosa che fa a braccio di ferro con la Chiesa stessa. Il mondo non è il rivale della Chiesa. Il mondo deve essere il termine ultimo della passione della Chiesa, così come è il termine ultimo della passione e del progetto salvifico di Dio.Maria dunque, sia l’icona di questa chiesa mis-sionaria. A lei chiediamo che ci faccia voler bene alla gente, che ci faccia voler bene alla storia che noi viviamo, alla terra a cui appar-teniamo. Chiediamo che ci faccia voler bene perfino alle realtà terrene che calchiamo: alla terra, al mare, al cielo, alle nostre campagne. Nessuno e nulla deve sentirsi escluso da questo amore universale attraverso cui la Chiesa inte-ra è chiamata ad essere missionaria sulle strade del mondo.

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Gli anni del terroreÈ arrivato finalmente il giorno tanto atteso. È sabato 5 novembre 2016 la data stabilita per la beatificazione di trentotto Martiri della per-secuzione comunista in Albania. Essi coprono un intervallo ampio di anni, tolti di mezzo dal 1945 al 1974. Si tengono stretti fra di loro, abbracciando anche le famiglie albanesi, che hanno molto sofferto per colpa del regime di “zio Enver”, come alcuni nostalgicamente e incredibilmente continuano a chiamare il dittatore. Non sono nati tutti in Albania, ma anche in Kosovo, Italia, Polonia e Germania. Hanno dato la vita per la fede in Dio e per la patria. Si tratta di due vescovi, sacerdoti dioce-sani, religiosi francescani e gesuiti, un semina-rista, alcuni laici e una postulante delle suore stimmatine, Maria Tuci.

Dalla mirdita a ScutariComincerò col raccontarvi la storia sempli-ce di Maria, l’unica donna di questo gruppo. Sono andato apposta ad incontrare e conosce-re sua sorella Liza, una nonnina di 86 anni. Forse non ha percezione esatta di quel che sta per accadere nella città di Scutari, ora che giunge il momento così desiderato e preparato dal lavoro di tanti. Maria era una giovane della Mirdita, una delle regioni più povere dell’Al-bania, finita in una durissima rappresaglia per l’uccisione del segretario del Partito comunista della sua zona.Subì interrogatori, vessazioni, il carcere per circa un anno e torture che la portarono in ospedale per le gravissime conseguenze ripor-tate dal suo fisico. Aveva respinto con forza le

proposte indecenti dei suoi carnefici, poiché desiderava onorare la sua dignità di donna e poi diventare suora. Quasi impossibile per lei sapere che il 24 giugno 1950, a Roma, Papa Pio XII aveva canonizzato Maria Goretti. Molto bella, occhi azzurri, coraggio da vende-re, Marietta moriva in una stanza d’ospeda-le a Scutari, esattamente quattro mesi dopo, il 24 ottobre 1950, mentre i suoi parenti nel frattempo erano finiti internati in un campo, nel sud dell’Albania. Venne recapitato loro un telegramma con la scarna notizia.

Un clima da Grande FratelloTutta la nazione rimaneva stretta in una mor-sa di controlli, persecuzioni, un giro incredibi-le di spie e di sospetti. Scrive George Orwell nel suo romanzo, 1984: «Nessuno ha mai visto

A Scutari è prossima la beatificazione di trentotto Martiri del regime comunista

I TESTIMONI SEMPRE CON NOI

Pier Giorgio Taneburgo

Suor Marieta, Superiora delle Suore Stimmatine dell’Albania insieme ad una testimone della perse-cuzione comunista

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il Grande Fratello. È un volto sui manifesti, una voce che viene dal teleschermo. Possiamo essere ragionevolmente certi che non morirà mai. Già adesso non si sa con certezza quando sia nato. Il Grande Fratello è il modo in cui il Partito sceglie di mostrarsi al mondo. Ha la funzione di agire da catalizzatore dell’amore, della paura e della venerazione, tutti senti-menti che è più facile provare per una singola persona che per una organizzazione». Sembra una descrizione perfettamente calzante su En-ver Hoxha, con le numerose sciagure ascrivi-bili a lui e a pochi altri compagni nell’Albania di ieri e di oggi.Già prima della Seconda guerra mondia-le, il Nord era la terra ove il cristianesimo si era distinto in molti modi, soprattutto con la creazione di una classe dirigente, figure di in-tellettuali, politici e artisti, venuti fuori dalle scuole cattoliche scutarine. Ai vescovi martiri fu richiesto di fondare una Chiesa patriottica

nazionalista, in antitesi con la Chiesa cattoli-ca romana. Nessuno di loro ovviamente volle collaborare col regime e proprio per questo la loro dignità fu calpestata.

La Sicurezza di poter morireQualche sacerdote, dopo aver subito un pro-cesso farsa, la prigionia e privazioni di ogni ge-nere, fu rinchiuso in manicomio, perché la sua sofferenza crescesse giorno per giorno. Nelle celle si manteneva un estremo, disumano ri-gore, con espedienti quotidiani per rendere disagiata la vita. Per esempio, coprire d’ac-qua i pavimenti e far marcire costantemente i detenuti in quello stato, anche d’inverno. La polizia segreta, chiamata Sigurimi (la Sicurezza), riceveva completa fiducia da parte del regime e operava in tutto il territorio con una fitta rete di sgherri e prigioni, anche diverse in una stessa città, specializzate nelle successive tappe verso l’eliminazione.

Marie Tuci, 1928-1950 Mons. Vinçenc Prennushi,1885-1949

Jul Bonati, 1874-1951 Karl Serreqi, 1911-1954

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Spesso i sacerdoti presi di mira avevano studia-to filosofia e teologia all’estero, con gradi acca-demici conseguiti in Italia, Bosnia, Innsbruck e Graz (Austria), Lovanio (Belgio) o alla Sor-bona di Parigi. Dunque conoscevano le lingue straniere, avevano trasmesso ricchezza di Van-gelo alla gente, insegnato un mestiere, soste-nuto i meno abbienti. Ed erano accusati dai comunisti di essere reazionari, conservatori, nemici del proletariato. Accuse che si manife-stavano con un’incredibile, diffusa sete di san-gue e un modo selvaggio e primitivo di gestire la giustizia. Le testimonianze parlano chiaro: i preti venivano condotti in catene in giro per Scutari, affinché la gente sapesse cosa atten-deva chiunque mostrava di credere in Dio. Solo di dieci dei trentotto beati è stato possi-bile recuperare i resti mortali. Si perpetrò una condanna della memoria con alcuni corpi sep-pelliti nel fango e altri dati in pasto alle bestie.

martiri per il dialogoPenso che gli stessi Martiri considerassero in-credibile l’idea di trovarsi al centro di una si-mile avventura, una morsa di morte aleatoria, viste le condanne a volte commutate in lunghi anni di lavori forzati o di prigionia. Chi diede loro forza spirituale e resistenza fisica? Di si-curo la Parola del Signore, che non lascia mai soli. Poi la preghiera silenziosa e l’esperienza della fraternità con gli altri condannati: ove c’è un uomo da sollevare, la vita assume un senso pieno. Donarsi per ritrovarsi, magari in pochi metri quadrati di cella e con credenti di altre religioni, come successe con i perseguitati musulmani. Il martirio inflitto in Albania ha

una chiara e speciale valenza a sostegno del dialogo ecumenico e interreligioso.Qui dobbiamo ricordare l’opera di studio e appassionato servizio alla causa dei Martiri, svolta da P. Leonardo Dipinto, frate minore di Bisceglie. Ora che si trova in Cielo gioisce e rende grazie al Signore per il momento che sta giungendo. Queste sorelle e fratelli stanno da sempre nella gloria e si fanno ancor più vicini ai bisogni dell’Albania. Un Paese che sembra aver sconfitto il comunismo e adesso purtrop-po soffre evidenti piaghe socio-economiche come partitismo, statalismo, disoccupazione, diffusa emigrazione per sopravvivere. Sono stati servitori della divina Misericordia in una porzione di Chiesa arrossata di sangue e ferita dall’odio. Più che prossimi beati sicuramente sono già nel numero dei santi.

Signore, Padre buono, che hai mandato nel mondo tuo Figlio per riunire i popoli nella lode del tuo nome, ti supplichiamo: per le preghiere di Mons. Vinçenc Prenushi e dei suoi compagni martiri, rendi più forte la testimonianza della Chiesa in Albania e in ogni angolo della terra. Amen.

Chiunque volesse partecipare alla beatificazio-ne che avverrà il 5 novembre c.a., nella chiesa cattedrale di Scutari, presieduta da S.Em. il Card. Angelo Amato, può mettersi in comuni-cazione con i frati cappuccini di Tarabosh tra-mite posta elettronica, all’indirizzo: [email protected]; o con WA sul n. 339.7284268; op-pure sul n. di tel. albanese: 00355.675114149. Un’occasione di grazia per sentirsi in fraternità con il Cielo dei beati e dei santi. Vi aspettiamo!

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In occasione della canonizzazione di Madre Teresa un incontro coi suoi figli missionari

Alla ricerca dei più poveri

Padre Flaviano insieme alla comunità dei frati visitano i piccoli fratelli di Madre Teresa

Pier Giorgio Taneburgo

La fraternità coi figli di Madre TeresaIl pomeriggio del 18 agosto scorso, dalla no-stra casa di Tarabosh abbiamo pensato di an-dare ad incontrare i Missionari della Carità. Si tratta dell’unica comunità che questi religiosi hanno in Albania, in un comune a 20 chilo-metri da Scutari, chiamato Bushat. Sono no-tissime le suore Missionarie col loro sari bianco e azzurro. Molto meno numerosi nel mondo questi altri fratelli, che fanno parte di una delle famiglie di consacrati volute dalla novella San-ta, con alcuni chierici e altri non chierici.Nel 1991, appena dopo la caduta del regime, essi ebbero la possibilità di andare a vivere a Kukel, un villaggio ai piedi delle colline che separano la foce del fiume Drin dall’entro-terra abitato, a sud di Scutari. La loro prima casa adesso è stata trasformata in un museo,

dedicato a Dom Ndre (Andrea) Mjeda (1866-1937), un sacerdote letterato, linguista e poeta albanese, poi anche deputato. Così sono an-dati a stare a Bushat, dove hanno ripreso la cura della chiesa, che era stata trasformata in biblioteca e sala della cultura durante il regime comunista.

Ero ammalato e mi avete sollevatoLa prima occupazione dei Missionari è sta-ta quella di cercare i più poveri fra i poveri, come sempre ha insegnato e mostrato di voler fare santa Teresa. Oggi provvidenzialmente in questa zona non ci sono più famiglie senza ali-menti. Si può compiere un apostolato diretto nelle case, visitando gli anziani e i malati, a cui viene portato anche il conforto della Comu-nione, quando si tratta di nuclei di tradizione

cattolica. Infatti a Bushat vivono anche diverse famiglie musulma-ne. Ma l’opera più consistente e visibile che svolgono i Missionari è l’assistenza a disabili e anziani, 24 ore su 24, ospiti permanen-ti in una casa affianco alla loro comunità. Sono una trentina in tutto, di ogni età e da tutte le re-gioni dell’Albania. Una nazione dove le strutture protette e i ser-vizi sociali, sia privati sia pubbli-ci, non esistono quasi per niente.Nella casa con i disabili c’è una cappella, in cui tre volte a set-timana si cura anche lo spirito mediante la recita del Rosario. Nella chiesa parrocchiale abi-tualmente c’è l’adorazione euca-ristica quotidiana, per cui i fra-telli si sono organizzati con turni

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di preghiera silenziosa. Sono in tutto sette, dall’Albania, Stati Uniti, Filippine, India. Qui vive il Vicario generale della Congregazione, fra Ramon, un infermiere professionale, che ha la responsabilità formale della casa-ospizio.

Una giornata di preghiera e di caritàL’ora della levata è le 4.30. Dalle 5 alle 6 c’è la preghiera comunitaria nella cappella della casa. Poi il passaggio per la sveglia e pulizia degli ospiti, ai quali viene servita la colazione. Al termine i frati tornano in casa propria, per fare a loro volta la stessa colazione e iniziare i turni di adorazione e le attività lavorative. C’è un orto in bell’ordine con la coltivazione di uva e altri prodotti, fra cui la “zucca amara” (bitter gourd), una specie assente in Italia, con buccia rugosa verde scuro e numerose, piccole escrescenze in superficie. Noi abbiamo portato pomodori e cetrioli del giardino del convento. Loro in cambio ci han regalato una decina di questi ortaggi, spiegandoci che potevamo pre-pararli al modo delle zucchine.Nello stile di vita di questi religiosi c’è una povertà di mezzi evidente. Non posseggono cellulare, nemmeno un’auto, ma si spostano con la bici ovunque vi sia un qualche bisogno spirituale o materiale. Anche la loro dimora è estremamente semplice, senza fronzoli, con un affidamento totale alla divina Provvidenza.

Il Sinodo dei Vescovi del 1994Nell’Esortazione apostolica Vita Consecrata san Giovanni Paolo II scrisse: «Io stesso, alla fine

del Sinodo, ho sentito il bisogno di sottoline-are questo elemento costante nella storia della Chiesa: la schiera di fondatori e di fondatri-ci, di santi e di sante, che hanno scelto Cristo nella radicalità evangelica e nel servizio fra-terno, specialmente dei poveri e abbandonati. Proprio in tale servizio emerge con particolare evidenza come la vita consacrata manifesti l’u-nitarietà del comandamento dell’amore, nell’inscindi-bile connessione tra amore di Dio e amore del prossimo. Il Sinodo ha fatto memoria di quest’opera incessante dello Spirito Santo, che nel corso dei secoli dispiega le ricchezze della pratica dei consigli evangelici attraverso i molteplici carismi, e anche per questa via rende peren-nemente presente nella Chiesa e nel mondo, nel tempo e nello spazio, il mistero di Cristo» (n. 5). Anche Madre Teresa fu invitata in quel frangente a porgere un suo messaggio ai Padri sinodali.

Credo nella comunione dei santiTra l’altro, una volta ella disse: «Amiamo... non nelle grandi ma nelle piccole cose fatte con grande amore. C’è tanto amore in tutti noi. Non dobbiamo temere di manifestarlo». La semplice visita che ci è stato possibile effet-tuare, voleva proprio essere un segno di questo amore, una promessa di preghiera vicendevo-le, un modo per ringraziare il Signore d’averci chiamati a servire il Suo popolo in questa ter-ra benedetta. Nei cuori di tutti noi la certezza che la Santa più popolare d’Albania continua a pregare dal Cielo per i suoi poveri, i figli e le figlie consacrati, per tutti i suoi amici e bene-fattori.

Cappella dei piccoli fratelli di Madre Teresa a Bushat

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Oratorio con i Magjypë: buona la prima

C i sono dei sogni fatti ad occhi aper-ti che riponiamo in cassetti e che di tanto in tanto riusciamo a liberare, cosi è stato per l’idea dell’oratorio

con i Magjypë che frullava nelle nostre menti e nei nostri cuori da più di un anno e che poche settimane fa è diventata realtà. Dal 20 al 25 giugno abbiamo portato un po’ di gioia e di vita nel Villaggio della Pace di Scutari con canti, balli, animazione, laboratori di ma-nualità, momenti formativi, e tanta voglia di fare fraternità con i piccoli della nostra scuola e non solo.Inizialmente sono stati un po’ diffidenti di fronte alla novità, tanto che il primo giorno siamo do-vuti andare nelle loro case a tirarli giù dai letti per farli venire in oratorio, pian piano si sono en-tusiasmati ed hanno capito il valore della nostra proposta. Negli ultimi giorni invece si sono pre-sentati al villaggio con un’ora di anticipo, desi-derosi di prolungare quanto più possibile questa esperienza. Oltre ai bambini che frequentano la nostra scuo-la e che conoscevamo già bene, si sono aggre-gati anche altri bimbi “gabel”, che vivono in un quartiere vicino al nostro e costituiscono la classe sociale più bassa all’interno del variegato mon-do rom. L’oratorio è diventata così occasione

per creare ponti e favorire integrazione tra due mondi contigui ma che hanno purtroppo ancora pochi punti di contatto. In più, con la sorpresa di noi animatori, abbiamo visto la partecipazione di molti adolescenti, la maggior parte ex alunni della nostra scuola, che hanno sentito nostalgia probabilmente di un luogo a loro familiare e sono stati parte attiva dell’esperienza.Tra le cose che più mi hanno colpito vi è sicu-ramente l’attività di gruppo del primo giorno in cui abbiamo invitato i bimbi a dar voce ai loro desideri sul futuro con la domanda tipica: “Che cosa vorresti fare da grande?” La considerazio-ne che ne è emersa è che i bambini sono uguali dappertutto, a prescindere dalla etnia di appar-tenenza: calciatore, medico, insegnante, avvo-cato, parrucchiera, queste sono state le risposte che hanno raccolto più consensi. Tutti quei rom che spesso incrociamo nelle nostre strade e che ci tendono la mano, quelle donne con i bimbi appena nati appesi al collo, un giorno, avranno sognato anche loro qualcosa di grande, ma la vita li ha ricondotti sui passi dei loro antenati. Que-sta è una constatazione un po’ amara che non ci deve lasciare inermi di fronte all’ingiustizia ma ci deve spingere a dare il nostro fattivo contributo

Giuseppe Lanzellotti

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perché il mondo possa iniziare a girare in modo differente: è un appello che, da missionario, sento impellente.Abbiamo imparato a chiamare tutti i bimbi per nome, siamo andati nel loro quartiere, conosciu-to i genitori, visto con i nostri occhi le misere case dove abitano, eppure nei loro sorrisi c’era orgoglio, fierezza, non si sono sentiti giudicati ma semplicemente amati. Quel pomeriggio ognuno ci tirava con la sua manina in una direzione di-versa perché voleva che vedessimo dove fosse la loro casa, ed una semplice passeggiata di noi ani-matori nel quartiere, si è presto tramutata in un vero e proprio corteo festoso.Un’altra scena che porto nel cuore è avvenuta al di fuori dell’oratorio ma merita di essere qui ricordata; quei bimbi che in giro per le strade ci chiedono l’elemosina sono per lo più per noi anonimi, poco conosciamo dei loro drammi. In oratorio abbiamo conosciuto Denis, 13 anni, ragazzo vispo, molto attivo ma con difficoltà di apprendimento che non gli hanno consentito di imparare a leggere e a scrivere. La mattina era dei nostri, in prima fila a divertirsi ed a giocare. Una sera decidiamo di farci una passeggiata nel centro di Scutari e lo incontriamo, con un suo compagno di disavventure, e con un tamburo appeso al collo, di quelli vecchi e un po’ scassati. Suonava qualche ritmo nella speranza di riceve-re in cambio qualche spicciolo per arrotondare il suo “stipendio” di raccattatore di lattine dai cassonetti dell’immondizia: l’incontro è stata una festa, baci e abbracci e strette di mano calorose. Ma la cosa che mi ha colpito di più sono stati gli occhi increduli degli avventori dei bar lungo la pedonale, puntati come quelli di un falco su di noi. “Scutarini per bene” assistevano ad una scena inusitata: mai visto tanto calore tra un gruppo di giovani e due ragazzi mendicanti; basta poco per testimoniare un amore più grande che va al di la dei pregiudizi.Ed infine c’è stata la tanto attesa gita in montagna, per la maggior parte di loro era la prima volta che visitavano Razëm, a pochi km da Scutari, quelle montagne viste sempre e solo da lontano, quel gior-no sono diventate lo scenario di una me-ravigliosa scampagnata. Per una settima-na noi animatori insieme alle maestre con cui abbiamo collaborato in tutto, ci siamo attardati nello spiegare i giochi, nel tra-smettere il valore della lealtà e del rispetto delle regole. Razëm è stata un banco di prova, è bastato poco perché si creasse un clima di festa e di gioia. Al termine della

giornata abbiamo regalato un pallone di calcio al ragazzo più leale del campo e la scelta è caduta su Lori, uno degli adolescenti più meritevoli. Tutti questi elementi e tanti altri ancora che solo per brevità non sto qui a raccontare ci hanno riempito di gioia e dato la certezza che questo lavoro è da continuare perché alla lunga darà i suoi frutti, anzi forse li ha già dati. Con serenità possiamo affermare: oratorio con i Magjypë … buona la prima!

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Da un po’ di tempo andare a Santa Fara è come ritrovarsi in Africa. In infermeria si incontrano missiona-ri, uomini straordinari che han-

no donato tutta la loro vita in un impegno di evangelizzazione cristiana e promozione uma-na della popolazione mozambicana. Ospiti per riposo e cure sono padre Benito De Caro, fra Antonio Triggiante e padre Leone Inna-morato. Stare con loro è rivivere i momenti di permanenza in terra d’Africa e respirare quell’aria profumata d’amore che ha caratte-rizzato la loro presenza in terra d’Africa ed il loro impegno di vita in favore della popolazio-ne mozambicana .

Fra Antonio Triggiante, il frate missiona-rio sognatore partito nel 1986 per il Mozam-bico con la benedizione di don Tonino Bello. Il suo trentennale impegno missionario è sta-to caratterizzato da innumerevoli progetti di promozione umana finalizzati ad affrancare la popolazione da una condizione di povertà assoluta. Quando si andava a trovarlo a Que-limane gli si sentiva dire “Solo con l’istruzione questo popolo potrà sconfiggere la povertà” e così ha realizzato diverse scuole di vario ordi-ne e grado, oggi quotidianamente frequentate da oltre 4.000 studenti che hanno la possibilità di ricevere una istruzione di base, ma anche una formazione professionale. E poi ancora ha realizzato una Cooperativa che da lavoro a tantissime persone e con loro mette in coltura decine di ettari di terreno e promuove piccole attività commerciali. Nel sociale fra Antonio, con la gestione della Mensa dei Poveri di san Francesco assiste quotidianamente decine di persone povere, sole e abbandonate alle quali assicura giornalmente un pasto caldo ed ogni altro tipo di assistenza. Nella sua Casa Fami-glia il buon Frate assiste da sempre tantissimi bambini orfani, molti dei quali vivevano soli per strada. Padre Leone innamorato missionario in Mozambico da 50 anni impegnato con grande passione in un’opera di evangelizzazione cri-stiana e promozione umana di quella popo-

lazione. Per dare una immagine della straor-dinarietà di questo uomo potremmo dire che ancora oggi all’età di 79 anni quasi quotidia-namente con la sua moto e da buon centauro, si reca nella foresta dai suoi fedeli per visitare le Comunità sparse nei villaggi che circonda-no Morrumbala. In questi villaggi, tra le altre cose, ha realizzato 48 scuole frequentate ogni anno da circa 6.000 studenti che imparano a leggere e scrivere e ricevono una istruzione di base. Dalla sua immagine apparentemen-te dimessa di “povero francescano” traspare chiaramente lo splendore della sua grandezza d’animo e della sua profonda spiritualità. La loro presenza illumina d’immenso l’infer-meria di Santa Fara. Per quanto feriti dalla malattia coltivano nel loro grande CUORE il segreto desiderio di una pronta guarigione per poter ritornare in Mozambico, riprendere il loro impegno missionario e terminare così il loro percorso di vita tra la gente che considera-no ormai la loro famiglia e la loro casa.

Profumo d’Africa

Padre Leone Innamorato

Giuseppe Gammarota

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Contribuisci anche tu alla realizzazione dei nostri progetti fiscalmente deducibili:attraverso il Conto Corrente Postale allegato n. 001018318418oppure Bonifico Bancario IBAN: IT 11 D 07601 04000 001018318418Segreteriato Missioni Estere Cappuccini Puglia ONLUSVia Crocifisso, 54 - Giovinazzo (Bari)

adotta un progetto

carissimi lettori e sostenitori,con gioia noi Frati Cappuccini di Puglia vi annunciamoche il “segretariato Missioni Estere Cappuccini Puglia”

È ONLUS

PROGETTO 10 SOSTIENI LA VITA E IL LAVORO DEI NOSTRI MIS-SIONARI E I GIOVANI FRATI IN FORMAZIONEFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Da diversi anni i frati missionari vivono fianco a fianco con la gente del Mozambico e dell’Albania condividendo la vita difficile sotto svariati aspetti. Tanti sono i traguardi raggiunti ma tanto altro resta ancora da fare. Soste-nere l’opera dei missionari significa fornire loro gli strumenti adatti per portare avanti la loro missione e contribuire anche alla formazione dei giovani che, volendo abbracciare l’ideale francescano, si rivolgono ai frati perché li aiutino a scoprire la volontà del Signore nella loro vita.

€ 300,00 Marco M. - Taranto, € 200,00 Giuseppe C. - Barletta, Ilaria E. - Barletta; € 100,00 Luigi D. - Conversa-no; € 50,00 Nicola C. - Bari, Giuseppina M. - Alessano, Emanuele S. - Terlizzi, Bibiana S. - Terlizzi, € 30,00 Lucia B. - Brindisi; € 25,00 Carmelina U. - Taurisano, Fulvio M. - Taranto, € 20,00 Maria P. - Brindisi, Anna P. - Biella; € 15,00 - Raffaella I. - Noicattaro; € 10,00 Vito M. - Scorrano, Annamaria F. - Taranto, Michele C. - Barletta, Laura M. - Zurigo.

S.S. MESSE € 400,00 - Ernesta P. - Taurisano, € 40,00 - Giuseppe D. - Casamassima, € 30,00 - Antonietta D. - Taranto, Luigino S. - Brindisi, € 10,00 - Lucia P. - Specchia Preite.

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PROGETTO 12 - MATERIALE MEDICO-SANITARIOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La situazione sanitaria è il settore più fragile del Mozambico. Aids, malaria tubercolosi sono le maggiori cause di morte per mancanza di medicinali. Vogliamo sostenere l’opera di P. Aldo Marchesini, Primario dell’Ospedale di Quelimane.

€ 55,00 Amiche delle Missioni - Molfetta; € 40,00 Giosafatte C. - Adelfia; € 30,00 Celestino A. - Taranto.

PROGETTO 13 - RECUPERO BAMBINI DELLA STRADAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418II bambini sono la categoria più esposta alle conseguenze dellapovertà: fame, malattie, nudità, evasione scolastica, ecc. Nella città di Quelimane sono molti quelli che vivono per strada; vengono accolti i ma-schietti nella Casa Speranza gestito dalla Diocesi di Quelimane e le fem-minucce nel Villaggio della Pace e nell’Istituto Livramento retti dalle Suore Francescane. Possono essere sostenuti con adozioni a distanza con Euro 25 al mese.

€ 150,00 Bruno T. - Campi Salentina; Cpp Spa - Mosciano Sant’Angelo; Dorotea D. - Taranto; € 100,00 Dome-nico D. - Montescaglioso; Antonio L. - Latiano; € 90,00 Brigida L. - Bari; € 55,00 Amiche delle Missioni - Mol-fetta; € 50,00 Elena S. - Campi Salentina; Antonio I. - Altamura; Vincenza C. - Francavilla Fontana; Gaetano F. - Bari; Anna P. - Taranto; Antonio B. - Molfetta.

ADOZIONI€ 750,00 Vito C. - Triggiano, € 500,00 Maria P. - Trinitapoli; € 52,00 A.S. - Bari; € 50,00 Antonia R. - Ales-sano; Ada P. - Scorrano; € 26,00 - Angela S. - Bari.

Adozioni a distanza: ecco comeDa anni Missionari Nostri promuove adozioni a distanza in Mozambico, sostenendo tre strutture rette dalle Suore Francescane: Casa Madre Clara a Maputo con 96 bambine (Progetto 22), Casa Speranza con 50 maschietti ed il Villaggio della Pace con 78 bambine interne e 30 esterne a Quelimane (Progetto 13). Con Euro 25 al mese si può aiutare la struttura a provvedere ad un bambino in tutte le sue necessità. Il Segretariato Missioni provvede ad inoltrare le oerte direttamente alle Suore. La vita di questi bambini, strappati alla strada o a situazioni famigliari estremamente precarie e dolorose, dipende esclusiva-mente dalla sensibilità e dalla carità dei benefattori. Molti ci chiedono le foto ed i nomi, noi pensiamo che la serenità di questi bimbi non sarebbe avvantaggiata da un rapporto diretto con una singola famiglia adottiva, che creerebbe squilibri tra l’adottato e gli altri. Basterà loro la certezza che ci sono persone che, se pure distanti, sanno aiutare ed amare indistintamente tutti i bambini, ugualmente bisognosi, che vivono nella struttura.

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PROGETTO 22 - CASA DI ACCOGLIENZA E MENSAPER BAMBINI DELLA STRADAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Le bambine orfane o abbandonate sono accolte nell’Istituto San José di In-hambane e nella “Casa Madre Chiara” a Maputo dalle Suore Francescane dell’Ospitalità, che assistono anche un centinaio di bambini della strada, anziani e ammalati del quartiere Lhanguene con un pasto giornaliero nella Mensa Madre Clara; si possono sostenere con adozione a distanza con Euro 25 al mese.

€ 100,00 Mariapia F. - Montescaglioso; € 50,00 Maria L. - Maglie; Francesco R. - Monopoli; Raffaele E. - Bari; Gaetano F. - Bari; € 25,00 Petronilla M. - Noicattaro.

ADOZIONI€ 100,00 Giuseppe M. - Campi Salentina; Pina C. - Muro Leccese; Addolorata B. - Campi Salentina; € 50,00 Anna C. - Altamura; Antonia R. - Alessano; Fernanda P. - Bari; € 25,00 Maria L. - Maglie; Petronilla M. - Noi-cattaro.

PROGETTO 27 - SCUOLA DI ARTI E MESTIERI “MARTIRI DI INHASSUNGE” Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Alla “Scuola dei Martiri” in Quelimane (3.650 alunni) si è aggiunta la Sezione Arti e Mestieri (400 alunni) che favorirà lo sbocco nel mondo del lavoro di tanti giovani. Il sostegno serve all’acquisto di materiale tecnico e di consumo per i reparti falegnameria, meccanica e ceramica.

PROGETTO 30 FONDO A SOSTEGNO DI LAICI VOLONTARI - sostenuto da Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Prezioso in Mozambico è il contributo dei laici che offrono le proprie com-petenze ed esperienza al servizio di progetti di utilità sociale. Occorre il nostro sostegno per contribuire alle spese di viaggio, di mantenimento e di lavoro di chi offre la propria opera. Se sostieni un volontario, è come se lavorassi con lui.

Ognuno di noi con un semplice gesto

può contribuiread accendere sorrisi

nel mondo!

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PROGETTO 44 - SCUOLE PER LE COMUNITÀ DI MORRUMBALAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La zona di Morrumbala conta 60.000 bambini in età scolare, le scuole del governo sono 150 e ne accolgono solo 15.000. La Missione ha aperto 42 scuole nella foresta per 3.500 bambini. Sono necessari € 10.000 all’anno per lo stipendio dei maestri, tre ispettori e per il materiale didattico. Adot-ta una scuola con Euro 25 al mese.

PROGETTO 45 - BORSE DI STUDIO PER GIOVANI UNIVERSITARIFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Lo sviluppo del Mozambico dipende anche dalla preparazione dei giova-ni; molti sono nell’impossibilità di continuare gli studi per mancanza di mezzi.

€ 350,00 Giuseppe G. - Barletta; € 25,00 Rosaria C. - Barletta.

€ 105,00 Angela C. - Grumo Appula; € 60,00 Pasqua P. - Palo del Colle; € 50,00 Scuola T. - Modugno; € 40,00 - Vincenzo D.; € 25,00 Antonia L. - Giovinazzo.

PROGETTO 49 - “MENSA SAN FRANCESCO” PER I POVERI DI QUELIMANEFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Ogni giorno circa 100 persone, mendicanti, ciechi, handicappati, vedove, bambini di strada ricevono un pasto caldo e assistenza alla Mensa. Altri 21 anziani, lebbrosi e vedove sono assistiti a Nicoadala, dove possono coltivare un proprio campo. Adotta un povero con euro 15 al mese.

€ 200,00 Livianna A. - Taranto; € 100,00 N.N.; € 50,00 Maria A. - Francavilla Fontana; Antonio L. - Franca-villa Fontana.

PROGETTO 52 - CASE PER ANZIANI, VEDOVE E PORTATORI DI HANDICAPFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Un folto gruppo di anziani, vedove, lebbrosi che vivono di elemosina per le strade della città di Quelimane si è radicato in una zona agricola da dove trae sostentamento. Occorre costruire case organizzate in un piccolo villaggio. Una casa in mattoni € 2.000, in materiale locale € 300.

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PROGETTO 58 - CHINDE: CASA DI ACCOGLIENZA PER ORFANIFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418A Chinde, sperduta isola tra lo Zambesi e l’Oceano, 51 bambini abbando-nati o orfani sono curati da un’anziana suora sola e senza mezzi. Abbiamo costruito un nuovo orfanotrofio: occorrono circa 1000 euro al mese per le loro necessità.

€ 300,00 Francesco D. - Trinitapoli; € 200,00 Gifra - Taranto; € 200,00 Livianna A. - Taranto; € 105,00 Angela C. - Grumo Appula; € 100,00 Angelo D. - Castellana Grotte; € 90,00 Maria M. - “Ruggiano - Salve”; € 50,00 Maria A. - Francavilla Fontana; Rosa N. - Molfetta; Corsignana P. - Giovinazzo; € 30,00 Cesario G. - Castellana Grotte.

PROGETTO 63 - ORFANATROFIO S. ROQUE - MAPUTOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Il centro ospita 35 bambini e ragazzi orfani o appartenenti a famiglie non in grado di sostenerli. Il loro sostegno dipende dall’aiuto dei benefattori.

€ 300,00 N.N.; € 200,00 Livianna A. - Taranto; € 45,00 Annarita M. - Foggia.

PROGETTO 64 - SOSTEGNO BAMBINI “CASA FAMIGLIA”Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Fra Antonio Triggiante ha accolto in una “Casa Famiglia” 75 bambini rac-colti dalla strada, orfani di AIDS, figli di genitori ciechi o invalidi. È stata costruita una nuova struttura: occorrono circa € 1.000 al mese per le loro necessità.

€ 1.000,00 Provincia Puglia Frati Minori - Scorrano; € 600,00 Anna A e Giuseppe I.; € 500,00 Associazione Naturalistica - Giovinazzo; € 200,00 Livianna A. - Taranto; N.N.

PROGETTO 66 - SCUOLA “BEATO ZEFERINO” SCUTARI”Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Nella Missione di Scutari 50 bambini Magjyp di etnia Rom, ai margini della società albanese, sono bisognosi di istruzione per uscire dall’emar-ginazione. Il tuo sostegno per lo stipendio alle maestre e per la mensa scolastica. Spesa mensile € 2.300

€ 1.326,00 Basilica S. Fara - Bari; € 280,00 Giovanna I. - Bari; € 60,00 Isa E. - Bari.

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PROGETTO 68 - PROGETTO AGRICOLTURA A NICOADALAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La Mensa S. Francesco ha avviato un gruppo di vedove, anziani, lebbrosi, che vivevono di elemosina per le strade di Quelimane, all’attività agricola nella zona di Nicoadala. Occorre acquistare attrezzi agricoli e sementi, sostenere le spese del personale addetto alla gestione: motorista, respon-sabili dell’approvvigionamento, ecc. Preventivo € 10.000 all’anno.

€ 500,00 Associazione Naturalistica - Giovinazzo; € 30,00 Cosimo I. - Alessano; € 18,00 Clementina G. - Lecce.

PROGETTO 69 - STAMPA DELLA BIBBIAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Stampa di 2.000 copie della Bibbia tradotta da Padre Leone Innamorato in lingua Lolo, per aiutare le comunità a conoscere, comprendere e spiegare la Parola di Dio.

€ 20,00 Maria L. - Melpignano.

PROGETTO 72 - AIUTACI A COSTRUIRE IL CENTRO DI SALUTE E NUTRIZIONALE NEI PRESSI DELLA DISCARICA DI MAPUTOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Nel bairro (=quartiere) di Hulene, dove opera il nostro fratello Mimmo Mi-rizzi, che è uno dei più popolosi della città di Maputo con i sui 40.000 abi-tanti assiepati in poverissime case a ridosso della discarica municipale, manca il presidio sanitario. Per questo motivo, cito del parole del missionario: “stiamo cercando di soddi-sfare questa enorme necessità con la costruzione di un poliambulatorio che serva a rispondere almeno alle patologie mediche di base della popolazione e includendo in esso anche un centro nutrizionale. La struttura di base è già stata costruita. Adesso servono fondi per completarla: pavimenti, porte, finestre, l’acquisto dell’arredamento, delle strumentazioni mediche....ecc”.

€ 100,00 Addolorata S. - Trani; € 90,00 Rita C. - Roma; € 45,00 Annarita M. - Foggia; € 20,00 Francesco C. - Taranto; € 20,00 Francesca G. - Molfetta; € 15,00 Giorgia G. - Maglie.

Segretariato Missioni Estere Cappuccini Puglia è una Onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) ai sensi del d.lgs. n. 460/97.Conservi la ricevuta di versamento, purché bancaria o postale, e potrà dedurre o detrarre l’importo del versamento con la prossima dichiarazione dei redditi.Benefici fiscali per le persone fisicheRif.: art. 14, decreto legge n. 35/2005 (conv. dalla legge 80/2005). Le liberalità in de-naro o in natura erogate dalle persone fisiche in favore delle Onlus sono deducibili fino al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque non oltre 70.000 €/anno.In alternativa(Rif.: art. 15, comma 1.1 d.P.R. 917/86). Le erogazioni liberali in denaro per un im-porto non superiore a 30.000 € a favore delle Onlus consentono una detrazione dell’imposta lorda pari al 26% della donazione effettuata.

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PROGETTO 73 - UNA NUOVA CHIESA IN ONORE DEI MARTIRI DI INHASSUNGE - Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418 Noi frati minori cappuccini di Puglia, di Trento e i frati missionari del Mo-zambico, per onorare i nostri fratelli Camillo, Oreste e Francesco, insieme a di tutti gli amici e benefattori, vogliamo erigere una chiesa per ricordare il loro sacricio. La chiesa sarà un punto di riferimento per migliaia di cri-stiani che vivono sull’isola di Inhassunge. Su alcune delle tombe vengono costruite delle basiliche, come luoghi di preghiera e di memoria, che permettono alle celebrazioni anniversarie di assumere caratteri di solennità. Le tombe dei martiri di-vengono meta di pellegrinaggio (Cf Paolinus Nolanus, Carmen 26, v.387-388; Prudentius, Peristephan. Hymn.XI, v.195-210). Previsti 15,000 euro per la sua realizzazione.

€ 250,00 Mario C.

Pace e Bene,Carissimi benefattori,

Il mio nome è Leonilde da Conceiçao Silvério e sono nata il 27

aprile 1997 nel distretto di Gilè, provincia della Zambesia.

Sono stata accolta nell’Istituto del Livramento di Quelimane

dalle Irmas Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Con-

ceicão nell’anno 2007 quando avevo appena 9 anni e frequen-

tavo la 4^ classe.Prima d’allora, vivevo con mia nonna materna che ha perso la

vita nel 2007, lo stesso anno che fui accolta nell’Istituto. Mia

madre lavorava nei campi e non aveva mezzi per provvedere

a me e agli altri due miei fratelli. Non ho mai conosciuto mio

padre, perchè mia madre fu da lui abbandonata quando era al

terzo mese della mia gravidanza. È con tanta gioia che vi scri-

vo per ringraziarVI per la Borsa di Studio che mi è stata concessa con tanto amore

per frequentare il corso da Infermiera nell’Istituto Tecnico della Salute di Quelimane.

Sono tanto grata a Voi e felice per questa opportunità che mi offrite che mi permet-

te di guardare con più ottimismo al mio futuro, permettendomi di realizzare il mio

grande sogno di curare e salvare la vita a persone ammalate, ma anche di potere

aiutare tante persone povere che non hanno la possibilità di curarsi.

Ho sempre sognato di fare l’infermiera ma non ho avuto mai la certezza che questo

mio sogno potesse trasformarsi in realtà perchè non ho mezzi economici per conti-

nuare a studiare. Ringrazio DIO che ha collocato VOI, cari Benefattori, sul mio cammino permettendo

alle Irmas Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceicão di aiutarmi in questi

anni ed ora di proseguire nei miei studi per conseguire il diploma di INFERMIERA.

Durante il corso prometto di impegnarmi tantissimo e di approfittare di questa op-

portunità per poter realizzare il mio grande sogno.

Vi ringrazio dal profondo del mio cuore per tutto quello che fate per me e che DIO illu-

mini sempre il Vosro cammino, il vostro lavoro, e Vi dia sempre più forza per aiutare

tante persone che vivono in una condizione di grande necessità.

Quelimane 14 giugno 2016 Leonilde de Conceição Silvério

da Quelimane

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Il sollievo della sofferenza

CalendarioFrancescano2017

Via Gen. Bellomo, 94 - 70124 Bari - Tel. 080.5610037Direttore Responsabile fra Ruggiero Doronzo 4/2016

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