ANNO XII QUANDO TI ACCORGI DEI TUOI LIMITI, QUANDO SEI ... · lizzare un tuo progetto, ti sembra la...

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PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE “SAN FRANCESCO D’ASSISI” DI MARINA DI CERVETERI Direttore Responsabile Don Domenico Giannandrea QUANDO TI ACCORGI DEI TUOI LIMITI, QUANDO SEI SCONFITTO DALLA VITA ... ....sappi che il Signore ti offre speranza, senso. La vita cristiana, dunque non è né buia, né triste ma è lieta, gioiosa, meravigliosa, perché il cri- stiano gode dei frutti dell’amore che nascono in lui dall’incontro con Gesù. Ogni persona che vive deve avere una speranza dentro di sé, ogni uomo deve avere un sogno nel cuore, per poter camminare ancora. Chi avanza nel buio deve poter sperare nella luce, chi cammina nella notte aspetta con ansia l’alba, chi vaga nel deserto e sente crescere la sete, sogna con tutto sé stesso una polla d’acqua fresca e zampillante per dissetarsi, chi ha fame sogna con tutta la sua vita il cibo. Chi cammina, per continuare ad andare avanti, ha bisogno di un sogno nel cuore, di un desiderio, di una speranza. Vor- rei poter vivere con tutti voi il Natale, non con la solita consuetudine, pur bella della festa e dell’armonia, ma far nascere Gesù fuori da uno spazio “sacro”, all’aria aperta, al freddo, accanto alla gente più povera, alla gente in difficoltà, ai tanti uomini e donne che tribolano sulla faccia della terra. L’uomo da sempre, da quando esiste sulla terra, ha cercato Dio sulla cima dei monti, tentando di avvicinarsi al cielo. Ha costruito, per in- contrare Dio, tanti spazi sacri, recinti chiusi, separati dalla vita e dal mondo, per cercare là il Potente, Colui che può risolvere i problemi dell’uomo, venire incon- tro alla sua debolezza. Ma Dio quando è venuto in mezzo a noi, non è salito in cima ai monti, non è an- dato in un tempio in uno spazio “sacro” ma nel cuore della nostra vita di tutti i giorni, dove l’uomo lavora, si affatica, tribola, gioisce, dove cerca di costruire il mondo. Gesù è Dio che si è fatto uomo nel cuore della nostra esistenza, nel cuore dei nostri problemi di tutti i giorni, nel cuore della nostra vita: dove c’è gente che soffre, dove c’è gente che ha fame, dove c’è gente che lotta per la giustizia, dove c’è gente che cerca la verità. Ecco perché, anche quest’anno ci mettiamo in dialogo con Lui e Gli chiediamo, come del resto fecero i discepoli di Giovanni: “Sei Tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?” (Mt11,3). Gesù ri- sponde: “Dipende da quello che cercate nella vita, che cosa volete, che cosa pensate vi manchi per essere fe- lice. Perché bisogna intendersi: se voi attendete uno che faccia la vostra volontà, che vi tolga la croce, che vi dia successo…beh, avete sbagliato persona. Ma se voi attendete uno che dia senso alla vostra vita, vi liberi dalla schiavitù del peccato, dall’angoscia e dalla dispe- razione di fronte alla morte e al dolore… allora sappiate che quell’atteso sono Io” (cf Mt 11,5-6). Quando lo svol- gersi delle giornate sempre uguale, perché unicamente teso a soddisfare un tuo interesse, o il piacere, o rea- lizzare un tuo progetto, ti sembra la normalità del vi- vere; quando la consapevolezza della vecchiaia, la sensazione di essere un granello gestito da un mecca- nismo spinto dai potenti della terra ti spezzano; quando ti accorgi dei tuoi limiti, quando sei sconfitto dalla vita, sappi che il Signore ti offre speranza, senso. La vita cri- stiana, dunque non è buia, né triste, come tanti la trat- teggiano, ma è lieta, gioiosa, meravigliosa, perché come il contadino scruta contento le pianticelle del grano che spuntano dalla terra, così il cristiano gode dei frutti dell’amore che nascono in lui dall’incontro con Gesù. Del resto anche la sconfitta, il senso del limite, la paura della solitudine o della morte svaniscono, quando Gesù è con noi. Perciò possiamo “Irrobustire le mani fiacche, e rendere salde le ginocchia vacillanti” (Is 35,3), ossia “stare saldi, sereni, perché il Signore viene a ridonare la vista ai ciechi, a liberare gli op- pressi, a rialzare chi è caduto” (Is 35,5-6). Lasciamo da parte, allora, il reticolo incolore delle parole che riem- piono la giornata, e che sono ormai consunte, per so- stituirle con la vivacità originaria della vita, dalla quale pure, un tempo lontano, le parole stesse erano scatu- rite vivaci come da sorgente. Rinnoviamo i nostri pen- sieri, apriamo i nostri occhi all’incontro con Gesù salvatore, che ci parla, attraverso la Parola custodita dalla Chiesa, rompendo le trame dello scontato e del banale, per rivelarci la guizzante fre- schezza, la gioiosa speranza di un’esistenza bella, appagante, perché immersa nello splen- dore della vita divina. Per questo Gesù è venuto a condividere la nostra vita. Non dimentichia- molo mai: ha vissuto per 30 anni nel silenzio di un piccolo e sperduto paese, le mani dure e cal- lose del falegname, senza dire una parola, senza fare un segno straordinario: soltanto il la- voro e la fatica di ogni giorno, per testimoniare la vicinanza di Dio, nel cuore della nostra esi- stenza, della nostra vita. Lui rimanga con noi per sempre e ci porti la Sua luce, la Sua spe- ranza, il Suo coraggio, la Sua capacità di amare fino in fondo, la Sua vita. A tutti auguro un Buon Natale vivendo l’incon- tro vero con Gesù, restando con Lui e vivendo di Lui e per Lui. Don Domenico 1 ANNO XII NUMERO 52 Nov. Dic. 2017

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PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE “SAN FRANCESCO D’ASSISI” DI MARINA DI CERVETERIDirettore Responsabile Don Domenico Giannandrea

QUANDO TI ACCORGI DEI TUOI LIMITI, QUANDO SEI SCONFITTO DALLA VITA ... ....sappi che il Signore ti offre speranza, senso.La vita cristiana, dunque non è né buia, né tristema è lieta, gioiosa, meravigliosa, perché il cri-stiano gode dei frutti dell’amore che nascono inlui dall’incontro con Gesù.Ogni persona che vive deve avere una speranza dentrodi sé, ogni uomo deve avere un sogno nel cuore, perpoter camminare ancora. Chi avanza nel buio devepoter sperare nella luce, chi cammina nella notteaspetta con ansia l’alba, chi vaga nel deserto e sentecrescere la sete, sogna con tutto sé stesso una pollad’acqua fresca e zampillante per dissetarsi, chi hafame sogna con tutta la sua vita il cibo. Chi cammina,per continuare ad andare avanti, ha bisogno di unsogno nel cuore, di un desiderio, di una speranza. Vor-rei poter vivere con tutti voi il Natale, non con la solitaconsuetudine, pur bella della festa e dell’armonia, mafar nascere Gesù fuori da uno spazio “sacro”, all’ariaaperta, al freddo, accanto alla gente più povera, allagente in difficoltà, ai tanti uomini e donne che tribolanosulla faccia della terra. L’uomo da sempre, da quandoesiste sulla terra, ha cercato Dio sulla cima dei monti,tentando di avvicinarsi al cielo. Ha costruito, per in-contrare Dio, tanti spazi sacri, recinti chiusi, separatidalla vita e dal mondo, per cercare là il Potente, Coluiche può risolvere i problemi dell’uomo, venire incon-tro alla sua debolezza. Ma Dio quando è venuto inmezzo a noi, non è salito in cima ai monti, non è an-

dato in un tempio in uno spazio “sacro” ma nel cuoredella nostra vita di tutti i giorni, dove l’uomo lavora, siaffatica, tribola, gioisce, dove cerca di costruire ilmondo. Gesù è Dio che si è fatto uomo nel cuore dellanostra esistenza, nel cuore dei nostri problemi di tuttii giorni, nel cuore della nostra vita: dove c’è gente chesoffre, dove c’è gente che ha fame, dove c’è genteche lotta per la giustizia, dove c’è gente che cerca la

verità. Ecco perché, anche quest’anno ci mettiamo indialogo con Lui e Gli chiediamo, come del resto fecero

i discepoli di Giovanni: “Sei Tu colui che deve venire odobbiamo attenderne un altro?” (Mt11,3). Gesù ri-sponde: “Dipende da quello che cercate nella vita, checosa volete, che cosa pensate vi manchi per essere fe-lice. Perché bisogna intendersi: se voi attendete unoche faccia la vostra volontà, che vi tolga la croce, chevi dia successo…beh, avete sbagliato persona. Ma sevoi attendete uno che dia senso alla vostra vita, vi liberidalla schiavitù del peccato, dall’angoscia e dalla dispe-razione di fronte alla morte e al dolore… allora sappiateche quell’atteso sono Io” (cf Mt 11,5-6). Quando lo svol-gersi delle giornate sempre uguale, perché unicamenteteso a soddisfare un tuo interesse, o il piacere, o rea-lizzare un tuo progetto, ti sembra la normalità del vi-vere; quando la consapevolezza della vecchiaia, lasensazione di essere un granello gestito da un mecca-nismo spinto dai potenti della terra ti spezzano; quandoti accorgi dei tuoi limiti, quando sei sconfitto dalla vita,sappi che il Signore ti offre speranza, senso. La vita cri-stiana, dunque non è buia, né triste, come tanti la trat-teggiano, ma è lieta, gioiosa, meravigliosa, perchécome il contadino scruta contento le pianticelle delgrano che spuntano dalla terra, così il cristiano godedei frutti dell’amore che nascono in lui dall’incontro conGesù. Del resto anche la sconfitta, il senso del limite,la paura della solitudine o della morte svaniscono,quando Gesù è con noi. Perciò possiamo “Irrobustire lemani fiacche, e rendere salde le ginocchia vacillanti”(Is 35,3), ossia “stare saldi, sereni, perché il Signoreviene a ridonare la vista ai ciechi, a liberare gli op-pressi, a rialzare chi è caduto” (Is 35,5-6). Lasciamo daparte, allora, il reticolo incolore delle parole che riem-piono la giornata, e che sono ormai consunte, per so-stituirle con la vivacità originaria della vita, dalla qualepure, un tempo lontano, le parole stesse erano scatu-rite vivaci come da sorgente. Rinnoviamo i nostri pen-sieri, apriamo i nostri occhi all’incontro con Gesùsalvatore, che ci parla, attraverso la Parola custodita

dalla Chiesa, rompendo le trame dello scontatoe del banale, per rivelarci la guizzante fre-schezza, la gioiosa speranza di un’esistenzabella, appagante, perché immersa nello splen-dore della vita divina. Per questo Gesù è venutoa condividere la nostra vita. Non dimentichia-molo mai: ha vissuto per 30 anni nel silenzio diun piccolo e sperduto paese, le mani dure e cal-lose del falegname, senza dire una parola,senza fare un segno straordinario: soltanto il la-voro e la fatica di ogni giorno, per testimoniarela vicinanza di Dio, nel cuore della nostra esi-stenza, della nostra vita. Lui rimanga con noiper sempre e ci porti la Sua luce, la Sua spe-ranza, il Suo coraggio, la Sua capacità di amarefino in fondo, la Sua vita. A tutti auguro un Buon Natale vivendo l’incon-tro vero con Gesù, restando con Lui e vivendodi Lui e per Lui. Don Domenico

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ANNO XIINUMERO 52Nov. Dic. 2017

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Sessanta “angeli” il pomeriggio del31 ottobre si sono aggirati per lestrade di Cerenova, suscitando ila-

rità, tenerezza o stupore nei cittadini che, iragazzi dell’oratorio (cui si è aggiunto qualcheadulto travestito da santo), hanno incontratolungo le vie, percorse con celestiali abitibianchi e tanto di aureola (fili dorati rubati

all’albero di Natale!) sulla testa. Così lanostra parrocchia ha inteso festeggiarel’ultimo giorno di questo mese autunnale,ormai solitamente appannaggio di banaliluoghi comuni e eredità di altre culture incui è d’obbligo il travestimento funereo conla faccia da morto, il lenzuolo del fantasmae il trucco da zombie. La sfilata dei giovani

invece ha portato tanta allegria e soprattuttoun messaggio di gioia e letizia perché lagente capisca che certe mode sono inutili esuperficiali. Una bella cena in oratorio abase di … zucca, preparata dai cuochi edalle cuoche provette, hanno concluso cosìuna serata all’insegna del divertimento puroe sano.

I FUORI DI … ZUCCA: TERZA EDIZIONEFESTA

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Come ogni anno, la nostra comunitàParrocchiale ha realizzato, con l’aiutodi Salvatore Grasso, il Calendario

2018 a colori, con foto e lettera augurale diDon Domenico. Dalla fine di novembre è

possibile fare del bene acquistando i calendariin distribuzione: il ricavato andrà a sostenerele opere della Parrocchia e dell’Oratorio.

Buon cammino d’Avvento a tutti!

CALENDARI SONO IN VENDITA I CALENDARI PARROCCHIALI 2018

Sabato 2 dicembre si è svolto nel-l’Oratorio parrocchiale il ritiro inpreparazione al tempo di Avvento,

iniziato proprio con i Vespri solenni e la S.Messa Vespertina di sabato. Si tratta di unappuntamento che è diventato un’ottimaabitudine per la Comunità parrocchiale, cheall’inizio di ogni Avvento e di ogni Quaresima,su suggerimento del caro Don Domenico, sidedica del tempo per il silenzio e la riflessionepersonale. Quest’anno, a guidare questopomeriggio di meditazione, è intervenuta laDott.ssa Annamaria Corallo. Grande studiosadella Sacra Scrittura, donna energica e cari-smatica, ha la capacità di presentare condinamismo e semplicità brani del Vangeloche potrebbero risultare difficili da interpretare.La sua riflessione si è incentrata sul branodel Vangelo di Giovanni che descrive l’incontrofra Gesù e il cieco nato: un episodio piuttostolungo e articolato, che ha dato modo, a tuttii presenti, di interrogarsi sulla propria fede.La fede, infatti, è la nostra capacità di vedere:vedere non è semplicemente guardare ciòche ci circonda. Vedere è accorgersi di tuttala bellezza che continuamente e gratuita-

mente è intorno a noi e sapere che in questabellezza c’è la presenza del Risorto, di Dio!Coloro che sono intervenuti, quindi, nonhanno semplicemente ascoltato una spie-gazione del passo evangelico, ma si sonodapprima interrogati sulla propria fede: ognu-no ha ricevuto un foglio con disegnati sopratanti tipi diversi di occhiali e ciascuno ha ri-conosciuto in un particolare paio d’occhialiquello che meglio descriveva il proprio sguardodi fede. Mettersi in discussione non è maisemplice, soprattutto se bisogna farlo allapresenza di altre persone, ma coraggiosa-

mente tutti i presenti hanno condiviso ipropri pareri e le proprie insicurezze.Dopo aver preso coscienza della propriafede, si può leggere e capire meglio il Vangelo,spiega la Dott.ssa Corallo; perché la Paroladi Dio parla a noi e soprattutto parla di noi.Ecco allora l’augurio per questo cammino diAvvento, fino alla grande solennità del Natale:lasciarsi interrogare da Dio, vedere con mag-giore consapevolezza quello che ci circonda,attendere con gioia ogni giorno l’incontroche possiamo fare con Dio, attraverso qual-siasi circostanza della vita.

AVVENTO IN PREPARAZIONE AL TEMPO DI AVVENTO RIFLESSIONI SULLA FEDE CON LA BIBLISTA ANNAMARIA CORALLO

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INCONTRI DELLE

FAMIGLIEFESTA DELLA FAMIGLIA: TUTTI INSIEME PER CONDIVIDERE, SECONDO IL PRECETTO DIOCESANO 2017, UN CAMMINO COMUNE

Sempre allegra, sempre presentela brigata delle famiglie che,sempre più numerose, condivi-

dono settimana dopo settimana le secondedomeniche del mese riservate appunto,oltre che al dono (con raccolta di generialimentari per i poveri), alle famiglie. E al-lora, secondo un calendario stilato dallevarie commissioni del consiglio pastoraleparrocchiale, si comincia con un diversostile già dalla Santa Messa delle ore 11quando alcuni genitori con i propri figlisono chiamati a portare i doni dell’offertorioe poi si continua in oratorio dove ci si in-contra, si condivide il cibo portato da ogninucleo familiare, si gioca, si ride e… si ri-flette. Può essere opportuno a questoscopo, anche una preghiera, oppure la vi-

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sione di un film, altrimenti una lettera delparroco Don Domenico e allora tutti insie-me attorno ad un tavolo il pomeriggio sistudia, ci si confronta: insomma si sta in-sieme per intraprendere quella strada,indicata dall’Assemblea Diocesana 2017,di un cammino comune. Prossimo ap-puntamento domenica 10 dicembre.

Il programma completo a pag. 12.

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P reghiere, riflessioni, sorrisi e qualchelacrima di commozione. Come sem-pre ecco il microcosmo, crogiuolo di

sentimenti che si crea durante il ritiro spiritualeche si è svolto nei giorni 17, 18, 19 novembrea Caprarola dal titolo significativo “Cammi-nando s’impara a vivere”: “una occasione,una opportunità per valutare la fedeltà allamissione affiataci da Dio attraverso lachiesa in special modo attraverso la nostraComunità Parrocchiale. Tutta la vita cristianaè come un grande pellegrinaggio verso lacasa del Padre, di cui si scopre ogni giornol’amore incondizionato per ogni creaturaumana. Tale pellegrinaggio coinvolge tuttii popoli di ogni lingua, cultura verso l’unicoDio creatore di tutto ciò che esiste. Nellatua fedeltà noi siamo come Luce e Sale,testimoni di verità e gioia”. La tradizionaleorganizzazione: le meditazioni puntate sulVangelo di Marco, sapienza e amore fedelee totale per Dio, suddiviso per temi e conuna preghiera iniziale e una di chiusura. Inclima sereno e consapevole il nostro parrocoDon Domenico ha sminuzzato in mille pensierie osservazioni il testo biblico ricco comesempre di spunti per una riflessione personalein cui domande apparentemente semplicihanno scavato o avevano almeno il compito

di sondare la propria fede e la propria capacitàe volontà di introspezione. I momenti di in-vocazioni e richieste personali dopo l’adora-zione eucaristica (ad alta voce) si sonoalternati a quelli faticosi di un silenzio pro-lungato per tutto il sabato e sciolto solo lasera all’ora della cena, nell’incontro amichevolecon gli altri partecipanti in cui ci si è mescolaticercando di non consumare i pasti allo stessotavolo, nel tentativo di socializzare un po’con tutti e condividendo gli stessi, intensimomenti di devozione. Persone disposte amettersi in cammino che come recitava lostesso assunto dell’assemblea diocesanadi quest’anno è un cammino da fare insieme.Ma è così? Noi cattolici siamo veramente insintonia con il mondo e con gli altri? E noidella comunità partecipiamo veramente econ passione, c’impegniamo a far crescereanche chi dalla chiesa e da Cristo si sentelontano e poco attratto? Ecco quindi chenella seconda meditazione si è parlato di uncammino da fare insieme e l’indicazioneprincipale era quella di calcolare il tempocome viene usato e in particolare quantotempo dedichiamo a un incontro intimo conDio. Terza meditazione: anche questa inpochi versetti del brano evangelico di Marco(1,21-31: la guarigione dell’indemoniato e

della suocera di Simone) la riflessione ri-guardava “la strada dei fragili” dove il primopasso è accogliere la propria fragilità. Eancora «più abbiamo, più vogliamo e, gelo-samente, teniamo per noi stessi, le nostreamicizie, i nostri familiari, la nostra comunità,soffocando tutto con un “amore” che nullaha di gratuito, ma soltanto sa di calcolo …viviamo poveri per non aver soccorso imiseri, moriamo affamati della fame di chinon abbiamo nutrito, priviamo noi stessidel privilegio “C’è più gioia nel dare chenel ricevere”». Quarta meditazione dal titoloquanto mai significativo: «una strada pertutti» puntato sulla preghiera «Signore, inse-gnaci a pregare come l’hai insegnato agliapostoli… impariamo a come lasciare tem-poraneamente qualche attività è guada-gnare vita affinché la guadagnino i nostrifratelli e sorelle». La penultima meditazione«un cammino per chi sa andare oltre» conl’invocazione «Signore, rivelaci il Padre equesto ci basta». Infine sesta meditazione«una strada per ricominciare». «Signore Gesùtu sei in mezzo a noi, Ci hai comunicato lospirito perché viviamo la gioia della comu-nione. …per indicarci che la Chiesa è co-munione…la Chiesa è così nell’unità delPadre, del Figlio, dello Spirito Santo…chetutte le persone vedendoci unite riconoscanola Tua presenza e credano veramente chesei venuto a portarci la gioia e la comunio-ne». Si è tornati quindi a casa con il caricomagari di idee poco chiare, il groviglio a voltedi nodi non sciolti, d’interrogativi non risolti,ma con una certezza: che Dio guarda con in-finita benevolenza le nostre carenze, ci per-dona e ci ama.

INCONTRI RITIRO SPIRITUALE A CAPRAROLA: UN MICROCOSMO DI EMOZIONI, RIFLESSIONI E PREGHIERE

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Èstato il primo “ritiro spirituale co-munitario” al quale abbiamo par-tecipato che si è svolto a Caprarola

presso il convento dei Padri Carmelitani(Casa Santa Teresa) dal 17 al 19 novembre.Siamo partiti, con gli altri partecipanti, nelpomeriggio del venerdì, siamo arrivati dopoun viaggio di poco più di un’ora e ci siamosistemati dopo l’assegnazione delle camere.Il tempo di depositare le valigie e.… subito“prima chiamata” del parroco don Domenicoper la recita del Vespro e l’apertura ufficialedel “ritiro”. In quei tre giorni siamo staticompletamente assorbiti dalle “meditazioni”(ben sei!) preparate dal nostro parroco eriguardanti il “cammino” da fare con Gesù- cammino di felicità, che ognuno dovrebbeintraprendere per avvicinarsi a Lui e sentirLo

sempre più presente in noi. Ogni medita-zione è stata preceduta da un breve video,preparato dai ragazzi della parrocchia (Ni-cole, Salvatore) a cui ha fatto seguito lalettura di un brano del Vangelo d Marco el’intervento di Don Domenico che ha com-mentato ed approfondito, in modo chiaroed eloquente, i punti di riferimento delbrano letto. Alle ore 23 del venerdì è iniziatoil “grande silenzio”, che si è protratto finoalle ore 20 del sabato che è servito adognuno per meditare, riflettere su quantoascoltato, fare un esame approfondito dinoi stessi. La domenica mattina alle ore11,30 abbiamo assistito alla Santa Messacelebrata da Don Domenico nella cappelladel Convento: si è avvertito subito un pro-fondo raccoglimento e coinvolgimento dei

partecipanti soprattutto al momento dellaComunione in quanto il sacerdote ha datonelle nostre mani l’ostia consacrata ed hachiesto che in fila ed in silenzio ci si avvici-nasse all’altare, la intingesse nel calicecon il vino e tornasse al proprio posto. Nelpomeriggio dopo la chiusura del ritiro, ab-biamo fatto ritorno a casa, a Marina diCerveteri. I tre giorni trascorsi in comunitàsono serviti ad avvicinarci agli altri, a farenuove esperienze ed approfondire le paroledel Vangelo, sforzandoci di capire se si de-sidera migliorare, o meglio ancora, modifi-care la nostra vita dedicandoci con maggioreimpegno al nostro prossimo: si deve viverecon gli altri e per gli altri.

Maddalena e Carmelo

COMMENTOAL RITIRO

«UN’ESPERIENZA COINVOLGENTE CHE CI HA FATTO COMPRENDERE MEGLIO IL MESSAGGIO D’AMORE DI GESÙ»

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Non è la prima volta che si orga-nizzano questi incontri perchégià da qualche anno viene fatta

proposta alla comunità di trascorrere duegiorni interi in una Casa di accoglienza spi-rituale per meditare, criticare e riflettere sulnostro impegno personale di vita cristiana.Quest’anno siamo stati nella Casa SantaTeresa dei padri Carmelitani a Caprarola.Chi ha già fatto una o più volte esperienzadi questi ritiri, all’invito non esita a dire dinuovo sì, ma non per abitudine o compulsionea ripetere, piuttosto per rinfrancare lo spiritoche da un anno all’altro si affievolisce, quasisi sperde tra i mille richiami della vita… cor-rente. Ma diciamo meglio che non è la vita,fuori di noi, che corre, né il tempo che seguepreciso e onesto il suo corso: siamo proprionoi, che vogliamo, pensiamo, dobbiamo,speriamo di fare tanto, tutto e anche qualcosain più, cioè troppo.Mentre cammino, sempreché non corro,posso pensare alla mia vita, imparare a vi-vere, assaporare la mia vita. Correre è unrischio ma lo è anche restare fermi e starea guardare: mentre col mio nuovo telefonomi metto in contatto con tutto il mondo, di-gitando freneticamente, intanto non m’ac-

corgo che sto da solo e la vita scorre, sì, mami passa accanto.Quando sono solo, anche se avvolto dal ru-more del mondo che gira vorticosamente,e non sento più niente perché abituato aquel rumore, e magari il vento non soffia eil sole è coperto da una nuvola pigra, riescoa sentire una leggera brezza che mi parla?Un lieve tepore che mi accarezza? Insommase ci credo, e questo deve fare i conti con lamia fede personale, che è sempre Dio checi ama per primo, e ho superato da tempol’atteggiamento infantile di attesa di coccolematerne, non posso non sentire la Suamano provvidenziale sempre sopra di me.Fatta e rivissuta interiormente l’esperienzadell’Amore che Dio non ci ha fatto maimancare dal lontano passato da quandoha mandato suo Figlio tra noi per invitarcia seguirlo e scoprire che il nostro prossimonon è chi vogliamo noi, ma chiunque capitidavanti a noi, bianco o nero, buono ocattivo, a noi non spetta di giudicare magariproprio per trovare un alibi e sentirsi eso-nerati dal doverlo prendere in considera-zione.L’altro nemico, dopo tante cose di fretta e iltroppo per idee di grandezza o solo per

farsi notare, è la paura, di perdere, di essereultimi, di non farcela, del tempo che passae si porta via qualcosa…Solo se siamo convinti che mentre viviamonon facciamo solo uno stupido gioco a pas-sare il tempo, giorno dopo giorno, prendendoavanti a noi tutto quel che capita, gettandolosubito dopo dietro di noi, non ci fermiamo adesiderare e immaginare e progettare senzariuscire a mettere in pratica, solo allora po-tremo vincere ogni paura e della mortestessa farne un punto di arrivo come la na-scita è stata quello di partenza.Queste sono alcune riflessioni nate nel con-testo del ritiro molto sentito e riuscito, fruttodi un lavoro di preparazione di don Mimmoper i temi trattati, con una traccia già svolta,e di collaborazione per i canti, le preghiere,le musiche e le immagini, tutto ben organiz-zato, senza improvvisazione, che non fossela nostra libera partecipazione e riflessionestimolata appunto da tutto l’insieme. Speriamo tanto che queste esperienze sipossano ancora fare e di poterci incontrarepresto di nuovo per continuare un camminocomunitario, Cammino di Fede, cioè diAmore.

Enrico Scifoni

COMMENTOAL RITIRO“CAMMINANDO S’IMPARA A VIVERE”

S on partita con molte aspetta-tive e anche con tanta paurache venissero disattese...

Mi aspettavo: una comunità coesa, unclima rilassato e a tratti giocoso, unconvento silenzioso che permettesseun reale distacco dalla frenesia quoti-diana, un'oasi di raccoglimento,un’esperienza di rinnovamento nella

fede, nella vita quotidiana e nell'impe-gno parrocchiale, una preghiera assiduae profonda, una catechesi incisiva…Nessuna di queste aspettative è statadelusa!L'emozione più potente? La cerimoniaper il rinnovo personale delle promessedi fede, durante la quale ognuno di noi,con il cero nella mano sinistra e ponendo

la destra sulla Bibbia, ha parlato nelsuo cuore direttamente a nostro Padre,esprimendo, pur con l'umana fragilità,tutta la propria voglia di amarlo sempredi più. «Grazie Papà. Grazie Don Domenico egrazie a tutti voi che avete partecipatocon me».

Germana Ronzoni

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COMMENTOAL RITIRO

È STATO IL MIO PRIMO RITIRO SPIRITUALE CON QUESTA NOSTRA COMUNITÀ

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Q uaranta anni di matrimonio,una ricorrenza importante,come altre in passato o come

alcuni fatti straordinari accaduti nel corsodella vita e che segnano un punto o unavirgola a chiusura di un periodo, ma nondel romanzo della vita che invece continua. Una pausa di riflessione necessaria afermare per un istante la presunta quoti-dianità della nostra esistenza. Impietosa forse talvolta come può esserloil confronto tra una vecchia fotografia e ilproprio riflesso allo specchio di oggi,come se non ci fossimo accorti o comese avessimo finto di non accorgerci, mat-tino dopo mattino, di una piega dellapelle che prima non c’era o di qualchecapello che restava impigliato nella spaz-zola. Impietosa forse anche perché ci co-stringe a riflettere sulla inevitabile consi-derazione che i giorni ancora da viveresono per legge naturale in numero deci-samente minore rispetto a quelli già vis-suti. Così per “bilanciare” questo stato d’animopossiamo ricorrere al ricordo dei migliorigiorni passati, rischiando tuttavia di caderenel tragico errore della “consolazione”, ameno che non ci fermiamo, in silenzioper qualche attimo, ad analizzare invecequali siano stati i motivi che ci hanno

portato dopo tanti anni ai giorni di questotempo della nostra vita. Allora i ricordiassumono un significato molto più pro-fondo e al contempo ci infondono fiduciaper i giorni futuri.I ricordi sono infatti le nostre radici perchéfrutto di ciò che abbiamo dentro e che ciè stato trasmesso da chi ci ha preceduto,delle scelte che abbiamo fatto, delle rea-zioni che abbiamo avuto quando la stradadove camminavamo sembrava meno di-ritta e piana, delle sensazioni che abbiamoprovato incontrando persone di altre cul-ture e visitando luoghi in giro per il mondo,spesso vecchi di qualche centinaio dianni e ancora vivi, come a ricordare semai ce ne fosse bisogno, che il tempo anostra disposizione è come un volo difarfalla.Ma i ricordi sono anche e soprattutto fu-turo perché ciò che siamo e siamo statiè trasmesso a due cuccioli umani chenel frattempo sono usciti dalla nostra“proprietà” e sono diventati due esserinuovi che possono continuare il meravi-glioso corso della vita e dare un sensocompiuto alla nostra esistenza. Con l’au-gurio, come noi facciamo ogni giorno coni nostri genitori, che possano ricordarciper quanto abbiamo loro trasmesso conl’aiuto di Dio, cioè per la vita, il dono più

bello e gratuito che un essere umanopossa ricevere. E con l’augurio che pos-sano meritarla, come abbiamo cercatodi fare noi, non vivendo la quotidianitàma impegnandoci a trovare ogni giornocose nuove da fare, da pensare, davedere, da dire. Perché ogni giorno chetrascorre uguale ad un altro è un giornoperso e non vissuto, è un tradimentocommesso nei confronti di chi ce l’ha do-nato.Come il tramonto ogni sera è diverso eogni volta affascina e meraviglia con isuoi colori che solo i nostri occhi possonovedere e nessuna macchina fotograficapuò fissare, così ogni giorno nel matri-monio e nella vita in generale bastatrovare il tempo per cose nuove, anchepiccole, da fare o da vedere o da condivi-dere o da inventare o da riproporre congesti nuovi, per vincere la routine e perrenderlo affascinante e meraviglioso comeun tramonto, con la certezza che il giornonuovo che arriva sarà anch’esso tutto davivere.Così possono passare quaranta anni eanche una vita e così il futuro non puòfare paura perché quando un giorno lon-tano la luce si spegnerà ci troverà vivi.

Remo e Pina - 22 ottobre 1977-2017

NATALE QUARANT’ ANNI DI MATRIMONIO

QUEST’ANNO PRESSO IL MERCATINO CARITAS ANCHE I LAVORI DELLE SIGNORE DELLA LANA

Il mercatino Caritas riapre i battentigiovedì 7 dicembre nella ex boutique“Luna” in via D. Barbato, a Cerenova.

Quest’anno con una simpatica novità: ilavori delle “signore della lana”. Infattiin parrocchia c’è un gruppo di donneche settimanalmente s’incontra per la-vorare a maglia e fare tante belle cosecon decine di gomitoli di lana multicolori:vestitini per neonati, sciarpe, cappellima anche copertine, insomma il reper-torio completo. Dalla loro stanzetta dilavoro in fondo all’oratorio (ai più notaappunto come stanza della lana, per laverità ora rimodernata e risistematagrazie all’intervento della Onlus parroc-chiale San Francesco), le signore Luisa,Viola, Rosetta, Anna, Ninfa, Marisa, Gra-zia, Lina, Rossana, Gianna e Clementinasi muoveranno per essere presenti con iloro graziosi e “caldi” lavori presso ilmercatino dove si potranno acquistareanche tanti oggetti, regali per le prossimefestività con pochi euro, aiutando così imolti bisognosi di aiuto materiale emorale che vivono nella nostra frazione.

MERCATINO

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Nella tarda serata di sabato 18 no-vembre la Prof.ssa Elisa Cecco-belli ci ha lasciati. Il primo pensiero

va al cordoglio dei familiari, al quale parteci-piamo sinceramente.Grande donna, grande docente e personasplendida, la prof.ssa Ceccobelli lascia unvuoto incolmabile nella nostra comunitàscolastica. Unica, come ognuno di noi. Maacuta, generosa, sensibile e dedita a capiree a migliorare la vita degli altri, come pochidi noi. Una donna di grande spessore culturale,professionale e umano che ha donato aquesta comunità scolastica il meglio che undocente possa riuscire a dare nell’arco dellasua intera vita professionale: capacità diascolto attivo, intuito nel comprendere le si-tuazioni più difficili, talento e sensibilità nelportarle alla luce per poterle poi superare inun percorso di vera crescita personale.

Tanti nostri alunni hanno affidato soltantoa lei i segreti di un’età così difficile e spessodi situazioni familiari tormentate, tante fa-miglie hanno giovato del suo lavoro quotidianoattraverso la serenità dei propri figli, tanticolleghi hanno potuto contare su un supportoprofessionale sicuro e una disponibilità con-tinua. Tutto questo mancherà. Mancherà moltis-simo a tutti. Mancherà non vederla ognimattina, sempre puntuale, fino a quando leforze glielo hanno consentito. Mancherà po-terle chiedere un consiglio, una visione suuna situazione delicata, un parere profes-sionale. Mancherà anche una pausa pranzoinsieme in attesa dei consigli di classe o delcollegio. Mancherà la sua bellezza di donna.Quella fisica, così evidente eppure delicatae mai ostentata, come quella morale, intel-lettuale e professionale.

Arrivederci Elisa. Comunque ci ritroveremo.Intanto, continui a darci un’occhiata, anchese so che starà già vedendo se ha qualcheangioletto da recuperare…. Lettera di commiato della professoressa Lo-redana Cherubini Dirigente Scolastico del-l’Istituto Comprensivo di Marina di Cerveteri.

LETTERAARRIVEDERCI ELISA

CREDERESIAMO FATTI PER TRASFORMARE IL MONDO SECONDO IL PIANO DI DIO

Noi non siamo fatti per razzolare,con gli occhi fissi a terra. Noisiamo fatti per alzare lo sguardo

al cielo, per pregare, per amare, per tra-sformare il mondo secondo il piano di Dio.Chi è un credente? È uno che crede - oper usare parole che in questo tempovanno di moda in Italia — "crede di credere"che prima della vita, prima di tutto quellodi cui si occupa la scienza, prima dellagrande "esplosione" da cui quello che noiconosciamo sembra abbia avuto origine,prima dell'esistenza di tutto quello chevediamo intorno, non c'è il nulla, le pureforze del caso! Prima di ogni cosa c'è latenerezza di un Amore: Dio, che non pos-siamo in alcun modo vedere e immaginare!E crediamo anche che dopo, quando tuttoquello che vediamo sarà finito, non cisarà il nulla, ma di nuovo quella tenerezzaa cui affidiamo la nostra vita! È importanteche voi crediate nell'inferno, nel purgatorionel paradiso, nell'immortalità dell'anima:ma ancora più urgente e più importanteche possiamo dire come Gesù sulla croce:"Padre, nelle tue mani affido la mia vita!»(Lc 23,46). In Dio, noi crediamo; non nellasopravvivenza dell'uomo, non nell'immor-talità dell'anima, non nelle indulgenze,non nei soldi che aiutano quelli che sonmorti. In Dio, crediamo! Che "ultimo —come dice Giobbe - si alzerà sulla polvere!"(Giobbe 19,25). E a Lui è affidata la nostravita e l'esistenza dell'universo intero. Quelli che son morti, non immaginateli:non cercate di captare le con il registratore,non pensate di vedere presenze intorno!

Noi non crediamo in tutto questo: noi cre-diamo in Dio! Alle mani amorose del Padreè affidata la vita delle persone, a cui ab-biamo voluto bene e che ci hanno volutobene: senza che ci sia dato di saperecome, senza poter vedere e immagina-re… L'unica fede che ci guida nel camminodella vita: che al di là di tutto ci sia Dio!Dio che, "ultimo, si ergerà sulla polvere"e che ci accoglierà nella tenerezza dellasua vita! Questa è la nostra fede e questafede che ci riunisce per commemorare inostri fratelli e sorelle defunti. Come saràil paradiso? Beh, dice Giovanni, «ciò chesaremo non è stato ancora rivelato»; insostanza: non lo sappiamo. «Sappiamoperò che noi saremo simili a Dio, perchélo vedremo come Egli è». (1Gv 3,1-3). Lavita dunque non finisce con la morte, cheè soltanto un passaggio a un'altra condi-zione, a un altro stato dell'esistenza.Quante volte abbiamo sentito questa frase!Eppure, ammettiamolo, non ci turba, nonci entusiasma più, non ci fa cambiaredentro. Se è così, siamo già morti, spenti,incapaci di speranza, arresi, finti seguacidi una religione ridotta a vuoti riti. No,fratelli e sorelle; l'esistenza che si snodanel tempo dev'essere preparazione, attesa,edificazione della gioia futura. Noi nonsiamo fatti per razzolare, con gli occhifissi a terra. Noi siamo fatti per alzare losguardo al cielo, per pregare, per amare,per trasformare il mondo secondo il pianodi Dio. L'oggi è importante, prezioso, manon perché è il solo tempo che posso diremio, nostro, che abito e che posso usare

come mi aggrada. L'oggi è il tempo in cuitrovo la mia realizzazione, in cui costruiscoil mio futuro, in cui esercito la mia libertà,la mia responsabilità, la mia fede. Attimoper attimo, perciò, siamo chiamati ad es-sere cristiani, secondo le indicazioni diGesù, facendo delle Beatitudini il pro-gramma, la scala che ci porta in paradiso.C'è chi sorride a sentir parlare di paradiso,di inferno, di santità. Il mondo le considerafavole, cose da bambini. Per noi non sonofavole. Tu, proprio tu hai nel paradiso latua dimora definitiva, perché lo scopo deltuo vivere è la santità. Certo, la santità.Che non è non peccare mai, ma lo sforzocostante di vivere in unità con Dio, sollevati,salvati dalla Grazia, dallo Spirito di Gesù.La vita allora acquista un sapore nuovo.Le mille faccende quotidiane, pur rima-nendo importanti, sono viste in una pro-spettiva diversa, che le rende relative,non certo decisive, perché ciò che contadavvero è scoprire la presenza di Dio nellapropria storia e lasciarsi guidare, istruire,amare da Lui. Allora i nostri giorni non fi-niranno in un dirupo, perduti nel nulla;ma saranno ricchi, pieni, veri, scalini diun viaggio lungo, ma stupendo: il santoviaggio verso il Signore. Ecco allora, ilnostro commemorare i nostri fratelli e so-relle defunti, non un ricordo del passatoo paura della morte e relativa esorcizza-zione, ma una comunione di vita ed unapreghiera, per chi ha già compiuto il santoviaggio e ci ha solo preceduto.

Don Domenico7

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L o dice la scienza. Secondo unostudio condotto dallo psi co -logo  Steve McKeown infatti, le

persone che addobbano la casa per Natalein anticipo restano in contatto con il bambinoche è in loro e si immergono nei ricordi piùbelli dell’infanzia. E spiega: «Benché possaesserci una percentuale di ragioni sintoma-tiche per cui qualcuno voglia ossessivamenteaddobbare casa in anticipo, nella maggiorparte dei casi si tratta di motivazioni nostal-giche o per resuscitare la magia del Natale.In un mondo pieno di stress e ansia la genteassocia ciò che è correlato al Natale alla fe-

licità, evocando forti sentimenti legati all’in-fanzia. Le decorazioni sono semplicementeun’ancora alle emozioni e all’eccitamentodi quando eravamo bambini».Se eravate in cerca di un pretesto per nonaspettare l’8 dicembre dunque, eccoloqua. E che dire di chi non ne vuole saperedi addobbi natalizi, luci e regali prima del24 dicembre?Seguendo la ricerca di McKeown, ha uncontatto meno consapevole con il bambinoche è in lui e non riesce a trovare occasioniper evocarlo. Una sorta di blocco emotivodunque che non riesce a superare nem-

meno in occasione del Natale. Ed è propriocon chi vuol tardare che dovete iniziare afare l’albero di Natale. Regalare gioia èuna delle cose più belle che possiamofare per onorare le feste natalizie. E se ad-dobbare la casa in anticipo significa esserepiù felici,  perché non contagiare gli altricon la nostra felicità? Basteranno un invitoa merenda, qualche addobbo sparso quae là e la vostra improvvisa voglia di siste-marli. Qualche decorazione fai da te potrebberendere ancora più divertente la cosa esaprà coinvolgere anche chi si dichiara an-noiato da tanta attenzione per gli addobbi…

ADDOBBI SE AVETE GIÀ FATTO L’ALBERO DI NATALE, SIETE PERSONE FELICI…

FAMIGLIA STARE AVANTI, STARE AL CENTRO, STARE DIETRO: I MINISTRANTI IN PAUSA RIFLESSIVA A VALENTANO

C ome ogni anno il gruppo Ministrantiper la prima domenica di Avvento,3 dicembre, si è ritrovato a svolgere

un ritiro. Quest’anno siamo stati in una casaautogestita a Valentano (VT).Seguendo le linee guida pastorali diocesanee quelle parrocchiali, il nostro percorso si èsviluppato sull’argomento del “CamminareInsieme”. Riprendendo la lettera di Don Do-menico “Appunti del Parroco”, consegnataagli operatori pastorali in preparazione del-l’Assemblea diocesana, gli educatori ci hannoproposto come tema del ritiro “la Persona”all’interno del cammino, sviluppando leattività di riflessione sui tre ruoli che sitrovano all’interno di un gruppo che sta cam-minando insieme. Di seguito le foto e le riflessioni emerse dairagazzi.Stare Avanti: Sono in TestaPer comprendere la figura di una personache si mette avanti al gruppo, abbiamosvolto un’attività a coppie, dove dopo averscelto un capo abbiamo fatto un percorso atappe. Ad ogni tappa il capo ha preso delle

decisioni. Per ogni decisione presa vi era unpercorso diverso. Finita questa attività ab-biamo riflettuto, in piccoli gruppetti su qualicaratteristiche deve avere colui che si mettedavanti. Dalle nostre riflessioni è emersoche vi sono due figure che si pongonodavanti ad un gruppo: il Boss e il Leader.Per noi colui che deve stare davanti ad ungruppo è il Leader, in quanto è colui cheprende la responsabilità e le decisioni per ilbene del gruppo. Differente il Boss che èuna persona che pensa a sè.Stare al Centro: Ti su(o)pporto Per comprendere il ruolo di chi si trova astare al centro di un gruppo, gli educatori cihanno chiesto:• Di scoprire i nostri difetti • Il modo in cui ci relazioniamo con gli altri • Cosa ci impedisce di relazionare Dopo un momento di riflessione a piccoligruppi e in seguito tutt’insieme abbiamodedotto che colui che si trova tra “l'apri fila eil chiudi fila” deve essere una personacapace di ascoltare, capace di seguire laguida e che grazie al ''chiacchierare'' si

creano rapporti di continuità che rafforzanoil gruppo.Stare Dietro: AspettatemiLe caratteristiche di una persona che sitrova dietro sono: • Sostenere emotivamente il prossimo • Fare attenzione che tutti siano sulla giusta

strada • Sapere aspettare l’altroProprio da quest’ultimo punto abbiamoiniziato a riflettere su noi stessi e ci siamoposti delle domande che abbiamo poi con-frontato tra piccoli gruppi. Le domande ri-guardavano la nostra capacità di aspettarele necessità di chi abbiamo accanto e sesiamo attenti ad accorgerci dei loro momentidi difficoltà. Abbiamo concluso questo mo-mento di riflessione ragionando invece comeDio, il quale ha la capacità di aspettarci.Siamo convinti che Lui possa essere messoin fondo ad un cammino perché è Lui a con-trollare e proteggere ogni singolo gruppo,ovvero tutti noi.

Gruppo Ministranti

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Sabato 2 dicembre si è svolto nel-l’Oratorio parrocchiale il ritiro inpreparazione al tempo di Avvento,

iniziato proprio con i Vespri solenni e la S.Messa Vespertina di sabato. Si tratta di unappuntamento che è diventato un’ottimaabitudine per la Comunità parrocchiale,che all’inizio di ogni Avvento e di ogni Qua-resima, su suggerimento del caro Don Do-menico, si dedica del tempo per il silenzioe la riflessione personale. Quest’anno, aguidare questo pomeriggio di meditazione,è intervenuta la Dott.ssa Annamaria Corallo.Grande studiosa della Sacra Scrittura, donnaenergica e carismatica, ha la capacità dipresentare con dinamismo e semplicitàbrani del Vangelo che potrebbero risultaredifficili da interpretare. La sua riflessione si

è incentrata sul brano del Vangelo di Gio-vanni che descrive l’incontro fra Gesù e ilcieco nato: un episodio piuttosto lungo earticolato, che ha dato modo, a tutti i pre-senti, di interrogarsi sulla propria fede. Lafede, infatti, è la nostra capacità di vedere:vedere non è semplicemente guardare ciòche ci circonda. Vedere è accorgersi ditutta la bellezza che continuamente e gra-tuitamente è intorno a noi e sapere che inquesta bellezza c’è la presenza del Risorto,di Dio! Coloro che sono intervenuti, quindi,non hanno semplicemente ascoltato unaspiegazione del passo evangelico, ma sisono dapprima interrogati sulla propriafede: ognuno ha ricevuto un foglio con di-segnati sopra tanti tipi diversi di occhiali eciascuno ha riconosciuto in un particolare

paio d’occhiali quello che meglio descrivevail proprio sguardo di fede. Mettersi in di-scussione non è mai semplice, soprattuttose bisogna farlo alla presenza di altre per-sone, ma coraggiosamente tutti i presentihanno condiviso i propri pareri e le proprieinsicurezze. Dopo aver preso coscienzadella propria fede, si può leggere e capiremeglio il Vangelo, spiega la Dott.ssa Corallo;perché la Parola di Dio parla a noi e soprat-tutto parla di noi. Ecco allora l’augurio perquesto cammino di Avvento, fino alla grandesolennità del Natale: lasciarsi interrogareda Dio, vedere con maggiore consapevolezzaquello che ci circonda, attendere con gioiaogni giorno l’incontro che possiamo farecon Dio, attraverso qualsiasi circostanzadella vita.

VOLONTARIATOIN PREPARAZIONE AL TEMPO DI AVVENTO RIFLESSIONI SULLA FEDE CON LA BIBLISTA ANNAMARIA CORALLO

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POESIE

NATALE

V’arimanno l’auguri puro st’annoPuro se so più vecchio de nantr’annoMa r’core mio aresta sempre quelloCa nun tradisce e nun cià l’inganno

Ne sto giorno s’arisveglia a fratellanzaTra n’sacco de sorisi e de speranzaCercamio e ricordà puro er passatoAnca ser tempo sa squaja arifilato

D’amichi n’torno a me ce ne so n’saccoE ne sta corsa n’sieme cor destinoFò a gara co quelli ca so più affezionatiMa drenta ar core ciò quelli ca so annati.

Io mi ricordo tutti, e co voi che faccio?Ve conto e poi v’astriggno nen’abbraccioE con l’augurio fastoso va rinnovoBuon Natale e felice anno novo.

Anacleto VANZINI

L’ANNO CHE VERÀ

Ogn’anno a mezzanotte c’è l’usanzaDe brinnà all’anno novo ca mo vièSemio contenti ca er vecchio se ne vàComma no straccio camio da buttà.

Se pensi che co nantr’anno in più su a groppaAddiventi sempre più vecchio, Ma nu è quelloPecchè a quò novo je famio n’sacco de feste?E a quò vecchio je dimo corna e peste?

Dell’anno vecchio ca se ne sta p’annàEr brutto er bello l’amio già passatoSe quello novo tene a faccia scuraTe renni conto che gran fregatura.

Te comma sei t’avemio d’accettàPuro cor diciassette ca disgraziaFacce sapè ca nun combini danniSennò tenemio er vecchio pe ghiecianni.

N’tanto io ve fò l’auguriBrinnanno ar vecchio o ar novo nun se saPoi quant’artri saranno io ni contoV’auguro a tutti pace e felicità.

Anacleto VANZINI

IL PIANETA DEGLI ALBERI DI NATALE

Dove sono i bambini che non hannol’albero di Natale con la neve d’argento, i lumini e i frutti di cioccolata?presto, presto adunata, si va sul Pianeta degli alberi di natale,io so dove sta. Che strano, beato Pianeta…Qui è Natale ogni giorno.Ma guardatevi attorno:gli alberi della foresta,illuminati a festa,sono carichi di doni.Crescono sulle siepi i panettoni,i platani del vialesono platani di Natale.Perfino l’ortica,non punge mica,ma tiene su ogni fogliaun campanello d’argentoche si dondola al vento.In piazza c’è il mercato dei balocchi.Un mercato coi fiocchi,ad ogni banco lasceresti gli occhi.E non si paga niente, tutto gratis.Osservi, scegli, prendi e te ne vai.Anzi, anzi, il padroneTi fa l’inchino e dice: “Grazie assai,torni ancora domani, per favore:per me sarà un onore… “Che belle le vetrine senza vetri!Senza vetri, s’intende,così ciascuno prendequello che più gli piace: e non si passamica alla cassa, perchéla cassa non c’è. Un bel Pianeta davveroAnche se qualcuno insisteA dire che non esiste…Ebbene, se non esiste, esisterà:che differenza fa?

Gianni RODARI

POESIE SUL NATALE

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Èstato un pomeriggio all’insegnadella cultura coniugata con lafede. Sabato 11 novembre pres-

so l’oratorio della parrocchia San Fran-cesco d’Assisi si è dato vita ad un con-vegno “Dove va la comunicazione dellaChiesa”, in occasione del libro “SantaMarta. Riflessioni sulle Omelie di PapaFrancesco” di Gianpiero Gamaleri, pub-blicato dalla Libreria Editrice Vaticana,edite su “Il mio Papa”, settimanale dellaMondadori. Sono le omelie che il SantoPadre pronuncia alle 7 del mattino du-rante la Messa a Santa Marta – medita-zioni personali espresse ad alta vocedavanti a una ristretta assemblea – nonsolo riflessioni e preghiere interiori legateai valori eterni della Bibbia e del Vangelo,ma la “lente” con cui il Papa legge e in-terviene nelle grandi scelte che riguar-dano il mondo in cui viviamo. Oltre aGamaleri, professore ordinario di Socio-logia dei processi culturali e comunicativi,(dal vastissimo curriculum), gli altri re-latori erano Ugo Apollonio, ex docentedi giornalismo alla Luiss, Antonio Augenti,Direttore Centro Servizi Educativi Con-sorzio Universitario Humanitas - Roma,e Giulio Cesareo, direttore della LibreriaEditrice Vaticana. Nella sala un folto pubblico ha assistitocon grande attenzione all’interessantedibattito cui ha dato l’avvio il parrocoMons. Domenico Giannandrea con un’in-troduzione ispirata alla Bibbia, «ci im-battiamo in un episodio particolarmentesignificativo per illuminare il concetto dicomunicazione e cogliere come essa siastata vissuta nella Chiesa delle origini.E come i primi cristiani dimostrarono diaver assimilato l’attitudine dialogica delloro Maestro, ossia la capacità di ascolto,dialogo e confronto di Gesù di Nazaret,maestro di comunicazione». Si è entrati dunque nel vivo della confe-renza con queste poche, chiare paroleche hanno fatto da leit motiv all’interoconvegno. Attraverso suggestivi foto-grammi che hanno ricreato perfettamentelo spirito delle parole del Vangelo, ilprof. Gamaleri ha commentato e spiegatoi vari momenti, storie e personaggi chepopolano le Scritture. Ha sottolineatotuttavia «l’esigenza di “personalizzare”la parola del Papa, di ricondurla al propriocontesto familiare, sociale, psicologicoe culturale. Il richiamo più efficace èquello capace di creare un’eco, un rim-balzo da persona a persona, un passa-parola dello spirito». Perciò è nato anchequesto agile libro, composto da brevi ci-tazioni del Papa (integrate anche da im-magini e didascalie) che diano ancorpiù concretezza al testo, suggerendo ri-

ferimenti alla realtà di tutti i giorni. Eproprio alla vita quotidiana si è ricondottol’intervento del direttore della LibreriaVaticana Cesareo quando ha dichiaratoche Papa Francesco utilizza le parolecome fossero una lettera indirizzata daDio all’umanità; «riesce a trovare nuovespiegazioni al Vangelo e darne risonanzache sono stimoli per tutti noi. Una co-

municazione che si trasforma in conver-sione, cioè in capacità di fare dietrofronte “guardare” e “leggere” dunque conaltri occhi anche la vita dei nostri cari».Più filosofico l’intervento del prof. Augentiche parla di una chiesa in cui oggi è dif-ficile il cammino «Stiamo vivendo mo-menti di crisi ed ecco che il Papa cercastrade e linguaggi nuovi per arrivare alla

gente». Più provocatoria e vivace la rela-zione del prof. Apollonio che tira in ballofatti del Vaticano legati alla cronaca eall’attualità e oggetto di inchieste daparte dei giornalisti per far emergereverità a volte scomode e impopolari. Aconcludere il dibattito le parole del par-roco Giannandrea «…la comunicazioneè trasformante: non è un pacco che si

recapita, ma un incontro che trasfigura.Il metodo dialogico della prima comunitàresta l’emblema di una comunicazionesempre possibile, perché la Scritturacontinui a parlare all’uomo e alla donnadi oggi, e la fede continui a essere spaziodi ricerca condivisa».

Danila Tozzi

CONVEGNO PRESSO L’ORATORIO DELLA CHIESA SU “DOVE VA LA COMUNICAZIONE DELLA CHIESA”

CONVEGNO

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CORIPER IL RADUNO DIOCESANO DEI CORI GRANDE EMOZIONE

C on grande gioia ci piacerebbe con-dividere con voi le emozioni e leriflessioni sul Raduno Diocesano

dei Cori, consueto appuntamento a cui par-tecipiamo ormai da anni. Quest’anno il raduno si è tenuto domenica26 novembre presso la Parrocchia CattedraleSacri Cuori di Gesù e Maria, a La Storta. Ci si raduna sempre certi di incontrare coriche cantano e suonano tecnicamente megliodi noi, ma anche con la consapevolezza dipoter lasciare un segno con la nostra piccolaesperienza, cantando insieme per Cristo,coinvolgendo l’assemblea e trasmettendogioia durante il momento supremo dell’Eu-carestia. Il tema di quest’anno è stato "ICanti di pellegrinaggio" e, dopo una iniziale

difficoltà nella scelta del brano ci siamomessi a riflettere su cosa significasse pernoi “essere pellegrini”. Le esperienze co-munitarie ci hanno suggerito la risposta aogni nostro dubbio.Basti pensare all’esperienza fatta questaestate ad Amatrice. Famiglie, giovani eadulti, pronti a donare il loro aiuto, seppurpiccolissimo, rispetto alle necessità reali,per dare sollievo a una terra devastatadalla paura e dalla distruzione. Abbiamocercato un segno che potesse rappresentarequella nostra presenza, un simbolo cheparlasse della terra ma anche di Dio. L’im-magine della Croce illuminata dai nostri lu-mini ci ha suggerito la cosa giusta: la luce. È questo il segno che vogliamo dare al

nostro pellegrinaggio. Ogni volta che ci muo-viamo verso gli altri emanando la luce diCristo siamo sinceri pellegrini. Un anzianoche ha bisogno di cure, un bambino in diffi-coltà, un amico che ci ha tradito, un fratelloche non ci parla, sono tutte mete dei nostripellegrinaggi. Abbiamo scelto il brano “Luce”del gruppo rock cristiano “I Reale”, che ab-biamo avuto il piacere di ospitare nellanostra Parrocchia.Questo è stato l’augurio che abbiamo volutofare ai nostri colleghi cantori e pellegrini:possiate essere buoni seminatori del profumodi Dio, ottimi fari che emanano luce senzafine a gloria di Cristo Risorto!

Ilenia Canullo e Antonella Cannavò

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L a notifica di una multa non arrivaper tempo: bisogna pagarla oppureno?

Se l’automobilista riceve una cartella di pa-gamento per una multa relativa a violazionidel codice della strada commesse ed ac-certate in precedenza, senza però che glisia stato notificato il verbale di contravven-zione, avrà trenta giorni di tempo dallanotifica della cartella (attenzione) per proporreopposizione con ricorso ex art. 7 D.lgs.01/09/2011 n° 150.In pratica, questa è la risposta che deve es-sere fornita ad un lettore, il quale lamentadi essergli stato recapitato un “avviso” dipagamento per una multa, irrogata, per ilsuperamento dei limiti di velocità consentiti,nel lontano 2015: multa di circa € 150,00però mai notificatagli prima della suddettacartella di pagamento, recapitatagli alla finedello scorso settembre, dopo che la sanzioneera stata iscritta nel ruolo esattoriale.Entro la fine del corrente mese di ottobre ilnostro lettore potrà, quindi, proporre ricorso

ex art. 7 D.lgs. 150/2011 al Giudice diPace per far valere, per l’appunto, l’estinzionedella sanzione non notificata nei termini dilegge. Tali conclusioni si ricavano da unarecente sentenza delle Sezioni Unite dellaCassazione 22080/2017 che, per l’appunto,intervengono a risolvere un contrasto inter-pretativo esistente tra i Giudici sulla materiadi cui ci stiamo occupando.In pratica, viene sostenuto, dalla SupremaCorte, che la mancata notifica del verbaledi accertamento di violazione al CDS, maanche la invalidità della notifica, non impe-disce la formazione di un titolo esecutivoidoneo a permettere l’iscrizione a ruolodella sanzione. Trattasi, però, di un “titoloesecutivo particolare”, che può essere postonel nulla attraverso l’opposizione di cui si èdetto. L’opposizione va a colpire un vizioche aveva determinato la estinzione dellasanzione in quanto non notificata tempe-stivamente. Infatti l’art. 201 CDS, con lemodifiche apportate dall’art 36 della L.120/2010, prevede che il verbale di accer-

tamento della infrazione debba essere no-tificato entro 90 giorni pena, in difetto,l’estinzione della sanzione.Però può accadere che nonostante l’effettoestintivo della sanzione (prodottosi perdifetto di notifica del verbale, nei 90 giorni,cui va equiparata la sua invalidità, comequando, ad esempio, il verbale viene notifi-cato per mezzo del servizio postale ad unfamiliare convivente con il destinatario alquale ultimo però non viene recapitato l’av-viso di avvenuta notifica al suddetto familiare),il credito afferente l’infrazione venga iscrittoa ruolo e notificata la relativa richiesta dipagamento, attraverso la quale, per la primavolta, l’utente, come il nostro lettore, vienea conoscenza della sanzione in quanto èmancata la regolare notifica del verbalestesso.Ebbene l’utente può legittimamente reagirealla pretesa di pagamento neutralizzandolacon l’opposizione suddetta che andrà adaccertare l’ormai avvenuta estinzione dellasanzione amministrativa.

DIRITTIL’AVVOCATO ANTONIO ARSENI DI CERVETERI RISPONDE A QUESITI LEGALI

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