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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XIX · N. 56 · Settembre 2011 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV 56 Il progetto giovani Volontariato della Marca L’olivo della Pedemontana Storia e arte locale

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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura localedella Banca della MarcaCredito CooperativoSocietà Cooperativa.

Anno XIX · N. 56 · Settembre 2011

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Il progetto

giovani

Volontariato

della Marca

L’olivo della

Pedemontana

Storia e arte

locale

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som

mar

io2 La nostalgia si chiama vintage

3 Dieci anni costruendo un solido futuro

4 Un reciproco interesse

5 Notizie in breve

7 Marca Solidale

9 I mosaici dei ragazzi della Fenderl

10 Il volontariato della Marca

12 M’illumino di meno

13 È nato il progetto giovani

16 Manco ciacoe pì sagre

17 L’olivo della Pedemontana

20 E la Marca diventa piccante

22 Uno sport nella natura «Orienteering»

25 Tra colli e castelli

27 Dalla sinistra Piave al Benin

29 Arrivano i bersaglieri

31 I nostri anziani raccontano

32 Sinergie tra vino e arte

SPECIALE UNITÀ D’ITALIA

34 Le monete patriottiche

37 Carolina Fossati, amore giovanile di Daniele Manin

39 La cooperazione sociale

ANNO XIX · N. 56 · SETTEMBRE 2011

Quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca

Le opinioni esposte in articoli firmati o siglati esprimono il punto di vista dei singoli autori e non quellodell’Amministra zione della Banca. Gli articoli inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Èconsentita la riproduzione dei testi purché venga citata la fonte. L’Editore si rende disponibile ad assolvere agli ob-blighi in materia di diritto d’autore con i soggetti interessati non individuati che avanzino legittima richiesta.

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Internet: www.bancadellamarca.it · e-mail: [email protected]

Direzione e redazioneVia Garibaldi, 46 · 31010 Orsago/Tv

Direttore responsabileAngelo Roman

Segretaria di redazioneMariapia Biscaro

In redazioneLuciano Baratto, Claudio Bortolotto,Sergio Dugone, Luigino Manfrin,Piergiovanni Mariano, Mario Meneghetti,Gianpiero Michielin, Vittorio Janna,Maurizio Valle, Gino Zanatta.

ProgettoJanna/Pn

Stampa Tipolitografia Carlet Giuseppe s.r.l.Orsago/Tv

Registrazione TribunaleTreviso n. 911 del 27 maggio 1993

In copertina. Tezze, Borgo Malanotte.

Foto. Archivio Banca della Marca, A.F.R., N. Feltrin, Norma Grafica,Vittorio Janna, Vittorino Pianca.

SOTTOVOCE

Da qualche tempo siamo stati edotti all’uso di una nuovaparola, vintage, che sempre più frequentemente troviamonei resoconto giornalistici e nelle riviste alla moda.In realtà il termine è tutt’altro che nuovo, in quanto datempo impiegato nel linguaggio enologico con il significatodi «raccolta di uve» e, per estensione, con l’indicazionedi particolari vini d’annata difficilmente reperibili. Nuovo è semmai il significato che ultimamente si è volutodare e che è entrato a far parte ormai del nostro linguaggiocomune: vintage si riferisce a tutto ciò che è «vecchioma non troppo», è un riferimento a qualsiasi oggetto diproduzione del passato che ancora conserva la funzionalità,l’estetica e il fascino delle cose antiche.Dapprima la parola vintage trovò ospitalità nel mondo dellamoda, campo in cui la creatività tornava spesso, in tuttoo in parte, a rivisitare il patrimonio culturale delle epochepassate. In questa rivisitazione, il prodotto che ne nascevanon poteva essere distinto con i termine casual o usato madirettamente moda vintage, perché la sua caratteristicaprincipale non si riferiva al fatto di essere vecchio o usatoma di richiamare lo stile di un’epoca contrassegnatada un particolare momento storico.Il termine è stato poi prontamente trasferito a una infinitàdi merci e prodotti di largo consumo, alcuni assai noti inpassato e riproposti al mercato odierno attraverso il rinnovodei loro contenitori, appositamente creati dal designrispolverando vecchi formati, scritte e colori sbiaditi, antichimarchi di fabbrica o costruendone di nuovi con evidentitratti retrò; di pari passo il vintage è entrato nelle relativecampagne pubblicitarie con l’intento di richiamare su questiprodotti gli echi e le sensazioni di un’epoca passata e chetuttora sa di «buono». E dunque ancora non sapevamo chetutto questo si chiamava semplicemente vintage che giàeravamo rimasti affascinati da queste raffinate serie diconfezioni esposte in vetrina o nei banchi del supermercato:etichette, scatole, bottigliette che sembranoimprovvisamente riemerse da un passato non lontano,sufficiente quel poco che basta a ricollegarci con un tempodella nostra vita in cui avevamo la certezza della qualitàe il piacere di gusti non standardizzati.Così, sull’onda della memoria abbiamo ridato, tramiteil vintage, un’anima a tanti prodotti ritrovati, circondandoliquasi di tenero sentimento come sa suscitare un ricordoincasellato tra le cose rassicuranti e ottimistiche del passato.E inconsapevolmente ce ne siamo innamoratiperché – come scritto nel saggio «L’invenzione dellanostalgia» di Emiliano Morreale – la nostalgia non è piùuno stato d’animo negativo ma un dolce sottile filoche abbrevia le distanze tra presente e passato.

EMOZIONI IN VETRINA

La nostalgia si chiamavintage

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dieci anni costruendo

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Il giorno 9 settembre di quest’anno cadeva il decimo an-niversario della costituzione di Banca della Marca fonda-ta per volontà dei Soci delle allora: Banca di Credito Coo-perativo di Orsago e Banca di Credito Cooperativodell’Altamarca con sede a Vidor, la prima già allora ultra-centenaria, la seconda fondata nei primi anni ottanta del-lo scorso secolo.Lo scoccare di questo primo decennio di vita del nuovoIstituto ci solletica dunque a fornire un resoconto con-densato nei numeri più importanti, ma estremamenteeloquente sui risultati ottenuti.Il consolidato della raccolta diretta ammontava il 9 set-tembre 2001 ad 491 milioni di euro, al 30 giugno 2011il saldo riporta 1.598 milioni di euro con un incrementodi 1 miliardo ed 107 milioni rispetto a dieci anni prima.Gli impieghi verso clientela erano nel 2001 467 milioni dieuro, a fine giugno 2011 il saldo registra 1.586 milioni dieuro, con un incremento quindi 1 miliardo e 119 milioni.Di fatto, a sostegno del territorio, abbiamo erogato cre-dito più dell’intera raccolta da noi incamerata nel perio-do, a dimostrazione del contributo dato senza riserve dal-la nostra Banca alla crescita socio-economica dell’area incui operiamo.La raccolta indiretta è arrivata a 486 milioni di euro, il pa-trimonio è stato incrementato dai 69 milioni di allora ai162 milioni di euro di adesso, sono stati creati 60 nuoviposti di lavoro ed aperte ulteriori 11 filiali portando com-plessivamente gli sportelli al numero di 33, aumentandoinfine i Soci da 2.580 a 6.216 unità.Sono dati, questi, che orgogliosamente consegniamoai nostri Soci e clienti e che infondono un convinto sen-so di tranquillità e di fiducia nel guardare al futuro checi aspetta.Futuro nel quale Banca della Marca continuerà a svolge-

re il suo ruolo di riferimento per molta gente del nostroterritorio, anche in momenti come l’attuale in cui, le dif-ficoltà economiche planetarie richiedono il massimo sfor-zo di ciascuno per superare una fase veramente impe-gnativa per tutti.Lo potremo fare proprio perchè forti del nostro passato,nel quale abbiamo costruito una Banca robusta e ben ra-dicata, tra le prime nella graduatoria nazionale delleB.C.C. italiane, confermata in questi giorni da Moody’snel massimo «rating» assegnabile alle Banche di CreditoCooperativo, valutazione che per altro avevamo già ot-tenuto negli scorsi esercizi, e che anche quest’anno ci as-segna una previsione di «stabilità» per il prossimo futuro.Tutto ciò l’abbiamo potuto ottenere con l’apporto deter-minante di un organico di ottimi collaboratori motivati,impegnati e convinti interpreti dei valori del CreditoCoope rativo, potendo fruire sopratutto di una indispen-sabile stabilità nell’Amministrazione e nella Direzione, be-neficiando poi di una condivisione sociale fondata sul co-mune sentire dei nostri Soci nel sostenere l’azienda congrande fiducia e partecipazione.La macchina è dunque efficiente e ben solida in tutti isuoi componenti, opportunamente preparata e robustaper continuare in qualsiasi percorso, dal più accidentatoal più impegnativo, confidando ovviamente che la situa-zione globale assicuri un minimo di possibilità di marcia.A me, anche a nome del Consiglio di Amministrazione,non resta che ringraziare sentitamente e di cuore tutticoloro che, a vario titolo, in questo decennio hannocon corso alla realizzazione di tale incontestabile ottimosuccesso.

Gianpiero MichielinPRESIDENTE

un solido futuro

9 settembre 2001: nasce Banca della Marca

3INSIEMECON FIDUCIA

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4 INSIEMECON FIDUCIA

«Aiutare le aziende significa capire le loro necessità», fra-se quasi scontata se non fosse che in questo periodo i re-pentini cambiamenti della nostra economia rendono mol-to difficile individuare in un’ottica prospettica le verenecessità di un’azienda. Quando si esamina una situazione contabile, soprattuttoin periodi di grave crisi congiunturale, l’attenzione dellebanche spesso è monopolizzata dalla entità della consi-stenza patrimoniale e quindi rimangono in ombra gli ele-menti che rappresentano la vitalità o meno dell’azienda. L’azienda non è un corpo inerte, il cui valore è misuratosemplicemente dal peso o dalle dimensioni: è un organi-smo vivente, il cui valore è dato dalla capacità di cresce-re e di prosperare. Noi per vitalità dell’azienda intendiamo valutare la sua ca-pacità di svilupparsi e di produrre reddito adeguato, vistoche quest’ultimo è lo scopo per il quale essa stessa è sta-ta creata.Tecnicamente, perché un’azienda sia veramente vitale ènecessario che le sue strutture siano equilibrate, cioè gliequilibri patrimoniale, economico e finanziario, pur sottole pressioni delle forze ambientali cui l’azienda è sotto-posta, non superino valori critici, tali da creare pericoloper la vita stessa dell’azienda.Il miglior punto di partenza per studiare le struttureaziendali è il documento che sintetizza, in un istante tem-porale, gli aspetti essenziali e cioè il bilancio, nelle suedue componenti: situazione patrimoniale e conto eco-nomico.Comprendere la politica seguita dall’imprenditore per fi-nanziare gli investimenti è importante, perché da questadipendono:a) il risultato economico prodotto dall’azienda, che è il

dato sintetico della sua efficienza, vitalità ed adatta-bilità alle condizioni esterne;

b) la solvibilità dell’azienda, cioè la sua capacità di farfronte tempestivamente, senza creare disequilibri in-terni, ai propri impegni.

La funzione di una banca è di prestare denaro alle azien-de che rispettino i parametri di affidabilità; ma una ban-ca del territorio può in questo periodo di crisi sentirsi vin-colata solo a questa regola avendo tra i suoi principiobiettivo quelli di supportare la propria comunità, o devecercare delle soluzioni innovative per essere più vicina al-le proprie aziende? Forse un’analisi tecnico-finanziaria durante l’esercizio puòpermettere un maggior supporto alle prospettive azien-dali, soprattutto in questa fase di crisi generalizzata. Io credo che questo sia il momento per cambiare il rap-porto banca-azienda, che si debba cercare un modo piùmoderno per collaborare nel reciproco interesse, che perl’azienda consiste nella sicurezza del supporto del finan-ziatore e per la banca nel miglioramento della qualità delproprio credito.Noi siamo pronti, stiamo sviluppato le tecniche giuste, sia-mo all’inizio di un cammino che porterà benefici al nostroterritorio pieno di tanti piccoli e bravi imprenditori chestanno facendo i conti con un periodo difficile. Tra pocopotremo seguire ancora più da vicino la nostra gente e fa-re ancora meglio quello per cui Banca della Marca è na-ta: «soddisfare i bisogni finanziari dei Soci e dei clienti, ri-cercando il miglioramento continuo della qualità e dellaconvenienza dei prodotti e dei servizi offerti, produrre uti-lità e vantaggi, creare valore economico, sociale e cultu-rale a beneficio della comunità fabbricando fiducia». Scrivevo che per creare valore e superare questo mo-mento di difficoltà bisogna rendere concrete tre «parolechiave»: professionalità, efficienza ed etica. Stiamo continuando in questa strada, le donne e gli uo-mini di Banca della Marca hanno le idee chiare.

Luigino ManfrinDIRETTORE GENERALE

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interesseUN RECIPROCO

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NUOVA PUBBLICAZIONE

UN QUARTIERE NELLA STORIAA cura dello studioso Innocente Soligon è statodato alle stampe l’interessante volume «Il Quatieredi Lourdes, nella valle di San Lorenzo» cheripercorre la storia di questo popoloso ecaratteristico quartiere di Conegliano.Il testo vuoleessere una precisa testimonianza dell’attenzioneche Banca della Marca riserva al territorio ove operaed uno strumento per farsi conoscere per diventarestrumento di crescita per le famiglie e peril territorio. Il volume è stato presentatosabato 8 ottobre scorso presso gli uffici della filiale,aperta di recente, e sarà a disposizione dei Clienti,vecchi e nuovi, che si avvalgono dei servizidi Banca della Marca.

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BREVEa cura di Mario Meneghetti

NELLA GIORNATA DEL 21 MARZO

LA POESIA PROTAGONISTACon molta probabilità non a tutti è noto chel’Unesco ha deciso di dedicare annualmente unagiornata alla poesia: il 21 marzo, che diviene quindinon solo l’inizio della primavera ma una scadenzaper incontri ed approfondimenti culturali sul tema.Pur nella frenesia vissuta nella nostra epoca, dovela cultura pare non trovi più posto, la poesia rimaneper molti un porto dove ripararsi, un’arte chepermette di guardare nel profondo dell’animoalla ricerca di quelle motivazioni elette che rendonola vita meno difficile e più degna di essere vissuta.La poesia è uno strumento che insegna a moltidi porre l’occhio oltre l’orizzonte, di confidarein un futuro migliore: c’è bisogno di poesiaoggi più di ieri.

ONORIFICENZA MERITATISSIMA

MASET MAESTRO DEL LAVOROIl 1° maggio scorso a Venezia Giuseppe Maset,già Direttore Generale di Banca della Marca per oltre25 anni ed ora in quiescenza (attiva), è statoinsignito della onorificenza di «Maestro del Lavoro».Il riconoscimento premia Maset sia per l’impegno ela professionalità profusa che per il successo cheha accompagnato i suoi oltre 25 annidi lavoro presso il nostro Istituto di Credito.

ATLETI EMERGENTI

EUROPEI DI NUOTOUn atleta trevigiano di Ciano del Montello si èmesso in evidenza nella prima giornata degli europeidi nuoto di fondo organizzati a Eilat in Israeleagli inizi di settembre. Nicola Bolzonello del VenetoNuoto Banca Montebelluna e dei Carabinieri si èclassificato 4° nella 10 km a soli 4" dal podio,dimostrandosi di essere il migliore degli italiani

A CURA DELL’UNESCO

CIVIDALEPATRIMONIO DELL’UMANITÀIl Comitato mondiale dell’Unesco, dopo le Dolomitied Aquileia, a fine giugno scorso ha deliberato chesette siti storici della presenza longobarda in Italiadiventassero patrimonio mondiale dell’umanità.Queste località sono: il complesso di Santa Giuliaa Brescia, il castrum di Castelseprio Torba (VA);il tempietto di Clitunno a Campello (PG);la basilica di San Salvatore a Spoleto (PG);la Chiesa di Santa Sofia a Benevento; il santuariodi San Michele a Monte Sant’Angelo (FG) e, infine,la città friulana di Cividale, a noi assai vicina.È un riconoscimento all’importanza di questopopolo, arrivato nelle nostre terre nel 568 d.C., cheda «barbaro» è divenuto italiano e che, con il suoinsediamento, ci ha portato tante nuove parole,arte splendida ed edifici di particolare bellezza.

Panorama di Cividale del Friuli.

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6 INSIEMECON FIDUCIA

LA BOCCIOFILA PONTESE

CAMPIONE D’EUROPAÈ un sogno che a fine giugno 2011 si è davveroconcretizzato per gli atleti ed i dirigenti dellaBocciofila Pontese di Cordignano: quello di averportato in Veneto e più precisamente a Cordignanol’ambito trofeo Champions League.Il raggiungimento di questo importante traguardo èun’impresa storica per tutta la squadra eper i suoi dirigenti. La Pontese, negli anni passati,aveva espresso atleti entrati a far parte dellanazionale italiana, ma mai era riuscita a centrarequesto obiettivo. La capacità di questo gruppo difare squadra e di esprimere un gioco di alto livello èstato confermato anche dal fatto che domenica10 luglio scorso la Pontese ha vinto anche la CoppaItalia. L’Amministrazione Comunale di Cordignanoha voluto festeggiare il successo dei campionicon una serata a loro dedicata e, sintetizzandoil pensiero dei Cordignanesi, nello striscione espostodavanti il Municipio ha scritto: Pontese orgoglioCordignanese.

UNA GRAVE PERDITA

RICORDANDO DINO CESCHELNel giro di pochi mesi una grave malattiaha stroncato il dinamismo dell’orsaghese geom.Dino Ceschel che fu per più mandati, a cavallodel decennio 1980/1990, componente del CollegioSindacale di Banca della Marca. Una specificitàche contraddistingueva il geom. Ceschel fu il rigore,la precisione, le cose fatte bene, preparateper tempo, la volontà di non lasciare mai spazioall’improvvisazione ed al rischio di sbavatureindesiderate, e con questa preziosa ed apprezzatacaratteristica operò nella nostra Banca.Terminato il suo impegno lavorativo a Milano,intorno al 1980 Dino Ceschel era rientrato adOrsago, paese natale, ritrovando le vecchie amiciziee ponendosi a disposizione del volontariato,in particolare della parrocchia, del Circolo culturale«Don Giuseppe Zago» e dello Sci Club ove diedeper anni, unitamente alla moglie, il suo instancabilecontributo. Molti ne sentiranno la mancanza,alla famiglia le più vive condoglianze.

DEDICA ONU 2012

LE IMPRESE COOPERATIVE L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite hadichiarato l’anno 2012 come l’Anno Internazionaledelle Cooperative, il fenomeno sorto nei secolipassati delle imprese a proprietà diffusa e a gestionedemocratica. Il 2012 quindi sarà per tuttii cooperatori un momento di autoanalisi edi autovalutazione per quello che il fenomeno èstato nel passato, è attualmente e sarà nei prossimianni che si prospettano di difficoltà.Non serviranno momenti celebrativi, pur sempreutili e graditi, saranno necessarie invece nuoveregole per permettere di far migrare l’esperienzadella cooperazione ovunque ce n’è bisogno.

SVELATO IL MISTERO DELLA SUA MORTE

L’IDENTITÀ DEL PITTORE GIORGIONEGrazie a un documento datato 14 marzo 1511,scoperto dalla studiosa Renata Segre nell’Archivio diStato di Venezia, viene definitivamente a completarsila biografia del pittore di Castelfranco Giorgioneuno dei più famosi e inquieti geni pittorici del nostroRinascimento. Di lui si sapeva soltanto che era nato aCastelfranco e si riteneva che fosse morto in giovaneetà durante una delle frequenti epidemie venezianedi peste nel primo decennio del XVI secolo: le suebrevi note biografiche (e le sue opere mai firmate)hanno contribuito a creare il mito di una personaggiomisterioso ed enigmatico. Ora però il documentooltre a chiarire che il Giorgione era figlio di GiovanniGasparini di Castelfranco e di certa Arianna, unicasopravvissuta della famiglia, attesta anche la mortedel pittore, avvenuta nel marzo del 1514 a causa dipeste, nell’isola del Lazzaretto nuovo a Venezia(«magistri Georgii pictoris retentis ad hospitaleNazareth Venetiis»).

in questa specialità. L’atleta montebellunese haconcluso la gara in 1h 53’26", il tempo del vincitore,il tedesco Thomas Lurz, è stato di 1h 53’18".La buona forma dell’atleta ha come obiettivoquello di andare alle prossime Olimpiadi di Londraper gareggiare sempre nei 10 km, obiettivonon certo facile.Nicola è figlio di un Socio di Banca della Marca.

Giorgione, La Tempesta, (1503-1504 circa).

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MU

TUA

LITÀ

SolidaleAttenta e sensibile all’evolversidella situazione socio-economica del Paese

Marca

La crisi economico-finanziaria chein questi ultimi anni sta colpendo ilmondo occidentale, in particolarmodo gli Stati più indebitati e fraquesti naturalmente l’Italia, si è ulti -mamente ulteriormente aggravata.I grandi economisti non sono riu-sciti, per ora, a trovare ricette vali-de per risolvere o perlomeno atte-nuare il fenomeno. Anzi le dia gnosiche sono state fatte sulle cause diquesto sconvolgimento mondiale,sono molto diverse e, molto spes-so, contradditorie.Resta il fatto ormai chiaro a tuttiche fin da adesso, lo Stato dovràinnanzi tutto ridurre le spese e nelcontempo racimolare ulteriori ri-sorse. Quindi la gente dovrà farecertamente dei sacrifici, che avran-

no naturalmente ripercussioni piùpesanti per i meno abbienti. Il set-tore dove lo Stato italiano spendecifre enormi riguarda il Servizio Sa-nitario Nazionale ed è proprio quiche i primi interventi del governohanno colpito.Ci sono stati degli incrementi suiTicket sanitari, ma il sospetto è chenel tempo ci possano essere, vistoper fortuna l’aumento dell’aspet-tativa di vita, ulteriori restringimen -ti nelle prestazioni.Marca Solidale in questo contestosocio-economico deve porre parti-colare attenzione a queste nuoveprecarie situazioni ed intervenirenei limiti del possibile per alleggeri-re la pesantezza delle ripercussioni.È evidente che la nostra Società di

Mutuo Soccorso non può effettua -re discriminazioni sui propri Soci;per essere più espliciti non può dif-ferenziare i propri interventi in fun-zione del reddito dei singoli, madeve agire in modo egualitario pertutti gli associati.Fortunatamente la gestione ocula-ta della Società, ci ha permessograzie al contributo di Banca dellaMarca, di rafforzare il capitale net-to che ci dà la possibilità di venirincontro alle nuove esigenze deiSoci con interventi sia sistematiciche mirati a precise necessità.Entro fine anno effettueremo co -munque degli interventi che an-dranno, se pur nei limiti delle no strepossibilità, a contribuire nel l’a l leg -gerire le spese di carattere sanitario

Con il prossimo numerodi «Insieme con Fiducia»la parte riguardante Marca Solidalesarà trattata in un appositobol lettino che verrà allegatocome inserto facilmente staccabiledalla rivista.Per i Soci di Marca Solidaleche non ricevono «Insieme con Fiducia»il bollettino sarà stampatoa parte in un congruo numero di copiee distribuito presso le filialidi Banca della Marca.

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che i nostri Soci, come del resto tut-ti i cittadini, dovranno sostenere inmodo sempre più consistente.Si proseguirà comunque con le at-tività di prevenzione sanitaria, svi-luppando ulteriormente le iniziati-ve sia di diffusione della cultura delvivere sano, che di screening perscoprire precocemente eventuali

sintomi e dare quindi la possibilitàdi agire tempestivamente.È stata appena promossa una lo-devole iniziativa che riguarda ibambini figli dei nostri Soci, alunnidelle scuole dell’infanzia e prima-rie, ai quali sarà distribuita gra tui -tamente una confezione con te -nen te delle marmellate e pane

MU

TUA

LITÀ

Provocazioni, testimonianze, consigli

per il nostro benessere

e un’alimentazione equilibrata

giovedì 27 ottobre_ore 20.30

CONEGLIANO

presso Auditorium «Dina Orsi»

in via Luigi Einaudi, 136

giovedì 10 novembre_ore 20.30

PIEVE DI SOLIGO

presso Auditorium «Battistella-Moccia»

in piazza Vittorio Emanuele, 9

to stato, con un pieghevole moltoistruttivo sulla corretta alimenta-zione redatto con la collaborazio-ne di un qualificato pediatra. Tuttoquesto per sensibilizzare i genitoried abituare adeguatamente i bam-bini a comportamenti virtuosi findalla più tenera età.

A. CEOLINIL PRESIDENTE

Speciale termeper tutto il mese di novembreriprendono le settimane termalial prezzo esclusivo di57,00 euroa persona, pensione completa

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del benessere

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Luigi Corinto è un giovane appas-sionato educatore professionale.Mi aspetta all’ingresso della exscuo la elementare di Cozzuolo do-ve la cooperativa sociale Fenderl diVittorio Veneto gestisce un centrodiurno per giovani adulti con disa-bilità.«Dal 2003 – mi spiega – in questocentro una maestra d’arte propo-ne ai frequentatori l’attività di mo-saico. È lei che pianifica le lavora-zioni insieme al coordinatore delcentro, valorizzando le specifichecapacità delle persone presentinelle varie fasi di realizzazione deiprodotti».Ma come vengono coinvolte leabilità dei disabili adulti del centro?«Ogni opera è progettata adot-tando strategie e strumenti che fa-cilitano la realizzazione della stessacon il coinvolgimento di tutti».Gli operatori intervengono nel -l’azione educativa, nell’organizza-zione del laboratorio di mosaico,affiancando le persone con disabi-lità nella lavorazione. «In questianni – evidenzia Luigi – l’attività siè evoluta per qualità di prodotto eper differenziazione. Oggi alla Fen-derl di Cozzuolo o alla rassegnadell’artigianato di Cison dove sia-mo presenti, si possono trovarecornici, specchi ed altri oggettid’arredo, realizzati con marmi, gra -niti, cristalli di vetro ed altro. Ma la-

voriamo anche la creta per realiz-zare monili colorati e confe zio nia -mo bomboniere per i diversi even-ti della vita».Al centro dell’attività a Cozzuolo èla persona disabile che trova il mo-do di realizzarsi in un ambiente sti-molante e protetto; utilizza mate-riali, colori e tecniche; conosce ifornitori con le uscite sul territorio,

SOC

IETÀ

OG

GI LAVORI PER LA VITA

ALLA COOPERATIVA SOCIALEDI COZZUOLO

vede realizzarsi la lavorazione delprodotto e ne coglie la bellezzaquando è finito.Egli esercita manualità ed autono-mie, sperimenta regole e opera inun contesto di gruppo con compi-ti diversi. E poi guida gli ospiti in vi-sita, attraverso il vissuto dell’espe-rienza del centro.«Cozzuolo e il laboratorio di mo-

della FenderlI MOSAICI DEI RAGAZZI

I ragazzi della Fenderl al tavolo di lavoro.

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della MarcaSOC

IETÀ

OG

GI

NELL’ANNO EUROPEO

IL VOLONTARIATO

Era l’aprile 2008 quando il Parla-mento europeo decise di procla-mare il 2011 «Anno europeo delvolontariato». Sosteneva la propo-sta il fatto che più di cento milionidi europei di tutte le età, convin-zioni, nazionalità, erano impegna-ti in attività gratuite verso la so-cietà. Secondo l’Eurobarometro tre

saico sono aperti sul territorio –con clude Luigi Corinto – perchécon la mostra dell’«Artigianato vi-vo» di Cison di Valmarino entria-mo in contatto con migliaia di per-sone. E la cooperativa Fenderl harecentemente aperto una propriabottega a San Giacomo di Veglia,dove trovare i prodotti dell’orto delbrolo del monastero di clausura diSan Giacomo, ed altre produzioniqualificate della nostra terra».

SERGIO DUGONE

europei su dieci erano costante-mente impegnati come volontari el’80% degli europei considerava ilvolontariato un settore importantedella vita democratica. Inoltre il vo-lontariato rappresentava oltre il5% del prodotto interno lordo del-le economie degli stati membridell’UE, era protagonista di azioniinnovative per identificare e soddi-sfare esigenze sociali e spesso è inprima linea nelle emergenze.In Italia l’8% della popolazionesvolge oggi attività di volontariatoin modo non episodico. Ma il datosi alza al 13,5% tra Veneto e Friu-li, dove il 43% della popolazione ècoinvolto, anche occasionalmente,da iniziative di volontariato.Il volontariato nel nostro territorio– dalla legge 266/91 – è diventatouno dei pilastri del terzo settore,dell’economia civile, dell’area no

Ragazzo mosaicista al lavoro.

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Andare oltrele celebrazioniper difendere

la propria identità

«»

profit. Le organizzazioni inseritenegli albi regionali – e non sonotutte – sono aumentate del 55%in dieci anni.La fascia di popolazione più coin-volta è tra i 25 ed i 65 anni ed èprevalente la presenza dei maschi(ma questo ignora il grande lavorodi cura delle donne nell’ambito fa-miliare e parentale). Sono in caloanche nella Marca trevigiana lepresenze dei volontari in ambitosanitario, sociosanitario, della tu-tela dei diritti, dell’assistenza so-

no più appetibili le forme visibilidella protezione civile, piuttostoche quelle invisibili dei volontariospedalieri. La domanda di futuropone il problema dell’indipenden-za del volontariato, del suo esseresoggetto sociale di cambiamentoe non solo – nella crisi del welfare,dei servizi alla persona – un sosti-tuto dell’arretramento dello stato,degli enti locali, nel dare risposteai bisogni. La sfida che si presenta al volonta-

riato oggi è una sola: aiutare tuttoil variegato mondo del no profit aconservare l’anima di solidarietà, diservizio, di scelta degli ultimi, piùfragili, di giustizia sociale. È una sfi-da che interpella anche il CreditoCooperativo le cui radici sono pro-prio in questa straordinaria storia. Ma il volontariato potrà vincerequesta sfida ed avere futuro solose saprà mantenere e difendere lasua identità, che è la gratuità.

SERGIO DUGONE

ciale – che restano comunquemolto diffuse – spesso sostituitedalla nascita di cooperative, asso-ciazioni e onlus che gestiscono ser-vizi. Mentre aumentano, frutto dinuovi interessi, quelle in ambito ri-creativo, culturale, di protezione ci-vile, ambientali, sportive.Molte associazioni sono struttura-te, con sedi, organizzazione, ora-ri, compiti, servizi e quindi anchepersonale dipendente. Altre sonopiù informali.Andare oltre le celebrazioni che sistanno tenendo un po’ ovunque,significa leggere in profondità icambiamenti anche del volonta-riato. È un fenomeno sociale com-plesso dove la vocazione al dononon è frutto di un percorso socia-le: non vi sono progetti diffusi dieducazione al volontariato. L’ade-renza alla storia fa sì che oggi sia-

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12 INSIEMECON FIDUCIA

M’illumino di meno: anchequesto febbraio si è celebrata indecine di Comuni della Marca,la gior nata contro l’inquinamentoluminoso ed in favore delrisparmio energetico.Il 18 febbraio alle 18.00 moltemunicipalità hanno spento le lucidi piazze ed edifici pubblici, ungesto per disincentivare lo sprecodi energia elettrica ma ancheper consentire a tutti i cittadinidi ammirare la volta celestesenza il consueto e molestoinquinamento luminosoche affligge le nostre città. In molti paesi gli appassionatidi astronomia l’hanno fatta dapadroni con i loro telescopi,ammirando astri e pianeti mentrediverse persone hanno deciso diaderire all’iniziativa spegnendo leluci di casa come gesto di buonavolontà. Va detto che il 18febbraio era anche la Giornatadel Risparmio Ener getico 2011, equest’anno i promotoridell’iniziativa hanno deciso didare vita ad un’edizione speciale

dedicata ai 150 anni dall’Unitàd’Italia: un’accensione virtuosa,a base di fonti rinnovabili di lucitricolore ha quindi animatodiversi luoghi pubblici. L’iniziativa «M’illumino di meno»è nata qualche anno fa grazie allatrasmissione radiofonicaCaterpillar, in onda dal lunedì alvenerdì alle 18 su Radio2, male buone abitudini si possonoadottare ogni giorno. Il decalogoper il risparmio energeticoè presto detto: innanzituttospegnere le luci quando nonservono, ma anche spegnere enon lasciare in stand bygli apparecchi elettronici, terzosbrinare frequentementeil frigorifero tenendo inoltrela serpentina pulita e distanziatadal muro in modo che possacircolare l’aria. Quarto mettereil coperchio sulle pentole quandosi bolle l’acqua ed evitare sempreche la fiamma sia più ampiadel fondo della pentola, quintose si ha troppo caldo abbassarei termosifoni invece di aprire

di menoM’ILLUMINO

le finestre. Sesto ridurre gli spifferidegli infissi riempiendolidi materiale che non lasciapassare aria, settimo utilizzarele tende per creare intercapedinidavanti ai ve tri, gli infissi ele porte esterne, ottavonon lasciare tende chiuse davantiai termosifoni. Nono inserireapposite pellicole isolantie ri flettenti tra i muri esterni ei ter mosifoni, decimo ed ultimoutilizzare l’automobile il menopos sibile e se necessariocondividerla con chi fa lo stessotragitto. Dieci buone regole che ci costanosolo un po’ di buona volontà, magrazie alle quali potremo ridurreil consumo energetico e quindidiminuire l’inquinamentoatmosferico e lo sfruttamentodelle materie prime a tuttovantaggio del pianeta e quindi,per una maggiore qualità dellanostra vita.

INGRID FELTRIN

NEI COMUNI DELLA MARCAUN DECALOGOPER PROMUOVEREIL RISPARMIO ENERGETICO

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progetto giovaniÈ NATO IL TE

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CE LO ILLUSTRA LORIS RUI, RESPONSABILE DEL MARKETING

Spesso abbiamo letto e sentito cheil Credito Cooperativo, e Bancadella Marca in particolare, si carat-terizza «per un modo diverso difare banca». Il mercato certamen -te conferma questa peculiarità, irisultati lo confermano, ma chiscri ve ha voluto saperne di più,proprio in questo momento dovetutto viene messo in discussione equando è frequente e alto il diso -rientamento dei fruitori dei servizibancari.Marketing significa anticipare item pi, conoscere in anteprimaquello che chiede il territorio, af-frontare per tempo tematiche chealtri hanno disatteso o non capito

e per questo ci siamo rivolti conqualche domanda a Loris Rui, il re-sponsabile del Marketing dellanostra Banca, anche perché qual -che motivo di curiosità sul tema«giovani» era trapelato.

Loris, il tema «famiglia» è statosempre un fiore all’occhiello diBanca della Marca concretizzatocon un impegno straordina rio econ risultati sicuramente impor-tanti, e per i gio vani, che oggipare il settore più bistrattato?Esiste un bacino di clientela con-siderato solo a fini istituzionali.Puntare sui giovani del territorio, ilpiù delle volte, è infatti una deci-

sione di pubblicità istituzionalepiut tosto che di strategia di marke -ting operativa. Il piano di mar ke -ting di Banca della Marca pone ilgiovane under 30 come partner erisorsa indispensabile per lo svilup-po del territorio e quindi della Ban-ca stessa. La maggior parte dellebanche hanno fino ad ora attuatomere strategie di vendita, con-siderando i giovani solo dei veri epropri «target».

Belle parole, ma nel concreto?L’obiettivo primario è quello di au-mentare Soci e clienti under 30.Altri obiettivi sono quelli di pro-muovere tra i giovani l’idea di cosa

Promosso da Banca della Marca

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significa essere Banca del territorioe poi compiere il passaggio a part-nership con il giovane cliente.

Spieghiamoci.Il giovane di oggi ha una spiccatatendenza ed un’alta potenzialità aguardarsi intorno, a ricercare ilprodotto che meglio si adatta allesue necessità. Ha anche accesso acontenuti informativi rilevanti, an-che se spesso le fonti non sonofacilmente verificabili (in Internet,come è noto, circolano spesso in-formazioni superficiali e sogget-tive). Il giovane ricerca speranzeper il futuro, è attento al mondoche lo circonda e si affida volentieria linee guida di opinion leaders odiventa lui stesso un opinion lea -der di se stesso e dei coetanei. Èun percorso difficile, il giovane an-che con queste conoscenze faràfatica a sfondare, spesso per ca -ren za di mezzi ed a volte anche dicompetenze. Banca della Marcavuo le mettere a disposizione servizidedicati e mezzi per giovani che simettono in gioco, per questo haindividuato tre segmenti specificiunder 30.

Interessante davvero, ma scen-dendo nel dettaglio quali sonoqueste tre macro aree?La prima è quella degli studenti.Non movimentano somme impor-tanti nell’immediato. Il loro reddi-to, ben si sa, deriva da lavori «di

ingresso», part-time o occasionali,sono soggetti ad una elevata mo-bilità territoriale dovuta allo studioe vivono solitamente con i genitori.Sono indipendenti dal punto divista finanziario e come per le altrecategorie hanno tanti interessi, so -no attenti alle novità e anticipanoi cambiamenti sociali. La secondaarea è quella dei giovani che nonhanno voluto continuare nel per-corso di studio e si sono cimentatinel mondo del lavoro. La terzaarea è quella dei giovani che han-no scelto la strada dell’imprendi-toria. Sono solitamente più vecchidei precedenti, hanno idee e vo -gliono spenderle professionalmen -te. Spesso però sono scoraggiatida barriere burocratiche ed eco-nomiche.

Individuate le aree d’azione co -sa mette in atto la Banca?La Banca, per rapportarsi ai giovanimoderni, deve scendere dal pie -distallo per andare loro incontro.Essi hanno bisogno di strumenti eser vizi utili al loro sviluppo ed allaloro crescita professionale, un ami -co di viaggio a sostegno dei loroprogetti; questo legittima e valo -

rizza la loro voglia di crescita chenel lungo periodo li fidelizza di-ventando risorsa per lo sviluppodella Banca stessa.

Quali prodotti mette a dispo si -zio ne la Banca?Stiamo rivedendo il piano di offer-ta per i giovani, già da questa esta -te abbiamo messo a disposizionedegli studenti «Eneryconto», ilcon to corrente gratuito con tutti iservizi necessari. Mi preme sotto-lineare che «Eneryconto» permet -te ai ragazzi che studiano di fi-nanziarsi fino a 800,00 euro ainteressi e spese zero. In un conte -sto economico difficile come l’at-tuale, abbiamo pensato che fosseun modo per stimolare i giovaniaiutandoli, per esempio, al paga-mento della retta universitaria, perstudiare. «Eneryconto» è comun -que per tutti gli under 30, con ser -vizi e agevolazioni anche per chigià lavora e chi sta avviando (o hagià avviato) la propria attività d’im-presa.

Prodotti bancari specifici dun -que.È da tener presente che in questo

:–)PRODOTTI BANCARIPER I GIOVANICOI QUALI COSTRUIREUN RAPPORTODI CRESCITA RECIPROCA

Finanziamenti a tasso zero per i giovani studenti.

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bacino di utenze convivono im-mense risorse inespresse. Bancadella Marca può svolgere un ruolochiave perché è attiva da protago-nista nella creazione di valore nelterritorio. Il valore aggiunto previ -sto nel progetto è la partnership.Una collaborazione personale conil giovane che va oltre la fornituradi beni e servizi. La Banca deve ri-conoscere nel giovane cliente unportatore di risorse e competenzee quindi costruire con lui un rap-porto di crescita reciproca. Faccioun esempio pratico: un amico mioha aperto un’attività commercialein paese (pizzeria), mi ricordo chegli chiesi come stava andando e mistupii della risposta negativa vistoche nel suo lavoro era bravo. Par-lando più approfonditamente cisiamo resi conto di due cose fon-damentali: il mio amico non eraandato a vedere prima se c’eranoaltri competitor sulla piazza, nonha comunicato la sua attività. Ab-biamo così deciso di creare del ma-teriale pubblicitario e di distribuir-lo a tutte le famiglie del paese condoppio passaggio nell’isolato della

pizzeria. Pian pianino la gente hacominciato a conoscere la nuovaofferta e ad apprezzarne la quali tà.Ho portato questo esempio perdire che se la banca del mio ami-co aves se avuto a sistema corsi dimarke ting e comunicazione pernuovi imprenditori e per piccole at-tività commerciali, probabilmenteil mio amico avrebbe so ste nuto lapropria idea e l’entu siasmo di met-tersi in proprio, analizzando me -glio il mercato e pianificando la co-municazione. Banca della Marcavuole quindi conoscere i giovani, iloro bisogni e le loro idee per poifare rete con il tessuto produttivodei propri clienti e mettere a lorodisposizione strumenti e opportu-nità concrete.

Quali sono le fasi di avvio delproget to?Il concetto fondante di questo in-tero piano di marketing è quello dipartnership, un’attività che metteallo stesso livello richiedente e for-nitore di risorse, in un rapporto dimutua crescita collaborativa. Lepersone si ricordano di te se dai

loro una mano, andando oltrel’aspet to economico. A tale scopocostituiremo un nucleo operativodi analisi delle esigenze e opportu-nità territoriali, la Banca poi po -trebbe dare spazio e visibilità allerealtà virtuose del territorio. In fasepreliminare sarà utile effettuare deisondaggi per verificare la validitàdell‘offerta. Per i giovani abbiamobisogno dei giovani stessi, tuttisono invitati a partecipare a questoprogetto; qualcuno ha detto che«ciascuno è artefice del proprio fu-turo», io aggiungo che i giovani in-sieme sono artefici del futuro ditutti. Invito tutti i ragazzi ad alzarela mano e dire «io ci sono» scri -ven do la propria disponibilità a:[email protected]

Un progetto davvero ambizioso edinnovativo, ci auguriamo che troviil giusto interesse e che possa con-cretizzarsi al meglio per anche sop-perire alle troppe esistenti lacunedi coloro che sono chiamati a que -sti compiti.

MARIO MENEGHETTI

[email protected]:–) PER INFORMAZIONI

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16 INSIEMECON FIDUCIA

pì sagreMANCO CIACOE

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CRESCE LA DOMANDADI SOCIALITÀ, MA È NECESSARIOQUALIFICARE I PROGRAMMI

Dentro la splendida cornice di Ci-son di Valmarino, il ferragosto haproposto il tradizionale e coinvol-gente appuntamento di «Artigia-nato vivo». Una organizzazione ef-ficiente governa le migliaia dipersone in visita agli espositori, ve-ri maestri di manualità ed artigia-nalità. Ma anche l’ambito enoga-stronomico è una realtà efficienteper velocità e qualità del servizio.Colpisce quella maglietta di unodei ragazzi indaffarati, ha sullaschiena la scritta «Manco ciacoe,pì sagre». Richiama un’altra scritta,alla festa parrocchiale della Ma-donna delle Grazie, a maggio aConegliano dove, sopra il banco-ne è appeso un «meno internet,più cabernet».Con l’autunno la grande stagionedelle feste popolari comincia a fa-re i bilanci di un periodo ricco diappuntamenti: feste patronali, an-tiche e recenti sagre di paese e di

borgo, rassegne di prodotti tipici(dalle patate alle teghe, dalle mo-stre dei vini alle «robe de casa no-stra») ma anche feste della birra,rassegne di musica.Organizzazioni di tutti i tipi, dallepro loco alle associazioni, dai co-mitati alle parrocchie. Centinaia divolontari. Regole a non finire persicurezza, produzione gastronomi-ca, pulizie.Una macchina straordinaria cheproduce socialità: la gente si in-contra, genera relazioni, parla di séed ascolta gli altri, ritrova cono-scenze, rivede amici, si riannoda-no storie di famiglie. È la comunitàche vive. Un insieme di eventi chespesso alimentano la solidarietà: ilricavato va alla parrocchia, all’asi-lo, all’acquisto di un mezzo di tra-sporto per un centro per disabili, auna famiglia in difficoltà, alla lot-ta ai tumori, alle leucemie… a mil-le utili obiettivi.Nella foto. Festa medievale a Caneva.

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l’olivoDELLA PEDEMONTANA

IN AUMENTO L’OLIVICOLTURA NEL NOSTRO TERRITORIO

La Facoltà di Agrariadell’Università di Padova datempo si sta interessando anchedella coltivazione dell’olivo nellapedemontana trevigiana e, inparticolare, sulle cultivar di olivo«Tonda di Villa» e «Belvedere»,piante autoctone delle collinedi Villa di Villa di Cordignano.In un incontro tenuto di recente,alla presenza di una quarantinadi olivicoltori di Cor di gnano e dialtri agricoltori interessati altema, i docenti universitariC. Giulivo e M. Fe rasin hannoillustrato la biodiversità delle duecultivar locali che si aggiungonoalle numerose varietà presenti

sul territorio nazionale.I paesi dell’area mediterraneahanno tutti varietà autoctone, equeste varietà coprono inmaniera elevata il quoziente diproduzione locale che poi vienecompletato da produzioni di olivinon autoctoni. La situazioneattuale può essere cosìsintetizzata: Spagna ha 3 cultivarautoctone che coprono il 50%della produzione, la Grecia 3per il 90%, il Portogallo 3 peril 96%, la Turchia 5 per il 75%,la Tunisia 2 per il 95%,il Marocco 1 per il 97% e l’Italia24 per il 58%.Questa analisi permette di capire

Un contesto di valorizzazione deiragazzi: molti giovani coinvolti nel-la realizzazione degli eventi, in tan-ti ruoli, alimentano quel dialogo in-tergenerazionale che li fa star benedentro la comunità, crescono ve-nendo riconosciuti come parte vi-va di quel borgo, di quell’evento.«Manco ciacoe, pì sagre» riportaa tutti i livelli il problema del recu-pero del senso della festa: solomusica per ballare, polenta e co-sticine? Nelle feste patronali spes-so il calendario religioso non vienedivulgato con la stessa dinamicadel programma della sagra. Eppu-re non mancano, come nel casodei festeggiamenti secolari perSant’Augusta a Serravalle un nu-

trito, qualificato programma cul-turale e religioso. E poi il banchetto del commer-ciante che vende dolciumi nel va-sto prato della sagra di Sant’Elenaa Scomigo, non potrebbe essereaffiancato da qualche presenza diprodotti tipici, incontri alla sco-perta del borgo e della sua storia,una mostra di pittori della zona,un concerto con il bell’organo del-la parrocchiale? Ovviamente nonè rivolto solo a Scomigo. Né igno-ra la fatica, la passione, i sacrifici diquanti sono al lavoro per questieventi. È una domanda di cercaredi qualificare l’evento stesso dan-do senso, contenuti, nuove pro-poste, valorizzazioni di altre pre-

senze, alla festa. Così anche «me-no internet, più cabernet» non èun omaggio goliardico all’alcoli-smo, ma la denuncia del rischio direlazioni virtuali che sostituisconoquelle reali: l’incontro di volti, l’abi-tare storia di vita, il riconoscersicompagni di viaggio. Il vino comelo stare attorno alla tavola, il par-larsi, l’abitare la vita.Le Pro Loco in particolare hannosaputo fare molto in questi anniper dare qualità a tante iniziative.Oggi, solide organizzazioni, alle-nate a scadenze, possono anchepensare a qualificare i programmie parrocchie e comuni potrebberoaiutarle per questo.

SERGIO DUGONE

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RIO Nel Veneto le cultivar considerate

autoctone sono poco più diuna decina, alcune accertate direcente; sono presenti peròanche molte varietà conprospetto genetico del tuttosimile ad altre varietà diffuse inaltre regioni e già catalogate alivello nazionale.Le due cultivar «Tonda di Villa» e«Belvedere», presenti nellapedemontana che va daCordignano a Vittorio Veneto(passando per Sarmede, CappellaMaggiore e Fregona), hannoun elevato livello di biodiversitàche contribuisce all’incrementodel valore di tipicità dellaproduzione di oli extra vergined’oliva. Uno studio ha permessodi accertare che la cultivar «Tondadi Villa» presenta dei caratteri

distintivi vicini a varietà coltivatesui Colli Euganei, in Provincia diPadova, (la Matosso) ed anche inCroazia (la Buga). Meno decisa èl’identificazione della cultivar«Belvedere» che, purcon un profilo genetico proprio,non si distingue in manieradecisa da piante appartenentialla grande famigliadel «Frantoio».Queste piante hanno trovatoun habitat ideale per svilupparsinel territorio pedemontano, conun’altimetria che parte dauna quota di 80 m.s.l. fino adun massimo di 500 m.s.l., postoalla latitudine 45°57’9’’72 N.,una delle zone più a Nordd’Europa dove viene praticatal’olivicoltura d’interesseeconomico. La qualità dell’olio mono varietaleè di elevato interesse, essopresenta una intensità di fruttatomedio con una dominanza dellenote di verde erbaceo e fogliadi carciofo, l’amaro è contenuto,come pure il piccante, fattorideterminati dagli aspetti climatici

l’importanza delle pianteoriginarie del territorio perchéqueste, più delle altre, sonoin grado di meglio adattarsi alclima, alle precipitazioni, allatipologia di potatura equant’altro può determinarela soddisfazione, ancheeconomica, dell’olivicoltore.In Italia le piante autoctoned’olivo più diffuse sono:la Frantoio e la Quercino inToscana, la Moraiola in CentroItalia, la Bianchera nella zona delTriestino, la Nocellara del Belicein Sicilia e la Coratina in Puglia;tuttavia pur essendo il Paesecon il numero maggiore dicultivar autoctone, la produzionetotale viene integrata in modoimportante da olivi provenientida altri Paesi.

“ „UN PROGETTO PERLA CORRETTA DIFFUSIONEDELLE NOSTRECULTIVAR AUTOCTONE

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che rendono quest’olioparticolarmente armonico edequilibrato al palato.La coltivazione dell’olivonel territorio di Cordignano èstoricamente documentata.La valorizzazione dei reimpianticon cultivar autoctone oggidiviene importante per darela giusta gratificazione, ancheeconomica, a chi ha creduto inquesto progetto, primo fra tuttiEnnio Pizzol che una decina dianni fa si è fatto promotore dellacoltivazione intensiva dell’olivo eche ha iniziato a censire emappare le piante madri presentinell’area e si è preoccupato ditrovare gli studiosi preparatiper conoscere le caratteristiche ele specificità di queste duecultivar.Ora che il progetto è ben avviatoè importante anche adottaregli opportuni accorgimenti al finedi garantire la corretta diffusionedelle due cultivar autoctone concontrolli di rispondenza geneticae sanitari, costituire centri dicon servazione delle piante madri

e campi per la moltiplicazionericonosciuti dal ServizioFitosanitario Regionale.Ulteriori conferme della valenzadel recupero dell’olivicoltura nelnostro territorio sono state datedall’ampliamento edall’ammodernamento delfrantoio di San Giacomo diVeglia, progetto promossoda Tapa Olearia, la cooperativadei produttori olivicoli, compostada 627 soci, che ha sede aVittorio Veneto e a Cavaso delTom ba; dal riutilizzo a Cavaso delvec chio frantoio di San Giacomoe dalla realizzazione a CappellaMag giore di un nuovo frantoioche entrerà in funzione già dalprossimo raccolto.

È da sottolineare un altro fattoreimportante e da nonsottovalutare: il reinserimentodella coltivazione dell’olivoin questa zona è statoun vero e proprio «ripristinoambientale» che ha permessoun miglioramento del territorioed il mantenimento decorosodi aree mar ginali, altrimentidestinate al totale abbandonoe degrado. L’impegno e la costanzapremiano, e c’è quindida augurarsi che in momentidi particolare crisi, come quelliattuali, anche queste sceltediventino strumento persuperarla.

MARIO MENEGHETTI

Il cinquecentenario olivo in cima a Colle da Ros, tra Montaner e Sarmede.

Olivi della nostra Pedemontana.

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20 INSIEMECON FIDUCIA

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piccanteE LA MARCA DIVENTA

PEPERONCINO CULT:FORME, COLORI E SOPRATTUTTOFUOCO IN GOLA

Una Marca piccantissima. Non trale lenzuola, dove da Signore e Si-gnori di Germi in avanti è appura-to che la società trevigiana si di-fende assai bene, ma a tavola doveinvece la tradizione culinaria nonha mai infuocato le papille gusta-tive dei locali. È proprio questa l’ambizione delladelegazione trevigiana dell’Acca-demia italiana del Peperoncino, 40soci, unica in Veneto assieme alpresidio della provincia di Venezia:metterci del piccante in ogni pie-tanza possibile, animare i piattimeno sapidi della cucina tradizio-nale con ben calibrate (ma realisti-camente abbondanti) dosi di pe-peroncino, spingere i migliori chefdi Marca a osare gli abbinamentipiù audaci, diffondere il culto, o al-meno la conoscenza, di questaspezia corroborante. Anzi di que-ste spezie. Dato che sono centi-naia le varietà di peperoncino. «Il peperoncino tipico italiano è

quello lungo, calabrese – spiega ilmoglianese (di adozione, romanodi nascita) Sandro Perazza, chepresiede la delegazione –, non acaso l’Accademia del Peperoncinoha sede a Diamante in Calabriadove ogni mese di settembre, da19 anni, si tiene il Diamante Pepe-roncino Festival. Dicevo che noi,quando pensiamo al peperoncino,abbiamo in mente la varietà piùnota, quella che consumiamo abi-tualmente. In realtà, i ceppi di que-sta spezia sono una ventina e levarietà più di 800. Un coltivatoredi Parma, di recente, ci ha mostra-to ben 400 piante diverse, tuttebellissime, con i frutti di colori di-versi, dal giallo al chocolat, dal ne-ro all’arancione al bianco….».Oltre ai colori e alle forme, i pepe-roncini si distinguono per piccan-tezza, che si misura in gradi scovil-le. Il più «fetente» è il caraibicohabanero, che ne misura dai 100ai 300 mila (il nostrano, tanto per

Capsicum fretescens.

avere un metro di paragone, diunità scoville ne ha dai 100 ai500). Ma presto l’habanero po-trebbe essere surclassato da unben più temibile avversario: «In In-ghilterra è stato creato un pepe-roncino con 1 milione di gradi sco-ville…» si compiace Perazza. E percosa sarà impiegato? Come sosti-tutivo delle armi di distruzione dimassa?Sicuramente, e questo è un datocerto, non sarà utilizzato nelle ce-ne che organizza la delegazionetrevigiana dell’Accademia del pe-peroncino, il cui obiettivo è am-pliare il giro dei cultori, non ster-minarli al primo piatto. L’ultimo raduno culinario si è te-nuto domenica 23 ottobre, a VillaSoranzo Conestabile a Scorzè, conun menù italianissimo e moltomolto hot. «Organizziamo in ge-nere due eventi l’anno di questo ti-po a cui aderiscono dalle 150 alle200 persone, segno che c’è curio-

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sità verso questa spezia, che, oltrea dare personalità ai cibi, ha note-voli proprietà mediche, fa bene al-la salute – informa il presidente –.Non tutti sanno, ad esempio, cheil peperoncino è digestivo, perchéfavorisce la secrezione dei succhigastrici. Che è un vasodilatatore,utile contro l’arteriosclerosi graziealla vitamina PP che rende elastici icapillari e la vitamina E che au-menta l’ossigenazione del sangue.Che ha proprietà anticolesterolo eche è utilizzato nella terapia deldolore». Ma non finisce qua. In Cina, adesempio, viene usato contro la de-pressione, in India la medicinaayurvedica sostiene che stimola«lo spirito e il sangue».È un attivo difensore del fegato edella cistifellea, un ottimo disinfet-tante intestinale. Secondo alcunistudiosi sarebbe efficace anchecontro il cancro. E ci fermiamo qui. E l’eros? È vero che il peperoncinoè un potente afrodisiaco? La scien-za medica dice che alcune sostan-ze in esso contenute stimolano lavasodilatazione periferica e quindil’afflusso di sangue agli organi ge-nitali. La lingua italiana, del resto,conferma: non deve essere un ca-so se l’aggettivo «piccante» vieneusato in senso figurato come sino-nimo di «spinto», «audace», «ero-tico», «licenzioso»... Dunque: pro-vare per credere.(E chi volesse saperne di più sulleaffascinanti interrelazioni tra salu-

te e peperoncino, può farsi invita-re alle riunioni degli accademicitrevigiani, che non di rado chia-mano un medico a illustrarle; ilprossimo ad essere invitato sarà unurologo «per sfatare che facciamale alla prostata»). Per capire fino a dove si spinge lapassione per questa spezia bisognabuttare un occhio nel giardino delpresidente, dove con grande curae passione vengono al levate pian-ticelle di peperoncino che, in occa-sione dei più importanti eventidell’accademia, «vengono regalatialle signore».Ma la parte più complicata dellamissione degli accademici rimanequella di trovare il cuoco e il risto-rante giusti, quelli che riescono asposare lo spirito, quelli che nonarretrano di fronte alle propostepiù ardite. «Quando dobbiamo or-ganizzare una cena – racconta Pe-razza – un gruppo di noi va a spie-gare al cuoco, che di volta in volta

coinvolgiamo, cosa vogliamo permenù e poi ritorniamo per gli as-saggi. Non è facile, perché non so-no molti gli chef che sanno ci-mentarsi con i piatti piccanti: ilpeperoncino infatti non va ag-giunto a fine cottura, ma durante.Abbiamo potuto godere, però, an-che di ottime performance. Siamostati molto soddisfatti, ad esem-pio, di una sperimentazione, fattain un noto ristorante della Marca,in cui il cuoco è riuscito ad abbi-nare il pesce con il peperoncino».Insomma, la piccantezza è un mon -do da esplorare. Ce n’è davveroper tutti palati. Purché siano resi-stenti e i loro detentori siano pron-ti ad affrontare con coraggio tuttele conseguenze... Per conoscere l’attività dell’Acca-demia italiana del Peperoncino c’èil sito www.peperoncino.org percontattare la delegazione trevigia-na: [email protected]

FRANCESCA NICASTRO

Habanero rosso. Sotto. Habanero bianco.

Incontro conla Delegazionetrevigiana dell’Accademiadel peperoncino

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22 INSIEMECON FIDUCIA

orienteering

UNO SPORT

L’orientamento è una capacità chespesso diamo per scontata, rassi-curati dalla conoscenza dei luoghiche abitualmente frequentiamo.La necessità di viaggiare e di spo-starsi fa però talvolta emergere ladifficoltà di alcuni ad avere consa-pevolezza della propria posizionerispetto alle cose che li circonda-no; per questo è importante affi-nare l’orientamento, vale a dire letecniche che permettono di rico-noscere la propria posizione all’in-terno di un terreno non noto, inge nere individuando la direzionedel Nord. Sulla scia di questa necessità e ispi-rato alla filosofia di muoversi in ar-monia con ciò che ci sta attorno,nel rispetto della natura, è natouno sport che chiunque può prati-care, l’Orienteering. Un tempol’orientamento, termine che lette-ralmente significa «volgersi versol’Oriente», era una prerogativa im-

portante per i viaggiatori, quandonon esistevano i moderni sistemidi spostamento, ed era garantitoda metodi spartani ma non perquesto meno efficaci. L’osservazio-ne del sole, è sempre stato il piùcomune: sorgendo ad Est e tra-

montando ad Ovest, a mezzogior-no quindi l’ombra da noi proietta-ta sul terreno sarà sempre rivolta aNord. Esiste inoltre l’orientamentocon un bastoncino, metodo usatodagli scout americani: si pianta aterra un bastoncino orientato ver-

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NELLA NATURA

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23INSIEMECON FIDUCIA

so il Sole e inclinato in maniera ta-le che non proietti alcuna ombra,si attendono 15 o 20 minuti, fin-ché l’ombra compare, certi chepunterà sempre ad Est. Vi sono poidegli accorgimenti quali l’osserva-zione del muschio che si formaprevalentemente sulla facciata ri-volta a Nord di alberi e rocce op-pure cercando gli ultimi residui dineve sui versanti a Nord Est. Car-ta to pografica e bussola sonoperò i sistemi più sicuri nonché glistrumenti principe di chi pratical’orienteering. La FISO, vale a dire la federazionenazionale di questo sport, spiegache: «Chi partecipa a una prova diorientamento utilizza una cartatopografica realizzata apposita-mente per questo sport, con segniconvenzionali unificati in tutto ilmondo. Si gareggia indi vi dual -mente o in squadra, transitandodai diversi punti di controllo postisul territorio. Raggiunto il punto di

Orienteeringè la capacità

di sapersi orientarein un territorionon conosciuto

«»

corso migliori. Naturalmentel’Orienteering può essere pratica-to tutti i giorni, ognuno con ilproprio obiettivo: lo sportivo perallenarsi, la famiglia e l’appassio-nato per divertirsi e trascorrereuna giornata pia cevole tra amicie all’aria aperta».Insomma una pratica entusia-smante e alla portata di tutti chepuò essere svolta tutto l’anno,sempre all’aperto, in una dellequattro discipline: corsa a piedi(CO), in mountain bike (MTBO),con gli sci da fondo (SCIO) el’orientamento di precisione (TRAI-LO). Questo sport è nato nel 1897in Norvegia, sviluppandosi rapida-mente in tutti i paesi scandinavi,diventando una disciplina pratica-ta da numerosissimi appassionati.Gli stati membri della IOF (Interna-tional Orienteering Federation),l’organismo che si occupa di dif -fondere l’orientamento nel mon-do, sono rappresentativi di tutti

controllo si dovrà registrare il pas-saggio sul proprio testimone digara. Vince chi impiega il tempominore; in questo sport non vincesempre il più veloce, ma colui cheè in grado di orientarsi più rapi-damente e di fare le scelte di per-

cinque i continenti. In Italia le pri-me gare sono state organizzatenel 1975 in Trentino e rapidamen -te si è diffuso ovunque, promossoe coordinato dalla FISO (Federa-zione Italiana Sport Orientamen-to). I numeri di quest’attività son

In queste e nella pagina seguente alcuni ragazzidi scuola si cimentano fra loroin una gara di orienteering sotto il controllodei loro istruttori.

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presto detti: 1919 prima manife-stazione ufficiale di Orienteeringa Stoccolma; tre milioni circa ipraticanti nel Mondo; 20.000 ipartecipanti all’O-Ringen (la piùimportante manifestazione an-nuale in Svezia); 1998 la primapartecipazione alle Olimpiadi in-vernali di Nagano (a titolo dimo-strativo), quattro i titoli mondialivinti dall’italiano Nicolò Corradininello Sci Orientamento. Ma neldettaglio come funziona questosport? L’ Orienteering è chiamato«sport dei boschi», perché il suocampo di gara ideale è il bosco,

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ma si può praticare anche in altriambienti quali centri storici, parchipubblici, campagne, ecc. – spiegala FISO – Chi pratica l’Orienteeringagonistico usa normalmente unabbigliamento specifico e una bus-sola. I principianti possono tran-quillamente iniziare senza nessuntipo di attrezzatura particolare:solo la bussola è indispensabile.Al momento dell’iscrizione vieneconsegnato il pettorale ed il car-tellino testimone che l’atleta dovràpun zonare in gara. Nelle competi-zioni maggiori si utilizza un siste-ma di controllo elettronico con unmicrochip. Si parte ad intervalli dialcuni minuti uno dall’altro; al via il

concorrente riceve la carta del ter-reno di gara su cui sono disegnatidei cerchietti che rappresentano ipunti di controllo. Il concorrentedeve raggiungere i punti di con-trollo nella stessa sequenza in cuisono numerati sulla carta. Ad ognicontrollo si trova una lanterna (se-gnale bianco-arancio), dove l’atle-ta troverà un punzone con cuimarcare, sul cartellino testimonepersonale, il proprio passaggio. Altraguardo viene rilevato il tempoed il cartellino testimone viene riti-rato e controllato. Se le punzona-ture sono complete, vince coluiche ha impiegato il minor tempo».

INGRID FELTRIN

Disciplina praticataanche in Italia

da numerosi appassionati«

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UNA MARCIA, UNO STILE: NON SOLO NORDIC WALKING MA SCOPERTE PAESAGGISTICHE

Adottare uno stile di vita sano…marciando. L’itinerario dei castellidi Orsago è anche questo: aiutareragazzi e adulti a vivere in modosano, riscoprendo la natura, i per-corsi paesaggistici e pure storici delnostro territorio. Domenica 9 ot-tobre è tornato per la trentanove-sima edizione il tradizionale itine-rario dei castelli organizzato dalloSci club di Orsago. La macchinaope rativa, che non conosce pausaper tutto l’anno, vede impegnati inprima linea centoventi volontaricoordinati dall’orsaghese Leonel-lo Da Re, ex presidente dello Sciclub, oggi consigliere e responsa-bile dell’itinerario. È grazie alla col-laborazione di decine di personeche mettono a disposizione gra-tuitamente il proprio tempo, che èpossibile far rivivere, anno dopoanno, la marcia.

A testimoniare il valore dell’ap-puntamento sia per gli sportivi cheper le persone che desiderano tra-scorrere una mattinata d’autunnoall’aperto, sono i numeri dei par-tecipanti: 2.900 nel 2010 e, recorddi tutte le edizioni, 3.100 nel2009. «La nostra è una marcianon competitiva – spiega LeonelloDa Re –. Negli ultimi anni abbiamonotato un incremento del numerodi ragazzi che vi partecipano afianco degli sportivi che ne appro-fittano per allenarsi e misurarsi conil percorso. Un buon segnale». An-no dopo anno torna il tris di per-corsi a scelta, di sette, tredici e ven-tiquattro chilometri. Di edizione in edizione, però, si rin-novano anche i modi di parteci-parvi. Così dal 2010 marcia ancheun gruppo di nordic walking, la di-sciplina che prevede l’ausilio di

ee ccaasstteelllliispeciali racchette per camminare,così da muovere il corpo in modopiù completo. «Gli istruttori sonoa disposizione per accompagnarei marciatori lungo il percorso oltreche per fornire le racchette a chidesidera provarle per la prima vol-ta» spiega Da Re. La prima edizio-ne dell’itinerario nordic walking hacontato l’adesione di cinquantamarciatori di ogni età. La passioneper il movimento e l’attività fisicaall’aria aperta coinvolge anche lescolaresche, che in modo sponta-neo si danno appuntamento allapartenza, creando gruppi di ra-

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gazzi che si cimentano nella cam-minata. Un modo per unire l’attività fisicaallo stare insieme e condividereun’esperienza che è possibile rin-novare anno dopo anno. L’itinera-rio dei castelli è un percorso tra lanatura e dentro la storia. Perché lamarcia fa tappa all’antico «ca-stelàt» di Cordignano e, lungo ilpercorso di ventiquattro chilome-tri, raggiunge anche il castello diCaneva. Castelli e non solo, ancheville storiche come villa BrandoliniD’Adda oggi Zanussi a Cordigna-no, villa Belvedere visibile ai mar-ciatori dalle mura di cinta sempre aCordignano e, a pochi passi daltra guardo villa, Ninfa Priuli, oggiDa Re, a Orsago. «Per dar modo a tutti di conosce-re la storia di questi luoghi – con-tinua Da Re – da tempo mettiamoa disposizione le notizie storichesia sul volantino che su appositipannelli che vengono affissi lungoper percorso». Infine, la cultura sisposa anche con la sfera enoga-stronomica che caratterizza dasempre l’itinerario. Ad ogni ristorovengono offerti ai partecipanti te,acqua e biscotti utili a continuarela camminata. Giunti all’ultimo ri-storo, però, i partecipanti possono

concedersi una pausa a base di«musèt e fasioi», un piatto tradi-zionale delle terre venete. Infine,tagliato il traguardo in piazzaOberdan nel centro di Orsago, liattendono una selezione di quat-tro tipi di vini, formaggi e salumimessi a disposizione da cantine,latterie e salumifici locali. Così cheanno dopo anno, alla storia e allacultura locale si abbina anche latradizione dei piatti tipici. E pernon dimenticare la giornata, ai

partecipanti viene offerto un gad-get caratteristico, mentre i marcia-tori che si sono distinti per la loroabilità atletica vengono premiati.«Premiazioni non ufficiali – preci-sa Da Re – piuttosto un simbolodestinato ai primi cinque ragazzi ealle prime tre ragazze che taglianoil traguardo e ai bambini di età in-feriore ai 10 anni che partecipanoalla camminata. E di anno in annosono in aumento, il che è un buonsegnale».

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Villa Belvedere.

Villa Ninfa Priuli-De Chastonay-Da Re.

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DALLA SINISTRA PIAVE

al BeninGiriamo tra le mani con una certacuriosità questo singolare invitoche ci ha colpito non tanto perchéscritto in francese quanto perché,accettandone l’offerta, ci potrem-mo trovare di colpo nello stato delBenin, situato nel sud dell’Africasahariana, dentro l’arco del fiumeNiger e il golfo che si apre sul -l’ocea no Atlantico. L’invito è infat-ti relativo ad un programma di ma -nifestazioni che si terranno dal 10al 13 novembre prossimi a Natitin-gou, città e diocesi tra le più grossedel Paese. Si inizia con l’inaugu-razione dell’ospedale Sainte Bakhi-ta per proseguire con la consa -crazione della nuova CattedraleSaint-Sauveur da parte di msg.Michael August Plume nunzioapostolico del Benin; il giornodopo sono previste le ordinazionisacerdotali amministrate da msg.Christofer Dufour, arcivescovo diAix-En-Provence; il programma si

chiude domenica 13 novembrecon la celebrazione della primames sa dei nuovi preti.Va anche sottolineato che la sin-golarità di questo programma-in-vito sta nel fatto che esso è statodivulgato tra i fedeli delle parroc-chie della sinistra Piave e che perl’occasione è venuto espressa-mente tra noi dall’Africa mon-signor Pascal N’Koue, già vescovodi Natitingou e da poco nominatotitolare dell’arcidiocesi di Parakou.Tuttavia questo avvenimento potràapparire insolito solamente a colo -ro che ignorano lunghi e operosirapporti che legano le popolazionidella diocesi africana a quella vit-toriese: in particolare la stretta sim-biosi di solidarietà e di cooper-azione.Un legame che è nato quarant’an-ni fa con i primi basilari aiuti alleparrocchie sorte in questo Paeseafricano poverissimo (un tempo si

CON L’ASSOCIAZIONEFAMIGLIE RURALIDA OLTREQUARANT’ANNIAL SERVIZIODELL’UOMO EA DIFESADELLA TERRA

Dal nostro mondo rurale del passato...alla realtà africana d’oggi.

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chiamava Dahomey, ex coloniafrancese), tormentato dalla deser-tificazione che contrasta l’espan-dersi dell’agricoltura locale, men-tre le risorse naturali (petrolio efosfati) non riescono a sottrarre ilpaese dall’onere di un debito in-ternazionale che ne ritarda di granlunga lo sviluppo. La solidarietàcon il Benin, iniziata con i mis -siona ri cattolici, si estendeva alleassociazioni del nostro territorio alpunto che oggi numerose sono lefamiglie che offrono il loro frater-no contributo con le adozioni adistanza, il tutto con il contributo ela collaborazione della Caritasdiocesana di Vittorio Veneto. Mamolte sono anche le imprese(banche e aziende) nonché le varieassociazioni di volontariato cheoperano a favore del Benin, tuttemolto meritevoli di essere cono -sciute; tra queste ultime c’è dasegnalare particolarmente l’Asso-ciazione Famiglie Rurali della Si -nistra Piave (A.F.R.), sorta nel 1968in appoggio alla Scuola Agraria diColle Umberto secondo lo spiritodelle Maisons Familiares d’Ap-prentissage Rurale francesi. Loscopo dell’ A.F.R. era quello di spe-cializzare i giovani che decidevanodi rimanere nell’agricoltura sia sot-to l’aspetto tecnico che profes-sionale. In questa direzione l’Asso-ciazione si premurò di avvicinare lefamiglie degli studenti non soloper la gestione della scuola e delconvitto, ma anche per coinvol-gere in uno stesso processo edu -cativo i componenti della famigliae quindi della stessa comunità diappartenenza.Numerose sono state le iniziativedi questa associazione nel corsodei suoi oltre quarant’anni di vita– come ci ricorda l’infaticabile se -gre tario Romano Volpato – e che ètuttora operante nonostante la re-cente soppressione della scuola edegli spazi ad essa collegati. L’as-sociazione ha saputo risponderecercando uno sbocco vitale nel

portare la propria esperienza e so -lidarietà in campo internazionale.Na scevano allora i progetti dicoope razione internazionale chehanno visto l’A.F.R. operare con lacollaborazione di vari organismi inAfrica (Benin, Camerun), in SudAmerica (Perù, Paraguay, Brasile,Messico), in Asia (Armenia, Azer-baidjan, Georgia) e in Europa (Al-bania). Ma è soprattutto nel Benin,in particolare nella diocesi diNatitingou, che l’Associazione haespresso il massimo delle sue ca-pacità operative partecipando aprogetti di sviluppo agro-alimen -tare e di conoscenza delle tecnicheagrarie, alla costruzione di unascuola materna ed elementare, diun dispensario ospedaliero e moltoaltro ancora. Non mancano aiutiimportanti provenienti dal nostroterritorio quali un impianto di pa -ni ficazione e, apparentemente piùsemplici, donazioni di biciclette eattrezzi agricoli e altro. Continua èinvece la collaborazione con formedi sostegno e formazione agricolae sociale, quale quella di dare ospi -

talità presso le famiglie rurali delnostro territorio a preti e civili delBenin, una sorta apprendistato«sul campo».Ecco allora che trovare il vescovodi Natitingou tra la nostra genteper invitarla a partecipare allemanifestazioni di novembre nondeve destare sorpresa ma, sem-mai, un forte sentimento di umanafelicità, perché tutto questo è an-che frutto di un lavoro solidale cheva oltre la gratitudine, per es-primere una dimensione di veroamore per la vita. Lo compren -diamo quando, nel lasciarci, Ro-mano Volpato ci omaggia di uncalendario in cui sono raffiguratialcuni «bambini stregoni», ossiabambini nati podalici o con mal-formazioni che sarebbero sop-pressi perché ritenuti portatori dima laugurio, e che invece sonostati salvati e oggi anch’essi sorri-dono alla vita. La solidarietà avolte è tessuta in trame così fitteche neanche riusciamo a vedere ildisegno che c’è dentro.

(A.R.)

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“ UN AIUTO CONCRETOALLO SVILUPPO DELL’AGRICOLTURADEI PAESI DEL TERZO MONDO„

I bambini del Benin salvati da morte certa.

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Alla loro maniera i bersaglieri diVazzola, con il loro presidente intesta, hanno voluto celebrare so -lennemente i centocinquanta an-ni dell’Unità d’Italia. Lo hanno fat-to nei giorni del 9 e 10 aprile scorsiorganizzando il loro quarto radunointerregionale, il più grosso assem-bramento di «piumetti neri» che sitiene in Italia dopo quello na -

zionale. La circostanza voleva cheal centenario dell’Unità si assom-masse anche il 175° anniversariodella fondazione del Corpo Ber sa -glieri, senza per altro tacere che aVazzola la sezione bersaglieri com-piva i suoi cinquantacinque anni divita, un tempo lungo per una as-sociazione, ma pieno di fervore, diorgoglio e di iniziative, e che in

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i bersaglieriARRIVANO

A VAZZOLA IL RADUNO INTERREGIONALEPER CELEBRARE IL 150° DELL’UNITÀ

questi due giorni è stato vissutoanche nel commovente pensierorivolto ad Aurelio Salvador e Lo -dovico Zanella, caduti in Russia, lecui salme sono state traslate in pa-tria giusto vent’anni fa. Ecco allora spiegato le oltre quat-tromila presenze al raduno di Vaz-zola, un raduno che è andato oltrela pur importante opportunità di

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ritrovarsi tra reduci e commilitoniper caricarsi di una valenza assaipiù sentita che è quella di ricordaretutti coloro che hanno dato la vitaper la patria; e qui a Vazzola, terralambita dal Piave e ricca di memo-rie storiche, vecchie e nuove gene -razioni si sono unite in una pro-fonda testimonian za di idealità edi amore per la propria patria.Dunque festa grande che acco-muna sentimenti diversi, festa daricordare, e non poteva essere al-trimenti per tutti coloro che orgo -gliosamente hanno indossatoque sta divisa e questo cappellopiu mato che hanno contrasseg-nato le storiche battaglie del no -stro Risorgimento. Ecco allora sfi-lare in questo raduno i bersaglieria caval lo con le loro vecchie diviseottocentesche, seguiti dai ber sa -glieri ciclisti con le originali bici-clette color grigioverde, snodabiliper poter essere portate a spalla eprontamente rimontate all’occor-renza. La manifestazione era stata prece-duta dall’inaugurazione di unamostra fotografica sulla GrandeGuerra, messa a disposizione del-la Provincia di Treviso, e da unarassegna fotografica sui sacrari emonumenti ai caduti del nostroterritorio. Non è poi mancato lavisita dei bersaglieri in congedo eloro famigliari ai cippi monumen-tali di Salettuol di Maserada e alcimitero inglese di Tezze dove, inentrambe le cerimonie, si sono

svolte toccanti commemorazioni. Un raduno ben riuscito e grandesoddisfazione per il presidente cav.Antonino Antoniazzi, il quale ci ri-corda che l’attività della sua asso-ciazione è anche rivolta alla solida-

rietà e al sociale e che sempre piùcollabora con l’associazionismo lo-cale per la realizzazione ma -nifestazioni volte a sostenere i piùdeboli e i meno fortunati.

(A.P.)

Di corsa, in bici,a cavallo

anche nell’impegnosociale

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Momenti del raduno dei Bersaglieri a Vazzola.

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anzianianzianiR A C C O N T A N O

I N O S T R I

Non sempre i ricordi provocano tristezza o rimpianti:ve ne sono di quelli che formano la nostra ricchezzainteriore e la loro presenza in noi è una fontecontinua di dolcezza e di serenità.Così i Natali trascorsi. Man mano che si percorre la viadella nostra vita queste ricorrenze si sommano sullenostre spalle, sempre più numerose; qualcheparticolare ci ritorna sfumato, ma le cose essenzialici appaiono vive, fresche, recenti.Vien fatto di chiedersi, a volte, se la gentefrequenterebbe ancora così numerosa le chiese senon ci fosse più il riscaldamento; e se le messe nonfossero più mattutine, pomeridiane e seralitroverebbero tutti il modo di assistervi? Ognuno orapuò sentire che gli si viene incontro, che la via pergiungere al Signore è facilitata con mezzi umani einnovazioni liturgiche. Una volta non era così: non sipuò dire se fosse meglio o peggio, era diverso, ecco.La chiesa nella quale io seguivo ogni mattinala novena di Natale è particolarmente suggestiva:è antica, austera, raccolta, solida.Anche se vi sono state apportate delle modificheper le celebrazioni della nuova liturgia, anchese i restauri l’hanno rinnovata, conserva intatta la suafisionomia così unica.Alle sei precise, per quei nove giorni, iniziavala messa. I banchi erano tutti occupati, specialmentequelli riservati alle donne. Molte portavanoil cappotto, il «paletò», ma c’era ancora qualcuna trale più anziane ravvolta nel suo «fazoleton», lo scialletriangolare dalle lunghe frange. Stranamente mipare che fossero tutte vestite di nero, certo di scuro.Il freddo era così intenso nella chiesa: sembrava usciredalle larghe pietre del pavimento e salire versole travi per poi ridiscenderne rafforzato.Si stava un po’ rannicchiati per sentirlo menoe lo si dimenticava mentre si seguiva conraccoglimento la messa, dall’«introibo ad altare Dei»fino alle preghiere conclusive, di cui la più suggestivaè certo quella a San Michele: «Defende nos in proelio»,

difendici nella battaglia. Ma era proprio verso la finedella messa che la chiesa sembrava rivestirsi di attesanatalizia. Mentre il sacerdote entrava in sacrestiaper togliere la pianeta e indossare il piviale,il sacrestano con la lunga pertica distribuiva la luce,tante calde piccole luci sulle cinquanta candeledisposte sull’altar maggiore. Cinquanta candele! L’altare sfolgorava nel palpitaredelle fiammelle e la luce si diffondevainvincibilmente, trionfalmente, infondendo un sensodi solenne letizia, di fervida e sperante attesa.Persino i santi sembravano guardare più vivi epartecipi dagli affreschi delle pareti.Prima della recita della novena, il sacerdote ponevaalto sul tronetto il Santissimo, proprio al centrodi tutto quello sfarzo di luce. Le preghiere eranonove, seguite dal «Pater, ave, gloria» e per ognuna siripeteva alla fine l’invocazione: «Oh, venite benpresto a salvarci». Tutto si concludeva con il «Tantumergo» e la benedizione, poi il canto, quasi sempre«Tu scendi dalle stelle». Si usciva dalla chiesabattendo un po’ i piedi, stropicciandosi le mani, tuttifrettolosi… erano circa le sette e il lavoro chiamava:la filanda, le «spazzole», l’Italcementi, il cui mulinonon cessava mai di funzionare e diffondeva il suoininterrotto ronfare, a cui tutti s’erano abituati comead un suono amico.

ADELE DA BROI

di NataleLA NOVENA

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Molto spesso siamo costretti ad os-servare la cupidigia dell’uomo nelprendere tutto il possibile dall’am -biente e dal territorio in cui vive,senza che si senta in obbligo direstituire qualcosa in cambio.Fortunatamente non sempre ècosì, ci sono anche frequenti provedi altra sensibilità, di altra atten-zione. Uno di questi esempi ci vie -ne dal mondo del vino ed è un’in-iziativa denominata «Prosecco perl’arte», da quel prosecco Docg chetanto ha dato e dà, anche sottol’aspetto economico, al territorioche parte da Conegliano e arrivaoltre Valdobbiadene.Alcuni produttori vitivinicoli delQuartier del Piave, dimostrando unvero amore per la propria terra eper l’arte, si sono uniti in un Comi-32 INSIEME

CON FIDUCIA

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A FARRA DI SOLIGOUN INTERVENTODI RESTAUROASSAI SIGNIFICATIVO

SINERGIE

tato, presieduto dal parroco pro-tempore di Farra di Soligo, a cuihanno aderito l’AmministrazioneComunale, le Associazioni delpaese, la Parrocchia, la Pro Loco,alcuni ex amministratori e presi-denti di pro loco e hanno deciso diavviare una raccolta fondi da desti -nare al restauro ed al risanamentoconservativo dell’antica chiesa diSanta Maria dei Broli, o della Neve,e della torre campanaria di Farra diSoligo.L’iniziativa è supportata dagli ar-chitetti Marco Merello e PaoloGaetan e dall’ing. Carlo Tormena.Questa Madonna da data im-memorabile è invocata dai farresinei periodi di siccità. L’edificiosacro, tuttora consacrato, ha unaprima attestazione in una perga-

La chiesetta di Santa Maria dei Broli, attorniata da filari di viti.

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33INSIEMECON FIDUCIA

IL RECUPERODELLA CHIESADELLA MADONNADEI BROLI

tra vino e arte

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mena risalente al 1326, è il testa-mento di un signore di Farra chechiedeva di essere sepolto nelcimitero di Santa Maria «de Bro -yo»; altre citazioni successive sonopresenti negli atti delle visite pa sto -rali, a partire da quella del 1475.L’edificio, oltre che antico, è anchedi pregio artistico e di interesse ar-chitettonico ed è caratterizzato perla presenza di alcuni affreschi tre-centeschi, tornati alla luce nel cor-so delle indagini preliminari.Nel corso dei secoli la chiesetta èstata modificata, ampliata, restau-rata ed in parte ricostruita. Anchedurante il primo conflitto mondia -le ha subito danni in quanto erastata destinata a stalla per cavallied a rifugio di soldati e prigionieri.L’allora parroco don Desiderio

ganizzazione di una cena che havisto la partecipazione di circa 230persone, prevalentemente farresi,con il contributo del Gruppo Alpi-ni e della Pro Loco; l’avvio di unarac colta fondi presso la popola -zione che ha risposto positiva-mente testimoniando il legame af-fettivo dei locali a questo edificio;promuovere richieste di contributia privati, fra cui la destinazionedell’otto per mille che è in attesadi risposta.È da dire però che l’iniziativa piùsignificativa, veramente degna dinota, è stata la messa in vendita diuna bottiglia di prosecco Docg,etichettata «prosecco per l’arte» econ un collarino ove è riportatauna sintesi della storia dell’edificioe le motivazioni dell’iniziativa. So -no state messe a disposizione circa1000 bottiglie di prosecco Docg,tutte numerate, che potranno es-sere acquistate da cittadini, turisti,aziende ed enti.L’obiettivo è di raccogliere almeno500 mila euro. Nelle casse delComitato sono già arrivati o sonoin arrivo: il contributo della RegioneVeneto di 147.000 euro, due con-tributi di 10.000 euro cadauno dadue Banche di Credito Cooperati-vo, una delle quali è Banca dellaMarca, un contributo di 3.000 eu-ro dall’Amministrazione comunaledi Farra di Soligo. Attualmente è in corso la gara trale imprese edili invitate a pre-sentare un’offerta per le opere direstauro di chiesa e campanile ed èprevisto l’inizio del primo stralciodi cantiere entro la fine del 2011.A lavori conclusi la chiesa verrària perta e sarà restituita alla pietàpopolare ed ai turisti.

MARIO MENEGHETTI

Calde rer scriveva che era divenuta«nido di mitragliatrici e asilo di fan-ti e cavalli». Nonostante le enormidifficoltà nell’immediato dopoguerra fu oggetto di un impor-tante intervento di restauro e lacon clusione dei lavori venne fe -steg giata con una celebrazione re-ligiosa il 7 agosto 1927.Dal 2008 la chiesa non è agibileper le precarie condizioni statiche,in particolare del tetto e dei con-trosoffitti. Le iniziative intraprese dal Comita-to sono state molteplici come l’or-

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Nel numero scorso della nostra ri-vista abbiamo accennato alla si-tuazione monetaria esistente neivari stati italiani al momentodell’uni ficazione nazionale (1861),non poco meravigliandoci per lagran quantità di monete allora cir-colanti. A quella massa di denarova aggiunto quello emesso dai va-ri comitati patriottici nel breve pe-riodo del loro potere politico: mo-nete, indicate per lo più come«pa triottiche», che ebbero una cir-colazione assai ristretta ma checontribuirono a sostenere la lottaarmata per la libertà e l’indipen-denza. Oggi esse sono ricercatissi-me e oggetto di un particolare col-lezionismo che, al di là dell’aspettovenale, si presenta ricco di conte-nuti storici e culturali; molte sonocomuni, altre rare e, come bensanno i collezionisti, il loro valorenumismatico dipende non tantodagli esemplari coniati quanto dal-la dispersione subita durantel’evento bellico.La moneta patriottica ebbe massi-ma diffusione soprattutto nel pe-riodo della prima guerra d’indi-pendenza (1848-49) nel corsodella quale molte città italiane sierano liberate dal giogo austriaco,appropriandosi di mansioni e pre-

rogative che erano proprie delloStato, quale appunto l’emissionedi monete, come subito vediamoa partire dalle rivoluzioni di Mila-no, Roma, Venezia e del Friuli.A Milano, liberatasi in seguito alle«Cinque giornate» del marzo 1848,il Governo provvisorio durò fino al6 agosto, ma fece in tempo a co-niare dalla zecca della città duebellissime monete in oro (da 40 e20 lire, chiamate italiane ma rap-portate a quelle austriache) e unain argento di 5 lire. Tutte raffigura-no, sul diritto, l’Italia turrita con lascritta ITALIA LIBERA DIO LO VUO-LE e, sul rovescio, il valore corona-to da rami di quercia e alloro, la

scritta GOVERNO PROVVISORIO DILOMBARDIA e la data 1848. Ven-nero dichiarate illegittime dagli au-striaci al loro ritorno. A Roma, dopo la fuga di Pio IX aGaeta e la proclamazione della re-pubblica (9 febbraio 1849), il go-verno mise in atto ogni iniziativaper trovare risorse economiche:vennero emesse monete metalli-che, banconote e certificati di pre-stito il tutto per diversi milioni discudi (lo scudo era diviso in 100baiocchi, ciascuno di 5 quattrini).Nell’aprile uscivano dalla zecca ro-mana le prime monete di 40, 16, 8e 4 baiocchi di mistura (rame e ar-gento in piccola quantità, perciò34 INSIEME

CON FIDUCIA

SPECIALEUNITÀ D’ ITALIA

patriotticheLE MONETE Moneta in rame di tre Baiocchi della Repubblica

romana (mm 38) emessa dalla zecca di Bologna,ottima fattura dovuta all’incisore Nicola Cerbana.È moneta rara, mentre una simile (ma il tredel valore è diverso) coniata dalla zecca romanaè piuttosto comune.

Ricevuta di cinque Franchi (cm 17x9) del Prestito Nazionale emesso dalla Repubblica romananel 1849. Sono leggibili le firme dei due triumviri Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffie quella di Mattia Montecchi del Ministero delle Finanze. (Collezione Paolo Cellerai, Siena).

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dette anche monete erose) il cuivalore intrinseco corrispondeva aquattro decimi del loro valore no-minale; dalla zecca bolognese usci-vano invece quelle da 3, 1, e mez-zo baiocco di rame. Nell’attesaperò il governo aveva fatto circo-lare dei Boni cartacei (firmati daltriumviro Armellini) impegnandosiad ammortizzarli con la moneta diprossima coniazione. Tutte le monete della repubblicaromana si presentano artistica-mente di pregio, dovute al lavorodell’incisore Nicola Cerbara (1793-1869), uno dei migliori medaglistidel suo tempo. Esse portano, neldiritto, l’aquila sul fascio littoriodentro corona di quercia e la scrit-ta DIO E POPOLO; sul rovescio,l’in dicazione del valore entro unacorona di perline e la scritta RE -PUBBLICA ROMANA e la data1849. Insieme alle coniazioni, il mi-nistro delle finanze Guiccioli auto-rizzava la Banca romana a emette-re banconote per un valore di1.300.000 scudi e, nell’estate, unprestito forzoso sulle famiglie fa-coltose e le società commerciali.Un ulteriore prestito in franchi ve-niva «lanciato» nell’aprile daltriumvirato sul territorio nazionale«diretto ad affrettare l’indipen-

Durante le rivoluzionidel 1848 furono emessediverse moneteoggi oggettodi collezionismo

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denza e la libertà d’Italia». Insom-ma, un fiume di denaro che prestosi disperse con il ritorno del papa ree la relativa repressione. Ne fece lespese anche il Cerbara, considera-to un traditore, e le sue iniziali fu-rono cancellate da tutti i conii pon-tifici. Ma, ironia della sorte, le suesplendide incisioni continuarono adessere battute, seppur anonime,anche nel corso di altri pontificati. Anche a Venezia, liberatasi dagliaustriaci il 22 marzo 1848, il Go-verno provvisorio autorizzò l’emis-sione di monete e lo fece in lineacon la grande tradizione venezia-na. Coniò le 20 lire d’oro e le 5 lired’argento (lire italiane al valore diquelle austriache), ambedue con ilmotto DIO PREMIERÀ LA COSTAN -ZA riportato sul contorno; sul dirit-to, il leone di San Marco pog giantesu base con la leggenda 11 AGO-STO MDCCCXLVIII e attorno INDI-PENDENZA ITALIANA; sul rovescioil valore contornato da rami diquercia e la scritta ALLEANZA DEIPOPOLI LIBERI. Sono due pezzi ra-ri, assi belli, curati dal grande inci-sore udinese Antonio Fabris (1790-1865), oggi molto ricercati insiemead un altro pezzo da lire 5 d’ar-gento, con sul diritto il leone di SanMarco contornato dalla scritta RE-

PUBBLICA VENETA e sul rovescioUNIONE ITALIANA; sul contorno ladicitura risulta in alcune monete er-rata DIO BENEDETE L’ITALIA. Aqueste fecero seguito i 15 centesi-mi di mistura e i 5 e 3 cen tesimi dirame, oggi assai comuni.Tuttavia, prima ancora della conia-zione, il Governo veneto avevaprovveduto a far piazza pulita del-le banconote austriache (i Banco-Zettel di Vienna) sostituendole condelle proprie. Ne fu incaricata laBanca Nazionale di Venezia che neemise per tre milioni di lire dietrogaranzia di un prestito volontariogià depositato in banca in titoli va-lidi. Per questo fu chiamata «mo-neta patriottica» e fu bene accoltatanto che circolarono a milioni inpezzi. Furono emesse banconte da1, 2, 3, 5 lire, monofacciali, di buo-na stampa, contenenti sul retro iltimbro rosso del leone di San Mar-co con la scritta CONTROLERIA, ela firma di un responsabile. Qual-che mese dopo furono emessi ipezzi da 10, 50 e 100 lire, ricca-mente disegnati e con il timbro asecco della banca. Successivamen-te, nel luglio del 1849, il Governosi trovò costretto a emettere deiBuoni di Prestito da 500 e 1000.Gli austriaci, rientrati a Venezia

Banconota da cento lire emessa dalla Banca Nazionale di Venezia nel 1848 a fronte di prestitiraccolti tra la popolazione (cm 16x11). Monofacciale, con un elaborato grafico dal gusto neogotico,portava sul tondo bianco a destra il timbro a secco della Banca. (Collezione Paolo Cellerai, Siena).

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36 INSIEMECON FIDUCIA

nell’agosto 1849, non riconobbe-ro ufficialmente le lire patriottiche,sebbene in base al trattato di pacesi assumessero una parte del cre-dito per quanto riguardava le spet-tanze dei combattenti. Emissioni particolari si ebbero an-che in Friuli. Nella fortezza di Pal-manova, assediata dalle truppeaustriache dal 28 aprile al 25 ago-sto 1848, il Comitato militare, sot-to il controllo di una Commissionedi finanza, ricorse all’emissione dicarta moneta per complessive60.000 lire austriache in tagli dicentesimi e di lire; queste ultimenon superarono il valore delle de-cine di unità. Qualche mese doposi arrendeva anche il forte diOsoppo (12 ottobre), sottopostoa un duro assedio da parte degliaustriaci. Anche qui si era reso ne-cessario emettere della carta mo-neta per poter pagare i com -battenti e provvedere all’acquistodi viveri senza gravare sull’econo-mia del paese sottostante. Per far-la accettare – scrive nelle sue me-morie il patriota Andervolti – sidovette usare la forza, sebbenetutto scarseggiasse. Furono ap-prontate rudimentali banconote«per la somma di 6.000 lire au-striache, garantite sopra i fondi ele rendite comunali: non vi fu mai

altra carta che meritasse maggiorcredito, ma siccome fuori dal for-te non veniva accettata per prov-vederci del necessario, di poco enessun sollievo ci riuscì questa ga-ranzia». In entrambi i casi, le ban -co no te (monofacciali) erano costi -tuite da un pezzo di carta comune,anche di grammatura diversa, tal-volta con la filigrana delle cartieredi origine, talora stac cate da unamatrice sulla quale rimaneva, permetà, il nome del forte di prove-nienza; in evidenza in nero il tim-bro del forte e, in inchiostro rosso,l’indicazione del valore. Inutile ac-cennare che non ebbero una buo-na accoglienza e che gli austriacinon riconobbero alcuna trattazio-ne nata in seguito a tali monete.Se da una parte, dunque, l’emis-sione della moneta patriottica rap-presentò per i comitati rivoluzio-nari una necessità, dall’altra per ilgoverno imperiale austriaco rap-presentò un fastidio che cercò su-

bito di eliminare dichiarando ille-gittima ogni forma di emissione odi prestiti forzosi. Ma ci fu ancheun tentativo, sempre da parte delgoverno di Vienna, di approfittaredelle circostanze. Nel 1866, quan-do ormai era chiaro che l’Austrianon avrebbe potuto mantenere alungo la dominazione sul Veneto,il governo avviò una serie di prov-vedimenti economici per accapar-rarsi quanto più denaro possibile:aumentò le imposte e le tasse ac-compagnandole con l’emissione diun prestito forzoso destinato aisudditi veneti per l’ammontare didodici milioni di fiorini. A guerra fi-nita, un mese prima della passag-gio del Veneto all’Italia, il governoaustriaco mise ugualmente in cir-colazione i certificati i quali, ovvia-mente, rimasero invenduti. Tranneun certo numero che oggi, nelcollezionismo, rappresentano unapic cola preziosa curiosità.

ANGELO ROMAN

Banconota da tre lire emessa dalla Banca di Venezia nel 1848 (cm 10,5x7). Monofacciale, riportavasul retro il timbro rosso del Leone di San Marco, la scritta CONTROLLERIA e la firma del tesoriereresponsabile. Realizzate con buona grafica le banconote furono ben accolte dai veneziani.(Collezione Paolo Cellerai, Siena).

A sinistra. Moneta d’argento da 5 lire italiane, di ottima incisione, coniata dal Governo provvisoriodi Milano nel maggio del 1848. Sono pezzi bellissimi e molto ricercati. Al ritorno degli austriacile monete vennero dichiarate illegittime.

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SPECIALEUNITÀ D’ ITALIA

La ricorrenza del 150° anniversariodell’Unità d’Italia è stata anchel’occasione per ricordare i moltipersonaggi di quella lontana sta-gione e, soprattutto, per ripropor-li alla nostra attenzione sotto unanuova luce, con meno fronzoli eaccenti più naturali, quasi liberan-doli di quella stantia retorica risor-gimentale con cui erano stati tra-mandati per decenni. L’occasione è tornata dunque pro-pizia anche per una personalità co-me Daniele Manin, presidente del-la Repubblica di San Marco nel1848-49, per raccontare di lui nontanto le eroiche giornate dell’asse-dio austriaco, quanto la sua sta-gione giovanile, toccata da un

amo re per una coetanea ragazzasacilese. La giovane amata da Da-niele Manin si chiamava Carla Te-resa Fossati, in famiglia chiamataCarolina, ultima di dieci figli di An-tonio Fossati e Isabella Mazzaroli,nata nell’aprile del 1803, un annoe un mese prima di Daniele (mag-gio 1804). I due si conobbero a Venezia neldicembre del 1819 essendo vicinidi casa – i Fossati possedevano unappartamento contiguo a quelloabitato dai Manin –. I due sonopresi tra studi e ardori adolescen-ziali: ma Carolina, amata e forse vi-ziata da tutti, è già conscia dellapropria vitalità e dell’ammirazionealtrui, mentre Daniele, avviato aglistudi legali, introverso e romanti-co, inizia a confidare al proprio dia-rio gli effetti che gli procurano«nell’ani mo quella cara voce soa-ve» di Carolina. Sono i primi in-contri fugaci nel tinello e nella ter-razza, i colloqui di ardita innocenzae, nel febbraio del 1820, «la primastretta di mano e i nostri occhi chesi incontravano. Questa fu la mutadichiarazione che diede principioalla nostra corrispondenza». Pas-sano alcuni mesi e attraverso laporta di comunicazione tra le duecase Daniele e Carolina possonoosare di più: «quivi ebbi il primo

bacio, quivi per la prima volta ledissi all’orecchio Ti amo». Poi la separazione: Daniele da Pa-dova – per la laurea, che arriva nelluglio del 1821 – scrive alla ma-dre di Carolina rivelando il suoamore per la figlia e promettendodi sposarla entro quattro anni. Lafamiglia Fossati però si oppone almatrimonio e anzi minaccia diman dare Carolina a Metz presso lasorella sposata per una paio di an-ni; poi invece opta per un continuocambio di soggiorno presso pa-renti a Conegliano, Pordenone,Ve nezia e ancora Conegliano eFran cenigo; Daniele la segue conle sue lettere che l’amico Busettofa regolarmente e nascostamenteavere a Carolina. Il giovane è fidu-cioso, pensa che alla lunga il lororapporto si risolverà per il meglio.In un fugace incontro nel settem-bre del 1822 a Venezia – ora laporta tra i due appartamenti è sta-ta murata – Carolina riesce a la-sciargli un messaggio: «E tu, chis-sa se mai ti sovverai di me».Nel 1823 però i Fossati tornanocon più durezza a impedire il ma-trimonio, convinti che i sentimentidi Carolina non siano così profon-di e certi come invece appaionoquelli del giovane laureato. Per dipiù, sul piano pratico, emergono

AMORE GIOVANILE DI DANIELE MANIN

Carolina FossatiLa sacilese

Daniele Manin.

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SPECIALEUNITÀ D’ ITALIA

38 INSIEMECON FIDUCIA

le origini modeste della famigliaManin, rispetto a quelle floride deiFossati, e questo non rappresentaper la nobile famiglia sacilese uninconveniente da poco.Così Francesco, fratello di Caroli-na, chiede a Daniele di interrom-pere ogni rapporto con la sorella,la quale viene indotta a sottoscri-vere un effimero contratto di noz-ze con certo Soler; ma i due noncedono e anzi Daniele le fa pro-mettere che avrebbe detto di noanche sull’altare. I Fossati cercanoin tutte le maniere di trovare unpartito a Carolina e alla fine le fan-no firmare nel febbraio del 1823una lettera per Daniele «nella qua-le ella si impegna a cessare ogni re-lazione… Le rispondo – scrive af-franto il giovane – chiedendo se lalettera le fu fatta scrivere per forza,ed ella rimandandomi il biglietto,vi scrive di no». È dunque la rottu-ra definitiva e l’altro fratello Luigisi incarica della restituzione dellelettere e dei ritratti che i due gio-vani si erano scambiati in questiquattro anni di affetti e promessemancate. Nell’ottobre di quellostesso anno Daniele incontra Tere-sa Perissinotti, donna di grandesensibilità e cultura che lo avviaagli studi letterari; nel settembredel 1825 la sposa e ne avrà due fi-gli. Di soli tre mesi dopo (dicembre1825) è il matrimonio di Carolinacon il nobile Giu seppe DamianoDembscher, fun zio nario austriacononché scrittore e poliglotta, piùanziano di lei di ben 18 anni. Il raf-fronto delle date quasi appare unieratico gioco di due innamorati,volto a seppellire frettolosamenteun pesante passato.

Trascorrono gli anni e in una nottedel marzo del 1835, al Ridotto diVenezia, Daniele incontra Carolinain maschera. Ha con lei un brevecolloquio confidenziale e da comene scrive sul diario pare di com-prendere che, benché sposato datempo, qualcosa dell’antico amoreadolescenziale gli sia rimasto infondo al cuore, unitamente a unacerta amarezza per la brusca finedella relazione. Scrive: «Vado al Ri-dotto e trovo Carolina in masche-ra da pellegrina. La riconosco allavoce e lei mostra di stupire che laricordi dalla sua voce. Io le rispon-do che del passato mi ricordo tut-to… e le domando perché mi ab-bia lasciato. Mi risponde: perevi tarle disgusti». Non c’è altro neldiario giovanile di Daniele Manin,diario che si chiude qui con l’ecodi questa mai dimenticata «caravoce soave», forse destinata a ri-manergli a lungo nell’anima conl’amarezza di un incanto perduto.Carolina seguì il marito nei suoi va-ri incarichi in terraferma poi, rima-sta vedova con due figli (1852),tornò a Venezia dove sposò qual-che anno dopo il medico Lorenzo

Comini. Morì sessantaduenne, il 9luglio 1865. Daniele Manin, avvo-cato e studioso del diritto, assurtoai vertici del potere nella gloriosaepopea veneziana, fu costrettoall’esilio dapprima a Marsiglia, do-ve nell’ottobre 1849 muore la mo-glie Teresa, poi a Parigi sempre sof-frendo una struggente nostalgia.Qui infatti muore il 22 settembre1857 consunto dalla malinconia.La sua salma fece ritorno a Vene-zia il 22 marzo 1868, giustovent’anni dopo la rivoluzione ve-neziana: tra due ali di folla com-mossa la salma fu deposta inizial-mente nell’atrio della Basilica diSan Marco, poi dal 1875 al suo in-terno, in un apposito monumentofunebre che consacra Daniele Ma-nin al culto dell’amore di patria. Lagloriosa epopea veneziana, pur le-gando indissolubilmente il patriotaa quella eroica stagione, non haperò potuto sopraffare del tutto isegreti del suo diario adolescen-ziale, in cui ricordi d’amore e suo-ni di una «cara voce soave» hannoilluminato un’altra splendida sta-gione della sua vita.

NINO ROMAN

Daniele Manin esce di casa con il figlio Giorgio per occupare l’arsenale (22 marzo 1848).

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La crisi economica che stiamovivendo si connota sempre piùcon le caratteristiche del grandecambiamento. Troppi segnalidicono la fatica della ripresa dellaproduzione industriale, l’affannodell’artigianato e dell’agricoltura,il limite non solo temporale degliammortizzatori sociali, le difficoltàcrescenti delle famiglie.Eppure già a fine ’800 grandipensatori (Toniolo, 1845-1918ed altri) avevano indicato stradediverse allo sviluppo economico esociale dei primi paesiindustrializzati. Tra queste,la cooperazione sociale, qualerealtà che si colloca dentrolo scenario del bene comune,del federalismo, della solidarietàe sussidiarietà, del volontariato.È stimolante rileggere alcunicontenuti oggi di tale scenario,collocandolo dentro la realtàsignificativa del CreditoCooperativo. Il bene comune nonè la somma dei beni individualiche appartengono alla logica del

contratto privato, ma ècostitutivo della società qualesomma di individui che simettono insieme per raggiungereun bene comune come – adesempio – la qualità migliore divita possibile. Quindi è un fattocooperativo che interessa unafamiglia, una comunità locale onazionale, un’impresa,una associazione: il bene comuneè un obiettivo, la bussola di ognidecisione.Il federalismo (dal latino foedus,patto, alleanza) intendel’insieme delle concezioniche privilegiano la cooperazionealla subordinazione, la reciprocitàall’individualismo.Ne è fondamento il pluralismo edil principio regolativo èla solidarietà. Sviluppa il raccordotra persona ed istituzioni permutuo consenso, realizzandola libertà con spirito di fraternità.La solidarietà e la sussidiarietàsono argomenti noti.La prima è la stretta relazione di

interdipendenza nella qualel’agire di un singolo è motivatodalle esigenze del grup po diappartenenza e non da quelleindividuali. Comporta aspet tidi responsabilità e di obbligazionesociale.La seconda esprime l’ordine dellecompetenze nella società.Semplicemente non faccialo stato quello che possono farele comunità locali, non faccianole comunità locali quello chepossono fare le personeassociandosi. In altre parole èla «persona», il suo essere liberoed irripetibile, al centro di ogniazione umana.Il volontariato, nei suoi pilastrifondamentali di spontaneità,finalità di servizio, gratuitàe continuità di un impegno,è l’anima di tante situazioni.Lo cito perché dietro ogni sceltache avvia forme di cooperazionesociale vi sono testimonianze fortidi volontariato.

SERGIO DUGONE

SOC

IALI

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LA COOPERAZIONE

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