Anno VIII - Numero 75 pro-manuscripto 3/99 Aprile IL NICODEMO · 2016. 8. 12. · Il Nicodemo -...

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Parrocchia S. Maria della Visitazione Pace del Mela IL NICODEMO Anno VIII - Numero 75 pro-manuscripto 3/99 Aprile v Fogli della Comunità Pasqua: Resurrezione dell’uomo e del creato aloy

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Parrocchia

S. Maria

della Visitazione

Pace del MelaIL NICODEMO

Anno VIII - Numero 75 pro-manuscripto 3/99 Aprile

v

Fogli della Comunità

Pasqua:Resurrezionedell’uomoe delcreato

aloy

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

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SOMMARIO

2 Auguri dal Parroco

3 La Risurrezione nei segni della nuovacreazionedi fr. Egidio Palumbo, carmelitano

5 Noi, respiro di Dio echeggiamo la sua vocedi Lori D’Amico

6 Giovani e scuola in una società “senzapadre”di Angela Calderone

7 La gelosia infantiledi Gabriella La Rocca

8 Essere famiglia oggidi Paolo Orifici

9 Battesimo e libertàdi Marzia Tuttocuore

10 Anche il creato risorgeràdi Franco Biviano

11 Quanto è malato il nostro comprensorio?a cura del CTA di Archi

12 Noi condannati a mortedi Franco Biviano

12 Giuseppe Avarna, il duca sconosciutodi Franco Biviano

13 L’ultimo autentico carrettieredi Mimmo Parisi

14 Navigare su Internetdi Maria Grazia Tuttocuore

15 18 aprile, italiani di nuovo alle urnedi Carmelo Parisi

17 Viaggio al centro della vitadi Filippo Santoro

18 Una guida per pacesi e per forestieridi Antonio Catalfamo

19 I fatti nostria cura di Franco Biviano

20 Da Italiani a Italo-americanidi Franco Biviano

AUGURI DALPARROCO

Fratelli e sorelle carissimi,in questa S. Pasqua e nel terzo e

ultimo anno in preparazione al giubileo del 2000, impegnia-moci a scoprire l’Amore del Padre.

L’apostolo Giovanni dice che non siamo noi ad amareDio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figliocome vittima di espiazione per i nostri peccati.

“Carissimi, se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amar-ci gli uni gli altri. Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gliuni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto innoi” (IGv 4, 9-10). E ancora: “Noi amiamo perché Dio ci haamati per primo. Se uno dicesse “Io amo Dio” e odiasse il suofratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratelloche vede, non può amare Dio che non vede” (I Gv 4, 19-20).

L’apostolo Paolo chiama l’amore con il nome di carità e siesprime così: “La carità è paziente, è benigna la carità; non èinvidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca dirispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tieneconto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si com-piace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tuttosopporta” (I Cor 13, 4-7).

Carissimi, nessuno di noi è perfetto e tutti dobbiamo mi-gliorare nell’amore verso i fratelli per crescere nell’amore ver-so Dio.

L’augurio che, in questa Pasqua, faccio a me e a tutti voi èdi volerci veramente bene come ci suggeriscono gli apostoliGiovanni e Paolo.

Nel Signore risorto vi abbraccio tutti di cuore.

Sac. Giuseppe Trifirò

AuguriGli operatori pastorali e la redazione de “Il Nicodemo”

augurano al Parroco e a tutta la Comunità parrocchialeuna felice e santa Pasqua.

Essa porti una vera Resurrezione nell’intero corpo eccle-

siale, affinché di giorno in giorno la Sposa di Cristo si vada

purificando dalle macchie che deturpano il suo volto e possa,

alla fine, celebrare le nozze con l’Agnello.

IL NICODEMO È COME IL CALCIO:

AIUTA I GIOVANI A FARSI LE OSSA

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Ø

ASCOLTO DELLA PAROLA

LA RISURREZIONE

NEI SEGNI DELLA NUOVA

CREAZIONE

Pasqua è veramente tale se provoca un “terremoto” nelle nostre coscienze

fr. Egidio Palumbo, carmelitano

Quest’anno la liturgia dellaVeglia Pasquale offre al no-stro ascolto la pagina dellaRisurrezione di Cristo Gesù

secondo Matteo, capitolo 28. Sappiamoche anche gli altri evangeli-sti narrano della Risurrezio-ne di Gesù, ognuno a partiredalla propria sensibilità eprospettiva di lettura. Que-sta diversità non è sventura,ma valore; non va a dannodell’unità della fede, ma larende più ricca, più espres-siva, più viva. Gli evangeli-sti Matteo, Marco, Luca eGiovanni, con i loro scrittici testimoniano che è possi-bile vivere l’unità nella di-versità: l’unità della fede inCristo morto e risorto nelladiversità dei linguaggi edelle scelte di vita, diversitànecessaria se si vuole chel’evento della Risurrezionenon diventi soltanto un ri-cordo del passato, ma unapresenza viva nella concre-tezza quotidiana dei diversiluoghi geografici, sociali eculturali. Ricordiamo cheMatteo scrive per le comu-nità giudeo-cristiane dellaSiria, Marco per le comuni-tà cristiane di Roma, Lucaper quelle della Grecia,G i o v a n n i p e r q u e l l edell’Asia Minore (oggiTurchia). Anche per noi oggi vivere lafede nella Risurrezione di Gesù a Messi-na o a Palermo, in Sicilia o in Lombardia,in Italia o in Nigeria... non dovrebbe es-sere indifferente. In questi luoghi con-creti deve pur dire qualcosa l’annuncio

“Cristo è risorto!”, se non vogliamo ri-durlo a spot pubblicitario...

Accostiamoci, allora, al capitolo 28,versetti 1-10, di Matteo per scrutare laprospettiva particolare dell’evangelistae della sua comunità; tenendo semprepresente che egli non intende fare la “ri-presa in diretta” della Risurrezione di

Gesù, ma comunicare di questa espe-rienza vera e reale soltanto ciò che è pos-sibile comunicare, ovvero gli “effetti”sulle persone e sulla realtà, narrati inmodo sobrio e misurato, lontano millemiglia da intenzioni miracolistiche osuggestioni infantili, ma solo attraverso

espressioni concretissime e maturedel linguaggio simbolico, tutto ripresodall’Antico Testamento (se noi noncomprendiamo più questo tipo di lin-guaggio è una nostra carenza, non dellaS. Scrittura!). Dunque, siamo di frontead una pagina ricca e densa, dove ogniparola andrebbe scrutata in profondità.

Per ovvi motivi di spazio, noiqui sosteremo soltanto su alcu-ne espressioni, quelle che con-sideriamo le più tipiche diMatteo.

Vi è un elemento particolares u l q u a l e m o l t o i n s i s t el’evangelista: ilterremoto. “Edecco: vi fu un gran terremoto:un angelo del Signore, discesodal cielo e avvicinatosi, rotolòla pietra e si pose a sedere so-pra. Il suo aspetto era come lafolgore e il suo vestito biancocome la neve” (28,2-3). Del ter-remoto Matteo aveva già dettoal momento della morte di Gesùsulla croce: “E Gesù, gridandodi nuovo a gran voce, lasciò lospirito. Ed ecco: il velo del tem-pio si squarciò in due dall’altoin basso, la terra si scosse, lerocce si spezzarono, i sepolcrisi aprirono e molti corpi di santimorti si svegliarono. E uscendodal sepolcro dopo la risurrezio-ne, entrarono nella città santa eapparvero a molti” (27,50-53).Quale significato dare a questoterremoto? È evidente che essoqui viene strettamente legato adespressioni e segni che esplici-

tamente parlano di risurrezione: la pietrache viene rotolata, i sepolcri che si apro-no, il sepolcro vuoto, i santi morti che si“svegliano”, l’aspetto dell’angelo del Si-gnore come folgore e il suo vestito bian-co come neve.

tDuccio di Buoninsegna, Le Marie al sepolcro (particolare,Siena, Museo dell’Opera del Duomo)

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4Sostiamo per un momento sullapie-

tra. È scritto in 28,2 che essa viene “roto-lata via” dall’angelo del Signore (unmodo per dire Dio), cioè Dio le toglie lafunzione di porta del sepolcro, di essereil sigillo della morte (vedi Mt 27,66); epoi si dice che Dio si siede sopra di essa,cioè quella pietra fa quasi da “trono” o da“fondamento”. Il linguaggio simbolicodi Matteo è molto concreto: alludendo alprofeta Ezechiele 11,19-20, la pietra “ro-tolata via” evoca il nostro “cuore di pie-tra” duro all’ascolto della Parola di Dio emorto all’amore (la sclerocardia spiri-tuale), ma ora diventato “cuore di car-ne”, capace di ascoltare e di amare;invece la pietra “sulla quale ci si siede”allude al Salmo 118,22, dove si dice che“la pietra scarta dai costruttori è diventa-ta testata d’angolo”, cioè pietra portanteper sorreggere una casa: per Matteo que-sta “pietra scartata”, diventata ilfondamento il nostro esistere, èora Gesù Crocifisso e Risorto(vedi Mt 21,42; 16,18). Assiemeal nostro evangelista tutto il Nuo-vo Testamento farà questo tipo diapplicazione a Gesù Crocifisso eRisorto: si leggano, ad esempio,At 4,10-11; Ef 2,19-21; 1Pt 2,4-7.

Ritorniamo al “terremoto”.Volutamente Matteo pone instrettissima relazione l’eventodella morte di Gesù con quellodella resurrezione. QuandoGesù muore “lascia lo spirito”(questa è la migliore traduzionedi 27,50), quello stesso Spirito — cheè lo Spirito di Dio, lo Spirito di vita —il quale, disceso su di lui nel battesimoal Giordano (Mt 3,16) e dopo averloguidato nel cammino della sua esi-stenza terrena, adesso, nell’ora dellasua morte, viene lasciato a noi, Gesù lodona a noi, lo riversa sulla nostra uma-nità.

E cosa succede quando lo Spirito diGesù ci raggiunge, entra e viene ad abita-re nella nostra vita? Succede il “terremo-to”. Si scombinano tutte le nostresicurezze. La nostra vita inizia a cambia-re, iniziano a cambiare i nostri progetti,le nostre scelte, il nostro modo di viverela fede, di lavorare… Ci accorgiamo chestiamori-nascendo, perché ci riscopria-mo visitati e abitati da una Presenza Spi-rituale che ha fatto della sua vita undonoper Dio e per gli altri (la morte di Gesùnon è l’annuncio di un funerale, ma diuna vita donata!). Proviamo ad imposta-

re tutte le dimensioni della nostra vita— personale, famigliare, ecclesiale,sociale, professionale, economi-ca...— secondo la logica del “donoper Dio e per gli altri”, e vedremo an-che noi accadere i “terremoti”..., ve-dremo i segni concretissimi cheannunciano l’alba di una nuova crea-zione, vedremo nascere a poco a pocoun mondo rinnovato, più a misurad’uomo, meno violento, meno “necro-filo” e voglioso di guerre, più fraterno,più amante della giustizia, insomma,più conforme a quella creazione “buo-na e bella” che Dio aveva sognato pernoi (Gen 1,1-2,4).

Certamente quando l’evangelistaMatteo ha scritto queste righe, avevameditato seriamente sulla profezia diEzechiele riguardo alle ossa aride cherivivono: “Dice il Signore Dio a queste

ossa: Ecco io faccio entrare in voi loSpirito e rivivrete. Metterò su di voi inervi e farò crescere su di voi la carne,su di voi stenderò la pelle e infonderòin voi lo Spirito e rivivrete: saprete cheio sono il Signore” (Ez 37,5-6). Quiniente di miracolistico, di infantile o di“paranormale”, ma un parlare simbo-lico da uomini e donne maturi nellafede, che tocca sul vivo l’esistenzaconcreta; come quando Gesù disse aNicodemo che “se uno non rinascedall’alto, non può vedere il regno diDio” (Gv 3,3) ; come quandol’apostolo Paolo scrive ai cristiani dellacomunità di Roma, affermando “chetutta la creazione geme e soffre fino adoggi nelle doglie del parto; essa non èla sola, ma anche noi, che possediamole primizie dello Spirito, gemiamo in-teriormente aspettando l’adozione afigli, la redenzione del nostro corpo”(Rm 8,22-23).

Un’ultima annotazione. Alledonnev i e n e c o n s e g n a t o i lm i n i s t e r odell’evangelizzazione(Mt 28,7-10). Ledonne sono le prime annunciatrici dellaRisurrezione. Perché? Per una benevolaconcessione di Dio (o dell’evangelista),il quale si è ricordato che anche le donnehanno gli stessi diritti e doveri degli uo-mini? No. Le donne diventano le primeannunciatrici della Risurrezioneperchésono andate per prime al sepolcro. Alsepolcro, infatti, non c’erano i discepoli.Non sembri scontata e priva di sensoquesta annotazione. La tomba del Signo-re qui è indicata con due parole diverse(questo appare nel testo greco e non neltesto italiano): la prima (in 28,1) è “se-polcro”, indica cioè il luogo della morte,e si dice che le donne “andarono a con-templare il sepolcro” (non “a visitare”);la seconda parola (in 28,8) è “memoria-

le”, indica il luogo dove si fa il “ri-cordo”, e si dice che le donne loabbandonarono in fretta per darel’annuncio ai discepoli. Quellatomba da “luogo della morte” è di-ventata il “luogo della memoria”di una Presenza Viva. Nella S.Scrittura il “luogo della memoria”è laParola di Dioe, insieme, l’Eu-caristia: la Parola di Dio letta, me-ditata, pregata e contemplata è ilmemoriale della Presenza viventee vivificante di Gesù risorto cheparla a noi oggi; allo stesso modo,l’Eucaristia è il memoriale dellaPresenza vivente e vivificante di

Gesù risorto che si fa dono per noi oggi,affinché anche noi diventiamo dono pergli altri. Non è significativo che già i pri-mi cristiani attribuivano all’altare il si-gnificato di tomba del Signore? Ebbene,quando le donne vanno alla tomba, leg-gono e contemplano la Parola di Dio, ecelebrano l’Eucaristia, e attraverso laParola di Dio e l’Eucaristia comprendo-no che il Signore Gesù è Risorto, è unaPresenza viva e reale che incontrerannonon in “visioni miracolistiche” o da “pa-ranormali”, ma inGalilea, cioè nellacomplessità, nelle fatiche e nelle gioiedella vita quotidiana(questo è il signifi-cato simbolico della Galilea), e lo incon-treranno quando in “Galilea” loro stessee tutti gli altri discepoli (e anche noicome loro) inizieranno a vivere secondola logica del dono, così come l’ha inse-gnato Gesù. “Ecco, io sono con voi tutti igiorni, fino alla fine del mondo” (Mt28,20).q

Tra i farisei vi era un tale, chiamato Nico-

demo, capo dei Giudei. Egli andò da Gesù di

notte e gli disse: “Rabbi, noi sappiamo che tu

sei venuto da Dio come maestro, perché nes-

suno può compiere i prodigi che tu fai, se

Dio non è con lui”. Gesù gli rispose: “In veri-

tà, in verità ti dico: nessuno può vedere il

Regno di Dio se non nasce di nuovo”.

(Gv 3, 1-3)

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5ANIMAZIONE LITURGICA

NOI, RESPIRO DI DIO,ECHEGGIAMO LA SUA VOCE

di Lori D’Amico

Venite, applaudiamo al Signore, ac-

clamiamo alla roccia della nostra sal-

vezza. Accostiamoci a lui per rendergli

grazie, a lui acclamiamo con canti di

gioia (Salmo 94, 1-2)

Dal mese di gennaio ho ini-ziato insieme ad altri ani-matori parrocchiali unitinerario di formazione li-

turgico-musicale destinato a organistie strumentisti in genere, animatorimusicali, direttori di coro, cantori eanimatori liturgici presso la parroc-chia S. Maria dell’Idria di Barcellona,presieduto da p. Nino Fazio, GiovanniFerrari e fr. Egidio Palumbo. Temi de-gli incontri: il senso della celebrazio-ne, cantare la liturgia, generi di canto,criteri di scelta di un canto, il reperto-rio dei canti, salmisti e salmodie, sal-m o re s p o n s o r i a l e e c a n t o d icomunione, animatore-direttore delcoro, assemblea-solita-schola. Ma iltema fondamentale è il nostro lodareDio.

In un testo rabbinico si raccontache quando Davide ebbe finito il librodei Salmi, si sentì molto orgoglioso.Egli disse a Dio: “Padrone del mondo,chi fra tutti gli esseri che hai creatocanta più di me la tua gloria?”. In quelmomento sopraggiunse una rana chegli disse: “Davide, non inorgoglirti. Iocanto più di te in onore di Dio”. Que-sto racconto, rapportato ai giorni no-stri, mi fa pensare ai servizi cheognuno di noi svolge all’interno dellacomunità; e chissà quante volte noi cisiamo comportati come Davide.

Ma torniamo al tema che mi sonoproposta di trattare: il canto. Cantoche spesse volte viene fatto superfi-cialmente, senza fare caso alle paroleche si cantano o addirittura non sivede l’ora che finisca la Messa perchéla si ritiene troppo lunga. Invece nondovrebbe essere così perché noi nonc a n t i a m o u n a r i c o r r e n z a ol’anniversario di Gesù, noi cantiamo

“il Signore che viene oggi e che portanovità”. Il Signore che viene è coluiche ci porta sempre cose impreviste,non del tutto scontate. S. Agostino,che amava il canto e la liturgia celebra-ta con dignità e bellezza, stava soprat-tutto a cuore l’accordo tra bocca emani, tra voce e cuore; noi dobbiamocomprendere il nostro cantare nella li-

turgia, perché la parola di Dio è unaforma di risposta e noi siamo chiamatia rispondere. Noi siamo dei liuti, Dioè l’artista, noi siamo dei flauti, ma ilsoffio è suo. Dio è il “respiro”dell’uomo, e l’uomo può cantare lalode soltanto in e assieme a Dio; quelrespiro è lo Spirito Santo creatore ecreativo di Dio. E’ la sua Parola chedeve risuonare nella vita di fede dellesue creature. E’ il canto-grido del Fi-glio Gesù “Abbà, Padre!” che deve rie-cheggiare dalle nostre labbra e dalnostro cuore.

Per questo il canto è preghiera e

l’esperienza musicale nasce dall’ascolto

e dalla risonanza che la Parola “respiro

di Dio” assume nella vita dei credenti.

Forse la cosa che manca è una corretta

formazione liturgica, è una mentalità di-

versa, cioè educarci a delle varie forme

di preghiera anche con il canto. Ognuno

di noi deve agire con responsabilità nello

scegliere i canti per la propria assem-

blea, evitando faciloneria, presunzione e

improvvisazione; perché molte volte ca-

pita che il coro, invece di avere una fun-

zione di guida, si esibisce per conto

proprio e l’assemblea è sempre più muta,

venendo così esclusa. Si dovrebbedare spazio a ogni espressione musi-cale coinvolgendo tutta l’assemblea,esserci insomma un canto collettivo,risaltando così il ruolo dell’assemblea.Un autore svizzero ha scritto un librosul servizio del coro nella liturgia, inti-t o l a n d o l o “ I l c o r o , c u o r edell’assemblea. Titolo un po’ infelice,

perché i l coro non è i l cuoredell’assemblea, il coro è a serviziod e l l ’ a s s e m b l e a . I l c u o r edell’assemblea è Cristo: è Lui che ci in-contre e ci invita ad unirci a Lui mortoe risorto e noi dobbiamo solo accoglie-re il suo invito radunandoci ascoltan-d o , c a n t a n d o , r i s p o n d e n d o ,offrendo-offrendoci.q

A proposito di coro...Il vecchio organo-armonium della

chiesa parrocchiale è stato asportato

dalla cantoria per essere sostituito

dall’organo precedentemente collocato

nella navata della chiesa, dove si è così

ricavato lo spazio per una decina di posti

a sedere. L’armonium rimosso, costruito

dalla ditta Schiednayer di Stoccarda, era

stato acquistato per lire 3.960.000

nell’anno 1958. Ci auguriamo che trovi

una sistemazione definitiva adeguata

alla sua importanza storica e che non

faccia la fine di tanti altri nostri beni cultu-

rali.

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6IN VISTA DEL GIUBILEO

Giovani e scuola in una società“senza padre”

L’affievolimento della figura paterna e la crisi d’identità del mondo giovanile in

un incontro-dibattito della FUCI messinese

di Angela Calderone

Frequento l’Università di

Messina e non mi capita

spesso di prendere parte ad

iniziative organizzate dagli

studenti. A dire la verità, nel nostro ate-

neo l’informazione è poca e la partecipa-

zione studentesca alla vita della

comunità univer-

sitaria è pratica-

m e n t e

inesistente. Noi

studenti abbiamo

rare occasioni di

incontro e di ap-

profondimento.

Troppe volte di-

mentichiamo che

l’Università non

è un “esamificio”

o un distributore

di nozioni e che

può d iven ta re

un’occasione di

crescita umana.

In questo sen-so si è mossa laF.U.C.I. (Fede-razione Univer-s i t a r i a d e iCattolici Italiani)organ izzandouna conferenza dal titolo “Studenti albivio: smarrimento o partecipazio-ne?”.

“Abbiamo voluto organizzare que-sto momento di riflessione per unire latematica del pregiubilare legata alla fi-gura del Padre al dibattito che riguar-da la vita della nostra Università”.Così Rossana Spadaro, presidentedella F.U.C.I. messinese, ha spiegato ilsignificato dell’incontro–dibattito te-nutosi nell’aula magna dell’Universitàil 3 Marzo scorso.

Il compito del padre sostanzial-

mente consiste nella trasmissione dique i v a l o r i f ondamen ta l i p e rl’equilibrio, la serenità e l’integritàmorale dei figli. Se i figli attraverso lamadre imparano ad amare, attraversoil padre imparano a vivere. Da qui ildanno provocato dall’assenza paternao da una sua presenza negativa in am-bito familiare.

La figura paterna è davvero impor-tante. Sarebbe da notare che, fra i let-terati, spesso le personalità piùtormentate sono quelle che hanno do-vuto affrontare un rapporto conflit-tuale con il padre. Il tormento internosi trasmette talora verso l’esterno e sitraduce in una contestazione nei con-fronti della società. KafKa, ad es., fuassillato dalla figura del “padre puniti-vo”. Basta sfogliare le pagine della“Lettera al padre” per scoprire le ansiee le fobie che gli s’insediarononell’animo già da bambino, quandoera punito esageratamente per capric-

ci di poco conto. Guarda caso, dive-nuto adulto, l’obiettivo principalecontro cui lanciò i suoi dardi fu lastruttura dello Stato, il modo in cui eraorganizzato il potere.

Ma la figura dello Stato – padre siintreccia da sempre con un’altra figu-ra: non tanto la Chiesa (che, in un cer-to senso, impersona una “madre”)

quanto Dio, il Padre dei padri. In que-sto secolo si lamenta un allontana-mento dall’immagine “sacra” delPadre, sia da parte dell’individuo siada parte della società. Non a caso èstato sollevato da qualcuno il temadella “barba di Dio”, quando PapaWoityla ha negato che la rappresenta-zione di Dio così come è scolpita nellamente di ognuno – quella della Cap-pella Sistina – sia veritiera. Dio ha onon ha la barba? Cioè: è giusto rap-presentarlo concretamente o è preferi-bile affidarsi ad un’idea astratta?

La conseguenza è che se viene

tDio Padre ha la barba?

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7PSICOLOGIA

La gelosia infantile

La gelosia nei confronti di un fratellino o verso i

genitori è una reazione assai comune e, quando è

contenuta entro certi limiti, del tutto naturale

di Gabriella La Rocca

L’arrivo di un nuovo natoprovoca una intensa gelosiain colui che, fino a pocotempo prima, era il “figlio

unico”. Questo sentimento viene pro-vato in modo consapevole e profondodal bambino ed è duro da superare. Inove mesi di gestazione - periodo incui comincia ad affiorare la gelosia –rappresentano un banco di prova siaper il bambino sia per i genitori. Que-sti ultimi, cioè, dovrebbero materializ-zare nel bambino l’idea di questo“nuovo arrivo” cercando di renderlopartecipe, nel possibile, a questo even-to emozionante.

“L’intruso”, che a volte arriva im-provvisamente e senza una adeguatapreparazione del fratello, viene ad as-sorbire gran parte del tempo e dellecure della madre, è tenuto in bracciomolto spesso, è vezzeggiato da parentied amici. Il peggio è che il nuovo arri-vato può sottrargli l’affetto che primaera esclusivamente suo, ed è proprioquesto che egli teme maggiormente.

Questo tipo di gelosia rappresentauna reazione inevitabile e normale, sitratta di adattarsi a dividere con altriquanto prima si aveva in esclusiva. Mala gelosia nei confronti del fratellino ètanto più forte quanto più il bambino èdipendente dalla madre e quanto più lamadre è possessiva nei suoi confronti.Allora bisogna fare in modo che egli sisenta necessario alla madre e abbiaqualche responsabilità nella cura delfratellino. Contemporaneamente, èbene dedicargli un certo tempo ognigiorno, giocando esclusivamente conlui e occupandosi dei suoi problemima soprattutto è importante adopera-re ogni mezzo per allontanare dal fi-glio maggiore la paura di essere tenutoin poco conto e lasciato in disparte, diaver perso quell’amore a cui tiene tan-to. Bisogna fargli capire, infine, che gli

si vuole molto bene, che manterràsempre l’affetto di cui ha goduto finoad oggi, senza doverlo spartire con al-cuno.

Se l’avvenimento del nuovo nasci-turo avviene in un periodo in cui ilbambino è in tenera età, questo tipo digelosia si unisce ad un’altra radicatagià da prima e cioè quella verso i geni-tori. Il bambino di quest’età, ancoramolto dipendente dall’affetto mater-no, si accorge, sia pure in modo na-scosto, dell’amore che unisce igenitori e dell’intimità che esiste traloro. In questo momento, tale “fac-cenda” non gli fa piacere, anzi, lo por-t a a des ide ra re pe r sé anchequell’affetto e quell’interesse che i ge-nitori si rivolgono l’un l’altro. Il bam-bino, di sesso maschile o femminile, liconsidera insomma come intrusi o ri-vali. La frustrazione che ne deriva èalimentata dal fatto che la figura pa-terna, per quanto riguarda il ma-schietto a quest’età, è associata allavoro e al guadagno, ai rifiuti più fer-mi, alle punizioni più dure: è quindiuna figura che ha grande “potenza”.Lo stesso discorso vale per le femmi-nucce nei confronti della madre, che èvista come una rivale, tanto più temi-bile in quanto è con lei che il padre tra-scorre la maggior parte del tempo.Bisogna dire che un tale atteggiamen-to è, in un certo senso, incoraggiatoanche dagli stessi genitori: il padre, ingenere, con la figlia è più dolce e affet-tuoso, più permissivo e disponibile,mentre con il figlio maschio è più rigi-do e pretende da lui maggiore rigore efermezza. Anche per la madre è così,spesso, arriva al punto di coccolare ilfiglio sino all’età adulta. Ma se i geni-tori sono molto equilibrati faranno sìche il bambino, sia maschio sia femmi-na, abbandoni la sua naturale gelosiache, se non superata, può lasciaretracce durature.q

meno l’idea del padre, cade anchequella di figlio. Dall’assenza di padrealla crisi d’identità.

Nella società il ruolo di “Padre deiGiovani” dovrebbe essere svolto dallascuola. In particolare, l’Università do-vrebbe essere la fonte di modelli cultu-ra lmente va l id i ed et icamenteintegerrimi. Invece viviamo in un Pae-se in cui la scuola ha ormai abdicato alsuo ruolo di formare gli individui.

I diplomi scolastici solitamente nonrispecchiano i meriti individuali. Aquesto punto saranno unicamente iragazzi socialmente privilegiati ad an-dare avanti. Per gli altri inizia una lentadiscesa della scala sociale. Le loro col-pe sono due: provenire da famiglie pri-ve di mezzi e non offendere la propriadignità scendendo a compromessi.

Da qui lo smarrimento studentescoe la rinuncia, a volte, al conseguimen-to della laurea o ad un lavoro propor-zionato ai merit i e ai sacrif iciindividuali.

Si tratta di un tema impegnativoche la F.U.C.I. ha voluto affrontare daun punto di vista istituzionale e da unpunto di vista prettamente religioso,cedendo la parola al rettore, GaetanoSilvestri, e al vicario episcopale perl’apostolato dei laici, Padre Giacoppo.

Padre Giacoppo, nel suo interven-to, si è soffermato sulla realtà odiernadella nostra società definibile “senzapadre”, carente di punti di riferimen-to: “I ragazzi di oggi stanno perdendoil valore del dialogo, il senso positivodella contestazione che è segno di vita-l i t à e l a c u i a s s e n z a p o r t aall’appiattimento. E’ importante, per-tanto, creare punti di incontro e diconvergenza sui problemi comuni at-traverso l’etica dell’attesa, della re-sponsabilità, della professione”.

I l ret tore Si lvestr i ha postol’attenzione sulla necessità di riattiva-re un dialogo fattivo tra le istituzioniuniversitarie e gli studenti e ha confer-mato che il nostro ateneo ha non solo ildovere di fornire allo studenteun’istruzione adeguata e al passo con itempi, ma anche, e soprattutto, unasolida formazione etica che ne facciaun cittadino civi le e del qualel’Università potrà essere fiera.

Ma – ci chiediamo – l’Università ècapace di rispondere positivamentealle esigenze degli studenti che la fre-quentano?q

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

8OPINIONI

ESSERE FAMIGLIA OGGIDalla provetta all’aborto, dal divorzio alle coppie

gay, tutti i dilemmi portano a una domanda cruciale:

che cos’è oggi la famiglia?

di Paolo Orifici

Nemmeno la famiglia è riu-scita a sottrarsi a quel granteatrino che è ormai la no-stra vita politica e culturale.

Tutti si sono ritrovati a discuterne, dal-le posizioni più disparate e senza - bi-sognerà riconoscerlo - molto interessee competenza. Tutti d’accordo, però,nel riconoscerle una straordinaria im-portanza almeno quanto si dividonosulla sua natura.

È fin troppo facile conside-rarla, infatti, la cellula fon-damentale della società, madi quale società poi?

Si dice che siamo orfanidella storia, delle ideolo-gie, dei grandi senti-menti, ma non dellafamiglia: è tutto ciò checi resta.

Salvo poi accor-gerci che non abbia-mo più chiaro dinanzia noi un modello cuirivolgerci.

Basta dare un occhiata in giro peravere abbastanza spunti per un esauri-mento nervoso: single con figli, fami-glia di fatto, sposati in chiesa, famigliaallargata, single in cerca di adozione,sposati in comune.

Ed ancora: i mariti tradiscono lemogli, le mogli tradiscono i mariti(questo dicono le statistiche ed espe-rienze comuni), ma la “famiglia è sem-pre convivenza basata sull’amorereciproco”. O sull’ipocrisia, fate voi.

La mia personale sensazione è chel’argomento stia generando troppaconfusione, come per tutte le questio-ni che affascinano le italiche discus-sioni.

Se pensiamo che la famiglia vienevista oggi – soprattutto dai più giovanie dai giovanissimi – come un puntofermo, un vero tetto entro cui riparare,

si capisce bene che la voglia di far qua-drato attorno ad un qualcosa è dege-nerata proprio.

Viviamo costantemente professan-do il nostro desiderio di libertà: dal la-voro alla vita privata non mancanocerto gli esempi di coloro che scelgo-no, o credono di scegliere, la libertà.Ma libertà da cosa, ce lo siamo chiestimai?

E quel desiderio di certezza, di si-curezza che un po’ tutti i giovani ma-

nifestano, dove lo mettiamo?La famiglia, dunque, spar-

tiacque della nostra so-cietà civile, di quella

società che ha as-sist i to passiva-m e n t e e f o r s edisincantatamentealla spaccatura po-litica che la que-s t i o n e h agenerato, spacca-tura che ha ormai

abituato tutti noied un po’ (bisogna

dirlo) ci ha stancato. Le barricate ide-ologiche ad ogni costo sono quanto dipiù becero ci possiamo meritare da chici rappresenta.

Tuttavia, sullo sfondo della divisio-ne recentemente registrata in Parla-mento sul tema della procreazioneassistita, se ne profilano altre ancorpiù dirompenti sull’aborto, sulla revi-sione del divorzio, sulla scuola privata.

Ma la famiglia non è argomento chesi presta a valutazioni politiche. Piut-tosto interroga le nostre coscienze.

Partiamo dai dati: è vero che calanoi matrimoni, soprattutto quelli religio-si, ma questa diminuzione non è poicosì accentuata come, strumental-mente, la si vuole fare apparire.

Crescono – questo è vero – i divor-zi, le separazioni. Crescono le coppiedi fatto: e sarà bene chiedersi il perché.

Il vero nodo che bisognerà scioglie-

re, un nodo che si attanaglia e scom-pagina i ranghi, è infatti proprio quellodella famiglia, di come ciascuno di noila intende e la vuole.

L’interrogativo che occorre porsi èquello sul significato e sul futuro dellafamiglia. Il Cardinale Ruini, durante laprolusione al Consiglio permanentedella CEI, ha posto un importantetema: “la famiglia è destinata a con-fondersi all’interno di una molteplicitàdi forme e di unioni, tutte alla fine si-gnificative e legittime, avendo la lorocomune radice e giustificazione nellalibera scelta dei singoli soggetti che lacompongono”. Ma un siffatto ragio-namento è accettabile? O più oppor-tunamente “la famiglia - è sempreRuini a parlare - fondata su matrimo-nio, ossia su di un impegno pubblico,socialmente riconosciuto, insieme conquel compito di decisivo rilievo umanoe culturale che è la generazione el’educazione dei figli, ha in sé un pre-cipua motivazione che va ben al di làdelle personali motivazioni dei singo-li”?

È proprio in questa alternativa cosìlucidamente evidenziata dal CardinaleRuini che si coglie uno dei punti piùimportanti sul quale è chiamata a pro-nunciarsi la nostra società: il fonda-mento dell’unione familiare, ciò che larende significativa e legittima.

Può bastare il desiderio libero deisingoli? A prima vista sembrerebbe disì. Nella generale eclissi di valori,l’unico che rimane indiscusso e indi-scutibile è l’autorealizzazione perso-nale degli individui.

Se prestiamo attenzione ai nostrigiovani noteremo che la maggior partedi loro sceglie una facoltà o un corso distudi in base alle proprie aspirazioni ealla propria capacità di realizzarsi.

Lo stesso accade per molti profes-sionisti.

Che questo avvenga è bello, ma si pre-

sta anche ad un equivoco. Un lavoro, una

professione ha sempre (ed innanzitutto)

una funzione oggettiva: serve a chi ne è

destinatario. Chi va dal dentista non ci va

perché il dentista si realizzi, ci va perché

ha male a un dente. Se ci si limitasse,

nell’esercizio di una professione, solo

alla ricerca della gratifica personale, si

rischierebbe di essere indifferenti di

fronte al nostro interlocutore, prigionie-

ri di noi stessi.

La verità è che si realizza solo chi

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

9non si pone come unico obiettivo sestesso, chi sa dimenticare le proprieesigenze, per donarsi.

Come dice il Vangelo, chi cerca lasua vita la perde, chi è disposto a per-derla la trova.

Questa è la legge della famiglia. Edè forse questa la chiave per capire lafragilità delle unioni matrimoniali re-gistratesi negli ultimi tempi, troppedelle quali fondate sull’ansia di auto-realizzarsi a discapito dell’altro. Nes-suno è disposto a sacrificare le proprieaspettative, il proprio benessere psico-logico.

Per questi motivi appare riduttivoaffrontare questi problemi solonell’ottica della libertà di scelta degliindividui tralasciando la natura deirapporti e dei vincoli che tali sceltescaturiscono e gli effetti che ne deriva-no per la crescita e la qualità della vitadegli altri soggetti di questi rapporti.

La logica del mercato portal’individuo a considerare le propriepossibilità di scelta come assolute.Anche nei rapporti umani egli è porta-to a trasferire il modello di libertà, chevale per chi stringe delle relazionicommerciali, e che implica la possibili-tà di recedere in qualsiasi momento,quando l’affare non è più conveniente.

Ma è questa la libertà che deve esi-stere in una famiglia? Il non doversinulla l’un l’altro? Oppure c’è in questocaso un contesto umano ed affettivo,da cui la libertà, senza cessare di esse-re tale, è spinta a realizzarsi comedono di sé, entrando in quella econo-mia della gratitudine che si fonda sulprincipio del debito reciproco?

A mio parere, confortato anche dal-la affermazioni di Ruini, non si può ri-durre questo confronto ad unadivergenza fra cattolici e laici.

In gioco c’è qualcosa di piùdall’avere fede in Dio, nella Chiesa.Riguarda - mi sia permesso dirlo - la“fede” nell’uomo, nella sua costitutivaaspirazione a vivere al di là della logicaangusta del “do ut des” e a donarsicreando rapporti “veri”, senza condi-zionarli al mutevole, egoistico bilanciodei profitti e delle perdite.

E nella sua capacità di instaurare, con

un altro essere umano, e poi con dei figli,

un legame durevole, in cui la libertà di

ciascuno sia una sola cosa con il recipro-

co amore.q

BATTEZZATI PER RISORGERE

BATTESIMO

E LIBERTA’

Riflessioni di una mamma alla vigilia del

battesimo di due gemelle

di Marzia Tuttocuore

Il battesimo è il sacramentodella rinascita spirituale re-a l i z z a t a p e r m e z z odell’acqua e della invoca-

zione della SS. Trinità. Gesù Cristostesso disse: “Battezzate nel nome delPadre, del Figlio e dello Spirito San-to”, includendo così tre concetti im-portanti: la persona che battezza, chi

viene battezzato e la causa da cui pro-viene la grazia del battesimo, la SS.Trinità.

Ma perché questo sacramento vie-ne chiamato “battesimo”? Perché bat-tesimo significa “abluzione, lavacro” ecome l’abluzione con l’acqua serve atogliere le macchie del corpo, cosìl’abluzione battesimale purifica le ani-me dal peccato portando la vita, infattidove essa manca vi è il deserto.

Il battesimo, quindi, cancella il pec-

cato originale e qualsiasi altro peccatodi cui fosse consapevole il battezzan-do, conferisce la vita divina e, comedice S. Paolo, “ci rende eredi di Dio ecoeredi di Cristo”. Esso imprimenell’anima il carattere di cristiano.

Noi genitori cristiani, quindi, ab-biamo il dovere morale di battezzare inostri figli al più presto dando loro unpadrino e/o una madrina che vigilinocon impegno su di loro per spingerli a

vivere in confor-mità alle promes-se fatte nel santobattesimo.

Qualcuno po-trebbe obiettareche le promessebattesimali (ri-nuncia a satana eimpegno a imita-re Cristo) nonsono fatte diretta-mente da loro, madai loro tutori na-turali, i genitori.Ma, anche se ilbimbo possiedetutti i diritti pro-pri di una personaumana, questi di-ritti e interessi de-v o n o e s s e r eamministrati dacoloro che la na-tura gli ha messo

vicino, cioè proprio noi genitori, aiquali Dio, insieme al dono dei figli,concede la grazia di amarli con pa-zienza e sacrificio.

E’ in nome di questo amore, messo

alla prova tutti i giorni, che sento

l ’ i m p e g n o d i d a r e a i m i e i f i g l i

l’educazione cristiana cattolica, comin-

ciando col santo battesimo, senza paura

di minare la loro libertà, perché la vera li-

bertà è questa: la libertà di fare il bene.q

tAndrea Verrocchio, IL BATTESIMO DI GESU’, Firenze,Uffizi

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10RISURREZIONE E AMBIENTE

ANCHE IL CREATO

RISORGERA’

Il mondo materiale risorgerà per la gloria, gli uomini

invece si divideranno in due schiere

di Franco Biviano

Una formula stereotipata cheripetiamo quasi meccanica-mente ci ha abituati a senti-re parlare di “fine del

mondo” e piano piano si è introdottanella nostra mente la convinzione cheil mondo materiale sia destinato ascomparire, mentre invece la Bibbia,dall’inizio alla fine, ci inculca l’ideache il creato è destinato anch’essoall’eternità, esattamente comel’uomo. Basta ascoltare le parole diS. Paolo che in proposito si esprimecon estrema chiarezza:

“La creazione stessa attende con

impazienza la rivelazione dei figli di

Dio; essa infatti è stata sottomessa

alla caducità – non per suo volere, ma

per volere di colui che l’ha sottomessa

– e nutre la speranza di essere lei pure

liberata dalla schiavitù della corru-

zione, per entrare nella libertà della

gloria dei figli di Dio” (Rm 8, 19-21).

Se c’è qualcosa che finirà, è solo la

dimensione temporale. La Bibbia par-

la infat t i di “f ine dei secol i” .

L’espressione “fine del mondo” o è

frutto di una traduzione non fedele

(come per Matteo 28, 20, dove si fa

dire a Gesù “Io sono con voi per tutti i

giorni fino alla fine del mondo”, men-

tre il testo greco dice espressamente

“fino alla fine del tempo”), oppure de-

riva da una errata interpretazione del lin-

guaggio escatologico che ci presenta la

seconda venuta di Cristo preceduta da

terrificanti fenomeni cosmici: “Si oscu-

rerà il sole e la luna non darà più la sua

luce e cadranno via via le stelle del cie-

lo” (Mc 13, 24-25; Mt 24, 29)). Ora, an-

che a non tenere conto del particolare

linguaggio immaginifico usato per de-

scrivere la seconda manifestazione del

Signore, è facile osservare che Matteo e

Marco non parlano affatto di scom-parsa o di distruzione del cosmo, masoltanto di straordinari fenomeni chesi verificheranno nei corpi celesti esulla terra. Il terzo vangelo sinottico,quello di Luca, è su questo punto mol-to chiarificatore, perché si limita a direche “vi saranno segni nel sole e nella

luna e nelle stelle” (Lc 21, 25).

La disubbidienza dell’uomo ha tra-scinato nel disordine tutto il creato.Per questo la salvezza che Cristo recaall’uomo coinvolge parimenti tutto ilcreato. Uomo e creato costituisconouna inscindibile unità: insieme nelpeccato, insieme nella redenzione enella risurrezione. Cristo riconsegne-rà al Padre tutto il cosmo riconciliatocon Lui, tanto l’uomo quanto il mondomateriale.

In altri termini, così come il nostrocorpo verrà trasfigurato e reso glorio-so per avere accesso al pieno godi-mento di Dio, la stessa trasformazioneavverrà per l’intero cosmo.

E’ il concetto espresso da Isaia (65,

17) e ribadito da S. Pietro il quale ci ri-

corda che “secondo la promessa del Si-

gnore, noi aspettiamo nuovi cieli e una

terra nuova nei quali avrà stabile dimo-

ra la giustizia” (2 Pt 3, 13).

Una stessa sorte finale attende l’uomo

ed il mondo fisico e questa sorte non è la

distruzione, ma la risurrezione. Sarà

l’intero universo, ricapitolato in Cristo, a

cantare senza fine la gloria di Dio: “Tutte

le creature, nel cielo e sulla terra, sotto

la terra e nel mare, e tutto ciò che vive

nell’universo, sentii che dicevano: A Dio

che siede sul trono e all’Agnello, la lode,

l’onore, la gloria e la potenza per sem-

pre” (Ap 5, 13).

Lo stato di sofferenza, di maledizio-

ne, in cui la terra si trova è conseguen-

za del peccato dell’uomo. Non solo del

peccato di disubbidienza commesso

da Adamo, ma anche dei nostri conti-

n u i a b u s i q u o t i d i a n i c o n t r o

l’ambiente. Per questo la natura, come

afferma S. Paolo, “geme e soffre come

una partoriente”. Torturata e violenta-

ta dall’uomo, essa non vede l’ora che

giunga la sua trasformazione gloriosa.

Ma mentre la natura, priva del libero

arbitrio, risorgerà per godere dello

splendore di Dio, gli uomini invece si

divideranno in due schiere: quelli che

avranno volontariamente scelto di an-

dare incontro al Padre (“Venite, voi che

siete i benedetti dal Padre mio”) e

quelli che, all’opposto, hanno optato

per un’esistenza senza Dio (“Andate

via da me, maledetti, nel fuoco eter-

no”).

Se è vero che la nostra patria è ilcielo, è anche vero che la nostra sal-

vezza si realizza su questa terra e di-pende dal rapporto che manteniamocon i l nos t ro pross imo e conl’ambiente. A noi è stato affidato il ru-olo impegnativo di “custodi” del crea-to. Ora. il guardiano di un greggeassolve il suo compito se custodiscegelosamente le pecore affidategli, nonse le scanna ad una ad una fino a ster-minarle, come sta facendo l’uomo conla natura.q

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Quanto è malato il nostro comprensorio?L’avvio di uno studio scientifico sull’inquinamento dell’hinterland milazzese

A cura del Comitato Tutela

Ambiente di Archi

Dopo le grandi battaglie sinqui sostenute per la ridu-zione dell’inquinamentonella nostra zona (contro il

carbone, per la riduzione delle emis-s i o n i i n a t m o s f e r a , c o n t r ol’inquinamento acustico), il ComitatoTutela Ambiente intraprende la stradadella raccolta ed analisi di campioniper poter stabilire lo stato di salute am-bientale e i possibili rischi sanitari perla popolazione.

Infatti recenti studi sul rischio am-

bientale nell’area del comprensorio in-

dustriale del Milazzese, che ospita

impianti ad alto rischio come la centrale

ENEL e la Raffineria, sono stati effettua-

ti utilizzando innovative tecniche bioge-

ochimiche, nella fattispecie avvalendosi

di licheni quali bioaccumulatori. Il van-

taggio di tale metodo di indagine consi-

ste nell’utilizzo di un “organismo” che

fornisce risposte “biologiche” e quindi

maggiormente indicative della reale pe-

r i co los i t à d i un inqu inan te pe r

l’ecosistema. I dati ottenuti utilizzando

questa metodologia hanno permesso di

realizzare mappe di concentrazione al

suolo dei metalli pesanti, che mettonoin evidenza il grave rischio sanitarioper la popolazione residente in un are-ale di circa 110 Kmq. Tali studi geo-chimici, effettuati con biotecnologiaall’avanguardia dell’Istituto di Scien-za della Terra dell’Università di Mes-sina, hanno messo in evidenza che ilrischio maggiore di inquinamento nonè da addebitarsi esclusivamente ademissioni gassose quali ossidi di azoto(NO), di zolfo (SO), di carbonio(CO), già monitorate dalle centraline,bensì alle emissioni, ad opera soprat-tutto della Centrale ENEL di S. Filip-

po del Mela, di particolato solido ricco

di metalli pesanti, in particolar modo va-

nadio e nichel ed in maniera più attenua-

ta piombo, zinco, rame, cromo.

Da sottolineare che dalla ricerca ef-fettuata sul campo si evince che gli in-quinanti quali SO, NO e CO sonopresenti nella zona al di sotto del livellocritico, in quanto i licheni sono moltosensibili all’inquinamento dato da que-sto tipo di sostanze e, al contrario, mol-to tolleranti rispetto ai metalli pesanti, equindi ottimi bioaccumulatori per que-sti ultimi. Queste recenti ricerche han-no messo in evidenza la necessità di unpiù approfondito studio della situazio-

ne ambientale dell’intero areale.Per inquadrare in maniera comple-

ta ed esaustiva lo stato dell’ambienteoccorre innanzitutto realizzare unaserie di carte tematiche come quellasull’utilizzo del suolo, sulla densitàdella popolazione, sulle acque superfi-ciali, con lo scopo di individuare i sitimaggiormente a rischio per la popola-zione. Inoltre condurre più approfon-d i t i s t u d i g e o c h i m i c i s u l l acomposizione del suolo, delle acque edell’atmosfera, con particolare riferi-mento ai metalli pesanti e agli idrocar-buri aromatici, ed inoltre studi sulgrado di concentrazione di tali inqui-nanti nella flora locale onde poter pre-

v e d e r e l apossibilità di ri-schio di bioaccu-mulo nell’uomo.

Lo studio di fat-tibilità di tale ri-cerca prevede ,quindi, due fasi:

1)creazione di

una banca dati sulla

zona e stesura di

carte di zonazione

del rischio ambien-

tale.

2)raccolta ed

analisi di campioni

(si prevede l’analisi

del profilo verticale

del suolo, secondo

regolamento CEE

n. 926/93, analisi di

campioni di acqua

ed infine l’analisi

dei vegetali) per poter stabilire l’attuale

stato di salute ambientale dell’areale ed i

possibili rischi sanitari per la popolazio-

ne.

I costi da sostenere perché lo studioabbia significato e valore scientificoinconfutabile si aggirano, ad una pri-ma stima, intorno ai 15-16 milioni.

Il Comitato tutela Ambiente e laChiesa di Archi si rivolgono alla sensi-bilità degli amministratori dei Comunidi tutta la zona, nonché a tutti i cittadi-ni sensibili al problema, per un fattivosostegno a questa iniziativa.q

tUna veduta panoramica della zona industriale di Milazzo

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NOI

CONDANNATI A

MORTEdi Franco Biviano

Se avessimo la possibilità dicontrollare una per una lecause di morte di tutti i de-cessi che si verificano nel

nostro comprensorio e se tutti i mediciregistrassero come “causa remota”quella effettiva, potremmo rilevare lareale dimensione della presenza delcancro (l’innominabile “bruttu mali”)nella nostra vita. Sapremmo quantemigliaia di persone attorno a noi (uo-mini e donne, adulti e bambini) sonocostrette a fare i conti con questa belvadivorante che sconvolge la pace deisingoli e delle famiglie. Ci renderem-mo conto che tutti, uno per uno, siamocandidati a prematura morte per ilsolo fatto di vivere in questo angoloparticolare del globo, costretti senzavolerlo a respirare e ad ingerire quoti-dianamente, minuto dopo minuto, so-stanze venefiche. Come se, per averecommesso chissà quale crimine, ungiudice ci avesse condannati a mortesenza appello.

Per rendere il fenomeno visibile etangibile, bisognerebbe che alla portadi ogni casa si attaccasse un cartello:tutti i membri di questa famigliasono stati condannati a morte.l’esecuzione avverra’ nell’arco deiprossimi dieci anni.

Solo così la finiremmo una buonavolta di chiudere gli occhi sulla nerissi-ma realtà che ci circonda, di acconten-tarci delle chiacchiere al bar fra unapartita a scopa e un bicchierino e degliannuali “memorial” per ricordare imorti di tumore. Cominceremmo acapire che, se oggi è toccato al mio vi-cino, domani toccherà a me. Darem-mo del filo da torcere a tutti coloro(industriali e governanti) che si arric-chiscono avvelenandoci e ci illudonocol contentino del lavoro e del salario,mentre quei soldi ci servono soltantoper scavare la fossa a noi stessi e ai no-stri familiari e per pagarci i funerali.

Si dirà: ormai non possiamo farci

niente, la colpa è dei nostri padri chehanno permesso il sorgere delle indu-strie.

Mi sia consentita una riflessione. Inostri padri e gli amministratori delpassato non avevano altra scelta. Allet-tati da prospettive di lavoro e di benes-sere hanno creduto di scegliere per sée per noi, loro figli e nipoti, un roseofuturo. Essi non potevano immaginareche quegli opifici avrebbero vomitatola morte. Non sapevano e non poteva-no sapere.

Noi invece sappiamo. Anche se i dati

ufficiali vogliono essere tranquillizzan-

ti, noi sappiamo che la morte gira minac-

ciosa sopra le nostre case. Il nostro

silenzio e la nostra rassegnazione sono

cosciente connivenza. I nostri figli ci

precederanno nella tomba e il loro dito

puntato ci condannerà al vituperio. Per-

ché noi sapevamo e non abbiamo fatto

nulla per salvarli. All’impegno abbiamo

preferito l’indifferenza. Alla denuncia

abbiamo preferito il silenzio.q

GIUSEPPE AVARNA,

IL DUCA

SCONOSCIUTO

di Franco Biviano

Può dirsi praticamente già fi-nito il grande frastuonocreatosi attorno alla morted i G i u s e p p e A v a r n a

(11.11.1916 – 21.2.1999), anche se idettagli della sua tragica fine rimango-no ancora poco chiari. Su di lui sonostate date tante definizioni, cercandodi rinchiudere un personaggio estro-verso, dalla cultura multiforme, poli-glotta e giramondo, dentro parametrinecessariamente limitativi che nonriescono a coglierne l’autentico spes-sore. Portatore del cliché di una nobil-tà vecchio stampo e al tempo stessoespressione di una giovanile vitalitàsempre aperta a nuove avventure,Avarna ha attraversato quasi tuttoquesto secolo senza essere capito edapprezzato. Si è occupato di politica edi letteratura lasciando tracce che lastoria futura sarà costretta a riportarealla luce. Quando nessuno parlerà piùdi campane, di vicende familiari e dicorsa alla presidenza della Repubbli-ca, allora riaffioreranno le sue liriche, isuoi drammi in versi, i suoi scritti poli-tici. Uomo sempre pronto a nuove bat-taglie, non conobbe riposo né pace,lussi negati ai poeti. Fondò e diresse,con un gruppo di giovani scrittori, larivista “Girasole” che suscitò asprepolemiche tra i critici italiani e per pa-recchio tempo portò in giro il nome diGualtieri Sicaminò, il Comune chenon lo capì da vivo e sembra non voler-lo comprendere neanche da morto.

Per preparare il terreno alla futurariscoperta di Giuseppe Avarna dò qui

di seguito un elenco, sicuramente in-completo, delle sue pubblicazioni,quelle di cui fino ad oggi ho potutoavere notizia.

Opere di Giuseppe Avarna1) Autonomia e problemi agrari si-

ciliani, Messina 1945.2)Les scandales, Messina, 1949.3)Nevermore, Messina 1949.4)Promenade au soleil, Messina

19495)Poème d’un soldat mort à la guer-

re, dramma in tre episodi, Messina1950 (sulla crisi morale e sociale dellagioventù che ha combattuto e soffertola guerra)

6)Poème d’une douce saison, Mes-sina 1951 (raccolta di liriche scrittenell’estate-inverno 1950, in giro perl’Italia)

7)Jeanne d’Arc, Messina 1951(una rivisitazione della figura dellaPulzella d’Orléans)

8)La mia stagione in Europa, poe-sie, Bologna 1953 (liriche in linguafrancese)

9)Il cavaliere gotico, poesie, Bolo-gna 1954.

10)Ovunque confini, poesie, Bolo-gna 1956

11)Macerie, liriche, Parma 1959.q

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13

Ø

PERSONAGGI PACESI

L’ultimo autentico carrettiere

La figura di don Peppino Fumia attraverso i ricordi di un amico

di Mimmo Parisi

Nel pomeriggio dello scorso25 marzo ci siamo trovati inmolti nella Chiesa parroc-chiale a porgere l’estremo

saluto a don Peppino Fumia,uno degli ultimi rappresen-tanti di una categoria ormaiestinta da tempo, quella deicarrettieri. Con lui scompareun’epoca, ma soprattutto unmestiere che iniziò forsepoco dopo l’invenzione dellaruota e si protrasse fino qua-si ai nostri giorni. Io, che aquella categoria mi sonosentito sempre molto legato,anche per aver avuto neglistessi ranghi i miei zii mater-ni, non posso non provaretanta malinconia ogni voltache qualcuno di loro ci lasciaper sempre. A questa malin-conia aggiungo anche la no-stalgia per i mezzi di allora,come la carrozza, il calesseed il carretto che, anche senon ci davano tutte le como-dità che oggi ci può offrireuna moderna autovettura,avevano almeno il pregio dinon inquinare l’ambiente.Ma il progresso, logicamen-te, non si può fermare equindi, tra le tante cose posi-tive, aspettiamoci pure il ro-vescio della medaglia.

Per tornare a don Peppi-no, dirò che lo conoscevo sin da ragaz-zo perché, oltre ad essere molto amicodei miei zii, era pure nato nella casa at-tigua a quella dei miei nonni materni edi conseguenza c’era stato sempre fradi loro un grande rispetto che andavaoltre l’amicizia. Mi pare ancora di sen-tire lo schiocco della sua frusta quan-do passava sulla strada, alla guida delsuo cavallo, tenendo, per abitudine, lagamba sinistra piegata verso l’esternodel carretto e la destra che scendevapenzoloni con il preciso compito di

bloccare il collo del piede sinistro. Adifferenza delle nostre auto, la guidadel carretto era a destra e sulla stangadestra c’era attaccata una staffa chefungeva da predellino. Quando il car-retto trasportava fascine di legna o co-voni di fieno, il carrettiere prendeva

posto in cima alla catasta, mettendo adura prova il proprio equilibrio. Anchein questa strana posizione si poteva in-contrare don Peppino che non si tiravaindietro di fronte a qualsiasi forma dilavoro.

L’amore per i cavalli non lo avevamai abbandonato e fino ad alcuni annifa possedeva ancora un piccolo pony,costretto però a rimanere quasi sem-pre nella stalla perché don Peppinonon si sentiva più in grado di portarloin giro. Considerava questi animali

domestici come veri compagni di lavo-ro e per questo motivo li teneva sem-pre ben nutriti e curati. Quando siaccorse che il mezzo meccanico, nelcaso specifico la motoape, stava sosti-tuendo il carretto, seppe a modo suoriconvertirsi attaccando il cavallo al

traino di un aratro. Continuòquindi a lavorare nei campifino quasi agli anni settanta,quando il propagarsi di moto-zappe e trattori lo mise defini-tivamente da parte. Essendoormai avanti negli anni, nonprovò nemmeno, come fecerodue dei suoi figli, a fare il saltodi qualità passando dalla gui-da del carretto a quella dei ca-mions. Così iniziò e finì la suacarriera da autentico carret-tiere.

Fino a qualche anno fa, du-rante il mio girovagare per icampi, lo incontravo spesso incontrada Tre Alberi, vicinoalle case di due dei suoi figli.Mi fermavo volentieri a faredue chiacchiere con lui e cosìvenivo a conoscenza di tantifatti, fino a quel momento ame sconosciuti, relativi ai mieizii. Seppi così che mio zio Ni-cola portava sempre con sé uncagnetto piccolo e nero (percerti versi somigliante alla miaMiny) che, legato all’asse delcarretto, lo seguiva anche neisuoi viaggi per Messina. Sichiamava Menicuccio ed ave-

va il duplice compito di salvaguardareil carico da eventuali mariuoli e di sti-molare il cavallo quando per un moti-vo o per un altro faceva le bizze e nonvoleva partire. Al pari di tanti uomini,anche qualche cavallo cercava di evita-re la fatica e, invece di trainare il car-retto, si metteva a scalpitare sul posto.A questo punto interveniva Menicuc-cio che, senza tanti complimenti, gliprendeva a morsi i garretti posteriori,costringendolo ad andare avanti.

Alcuni anni addietro, quando la sic-

tFoto giovanile di Giuseppe Fumia con il suo carretto

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

14MASS-MEDIA

NAVIGARE SUINTERNET

Verità e pregiudizi sulla rete Internet, un mezzo di

comunicazione ormai ineludibile

di Maria Grazia Tuttocuore

Internet sta diventando un de-

nominatore comune della no-

stra quotidianità. I mass

media ne parlano continua-

mente e non c’è più azienda che non ab-

bia il suo sito. Se non si è in rete, si viene

inesorabilmente tirati fuori dalla compe-

tizione del marketing globale. McLuhan

ha profeticamente sottolineato nella sua

opera Il Villaggio Globale che “tutte le

forme mediali (a) intensificano qualcosa

in una cultura, mentre, allo stesso tempo,

(b) rendono obsoleto qualcos’altro. Esse

inoltre (c) richiamano una fase o un fat-

tore a lungo accantonato e (d) subiscono

una modifica o capovolgimento se spinte

oltre i limiti delle loro potenzialità”.

In parole più semplici, l’evoluzionetecnologica è una costante sociale emezzi di comunicazione freddi comela stampa o la radio che coinvolgonosolo parte dei sensi percettivi degliutenti cedono il passo ad altri mezzi,diventando a poco a poco inutilizzati.Con questa affermazione non vogliodire che stampa e radio non siano piùcanali informativi, ma sta di fatto chela loro funzione prioritaria sia cadutainevitabilmente in secondo piano. Ne-gli ultimi anni è stata la televisione cheha fatto da padrone per quanto riguar-da l’informazione e, soprattutto, perquanto riguarda l’intrattenimento.Con l’avvento dei Personal Computernelle nostre case e con Internet tuttosta cambiando così velocemente, chebisogna essere un addetto del settoreper stare al passo con i tempi e per ad-dentrarsi in una discussione più tecni-ca. Qui basterà solo sottolineare che ilcomputer è uno dei mezzi più interat-tivi che esistano e questa qualità lorende flessibile a combinare televisio-ne, telefono, fax, radio, videoregistra-tore, v ideocamera e macchina

fotografica in un unico click! Non èfantascienza, è già realtà.

I prezzi di un computer sono scesinotevolmente e non è più così proibiti-vo permettersi l’acquisto di un PC.Con un modem, poi, si ha l’accesso almondo di Internet, denominato la ma-dre delle reti. La conoscenza che i piùavranno di Internet sarà legata allacronaca nera. Non si può dar loro tor-to, perché è vero che su Internet cisono molti siti al limite della legalità oillegali e che pedofilia e pornografiasono incognite con le quali bisognafare i conti. Tuttavia, è anche vero cheper i mass media è più facile parlare diciò che fa notizia. Mentre non fa noti-zia, ad esempio, che uno studente ab-bia trovato la maggior parte dellabibliografia della sua tesi di laurea inrete o che un emigrante possa tenersiquotidianamente in contatto con i suoicari nella madrepatria. Non fa notiziache si spedisca il proprio curriculumad un’agenzia di collocamento on-lineo che si consultino le banche dati ditutto il mondo per borse di studio o in-formazioni di qualsiasi genere.

Le possibilità che la rete offre sonoinnumerevoli ed aumentano sempre dipiù, ma l’Italia ancora una volta non sista dando da fare; così, il profiloscientifico e tecnologico della nostranazione continua a restare uno dei piùarretrati tra i Paesi Occidentali. Ciòche è nuovo diviene status symbol nel-

cità cominciava a dare anche a noiqualche preoccupazione e lungo i no-stri torrenti non scendeva più nemme-no un rigagnolo d’acqua, donPeppino, ricordando con nostalgia ilunghi inverni di una volta, mi rac-contò una storia capitatagli tanti anniprima in un giorno di marzo.

Si trovava insieme ad altri cinquecarrettieri, tutti diretti a Messina,quando, giunti ai primi tornanti dellasalita di Gesso, cominciò a nevicare.La neve veniva giù molto intensamen-te e man mano che copriva la strada,costituiva sempre di più un ostacoloinsormontabile per i cavalli che, tesinello sforzo, scivolavano ad ogni pas-so. Il tempo non accennava a miglio-rare e davanti alla prospettiva dirimanere lì in mezzo alla strada, lonta-ni da qualsiasi riparo, pensarono benedi unire le forze ed attaccarono duecavalli ad ogni carretto. Riuscirono intal modo a portare i primi tre carrettifino alla cima del Colle Sarrizzo, dovec’è il quadrivio che porta sulla destra aDinnammare e dalla parte opposta aCastanea. Poi con i cavalli tornaronoindietro a prendere gli altri tre carretti.Da lì a Messina il percorso era tutto indiscesa, con minori difficoltà. Quellavolta impiegarono il doppio del temponormale, ma fu già tanto se, con i lorosforzi, uniti a quelli dei cavalli, riusci-rono a portare ugualmente a termine ilviaggio.

Spesso i carrettieri dovevano com-portarsi come i pionieri che abbiamovisto tante volte nei film western perpoter superare i vari ostacoli che in-contravano lungo la strada, compresoil guado di tanti torrenti sprovvisti diponti.

Vorrei concludere dicendo che lavita di don Peppino Fumia, interamen-te spesa per il lavoro e la famiglia, co-minciò il suo declino parecchi anni facon la malattia della moglie, costrettaall’immobilità su una sedia a rotelle,per finire nell’abisso della desolazionecon la scomparsa prematura del figlioAngelino. Il numero elevato di personepresenti al suo funerale testimonial’affetto e il rispetto di tanti concittadi-ni che lo conobbero in vita e lo hannopotuto apprezzare. Per questo motivovorremmo che anche in futuro, scor-rendo le pagine di questo giornalino,fossero ancora in molti a ricordarlo.q

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

15le mani di poche elette oligarchie e diuna classe politica che, essendo sem-pre più vecchia, non elargisce solo an-cestrale saggezza tra i governati e sic h i u d e n e l l e s u e b a r r i c a t e .All’Università degli Studi di Messina,ad esempio, gli studenti possono acce-dere al Centro di Calcoli se muniti diuna previa autorizzazione, che nessu-no sa da chi farsi rilasciare. Qualchepositiva ed isolata eccezione c’è: sitratta dei centri informatici per glistudenti di Informatica ed Ingegneriaal Papardo e di quelli per gli studenti diScienze Politiche, anche se è due volteche mi reco in quest’ultima facoltà e diconsueto trovo il tecnico di laborato-rio nella stanza dei computer senzanessuno intorno per una scusa o perun’altra. Ovviamente chi non studiamaterie scientifiche o politiche deveessere definitivamente tagliato fuoridalla possibile alfabetizzazione infor-matica, perché tanto i computer nonpossono servire ad uno studente diLettere e Filosofia e così niente Inter-net per loro. Eppure di tasse paganotanto quanto i loro colleghi europei diBonn.

Indipendentemente dalla polemicache si può fare sull’approccio delleistituzioni al mondo tecnologico, è do-veroso sottolineare che Internet non èun mostro e che, spesso, se ne parlamale senza sapere di che cosa si tratta.La rete delle reti, chiamata anche WorlWide Web dall’inglese, è una bancadati di tutti gli aspetti che riguardanol’uomo e la società. Ecco perché sonopresenti siti pornografici e religiosi altempo stesso e spetta a noi decidere sucosa cliccare. Comunque, per i più al-larmisti esistono anche programmiideati per non permettere ai bambinil’accesso ad eventuali siti hard.L’importante è non restare mental-mente chiusi di fronte alle novità, maalmeno informarsi e non demonizza-re. Si potrebbe fare l’errore opposto:lasciarsi prendere troppo dalla rete,come si è sentito dalle notizie di alcuniservizi giornalistici relativi ad Inter-net. Ancora una volta sta a noi saperdare equilibrio alle nostre attività edinteressi.

Purtroppo i costi sono ancora pocoabbordabili, anche se sono scesi piùdel 50% rispetto a qualche anno fa.Per un abbonamento annuale (24 oreal giorno per 365 giorni all’anno) uno

s tuden te paga in med ia su l l e£200.000 e all’abbonamento bisognaanche aggiungere il costo degli scattiurbani (£ 127+ IVA ogni 3min. e 40sec. dalle 8:00 alle 18:30; £127+ IVAogni 6 min. e 40 sec. dopo le 18:30).Sarebbe auspicabile che nuove tariffefossero introdotte per l’utilizzo diInternet, in quanto consultare dei do-cumenti sulla rete è qualcosa di diver-so dal fare una telefonata vera epropria. Negli Stati Uniti tutte le tele-fonate urbane ed il costo di collega-mento ad Internet sono compresinegli 8-9 dollari mensili di canone fis-so, mentre l’abbonamento annuale siaggira intorno a 350 dollari. Lì è daqualche decennio che la concorrenzatelefonica ha avuto inizio, mentre inItalia è solo al principio e gli spot pub-blicitari che vediamo in TV sono, spes-so, più fuorvianti che realmenteconvenienti per gli utenti.

Il collegamento è un’altra nota do-lente della questione fin qui trattata.Infatti, navigare (collegarsi ad Inter-net in gergo) risulta essere molto lentosoprattutto nelle ore che sono econo-micamente più convenienti per chi uti-lizza Internet. I cavi di rame che

vengono utilizzati dalle compagnie te-lefoniche sono inefficienti per ospitaregli utenti, che ancora non raggiungo-no i 4 milioni in Italia. Sarebbe, quin-di, ideale l’introduzione di una nuovarete telefonica a fibbre ottiche che so-stituisse al più presto quella attuale.

Per concludere, mi rivolgo a tutta la

redazione del Nicodemo per esortarla a

portare avanti un’idea che ho già discus-

so con qualcuno di loro: costruire un sito

del mensile parrocchiale in modo da

pubblicare on-line tutti i numeri futuri e

in modo da renderlo consultabile da ogni

parte del mondo.q

Il giorno 13 marzo Maria Grazia

Tuttocuore, nostra collaboratrice, ha

discusso brillantemente la tesi di laurea

I t a l i a n i a S p r i n g f i e l d ( U S A ) ,

dall’emarginazione all’integrazione

economica e socio-culturale, ottenen-

do il massimo dei voti e la lode accade-

mica. Alla neo-dottoressa le nostre

vive felicitazioni per il meritato ricono-

scimento e l’augurio di un radioso futu-

ro.

REFERENDUM POPOLARE

18 APRILE, ITALIANIDI NUOVO ALLE URNEEliminare o confermare la quota proporzionale per

l’elezione dei deputati?

di Carmelo Parisi

Il 18 aprile prossimo saremochiamati a votare il referen-dum sul la legge perl’elezione della Camera dei

Deputati e questa sarà la terza voltache vo t e remo pe r e sp r imerc isull’abrogazione o meno di una leggeelettorale. Stavolta, nell’auspicio deipromotori del referendum, è in giocol’abrogazione del metodo proporzio-nale nell’attribuzione del 25% dei seg-gi della Camera (155 su 630). Laprima volta, nel 1991, fummo chiama-ti a decidere sull’eliminazione delle

preferenze multiple nell’elezione deiDeputati e nel ‘93 votammo perl’abrogazione del sistema proporzio-nale per l’elezione dei Senatori.

Molti si chiederanno perché siamochiamati ad esprimerci, ancora unavolta, sulla cancellazione di una nor-ma che regola l’elezione dei deputatidel nostro Parlamento.

La risposta, è ovvia. Semplicemen-te perché i nostri parlamentari nonsono stati in grado di fare la legge che,a parole, tutti auspicano, ma che, neifatti, non riescono ad elaborare, poi-ché nel mondo politico italiano regna,in atto, una tale agitazione che arriva a Ø

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

16rasentare la confusione. E il malesseree il disinteresse con cui il cittadino ita-liano guarda alla politica, è grave e ra-dicato fortemente in tutta la nazione. Idati sulle percentuali di partecipazio-ne degli elettori, nelle ultime elezioniamministrative, confermano in pienola tendenza dell’elettorato alla disaffe-zione al voto.

I mali della politica italiana vengo-no dal proprio interno. E’ come unenorme piovra avvinghiata su se stessache, nel tentativo di liberarsi dai suoistessi tentacoli, arriva quasi a soffo-carsi da sola. Solo su un tema tutti inostri politici sembrano avere un com-portamento univoco: difendere le pro-prie posizioni, i loro interessi di parte,anche a discapito di quelli generali delpaese. Nessuno è disposto a fare unpasso indietro, nell’interesse della na-zione intera, per avvicinarsi alle posi-zioni dell’antagonista.

Credo che non ci sia alcun dubbio.La nostra classe dirigente ha perso divista il suo scopo primario, la sua pe-culiarità vera: mettere in essere atti,comportamenti e provvedimenti tesi araggiungere determinati e prestabilitifini, per soddisfare i bisogni diquell’insieme di individui che si rico-noscono in una società fondata su di-ritti ma vincolata anche a precisidoveri; di tutta la comunità costituita,in modo particolare dei più deboli e di-sagiati,

Altrimenti non si spiegherebbe per-ché non si riescono a varare riformeimportanti ed indispensabili, per lasvolta da tutti sperata: avere finalmen-te maggioranze certe per governi sta-bili che riescano a condurre in porto iprogrammi, che abbiano i medesimiindirizzi di politica interna ed estera,senza dover dipendere, a tutti i costi,da partitini o gruppuscoli vari. Valgal’ultimo esempio della nascita di quelnuovo partito che ha sconvolto il pa-norama politico italiano, nazionale eregionale, che ha contribuito a far ca-dere un governo che aveva ricevutol’investitura a guidare il paese diretta-mente dal popolo, che è stato determi-nante nella formazione di nuovamaggioranza per dare vita ad un go-verno del tutto simile, nei programmi enelle aspettative, al precedente, salvopoi dissolversi nel nulla, mantenendo,tuttavia, le posizioni di potere e le pol-trone finalmente raggiunte.

E, nel nome della stessa identicaimperturbabilità, noncuranza ed in-differenza per le necessità del paeseintero, altri, non meno disinvolti, han-no fatto fallire i tentativi della Com-missione Bicamerale per la riformadella nostra Carta Costituzionale.

Vi ricordate? La definimmo, sul no-

stro Il Nicodemo, una occasione storica.

Si era insediata, tra tante speranze, più di

un anno fa, il 5 febbraio 1998, per pro-

porre le modifiche alla nostra Costitu-

zione in tema di Stato, più o meno

federale, o di elezione diretta del Presi-

dente della Repubblica o del Capo

dell’Esecutivo. E doveva pure tracciare

le linee guida per la riforma della legge

elettorale nel senso maggioritario com-

piuto auspicato.

E’ fallito tutto nel nulla! Ecco per-ché andremo a votare il 18 aprile: perdecidere se dare impulso, o meno, alvaro della nuova legge elettorale mag-gioritaria.

Nei due precedenti referendum, nel’91 e nel ’93, hanno vinto i “Sì”. Seanche stavolta vincerà il sì, conl’abrogazione del metodo proporzio-nale nell’elezione alla Camera del 25%dei Deputati, bisognerà fare una nuo-va legge e nel nuovo testo, propostodai referendari stessi, si vuole che sia-no eletti quei candidati che sono arri-vati secondi nei collegi uninominali.Se vince il “No” tutto rimarrà comeprima e quel 25% continuerà ad essereattribuito, col metodo proporzionale,a quei candidati appartenenti a liste dipartito che, a livello nazionale, avran-no superato la soglia di sbarramentodel 4%.

Si voterà nella sola giornata di do-menica 18 aprile ed i seggi resterannoaperti dalle ore 7 alle 22.

Le posizioni dei vari partiti sonomolto variegate: anche nell’attualemaggioranza vi è infatti chi, come iVerdi, ritiene la consultazione referen-daria del tutto inutile. I più contrari alreferendum sono proprio i partiti piùpiccoli, temendo, se passerà il mag-gioritario, di essere fagocitati dai piùgrossi. Come sempre c’è anche chipunta sull’astensionismo. Il referen-dum sarà infatti valido se sarà andato avotare il 50% più uno degli iscritti alvoto. Ricorderete certamente la famo-sa frase di un altrettanto famoso politi-c o c h e , i n o c c a s i o n e d i u n aconsultazione referendaria cui eracontrario, invitò tutti ad andare almare. Stavolta non di andare al mare sitratta, vista la stagione, semmai di pas-seggiate in campagna. Ma non è que-sto il punto. In una occasione comequesta, nella quale siamo invitati a de-cidere su una materia nella quale il no-stro Parlamento non è riuscito atrovare una posizione comune, è indi-spensabile che la voce di noi elettori sifaccia sentire forte e chiara nell’unicomodo possibile che è consentito in de-mocrazia: esprimerci liberamente conil nostro voto in un senso o nell’altro,senza delegare ad altri decisioni sulnostro futuro e su quello dei nostri fi-g l i . E’ indispensabi le cogl ierel’opportunità che ci viene data per direla nostra.

Non illudiamoci però che col mag-gioritario i mali della nostra politica fi-niscano all’improvviso. Se pensiamoche, col tanto vituperato sistema pro-porzionale, mandavamo in Parlamen-to solo (si fa per dire!) 12 gruppiparlamentari basti pensare chenell’attuale si contano più di 40 frapartiti, gruppi o movimenti che dir sivoglia.

Altro che sistema elettorale! E’ sullecoscienze che bisogna intervenire perriformarle e i cattolici non possono piùstare a guardare. Occorre rimboccarsile maniche e fare in modo che coloro iquali si presentano in nome e con sim-boli che si richiamano alla tradizionecristiano-cattolica, agiscano in conse-guenza e con coerenza, rispettandoquei principi in nome dei quali hannochiesto il nostro consenso. q

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

17DOCUMENTI DEL MAGISTERO

VIAGGIO AL

CENTRO

DELLA VITAL’essere umano va trattato come persona

fin dal suo concepimento

(continuazione dal n. 73)

di Filippo Santoro

Entriamo adesso nel vivo delviaggio annunciato nellapuntata precedente. Equi-paggiati con le armi della

fede (che superano quelle della ragio-ne) iniziamo a scendere nei meandridel nostro cuore e della nostra mente.Per quanto sarà sviluppato nel presen-te articolo si farà costante riferimentoal documento della Congregazioneper la Dottrina della Fede:" ILRISPETTO DELLAV I TA U M A N ANASCENTE E LADIGNITA’ DELLAPROCREAZIONE" epertanto chi volesseavere maggiori rag-guagli sull’argomentopuò attingere perso-nalmente e diretta-m e n t e a l l a f o n t ecitata.

Nella Genesi ap-prendiamo come Dio creò gli uomini,ne diversificò il sesso, e diede loro ilcompito di dominare la terra. Da ciòconsegue che l’uomo ha in sé la matri-ce creatrice di Dio e pertanto gli svi-luppi della scienza e della tecnica, senella loro applicazione raggiungono ilfine primordiale , sono leciti e deter-minano così lo sviluppo e la crescitadel grado di qualità della vita dellastessa umanità. Di contro l’utilizzodella scienza per fini diversi dalla tute-la del Creato si pone in netto contrastocon il piano di Dio. A maggior ragionequanto sopra richiede un’applicazionepiù congrua al Credo vissuto in terra

in tema di procreazione umana.Il corpo umano non è un prodotto

industriale da mettere sul mercato at-traverso la realizzazione di catene dimontaggio realizzate ad hoc, ma è“Tempio dello Spirito Santo” poichéporta in sé lo Spirito di Dio che si ma-nifesta secondo una diversità di cari-smi in tutti gli uomini. Da qui ilconcetto di unicità: ogni uomo è di-verso dall’altro perché attraverso lacomunione tra i diversi carismi cheogni uomo porta con sé prende forma

il corpo mistico dellaChiesa che da massaavulsa ed informe di-venta immagine di Diostesso in terra. Cosic-ché dalla diversità degliuomini si arriva alla ric-chezza della Chiesa. Unpo’ come quando guar-diamo abbagliati i mo-saici normanni chetroneggiano dalle cupo-le del duomo di Monre-

ale o di Messina: sono tanti piccolipezzi , ognuno di colore diverso, chen e l l ’ i n s i e m e r e n d o n o g l o r i aall’immagine creata. L’uomo pertantonon può essere clonato, commercia-lizzato, congelato, cancellato, ecc.Avremmo un mondo a tinta unita! E latutela della dignità umana sorge fin dalsuo concepimento. Dal momento incui gli sposi cristiani danno la dispo-nibilità a Dio di diventare comparteci-pi della creazione. Per entrare meglioin questo mondo meraviglioso vedia-mo di affrontare la tematica trattataper settori d’intervento, così come svi-luppato sul testo citato.

1 ) Q u a l e r i s p e t t o e ’ d o v u t o

all’embrione umano, tenuto conto della

sua natura e della sua identità?

L’essere umano è da rispettarecome una persona fin dal primo istan-te della sua esistenza. Dal momento incui l’ovulo è fecondato, si inaugurauna nuova vita che non è quella del pa-dre o della madre, ma di un nuovo es-sere umano che si sviluppa per proprioconto. Non sarà mai reso umano senon lo è stato fin da allora. A questaevidenza di sempre la scienza geneticamoderna fornisce preziose conferme.Essa ha mostrato come dal primoistante si trova fissato il programma (DNA) di ciò’ che sarà questo essere vi-vente : un uomo, quest’uomo indivi-duo con le sue note caratteristiche giàben determinate. Nello zigote, celluladerivante dalla fusione dei nuclei deidue gameti ( in termini più leggibili: lospermatozoo e l’ovulo) si è già costitu-ita l’identità biologica di un nuovo in-dividuo umano. “E poiché l’essereumano va rispettato e trattato comepersona fina dal suo concepimento,l’embrione dovrà anche essere difesonella sua integrità , curato e guarito,nella misura possibile, come ogni altroe s s e r e u m a n o n e l l ’ a m b i t odell’assistenza medica.

Ø

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

18VITA AMMINISTRATIVA

Una guidaper pacesi eper forestieri

di Antonio Catalfamo*

Giovedì 18 marzo 1999 pres-so l’Aula Magna della Scu-ola Media “G. Marconi” èstata presentata una Guida

Storico Turistica sul paese di Pace delMela. All’iniziativa, che rientra nelprogramma delle attività della Biblio-teca Comunale, hanno partecipato,

insieme agli Amministratori locali, ilgiornalista del settimanale “Centono-ve”, Francesco Pinizzotto ed il cura-tore dei testi, prof. Franco Biviano.

Realizzato proprio da “Centono-ve”, che ne ha curato l’edizione e ladiffusione come inserto gratuito delgiornale, con la collaborazionedell’AAPIT di Messina, il volumetto èstato acquistato dall’AmministrazioneComunale al fine di poter fornire aicittadini pacesi interessati, o a quantisi trovassero di passaggio, uno stru-mento di conoscenza semplice e im-mediato che risultasse di facileconsultazione e completo di tutte le

notizie essenziali che deve contenereun fascicolo divulgativo a caratterestorico e turistico.

Il volume arricchito dalle immaginiche illustrano alcuni scorci del paese,risulta molto curato nei contenuti.Una breve scheda descrive le caratteri-stiche attuali della nostra comunità,mettendone in evidenza i vari aspettisocio-economici e culturali.

Le altre sezioni si oc-cupano della storia, deibeni culturali, della tra-dizione, delle possibiliescursioni e della ospi-talità che il paese offre aipropri abitanti e a coloroche vi soggiornano perbrevi periodi o si trova-no di passaggio.

La copertina riprodu-ce una bella immaginedella testa del “Caval-luccio” della omonimafontana presente nellapiazza Visitazione. Sitratta di una delle diver-se strutture architettoni-che di grande rilevanzastorica e artistica che di-mostrano che il paese diPace del Mela, pur es-sendo Comune abba-stanza giovane, ha un

passato interessante per quanto ri-guarda l’aspetto storico e artistico.

Le chiese, i palazzi baronali, le co-struzioni di tipo etnoantropologico epersino qualche opificio industrialedismesso sono la testimonianza mate-riale di una storia vissuta molto inte-ressante, rintracciabile anche neidocumenti cartacei degli archivi stori-ci.

Il volume, oltre a fornire un minimodi informazione diretta, anche e so-prattutto ai giovani del paese, può di-ventare uno strumento di stimolo perl’ulteriore ricerca affinché si possano

2) La diagnosi prenatale è moral-mente lecita?

Se la diagnosi prenatale rispetta lavita e l’integrità dell’embrione e delfeto umano ed è orientata alla sua sal-vaguardia o alla sua guarigione indivi-duale, la risposta è affermativa.

La diagnosi prenatale può infattif a r c o n o s c e r e l e c o n d i z i o n idell’embrione e del feto quando è an-cora nel seno della madre; permette,o consente di prevedere, alcuni inter-venti terapeutici, medici o chirurgici,più precocemente e più efficacemen-te. Tale diagnosi è lecita se i metodiimpiegati, con il consenso dei genito-ri adeguatamente informati, salva-guardano la v i ta e l ’ in tegr i t àdell’embrione e di sua madre, non fa-cendo correre loro rischi sproporzio-nati. Ma essa è gravemente incontrasto con la legge morale quandocontempla l’eventualità, in dipenden-za dai risultati, di provocare un abor-to: una diagnosi attestante l’esistenzadi una malformazione o di una malat-tia ereditaria non deve equivalere aduna sentenza di morte. Pertanto ladonna che richiedesse la diagnosi conl’intenzione determinata di procede-re all’aborto nel caso che l’esito con-f e r m i l ’ e s i s t e n z a d i u n amalformazione o anomalia, commet-terebbe un’azione gravemente illeci-ta. Parimenti agirebbero in modocontrario alla morale il coniuge o i pa-renti o chiunque altro, qualora consi-gliassero o imponessero la diagnosialla gestante con lo stesso intendi-mento di arrivare eventualmenteall’aborto. Così pure sarebbe respon-sabile di illecita collaborazione lo spe-cialista che nel condurre la diagnosi enel comunicare l’esito contribuissevolutamente a stabilire o favorire ilcollegamento tra diagnosi prenatale eaborto.

Questi concetti estratti dalle istru-zioni della Congregazione per laDottrina della Fede, non sono delleleggi impositive ma costituiscono unfondamentale momento di riflessio-ne per chi, professandosi cristiano,si trova a prendere posizione di fron-te a problemi simili. Pertanto chi siappresta ad effettuare ad esempio ilprelievo dei villi coriali deve averechiaro quanto sopra evidenziato.q

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Il Nicodemo - Aprile 1999 - n. 75

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I FATTI

NOSTRIA cura di Franco Biviano

CCon decorrenza dal 1° gennaio 1999

la tassa sui rifiuti solidi urbani relativa ai

locali per uso abitazione è stata portata

da £.1150 a £. 1500 per mq. Per i locali

adibiti a negozio e a laboratorio artigia-

nale si passa dalle £. 3500 a £. 4000 per

mq. Rimangono invariate le tariffe per

tutte le altre categorie, tra cui segnalia-

mo gli studi professionali (£. 3000 mq.),

gli stabilimenti industriali (£.5000 mq.),

bar e trattorie (£. 3800 mq.), associazioni

(£. 1200 mq.). Il gettito preventivato è di

600 milioni.

CNell’uovo di Pasqua, che hanno con-

fezionato con le loro stesse mani, gli am-

ministratori pacesi hanno trovato una

bella sorpresa. L’indennità mensile di

carica per il Sindaco si è raddoppiata

balzando da £. 2.450.000 a £. 4.685.120.

Il vicesindaco passa da 1.500.000 a

1.756.920. Gli assessori e il presidente

del Consiglio Comunale percepiranno

un’indennità di £. 1.171.280 (quella pre-

cedente era di £.930.000). Non cambia

nulla per i consiglieri comunali, il cui

gettone di presenza rimane fissato a £.

32.941 per seduta. Le nuove misure cor-

rispondono a quelle massime previste

dalle norme in vigore. Il precedente au-

mento era stato deliberato meno di un

anno fa, il 21 luglio 1998.

CNel corso del dibattito consiliare per

l ’adesione al la società “Tirreno

Eco-Sviluppo 2000”, il sindaco Carmelo

Pagano ha avuto modo di parlare della si-

tuazione di Gabbia, che egli ha definito

“una grossa spina nel cuore”, lamentan-

do poca chiarezza da parte del Consorzio

ASI che, pur avendo adottato un nuovo

PRG in cui sono previste delle misure a

salvaguardia di quella martoriata contra-

da, non ha ancora provveduto ad inviarlo

alla Regione.

CNella seduta consiliare del 16 marzo

scorso è stata ufficializzata la “separa-

zione” del consigliere Giuseppe Busac-

ca dai rimanenti cinque elementi della

minoranza consiliare. Busacca ha preci-

sato che il suo gesto è motivato da diffe-

renti valutazioni di natura politica e che

egli rimarrà comunque all’opposizione.

CPer insanabili divergenze di natura

politica, Salvatore Valore ha presentato

le proprie irrevocabili dimissioni dalla

carica di Presidente del Circolo Territo-

riale di Pace del Mela di Alleanza Nazio-

nale, restituendo anche la tessera di

iscrizione al partito.

CEvento pasquale in Consiglio Comu-

nale. Risuscita infatti, dopo due revoche,

il Piano Regolatore Generale. La sua

adozione è stata votata nella seduta del

25 marzo scorso con la presenza “risica-

ta” di soli sei consiglieri (Daniela Bonar-

rigo, Giuseppe Busacca, Pietro Parisi,

Ignazio Rera, Sandie Ricciardi, Giusep-

pe Saija). Mancavano, per dichiarata in-

compatibilità, Giovanni Bonasera ,

Antonino Corso, Francesco De Gaetano,

Marina Marsala, Vita Pollino, Rosalia

Romano e, per abbandono dell’aula,

Francesco Conti, Mario La Malfa e Fran-

cesco Russo. Qualcuno tuttavia trovada ridire sulla procedura di adozione,visto che gli elaborati progettuali sot-toposti ai consiglieri riportano la si-tuazione urbanistica del paese al 1993e non quella attuale. Per questo moti-vo i già citati tre consiglieri della mino-ranza si sono allontanati dall’aula,ritenendo che fosse necessario proce-dere prima all’aggiornamento delle ta-vole e poi all’adozione dello strumentourbanistico. Nel prossimo numero in-formeremo i nostri lettori sul contenu-to del nuovo PRG.

CScade martedì 6 aprile il termine per

presentare la domanda di partecipazione

alla gita nella Sicilia Occidentale per 50

anziani programmata dal nostro Comu-

ne dal 20 al 23 aprile.

CDomenica 14 marzo ha avuto

luogo a Cattafi la premiazione

della seconda edizione del premio

nazionale di poesia “U scacciuni”

organizzata dal Circolo sportivo

culturale folkloristico cattafese.

Nel settore della poesia in lingua

si è classificato al quarto posto il

poeta giammorese Medoro Ellan-

dri.

Dal 3 aprile al 2 maggio, neisaloni del palazzo Trabia di S.

Stefano di Camastra, ha luogo unapersonale di pittura di Carlo Aloy, pa-trocinata dal Comune ospitante ed or-ganizzata da Caruso Gallery diMilazzo. La mostra può essere visitatatutti i giorni, compresi i festivi, dalle 9alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30.q

conoscere ancora meglio la storia, letradizioni e le abitudini del paese chesecondo noi, nel rispetto di ogni formadi evoluzione e di progresso, rappre-sentano l’humus affinché una comu-nità locale possa crescere nel modomigliore.

La diffusione del fascicolo, iniziatadurante il corso della serata di presen-tazione, continua presso la sede dellaBiblioteca Comunale “S. Pugliatti” inpiazza Santa Maria della Visitazione epresso le scuole del paese. Il program-ma prevede la distribuzione di una co-p ia per ogni famig l ia f ino adesaurimento delle scorte.q

∗ assessore ai Beni Culturali e alla

Pubblica Istruzione.

PRECISAZIONE

A causa di un involontario erro-re di battitura, nell’articolo “Consi-

glieri o …fuggiaschi”, pubblicato a

p. 20 del numero scorso, è comparso

un termine offensivo che ha travisato

il pensiero dell’autore. Il nostro in-

tervento intendeva stigmatizzare

l’assenteismo o l’indecisione di chi è

investito del mandato di rappresenta-

re i cittadini, senza ovviamente tra-

valicare i confini del lecito e del

civile dibattito. Ci scusiamo per

l’increscioso inconveniente con gli

interessati e con i lettori.

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Da Italiani aItalo-americani

di Franco Biviano

MARIA GRAZIA TUTTOCUORE,

I t a l i a n i a S p r i n g f i e l d ( U S A ) ,

dall’emarginazione all’integrazione eco-

nomica e socio-culturale, tesi di laurea,

Università degli Studi di Messina, Facoltà

di Lettere e Filosofia, a.a. 1997-98.

Oltre all’Italia contenuta den-tro i limiti fisici dello Stiva-l e , ne e s i s t e un ’a l t r asparpagliata per tutto il pia-

neta: è quella formatasi attraversol’emigrazione, un fenomeno che perlungo tempo ha visto tante bracciasenza lavoro partire alla ventura perdestinazioni sconosciute alla ricercadell’occupazione e della dignità. GliStati Uniti d’America hanno semprecostituito una delle mete preferite delmovimento migratorio italiano. Allostudio di questa particolare direttrice,per una propria propensione e per viadi parenti che vivono oltre oceano, havoluto dedicare la sua tesi di laureaMaria Grazia Tuttocuore, che in Ame-rica, e in particolare a Springfield, nelMassachusets, ha potuto fare espe-rienza diretta quale vincitrice di unaborsa di studio dell’UNESCO.

L’autrice prende in esame, innanzi-t u t t o , l e m o l t e p l i c i c a u s edell’emigrazione italiana: la sovrappo-polazione, le condizioni di estrema po-vertà di un vasto settore dellapopolazione, l’abolizione del feudalesi-mo, la vendita dei beni ecclesiastici, il di-vario nord-sud nell’impiego di tecnicheagricole innovative e dei fertilizzanti,l’assenza di competitività, la mancataindustrializzazione del Meridione,l’analfabetismo diffuso e la nullatenen-za, la conseguente esclusione dal dirittodi voto. Uniche alternative possibili persfuggire a questa situazione disperata:“o emigrante o brigante”. Tuttocuorepassa poi ad analizzare l’andamento delflusso migratorio nei vari periodi dal1845 ad oggi, suddividendolo per re-gione di provenienza. Quindi seguepasso passo, quasi con umana parteci-p a z i o n e , l ’ e s p e r i e n z a v i v adell’emigrante. Viene ricostruital’atmosfera euforica nei giorni che pre-cedevano la partenza, l’avventurosa

trafila burocratica e le peripezie dellatraversata atlantica, gli estenuanti con-trolli all’arrivo e poi, una volta giunti adestinazione, la spasmodica ricerca diun lavoro qualsiasi, ovviamente sotto-pagato e precario, dato che gli emigran-ti provenivano da un’estrazionecontadina e non possedevano istruzioneo specializzazione di sorta. E poil’impatto con un ambiente sconosciuto espesso ostile, la taccia gratuita di “mafio-si”, i sacrifici per mandare denaro in Ita-lia, il superamento delle barrierelinguistiche e la forma-zione di una curiosa, maefficace lingua mista(l’italglish). Un capitoloviene dedicato all’analisidi tutte le disposizioni le-gislative messe in attodalle autorità americaneper regolamentare ilflusso immigratorio, tal-volta sulla base di vere eproprie discriminazionirazziali.

Negli ultimi due capi-toli, l’autrice ferma l’occhio su una cittàin particolare: Springfield (accanto, inuna foto d’epoca), città multietnica perantonomasia, scelta come espressioneemblematica del fenomeno preso inesame, anche per la consistente pre-senza di emigrati italiani. In questa cit-tà, dove Tuttocuore ha trascorso 18mesi, vengono studiate le varie fasi delprocesso di integrazione degli emi-granti nella comunità di arrivo. Si pas-sa gradatamente dai corsi serali per lacomunità italiana, alla scelta della libe-ra professione, al giornale in lingua ita-liana, alla celebrazione del Columbus’Day, all’impegno politico. Il processoviene favorito dalla presenza dellachiesa cattolica, dall’acquisizione del-la nuova cittadinanza e, per le genera-zioni più giovani, dalla nascitaanagrafica su suolo americano. Nelgiro di tre generazioni l’integrazione sipuò considerare perfettamente com-piuta. L’Italia, che per la prima genera-zione costituiva ancora la “patria”, perla seconda e la terza generazione (inati in America) rappresenta soltantoil paese dei nonni, circonfuso daun’aureola di romanticismo, ma delquale molti non conoscono più né lalingua, né la cultura. Man mano checresce l’integrazione con la societàd’oltre oceano, va scemando il legame

con la regione di provenienza della fa-miglia: si diventa italo-americani e ba-sta. Non manca, infine, un elencodegli emigranti italiani che si sono di-stinti per il ruolo svolto nella vita so-ciale e culturale di Springfield.

Per portare a termine la sua ricercal’autrice ha scavato dovunque, consul-tando svariati organismi, sia italianiche statunitensi, che sovrintendonoall’emigrazione o all’immigrazione.Consolati, associazioni culturali, col-leges, università, musei, archivi comu-

nali al di qua e al di là dell’oceano:Tuttocuore ha girato il guanto dal drit-to e dal rovescio e non si è lasciatasfuggire proprio nulla.

Il lavoro è corredato da tabelle, car-tine, foto, prospetti, persino da una ta-vola con la riproduzione della piantinadi Springfield che, oltre a dare mag-g i o r e c h i a r e z z a e i c a s t i c i t àall’esposizione, danno il tocco dellaprofessionalità.

Oltre al suo valore accademico, lostudio di Maria Grazia Tuttocuore as-sume anche un valore di strategia legi-slativa per un paese come l’Italia che sitrova attualmente ad affrontare unaforte ondata immigratoria, così comefu per gli Stati Uniti nel secolo scorso.Dall’America, attraverso lo studio diTuttocuore, ci viene una grande lezio-ne di civiltà: gli immigrati sono unaricchezza che, opportunamente inte-grata, può dare sviluppo e benessereall’intero corpo sociale della nazioneche la accoglie.

Molto qualificante, dal punto di vi-sta bibliografico, il ricorso a una tren-tina di siti Internet e l’utilizzazione diaudiocassette e CD Rom in buonaparte inediti.

Tuttocuore ha composto, insomma,una bellissima sinfonia: armoniosa,ben calibrata, completa, esaustiva.q

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