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ANNO XXXI n. 310 dicembre. 2013 - MENSILE REGIONALE DI POLITICA CULTURA COMMENTI - Spediz. in A.P. 45% art.2 c.20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/129 NELLE PAGINE INTERNE Le Idi di Marzo Ricordando Pasquino Crupi Ricezione del testo letterario Fatti e cronache dal comprensorio Perchè non ricordare Rutilio Benincasa? Il campione Colosimo di San Pietro i Guar. Politica e cultura Euforia.2 L’attesa Intervista col Sindaco di Spezzano Sila, avv. Tiziano Gigli Una giusta politica fiscale nei confronti delle famiglie Piena collaborazione con il partito che esprime la maggioranza consiliare In un partito popolare e di massa in cui si esprime tanto entusiasmo per essersi affidato (alcuni con convinzione, altri per un consueto opportunismo) al giovane Matteo Renzi, passata l’euforia per infondersi corag- gio, giungerà il momento della riflessione consapevole. Soprattutto su un elemento: quello, cioè, che un partito, che vuole considerarsi di sinistra, o di centro sinistra, non ha grandi prospettive per il futuro solo affidandosi al carisma del leader, senza correre il rischio di una deriva neo populista, tanto deni- grata e respinta quando proviene dal centrodestra e dintorni. Certo, l’avvicendarsi delle classi dirigenti è salutare, oltre che fisiologico per un partito, ma assegnare miracolosità agli effet- ti linguistici, alla comunicazione nazional-popolare molto di moda, ai toni quasi irriverenti e al babbo invece che papà, può apparire risolutiva in una confu- sa e critica condizione sociale, culturale e morale del Paese, ma, alla lunga, rischia di mostrare i suoi limiti e approssimazioni che non faranno crescere il livello della politica. Per dirla tutta: in un corpo sociale in piena crisi, che espri- me disagi e proteste da ogni parte, un linguaggio “ribellista e insieme di governo” appare la ricetta giusta per frenare la diffu- Incontro Tiziano Gigli, al quale mi lega una lunga e fraterna ami- cizia, nella sede comunale. Rubo un pò di tempo ai numerosi impe- gni e ai numerosi cittadini che quotidianamente desiderano incontralo per sottoporgli proble- mi, esigenze e richieste di un ter- ritorio vasto e importante come quello del Comune di Spezzano Sila. Un Sindaco che non ricorre ai giochi di parole e alle perifrasi per dire come la pensa. Soprattutto sui temi strettamente politici. Parole e giudizi forti che molti spesso esprimono in priva- to, ma si guardano bene dal- l’esprimerli in pubblico, per quel- la sorta di “cautela” che contrad- distingue la vasta schiera di con- formisti e di quanti preferiscono il silenzio come una sorta di assicu- razione di permanenza nei posti di potere. Anche di quelli modesti. Ma lasciamo le considerazioni, e chiediamo al Sindaco: E’ ormai una condizione gene- ralizzata quella dei Comuni che sono in gravi difficoltà finanzia- rie. Con le sue risorse disponibi- li, il Comune di Spezzano Sila riesce a far fronte alle moltepli- ci esigenze del territorio, ai ser- vizi, alle richieste dei cittadini? Il Comune di Spezzano della Sila ha certamente delle risorse in più rispetto agli altri municipi e cioè la ricchezza del suo territorio che gli consente di poter meglio articolare, sebbene in tempi di crisi, le strategie di intervento in termini di servizi. Non ha debiti, salvo una sciagurata vicenda giu- diziaria riferibile agli anni ‘90 che ci portiamo dietro, allo stato non definita; paga puntualmente dipendenti e fornitori; ha dovuto, tuttavia, a fronte del maggior get- tito determinato dall’imposizione delle quote addizionali di natura statale agganciate alla Tares e dall’introduzione del patto di sta- bilità, incidere sulla fiscalità loca- le spostando i precedenti para- metri appostati al minimo. Quando nel 2006 venni eletto per la prima volta, il trasferimento erariale era pari ad € 1.200,000, mentre nell’anno 2013 la somma trasferita è stata di € 350.000. E’evidente che nel breve periodo si arriverà al totale sostegno inter- no dei costi compreso quello del personale e che sarà la fiscalità locale a sostenere integralmente i municipi. Quali orientamenti ha adotta- to l’Amministrazione nella imposizione fiscale. L’Amministrazione ha impron- tato il suo agire sui criteri di pro- gressività, lasciando, ove possibi- le, un’ampia area di franchigia e/o di esenzione a concorrenza della somma di € 10.000,00 . Ha intro- dotto un capitolo di spesa sulle “nuove povertà”. Ha coraggiosa- mente per l’anno 2012 lasciato al minino l’IMU, salvo un leggero adeguamento per le seconde case, nell’anno corrente, mantenendo comunque la prima al minimo. Ha posto in essere una campagna di ascolto sui bisogni. Il patrimonio immobiliare è stato tassato a van- taggio delle prime abitazioni, mentre i servizi a domanda indivi- L’avv. Tiziano Gigli, Sindaco del Comune di Spezzano Sila Ad una giovane calabrese, Teresa Surace, sono bastati cin- que minuti di intervento al con- gresso milanese del Pd per dare il quadro di una Calabria deso- lata, emarginata e sottosvilup- pata. Forse farebbero bene a tenere in mente le sue parole i profes- sionisti delle tribune che si accingono ad elaborare lin- guaggi contorti e incomprensili che ormai fanno scappare la gente dalla polica con velocità supersonica. Z Z i i p p SEGUE A PAGINA 4 L’unghiata Fiorenzo Pantusa Guardiamoci attorno. I Forconi vogliono infilzare quel che resta di una Repubblica capace solo di mangiare se stessa ed i suoi figli; la politica ha finalmente compiuto il giro completo diventando una cosa talmente aliena alla gente comune che per sopravvivere deve rinchiudersi nei palazzi dorati del potere; l’economia spiega al mondo che la fine del mondo si avvicina sempre più e che nessuno può fermare questa processo irreversi- bile; Obama ha deluso chi guardava a lui come colui che poteva cambiare il corso degli eventi, e invece…; Berlusconi viene con- dannato, ma è sempre lì a dettare legge sull’agenda politica del nostro paese; il Partito Democratico si rinnova con Matteo Renzi che stravince le primarie senza per questo riuscire a scrollarsi di dosso il polveroso D’Alema. Anche Nelson Mandela (uno degli uomini migliori del XX secolo insieme a Gandhi, Papa Giovanni XXIII, Padre Pio e Fabrizio De Andrè) ha ritenuto che questo mondo non facesse più per lui. SEGUE A PAGINA 2

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ANNO XXXI n. 310 dicembre. 2013 - MENSILE REGIONALE DI POLITICA CULTURA COMMENTI - Spediz. in A.P. 45% art.2 c.20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/129

NELLE PAGINEINTERNE

n

Le Idi di Marzon

Ricordando PasquinoCrupi

n

Ricezione del testoletterario

n

Fatti e cronache dal comprensorio

n

Perchè non ricordareRutilio Benincasa?

n

Il campione Colosimodi San Pietro i Guar.

n

Politica e cultura

Euforia.2L’attesa

Intervista col Sindaco di Spezzano Sila, avv. Tiziano Gigli

Una giusta politica fiscalenei confronti delle famiglie

Piena collaborazione con il partito che esprime la maggioranza consiliare

In un partito popolare e dimassa in cui si esprime tantoentusiasmo per essersi affidato(alcuni con convinzione, altri perun consueto opportunismo) algiovane Matteo Renzi, passatal’euforia per infondersi corag-gio, giungerà il momento dellariflessione consapevole.Soprattutto su un elemento:quello, cioè, che un partito, chevuole considerarsi di sinistra, odi centro sinistra, non ha grandiprospettive per il futuro soloaffidandosi al carisma del leader,senza correre il rischio di unaderiva neo populista, tanto deni-grata e respinta quando provienedal centrodestra e dintorni.

Certo, l’avvicendarsi delleclassi dirigenti è salutare, oltreche fisiologico per un partito, maassegnare miracolosità agli effet-ti linguistici, alla comunicazionenazional-popolare molto dimoda, ai toni quasi irriverenti eal babbo invece che papà, puòapparire risolutiva in una confu-sa e critica condizione sociale,culturale e morale del Paese, ma,alla lunga, rischia di mostrare isuoi limiti e approssimazioni chenon faranno crescere il livellodella politica.

Per dirla tutta: in un corposociale in piena crisi, che espri-me disagi e proteste da ogniparte, un linguaggio “ribellista einsieme di governo” appare laricetta giusta per frenare la diffu-

Incontro Tiziano Gigli, al qualemi lega una lunga e fraterna ami-cizia, nella sede comunale. Ruboun pò di tempo ai numerosi impe-gni e ai numerosi cittadini chequotidianamente desideranoincontralo per sottoporgli proble-mi, esigenze e richieste di un ter-ritorio vasto e importante comequello del Comune di SpezzanoSila. Un Sindaco che non ricorreai giochi di parole e alle perifrasiper dire come la pensa.Soprattutto sui temi strettamentepolitici. Parole e giudizi forti chemolti spesso esprimono in priva-to, ma si guardano bene dal-l’esprimerli in pubblico, per quel-la sorta di “cautela” che contrad-distingue la vasta schiera di con-formisti e di quanti preferiscono ilsilenzio come una sorta di assicu-razione di permanenza nei posti dipotere. Anche di quelli modesti.

Ma lasciamo le considerazioni,e chiediamo al Sindaco:

E’ ormai una condizione gene-ralizzata quella dei Comuni chesono in gravi difficoltà finanzia-rie. Con le sue risorse disponibi-li, il Comune di Spezzano Silariesce a far fronte alle moltepli-ci esigenze del territorio, ai ser-vizi, alle richieste dei cittadini?

Il Comune di Spezzano dellaSila ha certamente delle risorse in

più rispetto agli altri municipi ecioè la ricchezza del suo territorioche gli consente di poter meglioarticolare, sebbene in tempi dicrisi, le strategie di intervento intermini di servizi. Non ha debiti,salvo una sciagurata vicenda giu-diziaria riferibile agli anni ‘90 checi portiamo dietro, allo stato nondefinita; paga puntualmentedipendenti e fornitori; ha dovuto,tuttavia, a fronte del maggior get-tito determinato dall’imposizionedelle quote addizionali di naturastatale agganciate alla Tares edall’introduzione del patto di sta-

bilità, incidere sulla fiscalità loca-le spostando i precedenti para-metri appostati al minimo.Quando nel 2006 venni eletto perla prima volta, il trasferimentoerariale era pari ad € 1.200,000,mentre nell’anno 2013 la sommatrasferita è stata di € 350.000.E’evidente che nel breve periodosi arriverà al totale sostegno inter-no dei costi compreso quello delpersonale e che sarà la fiscalitàlocale a sostenere integralmente imunicipi.

Quali orientamenti ha adotta-to l’Amministrazione nellaimposizione fiscale.

L’Amministrazione ha impron-tato il suo agire sui criteri di pro-gressività, lasciando, ove possibi-le, un’ampia area di franchigia e/odi esenzione a concorrenza dellasomma di € 10.000,00 . Ha intro-dotto un capitolo di spesa sulle“nuove povertà”. Ha coraggiosa-mente per l’anno 2012 lasciato alminino l’IMU, salvo un leggeroadeguamento per le seconde case,nell’anno corrente, mantenendocomunque la prima al minimo. Haposto in essere una campagna diascolto sui bisogni. Il patrimonioimmobiliare è stato tassato a van-taggio delle prime abitazioni,mentre i servizi a domanda indivi-

L’avv. Tiziano Gigli, Sindaco delComune di Spezzano Sila

Ad una giovane calabrese,Teresa Surace, sono bastati cin-que minuti di intervento al con-gresso milanese del Pd per dareil quadro di una Calabria deso-lata, emarginata e sottosvilup-pata.

Forse farebbero bene a tenerein mente le sue parole i profes-sionisti delle tribune che siaccingono ad elaborare lin-guaggi contorti e incomprensiliche ormai fanno scappare lagente dalla polica con velocitàsupersonica.

ZZZZ iiiippppSEGUE A PAGINA 4

L’unghiataFiorenzo Pantusa

Guardiamoci attorno. I Forconi vogliono infilzare quel cheresta di una Repubblica capace solo di mangiare se stessa ed isuoi figli; la politica ha finalmente compiuto il giro completodiventando una cosa talmente aliena alla gente comune che persopravvivere deve rinchiudersi nei palazzi dorati del potere;l’economia spiega al mondo che la fine del mondo si avvicinasempre più e che nessuno può fermare questa processo irreversi-bile; Obama ha deluso chi guardava a lui come colui che potevacambiare il corso degli eventi, e invece…; Berlusconi viene con-dannato, ma è sempre lì a dettare legge sull’agenda politica delnostro paese; il Partito Democratico si rinnova con Matteo Renziche stravince le primarie senza per questo riuscire a scrollarsi didosso il polveroso D’Alema. Anche Nelson Mandela (uno degliuomini migliori del XX secolo insieme a Gandhi, Papa GiovanniXXIII, Padre Pio e Fabrizio De Andrè) ha ritenuto che questomondo non facesse più per lui.

SEGUE A PAGINA 2

Guardiamoci dentro: siamo egoisti, poveri,emozionalmente sfatti. Non riusciamo più aguardare agli altri con la stessa semplicità ebontà d’animo con le quali invece dovremmo.Non sopportiamo più nulla che non possa arre-carci dei benefici materiali. Non leggiamo neicuori di chi non ha altro modo per comunicar-ci la loro esistenza. Siamo superficiali, inutili,prigionieri di schemi che altri hanno costruito.Siamo diffidenti, paurosi, arroganti. Siamovivi solo perché abbiamo paura di non esserlo.

Guardiamoci fuori: dipendiamo da un video36 pollici in HD, dall’ADSL, da un telefonino.Accettiamo Barbara D’Urso, Maria DeFilippi, Paola Perego. Ci mettiamo a posto lacoscienza seguendo le notizie su Chi l’havisto, Quarto Grado e la Vita in Diretta. Ciindigniamo per un rigore o per un fuorigioco ei bambini che muoiono non scalfiscono ilnostro cuore. L’asticella dell’indifferenza èsempre più alta, così come il nostro grido ina-scoltato.

Guardiamoci. Guardiamoci negli occhi, nel-l’anima, nel cervello, nel cuore. Guardiamociperché solo così capiremo che la vita ci appar-tiene senza essere del tutto nostra. Un po’ dinoi appartiene anche agli altri, a tutti quelliche non siamo noi.

E allora dividiamoci: solo così saremomigliori e più estesi.

Buon NATALE a tutti noi.

Politica

Presila ottanta anno XXXI22

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Non vorremmo privare ilnostro comprensorio di que-sto stumento democratico, cheda moltissimi anni costituisceuna voce importante nelnostro comprensorio e nellaregione.

Crediamo che anche voi con-dividerete questo auspicio.

F i s i o t e r a p i a e R i a b i l i t a z i o n e

sa diffidenza verso i partiti consideratimacchine perverse di potere e privilegi.Ma basta? Crediamo proprio di no.Occorrono risposte concrete ed efficaciper avviare a soluzione quelle che nonsono più esigenze, ma emergenze delPaese: il lavoro, la ripresa produttiva, lostato sociale, i pensionati, la fiscalità.

Altri aspetti delle ultime scelte organiz-zative del Pd sono già visti in anni passa-ti: A cominciare dagli organi dirigenzialipletorici di craxiana memoria, che lostesso craxiano Rino Formica bollò confrase sprezzante. Si sa, ormai per espe-rienza, che gli organismi sopranumeratiservono solo ad assegnare patacche amembri di consessi senza alcuna effettivainfluenza e scarso potere decisionale. Aparte le sopite, per il momento, divergen-ze e incompatibilità di linea politicaespresse nel corso della campagna delleprimarie, che con la composizione degliorganismi dirigenti si tenta di occultare.

Detto ciò, non vogliamo esprimere pes-simismo. Tutt’altro. Il tempo dirà se levalutazioni di oggi siano tutte fondate.

C’è solo da ricordare che anche le pri-marie che hanno eletto (non incoronato)Bersani furono un successo per affluenzadi iscritti ed elettori democratici, che feceritenere, per quasi unanime convinzioneun Pd sulla volata finale verso il traguar-do del governo del Paese. Ma quei tremilioni di “primaristi” non rappresenta-vano tutti o la maggioranza degli italiani.

SEGUE DALLA PRIMA PAGINAEuforia.2 L’attesa

Numero 310 dicembre 2013 3

Cultura

Le Idi di Marzodi FRANCESCO VALENTE

on ricordo più come venni inpossesso della tragedia di

Shakespeare – Giulio Cesare- ingiovanissima età. Non potevoaverla comprata, anche perché ilgrande capolavoro non figuravatra i libri di testo. Lessi comunquein poco tempo la palpitante trage-dia e rimasi colpito dalla selvag-gia affermazione del concetto dilibertà che aleggiava tra le paginedel triste volume. Preparare unassassinio è diverso dal commet-terlo per impulso o raptus , in suc-cessione rapida di sentimenti o diun coacervo di stimoli che tendo-no alla distruzione. Preparare, quasi studiare l’assas-sinio, stabilire il giorno e l’ora,cospirare, complottare, prepararsiper stabilire il punto da colpire edaffidare ad altri mansioni lesive suzone vitali individuate per spe-gnere le funzioni, può essere iltrionfo assoluto del male, perònon ha legami con la libertà. Macosa può aver spinto gli assassinidi Cesare: Marco Bruto, Cassio,Cosca, Cinna , Trebonio , Ligario,Decio Bruto e Metello Cimbro, intutto otto cospiratori, a eliminareuno dei più illustri personaggidella storia, il più grande genera-le. Shakespeare non ne fa mistero enon costruisce ipotesi assurde,fuori o dentro il disordine surrealedegli avvenimenti: l’invidia.Cesare non era un dittatore o perlo meno non lo era ancora, nonaspirava al rango di imperatore eaveva rifiutato per tre volte lacorona del re offertagli dalSenato. Ma quel giorno, le Idi diMarzo, i congiurati aspettavanoarmati di pugnali e di siche nasco-ste tra le pieghe delle tuniche,l’agnello sacrificale. Qualche tempo prima un indovinoaveva detto a Cesare di guardarsidalle idi di marzo e la moglie delpotente personaggio avrebbevoluto impedire che quella matti-na il marito si recasse in Senato.Sono noti gli avvenimenti ma èpoco noto chi Cesare incontrasseper primo. Pare sia stato il perfidoCasca ad avvicinare il generale, asalutarlo amabilmente e a infilar-gli un pugnale bene affilato nelcollo. Probabilmente gli fù rispar-miata la carotide, se il ferito potèdifendersi afferrando il bracciodell’assassino. Inutilmente.Perché fu sopraffatto dal soprag-giungere degli altri congiurati e diBruto. Cesare cadde davanti allastatua di Pompeo colpito da tren-tatre pugnalate. Erano le Idi diMarzo del 44 A.C. .Aveva cin-quantotto anni . L’orazione fune-bre tenuta da Marc’Antonio, èquanto di più fatuo si possa imma-ginare . La paura di subire la stes-sa sorte, l’elogio a Bruto come“uomo d’onore”, rappresentano

un capolavoro di viltà oratoria e difalsa commozione. Ma la storia, come sempre, attra-versa sentieri impervi, i quali con-ducono, questa volta, verso la pia-nura di Filippi, dove un giovanis-simo Ottaviano renderà giustiziaalla grandezza infranta, soprattut-to all’uomo e alla sua discenden-za. Il busto di Bruto scolpito daMichelangelo –al Bergello inFirenze- raffigura l’assassino cheravvisa la gravità del suo gesto,però esprime anche un lontanopentimento, forse una richiesta diperdono. Il volto rude di Bruto sistacca dal marmo con una sottileespressione di amarezza. La convinzione che le idi dimarzo possano ripetersi, anche inperiodi e in giorni diversi,è sem-pre presente tra gli uomini delpotere. Le congiure, i complotti,gli assassini isolati, non sonoinvenzioni, sono la storia; ma lamorte del tiranno non giustifical’estrema difesa di una perdutalibertà. Durante una messa solenne cele-brata dal Cardinale RaffaelloRiario in S. Maria del Priore, ungruppo di congiurati appartenentialla famiglia dè Pazzi, assalìGiuliano e Lorenzo dè Medici; ilprimo fu ucciso mentre il secondoriuscì a salvarsi rifugiandosi nellasagrestia. Correva l’anno 1478.L’assassino del giovane Giuliano,nel pieno di una solenne cerimo-nia religiosa, destò enormeimpressione, tale da non impedireche si procedesse, da parte delpopolo fiorentino, a una resa diconti che portò a un numero enor-me di esecuzioni. Si può discuteresu come i Medici esercitassero ilpotere, ma va loro attribuito ilmerito di aver fatto Firenze la

capitale europea della cultura,della bellezza e dell’arte. Potreicontinuare lungo quel breve trattodi tempo che chiamiamo la storia,partendo dalla guerra di Troia,un’autentica mattanza, esaltata dauna grande poesia che non riesceperò a nascondere la barbarie enemmeno la ricerca di una gloriaeffimera, affidata, come sempre,alla punta della spada. Fortunatamente il tempo provve-de a cancellare ogni traccia diciviltà e con essa il desiderio maisopito di sognare l’eternità.Questa breve riflessione non mivieta però di ricordare un altroepisodio o complotto cruento,portato a termine , questa volta, daun lontano discendente deiMedici: Lorenzino. Cortigiano diClemente VII, fu colui che sfregiòi bassorilievi dell’arco diCostantino per far parlare di sé. AFirenze divenne amico e compa-gno di Alessandro III, despota dis-soluto e sanguinario; ne fu il “giu-stiziere” insieme ai fuoruscitirepubblicani che ne meditavanoda tempo l’uccisione. Lorenzaccio, come venne poichiamato, scrisse una “Apologia”,una autodifesa come elogio deltirannicidio compiuto per amoredella patria e della libertà. La cosastrana per non dire brutale eincomprensibile, è che il gesto diLorenzaccio fu esaltato da perso-naggi come Vittorio Alfieri, DeMussat, Sem Benelli, persino daGiovanni Spadolini, nella prefa-zione ad un libro dedicato al per-sonaggio. Comunque Lorenzacciofinì i suoi giorni a Venezia, uccisodai sicari di Cosimo I° che lo cer-cavano da tempo. Si è sempre discusso se sia possi-bile liberarsi dal tiranno anche inmodo violento, allo scopo di rida-

re a un popolo schiavo la libertàperduta. La mia convinzione è chetra l’uomo e la libertà ci sia dimezzo un valore assoluto: l’indi-viduo. La persona singola. Sonoconvinto ancora che l’uomo nongodrà mai di una libertà totale,quella che ci rende padroni dellanostra volontà e dei nostri deside-ri, senza sottoporli ad altri, se nona noi stessi. Esiste un divieto. Lanorma morale, che impone ildivieto, non è una conquista dellaciviltà e non è determinata all’ap-partenenza a un genere o a unaspecie, non è nemmeno un’emer-genza o una costante cosmica;essa rappresenta il distacco chel’uomo pone tra se e il mondodelle funzioni. E’ l’immutabile e assoluta rivela-zione dello Spirito. La libertà nonpuò attenersi dunque alla normamorale naturale, che pone il divie-to agli stimoli aberranti e agliimpulsi omicidi.“L’uccisione di un solo uomo nonvale l’indipendenza dell’India “,come non vale la conquista dellalibertà. Sui gradini del” Palazzo”,dove ha sede il potere , c’è sem-pre il vecchio indovino che avver-te: “ Le Idi di Marzo non sonoancora passate”.

Vincenzo Camuccini: La morte di Cesare. (Olio su tela)

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“giorno per giorno”

Politica

Presila ottanta anno XXXI44

DA PAGINA 1 - Segue intervista al Sindaco di Spezzano Sila Tiziano Gigli

Una giusta politica fiscale nei confronti delle famiglieduale hanno sempre avuto uncosto poco significativo nei con-fronti delle famiglie più bisogno-se. Abbiamo, in buona sostanza,prestato particolare attenzione airesidenti, agli anziani, ai minoried ai bisognosi.

A proposito di servizi, qualimotivi impediscono al compren-sorio presilano di organizzareservizi collettivi più efficienti emagari anche più economici perogni singolo Comune ?

Esiste una forte differenziazio-ne di tariffe e di utenze tenutoconto che non tutti i Comuni delcomprensorio hanno territorisignificativi sull’altopiano . IlComune di Spezzano della Sila èl’unico che svolge il servizio diraccolta differenziata in proprio;ha una capacità di approvvigiona-mento idrico indipendente e nonriferibile a Sorical: ha una solidi-tà più marcata rispetto agli altri edaltresì una organizzazione che inaltre parti è, invece, meno evi-dente. Esistono, invece, momen-ti associati di collaborazionerispetto ai quali è sempre ilComune di Spezzano della Sila afare da capofila ( servizi scuola-bus, sanità e servizi sociali) ancheperché è il più strutturato.

Quello dei servizi porta ad unaltro argomento: quello delComune Unico Presilano. Cosane pensi e se lo ritieni un obiet-tivo realizzabile.

Certo che lo è, tenendo comun-que conto che, certamente, chi èpiù indietro non può pensare cheil suo recupero possa avvenire adanno di chi, per varie ragioni,vive una situazione strutturale e diservizi migliore della sua. Nonbasta unire sulla carta i perimetridei comuni per avere una ideacondivisa dello sviluppo.Tuttavia nessuno pensi che ilComune Unico presilano sia unariedizione dell’Unione deiComuni.

E’ nella tradizione politicapresilana un rapporto strettotra amministrazioni comunali esezioni di partito. Un rapportomolto decisivo ai tempi del PCIche man mano si è andato,diciamo, alleggerendo. Col Pdsembra addirittura svanito.Sono anzi le Amministrazionicomunali che svolgono un ruolopreminente. anche di sostituzio-ne politica. Si tratta di ua nimpressione sbagliata?

Nel disastro generale del partitodemocratico in Calabria, qui aSpezzano della Sila, la sezione,per come mi piace ancora qualifi-carla, ha mantenuto il suo ruolo ela sua funzione di centro delladiscussione. I comportamentiutili del vecchio partito non sono

cambiati. Il partito dialoga conl’Amministrazione e con ilSindaco con frequenza settimana-le. I punti all’ordine del giornodel consiglio comunale vengonoconcordati unitamente al gruppodi maggioranza, alla presenza deirappresentanti del partito.Puntualmente vengono posti indiscussione nella sezione le que-stioni anche di natura amministra-tiva che si ritiene utile e necessa-rio trattare preliminarmente o concarattere di urgenza. Non le sfug-girà , invece, la totale assenza dirappresentati politici del partitonella campagna elettorale comu-nale che ho inteso non invitare.

A proposito di Pd, era preve-dibile che in una zona a preva-lenza, se non egemonizzata dalPCI, nelle elezioni primarierecenti potesse avere unaimportante affermazione la can-didatura di Matteo Renzi ?

Il voto dato a Renzi a Spezzanodella Sila può sorprendere solochi ha chiuso gli occhi innanzil’arroganza e l’ignoranza di chipervicacemente ha demolito ilpartito in Calabria e la tradizionedi una buona sinistra anche aCosenza. L’elezione diGuglielmelli non sposta questamia impietosa valutazione. Il votodi Civati a Spezzano della Sila, enon già il risultato di Renzi,pesantemente espresso control’apparato cosentino, è il segnalenon solo del semplice malumore,quanto di una rivolta che saràancora più pesante se dovesseaccadere che posizioni di renditaobsolete, ingombranti e per laverità non più rappresentativedovessero, per oscure ragioni,anche obliquo modo, reiterarsi.

Sarà anche perchè il ruolo diindirizzo politico dei Circoli,come si definiscono ora le exsezioni, sia ininfluente o inascol-tato?

Caro direttore tu conosci benela storia dell’ex PCI. Debbo dirtiche questa storia sarà scritta inmaniera diversa. Il circolo diSpezzano della Sila non ha padro-ni che corrono a Cosenza a porta-re notizie ad accreditarsi per futu-ri miracoli personali. La nostrasezione e la nostra storia ci porta-no a rivendicare una visibilità che

ci deriva dall’autorevolezza deirappresentanti locali. Siamo unpartito libero che dirà la sua,senza condizionamenti, e che saràcapace di scegliere.

Sempre in tema politico,voglio azzardare una tesi econoscere il suo parere. Inassenza di un vero ruolo politicodel Pd presilano che di fatto nonsvolge alcuna attività politica, ilPd risulta vincitore nelle elezio-ni, non per suo merito, ma perla completa assenza o insipienzadi partiti e movimenti chedovrebbero rappresentare l’op-posizione. Concordi?

Non concordo sul punto. Il PDvince nella zona per la sua tradi-zione e per la capacità di rinno-varsi e di esprimere liste pulite eduomini di qualità. Il PD vince per-ché la lunga tradizione della sini-stra è ancora radicata in uomini edonne che hanno un livello cultu-rale di assoluto pregio e che nonhanno bisogno di trovarsi deipadroni. Il centrodestra è rimasto,invece, a mio avviso, immobile,prigioniero di politici impresenta-bili e senza credibilità. La lorobocciatura da parte dei cittadini diSpezzano della Sila in manierapesante, per come è avvenuto,conferma questa mia valutazione.

Per finire. Tu stai completan-do le due gestioni amministrati-ve previste dalla legge. Comevedi l tuo impegno politico neiprossimi anni.

Resterò a disposizione del miopartito; quello che mi ha dato ilgrande onore, per due volte, difare il Sindaco della mia comuni-tà, senza nulla pretendere, nellaconsapevolezza che tanti altricompagni ed amici erano e sononelle condizioni di fare più emeglio di me. E' quella culturadella sinistra, dimenticata dagliodierni epigoni dell'ex PCI, dellasemplice partecipazione che forsevale la pena di recuperare. Ci sonopolitici, nel nostro partito, con leore contate nel mantenimentodelle importanti ed immeritateposizioni attuali, che farebberomeglio , anche per la loro credibi-lità, e forse per la loro dignità, aseguire il mio esempio.

A.F.

QUANTOCOSTA

LA POLITICAIn Italia 1 milione e centomila

persone vivono di politica:144mila parlamentari e ammini-stratori locali, 24mila consiglieri,45mila persone negli organi dicontrollo, 39mila dipendenti disupporto degli uffici politici,324mila tra portaborse e segreta-ri... E poi ci sono organi istitu-zionali, società pubbliche, con-sulenze e costi vari. Il tutto ognianno costa ai contribuenti 23,2miliardi, l’1,5% del Pil, 757 euroa testa. Un’enormità che, secon-do la Uil che ha effettuato lo stu-dio, si può ridurre di 7 miliardisolo rendendo le istituzioni piùefficienti.

E’ quanto stima la Uil nel IIIrapporto ‘I costi della politica’.

“Una somma -si legge nel rap-porto- pari a 757 euro medi annuiper contribuenti, che pesa l’1,5%sul Pil”. “Un milione di personevivono di politica -ha detto ilsegretario del sindacato, LuigiAngeletti- quasi il 5 per centodella forza lavoro. Ridurre que-sto numero si puo’ anche attra-verso una riforma dellaCostituzione”.

Nel dettaglio, si legge nel rap-porto della Uil, per il funziona-mento degli organi istituzionali(Stato centrale e autonomie) nel2013 si stanno spendendo oltre6,1 miliardi di euro, in diminu-zione del 4,6 per cento rispetto al2012.

L’esercito di parlamentari,ministri, amministratori locali e’di 144mila persone - aggiunge ilrapporto - a questi si aggiungonogli oltre 24 mila consiglieri diamministrazione delle societa’pubbliche, oltre 45 mila personenegli organi di controllo, 39 milapersone di supporto degli ufficipolitici (gabinetti, segreterieetc.). Inoltre 324 mila sono lepersone cosiddette di ‘apparato’(portaborse, collaboratori digruppi parlamentari e consiliari,segreterie) e 524 mila coloro chehanno contratti di consulenze eincarichi.

Solo le spese per le consulenze,gli incarichi, le collaborazioninella politica ammontano a 2,2miliardi di euro, con un costomedio per contribuente pari a 72euro. Nel dettaglio, il rapportoindividua un costo di 1,3 miliar-di di euro per incarichi e consu-lenze della Pubblica amministra-zione, 350 milioni di euro perincarichi retribuiti a dipendentipubblici, oltre 580 milioni dieuro per incarichi e consulenzeconferiti da societa’ pubbliche.Secondo il rapporto, per il fun-zionamento degli organi delloStato centrale (Presidenza dellaRepubblica, Camera, Senato,Corte Costituzionale e presiden-za del Consiglio) quest’anno icosti saranno di quasi 3 miliardidi euro (97 euro a contribuente),in diminuzione del 4 per centorispetto al 2012.

E anche quest’anno è andato.Se qualcuno si fosse azzardato adircelo dodici mesi addietro, nonl’avremmo mai creduto. Maiavremmo potuto credere chesaremmo passati indenni attra-verso tutto quello che ci è capi-tato. Un anno terribile che èsembrato infinito, interminabile,lunghissimo al termine delquale, però, non ci vogliamo sot-trarre all’obbligo della formula-zione degli auguri affinchè il2014 sia un po’ meno drammati-co, sofferto e schizofrenico delsuo predecessore.

Auguri (noblesse oblige…) aGiorgio Napolitano, da moltidefinito “monarca” perché avolte sembra sconfinare tra pote-ri che non dovrebbe frequentare.Forse sarà anche vero, ma l’im-pressione reale è che in unmondo popolato da nani, luigiganteggi a suo piacimento.Che poi le sue ultime intuizionipolitiche (i governi Monti eLetta gravano soprattutto sullasua coscienza) lascino intendereun certo decadimento, è un datodi fatto.

Auguri a Enrico Letta, uomopacato, privo di grandi acuti edal futuro accomodante almenoquanto il suo passato da demo-cristiano autentico. Il suo governo delle larghe inte-

se, così tipicamente italiano, è unqualcosa di storicamente indefini-bile e di fisicamente indigeribile.

Auguri a Angelino Alfano, pas-sato da delfino a squalo nel brevevolgere di uno scrutinio a votopalese. Vederlo sottobraccio aLetta fa un male fisico ed è la fotosfuocata e deprimente di un’Italiapriva di certezze.

Auguri a Matteo Salvini, neosegretario della Lega Nord.Tollerante come un negriero,Salvini continua la prestigiosasaga dei grandi uomini delCarroccio: Bossi, Calderoli,Borghezio, il Trota, Maroni.

Auguri a Massimo D’Alema,incapace di capire che non tutte lestagioni sono uguali e che a volteun passo indietro può essere vis-suto alla stregua di una grande vit-toria.

Auguri a Renato Brunetta, sim-patico come un’epidemia di cole-ra. Gli auguriamo di vivere sere-namente il suo tempo e di noncontinuare a vedere comunisti cat-tivi dappertutto, finanche nel cen-tro destra.

Auguri a Matteo Renzi. Le pri-marie lo hanno eletto segretariodel PD dopo il fallimento diBersani e l’inopinata era Epifani.Adesso toccherà a lui fallire comela stragrande maggioranza deisuoi predecessori.

Auguri a Daniela Santanchè,donnina adorabile e dal caratteremite. Sono convinto che solo inItalia la sua presenza assume unsenso: all’estero non avrebbe undomani perché sarebbe priva giàdell’oggi.

Auguri a Silvio Berlusconi, exsenatore della Repubblica e eva-sore fiscale certificato. La suaparabola politica sembra finita,ma poi ogni volta rinasce magica-mente, come un’amnistia. Il suoanno è stato sofferto, ma nono-stante l’età avanzata, le cattivecompagnie e i mille problemi chedeve affrontare giorno per giorno,il tempo per sparare le sue prover-biali c…ate lo trova sempre.

Auguri a Dudù, assurto a vero eproprio protagonista della vitapolitica italiana. Ma come abbia-mo fatto finora a stare senza di

lui?Auguri a Barbara Berlusconi,

intenditrice del nulla e perciòperfetta per una carriera lumino-sissima nella casa madre.

Auguri a Beppe Grillo, semprebravo a capire in anticipo lemosse sbagliate del PD e caval-carne l’onda. Un genio assoluto acui la politica ha rovinato la vita.

Auguri alla protesta dei Forconiche riesca nell’impresa didistruggere l’egemonia delleForchette.

Auguri a chi ha perso il posto dilavoro, a chi lo sta perdendo, achi ha calpestato la sua dignità innome di un pranzo, a chi harinunciato a sorridere, a chi harinunciato a tutto, a chi è andatovia e a chi, coraggiosamente, èrimasto.

Auguri, in ritardo ed in manierainutile, a Nelson Mandela.

Infine, auguri a Papa Francesco,così tenero da venir voglia dichiamarlo confidenzialmenteCiccio. Un uomo straordinario,irripetibile, stratosferico di cuitutti ci siamo innamorati a primavista. Abbatte barriere e frontiere,schemi e problemi, distanze edolori.

Finalmente un Papa come Diocomanda.

FIORENZO PANTUSA

Quasi tre milioni di voti hannosuggellato il grande successo diRenzi alle primarie ultime del Pdcon il 68 per cento dei consensi.

Domenica 8 dicembre 2013 èstato il giorno della rifondazionedel Pd, come lievito di una nuovapolitica e di una nuova classe diri-gente, capaci di imprimere all’at-tuale governo Letta slancio, deter-minazione, obiettivi di riforma edi crescita, tempi giusti compati-bili con l’estrema insostenibilecrisi del Paese.

Infatti Renzi, dovunque è anda-to nelle varie città a propagandarela sua candidatura a segretario delPd, ha sempre lanciato i suoi mes-saggi politici ad incalzare ilgoverno verso la soluzione di coseconcrete ed improcrastinabili.

Ed è di questi giorni l’impegnodel vincitore delle primarie, asostenere il governo per 15 mesi,sempre che lavori e conduca asegno obiettivi concreti, quali unpiano del lavoro, investimentinella scuola, abolizione del finan-ziamento pubblico dei partiti,taglio delle indennità dei parla-mentari, legge elettorale, crescitaeconomica, riorganizzazionedello Stato.

Non si può traccheggiare, tergi-versare, tirare in lungo; è tempo di

decidere, del fare, del risolvereprontamente i gravi problemidella nostra società, ascoltando dipiù il popolo, anche quello silen-zioso, ugualmente in grave disa-gio.

Matteo va ripetendo che questaè l’ultima occasione offerta allapolitica. Con le primarie è avve-nuto un forte ed esaltante rinnova-mento generazionale, non un’in-vocata, ripetitiva, a mo’ di slogan“rottamazione”, ma un vero e rea-listico arretramento della vecchia

classe dirigente che non è passataaffatto indenne a vari fallimenti(elezioni politiche, voto sul capodello Stato), tanto per fare qual-che esempio.

Ma le cose non si fermano qui.Abbiamo avuto in questi anni unaclasse dirigente impettita, arro-gante, costruita sulla cultura delmantenimento del potere, onni-presente in tutti i mezzi di comu-nicazione di massa; preparata sulpiano della parola, dei discorsipolitici, della conoscenza dei pro-blemi, delle ipotesi di soluzionedei grandi temi sociali, morali; unteam di carismatici teorici edintellettuali che sapevano tutto,ma che non intervenivano sunulla, tant’è che il Paese andavadi male in peggio, però il potererimaneva in equilibrio, sia adestra che a sinistra.

E ancora assistiamo a discorsidi dirigenti di lungo corso cheimpudentemente vogliono infor-marci che la politica nel tempopurtroppo non ha capito questo,nè quello, non è intervenuta suquesto e su quello, prospettandoperaltro una serie di grandi inizia-tive. Ma, di grazie, non erano loroche hanno gestito la politica finoad oggi?

Ma per fortuna con la stragran-

de vittoria di Renzi (68%) e l’af-fermazione di Cuperlo (18%) eCivati (14%) è avvenuta una verarivoluzione, i giovani hanno scal-zato la vecchia classe dirigente,dando vita ad una nuova sinistrache vuole fare un nuovo partitodemocratico ed impegnarsi seria-mente per l’Italia.

Ho visto di buon grado la presi-denza dell’Assemblea Pd diCuperlo, sollecitato lealmente daRenzi, così come ho apprezzato leschiette parole di Civati di solida-rietà.

E’ per me fortemente auspicabi-le la ricerca dell’unità della nuovaclasse dirigente, di questi giovanipremiati dalle primarie, fermorestante una certa diversità diposizioni all’interno della costru-zione del progetto del nuovo par-tito.

In tal senso, l’unità di un partitoforte potrà certamente affrontaremeglio la difficile e variegatacomplessità della attuale situazio-ne italiana.

E noi? E anche noi dobbiamoessere più vigili e fare la nostraparte, scendendo dagli alberi del-l’indifferenza, mentre la casacomune brucia.

g

Numero 310 dicembre 2013 55

Politica

Ed ecco il 2014

Matteo Renzi, nuovo segretario nazio-nale del Partito democratico

Tre milioni di partecipanti alle primarie del Pd segnalano la richiesta di una nuova politica

IL trionfo di Renzi presupposto del rinnovamento

Calabria

PrPresila esila ottantaottanta anno XXXIanno XXXI66

Nel Paese e nella regione è forte il segno di preoccupazione e scoramento, di smarrimento e solitudine

Una crisi dura da affrontare subitodi Massimo Covello (*)

Mentre scrivo sono in corso, sia alParlamento nazionale che al Consiglioregionale, i lavori di definizione dellalegge di stabilità e del bilancio regio-nale per il 2014. Il segno caratteristicodi tutte e due le leggi previsionali èquello di una permanente inadegua-tezza ad invertire una tendenza di crisieconomica, sociale, occupazionale.

Quella del Governo è una pervicacee scellerata volontà di austerità e risa-namento dei conti pubblici, in osse-quio a ricette neoliberiste ispiratedalla BCE, di cui è dimostrato, daifatti, il fallimento. Questa situazione èalla base delle forti tensioni che stan-no imperversando in tutto il Paese,con un grave pericolo di scollamentodella coesione sociale ed in alcuni casidi strumentalizzazione antidemocrati-ca e neocorporativa.

Nella perdurante crisi generale delPaese è forte il segno di preoccupazio-ne e scoramento, di smarrimento esolitudine, che ha colpito la nostraregione e le sue categorie sociali piùesposte. Perfino durante le giornate dilotta, come la manifestazione unitariadi Lametia T. il 14 Dicembre scorso,per rivendicare altri approcci ed altre scelte,tra i lavoratori, i pensionati, i disoccupati, iprecari si coglievano rabbia e tensione. Inqueste sedi è stato rivendicato con forza chela legge di stabilità deve essere cambiata.Che per i lavoratori e per i pensionati serve:aumentare le detrazioni fiscali, rivalutare lepensioni, risolvere definitivamente il proble-ma degli esodati, finanziare gli ammortizza-tori sociali in deroga ed i contratti di solida-rietà.

Cosi come alla Regione è stato rivendicatola predisposizione di un piano straordinarioper il lavoro, una politica per la difesa delsuolo e di risanamento idrogeologico, unadeterminata azione di contrasto al precariatoe di stabilizzazione dei lavoratori, una azio-

ne di rilancio, ripensamento e riorganizza-zione dei servizi pubblici locali, nonché unastrategia di crescita della produttività dellaregione attraverso un potenziamento e ladefinizione di azioni di sostegno all’indu-stria, all’agricoltura, al turismo, all’innova-zione ed alla ricerca.

Se non ci sarà questo cambio di paradigmasarà impossibile per la Calabria ogni ipotesidi ripresa e si accresceranno i pericoli didegrado sociale.

Anche le nostre comunità Presilane stannodentro queste dinamiche. Le possibilità diuna inversione ci sono, servono determina-zione, unità e capacità di lotta.

(*) Segretario regionale cgil

Una recente manifestazione in Calabria

Nonostante la crisi che investetutto e tutti, nonostante le incer-tezze lavorative, abbiamo inizia-to questo nuovo A.A. 2013-2014come Università della III Età deiCasali (Uniter). Un pò in sordina,ma con l’entusiasmo di sempredelle nostre e nostri iscritti, lasala era gremita. L’appuntamentopresso la Sala Consiliare della èstao introdotto dall’avv. MariaGiovanna Litrenta che ha ringra-ziato nel suo intervento le autori-tà, l’Associazione Pensionati diSan Pietro con il suo PresidentePeppino Iuliano, l’Avas Presila inumerosi Docenti tra questi: ilprof. Mario Iazzolino, la dott.ssaNunzia Caferro il giornalistaFiorenzo Pantusa, il personaledella C.M. Silana i componentiSegreteria Uniter che con capar-bietà tra mille difficoltà hannovoluto rinnovare questo impor-tante appuntamento.Il Presidente dell’Unione dei

Comuni nonchè Sindaco di SerraPedace:dott. Leo Franco Rizzuti,

ha elogiato l’impegno ammini-strativo dei Comuni, in particola-re Spezzano Sila e Casole Bruzioche non hanno lesinato risorseeconomiche e umanre per labuona riuscita dell’Uniter, laComunità Montana rappresentatadal suo Commissario Dott.Francesco Cava.

Il Presidente Unione ha poiaggiunto che questo ritrovarsi pertrasferire conoscenze non può chefar bene non solo agli iscritti, alleloro famiglie, ma anche all’interacomunità presilana. Sono neces-sari più spazio e opportunità haribadito più volte.

Dello stesso parere l’Ass. allaCultura Comune di Spezzano Sila: Dott. Vincenzo Curcio che haribadito l’urgenza dei finanzia-

menti da investire in cultura.Sulla stesse basi l’intervento avv.Maurizio Granieri Ass. ComuneSpezzano Piccolo.Roberto De Luca, della segreteriadel Comune di Spezzano Sila, havoluto manifestare la sua vicinan-za verso i colleghi dipendentiComunità Montana Silana che daalcuni mesi non percepiscono lostipendio, elogiando l’operatodell’Uniter dei Casali. L’ex Ass.alla CMS, Igino Iuliano, altrodocente Uniter, ha annunciato chetratterà il tema: l’uso del Dialettooggi.

Il Prof. Mario Iazzolino, vetera-no dell’Uniter,ha rilevato che “perpotenziare questa pagina belladella Presila, le energie sononecessarie, perchè una delle vie

per uscire dalla crisi economicache viviamo è proprio la cultura”.

E’ sempre con questo spiritoche l’Uniter sta lavorando, con lacollaborazione fattiva dellaSegreteria, oltre che con DeRoberto DeLuca, con la dott.ssaMarina Vecchio per CasoleBruzio, iIstr.Maria FrancescaNicoletti per la (ex) ComunitàMontana Silana, che da Gennaio2014 sarà Azienda CalabriaVerde.

Come non lodare infine l’impe-gno di tutti gli iscritti ed in parti-colare al Gruppo Teatrale dellaTerza Età dei Casali che durantel’estate scorsa ha portato peralcune piazze della Presila laCommedia, scritta e diretta dalleiscritte stesse, :”Crisi e Nobiltà”ottenendo un meritato successo.

L’augurio unanimemente mani-festato è che si possa continuarein questo importante e preziosopercorso.

M.F. NICOLETTI

Avviato il nuovo anno accademicodell’Università della Terza Età

La calabrese e cuperliana Teresa Surace èintervenuta per cinque minuti durante l’as-semblea nazionale dalle 14,10 alle 14,15.Quando Teresa ha finito di parlare, MatteoRenzi si è alzato e l’ha abbracciarla. «Io sonoTeresa - ha detto - ho ventuno anni e non misento propriamente italiana, infatti vengo daPalmi in provincia di Reggio Calabria. Dauna terra dalla quale i giovani scappanoancora con la valigia di cartone. Non sonoitaliana perché pago le tasse, ma non ho i ser-vizi. Pensate che nella Piana di Gioia Taurosono stati chiusi tre ospedali, uno è statosmantellato totalmente; nel frattempo c’han-no raccontato che avrebbero fatto l’ospedaledella Piana. Per ora è rimasto soltanto unsogno, intanto l’ospedale più vicino cheabbiamo risulta essere distante troppo lonta-no per alcuni da raggiungere e troppo diffici-le da raggiungere da altri versi. Da quandosono nata nel 1992 non ho mai percorso l’au-tostrada senza fare lo slalom tra i birilli deilavori in corso. Non sono italiana perché dame non esiste l’alta velocità, io per arrivare aRoma ci impiego 6 ore, le stesse che ciimpiega un romano per prendere un caffè aMilano e tornare indietro. Vedete a me nonimporta del disinteresse che il resto del pano-rama politico ha riservato per il Sud, a meimporta dell’interesse che ci metterà questonuovo partito democratico; a me importa cheil partito democratico non pensi più al Sudcome una questione da risolvere ma comeuna risorsa».

La Calabrese Teresa Surace

al congresso del Pd

Numero 310 dicembre 2013 7

Letteratura

Per Hegel: “La filosofiaesprime l’Idea, l’arte, il riflessosensibile dell’idea; la prima è laconciliazione del vero e del realesolo nel pensiero, la secondaconcilia il reale e il vero, nellamanifestazione della stessa realtà,in un giudizio senza concettualiz-zazione. L’opera d’arte non è cheun mezzo destinato a facilitare laconoscenza dell’Idea, conoscenzache procura il piacere estetico…In questo stato (estetico) noisiamo affrancati del nostro Io piùtriste.” (Nostra traduz. - B.Fondane, Baudelaire et l’expé-rience du gouffre, Bruxelles,Complexe, 1994, p.3.)

Il ruolo consolatorio dell’arte,però, è dovuto alla conoscenzadell’Idea, alla conciliazioneconcettuale o concreta del realecol vero oppure al piacere este-tico, alla forza delle immagini,agli effetti artistici intrinseci piùspecifici?

A ben guardare, Baudelaireesprime nell’arte, con tutte le par-ticolarità delle suggestioni melo-diche e artistiche, il suo pensieropiù profondo, le forti emozioni,unitamente ad una tensione senso-riale senza precedenti e senzapari. Nella lettura del “plusimportant” dei poeti si rivela,infatti, “un excès de matière sur lelangage” (un eccesso di materiasul linguaggio). In quanto poetadella modernità egli fa sentire,inoltre, i primi passi nel transitoi-re, nel fugitif, nel contingent(transitorio, fuggitivo, contingen-te).

Benjamin Fondane, filosofo,critico, poeta, rumeno di nascita efrancese di adozione, riconosceancora a Baudelaire una singolari-tà per les fugues, la faute, l’infini(le fughe, l’errore, l’infinito),insomma, com’egli sottolinea, per“les écarts” (gli scarti) della poe-sia. (Ibidem)

D’altronde ogni grande artista è“unico e irripetibile”. Ogni grandepoeta rivela qualcosa del mondo,ci fa conoscere l’Idea e ci “procu-ra il piacere estetico”.

Non si può negare che l’uni-verso conflittuale di Baudelaire èampio, complesso, unico e, inogni caso, teso a conoscere e acapire soprattutto la vitadell’uomo (Les Fleurs du Malcome allegoria dell’esistenza) intutti i suoi aspetti, anche quelliestremi. Il dramma o, se si vuole,la dialettica si consuma più speci-ficamente, per il poeta, fra “l’es-prit et les sens” (lo spirito e isensi), fra “les sollicitations d’unenature charnelle et les impératifsde la foi chrétienne…” (le solleci-tazioni di una natura carnale e gliimperativi della fede cristiana), esi dibatte “entre la Grâce et lepéché”, (fra la Grazia e il peccato)

come suggerisce Louis Barjon.(De Baudelaire à Mauriac,L’inquiétude contemporaine,Belgique, Casterman 1964,p.125).

Quest’ultimo, d’altra parte,sostiene che la creazione poeticasegue tre fasi distinte e pregnanti,poesia o narrativa che sia: illumi-nazione, un metodo rigoroso, undono totale di tutto l’essere. E’interessante notare e sottolineare,infatti, il percorso operativo indi-cato da Barjon poiché lo seguonoanche Proust e Valéry ed è omolo-go a quello religioso.

Si afferma, dunque, ancora unavolta, il percorso della creazioneartistica che si conclude con lapartecipazione dell’uomo nellasua totalità!

Valéry predilige l’ordine, larazionalità, esprimendo qualcheriserva (“méfiance”) per le operedovute alle forze non sottomesealla ragione. Proust, infatti, senteche la memoria si risveglia solocon le forze sensoriali, affettive.Lo sforzo di evocare il passatoattraverso l’attività anche intensadel pensiero non approda a nulla,mentre le sensazioni - il sapore, ilcolore, l’udito, il tatto - gli fannorecuperare, analogicamente, tuttoil vissuto.

Il lettore, da parte sua, a cono-scenza delle forze creative, dellapoetica di ogni artista, è condizio-nato dalla riflessione sulle impres-sioni che riceve dall’interpreta-zione del testo e deve tener contodella plurisemia del linguaggiocapace di suscitare una lectureplurielle, dell’ambiguità dellascrittura che è ricchezza espressi-va e comunicativa la quale (que-st’ultima) favorisce l’identifica-zione di sé nei personaggi e nelmondo descritto, anche se è diver-so dal suo o da quello che lui per-cepisce. Bisogna aggiungere,infatti, che le stesse parole presen-tano diverse sfaccettature, chesono recepite secondo la praticacontinua e la frequentazione che

se ne ha. Una conferenza è inter-pretata in modo diverso dagliascoltatori. Una mostra di pitturaispira impressioni distinte e susci-ta sensazioni differenti. E’ sempreil tipo di sguardo personale chedetermina la ricezione.

La creazione, in ogni caso,parte sempre dalla realtà, dallamemoria o dalle letture, per espe-rienza diretta o per induzione(racconti, letture). Mnemosine erala dea della memoria ispiratriceprincipale della poesia! Anche laprosa, come avviene spesso, èpoesia (prosa poetica o, se sivuole, prosa d’arte).

La presenza del bene e del malenella società, nella narrazionecome nella vita, p. esempio, è unarealtà che si rifà al Vangelo e allaBibbia (la famosa trilogia: bene –male – giustizia divina, che hacondizionato tanti film western).

La presentazione di un libroquindi è importante sempre, per-ché offre diversi spunti capaci dicreare fermenti nuovi e suscitaremeditazioni personali in una pro-spettiva di conoscenza di sé, delvissuto e del mondo che viviamoe che ci fa crescere, e non soltan-to spiritualmente!

Il punto di vista del lettore-criti-co, quindi, è sempre legato mag-giormente alla razionalità e allaconoscenza della poetica ispiratri-ce, mentre il creatore è chi scrivespesso in maniera irriflessa e nonè sempre consapevolmente impe-gnato. Egli manifesta principal-mente a se stesso la parte piùnascosta di sé.

Il lettore, per consuetudinenaturale, sembra scoprire pensie-ri, intenti, messaggi, effetti(enjeux), molto spesso neancheimmaginati dallo scrittore.

Così lo scrittore esprime lo stu-pore nel sentire dal critico ciò cheegli non ha mai pensato di averescritto per effetto del non detto (R.Barthes) e di quello che è nasco-sto fra le righe! La lettura dipendeanche dalla concezione e dallapercezione che si ha del mondoreferenziale.

Il percorso creativo è dunquecomplesso e dinamico, si arricchi-sce durante la scrittura, matura esi concretizza nel tempo, e l’operadel critico completa il contatto fradue visioni del mondo il cui con-fronto può essere coincidente omolto diverso anche nell’ambitodegli elementi comunicativi. Mail contatto è essenziale per cono-scere e, confrontandosi, conoscer-si.

Perciò, la constatazione è legit-tima: il suggerimento di Croce incui si afferma che il “compito delcritico sia riprodurre creativamen-te l’opera d’arte, rivelando l’intui-zione lirica che la anima” non è néagevole né univoco, ma dipende

da una serie di elementi che entra-no in gioco. E la domanda è d’ob-bligo: la “forma di conoscenzaintuitiva…”, che sarebbe“l’espressione, unica e irripetibi-le, di uno stato d’animo, di unsentimento”, è possibile che siapercepita o sentita allo stessomodo e nelle stesse forme?

Una risposta probabile è: seobbediscono alla stessa logica,alla sensibilità comune e alla stes-sa intelligenza critica i due mondivengono forse a contatto più com-piutamente. Tuttavia, se moltaparte della creazione è affidatasoprattutto alla virtù poetica è cer-tamente più difficile entrare insintonia con l’autore.

In ogni caso la plurileggibilità(la lecture plurielle, dei Francesi),considerando proprio la plurise-mia del linguaggio, è legittima eaccettabile, a condizione che essasia motivata, coerente e soprattut-to pertinente al testo.

Ricezione del testo letterarioDI MARIO IAZZOLINO

Charles Baudelaire

LETARGOSvegliati pensieroche giaci supinonel torbido inverno

che ti sei donato,letargo meritatoo immobilità coatta?Non ti scuote neppureil rumore senza suoni che emettono neuroni

tutti eguali,s’intrecciano le reti...il segnale è zero.Svegliati pensieroche abbiamo ucciso

i corpi,nel tuo lungo silenzioli abbiamo torturati,li abbiamo riprodotti,li abbiamo marchiati...mattatoio crudele

e silenzioso,vendita al dettaglio,ma il segnale è zero.Svegliati pensieroe rifuggi il barattonel teatrino ossessivo,taglia quei filiche stanno su da soli,balbuzie d’immagini,animali simbolici?Svegliati pensieroche ora tutto è in ordine,ma il segnale è zero.

Adele Costabile

Poesia del mese

Società

Presila ottanta anno XXXI8

VENDEMMIA“IN VINO VERITAS”

Lui Fo e lei Sa sono bimbi cittadini di prima elementare. S’inàugural’anno a scuola fra tormenti e delizie nell’esser arruolati nell’esèrcito deigiuochi impegnativi coi piccoli compagni. Fo e Sa si riconoscono adistanza per una specie d’affinità elettiva: la grazia eterea di Sa, biondariccia, occhi chiari; il vigore sbadato di Fo, moro a mascagna, occhi scuri.La tàcita corrispondenza s’esprime tra i due nell’evitarsi e in una stranaprudenza mista a malinconia se -per caso o per dovere- si ritrovano vici-ni. Accade che la maestra Edda conduca tutta la scolaresca nella campa-gna del paese delle proprie origini, per assistere al rito della ven-demmia. Infatti -con l’aiuto del vecchio contadino padre della mae-stra- i piccoli dovrebbero apprender (parole d’insegnante) “Ilrispetto per la natura, per i tempi e i modi del coltivar e del racco-gliere i suoi doni… come il rispetto dovuto per ogni dono dell’amo-re!”. A quelle parole gli sguardi di Fo e di Sa s’incontrano e sùbitosi distolgono. Così Edda e il padre si guardano per un attimo; indilei prosegue la lezione all’aperto “La vendemmia è una festa di pas-saggio: dopo il sole d’estate, in autunno si preparano provviste perl’inverno”; Fo scherza spavaldo “Noi ce la mangiamo tutta adessol’uva fràgola!”, ridono tutti i compagni (esclusa Sa); Edda sorride“Tutta no… Lasciamo che una parte -spremuta, filtrata e stagiona-ta nella luna giusta- diventi vino buono dove si rivela l’animanascosta nel sacro corpo d’ogni chicco”. Gli alunni poco capisco-no, ma tacciono nel veder Edda ispirata…, finchè Sa -imitando Foperché lui intenda- ‘sveglia’ Edda “Per noi bimbi è meglio il fruttodolce adesso!”. Ma ecco che Lu (l’ultimo della classe) sfida Sa “Tul’hai mai bevuto il vino?”, Sa di vergogna si fa rossa in viso “Nono… i miei non vogliono!”, e Lu “No no, sei tu che non vuoi!”, Saresta a bocca aperta e Fo -da cavaliere- attacca Lu “Taci, ubriacone!”, Ludi rabbia si fa rosso in viso mentre tutti (esclusa Sa) ridono. Edda ‘glissa’e li richiama alla prova “Ora formate le coppie ch’entreranno a turno nellatinozza per pigiare i gràppoli!”. Fo deciso s’accosta a Sa: per primi toccaa loro. Fo si rimbocca le brache e Sa s’infila mezza gonna in cintura: scal-zi -con l’aiuto del padre di Edda- s’infilano nel vaso come in un molle ner-voso inebriante pantàno… Spontanemente dànzano tenendosi forte per lepiccole mani mentre -finalmente senza tempo sguardo nello sguardo- gri-dano di gioia e intravvedono gli altri alle loro spalle scomparire.

Flavio Pavan

”VISIONI”Il chimico e il suonatore, disco del famoso genovese, soprannome

della strana coppia di amici del paese. Il Chimico vecchio professoralla scuola tecnica; il Suonatore, scapolo sessantenne maestro d’orga-netto. Agli inizi del mese di ottobre, di ogni anno, al tempo di vendem-mia, il Chimico e il Suonatore mettono assieme le loro rispettive artiper dare al palato vino di fino gusto. In una vecchia e abbandonata casa

di campagna, nel palmento scavato nella roc-cia, con grandi finestre ai lati e una gigante-sca porta che collega all’aia, si dà vita al tea-tro bottega. Il Chimico manovra torchi, ilsuonatore preme tasti e allarga mantici aimmettere nell’organetto aria mista a profu-mo di mosto: e tutto si inebria si sapore e diodore. «Spazio luce (e profumo)…», vecchioprincipio di fisica, esprime il Chimico! Lamusica del suonatore intanto dà la giustavibrazione agli acini che, a contatto fra lorosi muovono come in danze. E il Chimicomaneggia arnesi e trasforma il torchio inalambicco; e il Suonatore con sovrumana rit-mica apre e chiude il soffietto mentre i sudo-ri cadono a terra a portare il tempo di unmancante spartito. «Alza il volume, che non

ci sento dagli occhi!» si grida a manca, mentre a sinistra si replica:«mica è la radio questa!»

«Suonatore!», chiama il Chimico a distanza di pochi passi da questi:«a te piace il vino?»; «il vino?!» risponde il suonatore, «No, a me nonpiace il vino, anche il mosto mi dà fastidio». Continua il Chimico:«anche per me è così».

Mentre il vitello lasciato a pascolo nell’aia canta: «danza con me,pratiche baccanali, finché dura l’oscurità»

Massimo Palumbo

Il Capo innominato, intorno a uninsolito rito-caffè collettivo dimezza mattina, dice -a Giobattal’Aiuto, a Cinzia 1ª, a Gabriele 2°e a me 3° Assistente- “Qualchepeccato di gioventù -come void’altr’onde- l’ho ben commessoanch’io… “; Cinzia -perfida-approfitta del momento “E chil’avrebbe detto mai?”; lui non rac-coglie la sfida ma, in vena di con-fessione lirica, rilancia “E diaboli-camente nel peccar persèvero…L’Erminio -malinconico inguari-bile nonché mio storico paziente-fu da me condotto sulla cattivastrada…” sorride, sbircia Cinziafarsi seria, procede “Qualche tre-nino d’elettroshocks ai tempi eroi-ci non si negava a chi s’incappo-niva nel provare a farsi fuori !”prende un lungo sorso di caffè, fauna lunga pausa eupàtica da atto-re consumato, guarda la tazzinaormai vuota, alza gli occhi soprale nostre teste “S’indementì untantìno…” tra sé “ma già eradebole di mente…” insinuante “Eci prese gusto insomma -alla tera-pia galvànica, intendo- tanto che

da anni se ne sta ospitato dallacaritatevole famiglia della sorella,ed io -promotore di tal sistemazio-ne- vado ogni tanto a sommini-strargli la cara vecchia scossa… “tremando posa la tazzina che tin-nisce sul piattino, li spinge lontanda sé sul tavolo “L’apparecchioportatile che c’è nel mio studionon è solo un cimelio: lo usoancora per Ermìnio”. Cinzia s’al-za di scatto; i maschi rimasti laguardano andarsene via.Il Capo impertèrrito “Chi vien conme a mezzodì a trovarlo?”,Gabriele senza indugio “Vengoio!”. Il resto della storia deriva dalresoconto del buon tìmido e curio-so Lele sulla spedizione. Io invi-dioso “Racconta!”, lui “I parentici accolgono a pan vino e salame.Mìnio, magro come un Cristomuto e triste assai, s’illumina inviso nel vedere il Capo. Sul piùbello della scarica perde il morso,digrigna, si rompe un molare, losputa con tanto di sangue… ‘Conl’età’ dice il Capo ‘i denti fragili siperdono comunque come il senno,la morale, la memoria, eccetera’”,

io “ Niente anestesia, vero?”, Lele“Neanche un po’: da sveglio aletto… ma con bassa corrente!…Nel relax post-convulsivo, Mìniostringe una mano al Capo: non lomolla, lo fissa come a dire ‘Nonandare via!’”, io “Poveri noi!”,Lele “Non so cosa pensare… Alritorno: il Capo guida la suaTopolino d’epoca; io taccio e luitace. Finché si ferma in una piaz-zola ombrosa della strada di cam-pagna, spegne il motore, mi guar-da… e io penso: adesso mi vuolbaciare sulla bocca… Ah ah!” ridenervoso “Invece mi fa una prèdica‘Vedi, Gabriele, tu porti il nome diun arcangelo… e nelle cure estre-me la questiòn è giustappuntoquella dell’aldilà. Prima di lasciarandare un paziente al Creatore,bisogna provarle tutte..”, lo inter-rompo “E come si fa a sapere ch’èarrivato il momento dei rimediestremi?”, Lele ispirato imita lavoce del Capo “Devi interrogartifin in fondo all’anima senzapaura… e poi governare il pazien-te nella NDS indotta!”, io “Eeh?”,Lele con sussiego “NDS: Near-

Death Syndrome… Se il mattos’aggira nel reame ai confini dellaquasimòrte, allora si deve -è undovere morale- sostituirsi a lui eprocurargli una AA: un’AgonìaArtificiale a fin di bene!”, io “ IlCapo ti ha convinto”, Lele “Nonso… Certo sono azioni disperate epure troppo comode; a volte cisono danni permanenti e magariqualcuno può morir davvero…ma chi non rìsica non ròsica!”, iosemisèrio “Meglio capire il sensodella speranza e della pazienza colpaziente, giacché gli strumenticoncreti tra alienista e alienatosono alienanti… Offrir noi stessiin sacrificio: soffrir nel prestare alfolle la persona nostra intera,mezzamàtta-e-mezzasàna!”, Leleesaltato m’afferra le mani, lestringe “Mezzadivìna-e-mez-z’umana!”. “Ah Ah” scoppiamo aridere a perdifiato finchè io, serioper forza, mi libero dalla suapresa “Basta Lele basta: lo sai chetra vita e morte si può morir dalridere!“

g

“Dente per dente” - di ALFONSO BROGNARO - Le storielle del Babi: n. 25 -dicembre

Al Nord Al Sud

Numero 310 dicembre 2013 9

Cultura e territorio

ersonaggio leggendario, il calabreseRutilio Benincasa, nato nell’anno 1555,divenne famoso subito dopo la sua

morte avvenuta , secondo lo storico del 1700Salvatore Spirito, nel 1626. Anche se le notiziebiografiche sul personaggio sono poche, eperaltro frammiste a dicerie le più diverse, sisa con certezza che egli nacque a Torzano(oggi Borgo Partenope) frazione del comunedi Cosenza. Delle vicende leggendarie legateal nome di questo personaggio si fa riferimen-to anche nel folklore europeo . In riferimentoall’uso della lingua latina che egli utilizza neisuoi scritti in modo approssimativo e moltoscorretto, si è sempre ipotizzato che RutilioBenincasa fosse un autodidatta, ma moltoesperto in astronomia. Per alcune delle sueprevisioni astrologiche di cui si dirà, dai suoicontemporanei fu considerato anche uno stre-gone. Secondo una diceria molto diffusa nellasua Calabria, il Benincasa avrebbe partecipatoalla fallita congiura che TommasoCampanella, originario di Stilo di Calabria,aveva ordito contro gli Spagnoli e la loroInquisizione. Il monaco calabrese era statocondannato al carcere in quanto accusato dieresia per avere aderito alla filosofia di Telesioe per avere condotto alcuni studi sull’occulti-smo. Dopo il fallimento della congiura ilBenincasa sarebbe stato costretto alla clande-stinità.

L’opera del Benincasa più conosciuta e chelo ha reso famoso è l’ ”Almanacco Perpetuo”,scritta nel 1587, e la cui prima edizione fustampata a Napoli nel 1593. Numerose, infat-ti, furono le edizioni che vennero ristampatenei secoli successivi, con ritocchi e correzionioperate da diversi autori; il che sta a dimostra-re il successo che ebbe questa opera. Infattiassurse a modello per almanacchi successivi,non escluso il Barbanera.

Ma l’intervento di revisione, di correzione edi riordino dell’opera di Rutilio Benincasa fuopera di un certo Ottavio Beltrano daTerranova di Calabria Citra; il quale verso lametà del Seicento riordinò in cinque parti

“l’Almanacco Perpetuo”, aggiornò le numero-se tavole e le effemeridi predisposte e calcola-te dal Benincasa, e tenne a precisare, ilBeltrano, nella edizione da lui presentata, cosìcome viene riportato dalla EnciclopediaTreccani : “Opera molto necessaria e dilette-vole, come anco di gran giovamento, et utile aciascheduno e particolarmente ad astrologi,fisionomici, medici, chirurghi, barbieri, distil-latori, alchimisti, agricoltori, pittori, nocchieri,viandanti, mastri di campo,sargenti maggiori,aiutanti, e qualunque altra persona curiosa”.

Questa opera, la più importante delBenincasa, comprende, come si evince daquanto sopra, argomenti i più disparati. Peravere una idea della complessitàdell’”Almanacco Perpetuo” bastano alcunititoli riguardanti le diverse materie trattate, ecioè :

Le tavole per calcolare le fasi lunari e tuttele configurazioni della luna in perpetuo con iloro effetti sul tempo atmosferico , le previsio-ni astrologiche annuali che si rinnovano ogni28 anni secondo il ciclo solare , tavole sullastruttura del calendario e sulle feste mobili, lacronologia di tutti gli avvenimenti storici piùrilevanti dalla creazione del mondo, un tratta-to di fisiognomica, elementi di anatomia, l’in-fluenza degli astri sull’agricoltura, elementi digeografia e cosmografia e di arte della naviga-zione, nozioni di aritmetica e di geometria conle loro applicazioni nei diversi campi dell’atti-

vità umana (dall’aritmetica mercantile all’artemilitare), ecc. –

A Rutilio Benincasa vengono inoltre attri-buite alcune tavole numeriche, attraverso lequali sarebbe possibile , secondo la credenzapopolare, formulare previsioni sui numeri dellotto. Queste tavole numeriche, in numero di19 sono state ideate dal Benincasa che stabilìcome data di partenza il 1552. Ad ogni anno,a partire da questa data, viene riferita una tavo-la, e pertanto al 1552 viene attribuita la tavolaI , mentre all’anno 1570 corrisponde la tavolaXIX. Per gli anni successivi si riparte periodi-camente dalla I tavola, e pertanto, all’anno1571 corrisponde la I tavola numerica. E cosìdi seguito.

Disponendo di queste tavole, e secondo cal-coli particolari e complessi, si dovrebbe arri-vare alla previsione dei numeri estratti. Anchese dai suoi contemporanei fu definito il magodella scienza numerica, secondo la Treccani leopere di Rutilio Benincasa non hanno alcunvalore scientifico.

Purtuttavia tali opere sono state pubblicateanche in anni recenti, che si sono man manodimostrate sempre meno fedeli alla edizionecurata dal Beltrano, considerata la più attendi-bile, anche perché più fedele all’originale.Anche il Novecento non si è sottratto a questatentazione; si è arrivati addirittura alla pubbli-cazione, spacciata per “Almanacco Perpetuo”,di un piccolo libro di appena cento pagine chesuona come una offesa alla vastità e alla com-plessità dell’opera di questo calabrese chedivenne famoso a partire dal 1600.

Poichè non è più disponibile, perché irrepe-ribile nella sua completezza, l’opera che hareso famoso Rutilio Benincasa si è avvalsa e siavvale della edizione curata da OttavioBeltrano, che fu stampata a Venezia nel 1754.

Sorprende oggi che un personaggio comeRutilio Benincasa, per giunta un calabresedelle nostre contrade, che divenne famoso inItalia e in Europa per avere indagato, studiatoe scritto su tutto quanto consentivano la cre-denza e la scienza del suo tempo, sia ignoratoo rimasto nella memoria di pochi. Se non siriconosce valore scientifico alle sue opere,resta comunque ammirevole il suo sforzo, lasua volontà, la sua capacità di avere esploratoun intero mondo, dimostrando una intelligenzanon comune, soprattutto se si tiene conto,secondo quanto viene tramandato, che RutilioBenincasa non fu un frequentatore di accade-mie o di altri centri di studio, ma fu semplice-mente un autodidatta.

Una immagine di Rutilio Benincasa

DI ALBERTO VALENTEP

Ma perchè non ricordareil calabrese Rutilio Benincasa?

Nella foto a sinistra:la copertina del famo-so almanacco perpe-tuo di RutilioBenincasa. Si tratta diuna vera e propria“summa” delle cono-scenze scientifiche edelle credenze popo-lari del Cinquecento.Nella foto a fianco unpanorama di BorgoPartenope.

DI MASSIMO COVELLO

All’insegna di “Riprendiamoci Pedace”,diverse persone, di diversi strati sociali e pro-venienza culturale, senza esplicita appartenen-za politica hanno iniziato ad incontrarsi ed aconfrontarsi sui gravi problemi che vive lacomunità Pedacese. Mi sembra un fattodegno di nota e di attenzione non solo aPedace ma per l’intera Presila. Un seme disperanza, dopo anni di regressione e di apatiageneralizzata, di sfaldamento dei legamisociali e di dominio dei peggiori istinti egoi-stici e familistici che hanno annullato ognitraccia di un passato, pure glorioso di solida-rietà politica e di impegno collettivo per ilriscatto sociale, in una fase drammatica di crisie di impoverimento materiale ed immateriale.

Partecipando ad alcuni appuntamenti, ne hocolto, senza enfasi e velleitarismi, una volontàa recuperare la tradizione dialettica intergene-razionale e di classe (una volta si sarebbedetto); a ricercare risposte condivise e possibi-li ai tanti problemi sociali, economici, ambien-tali, culturali e politici; a scoprire (o recuperar-ne la memoria) la storia della comunità, i suoiprotagonisti individuali e collettivi. Una sfidamolto impegnativa, non scontata, controcor-

rente e per nulla lineare. Ciò che a me ha piùcolpito è stata la determinazione, soprattuttotra le fasce sociali più esposte e vulnerate, gio-vani, lavoratori precari, disoccupati, artigiani,pensionati, di denunciare incuria e solitudine,

con modalità inedite econsapevoli della pro-fonda crisi che attraver-sa la rappresentanzaIstituzionale, sociale epolitica.

Levatrice di questopercorso è stata senzadubbio l’indignazioneper le troppe storturevissute o viste, per lostile gattopardesco concui sono stati affrontati,dai rappresentanti istitu-zionali, fatti tragici perl’intera comunità, la cre-scente consapevolezzadi diventare protagonistidiretti. Non a caso ènato un profilo FB “L’Indignato Pedacese”,che ha fatto da catalizza-tore iniziale, molto

seguito e partecipato. Una modalità di impe-gno, per me abituato al confronto diretto, asso-lutamente inedita, non facile da comprendere,a volte equivoca ma proficua, più adusa forsealle giovani generazioni ed a quanti hanno

inteso attraverso questo mezzoavviare un proprio protagoni-smo.

Certo non è facile ne scontatotenere alto il profilo del meritonella ricerca e nella definizione,lo dico col linguaggio che più miè consono, di una piattaformanella quale indicare le priorità ele proposte da attivare. Ma nonè nemmeno impossibile perché,altro fatto importante che hocolto, ci sono tra i partecipanti etra quanti potrebbero farlo, tantecompetenze, saperi e professio-nalità disposte a mettersi ingioco, a spendere relazioni etalento al servizio della colletti-vità.

E’ stato cosi nei primi incontrisu temi come: il lavoro, il recu-pero ambientale ed edilizio, ladifesa del suolo, ed il patrimonioculturale, la gestione dei servizipubblici locale. E’ stato cosi nelsostenere idee e propositi rivoltial consolidamento operativo del-l’azione per la costituzione delComune Unico della Presila(Pedace, Serra Pedace, Casole,Trenta e Spezzano Piccolo), par-tendo dalle migliori pratiche rea-lizzate ad es. sulla TARES esull’IMU.

C’è tanta fatica da fare, che si èpersa l’abitudine al confrontodiretto ed alla elaborazione col-lettiva. Ma c’è anche tanta pas-sione e speranza, che non ètempo di rassegnazione ne solodi sdegno protestatario.Collettivamente, forse, si puòprovare a ricreare un clima disolidarietà comunitaria. C’ètempo per la discussione: chenessuno si senta escluso!

n

Dallo scorso 7 dicembre OronzoBarbaro, trentanovenneMaresciallo Capo, è il nuovoComandante titolare dellaStazione dei Carabinieri diSpezzano Sila. Un incarico presti-gioso, impegnativo e pieno zeppodi responsabilità che, ne siamocerti, il giovane graduato dellabenemerita, saprà affrontare esuperare con la stessa capacità ededizione messe in campo nei suoilunghi anni di permanenza nelpopoloso centro presilano.

Barbaro, infatti, è di stanza aSpezzano Sila dall’ormai lontano2001, quando giunse dopo averprestato servizio in quel di Locri.

La sua carriera all’internodell’Arma è stata repentina e sug-gellata da successi. Dopo aver fre-quentato la Scuola Allievi tra il1998 ed il 2000 a Velletri e aFirenze, il brindisino Barbaro (ènato a Francavilla Fontana) è statomandato prima a Locri e poi aSpezzano Sila dove è giunto fre-giandosi del grado di viceComandante. E proprio aSpezzano incontra l’uomo cheforse gli ha cambiato la vita pro-fessionale: il LuogotenenteFrancesco Borrello, scomparsoprematuramente qualche meseaddietro. Sotto la sua guida,Barbaro ha saputo crescere e ades-so la successione ufficiale è giuntoa suggellare un fatto che ai più èsembrato assolutamente naturale.

Sposato con due figli, il neo

Maresciallo Capo è molto cono-sciuto in paese e in Presila edincarna alla perfezione ilCarabiniere sempre vicino allapopolazione, disponibile ed elasti-co, ma non per questo non ligio aquelli che sono i doveri che il suocomporta e suppone.

Il primo pensiero di Barbaro, unavolta ricevuto l’incarico, è corsosubito al suo Maresciallo: Borrelloha rappresentato un lungo pezzo distoria spezzanese ed un maestrosotto la cui guida non poteva checrescere un suo degno sostituto. Varicordato che la Caserma diSpezzano Sila qualche anno fa èassurta alle cronache nazionaliproprio per l’opera meritoria delMaresciallo e dei Carabinieriquando durante il 197° anniversa-rio della fondazione dell’Arma, ha

ricevuto una benemerenza per lasua attività sul territorio. EBarbaro sembra proprio voler pro-seguire sulla stessa strada tracciatadal suo predecessore: già numero-se sono le operazioni volte ad indi-viduare (e bloccare) lo spaccio disostanze stupefacenti e di insop-portabili reati contro il patrimonio.

Chiunque ha avuto l’onore ed ilprivilegio di incrociare il propriolavoro con quello del neoMaresciallo, conosce la gentilezzae la competenza di OronzoBarbaro.

Spezzano Sila può dormire sonnitranquilli: l’eredità del luogotenteFrancesco Borrello non è andataperduta.

Auguri, Marescià!!g

Comprensorio

Presila ottanta anno XXXI10

di FIORENZO PANTUSA

Appuntamenti senza enfasi e velleità per recuperare la tradizionale dialettica e riscoprire la memoria

Incontriamoci e...“Riprendiamoci Pedace”

Spezzano e il maresciallo

Scorcio panoramico di Spezzano Sila

Scorcio panoramico di Pedace

Numero 310 dicembre 2013 11

Tradizioni & societàUn presepe che

MACCHIAl’anima

Macchia di Spezzano Piccolo partecon un vantaggio rispetto a tutti glialtri borghi della presila.

Morfologicamente ed esteticamenteè già un piccolo presepe naturale.Poco c’è da aggiungervi, ancor menoda togliere. Quello che manca lohanno trovato i residenti che lavoran-do di fantasia, di cervello e di bracciahanno allestito un piccolo grandecapolavoro che sta facendo parlaretutta la regione. Infatti l’amministra-zione provinciale di Cosenza e quellacomunale di Spezzano Piccolo hannoallestito una rappresentazione di unpresepe vivente che partecipa al con-corso nazionale “Il presepe viventepiù bello d’Italia”. Sarà un vero e pro-prio kolossal di dimensioni quasicinematografiche. Più di trenta posta-zioni, quasi duecento comparse, tan-tissimi locali abbandonati che perl’occasione indosseranno il vestitodella festa. Sarà ripercorsa la vita diGesù e non mancheranno canti, fila-strocche e visioni che faranno calarelo spettatore in un sogno eterno che sirinnova anno dopo anno e che annodopo anno acquista sempre qualcosadi nuovo e di magico.

Tutto l’allestimento è stato scritto,diretto e curato da Rocco Chinnici,famoso commediografo siciliano,autore di commedie rappresentate intutte le nostre piazze e vincitore inpassato di ben tre edizioni del migliorpresepe d’Italia. Una sorta di garan-zia, un vincente da sempre attento aidettagli che in rappresentazioni cosìimportanti e suggestive spesso devo-no fare la differenza. Lungo le stradedel piccolo borgo presilano si rivivràun’epopea assolutamente magica esicuramente irripetibile. Il tuttoimpreziosito da costumi particolar-mente curati, da strumenti simili aglioriginali e da ambientazioni chefaranno respirare un passato che den-tro ognuno di noi. Un lunghissimolavoro di ricerca che affonda le pro-prie motivazioni non tanto nellavoglia di eccellere, quanto in quella disapere, di conoscere e di riscoprire.

Studenti, professionisti, operai,casalinghe, artigiani: tutti si ritrove-ranno a dar vita alla più bella storiamai raccontata. Nei mesi scorsi, unavolta partorita l’idea, la piccola fra-zione di Spezzano Piccolo è statacome travolta dalla febbre del presepevivente. Una febbre contagiosa chenon ha lasciato indifferente nessunocoinvolgendo anche chi di solito èlontano da questo tipo di manifesta-zioni. Ma si tratta di una febbre asso-lutamente benigna che si rinnovaanno dopo anno e che anno dopo annorivela sempre qualcosa di nuovo e diunico. Del resto se è dal lontanissimo1223, ovvero da quando SanFrancesco d’Assisi rappresentò lanatività usando uomini e donne, unmotivo sicuramente ci sarà. ScopriteloMacchia di Spezzano Piccolo il 26, il27, il 28 ed il 29 dicembre dalle ore17:00 in poi. Vi pentirete di non averpartecipato alla sua realizzazione.

FIORENZO PANTUSA.

E’ stato inaugu-rata lo scorso15 dicembre,presso la Chiesadi S. Antonio, la10° edizione della Rassegnad’Arte Presepiale Città di Celico,organizzata dalla locale ammini-strazione comunale guidata dalsindaco Luigi Corrado, sotto laprestigiosa direzione artistica delMaestro Luigi Greco, artistapoliedrico, di fama nazionale cheda sempre si spende per colloca-re il suo paese al centro dell’at-tenzione culturale regionale.Memorabile è la sua mostra diarte contemporanea che orma datantissimi anni allieta l’estatecelichese. La cerimonia d’inau-gurazione è stata celebrata allapresenza dell’assessore alla cul-tura Carmela Caligiuri, del diret-tore artistico Greco, del parroco edell’artista Vito Scrivano cheogni anno dedica una poesia invernacolo all’evento. Quest’annoLuigi Greco ha fatto le cose vera-mente in grande coinvolgendo unnumero altissimo di artisti cheanche questa volta si sono supe-rati inventando scorci di paesag-

gi nuovi, riproponendo brandellidei nostri paesi, lavorando confantasia che fa di ogni artista unartista diverso.

Ogni tipo di materiale è presentenella mostra a dimostrazione dellavalidità e della varietà delle ideedei partecipanti: uomini, donne eragazzi che fanno del presepeun’arte sopraffina, unica nel pro-prio genere e assolutamente dagustare finanche nei particolari. Ben 26 sono le opere espostenella suggestiva cornice dellachiesa di S. Antonio, da semprelocation preferita per questemanifestazioni culturali ed artisti-che. Per l’edizione del decennalehanno fatto pervenire le proprieopere artisti del calibro diGaetano Aiello, Mario Aiello,Lina Francesca Amendola,Salvatore Arnieri, PierluigiArnieri, Paolo Arnone, GianniArnone, Ivan Bisignano, MarcoBisignano, Francesco Campana,Nunzia Cappussi, Carlo

Furgiuele, ToninoGallo, Franco Greco,Luigi Greco, GiuseppeGreco, Marcello LaNeve, Rita Mantuano,

Salvatore Marotta, PierluigiMorimanno, Gianluca Perna,Alain Andrè Rieu e LuigiZenardi. Parteciperanno anchel’Asilo Parrocchiale di CasoleBruzio, la Banda Musicale S.Cecilia di Celico e l’IstitutoComprensivo di Celico.Ovviamente soddisfatto ilDirettore Artistico Luigi Greco,grande appassionato d’arte efinissimo cultore di tutto ciò cheriguarda questo nostro territorioche lui ama impreziosire con lasua bravura nella pittura, nellascultura e nella cultura in genere.Un patrimonio, quello rappresen-tato da Luigi Greco, da sottoli-neare e da valorizzare perché lanostra storia passa attraverso sto-rie e vite come la sua.La mostra resterà aperta fino algiorno dell’Epifania e potrà esse-re visitata tutti i giorni dalle ore16:30 alle 18:00.

F. P.

Nella foto, preparazione del Presepe vivente a Macchia di Spezzano Piccolo. Nella foto inferiore, gli organizzatoridel presepe di Celico

Celico, dieci anni di presepi

DI IGINO IULIANO

Salvatore Colosimo nasce aSan Pietro in Guarano nel 1963.Fin da bambino manifesta duepassioni: il disegno e il ciclismo.Per assecondare la prima, dopoaver compiuto gli studi, fino allamaturità a San Pietro e a Cosenza,si trasferisce a Reggio Calabriaper studiare Architettura.

Conseguita la Laurea, riprendea praticare il ciclismo, sia secondoi canoni tradizionali, sia con untocco di originalità, cimentandosinella specialità che già da ragazzi-no si divertiva ad esercitare: ilsurplace, ossia l’abilità di restarefermo e in equilibrio sulle dueruote della bicicletta, particolaritàche lo porterà, in seguito, a rag-giungere ragguardevoli risultati.

L’interesse di Salvatore per ilciclismo, trae origine da una pas-sione di famiglia, manifestatadagli zii Francesco e SalvatoreVentura, meglio conosciuti, inpaese, con i loro secondi nomi(Peppino ed Egidio) che, neldopoguerra, a San Pietro, furono ipromotori di questo sport. Neglianni ’50 del 1900, infatti, conl’apertura di un noleggio in locali-tà “Fiume” di San Pietro inGuarano, resero la bicicletta, allo-ra strumento di desiderio, allaportata dei giovani che non pote-vano possederne una propria: con-ferirono così, al ciclismo stesso, ilcarattere popolare che in paesenon aveva, che,anzi, era conside-rato uno sport di elite. La passio-ne sportiva dei fratelli Ventura,passò naturalmente ai nipotiGiuseppe, Mario e SalvatoreColosimo. Anche il piccoloGaspare, figlio di Mario, che sivede in giro per il paese con le suebiciclette sempre più tecnologi-che, sembra intenzionato a conti-nuare la tradizione di famiglia.

Giuseppe, nel 1977 è stato cam-pione calabrese dei dilettanti, poi,trasferitosi in Lombardia, tentò dipassare nei professionisti e gareg-giò con i migliori corridori italia-ni del periodo.

Mario, è stato cinque volte cam-pione calabrese dei dilettanti(1985 e 1989 su strada; 1987 cro-nometro a squadre; 1987 e 1993ciclocross) e partecipa tuttora agare regionali con spirito amato-riale. Da ottimo conoscitore dellameccanica delle biciclette, mette adisposizione di grandi e piccini, lesue competenze. - Salvatore, contanti esempi in famiglia, si facostruire una prima bici da corsae, nel 1978, si iscrive alla

Società cosentina “FaustoCoppi” con la quale partecipa adiverse gare. - Quando dopo lapausa degli studi universitari,riprende la bicicletta, ricomincia apraticare il surplace. Tale tecnicafu messa in atto dal grande cam-pione Antonio Maspes, che perprimo riuscì a stare fermo in bici,sulla pista del Vigorelli di Milano,per 32 minuti, durante il campio-nato del mondo di Ciclismo supista del 1955, che poi vinse.Intanto il surplace diventò unoshow a sé, quasi una disciplinaavulsa dalla gara.

Memorabile fu la sfida su pistafra Giovanni Pettenella e SergioBianchetto che a Varese duròpoco più di 63 minuti, vinta daPettenella per svenimento diBianchetto. - Il 20 settembre1975, al Velodromo olimpico diRoma, il record di Pettenella fubattuto da Francesco Del Zio,con 2 ore, 6 minuti e 15 secondi.Salvatore Colosimo, con questaspecialità, nel 1991, prese partealla popolare trasmissione tele-visiva “Scommettiamo che...”,il sabato sera su Raiuno, presen-tata da Fabrizio Frizzi, nellaquale si rese protagonista di unasua prima impresa di 1 ora e 55minuti, rimanendo fermo sullabicicletta per tutta la durata dellatrasmissione e vincendo, in quel-l’occasione la scommessa delpopolare programma televisivo.Iniziano così le sue esibizioninell’ambiente della televisione:ritornò nella stessa trasmissione

nel 1992 e 1993 con altre due per-formance .

La notorietà che Salvatorediede a questa disciplina, portòaltri appassionati a superare il suorecord. Ma egli non demorse e sicimentò nel surplace altre duevolte per riprendersi il primato. Inparticolare, l’8 maggio 1998, par-tecipò a “Casa Mosca”, ospitatodall’emittente televisiva milaneseTelenova, nella trasmissione con-dotta dal compianto giornalistaMaurizio Mosca; nell’occasione,stabilì il nuovo primato mondia-le di 3 ore 5 minuti e 25 secondi,in diretta televisiva e alla presen-za di Sante Gaiardoni, famosocampione olimpico del 1960 aRoma ed eterno rivale di Maspes.- Ciò gli consentì di far iscrivere ilsuo primato mondiale nel libro “IlGuinness dei Primati 1999” .

In seguito fu ospitato in altrefamose trasmissioni italiane edeuropee come “BuonaDomenica” di MaurizioCostanzo e Red Forest, TV diAmsterdam e, nella sua Cosenza,da Rete Alfa, nella trasmissionetelevisiva “Il Palio dei Comuni”,vinto da San Pietro in Guarano. -In virtù delle sue imprese televisi-ve e, in particolare del suo recordmondiale di surplace, SalvatoreColosimo fu anche protagonista dimolte cronache riportate da quoti-diani sportivi. - In ogni caso, eglinon si contentò mai di essere defi-nito semplicemente “calabrese” o“cosentino” : nelle interviste enelle cronache pretese sempre chesi facesse menzione di San Pietroin Guarano, il paese in cui è nato,che ama e dove continua a vivere.

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Ultima paginaIl record mondiale di “surplace” è passato per San Pietro in Guarano

Da Antonio Maspes a Salvatore ColosimoSalvatore Colosimo, da campione della specialità “surplace”, nel 1991,prese parte alla popolare trasmissione televisiva “Scommettiamo che...”,il sabato sera su Raiuno, presentata da Fabrizio Frizzi Successivamenteancora a “Casa Mosca”, “Buona Domenica” e “Il Palio dei Comuni”

I fratelli Salvatore e Mario Colosimo