Anno XI –N. 4 –Ottobre - Dicembre 2017 Il Natale accende ...una luce nella nostra notte....

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Oltre… Periodico di informazione e dialogo parrocchiale e del quartiere Anno XI – N. 4 – Ottobre - Dicembre 2017 Il Natale accende una luce nella nostra notte Facciamocene dono l’un l’altro

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Oltre…Periodico di informazione e dialogo parrocchiale e del quartiereAnno XI – N. 4 – Ottobre - Dicembre 2017

Il Natale accende una lucenella nostra notte

Facciamocene donol’un l’altro

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Parrocchia “SS. Trinità a Villa Chigi”

Via Filippo marchetti, 3600199 roma

Tel. 06.86.00733Fax 06.86.213956

E-mail: [email protected]: www.sstrinita-villachigi.com

Orari SS. Messe dal mese di Ottobre

Feriale: h. 8.00 – 9.00 e 18.00

Festivo: h. 9.00 – 10.30 – 12.00 e18.00

IN QUESTO NUMERO:

editorial e 2La poesia del presepe 4Gli Stimmatini i Sudafrica 6Novità per il centro d’Ascolto 9un ricordo 9il Papa e il fine-vita 10La cresima 13caritas: il degrado di roma 14una teoria per l’immondizia 16due libri per due parrocchiane:romanzo e poesia 18una missione laica in Georgia 20L’italia e l’export di armi: l’etica e la legalità 22

Permettetemi di iniziarequesto editoriale con unacitazione poco natalizia,anzi tragica. comincia

così. «Uno ad uno, sulla scena, ca-dono nell’oblio della morte. Amletoha bevuto il veleno dalla coppa.Ne è rimasto un sorso. Orazio,l’amico sopravvissuto alla trage-dia, vorrebbe consumarlo. “No, –sussurra Amleto – tu vivi e rac-conta. Racconta di me e della miastoria […], il resto è silenzio”».così l’epilogo dell’Amleto di Sha-kespeare. citazione poco natalizia?!ma è proprio per un “racconto”che ci siamo dati ap pun ta men to,piccoli e grandi, nel cuore dellanotte di Natale. Anche il più piccoloe il più sprovveduto tra noi potrebberaccontare, raccontare di un edittodi cesare Augusto, di Giuseppe,che da Nazareth è salito a Betlemmeinsieme alla sua sposa «per farsiregistrare». È tempo di censimento.e potrebbe raccontare di maria,che era incinta e di come partorìin un luogo di fortuna e avvolse infasce il suo bambino, lo depose inuna mangiatoia e di come non c’eraposto per loro nell’albergo.

Il posto… Quante allusioni pos-sibili: il posto dove abitare per chicerca una casa; il posto di lavoroper tanti giovani che cospargonoil territorio di curriculum; il postodentro al cuore di qualcuno.Un racconto. che cosa c’è di piùsemplice? Quanti racconti di bam-bini nati in condizioni altrettantoprecarie, venuti al mondo in terrastraniera o stranieri alla loro terra.Quante storie di bimbi che non tro-vano posto. Fra i tanti raccontiquello che ci mobiliterà nella nottesanta ha del paradossale, dell’incre-dibile: il neonato, che noi andremoad adorare, è «lo splendore del Pa-dre», «irradiazione della Sua glo-ria», «Verbo eterno», «Figlio»,«splendore del Fulgore divino» (cosìdicono di lui le divine Scritture).«Beato chi non si scandalizza dime», dirà un giorno quel bimbodivenuto grande. e di rincalzo, ilBattista, a nome di tanti e, cometanti, deluso, in un primo mo-mento, da un messia così di-messo e diverso da come se l’at-tendeva dirà: «Sei tu colui chedeve venire o dobbiamo aspettareun altro»? (mt 11,3).

Il Natale accendeuna luce nellanostra notte.Facciamocenedono l’un l’ altro

di p. Lucio Boldrin

L’Editoriale

Numero 4oTToBre-dicemBre 2017

reg. Tribunale di roma n. 120 / 2008 del 18. 3. 2008

direttore responsabile: p. Lucio Boldrin

collaboratori: Federica Busato, Vanda Farinacci, Angelo Fusco,

mario Gravina, Giampaolo Petrucci ediletta Topazio.

impaginazione: Luca Theodoli Stampa: PrimeGrAF Srl, roma

in ogni numero verranno presentatele varie attività che si svolgono

in parrocchia

La redazione è aperta ad accogliere suggerimenti e argomenti

di dibattito all’e-mail:[email protected]

Alla SS. Messa di Natale sfideremo ilbuio per inseguire una luce…

siete persuasi? E questa luce brilla!

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un redentore-salvatore dovrebbeapparire forte, vincente e convin-cente; capace finalmente di direbasta all’ingiustizia, a chi è prepo-tente…Viene, invece, come bambino:inerme, infante (che non riesce aparlare), profugo, esposto all’im-previsto, in balia degli eventi.Siamo nel nucleo centrale dellafede cristiana, in ciò che fa la dif-ferenza in modo specifico. il con-fronto con altre fedi ed esperienzereligiose ci costringe a ritrovarel’identità. Non è vero che tutte lereligioni si equivalgono (salvo che,per religione, si intenda un senti-mento o un’etica). Può essere cheil confronto con altre religionimetta in crisi e, dentro noi, creicontrasto, spiazzi. come accade achi improvvisamente si accorge diessere sospeso. Sente vertigine. eb-bene, noi la notte di Natale do-vremmo provare le vertigini da-vanti ad un dio che si è fatto uomo:se le cose stanno così, qualcuno po-trebbe dire che è troppo. È incre-dibile (stupore assai salutare…).Questo racconto che sentiremo ciespone alla nuda e disarmante es-senzialità della fede cristiana.un racconto tutt’altro che infantile,o favoloso o scontato. Se ti lasciabitare da questo paradosso, pianpiano constati che i conti tornano,perché la vita cambia. È un rac-

conto sovversivo: sovverte la no-stra idea di dio. Sovverte la praticastanca e abitudinaria della nostrafede. Sovverte il modo di pensaree di stare in questo mondo. Dio sifa uomo. Sceglie l’ultimo po-sto. Il mio. Viene per me, perdarmi modo di vincere il malefino a dissolvere in me i pen-sieri cattivi e impuri; vieneper restituirmi audacia, a vin-cere la pigrizia e la mia abitu-dine ad occuparmi solo delmio interesse; viene ad inse-gnarmi a rompere col peccatoe con la superbia. e mi dice come si fa! Anche du-rante la messa di Natale il raccontodi Betlemme arriverà al suo epi-logo. riprenderà così: «Nella notte incui fu tradito egli prese il pane nelle

sue mani, lo benedisse, lo spezzò elo diede ai suoi discepoli e disse:“Prendete e mangiate, questo è ilmio corpo dato per voi..”(mt26,26)È venuto bambino nel prese-pio. Viene ora nel dono delpane spezzato. dichiara, con parole impegnative:«Abito in questo pane». un panespezzato e condiviso lo mette dinuovo al mondo. Presenza che miscoppia ogni giorno tra le mani…così accade, se ci facciamo caso,ogni volta siamo disposti a condi-videre, ad amare senza possedere,a dare senza prendere, a dire la ve-rità nella carità. insomma: adamare per primi. «ma a vivere così si diventa vulne-rabili!». ma è il solo modo d’esserefelici. Bisogna cominciare subito.Se a Natale pensiamo d’ interveniread una cerimonia, ci siamo sba-gliati. il racconto ha riacceso una lucenella notte. il racconto deve avva-lersi della perizia dello storico; habisogno della profondità del teo-logo; ha bisogno della fantasia edell’arte del narratore; ma soprat-tutto – questo racconto – ha biso-gno del coinvolgimento del cuoree della fede.i primi cristiani lo chiamavano ke-rygma e riconoscevano nel rac-conto una forza intrinseca, quasisacramentale. Allora raccontate aibambini, raccontate ai giovani,non “rubiamo” loro il racconto diGesù, “racconto del cielo”! Faccia-mocene dono l’un l’altro. il Signoresarà presente nel nostro racconto. Auguri!

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Intervista a p. Lucio Boldrin

a cura di Mario Gravina

manca ancora più di unmese (a partire daquesta intervista) perla celebrazione del

Natale e già si è messo in moto lamacchina pubblicitaria del consu-mismo che non annuncia tantol’evento storico e religioso della na-scita di Gesù cristo, bensì dove ac-quistare prodotti da consumarepresso grandi supermercati e ne-gozi con le loro addobbate vetrine. Quando San Francesco immaginòla nascita del Bambino Gesù, vollerappresentare questo evento conuna figurazione umana vicina allavita semplice degli uomini. unarappresentazione piena di amore edi tanta, tantissima poesia. il Po-verello di Assisi era ed avevaun’anima da poeta, un poeta inna-morato del cielo e della terra e diquest’amore era testimone attra-verso il suo esempio di vita.ogni anno nelle parrocchie di tuttoil mondo si costruiscono presepi.Naturalmente anche nella parroc-chia a te affidata, della SantissimaTrinità a Villa chigi, si realizza ilpresepe.

Padre Lucio, tu in molte occa-sioni (sia nelle tue omelie chenella tua attività pastorale)parli della bellezza, della vitae della difesa dei valori alti eculturali, cosa ci puoi diredella poesia che viene rappre-sentata per immagini nei pre-sepi? E quali emozioni suscitain te nel contemplare la poe-ticità di questa rappresenta-zione storica nel presepio

della nascita di Gesù?Il presepe nella sua ripetitivitàmostra sempre qualche cosa dinuovo, che era rimasto nascosto,che non si era notato. Forse per-ché il divino miniaturizzato ha lamedesima statura della sua tota-lità, del suo abbraccio all’uma-nità.Nella rappresentazione dellestatuine è il mondo che si mostranei suoi volti quotidiani alla pre-senza di una storia che contiene ilmistero: una nascita che è incar-nazione di Dio. Un padre dellaChiesa, Sant’Ambrogio, ricordanell’esposizione del Vangelo diLuca i motivi profondi del Natale:«Volle essere bambino, perché tupotessi diventare uomo perfetto;egli fu costretto in fasce, perché tufossi sciolto dai lacci della morte;egli fu nella stalla, per porre tesugli altari; egli fu in terra, affin-ché tu raggiungessi le stelle». Ogni presepe diventa consapevol-mente o meno icona di questi le-gami con il divino. Il presepe èpoesia che scava nella profonditàdi ogni persona e fa emergere labellezza pura, ingenua sognatricedi quel bambino/a che è da sem-pre in noi. Più volte, quando lachiesa è vuota e chiusa e il silenziodella notte mi circonda, rivivo da-vanti al presepe le emozioni esogni da bambino e mi viene dapregare: Signore, dammi il tuo Na-tale di fuoco interno nell’umanogelo. un segno che scaldi e scon-volga la «notte oscura» dell’esi-stenza e della sua «passione». Come è evidente nella Bibbiatroviamo molta poesia, basti

citare alcuni libri poetici inessa presenti: il Canto deiCantici; i Salmi; i Proverbi;Qoelet; Giobbe; ecc. comepure nel Nuovo Testamento:il prologo del Vangelo di Gio-vanni; l’Apocalisse. Perché gliestensori delle Sacre Scrit-ture hanno voluto esprimere,in molti parti, il messaggio diDio in versi? Ritengo perchè nell’antichità ipoeti venivano assimilati alla sa-pienza profetica e venivano consi-derati depositari delle leggi delmondo, esperti nelle arti divinato-rie, cioè nella lettura del futuro.La poesia, non ancora distinta dalcanto, era parte integrante dellavita spirituale e della religione. Lapoesia nel mondo antico era pro-fondamente legata ad una teoriadell’ispirazione come annuncio. Ilpoeta, tale per ispirazione divina,era posto sotto la protezione diHermes, il messaggero degli dei.Il ruolo subalterno che questo dioassume, da certe fonti trattato piùda semidio che da dio in sensoproprio, lo rendevano forse in-cline ad un migliore rapporto diprossimità verso i mortali, so-prattutto quella categoria di mor-tali noti come poeti, che meglio dialtri riescono ad entrare in sinto-nia con il sacro e le sue rare rive-lazioni. Quale rapporto c’è, secondote, tra poesia e spiritualità?Tra tutte le forme di Arte, tradi-zionalmente solo alla poesia eraaccordato un ruolo significativoin vista di quei valori che definiamo

La poesia nella rappresentazione del presepe

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come religiosi o, per essere piùprecisi, spirituali. La spiritualitàdella poesia è diversa, ma nontroppo dalla spiritualità del singoloche sperimenta attraverso la suavita una ricerca che ha come finela realizzazione di se stesso, o l’au-tocompimento esistenziale, unamaturazione dell’esistenza che nonpuò mai completamente aver luo-go, dal momento che non si finiscemai di imparare o crescere.Da dove scaturisce il bisognodi scrivere poesie per comu-nicare agli altri il proprio pen-siero, il proprio sentimento,la propria testimonianza divita ecc. …? In altre parole,condividi l’idea che la poesiaè stata sempre un buon veicolosin dall’antichità, per trasmet-tere e comunicare la bellezzae i valori fondamentali dellavita? Alla seconda parte della domandami sembra ritengo di aver già ri-sposto,in parte, nelle risposte pre-cedenti: essendo arte considerataispirata, sicuramente era ed è vei-colo per trasmettere i valori fon-damentali della vita. Da dovescaturisce il bisogno? Ti rispondocon una frase di Alda Merini: “C’èun posto nel mondo dove ilcuore batte forte, dove ri-mani senza fiato per quantaemozione provi; dove iltempo si ferma e non hai piùl’età. Quel posto è tra le tuebraccia in cui non invecchiail cuore, mentre la mente nonsmette mai di sognare.” Sem-plicemente esprimere ciò che ilcuore non sa contenere.Nella Chiesa ci sono stati gran-dissimi scrittori e poeti chehanno lasciato la loro impron-ta di Maestri per molti altripoeti e amanti della poesia.Anche nella nostra parrocchiaci sono persone di tutte l’etàche amano e scrivono poesie.È sorto anche una associazio-ne culturale “I versi e la me-moria” che raccoglie moltiparrocchiani che da cinqueanni si incontrano una voltaa settimana (quest’anno ogni

mercoledì) per leggere e com-mentare poesie di poeti (vi-venti e non viventi) di tutto ilmondo. Anche in questo nu-mero di “Oltre…” sono re-censiti due libri di poesie dipersone di questa Comunitàparrocchiale. Tu pensi chequest’amore per la poesia equeste belle iniziative cultu-rali possano trovare accogli-mento e sviluppo anche inaltri luoghi parrocchiali?Sarebbe importante per ridarevita alla tanta aridità che vedo,vincere le paure, guardare eamare ciò e chi ci circonda conocchi diversi. Innalzare gli occhi enon guardare solo per terra, siaper i giovani che per i meno gio-vaniSo che ti piace leggere poesie,come so che ami in modo par-ticolare la poetessa Alda Me-rini. Di lei hai letto versidurante la festa della poesiache l’Associazione “I versi e lamemoria” celebra ogni annoil 21 marzo (data scelta dal-l’UNESCO) per celebrare lapoesia in tutto il mondo. Posso chiederti se hai maiscritto poesie?No. Purtroppo non ho nessuna ca-pacità artistica, ma amo ogniforma di espressione artistica etra queste anche la poesia, se per-cepisco che viene dal cuore, daesperienze vissute,e se declamatebene, capaci di toccarmi il cuore…e che dicono ciò che fa parteanche di me o del vissuto di ogniuomo: gioia o dolore.Sappiamo che la parola “poe-sia” deriva dalla lingua grecae significa “fare”. Allora se-condo te cos’è una poesia? Èsolo un dire o un dire perfare?Scrivere poesie significa gridaresenza alzare la voce. Tutti pos-sono scrivere poesie, ma ci vuolecoraggio, qualcuno potrebbe ca-pire davvero quello che vuoi dire,quello che c’è dietro: dolore, tri-stezza, amarezza, gioia, amore…è come farsi vedere nudi, bisognaessere pronti a mostrare i difetti,

le debolezze, le passioni… perchése menti, non hai scritto una poe-sia.

mi piace chiudere questa bellaconversazione-intervista con te,Padre Lucio, sulla poesia, in rela-zione con il presepe di Natale, conuna toccante e profonda poesia diSanta Teresa di calcutta che ci fameditare proprio sul significatodella venuta in mezzo a noi e den-tro la storia dell’umanità di Gesùcristo. La poesia ci esorta a vivere un Na-tale più ricco di spiritualità, di ac-coglienza e di amore. ed è quello che ha compiutoSanta Teresa di Calcutta con lasua testimonianza della fede con leopere e, perché no, anche con labellezza della sua poesia.

È NATALEdi Madre Teresa di Calcutta

È Natale ogni volta  che sorridi a un fratello 

e gli tendi la mano.È Natale ogni volta 

che rimani in silenzio  per ascoltare l'altro.È Natale ogni volta 

che non accetti quei principi  che relegano gli oppressi  ai margini della società.

È Natale ogni volta  che speri con quelli che

disperano  nella povertà fisica e spirituale.

È Natale ogni volta  che riconosci con umiltà 

i tuoi limiti e la tua debolezza.È Natale ogni volta 

che permetti al Signore  di rinascere per donarlo agli altri.

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Ad agosto 2017, con ungruppo di dieci ragazziprovenienti dalle diverserealtà Stimmatine ita-

liane (Pavia, Verona, roma,Parma, Foligno) e coordinati da P.raffaele siamo partiti per un’espe-rienza di volontariato in SudAfrica.Abbiamo risieduto nella Parroc-chia di mmakau, nella Provincia diPretoria, dove è Parroco P. Harry,che in molti alla Santissima Trinitàconoscono, dato che ha passato unperiodo della sua formazione pro-prio qui da noi.divisi in gruppi durante la gior-nata per partecipare alle diverse

attività, ci ritrovavamo la sera perraccontarci le diverse esperienzevissute: riparazione di un edificioparrocchiale per adibirlo a dopo-scuola, visita alle famiglie poveredella diocesi per un sostegno ma-teriale e psicologico, visita delle di-verse scuole del territorio perconfrontarci con gli studenti e fre-quentazione in un poliambulatoriogestito dagli Stimmatini a Tenmorgen.È appunto su quest’ultimaesperienza che ritengo neces-sario soffermarmi, sia perchévi abbia partecipato personal-mente sia perché traduce pie-namente lo Spirito Mis -

sionario della CongregazioneStimmatina. immaginate una distesa di terrapolverosa e brulla, punteggiata d’ar-busti spinosi, sopra di voi un solecaldo, mai oscurato da nessuna nu-vola, mai una pioggia, intorno avoi, a perdita d’occhio, baracchedi lamiera o mattonato, nessunastrada, nessun negozio, nessun bar,solo baracche. in questa località cisono migliaia di persone che vivonoogni giorno nell’incertezza, man-giando quello riescono a trovare ecercando di sopravvivere. in unarealtà così drammatica, gli Stim-matini sono riusciti a creare unambulatorio completamente gra-

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Viaggio in Sudafrica dei giovani stimmatinidi Francesco Accardo

Estate 2017 : reportage di un viaggio missionario

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tuito, gestito da volontari sudafri-cani, che offre innumerevoli servizi:assistenza sociale, vaccinazioni,educazione alimentare, assistenzadurante tutta la gravidanza, assi-stenza pediatrica, diagnosi di Hiv,assistenza medica di base, in -dirizzamento allo specialista del-l’ospedale della capitale qualora lapatologia non possa essere trattatanell’ambulatorio, assistenza psico-logica. È un servizio insostitui-bile per una popolazione chevive nella più totale miseria enon ha le possibilità per uscir-ne. Nelle mani e negli occhi degli ope-ratori si sente l’amore di dio ri-versato su un popolo da sempreoppresso e sfruttato dall’occidente,che ipocritamente si erge, special-mente negli ultimi anni, ad espor-tatore di democrazia. il modus ope-randi dell’ambulatorio è diStile Africano, con

i suoi pregi ed i suoi difetti, maproprio perché inserito completa-mente in una realtà così complessa,funziona perfettamente nonostantele mille difficoltà! Questo è un piccolo esempiodi come la soluzione aldramma africano della mise-ria non possa non venire daloro stessi e perciò, noi euro-pei, nel tentativo di aiutarli,non possiamo sostituirci aloro, ma sostenerli nelle loroscelte. i megaprogetti delle grandi sigleinternazionali spesso si ritrovanoa fallire, nonostante i grandi pianie i grandi investimenti sulla carta(volendo essere ingenui e non ve-dere i secondi fini che ci sono die-tro), perché non coinvolgono ilocali. ciò non

può accadere, perché la culturaafricana ha diverse priorità, diversisogni e diversi modi di agire e nonprenderli in considerazione è lastrada verso il fallimento! La re-altà stimmatina, facendo te-soro di queste teorie speri-mentate sul campo, riesce evince sfide titaniche!il Sud Africa naturalmente non èsolamente Ten morgen, abbiamovisitato anche le riserve con i di-versi animali esotici, la capitalePretoria, il museo e i diversi luoghiche raccontano la lotta control’Apartheid, il monumento del Vo-ortrekker che celebra la vittoria deibianchi boeri sugli Zulu, un alleva-mento di coccodrilli, il pellegrinag-gio nella

«I megaprogettidelle grandi sigleinternazionalispesso siritrovano afallire,

nonostante igrandi piani e i

grandiinvestimenti sulla

carta»

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Savana per la festa della Vergine,le numerose braciolate con le di-verse comunità e la visita nellazona mineraria. Su quest’ultimaesperienza occorre soffermarsi percomprendere la realtà sudafricana,per capire come l’occidente abbiaviolato questa terra e il suo popolo! Grandi aziende francesi, inglesi estatunitensi hanno sviscerato leprofondità della terra creando enor-mi montagne di detriti, inquinandocon liquami e sostanze tossiche,devastando il paesaggio con traliccidi metallo. Grosse masse d’ope-

rai, mal pagati e uccisi quandohanno provato a far valere laloro dignità d’esseri umaniper una retribuzione onesta,lavorano per ore nel buio enel pericolo, per estrarre oroe platino che arricchiranno ilontani proprietari d’oltreo-ceano. Questi lavoratori vi-vono in degli ammassi di la-miera, con le loro famiglie ei loro bambini, non riuscendoa guadagnare abbastanza peravere una casa. durante il gior-no, le loro mogli lavano i panni

con l’acqua che cola da un tuborotto. Non hanno alternative, nonc’è nessun’altra forma di lavoroper centinaia di chilometri e d’al-tronde anche ammesso riuscire atrovare qualcos’altro, il trattamen-to sarebbe più o meno lo stesso.Per finire posso sicuramenteconsigliare a tutti, special-mente ai più giovani, un viag-gio del genere, che gli Stim-matini organizzano spessonelle diverse missioni: aprela mente ed il cuore!Senza dimenticare l’aspetto piùimportante: il meraviglioso climache si è creato all’interno delgruppo, seppur differenti per età,provenienza e stile di vita, il fattodi condividere un’esperienza cosìintensa ci ha unito e ci ha fatto vi-vere momenti indimenticabili!Al ritorno, nel bagaglio, oltre aivari ricordini c’erano nuovi amici,molte risposte e numerose do-mande insieme alla certezza chela situazione africana e le conse-guenze che poi ci toccano diretta-mente, dipendono soprattutto dal-la fame di potere e ricchezza dellaparte peggiore dell’occidente.

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con l’avviodell’anno pa-storale sonoriprese, nel

mese di ottobre, le at-tività parrocchiali. Traqueste ricordiamo ilcentro d’ascolto, negliultimi anni consideratopre valentemente uncentro di collocamento.Vogliamo tornarealla vocazione pri-ma e primaria:l'ascolto delle persone,ciascuna col suo disagio,ciascuna con la sua so-litudine.Troppe volte ci siamo trovati difronte ad una richiesta, intuendoun bisogno differente.Troppo spesso, chi veniva a chie-dere magari anche un lavoro, vo-

leva più di tutto essere ascoltato perritrovare in sé la forza di rialzarsi.  Per questi motivi si è deciso che ilmercoledì pomeriggio il centrod'Ascolto sarà aperto, nella mas-

sima discrezione, pertentare di offrire un so-stegno.in questo servizio ci af-fiancheranno dei pro-fessionisti volontari:mediatori familiari,psicologi e avvocatiesperti in materia deldiritto del lavoro e difamiglia.Aspettiamo chiunquesenta il bisogno diascolto. Nessuno sisalva da solo.Gli operatori del cen-tro d’Ascolto si ren-dono disponibili, per

questo servizio il mercoledì pome-riggio, dalle ore 17,00 alle 19,00.rimangono inalterati gli altri duegiorni: lunedì e venerdì dalleh.10.00 alle h.12.00

Novità per il centro d’ascolto parrocchiale

Rinnovamento significa aprirsi

a cura della Redazione

Domenica 15 ottobre scorso, ci ha lasciato il papàdi in parrocchiano, il cardiologo dott. Fabio

Ferri, il dott. Colombo Ferri.Oltre al nostro cardiologo aveva altri due figli: Paoloe Margherita. Con sua moglie, Bianca Angela (Ela),mi lega un’intima amicizia fin dalla nostra infanzia.Colombo Ferri era il “medico” per eccellenza: su dilui dovrebbero modellarsi tutti i medici.L’ho conosciuto nel 1960 e da allora non ha maicambiato il suo rapporto con la medicina e i suoipazienti che, a distanza di decenni, ancora ricordanola sua disponibilità giorno e notte (altro che orari divisita!). Di lui rimangono alla memoria la dolcezza e la sere-nità, che sapeva trasmettere ai malati e ai loro fami-liari. La sua grande competenza e sue diagnosi pre-

cise, ancora prima che le analisi le confermassero.La professionalità sempre pervasa dalla capacità diinfondere speranza e coraggio.È stato marito, padre, nonno, dolce e presente, no-nostante la sua “missione”, come la chiamo io e l’in-tendeva lui, lo impegnasse continuamente.Credente a suo modo ha sempre impersonato il“buon medico di famiglia”, finché una terribile ma-lattia invalidante, Parkinson, l’ha allontanato a pocoa poco dal suo mondo familiare e lavorativo.

Ciao Colombo,

Ora conosci la nella Verità Suprema, continua aproteggere la tua dolce “Ela”, i tuoi figli e nipoti.

Un ultimo abbraccio fortissimoDaniela Cuccadoro Zucchi

Nel ricordo del dott. Colombo Ferri Lettera da una parrocchiana

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di Domenico Rosati

Rimosso l'involucro ideologico, il tema recupera la propria essenziale dimensione umana

Papa Francesco e il fine vita:qualcosa di nuovo o... antico?

che cosa ha detto davveroPapa Francesco sullequestioni del “fine vita”?Sono bastate poche frasi

di una lettera inviata lo scorso 7novembre al convegno europeopromosso dall’ “Associazione me-dica mondiale”, insieme con la“Pontificia Accademia per la vita”,a scatenare una ridda di interpre-tazioni, versioni, letture a sensounico o a doppio senso di un testotutt’altro che ambiguo. il Papa ricorda che le conoscenzescientifiche e le conseguenti ri-sorse tecnologiche oggi disponibiliconsentono di “protrarre la vitain condizioni che in passato nonsi potevano neanche immagi-nare”. ma prolungare artificial-mente l’esistenza terrena in si ste -ndo con trattamenti, che pure“producono potenti effetti sulcorpo”, non equivale a “promuo-vere la salute” perchè talora taliinterventi “non giovano al beneintegrale della persona”. di qui lanecessità di esercitare “un supple-mento di saggezza”.

TRA CURA E ACCANIMENTOil problema, come tutti ricordano,è stato oggetto di aspri scontriideologico – politici e persino teo-logici in relazione ad alcuni casi –Welby, Englaro ed altri – chehanno avuto vasta risonanza nel-l’opinione pubblica. Specie in con-comitanza con i tentativi compiutiin parlamento, in diverse legisla-ture, per dare riconoscimento alcosì detto “testamento biologico”o “dichiarazione anticipata di trat-

tamento”. il problema non è statoancora risolto e non si sa se potràesserlo in questo scorcio di legi-slatura…La contesa verte sugli strumentigiuridici con i quali una personache sia ancora nel pieno possessodelle sue facoltà mentali fa cono-scere, in modo formalmente va-lido, la propria volontà dirinunciare a interventi sanitari ec-

cessivi nel caso di una situazionepatologica grave ed irreparabile.di rinunciare cioè a quello chenel gergo medico viene chiamato“accanimento terapeutico”.

PAPA APRE E PAPACONFERMAPapa Francesco non entra nei tec-nicismi di un’eventuale norma-tiva, ma centra sicuramente lasostanza del problema con una

pronuncia che non si presta adequivoci. “È moralmente lecito –scrive – rinunciare all’applica-zione di mezzi terapeutici, o so-spenderli”, quando il loro impiegonon corrisponde ad un preciso“criterio etico e umanistico”:quello della “proporzionalità dellecure”.A questo punto si è scatenata labagarre delle interpretazioninell’opinione pubblica. Quelli che “il Papa apre” sonogiunti persino a sfiorare l’idea chel’apertura potesse riguardare lapratica dell’eutanasia, eventualitàtassativamente esclusa nello stessotesto papale. Quelli che “il Papa conferma”(nessuno si è azzardato a scrivereche “il Papa chiude”) si sono trin-cerati dietro le tre citazioni conte-nute nella lettera, tutte di“precedenti” di epoche e di sensi-bilità culturali diverse.

TRE CITAZIONI...STAGIONATELa prima citazione richiamaun discorso di Pio XII agli ane-stesisti e rianimatori (1957) nelquale si sosteneva che “non c’èobbligo di impiegare sempretutti i mezzi terapeutici po-tenzialmente disponibili eche in casi ben determinati èlecito astenersene”.La seconda citazione è trattadalla dichiarazione sull’eutanasiadella Congregazione per laDottrina della Fede (1980)della quale si sottolinea il fattoche prende in considerazione“il risultato che ci si può

«Restituire umanitàall'accompagnamen

to del morire”,liberando questomomento supremo

dell'esistenzadall'eccesso

dell'intrusionetecnologica comedalla retorica diideologie senzasperanza.»

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aspettare, tenuto conto dellecondizioni dell’ammalato edelle sue forze fisiche e mo-rali” per giungere ad una even-tuale decisione di rinuncia allecure.La terza citazione è quella deln. 2278 del Catechismo dellaChiesa Cattolica (1992) làdove specifica che, nelle situa-zioni evocate, “non si vuoleprocurare la morte; si ac-cetta di non poterla impe-dire”. Qui, commenta il Papa, si“assume responsabilmente il li-mite della condizione umanamortale, nel momento in cui siprende atto di non poterla impe-dire”.

UTILE RILEGGEREÈ utile rileggere per intero la pro-posizione del catechismo, da si-tuare, correttamente dopo il riba-dito divieto assoluto dell’eutanasia:“L’interruzione di proceduremediche onerose, pericolose,straordinarie o sproporzio-

nate rispetto ai risultati at-tesi può essere legittima. Intal caso si ha la rinuncia al-l’accanimento terapeutico.Non si vuole così procurarela morte: si accetta di nonpoterla impedire. Le decisionidevono essere prese dal pa-ziente, se ne ha la competen-za o la capacità, o, altrimenti,da coloro che ne hanno le-galmente il diritto, rispettan-do sempre la ragionevole vo-lontà e gli interessi legittimidel paziente”. che altro aggiun-gere? meglio di così non si po-trebbe dire.

DUE DECENNI DAINDAGAREdunque, per tornate alla pole-mica, è esatta la valutazione diquelli che dicono che “il Papa con-ferma”e, talora e in più, segnalanol’ignoranza dei sostenitori dellatesi opposta per non essersi ac-corti che Francesco non ha fattoaltro che convalidare la dottrina

di quei suoi predecessori di felicememoria. ma non può essere solo l’effetto diun fallace giuoco di specchi il fattoche proprio quelle posizioni anti-che producono oggi un effetto dinovità che non può essere igno-rato. come spiegarlo? La rispostapiù logica si può ottenere inda-gando su quel che sulla materiadel fine vita è accaduto nella re-altà italiana nei due decenni a ca-vallo del cambio di secolo. Va riconosciuto con fran-chezza: le affermazioni sucui oggi Francesco fa leva nellasua ricerca del necessario “sup-plemento di saggezza” di fronte auna questione tanto sensibile,erano tutte scritte e disponibilinegli atti della Sede Apostolica enelle pagine del catechismo, que-st’ultimo diffuso e studiato intutte le parrocchie. ma non sonostate utilizzate; e chi ha tentato difarlo ne è stato dissuaso. Tantoche, nella vasta opinione, se ne è,per così dire, perduta la memoria,

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sicché oggi, paradossalmente, leparole più antiche appaiono comele più nuove.

IL PESO DEL “NONSCRITTO”ma c’è anche un altro aspetto chené gli atteggiamenti apologeticiné le interpretazioni strumentaliriescono mettere in luce: e nonriguarda quel che il Papa hascritto ma esattamente quel chenon ha scritto nella sua lettera.Non c’è in essa non dico unrichiamo esplicito, ma nep-pure una remota allusioneai discorsi sulla non nego-ziabilità dei valori che hannocaratterizzato l’atteggiamen-to fondamentale della Gerar-chia Italiana nell’ultimo ven-tennio. discorsi, del resto, in sé dottri-nalmente sostenibili ma espostial rischio di una presentazioneastratta, non idonea a comuni-care con le tristezze e le angoscedegli uomini d’oggi, per taceredello slitamento verso un fonda-mentalismo che non è saggio im-putare solo agli altri.

INVITO ALLA PACATEZZAc’è invece nel testo papale, siapure senza enfasi, un invito a su-perare le tentazioni dello scontro:“in seno alle società democrati-che, argomenti delicati come que-sti vanno affrontati con pacatezza,in modo serio e riflessivo e ben di-sposti a trovare soluzioni, anchenormative, il più possibile condi-vise”. e sempre tenendo nellamassima considerazione, con ilnecessario discernimento, le esi-genze della persona umana, dellaquale “dobbiamo sempre pren-derci cura: senza abbreviare noistessi la sua vita ma anche senzaaccanirci inutilmente contro lasua morte”.

“RESTITUIRE UMANITÀ”...ecco allora – così a me pare – ilsenso profondo di questo messag-gio di Papa Francesco: “restituireumanità al l’ac com pagna men -to del morire”, liberando questomomento supremo dell’esistenzadall’eccesso dell’intrusione tecno-logica come dalla retorica di ideo-logie senza speranza.

così – dettaglio autobiografico –la lettera del Papa sul fine vita hariattivato in me la memoria,ormai remota, di quando, adole-scente chierichetto, accompa-gnavo il prete del mio paese adare ai moribondi quella che sichiamava l’ “estrema unzione” o“il viatico”. Attorno al letto, con ifamiliari e a volte con il medico, sipregava perché giungesse presto“la buona morte” dato che, dolo-rosamente, si conveniva che “nonc’era più niente da fare”. ma mi sovviene,anche – dettagliocomunitario– un ricordo più re-cente della nostra vita parroc-chiale: nella catechesi “La vitaoltre la morte” il nostro parroco,padre Lucio, ci chiese di dire checosa pensavamo del “testamentobiologico” che per la prima voltaveniva proposto in italia da um-berto Veronesi che, qualche meseprime di morire (2016) rilasciò alsettimanale “Panorama “un’inter-vista dove affermava: “Non mispaventa la fine, mi spa-venta fare una brutta fine”.Sarebbe bello e utile discuterneancora.

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Benedetti Marco, Caracciolo Francesco Serghej, CasseseMarta, Flores Daniela, Garone Anita, Giaccio Andrea, IovineLudovica, Hermanin Stefano, Loreti Leonardo, MarchesiMaria Sofia, Mari Lorenzo, Panariello Andrea, PeroniAlessio, Pietrantoni Martina, Ragusa Virgilio, SandovalCristel, Savoni Tommaso, Tomasini Sara, Barlecchini Giulia,Campos Charlotte, Cerruti Elisa, Liaskos Dumitru,Massoli,Carola, Molinari Matteo, Mucci Matilde, Prilli Giovanni,Salvini Francesco, Scolastri Alessandro, Andreoli Chiara,Bellomo Patrick, Bochicchio Michele, Ceccaroni Tommaso,Clemenza Francesco, De Luca Filippo, Eleazar Mary Jo,

Gagliesi Lorenzo, Gatti Filippo, Grandinetti Andrea,Guerrazzi Rafafele, Guerriero Moreno Daniela Soffi, MaggiEttore, Maggi Lucrezia, Maggiolini Samuele, MartinelliMatteo, Metcalf Tommaso Dylan, Nardone Martina,Palmieri Jonathan Kevin, Parappanattupadavil Mishel,Pauletti Giulia, Salusti Greta, Taglaiferri Susanna, TiberiElisa, Vatielli Margherita, Troisi Alessandro, Troisi Gabriele,Filipucci Gabriely, Ludovsi Lidia E Meomartini Fulvio Maria(Catechisti: Fabrizio E Agnese Gatti, Andrea E Anna Calabrò,Daniela Delli Zotti)

( Fotografie Di Emanuele Perin)

Cresima 8 Ottobre 2017Celebrata dal nuovo vicario generale di Sua Santità per la diocesidi Roma Mons. Angelo De Donatis

domenica 8 ottobre2017 abbiamo avuto lagioia di avere nella no-stra parrocchia il nuovo

Vicario di Roma. Mons. AngeloDe Donatis che ha amministratola Cresima a 60 nostri ragazzi.Grazie e auguri al nuovo vicarioper il suo servizio nella Chiesa diRoma e a tutti ragazzi/e che si ri-cordino che la: Vita è… vestireil mondo con i colori dell’ar-cobaleno.

“Questo mondo è bello egioioso, ma dobbiamo

renderlo ancor più bello epiù gioioso per chi vivecon noi e per chi ci vivrà

dopo di noi” (Lev Tolstoj)

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«capitale corrotta,nazione infetta»,si leggeva in un ti-tolo dell’espresso

rimasto celebre. era il 1955.Quanto a corruzione, purtroppo,constatiamo quotidianamente chein oltre sessant’anni le cose nonsono cambiate, almeno non in me-glio. ma oggi Roma, oltre che af-flitta da corruzione e illega-lità, è anche sempre più strettanella morsa della povertà. L’ul-timo rapporto della caritas dioce-sana racconta un tessuto sociale ri-dotto a brandelli da dieci anni diferoce crisi economica, da scelte

politiche nazionali e locali tutt’altroche lungimiranti, dall’evapora-zione o autodistruzione di quelliche una volta si chiamavano “corpiintermedi”: partiti, sindacati, as-sociazioni. Pezzi di società civileche, non a caso, rivestono un ruolocosì importante nell’impianto delladottrina sociale della chiesa, per-ché in grado al tempo stesso di ar-ginare il potere dello Stato e di mi-tigare gli effetti del libero mercato.così oggi a Roma ci ritroviamocon un tasso di disoccupa-zione al 9,8% (dieci anni fa era al7,2), che per quanto riguarda igiovani sale addirittura al

40,2%. Soltanto nel settore del-l’edilizia, la crisi ha spazzato via35mila posti di lavoro. Però proli-fera il “nero”: sono ben 308milai lavoratori irregolari nel set-tore del commercio di beni oservizi.Il lavoro che non c’è, il lavorosfruttato, il lavoro malpagatoproduce prosperità ingiustaper pochi (quelli che lo sfruttanoo che lo “tagliano” solo per farepiù profitti) e povertà per mol-tissimi. Poveri anche se si haun’occupazione, anche se si è pro -prietari della casa in cui si vive.Fenomeni sempre più diffusi. Qua-

di Danilo Paolini

Corruzione e illegalità stannoportando Roma alla povertà

L’ultimo rapporto della Caritas diocesana parla di un tessuto sociale ridotto a brandelli

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si la metà (45%) di coloro chesi rivolgono alla Caritas ro-mana per mangiare, vestirsio dormire sono cittadini ita-liani. moltissimi gli anziani, cherappresentano il 22% della popo-lazione cittadina, un terzo dei qualiè a rischio miseria.La punta di questo arcipelago diumanità dolente sono i senza-di-mora: vivono in strada, secondole stime contenute nel rapporto,tra le 7mila e le 14mila per-sone. Per il 55% si tratta diimmigrati, per il restante 45%di italiani. il 33,5% ha un di-ploma di scuola superiore. unapercentuale analoga è compostada persone senza casa da oltrequattro anni. Tra loro, oltre ai co-siddetti “barboni” di lungo corso,troviamo tantissimi uomini edonne espulsi dal mercato del la-voro perché “poco competitivi”,giovani con problemi familiari enessuna occupazione, personeemarginate dalla società in seguitoa malattie invalidanti o problema-tiche psichiche, tossicodipendenti,donne e bambini fuggiti da casaperché vittime di violenze dome-stiche, padri di famiglia finiti sullastrico dopo la separazione dallemogli.

ma attenzione, avverte la caritas diroma, «la povertà può assu-mere anche sembianze impre-vedibili: forme di vero eproprio barbonismo dome-stico, cioè persone che si ridu-cono in abbandono totale puressendo proprietari di unacasa». Accade spesso a causa dellasolitudine, in una città dove interiquartieri sono ridotti a enormi dor-mitori, non si scambiano due pa-role nemmeno con il vicino dipianerottolo, non c’è più alcuna at-tenzione al “vissuto” degli altri.Per molti invece, come abbiamovisto, è proprio la casa il pro-blema principale. La casa chenon c’è o che non c’è più perchénon si riesce a pagarla. A Romasono circa 30mila le famigliein emergenza abitativa. ep-pure, altro paradosso, ci sonooltre 130mila appartamentisfitti. e nel frattempo il campido-glio continua a spendere 30 mi-lioni l’anno per alloggiare 1.300 diqueste famiglie in residence aprezzi astronomici: da 2.400 a4mila euro mensili. Quello chemanca, dunque, è una politica abi-tativa razionale. Gli alloggi in af-fitto sociale sono appena il4,3% a Roma, contro una

media europea del 13,7%.in un contesto simile, tanti si la-sciano risucchiare dalle falsepromesse della droga, dell’al-col, del gioco d’azzardo.Quest’ultimo, in particolare, di-laga. Roma si può fregiare delpoco lusinghiero titolo di «ca-pitale europea dell’azzardo»,mentre il Lazio è al secondoposto tra le regione italiane(dopo la Lombardia) con più di 7miliardi bruciati ogni anno,oltre 500 sale da gioco e quasi50mila slot-machine. Un vizio diffuso in manieraallarmante anche tra i giova-nissimi: la metà degli stu-denti tra i 14 e i 19 anni hagiocato d’azzardo almeno unavolta durante lo scorso annoscolastico.e poiché la frase «il gioco può cau-sare dipendenza patologica» (chenella pubblicità dell’azzardo vienefatta passare veloce veloce, alpunto da renderla quasi incom-prensibile) è una cruda verità, au-menta anche il numero dellepersone in cura: la regione ha va-rato nel marzo scorso un pianobiennale contro il Gap (gioco d’az-zardo patologico) da 14,4 milionidi euro.

55%Immigrati

Senza dimora a Roma (fonte: Caritas)

45%Italiani

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Tutti abbiamo visto nel no-stro quartiere (ma anchein altri) i sacchetti ab-bandonati vicino ai cas-

sonetti. Qualche tempo fa il feno-meno era dovuto a problemidell’AMAnel gestire la raccolta perproblemi aziendali e per problemidi smaltimento in discarica, es-sendo stata chiusa quella storicadi malagrotta. ma poi i sacchetti per terra li ab-biamo trovati anche quando i cas-sonetti erano stati regolarmentesvuotati e bastava gettarli dentro. Si è pensato che la causa fosserole persone che vengono a rovistareper cercare materiali da riciclare evendere come materia prima, maquei sacchetti erano tutti belli al-

lineati, ammonticchiati con or-dine, non buttati alla rinfusa comeda chi ha fretta e non gli importa. cos’è successo? Sono stati gli stessicittadini del quartiere che “imi-tando” la situazione di degrado sisono adeguati al “tanto lo fannotutti” per faticare meno, per nonfare nemmeno lo sforzo di pre-mere il pedale del cassonetto pervedere se fosse pieno. Si sono ade-guati alla situazione, non sonostati in grado di capire che se peg-giori l’ambiente in cui vivi starimale anche te. magari sono gli stessi che si la-mentano la mattina dopo perchél’AmA non ha pulito.Quando studiavo grafica tanti annifa, l’AmA si chiamava AmNu

(Azienda municipale Nettezza ur-bana) e bandì in concorso internoalla scuola per una campagna pub-blicitaria. il mio collega e io fa-cemmo una serie di pagine conslogan ispirati ai nomi di film:“Quando l’igiene è in vacanza”,“un rifiuto piccolo piccolo” (le cic-che), “ritorno al futuro” (sul rici-clo), etc. e uno in particolare checalza a pennello con quanto stavodicendo: Doctor Jeckill e MrHide. Perché secondo me non esi-ste quello solo bravo e quello solocattivo rispetto al comportamentocivile, ma talvolta magari buttiamouna cartaccia per terra o non rici-cliamo bene i materiali e quindiabbiamo una doppia identità, datamagari dalla pigrizia o dalla fretta.

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L’immondizia per terra eTeoria delle finestre rottedi Luca Theodoli

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lA TEORIA DELLE FINESTRE ROTTE*La teoria delle finestre rotte è unateoria criminologica sulla capacitàdel disordine urbano e del vandali-smo di generare criminalità aggiun-tiva e comportamenti anti-sociali.La teoria afferma che mantenere econtrollare ambienti urbani repri-mendo i piccoli reati, gli atti vanda-lici, la deturpazione dei luoghi, ilbere in pubblico, la sosta selvaggiao l'evasione nel pagamento di par-cheggi, mezzi pubblici o pedaggi,contribuisce a creare un clima di or-dine e legalità e riduce il rischio dicrimini più gravi.Ad esempio l'esistenza di una fine-stra rotta (da cui il nome della teo-ria) potrebbe generare fenomeni diemulazione, portando qualcun altroa rompere un lampione o unidrante, dando così inizio a una spi-rale di degrado urbano e sociale. Lateoria fu introdotta nel 1982 in unarticolo di scienze sociali di JamesQ. Wilson e George L. Kelling.

L’ESPERIMENTO*Nel 1969, presso l'università diStanford, il professor Philip Zim-bardo condusse un esperimento dipsicologia sociale.egli lasciò due automobili identiche,stessa marca, modello e colore ab-bandonate in strada, una nel Bronx,zona povera e conflittuale di NewYork, l'altra a Palo Alto, città ricca etranquilla della california. Quindidue identiche auto abbandonate,due quartieri con popolazioni moltodiverse e una squadra di specialistiin psicologia sociale a studiare ilcomportamento delle persone inciascun sito.ciò che accadde fu che l'automobileabbandonata nel Bronx cominciò adessere smantellata in poche ore, per-dendo le ruote, il motore, gli spec-chi, la radio, e così via; tutti i mate-riali che potevano essere utilizzativennero rubati e quelli non utiliz-zabili vennero distrutti. Al contrario,l'automobile abbandonata a PaloAlto rimase intatta. in tali casi è co-mune attribuire le cause del criminealla povertà, attribuzione sulla qualesi trovano d'accordo le ideologie più

conservatrici (sia di destra che di si-nistra).Tuttavia, l'esperimento in questionenon terminò così. infatti, dopo unasettimana, quando la vettura abban-donata nel Bronx era stata comple-tamente demolita mentre quella aPalo Alto era rimasta intatta, i ri-cercatori decisero di rompere un ve-tro della vettura a Palo Alto. i ricercatori assistettero alla stessadinamica di vandalismo che ave-vano registrato nel Bronx: furto, vio-lenza e vandalismo ridussero il vei-colo nello stesso stato di quelloabbandonato nel distretto malfa-mato di New York.* (da Wikipedia)

COSA POSSIAMO FAREcome dicevo e secondo la teoria il-lustrata, pensare a mantenere in-torno a sé un ambiente sano è fon-damentale per il benessere dellanostra piccola società che è il quar-tiere in cui viviamo; quello dove vi-vono i nostri figli, i nostri parenti, inostri amici. raccogliere dove un altro ha buttatoda atto altruistico diventa un attoegoistico perché penso al mio benee al mio ambiente. mi preoccupo della zona in cui vivo,e chi se frega che pago la tassa ed èsporco, perché la situazione può peg-giorare proprio partendo da unacicca di sigaretta buttata per terra.Anche per i materiali ingombranticome il classico materasso o il di-

vano non ci sono più scuse perché ilritiro è gratuito e a domicilio: il servizio è gratuito per le utenzedomestiche in regola con il paga-mento della Tariffa rifiuti, con ritiroal piano stradale interno (cortile in-terno, androne portone, garage ac-cessibile dal mezzo), non al pianoabitazione, fino a 2 metri cubi di ma-teriale. il servizio si può richiederefino a 12 volte l’anno e massimo 2volte in un mese.il servizio è attivo tutto l’anno, dallunedì al venerdì dalle 9.00 alle18.00 e il sabato dalle 9.00 alle16.00.Non viene effettuato la domenica enelle seguenti festività civili e reli-giose: 1 gennaio, 6 gennaio, Pasqua,Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, 2 giu-gno, 29 giugno, 15 agosto, 1 novem-bre, 8 dicembre, 25 dicembre, 26 di-cembre.Per modificare l’orario di appunta-mento, il cittadino dovrà richiamarelo 06 06 06 entro le 24 ore dalla pre-notazione del servizio.il personale è accreditato e identifi-cabile da cartellino e divisa. Gli ope-ratori del servizio non possono en-trare nelle abitazioni per il ritiro deirifiuti. Per le persone disabili o instato d’infermità funziona uno spe-cifico servizio da richiedere all’attodella prenotazione. (da sito AmA)Tornando alla mentalità di alcunepersone, qualche mese fa dietro casamia, un ufficio ha traslocato e ha la-sciato sul marciapiede un mobilettodi metallo con dei cassetti: il giornodopo c’erano due bottigliette di birravuote poggiate sopra, due giornidopo un sacchetto d’immondizia, alterzo giorno mi sono deciso a pren-derlo e portarlo vicino ai cassonettiper farlo ritirare, dentro era arrivatoanche un pannolino da bebè(usato)... Lo stesso è successo con iltronco di un platano cavo che erastato tagliato, lo stesso succede senon metto la retina sul cestello dellamia bici quando la lego a un palo!in conclusione diamoci da fare! con-trastiamo i vandali, anche quello chea volte è dentro di noi per pigrizia!P.S. Quel concorso dell’AmNu poilo vincemmo il mio amico e io... ilpremio fu un viaggio a Parigi.

«...pensare amantenere

intorno a sé unambiente sano èfondamentaleper il benesseredella nostrapiccola società

che è il quartiere»

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Il ritorno della scrittrice:SILVIA ROSATILaureata in lettere, vive e lavora aroma. È giornalista pubblicista e re-sponsabile della comunicazione in-terna in un’azienda. Ha pubblicato,nel 2015, un racconto nell’antologia(Giulio Perrone editore) e in ottobreè stato pubblicato un nuovo suo li-bro: “Era sola quel pomeriggio”

Giorgia e Paola, due sorellediverse come il giorno e lanotte, hanno vissuto in una

famiglia ordinariamente disturbatache ha segnato profondamente il

loro destino didonne. Giorgia, lamaggiore, ha, in-fatti, sposato unuomo violento conla speranza dipoterlo redimere,senza riuscirci. di-ventata madre, trovaperò in se stessa la forza disepararsi per iniziare una nuovavita accanto ad un uomo che larispetta. Paola non è mai riuscita adaffrancarsi dalla dipendenza famil-iare ed è entrata nel tunnel della bu-limia. A poco più di quarant’anni,

conosce Alberto, che,nonostante le apparenze,

è un narcisista per-verso. È Giorgia atirarla fuori da

questo rapportomalato: tra le due

donne, infatti, si ricom-pone l’antico sodalizio af-

fettivo e, insieme, riesconoa rimettere in discussione le

loro vite. La dipendenza affet-tiva e la mancanza d’amore per sestesse sono il di, romanzo di for-mazione che racconta la via per unasalvezza tutta al femminile.

Le nuove pubblicazioni di due nostre parrocchiane vanno ad arricchire le librerie della Capitale e non solo

di Elisabetta Pucci

Romanzo e Poesia: l’ispirazione di due donne

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Nasce una nuova poetessa:GIULIA MIDEIComplimenti alla nostra anima-trice e collaboratrice Giulia Mi-dei, 22enne , vincitrice del con-corso nazionale di poesia “ParoleNuove 2016-2017”

diplomata al liceo classico mariamontessori, studia presso la facoltàdi Giurisprudenza presso la LuissGuido carli di roma.Appassionata di lingua e lettera-tura italiana, greca e latina, parte-cipa ai relativi “certamina” e alle“olimpiadi dell’italiano” negli ul-timi anni di liceo.Scrive presso il giornale giuridicouniversitario “iuris Prudentes”, edè membro dell’associazione cultu-rale studentesca “LeP – Libertà èpartecipazione”.È stata pubblicata presso la Alettieditore la sua prima raccolta dipoesie, intitolata “Io, comeAtlante”, a seguito di cui viene in-serita nell’ “enciclopedia Poeti ita-liani contemporanei”.un rinnovato augurio da tutta laredazione di “oLTre…” dai tantigiovani e bambini che la conoscono

e, da anni, apprezzano il suo im-pegno anche nella nostra parroc-chia.

il tema narrato nella lirica èchiaramente descritto nel di-pinto ‘il doppio segreto’, del-

l’artista magritte, che domina lacopertina dell’opera. Nel dipinto,magritte raffigura con precisionenitida e meticolosa uno sfondo az-zurro, diviso tra mare e cielo, al cuicentro capeggia il busto di donna;il viso è calmo, dallo sguardo im-passibile, lacerato e spostato late-ralmente. Pare quasi che sia stata‘strappata’ una maschera che untempo si poggiava sul volto, e ciòche questo cela è ancora più mi-sterioso di quanto sipossa credere: l’ampiacavità dalle paretiscure riempite di so-nagli (giuochi con cuil’autore era solito tra-scorrere l’infanzia)non può che suscitareperplessità e stupore.L’intento di magrittenon è altri che rivelareil baratro che separa

l’autentico essere dell’uomo dallasua falsa apparenza, confermandoche la realtà è e rimarrà per ogniuomo un enigma eternamente ir-risolvibile. Nella poesia che dà iltitolo all’opera, ‘io, come Atlante’,l’autrice riprende il medesimo si-gnificato, esprimendo tutto il suorammarico per il carico di dolore esacrifici che la vita riserva a ogniuomo e che questi cela in se stesso,senza mostrarlo all’umanità, e cheassume sembianze tetre e spoglie.‘e questo peso/ immane/ lo sentomio/ come se fosse/ il mio verocuore.’ Lo sfogo dell’autrice ri-chiama l’appello di magritte, ilquale invita a soffermare losguardo sui soggetti che ci circon-dano e che solo all’apparenza pa-iono banali, al fine di andare oltrela loro realtà, poiché nulla è più se-greto del visibile. Qui come sem-pre, si potrebbe proprio dire chenon ci sia maschera migliore del-l’evidenza umana. così la poetessapercepisce il proprio mondo cometedioso, nascondendone agli altriil gravoso peso, facendosi ‘larghe/le spalle/ dalla fatica.’ e altrettantoella va oltre questo dolore, an-dando alla ricerca dell’amore, dellaverità, della bellezza di cui ci omag-gia la vita se la si sa guardare conocchi più attenti; proprio come ilpittore, il quale induce a diffidaredalle apparenze e dalle prime im-pressioni, poiché la vastità del-l’animo umano è incommensura-bile e inimmaginabile. L’autriceutilizza la propria sofferenza mo-strando come essa faccia irrime-diabilmente parte della nostra vita,ma allo stesso tempo invita a nondimenticare il proprio volto, a cuisempre si costeggia il dolore, cosìda ricordare agli altri e a se stessa

che bisogna semprescavare nella realtàoggettiva delle cose edelle persone, impa-rando dalle lacrime a

riscoprire ilvero amore, lapiù grandescommessa e

speranza nellavita dell’uomo.”.

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Buongiorno a tutti! Fra unanno noi rientreremo initalia e vi scrivo interpel-landovi per aiutarci a ri-

flettere meglio sul “dopo di noi”. Senza dubbio noi faremo in mododi lasciare le cose un po’ meglio dicome le abbiamo trovate, o per lomeno non di peggiorarle ;) Non pensiamo certo di essere indi-spensabili o che senza di noi lecose andrebbero male, ma è anchevero che quello che stiamo facendoper alcuni versi è importante e sa-rebbe bello che potesse essere por-tato avanti da qualcuno dopo dinoi. Sarebbe bello che questa espe-rienza venisse portata avanti dagliStimmatini, ma inizieremo ad atti-vare anche altri canali per non la-sciare nulla di intentato. Scriviamoa tutti voi perché ci piacerebbe chela proposta possa girare nel mondoStimmatino e perché il mondoStimmatino si possa interrogare sucome portare avanti una bellaesperienza come quella che ab-biamo avuto la fortuna di poter vi-vere. Provo a sintetizzarla per chinon ne fosse pienamente al cor-rente.Noi siamo stati inviati dalla diocesiambrosiana come Fidei donumnel novembre 2015, i mandantisono gli Stimmatini e chi ci sov-venziona concretamente è la par-rocchia di S.croce tramite l’ABcS.Siamo stati inviati in Georgia a di-sposizione della comunità religiosain loco, dopo i primi tentativi di in-dividuare una destinazione (traTbilisi, Kutaisi e Batumi) si è de-ciso di farci arrivare a Kutaisi,

dove la comunità religiosa ci hapotuto accompagnare nel primoperiodo di adattamento e dove ab-biamo potuto inserirci nei progettilocali di caritas affiancando con-cretamente suor Loredana nellagestione dei progetti e facendo pic-coli interventi di insegnamento nelcentro giovanile, dove abbiamopotuto imparare la lingua.

dallo scorso anno ci siamo trasfe-riti a Batumi, dove ci siamo inse-riti nell’affiancamento delco ordinatore dei progetti del dor-mitorio e della casa della Speranza(accoglienza per alcoolisti), in que-st’ultima abitiamo in convivenzacon gli ospiti della casa con le no-stre due piccoline, Noemi (3 anni)e Lea (7 mesi). Nel frattempo,

dopo esserci adattati e aver iniziatoa cogliere un po’ i bisogni e il per-corso del territorio, stiamo av-viando proprio in questo periodoun progetto per trasformare lacasa della speranza in comunità te-rapeutica residenziale per la riabi-litazione degli alcoolisti (la casaera nata 12 anni fa con questo in-tento, ma aveva successivamenteripiegato sull’idea di un’acco-glienza diurna per mancanza diforze), che dovrebbe partire dagennaio 2018.Sarebbe bello che fra un anno sipotesse garantire la presenza diuna famiglia che possa portareavanti un po’ la nostra esperienza. ci piacerebbe che fosse una fami-glia perché abbiamo visto quantola presenza delle bimbe stimoli gliospiti della casa a voler uscire dallasituazione in cui si trovano, ci pia-cerebbe che fosse una famigliaanche perché l’aspetto “famigliare”della casa la rende meno centro epiù comunità. Se non si riuscissead avere una famiglia comunqueuna presenza laica missionariarenderebbe sicuramente più acco-gliente la casa.Noi stiamo aiutando secondo lenostre competenze, ovvero nellagestione dei progetti (fundraising,monitoraggio, ciclo del progetto...)io con suor Loredana e Giuseppenei lavori manuali col coordinatorein loco e nella gestione ammini-strativa dei progetti sempre consuor Loredana. Suor Loredana vorrebbe che dopodi noi qualcuno possa continuaread aiutarla su queste cose, quindialmeno una presenza di questo

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C’è disponibilità di laici per la Georgia?di Irene e Giuseppe

Lettera e appello perché venga continuata l’esperienzapositiva intrapresa in questo Paese dell’Est Europa

«È un'esperienzache vale la pena

vivere e che a noi ealle nostre figlie stadando tantissimo,quindi sicuramentesarebbe una buonaproposta anche per

altri laici chevogliano

sperimentare uncammino evangelico

di questo tipo.»

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tipo sarebbe più che auspicabilecontinuare ad averla, ma ci sonoanche altre competenze o espe-rienze spendibili: gli ospiti dellacasa lavorano la terra e allevanoanimali, quindi sarebbe più cheutile chi abbia competenze o espe-rienza in questo campo; ci sonosempre ristrutturazioni o ripara-zioni da fare, quindi anche questocampo potrebbe andare bene; cisarà un laboratorio di falegname-ria, anche qui se una persona haesperienza sarebbe più che benve-nuta; oltre alla gestione semplicedella casa sia dal punto di vista or-ganizzativo che educativo, cheavrebbe ancora bisogno di un aiu-tino esterno.in ogni caso ribadisco che quelloche ci piacerebbe sarebbe proprioil poter garantire una presenza che“abita” la casa al di fuori della pre-senza degli operatori che si alter-neranno e che avranno, giustamen-te, un’impronta più pro fes sionale.oltre a questo vi abbiamo indicatoquali competenze potrebbero essereutili perchè chiunque sarà qua possavivere in modo pieno e gratificante

la sua esperienza, che di problemie di ostacoli ne avrà già tanti (lingua,mentalità).ci piacerebbe se qualche giovane,o qualche famiglia, proveniente dalmondo Stimmatino possa affian-carci dall’estate prossima conl’idea di fermarsi per 3 anni comeavremo fatto noi (la convenzionemissionaria della cei ha una du-rata di 3 anni). L’affiancamento durerebbe cosìqualche mese in cui potremmoaiutarli ad adattarsi e ad integrarsi,comunque avrebbero l’appoggiodella comunità religiosa localeanche dopo la nostra partenza. Ladurata dei 3 anni la consigliamoperché in questo modo ci si puòdavvero integrare e farsi prossimomettendosi letteralmente a “cam-minare con” le persone con cui sivive, teniamo conto che il primoanno vada via tutto in apprendi-mento della lingua e adattamentoal contesto, prima di poter diven-tare operativi a tutti gli effetti.ora che abbiamo lanciato la patatabollente speriamo che possa farpartire un processo di riflessione/

consultazione nel mondo Stimma-tino su come portare avanti lacosa, ma non abbiamo alcuna in-tenzione di fare il lancio e tirare in-dietro la mano, quindi rimaniamoa disposizione per qualsiasi tipo dirichiesta, suggerimento, rifles-sione o supporto con cui vogliatecoinvolgerci, se lo riterrete oppor-tuno.Lasciamo la palla a voi, liberissimidi dirci che non ci sarà la possibi-lità di farlo o di chiederci qualsiasitipo di chiarimento.Possiamo comunque assicurarviche è un’esperienza che vale lapena vivere e che a noi e alle nostrefiglie sta dando tantissimo, quindisicuramente sarebbe una buonaproposta anche per altri laici chevogliano sperimentare un cam-mino evangelico di questo tipo.Scusateci per il tempo rubato conquesta lunga mail, speriamo portifrutto :)un abbraccio a tutti, soprattutto achi non vediamo da un bel po’!

Buona giornata,Irene e Giuseppe

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Forse il passo che più stu-pisce della Relazioneconsegnata dal Gover-no sul commercio e

sulle autorizzazioni all’espor-tazione di armi per il 2016 èquello che dipinge entusiasti-camente il volume del busi-ness militare, «a dimostrazio-ne di una capacità di penetra-zione e flessibilità dell’offertanazionale all’estero».Fa niente se poi gran parte dibombe, missili, caccia e viadicendo vadano a Paesi fuorida accordi Nato, magari regimidittatoriali e magari fuori dal peri-metro consentito dalla legge. «L’ele-mento che maggiormente ci pre-occupa – commenta non a caso il

portavoce della rete per il disarmo,Francesco Vignarca – riguarda lasoddisfazione sia della Presidenzadel consiglio che del ministerodegli esteri per l’aumento dellevendite di armamenti italiani»,dato che «in realtà il ruolo del Go-verno sarebbe quello di controlloreal fine di rilasciare autorizzazioni,non di sponsor dell’ndustria mili-tare».I dati che emergono dal rap-porto, d’altronde, sono chiari:nel 2016 le esportazioni ita-liane di sistemi militari hannosuperato i 14,6 miliardi dieuro, con un aumento del 5,7%rispetto ai 7,9 miliardi del2015. e se paragonassimo il datorispetto al 2014, sarebbe ancora

più impressionante: + 452% in solidue anni. D’altronde è la stessarelazione che sottolinea comeil clamoroso balzo in avantisia dovuto soprattutto allacommessa di 28 Eurofighterdella Leonardo al Kuwait delvalore di 7,3 miliardi di euro.«in 27 anni di esportazioni di si-stemi militari – sottolinea non acaso Giorgio Beretta, analista del-l’osservatorio Permanente sulleArmi Leggere e le Politiche di Si-curezza e difesa (oPAL) di Brescia– si è raggiunto il record assoluto».

LA VENDITA AI REGIMIMa a chi vendiamo? Domandacapitale per capire il lato oscu-ro del made in Italy armato.

Vergogna! Vendiamo armia regimi sanguinari

Citando un vecchio film di Alberto Sordi, verrebbe,tristemente, da dire: “Fin che c’è guerra, c’è speranza”

di Carmine Gazzanni

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c’è una legge infatti – la n. 185 del1990 – che regolamenta in manieraesplicita il mercato bellico: «l’espor-tazione ed il transito di materialidi armamento – recita la norma –sono vietati verso i Paesi in statodi conflitto armato» in contrastocon le direttive onu, «verso i Paesila cui politica contrasti con i principidell’articolo 11 della costituzione»,verso i Paesi «responsabili di graviviolazioni delle convenzioni inter-nazionali in materia di diritti uma-ni». chiaro. Limpido. Lapalissiano.eppure tra i principali acqui-renti del nostro Paese trovia-mo il già citato Kuwait (nel2016 esportazioni per 7,7 mi-liardi), l’Arabia Saudita (427,5milioni) prima ancora degliStati Uniti, poi Qatar (341 mi-lioni) e Turchia (133 milioni).Tutti Stati in cui i diritti umanivengono sistematicamente violatie su cui, tra le altre cose, ci sonopesanti ombre sulla fornitura diarmi e appoggio ai miliziani dell’isis.e poi, ancora, Paesi in cui vige lapena di morte come Pakistan emalesia (qui, ha denunciato Am-nesty, nel braccio della morte cisono attualmente 1.042 persone):per il primo sono state autorizzateesportazioni militari per 97,2 mi-lioni, per il secondo per 39,9.come se non bastasse, peraltro, larete per il disarmo fa notare che,tra le zone geopolitiche diesportazione, figurano al pri-mo posto i paesi dell’AfricaSettentrionale e del MedioOriente che con oltre 8,6 mi-liardi euro ricoprono da solipiù del 58,8% delle autorizza-zioni. «Fornire armi e sistemi mi-litari a questi regimi – commentaancora Beretta – oltre a contribuiread alimentare le tensioni, rappre-senta un tacito consenso alle loropolitiche repressive». ma non c’èda sorprendersi che proprio in que-sti anni ci sia stato un clamorosobalzo in avanti. Basti pensare aitanti viaggi di renzi, dall’Arabia alTurkmenistan. Tutti Paesi chepoi, prima o dopo, hanno vistouna crescita spaventosa dellecommesse militari. il regime

turkmeno, per dire, è passato daacquisti per 5,7 milioni a 38,6. mail premier nel 2014, per dire, è an-dato anche in Angola, altro Paesemonitorato annualmente da Am-nesty per le violazioni dei dirittiumani. ebbene qui la crescita èancora più clamorosa: da 72 milaeuro nel 2015 agli 88 milioni del-l’anno scorso.

IL CASO ARABOIl caso più clamoroso, però, èsenza dubbio quello saudita.Da due anni l’Arabia – insiemeperaltro a Qatar ed Emirati,entrambi nostri clienti – con-duce una guerra spietata inYemen, sganciando sulla po-polazione armi fabbricate inItalia.Precisamente dalla rwm italia, cheha sede legale a Ghedi (Brescia) eaziende a domusnovas, in Sarde-gna. È bene tenere a mente alcunidati. Secondo quanto denunciatoda Amnesty international, dal mar-zo 2015, quando sono iniziati gliattacchi aerei da parte della coali-zione saudita, sono stati uccisi al-meno 4600 civili e ne sonostati feriti più di 8mila. comese non bastasse, quasi 19 milionidi persone sono in estrema indi-genza, tanto da dipendere solo esoltanto dall’ssistenza umanitaria.una guerra ingiusta e criminale,tanto da essere stata condannataanche dall’onu. esattamente unodei divieti posto alla vendita diarmi dalla legge del 90. Come senon bastasse c’è anche il «rap-porto finale del gruppo di espertisullo Yemen», presentato al con-siglio di Sicurezza dell’onu a finegennaio, in cui si evidenzia come«i bombardamenti aerei condottidalla coalizione guidata dall’Ara-bia Saudita hanno devastato leinfrastrutture civili in Yemen».Non è un caso che già un annofa anche il Parlamento europeoha approvato una risoluzione sul-lo Yemen affinché si ponga finealla guerra in corso, con un espli-cito emendamento (359 parla-mentari favorevoli e 212 voti con-trari) che richiama la necessità

di fermare il flusso di armi.Tutto inutile dato che l’exportdall’talia continua. E anzi au-menterà. Se nel 2014 le autoriz-zazioni all’esportazione di armi inArabia ammontavano a 163 milioni,nel 2015 sono raddoppiate (258milioni) e ora quadruplicate a 427milioni.Ci sono peraltro due dettagliche non devono passare inos-servati e che non sono casuali.La rwm, azienda poco nota fino apoco tempo fa, ora è nel gotha del-l’industria militare italiana datoche è la terza nel nostro Paese dopo“mostri”come Avio e Leonardo. Ba-sti questo: le licenze di esportazionirilasciate dal ministero degli esterialla rwm (ovviamente per com-merciare non solo con l’Arabia)per il 2016 ammontano a 489,5milioni. Nel 2015 erano “solo” 28milioni.ma c’è un altro balzo non indiffe-rente. E riguarda la (non più)piccola Banca Valsabbina, unapopolare in provincia di Bre-scia, divenuta uno dei più impor-tanti istituti di credito da cui pas-sano le maggiori transazioni fi-nanziarie legate all’esportazioni diarmi. ebbene la Valsabbina è laterza banca in questa speciale clas-sifica dietro solo a unicredit (1,2miliardi) e deutsche Bank (797milioni) con transazioni per 262milioni. Molto di più rispettoa colossi come Intesa o Bnl.La relazione, come sempre pocotrasparente a riguardo, non rendeconto dei fornitori per cui hannoagito le singole banche. ma c’è unacuriosità: la Valsabbina ha sede,come detto in provincia di Brescia,dove non a caso ha sede, tra le al-tre, proprio la rwm italia. Non acaso la campagna di pressionealle “banche armate” ha annun-ciato per i prossimi giorni unamobilitazione «per fare in modoche Banca Valsabbina faccia chia-rezza soprattutto se sta offrendoservizi a rwm italia per l’esporta-zione di bombe all’Arabia Sauditache, come documentato dall’onu,le sta utilizzando in Yemen bom-bardando anche zone civili».

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DOMENICA 24 DICEMBRESS. Messe h. 9.00 - h. 10.30 - h. 12.00

h. 23.30 Ambientazione liturgicah. 24.00 SS. Messa della Natività

LUNEDÌ 25 DICEMBRE SANTO NATALE DI GESÙSS. Messe h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 – h. 18.00

MARTEDÌ 26 DICEMBRESANTO STEFANO (non è giorno di precetto)SS. Messe h. 9.00 – h. 11.00 – h. 18.00

DOMENICA 31 DICEMBRE: SACRA FAMIGLIA DI NAZARETh MARIA E GIUSEppESS. Messe h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 h. 18.00: Te Deum

LUNEDÌ 1º GENNAIO 2018SOLENNITà DI MARIA MADRE DI DIOSS. Messe h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 – h. 18.00

SABATO 6 GENNAIOEpIFANIA DEL SIGNORE SS. Messe h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 – h. 18.00

In un mondo che ci sta rubando tutto, lasciate che ibambini vivano un sogno ad occhi aperti. Luci, colori,angeli e frutta colorata e palle lucenti da appendere

all’albero di Natale. per una notte o forse qualcuna in più sipotrà costruire un mondo più luminoso, immaginare cosebelle, tuffarsi in atmosfere mozzafiato. Queste sono le piccolecose grandi che, porteremo nel cuore da adulti, per essere unpo’ più sorridenti, un po’ più felici…e anche gli adulti nonsarebbe male che tornassero un po’ bambini è questo il mioaugurio per tutti voi.

Auguri a tutti per un lieto Natale e un prospero 2018 da p. Lucio , p. Raffaele, p. Silvano.

n.b: tutte le attività catechistiche riprenderanno dal 15 gennaio 2018

…e auguri per un Felice Anno Nuovo 2018

PER AIUTARE LA PARROCCHIA:BONIFICO BANCARIO: c/o Banca Popolare di Novara di Via Tor Di Fiorenza -00199 Roma IBAN: IT 97 Z 05034 03242 000000031015 Intestato a: Parrocchia SS. Trinità a Villa Chigi

ORARIO CELEBRAZIONI NATALIZIE 2017