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Valli il comune Anno VI - N. 10 - Settembre 2007 Il Ticino delle valli Superare la burocrazia Pedrazzini, far ripartire le periferie 3-4 6-7 Il Ticino delle valli di GIÒ REZZONICO ©Ti-Press/G.Putzu La situazione nelle varie valli 9-32 ©Ti-Press/B. Galli

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Valliil comune

Anno VI - N. 10 - Settembre 2007

Il Ticinodelle valli

Superarela burocrazia

Pedrazzini,far ripartirele periferie3-4

6-7

Il Ticinodelle valli

di GIÒ REZZONICO

©Ti-Press/G.Putzu

La situazionenelle varie valli9-32

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Sommario

rivista a cura del Dipartimentocantonale delle Istituzioni

il comune

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Pedrazzini, per farripartire le periferie

Verso una città diffusadi Pierino Borella

Per superarela burocrazia

Vallemaggia10 La Lavizzara rinasce

11 Il caso Rovana

Centovalli

Onsernone15 L’opportunità del Parco

Verzasca17 Una Fondazione progettuale

Leventina21 L’aggregazione

come Real-Politik

23 Il futuro è tecnologico

Biasca-Riviera

Blenio27 Costruire il futuro

Morobbia, dialogo a tre

Val Colla

Valle di Muggio

©CER

©CER/Ti-Press/S.Golay

©Ti-Press/E.RIva

©Ti-Press/B.G

alli

Luigi Pedrazzini

M. Celio, E. Genazzi, A. Coduri

Fusio

Muggio

La rivista il comune è frutto di unprogetto di collaborazione fral'editore Giò Rezzonico e ilDipartimento delle Istituzioni.I precedenti numeri sono statidedicati alle problematiche comunalidel Bellinzonese, del Luganese, delLocarnese e del Mendrisiotto.Lo scopo della rivista è quellodi informare sui progetti diaggregazione in corso, ma anchedi promuovere in termini più generaliuna riflessione sul futuro del comuneticinese nelle diverse regioni delCantone. Per questa ragione nellarivista il comune trovano spazio nonsoltanto le tesi ufficiali dell'autoritàcantonale e le opinioni degliamministratori comunali, ma ancheanalisi, proposte e valutazioni dipersonalità esterne al mondodella politica.

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Ciò che sembrava pura utopia, oggi diventa realtà

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Editoriale

Il Comune

Che l’aggregazione dei comuni stia lenta-mente cambiando la geografia istituzio-nale del nostro Cantone è cosa ormai ac-

quisita. Che anche soltanto pochi anni or sono cisi potesse immaginare che ciò avvenisse non eraper contro cosa evidente. Nemmeno i più ottimi-sti avrebbero mai scommesso un sol centesimosu quanto sta effettivamente avvenendo.Le cifre parlano chiaro. Dai 245 comuni del1995, nel giro di pochissimi anni si è passati agliattuali 190 comuni, con una riduzione di 57 uni-tà. Proprio in questo frangente il processo è alsuo culmine. In almeno 115 Comuni in un modoo nell’altro si sta discutendo di fusione. Per 10 lo-calità è attesa la decisione del Gran Consiglio. Il30 settembre ed il 25 di novembre sono previstele votazioni consultive in ulteriori 36 comuni. Inulteriori 11 località le consultazioni avverrannoancor prima delle elezioni 2008. Mentre in unasessantina di comuni la questione è seriamentein via di approfondimento e soluzioni concretesono immaginabili già nel corso dei prossimi due-tre anni. Non è pertanto utopico pensare che lalegislatura 2012-2016 possa cominciare con me-no di 100 comuni!

L’aggregazione é la via da percorrere per affron-tare lo stato di grave precarietà, non soltanto fi-nanziaria, in cui si sono venuti a trovare diversiEnti locali. Una situazione non certamente dovu-ta all’incapacità degli amministratori, che hannoper contro sempre dato tutto quanto si potevaper il bene del proprio Comune, bensì semmaideterminata dai profondi mutamenti socio-eco-nomici che hanno investito l’intera società sindagli anni ‘80. Anche soltanto pochi anni or so-no sarebbe stato inimmaginabile pensare che si-mile cambiamento un giorno sarebbe stato ac-colto favorevolmente anche da chi, lontano daicentri, più di altri sente il bisogno della presenzadi un’Autorità politica sensibile ai problemi dellapiù spicciola quotidianità legati agli ormai tradi-zionali servizi al Cittadino, ma anche alla cono-scenza di luoghi e cose per affrontare le emer-genze più estreme delle valanghe, delle frane edelle alluvioni. Io stesso, pur essendo stato dasempre un convinto assertore delle aggregazionicomunali, allora in qualità di amministratore diuna regione periferica ebbi più volte a doversciogliere qualche dubbio sulle possibilità e le ca-pacità dei Municipi dei comuni aggregati nel riu-scire a cogliere e condividere i problemi delle Co-munità più lontane e periferiche, rappresentan-dole ogni qual volta con la dovuta sensibilità ecredibilità.La scommessa più importante era proprio quella difar sì che nel corso della sua quotidianità il Cittadi-no non venisse privato del necessario conforto edappoggio da parte delle nuove Amministrazionilocali. Gli esempi di alcuni importanti Comuni sor-ti nel frattempo ci fanno dire che la scommessa èampiamente riuscita. Il grado di soddisfazione delCittadino sul servizio offerto è rimasto ovunqueelevato. Addirittura – ed è quanto si auspicava –l’aggregazione ha portato con sé dei valori ag-giuntivi al punto di rivelarsi in molti casi un vero eproprio toccasana.Di esempi di nuova vitalità non ne mancano di cer-to. Passando in rassegna alcuni contributi presen-ti su questo numero, possiamo ben dire che per leValli l’aggregazione da pura “utopia” si è moltovelocemente trasformata in una vera e propria op-portunità di “riscossa”. Ce ne rallegriamo!

Valli allariscossa!Elio Genazzi

Capo Sezionedegli enti locali

©Ti-Press/C.Reguzzi

di ELIO GENAZZI

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3Il Comune

Incontro

La nascita di nuovi

Èsempre importante ricordare – af-ferma Luigi Pedrazzini – che la poli-tica delle aggregazioni non è fine asé stessa; ha lo scopodi dare alle co-

munità locali più forza, più capacità proget-tuale, più risorse. L’organizzazione comuna-le che stiamo trasformando (in pochi annisiamoscesi daoltre240comuni a190epre-sto potrebbero essere 150) da tempo nonavevapiù la capacitàdi affrontareconeffica-cia e coerenza i problemi del territorio e del-lo sviluppo economico locale, di mettere apunto servizi di qualità a costi economici. Inuovi comuni che abbiamo creato - prose-gue il consigliere di stato - si stanno muo-vendo con maggiore dinamismo, ricreanoaspettativeesperanze in regionidel cantonedove da troppo tempo si era fermi al palo.

Certo l’aggregazione da sola non ba-sta!Il problema della mancanza di risorse nelleregioni periferiche non si risolve con l’ag-gregazione dei comuni. Occorre stimolare

iniziative di sviluppo economico, progetti,scelte che danno qualità di vita a chi scegliedi risiederenelleperiferie.Vi è altrimenti il ri-schio che fra qualche anno ci si ritrovi ai pie-di della scala. La nascita dei nuovi comuni èperò unapremessa fondamentale, è la con-dizione per far ripartire le periferie coinvol-gendo le popolazioni interessate.

Qualcuno sostiene che questa stradatoglie democrazia, autonomia...Io non lo penso. Sono anzi convinto delcontrario. In questo Ticino, che è profonda-mente cambiato negli ultimi decenni, la de-mocrazia comunale esiste soltanto se il co-mune ha una dimensione che consente diabbracciare coerentemente i problemi chesono propri della medesima comunità. Al-trimenti vi èun frazionamentodelle respon-sabilità, un esercizio parziale e inefficacedella democrazia. Non a caso, del resto, so-nonate formedi collaborazione intercomu-nale come i consorzi, che dal profilo demo-cratico sono talvolta problematici. Il consor-

ziamentopuòessere l’eccezione; se diventala regola, allora è molto meglio l’aggrega-zione!

Il problema delle aggregazioni nonconcerne soltanto le valli e le periferie.Giusto!Nelle valli e nelle periferie ègeneral-mente più facile giustificare le aggregazioniperchè è più evidente la debolezza dei co-muni. E` pertanto più facile far passare ilconcetto che “l’unione fa la forza”. La que-stione tocca però anche gli agglomerati ur-bani che faticano a sviluppare una loro stra-tegia unitaria perchè il loro territorio è fra-zionato in numerosi comuni.Nelle areeurbane l'aggregazionenonèunanecessità immediata, perchè i comuni sonospesso ancora in grado di svolgere i loro

Luigi Pedrazzini,direttoredel Dipartimentodelle istituzioni

©Ti-Press/C.Reguzzi

per far ripartire le periferiecomuni

Più forza, più capacità progettuale, più risorse alle comunità locali

“I nuovi comuniricreano aspettativee speranze in regionidel cantone doveda troppo temposi era fermi al palo

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Incontro

Il Comune

compiti principali. E’ però un’opportunitàper dare più forza, più dinamismoai poli ur-bani e per superare le sterili conflittualitàche tavolta si manifestano – con conse-guenze negative importanti sulla gestionedel territorio e sullo sviluppo economico –all'interno di unamedesima regione.Per me è evidente che gli sforzi onerosi chestiamo facendo in Ticino per riorganizzare icomuni nelle valli e nelle periferie arrischia-no di diventare inutili se non saremo in gra-do di dare nuove “forme di governo“ an-che alle regioni urbane.

L’aggregazione è perciò necessaria an-che negli agglomerati urbani?È comunque necessario pensare a modellidi gestione di questi territori, che permetta-no di affrontare con una prospettiva regio-nale i temi dello sviluppo sostenibile, assicu-rando un adeguato coinvolgimento demo-cratico dei cittadini.

Certo è che il processo delle aggrega-zioni devea suavolta essere impostatodemocraticamente.Non è per questo possibile definire con pre-cisione quali caratteristiche deve avere il co-mune ticinese del terzo millennio: quantoterritorio, quanta popolazione, ecc.? La di-mensione, sia territoriale che demografica,può dipendere molto dalla “vocazione” diuna comunità locale e dalla sua posizionegeografica. Sicuramente non vi è futuro percomuni con meno di 1000/ 1500 abitanti;nelle periferie la dimensione ideale sembrasituarsi fra i 2000e i 4000abitanti.Nei com-prensori urbani abbiamo bisogno di cittàforti e “trainanti” che nondevononecessa-riamente coprire tutto l’agglomerato, mache devono essere circondate da comuniforti e progettuali.

Qualcuno sostiene che il Cantone simuove senza un progetto chiaro, chedistribuisce risorse secondo l’illogicadell’”innaffiatoio”.Abbiamo scelto di promuovere le aggrega-zioni “dal basso” e abbiamo preso in contochequalcheprogettopotevanonconvince-re pienamente e apparire non sufficiente-mente coerente. Se valuto quanto accadu-to in questi anni credoperò che alla fine il ri-sultato sia abbastanza straordinario e potràulteriormente migliorare. Soprattutto inquesti ultimi mesi stanno maturando pro-getti che considero molto importanti perl’impatto che potranno avere sullo sviluppodelle regioni del Cantone.I due progetti del Mendrisiotto, per esem-

pio, o quello dell’Alta Valle del Vedeggio(comune denominato Monteceneri) o an-cora quello del Gambarogno. Sempre piùpersone sembrano capire che attraverso leaggregazioni il Cantone mira a rilanciare ilpeso delle comunità locali e a sviluppare lepremessemigliori per attuare la nuova poli-tica regionale.

Ma la politica delle aggregazioni è co-ordinata con la nuova politica regiona-le?Penso proprio che la riforma del comunecome la stiamo realizzando in Ticino (e nonsoltanto per il tramite delle aggregazioni) èuna premessa fondamentale per attuare lanuova politica regionale secondo le inten-zioni espresse dalla Confederazione. I nuo-vi comuni saranno infatti meglio in grado didialogare con il Cantone, con le futureagenzie di sviluppo, con i promotori di pro-getti di sviluppo economico. Talune infra-strutturenecessarieper fardecollare tutte leregioni del Cantone appaiono realizzabili intempi ragionevoli soltanto se supportate dacomunità locali unite e capaci di perseguirechiare priorità.

E poi c’è il territorio, il nostro bene piùprezioso.Non lo abbiamo sempre gestito corretta-mente e razionalmente anche perché i pia-ni regolatori comunali rispecchiavano i li-miti della dimensione dei comuni che lihanno concepiti. L’intervento cantonale,inevitabile, è stato spesso risentito come in-vasivo, limitativo dell’autonomia delle co-munità locali. Io penso che grazie alle ag-gregazioni si potranno restituire compe-tenze ai comuni congaranzia di uno svilup-po più attento ai pregi del nostro territorio.

Nuovi comuni per il Ticino e le sue re-gioni, ma anche nuova mentalità neldialogo fra città e periferie, nella con-sapevolezza che hanno ruoli comple-mentari ugualmente importanti per losviluppo globale del nostro cantone.Mi piace la metafora della rete elettrica perimmaginare la futura collaborazione fra icomuni ticinesi. Chi ha un minimo di co-gnizione sa che in un sistema elettrico in-terconnesso un problema che si verifica inun determinato punto della rete può com-promettere la distribuzione di elettricità intutta la rete.Così dobbiamovedere il Ticinodel presente e del futuro: interconnessoper cercare di rafforzare, a beneficio di tut-to il Cantone, i punti deboli della rete re-gionale e comunale.

“Sicuramentenon vi è futuroper comunicon meno di1000/1500 abitanti;nelle periferie ladimensione idealesembra situarsifra i 2000 e i4000 abitanti

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5Il Comune

L’opinione

Negli anni ’80, Angelo Rossi ave-va pubblicato uno studio sullaregione funzionale urbana diLugano introducendo il concet-

to di zone policentriche e cioè l’agglome-rato formato da un centro, da una coro-na, da una zona periferica e dalla fasciapiù esterna di montagna.Oggi questo concetto, a livello ticinesema non solo, può essere sostituito dalconcetto di città diffusa con agglomeratiurbani e zone periferiche nell’ambito diuna gerarchia funzionale dei poli urbanistabilita nel Piano Direttore Cantonalenel contesto della “Città Ticino”.Sarebbe interessante approfondire le rela-zioni e le dinamiche territoriali molto diver-se tra una zona periferica del Luganese (adesempio il Malcantone) rispetto a regioniperiferiche come la Leventina. Purtroppo lospazio disponibile non lo permette.

Una diversa modalitàdi gestione del territorioAccanto agli obiettivi specifici riconosciutidi un’aggregazione nelle zone periferiche(maggior autonomia gestionale, più risorseumane da impiegare nel territorio, minoridiseconomie di scala ed aspetti finanziari)si può accennare al nuovo quadro operati-vo di scala regionale che l’aggregazionepermette.Per non citare che un esempio si può ac-cennare al caso della gestione comune del-le risorse territoriali per la realizzazione diuna sola zona produttiva per due comuni(ad esempio quale zona d’estrazione ed at-tività artigianali a Someo) dove sono coin-volti, oltre che i comuni di Cevio e Maggiaanche i rispettivi Patriziati.Si stanno completando gli studi per il con-solidamento di una variante di piano rego-latore (PR) che assume un’importanza stra-tegica a livello di Media Vallemaggia.Tra l’altro a questo esempio è stato asse-gnato il premio ASPAN nel 2006.Senza un’aggregazione dei comuni chehanno dato vita ai nuovi comuni di Cevio

e di Maggia una simile gestione del terri-torio sarebbe certamente più difficile, senon impossibile.

Le componenti finanziariedopo l’aggregazioneÈ noto che, nei processi d’aggregazione,lo Stato investe parecchi soldi al momen-to della fusione per risanare le casse deicomuni fusionati.Un aspetto, a mio avviso finora trascura-to, è quello di assicurare delle risorse fi-nanziarie per il futuro dopo l’aggregazio-ne. Penso qui in particolare al ruolo eall’importanza che i comuni perifericisvolgono dal punto di vista della tutela delterritorio da eventi dannosi che si riper-cuotono a valle (e nelle zone urbane inparticolare) come gli interventi di preven-zione contro frane, valanghe, alluviona-menti, ecc.D’altra parte è opportuno accennare an-che al ruolo particolare che questi comuniperiferici svolgono dal punto di vista “cul-turale”, cioè la tutela del patrimonio stori-co ed architettonico del territorio interes-sato.Pensiamo ad esempio alla Valle Bavona, al-la Valle Malvaglia, alla Valle Pontirone, maa molte altre situazioni simili. Se è vero cheil finanziamento delle misure di premuni-

zione contro i pericoli naturali è assicuratotramite sussidi cantonali e federali è altret-tanto vero che, in molti casi, le quote re-stanti a carico dei comuni interessati (de-dotti i sussidi) sono molto rilevanti e spessosuperano le capacità operative vere e pro-prie dei comuni (anche fusionati).

Indice di responsabilitàterritorialePer questi motivi, a livello cantonale do-vrebbe, a mio avviso, essere introdotto unnuovo parametro di perequazione finan-ziaria nel senso che i flussi finanziari Can-tone-Comune considerino adeguatamen-te la funzione ed il ruolo dei comuni peri-ferici sia nell’ambito degli interventi diprevenzione contro i pericoli naturali, sianel campo più specifico di gestione del re-stauro e nella conservazione del patrimo-nio storico-architettonico.Ritengo infatti che il finanziamento previ-sto per queste componenti possa trovareriscontro a livello comunale, in comunitàresponsabili ed attribuire pertanto l’uso didette risorse finanziarie alla gestione loca-le (in specie per la conservazione del pa-trimonio culturale).Questo parametro di gestione dei flussi fi-nanziari tra Stato e Comune potrebbe es-sere definito come indice di responsabilitàterritoriale: più il territorio è vasto e con leproblematiche sopraccitate e maggioredevono essere le partecipazioni finanzia-rie del Cantone.

Da sudditi a cittadiniUna questione importante, che dovràcambiare progressivamente nel tempo, èquella di un diverso atteggiamento daparte degli organi amministrativi canto-nali verso le zone periferiche, che tropposovente si configura in un rapporto consudditi più che con cittadini.Con la nuova dimensione politico-ammi-nistrativa anche la popolazione delle zoneperiferiche può rivendicare un maggiorediritto di cittadinanza.

*Ingegnere urbanista

Il significato dell’aggregazione per le zone periferiche

una città

Piero Borella,ingegnere urbanista

Verso

©Ti-Press/G.Putzu

diffusadi PIERINO BORELLA*

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Tavola rotonda

Il Comune

Le aggregazioni non sono un fine, maun mezzo per riattivare le regioni. Lacreazione di nuovi comuni costituisce

pertanto il presupposto necessario per in-coraggiare progettualità spesso assopite. Ilsostegno del Cantone non si ferma quindicon la nascita di nuove amministrazioni re-gionali e con l’aiuto economico necessarioper risanare situazioni finanziarie precarie.No, la collaborazione vuole proseguire an-che dopo l’aggregazione per aiutare a rea-lizzare nuovi progetti, nati sullo slanciodell’entusiasmo di una nuova realtà, o am-biziosi programmi che si erano arenati nel-le situazioni precedenti per mancanza dimezzi finanziari. Per poter essere più effi-caci in questo ruolo di appoggio i tre di-partimenti delle istituzioni, del territorio edelle finanze e dell’economia hanno crea-to una commissione composta da tre altifunzionari: Elio Genazzi, capo Sezione de-gli enti locali, Moreno Celio, capo Sezionedello sviluppo territoriale e Arnoldo Codu-ri, direttore Divisione dell’economia. Sitratta di un’interessante iniziativa pilota vo-luta per coordinare le attività tra i diversi di-partimenti. Per conoscerne gli intenti e ilmodo di operare la redazione de “il Comu-ne” ha organizzato una tavola rotonda.GENAZZI – Dovrebbe essere un fattoscontato che ci sia collaborazione tra i di-partimenti. Diciamo che il nostro intento èquello di intensificarla e la politica delleaggregazioni ha dato lo spunto per cerca-re di migliorare questa collaborazione. Ag-gregare non basta, bisogna andare oltre epreoccuparsi del promovimento socioeco-nomico delle regioni e della salvaguardiadel territorio. Per il momento il progettoprevede una collaborazione soprattuttotra i dipartimenti delle istituzioni, del terri-

torio e delle finanze e dell’economia, main futuro potrà e dovrà coinvolgere anchegli altri, perché diventerà sempre più im-portante promuovere questa mentalità dilavorare assieme.CELIO – Uscire dalle visioni dipartimentalio settoriali è una necessità. Non solo peruna questione amministrativa, per evitarecioè che la mano destra non sappia quelloche fa la mano sinistra, ma per promuove-re un’autentica politica di governo e di svi-luppo delle regioni. Si tratta insomma dicoordinare le nostre attività per dare unaiuto concreto alle progettualità regionali,nel pieno rispetto e senza voler toglierenulla all’autonomia comunale.CODURI – Questa collaborazione è natadall’esigenza dei funzionari di dare rispo-ste coordinate a problemi concreti. Adesempio un imprenditore che desidera ini-ziare una nuova attività in Ticino può rivol-gersi allo sportello unico della promozioneeconomica, ma a volte abbiamo difficoltàa rispondere a tutte le esigenze. Questocoordinamento è diventato pertanto unanecessità, riconosciuta anche dal Consigliodi Stato.CELIO – La nostra attività volta a discipli-nare lo sviluppo territoriale è spesso og-getto di critica. Il Piano direttore e le visio-ni strategiche che ne derivano sono certa-mente importanti, ma noi ci rendiamo per-fettamente conto che devono essereinterpretati e adattati alle singole situazio-ni. Il nostro intervento non deve essere vi-

sto come un’operazione di esclusiva vigi-lanza. Noi desideriamo collaborare per tra-durre in pratica progetti basati su visioni eidee validi. E questo risulta molto più faci-le se veniamo coinvolti sin dall’inizio pertrovare soluzioni nel rispetto delle leggi vi-genti. Anche noi ci troviamo a disagioquando dobbiamo intervenire su progettigià avanzati che non tengono conto inmodo sufficiente di determinate norme.Lavorando assieme possiamo risolverequeste questioni in anticipo, evitando cosìmalintesi, inutili arrabbiature e perdite ditempo.GENAZZI – Il cittadino, anche comprensi-bilmente, fatica a capire le difficoltà in cuici dibattiamo noi funzionari, che da unaparte dobbiamo garantire il rispetto delleleggi e dall’altra dobbiamo aiutare a por-tare avanti i progetti seri e innovativi. D’al-tronde le situazioni diventano sempre piùcomplesse ed esigono sempre maggioriconoscenze specialistiche. È proprio perovviare a queste difficoltà che è nato il no-stro gruppo di lavoro, perché riteniamoche sia un obbligo dello Stato di presen-tarsi anche come consulente e come ac-compagnatore di progetti realizzati nell’in-teresse collettivo.REDAZIONE – Voi state lavorando su al-cuni progetti specifici. Come avviene inpratica questa collaborazione? Prendiamocome esempio il progetto “DestinazioneBlenio 2009”, pur sapendo che situazionied esigenze analoghe si trovano anche in

Da sinistra:Giò Rezzonico,Moreno Celio,Elio Genazzi,Arnoldo Coduri

Per superareburocrazia

Ènata una commissione interdipartimentale

©Ti-Press/S.G

olay

laTre dipartimenti ad un tavolo

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7Il Comune

Tavola rotonda

Vallemaggia, in Leventina e in altre regio-ni. Prima di tutto vediamo di spiegare ilprogetto e i suoi intenti.CELIO – Si tratta in sostanza di un pro-getto di politica regionale, per stabilirequali sono i possibili modelli di sviluppo alivello infrastrutturale, economico e orga-nizzativo o di altra natura di una regionecome la Valle di Blenio, che incontra evi-denti problemi demografici e di svilupposocioeconomico. Assieme agli attori loca-li, abbiamo dapprima individuato le prin-cipali iniziative da tempo sul tappeto,quali il progetto delle Terme di Acquaros-sa, il Centro di sci nordico di Campra, le

stazioni turistiche di Campo Blenio e delNara, il progetto Parc Adula, così comealtre iniziative regionali e locali quali Ble-nio Rustici o altro ancora. In mancanza dichiare priorità, il rischio di disperdereenergie e forze, con la conseguente diffi-coltà di concretizzare gli stessi progetti,era evidente.CODURI – Abbiamo cercato di approfitta-re delle aggregazioni per analizzare questiprogetti e stabilire delle priorità, nell’inten-to di dare un contributo effettivo e trasfor-mare buone idee in realizzazioni concrete.REDAZIONE – E quali priorità sono scatu-rite dalla vostra analisi?CODURI – Abbiamo preso in considera-zione i due progetti faro, che avrebberofunto da traino per tutti gli altri: le Termedi Acquarossa e il Centro nordico di Cam-pra.REDAZIONE – Dato che il progetto delleTerme è fermo per ragioni giuridiche, par-liamo dello sviluppo del Centro nordico diCampra.CELIO – Innanzitutto è necessario sotto-lineare il ruolo pionieristico svolto dalloSci Club Simano, che ha saputo creare uncentro nordico di importanza addiritturainternazionale partendo dal nulla. Il pro-getto prevede un potenziamento del cen-tro attuale e quindi una ristrutturazionecomplessiva e di qualità, sia per quantoriguarda la stagione invernale, sia perquella estiva, quindi: attrezzature ricetti-ve correttamente inserite nel paesaggio,

“Il cittadino, anchecomprensibilmente,fatica a capirele difficoltà in cuici dibattiamonoi funzionari, cheda una parte dobbiamogarantire il rispettodelle leggi e dall’altradobbiamo aiutarea portare avantii progettiseri e innovativi

Dall’alto;Moreno Celio, capo Sezionedello sviluppo territoriale

Elio Genazzi,capo Sezione degli enti locali

Arnoldo Coduri,direttore Divisione dell'economia

piste e innevamento. Quando il progettosarà realizzato si tratterà di gestirlo inun’ottica regionale.GENAZZI – Certamente. Se non ci fosse-ro basi concrete non si potrebbe compie-re oggi questo salto di qualità, che si ren-de necessario per mantenere il Centro diCampra competitivo anche in futuro. DaBellinzona si contribuisce quindi a svilup-pare ciò che già esiste per dare un ulte-riore contributo professionale a questoimportante Centro. La professionalitàcomporta naturalmente investimenti ele-vati nell’ottica di una politica regionale,in ogni caso favorita dalle aggregazioniavvenute nella Valle di Blenio.REDAZIONE – Quali saranno i tempi direalizzazione di questo progetto?GENAZZI - Nel giro di alcuni mesi pensia-mo di giungere con un messaggio davan-ti al Gran Consiglio per poi procedere al-la ristrutturazione complessiva negli anni2009/2010.CODURI – Il nostro compito è quindi statodapprima quello di facilitare e accompa-gnare il progetto. Adesso ci stiamo occu-pando dell’avanzamento per arrivare allasua realizzazione. Una risorsa importantesarà però la capacità progettuale presentein valle, che è certamente stata favoritadalle aggregazioni. Da questa capacità di-penderà la valenza sovraregionale del pro-getto, necessaria per renderlo economica-mente sostenibile a lungo termine.GENAZZI – Sarà fondamentale elaborareanche una strategia di marketing perquesto come per tutti gli altri progetti chenasceranno. Un problema di cui ci si èpreoccupati troppo poco in passato.REDAZIONE – Per fare tutto questo civorranno persone competenti. Non saràsempre facile trovarle.CELIO – Certo. Anche in questo caso bi-sognerà creare un “project manager”,una figura professionale relativamentenuova, che sappia gestire il progetto. Nonsi tratta di uno specialista settoriale, mapiuttosto di qualcuno che conosca le re-gole del gioco e sappia anticipare i pro-blemi per ben coordinare operazioni soli-tamente complesse come quelle di cuistiamo parlando. Si tratta insomma di tro-vare persone capaci, in grado di risolvere iproblemi mediando tra tutti gli interessi ingioco e tenendo conto di una realtà giuri-dica e amministrativa sicuramente com-plessa. Trovare figure del genere diventaun’urgenza per evitare che progetti validifiniscano per non essere realizzati, rima-nendo splendide idee sulla carta.

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Dall’alto;Moreno Celio, capo Sezionedello sviluppo territoriale

Elio Genazzi,capo Sezione degli enti locali

Arnoldo Coduri,direttore Divisione dell'economia

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“Il cittadino, anchecomprensibilmente,fatica a capirele difficoltà in cuici dibattiamonoi funzionari, cheda una parte dobbiamogarantire il rispettodelle leggi e dall’altradobbiamo aiutarea portare avantii progettiseri e innovativi

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Dal2004 a oggi, quindi nel giro di so-li tre anni, i comuni della Vallemag-gia si sono ridotti da 22 agli attuali8, se si considera già acquisita l’ag-

gregazione tra Avegno e Gordevio accettatain votazione lo scorso 29 aprile. La decisionedefinitiva è ora al vaglio del Gran consiglio.L’obiettivo cantonale è di giungere a quattro:Maggia, Lavizzara, Cevio e Avegno-Gordevio.Per arrivarci bisognerà aggregare i quattro co-muni della Rovana a Cevio. Prima di vederecome potrà avvenire questa delicata opera-zione, soffermiamoci però su come si è giuntialla situazione attuale.Le prime aggregazioni si sono verificate nel2004. Aurigeno, Coglio, Giumaglio, Lodano,Maggia, Moghegno e Someo sono confluitinel nuovo comune di Maggia. Brontallo, Bro-glio, Menzonio, Prato Sornico, Peccia e Fusiohanno costituito il nuovo comune denomina-to Lavizzara. È invece del 2006 la controversacreazione del nuovo comune di Cevio, fruttodell’unione di Cevio, Cavergno e Bignasco.Come si ricorderà quest’ultimo comune è sta-to aggregato in modo coatto per decisionedel Gran consiglio del 25 gennaio 2005.Secondo i progetti cantonali il prossimo passosarà l’aggregazione dei comuni della valle Ro-vana (Bosco Gurin, Campo Vallemaggia, Ce-rentino e Linescio) a Cevio. Non bisognerà pe-rò avere fretta. Prima di tutto perché è neces-sario concedere al nuovo comune di Cevio iltempo per consolidarsi. Nel frattempo si po-trà aiutare la Rovana a migliorare le propriecondizioni socio-economiche, incoraggiandole associazioni che operano in valle a incre-mentare le loro attività.Di particolare rilievo è il caso di Bosco Gurin,sia per la presenza delle importanti infrastrut-ture turistiche, da valorizzare con adeguatemisure di marketing, sia per la sua cultura estoria legata alla civiltà Walser. Questa carat-teristica, non è necessariamente legata all’at-tuale comune politico, ma potrà essere valo-rizzata anche dal nuovo comune di Cevio edall’apporto fondamentale di associazioninon politiche.Tutta la valle Rovana, e in parte anche Cevio,dovrebbe comunque poter beneficiare delle

potenzialità turistiche di Bosco Gurin. Per leaziende agricole presenti sul territorio l’attivi-tà turistica è fondamentale, così come per irustici da affittare, che potrebbero essere va-lorizzati migliorandone l’offerta sul mercato.A Cerentino c’erano due alberghi, che po-trebbero magari rinascere grazie al rilancio diBosco. Campo Vallemaggia, oltre a un pae-saggio incontaminato, offre importanti testi-monianze del passato con le sue chiese affre-scate da pittori della levatura del Borgnis e isuoi palazzi costruiti dalle famiglie Pedrazziniai tempi in cui svolgevano importanti attivitàmercantili in tutta Europa. La delicata situa-zione demografica di questo comune potreb-be essere migliorata dall’offerta turistica, as-solutamente complementare all’attività agri-cola. A Linescio andrebbe invece valorizzato ilrisanamento di centinaia di metri di muri a

secco, straordinaria opera architettonicaagreste realizzata per ricavare spazi vitali perla coltivazione (terrazzamenti).Il nuovo comune di Cevio, grazie ai preziosiapporti di Rovana e Bavona, potrebbe dun-que diventare turisticamente molto attrattivo.Si potrà pensare in tempi brevi a un comuneunico della Vallemaggia, come avevano pa-ventato alcuni sindaci una decina di anni fa? Ilprogetto era stato bocciato con 11 voti con-tro 9 (2 comuni erano assenti). Era sostenutosoprattutto dai piccoli comuni dell’alta valle,timorosi di rimanere isolati dalle aggregazionifra quelli della bassa valle.Di questo progetto per il momento non si èpiù sentito parlare e il Cantone lo giudicaprematuro. In ogni caso, se tornerà d’attuali-tà, sarà solo per iniziativa dei nuovi comunidella valle.

9Il Comune

Vallemaggia

1 Lavizzara2 Cevio3 Bosco Gurin4 CampoVallemaggia

5 Cerentino6 Linescio7 Maggia8 Avegno-Gordevio

In tre anni da 22 a 8 comuniVALLEMAGGIA

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Vallemaggia

Il Comune

quello di creare nuovi posti di lavoro.REDAZIONE – Con quali criteri valuterà idossier giunti sul tavolo del sindaco?GIULIANI – Sarà importante capire qualeindotto possono creare non solo a breve,ma anche a medio e lungo termine e sta-bilire quali di questi progetti avranno lapotenzialità di autofinanziarsi dopo unaiuto economico iniziale.

Sarà dunque questo il criterio principale diselezione dei progetti da parte dell’esper-to. Toccherà poi ai politici la valutazionefinale, facilitati dal supporto di un lavoroscientifico. Più sarà esauriente questo la-voro, più sarà possibile accedere ad aiutifinanziari federali e cantonali. Sia Berna,sia Bellinzona concederanno infatti in fu-turo sussidi solo a iniziative di valenza re-gionale. La Lavizzara sembra aver scelto lastrada giusta per ottenerli.

ternazionale di scultura a Peccia ed il pro-getto di sviluppo agrituristico a Brontallo.REDAZIONE – Oltre a rilanciare questeiniziative già in corso, l’aggregazione haincoraggiato la creazione di una ventina dinuovi progetti. Come intendete gestirli?ROTANZI – Ci siamo rivolti ad un esperto egli abbiamo chiesto di analizzare e di valu-tare i progetti nell’ottica di un piano di svi-luppo razionale della valle.REDAZIONE – In vista di quale obiettivo?ROTANZI – Creare posti di lavoro e attivi-tà socioeconomiche per rendere la valleattrattiva ed evitare che i giovani se ne va-dano.REDAZIONE – Si tratta di una sfida sti-molante per un esperto.GIULIANI – Sono contento che in questavalle sussistano tutte le premesse per unrilancio agricolo, turistico ed economico. Ilpresupposto principale sarà comunque

Uno degli obiettivi principali delleaggregazioni è certamente quellodi rivitalizzare regioni che avevano

perso progettualità per mancanza di mez-zi finanziari e avevano finito per dedicarsiesclusivamente al disbrigo, sempre piùcomplesso, delle pratiche comuni. La La-vizzara è certamente un felice esempio diquesto rilancio di fiducia verso il futuro.Dopo la nascita nel 2004 del nuovo co-mune di Lavizzara (frutto dell’aggregazio-ne di Brontallo, Broglio, Menzonio, PratoSornico, Peccia e Fusio), nell’Alta Valle-maggia si è assistito a un fermento di pro-poste nuove e a un maggiore entusiasmoper quelle in corso. Sul tavolo del Munici-pio sono arrivati nel giro di alcuni mesi idossier di venticinque progetti di associa-zioni, fondazioni ed enti pubblici. Un fer-vore certamente positivo ma inaspettato,che ha indotto il nuovo comune a rivol-gersi a un esperto per mettere ordine tra iprogetti, valutarli e stabilirne le priorità.Ne nascerà un rapporto, che verrà conse-gnato entro la fine dell’anno, e che per-metterà agli amministratori del nuovo co-mune di operare scelte ragionate. Graziea questo modo di procedere professionalesarà più facile ottenere i sussidi dalla Con-federazione e dal Cantone per finanziareiniziative che permetteranno di rivitalizza-re la valle.Per saperne di più su questo progetto ab-biamo incontrato il sindaco di Lavizzara,Michele Rotanzi e il consulente del comuneGianluca Giuliani, contitolare di uno studiospecializzato in economia agraria.REDAZIONE – Dunque, signor sindaco,siete rimasti sorpresi dalla propositivitàdella Lavizzara?ROTANZI – La creazione del nuovo comu-ne ha effettivamente dato un nuovo im-pulso.REDAZIONE – Diversi progetti erano pe-rò in cantiere già da tempo.ROTANZI – Il nuovo comune aveva previ-sto a Prato Sornico l’apertura di un centroscolastico e di un palazzo amministrativonuovi.REDAZIONE – Anche altri importanti pro-getti erano però già in cantiere.ROTANZI – Sì, la copertura della pista dighiaccio a Prato Sornico, il nuovo centro in-

La

Brontallo

©Ti-Press/E.Riva

Gianluca Giulianiconsulentedel nuovo comune

Michele Rotanzisindacodi Lavizzara

©Ti-Press/C.Reguzzi

©Ti-Press/C.Reguzzi

A colloquio con il sindaco Rotanzi e il consulente del comune Giuliani

Lavizzara rinascecon l’aggregazione

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11Il Comune

Vallemaggia

loro coordinamento e sul marketing. È que-sto che è mancato negli ultimi anni e perquesto, rispondendo a una vostra precisa ri-chiesta, stiamo cercando un cosiddetto “re-sort manager”, cioè un promotore, un coor-dinatore, che sia in grado di valorizzare le ri-sorse esistenti a Bosco Gurin e in tutta la Ro-vana.REDAZIONE – Come giudica questa pro-posta il sindaco di Campo?BROGLIO – Bene. A condizione che questapersona non produca carta, ma realizzi coseconcrete. Il mio comune ha tutto da guada-gnare da un ulteriore sviluppo di Bosco, an-che se prima di tutto a tornare in valle do-vrebbe essere la scuola.REDAZIONE – La posizione di Cevio qual èsignor sindaco?MARTINI – Non ci permetteremmo mai didire ai cittadini della Rovana quello che de-vono fare. Per il momento da parte nostra èin ogni caso prematuro parlare di aggrega-zione con la comunità della Rovana, perchéin primo luogo dobbiamo preoccuparci di farfunzionare bene il nostro comune. Come èavvenuto finora continueremo a mettere adisposizione della Rovana tutti i servizi ne-cessari: la scuola, i pompieri, eccetera. Se infuturo, nell’interesse regionale, si dovrà af-frontare il discorso aggregativo non saremocertamente noi a tirarci indietro, perché sia-mo convinti che sono necessarie entità co-munali sempre più forti per difendere gli in-teressi della valle.

REDAZIONE – Sebbene siate a soli 15 chi-lometri di distanza?BROGLIO – Certo. Noi siamo contadini dimontagna. Quando i nostri figli vanno ascuola a Cevio gli dicono che puzzano distalla. E poi in valle noi abbiamo creato duecentraline elettriche, che una volta ammor-tizzati i costi, tra cinque o sei anni, renderan-no a sufficienza per rendere i nostri comunieconomicamente autosufficienti.MARTINI – Per venire incontro a queste po-sizioni non è ipotizzabile creare per la Rovanaun comune montano con statuto speciale?GENAZZI –No, perché è previsto che per co-munità sotto i 2000 abitanti non vi sono or-mai più i presupposti per un sufficiente ri-cambio democratico e funzionale.REDAZIONE – Qual è la posizione di Bo-sco Gurin?TOMAMICHEL – Siamo il comune più altodel Ticino, parliamo tedesco, siamo Walser esiamo fieri di esserlo. Stiamo bene anche dasoli. Concordo con Broglio: la nostra è unarealtà diversa da quella della bassa valle. Ioho famiglia e vivo qui tutto l’anno facendol’agricoltore e il falegname. Chi non abita inquesta realtà di alta montagna vede le cosein modo diverso.REDAZIONE – Ma voi siete un paese turi-stico.TOMAMICHEL – Il turismo non ha finoradato a Bosco quello che ci si aspettava.GENAZZI – Il vostro comune ha però ottimeinfrastrutture. Adesso si tratta di investire sul

La situazione della Valle Rovana preoccu-pa la Sezione enti locali non certo perchéElio Genazzi, il suo direttore, è valmag-

gese, ma in quanto è una delle più critichedel Ticino. Nei progetti del Cantone i suoiquattro comuni (Bosco Gurin, Campo Valle-maggia, Cerentino e Linescio) dovrebberoaggregarsi con Cevio. Per tracciare gli scenaripossibili è stato avviato un prestudio, che pe-rò non porterà a una votazione consultiva. Lealternative non sembrano comunque davve-ro essere molte. Per discutere dei problemi diquesta piccola ma incantevole valle che saleda Cevio, nota in tutto il cantone per la sta-zione sciistica di Bosco Gurin, la redazione de“il Comune” ha organizzato un incontro aBosco con il sindaco del paese Alberto Toma-michel, i suoi colleghi di Campo VallemaggiaMarco Broglio e di Cevio Alfredo Martini e ildirettore della Sezione enti locali Elio Genaz-zi. Il clima si è subito riscaldato quando Mar-co Broglio ci ha rimproverati di non aver invi-tato tutti i sindaci della valle, ma solo alcuni.Gli abbiamo spiegato che lo abbiamo fattosolo per ragioni giornalistiche, per non averetroppi interlocutori al tavolo, e non certo permancanza di rispetto. Ha accettato la spiega-zione, ma non di farsi fotografare. Per questonon appare la sua foto nella pagina. MarcoBroglio ha chiesto per primo la parola.BROGLIO – Il mio comune si compone diquattro gatti che si battono per mantenerevivi i valori della civiltà contadina e si preoccu-pano di preservare il territorio di Campo. Nonabbiamo bisogno di nessuna aggregazione.Stiamo bene da soli. E in ogni caso siamo as-solutamente contrari ad aggregarci con Ce-vio, perché la nostra è una realtà particolarecon una sensibilità completamente diversadalla loro.

Gli impiantidi risalitadi Bosco Gurin

©Ti-Press/S.G

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Alfredo Martini,sindaco di Cevio

Alberto Tomamichel,sindacodi Bosco Gurin

©Ti-Press/S.G

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©Ti-Press/S.G

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Il casoTavola rotonda con i sindaci di Cevio, Bosco Gurin e Campo Vallemaggia

RovanapreoccupaBellinzona

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13Il Comune 13

Centovalli

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1 Intragna2 Borgnone3 Palagnedra

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DDai lontani tempi in cui si riuniro-no i comuni di Rasa e Palagne-dra, nelle Centovalli il discorsoaggregativo non ha più fatto

breccia. Se Intragna presenta una situazio-ne finanziaria discreta, ma ciò nonostantecon alcune difficoltà, le cose vanno decisa-mente peggio per Borgnone e soprattuttoPalagnedra. Per poter guardare al futurocon un atteggiamento propositivo è per-tanto necessario pensare a un’aggrega-zione. A questo scopo è stata costituitauna commissione di lavoro composta damunicipali dei tre comuni. Se i tre sindaciraggiungeranno un accordo di massimada sottoporre in consultazione ai cittadinientro novembre 2007, il Cantone conce-derà al nuovo comune un anno di proro-ga, rispetto alla data dell’aprile 2008, perle elezioni comunali.Quello di unirsi in un comune unico pertutta la valle viene però considerato damolti solo come un primo passo versoun’aggregazione più ampia con i comunidelle Terre di Pedemonte (Tegna, Verscio,Cavigliano) o addirittura con Losone. Pas-si in queste direzioni sono già stati com-piuti dal sindaco di Intragna Giorgio Pel-landa. I comuni delle Tre Terre intendonoperò prima di tutto concentrarsi su un’ag-gregazione tra di loro, mentre Losone stainnanzitutto collaborando a un’aggrega-zione con i comuni dell’agglomerato lo-carnese. Nessuno dei due interlocutoriesclude però di aderire alle “avances” delcomune di Intragna.Ma quali saranno i tempi dell’aggregazio-ne a Intragna? Lo abbiamo chiesto al sin-daco Giorgio Pellanda, che abbiamo in-contrato nel suo ufficio.”L’impegno preso con il Dipartimento del-le Istituzioni da parte di Borgnone, Pala-gnedra e Intragna è di terminare lo studioaggregativo entro fine settembre, inizio ot-tobre 2007. Questo permetterà al governodi fissare la data per la votazione consulti-va prima delle elezioni di aprile 2008. Con

questo esercizio, indipendentemente dal-l’esito della votazione consultiva, che speropositivo, le prossime elezioni comunali po-tranno slittare all’aprile 2009. Aggregarsinel 2012 sarebbe troppo tardi perché leodierne forti motivazioni potrebbero tra-mutarsi in rassegnazione”.

È realistico in tempi medio-brevi porta-re avanti un discorso aggregativo con icomuni delle Terre di Pedemonte?”Se fosse dipeso da me lo studio per unprogetto di aggregazione forte compren-derebbe i 6 comuni del Circolo della Me-lezza: dunque anche Cavigliano, Verscioe Tegna. Vedo molto male l’aggregazionedei soli tre comuni delle Terre di Pede-monte, perché si creerebbe un’isola trop-po omogenea, dunque non dinamica:una sorta di enclave che potrebbe accon-tentarsi di un’aggregazione amministrati-va. Per contro la formazione di un Comu-ne con l’intero Circolo, di oltre 4 milaabitanti, porterebbe ad una realtà decisa-mente eterogenea, vivace ed intrapren-dente, con un territorio pianeggiante le-gato ad uno più montano, diverso ecomplementare, ricco di offerte abitativee turistiche. A livello politico si potrebbeagire con invidiabile autonomia e mag-gior forza contrattuale. Questo ci per-

metterebbe di intensificare i servizi (vediCasa Anziani San Donato) ad esempio ri-vendicando una sede scolastica di scuolamedia”.

Lei ha pensato a un’eventuale aggre-gazione anche con Losone. Non credeche questo comune appartenga innan-zitutto all’agglomerato locarnese?”Sono dispiaciuto che Losone non sia at-tratto dall’enorme ricchezza territorialedi Intragna e delle Centovalli. Consideroquesta indifferenza nei nostri confrontifrutto di miopia politica. Peccato, anchese posso capire la posizione del comunedi Losone ricco economicamente e po-tente politicamente, grazie soprattutto alruolo del patriziato”.

È consideratoun primo passoverso un’aggregazionepiù ampiacon i comuni delleTerre di Pedemonteo addiritturacon Losone

l’unione dei 3 comuni

CENTOVALLIVerso

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Obiettivo del Cantone per l’Onserno-ne è arrivare nei tempi brevi al co-mune unico. Il caso di questa valle è

particolare. Da una parte, perché il comuneunico ha profonde radici storiche. In secon-do luogo perché quasi trent’anni fa, quandoancora non si parlava di aggregazioni, unprogetto di fusione venne respinta in vota-zione per un solo voto.Di strada in questa direzione, comunque, nelcorso degli ultimi anni ne è stata fatta. È on-sernonese infatti la prima aggregazione cheha dato l’impulso al rilancio di questo tema alivello cantonale. Sancì la nascita il primogennaio 1995 del comune di Onsernone,frutto della fusione di Russo, Crana e Como-logno. Sei anni più tardi, nell’aprile 2001,venne creato il comune di Isorno, che rag-gruppava le comunità della bassa valle: Au-ressio, Berzona e Loco. Questa aggregazionenon rispondeva però a pieno titolo alla visio-ne cantonale, espressa nel frattempo con lostudio “Il Cantone e i suoi Comuni - L’esi-genza di cambiare” del 1998, per cui nonusufruì degli aiuti necessari per il risanamen-to finanziario del nuovo comune. Al mo-mento attuale in valle ci sono 5 comuni: ol-tre a Onsernone e Isorno, Gresso Vergelettoe Mosogno. Recentemente è giunta alla Se-zione enti locali di Bellinzona la richiesta daparte dei municipi dei 5 comuni di procede-re alla costituzione della Commissione distudio per la creazione del comune unico. Ilavori si protrarranno per circa un anno. Siprocederà poi a una votazione consultiva,

14 Il Comune

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1 Isorno2 Onsernone3 Gresso4 Vergeletto5 Mosogno

Onsernone

Obiettivo del Cantoneè il comune unico

ONSERNONE

Il comune unicoha profonderadici storiche

presumibilmente nel 2008, come prevede lalegge cantonale sulle aggregazioni. L’impe-gno di chi elaborerà lo studio e del Cantonesarà quello di favorire la creazione di unanuova identità, per fare in modo che i citta-dini di tutti i comuni della valle si riconosca-no nella nuova realtà comunale, che sta pernascere. Ammesso che il progetto di parconazionale promosso dalla Regione Locarnesee valli non si areni nelle sabbie della politica,questa importante sfida potrebbe costituireun importante collante per il futuro comuneunico dell’Onsernone. Questo progetto po-trebbe valorizzare infatti le bellezze naturalie paesaggistiche per favorire un rilancio turi-stico della valle.Dicevamo in apertura che il comune unico inOnsernone ha profonde radici storiche. Dallanascita del comune medievale attorno all’an-no 1000 fino alla nascita del Cantone nel1803 la valle fu infatti amministrata da un co-mune unico, la Vicinanza denominata Co-mun Grande. Nel 1803 nacquero i comuni

moderni, che concedevano il diritto di cittadi-nanza non più in base a un diritto di nascita,ma al domicilio. L’eredità dell’antico ComunGrande passò quindi al patriziato generaled’Onsernone, che sussiste tutt’oggi ed è uni-co per tutta la valle, esclusa Auressio, antica-mente legata alle Terre di Pedemonte. AncheComologno ha un patriziato proprio, chepuò però essere considerato una sezione diquello generale. Il patriziato unico onserno-nese è particolarmente importante, perché èproprietario di tutte le terre escluse natural-mente quelle di proprietà privata, comunaleo parrocchiale. Sonnacchioso fino agli anniOttanta, il patriziato è stato rianimato da ungruppo di giovani dopo la sconfitta elettoraledel 1979 per la creazione del comune unicod’Onsernone. Sono dovute al patriziato nu-merose iniziative importanti per la valle comeil Centro sociale di Russo, le capanne alpineArena e Ribia, il restauro conservativo del pa-lazzo Moschini di Russo diventato sede patri-ziale, la costruzione della funivia Zott-alpe Sa-lei e molte altre opere che non citiamo per ra-gioni di spazio. I nuovi progetti della palestra,che si vorrebbe costruire a Russo sotto il Cen-tro sociale, e della nuova sede dei pompieri aIsorno dovrebbero essere realizzati in funzio-ne del comune unico.

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“Ilprogetto di creare un parco nazio-nale nelle valli del Locarnese rap-presenta per l’Onsernone un’op-

portunità che va attentamente esaminata”.Non ha dubbi il professor Vasco Gamboni,coordinatore dello studio di fattibilità per lacreazione del Parco, nonostante l’ordinanzadi applicazione della nuova Legge sulla pro-tezione della natura e del paesaggio (cheprevede appunto l’istituzione dei nuovi par-chi di importanza nazionale) sia stata accol-ta in modo molto critico in Ticino. Il Consi-glio di Stato così come la Regione del Locar-nese e Vallemaggia hanno inviato le loro os-servazioni a Berna e si attende una risposta.Gamboni rimane però fiducioso, perchél’amministrazione federale con la nuova leg-ge non prevede nessuna imposizione allepopolazioni delle regioni interessate. La leg-ge infatti precisa che in ogni caso un parcoverrà realizzato solo se voluto dalla popola-zione locale. È auspicabile, quindi, che laConfederazione nella stesura definitivadell’Ordinanza tenga debitamente contoanche delle osservazioni critiche avanzatedalle comunità locali.

In Onsernone il progetto è comunquestato accolto bene.“Diciamo senza pregiudizi. Siamo infatticonsapevoli che la tradizione va difesa e col-

15Il Comune

tivata, ma allo stesso tempo bisogna rimane-re aperti ad accogliere nuove opportunitàcome questa, altrimenti non si va avanti”.

Unamentalità, come risulta da quanto siafferma nella scheda che precede dedi-cata all’Onsernone, che trova solide ra-dici nel dinamismo evidenziatosi in On-sernone negli ultimi trent’anni. Grazie aun gruppo attivo di personemolto lega-te alla loro valle. Dinamismo che ha por-tato a importanti realizzazioni.“Siamo sinceri, all’Onsernone non si presen-tano in questo momento altre occasioni diquesta levatura. I comuni sono piccoli e han-no scarsi mezzi finanziari. D’altra parte è ri-preso in valle il declino demografico”.

L’Onsernone presenta però un territorioquasi incontaminato.“Il mancato sviluppo economico ed edilizioche poteva sembrare uno svantaggio annifa, si trasforma oggi in un vantaggio. Il Par-co ha bisogno proprio di un territorio, qua-si incontaminato, come quello onsernone-se. La necessità di verde, di acque pulite, dipaesaggi rilassanti sta diventando un’esi-genza per il turismo non solo in Ticino, main tutta Europa e il progetto del Parco costi-tuisce un’occasione unica per inserirsi inquesto trend”.

L’opportunità

Onsernone

nazionale

©Ti-Press/E.RIva

Parcodel

Vasco Gamboni, coordinatoredello studio di fattibilità

per la creazione del Parco

©Ti-Press/F.A

gosta

Un’occasione da non perdere per la valle

Russo

Il turismo sta cambiando.“Si nota una tendenza sempre più marcataverso nuove richieste di tranquillità, alla ricer-ca della natura e di piccole scoperte cultura-li, di cui le nostre valli sono ricche. Si sta in-somma tornando a una visione un po’ ro-mantica dei paesaggi alpini. L’Onsernone hatutte le carte in regola per inserirsi in questavisione, che garantisce la salvaguardia delterritorio, perché questo tipo di turismo en-tra in punta di piedi e non certo in modo ag-gressivo“.

Il nuovo progetto di Parco, a differenzadi quanto avviene in altre valli, non su-scita quindi perplessità in Onsernone?“Anche nella nostra valle la popolazione èperplessa su alcuni aspetti del progetto echiede maggiore elasticità nelle norme diapplicazione. Comunque non vi è stata unareazione di rifiuto, ma di attesa critica. Que-sto progetto va chiarito, non rifiutato. I po-chi contadini che restano in valle non devo-no certamente essere ostacolati ma aiutati,così come non si possono negare caccia epesca profondamente radicate nella tradi-zione del nostro territorio. Lo stesso discor-so deve valere per lo sfruttamento del bo-sco. Se da una parte va salvaguardato (inOnsernone esiste già la riserva forestale in-tegrale più ampia della Svizzera), dall’altrava anche utilizzato in modo moderno e ri-spettoso dell’ambiente. Il legname è infattisempre più richiesto nell’edilizia e nella pro-duzione energetica e l’Onsernone ne hamolto”.

Si tratta insomma di trovare un delica-to equilibrio tra la protezione della na-tura e la salvaguardia di attività pro-fondamente radicate nella tradizionedella valle.“Tutto il progetto si giocherà sulla capaci-tà di trovare questo equilibrio. Da questodipenderà il consenso della popolazione.Si tratta di un processo che esige discus-sione e mediazione tra le parti, che devo-no essere aperte all’evoluzione del pro-getto. Anzi, in questa fase preferirei anco-ra parlare di processo evolutivo piuttostoche di progetto”.

In che misura il discorso aggregativoche viene portato avanti in Onsernonepuò essere d’aiuto per progetti impor-tanti come quello del Parco?“In Onsernone, come in tutte le valli, perpromuovere progetti ambiziosi, è importan-te che i comuni siano uniti e condividanouna politica di sviluppo regionale”.

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16 Il Comune

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quello del progetto in votazione nel 2004,il cui esito ha confermato le nostre riserve”.

Oggi cos’è cambiato rispetto a tre an-ni fa?”Prima di tutto che si parla di un’aggrega-zione solo fra i comuni della valle. Non so-no mai stato contrario per principio alleaggregazioni, ma contrario ad unire i co-muni del piano con quelli della valle”.

Più nessun ostacolo quindi all’aggre-gazione?”No, problemi da risolvere ce ne sono anco-ra. Prima di tutto quello finanziario. Un aiutocantonale per azzerare i debiti dei singoli co-muni non basta. Lo ha dimostrato la stessaSezione degli enti locali con lo studio per ilprogetto di aggregazione 2004, dal quale ri-sulta che per portare avanti un comune co-stituito solo dalle comunità della valle mancaoltre 1 milione di entrate all’anno”.

È vero, ma nello studio questa cifra eracalcolata prima che avvenisse il risana-mento finanziario del Cantone. Dopoquesta operazione, la situazione do-vrebbe comunque andare a pareggio.”Comunque sia, penso che sarà necessa-

rio reperire più soldi aderendo alla nostraproposta di legge sui canoni d’acqua omodificando l’attuale legge sulla perequa-zione finanziaria (LPI)”.

Esiste anche un problema con il comu-ne di Lavertezzo Piano, che non sem-bra disposto a rinunciare al suo encla-ve in valle.”Anche questa situazione andrà risoltaprima di procedere allo studio di un nuo-vo modello aggregativo”.

E i suoi colleghi sindaci come la pen-sano?”Una volta risolto il problema finanziarioe quello di Lavertezzo, saranno tutti favo-revoli”.

Icittadini della Valle Verzasca si sono giàespressi due volte sull’aggregazione deicomuni: la prima nel 1979, la seconda nelfebbraio del 2004. Entrambe le iniziative

sono state respinte. Obiettivo minimo delCantone è ciò nonostante di giungere perlo-meno a un comune che raggruppi tutta lavalle. Il progetto in votazione due anni fa erapiù ampio e prevedeva l’aggregazione anchecon due importanti comuni del piano: Gor-dola e Tenero-Contra. La proposta venne ac-cettata solo a Sonogno, Lavertezzo (frazionedel piano), Brione e Corippo. Molti degli op-positori non condividevano il collegamentocon i comuni del piano, sebbene i legamidella valle, soprattutto con Gordola, trovas-sero profonde radici storiche.Accantonato il progetto d’aggregazione conil piano, sembra quindi tornare d’attualità ildiscorso di un’unione dei comuni della valle,lasciando però aperto il discorso dell’even-tuale collegamento con i territori al piano diGerra e di Lavertezzo. La Sezione degli entilocali ha riallacciato i contatti a questo scopocon le amministrazioni in valle per giungerein tempi medi a proporre un nuovo studio difattibilità. Dopo di che, come prevede la leg-ge, si tratterà di ripresentarsi davanti ai citta-dini per il voto consultivo.I tempi sembra stiano lavorando a favore diquesto progetto, se anche uno dei più stre-nui oppositori di quello precedente, FabioBadasci si dichiara disponibile alla nuovainiziativa. Per conoscere quali elementi ab-biano indotto il sindaco di Frasco, che è an-che presidente dell’Associazione dei Co-muni della Valle Verzasca (ACVV) e mem-bro del Gran consiglio, a mutare posizionelo siamo andati a trovare in valle.”Eravamo contrari al progetto del 2004,perché riteniamo che i cittadini dei comunidella Verzasca e quelli del piano abbianosensibilità diverse nei confronti della valle.Al piano abitano oggi molte persone checon la valle non hanno mai avuto contatto.Ma anche chi ne ha e possiede una casa divacanza in Verzasca, guarda ormai alla val-le con occhi diversi: sente meno di noi resi-denti l’esigenza di uno sviluppo. D’altraparte, al Piano, preoccupava la gestione fi-nanziaria di un territorio così vasto come

1 Sonogno2 Frasco3 Brione Verzasca4 Cugnasco-Gerra

Verzasca (Valle)5 Corippo6 Vogorno7 Lavertezzo (Valle)8 Lavertezzo (Piano)9 Cugnasco-Gerra

Verzasca (Piano)10 Cugnasco

Si tornaVERZASCAa parlare di aggregazione

Verzasca

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17Il Comune

Verzasca

“La costituzione della FondazioneVerzasca non vuole essere unmodo per fare rientrare dalla fi-

nestra ciò che la popolazione ha espulso dal-la porta”. È molto esplicito Raffaele Scolarisul ruolo della Fondazione che presiede: nondeve essere considerata come un modo perrecuperare il progetto di aggregazione re-spinto dalla popolazione nel 2004. Non na-sconde di essere stato favorevole a quel pro-getto, che prevedeva di unire i comuni dellavalle e quelli del piano. Preso atto però che lavolontà politica non esiste è necessario, ciònonostante, portare avanti le numerose ini-ziative di valenza sovraccomunale, comequelle previste dal Piano Direttore cantonale.È con questi intenti che è stata costituita laFondazione Verzasca. Per saperne di più suquesta interessante iniziativa abbiamo in-contrato il professor Scolari assieme a unmembro del comitato, l’ingegner LorenzoSonognini.SCOLARI – La Fondazione è un’emanazionedell’Associazione dei comuni della Verzasca,costituita non solo dalle amministrazioni del-la valle, ma anche da quelle del piano. Toccaa loro creare il consenso politicoattorno ai vari progetti. Compi-to della Fondazione è di realiz-zarli. Noi proponiamo all’Asso-ciazione un programma a brevee medio termine e riceviamo daloro un mandato.REDAZIONE – Il comitato dellaFondazione si compone di per-sone particolarmente qualifica-te: oltre al presidente Scolari,che di formazione è filosofo, eall’ingegner Sonognini, che èlaureato in scienze ambientali, ne fanno par-te anche un biologo, Alessandro Gamboni,un laureato in scienze dello sport, Alan Ma-tasci, il presidente dell’Associazione dei co-muni e membro del Gran consiglio Fabio Ba-dasci e il direttore dell’Ente turistico di Tene-ro e Valle Verzasca Michele Tognola. Noncorrete il rischio di essere visti dalle associa-zioni della valle come antagonisti?SONOGNINI – Per evitare nel modo più as-soluto malintesi a questo proposito abbia-mo utilizzato i primi mesi di vita della Fon-dazione proprio per incontrare i rappresen-tanti delle varie associazioni in valle e spie-gare loro il nostro ruolo, che deve essere dicoordinamento e di consulenza. Abbiamoascoltato le loro esigenze, abbiamo cercatodi capire quali sono le loro attese, chiaren-do bene che non desideriamo sostituirci anessuno. Il nostro primo compito sarà quel-lo di elaborare un programma generale di

progetti e attività e di cercare di coordinar-lo e di realizzarlo.REDAZIONE – Con le nuove leggi federali ecantonali sulla politica regionale i sussidi ver-ranno concessi in futuro solo a progetti bendefiniti, presentati in modo professionale, divalenza regionale e non più solo comunale.SCOLARI – Proprio per queste ragioni noi cipresentiamo come “Agenzia per lo sviluppodella Verzasca” e una delle nostre prime pre-occupazioni è quella di trovare i finanzia-menti per poter disporre di un segretario-animatore operativo almeno a tempo parzia-le.REDAZIONE – La Verzasca ha notevoli po-tenzialità turistiche. D’altra parte da uno stu-dio recente del Cantone (Monitoreg) risultache in valle manca coordinamento tra i pro-

Una

Lavertezzo

getti, il coinvolgimento della popolazione ecoesione territoriale. Come intendete opera-re in questo difficile clima?SONOGNINI – Siamo molto fiduciosi dopogli incontri che abbiamo avuto finora. Inten-diamo innanzitutto puntare sull’immagineturistica forte della valle, legata al suo straor-dinario patrimonio paesaggistico. Il nostroprogramma di interventi riguarderà però an-che la gestione del traffico e dei posteggi, glialloggi per i turisti, l'artigianato, l'agricolturae la valorizzazione del territorio.Tutti gli interventi andranno comunque stu-diati nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.La nostra scommessa si giocherà insommasulla capacità di trovare un buon equilibriotra economia, ambiente, socialità e cultura.REDAZIONE – Anche se la Fondazionenon se ne occupa, non pensa che un'ag-gregazione tra i comuni della Valle facilite-rebbe comunque il vostro compito?SCOLARI – Rispondo ovviamente solo a ti-tolo personale. Penso che l'aggregazionedei comuni della Valle in un unico comuneVerzasca avrebbe ripercussioni positive,nella misura in cui rafforzerebbe l'identità"Verzasca". Un comune unico avrebbe in-dubbiamente maggiore peso nel rivendica-re un maggior impegno delle autorità su-periori nella gestione del mirabile patrimo-nio paesaggistico e culturale della valle -un patrimonio che è di tutti, non solo deiVerzaschesi.

CER/Ti-Press/C.Reguzzi

progettuale

Ti-Press/E.Riva

FondazioneCreata dall’Associazione dei comuni della Verzasca

Da sinistra,Lorenzo Sonogninie Raffaele Scolari

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19Il Comune

rie di aggregazioni per giungere ad avere trecomuni: uno nella bassa, uno nella media eun terzo nell’alta valle. Si tratta di una solu-zione dettata dal buon senso e dalla geogra-fia. La Biaschina separa infatti la bassa dallamedia Leventina, il Piottino la media dall’al-ta. Quando percorrete la valle in automobileo in treno il passaggio dalla bassa alla mediae all’alta valle è scandito dalle gallerie dellaBiaschina e del Piottino.Nell’alta Leventina i comuni di Bedretto, Ai-rolo, Quinto, Prato e Dalpe hanno commis-sionato un pre-studio a una ditta privata, laMGF Consulenze SA di Lugano, per esami-nare i vari scenari del futuro. Si è giunti allaconclusione che la soluzione migliore siaquella del comune unico. Nei prossimi mesile autorità comunali tasteranno il polso allapopolazione con una votazione-sondaggio.Il discorso nella media Leventina è più delica-to, perché nel 2004 una proposta di aggre-gazione era stata bocciata in votazione. Sul-le ceneri di questo progetto era poi nata, nelgennaio 2006, una mini aggregazione tra icomuni di Faido, Chiggiogna, Rossura e Ca-lonico. Questa esperienza che sta dandofrutti positivi e forse servirà a fugare i timoridi molti cittadini che si erano dichiarati con-trari nella consultazione del 2004. Anzonicoora è favorevole e anche altri comuni che sierano espressi per il no sembrano più possi-bilisti. Veniamo alla bassa Leventina, dove la

Tutti conoscono la Leventina comecorridoio autostradale e ferroviario.Pochi purtroppo hanno scoperto ilfascino dei villaggi che si affacciano

sulla cosiddetta strada alta, felice meta di iti-nerari da percorrere a piedi. Sono proprioqueste bellezze “nascoste”, assieme alla re-gione del Gottardo e a quella del Ritom, delTremorgio o della Valle Bedretto, a costituireil prezioso patrimonio turistico della Leventi-na, attrattiva anche in inverno in particolarecon gli impianti sciistici di Airolo e di Carì.D’altra parte la valle dispone anche di duezone industriali: nella parte bassa a Bodio-Giornico e in quella alta a Quinto-Airolo, conuna privilegiata posizione sull’asse viarionord-sud. Il fatto stesso che la regione sia at-traversata dall’autostrada comporta non so-lo svantaggi: si tratta di trovare il modo dicatturare l’attenzione dei distratti viaggiatoriin transito.La Leventina, salvo una piccola ripresa eco-nomica nel corso degli ultimi anni dovuta so-prattutto ai cantieri Alptransit, è una regionein crisi. Diverse istituzioni federali che offriva-no posti di lavoro hanno abbandonato la val-le, i cui abitanti sono sempre più costretti ascendere nei centri urbani del cantone pertrovare un’occupazione.Sia per valorizzare i propri punti forti, sia perdare una risposta valida ai problemi il Canto-ne ritiene sia necessario procedere a una se-

situazione è ancora piuttosto fluida. È in faseconclusiva lo studio commissionato dai co-muni di Giornico, Bodio e Sobrio alla MGF.Personico è indeciso se agganciarsi alla bas-sa valle o a Biasca, mentre Pollegio ha giàoptato per Biasca. A Bellinzona non si na-sconde qualche perplessità sul fatto che So-brio preferisca sposare la bassa valle invecedella media. Si fa infatti notare che secondouna logica territoriale (strade, ecc.) e di con-tratti socio economici (gli alunni vanno ascuola a Faido) Sobrio è più legato alla mediache alla bassa Leventina.

Leventina

Leventina

ALTAMEDIABASSA

1

32

4

18

1 Bedretto2 Airolo3 Quinto4 Prato5 Dalpe6 Osco7 Mairengo8 Calpiogna9 Campello

10 Faido11 Chironico12 Anzonico13 Cavagnago14 Sobrio15 Giornico16 Bodio17 Pollegio18 Personico

5

11

15

17

16

1413

12

10

6 7

8

9

Tre comuniLEVENTINAper la

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21Il Comune

L’aggregazione come

Anzonico Media Leventina, 14maggio 2004: la popolazionerespinge il progetto di aggrega-

zione con altri 10 comuni per creare lanuova Faido con 38 voti contrari e 22favorevoli. Poco più di due anni dopo, il6 novembre 2006, gli stessi cittadini sidichiarano a favore di un’aggregazionecon Faido: 62 favorevoli e 4 contrari.Cosa è successo per ribaltare la situa-zione in soli due anni? Per capirlo sia-mo saliti ad Anzonico e abbiamo incontrato ilsindaco Luciano Zanzi, che aveva votato a fa-vore già nel 2004, e il vicesindaco AlcastoBernasconi, che aveva invece optato per lascheda bianca.ZANZI – Nel nostro comune, come in altri dimontagna, si nota un’incontrovertibile ten-denza all’invecchiamento della popolazione:quasi la metà dei residenti ha più di 60 anni. Igiovani lasciano il paese. Nel 2005 abbiamofaticato a formare il Municipio e gli attualimunicipali non intendono ripresentarsi nel2008. Io ho compiuto 77 anni e il mio colle-ga vicesindaco ne ha 75. L’aggregazione di-venta così una necessità, perché se non si tro-vassero persone disposte ad entrare in muni-cipio il Cantone nominerebbe un gerenteesterno, con competenze limitate unicamen-te alla gestione corrente.BERNASCONI – Sono diventato favorevoleall’aggregazione soprattutto per ragioni fi-nanziarie. Il nostro comune è sempre statoamministrato in modo oculato, tanto chenon siamo mai stati in compensazione, seb-bene si siano fatti importanti investimenti.Anzi, il nostro moltiplicatore aritmetico si si-tua all’80% e i nostri conti chiudono attual-mente in attivo. Nessuno ci garantisce peròche in futuro possa continuare così. Se la si-tuazione dovesse peggiorare, con la nuovalegge sulla perequazione finanziaria andrem-mo incontro a situazioni difficili, anche per-ché a livello di investimenti verranno favoritisoprattutto progetti di importanza regionale(e non più comunale) e presentati da comuniscaturiti da un’aggregazione.

Un’altra storia interessante, semprenella Media Leventina, è quella diCornelia D’Alessandri e del suo co-

mune di Calonico. Nel 2004 la grande ag-gregazione era stata respinta con 15 voti ne-gativi e 13 favorevoli. D’Alessandri, che si erastabilita a Calonico per portare avanti un in-teressante progetto per recuperare e rivitaliz-zare alcuni edifici storici, tra cui la seicente-sca Casa Regina, si era ritrovata in Municipiosuo malgrado, per mancanza di altri interes-sati. Dopo la votazione del 2004 gli altri due

colleghi dell’esecutivo avevano dato ledimissioni e lei era rimasta sola; erastata nominata sindaco e aveva sosti-tuito i due uscenti. Poco più di un an-no dopo aveva portato Calonico nelnuovo comune di Faido assieme a Ros-sura e Chiggiogna. Anche in questocaso, quindi, come ad Anzonico, pocodopo aver respinto l’aggregazione siera cambiato parere.D’ALESSANDRI – Non è corretto af-fermare che ho cambiato parere. An-

cora oggi, come nel 2004, a livello ideale leaggregazioni non mi convincono, perché misembra richiedano un grande sacrificio a li-vello di identità territoriale. Gli ideali si scon-trano però spesso con la realtà e razional-mente devo ammettere che un piccolo co-mune come Calonico oggi non ce la può piùfare da solo, sia su un piano finanziario sia alivello di persone disposte ad occuparsi del-l’amministrazione. E questo soprattutto do-po l’entrata in vigore delle nuove leggi can-tonali sulla perequazione finanziaria e sulleaggregazioni.REDAZIONE – Si sente delusa?D’ALESSANDRI – A livello amministrativo ilnuovo comune unico funziona molto bene.Questa esperienza mi ha insegnato che nellapolitica comunale non si tratta tanto di farepolitica quanto di risolvere problemi concre-ti. Per me, anche per il fatto di essere donna,è stata un’esperienza di vita molto arricchen-te, anche se dura, e che certamente mi hasegnata.

ZANZI – D’altra parte le informazioni che cigiungono dai responsabili di zona degli ex-comuni che hanno dato origine alla nuovaFaido sono positive. È garantito un serviziocapillare e vicino alla gente. Ogni frazione di-spone di un’assemblea con compiti propositi-vi e consuntivi. È stato inoltre nominato unrappresentante per ogni frazione con l’incari-co di tenere i contatti con gli organi comuna-li e di farsi portavoce delle necessità e dei pro-blemi della frazione. Le cancellerie, d’altron-de, garantiscono gli stessi orari di prima.

Da sinistra,Luciano Zanzi, sindaco di Anzonicoe il vicesindaco Alcasto Bernasconi

Cornelia D’Alessandri,ex-sindaco di Calonico

CER/©Ti-Press/C.Reguzzi

©Ti-Press/S.G

olay

Panoramicasulla Media Leventina

©Ti-Press/C.Reguzzi

Il caso CalonicoAnzonico ci ripensa

“Real-Politik”

Da contrari a favorevoli nel giro di due anni: come mai?

Leventina

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23Il Comune

Leventina

per migliorare i servizi pubbliciInnoV-net.ch

Panoramicadi Faido

©Ti-Press/C.Reguzzi

Fra gli obiettivi di un progetto di ag-gregazione c’è pure quello di miglio-rare i servizi offerti ai cittadini dal Co-

mune ma anche da altri attori. Un risulta-to che può essere raggiunto solo con unavisione che vada oltre gli attuali confinicomunali per aprirsi ad un contesto re-gionale e con il coinvolgimento della po-polazione. Un processo di aggregazionepuò così essere l’occasione per dare avvioa progetti anche in questo ambito.La scorsa primavera, il SAB, Grupposvizzero per le Regioni di montagna, halanciato il progetto InnoV-net.ch conl’obiettivo di realizzare progetti e racco-gliere esperienze per migliorare i servizipubblici di base nelle regioni periferiche.Per mantenere una buona qualità di vitanelle regioni periferiche e di montagna(e favorire le persone che decidono diabitarci) da soli i servizi comunali (la can-celleria, l’ufficio tecnico, la polizia o laraccolta dei rifiuti) non sono sufficienti.Ci vogliono altri servizi quali una buonarete di telecomunicazioni (a banda lar-ga), trasporti pubblici, servizi postali maanche il negozio di alimentari o l’assi-stenza sanitaria.La direzione nazionale del progetto haprevisto di stimolare anche in Ticino uno

o due progetti pilota, da realizzarsi qualemisura di accompagnamento a progettidi aggregazione comunale. Fra le regioniche potrebbero assumere il ruolo di pio-niere, vi è anche la Media Leventina. Nelpolo di Faido c’è una buona offerta diservizi pubblici di base che possono esse-re organizzati in modo da assicurarli an-che alla popolazione dei comuni circo-stanti.L’avvio degli studi in vista di una possibi-le aggregazione della Media Leventinapotrebbe così essere affiancata ancheda un progetto-pilota InnoV-Net.ch.Un’opportunità in più, un’occasione danon perdere.Il progetto InnoV-net.ch vuole valutarequali sono i bisogni e le attese della po-polazione (che possono essere diversi da

una regione all’altra) e individuare le so-luzioni che possono, anche in futuro, as-sicurare una buona dotazione (in quanti-tà e qualità) di servizi pubblici di base(che i tedeschi chiamano Grundversor-gung).Gli aspetti che caratterizzano il progettoInnov-Net.ch sono:La partecipazione diretta della popolazio-ne e delle autorità per valutare la situa-zione attuale (cosa abbiamo e cosa man-ca) e individuare le aspettative (cosa desi-dereremmo di più e come). Una partico-lare attenzione sarà però dedicata anchea quella che gli economisti chiamano «lostimolo della domanda»: a nulla servechiedere ed ottenere un servizio pubblico(ad esempio una nuova corsa con gli au-topostali) se poi nessuno lo utilizza.L’attenzione ai bisogni espressi dalla po-polazione interessata deve tradursi inazioni concrete: alle parole e alle teorie sipreferiscono i fatti.La volontà di essere concreti e innovativi.Ciò non significa, necessariamente, in-ventare soluzioni o meccanismi nuovi. Sifa innovazione anche cambiando il mododi valutare una situazione o applicando,per la prima volta nella regione, soluzionigià sperimentate da altri. La ricerca di so-luzioni che possano poi essere realizzatein regioni con situazioni simili.

“Nella media Leventinail Gruppo svizzeroper le Regionidi montagnaintende realizzareun progetto pilota

Un progetto che guarda oltre gli attuali confini regionali

di MATTEO OLEGGINI

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25Il Comune

1 Biasca2 Iragna3 Osogna4 Cresciano5 Lodrino6 Personico7 Pollegio8 Moleno9 Preonzo10 Gnosca11 Gorduno12 Lunimo13 Arbedo-Castione14 Bellinzona15 Claro

Biasca-Riviera

Quale futuro per Biasca e la Rivie-ra? Per rispondere a questa do-manda abbiamo organizzato unincontro con il sindaco di Biasca

Jean François Dominé e con il presidentedella Commissione dei trasporti della Regio-ne Trevalli Massimo Ferrari.DOMINE’ – In una pubblicazione del Can-tone intitolata “Il Ticino e i suoi comuni”uscita alla fine degli anni Novanta si preve-deva uno scenario in cui Biasca confinavacon due comuni a nord, Bassa Leventina eBassa Blenio, e due a sud: uno composto daicomuni della sponda destra del Ticino (Ira-gna, Lodrino, Moleno, Preonzio e Gnosca) eun altro della sponda sinistra (Osogna, Cre-sciano e Claro). A Biasca questo scenario an-dava bene, perciò non ci siamo mossi perpromuovere altre aggregazioni.REDAZIONE –Questo scenario è stato peròabbandonato e non è più attuale; nessunadelle agggregazioni allora previste è statarealizzata.DOMINE’ – Per questa ragione Biasca si èfatta promotrice di uno studio, nel quale hacoinvolto tutti i comuni del distretto della Ri-viera, esclusi Moleno, Preonzo e Gnosca chenon hanno aderito alla nostra iniziativa econ l’aggiunta di Pollegio e di Personico, chehanno invece chiesto di partecipare. Lo stu-dio è iniziato all’inizio di quest’anno ed è co-ordinato dall’economista Michele Passardi,che è anche uno dei due coordinatori dellostudio per l’aggregazione della nuova Bellin-zona. Il nostro rapporto sarà pronto per ilmese di novembre.FERRARI – Il discorso istituzionale è impor-tante, ma non decisivo. La Riviera è un am-bito poco definito e manca da parte delCantone una visione generale, un progettoterritoriale forte. Il territorio che va dallaBiaschina, alla Bassa Blenio e giunge alleporte di Bellinzona è attualmente uno deipiù pregiati del Ticino perché relativamentepoco compromesso dallo sviluppo edilizio.Offre zone residenziali pregiate, aree indu-striali accanto ad altre verdi e di svago, ser-vizi e soprattutto la possibilità di uno svilup-po urbano ordinato, a differenza di quanto

è avvenuto in altre parti del Cantone.REDAZIONE – Viene però spesso conside-rato un po’ discosto dalle zone nevralgiche.FERRARI – Grazie alla galleria di base delGottardo e a quella del Monte Ceneri sare-mo presto a un’ora e mezzo di treno da Zu-rigo e a 25 minuti da Lugano, quindi vicinialla Svizzera economica e alle porte dellaLombardia. Bisogna rendersi conto che il Ti-cino sta sempre più diventando una grandecittà e la Riviera sarà un quartiere di questacittà. Con il vantaggio che ha ancora ampispazi, da urbanizzare con intelligenza.DOMINE’ – Ferrari è un vulcano di idee e ciòche sostiene è molto interessante, ma io so-no costretto a pensare e affrontare giornal-mente la realtà e allora, realisticamente, ve-do tre possibilità. Primo, continuare così inattesa che la situazione maturi. Secondo, in-tensificare la collaborazione già intensa tra icomuni della nostra regione. Terzo, pro-muovere le aggregazioni. Fino a qualchetempo fa propendevo piuttosto per la se-conda ipotesi. Adesso sono invece convintoche sia necessario un comune unico e forteproprio per portare avanti discorsi comequelli di Ferrari e garantire quindi uno svi-luppo futuro a questo nostro territorio. Sen-

za aggregazione si rischia di perdere il treno.FERRARI – Mi chiedo se abbia sensoun’aggregazione senza un obiettivo. Vor-rei vedere per la mia regione un progettoambizioso, perché sono veramente con-vinto che attualmente sia una delle più in-teressanti del Ticino.REDAZIONE – Ma la politica delle aggre-gazioni non vuole essere un fine. Intendesolo creare i presupposti affinché sia possi-bile realizzare i progetti ambiziosi a cui leiallude.FERRARI – Sono d’accordo, ma bisogna in-dividuare i vari scenari e stabilire qual è il piùadatto per gestire al meglio il territorio del-la nostra regione. Per esempio sono assolu-tamente contrario all’estensione a nord diBellinzona, perché spaccherebbe il territorioa cui alludevo prima. Un territorio che hauna sua identità, che non va sacrificata pernessun motivo.DOMINE’ – Il nostro studio è stato effet-tuato proprio per individuare questi scenari.Cominciamo ad essere d’accordo sul princi-pio delle aggregazioni come mezzo perraggiungere uno scopo, poi decideremoquali sono gli scenari più adatti per lo svi-luppo della nostra regione.

Quale futuro?BIASCA-RIVIERA

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Il progetto cantonale è di arrivare ad ave-re nella valle di Blenio tre comuni: alta,media e bassa valle. Un primo tentativo diaggregazione era stato compiuto nella

seconda metà degli anni Settanta nell’altavalle, ma era stato chiaramente respinto daicittadini. Si è quindi dovuto attendere finoal settembre del 2002 per giungere alla pri-ma aggregazione tra i comuni di Castro,Corzoneso, Largario, Leontica, Lottigna,Marolta, Ponto Valentino, Prugiasco e Don-gio. Sebbene i cittadini di quest’ultimo co-mune abbiano espresso un voto contrario,si è proceduto all’aggregazione coatta. I 9comuni sono ora riuniti con il nome di Ac-quarossa.Nell’alta valle si è invece giunti due anni piùtardi, nel febbraio 2004, all’unione di Cam-po Blenio, Ghirone, Olivone, Torre e Aquila.Quest’ultimo comune è stato aggregato inmodo coatto, sebbene i suoi cittadini si fos-sero espressi contro l’unione. Il Tribunale fe-derale, rispondendo a un ricorso, ha conva-lidato questa decisione del Gran consiglio. Ilnuovo comune dell’alta valle si chiama Ble-nio, ma sono allo studio altre possibili deno-minazioni.Per raggiungere l’obiettivo cantonale di trecomuni mancano ancora all’appello le co-munità della bassa valle: Ludiano, Malvagliae Semione, che hanno però recentementedeciso di incaricare un consulente esterno dielaborare uno studio preliminare in vistadell’aggregazione. Questa nuova unionepotrebbe quindi avvenire a medio termine.In questa valle, come nelle altre del Canto-ne, le aggregazioni costituiscono un passoindispensabile per permettere il rilancio eco-nomico della regione. La cosiddetta “Valledel sole” dispone infatti di un patrimonio

naturalistico straordinario, che nonostante ildinamismo del locale ente turistico ha biso-gno di nuovi impulsi. Nell’alta valle attendo-no nuovi sviluppi gli impianti per lo sci nor-dico a Campra e per lo sci alpino a CampoBlenio. Nelle regioni della Greina e del Luco-magno si intende invece promuovere un tu-rismo sostenibile, che permetta di metterein rete le aziende agricole per garantirne lasopravvivenza, valorizzando nel contempol’offerta turistica sempre più attenta a que-ste realtà regionali.Nella media valle si pensa inoltre di valoriz-

zare le attività sia invernali, sia estive delNara, con la sua innovativa offerta centra-lizzata di rustici (Blenio Rustici) e si attendeche siano dati tutti i presupposti legali perpromuovere finalmente l’interessante pro-getto delle Terme di Acquarossa.La nascita di comuni più grandi (circa 2 mi-la abitanti ciascuno) e quindi più efficientinon può che favorire la realizzazione diquesti importanti progetti, in una valle incui si sta sempre più diffondendo la menta-lità di risolvere i problemi in base a una vi-sione comune di sviluppo regionale. Sistanno infatti progettando numerose ope-re che non si sarebbero mai potute soste-nere con una valle divisa in molti comunideboli. La stessa decisione cantonale dimantenere l’ospedale ad Acquarossa èprobabilmente stata influenzata da questanuova politica unitaria. Si sono insomma fi-nalmente lasciati alle spalle i tempi difficiliin cui l’amministrazione di alcuni comuniera stata addirittura assegnata a una ge-renza, che doveva limitarsi al dispiego dellepratiche correnti, perché non essendo sta-ta eletta dai cittadini non poteva assumeredecisioni politiche.

1 Blenio2 Acquarossa3 Malvaglia4 Ludiano5 Semione

Blenio

26 Il Comune

“Per raggiungerel’obiettivo cantonaledi tre comunimancano all’appelloLudiano, Malvagliae Semione

Obiettivo

BLENIO

trecomuni

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27Il Comune

Blenio

“Sono sempre stato favorevoleall’aggregazione nell’alta valle,perché ero convinto fosse l’uni-

ca strada per garantire uno sviluppo alla re-gione”, afferma Arturo Guglielmetti, ex-sindaco di Torre e attuale municipale delnuovo comune di Blenio, nato dall’unione di

Campo Blenio, Ghirone,Olivone, Torre ed Aquila.“Eravamo anche convin-ti che l’aggregazione ciavrebbe permesso diavere un’amministrazio-ne più competente edefficiente”, afferma Ro-berto Zanetti, ex muni-cipale di Olivone e an-ch’egli membro dell’ese-cutivo del nuovo comu-ne. E’ con questeimpegnative premesse

che è nato il nuovo comune di Blenio, il piùvasto del Cantone con 22 mila ettari di terri-torio e 80 chilometri di strade. Si è trattatodi una realizzazione tormentata, perché havisto l’opposizione di Aquila con la sua con-seguente aggregazione coatta e i successiviricorsi che hanno certamente reso più osticala partenza del nuovo comune. È per parla-re di questo difficile clima, delle attese e del-le verifiche di questa aggregazione che ab-biamo incontrato i due municipali.GUGLIELMETTI – Questo periodo di attesae d’incertezza ha certamente nuociuto allospirito aggregativo, ma non ha impedito alnuovo municipio, in cui sono rappresentatetutte le comunità dell’alta valle, di lavorarebene e in armonia.ZANETTI – È vero. In municipio siamo affia-tati e abbiamo costituito un buon spirito di

gruppo. Siamo stati sommersi dalle questio-ni amministrative necessarie per rendereoperativo il nuovo comune, ma grazie a que-sto clima abbiamo sempre affrontato al no-stro interno i problemi con serenità.REDAZIONE –Ma in concreto l’aggregazio-ne quale futuro sarà in grado di garantire al-la regione?GUGLIELMETTI – Oltre a 8 milioni per l’ab-bassamento del debito pubblico, il Cantoneci ha anche garantito 6 milioni per realizzarequattro importanti progetti: lo sviluppo delCentro nordico di Campra, il rilancio dellastazione sciistica di Campo Blenio (automa-tizzazione degli impianti di innevamento ar-tificiale e nuovo albergo), il Polisport di Oli-vone (ristrutturazione e ampliamento del-l’attuale centro polisportivo) e, a Torre, il pro-getto per la trasformazione della VillaFerrazzini in albergo con centro wellness.Quest’ultimo progetto è caduto a causa deltormentato iter per la costituzione del nuovocomune. Ora ci siamo orientati verso il so-stegno del progetto pilota della Fondazionedelle Scienze della Vita (AFLS), il laboratorioche sta sorgendo a OlivoneREDAZIONE – E gli altri progetti a che pun-to sono?GUGLIELMETTI – Proseguono. Il più ambi-zioso e forse il più complesso è certamentequello di Campra, perché ci troviamo adoperare in un territorio protetto e di partico-lare pregio naturalistico.ZANETTI – Il municipio da sempre è partico-larmente sensibile a queste problematiche disalvaguardia del paesaggio e collabora atti-vamente con la Commissione interdiparti-mentale (cfr articolo “Per superare la buro-crazia” alle pagine 6 e 7), che ci sta aiutan-do a risolvere molte problematiche.

REDAZIONE – Siete quindi soddisfatti?ZANETTI – Se non avessimo unito le forze,nell’alta valle progetti come questi sarebbe-ro stati impensabili.GUGLIELMETTI – Con la creazione del nuo-vo comune molte cose sono cambiate. Nonsi tratta più di garantire solo determinati ser-vizi ai cittadini, ma di ragionare in un’otticadiversa, che ci permetta di portare avanti an-che progetti importanti come quello di Cam-pra e altri, che avranno ricadute importantisul tessuto socioeconomico del nuovo co-mune. Sia noi municipali, sia i consiglieri co-munali, sia la popolazione dobbiamo ren-derci conto di questo mutamento e cambia-re mentalità: non sempre èfacile.ZANETTI – Dobbiamo abi-tuarci a ragionare non piùin chiave di singolo comu-ne, ma di valle e renderciconto che i nostri progetti,così come quelli di Acqua-rossa, sono realizzati nel-l’interesse di tutta la valle.L’aggregazione è stata fon-damentale per raggiungerequesta consapevolezza.Certo, le difficoltà esistono,le resistenze pure, il clima non sempre è idil-liaco, ma la mentalità di ragionare in un’otti-ca che tenga conto degli interessi di tutta lavalle sta prendendo piede.GUGLIELMETTI – Bisogna anche dire chel’amministrazione centralizzata è più effi-ciente. Forse non tutti se ne rendono anco-ra conto, ma io come ex-sindaco di un pic-colissimo comune sì. Il fatto di poter dispor-re, per esempio, di un ufficio tecnico ci per-mette di affrontare certe problematiche conmaggiore professionalità. E questo avvieneanche in altri settori. Comunque pure io so-no convinto, anche nell’ottica dell’ entrata invigore con il 1°gennaio 2008 del nuovo con-cetto di NPR (nuova politica regionale), cheper garantirci un futuro tutta la valle deveriuscire a ragionare in un’ottica regionale enon più solo comunale.

avanti

©Ti-Püress/S.G

olay

Olivone

RobertoZanetti

ArturoGuglielmetti

©Ti-Press/E.Riva

©Ti-Press/S.Golay

Per guardareA colloquio con Zanetti e Guglielmetti, municipali del nuovo comune di Blenio

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3

to è stato il comune di Pianezzo. Di aggrega-zione in Morobbia si parla ciclicamente al-l’inizio di ogni legislatura. Pianezzo aveva giàproposto lo studio per giungere a una vota-zione consultiva. Il Municipio aveva fattomolte riflessioni al riguardo, dopo avere stu-diato attentamente la situazione. Non aven-do raggiunto l’unanimità al nostro interno,avevamo optato per una collaborazione conGiubiasco.REDAZIONE – Anche Pianezzo non sentel’esigenza di un’aggregazione?PINI – Diciamo che noi siamo favorevoli aduno studio aggregativo, perché riteniamoche i nostri cittadini debbano potersi espri-mere sulla base di strumenti che definiscanotutti gli aspetti relativi all’aggregazione. Que-sto è in ogni caso quello che la popolazioneha il diritto di chiedere Quando chiediamo ainostri cittadini cosa pensano di un progettoaggregativo ci rispondono: per esprimereun’opinione bisogna avere a disposizioneuno studio che metta in risalto gli aspetti po-sitivi e quelli negativi.REDAZIONE – Quindi voi non condividete itimori espressi dal sindaco di S. Antonio?PINI – No e abbiamo deciso di procedere auno studio assieme al comune di Giubiasco.Una posizione che abbiamo espresso anchedavanti ai rappresentanti del comune di S.Antonio durante la riunione a tre, cui si ac-cennava all’inizio.

28 Il Comune

Morobbia

La Valle Morobbia si compone di duesoli comuni: Pianezzo e Sant’Antonio.Entrambi si trovano in una situazionefinanziaria accettabile, che permette

loro di fare gli investimenti essenziali, manon di essere progettuali per sfruttare al me-glio le notevoli potenzialità turistiche, legatea un territorio di grande interesse naturalisti-co e paesaggistico. Lo scenario aggregativoprevisto dal Cantone è di unire i due comunidella valle con Giubiasco, il polo urbano a cuigià oggi la Morobbia fa riferimento. Nei me-si scorsi i sindaci dei tre comuni si sono in-contrati più per sondare la possibilità diun’aggregazione. Per conoscere a quali con-clusioni sono giunti la nostra redazione hainvitato a una tavola rotonda i sindaci di Giu-biasco, Andrea Bersani, di Pianezzo, MonicaPini, e di Sant’Antonio, Silvia Gada.REDAZIONE –Allora a che punto siamo?Misembra che il comune più reticente sia quel-lo di S. Antonio.GADA – Da più di dieci anni si discute di ag-gregazione in Morobbia. A S. Antonio si eraanche sentita la popolazione in una votazio-ne consultiva. L’esito era stato chiaro: “no”in generale a un’aggregazione; in ogni caso“no” a un’unione a due con Pianezzo. Even-tualmente si poteva riparlare di una fusionea tre anche con Giubiasco. Oggi la situazio-ne si è evoluta e il Cantone caldeggia un’ag-gregazione a tre.

REDAZIONE – Adesso siete favorevoli adaderire allo studio proposto dal Cantone?GADA – Il Municipio è più aperto a questaeventualità e riconosce l’utilità di uno studio,ma non aderisce alla proposta del Cantone.REDAZIONE –Ma è una contraddizione.GADA – Assolutamente no. La legge sulleaggregazioni prevede infatti che se aderissi-mo al progetto di studio, a determinare ladecisione di aggregazione o meno sarebbela maggioranza di tutta la popolazione delcomprensorio. I cittadini di S. Antonio si ve-drebbero così privati del loro potere decisio-nale autonomo.REDAZIONE – Al direttore della Sezione en-ti locali questa sua preoccupazione sembraeccessiva. Esiste però anche la possibilità diprocedere a uno studio, non ancorato allalegge sulle aggregazioni, che non comporte-rebbe quindi nessuna votazione consultiva. Ècontraria anche a questa soluzione?GADA – Sarebbe una strada percorribile e si-curamente da approfondire.BERSANI – In effetti la legge sulle aggrega-zioni prevede queste misure per i comuni pe-riferici e non per quelli urbani.REDAZIONE – Per S. Antonio il discorso èchiuso.GADA – Per il momento sì.REDAZIONE – E la posizione di Pianezzoqual è?PINI – Artefice di quest’ultimo avvicinamen-

Da sinistra, Silvia Gada sindaco di S. Antonio,Andrea Bersani sindaco di Giubiasco e Monica Pinisindaco di Pianezzo

©Ti-Press/C.Reguzzi

Un dialogo a treMOROBBIA

Tavola rotondacon i sindaci di S. Antonio,

Pianezzo e Giubiasco

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REDAZIONE – Si potrebbe allora verificareun’aggregazione a due tra Pianezzo e Giu-biasco.PINI – Sì, a meno che S. Antonio cambi ideanel frattempo. Non è che noi escludiamo S.Antonio, anzi saremmo lieti di fare lo studioa tre, ma rispettiamo la loro posizione.GADA – Prendo atto del fatto che non con-dividete le nostre preoccupazioni. Da partenostra, in autunno ci rivolgeremo nuova-mente alla popolazione con serate informa-tive ed eventualmente con una nuova vota-zione consultiva per sapere come la pensa aproposito dell’adesione allo studio propostodal Cantone.REDAZIONE – E Giubiasco sta a guardare?BERSANI –Giubiasco non hamai voluto for-zare la mano su questo tema, né a Pianezzo,né a S. Antonio. Abbiamo sempre predilettola collaborazione e così continueremo a fare.Naturalmente, se dovesse nascere un’aggre-gazione, anche solo per motivi storici è piùfacile che avvenga con la bassa valle. D’altraparte, già nel 1867 si era verificata una fu-

29Il Comune

Morobbia

1 S. Antonio2 Pianezzo3 Giubiasco

sione tra Giubiasco e il piccolo comune diValle Morobbia in piano, che in effetti occu-pava la collina sopra Giubiasco.GADA – Devo dire che la collaborazione conPianezzo e con Giubiasco in particolare è ot-tima.PINI – Sì, lo confermo anch’io.BERSANI – Mi fa molto piacere prenderneatto. Giubiasco collabora volentieri sia conPianezzo, sia con S. Antonio.REDAZIONE – Grazie a questa saggia politi-ca di Giubiasco, forse sarà più facile portareavanti anche il discorso aggregativo.BERSANI – È vero che in politica i matrimo-ni si fanno soprattutto per interesse, ma civuole anche un po’ di sentimento... Le forza-ture non funzionano.REDAZIONE – Un’eventuale aggregazionetra Giubiasco e Pianezzo non preoccupa S.Antonio?GADA –Non penso che creerebbe particola-ri problemi se la filosofia della collaborazionenon viene meno.PINI e BERSANI – Anche se dovessimo ag-gregarci, non cambieremmo certo atteggia-mento nei confronti di S. Antonio.REDAZIONE – Sembra che abbiate creatodavvero una buona collaborazione fra i vostricomuni, ma su cosa verte?BERSANI – Collaboriamo per le attività cheriguardano tutto il territorio: i trasporti scola-stici (la scuola è a Giubiasco), la scuola, i

pompieri, ma anche diversi altri settori, adesempio le consulenze giuridiche. Al comu-ne di Pianezzo mettiamo a disposizione unnostro tecnico per esaminare le domande dicostruzione. E poi c’è un progetto particolar-mente innovativo che accomuna i nostri trecomuni: quello dell’acquedotto intercomu-nale a cui teniamomoltissimo, nonostante ledifficoltà che incontra.REDAZIONE – Se la collaborazione avvienegià così a vasto raggio e in modo soddisfa-cente, quali spazi di manovra rimangono, si-gnora Gada, a un piccolo comune come ilsuo?GADA – Rimane la gestione di quelle picco-le cose che toccano la nostra vita di tutti igiorni e che stanno particolarmente a cuoreai cittadini.BERSANI – Bisogna dire che anche ai comu-ni più grandi non viene lasciato un grandespazio di manovra dal Cantone e dalla Con-federazione!

È proprio per concedere sempre più peso aicomuni che il Cantone promuove le aggre-gazioni. Solo comuni forti sono infatti in gra-do di espletare al meglio l’autonomia. Il casodella Morobbia è interessante perché l’ag-gregazione potrebbe maturare grazie all’ot-tima collaborazione che Giubiasco, Pianezzoe S. Antonio sono riusciti a mettere in atto,garantendo migliori servizi ai loro cittadini.

©Ti-Press/S.G

olay

Valle Morobbia

“La collaborazioneattuale tra i tre comuniè giudicata ottima

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31Il Comune

Valcolla

LaVal Colla è una valle piccola ma im-portante perché costituisce, assiemealla Capriasca, il polmone verde del-l’agglomerato urbano scaturito dalla

Nuova Lugano. Le risorse finanziarie dei suoiquattro comuni - Valcolla, Bogno, Certara eCimadera - sono molto precarie e impedi-scono, come avviene in altre valli del Ticino,di fare progetti a lungo termine per valoriz-zare le attitudini turistiche del territorio.Un’aggregazione è quindi necessaria. Se-condo il Cantone non è però sufficiente, perrisolvere i problemi della valle, procedere al-l’unione dei quattro comuni. Si apronoquindi due strade: aggregarsi con la Capria-sca o con la Nuova Lugano.Capriasca, pioniere delle aggregazioni in Tici-no, con il progetto “Capriasca bis” pensa diunirsi anche con i comuni di Lugaggia, Bido-gno e Corticiasca. La votazione consultiva èprevista per questo mese di settembre. Parla-re quindi di un ulteriore ampliamento verso laVal Colla sembra per il momento prematuro.Se il comune che scaturirà dal progetto “Ca-priasca bis” andrà in porto, prima di pensarea nuove aggregazioni bisognerà assestare lasituazione attuale. Solo in tempi medi si po-trebbe quindi prendere in considerazione unnuovo progetto di unione con la Val Colla.L’altra possibilità è che la Val Colla si aggre-ghi a Lugano. Il sindaco Giorgio Giudici nonha mai fatto mistero del suo interesse perquesta eventualità. Esiste però un inghippogiuridico. La legge sulle aggregazioni stabili-sce infatti che si possono aggregare solo ter-ritori “coerenti” fra loro. Un concetto chelascia volutamente spazio a interpretazionipolitiche. Il Gran consiglio, durante la di-scussione per l’approvazione della legge,sembra però aver voluto escludere la possi-bilità di aggregare territori non confinanti.Per il momento a separare la Val Colla dallaNuova Lugano ci sono i comuni di Sonvico,Villa Luganese e Cadro. I cittadini di questiultimi due si recheranno alle urne questomese di settembre per decidere se aggre-garsi o meno alla città. Anche qualora siunissero, rimarrebbe però sempre Sonvico a

più che ottimale per la nostra regione.CIMADERA – Nel lontano 1999, a seguitodi un primo sondaggio tra la popolazionedel nostro villaggio che si era manifestata-mente dichiarata favorevole ad un’aggrega-zione con Lugano, il Municipio di Cimaderaaveva promosso e ampiamente caldeggiatoil progetto Val Colla con Lugano, lasciatopoi cadere a poche settimane dal voto con-sultivo, per il motivo di non contiguità sortoproprio in tale occasione.Si ribadisce però che, nonostante la Leggesulle aggregazioni stabilisca che si possanoaggregare solo territori “coerenti” fra loro,ed in questo giustamente la Valle del Cassa-rate lo è già, tale legge prevede delle ecce-zioni in caso di bisogno o necessità dei co-muni coinvolti nell’aggregazione.Siamo quindi ancora in attesa di un segnaleconcreto dal Cantone riguardo il futuro diCimadera, come pure degli altri comuni, fer-mamente convinti che il progetto di aggre-gazione con Lugano potrebbe essere la giu-sta soluzione di interscambio tra il centro ur-bano e la Valle del Cassarate.

separare la Val Colla da Lugano.Una proposta in tal senso potreb-be comunque essere presentata alGran consiglio, a cui spetta in ogni casol’ultima parola. Appare tuttavia qui do-veroso ricordare come la votazioneconsultiva su Cadro pon-ga qualche interrogativo.La stessa è stata infattistata decretata dal Con-siglio di Stato su istanzadel Municipio di Lugano,ma contro il parere di quellodi Cadro, la cui posizione vieneappoggiata da un’importanteparte della sua popola-zione.I quattro comuni del-la Val Colla cosa pen-sano di queste dueeventualità? Preferisco-no la soluzione di aggre-garsi a Capriasca o alla Nuo-va Lugano? O ancora, preferiscono non ag-gregarsi del tutto? Abbiamo rivolto questadomanda ai municipi di Cimadera, Certara,Bogno e Valcolla. Ecco le loro risposte. I co-muni di Bogno e Certara hanno risposto as-sieme inviandoci la seguente risoluzionemunicipale:BOGNO E CERTARA – Si risolve di comuni-care che a nostro parere il Gran Consiglio(Organo Legislativo) abbia a riprendere inseria considerazione il principio della conti-guità del territorio, in modo che lo stessonon sia più un impedimento ad un’aggrega-zione dei comuni della Val Colla con la nuo-va Lugano, ciò che è auspicato a opinioneunanime dal nostro Municipio.VALCOLLA – In risposta alla vostra interro-gazione del 2 luglio scorso e consideratocome il recentissimo rapporto finale allesti-to dalla competente commissione di ag-gregazione della Capriasca-bis abbia esclu-so il nostro territorio (almeno a breve ter-mine), rimane nostra opinione che un’ag-gregazione con la Grande Lugano, seppuredi difficile attuazione, resti una soluzione

Con Capriascao con Lugano

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1 Valcolla2 Bogno3 Certara4 Cimadera5 Capriasca6 Corticiasca7 Bidogno8 Lugaggia9 Lugano10 Villa

Luganese11 Cadro12 Carabbia13 Barbengo14 Sonvico

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1 Castel S. Pietro2 Breggia

visioni troppo azzardate o di progetti rea-lizzabili? Lo abbiamo chiesto al sindaco diMendrisio Carlo Croci.”Ho seguito da vicino il progetto di nuo-vo comune della Breggia. Ho visto moltepersone motivate nel volerlo creare e nelvolerlo amministrare. Credo quindi cheoggi sia sbagliato, molto sbagliato, voler-

lo mettere sotto pressione, addiritturavolerlo mettere in discussione prima an-cora dell’aprile 2008. Sono certo che tro-verà comunque la massima collaborazio-ne con i comuni della regione e sicura-mente con Mendrisio. Mi permetto infinedue osservazioni. La prima: la fusione deicomuni è lo strumento per tutelare il pa-trimonio boschivo ed il verde e si con-trappone alla frammentazione che toglieautorità a livello locale per lasciarla alCantone. La seconda: il progetto di nuo-vo comune dell’Alto Mendrisiotto staraccogliendo consensi tra gli esecutivi, unprimo gruppo di comuni già nel corso del2007 voterà per una prima tappa di ag-gregazione nel 2009, un secondo grupposi è annunciato per il 2012; tra questi ilMunicipio di Castel S. Pietro”.

Nella Valle di Muggio il Cantonesta raggiungendo il suo obietti-vo di costituire a medio terminedue comuni: uno sulla sponda

destra e l’altro su quella sinistra. Sullasponda destra, già dal 2003, Monte, Ca-sima e la frazione di Campora del comu-ne di Caneggio si sono uniti a Castel SanPietro.Sulla sponda sinistra si è invece votato loscorso 29 aprile per creare il nuovo comu-ne di Breggia, frutto dell’unione di Bruzel-la, Cabbio, Caneggio, Morbio Superiore,Muggio e Sagno. Nella votazione consulti-va i cittadini di Muggio si sono però di-chiarati contrari all’unione. Il Consiglio diStato ha proposto pertanto al Gran consi-glio di procedere all’aggregazione coattaper questo comune. Il parlamento ticinesedovrebbe pronunciarsi a questo propositonella sua sessione d’autunno.Il nuovo comune dovrebbe permettere,come avviene in tutte le valli, una migliorgestione del territorio, il risanamento dellefinanze comunali (particolarmente preca-rie salvo a Morbio Superiore) e dovrebberendere più facile reperire persone dispo-ste ad occuparsi della gestione politica.La Valle di Muggio offre notevoli pregipaesaggistici, che potrebbero essere me-glio valorizzati in chiave turistica per per-mettere un rilancio economico della re-gione. Per raggiungere questo obiettivomolti abitanti ritengono però necessariocompiere un passo ulteriore e unificarsi inun unico ente che raggruppi i comunidelle due sponde. La nuova unione facili-terebbe certamente una più stretta colla-borazione con i comuni di Mendrisio edeventualmente di Chiasso, che potrebbesfociare anche in un’ambiziosa aggrega-zione con uno dei due poli. La Valle diMuggio costituisce infatti uno straordina-rio polmone verde per un agglomeratoche dovrà sempre più confrontarsi conuna sviluppo di tipo urbano. Si tratta di

32 Il Comune

Muggio

paesaggio da valorizzare

VALLE DI MUGGIO

“La nuova unionefaciliterà i rapporticonMendrisioe Chiasso

Due comuni e un

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