Anno XVI, Numero 2 Febbraio 2017 D’OVIDIO NEWS · condo incontro il giornalista Oliviero Beha ha...

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Anno XVI, Numero 2 Scritti di cuore, la presentazione in Comune di Asia Esposito e Francesca Maio Febbraio 2017 D’OVIDIO NEWS Siamo su internet! www.icdovidiocb.gov.it Che emozione! Per la prima volta la redazione di D'Ovidio News ha partecipato, nelle vesti di giornalisti, ad una vera conferenza stampa. L'incontro si è svolto nell'aula consiliare del Comune di Campobasso per l'iniziativa denominata "Scritti di cuore, l'amore e le parole per raccontarlo" organizzato dall'assessorato alle politiche sociali guidato da Ales- sandra Salvatore insieme all'Unione Lettori Italiani, alla Provincia di Campobasso, al Ministero della Giustizia. Ad aprire i lavori l'assessore Salvatore che ha spiegato l'iniziativa del concorso letterario aperto a tutti gli istituti di detenzione in Italia. "In carcere si scrive tanto, i detenuti hanno voglia e passione di esternare i propri sentimenti", ha dichiarato la Salvatore che ha aggiunto: "abbiamo perciò deciso di bandire questo concorso in occasione della festa di San Valenti- no, giornata per antonomasia dedicata all'amore, inteso in tutte le sue sfumature". Il concorso è accompagnato da tre appuntamenti letterari con la presenza di altrettanti scrittori di successo, illustrati dalla professoressa Santoli: il primo è Franco Arminio, poeta e scrittore paesologo. Ha pubblicato una ventina di libri, tra cui “Vento forte tra Lacedonia e Can- dela”. Nei suoi libri possiamo vedere l’amore che lui prova verso la natura. Il 14 febbraio alle 18:30 al Circolo Sannitico, Arminio ha presentato la sua nuova raccolta di poesie d’amore e di terra intitolata:”Cedi la strada agli alberi”. Nel se- condo incontro il giornalista Oliviero Beha ha presentato il suo nuovo libro “Mio nipote tra la giungla tutto ciò che lo attende (nel caso fosse onesto)”, in cui Beha parla direttamente di argomenti duri alle nuove generazioni. Tutti abbiamo potuto vedere la terribile tragedia che ha colpito Amatrice, su questo tema Michela Monferrini ha scritto un libro intito- lato “L’altra notte ha tremato Google Maps”. Nel libro si mettono a confronto le nuove generazioni con quelle “passate”; il terzo incontro ha visto come protagonista proprio la giovane scrittrice. In rappresentanza della Casa Circondariale di Campobasso sono venuti il dottor Silla e la dottoressa Brancalione. Il dottor Silla è il direttore del carcere e ha organiz- zato al suo interno diversi incontri per rieducare gli ospiti di Campobasso alla scrittura, ai sentimenti, alla sensibilità per le cose belle e positive; la dottoressa Brancalione utilizza le arti e in particolare la pittura e la scrittura per veicolare messaggi importanti che devono passare nelle carceri. Continua a pag. 3 Come si diventa grandi! di A. F. È l’adolescenza il tema scelto dalla nostra redazione per il numero del D’Ovidio News che state sfogliando. Abbia- mo deciso di esaminare questo complesso percorso da vari punti di vista con l’aiuto di alcuni esperti che ringrazia- mo per la disponibilità e l’entusiasmo con il quale hanno risposto alle domande dei nostri giornalisti: dalla dottores- sa Venditti alla professoressa Di Lecce, dal dott. Ongaro, alla incontenibile Nicole Orlando. Siamo certi di aver con- tribuito a comprendere meglio il “misterioso” mondo degli adolescenti attraverso il loro inaccessibile gergo, lo sport, i film, la musica, le app e gli youtubers, nuovi linguaggi con i quali comunicano i loro sogni per il futuro, le difficoltà quotidiane, le emozioni e il desiderio di conquistare il proprio spazio nel mondo degli adulti. E stiamo di- ventando grandi anche come redazione! Ci ha fatto particolarmente piacere essere invitati dall’Assessore Alessan- dra Salvatore, che ringraziamo per l’attenzione nei nostri confronti, accanto ai giornalisti professionisti alla confe- renza stampa di presentazione di “Scritti di cuore, l’amore e le parole per raccontarlo” e ascoltare il Sindaco Anto- nio Battista citare il nostro giornale scolastico definendolo pungente ed obiettivo. Ad maiora D’Ovidio News!

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Anno XVI, Numero 2

Scritti di cuore, la presentazione in Comune di Asia Esposito e Francesca Maio

Febbraio 2017

D’OVIDIO NEWS

Siamo su internet!

www.icdovidiocb.gov.it

Che emozione! Per la prima volta la redazione di D'Ovidio News ha partecipato, nelle vesti di giornalisti, ad una vera

conferenza stampa. L'incontro si è svolto nell'aula consiliare del Comune di Campobasso per l'iniziativa denominata

"Scritti di cuore, l'amore e le parole per raccontarlo" organizzato dall'assessorato alle politiche sociali guidato da Ales-

sandra Salvatore insieme all'Unione Lettori Italiani, alla Provincia di Campobasso, al Ministero della Giustizia. Ad aprire i

lavori l'assessore Salvatore che ha spiegato l'iniziativa del concorso letterario aperto a tutti gli istituti di detenzione in

Italia. "In carcere si scrive tanto, i detenuti hanno voglia e passione di esternare i propri sentimenti", ha dichiarato la

Salvatore che ha aggiunto: "abbiamo perciò deciso di bandire questo concorso in occasione della festa di San Valenti-

no, giornata per antonomasia dedicata all'amore, inteso in tutte le sue sfumature". Il concorso è accompagnato da tre

appuntamenti letterari con la presenza di altrettanti scrittori di successo, illustrati dalla professoressa Santoli: il primo è

Franco Arminio, poeta e scrittore paesologo. Ha pubblicato una ventina di libri, tra cui “Vento forte tra Lacedonia e Can-

dela”. Nei suoi libri possiamo vedere l’amore che lui prova verso la natura. Il 14 febbraio alle 18:30 al Circolo Sannitico,

Arminio ha presentato la sua nuova raccolta di poesie d’amore e di terra intitolata:”Cedi la strada agli alberi”. Nel se-

condo incontro il giornalista Oliviero Beha ha presentato il suo nuovo libro “Mio nipote tra la giungla tutto ciò che lo

attende (nel caso fosse onesto)”, in cui Beha parla direttamente di argomenti duri alle nuove generazioni. Tutti abbiamo

potuto vedere la terribile tragedia che ha colpito Amatrice, su questo tema Michela Monferrini ha scritto un libro intito-

lato “L’altra notte ha tremato Google Maps”. Nel libro si mettono a confronto le nuove generazioni con quelle “passate”;

il terzo incontro ha visto come protagonista proprio la giovane scrittrice. In rappresentanza della Casa Circondariale di

Campobasso sono venuti il dottor Silla e la dottoressa Brancalione. Il dottor Silla è il direttore del carcere e ha organiz-

zato al suo interno diversi incontri per rieducare gli ospiti di Campobasso alla scrittura, ai sentimenti, alla sensibilità per

le cose belle e positive; la dottoressa Brancalione utilizza le arti e in particolare la pittura e la scrittura per veicolare

messaggi importanti che devono passare nelle carceri. Continua a pag. 3

Come si diventa grandi! di A. F.

È l’adolescenza il tema scelto dalla nostra redazione per il numero del D’Ovidio News che state sfogliando. Abbia-

mo deciso di esaminare questo complesso percorso da vari punti di vista con l’aiuto di alcuni esperti che ringrazia-

mo per la disponibilità e l’entusiasmo con il quale hanno risposto alle domande dei nostri giornalisti: dalla dottores-

sa Venditti alla professoressa Di Lecce, dal dott. Ongaro, alla incontenibile Nicole Orlando. Siamo certi di aver con-

tribuito a comprendere meglio il “misterioso” mondo degli adolescenti attraverso il loro inaccessibile gergo, lo

sport, i film, la musica, le app e gli youtubers, nuovi linguaggi con i quali comunicano i loro sogni per il futuro, le

difficoltà quotidiane, le emozioni e il desiderio di conquistare il proprio spazio nel mondo degli adulti. E stiamo di-

ventando grandi anche come redazione! Ci ha fatto particolarmente piacere essere invitati dall’Assessore Alessan-

dra Salvatore, che ringraziamo per l’attenzione nei nostri confronti, accanto ai giornalisti professionisti alla confe-

renza stampa di presentazione di “Scritti di cuore, l’amore e le parole per raccontarlo” e ascoltare il Sindaco Anto-

nio Battista citare il nostro giornale scolastico definendolo pungente ed obiettivo. Ad maiora D’Ovidio News!

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L’importanza di chiamarsi Franco Arminio di Diana Iordache, Alisia Mancinelli e Pia Eleonora Sabella

“L’importanza di chiamarsi

Franco”

“È come un’anguilla sull’autostrada

È il lampo di luce

Che la distingue dal catrame.”

È la definizione che Franco Arminio,

ospite della serata, attribuisce alla

sua prima vera raccolta di poesie

“Cedi la strada agli alberi” illustrata il

14 febbraio al Circolo Sannitico di

Campobasso. Da invito dell’assesso-

re alle Politiche sociali Alessandra

Salvatore, alcuni alunni delle classi

3A e 3B hanno assistito all’incontro

“Scritti di cuore” organizzato dall’as-

sociazione ULI. Franco Arminio è

nato e vive a Bisaccia in provincia di

Avellino; dopo il disastroso terremoto

dell’80 in Irpinia, manifestò un gran-

de interesse per i fenomeni endogeni

e la geografia che lo portò a diventare

un paesologo. All’età di sedici anni

iniziò a scrivere in versi e poi in prosa:

ha pubblicato una ventina di libri, ma

si occupa anche di documentari e

fotografia. “Cedi la strada agli alberi”

è una raccolta di una parte del suo

repertorio in versi. La prima sezione è

un omaggio al paesaggio dei paesi

che Arminio racconta da anni nei suoi

libri in prosa, mentre la seconda ci

presenta una serie di poesie amoro-

se: le conclusioni sono affidate a

quelle dedicate alla rete e al tempo. I

versi di Arminio sono cuciti con cura

con l’obiettivo di rendere la poesia

semplice e diretta. Il libro festeggia la

vita ordinaria e gli eroi d’oggi che per

l’autore sono coloro che, privi di fa-

ma, sono importanti per costruire la

quotidianità. Franco Arminio ci invita

a godere dei piccoli doni e delle emo-

zioni che il presente ci offre. L’incon-

tro è iniziato con un dibattito sulla

discussa situazione del nostro Sud: lo “Vivere

non è un mestiere

facile a tutte le

età,

ma voi siete in un

punto nel mondo

in cui il dolore più

facilmente si fa

arte…

… Siate i ragazzi e

le ragazze

del prodigio.”

F. Arminio

scrittore sostiene che il maggior

problema dei nostri territori è l’im-

migrazione verso l’estero o altre

regioni settentrionali. Nonostante

ciò tale fenomeno sfata le idee

metropolitane, le quali pensano

che l’immigrazione causi la morte

dei paesi sempre più spopolati, e

ritaglia un triangolo di speranza:

“Il Molise ha gli stessi diritti di

altre regioni” dice. Sebbene ciò, ci

sono luoghi della nostra regione

che presentano un alto tasso de-

mografico e altre che ne manca-

no. Lo scrittore ha tenuto a sotto-

lineare la sua fiducia nelle nuove

generazioni che possano a loro

volta, confidare e migliorare il

futuro del Sud. La serata è conti-

nuata con la lettura delle favolose

poesie di Arminio, alcune delle

quali, sono state lette dall’autore

in ginocchio ed altre dai parteci-

panti e una anche dalla nostra

compagna Pia Eleonora Sabella.

Ogni poesia, con le sue peculiari-

tà, ha commosso i presenti e ani-

mato in ognuno un’emozione di-

versa. Per concludere, Arminio è

solito salutare i presenti con un

canto a scelta: alla fine tutti insie-

me, abbiamo cantato all’unisono

“Oh bella ciao”, importante per la

storia italiana. Questo incontro ci

ha colpito particolarmente e ha

strappato ad ognuno una risata

gradita; non è stato il solito incon-

tro “noioso” bensì Franco Arminio

è riuscito a mischiare la profondi-

tà e la bellezza del libro con la sua

ironia. L’intera serata è stata un

unico grande coinvolgimento e

siamo soddisfatte di aver assistito

ad una presentazione così.

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Capire noi stessi, l’incontro con Oliviero Beha di Gaia Bagnoli, Michele Ciaramella e Cinzia Palladino

Da giornalisti in erba ci siamo re-

cati con molta curiosità al Circolo

Sannitico per assistere alla pre-

sentazione del libro “Mio nipote

nella giungla” di Oliviero Beha.

L’incontro è stato organizzato

dall'assessorato alle Politiche so-

ciali del Comune con la collabora-

zione dell’Unione Lettori Italiani

(ULI) nell'ambito del concorso let-

terario "Scritti di cuore". Ciò che ha

ispirato Beha a scrivere il libro è

stato il nipote di due anni. Nella

prefazione, l’autore scrive

“Soprattutto per un giovane, o per

un neonato, il futuro è una mura-

glia altissima, apparentemente

insuperabile, e la giungla in cui

siamo precipitati sembra inestrica-

bile: difficile trovare una direzio-

ne.” Il libro si dedica a discutere e

analizzare che cos’è ciò che rovina

questo mondo. Beha ha parlato in

seguito della libertà, e di come

essa sia importante nella vita di

ognuno di noi; infatti avere amore

per la libertà vuol dire avere piace-

re di parlare liberamente. L’autore

ha esposto il suo parere sulle nuo-

ve generazioni e sull’approccio da

parte di essi alla parola, la quale

non viene più utilizzata. “Le parole

hanno una temperatura. Possono

essere soleggiate, nuvolose, fred-

de, piovose.” Ha inoltre criticato la

politica odierna, utilizzando il ter-

mine “terrorismo finanziario”. Alla

fine della conferenza siamo riusci-

ti a porre una domanda a Beha.

“Secondo lei come possiamo noi

giovani alimentare l’amore per la

libertà di pensiero?”. “Provate a

guardarvi allo specchio ma non

per vedere se siete belli o brutti,

ma per vedere cosa siete real-

mente. Sai di essere te stesso,

ora devi capire come sei davve-

ro. Questa consapevolezza se la

cerca ognuno a modo suo; pos-

sono aiutarti scuola, famiglia,

amici come possono danneg-

giarti. Di questa solitudine, inve-

ce di farne un dramma, fanne

un senso di responsabili-

tà.” Ringraziamo dunque Olivie-

ro Beha per averci dedicato il

suo tempo e ci auguriamo di

ripetere l’esperienza.

A chiudere la conferenza stampa il sindaco di Campobasso, Antonio Battista, che oltre a evidenziare l'obiettività del

nostro giornalino d'istituto, ha sottolineato l'importanza dell'iniziativa letteraria che vede protagonisti i più deboli, coloro

che stanno scontando la pena in carcere. Noi siamo convinti che leggere e scrivere siano attività sociali ancora prima

che filosofiche o scientifiche perché producono esperienze condivise, generando un circolo virtuoso che ci pone gli uni

davanti agli altri in un contesto di crescita e formazione importante per la nostra cultura e sensibilità. È stata una emo-

zione profonda stare seduti in aula consiliare, tutto era organizzato in maniera ufficiale, ascoltare le autorità e prendere

appunti come i giornalisti veri che, accanto a noi, svolgevano il loro lavoro. Una esperienza che abbiamo molto apprez-

zato perché abbiamo visto nel concreto come si svolge l'attività del giornalista e che speriamo di ripetere al più presto!

Continua da pag. 1

“Al giorno d’oggi

sembra

più importante

quello che

hai in mano

di quello

che hai

in testa

o nel cuore.”

O. Beha

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Tribunale dei minori, di Letizia Iasi

Qual è il ruolo del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori?

“E’ un ruolo molto articolato, perché il Tribunale per i Minorenni ha una competenza in campo penale ma anche in

campo civile. In campo penale il Sostituto Procuratore Minorile istruisce indagini, in caso di accertata colpevolezza

emette un provvedimento di richiesta di rinvio a giudizio, all’esito del quale vi sarà poi la celebrazione del processo

nei confronti di un imputato a quel punto minorenne e imputabile (può essere sottoposto a processo solo colui che

ha compiuto il quattordicesimo anno di età). E’ una sfera impegnativa ma anche utile per incontrare adolescenti che

abbiano un disagio personale o familiare. Nell’ambito civile il Pubblico Ministero per i Minorenni si occupa di situazio-

ni di serio malessere di un minore di qualunque età. Spesso ci rendiamo conto che l’ambito penale e quello civile

sono intrecciati perché capita che i minori che delinquono provengono da situazioni di profondo disagio familiare e di

degrado sociale.”

Perché è stato ideato un Tribunale che si interessi esclusivamente dei minorenni?

“Perché la giustizia minorile ha delle particolarità. Ragazzi e bambini devono essere avvicinati con estrema professio-

nalità, quindi bisogna sviluppare competenze specialistiche per poter interagire correttamente con i minori. Il giudice

viene spesso affiancato da componenti esperti in materia psicologica o psichiatrica per supplire alle mancanze di

conoscenza che un giudice può avere.”

Quali sono i principali problemi degli adolescenti?

“E’ difficile fare una graduatoria, però sicuramente l’uso di stupefacenti occupa le prime posizioni. Anche l’abuso di

alcool è un problema che ci impegna molto, e poi ci sono i reati contro il patrimonio, dal furto fatto quasi per gioco a

quello vero e proprio o addirittura alla rapina. Ci sono reati commessi in concorso con gli adulti e reati che invece i

minorenni commettono da soli. Devo dire però che ci sono molti casi di reati di tipo sessuale, perché minori speri-

mentano su altri minori condotte di tipo sessuale che nell’adolescenza iniziano ad essere un’esigenza. Ciò che si

dimentica è che l’altro individuo deve essere consenziente e deve avere un’età tale da poter dare un valido consen-

so, altrimenti imporre a qualcun altro condotte sessuali è reato, oltre che essere una profonda lesione della sfera più

intima.”

In Molise avvengono spesso casi in cui i minori vengono sottratti ai genitori e trasferiti in strutture specializzate?

“Non sono molto ricorrenti, ma esistono. Vi posso dire che il collocamento in casa famiglia o in comunità è sempre la

soluzione estrema, è una decisione presa solo nei casi di particolare gravità, cioè quando le indagini che compiamo

fanno emergere una assoluta incapacità dei genitori di prendersi cura nel modo giusto dei figli. Incapacità, questa,

non di tipo economico, perché si tratta di una inidoneità genitoriale, cioè di genitori che non hanno o la voglia o le

capacità psicofisiche di essere tali. Sono casi molto dolorosi anche per noi.”

Sempre in questa regione, qual è la fascia di età maggiormente colpita da problemi di carattere familiare?

“Non c’è una fascia d’età specifica, perché i disagi di vario genere possono colpire chiunque. In realtà colpiscono

anche tanti maggiorenni che però vengono considerati adulti, quindi nei loro confronti non si ha la stessa attenzione

che si ha per i minori. Penso che questi dovrebbero ricevere maggiori sostegni pur avendo già superato la soglia del

diciottesimo anno.”

E’ possibile prevenire queste situazioni? Se si, come?

“Si dovrebbe fare molto di più con un’attenzione al sociale, ovvero intervenire fortemente con un investimento eco-

nomico e anche di volontà per individuare precocemente il disagio e giungere subito con meccanismi di soluzione,

perché in questo modo i problemi si risolvono prima e meglio. Dovrebbero essere dunque potenziati i servizi sociali e

la sanità pubblica. Invece stiamo assistendo ad una forma di indebolimento dello stato sociale, e questa è una scon-

fitta.”

In taluni casi, il genitore a cui viene sottratto il figlio ha diritto di mantenere i rapporti con lui?

“Certamente. Solo nel caso dell’adozione il rapporto con i genitori viene meno. Ma prima di giungere a questa deci-

sione finale c’è un lungo percorso, nel quale i giudici devono acquisire tutti gli elementi prima di determinarsi. In que-

sto percorso il rapporto continua a esistere, ed è considerato un banco di prova per verificare se quella situazione

può essere recuperata o meno. Molto spesso la situazione si modifica, perché ai genitori occorre che qualcuno ricor-

di loro quanto è bello e importante essere tali, e devono essere affiancati da una persona competente che gli dica

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concretamente come si fa il genitore. In tanti casi si decide di chiudere la procedura e quindi consentire che il minore

torni in famiglia.”

Quando un’adolescente subisce violenze fisiche e/o psicologiche, a chi può rivolgersi?

“Può rivolgersi a tutte le forze di polizia o direttamente alla magistratura. Se però l’adolescente trova difficile fare da

solo questo primo passo, può trovare un punto di riferimento negli insegnanti, e saranno poi loro, come accade molto

spesso, a fare da tramite qualificato nei nostri confronti. Ci si può anche rivolgere ad una persona di fiducia.”

Quando un ragazzo si rivolge al Tribunale dei Minori, come agisce quest’ultimo?

“La prima risposta è quella dell’ascolto, perché bisogna avere chiara la situazione. Poi a seconda della gravità di ciò

che viene riferito vengono presi provvedimenti consequenziali. Se la situazione è talmente grave che l’adolescente

non può neanche tornare a casa perché rischia la propria incolumità, si prendono anche immediatamente dei provve-

dimenti, ma bisogna sempre essere sicuri di ciò che viene fatto.”

I bambini e/o gli adolescenti quando e in che modo vengono a conoscenza della sentenza che li riguarda?

“Vengono, durante il procedimento, messi continuamente a conoscenza di ciò che sta accadendo, ovviamente dipen-

de dall’età. In molti casi, se parliamo di adolescenti, si procede all’ascolto dell’interessato e gli si sottopongono delle

soluzioni per verificare se sia d’accordo, quindi c’è una partecipazione.”

Una volte emanata la sentenza riguardo ai minori, cosa succede ai genitori?

“Dipende dal tipo di sentenza. Se parliamo di una condanna di un minore, ai genitori non succede nulla se non even-

tualmente rispondere al livello civile degli eventuali danni causati dai figli. Se però nel procedimento penale emerge

che il figlio ha avuto quel comportamento perché esisteva un problema di tipo familiare si apre una procedura civile e

si valuta la situazione familiare.”

Perché ha deciso di intraprendere la sua professione?

“Avevo la vostra età quando ho pensato per la prima volta di fare il giudice, anche se in realtà nella mia famiglia non

c’erano esempi in questo campo. Sentivo che mi sarebbe piaciuto occuparmi in prima persona delle indagini in ambi-

to penale, era quello che mi attraeva.”

Consiglierebbe ad un adolescente di intraprendere il suo stesso mestiere? Perché?

“Si, io consiglierei a qualunque adolescente di scegliere ciò per cui si sente portato, ma soprattutto motivato, perché

bisogna seguire le proprie passioni. Questo è un bel lavoro, anche perché, se fatto bene, è utile agli altri. Le mie gior-

nate migliori sono quando torno a casa dopo aver risolto un problema, e questo è molto gratificante.”

Le è mai capitato di avere rancori delle sue decisioni riguardo alle sentenze?

“Certo, perché siamo esseri umani. Devo dire però che da quando sono Pubblico Ministero Minorile non mi capita più,

perché la dimensione della giustizia minorile è diversa. C’è di meno l’idea della competizione, la voglia di vincere un

processo. Prima mi apparteneva, perché quando in un processo mettevi tutta te stessa e poi avevi la sensazione che i

giudici non avessero ben compreso alcune cose importanti, allora c’era un sentimento che forse non è neanche di

rancore ma di profonda insoddisfazione e di voglia di rivincita.”

C’è un caso che l’ha colpita maggiormente? Se si, perché?

“Il caso che mi ha colpita maggiormente appartiene alla mia vita professionale precedente ed è un caso di duplice

omicidio che ha assorbito tante mie energie. Si trattava di una persona che aveva ucciso la suocera e poi, facendo le

indagini per quel delitto, ci accorgemmo che vari anni prima questa stessa persona aveva già ucciso il proprio padre,

ma questo omicidio era stato trattato come se fosse stato un’incidente domestico e archiviato troppo velocemente.

Fu stimolante riprendere in mano la vicenda precedente, un po’ come nei film, e andare alla ricerca di testimoni,

spunti, situazioni ormai riferite a tanti anni prima. L’accusa è stata ritenuta solida, si è arrivati ad una condanna per

entrambi gli omicidi: questa persona sta scontando l’ergastolo.”

Ha lavorato solo a Campobasso? Se no, qual è la citta che le è rimasta nel cuore?

“Io prima di essere trasferita a Campobasso ho lavorato a Foggia. Questa non è una città molto lontana da qui come

distanza chilometrica, però è molto lontana come ambiente, come realtà criminale. In particolare Foggia era difficile

quando io ho fatto lì il Pubblico Ministero, perché c’era una guerra nell’ambito della criminalità organizzata foggiana e

dunque erano frequenti gli omicidi anche con modalità pericolosissime. Per me è stata un’esperienza importante,

perché da queste situazioni, se non ti spaventano, ne esci con le spalle un po’ più forti.”

intervista al sostituto procuratore Venditti di Letizia Iasi

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Adolescenza, intervista alla dottoressa Emilia Di Lecce di Pia Eleonora Sabella

La dottoressa Emilia Di Lecce, psicologa e docente di sostegno presso l’IIS Galanti di Campobasso, è quotidianamente in

rapporto con gli adolescenti. In veste di psicologa, svolge attività di volontariato presso il Consultorio dioocesano, a lei abbia-

mo rivolto alcune domande.

Che ruolo ha la psicologa dell’età evolutiva?

“La psicologa dell’età evolutiva ha un ruolo importante perché è una figura professionale che può aiutare sia l’individuo, sia

la famiglia che la scuola in maniera sinergica, affinché ci sia uno sviluppo sano del bambino o ragazzo.”

In quali casi, gli adolescenti si rivolgono a lei?

“Gli adolescenti sovente non si rivolgono direttamente ad uno psicologo perché vivono la loro età in maniera spontanea; pur

avendo delle difficoltà di relazione con la società non maturano la consapevolezza di star male e per questo sono gli stessi

genitori a indirizzarli verso uno psicologo. Ci sono altri ragazzi però, che si rendono conto di avere delle problematiche e si

rivolgono autonomamente ad una figura professionale come la mia. Ci sono ragazzi/e , quali, hanno avuto situazioni familiari

drammatiche e difficoltà molto serie -come rapporti con la delinquenza o il mondo della droga- che vengono invitai da uno

psicologo attraverso il tribunale dei minori.”

Quali sono i maggiori motivi per cui un ragazzo/a si rivolge ad uno psicologo?

“Generalmente sono quelli legati alla difficoltà di relazione, di riuscire ad avere buoni rapporti con i coetanei. La maggior

parte di queste situazioni, spesso, viene superato grazie allo stretto rapporto di amicizia.”

Fra questi motivi, quella legata ai disturbi dell’alimentazione è ricorrente?

“È presente certamente, però ne hanno più contezza i genitori che i ragazzi; essendo stata in scuole prevalentemente femmi-

nili ho rivelato dei casi di anoressia. In consultorio ho incontrato dei casi di ragazze con disturbi alimentari accompagnate dai

genitori. Questi casi devono essere trattati prevalentemente attraverso delle cure effettuate in case d’accoglienza. Devo af-

fermare che , con la maggiore informazione che si fa anche nelle scuole, si conosce, secondo me, il limite oltre il quale si

cade nell’anoressia.”

È difficile entrare in empatia con il giovane paziente? Come riesce a farlo?

“È un allenamento quotidiano e costante che deve svolgere lo psicologo: non si è mai formati completamente da questo pun-

to di vista. Succede anche, che non si riesce ad essere empatici con il cliente oppure si personifica nel ragazzo o nella ragaz-

za la figura di un figlio o di un amico.”

Di solito come affronta il dialogo con un ragazzo/a?

“In maniera molto semplice: non ci devono essere sovrastrutture di nessun genere. Un aspetto molto importante del dialogo

fra il cliente e lo psicologo, è l’assenza di barriere , come la cattedra, per creare un rapporto più empatico; inoltre anche lo

studio deve essere accogliente e familiare. L’approccio è molto schietto e naturale. In genere quando sono i ragazzi stessi a

voler confrontarsi con uno psicologo, riescono ad aprire autonomamente il discorso; in altri casi sono io che, attraverso delle

semplici e banali domande, provo ad approcciarmi al ragazzo/a. Bisogna allo stesso modo, rispettare i silenzi dei ragazzi più

timidi e/o silenziosi e valorizzarli.”

Quanto influisce il ruolo del genitore?

“Il ruolo del genitore è molto importante giacché può condizionare in positivo e in negativo.”

Quale è il caso che le è rimasto nella mente? Perché? E quello più difficile?

“A dire la verità è stato più di un caso: uno che mi è rimasto nel cuore è stata la storia di una ragazza, la quale, aveva subito

delle violenze in famiglia. Questo mi ha molto coinvolta come la storia di un ragazzo che aveva difficoltà nel rivelare la sua

omosessualità ai genitori. Sono tanti… un’altra situazione di una ragazza che aveva dei sintomi di soffocamento poiché era

stata rifiutata dalla madre già dal grembo materno: c’era quindi questo brutto tumulto interno che danneggiava la ragazza.

Tutti questi sono casi estremi ed è proprio per questo che mi hanno segnato maggiormente.”

Ha lavorato solo a Campobasso? Se no, quale città le è rimasta particolarmente impressa? Perché?

“In città no, ma mi è capitato di essere assegnata come insegnante, a scuole della provincia di Campobasso dove ho organiz-

zato lo sportello ascolto”.

Cosa pensa degli adolescenti di oggi? Descriverebbe un adolescente con tre aggettivi?

“Allora… a volte li vedo confusi, disorientati e questo mi rattrista molto. Li vedo persi, influenzati anche dalla confusione del

mondo che noi adulti vi consegniamo. Sono desiderosi e timorosi di rapporti più intimi ovvero amicizie più profonde.”

Le è capitato di ricorrere all’ausilio degli assistenti sociali?

“Nel Consultorio gli assistenti sociali sono coloro che si occupano del primo colloquio con il ragazzo.”

Alcune volte, parlando con i suoi pazienti si è mai sentita estranea alla loro generazione?

“Certo, la distanza si sente; però la collaborazione con i giovani anche nella scuola mi aiuta molto. Bisogna cercare di com-

prendere e adattarsi alla situazione attuale.”

Durante la sua carriera, ha mai pensato di non essere adatta a questo lavoro? Perché?

“Si, tante volte. Quando percorro la distanza che divide casa mia dal consultorio, rifletto sempre sul

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Befree, l’aiuto alle donne vittime di violenza di Alessandra Coladangelo, Andrea Ianiro, Kevin Lupicino, Miriam Marone, Alice Tartaglia

Nel precedente numero del D’Ovidio News ci siamo occupati della giornata mondiale contro la violenza sulle don-

ne e abbiamo citato, nel nostro articolo, la cooperativa Befree, costituita a Campobasso per offrire aiuto e suppor-

to alle donne vittime di violenza. Si tratta del primo centro antiviolenza nato nella nostra regione, che si avvale

della presenza di " case rifugio" dislocate anche in altre regioni dell'Italia centro- meridionale. Abbiamo incontrato

l'avvocato Filomena Fusco, impegnata in prima persona nel lavoro di supporto e reintegrazione sostenuto dalla

cooperativa a favore delle donne vittime di violenza e delle loro famiglie. Abbiamo approfittato della sua disponibi-

lità e cortesia per rivolgerle alcune domande.

Che tipo di supporto offre la cooperativa e di quali strutture si avvale?

“La Cooperativa si avvale di un gruppo di professioniste adeguatamente formate per contrastare la violenza di

genere che non è semplicemente fisica, ma può essere anche psicologica, economica. La nostra èquipe è forma-

ta da due operatrici, due psicologhe, una che si dedica alle donne vittime di violenza, l'altra che si occupa dei loro

figli, ed io, l’avvocata. La struttura è formata dal centro anti violenza e dalla casa rifugio. La casa rifugio ha un

indirizzo segreto, necessario per tutelare le donne e i loro figli. Il centro anti violenza è composto essenzialmente

da uffici nei quali vengono accolte per l'ascolto le donne che ci contattano attraverso vari canali. Ci sono, però,

delle situazioni che devono essere affrontate "in emergenza", è quanto accade, ad esempio, nei casi in cui la don-

na non può recarsi presso il centro e sono le forze dell'ordine o gli operatori dell’Ospedale a contattarci.”

Quali sono le richieste più frequenti che ricevete e come vi comportate nelle diverse situazioni?

“Ci sono diversi tipi di richiesta; ad esempio, ci sono donne che chiedono soltanto la consulenza legale, e in que-

sto caso intervengo io; poi ci sono donne che chiedono solo l’assistenza psicologica. In generale, si accolgono

tutte le richieste di aiuto, la cosa importante è che abbiano a che fare con una donna vittima di violenza.”

Qual è la media delle donne che si rivolgono al vostro centro?

“In un anno abbiamo raccolto due domande al mese, poi in base a queste domande c’è chi è entrato in casa rifu-

gio e chi ha soltanto eseguito il percorso da esterno. Una volta accolta la richiesta di aiuto, ci si preoccupa di se-

guire la donna anche in un momento successivo perché noi dobbiamo dare anche un futuro per cui ci sono dei

fondi destinati a tale scopo. In questo caso interviene la psicologa orientatrice che organizza un colloquio con la

donna per capire le sue capacità lavorative e in base alle quali si attiva per cercarle un lavoro.”

Ricevete richieste d’aiuto anche da altre regioni?

“Sì, il nostro numero è collegato ad uno nazionale e quando ci sono strutture con posti disponibili, oppure quando

per motivi di sicurezza la donna non può rimanere nella propria città, noi la accogliamo. Ma anche noi abbiamo

dovuto inviare alcune donne fuori regione perché non erano sicure a Campobasso. Befree ha infatti case di rifugio

non soltanto in Molise ma anche nel Lazio, in Abruzzo e in Campania.”

Avvocato Fusco qual è caso che l’ha maggiormente colpita?

“Una vicenda che mi ha particolarmente colpito è stata quella di una donna che ha chiesto aiuto per sé e per il

proprio bambino dall’Ospedale Cardarelli di Campobasso dove era arrivata insieme al proprio uomo; è lì che ha

trovato la forza e il coraggio per chiedere aiuto e siamo riusciti a farla uscire dalla struttura senza farla vedere dal

marito e metterla in sicurezza. Questo è stato uno dei casi in cui la donna ha dovuto lasciare il Molise.”

Da chi riceve sostegno economico la cooperativa?

“La Cooperativa ha risposto ad un bando regionale presentando il proprio progetto, e riceve un finanziamento

pubblico per la durata di un anno. C’è poi una grande collaborazione con altri associazioni, abbiamo un forte so-

stegno dalla Caritas, da alcune aziende private, e poi c’è il volontariato e molti cittadini che fanno donazioni.”

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Intervista ad Ongaro, i segreti della medicina anti-aging di Luigi Cosco, Giorgia Cosimi, Irene Giuliano, Benedetta Pietrangelo

È stato un sabato mattina speciale quello nel quale abbiamo potuto intervistare, via Skype, il

dottor Filippo Ongaro, medico degli astronauti dal 2000 al 2007 e primo medico italiano certi-

ficato in medicina funzionale e anti-aging negli USA. A lui abbiamo rivolto alcune domande sul

tema dell’alimentazione, argomento importante che stiamo affrontando in classe con la no-

stra insegnante di Scienze, la professoressa Concetta Tritto.

Sappiamo che lei si occupa di medicine anti-aging. Può dirci su cosa si basa e quali sono le

patologie che possono essere curate ed efficacemente contrastate?

“Si basa soprattutto su una responsabilizzazione personale che prevede di gestire la propria

alimentazione, l’attività fisiche e imparare a gestire lo stress. Alla vostra età parlare di aging

è molto strano ma in realtà se cominciate alla vostra età a fare poche cose e le fate bene e

le continuate nel resto della vostra vita la scienza e la ricerca ci indicano che possono essere

prevenute quasi tutte le malattie che oggi temiamo molto, dall’infarto al cancro all’Alzhei-

mer; sono tutte malattie causate dallo stile di vita sbagliato a cui ci siamo abituati nella socie-

tà di oggi. La cosa più importante è imparare da soli. seguendo qualcuno che te lo insegna, a gestire la nutrizione, l’atti-

vità fisica regolare e , in particolare, la gestione dello stress, una delle cose un po’ sottovalutate che in realtà è molto

presente anche nella vita degli adolescenti,.

Che cosa intende quando dice che i cardini della medicina anti-aging sono concentrate nelle 4 P: previsione, prevenzio-

ne, personalizzazione, partecipazione?

“Questa è una proposta fatta da un biologo americano secondo il quale l’evoluzione della medicina passerà attraverso

questi quattro cardini. Previsione: la medicina diventa sempre più capace di prevedere quello che accadrà in una perso-

na, grazie allo sviluppo che c’è stato nel campo della biologia molecolare e della genetica. Prevenzione: una volta che

ho capito i rischi che sto correndo, posso intervenire. Personalizzazione: è il risultato dei primi due punti perché se ho

previsto cosa mi può accadere e ho instaurato una strategia per prevenirlo lo farò a livello personalizzato e non in un’ot-

tica più statistica, come si fa nella medicina di oggi. Partecipazione: soltanto se il paziente partecipa nel percorso tera-

peutico si può veramente pensare che cambi il suo stile di vita altrimenti ha poca efficacia.”

L’anti-aging è solo prevenzione o anche cura?

Sono molto attento a fare questa distinzione perché ritengo che la medicina di oggi curi molto bene e curi molto meglio

di una volta. Non credo che quello che possiamo fare noi nell’ottica della medicina anti-aging sia veramente una nuova

cura. È una gestione migliore delle condizioni croniche che punta non solo sul contenimento dei sintomi ma sul migliora-

mento della qualità della vita. Io non mi sostituisco allo specialista che cura il paziente, per esempio per un problema al

cuore, semplicemente lo vedo in un’ottica più allargata e cerco di migliorare la sua qualità della vita e la gestione della

malattia,

Quanto conta l’alimentazione nell’anti-aging e quali cibi sono principalmente coinvolti in senso positivo e negativo?

“Conta tantissimo perché se si considera che se si arriva a vivere fino ad 80 anni dobbiamo mangiare più o meno 30 o

40 mila tonnellate di cibo; se queste tonnellate sono di “cibo spazzatura” immaginate cosa succede nel nostro corpo.

L’alimentazione è probabilmente l’elemento essenziale per iniziare a prendersi cura di se stessi e, purtroppo devo dire

che la cosa che fa più la differenza è semplicemente stare su un’ottica di alimenti genuini naturali, evitare il più possibi-

le cibi industrializzati, evitare il più possibile l’eccesso di zuccheri, di merendine, di biscotti, di succhi, di patatine, di

tutte queste cose che sono entrate nelle nostre abitudini per un motivo molto semplice perché sono facili e sono super-

buone! Siccome le hai sempre con te in un sacchetto non devi prepararle, non devi perder tempo e hanno un guasto

fantastico allora ci caschiamo. Ricordatevi che una delle regole per vivere veramente bene è essere capaci di sacrifica-

re qualcosina oggi per avere tanto domani, Quindi quando si va in cerca subito del piacere immediato si casca in tutte

queste trappole perché poi le merendine sono una cosa, poi ci sono le sigarette e poi c’è l’alcol e poi c’è la droga: una

crescita di ricerca del piacere immediato che è molto comune nella nostra società e che ci porta in una direzione asso-

lutamente sbagliata. I cibi più importanti sono: la verdura, i cereali integrali, il pesce azzurro, l’olio d’oliva, i legumi, ma

anche alimenti spesso demonizzati come l’uovo che è un alimento genuino che apporta proteine sane e di cui non dob-

biamo avere assolutamente timore. Se devo fare un confronto tra un uovo che è un alimento naturale e una merendi-

na, un biscotto, un pacchetto di cracker, non c’è alcun dubbio che preferisco l’uovo. È tanto buon senso alla fine, è una

grande capacità di non cascare nella trappola continua dell’appagamento immediato. Se vi chiedo fanno meglio le pa-

tatine fritte o un broccolo cosa rispondete? Un broccolo, penso che non ci sia una persona sul pianeta Terra che non sa

che fa meglio il broccolo. La domanda che bisogna farsi è perché quando ho davanti il pacchetto di patatine e il brocco-

lo scelgo le patatine? Questa è una domanda chiave e lì bisogna riflettere un attimo e dire se le scelgo una volta ogni

tanto non c’è problema se le scelgo tutti i giorni diventa un problema.”

Cos’è la nutrigenomica?

“È una scienza che studia come i nutrienti regolano le attività dei nostri geni. L’informazione che governa le funzioni del

nostro corpo è racchiusa nel DNA però negli ultimi anni si è scoperto che il DNA non è una cosa così statica e fissa, ma

è un alfabeto molto modulabile che si adatta a seconda dei segnali che vengono dall’esterno. E uno dei segnali princi-

pali è portato dai nutrienti e la nutrigenomica studia questo, invece di vedere il cibo solo come energia calorie lo vede

anche come informazione che entra nel corpo che regola i processi cellulari e le espressioni dei nostri geni. ”

Suggerisce una differenziazione tra la dieta di un adulto e quella di noi ragazzi?

“Non necessariamente. I ragazzi imparano a mangiare in funzione dell’esempio che vedono e se a casa l’esempio è

buono in genere i ragazzi mangiano abbastanza bene, se a casa vedono genitori che sono attivi e fanno sport i ragazzi

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in genere fanno sport. Quindi non credo che debba esserci una netta differenza anche perché diventerebbe difficile

da gestire; già le mamme hanno poco tempo se devono pensare di fare da mangiare in un modo per il marito, in un

modo per loro e in un altro per i ragazzi diventa un incubo. Io lavoro molto anche con i gruppi e le famiglie e tendo a

trovare un modo di armonizzare le cose. Possono esserci alcune differenze per esempio i ragazzi che sono in fase di

crescita possono permettersi in genere una dose di carboidrati e cereali, sempre integrali secondo me, un po’ più

alta e non abusare di zuccheri.”

Qual è la sua opinione sull’ alimentazione vegana?

“Io non sono a favore dell’alimentazione vegana. Al di là dell’aspetto ambientalistico, animalistico o etico che non

spetta a me giudicare, da un punto di vista biologico credo che ci siano molti più dati intelligenti che mostrano che

noi siamo onnivori e rimaniamo onnivori e che la dieta vegana alla lunga non porti i benefici sperati. Attenzione, una

delle ragioni per cui ci sono molti dubbi e discussioni su questo è che l’interpretazione dei dati non viene fatta nel

modo giusto; cioè spesso si confronta uno che fa una dieta vegetariana o vegana con uno che fa una dieta tipica

occidentale a base di patatine, merendine, salsicce, gli hot dog ecc., per forza viene fuori che è più sana la dieta

vegetariana o vegana. Ma è un confronto che non ha senso; il confronto fa fatto con una dieta onnivora sana e quan-

do si fa quel confronto vince sempre la dieta onnivora, in particolare la dieta molto ricca di due elementi: le verdure e

il pesce. È questa la combinazione che porta le proprietà preventive dal mondo vegetale ma anche la protezione dei

muscoli e l’apporto di aminoacidi necessario attraverso le proteine che sono sicuramente le più sane.”

C’è sempre più attenzione nei confronti del glutine, tanto che il Professore Berrino definisce la farina raffinata “il più

grande veleno della storia “. Lei cosa pensa al riguardo?

“I veleni sono tanti, quindi il fatto di prenderne uno solo e concentrarsi su quello non sarebbe la mia posizione e non

sono nemmeno al 100% convinto che il glutine sia il problema di tutti. Vediamolo in un’altra ottica, sicuramente man-

giare dalla mattina alla sera alimenti ricchi di glutine non va bene. La soluzione è togliere il glutine dappertutto? For-

se basta ridimensionarlo perché poi non è che siamo tutti celiaci. Molto dipende dalla nostra genetica individuale, tra

l’altro, e l’attenzione al glutine è diventata anche questa un po’ una moda; negli Stati Uniti c’è scritto gluten free

ovunque anche su alimenti pessimi che non diventano buoni alimenti perché sono senza glutine. L’invito che io vi

faccio è andare sempre oltre cioè guardare nel dettaglio la questione e stare sempre attenti alle posizione troppo

eccessive perché dopo dieci anni emergono delle altre ricerche che dicono che era tutto sbagliato. Vi faccio un esem-

pio per trenta anni si è detto di far sparire i grassi dalla nostra alimentazione se c’è una cosa che tutti oggi diciamo è

che non bisogna togliere tutti i grassi perché i grassi sono fondamentali per la nostra biochimica. Il punto è che la

verità sta nel mezzo ma il mezzo non fa notizia. Voi che crescete e vi avvicinate al mondo degli adulti imparate a non

cascare troppo nella moda del momento perché non è detto che sia quella giusta. Io penso che Berrino si riferisca

anche al fatto che oggettivamente la quantità di cereali raffinati che mangiamo oggi, in particolare in Italia, è indub-

biamente alla base di tante problematiche. Non sarei però in grado di dirvi che il cereale raffinato è il veleno numero

uno e lo zucchero no perché anche lo zucchero che è onnipresente crea tanti problemi.”

Si sente molto parlare di disturbi dell’alimentazione, in particolare di anoressia e bulimia. Di cosa si tratta e quali

sono i soggetti più esposti al rischio?

“Sì, se ne sente parlare sempre di più e purtroppo sono malattie molto serie e spesso si arriva alla loro diagnosi un

po’ tardi perché si trascura qualche segnale iniziale. Diciamo, in maniera semplice, che il nocciolo della questione è

la gestione del rapporto con se stessi e la propria corporalità, e il cibo e il rapporto con il cibo diventa il capro espia-

torio di qualcosa che non va in termini di relazione con se stessi. Molto spesso ci sono casi che iniziano da una non

accettazione di qualche aspetto del proprio corpo e ne sono più suscettibili le ragazze probabilmente perché da un

punto di vista sociale sono più forzate ad avere attenzione nei confronti del loro corpo rispetto al maschio. Dovete

partire da un sano amore per voi stessi, sano non deve essere narcisistico, non deve essere eccessivo ma non deve

nemmeno essere che la vostra identità viene definita dalla modella X o dall’attrice Y, perché è sbagliato. Create voi

stessi dentro di voi la forza per accettare anche quei difetti che avete e magari migliorarli con il tempo. Attenzione

perché il cibo fondamentalmente è un nostro alleato e, invece, nei disturbi del comportamento alimentare diventa un

vero e proprio nemico. Il cibo è la vita e certo se è gestito male può anche portare a tanti problemi ma se è gestito in

maniera salutare, e nella maniera salutare ci stanno anche le eccezioni ogni tanto alla regola quotidiana di discipli-

na, di mangiare bene di capire che non devi vivere per mangiare ma che mangi per vivere, ma l’eccezione ogni tanto

fa parte del godersi il piacere del cibo. La vostra è un’età molto critica perché c’è un desiderio gigantesco di apparte-

nenza ad un gruppo, quindi l’idea di sentirsi esclusi da un gruppo è l’idea che terrorizza tutti ma bisogna anche capi-

re che l’inclusione nel gruppo non può avvenire a discapito di chi sei tu, dei tuoi valori, della tua essenza. Quindi an-

che la disciplina nei confronti dello sport che ti scarica da un punto di vista dei nervi ma ti rende anche forte perché

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vedi che coltivi una capacità di sacrificio, una disciplina costante, sono tutte cose molto importanti. Non illudetevi

che il mondo sia solo whatsapp, snapchat, nickelodeon e i modelli, il mondo siete voi con i vostri valori e dovete colti-

vare quelli.”

Quanto sono frequenti questi disturbi?

“Non saprei darvi una statistica precisa però sono abbastanza frequenti e sono anche in crescita. Oggi ce n’è addirit-

tura un altro rispetto all’anoressia e alla bulimia, l’ortoressia che viene definita come una situazione in cui il tentativo

di adottare un’alimentazione sana viene esercitato con un alto grado di ansia e di angoscia per cui ti senti sempre

avvelenato, ti senti che tutti i cibi ti distruggono e diventa un incubo. E questa purtroppo è anche una cosa che è

nata sull’onda di tutti gli interventi divulgativi anche di quelli come me che si spendono per far migliorare l’alimenta-

zione delle persone ma che magari poi toccano delle sensibilità particolari che interpretano questa cosa in maniera

sbagliata. Io per esempio mangio in maniera molto sana ma non mi sento angosciato da questo- Quindi sono cose

molto delicate che riguardano l’equilibrio psicologico di ognuno, sono in crescita e bisognerebbe parlarne di più e

fare di più.”

Quali sono i segnali di allarme di queste patologie?

“Secondo me sono molto la relazione con il proprio corpo, cominciare a dire non mi piace questo, sono troppo gras-

sa, non sono come quella lì, vorrei essere così. Tutti noi siamo passati in una fase della nostra vita in cui abbiamo

avuto questi pensieri, però i genitori devono essere in grado di capire quando questi pensieri diventano troppo preva-

lenti, quando questi pensieri si tramutano in azioni concrete nei confronti del cibo, cioè quando la persona inizia

molto presto e quando non ce n’è nessun bisogno ad adottare delle pratiche restrittive nei confronti dell’alimentazio-

ne perché è convinta che il suo corpo non sia adeguato. In questo cado io non aspetterei tanto tempo per cominciare

a parlare seriamente e intervenire finché la situazione non è pericolosa.”

Come comportarsi se si teme la presenza di un disturbo del comportamento alimentare?

“La persona che sente di avere un disturbo ne deve parlare subito con il papà e la mamma, che ne parli con le per-

sone di ci si fida un fratello più grande, un insegnante con cui si ha un buon rapporto. Invece, da parte dell’adulto se

osserva questo deve iniziare immediatamente un ragionamento più psicologico, magari facendosi aiutare o da un

medico o da uno psicologo che lavora con i disturbi del comportamento alimentare in modo da intervenire, perché se

si interviene subito in genere la situazione si raddrizza molto facilmente, le situazioni difficili sono quelle che non

sono state identificate e si solidificano, diventano un pattern mentale da cui non si riesce a uscire da soli. La cosa

più sbagliata per tutte le situazioni di disagio psicologico è non parlarne e avere vergogna e tenersi tutto dentro;

quando c’è questa sensazione bisogna trovare una persona che diventi un punto d’appoggio, affidarsi a questa per-

sona e svuotare il sacco, parlarne liberamente.”

Abbiamo letto che lei ha lavorato anche per l’ESA occupandosi dell’alimentazione degli astronauti. Hanno bisogno di

una dieta particolare?

“Gli astronauti hanno bisogno di tutta una serie di interventi che sono però fondamentalmente uguali a quelli che vi

ho detto prima cioè l’alimentazione, l’attività fisica a bordo della stazione spaziale che è fondamentale per evitare la

perdita di massa muscolare e di tessuto osseo, e la gestione dello stress quindi tutte quelle pratiche mentali che

rendono l’astronauta capace di rimanere in una condizione di alta prestazione anche sotto stress. L’alimentazione

segue i criteri che vi ho detto prima con una difficoltà aggiunta perché l’astronauta non va al supermercato a com-

prare il cibo quindi la gestione logistica è complessa bisogna preparare tutto prima, adottare metodi di conservazio-

ne a lunghissimo tempo, gli alimenti vengono spediti nello spazio e stoccati sulla stazione spaziale. E c’è anche un

aspetto che riguarda il gusto perché ogni astronauta viene lasciato libero di scegliere all’interno di un’ampia gamma

di cibi quelli che gli piacciono di più. Per esempio Samantha Cristoforetti aveva una dieta molto italiana, diversa da

quella dei suoi colleghi tedeschi o giapponesi. Ognuno è libero di scegliere la tipologia di alimenti mentre chi sta at-

tento all’aspetto nutrizionale si preoccupa che tutto si a equilibrato per garantire al massimo la salute.”

Al termine dell’intervista abbiamo chiesto al dott. Ongaro di venire nella nostra scuola per approfondire alcuni argo-

menti affrontati e lui, con la gentilezza e disponibilità che è emersa anche durante la nostra intervista, ha accettato il

nostro invito! Stay tuned vi faremo sapere presto giorno e ora dell’incontro!

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Scuola N. Guerrizio, finalmente l’inaugurazione

“Oggi 1 febbraio 2017 siamo finalmente entrati nella nuova scuola Nina Guerrizio. L’inaugurazione è stata bellissima: sono

stati sparati coriandoli colorati e alcuni bambini hanno lasciato volare nel cielo tanti palloncini che hanno sfiorato le nuvo-

le. Quando il Sindaco e il Dirigente Scolastico hanno aperto la porta della nuova scuola siamo entrati di corsa per scoprire

la nostra nuova aula! La nostra aula è molto spaziosa, è gialla con finestre e porte grandi e verdi, i banchi sono quelli di

sempre. Una volta seduti poi sono arrivati i nostri genitori a scattare le foto. Poi, dopo un buon buffet a base di chiacchiere

e frittelle, siamo andati a fare il tour della nostra nuova scuola, finalmente di mattina, ‘la più nuova di Campobasso’!”

Classe VA della Scuola Primaria Nina Guerrizio *

* Poetessa campobassana (1919-1990) che ci fa piacere ricordarla in questo momento di gioia per la scuola che ne porta

il nome, attraverso la sua composizione “Sole”.

Sole

Nuvole.

Scrosci d'acqua lampi tuoni.

Ma alla prima carezza del sole

il prato si è sbiancato di margherite.

Così è trasalita

l'anima mia sotto

a questi occhi dolci.

Sole

Nuvule.

Scruosce d'acqua lampe tuone.

Ma a la prima carezza de lu sole

lu prate z'é sbiancate 'e margherite.

Cuscì é trasalita

l'anema mé sotte a chisse uocchie

doce.

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Malala, il premio Nobel a soli 17 anni di Ciro della Valle e Luca Gualtieri

Malala Yousafzai was born in 1997 in

Pakistan. The Taliban took control

ofPakistan and ordered girls to stop

going to school. Despite this, Malala

continued going to school. In 2009

she started blogging for the BBC about

the problems in Pakistan and in the

same year won the Blogger of the Year

award. In 2010 she and her family

were in a TV documentary. On 9 Octo-

ber 2012, aged fourteen, the Taliban

shot her in the head on her way home

from school. Malala had to go to UK

for urgent hospital treatment. Now she

lives in Birmingham in England. She

founded the Malala Fund, a non-profit

organisation promoting education for

children around the world. In 2014

she became the youngest persone ver

to win a Nobel Peace Prize, at just

seventeen years old. In 2013, she

wrote her autobiography, I am Malala.

Venerdì 17 febbraio siamo an-

dati a vedere, al teatro Savoia,

lo spettacolo teatrale “Io sono

Malala”. La rappresentazione

racconta della storia di una

ragazza che viveva in Pakistan

durante la guerra civile ed è

diventata famosa per aver vinto

il premio Nobel a soli 17 anni.

Lo spettacolo è stato allegorico

perché attraverso degli oggetti

o dei movimenti riusciva a spie-

gare cosa più difficili da capire.

Il racconto è ambientato nella

valle dello Swat durante il go-

verno talebano. È una storia

molto triste. I genitori, quando

Malala nacque, erano contenti

ma dispiaciuti perché sapevano

che non avrebbe avuto un futu-

ro molto semplice. Malala creb-

be e iniziò ad andare a scuola.

La scuola le piaceva molto ed

era sempre impaziente di sco-

prire cose nuove. I talebani,

però, imposero a tutte le donne

di non poter andare a scuola,

mettere il burka e rimanere in

casa. Malala si rifiutò e decise

di andare lo stesso a scuola e

di non portare il burka. Dopo

quest’ imposizione, Malala de-

cise di scrivere sul suo blog

dove denunciava ciò che i tale-

bani facevano e venne pubbli-

cato dalla BBC. Un giorno, allo-

ra, i talebani scoprirono che

non tutte le ragazze rispettava-

no l’imposizione e decisero di

punirle. Si venne a sapere an-

che del blog di Malala e questo

li fece infuriare ancora di più.

Prima di tutto bombardano

tutte le scuole femminili, poi

danno la caccia alle famiglie di

queste ragazze e le obbligano a

scappare. Malala e la sua fami-

glia scappano con delle valigie

che, una volta finita la guerra, si

aprono e si vedono fuoriuscire

delle scarpe, queste stanno a

simboleggiare tutte le persone

morte durante la guerra. Una

volta tornati nella loro città, Ma-

lala prende lezioni dal padre

che, essendo maestro, le inse-

gna le cose fondamentali riguar-

danti la legge e il diritto con un

gioco: lui lancia delle palline

pronunciando queste parole e la

figlia le deve prendere al volo e

ripetere le parole pronunciate

dal padre. Malala venne poi

iscritta in una scuola maschile

dove andava anche una sua

amica. I talebani, però, mentre

Malala tornava da scuola con lo

scuolabus, presero una pistola e

le spararono alla testa. Dovette-

ro portarla d’ urgenza in ospeda-

le e, dopo qualche giorno, tra-

sferirla a Birmingham dove fu

curata e alla fine guarì. Dopo

quest’ episodio diventò ancora

più famosa e fu invitata al palaz-

zo di vetro a New York. Dopo

quest’ episodio vinse il premio

Nobel per la pace e diventò il

simbolo del diritto all’ istruzione

dei bambini. È stato uno spetta-

colo molto bello e ci ha colpito

molto come una ragazza così

giovane sia riuscita da sola a

fronteggiare un problema ormai

comune nelle zone come il Paki-

stan, tanto da essere premiata.

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Giornata dello sport, l’esempio di Nicole Orlando di Giorgia Cosimi, Cinzia Palladino e Irene Vergalito

Il 25 Gennaio noi alunni della Francesco D’Ovidio, che abbiamo partecipato ai giochi studenteschi di

atletica leggera, siamo andati al Teatro Savoia per assistere alla IV Giornata dello Sport della Regione

Molise. Il nostro Istituto, assieme ad altre scuole molisane, è stata insignita del premio per aver rap-

presentato il Molise alla fase nazionale dei giochi studenteschi tenuti durante l’a. s. 2015-2016. La

giornata si è svolta in due momenti: la mattinata è stata dedicata agli studenti, il pomeriggio alle so-

cietà sportive del territorio. All’evento hanno preso parte alcuni tra i grandi nomi dello sport italiano,

tra cui Nicole Orlando, atleta paralimpica premiata con 4 ori e 1 argento ai campionati mondiali di

atletica leggera; Giuseppe Petriella, campione italiano nei 100 metri stile libero; Antonella Di Cesare,

atleta della Nuova Pallavolo Campobasso convocata in nazionale italiana di sit-in volley; Mattia Ama-

tuzio, campione mondiale di Light Contact a Dublino Al termine della coinvolgente mattinata abbia-

mo avuto il piacere di intervistare la bravissima e simpaticissima Nicole Orlando.

C’è qualcuno in particolare che ti ha incoraggiato a fare sport?

Fin da piccola ho iniziato a praticare ginnastica artistica, e la mia insegnante Anna Miglietta è sempre stata eccezionale.

Lo sport è nel mio sangue, è la mia passione e mi piace davvero molto.

Che cosa hai provato quando hai scoperto di aver battuto i record europei sui 100 metri e sul salto in lungo?

È stato molto bello, è andato tutto molto bene e spero di riuscire a fare ancora meglio. A fine marzo parteciperò ai cam-

pionati indoor ad Ancona e spero di andare molto bene anche lì e anche ai campionati italiani a Cerignola.

Come ti sei sentita quando il Presidente Mattarella ti ha citata nel suo discorso?

Mi sono sentita molto emozionata, il cuore mi batteva forte e sentivo le farfalle nello stomaco. Sono orgogliosa di essere

italiana.

Cosa hai provato quando hai capito di poter rappresentare l’Italia a questi livelli?

L’Italia mi piace molto. Mi piace stare con i miei compagni di squadra che mi sostengono, a anche voi che mi sostenete

e che fate andare avanti lo sport con le vostre performance.

Cosa consigli ai ragazzi di oggi?

I ragazzi devono essere molto aggressivi in campo, devono essere forti e avere tanta grinta. Ascoltate sempre gli allena-

tori, perché è importante, fate del vostro meglio e fate vedere chi siete veramente.

Il titolo del tuo libro è “Vietato dire non ce la faccio”. Ti è mai capitato di non farcela?

Quando faccio una gara mi concentro sulla mia pista e su me stessa, non sugli altri. La mia famiglia e la mia squadra

fanno il tifo per me, mi danno la forza per continuare a correre. Ed è questo che mi spinge a fare sempre di più.

Il libro che hai scritto è dedicato a qualcuno in particolare?

Ai ragazzi di tutte le età.

Di solito hai a che fare con un pubblico adulto, oggi invece ti sei rapportata con un pubblico molto giovane. Come ti sei

sentita?

È stato molto bello. È la prima volta che vengo a Campobasso. Non ho visto molto, però comunque mi sono emozionata

quando ho visto tutti voi qui.

Ringraziamo quindi tutte le eccellenze che hanno preso parte a questa manifestazione e auguriamo loro altri successi!

Inoltre, speriamo di riuscire a ripetere l’esperienza e i risultai ottenuti lo scorso anno, per rappresentare nuovamente il

Molise alle fasi nazionali, confermando la posizione della nostra scuola.

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PAGIN A 14 D ’O VID IO N EWS

La danza per crescere di Annachiara Gallo

“Le nostre braccia hanno origine dalla schiena perché un tempo erano ali” (M. Graham)

questa è una delle citazioni preferite dalla mia insegnante di danza moderna ed è una

delle frasi più rappresentative di questa espressione corporea. Quella moderna è una

diramazione della danza classica, nata dalle teorie del musicista francese François

Delsarte, in contrapposizione alle rigide regole del balletto accademico, poi seguite

da Martha Graham, da molti considerata la più grande danzatrice statunitense del XX

secolo. La modern dance si diffuse in America tra il 1830-70 e, nel tempo, è diventata

una tecnica vera e rigorosa. Le coreografie nascono dall’unione dell’hip-pop con la dan-

za classica e possono essere contemporanee o più prettamente coreografiche (quando

vengono ripetuti i movimenti). Le coreografie moderne vengono prima scritte su carta e

poi svolte e valorizzano il movimento naturale e lineare del corpo, la postura e la posi-

zione di braccia e testa e, a differenza della danza classica che tende all’etereo, anche

la pesantezza corporea (espressa dal senso di gravità) che crea un legame unico tra il

ballerino e la terra. La danza favorisce anche la maturazione in un momento fondamen-

tale di crescita, come quello dell’adolescenza. Le coreografie e la musica sono infatti un

modo per esprimere il proprio carattere e delineare la propria personalità. Praticando

danza per anni si riesce a sbloccare la timidezza e si comprende quanto sia importante

impegnarsi con costanza e precisione. La danza ti aiuta a comprendere i tuoi interessi e

a riconoscere le tue attitudini e anche i tuoi limiti e ti spinge a superarli; ti insegna ad

accettarsi per come si è e allo stesso tempo a migliorarsi sempre di più, perché “La

danza è una poesia in cui ogni parola è un movimento”.

Le origini della danza moderna di Annachiara Gallo

Martha Graham

Misty Copeland

Sin da piccola mi piaceva ballare e muovermi liberamene seguendo il

ritmo della musica, quando mi sono iscritta in una palestra per farlo in

modo serio sono stata veramente felice! Ho iniziato con la danza classica,

seguendo regole rigide e precise, con esercitazioni continue e ripetitive;

mi impegnavo con serietà, ma mi sentivo vincolata e non totalmente libe-

ra di esprimermi. Quando cambiai genere, passando ai balli coreografici,

mi sentii più soddisfatta e a mio agio, tale sensazione, si rese ancora più

concreta quando iniziai a frequentare il corso di danza moderna: allora

capii di aver finalmente trovato il mio genere! In un primo momento pen-

sai che per alcuni anni avevo di aver sprecato il mio tempo e disperso le

mie energie, ma la mia insegnante mi fece capire che per trovare ciò che

veramente si addice a noi, bisogna sperimentare, confrontarsi, mettersi

alla prova, quindi capii che in quegli anni non avevo fatto solo un percorso

esteriore, fisico, ma anche e soprattutto interiore, alla scoperta di me

stessa. Ora, mi piace sempre moltissimo eseguire le coreografie proposte

dalla mia insegnante perché si ispira a Martha Graham, la madre della

danza moderna, sostenitrice del "movimento" come massima forma di

espressione. Questa grande artista aveva un corpo minuto, ma riusciva ad

assumere forme angolari e vibranti con cui riusciva a comunicare profon-

de emozioni. Generalmente le vicende biografiche di ballerini famosi sono

storie di sacrifici, impegno e determinazione finalizzati al raggiungimento

di un obiettivo. Recentemente mi hanno colpito le parole di Misty Cope-

land, prima ballerina afroamericana ad essere diventata Principal dell’A-

merican Ballet Theatre che, riferendosi alla sua esperienza di vita, ha

detto: "Contro i pregiudizi alla fine ho vinto io". La sua non è stata una vita

semplice: ha sperimentato la solitudine, la povertà, la fatica, l'emargina-

zione: ha potuto dedicarsi alla danza solo a tredici anni, grazie all’aiuto di

un’insegnante, ma con impegno e passione è riuscita ad arrivare a livelli

internazionali, affiancando artisti di fama mondiale, come l’italiano Rober-

to Bolle con il quale ha recentemente esordito alla Scala di Milano per

l’apertura di stagione del balletto nel Romeo e Giulietta di Prokofiev.

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AN N O XVI, N UMER O 2 PAGIN A 15

Alla scoperta dello sport, la ginnastica ritmica a cura di Matilde Soriano e Alessandra Sottile

Tutti i ragazzi che si trovano nel pieno dell’adolescenza, sono costretti ad affrontare un periodo caratterizzato da angosce,

paure e incertezze. Noi pensiamo che il miglior modo per affrontare questa critica fase, sia lo sport. Nel nostro caso, è la

ginnastica ritmica che riesce a farci sorridere nei momenti di tristezza, regalarci soddisfazioni nei momenti di delusione e

credere in noi stesse quando tutto sembra rivelarsi contro di noi. Pur sembrando uno sport statico e ripetitivo, ci aiuta ogni

giorno ad affrontare con il sorriso il periodo adolescenziale. Uno tra i problemi principali di questa età è la non accettazione

del proprio corpo in fase di cambiamento. La ritmica aiuta ad affrontare tale problema. In questo sport, infatti, il proprio

corpo è fondamentale per la riuscita di ogni esercizio ed è importante conoscerlo a fondo per saperlo controllare. La ginna-

stica ritmica sviluppa capacità come l’autocontrollo, fondamentale in questa età, la resistenza fisica, l’equilibrio e la coordi-

nazione. Inoltre riesce a tranquillizzarci quando il nostro animo è inquieto e a darci la carica nei momenti di depressione. In

questo periodo, inoltre, inizia a svilupparsi in noi un carattere piuttosto ribelle ed irascibile che la ritmica attenua, rendendo-

lo più calmo e paziente. Il periodo dell’adolescenza, dunque, si può paragonare ad un lungo filo sospeso in aria. Noi adole-

scenti ci troviamo a metà e dobbiamo cercare di giungere al termine senza sbilanciarci. Noi ci dedichiamo alla danza per

affrontare le paure, le angosce, le incertezze che nel periodo dell’adolescenza assalgono ogni ragazzo. Ci facciamo traspor-

tare dal ritmo, dalla musica e dalle canzoni per liberare i nostri sentimenti interiori come la rabbia, l’invidia o la paura.

mio senso di inadeguatezza. Non siamo onnipotenti!”

Perché ha scelto di diventare una psicologa dell’età evolutiva?

“All’inizio all’università avevo scelto filosofia quando ad un certo punto ho deciso di intraprendere psicologia. Quello che ho

capito nel corso degli anni, come diceva mia madre, che io ho una curiosità di fondo, avere la possibilità di entrare nel mon-

do dell’altro mi ha sempre appassionato giacché è anche opportunità di scoprire meglio te stesso.”

Perché ha scelto di diventare una docente di sostegno?

“Volevo rimanere nella mia città. Ho iniziato a fare l’insegnante e mi è piaciuto da subito.”

Consiglierebbe ad un adolescente di intraprendere la sua stessa professione? Perché?

“Cero perché a me piace tantissimo. La bellezza di questo lavoro è quello di relazionare con gli altri attraverso la semplice

parola.”

Cosa direbbe agli adolescenti che hanno bisogno di un sostegno morale ma hanno vergogna?

“Tante persone non si rivolgono allo psicologo perché molti lo associano allo psichiatra. Inoltre c’è la vergogna di mostrare

quello che si è realmente. Perciò io consiglierei di provare, con la piena libertà di poter continuare o meno.”

Continua da pag. 6

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PAGIN A 16 D ’O VID IO N EWS

Manca poco, oramai, al giorno in cui dovremo iscriverci alla scuola supe-

riore. Ci siamo, il Liceo ci aspetta! Io, come credo tanti miei compagni,

non ho le idee tanto chiare. Mi piace studiare, mi impegno, e soprattutto,

mi gratificano i bei voti. Forse anche per tutti questi motivi la scelta è

abbastanza difficile. In classe sono venuti i professori delle diverse scuo-

le superiori per illustrarci il loro percorso formativo. Ad esser sincero di

quasi tutte mi è piaciuto qualcosa. Molte materie si ritrovano in tutti i

licei, ovviamente, allo Scientifico ci sarà più matematica, al Classico più

greco e latino, al Linguistico più ore di lingue e letteratura straniera. In-

somma, dove mi iscrivo? Me lo sono chiesto tante, tantissime volte. A tal

punto che, i miei genitori, quando tocco questo tasto… sorridono. Nei

prossimi giorni andrò, neve permettendo, all’open day del Liceo Scientifi-

co Romita, perché comunque la matematica è la materia che preferisco.

Il mio orientamento, quindi, tende verso questa scuola. Ho visto anche il

piano di studi, tante materie, tutte importanti e dal terzo anno filosofia.

Una novità…. Sarà affascinante così come dice mia madre? E poi, italia-

no, latino, biologia, geo-storia, storia dell’arte, inglese. Insomma non

mancherà nulla alla mia formazione che è cominciata ben 8 anni fa. Una

seconda lingua straniera, però, mi piacerebbe studiarla, anche perché

l’abbiamo fatta per tre anni alla scuola media. Un peccato lasciarla così.

Ma i modi per coltivare le lingue sono tanti. E allora, buona scelta a tutti,

soprattutto buono studio. La cultura oggi, che ci viene anche dalla scuo-

la, è sempre un ottimo biglietto da visita spendibile nel futuro.

Le scuole superiori ci aspettano di Niccolò Fruscella

Musica, non so vivere senza! di Ciro della Valle

La musica è una parte integrante della vita degli adolescenti: accompagna

le tappe della crescita, affianca le storie d’amore, le delusioni, i momenti

belli e brutti della vita e crea momenti di forte emozioni. Spesso ci isoliamo

con quei cuffioni colorati, passiamo ore con la musica nelle orecchie: men-

tre studiamo, parliamo, mentre facciamo qualsiasi cosa! Ci fa compagnia, è

un po' come se fosse la colonna sonora della nostra vita. Ci identifichiamo

spesso in un gruppo musicale, in un cantante, in un genere e tendenzial-

mente siamo esterofili, non amiamo e non apprezziamo la musica italiana

pop, mentre stimiamo maggiormente quella rap: la musica di denuncia

sociale, che grida il dissenso contro lo stato e la società. A volte ascoltiamo

ripetutamente la stessa canzone, viviamo in funzione di un gruppo o di un

cantante che seguiamo assiduamente anche sui social network. Non amia-

mo le manifestazioni classiche che reputiamo pesanti e da vecchi come

Sanremo e ci appassioniamo ai talent, nei quali ci riconosciamo e rivedia-

mo. In una recente indagine è emerso che su circa 7000 adolescenti di età

compresa tra i 13 e i 19 anni, il 98,5% ascolta musica regolarmente, la

quasi totalità e la maggior parte sente un po’ di tutto (il 39%), rispetto al

23% che ascolta rap, il 21% hip hop e il 13,4% pop. Nel grafico sono ripor-

tate le percentuali relative a tutti i generi musicali. Quasi l’80% ascolta mu-

sica perché gli piace e perché lo far star bene. Il 5% che ascolta musica per

sfogo e denuncia sociale, in genere sono coloro che sentono e fanno il rap.

Gli adolescenti ormai non comprano quasi più i cd, solo il 30% di loro per-

ché vuole conservare l’album o perché ci sono le foto o qualche trovata

commerciale che li induce ad acquistarli. L’85% scarica e ascolta la musica

dallo smartphone e l’81% ascolta la musica online o guarda i video musica-

li su YouTube. Infine, c’è un numero ridotto di ragazzi che vive la musica

attraverso gli strumenti musicali, il 25%. Solo il 5% fa parte di un gruppo

musicale.

di Martina Carriero

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AN N O XVI, N UMER O 2 PAGIN A 17

Lessico facile, ecco il glossario a cura di Letizia Iasi, e Pia Eleonora Sabella

Lo sapevi che? di Mario Nicu Judele

Ecco le parole che usiamo con maggiore

frequenza:

Bella: non è un aggettivo, ma un saluto.

Si può usare quando ci si incontra con

un gruppo di amici, ad esempio “Bella,

ragà, come va?”.

BFF: di solito è una sigla utilizzata dalle

ragazze ma raramente anche dai ma-

schi: per questo motivo la traduzione è

volta al femminile e non al maschile.

BFF è semplicemente, l’acronimo di best

friend forever ovvero migliori amiche per

sempre. In Italia questo monogramma si

è trasformato nell’acronimo MAPS cioè

migliori amiche per sempre.

Bro: è un appellativo che, solitamente, si

scambiano i ragazzi. È l’abbreviazione

del sostantivo inglese “brother” che tra-

dotto in italiano diventa “fratello”. Per

alcuni è un modo affettuoso di rivolgersi

ad un amico, ritenendolo un vero e pro-

prio fratello , altri utilizzano il nome pri-

vandolo del significato. Le espressioni

più comuni sono “Ah bro”, “Grande bro”,

“Ti stimo bro” o anche “Buono bro”.

Dab: dab è una parola particolare giac-

chè in base all’articolo posto d’avanti

cambia il suo significato. Il dub infatti, è

un sottogenere della musica reggae del-

la Giamaica nato attorno alla seconda

metà degli anni sessanta; la dub è qu o

la dab dance è la parola, ripetuta dai

giovani di oggi. La dab dance è una posi-

zione che si assume con le braccia: una

piegata che copre la testa e l’altra stesa.

Essa è nata negli Stati Uniti, ad Atlanta.

Non è chiaro chi sia stato l’inventore, ma

si crede sia nata tra alcuni cantanti

dell’etichetta Quality Control Music. La

sua diffusione deve il merito soprattutto

ai Migos, un trio di rapper che il 3 set-

tembre 2015 diffusero il singolo “Bitch

Dab”. Ci sono state tuttavia alcune con-

troversie tra gli esponenti della scena

rap di Atlanta sull’effettiva paternità

della dab. Il rapper OG Maco, infatti,

scrisse su Twitter che ad inventarla fu un

altro rapper, conosciuto come Skippa

da Flippa, il quale già nel luglio del

2014 aveva diffuso il video di una

canzone nel quale muoveva le braccia

in quel modo. Negli Stati Uniti dab è

anche un verbo: con il termine

“dabbing” si indica anche il consumo

dell’olio di hashish, una droga estratta

sotto forma di resina dalla pianta del-

la cannabis.

Figo: diffusissimo termine che ha de-

pennato tutti i sinonimi di “bello” dai

vocabolari degli adolescenti. Un qual-

siasi pretesto che desti stupore o bel-

lezza viene identificato con questa

parola.

Roba: è il sinonimo del sostantivo

“cosa”. Ormai si utilizza nella maggior

parte dei casi soprattutto quando non

si trova il nome appropriato al conte-

sto. In base alla situazione poi, acqui-

sisce una diversa versione ad esem-

pio: “È una roba fantastica!” sarebbe

“È un qualcosa di fantastico!” oppure

“Sei una roba!” vale a dire “Sei bravis-

simo/fantastico/strabiliante…”.

Sclerare: impazzire, uscire fuori di

senno, dare di matto.

Shalla: non vi è mai capitato di sentire

“Shalla”?! Shalla ormai è divenuto un

vero e proprio vocabolo del gergo ado-

lescenziale: brevemente, significa

“lascia stare” oppure “ chi se ne im-

porta. Esempi: “Non ho fatto i compiti,

va bene… shalla!” oppure “Ho dimen-

ticato di avvisare mia madre, fa niente

shalla!!”.

Tess: è una parola al femminile; è

usato soprattutto fra amiche e amiche

del cuore. È l’abbreviazione di

“tesoro”.

Thug Life: molti adolescenti hanno

sentito questa parola guardando i

video di Youtuber come Favij ,Anima o

St3pny, attribuendo il significato di

qualcosa di “figo”. In realtà Thug life è

l’acronimo di The Hate U Give Little

Infants Fucks Everybody, ovvero,

letteralmente “l’odio che rivolgi ai

bambini piccoli “fotte” tutti”. Que-

st’ultima frase è di un rapper

(considerato uno dei migliori rap-

per della storia), attivista statuni-

tense ritenuto da molti, erronea-

mente un criminale: Tupac. Con

questa sua affermazione voleva

spostare l’attenzione su tutte

quelle persone che riescono ad

emergere partendo da zero e su-

perando gli ostacoli che la vita

presenta.

di Martina Carriero

È stato molto interessante per me, appassionato di animali, leggere un articolo del quotidiano “La Stampa” che voglio

far conoscere a tutti voi! “Un vero amico con cui costruire un solido legame, ma anche un antidoto alla solitudine e un

fedele compagno di giochi con cui passare anche 3 ore al giorno. A `fotografare´ il rapporto tra gli adolescenti italiani e

gli animali domestici è una ricerca condotta su 2.000 studenti di terza media. Più della metà degli intervistati nell’inda-

gine “Adolescenti e Pet” considera il pet un amico con il quale instaurare un vero e solido legame affettivo. Ma anche

un `alleato´ che fa sentire meno soli (31,9%) e un fedele compagno di giochi (21,8%). Insomma, in un mondo dove la

tecnologia e l’utilizzo di internet permette amicizie virtuali, il rapporto tra teenager e animali è solido. Come emerge

dall’indagine, prendersi cura del proprio pet si riflette anche sul grado di sicurezza di sé e di indipendenza con cui ci si

relaziona con i propri coetanei. Gli adolescenti che hanno un cane o un gatto risultano leggermente meno dipendenti

dalle scelte del gruppo, da cui si sentono condizionati in misura minore (44% vs 48%).”.

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PAGIN A 18 D ’O VID IO N EWS

In questo nuovo numero del D'Ovidio news vi parlerò degli youtuber che parlano di

ragazzi. Al primo posto direi di mettere Greta Menchi, una Youtuber e vlogger italia-

na di 21 anni, diventata famosa grazie ai suoi video pubblicati sul canale Youtu-

be "Greta Menchi", che vanta 915mila iscritti. Greta Menchi è tra le star del web

italiane che guardano di più grazie all’enorme seguito di fan su Youtube e sui so-

cial network e alle attività collaterali a cui ha cominciato a dedicarsi da un anno a

questa parte. Greta ha partecipato anche alla prima stagione di Social Face, il rea-

lity di Sky Uno dedicato ai video blogger di Youtube più popolari tra i giovanissimi,

ma ha abbandonato la sit-com e ora si sta dedicando ad altri progetti. Un'altra you-

tuber che parla di ragazzi è Sofia Viscardi, una ragazza milanese di 18 anni, molto

famosa tra gli adolescenti: è una youtuber su un canale personale seguito da oltre

500.000 persone. Ha anche una pagina Facebook seguita da 133mila persone,

più di 340mila followers su Twitter e oltre un milione di seguaci su Instagram.

Dall’ottobre del 2011 posta video su YouTube i cui titoli sono, per esempio,

“Mamma, ho preso un brutto voto”, “Allarme San Valentino” o anche “Siamo schia-

vi della tecnologia?”. Il 24 maggio 2016 Mondadori ha mandato in libreria il primo

romanzo di Viscardi, dal titolo "Succede". Al terzo posto c'è Cutiepie Marzia, la you-

tuber italiana con più iscritti (6 milioni). In Italia non tutti la conoscono, perché Mar-

zia si rivolge a un pubblico di lingua inglese. Nata nel 1992, a Vicenza, Marzia è

una ragazza dolce e sensibile che ama la moda e fare video. Il suo canale affronta

temi di moda, vestiti, make up, vita, cibo, video con amici e oggettistica. Marzia ha

un fidanzato molto famoso che l'ha aiutata a diventare una star su Youtube. Si

tratta dello youtuber con più iscritti al mondo, stiamo parlando di PewDiePie, il

gamer che ha ispirato Favij e che ha ben 52 milioni di iscritti al suo canale! All'ulti-

mo posto troviamo Nadia Tempest,è una ragazza pugliese con più di 400 mila

iscritti su Youtube, parla di ragazzi e di moda.

Youtubers all over the world! di Lorenzo Mastrogiuseppe

Nico Picone, passione e talento di Martina Carriero e Nicolantonio Fancetti

È stata una mattinata speciale

quella in cui con le nostre classi

abbiamo avuto il piacere di co-

noscere un noto fumettista,

Nico Picone che ha fatto visita

alla nostra scuola per raccontar-

ci la sua esperienza ed il suo

percorso di studi. Il giovane

campobassano ha frequentato il

Liceo Artistico della nostra città

con l’idea di diventare un pittore

specializzato nella tecnica ad

olio. Dopo la maturità si è poi

trasferito a Bologna per iscriver-

si all’Accademia di Belle Arti

seguendo il corso di fumetto ed

illustrazione. Casualmente, si

reca a visitare il Lucca Comics,

la Fiera internazionale del fu-

metto, e tra i vari stands entra

in quello della Disney ed è lì che

fa visionare alcuni suoi schizzi.

Incoraggiato da questa espe-

rienza decide di approfondire la

sua passione iniziando a colla-

borare con Topolino. Questo

incontro per me è stato importan-

te, mi ha portato a riflettere su un

possibile percorso da intraprende-

re seguendo la mia passione per il

mondo del fumetto. Sono consa-

pevole del fatto che affermarsi in

questo settore è molto difficile,

soprattutto in Italia dove la cultura

del fumetto non viene presa molto

in considerazione, ed il lavoro del

fumettista è spesso discriminato e

visto solo come un hobby o un

lavoro secondario. Inseguire i pro-

pri sogni è faticoso ma è un incen-

tivo per mettercela sempre tutta

per far sì che questi si avverino.

Nico ci ha lasciato un ricordo della

mattinata passata insieme: un

Paperoga disegnato ed autografa-

to per noi della 3^A ed, insieme

alla professoressa Lettino, ci ha

raccomandato di fare, nel mondo

del lavoro, ciò che più ci piace e ci

rende felici.

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AN N O XVI, N UMER O 2 PAGIN A 19

Libri per crescere, sognando

di Cinzia Palladino

Sondaggi d’istituto, tra curiosità e innovazione a cura di Michele Ciaramella, Alisia Mancinelli e Salvatore Passarelli

Per questa nuova edizione del Giornalino Scolastico, la nostra redazione ha scelto di affrontare il tema dell’adolescenza.

Per questo abbiamo selezionato e posto ai nostri compagni due domande, come sempre. La prima è stata: “Secondo te, le

nuove generazioni sono ‘peggiorate’ rispetto alle vecchie?”. La maggior parte degli alunni -il 70%, composto da ben 102

studenti- ha risposto positivamente. Dalla parte del “No” si sono schierati 31 alunni, mentre 24 alunni erano incerti, rispet-

tivamente 11 e 19%. In questo caso la vittoria del “Si” è stata pressoché schiacciante, a differenza della seconda doman-

da: “Pensi che la tua scuola faccia abbastanza per ‘farti diventare grande’?”. In questo caso, nonostante il “Si” abbia domi-

nato comunque, quest’ ultimo ha ottenuto a stento il 60% dei voti, facendo salire il “No” a quota 23. Il “Non lo so” è rima-

sto praticamente invariato, con una minima perdita del 3%.

Durante la fase dell’adole-

scenza siamo tutti vulnerabi-

li. Questo perché siamo insi-

curi sulle scelte da compie-

re, quelle che cambieranno

la nostra vita. È difficile fare

le scelte giuste, ed è per

questo che cerchiamo un

rifugio. Alcuni trovano riparo

circondandosi di amici, altri

si circondano di libri. Ma che

tipo di libri? In questo perio-

do la maggior parte degli

adolescenti va alla ricerca di

libri diversi dai soliti. Le ra-

gazze si avvicinano ai libri

romantici che, nella maggior

parte dei casi, hanno come

protagonista un adolescente

che deve compiere delle

scelte e, per questo, si avvi-

cina a un ragazzo o una ra-

gazza. I ragazzi restano an-

cora sull’avventura, appas-

sionandosi alle storie di ra-

gazzi normali che si ritrova-

no catapultati in avventure e

in mondi che neanche pen-

savano esistessero. Per ra-

gazzi e ragazze consiglio la

serie firmata dalla scrittrice

Raquel Jaramillo, con lo

pseudonimo R. J. Palacio,

che ha avuto un enorme

“Per la prima volta nella sua vita pura di ragazzo gli si af-facciò alla mente una vaga idea

di ciò che è la vita, che ci spinge tutti a lottare, a volte con gran serenità e a volte con

una grande tristezza.”

F. Molnár

successo in tutto il mondo. Co-

mincia con Wonder, la storia di

August, ossia un ragazzo il cui

viso è deturpato da una malattia

terribile, la sindrome di Trecher-

Collins. Nell'episodio che inau-

gura la serie, August, dopo aver

trascorso la prima parte della

sua vita in casa con i suoi fami-

liari, si avvicina al mondo ester-

no con il debutto nella scuola.

Una grande storia sul coraggio

di essere diversi. A Wonder sono

seguiti altri volumi, dedicati a

personaggi introdotti nel primo

episodio: Cristopher, il grande

amico di August, e Julian, che

nel primo libro si accanisce su

August sin dai primi giorni di

scuola. Per le sole ragazze, inve-

ce, suggerisco Uno splendido

disastro di Jaime McGuire; la

storia di Abby, una ragazza che

ripone la propria fiducia in Tra-

vis: “il ragazzo sbagliato per

eccellenza”. Solo lui è in grado

di dare una casa al cuore sem-

pre in fuga della ragazza. Ma

Abby ha troppa paura di affidar-

gli la chiave per il suo ultimo e

più profondo segreto. Per i ra-

gazzi in cerca di avventure pro-

pongo I ragazzi della via Pàl, un

classico di Ferenc Molnár. È una

storia dal sapore dolce-amaro,

dove il gioco e le sue conse-

guenze sono una scuola di vita,

vita che comprende anche le

lacrime. Una storia che non ha

un lieto fine e che sa commuo-

vere, che ci porta a combattere

a fianco di questi ragazzi c

pronti a dare la vita per ciò che

considerano il loro tesoro più

prezioso. L’autore è abile nel

tracciare il carattere di ogni

ragazzo protagonista della vi-

cenda e al lettore pare di cono-

scerli da sempre. Ogni ragazzi-

no ha i suoi pregi e i suoi difetti,

ma tutti cercano di conquistare

quello che per loro è il simbolo

dei loro sogni. Personaggio me-

morabile è quello di Nemecsek,

il più piccolo che però crede in

quello che fa più di tutti: la sua

commovente storia insegnerà ai

ragazzini ad andare oltre la riva-

lità e che a volte un atto eroico

può essere vano.

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PAGIN A 20 D ’O VID IO N EWS

“Fate come gli alberi: cambiate le foglie e conservate le radici. Quindi cambiate le vostre idee e conservate i vostri principi.”

Prendendo spunto da questa bella frase di Victor Hugo i nostri amici delle classi quinte A e B della Scuola Primaria Enrico

D’Ovidio hanno voluto dirci cosa vuol dire per loro crescere, attraverso frasi e coloratissimi disegni!

La scuola è sempre a colori cura delle classi VA e VB della Scuola Primaria Enrico D’Ovidio

“ Crescere è

non avere paura

delle difficoltà

e sapere affrontare

la vita.

Classe VA

“Crescere:

essere più

autonomi

nel pensare e

nel fare.”

Classe VB

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AN N O XVI, N UMER O 2 PAGIN A 21

L’angolo della dolcezza a cura di Ishann Atta

La ricetta di Ishann Atta e Luca Galuppo

Salem a tutti! Vi voglio raccontare un divertente pomeriggio passato nel laboratorio della pasticceria Ambrosia. quan-

do con Luca, il mio amico pasticcere, abbiamo realizzato un dolce del mio paese, il Marocco.,. Il nome è “Halwa bi

Tmar”, uno dei più tradizionali cibi per rompere il digiuno, i datteri , che ne sono un ingrediente importate, fanno parte

della tradizione del Ramadan. Luca ha avuto una brillante idea, sostituire in alcuni dolcetti la farcitura di datteri con la

marmellata di amarene, è stata una trovata fantastica perché alla fine il dolce fusion è venuto benissimo. Dopo aver

infornato il dolce Luca ha avuto il tempo di rispondere ad alcune domande.

Avevi mai fatto dolci marocchini?

“No mai, altre volte ho realizzato ricette inglesi, francesi e americane.”

Come hai trovato la mia ricetta?

“Molto interessante!”

Credi che potrebbe incontrare il gusto dei tuoi clienti?

“Inserendo o modificando alcuni ingredienti certamente sì. Ad esempio la marmellata tipica locale: Marocco e Molise

insieme.”

Tifi italiano o sei aperto a gusti e suggestioni esotiche”

“Sono aperto e interessato a gusti fusion, che uniscono il gusto italiano a quello più esotico.”

Dopo aver sfornato i biscotti si sentiva un profumo delizioso e non abbiamo potuto fare a meno di assaggiarli. E devo

dire che questa esperienza resterà impressa nella mia memoria per tutta la vita perché è stato un pomeriggio in cui

sono stata una vera pasticcera!

Ingredienti:

125 gr di farina 00

2 cucchiai di zucchero

2 cucchiai di olio di semi o d’oliva

1/2 cucchiaino di lievito per dolci

2 cucchiai di burro

1 cucchiaio di acqua di rose per dolci o

acqua di fiori d’arancio

180 gr. datteri secchi

Zucchero a velo q. b.

Procedimento

Mescolare in un recipiente la farina, il

lievito, il burro, lo zucchero, l’olio e l’ac-

qua d’arancio. Intanto mettere i datteri,

privati del nocciolo e sminuzzati, in un

recipiente a bagnomaria finché non di-

ventano una pasta morbida. Stendere

l’impasto con il mattarello e con uno

stampino dare la forma voluta, riempire

con i datteri , richiuderli e metterli su una

teglia coperta con la carta forno. Inforna-

re a 180° per 10 minuti. Servirli con una

spolverata di zucchero a velo.

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Ormai siamo entrati nel 2017 e ovviamente sono subentrate nuo-

ve mode e colori. Il colore must di quest’anno è il rosa, adatto sia

ad outfit sbarazzini sia eleganti, ma è accompagnato anche dal

rosso, giallo, nero e blu notte, azzurro e verde…insomma la paro-

la chiave di quest’anno è OSARE! Inoltre vanno molto colori me-

tallici e paillettes colorate che vi faranno splendere nelle occasio-

ni più importanti. Alle ragazze consigliamo per tutti i giorni dei golf

oversize che saranno il capo principale della stagione fredda e la

camicia check, ovvero la camicia da boscaiolo a quadri che sarà

un grande alleato di stile. L’importante che il jeans non manchi

mai: che sia corto, lungo o medio sia scuro che chiarissimo indos-

sato con le sneakers che non perderanno mai il proprio fascino.

Per le occasioni più importanti potreste indossare una gonna

plissettata di ogni tipo con una camicia con collo alla coreana in

versione collegiale oppure un abito con le spalline con sotto un

leggero pull. Per le scarpe il must sono gli stivali sopra il ginoc-

chio, che domineranno anche il prossimo inverno. Come cappotti

si vedrà il trionfo di quelli maxi, lunghi e avvolgenti o il piumino un

capo caldo e femminile. I tessuti più indossati in questo inverno

sono il tulle e il velluto in vari colori. Per i maschi i jeans strappati

sono la regola del giorno accompagnati da larghe felpe, camice o

maglioni con le sneakers. Per le occasioni più importanti il classi-

co abbinamento giacca e cravatta è sempre ben accetto. Per

quanto riguarda i profumi, consigliamo per le giornate invernali

un’aroma intenso e caldo.

PAGIN A 22

Outfit, i colori di tendenza di Gaia Bagnoli, Alisia Mancinelli

D ’O VID IO N EWS

Come diventare grandi nonostante i genitori di Asia Esposito e Irene Vergalito

Sempre più spesso i genitori assumono comportamenti

competitivi nei confronti dei professori dei propri figli.

Così, invece di aiutarli nella formazione dei loro ragazzi,

diventano ostacoli insormontabili alla loro crescita. È

quello che accade anche ai protagonisti di "Come di-

ventare grandi nonostante i genitori" quando, al liceo,

arriva la nuova preside che decide di non aderire al

concorso scolastico nazionale per gruppi musicali. Per i

ragazzi, che hanno una passione sfrenata per la musi-

ca, è un colpo mortale e, anche quando i genitori corro-

no a protestare, la preside decide addirittura di raddop-

piare il lavoro quotidiano dei ragazzi. Dopo i primi voti

bassi, i genitori consigliano prudentemente ai ragazzi

di sottostare alle decisioni della nuova preside. Tutta-

via i ragazzi, con orgoglio, decidono di iscriversi al con-

corso musicale pur avendo contro la scuola e i genitori.

Il finale davvero sorprendente è che nonostante tutto si

rivela positivo aver perseguito i propri sogni ed è que-

sto che fa riflettere, perché se si ha una passione o un

sogno è bene combattere per esso. Il film piace, per-

ché è estremamente realistico e vicino al nostro quoti-

diano. Secondo noi questo è un film adatto alla nostra

generazione, perché ci lascia riflettere su quelle che

realmente sono le nostre passioni e che ci incoraggia a

non arrenderci nemmeno quando si hanno tutti contro.

Il film funziona anche perché i personaggi sono gli stes-

si della nota serie televisiva che riscuote molto succes-

so tra noi ragazzi.

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PAGIN A 23 AN N O XVI, N UMER O 2

Consigli di bellezza di Diana Iordache, Deborah Romano

App, istruzioni per l’uso di Luca Gualtieri e Lorenzo Lalli

Come vi truccate in questi mesi invernali? Siete

sicure di seguire le nuove tendenze? Scopritelo

con noi. La base viso è un incarnato naturale,

ravvivato da dei punti di luce, per un effetto nude

fresco e radioso. Scegliete dunque un trucco base

delicato, senza esagerare con fard e blush dai

toni intensi. Basta un illuminante o una cipria

per creare questo tipo di finish, e interpretare così

al meglio la tendenza nude, tra le più cool dell'autunno

inverno 2016-2017. Per il trucco occhi: si passa da-

gli ombretti ad effetto metallico con finish iridescenti e

glitterati ai colori dalle sfumature pastello per versioni

più ton. Mentre per il trucco labbra si va di

estremi: o l'effetto nude con colori neutri e delicati oppure lo stile gotico per labbra dai toni intensi e decisi. Tra i nude, spopola-

no le tonalità dei rosa - il rosa cipria in primis -

e il nude-pesca. Per le tinte dark invece, via

libera alle classiche tonalità autunna-

li del bordeaux, prugna, vinaccia fino a quelle

più elettro-pop del fucsia.

Vogliamo parlarvi di tre applicazioni che sono di mo-

da tra noi ragazzi: Snapchat, Skype e Wattpad. La

prima, Snapchat, può metterti in contatto con le altre

persone del mondo, senza costi aggiuntivi, ma è ne-

cessario creare un account. Inoltre, permette di fare

foto e video, di applicare diversi effetti e pubblicarli.

Le foto ed i video pubblicati possono essere visti

nella zona storie solo da chi è tuo amico, e qui ri-

mangono visibili per 24 ore, dopodiché vengono eli-

minati. È tuttavia possibile messaggiare, chiamare e

videochiamare i propri amici. La seconda applicazio-

ne è Skype che, grazie ad un account gratuito, con-

sente di videochiamare singolarmente un contatto, o

effettuare una videoconferenza di gruppo, senza

limiti di partecipanti. Le videochiamate si possono

effettuare solo se tutti i partecipanti sono online. La

terza app, Wattpad, consente di scrivere libri e divi-

derli in capitoli. I capitoli possono essere pubblicati

man mano che vengono scritti, e tutti gli utenti del

mondo possono leggerli. I libri sono suddivisi in cate-

gorie (fantasy, romanzi, gialli, ecc.) e possono essere

commentati. A proposito, uno di noi due, Lorenzo, ha

scritto il libro dal titolo “Tutta colpa di una giratem-

po”. Ve lo consigliamo!

di Deborah Romano

“Baratterei tutta

la mia tecnologia

per una serata

on Socrate. “

Steve Jobs

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Nel prossimo numero: Il Molise esiste e resiste?

Gerenza

D’Ovidio News

Periodico dell’I.C. D’Ovidio, Campobasso

Direttore responsabile: Annamaria Fazioli

Capo Redattore: Mariantonietta Finella

Centro Stampa Artes Campobasso

Hanno partecipato a questo numero:

Alunni della VA della Primaria N. Guerrizio

Alunni della VA e della VB della Primaria E. D’Ovidio

Marika La Selva, IA Secondaria F. D’Ovidio

Mario Nicu Judele, IB Secondaria F. D’Ovidio

Luigi Cosco, Giorgia Cosimi, Irene Giuliano, Benedetta Pietrangelo, II A Secondaria F. D’Ovidio

Luigi Cicchella, Ciro della Valle, Luca Gualtieri, Lorenzo Lalli, II B Secondaria F. D’Ovidio

Ishann Atta, Alessandra Coladangelo, Andrea Ianiro, Kevin Lupicino, Miriam Marone II C Secondaria F. D’Ovidio;

Martina Carriero, Asia Esposito, Annachiara Gallo, Letizia Iasi, Francesca Maio, Mario Potente, Pia Eleonora Sabella,

Matilde Soriano, Alessandra Sottile, Irene Vergalito, III A Secondaria F. D’Ovidio

Gaia Bagnoli, Michele Ciaramella, Nicolantonio Fancetti, Niccolò Fruscella, Diana Iordache, Alisia Mancinelli, Cinzia

Palladino, Salvatore Passarelli, Deborah Romano, IIIB Secondaria F. D’Ovidio

Lorenzo Mastrogiuseppe, IIIC Secondaria F. D’Ovidio

Ospite d’eccezione: la professoressa Mena Fratangelo

PAGIN A 24 AN N O XVI, N UMER O 2

Gioca con noi di Mena Fratangelo

Troverai la

soluzione nel

prossimo

numero!

La soluzione

del puzzle del

numero prece-

dente