Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono...

20
Parrocchia S. Maria della Visitazione Pace del Mela IL NICODEMO Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto v Fogli della Comunità

Transcript of Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono...

Page 1: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Parrocchia

S. Maria

della Visitazione

Pace del MelaIL NICODEMO

Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto

v

Fogli della Comunità

Page 2: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

2

SOMMARIO

3 Il Giustodi Anna Cavallaro

4 La Madonna dell’Abbondanzadi Angela Calderone

5 Tutti per unodi Emanuela Fiore

6 L’oro dei Santidi Sara Pontuale e di Marzia Tuttocuore

7 Progetto Tabordi Simona Ragno

8 Sentirsi guaritidi Maria Isgrò

9 SIR PACE DEL MELAdi Davide D’AmicoCAMPO DI CALCIO A CINQUEdi Carmelo Ficarra

10 SCACCHIdi Angela CalderoneTORNEO DI TENNISdi Santi Calderone

11 STRUTTURE SPORTIVEdi Gabriella La Rocca

12 La Collettiva di Pitturadi Paolo Orifici

13 Grazie, Olegdi Primarosa Frattini

14 La Necropoli di Pantalicadi Maria Grazia Tuttocuore

15 “Siciliana”di Angela Calderone

16 ‘A Girasara d’u zu Pippittu Paianudi Mimmo Parisi

18 Esami di Statodi Angela Cristelli

19 Raccolta differenziataa cura di Franco Biviano

20 I fatti nostri e Anagrafe parrocchialea cura di Franco Biviano

GIOIELLIO OPERE DI BENE?

Le parole del parroco cadono come gocce di cera liquefattasull’uditorio distratto. Ognuno, dubitando di avere frainteso,domanda al vicino: “Ma che ha detto? Vuole vendere l’oro del-la Madonna?” E nasce un vespaio di voci contrastanti.

“Il Nicodemo” prende la palla al balzo. Non offre formulerisolutorie, ma invita a mettere in discussione i nostri compor-tamenti di fede, a domandarci il perché di ogni nostro gesto epoi, alla fine, metterci a confronto col Vangelo, unico “metro”della nostra vita.

Il discorso non può essere chiuso in poche battute e gli inter-venti che pubblichiamo, frutto della riflessione personale didue giovani ragazze, vogliono essere soltanto un primo avvio diun dibattito più ampio.

Va precisato che l’oggetto del contendere non è tanto la le-gittimità o meno del dono “materiale” che ognuno autonoma-mente decide di offrire ai Santi e quindi alla Chiesa.

La discussione verte piuttosto sulla destinazione da dare atali offerte: se esse possano, cioè, rimanere depositate per esse-re “esibite” in occasione dell’annuale processione perl’edificazione dei fedeli o se debbano essere, invece, venduteper investirne il ricavato in opere di carità, seguendo uno stiledi povertà e di spogliamento continuo e radicale raccomanda-to da Gesù a chi vuole mettersi alla sua sequela (“Vendi tuttoquello che hai e il ricavato dàllo ai poveri”: Mt 19, 21; Mc 10,21; Lc 18, 22).

E’ ovvio e scontato che il gesto del dono materiale non puòesaurirsi in se stesso. Deve essere preceduto e seguito dalla“conversione” del cuore, dall’abbandono di stili di vita scorret-ti per incamminarsi sulla via dell’Amore. Ma su quest’aspetto,legato alle scelte personali, non vorremmo soffermarci eccessi-vamente.

La discussione, dunque, rimane aperta.Ulteriori contributi su questo tema saranno bene accetti e,

se consoni allo stile de “Il Nicodemo”, verranno senz’altropubblicati.

AuguriLo scorso 30 Luglio, la nostra

col laborat r ice Antonella

Lipari si è unita in matrimonio

con Nicola Minniti.

Il Signore benedica la loro

unione e li faccia progredire

o g n i g i o r n o s u l l a v i a

dell’Amore.

“IL NICODEMO”È UNA FONTE MAGICA

PIÙ NE BEVI, PIÙ TI VIENE SETE(di sapere).

Page 3: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

3

IL GIUSTOS.Giuseppe è per tutti un esempio di santificazione

nella normalità della vita quotidiana

di Anna Cavallaro

“... sarà come albero piantato lungocorsi d’acqua, che darà frutto a suotempo. La bocca del giusto proclama lasapienza, e la sua lingua esprime lagiustizia; la legge del suo Dio è nel suocuore” (Sal. 36,30).

Una domenica di tanti anni famia nonna Ciccina lasciavaquesto mondo. Coloro chehanno assistito al trapasso

hanno notato l’espressione radiosa diquel volto, lo splendore dei suoi occhi,la serenità con la quale si è abbando-nata all’ultimo sonno. Dove ha trovatola forza per separarsi senza traumidalla vita e dai parenti?

Quattro giorni dopo la morte l’hosognata. Dopo avermi abbracciata miha detto soltanto: “E’ dolce e bello mo-rire con l’assistenza di San Giuseppe”.La domenica successiva una signoram i h a p r o p o s t o d i a d e r i r eall’Associazione “Pia Unione delTransito di San Giuseppe”. Scherzidel subconscio? Un’ennesima mani-festazione d’amore della nonna? Co-incidenze? Non sappiamo. Tutti icomponenti della mia famiglia, però,sono iscritti alla “Pia Unione” per be-neficiare delle messe e delle preghierecon le quali, giornalmente, si chiede aSan Giuseppe l’assistenza in punto dimorte. Il momento più importantedella vita dell’uomo, infatti, è proprioquello del passaggio dall’esistenza ter-rena a quella eterna.

Certamente è molto riduttivo pen-sare a questo Santo come al “Patronodella buona morte”. Infatti, Egli è ma-estro di fede, di vita interiore e model-lo di umiltà. Giuseppe fu l’uomogiusto, cioè dotato di ogni virtù e per-fezione che, in silenzio, ha portato acompimento la singolare missione chegli è stata affidata: sposo di Maria epadre putativo di Gesù. In Lui vienesuperata la tensione tra vita attiva econtemplativa perché, se da un lato haconsiderato con profondo amore le

verità divine appreseda Gesù, dall’altro, hacompreso ed asse-condato le esigenzedel servizio alla se-conda Persona dellaSS. Trinità ed a Ma-ria.

Dio lo ha arricchi-to di tanti doni, tra cuil’amore alla purezza,alla povertà, al lavoro.Gli ha dato la capacitàdi santificare le picco-le azioni di ogni gior-no, di essere costantenella preghiera, dirinvigorire l’unionecon il Creatore me-diante l’obbedienza ela conformazione allasua volontà, di perse-verare, con pazienza eprudenza, sulla via del bene.

Questo Patriarca ha sempre confi-dato nella divina Provvidenza ed oraintercede presso il Padre per i nostribisogni spirituali e materiali. San Giu-seppe mise a disposizione di Dio la sualibertà, la vocazione di sposo, il desi-derio di paternità perché sapeva benis-simo che “le cose visibili sono d’unmomento, quelle invisibili sono eterne”(2 Cor 4,16). Il falegname di Nazaretci insegna ad apprezzare i beni spiri-tuali, a tenere in minore conto quellitemporali, a vivere sempre alla presen-za del Signore e a non abbatterci per-ché quando vengono meno le umanesperanze interviene il soccorso divinoe tutte le porte si schiudono. Egli chevisse i disagi dell’emigrante, del fug-giasco e dello straniero è modello per iperseguitati ed i senzatetto. Sicura-mente avrebbe molte cose da dire an-che ai papà di famiglia, agli educatori,ai lavoratori e persino ai disoccupati.Colui che ha vigilato sulla Sacra Fami-glia custodisce in modo particolare isacerdoti, le anime consacrate, i vergi-ni ed i fanciulli.

Giuseppe non pose limiti nel corri-

spondere alla grazia, non cercò ricom-pense per i sacrifici patiti, per leangosce sofferte, per le rinunce gene-rosamente offerte a Dio nell’intimod e l c u o r e . D i m e n t i c o d i s é ,s’industriava per rendere meno durala vita ai suoi due tesori.

Papa Montini in più occasioni hasottolineato che la vera devozione aq u e s t o S a n t o n o n c o n s i s t enell’accendere lumini, nel fare novene,ma, nell’imitarlo nella sue virtù natu-rali e soprannaturali perché: “per esse-re buoni ed autentici seguaci di Gesùnon occorrono grandi cose, ma basta-no ed occorrono virtù comuni, umane,semplici, ma vere e autentiche” (PaoloVI).

Papa Pio IX, molto devoto dellosposo di Maria, lo dichiarò Patronodella Chiesa universale, mentre papaLeone XIII gli dedicò il mese di marzo.

Preghiamo San Giuseppe affinchéchieda per noi al Signore la sapienzadel cuore, quel dono dello SpiritoSanto che ci fa comprendere che lagrandezza dell’uomo non sta nelle ric-chezze e negli onori del mondo, manell’unione con il Padre celeste. q

tMichelangelo Buonarroti, Sacra Famiglia (TondoDoni), Firenze, Uffizi.

Page 4: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

4

LA MADONNADELL’ABBONDANZA

La festa di Camastrà, tenace testimonianza delle nostre radici contadine

di Angela Calderone

Sono le paro le in iz ia l idell’inno che verrà intona-to il 24 Agosto durante laprocessione che accompa-

gnerà la Madonna dell’Abbondanzaper le vie di Camastrà, Mandravec-chia e Torrecampagna.

Una piccola festa che si svolge –ormai per consuetudine – ogni treanni, il tempo necessario per la rac-colta dei fondi. La scorsa estate,però, la tradizione non è stata ri-spettata e l’intervallo si è prolunga-to. Nonostante siano trascorsiquattro anni, gli abitanti della zonadesiderano sempre celebrare consolennità questo giorno. Non cisono manifestazioni esteriori ecla-tanti come spettacoli di fuochid’artificio, bancarelle in ogni ango-lo o imponenti impianti di illumina-zione. Tuttavia la gioia è tangibile, ètestimonianza di una fede semplice,ma intensa.

L a f e s t a d e l l a M a d o n n adell’Abbondanza ha origini moltoantiche. Inizialmente era caratteriz-zata dalla sola celebrazione in Chie-sa, perché non c’era una statua daportare in processione ma solamen-te un quadro. La statua è stata rea-lizzata intorno alla metà degli anniquaranta graz ie a l contr ibutodell ’amministratore del baroneGordone, Giuseppe Amorosia. Ne-gli anni successivi lo stesso ammini-s t r a to re è s t a to i l p r inc ipa l e

promotore perla realizzazio-ne della festa.La raccolta deifondi non av-veniva soltan-to di casa incasa. Per in-c r e m e n t a r et a l i s o m m e ,G i u s e p p eA m o r o s i a –che aveva, tragli altri incarichi, il compito di gesti-re l’attività del frantoio e del pal-mento (anch’essi di proprietà delbarone) – chiedeva a tutti coloro cheportavano le olive o l’uva di lasciareuna parte del prodotto che ne sareb-be derivato. L’olio e il vino donatierano messi in appositi recipienti evenduti. Il ricavato era gelosamentecustodito e destinato alla festa.Anche allora la processione non sisvolgeva annualmente ma ad inter-valli di due, tre o quattro anni, cioèquando vi era la disponibilità, consi-derato che la raccolta avveniva solonella zona di Camastrà e non, comesi fa oggi, in tutto il paese. Caratteri-stica la presenza lungo le strade deivenditori di ceste e “cannizzi” e dei“firanti” (gli attuali venditori di cecie giocattoli).

Dopo la morte dell’amministratore,avvenuta nel 1963, è un’appositaCommissione che si assume il compitodi provvedere all’organizzazione dellafesta. q

Madre dell’Abbondanza,madre di tutti noi,a te che portasti in gremboil Redentore e Salvatoredel mondo, il nostro Ave.Madonna dell’Abbondanza, sia tu lodataE questo giorno festoso sia.

NOTA STORICA – La chiesa

di S. Maria dell’Abbondanza fu

costruita nel 1720 dal barone

Domenico Gordone. La campa-

na reca la seguente iscrizione:

DAT DOMINUS NOMEN / SED

ABUNDANS VIRGO / DAT

OMEN / A.D.MDCCXX. La chie-

sa risulta inserita fra le cappelle

rurali della Prelatura di S. Lucia

nella relazione che Mons. Mar-

cello Moscella inviò alla S.

Sede nel maggio 1736. La sta-

t u a d e l l a M a d o n n a

dell’Abbondanza, alta cm. 160,

fu realizzata nel 1946 dallo

scultore Giacomo Vincenzo Mu-

ssner di Ortisei (BZ), al quale

venne commissionata il 12 di-

cembre 1945. L’opera giunse a

Pace del Mela il 30 maggio

1946. Il Bambino reca in mano

un fascio di spighe, mentre la

Madonna porta un ramoscello

di ulivo. Il costo dell’opera fu di

£. 22.800.

Page 5: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

5

Tutti per l’Uno(resterà soltanto un sogno?)

di Emanuela Fiore

“Cantare per lodare ilSignore è la piùgrande risorsa cheabbiamo per giunge-

re sino a Lui; è, insieme alla preghiera,la chiave che apre il cuore di Dio”. Èuna forte riflessione, ripensata e medi-tata, che mi permette di scrivere suqualcosa che, credo, sia davvero im-portante, per la quale ci siamo tantoaugurati si potesse raggiungere la so-spirata meta dell’unione.

Gesù ci ha così invitati tutti, noicomponenti dei cori della parrocchia,attraverso il nostro parroco a trascor-rere una serata insieme, in fraternità egioia, a sperimentare una rinnovataamicizia, che certamente avrebbe do-vuto esigere l’apertura del nostro cuo-re, che avrebbe dovuto renderci piùpronti e disponibili, per superare tuttigli ostacoli.

Sì, perché la civiltà dell’amore èpossibile e va costruita. Ma, ahimè,siamo sempre gli stessi. La parolacambiamento è sconosciuta dal nostrovocabolario. Basta dire che il climadella serata è stato “arroventato” ditensioni e “mitizzato” da sorrisi quasiforzati. Ognuno è rimasto “rintanato”nel suo gruppo come un mollusco nelsuo guscio, anzi dirò di più: molti deiposti a sedere sono stati riservati, pro-prio come fossimo a teatro. Che fra-ternità!

Per non parlare di coloro che hannodeciso perentoriamente di non fare laloro comparsa. Lode dunque a noi: al-meno siamo stati onorati delle nostrepresenze, intrattenendoci in discus-sioni “nobili”. Quantunque, però,mettendo da parte l’ironia, una buonapizza offerta da padre Trifirò, unitaalle danze, ha salvato quello che è ri-masto da salvare: ben poco, purtrop-po. Proprio perché finora siamo staticome i rami più vari di un albero, la cuilinfa (non dimentichiamolo mai) pro-viene dal l ’unica radice che dà“Vita”… e l’albero darà i suoi buoni ecopiosi frutti perché la linfa si innerve-rà fino ad arrivare ai rami ed essi ne at-

tingeranno.E noi, proprio come loro, dovrem-

mo vivere di Dio, vera Vita, e annun-ziare la Sua gloria ad una sola voce,proprio come Lui vuole che sia.

Niente più contrasti dunque, egoi-smi e ipocrisie inutili, critiche e batti-becchi che non servono a nessuno eportano solo a giganteschi castelli difalsità.

Con questo incontro avrebbe dovu-to giungere il mo-mento di voltarepagina, di togliereil mallo amaro dal-la noce, di rendercidisponibili, consemplicità e umil-tà. Avremmo do-vuto ev i ta re l edeviazioni che cirendono ridicoliagli occhi di Dio,stare attenti pereliminare il super-fluo e tutte quelleincrostazioni chehanno rischiato diintaccare la verafede.

In un’epoca incui la dignità umana si è ridotta abrandelli, avremmo dovuto dare forzaad una missione (perché cantare è unamissione) che non è un nostro darequalcosa a Dio, ma è un ricevere daLui quel che poi potremo donare, rin-graziandolo.

Perché quel che più importa è chequesto ti schiera in prima fila, non da-vanti agli altri, come più volte abbiamopotuto credere, ma davanti a Dio; nonperché ci sentissimo indispensabili,ma perché fossimo tutti importantiallo stesso modo, ognuno con ciò cheha da offrire.

D’ora in poi ci accompagnerà, for-se, solo il rimpianto di non essere piùtornati indietro. Abbiamo perso lasemplicità di un rapporto da troppotempo trascurato e infiacchito. Inmolti l’hanno desiderato, fra tutti l’exparroco padre Santino Colosi, che hatanto lavorato, sofferto e atteso con fi-

ducia, e padre Trifirò che continua asperare.

Il desiderio, purtroppo però, dasolo non può “incendiare”, la verità ècapace di “accendere” un vero fuoco equesta verità non ha fatto più partedella nostra storia. Eppure basterebbecosì poco!

Potremmo cantare ancora, con piùvigore, con più gioia e anche se il fiatofosse corto, la nostra voce arriverebbe

al cielo… e il solo volere tutto questopotrebbe saziare la nostra fame e setedi “giustizia”, quella stessa giustiziache dispone a rispettare i diritti di cia-scuno, non a calpestarli, che vuole sta-bilire nelle relazioni umane l’armonia,promotrice di equità. Proprio perchél’uomo giusto si distingue oggi per larettitudine della propria condotta ver-so il prossimo.

Per costruire un futuro nuovo,l’atteggiamento morale fondamentaleavrebbe dovuto essere, quindi, questobisogno incontenibile di giustizia e dipace, che vengono invece ad annullar-si per le bramosie di potere e il deside-rio di prevalere, che rendono sempreinfelici, insoddisfatti, nervosi. E nonc’è pace, perché non c’è giustizia!

La pace è il frutto più bello dellagiustizia.

Peccato! Per noi tutto questo reste-rà forse solo un sogno. q

tHans Memling, Gli angeli musici, Anversa, Museo Realedi Belle arti

Page 6: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

6

L’ORO DEI SANTI

APRIAMO UN DIBATTITO

La campana del no

LA NOSTRA FEDE E’IMBEVUTA DIMATERIALISMO

di Sara Pontuale

Che lo si faccia per fede osemplicemente per vantarsidi averlo fatto, il nostro “Iocredo in Te”, “Io Ti prego” si

materializza forse pure troppo. Ci ap-poggiamo molto a un dono materiale,anziché spirituale, quando preghiamoinvocando l’aiuto del Padre o di qual-che “personale” protettore. E’ vecchiaforse quanto il mondo l’usanza di sa-crificare il “nostro” per una grazia ri-cevuta.

L’uomo ha sempre avuto l’abitudinedi provare a mostrare ciò che sente, inquesto caso la fede e la gratitudine, at-traverso un dono materiale; niente daridire, ma a che vale se il nostro atteg-giamento è formalmente pio, ma nonconcretamente misericordioso? A chevale apparecchiare sontuosamente latavola per un ospite, se poi quell’ospitelo lasciamo a stomaco vuoto? Quelloche voglio dire è che possiamo regala-re i più preziosi oggetti, i più bei fiori aGesù e alla Madonna, ma ciò non civarrà a niente, se non ci sforziamo divedere Gesù e Maria in ogni personache incontriamo e che ci offre o cichiede aiuto.

Mi vorrei soffermare su alcuni casiche ritengo “illuminanti”. In occasio-ne della festa della Madonna della Vi-

sitazione, osservando le statue,meraviglioso simbolo e insegnamento,ho notato, appesi di fronte alle due fi-gure di Maria e di Elisabetta, tanti og-getti d’oro. La mia prima reazione nonè stata molto positiva, anzi ho sentitoun moto di sdegno e ho pensato subito

a una leggera presa in giro. Ci siamoforse dimenticati che la nostra fededeve manifestarsi soprattutto attra-verso opere di aiuto e di amore, ancheverso chi ci sta accanto? Perché, misono chiesta, questi oggetti? Perchédiamo tanta importanza a ciò che pos-siamo vedere e sentire? Ma la Fede(quella con la F maiuscola) è tutt’altroe non si ferma al lato materiale. Essereveri fedeli richiede impegno verso ifratelli, promesse spontanee di fare delbene, non oggetti appesi. Sono inutili,se non si dimostra amore.

A poco a poco il mio pensiero arrivaalla fine della festa: i fuochi d’artificio.E’ giustissimo manifestare l’esultanzaattraverso questi divertenti giochi diluce, ma l’eccesso non è una virtù e daqualche anno si sta svolgendo comeuna gara tra i vari paesi che manifestaproprio l’eccesso, il voler primeggiare.Scusate tanto, ma a me questa nonsembra proprio esultanza; piuttosto ladefinirei “fanatismo” o, per dirla fran-camente, “soldi bruciati” che potreb-bero senza dubbio aiutare chi la festanon sa cosa sia, e chi, ormai succubedella voglia di primeggiare, non sacosa significa vivere.

Non bisogna sempre guardarel’erba del vicino che ci sembra miglio-

re. Non dobbiamo pregare solo abbel-lendo chiese. Non c’è bisogno di opereda esibire agli altri. Dio vede tutto e saquando agiamo bene e quando agiamomale.

A questo proposito mi viene inmente un passo della Bibbia: “Non sa-pete il digiuno che preferisco? Desiste-re dalle inique trame, sciogliere ivincoli del giogo, mandare liberi gli op-pressi, spezzare ogni giogo, dividere iltuo pane con l’affamato, ospitare il mi-sero senza ricovero, vedere un ignudo evestirlo e non sottrarsi davanti al tuofratello bisognoso” (Is 58, 6-7). q

La campana del sì

COME DIRE GRAZIE AMARIA?

di Marzia Tuttocuore

Una giovane e bella signora,sulla trentina, di Pace delMela, con un marito lavora-tore e tre bambini, ebbe un

pesante problema: la figlia più grandeera seriamente malata.

La bimba fin da piccolissima è statacondotta da numerosissimi dottori especialisti.

La signora, che pregava ardente-mente per i suoi figli, ma soprattuttoper la salute della sua primogenita, ungiorno in cui sentiva vacillare la spe-ranza di una totale guarigione si mise apregare con più insistenza.

Chiedeva all’Immacolata, Madre ditutti, la grande grazia della salute perla sua bimba più grande. Mentre pre-

Page 7: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

7

gava con parole ardenti, le venne inmente di chiedersi come avrebbe po-tuto ringraziare la Vergine, una voltaottenuta la grazia. Cosa poteva donar-Le? Quale promessa, quale voto?

Si alzò e con questi pensieri si misedavanti a uno specchio. Si chiedevacosa aveva di più prezioso. Aveva lafaccia un po’ stravolta per il pianto, gliocchi gonfi e umidi e tra i capelli spet-tinati luccicavano un paio di orecchi-ni. Erano due pendenti di moltovalore, sia affettivo (erano stati di suamadre), sia materiale.

Lentamente, ad uno ad uno, sfilò imonili d’oro e li donò alla Regina deiCieli con grande slancio. Continuò apensare alla grandezza di Maria e aquel suo piccolo voto.

Le sembrò troppo poco questo tri-buto. Pensò che non aveva la possibili-tà di comprarsene un altro paio cosìbelli. Ma se un giorno avesse avutoquesta possibilità? La sua rinunciamomentanea, che offerta sarebbe sta-ta?

Ed ecco, allora, insieme a quegliorecchini, offrì la promessa solenne dinon portare mai più orecchini, ferma-mente decisa che nessun compromes-so l’avrebbe smossa da questadecisione, nessun rispetto umanoavrebbe fatto vacillare questa sua ri-nuncia.

La bimba guarì ed è ancora tra noi ela signora adesso è una fervente anzia-na.

E anche quegli orecchini sono là,presso l’Immacolata, a testimoniare

nel tempo lo slanciogeneroso e ricono-scente di una mam-ma fiduciosa cheprega.

Insieme a questiorecchini, si possonovedere altri oggettipreziosi che altri cre-denti hanno volutodonare alla SantaVergine o al SS. Re-dentore per ricono-scenza.

Credo che ogniqualvolta portiamo inprocessione le statueche rappresentano laMadre di Dio o il suoFiglio, insieme a queivoti, quei credenti ri-cordino con ricono-

scenza la generosità di Dio. Anch’ioguardo con ammirazione e commo-zione quell’oro e non perdo occasionedi farlo ammirare alle ragazze dellanuova generazione che mi chiedonoincuriosite il senso di quell’oro appesoalle sacre statue.

Purtroppo oggi questi slanci gene-rosi e impegnativi suscitano ritrosia esono sempre più rare le persone chesacrificano la propria vanità.

Quindi è facile oggi pensare di di-smettere quell’oro, di convertirlo indenaro per potere fare magariun’opera di bene. Ma riflettiamo conattenzione: che cosa ne resterebbe?

Le “opere di bene” di cui si parla, fi-nora non sono state compiute con leofferte che noi consegniamo alla Chie-sa proprio con quel fine?

Che bisogno c’è di eliminare una te-stimonianza che dura da decenni e ilcui valore va al di là del denaro?

Potrei capire se ci fosse nella nostraParrocchia un bisogno urgente (il tettodella chiesa che cade, come nella chie-sa di S. Papino a Milazzo) e quella fos-se la sola risorsa.

Eliminare quei gioielli, dei qualitanti fedeli si sono privati, spogliando-si della loro congenita vanità per farnetributo alla Vergine (Regina dei Cieli equindi degnissima di portarli), è unadecisione saggia? Chi cura in terra gliinteressi della nostra Regina, è sicuroche bisogna togliere quella tenera e vi-sibile dichiarazione di affetto e di rico-noscenza? q

PROGETTOTABOR

Catechisti al campo scuoladai padri Venturinidi Barcellona P.G.

di Simona Ragno

“Lasciatevi riconciliareda Dio”: questo iltema con cui ha avu-to inizio il campo

scuola per catechisti 1999, tenutosidal 7 al 9 Luglio presso i Padri Venturi-ni di Barcellona.

In questi tre giorni si è voluto evi-denziare l’iniziativa del Padre, che nel-la Pasqua di Cristo dona a noipeccatori la liberazione e l’alleanza, ilperdono e la riconciliazione.

A guidarci nel cammino formativoc’erano padre Pietro Aliquò e padreNino Fazio (docente di teologia litur-gica presso l’Istituto teologico S.Tommaso di Messina) che, per il lorointento, hanno utilizzato come puntidi riferimento tre particolari coppie disostantivi:

tAntonello da Messina, Deposizio-ne dalla croce, Venezia, MuseoCorrer

tBeato Angelico, S. Lorenzo distribuisce I beni ai po-veri, Vaticano, Cappella Nicolina

Ø

Page 8: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

81)AMORE & PECCATO - “Padre,

perdona loro” (Lc 23, 39-46).

Il Signore Gesù ci invita alla con-versione e, nella misericordia del Pa-dre, offre il perdono a coloro che sipentono dei propri peccati. Questoperdono, che Gesù invoca dalla croce,è così manifestazione dell’amore trini-tario: il Figlio si dona al Padre e Glichiede per i peccatori il dono della re-missione dei peccati, tramite l’azionedello Spirito Santo.

2)CONVERSIONE & PERDONO- “A chi rimetterete i peccati” (Gv 20,19-23).

La Chiesa, Comunità Riconciliata eRiconciliatrice, ha ricevuto da Dio ilpotere di perdonare i peccati e lo eser-cita per il ministero degli Apostoli e deiloro successori nel sacramentodell’Ordine.

3 ) P E N I T E N Z A &RICONCILIAZIONE - “Ha dato agliuomini di rimettere i peccati” (Mt9,1-8).

Nella Chiesa, virtù e sacramentodella penitenza nascono dall’ascoltodella Parola di Dio e conducono alpentimento dei peccati e alla conver-sione. La Chiesa annunzia inoltre le“vie” della riconciliazione con Dio,che sono: la condanna dei propri pec-cati, il perdono delle offese, la preghie-ra, la carità e l’umiltà.

Quest’esperienza, che io personal-mente ho vissuto per la prima volta,grazie all’invito rivoltomi dal nostroparroco, mi ha aiutata a ritrovare lamia fede in Cristo, che negli ultimianni era andata diminuendo.

Per questo sarebbe bello che anchealtri giovani, che nel tempo si sono al-lontanati dalla Chiesa, potessero, at-t r a v e r s o s i m i l i e s p e r i e n z e ,riavvicinarsi a Dio.

Spero inoltre, in qualità di futuracatechista, di poter trasmettere in ma-niera adeguata gli insegnamenti diCristo e di poter aiutare così i bambinia crescere nella Fede. q

SENTIRSI GUARITIdi Maria Isgrò

Quando pensi di aver trovatola chiave di lettura di alcuniavvenimenti tutto diventachiaro e persino troppo

semplice, come quando sui banchiscolastici riesci finalmente a compren-dere una lezione di matematica o di fi-sica che, fino al giorno prima, ti avevafatto sentire stupida o, per lo meno, di-versa dagli altri, quelli sempre pronti acap i re a l l a pr ima sp iegaz ionedell’insegnante.

E quando finalmente, tutto è chia-ro, sei così entusiasta che vorresti con-dividere con gli altri quella verità cosìfaticosamente raggiunta.

Avendo accettato da tempo quellarealtà della mia vita legata alla soffe-renza, non con passiva rassegnazione,ma con serenità, conduco quotidiana-mente la mia piccola battaglia per laguarigione.

Ed eccola la parola magica: la fati-dica e tanto agognata guarigione! Si-curamente sarà successo un po’ atutti: nel momento della sofferenza,quando ci sentiamo impotenti, ci ri-volgiamo a Gesù invocando il Suo aiu-to.

E il Suo aiuto, di solito, arriva pun-tuale, non essendo come un miracoloeclatante, ma silenzioso eppure fon-damentale per la guarigione. Sì, per laguarigione!

In realtà, Dio ci vuole sani e in for-

ma, per potere creare un buon rappor-to con Lui, con gli altri e con noi stessi.E il ragionamento da seguire, per arri-vare a questa grande verità, è abba-stanza semplice: se solo abbiamo unpò di confidenza con il Vangelo, pos-siamo certamente notare che, durantela Sua vita, Gesù operò miracoloseguarigioni, ma mai una volta mandòuna malattia a qualche persona, se purcattiva o meritevole di averla! Egli gua-riva! Predicava la buona novella e gua-riva! Spiegava la volontà del Padre eguariva!

E ancora oggi Egli continua aguarirci; infatti, se lasciamo daparte ogni resistenza e ci abban-doniamo alla Sua volontà, cidarà la forza di affrontare il do-lore e le avversità della vita terre-na, regalandoci la serenitàdell’anima e la guarigione inte-riore,

La verità, che spesso dimenti-chiamo, è che Lui è sempre vici-no a noi e continua ad amare e aguarire questi Suoi figli disordi-nati e pasticcioni; a volte, però, iSuoi interventi non sono neces-sariamente grandi miracoli. Egliagisce nel quotidiano seguendoil corso naturale degli avveni-menti, guidando la mano di unchirurgo o illuminando la mente

di un ricercatore scientifico; o inter-viene nella nostra vita, facendoci arri-vare alla soluzione di quello che era unproblema, attraverso qualcosa di im-previsto che cambia il corso deglieventi: in questi casi, noi tiriamo ungrosso sospiro di sollievo; ma abbiamola delicatezza di esserGli riconoscentie di lodarlo? A volte sì, ma molto spes-so ringraziamo solo la buona sorte!

Sarebbe una buona abitudine, inve-ce, imparare a riconoscere gli inter-venti del Padre per sentirlo semprevicino e, attraverso un costante dialo-go personale, raccontarGli i nostripensieri e i nostri problemi, chiedendocon fede il Suo aiuto. Solo lasciandoda parte le lacrime e la disperazione eabbandonandoci come figli fra le Suebraccia, fidandoci del Suo amore pernoi, potremo sentirci veramente gua-riti! q

tGiotto, La resurrezione di Lazzaro,Padova, Cappella degli Scrovegni.

Page 9: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

9

CAMPO DICALCIO ACINQUEStenta ad arrivare in portouna struttura tanto attesadai giovani

di Carmelo Ficarra

Iragazzi di Pace del Mela

sono in fermento da ormaiun mese per la costruzionedi un campo di calcio a cin-

que nella parte sottostante il plessodelle scuole medie. Un’opera comu-nale che puntava ad essere il fioreall’occhiello della gestione 1999.

Ma l’euforia dei più è stata bloccatada un fattore, per così dire, a sorpresa:la fine dei fondi. Questo increscioso,ma pur vero, episodio ha fatto sì che ilavori d’allestimento del campetto sia-no rimasti incompleti.

Così i vociferati 40 milioni nonsono bastati per allungare la rete ai 9metri regolamentari, a montare glispogliatoi e a portare a termine i lavoriin genere. Bisognerà andare alla ricer-ca di nuovi fondi per ultimare l’opera.Con un’attesa che va crescendo digiorno in giorno.

A guardare i lavori fin qui eseguiti,inoltre, saltano subito all’occhio alcu-

ne lacune, da addebitare sia agli ese-cutori materiali che agli organi addettial controllo.

Basta guardare il bel manto verdeper accorgersi subito di aree di rigorenon disegnate bene (dovrebbero esse-re a semicerchio e non a rettangolo),di un punto del calcio di rigore troppodistante, o (cosa forse più importante)di cassette del la luce montateall’interno della zona recintata conevidenti pericoli per i futuri giocatori.Per non parlare dell’illuminazione, chenon appare sufficiente a disputare in-contri serali.

Senz’ombra di dubbio questo cam-po di calcio a cinque non è partito colpiede giusto. Gli amministratori, tut-tavia, assicurano che “esiste e persi-ste” lavolontà di portare l’opera acompimento nel più breve tempo pos-sibile. Ci è stato anche garantito cheagli errori si porrà rimedio nel corsodei prossimi lavori, che, secondo indi-screzioni di corridoio, potrebbero par-tire a Settembre.

Noi ragazzi, che da anni attendia-mo un’opera del genere, ci auguriamodi potervi giocare al più presto e di tra-scorrervi ore liete e di puro svago.q

SIR PACE

DEL MELAA UN SOFFIO DALLAPROMOZIONE

di Davide D’Amico

Quest’anno il SIR PACE DELMELA ha saputo far valereil suo spessore nel campio-nato di prima categoria, di-

sputandolo sempre da protagonistalottando per i primi tre posti. Così fa-cendo il SIR ha raggiunto il 3° posto,alle spalle della vincente S. Margheritae dell’Atletico Milazzo, aggiudicandosiun posto per gli spareggi. Dove nel pri-mo turno contro il Torrenovese si è im-posta ai calci di rigore per 4-2. Venivasfumata la possibilità di promozionenel secondo turno, perdendo in camponeutro per 1-0 contro l’Oliveri.

Tutto sommato è stato un anno posi-tivo, soprattutto grazie al presidenteCarmelo Ariosto, i dirigenti GaetanoCaruso, Mario Galletta e il MisterAntonio La Rosa, i quali hanno semprecreduto in questa squadra formata damolti ragazzi di categoria superiore.Tra questi il bomber G. Fumia e altrigiovani, i fratelli Donato, Carmelo Fio-re, Davide D’Amico, Mario Presti e ilgiovanissimo Stefano Russo. Un’altranota positiva arriva anche dal settoregiovanile insieme al Mister Pietro Ce-rasuolo e alla collaborazione dellaTYRSENYA di Mario Parisi; i pulcinihanno vinto il proprio campionato,dove si stanno mettendo già in eviden-za alcuni bambini, sostenuti ad ognipartita dai vivacissimi genitori. Attra-verso questi risultati già dal prossimoanno il SIR PACE DEL MELA vuoleampliare il proprio settore giovanilepartecipando al campionato Junioresunder 18.

Il SIR PACE DEL MELA è protago-nista sul mercato dove l’obiettivo mini-mo per la prossima stagione sono i playoff. Intanto, ufficializzati gli arrivi delcentrale difensivo Marturana e il cen-trocampista Romeo, per chiudere lacampagna acquisti il SIR è alla ricercadi un attaccante per rinforzare il setto-re offensivo. q

tLa squadra di calcio SIR PACE DEL MELA

Page 10: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

10

SCACCHIGli incredibili progressi diun’associazione sortasoltanto due anni fa

di Angela Calderone

La passione per gli scacchi sista diffondendo sempre dipiù nel nostro paese. Tuttoha avuto inizio nel 1997,

a n n o i n c u i s i è c o s t i t u i t al’Associazione Scacchistica del Melacon lo scopo di dare ai professionisti eai dilettanti della zona un punto di in-contro più vicino rispetto a quello abi-tuale di Gioiosa Marea. Il principalepromotore è Antonio Zarzaca di Pacedel Mela, giocatore di scacchi di cate-goria nazionale, che attualmente è ilvice presidente dell’associazione. Tra icomponenti del direttivo anche Nata-lino Costa (presidente), SebastianoCalpona (segretario) e Vincenzo Ca-talano (direttore tecnico). I membridel circolo si ritrovano in un localemesso a loro disposizione dal Comu-ne, in via Gramsci.

Grazie alla sensibilità delle istitu-zioni scolastiche, sono stati coinvoltiper primi i bambini delle scuole ele-mentari. Attraverso dei volantini, i ge-nitori sono venuti a conoscenza dellelezioni impartite al circolo dallo stessoAntonio Zarzaca. Poi è stata la voltadei ragazzi delle medie. Il Preside,Antonino Sgrò, ha accolto con favorel’iniziativa. In principio è stato orga-nizzato un programma articolato indue ore di lezione alla settimana nellesingole classi durante il rientro. L’annosuccessivo è stato costituito un vero eproprio laboratorio di scacchi per glialunni che intendevano partecipare.Quarantadue ragazzi hanno rispostopositivamente.

Proprio nei locali della scuola me-d ia “G. Marcon i” s i è svo l t aquest’anno la seconda edizione delcampionato provinciale giovanile discacchi. I cinquantaquattro parteci-panti si sono affrontati con il metodoitalosvizzero, con un punto per la vit-toria e uno per il pari. Ognuno di loroha giocato otto partite di trenta minuticiascuna. Quattro le categorie ma-schili: under 10, 12, 14 e 16; due le ca-tegorie femminili: under 12 e 14. PerPace del Mela è stato un successo: ilpodio è stato conquistato da quattrobambini delle elementari (VincenzoZarzaca, Giovanni Torre, Arianna Sci-bilia, Giusy Campagna) e cinque ra-gazzi delle medie (Domenico Costa,Antonino Parisi, Francesco Torre, Pa-ola Zarzaca, Francesca Grasso).

Al primo posto per la categoria un-der 10 si è classificato Vincenzo Zar-zaca. Ha soltanto sette anni ed è altoappena un metro e diciotto. Una pic-cola mascotte con un comportamentoirreprensibile e un visino innocente esimpatico. Ha imparato a quattroanni, guardando il papà Antonio chegiocava in salotto con gli amici, e vantagià una collezione di premi degna diun grande campione. Dai mini tornei

TORNEO DI

TENNISdi Santi Calderone

E’ giunto a conclusione ilprimo agosto il torneo ditennis che si è giocato nelcampetto comunale di Pace

del Mela. Un avvenimento che è di-ventato ormai una consuetudine per-ché si svolge da diversi anni.

Al torneo hanno partecipato trenta-due giocatori, molti dei quali prove-nienti dai paesi limitrofi, che si sonoconfrontati in partite ad eliminazionediretta della durata massima di tre set.

C’ero anch’io tra loro e posso dire diaver fatto una bella esperienza, nono-stante la mia uscita al secondo incon-tro. Molto combattuta la partita tra ifratelli Merro, Giuseppe (il nostro me-dico) e Santino, che sono stati sorteg-giati per la prima eliminatoria. Lavittoria di Santino ha confermato i ti-mori di Giuseppe, che diceva di nonaver mai vinto contro il fratello e nonpensava certo di riuscirci questa volta.

La dura battaglia si è conclusa conla vittoria di Claudio Santamaria, untennista che si è distinto per classe etPaola ed Enzo Zarzaca

al Festival Internazionale di Messina siè sempre ben espresso, anche se qual-che volta contro campioni più grandiha abbandonato dopo aver pensato lemosse per lungo tempo. Per lui ognipartita è un divertimento. Si distraecontinuamente mentre gli altri gioca-tori sono freddi e distaccati. Brava an-che la sorella Paola, campionessaprovinciale under 14. q

Page 11: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

11bravura, del quale si diceva un granbene ancor prima che il torneo inizias-se.

Un elogio particolare è da attribuireagli organizzatori (Giuseppe Merro,Santino Merro e Tonino Tambato) iquali, oltre al merito dell’ottima riusci-ta di questo torneo, hanno avuto an-che quello di coinvolgere e farpartecipare gente di tutte le età. Gra-zie alla loro buona volontà hanno su-perato notevoli difficoltà e stannocercando, tuttora, di dare un input de-cisivo affinché questo sport possaemergere anche nel nostro paese. Lestrutture certamente non mancano,anche se hanno bisogno di qualche de-finizione. Gli stessi organizzatori han-no sistemato la recinzione esterna (perevitare che i buchi presenti potesserofar disperdere le palline) e hanno ab-bellito il campo con qualche mano divernice. A dire la verità il torneoquest’anno è stato organizzato con unpo’ di ritardo, non è rientrato nel pro-gramma dell’estate pacese e perciònon è stato patrocinato dal Comune.Di questo organizzatori e giocatori neabbiamo avuto la consapevolezza. Pertale motivo il campo è stato prenotatodi sabato e di domenica per tutta la du-rata del torneo ed è stato regolarmentepagato. A maggior ragione non avreb-be dovuto essere carente la manuten-zione visto anche che per giocare sipagano 4.000 lire l’ora. q

STRUTTURE SPORTIVE

(…dove il dente duole)di Gabriella La Rocca

Lo sport è stato da sempre unformidabile centro aggre-gatore e una ricchissimafonte di educazione alla vita

per tutti, giovani e meno giovani. Malo sport, per essere praticato con unacerta cognizione, necessita di struttu-re adeguate che facilitino gli allena-menti, lo svolgimento delle gare, ilcalore degli spettatori.

Attualmente il nostro paese vanta,con un certo orgoglio, la presenza didiverse attività sportive che hannodato fino a oggi degli ottimi risultati, alivelli non solo regionali ma anche na-zionali. Per fare qualche esempio:l’atletica con i fratelli Calderone, lapallavolo, il calcio, il calcetto, il base-ball, il tennis, il ciclismo, gli scacchidove spicca la figura del piccolo Vin-cenzo Zarzaca.

Malgrado tutto ciò, è sotto gli occhidi tutti la carenza delle nostre strutturesportive, che, anche se esistenti, nonsono regolamentari o non sono in con-dizioni di praticabilità. Noi tutti ci do-mandiamo: “Cosa si sta facendo per

o v v i a r e aquesta situa-z i o n e ? ” .Dalla letturadella relazio-ne semestra-le, presentatadal sindaco alconsiglio co-munale il 10M a g g i os c o r s o , s in o t a c h emolti sono ipropositi, tracui quello dimigliorare les t r u t t u r esportive esi-stenti.

E di mi-glioramentice n’è sicura-mente biso-

gno.Il campo spor-

tivo di Giammo-ro, ad esempio,necessita dei ser-vizi di pulizia, siaall’interno del ret-tangolo di giocoche negli spogliatoi, e della riparazio-ne delle porte esterne. In una recentediscussione con l’assessore allo sport,mi è stato comunicato il progetto dellasostituzione delle panchine attuali conpanchine semovibili.

La palestra di Giammoro verrà re-golamentata con la costruzione exnovo degli spogliatoi, per cui è statogià concesso un mutuo da parte dellaCassa Depositi e Prestiti che serviràanche per la sistemazione dei campettipolifunzionali adiacenti.

Una nuova rete è stata acquistataper il campo da tennis di Pace centroe nel bilancio sono state inserite som-me per una illuminazione a norme re-golamentari e per la costruzione diuna piccola tribunetta.

E’ ancora in fase di realizzazione ilcampo di calcetto a Pace centro.

Per la realizzazione di nuovi im-pianti si rimanda all’approvazione delPiano Regolatore, nel quale sono pre-viste varie zone sportive che dovrebbe-ro eliminare la carenza di strutture.

Devo ammettere che i propositisono davvero buoni, ma quanti di que-sti propositi andranno in porto? Chi viparla è una ragazza che, pur non es-sendo coinvolta in prima persona neidisagi che tali strutture provocano alnostro sport, sente la problematicacome se fosse coinvolta in prima per-sona, perché pensa col “senno di poi”.Mi rivolgo a tutti gli amministratoricomunali: è necessario un forte impe-gno affinché gli sport attualmente pre-senti nel nostro paese abbianoincentivi adeguati per migliorare. Infondo potrebbe interessarvi in primapersona perché coinvolti dai vostri fi-gli o perché – se riflettiamo – toglie-rebbe buona parte dei giovani dallastrada, che è cattiva consigliera. q

L’associazione sportiva JUVENTUS CLUBOrganizza il:

1° Trofeo du Cavadduzzu

Torneo di calcetto patrocinato dal comune di Pace del Mela.La manifestazione sarà divisa in due fasce:1-over 35 con l’ammissione di un over 30 per squadra;2-under 21 (1° Gennaio 1978 – 31 Dicembre 1984)

Le partite che si svolgeranno in piazzaS. Maria della Visitazione avranno inizio alle ore 20:30,

nel periodo che va dal 10 al 27 Agosto.

L’organizzazione nelle persone di Antonio Cafeo e CarmeloFicarra ringraziano anticipatamente tutti i partecipanti, la con-fraternità S. Giuseppe e gli sponsor per la gentile collaborazio-ne. In particolare il pubblico che parteciperà alle serateall’insegna dello svago e della spensieratezza.

Per informazioni rivolgersi ai seguenti numeri:

0347.6644659 – 0360.970982 o alla sede dello

JUVENTUS CLUB sito in via don Silvio Cucinotta.

Page 12: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

12

LA COLLETTIVA DI PITTURAA PACE DEL MELA

L’ARTE IN PIAZZA

di Paolo Orifici

La Collettiva di Pittura è di-venuta un appuntamentofisso per l’estate di Pace delMela, ed a dimostrarlo

sono stati i tanti appassionati e nonche hanno calcato la Piazza nei giornidi svolgimento della manifestazione.

La mostra che doveva inizialmentesvolgersi il 24 ed 25 luglio è stata po-sticipata al 27 ed al 28 a causa delle av-verse condizioni atmosferiche.

Ma, malgrado lo spostamento didata in giorni “lavorativi”, il richiamoè stato enorme, merito di una formulaormai collaudata che coniuga arte espettacolo.

Quest’anno l’esposizione è stataaccompagnata dall’esibizione della fa-mosa compagnia dei SARABANDA.

La seconda serata è stata animatadal concerto del Maestro Sergio Ber-tolami e della sua orchestra, accompa-gnato dal la sp lendida voce diAntonella Trifirò.

Entrambi gli spettacoli hanno ri-chiamato l’attenzione specifica dimolti appassionati dei due generi chesi sono ritrovati davvero numerosi inPiazza.

Probabilmente questo è il meritomaggiore che deve essere riconosciutoai promotori della “Mostra”, quello diaver portato in “Piazza” la gente.

Un riconoscimento va sicuramenteall’amministrazione comunale pro-

motore dell’iniziativa, ed all’oscuroma fondamentale lavoro del funziona-rio comunale, signora Annamaria Ba-sile.

La Collettiva ha potuto contare sudi una scenografia incantevole rappre-sentata dalla Piazza S. Maria della Vi-sitazione che nulla ha da invidiare adaltri luoghi più prestigiosi.

La Mostra è stata caratterizzatadalla presenza di tanti artisti che han-no esposto moltissime opere, personegiunte dai luoghi più diversi, spinti

dalla voglia di presenziare alla “Collet-tiva di pittura di Pace del Mela”.

N o n s i è t r a t t a t o n e a n c h equest’anno di un concorso poiché nonvi era una giuria, né poteva esserveneuna

Piuttosto, si è voluto porre, l’unoaccanto all’altro, degli artisti profon-damente d i ve r s i f r a lo ro conl’intenzione di favorirne l’incontro, ilconfronto, dato che quando si parla diarte un problema che si pone, anzi ilproblema, è quello di puntualizzarne ilconcetto: cosa difficile da fare ancheper chi da sempre si occupa d’arte.

Stabilire cosa sia l’arte è un impresaardua, perché l’arte è mutevole al pun-to che non possiamo fissarla in undogma estetico. Non esiste un para-digma fisso dell’arte.

La cosa più importate per capire ècertamente quella di vedere. L’unicomodo per comprendere quando unopera d’arte sia davvero tale è averne

viste molte. La qualità del giudizio di-pende unicamente dalla quantità diconoscenze.

Per tacere dello stile che rappresen-ta la soglia oltre la quale nasce l’operad’arte ed è pertanto possibile esprime-re un giudizio. Quando lo stile è assen-te un opera è una non-opera, nonesiste, ma questo è un discorso chenon ci compete.

Ci resta da analizzare un ultimoaspetto, forse il più importante poichériguarda la reazione del pubblico allamanifestazione. Ho già accennato allagrande affluenza registrata ma è fon-damentale ribadire un ragionamento.

Nelle due serate di esposizione hoavuto il piacere di notare tanta gente inpasserella dinanzi agli spazi espositivi(che sono stati assegnati con un sor-teggio).

Altra interessata agli spettacoli cheanimavano le serate.

Tanti ancora li ho visti intenti a par-lare afra loro. Ho notato diversi ca-pannelli di persone.

È questo l’aspetto per me più positi-vo della manifestazione: ha portato instrada la gente, anche quella più pigra,che stimolata dalla mostra e dagli spet-tacoli è tornata ad incontrarsi, a par-larsi.

A vivere.La rassegna ha contribuito a far vi-

vere una “Piazza”, il “Paese”.Questa forza possiede l’arte: la ca-

pacità di trasmettere la vita attraversoun immagine, che non è un immaginemorta, che non è un immagine finta,non è una scenografia. E’ esistenza.

L’arte coincide con la vita.E’ questo l’auspicio che ci sentiamo

di formulare per il futuro: che si inten-sifichino manifestazioni come la col-lettiva od il teatro in Piazza. Ed altroancora.

Perché si è riusciti a dimostrare cheanche con pochi soldi, perché tali sonole somme disponibili, si è riusciti adoffrire delle serate piacevoli e spensie-rate.

Di questi tempi non è poco. q

tUn murale in piazza Visitazione

Page 13: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

13

GRAZIE, OLEG!L’ospitalità ai bambini bielorussi aiuta a preparare un futuro di pace

di Primarosa Frattini

Oleg Timoschenko è uno deiquindici bambini giuntinella nostra terra dalla Bie-lorussia il 6 luglio scorso,

per merito della lodevole iniziativapromossa come ogni anno da Legam-biente.

E’ figlio di una coppia di commer-cianti al dettaglio di cappelli. Vive inun piccolo appartamento a Gomel,che è la zona più contaminatadall’incidente nucleare di Chernobylche interessò gran parte dell’Europaquel lontano 26 aprile 1986!

Il bambino ha concluso la sua va-canza il 2 agosto ma le tracce della suapresenza nella nostra famiglia e in chil’ha conosciuto non potranno cancel-larsi facilmente, proprio come gli ef-fetti radioattivi che ancora oggi, adistanza di ben 13 anni, colpiscono ibambini privi di difese immunitarie esoggetti ad assumere cibo contamina-to.

Oleg è un bambino costitu-zionalmente scarno, pallido, condue occhioni azzurri come ilmare e i capelli biondo cenere.

Ha un carattere dolcissimo edestroverso, è sensibile, vivace, in-telligente, generoso,

pieno di gioia di vivere e diamare e rappresenta il futuro diquesto villaggio globale che èoggi il nostro mondo, sempre piùuno e sempre più diverso

Il nostro ospite ha circa 11anni, è loquace e comunicativo,si esprime in inglese, ma utilizzaanche la mimica e la gestualitàper entrare comunque in rapportodialettico.

In questo breve periodo di perma-nenza ha imparato a capire il senso deinostri discorsi, ha appreso qualchefrase, spesso si è divertito a giocarecon le parole della nostra lingua o adinsegnarci il loro corrispettivo russocon estrema tenacia, senza lasciarsiscoraggiare dalle nostre difficoltà lin-guistiche. I suoi occhi brillavano digioia ad ogni nostra lenta conquista e

il suo sorriso ci ripagava dello sforzosostenuto.

Oleg ama disegnare figure umane,perfette ed equilibrate nelle forme enelle proporzioni, da cui emergonodue caratteristiche fondamentali: laforza e il movimento. Desidera diven-tare un Ninja, cioè un guerriero forte evigoroso che combatte il male. E’ forseun desiderio latente di distruggere ilmale che mina la sua esistenza e quelladel suo popolo?

La sua vacanza terapeutica sotto ilnostro sole, accanto al nostro marericco di iodio, il nutrimento genuino eabbondante di questo breve intermez-zo della sua esistenza, costituisconol’antidoto per migliorare la qualità del-la sua vita.

Per un anno la sua tiroide, partico-larmente soggetta ai danni dello iodioradioattivo, che provoca il cancro neibambini bielorussi, russi ed ucraini,sarà protetta.

E poi?

Ritengo che occorra sostenerel’iniziativa di Legambiente per incre-mentare il numero dei bambini an-nualmente accolti, anche se tra i criteridi selezione vi è quello che prevede cheuno stesso bambino non possa più ri-petere la sua vacanza terapeutica a ca-rico dell’associazione.

E’ senza dubbio importante offrireal maggior numero possibile di bambi-ni la preziosa opportunità del soggior-no terapeutico ed entrare nell’ottica

del servizio.Ma non sarebbe forse altrettanto lo-

devole se la famiglia ospitante, invecedi agire autonomamente, il secondoanno potesse fruire del supportodell’Associazione per far ritornare ilsuo ospite, accollandosi le spese diviaggio?

Non si lederebbe il diritto di altribambini bisognosi di terapia, se allasolidarietà si sostituisse l’affetto chespinge a preoccuparsi forse anche piùdel dovuto per cercare “di fare di più”per migliorare ulteriormente lo statodi salute del bambino accolto.

L’Associazione offre impensabilivantaggi che l’iniziativa privata non

può conseguire.Tali vantaggi derivano dai

molteplici e significativi momen-ti di aggregazione previsti du-rante il soggiorno temporaneo,preziosi per i bambini, validi perle famiglie, unici per l’intera co-munità che viene coinvolta a so-stenere gli sforzi organizzativi diLegambiente dimostrando lapropria disponibilità alla buonariuscita della stessa.

Chi scrive ritiene che ospitarei bambini di Chernobyl sia unatto di civiltà prima ancora ditradursi in solidarietà. E’ unascelta collegata a valori di cristia-na fratellanza, ineludibile per co-

struire un mondo di pace, sempre piùa misura d’uomo, in cui l’amore per ilprossimo, a qualunque nazionalità ap-partenga, prevalga su ogni altra consi-derazione umana.

Grazie, Oleg !Il tempo non potrà affievolire le

emozioni che hai saputo farci vivereperché hai rivitalizzato i canali dellacomunicazione e hai contribuito a far-ci ritrovare la nostra umanità. q

tOleg Timoschenko

tOleg insieme a una parte della famiglia ospitante

Page 14: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

14

LA NECROPOLI DI PANTALICALa Sicilia è ricca di località incantevoli sconosciute al turismo di massa

di Maria Grazia Tuttocuore

La Sicilia è un’isola di luoghimitici e di inestimabili teso-ri che, purtroppo, spesso ri-mangono nascosti senza

essere debitamente valorizzati. Non èinsolito venire a conoscenza della loroesistenza quando sono trafugati daignoti, per essere piazzati illegalmentenei salotti di qualche collezionista.

Tra i tesori presenti sul territorio, cisono soprattutto monumenti di in-dubbia suggestione come quelli diAgrigento, Segesta, Selinunte, Sira-cusa, Taormina, Piazza Armerina,Monreale, che attirano ognianno un discreto numero dituristi da ogni parte delmondo; ma ci sono ancheposti i cui nomi non dicononiente alla massa e che ri-mangono sconosciuti e iso-lati per lo scarso interessemostrato dalle autoritàcompetenti.

L’estate è tempo di vacan-ze e di viaggi. Se siete stan-chi della spiaggia e voleteevitare luoghi affollati da tu-risti per andare alla ricercadi un passato lontano, vipiacerà visitare la necropolisicula di Pantalica risalente al XIII-XIsec. a.C. e situata in provincia di Sira-cusa. Il nome di Pantalica è di età bi-zantina, mentre il nome antico, Hybla,non ci è pervenuto dalle fonti storiche.È stato uno studioso francese, Fran-çois Villard, ad avanzare l’ipotesi chePantalica possa identificarsi con l’an-tica Hybla, il cui re Hyblon concesse aiMegaresi di Lamis il diritto di occupa-re parte del suo territorio e di fondarviMegara Hyblaea. Pantalica, infatti,appare come il maggiore insediamen-to dell’età del bronzo nel retroterramegarese.

Pan t a l i c a d i s t a da Mi l a z zoall’incirca 3 ore: bisogna prenderel’autostrada fino a Catania e poi la su-perstrada per Siracusa; prima di arri-vare a Siracusa, è necessario usciredalla superstrada e seguire le indica-

zioni per Sortino, comune di 9000abitanti del siracusano. La strada perSortino è un po’ impervia, ma lo spet-tacolo che offre il paesaggio con le suecolline e la Valle dell’Anapo fa dimen-ticare subito le difficoltà. È abbastan-za complicato raggiungere Pantalicada Sortino, in quanto mancano quasidel tutto le indicazioni stradali; co-munque, dopo circa 20 minuti di gui-da si arriva alla necropoli, che sipresenta in tutto il suo splendore equasi immune da ogni interventoumano.

Pantalica raggiunse il suo massimosplendore tra il XII e l’VIII sec. a.C.,

prima di essere distrutta dai Siracusa-ni intorno al VII sec. a.C. Era un pic-colo e fiorente regno fondato dapopolazioni indigene, che furono co-strette ad abbandonarlo dopo l’arrivodei Siculi e di altre popolazioni itali-che. La fondazione e l’espansione diSiracusa con la conseguente fonda-zione di Akrai nel 664 a.C. segnaronoil declino definitivo di Pantalica. Nonè rimasto quasi nulla delle abitazionidella città, tranne alcuni resti del pa-lazzo del principe: l’Anaktoron. Nellavallata rocciosa dell’Anapo si può am-mirare, invece, la necropoli con le cir-ca 5000 tombe, ricavate dalle ripidepareti, a forma e disposizione irrego-lari.

Le tombe sono suddivise in sei di-v e r s e s e z i o n i . L a n e c ro p o l iNord-Ovest, con circa 600 tombe, e la

necropoli Nord, la più vasta e sceno-grafica, con forse 1500 tombe, le piùantiche, datate all’incirca tra il XII e XIsecolo a.C. Allo stesso periodo appar-tengono i tre grandi gruppi di tombedella necropoli Sud. Invece gli altridue gruppi laterali, la necropoli di Fi-lipporto,, con circa 500 tombe, la ne-cropoli della Cavetta, con circa 300tombe, più una cinquantina di tombenello sperone sovrastante la confluen-za del Calcinara nell’Anapo, e la ne-cropoli sull’opposta sponda delCalcinara con almeno un centinaio ditombe, appartengono ad un periodo piùtardo e cioè fra il IX e VIII secolo a. C.

Seguendo il sentiero trac-ciato lungo le tombe, è possi-bile arrivare fino al fiume,che con le sue acque èl’artefice principale della ri-gogliosa vegetazione al cen-t r o d e l l a v a l l a t a .L’impressione che si ha scen-dendo verso il fiume è di stu-pore e sorpresa, ma adaffascinare di più sono lapace e la tranquillità del po-sto. Tutto è completamenteimmerso nella natura, senzache vi siano stridori o forza-ture di sorta alcuna. È diffi-c i l e sp i ega re a pa ro l e

l’atmosfera di preistoria che si respirain questo sito, dove l’assenza del turi-smo di massa riesce a far perdonare lamancanza di indicazioni stradali e diinformazioni su Pantalica. La cammi-nata, di circa venti minuti, verso il fiu-me è un po’ faticosa e, soprattutto,poco apprezzata da chi non è amantedel trekking, ma il verde della vallata ela vista del fiume rendono piacevolesia l’andata che il ritorno.

Il ricchissimo materiale archeologi-co delle necropoli è stato portato allaluce da Paolo Orsi, noto archeologo edirettore del Museo Regionale di Sira-cusa dal 1895 al 1934, ed è, oggi, espo-sto al suddetto museo. Così, percomprendere e conoscere a pieno la piùimportante necropoli siciliana, si sug-gerisce anche una visita ad uno dei mu-sei archeologici più ricchi d’Italia. q

Page 15: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

15

Ø

“SICILIANA”La recita del primo luglio vista dall’interno

di Angela Calderone

Quando mi è stato chiesto dipartecipare allo spettacoloorganizzato dal “GruppoTeatro Anziani”, devo dire

la verità, ho avuto qualche dubbio.Anche perché la proposta non era direcitare, ma di ballare. E’ vero che hofrequentato la scuola di danza per cir-ca otto anni, ma ormai da altri ottonon ballavo più. Poi ho deciso di “but-tarmi”. Non si perdono occasionicome questa per tanti motivi: si hal’opportunità di incontrare i vecchiamici, di conoscerne di nuovi e di tra-scorrere in compagnia le serate cheiniziano a diventare sempre più calde eche non invogliano certamente a rima-nere in casa.

Vi chiederete il motivo per cui unaven t i t reenne prenda par t e adun’iniziativa che dovrebbe costituireuna prerogativa dei soli anziani. In re-altà, nonostante il nome, il gruppo è“misto” ed è scientificamente diviso indue categorie di partecipanti: “giova-ni” (fino a 30 – 35 anni) e “meno gio-vani” (dai 35 in su) che rientrano tutti

indistintamente nella denominazione“anziani”. Questa bizzarra combina-zione da sei anni permette ai meno gio-vani di realizzare concretamente la loropersonalità e di sentirsi inseriti nel con-testo in cui vivono. La cospicua parte-cipazione dei giovani consente ancheun processo di socializzazione tra le va-rie fasce di età della realtà locale.

Devo menzionare innanzitutto lanostra coreografa, Mimma Lombar-do. Ritrovarci insieme, maestra e bal-lerine (oltre me, Mimma Milioti, RosySiracusa, Mery Schepis, Giusy Ficar-ra, Silvia Martino), ci ha fatto ricorda-re con piacere e con un po’ di nostalgiala spensieratezza degli anni della scu-ola di danza. Tra noi è rinata quellacomplicità fatta di battutine e di confi-denze che ci metteva sempre di buo-numore.

Tra una prova e l’altra (ma possia-mo anche dire “tra una litigata el’altra” o “tra un inconveniente el’altro”) è giunta la fatidica sera. Il pri-mo luglio, nella Piazza S. Maria dellaVisitazione, si sono alternati momentidrammatici e comici nella “Siciliana”,liberamente tratta da “La Lupa” diGiovanni Verga e da “La Giara” di Lu-igi Pirandello. Il regista, Puccio Curtò,ha deciso di realizzare un connubio traun mondo mitico e folkloristico, fattodi passioni violente e primitive, ed unarealtà che raffigura il mondo contadi-no in maniera ironica, beffarda e pole-mica. L’espediente utilizzato è statoquello di interrompere “La Lupa” al

momento della raccolta delle olive einiziare da questa scena l’atto unico de“La Giara”.

Puccio ha puntato in particolaresulla modernità del personaggio dellaLupa. Nonostante Verga l’abbia con-cepita più di un secolo fa, è una donnache prende coscienza delle propriesensazioni e non ne fa mistero, al di là

delle convenzioni sociali. La Lupaaveva il volto di Matilde Muscianisi,psicologa con l’anima di attrice, checon la sua passionale interpretazioneha immerso nel dramma il pubblico at-tento e silenzioso.

Alla sua prima esperienza RosarioIsgrò nei panni di Nanni Lasca, il gio-vane del quale la Lupa è innamorata.Rosario ha recitato nonostante il dolo-re al piede, lesionato a causa di un pic-colo incidente durante le prove dellasera prima.

L’azione scenica è stata concepitacome una tragedia greca. Il prologo siè svolto nella penombra: un coro dicontadine (Laura Pagano, Vita Polli-no, Marisa Gallo, Tina Maugeri, Ma-ria Giorgianni, Mariarosa Lucchesi)ha iniziato lo spettatore all’azione suc-cessiva.

A sorpresa il finale. Non muore laLupa, secondo la versione che Vergaha inserito nella raccolta di novelle“Vita dei campi”, ma la figlia (CettinaBartuccio), consapevole che il cuoredi Nanni non sarebbe mai stato suo.Cettina si è immersa davvero bene nelpersonaggio e ha commosso un po’tutti con la storia del suo amore infeli-ce.

Vivacità e divertimento ha suscitato“La Giara”, una novella in cui la situa-zione paradossale non induce lo scrit-tore alla riflessione filosofica sulleassurdità della vita (Don Lollò tutto

tMatilde Buzzanca Muscianisi nelruolo di “La Lupa”

tBallerine ed attrici del “Gruppo Teatro Anziani”

Page 16: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

16chiuso nella sua “forma” di maniacodel codice, che urta contro la realtàdella vita senza forme, fluida e impre-vedibile), ma solo a riderne divertito escanzonato. I complimenti della reda-zione de “Il Nicodemo” vanno in par-t ico lare a l nos t ro af fez ionatocollaboratore, Mimmo Parisi, che hainterpretato un furioso e litigioso DonLollò. “Sembrava veramente che aves-se la gamba tesa” è il commento dimolti per il personaggio di Zi’Dima(Nino Spada), il conciabrocche cheriesce a riparare la giara ma vi rimanechiuso dentro. Bravissimi anche PieroPino, Pippo Bonomo, Nino Amendo-lia, Stefano Scibilia e Andrea Mundo.

Gli amici di Ciccio Bonarrigo han-no sicuramente riconosciuto la suavoce accompagnata dalle dolci notedella chitarra da lui stesso suonata. Ilbrano è stato ripreso da una vecchiacassetta e inciso su CD. L’effetto è sta-to quello di sentirlo come se fosse lì inmezzo a noi. Il giovane pacese, scom-parso nel 1988 a causa di una malattiaa soli trentasei anni, non era un musi-cista di professione ma un insegnante.La musica però ce l’aveva nel sangue e,pur non avendola mai studiata, suona-va e cantava come un vero maestro.Anche chi, come me, non lo ha cono-sciuto è rimasto colpito da quella me-lodia che aveva in sé il magico saporedella Sicilia. La sorella Marisa, sul pal-co tra gli attori, non è riuscita a tratte-nere le lacrime, ma ha mostrato il suoorgoglio per la bravura del fratello che,per pochi minuti, ha avuto vicino.

Una suggestiva atmosfera è statacreata grazie alle scenografie di Gian-ni Biondo, professore di disegno inpensione di Barcellona, che oggi si de-dica a tempo pieno alla pittura, allascultura e alla lavorazione di cerami-che. Le musiche, composte dal mae-stro Pippo Mollura, hanno contribuitoad elevare la tensione dello spettatorenei momenti drammatici e a vivacizza-re l’azione in quelli più scanzonati.Invisibili al pubblico, ma importantis-sime per la buona riuscita dello spetta-colo Annamaria Basile, dirigentedell’Ufficio comunale sport e spetta-colo, e Anna Lipari, la suggeritrice.

Noi partecipanti ci siamo divertititanto, sia durante le prove sia la seradel debutto. Ci auguriamo di aver fattotrascorrere una piacevole serata anchea chi è venuto a vederci. q

’A GIRASARAD’U ZU PIPPITTU

PAIANURievocazione di un memorabile scherzo paesano

di tanti anni fa

di Mimmo Parisi

Chi, nella prima metà di questo

nostro secolo, si fosse trovato

a percorrere la provinciale

che collega tuttora Pace del

Mela a Gualtieri Sicaminò, giunto in

prossimità del ponte di Taramao, in fon-

do alla lussureggiante valle “d’u Luve-

ri”, non sarebbe riuscito ad andare oltre

senza prima fermarsi almeno un momen-

to per ammirare da vicino il maestoso ci-

liegio “d’u zu Pippittu Paianu”, un abile

innestatore e coltivatore in proprio, indi-

cato da tutti col diminutivo a ragione del-

la sua minuta corporatura. Innestata

dalla sua abile mano, la pianta aveva as-

sunto uno sviluppo inconsueto e ogni

anno, nei mesi di aprile e maggio, esplo-

deva in una miriade di fiorellini bianchi,

per produrre poi tantissimi succulentifrutti rossi che, a detta di molti, erano imigliori della zona. Essa era diventataal tempo stesso l’orgoglio e la dispera-zione del suo proprietario. Orgoglioche lo faceva gongolare di gioia quan-do, durante la fioritura, tutti si ferma-vano per ammirarlo da vicino;disperazione, invece, quando i fruttigiungevano a maturazione e lì, a pochi

passi dalla strada, costi-tuivano per chiunqueuna forte tentazione.

Questo stato di cose

mandava logicamente in

bestia ‘u zu Pippittu che un

anno decise di mettere in

atto qualsiasi mezzo di di-

fesa pur di tenere lontano

dalla pianta ogni malinten-

zionato. Secondo le sue

previsioni, una piccola

parte di quelle ciliegie, ov-

viamente le migliori, an-

dava regalata al medico

condotto del paese che

spesse volte si era recato al

suo domicilio, anche di

notte, per curare la moglie

o qualche familiare, senza

mai chiedere alcun com-

penso. Un’altra parte, in

verità la minore, doveva

servire al fabbisogno della

famiglia, ed infine la parte

più consistente doveva

raggiungere, a dorso di so-

maro, il vicino mercatino

di Milazzo, giusto per incrementare le

magre entrate familiari.

Dopo aver preso quella solenne deci-

sione che, secondo i suoi piani, avrebbe

dovuto scoraggiare anche il più temera-

rio tra gli assalitori, ‘u zu Pippittu si mise

subito all’opera per realizzare un siste-

ma di difesa passivo degno d’un fortino

dislocato in prima linea. Cinse il tronco

Page 17: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

17

Ø

della pianta con spezzoni di filo spinato

alternati da mazzi di rovi scelti apposita-

mente nelle siepi più impervie, speri-

mentando egli stesso il dolore provocato

dai grossi aculei che gli si conficcavano

nelle mani durante la sfalciatura ed il tra-

sporto.

Arrivò presto maggio e i frutti belli e

maturi aspettavano soltanto di essere

raccolti, ma ‘u zu Pippittu, impegnato in

lavori più importanti, fu costretto a po-

sticipare l’operazione di qualche giorno.

L’albero, da lui accuratamente ispezio-

nato qualche ora prima, non aveva an-

cora subito nessun assalto e pertanto,

dopo aver cenato, egli si sedette da-

vanti alla porta di casa per riposarsi e

prendere un po’ di fresco prima di an-

dare a letto.

Intanto alcuni buontemponi aveva-

no da tempo orchestrato uno scherzo ai

suoi danni, le cui conseguenze, come

vedremo, andarono oltre le più fanta-

siose previsioni.

Quella stessa sera, dopo che ‘u zu

Pippittu ebbe effettuato la sua ennesi-

ma ispezione, con l’ausilio di una lun-

ga scala, collocarono in cima alla

pianta un pupazzo dalle fattezze uma-

ne legato a dei fili manovrabili da terra

da uno di loro nascosto dietro una scar-

pata. Uno della combriccola, poi, fa-

cendo finta di trovarsi a passare per

caso davanti all’abitazione d’u zu Pip-

pittu, nella parte alta di via Regina Mar-

gherita, rivolgendosi a lui in tono

confidenziale, gli disse: “Voi ve ne state

seduto qui a godervi il fresco, mentre al-

tri in questo momento stanno facendo

man bassa delle vostre ciliegie”.

Immediatamente ‘u zu Pippittu scattò

come una molla, facendo un balzo dalla

sedia simile ad un pilota di jet che, tro-

vandosi ad un certo punto in serie diffi-

coltà, aziona la leva posta sotto il

seggiolino per farsi catapultare fuori

dall’abitacolo. Diventò paonazzo per la

rabbia, profferì parole incomprensibili e

corse dentro casa per infilarsi le scarpe

ed armarsi di fucile. Coprì in un lampo il

percorso che lo separava dal suo piccolo

podere e quando fu in vista del pupazzo,

scambiandolo effettivamente per un la-

dro, gli intimò di scendere subito

dall’albero, minacciandolo di sparargli

addosso. Visto che il “ladro” non ubbidi-

va alle sue intimazioni, imbracciò il fuci-

le e, dopo qualche esitazione, sparò in

direzione dell’intruso. A questo punto il

manovratore nascosto tirò i fili e il pu-

pazzo cadde pesantemente sul terre-no. Il povero zu Pippittu, credendo diaver ucciso il ladro, preso dal panicoper quel gesto che era andato oltre lesue intenzioni, invece di avvicinarsialla pianta e accertarsi di quanto erasuccesso, girò immediatamente i tac-chi e si allontanò dal luogo del “delit-to” il più velocemente possibile.

Giunse trafelato dentro casa e, antici-

pando la domanda che sua moglie gli

avrebbe senz’altro rivolto vedendolo in

quello stato di agitazione, con il suo

modo di parlare sillabante e cadenzato,

le disse: “San-tu-zza, San-tu-zza,

men-ti-mi nta be-ttu-la tri pa-no-tti e un

pu-gnu d’a- l i -vi sa- la- t i pi-cchì

mma-zzai a u-nu e ia-iu a sca-ppa-ri”.

Poco mancò che alla moglie, non abi-

tuata a questo genere di cose, venisse una

sincope per lo spavento, ma, ormai da

tempo abituata all’irascibilità del mari-

to, non profferì parola e fece quanto le

era stato chiesto. Il povero zu Pippittu,

dopo uno sguardo sconsolato al letto ma-

trimoniale dove poco prima aveva pen-

sato di trascorrere una notte tranquilla

per ritemprarsi dalle fatiche giornaliere,

salutò fugacemente la moglie, racco-

mandandole di starsene zitta con tutti.

Con la forza della disperazione imboccò

la strada tutta in salita in direzione dei

monti Peloritani, dove spesse volte si era

recato a caccia in compagnia di amici.

Proseguì poi per la via Fontanelle, acce-

lerando sempre di più il passo come a vo-

ler mettere tra sé e i suoi possibili

inseguitori una distanza maggiore.

Man mano che si avvicinava al caseg-

giato di un tal Bonarrigo, detto “Piri-zia”, fu costretto a studiare unpercorso alternativo per non rischiaredi imbattersi in qualche componentedella famiglia che, data l’ora insolita,gli avrebbe rivolto senz’altro qualchedomanda. Si arrampicò, quindi, comeuna capra su sentieri impervi e, doponon poca fatica, sbucò sul quadrivioche porta da una parte a Soccorso,dall’altra a Camastrà e, provenendo daPace, prosegue sempre in salita verso imonti. Decise di tirare diritto e dopo

aver superato le poche case ancoraesistenti in contrada Drò, sopraffat-to dalla stanchezza, si sedette sul ci-glio della strada sia per riprenderefiato che per stabilire una volta pertutte quale sarebbe stata la sua meta.

Un’idea precisa ancora non ce

l’aveva, ma durante le escursioni di

caccia aveva conosciuto dei pastori

che sicuramente lo avrebbero aiutato

in questo frangente. C’erano i Quat-

trocchi nella piana dei Palitti, subito

dopo il superamento della vetta di Bel-

lomonte, e poi magari dopo qualche

giorno si sarebbe spostato dai Trovato,

in località Rocca Timogna.

Riprese il cammino e, dopo pochi

passi, nonostante l’oscurità, vide una

casetta che sembrava abbandonata da

tempo. Si avvicinò cautamente, spinse

la porta che, sprovvista di serratura, ci-

golò sui cardini e si accorse subito che si

trattava di una stalla non più in uso. Si si-

stemò alla meglio in un angolo sopra uno

strato di foglie secche e provò ad addor-

mentarsi. Le sue palpebre, a causa del

sonno e della stanchezza, si abbassavano

di continuo. Ma appena addormentato si

risvegliava di soprassalto, assalito da in-

cubi di ogni genere che gli facevano ve-

dere carabinieri dappertutto, pronti ad

immobilizzarlo ed ammanettarlo co-

gliendolo di sorpresa. Il poverino, sebbe-

ne fosse di natura collerica, non aveva

mai avuto a che fare con la giustizia e le

rare volte che gli era capitato di vedere

qualche detenuto tradotto dai carabinieri

verso il carcere di Milazzo era rimasto

sconvolto per parecchio tempo. Adesso

il solo pensiero di potersi trovare anche

lui in quelle medesime condizioni lo te-

neva in uno stato di agitazione indicibile,

facendogli compiere dei sobbalzi ad

ogni minimo rumore. Maledisse mille

volte in cuor suo se stesso e il giorno in

cui gli era venuta l’idea di innestare

quella piccola piantina di ciliegio. Passò

Page 18: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

18

ESAMI DI STATO

CRITERI NUOVI

PROBLEMI VECCHI

Studenti smarriti di fronte ad innovazioni, alle qualinon erano stati adeguatamente preparati

di Angela Cristelli

E’ estate ormai, quasi nessuno

pensa più alla scuola, eppure

sono molti i ragazzi che pro-

prio a causa della scuola vi-

vono queste vacanze con l’amaro in

bocca. Sono i ragazzi che quest’anno

hanno sostenuto gli esami di Stato, le ca-

vie della riforma Berlinguer.

Sono ben pochi i soddisfatti e tanti, in-

vece, coloro che si lamentano per la poca

competenza delle commissioni esamina-

trici, per l’arbitrarietà dei voti finali e la

diversità di valutazione da scuola a scuo-

la. Eppure questa riforma avrebbe dovu-

to rendere la nostra scuola più seria e

soprattutto più precisa in materia di valu-

tazione.

Fin dallo scorso settembre i maturan-

di avevano “sentito parlare” di questa

fantomatica riforma, tutti sapevano che

la prima prova scritta sarebbe stata più

varia, che ce ne sarebbe stata una in più

rispetto agli anni passati che avrebbe do-

vuto vertere su tutte le materie (in realtà,

per questo primo anno, le materie inte-

ressate da questa prova sono state solo

quattro o cinque), sapevano anche che

durante il colloquio orale sarebbero state

discusse tutte le materie studiate

nell’ultimo anno del corso di studi pre-

scelto, ma niente di più preciso.

Fino all’ultimo erano pochi a sapere

che c’era l’opportunità di preparare una

tesina con cui cominciare il proprio col-

loquio, erano pochissimi coloro che sa-

pevano come comportarsi davanti alla

terza prova e soprattutto erano quasi ine-

sistenti i ragazzi capaci di redigere un

saggio breve o un articolo di giornale, in-

vece del solito vecchio tema.

Ma analizziamo din dall’inizio il nuo-

vo esame di Stato.

Tutti i ragazzi che durante l’anno sco-

lastico 1998/99 hanno frequentato il

triennio finale delle scuole superiori

hanno letto nei quadri con la valuta-zione finale, oltre al voto di tutte le ma-terie studiate, anche un punteggio, il“credito”, che altro non è che la som-ma di “credito scolastico (che varia alvariare della media dei voti) e “creditoformativo” (derivato da attività ex-tra-scolastiche come, per esempio,corsi di lingua, viaggi di studio, impe-gno sociale, ecc.).

A parole sembra una buona iniziativa,

un buon modo per valorizzare l’impegno

dei ragazzi sia all’interno che all’esterno

delle aule scolastiche. Così certamente

chi ha studiato bene durante gli ultimi

anni può avere un riconoscimento non

solo formale anche in sede di esami. Ma

quando si passa ai fatti, tutto prende una

diversa piega. Infatti molti ragazzi, a pa-

rità di media scolastica e di impegni vali-

di per il credito formativo, hanno letto

punteggi completamente diversi tra loro.

Unica spiegazione: ogni consiglio di

classe ha fissato criteri diversi di valuta-

zione.Ma andiamo all’esame vero e proprio.

Primo giorno: prova di Italiano. Cosa

si ritrova un normale studente davanti

agli occhi quando va a sedersi nel suo

banco, pronto a scervellarsi per non usci-

re fuori tema? Da quest’anno, oltre al ti-

tolo del tema, ha trovato tra i fogli

insomma una notte quasi insonne, tanto

da sentirsi al mattino più stanco della

sera precedente.

P r i m a c h e i l s o l e s i l e v a s s e

all’orizzonte, prese la sua bisaccia e ri-

prese il cammino superando poco dopo il

pizzo di Bellomonte. Soltanto la discesa

lo separava ormai dalla piana dei Palitti e

già poteva scorgere la casa dei Quattroc-

chi con l’attiguo recinto per le pecore.

Raggiunta l’abitazione dei suoi amici,

raccontò tutto quello che gli era successo

la sera precedente. Il capofamiglia non

soltanto lo rassicurò su una completa as-

sistenza, ma gli disse pure che in quel lu-

ogo poteva considerarsi come a casa

propria. ‘U zu Pippittu, da parte sua, in

cambio di quella generosa ospitalità,

promise di rendersi utile prestando la sua

opera nell’azienda.

A Pace del Mela intanto, i suoi figli,

venuti a conoscenza dello scherzo di cui

era rimasto vittima il loro padre, quando

la sera dopo non lo videro rientrare a

casa, organizzarono, con l’aiuto di altri

volontari, una prima ricerca in tutte le

zone circostanti, ma senza alcun risulta-

to. Qualcuno di loro, il giorno dopo, si

spinse più in sù verso le montagne, pren-

dendo però una direzione completamen-

te opposta a quella presa dallo zu

Pippittu. Man mano che i giorni passava-

no, l’assenza del congiunto impensieriva

sempre più i suoi familiari, i quali si

guardavano bene, tuttavia, dal denun-

ciarne la scomparsa ai carabinieri per

non creare problemi agli organizzatori

dello scherzo.

Qualche giorno dopo ‘u zi Pippittu fu

costretto a scendere a S. Lucia per acqui-

stare qualche indumento intimo di ri-

cambio. Fu così che gli capitò di

imbattersi in un compaesano, dal quale

seppe di essere stato vittima di uno

scherzo e che i suoi parenti lo stavano

cercando disperatamente. Rientrato,

quindi, dai Quattrocchi, li salutò e li rin-

graziò.

R i e n t r ò a c a s a p o c o p r i m a

dell’imbrunire e dopo aver riassaporato

la gioia di abbracciare la moglie e i figli,

tra la pace delle mura domestiche meditò

anche lui una piccola vendetta ai danni

degli organizzatori dello scherzo. La

gioia, però, di sentirsi nuovamente un

uomo libero ed i molteplici impegni di

lavoro che lo assorbirono sin dal mattino

seguente gli fecero dimenticare ben pre-

sto tutti i propositi di vendetta. q

Page 19: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

Il Nicodemo - Agosto 1999 - n. 79

19consegnatigli dalla commissione anche

delle tracce per scrivere un articolo di

giornale oppure un saggio breve. Davve-

ro una buona idea quella del ministro,

davvero interessante questo modo di av-

vicinare gli studenti ad un modo di scri-

vere che non sia solo scolastico, ma

anche stavolta si creano diversi problemi

passando dalla teoria alla pratica, i ra-

gazzi si sentono sperduti nel guardare

quelle tracce, i professori di italiano du-

rante l’anno scolastico non si sono poi

impegnati molto nel far esercitare i ra-

gazzi su queste novità. Risultato: la mag-

gior parte dei ragazzi preferisce il solito

vecchio tema.

Secondo giorno: prova specifica

dell’indirizzo prescelto. Nessuna novità,

tutto rimane come negli anni passati.

Terzo giorno: prova pluridisciplinare.

Qui ogni commissione esaminatrice si è

sbizzarrita. E così in alcuni istituti il test

era composto da quesiti a risposta multi-

pla, in altri invece sono state poste delle

domande a cui il candidato doveva ri-

spondere utilizzando un numero prestabi-

lito di righe. Non è certo facile rispondere

a domande di filosofia in 5 o 10 righe e i

poveri studenti nemmeno a questo erano

molto pronti. Comunque, il bilancio di

quest’ultima prova scritta non è stato pes-

simo, forse perché non è molto difficile

“passare” le risposte così corte.

E finalmente gli orali.

Il solito studente è arrivato davanti

alla solita commissione (altra novità: da

quest’anno i commissari sono per metà

interni e per metà esterni, con presidente

esterno), ora deve confrontarsi oralmen-

te con loro. Presenta un periodo storico a

sua scelta, gli vengono poste domande

riguardanti tutte le materie. Tutto va

bene, poi finisce il colloquio.

E’ vero, lo studente adesso è prepara-

to su tutte le materie e non più solamente

su due come accadeva negli anni passati,

ma non si rischia ora che sia preparato

solo su un determinato periodo storico?

Finalmente finiscono gli esami, si at-

tendono come sempre le votazioni finali,

più eque (almeno così è stato detto!).

Come ogni anno, invece, anche stavolta

le delusioni sono tantissime. I maggiori

problemi sono stati provocati dagli or-

mai famosi “5 punti bonus”, che doveva-

no essere dati a tutti gli ammessi con

almeno 15 e che avevano ottenuto 60

all’esame (voto orale + voto scritti), ma

sono stati assegnati solo ad alcuni, giudi-

cati più meritevoli secondo criteri piut-

tosto soggettivi.In questo primo anno, dunque, il bilan-

cio non è stato molto soddisfacente. So-

prattutto perché insegnanti, membri delle

commissioni e studenti non erano statiadeguatamente preparati ad affrontarele innovazioni. Speriamo che le cosemigliorino nei prossimi anni. q

RACCOLTA DIFFERENZIATANon è comoda, ma conviene

di Franco Biviano

Sommessamente, senza strepi-

to e senza clamore, è ripartita

nel nostro Comune la raccol-

ta differenziata dei rifiuti do-

mestici. Ci saremmo aspettati, per la

verità, che all’avvenimento venisse dato

un maggiore risalto, che l’attenzione dei

cittadini venisse opportunamente richia-

mata con avvisi e, perché no, con incon-

tri esplicativi.

Ci rendiamo conto, infatti, che non è

semplice passare dall’oggi al domani

dalla tradizionale pattumiera o dal sac-

chetto di plastica, in cui la massaia getta-

va indistintamente ogni genere di rifiuto,

alla raccolta di nuovo tipo, che ci costrin-

ge a “differenziare” i prodotti da elimi-

nare in varie categorie.

E’ senza dubbio un sistema che ci crea

difficoltà. In primo luogo l’incomodo di

dover separare la carta (giornali, riviste,

libri, quaderni, scatole, sacchetti), il ve-

tro e l’alluminio (bottiglie, barattoli, lat-

tine), la plastica (bottiglie, flaconi). In

secondo luogo la fatica di doverli confe-

rire nelle apposite campane, collocate in

dieci “stazioni ecologiche”.

Perché, si chiederà qualcuno dovrem-

mo sobbarcarci a questa fatica? Qual è

l’utilità di tutto ciò?

Primo: Il nuovo sistema consente al

Comune di portare meno rifiuti nelle di-

scariche, in maniera da spendere di meno

per il trasporto e il conferimento e quindi

abbassare la tariffa a carico degli utenti.

Secondo: Vengono recuperate molte

materie prime riutilizzabili (il vetro,

l’alluminio, la plastica e la carta possono

essere riciclati).

Terzo: La raccolta differenziata rende

inutili gli inceneritori (se vetro, allumi-

nio, plastica e carta vengono riutilizzati e

dai rifiuti organici si ricava “compost”

per l’agricoltura, alla fine praticamente

non rimane più nulla da bruciare).

E se, invece, continuassimo come pri-

ma? Continueremmo al tempo stesso a

pagare salatissime tasse sui rifiuti, acercare disperatamente altri postidove aprire nuove discariche, a di-struggere risorse naturali (come fore-ste e petrolio) pur potendo evitarlo. Cicomporteremmo, cioè, da veri pazzi.

Questa scommessa la dobbiamo as-solutamente vincere. Tutte le famigliedovranno sentirsi coinvolte diretta-mente in questa “rivoluzione del mé-nage domestico”. Ogni membro dellafamiglia dovrà fare la sua parte: daibambini (abilissimi a comprimere lebottiglie di plastica per renderle menoingombranti), ai genitori che avrannol’incombenza del trasporto alla più vi-cina (o più comoda) stazione ecologi-ca.

NOTA BENE

1) Le bombolette spray, i medicinali

scaduti e le pile esaurite continueranno

ad essere conferiti negli appositi conte-

nitori già in uso.

2) La raccolta dei rifiuti ferrosi verrà

effettuata il secondo martedì di ogni

mese (per questo mese di agosto, sarà

giorno 10). Vecchie lavatrici, frigoriferi

ed altri materiali metallici dovranno,

quindi, essere collocati nella serata pre-

cedente accanto ai cassonetti della spaz-

zatura. q

Le dieci Stazioni Ecologiche

Pace Centro

1) via Camastrà (vecchio canale)

2) via Regina Margherita (angolo

Via Bonfiglio)

3) via Pirandello

4) via Di Vittorio (presso Scuola Media)

5) via Pace-Giammoro (di fronte

cimitero)

Giammoro

1) via G. Matteotti (acc. Supermercato)

2) via G. Noè (lato monte)

3) via Statale (Consorzio Agrario)

4) via Statale (acc. Auto Iberia)

5) contrada Gabbia (vicino Siciltermica)

Page 20: Anno VIII - Numero 79 pro-manuscripto 7/99 Agosto …componenti della mia famiglia, però, sono iscritti alla fiPia Unionefl per be-neficiare delle messe e delle preghiere con le

20

I FATTI

NOSTRIa cura di Franco Biviano

Lo scultore Giuseppe Paga-no ha appena finito direstaurare la statua in car-tapesta del “Cristo morto”

custodita nella nostra chiesa parroc-chiale sotto l’altare dell’Addolorata.La scultura è stata a suo tempo realiz-zata nel laboratorio del cav. LuigiGuacci di Lecce.

Il gruppo “Euro Carni” sta per av-viare un nuovo stabilimento a Capod’Orlando per la lavorazione e la tra-sformazione di carni bovine, suine eavicole. Sono previste cento nuove as-sunzioni (impiegati ed operai). Gli in-teressati possono spedire il propriocurriculum a: EURO CARNI, Contra-d a M u s c a l e – 9 8 0 7 1 C A P OD’ORLANDO (ME).

Il mensile milazzese “LA NUOVAPROVINCIA”, nel numero di lu-glio-agosto attualmente in edicola, pub-blica un ampio profilo, esauriente edocumentatissimo, su don Silvio Cuci-notta a firma del giornalista Nino Gal-vagno. Un altro tassello si aggiunge,dunque, all’opera lenta e paziente di ri-scoperta della poliedrica figura del Cu-cinotta, intrapresa un anno fa dallanostra parrocchia e della quale “Il Nico-demo” è stato il naturale propagatore.

Raccogliamo un appello, fattocipervenire dalla locale rappresentantedella L.A.V., contro la deprecabile abi-tudine, soprattutto estiva, di abbando-nare cani e gatti per le strade,incrementando il fenomeno del randa-gismo con tutti i rischi che esso com-p o r t a p e r l ’ i n c o l u m i t à d e l l apopolazione e per la salute pubblica. Atal fine si rammenta che la legge281/91 considera l’abbandono deglianimali domestici un vero e proprioreato, punibile con pesanti sanzioni.

La ditta Pagano Costruzioni s.r.l.,via Libertà, Milazzo, si è aggiudicata ilavori di costruzione di un campo da

tennis con ristrutturazione ed amplia-mento degli impianti esistenti (I stral-cio), con un ribasso dello 0, 2637%che ha portato l’importo dei lavori a £.304.195.640. L’importo a base d’astaera stato fissato a 305 milioni di lire, li-mitando la partecipazione alla garad’appalto ai soli iscritti all’Albo Nazio-nale Costruttori. Sarebbe bastato chel’importo fosse stato di 300 milioniper consentire la partecipazione deipiccoli imprenditori edili locali, iscrittialla Camera di Commercio.

La Giunta Municipale ha stabilitoche “si rende necessario e urgente”procedere alla sostituzione straordi-n a r i a d e l l e l a m p a d e s p e c i a l idell’impianto della pubblica illumina-zione nella piazza S. Maria della Visi-tazione, SS. Redentore, piazzettaCamastrà, antica chiesa Giammoro,parco Antonio De Curtis, vecchio ca-nale Camastrà, Via Campanella, Via F.Amalfi, Via Mazzini. I lavori, che rap-presentano “migliorie” all’impiantoesistente, sono stati affidati alla dittaPino Sebastiano per l’importo di£. 5.301.250.

Con ordinanza sindacale del 5 lu-glio scorso è stata (finalmente!) affi-data alla ditta Cassisi e Pagano,autofficina autorizzata Fiat, la ripara-zione della lavacassonetti di proprietàcomunale. La spesa preventivata è di£. 5.520.000, IVA compresa. q

ANAGRAFE PARROCCHIALELUGLIO 1999

RIGENERATI IN CRISTO

BATTEZZATI

4.7.99 - Certo Giuseppe25.7.99 - Bucca Irene25.7.99 - Polito Rosa Aurora

TRAPASSATI PER

CONTEMPLARE LA LUCE

DECEDUTI

22.7.99 - Carauddo Angelo

UNITI VERSO LA SANTITA’

MATRIMONI

3.7.99 - Livoti Andrea e Lo Prinzi Maria Anna9.7.99 - Ragusa Candeloro e Cirino Caterina

10.7.99 - Minniti Pietro e Vaccarino Maria Carmela17.7.99 - Caristi Angelo e Torrisi Angela30.7.99 - Minniti Nicola e Lipari Antonella

Re

da

zio

ne

esta

mp

ap

resso

Pa

rro

cch

iaS

.M

ari

ad

ella

Vis

ita

zio

ne

,(

09

0-9

3.3

1.6

5-

Pa

ce

de

lM

ela

(ME

)-

An

no

VII

In

.79

-8

Ag

osto

19

99