anno sportivo 2015-2016 - Sito ufficiale della Regione Lazio · 1. Abstract del Report finale anno...
Transcript of anno sportivo 2015-2016 - Sito ufficiale della Regione Lazio · 1. Abstract del Report finale anno...
1
anno sportivo 2015-2016
a cura di Alberto Cei, con la collaborazione di Paolo Franceschi, Michele Rosci e Daniela Sepio. Le analisi statistiche sono state realizzate da Bruno Ruscello
2
Calcio Insieme
Indice 1. Abstract del Report finale anno sportivo 2015- 2016 2. Introduzione 3. Le disabilità intellettive
I benefici dell’attività sportiva Le strategie didattiche Le attività sportive praticate Attività individuali o di gruppo? Disturbi dello spettro autistico e calcio
4. Il ruolo del movimento nei disturbi ASD I limiti motori Il movimento come criterio diagnostico di ASD In sintesi
5. Il progetto del modello Calcio Insieme Gli obiettivi del programma
6. Il metodo I bambini e le scuole Lo staff Valutazione dei bambini Valutazione medico-sportiva Valutazione psicologica Strumenti visivi per la gestione dei bambini Valutazione delle capacità motorie Organizzazione delle sedute di allenamento
7. Risultati Le interviste ai genitori La percezione degli insegnanti di sostegno e dei genitori dei miglioramenti ottenuti. Risultati del test di percorso motorio Premessa alla valutazione dei comportamenti effettuati da psicologi e istruttori di calcio Valutazione tramite osservazione e rilevazione dei comportamenti effettuata da psicologi e allenatori
8. Conclusioni 9. Prospettive future 10. Il gruppo Calcio Insieme 11. Bibliografia 12. Allegati
a) Schede insegnanti inizio attività b) Commenti dei genitori a un mese dall’inizio dell’attività c) Programma di formazione dello staff d) Lettera finale dei genitori
3
Abstract del Report del primo anno di sperimentazione,
anno sportivo 2015-2016
Calcio Insieme, è un progetto promosso e supportato dalla Fondazione Roma Cares, Onlus legata
al più ampio contesto di responsabilità e sostenibilità sociale della AS Roma e dalla Asd Accademia
Calcio Integrato, il cui obiettivo è lo sviluppo di una cultura dell’integrazione e dell’educazione ai
valori dello sport attraverso il giuoco del calcio.
Il gioco del calcio è lo sport più amato e praticato dalle bambine e dai bambini di tutto il mondo,
ma per i giovani con difficoltà intellettive sono rare, se non del tutto assenti, le opportunità non
solo in Italia che permettano loro di vivere questa pratica sportiva come esperienza formativa e di
gioco. Pertanto, questo progetto pilota di ricerca applicata che si sviluppa su tre anni è rivolto ai
bambini/e di 6-12 anni con disabilità intellettive e con particolare riferimento a quelli con disturbo
dello spettro autistico (ASD). Calcio Insieme ha focalizzato la propria attività nel promuovere
l’attività motoria e l’insegnamento del calcio per questi bambini al fine di migliorare la qualità
della loro vita attraverso una pratica sportiva continuativa nel tempo ma anche e soprattutto
elaborare un modello di metodologia didattica a loro adeguato, attraverso un’attività di ricerca
applicata sul campo.
Calcio Insieme è iniziato a settembre 2015 con la collaborazione di alcune scuole di Roma che
hanno promosso tra le famiglie degli alunni con disabilità intellettiva la conoscenza di questa
iniziativa, organizzato incontri informativi con lo staff di Calcio Insieme per iniziare a costruire una
community sul territorio in cui scuola, famiglia, soggetti sportivi promotori, e staff potessero
sentirsi parte di un progetto comune al cui centro vi sono i bambini con disabilità intellettiva e in
particolare quelli con disturbo dello spettro autistico (ASD). Il progetto ha avuto sin dall’inizio al
centro del proprio focus quello di costruire le condizioni per favorire l’empowerment di ciascun
bambino attraverso il gioco del calcio, così come raccomandato dal Comitato Paralimpico
Internazionale.
E’ importante, per poter meglio comprendere le diverse fasi della sperimentazione effettuata dallo
staff scientifico- tecnico di Calcio Insieme sui campi del Giulio Onesti, avere presente cosa
s’intende per disturbi dello spettro autistico e quale siano i limiti e le potenzialità motorie dei
bambini che ne soffrono e il report descrive nei dettagli le principali caratteristiche, riportando
anche i diversi contributi bibliografici di riferimento.
Emerge subito un dato evidente, ovvero che le esperienze di attività sportiva sinora svolte dai
bambini con disabilità intellettiva hanno riguardato in prevalenza sport individuali e che nessuna
indagine è stata sin ora condotta per verificare in che modo l’attività sportiva di gruppo e il
calcio in particolare possano rappresentare un mezzo per il miglioramento delle competenze
motorie/sportive, psicologiche e relazionali.
Nella parte dedicata al metodo vengono descritte inizialmente le diagnosi dei 30 bambini/e che
hanno partecipato al progetto che hanno permesso di suddividerli in due gruppi (Verde e Rosso)
in funzione delle abilità motorie e psico-relazionali possedute; entrambi i gruppi hanno svolto un
programma di allenamento di un’ora per due volte la settimana da gennaio a giugno 2016.
4
Inoltre, prima dell’inizio dell’attività, lo staff al completo, formato da psicologi dello sport,
istruttori di calcio giovanile (Roma Academy), una logopedista, un medico dello sport e un
responsabile dei rapporti con le famiglie e le scuole hanno partecipato a un corso di formazione
specifico della durata di 32 ore, teorico e pratico per imparare a sensibilizzarsi e a lavorare con
bambini con disturbi intellettivi.
Le valutazioni
Tutti i bambini/e sono stati sottoposti a valutazione motoria iniziale e finale. Allo stesso modo si è
proceduto con la valutazione psicologica e relazionale effettuata con interviste iniziali e finali a
genitori e insegnanti e con una valutazione svolta sul campo e continuativa per tutta la durata del
periodo di attività effettuata dagli istruttori di calcio e dagli psicologi dello sport.
I risultati dimostrano che in relazione alle abilità motorie vi sono differenze significative rispetto
alle valutazioni iniziali in relazione a 6 prove su 10. In particolare i bambini sono migliorati nei test
riguardanti: camminare tra i conetti, correre tra i conetti, rotolare su tappetino, saltare in alto (3
ostacoli 20/30cm), afferrare (5 lanci da 1 a 5 mt di distanza da istruttore) e stare in equilibrio sulla
medusa.
In relazione al correre con la palla (guidare la palla in uno spazio lungo 15m e largo 4m) si sono
evidenziati due dati: il primo è che anche al termine del programma, il 39,3% dei bambini non ha
mostrato alcun miglioramento. Il secondo è di segno opposto ed evidenzia che il 28,6% si colloca a
un livello di abilità intermedio e cioè guida la palla, si sposta frequentemente dx e sx anche se esce
dalla corsia. E’ importante sottolineare che il 10,7% ha mostrato un livello di abilità medio-alto,
guidando la palla senza uscire dalla corsia. E’ emersa una notevole differenza dal punto di vista
motorio fra i bambini stessi, mentre per alcuni l’allenamento stato caratterizzato maggiormente
come attività motoria orientata all’acquisizione degli schemi motori di base, per altri stato
orientato all’insegnamento degli skills fondamentali del calcio.
Il questionario somministrato al termine del periodo di attività ai genitori ha esaminato le seguenti
abilità dei bambini: collaborazione, partecipazione ai giochi, comprensione, comunicare con l’altro,
socializzazione, approccio alle situazioni/persone nuove e comportamenti problematici. Per
ognuna di queste competenze i genitori hanno espresso una valutazione finale da cui emerge che
ritengono che i loro figli siano migliorati in maniera per loro evidente. E’ inoltre interessante
notare che lo stesso questionario è stato somministrato alle insegnanti di sostegno dei bambini e i
dati emersi sono analoghi a quelli manifestati dai genitori. Le valutazioni effettuate sul campo
dagli psicologi e dagli istruttori hanno messo in evidenza che la maggior parte dei giovani è
migliorata, pur se sono stati raggiunti livelli di abilità molto differenti in funzione del livello di
difficoltà espresso inizialmente dai bambini/e.
Per il futuro sono chiaramente evidenziabili percorsi di attività motoria e sportiva differenziati
fra i due gruppi di bambini/e (Rosso e Verde).
In sintesi, questi dati confermano quanto emerso dalla rassegna delle ricerche condotte su
persone con disturbo dello spettro autistico di Sowa e Meulenbroek (2012) secondo cui la
dimensione motoria migliora con percorsi specifici di apprendimento motorio/sportivo ma a
questa aggiunge che l’organizzazione delle sedute di allenamento in interventi di gruppo e
interventi individuali favorisce lo sviluppo delle competenze sociali, come in parte era stato notato
da Walker, Barry e Bader (2010). Questo studio pilota ha risposto anche alla richiesta di
5
organizzare attività basate su “un intervento sportivo naturalistico basato sul gruppo come il
calcio” (Sowa e Meulenbroek, 2012; p.56) e che sinora non erano mai state documentate. Inoltre,
come già evidenziato (Luiselli 2014) i problemi comportamentali si sono ridotti, diminuendo i
movimenti stereotipati e i comportamenti di auto-stimolazione.
Infine, vanno ricordati anche i risultati raggiunti che non sono definibili in termini scientifici ma
che allo stesso tempo sono importanti per un progetto che aveva lo scopo di ridurre i limiti dei
bambini/e con ASD e di ampliarne le competenze a 360 gradi; i più significativi sono i seguenti: il
potersi identificare con la AS Roma ha favorito la socializzazione e stimolato l’orgoglio
dell’appartenenza; le prime partite di calcio che hanno potuto effettuare tra di loro e con gli
istruttori e le due partite 4 vs 4 di “calcio integrato” con allievi della Roma Academy; il vivere
questa esperienza con professionisti totalmente dedicati a loro e disposti a rispettarne tempi di
socializzazione e di apprendimento pur non smettendo di guidarli nelle attività; per le famiglie si è
rilevato di grande importanza il potersi incontrare fra di loro e condividere queste esperienze
sentendosi parte attiva del progetto.
7
Da tempo il dipartimento scientifico del Comitato Paralimpico Internazionale (International
Paralympic Sport Science Committee) ha posto l’empowerment delle persone con disabilità
come priorità di ricerca e di sviluppo. Il concetto di empowerment si riferisce al “processo tramite
il quale ogni individuo sviluppa delle abilità e competenze per ottenere il controllo della propria
vita e per migliorare la propria condizione di vita (Gutierrez, 1990). Gli individui con disabilità sono
stati definiti come la più ampia minoranza al mondo. A sua volta il concetto di disabilità
rappresenta una costruzione sociale che si riferisce a differenze nell’apparire, nelle funzioni, nelle
strutture e nelle prestazioni e, in termini generale, riguarda modi non desiderati di essere
differenti (Goffman, 1963; Sherrill, 1997).
In questi anni si è sviluppata la consapevolezza che lo sport e, più in generale l’attività motoria,
possano rappresentare delle situazioni in cui promuovere lo sviluppo psicosociale e motorio delle
persone con disabilità. Hutzler (1990) ha introdotto il concetto di empowerment nello sport per
disabili ponendo alla sua base la consapevolezza nelle proprie competenze e la percezione di auto-
efficacia. L’obiettivo è di raggiungere tramite l’esperienza sportiva un migliore controllo delle
risorse personali e dell’ambiente in cui si vive, con l’uso di competenze che di solito non sono in
possesso delle persone con disabilità (Hutzler e Bar-Eli, 1993; Sherrill, 1997). In tal senso, in una
prospettiva di empowerment le persone con disabilità sono considerate come cittadini a cui
devono essere assicurati diritti e scelte, piuttosto che individui dipendenti, da aiutare, da
socializzare e a cui fornire delle abilità.
Il modello di Hutzler postula che l’attività sportiva determini una serie di benefici psicologici e
sociali nelle persone con disabilità:
le prestazioni motorie guidano l’efficienza funzionale
le esperienze di riuscita migliorano l’autoefficacia
la migliore fiducia nel proprio corpo migliora il concetto di sé fisico e l’autostima
i disturbi dell’umore e affettivi diventano più leggeri
la crescita nel livello di abilità conduce a una migliore accettazione sociale
Hutzler and Bar-Eli (1993) e Blinde e Taub (1999) hanno confermato questo modello con dati di
ricerca. Analoghi risultati sono stati ottenuti anche con persone che hanno partecipato ad attività
sportive ricreative Infatti è stato evidenziato che lo sport ha un impatto sul sé fisico in 4 diversi
modi, quali lo sperimentare il proprio corpo in modo diverso, migliorare la percezione delle
proprie caratteristiche fisiche, migliorare le capacità fisiche e aumentare la fiducia in relazione alla
8
propria abilità di partecipare a nuove attività motorie (e.g., Blinde e McClung, 1997; Sousa,
Corredeira, e Pereira, 2009).
Se si definisce lo sport come un contesto di empowering, bisogna conoscere quali sono le
caratteristiche delle persone, delle organizzazioni coinvolte e del contesto sociale e politico di cui
fanno parte. Pertanto un individuo empowered mostra un senso di efficacia e di controllo ed è
motivato a partecipare. Un’organizzazione empowered evidenzia una leadership condivisa, la
volontà di condividere il potere e le risorse e mostra un senso di autoefficacia collettiva e una forte
identità di gruppo. Ad esempio, nel mondo dello sport le organizzazioni hanno il potere di
modificare le regole e le condizioni degli sport per adattarle alle esigenze degli atleti con disabilità
che li praticano. Un contesto sociale empowered favorisce l’emergere e comprende al suo interno
queste organizzazioni, permettendone la partecipazione democratica alle decisioni. Empowerment
è sia un processo che un obiettivo e si devono determinare i fattori che lo influenzano. E’ inoltre
moderato da alcuni fattori (genere, età d’inizio della disabilità, tipo di disabilità) che ne
influenzano la forza e la direzione dello sviluppo. E’ influenzato anche da processi interni del
contesto che mediano le esperienze di empowerment (senso d’identità, auto-efficacia, clima
motivazionale dell’organizzazione) (Pensgaard e Sørensen, 2002).
Figura 1. Empowerment attraverso lo sport (Pensgaard e Sørensen, 2002).
Caratteristiche dei fattori del modello di empowerment nello sport:
9
Età d’inizio della disabilità – Le disabilità congenite o acquisite nelle prime fasi della vita
influenzano fortemente lo sviluppo psicosociale e motorio. Gli atleti con disabilità acquisite
mostrano livelli di autostima più elevati di quelli con disabilità congenite (Sherrill 1997) e
stati affettivi migliori (Campbell, 1995).
Genere – Le ragazze con disabilità sperimentano maggiore discriminazione dei maschi,
specialmente nello sport dove già di fatto sono sottorappresentate.
Tipo di disabilità – Solo poche forme sono state studiate in modo ampio e continuativo e
certamente gli atleti più indagati sono quelli in carrozzina, molti meno studi sono stati
condotti con soggetti con disabilità intellettive.
Empowerment a livello individuale – La convinzione di sapere affrontare situazioni
specifiche è una delle tre variabili che determinano lo sviluppo individuale. E’ una
valutazione cognitiva di giudizio su se stessi in relazione a un compito da svolgere. La
seconda variabile moderatrice riguarda l’orientamento motivazionale al compito o al
successo. Le ricerche condotte principalmente con atleti in carrozzina non hanno
evidenziato differenze significative rispetto alle caratteristiche emerse con i normodotati.
La terza dimensione riguarda l’identità, concetto definito socialmente e culturalmente.
L’identità di un individuo varia anche nel tempo e all’inizio la disabilità deve essere
accettata e non negata. Molti atleti riportano che la condivisione con altri nello sport li ha
aiutati ad accettarsi per come sono e a svilupparsi partendo da questa condizione di base.
Tipo e livello di disabilità sfidano in modo diverso la persona e la difficoltà ad accettarsi.
Empowerment a livello organizzativo – Un importante fattore riguarda la percezione del
clima organizzativo, che dovrebbe essere orientato maggiormente al compito e al
miglioramento piuttosto che al risultato delle prestazioni. Ancora di più lavorando insieme
a individui con disabilità, la focalizzazione sui compiti e gli apprendimenti, nonché il
rinforzo da parte degli operatori sportivi di queste dimensioni è particolarmente utile. Il
secondo fattore riguarda l’identità di gruppo o dell’organizzazione, che è in funzione di
quanto gli individui che lo compongono si sentono tra loro uniti e s’identificano con il
gruppo stesso. Il terzo mediatore si riferisce al costruire un forte senso di appartenenza fra
i membri del gruppo e nel sapere mantenere questo senso di efficacia collettiva
indipendentemente dagli accadimenti anche negativi che vi sono sempre in
un’organizzazione.
10
Empowerment a livello sociale – I mediatori a livello sociale dello sport paralimpico sono
stati poco studiati ma anche in questo caso sono identificabili almeno due dimensioni. La
prima riguarda il contesto culturale e quindi come viene percepita la pratica sportiva degli
individui con disabilità nel contesto sociale più ampio. E’ stato detto che le persone con
disabilità intellettive sono poco presenti nel mondo sportivo, così come sono presenti
pregiudizi in relazione alla pratica sportiva delle donne, a cui si può aggiungere l’evidenza
di una maggiore attenzione verso le disabilità coinvolte nelle olimpiadi paralimpiche e una
scarsa attenzione allo sport dei bambini con disabilità. Un dato, per ricordare che questa
condizione è anche presente nella ricerca scientifica, è rappresentato dalla presenza di solo
18 studi condotti con individui con disturbi dello spettro autistico e seguiti con il metodo
ABA, per un totale di 64 partecipanti da 3 a 41 anni (Luiselli, 2014). Anche un’altra rassegna
ugualmente recente (Sowa e Meulenbroek, 2012) ha rilevato solo 16 studi, per un totale di
133 bambini e adulti. Il secondo elemento mediatore è rappresentato dal concetto di
efficacia politica, determinata dal cambiamento sociale realizzato tramite l’impegno
politico. E’ necessario che gli individui con disabilità diventino dei modelli di riferimento,
allo scopo di promuovere una cultura sportiva integrata e che ricoprano ruoli significativi
per la diffusione dello sport inteso come mezzo di benessere fisico, psicologico e
d’inclusione sociale.
Le disabilità intellettive e l’attività sportiva
La ragione principale per sviluppare l’attività motoria nei bambini con disabilità intellettive è di
ribaltare la loro condizione prevalentemente sedentaria, migliorare il funzionamento del loro
corpo, dei processi cognitivi e di quelli affettivi, nonché arricchire e migliorare la loro interazione
con i compagni e con gli adulti. Sono certamente obiettivi impegnativi ma sono gli stessi che
vengono sviluppati e potenziati dall’attività sportiva che svolgono i loro coetanei nelle società
sportive. In questa rassegna verrà posta attenzione alle ricerche condotte con individui con
disturbi dello spettro autistico, poiché i giovani che hanno partecipato al nostro programma
sportivo mostravano in misura del 90% questa tipologia di disturbi.
11
I benefici dell’attività sportiva
Le poche ricerche condotte con giovani con ASD mostrano che sono molto meno attivi
motoriamente rispetto ai loro coetanei normodotati e che la percentuale di individui sedentari
aumenta con il crescere dell’età (Pan, 2011). Sino ad ora è stata trascurata la diffusione di
programmi di attività motoria nei giovani con ASD anche se dalle ricerche condotte risultano
evidenti i benefici motori, psicologici e sociali che derivano da una pratica continuativa nel tempo.
Inoltre lo sport risulta essere di efficace sostegno alle terapie in cui sono coinvolti questi giovani.
Nonostante questi dati positivi è più probabile che un giovane con disturbi dello sviluppo conduca
una vita sedentaria, a sua volta fonte di problemi quali l’obesità, i disturbi cardiovascolari e le
complicazioni a carico del sistema respiratorio. (De, Small, e Baur, 2008). Al contrario, l’attività
motoria, condotta anche a livelli di moderata intensità, può migliorare la flessibilità, aumentare la
resistenza muscolare, ridurre il peso e l’indice di massa grassa. Riduce, inoltre, i problemi
comportamentali (diminuiscono i movimenti stereotipati e i comportamenti di auto-stimolazione),
migliora il concetto di sé e sviluppa le funzioni intellettive (Luiselli 2014; Sowa e Meulenbroek,
2012). Le principali rassegne della letteratura hanno evidenziato che le attività motorie svolte
riguardano la corsa, la bicicletta, i pesi, i pattini a rotelle, il cavallo, il camminare e le attività in
acqua e sul tapis-roulant (Lang et al., 2010; Sowa e Meulenbroek, 2012; Lancioni, et al., 2008).
Le strategie didattiche
Le principali metodologie d’insegnamento utilizzate con giovani con ASD riguardano il modeling
con istruzioni verbali, il rinforzo verbale, l’incitamento fisico, anche se solo pochi studi forniscono
sufficienti dettagli perché possano essere replicati. Per il futuro sarà invece importante effettuare
anche la valutazione delle metodiche utilizzate per insegnare, così che possano essere replicate da
altre indagini e siano comunque di riferimento per i professionisti che vogliano promuovere
programmi sportivi fra le persone con disabilità intellettive.
Le attività sportive praticate
Fra gli individui con ASD la maggior parte delle indagini hanno riguardato la corsa e il jogging in
ambienti esterni o in palestra. L’intervento più comune consiste in uno o due adulti che corrono
con il partecipante guidandolo fisicamente, essendo loro stessi il modello da copiare e
rinforzandolo verbalmente. Un altro metodo si è servito di giochi musicali per incoraggiare a
muoversi con continuità (Luiselli 2014). In sintesi queste ricerche hanno mostrato che esercizi
12
brevi e intensi possono aumentare l’espressione di apprendimenti desiderabili e ridurre i problemi
comportamentali durante e subito dopo le sessioni di allenamento. La ragione per cui la corsa e il
jogging sono stati più utilizzati rispetto ad altre attività sportive, risiede nella facilità
dell’insegnamento, nel non richiedere uno speciale kit sportivo e si adattano alle più diverse
situazioni ambientali. La maggior parte di questi studi con persone con ASD sono stati condotti con
il metodo applied behavior analysis (ABA) mettendone in evidenza l’efficacia anche
nell’insegnamento sportivo.
Attività individuali o di gruppo?
Inoltre, è importante che l’adesione all’attività motoria non si esaurisca solo all’interno del
programma sportivo ma diventi parte integrante anche degli altri momenti della vita dei giovani.
In tal senso, la scuola dovrebbe svolgere un ruolo vitale organizzando gruppi di supporto fra i
coetanei, attività sportive o motorie per mantenere in tutti gli studenti uno stile di vita fisicamente
attivo e salutare. Purtroppo sono quasi del tutto inesistenti studi sul ASD che abbiamo comparato
gli effetti dell’attività motoria individuale con quella di gruppo. In termini generali, le attività
individuali hanno permesso di fornire programmi specifici per i singoli individui e hanno ridotto le
problematiche connesse ai problemi di comunicazione e di linguaggio. Tuttavia, gli sport di
squadra e di gruppo facilitano il comportamento prosociale e la comunicazione interpersonale e
pertanto potrebbero essere di grande utilità in giovani con ASD, proprio per favorire lo sviluppo di
competenze che nelle attività individuali svolgono un ruolo più marginale. Walker, Barry e Bader
(2010) hanno condotto uno studio originale organizzando un campo estivo per 12 bambini da 3 a
12 anni della durata di quattro settimane, con una frequenza bi-settimanale della durata di 8 ore,
per un totale di 32 ore. Scopo dello studio è stato di esaminare i cambiamenti percepiti
nell’ambito della sfera sociale dei bambini. Dai risultati è emerso un miglioramento nella sfera
sociale e nella comunicazione dei bambini con ASD.
La rassegna di Sowa e Meulenbroek (2012) ha confermato che la dimensione motoria migliora
maggiormente con interventi che sono stati offerti su base individuale. Sorprendentemente, anche
se in misura minore, questo dato è emerso anche in relazione alle competenze sociali, smentendo
così l’ipotesi degli autori, secondo cui i programmi di esercizio fisico di gruppo avrebbero dovuto
essere più efficaci per migliorare questa difficoltà. Questo risultato può essere attribuito a
differenze nella definizione di ''intervento del gruppo'', che è più ampio rispetto alla definizione di
''intervento individuale''. Un gruppo è di solito definito come un insieme di persone che sono unite
13
da un obiettivo comune in virtù del quale sviluppano fra loro relazioni esplicite e implicite. In
individui con ASD questo aspetto dovrebbe essere considerato come il punto di arrivo di un
programma di attività motoria e non certo il punto di partenza. Quindi si dovrebbero condurre
indagini in cui il risultato da ottenere sia il passaggio da attività prevalentemente individuali a
attività di gruppo. A tale riguardo gli autori sottolineano che:
Purtroppo, non siamo riusciti a trovare eventuali pubblicazioni con un intervento sportivo
naturalistico basato sul gruppo come il calcio (p.56).
Anche in otto studi che sono stati classificati come interventi di gruppo, non è stato sempre chiaro
se ci fossero in realtà interazioni sociali significative tra i partecipanti con ASD e tra questi e uno o
più operatori. È probabile che negli interventi individuali, le interazioni siano più frequenti e più
intense. Le ricerche future dovrebbero descrivere queste interazioni in modo più chiaro per
consentire di evidenziare eventuali differenze nei risultati riguardanti i deficit sociali e determinate
dall’uso di due approcci diversi, individuale e di gruppo.
Disturbi dello spettro autistico e calcio
Luyben et al. (1986) hanno pubblicato l’unico studio condotto nel calcio e che riguardato tre adulti
di età compresa fra 24-52 anni ma pure in questo caso è stato utilizzato di un approccio
individuale. I partecipanti erano persone con ASD capaci di seguire semplici istruzioni, come ad
esempio, stare su un piede solo per un secondo e muovere un piede per calciare con l’aiuto di
qualcuno. Il comportamento tecnico studiato è stato quello di passare la palla d’interno o esterno
del piede. Questa azione tecnica è stata suddivisa in nove fasi, che ogni partecipante ha imparato
in 22-29 sessioni di allenamento . Come detto, anche in questa ricerca l’attività di apprendimento
si è svolta in modo individuale e ai tre partecipanti non è stato insegnato a interagire fra di loro
attraverso il passaggio della palla.
Il ruolo del movimento nei disturbi ASD
Il disturbo dello spettro autistico (ASD) è un gruppo di disturbi dello sviluppo che sono
caratterizzati da deficit d’interazione sociale, comunicazione e comportamenti ripetitivi ed è uno
dei disturbi più osservati nell'infanzia (American Psychiatric Association, 2000). Sebbene le
difficoltà motorie non siano attualmente considerate come un problema importante fra i sintomi
di ASD, è di grande importanza non ignorarli, a causa dell’impatto che hanno sulla qualità della vita
(Lai, Lombardo, Baron-Cohen, 2014). Si stima che dal 21% al 100% dei bambini con DSA mostrino
14
una serie di diversi deficit motori (Green et al., 2009; Pan, 2009), ciò suggerisce che sia un danno
motorio significativo ma molto variabile tra i bambini con ASD.
I limiti motori
Gli studi rivelano che le anomalie motorie in ASD possono verificarsi molto presto nello sviluppo
(Brian et al., 2008) e essere persistenti nel tempo (Fournier, Hass, Naik, Lodha, e Cauraugh, 2010;
Van Waelvelde, Oostra, Dewitte, Van den Broeck, e Jongmans, 2010). Goffaggine e un ritardo nello
sviluppo delle competenze motorie di base vengono comunemente osservati nei bambini con ASD.
Anche se il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR, American Psychiatric
Association, 2000) suggerisce che è il disturbo di Asperger ma non l'autismo a essere associato alla
goffaggine motoria, attualmente si ritiene che entrambi i gruppi clinici rivelano disturbi della
coordinazione e mostrano deficit motori (e.g., Jansiewicz et al., 2006). Studi più recenti
suggeriscono anche che le difficoltà motorie devono essere considerate come caratteristiche
cardine del ASD (e.g., Fournier, Hass, Naik, Lodha, e Cauraugh, 2010). Tuttavia, gli attuali sistemi
diagnostici hanno fornito scarsa attenzione ai problemi motori (e.g., DSM-5, APA, 2013). L'assenza
di criteri per stabilire il grado di disabilità motoria e la mancanza di consapevolezza sui deficit
motori dei bambini con ASD può avere ostacolato la diagnosi e interventi appropriati. Sinora la
discussione della disfunzione motoria nell’ASD si è focalizzata sui movimenti stereotipati e
ripetitivi, come ad esempio lo sbattimento delle mani o il dondolio del corpo (APA, 2000; Leary e
Hill, 1996). Sono stati osservati già tra i bambini con ASD di 12 mesi movimenti stereotipati e
posture ripetitive, tra cui eseguire l’onda con il braccio o la postura "mano all’orecchio” (Loh et al.,
2007).
Il movimento come criterio diagnostico di ASD
Anche se stereotipato e ripetitivo il comportamento motorio è uno dei criteri diagnostici per
identificare l’ASD, i genitori e gli operatori della salute mentale riportano comunemente un'ampia
gamma di problemi motori, come ad esempio il ritardo nell’acquisizione degli schemi motori di
base, nonché la comparsa di schemi motori atipici in relazione alle abilità motorie fini e più
gRossolane (Lloyd, MacDonald, e Signore, 2013). Clinicamente, i bambini con ASD spesso
mostrano ritardi motori riguardanti la posizione supina, quella prona e lo stare seduti già nel loro
primo anno di vita (Lane, Harpster, e Heathcock, 2012). Ritardi nello strisciare, camminare e
15
raggiungere altri traguardi motori sono frequentemente osservati nei bambini piccoli (Lloyd,
MacDonald, e Signore, 2013). Inoltre, difficoltà nella capacità motorie, quali il porgere, battere le
mani, e indicare sono ugualmente presenti in individui con ASD (Gernsbacher, Sauer, Geye,
Schweigert, e Hill Goldsmith, 2008). Queste difficoltà persistono anche nell'infanzia e ostacolano lo
sviluppo di una vasta gamma di attività motorie, come il giocare con i blocchi e i puzzle, girare
maniglie delle porte, scrivere, e prendere la palla, così come compiti che richiedono l'equilibrio,
l'agilità e la velocità (Jansiewicz et al., 2006; Noterdaeme, Mildenberger, Minow, e Amorosa,
2002). Altri deficit motori documentati in studi empirici, riguardano lo scarso controllo posturale
(ad esempio, minore staticità e ridotta simmetria dinamica in posizione eretta), andatura anomala
(e.g., la gamba-swing, deambulazione ondeggiante), pianificazione motoria atipica e
sequenziamento (e.g., lenta preparazione di semplici compiti motori goal-directed) e disturbi
neuromotori. Anche questi sono segni critici per distinguere i bambini con ASD (Bhat, Landa, e
Galloway, 2011; Downey e Rapport, 2012; Dziuk et al., 2007; Ozonoff et al., 2008). A tale riguardo,
i deficit motori dovrebbero essere considerati come una caratteristica fondamentale di ASD
perché non solo possono essere utilizzati per differenziare bambini con ASD da altri con disturbi
dello sviluppo neurologico (Fournier et al, 2010; Ozonoff et al, 2008), ma influenzare anche lo
sviluppo di funzioni che sono cruciali per la vita sociale, il linguaggio e lo sviluppo della
comunicazione (Dziuk et al., 2007). Ad esempio, le difficoltà a iniziare una discorso, la lentezza nel
rispondere ad un'altra persona e l’arresto durante le attività sono esempi di come i disturbi del
movimento ostacolino le attività sociali e di comunicazione. I movimenti stereotipati che
sembrano essere estranei alle interazioni (e.g., lo sbattimento delle mani) possono portare a
ritenere in modo errato che gli individui con ASD non siano interessati all'interazione, ma
preferiscano impegnarsi in comportamenti ripetitivi. Studi recenti rivelano che il profilo del danno
motorio predice la gravità dei sintomi principali ASD. Si è trovato che i punteggi di sviluppo
motorio nell'infanzia si correlano a quelli dei disturbi del linguaggio e della comunicazione in
bambini che in seguito ricevono una diagnosi di ASD (Leonard, Bedford, Pickles, e Hill, 2015). Lo
sviluppo delle capacità motorie predice più tardi quello del linguaggio, lo sviluppo visuo-spaziale e
l’esplorazione degli oggetti (Hellendoorn et al., 2015). La gravità dei deficit motori si correla con il
grado di isolamento sociale e la gravità delle anomalie sociali (Freitag, Kleser, Schneider, e Von
Gontard, 2007) [22]. Inoltre, i dati di neuroimaging hanno confermato il legame tra disfunzione
motoria e altri sintomi di base di ASD. Le aree del cervello implicate nelle funzioni linguistiche (e.g.,
area di Broca) si trovano ad essere coinvolte nei compiti motori (e.g., l'esecuzione,
16
l'immaginazione, l'imitazione, e l'osservazione dei movimenti di un dito. Heiser, Iacoboni, Maeda,
Marcus, e Mazziotta, 2003). Allo stesso modo, le strutture cerebrali legate al funzionamento
motorio sono attivate durante le attività linguistiche (Iacoboni e Wilson, 2006). Tutte le prove
suggeriscono uno stretto legame tra i problemi motori e la sintomatologia ASD, anche se, a questo
punto, è difficile determinare l'influenza reciproca.
In sintesi
Vi è un'evidenza emergente secondo cui i deficit motori dovrebbero essere considerati come uno
dei sintomi principali della ASD (e.g., Downey e Rapport, 2012), sebbene i criteri diagnostici attuali
forniscano una descrizione minima della disabilità motoria in ASD. Dal momento che le anomalie
motorie e i ritardi nello sviluppo degli schemi motori di base sono spesso presenti già nel primo
anno di vita e di solito precedono i deficit comunicativi e sociali (Leary e Hill, 1996), la valutazione
del funzionamento motorio dei bambini potrebbe aiutare l'identificazione precoce e il
monitoraggio dei progressi degli interventi (Esposito e Pasca, 2013). E’ stato riportato che circa il
70% dei neonati ad alto rischio (cioè, fratelli con ASD) che presentavano ritardi motori, in seguito
hanno manifestato deficit nella comunicazione (Bhat, Galloway, e Landa, 2012). Migliori
prestazioni motorie in bambini di 2 anni con ASD, predicono meglio risultati più tardi, all'età di 4
(Sutera et al., 2007). Appare così sempre più evidente che il funzionamento motorio è un aspetto
importante nel quadro generale della sintomatologia ASD. Gli studi futuri volti a scoprire il
funzionamento motorio in bambini ASD dovranno orientarsi all'identificazione precoce, allo
sviluppo dell'intervento e la predizione della prognosi di ASD.
Il progetto Calcio Insieme
Il gioco del calcio è lo sport più amato e praticato dalle bambine e dai bambini di tutto il mondo,
ma per i giovani diversamente abili sono rare, se non del tutto assenti, le opportunità in Italia che
permettano loro di vivere questa pratica sportiva come esperienza formativa e di gioco. Questo
ostacolo alla pratica dei giovani con disabilità al gioco del calcio va nella direzione opposta a
quanto sollecitato da una dichiarazione dell’ONU secondo cui
“… i governi dovranno incoraggiare e promuovere la partecipazione allo sport a ogni livello,
nella sua massima estensione possibile, delle persone con disabilità … permettendo alle
17
persone con disabilità di partecipare in uguale misura degli altri alle attività sportive,
ricreative e del tempo libero” United Nations Convention on the Rights of Persons with
Disabilities 14 (UN 2006), article 30(5a+c).
Ciò nondimeno, come è emerso leggendo la letteratura scientifica, la pratica sportiva per i giovani
con disabilità intellettiva non è nel mondo particolarmente diffusa e sinora non ha suscitato
l’interesse che invece dovrebbe lo studio di come può essere avviata e svolta e quali siano i
benefici che ci si dovrebbe attendere da esperienze continuative, per tempo dedicato e qualità.
Inoltre, la maggior parte dell’esperienze riguardano poche attività motorie e le più diffuse
sembrano essere la corsa e le attività in acqua. Sono due attività che se svolte in modo
semplificato non richiedono specifiche modalità d’insegnamento, poiché quelle utilizzate
riguardano in sostanza il condividere da parte dell’operatore con l’allievo la stessa esperienza
fungendo da modello (correre insieme tenendolo per mano o stare in acqua insieme), usando il
rinforzo verbale come strategia motivazionale.
Abbiamo visto in precedenza che nei giochi di squadra la ricerca condotta con giovani con
disabilità intellettiva è un ambito che non è stato esplorato e lo stesso vale per le esperienze
condotte all’interno delle società sportive di calcio, vi sono casi isolati ma nulla di più. Questa
mancanza di attività nei giochi sportivi deriva probabilmente dalla convinzione che i giovani con
disabilità intellettive hanno difficoltà nel relazionarsi agli altri e tantomeno potrebbero essere
parte di una squadra. Questa identificazione, anche da parte degli esperti, dei giovani come
singole identità non in grado d’interagire fra loro per le evidenti difficoltà di linguaggio e di
comunicazione di cui molti soffrono, ha condotto a privilegiare gli sport individuali e soprattutto
quelli ciclici di lunga durata (camminare, correre, jogging, nuoto, bicicletta). Infatti, la rassegna di
Lang e colleghi (2010) ha confermato questa tendenza mettendo in evidenza che nel 61% degli
studi analizzati è stata praticata la corsa, mentre in quella di Sowa e Meulenbroek (2012) nel 75%
degli studi gli sport erano il jogging, il nuoto e il camminare.
Oltre a queste evidenze derivate dalla ricerca scientifiche, ne vanno ricordate altre provenienti
partendo dalle esperienze professionali degli autori che da tempo hanno riscontrato sul territorio
l’esigenza di un indirizzo tecnico didattico specializzato per quanto concerne il calcio integrato,
ovvero la possibilità di fare partecipare all’attività federale anche i bambini con diversa abilità
intellettiva, costruendo nel tempo un percorso sportivo d’integrazione con i loro coetanei. Alcune
società sportive hanno cercato di offrire soluzioni per favorire questa opportunità, ma si è trattato
18
di esperienze di notevole valore sociale, spesso rivolte a singole e specifiche disabilità ma che non
hanno prodotto un cambiamento nel mondo sportivo, compreso quello paralimpico. Sappiamo
che nella scuola i bambini con disabilità sono circa 216.000 e il 68% di questi soffrono di disabilità
intellettiva. E’ a loro che vogliamo rivolgerci per avviare un programma di apprendimento del
calcio che abbia lo scopo di favorire l’integrazione sul campo con gli altri giovani calciatori.
Obiettivi del programma
Sviluppo del benessere fisico e psicosociale e delle abilità motorie attraverso il gioco del
calcio.
Integrazione sociale favorita dallo sviluppo dei linguaggi (privilegiando il verbale, ma anche
il linguaggio non verbale e quello corporeo).
Sviluppo delle competenze cognitive e di esplorazione dell’ambiente.
Coinvolgimento in un ambiente incoraggiante e qualificato in cui migliorare la propria
autostima.
Sviluppo della qualità di vita.
Riduzione dello stress connesso alla propria condizione di vita.
Miglioramento delle capacità di auto-controllo dovuto a una riduzione dei disturbi emotivi.
Aumento della capacità di auto-valutazione.
L’intervento si propone di costruire un sistema di collaborazione fra genitori, scuola e società
sportiva in modo da determinare una circolo virtuoso in cui ognuno per la sua parte sia impegnato
nel favorire un migliore sviluppo e qualità della vita dei bambini con disabilità intellettiva.
Infatti, il programma è rivolto a bambine e bambini delle scuole di Roma di 6-12 anni con disabilità
intellettive, che vogliono vivere il gioco e il calcio adattato alle proprie capacità; affermando
pienamente il valore dello sport quale strumento relazionale, riabilitativo, sociale e accrescendo il
livello qualitativo della loro attività motoria e sportiva.
20
VERDE ROSSO
I bambini e le scuole
I bambini del primo anno di sperimentazione provengono da 14 scuole del territorio (Pistelli,
Vaccari, Ariosto, Cairoli, Vico, Nitti, Aporti, Mengotti, Umberto I, Petrassi, Pascoli, Cuoco, Boccioni,
Istituto S. Orsola). Sono 3 bambine e 27 bambini di età compresa fra 6 e 13 anni e hanno in
prevalenza una diagnosi di disturbo dello spettro autistico (Tabella 1). Tutti i bambini sono in
possesso del certificato d’idoneità alla pratica sportiva non agonistica rilasciato dal Dr. Romano
Franceschetti presso il Centro di medicina dello sport dell’ASL Roma/1, dove sono anche
conservate le diagnosi dei bambini.
Diagnosi N. bambini
disturbo dello spettro autistico 16 disturbo dello spettro autistico con ipoacusia e impianto cocleare 1 disturbo dello spettro autistico con epilessia 3 sindrome genetica 2 ritardo cognitivo con disturbo del linguaggio o del comportamento 4 sindrome di Down 1 sindrome di Down con disturbo dello spettro autistico 2 disturbo generalizzato dello sviluppo 2
Tabella 1. Descrizione diagnosi.
Sono stati suddivisi in due categorie di funzionamento in relazione alle loro caratteristiche
comportamentali e psicologiche. Le due categorie sono state designate attraverso l’utilizzo di
colori: categoria Rosso e categoria Verde. Le caratteristiche delle categorie sono specificate nella
Figura 2 e nel gruppo sono presenti 9 bambini della categoria Verde e 21 bambini della categoria
Rosso.
Assenza di linguaggio verbale e/o della
comprensione dello stesso
Estrema difficoltà nell’affrontare luoghi
e situazioni nuove
Possibilità di comportamenti aggressivi
con sé stessi e con gli altri (lanciare
oggetti, tirare capelli)
Mai praticato sport come attività, ma in
alcuni casi come terapia
Possono avere difficoltà motorie
Presenza di linguaggio verbale e/o
capacità di comprendere il
linguaggio verbale
Assenza di comportamenti
aggressivi
Buona capacità motoria
Possono aver già praticato attività
sportiva
Figura 2. Descrizione categorie comportamentali.
21
Lo staff
Lo staff è composto da 10 istruttori di calcio, 4 psicologi dello sport, 1 logopedista, 1 medico dello
sport, 1 responsabile dei rapporti con la scuola e i genitori, e 2 responsabili dell’area tecnica. Lo
staff ha partecipato, prima dell’inizio dell’attività a un Corso di formazione della durata di 28 ore a
cura di “Calcio Insieme” che ha avuto come docenti esperti nei vari ambiti della disabilità
intellettiva e interventi di genitori, operatori della scuola e società sportive di calcio e di rugby
(Programma allegato). Il Corso si è svolto presso la Scuola dello Sport, Centro G. Onesti di Roma.
Dall’inizio delle attività, al termine delle sedute di allenamento o prima del loro inizio vengono
svolti brevi incontri di condivisione delle esperienze e di discussione di eventuali problematiche
con alcuni bambini.
Valutazione dei bambini
Valutazione medico-sportiva
L’idoneità medico sportiva è stato effettuata presso la ASL RM/1 dal Dr. Romano Franceschetti,
responsabile UOSD medicina dello sport, che ha effettuato gli adempimenti previsti dalla
normativa vigente.
Valutazione psicologica
Il carattere particolarmente delicato e complesso delle sindromi dei bambini del progetto
unitamente alla loro età, ha reso necessario sviluppare in questo primo anno di sperimentazione
una metodologia di tipo prevalentemente qualitativo. La ricerca qualitativa viene generalmente
utilizzata in quei contesti in cui, anziché voler verificare delle ipotesi specifiche, si voglia conoscere
un fenomeno, per poter cominciare a formulare dei modelli d’intervento specifici e innovativi.
Secondo una metodologia di analisi qualitativa sono state quindi utilizzate colloqui e schede di
osservazione e di rilevazione dei comportamenti che hanno coinvolto le figure di riferimento
presenti nell’ambiente del bambino: genitori, insegnanti, allenatori, psicologi.
Per questo motivo l’analisi iniziale e finale del bambino e la valutazione dei cambiamenti prima,
dopo e durante il percorso progettuale sono state affidate alle figure di riferimento che a più livelli
e in diverse situazioni gestiscono i bambini.
22
Nello specifico, nella fase iniziale di assessment, si è adottata una procedura che consiste in una
raccolta sistematica delle informazioni e nella loro successiva organizzazione, in modo che risultino
rilevanti e utili, abbiamo perciò utilizzato un Assessment Integrato. Un processo che si attiva con la
raccolta d’informazioni provenienti da diverse fonti, finalizzato alla costruzione di un profilo
funzionale multidimensionale del bambino. Quest’operazione conoscitiva si è articolata in due
tempi. La prima ha riguardato la raccolta delle informazioni, indiretta, mediata da informatori,
come nel caso del colloquio con genitori e insegnanti e diretta, come nell’osservazione portata
avanti da allenatori e psicologi. La seconda ha riguardato la selezione, il riordino e l’organizzazione
delle informazioni, in modo da costruire e valutare i risultati dell’esperienza e costruire un modello
d’intervento complesso sulla base dell’esperienza sperimentale. La somministrazione finale volta
alla valutazione dei cambiamenti raggiunti al termine del programma ha seguito lo stesso processo di
coinvolgimento delle figure di riferimento. Sono state perciò condotte due valutazioni, iniziale e finale,
eseguite da: genitori, insegnanti di sostegno, allenatori e psicologi.
Valutazione dei genitori sulla percezione di miglioramento
È ormai largamente riconosciuto, nell’ambito della disabilità ed in particolare in presenza di
disturbi dello spettro autistico , che la partecipazione dei genitori rappresenta un elemento
fondamentale nella valutazione di cambiamenti e miglioramenti che trasversalmente coinvolgono
il bambino. All’interno del progetto “Calcio Insieme”, la partecipazione dei genitori è stata una
delle dimensioni caratteristiche, che non solo ha trovato importanza negli aspetti organizzativi e
logistici, ma ha anche ispirato e permesso specifiche e innovative modalità di valutazione
dell’andamento del progetto. Il coinvolgimento delle famiglie è stato perseguito con molteplici
strategie d’intervento, finalizzate a promuovere la partecipazione dei genitori al progetto, accanto
alla conseguente possibilità di avere uno scambio costante attorno al processo di coinvolgimento,
crescita e miglioramento del bambino.
I genitori sono entrati in una duplice relazione con il progetto: prima attraverso l’esperienza del
loro bambino e dopo attraverso la loro percezione dei risultati di questa esperienza.
Pertanto, da un lato la qualità dei rapporti con i genitori potrà diventare a sua volta oggetto di
analisi e di valutazione da parte dei responsabili del progetto, tenendo conto della natura
processuale di questi rapporti, dall’altro è necessario rendere i genitori protagonisti attivi della
23
valutazione predisponendo contesti e procedure di ascolto che tengano conto della specificità
della loro prospettiva e sostenendoli ad esprimere le loro opinioni in maniera articolata
sull’esperienza fatta da loro e dal loro bambino.
La partecipazione dei genitori è diventata, dunque, in quest’ottica, strumento di valutazione della
capacità dei bambini di generalizzare le acquisizioni, dal campo alla vita quotidiana. Tali
acquisizioni hanno coinvolto diverse aree che sono state analizzate nella loro dimensione iniziale e
finale.
Gli strumenti
Strumenti di valutazione iniziale
Per inquadrare i cambiamenti occorsi durante il periodo di partecipazione al progetto dobbiamo
iniziare con la descrizione della situazione iniziale fornita durante il periodo di assessment. Gli
psicologi hanno condotto con i genitori una serie di colloqui iniziali nei quali hanno indagato
diverse aree:
1. Capacità di collaborazione e preferenze
a. Che cosa fate per avere la sua collaborazione
b. Con che cosa gli/le piace giocare
c. Quale attività o gioco gli/le piace fare
d. Che cosa sa fare bene (puzzle, costruzioni etc)
2. Comunicazione
a. Come si fa capire
b. Come vi fate capire
c. Utilizza del materiale non verbale per comunicare (libro, cartelle, disegni etc)
3. Socializzazione
a. Come sono le persone che gli/le piacciono
b. Come sono le persone che non gli/le piacciono
4. Da evitare
a. Cosa gli/le fa paura
b. Cosa si deve evitare di fare con lui/lei
c. Cosa non gli/le piace
5. Comportamenti problematici
a. Può avere comportamenti tipo scappare, lanciare oggetti etc. Quali?
b. Può fare del male a qualcuno o a sé stesso
c. Che cosa fate di solito in queste situazioni
6. Rapporto con la palla
a. Avete delle palle in casa? Di che tipo?
b. Gioca con la palla? In che modo?
24
Strumenti di valutazione finale
Durante i colloqui finali è stato chiesto di compilare nuovamente le schede informative sui
comportamenti con l’aggiunta di una scheda di valutazione riguardante la percezione di
miglioramento sulle aree indagate, secondo una scala Likert a 5 livelli (Figura 3). Sulla base di
queste valutazioni iniziali e finali è stato possibile presentare un quadro di miglioramento nelle
diverse aree e differenziato nei gruppi Verde e Rosso.
Figura 3: Scheda Valutazione di miglioramento finale per genitori e insegnanti
Vi chiediamo , ora, di valutare su una scala da 1 a 5 i miglioramenti nelle diverse
aree, (1 assenza di miglioramento, 2 leggero miglioramento, 3 abbastanza
migliorato, molto migliorato, 5 migliorato moltissimo)
Avere la sua collaborazione 1 2 3 4 5
Partecipazione ai giochi
Capacità di farsi capire
Capacità di capire
Comunicazione con l’altro
Socializzazione
Rapporti con amici e compagni
Gestione di situazioni nuove
Gestione di persone nuove
Comportamenti problematici (scappare, lanciare…)
Ricercare la palla, Rispetto al periodo precedente a gennaio
Gioca con la palla con l’altro
Gioca con la palla da solo
Motricità generale
25
Valutazione degli istruttori sulla percezione di miglioramento
Gli allenatori sono stati dotati di schede mensili di rilevazione del comportamento del loro
bambino di riferimento. All’interno di tali schede gli allenatori hanno riportato mensilmente:
Le abilità emergenti: intendendo con queste tutte le nuove capacità che il bambino
dimostra nell’avanzamento del percorso progettuale.
Le abilità acquisite: tutte quelle abilità che ripetendosi e confermandosi durante le varie
sedute di allenamento si dimostrano stabilmente acquisite dal bambino.
Eventuali note da aggiungere.
Valutazione psicologi sulla percezione di miglioramento
Gli psicologi, ogni fine mese, hanno effettuato una osservazione sistematica del comportamento e
dei progressi, attraverso una scheda composta da 116 comportamenti osservabili suddivisi in 11
aree di interesse: reazione al luogo e ai rituali, relazione con l’altro, comportamenti, esecuzione
compiti, comunicazione e linguaggio, emozioni, associazioni, interazioni, regolazione, attenzione e
motricità generale.
Strumenti visivi per la gestione dei bambini
Al fine di accogliere al meglio i bambini, fin dall’inizio della loro attività all’interno del progetto
sono stati creati degli strumenti specifici a supporto dello staff e delle famiglie per agevolare
l’inserimento dei bambini nel nuovo contesto “Scuola calcio”. Tipicamente, i bambini con autismo
riescono a processare più facilmente le informazioni visive piuttosto che quelle uditive. Ogni
qualvolta vengono utilizzati strumenti visivi a supporto dell’attività, diamo a questi bambini delle
informazioni attraverso l’area più sviluppata in loro, quella visiva. Per tale ragione, diversi tipi
d’immagini e di utilizzo delle stesse sono già inseriti in ogni aspetto della loro vita quotidiana per
migliorare le capacità funzionali dei bambini con autismo. Allo stesso modo sono stati creati
strumenti visivi specifici a supporto dei bambini:
Ogni bambino ha ricevuto, il primo giorno di scuola calcio, un Kit di 17 foto rappresentanti i
membri dello staff: allenatori, psicologi, medici e segreteria. Questo allo scopo di favorire e
agevolare la conoscenza di nuove figure di riferimento per il bambino. I genitori si sono
dimostrati entusiasti e collaborativi, utilizzando sin da subito le foto nelle esercitazioni a
casa
26
All’interno del campo è stato predisposto un angolo dove i bambini trovano un “libro delle
immagini” contenente le foto dello staff, le immagini del materiale utilizzato, la
rappresentazione grafica degli esercizi settimanali, una serie di immagini che
rappresentano emozioni e comportamenti positivi e negativi (all’interno del libro si trova la
rappresentazione di “tirare i capelli”, “essere allegro”, “mister”, “rabbia”, e altre ancora).
Tale modalità di comunicazione agevola la relazione con il bambino e la condivisione di
esperienze ed emozioni
E’ stato costruito un cartellone delle presenze sul quale ogni bambino ed ogni adulto dello
staff presente alla seduta di allenamento mette la sua presenza apponendo un punto
Rosso vicino alla propria foto. Tale rituale oltre a stimolare la visione di sé all’interno della
situazione che sta vivendo, attraverso la consuetudine del gesto, agevola il passaggio
all’attività e alle relazioni previste (Figura 3).
Valutazione delle capacità motorie
E’ stata ideata e predisposta da Paolo Franceschi e Michele Rosci, responsabili tecnici del progetto.
Sono state proposte e sperimentate differenti prove motorie prima di giungere a quella finale che
si avvale di una descrizione comportamentale su 5 livelli delle competenze motorie di base, che
verrà ripetuta due volte, all’inizio del percorso didattico e al suo termine (Tabella 4).
Il test prevede varie prove inerenti agli schemi motori di base (Figura 4):
Figura 4. Libro immagini e cartellone presenze del progetto “Calcio
Insieme”.
27
1. Abilità a orientarsi nello spazio e per coloro più abili se/come riescono a correre nello
spazio percorso delimitato da 4 coni da effettuare a zig-zag.
2. Abilità di eseguire esercizi di pre-acrobatica a seguito di rotolamenti a terra.
3. Abilità di correre in avanzamento valicando tre ostacoli bassi.
4. Abilità nel lanciare la palla (a seguito di auto-lanci) e nell’afferrarla (a seguito di lanci
effettuati dall’istruttore verso il bambino).
5. Abilità a correre con e senza palla in uno spazio lungo 15 metri e largo 4 metri.
6. Abilità di equilibrio da effettuare per mezzo di uno specifico attrezzo (bosu).
7. Abilità nel saltare in avanti all’interno di uno spazio delimitato (linea di 50 cm).
Figura 5. Rappresentazione grafica del Test di Circuito Motorio.
28
LEGENDA OSSERVAZIONE
CIRCUITO MOTORIO
Punti 1 Non abile
Punti 2 Quasi abile
Punti 3 Abile in modo
sufficiente
Punti 4 Abbastanza abile
Punti 5 Abile
1A) orientarsi (slalom 4 conetti a 1,5 mt)
Non riesce a entrare nello slalom
Riesce se accompagnato.
Entra nello slalom con suggerimenti
Entra lentamente nello slalom
Entra nello slalom con continuità
1B) correre slalom (4 conetti a 1,5 mt)
Non riesce da solo (accompagnato)
cammina corre Corre a/r
Corre a/r senza pause
2) rotolare (sul tappetino)
Non rotola Rotola lentamente cambiando direzione
Rotola e fa la capovolta
Rotola corretto e fa la capovolta
Rotola corretto e rapido fa la capovolta
3) Saltare alto (3 ostacoli 20/30cm h)
Non salta e non valica da solo
Valica e non salta
Salta interrompendo la corsa
Salta senza interruzioni aritmicamente
Salta in continuità con ritmo regolare
4A) lanciare (palla perpendicolare sopra la testa 5 volte)
Non lancia Lancia sempre in modo impreciso
Lancia a volte in modo impreciso
Lancia correttamente non sempre perpendicolare
Lancia perpendicolare con la forza giusta
4B) afferrare (5 lanci da 1 a 5 mt distanza da parte del formatore)
Non afferra mai Afferra a volte Afferra sempre con difficoltà
afferra sempre non regolare
afferra sempre regolare
5A) correre diritto (corsia 15mt x 4 larghezza)
Non riesce a correre
Corre o cammina accompagnato
Corre ma non tiene una traiettoria retta
Corre e mantiene una traiettoria retta
Corre mantenendo una direzione retta e coordinando arti superiori e inferiori
5B) correre con la palla (15mt x 4)
Non guida la palla
Guida la palla , ma esce spesso dalla corsia
Guida la palla esce , e si sposta frequentemente dx e sx
Guida tenendo la palla dentro la corsia
Guida la palla tenendo abbastanza il centro della corsia
6) stare in equilibrio (bosu)
Aiutato a stare in equilibrio
Da solo con due piedi
Riesce a sollevare un piede per 1 o 2 secondi
Riesce a sollevare un piede da 2 a 5 secondi
Riesce a sollevare un piede oltre 5 secondi
7) saltare avanti (due linee a 50cm)
Non salta da solo Attraversa senza saltare o non riesce a valicare saltando dentro allo spazio
Salta con un piede alla volta
Salta a piedi uniti senza contemporaneità degli arti inferiori nello stacco
Salta a piedi uniti con contemporaneità nello stacco e nell’arrivo
Tabella 2. Scheda per la valutazione delle capacità motorie.
29
Organizzazione delle sedute di allenamento
Prevede varie fasi in base al livello cognitivo dei bambini così riassunte in questo schema:
fase di accoglienza e saluto iniziale 5’
gioco “conoscitivo” 10’
gioco “movimento divertimento” (distanze lineari) 10’
pausa 5’
gioco “divertimento” (spazi delimitati) 10’
palla nel sacco 10’/15’ (gioco rigori)
Esempi di esercitazioni:
gioco conoscitivo
Descrizione:
• Posizionare i cerchi a terra formando un figura circolare e mettere gli allievi ognuno dentro
il proprio cerchio. Il gioco inizia con un ragazzo che tiene una palla e deve uscire fuori dal
proprio cerchio, consegnare la palla ad un altro compagno e prendere il suo posto dentro il
cerchio a terra. L’altro ripete il gesto spostandosi liberamente all’interno del cerchio.
• Varianti:
1) Effettuare un passaggio lanciando la palla con le mani;
2) Effettuare un passaggio lanciando la palla con i piedi;
3) Utilizzare palloni di diversa forma e colore.
4) Prima di dare la palla chiamare il nome di chi riceve la palla.
30
“movimento divertimento” 10’
Descrizione:
I ragazzi con l’aiuto del tecnico devono percepire e capire l’inizio del percorso e della fila
dentro il cerchio, devono rotolare sopra il materassino , camminare dentro i cerchi, sopra
le discosit e le meduse. Al termine del percorso i ragazzi devono capire la fine del percorso
dentro la zona di arrivo.
Varianti:
1) Libera esplorazione del percorso Psicomotricità indipendentemente dalla descrizione.
2) Inserire nuovi attrezzi come: palloni, delimitatori e birilli.
gioco “ divertimento” 10’
Esempio 1
31
Descrizione:
I ragazzi si posizionano all’interno di un’area e devono far cadere i birilli lanciando la palla
con le mani, dopo con la guida del tecnico bisogna riprendere i birilli e rimetterli a posto.
Varianti:
1) Libera esplorazione dello spazio di lancio, si può avvicinare o allontanare.
2) Lanciare anche con i piedi.
3) Utilizzare palloni di diversa forma e colore.
Esempio 2
Descrizione:
I ragazzi si dispongono frontalmente ed eseguono dei passaggi tra i birilli, comunicando il
passaggio e lo spostamento. Arrivati in prossimità dell’area di tiro, chi è senza palla entra
dentro, comunica di ricevere la palla e di tirare in porta. Dopo chi calcia prende il posto del
portiere.
Varianti:
1) Variare la distanza del tiro;
2) Creare un 1vs1 dentro l’area di tiro;
3) Uso di palloni di diverse dimensioni e colori.
32
palla nel sacco 10’
Descrizione:
I ragazzi si alternano nei ruoli di portiere e tiratore (attaccante). L’attaccante inizialmente
prende una palla entra dentro un'aerea di tiro e calcia in porta. Dopo va in porta e il
portiere ritorna in fila.
Varianti:
1) Lanciare la palla con le mani;
2) Condurre con i piedi fino all’area di tiro;
3)Uso di palloni di diverse dimensioni e colori;
34
Risultati interviste ai genitori
Come avere collaborazione: risultati iniziali
Le informazioni ricavate dai colloqui iniziali con i genitori suggeriscono prevalentemente un
approccio basato sull’affetto e il contatto fisico, unito all’utilizzo di comandi semplici e brevi.
Vengono utilizzati spesso rinforzi per premiare l’esecuzione di un’attività. Tali rinforzi sono per lo
più di tipo fisico- affettivo (un abbraccio, essere presi in braccio). I bambini hanno bisogno di
essere chiamati per nome in modo chiaro e di avere un’anticipazione delle attività che andranno a
svolgere. I genitori mostrano prevalentemente un approccio basato sulla pazienza e
sull’accoglienza affettuosa. Per molti di loro il contatto visivo, evitato dal bambino, va cercato
dall’adulto ogni qualvolta si voglia stabilire un contatto o proporre un’attività. Le regole che i
genitori suggeriscono possono essere così sintetizzate:
1. Pazienza
2. Affetto e dolcezza
3. Utilizzo di rinforzi
4. Ricerca del contatto visivo
Valutazione finale
Collaborazione: la valutazione del miglioramento dei bambini nella capacità di collaborare con
l’altro e partecipare ai giochi e alle attività è valutata nella Figura 6 e 7. Ai genitori è stato chiesto:
quanto ritiene migliorata l’abilità di collaborazione del bambino,
quanto ritiene migliorata la sua abilità a partecipare a giochi e attività.
Figura 6. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del programma
di attività in relazione alla abilità di collaborazione.
0%
11%
45% 44%
0% 0%
8% 15%
44%
23%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Avere la sua collaborazione
35
Figura 7. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del programma
di attività in relazione alla abilità di partecipare ai giochi.
Nei due gruppi (Rosso e Verde) il 50% dei bambini risulta “abbastanza migliorato” in entrambi gli
ambiti indagati. Per più del 30% dei genitori c’è stato “molto miglioramento” sia nella
collaborazione, che nella partecipazione. Quest’ultima area presenta “assenza di miglioramento”
nel 5% dei casi. Il gruppo Rosso, risulta quello con il maggiore miglioramento nell’area
collaborazione
Comunicazione: risultati iniziali
Come si fa capire
I bambini con alto funzionamento utilizzano il linguaggio verbale, bambini con basso
funzionamento indicano, utilizzano immagini, prendono la mano della figura di riferimento. I
bambini si mostrano con i genitori, più facilmente che con gli insegnanti, in grado di farsi
comprendere in particolar modo nell’espressione dei loro bisogni primari. In tal modo, i genitori
ritengono di aver instaurato un linguaggio e una modalità di comunicazione personale e familiare
con il bambino. Tale modalità è sicuramente più difficile da ottenere per coloro che si occupano
del bambino per minor tempo e solo in specifici contesti (la scuola, lo sport , la terapia).
Come farsi capire
I genitori per farsi capire dai bambini utilizzano in gran parte il canale verbale e per alcuni, viene
unito all’utilizzo d’immagini e alla ricerca del contatto visivo. Alcuni genitori utilizzano il metodo
delle storie sociali. Le storie sociali sono brevi e semplici descrizioni costruite con l'intenzione di
aiutare il bambino a comprendere una particolare attività o situazione, ma anche per fare in modo
che manifesti i comportamenti previsti per quella particolare situazione. Le storie sociali danno
11%
0%
33%
45%
11%
0%
15%
62%
15% 8%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Abilità di partecipazione ai giochi
36
anche informazioni precise su ciò che il bambino potrebbe vedere o vivere in quella particolare
situazione. Un’altra tecnica utilizzata è la scomposizione del gesto nelle sue parti. Tale modalità
risulta particolarmente importante poiché facilmente applicabile all’apprendimento di un gesto
motorio.
Valutazione finale
Comunicazione: il miglioramento nell’area della comunicazione (Figura 8, 9 e 10)è stato indagato
attraverso 3 item, relativa a quanto i genitori considerano migliorata:
l’abilità del bambino di capire,
l’abilità di farsi capire,
l’abilità, globale, di comunicare con l’altro.
L’abilità di farsi capire è l’aspetto mentale che secondo i genitori mostra il miglioramento
maggiore. La competenza riguardante il capire per il 73% dei genitori viene considerata
“abbastanza o molto migliorata”. L’ipotesi iniziale per cui queste abilità si possano sviluppare
maggiormente all’interno di un contesto ludico e per loro interessante, come il calcio, sembra
trovare riscontro da questi risultati. Il bambino per approfondire le sue conoscenze, ma anche per
divertirsi tende a farsi capire, capire e comunicare.
Figura 8. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del programma
di attività in relazione alla abilità di farsi capire.
0%
22% 22%
56%
0%
8% 8%
38%
46%
0% 0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Abilità di farsi capire
37
Figura 9. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del programma
di attività in relazione alla abilità capire.
Figura 10. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione alla abilità di comunicare con l’altro.
La competenza nel farsi capire è migliorata per il 56% dei bambini del gruppo Verde. Nel gruppo
Rosso l’84% è valutato come “abbastanza migliorato” e “molto migliorato”, mentre il 22% del
gruppo Verde ha avuto un “leggero miglioramento”. Seppure un “leggero miglioramento” con
bambini la cui principale difficoltà è proprio la comunicazione, è comunque un segnale
importante, possiamo pensare che quando queste abilità sono poco presenti in partenza (come
nel gruppo Rosso), la possibilità di miglioramento sia maggiore.
0%
33% 33% 34%
0% 0%
15%
46%
31%
8%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Abilità di capire
0%
34% 33%
22%
11%
0%
23%
38%
31%
8%
0%5%
10%15%20%25%30%35%40%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Comunicare con l'altro
38
Socializzazione: risultati iniziali
In relazione a questa abilità, il primo aspetto che i genitori hanno particolarmente sottolineato è
l’utilizzo di un approccio affettuoso, ma deciso e “di polso”. Riferiscono una predilezione dei
bambini per le persone allegre, calme e che non obbligano, ma guidano, verso l‘azione da
compiere. L’empatia è una delle qualità fondamentali nella socializzazione con i bambini.
Differentemente dagli insegnanti, i genitori descrivono i bambini come socievoli e ben disposti
verso l’altro.
Valutazione Finale
Socializzazione: il miglioramento nell’area della socializzazione è stato indagato attraverso 4 item:
dall’inizio del progetto quanto considera migliorata: la capacità del bambino di socializzare, la
capacità di gestire persone nuove e situazioni nuove, il suo miglioramento nei rapporti in generale,
con amici e compagni (Figura 11, 12 e 13).
La socializzazione e il rapporto con amici e compagni mostrano un andamento spalmato su tutte le
possibilità. Un andamento, quindi, molto differenziato da bambino a bambino. Tale risultato può
far pensare che ad agire sul miglioramento siano state maggiormente le competenze iniziali o le
caratteristiche personali piuttosto che il lavoro specifico svolto su questo aspetto. Tale dato
suggerisce di poter introdurre, in futuro, un lavoro maggiormente focalizzato sull’interazione con i
compagni.
Gli aspetti legati alla gestione di persone e situazioni nuove sono due tra le principali
problematiche stimolate dalle sedute di allenamento, poiché sia l’ambiente che le persone
rappresentavano per i bambini un’assoluta novità. Tale aspetto era anche tra le preoccupazioni
maggiori riferite in precedenza dai genitori. Nonostante questo oltre il 50% dei bambini si mostra
nella percezione dei genitori “abbastanza e molto migliorato” rispetto ad entrambe le situazioni.
Figura 11. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione ai rapporti con amici e compagni.
9%
18%
37%
18%
0% 0%
23%
39%
23%
15%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
45%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Rapporti con amici e compagni
39
Figura 12. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione alla competenza nel gestire situazioni nuove.
Figura 13. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione alla competenza nel gestire persone nuove.
I rapporti con amici e compagni, mostrano un andamento spostato verso un maggiore
miglioramento per il gruppo Rosso. Spesso le abilità acquisite nel gioco gioco con la palla e la
dimostrazione (attraverso l’indossare la divisa dell’AS Roma) di far parte di una prestigiosa Scuola
calcio, sono state anche strumento per instaurare un rapporto migliore con i compagni di classe.
0%
44%
11%
45%
0% 0%
23%
38% 38%
0% 0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
45%
50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Competenza nel gestire situazioni nuove
0%
22%
33%
45%
0% 0%
31% 31%
38%
0% 0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
45%
50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Competenza nel gestire persone nuove
40
La competenza nel gestire persone nuove sembra essere stato un forte punto di miglioramento
per il gruppo Verde. I bambini di questo gruppo, sono quelli che, secondo la logica perseguita dal
progetto, sono entrati in relazione con più figure differenti. Nel gruppo Rosso, date le difficoltà di
relazione, si è ritenuto più adeguato affidare ogni bambino a una o due persone di riferimento che
li hanno seguiti in modo costante per l’intero periodo.
Cosa evitare: risultati iniziali
Secondo le informazioni prodotte dai genitori ciò che principalmente si deve evitare è la presenza
di rumori forti e grida. Questo tipo di informazione, che risulta primaria e prevalente, è
sostanzialmente legata alla costruzione di una ambiente protettivo per i bambini. In secondo luogo
suggeriscono di evitare tempi morti, attese e sovrapposizione di comandi. Questa seconda
informazione è più legata alla gestione specifica del bambino durante lo svolgimento delle attività.
Comportamenti problematici: risultati iniziali
I genitori, come gli insegnanti, descrivono diverse categorie di comportamenti problematici. Da
una parte ci sono comportamenti problematici pericolosi per il bambino stesso: mettere in bocca
oggetti oppure mettere in atto pratiche autolesive (palmo della mano sui denti). Dall’altra ci sono
categorie di comportamenti problematici che possono risultare lesivi per l’adulto o per i compagni:
lanciare oggetti, mordere, graffiare. Spesso tali comportamenti, soprattutto se diretti verso
l’adulto di riferimento, sono messi in atto allo scopo di “sentire” e mettersi in relazione con l’altro.
Anche ai genitori sono state preventivamente richieste le strategie utilizzate per affrontare le
situazioni problematiche. L’approccio descritto è caratterizzato dalla spiegazione del
comportamento sbagliato e dal contemporaneo effetto rassicurante sul bambino. In definitiva i
genitori suggeriscono di non bloccarlo e di restare calmi spiegando perché il comportamento deve
essere evitato.
Valutazione finale
Comportamenti problematici: la scheda sulla valutazione del miglioramento, ha anche indagato
l’eventuale miglioramento dei comportamenti problematici, intendendo con questi tutti quelli
elencati nella valutazione iniziale e che comprendono: stereotipie, comportamenti di fuga,
aggressività o comportamenti particolarmente disfunzionali per la partecipazione ad attività di
gruppo (Figura 14).
41
Figura 14. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione ai comportamenti problematici evidenziati a inizio attività.
Il lavoro sui comportamenti problematici si mostra particolarmente difficile per cui il 41% dei
bambini risulta “abbastanza migliorato”, mentre il 30% si colloca tra “leggero miglioramento” e
“assenza di miglioramento”. Nel confronto tra il gruppo Verde e il gruppo Rosso è sicuramente da
sottolineare la percezione dei genitori di “moltissimo miglioramento” per il 45% dei bambini del
gruppo Verde. I comportamenti problematici dei bambini del gruppo Rosso sono evidentemente
più complessi e più stabili per cui il 69% viene considerato tra “abbastanza migliorato” e
“leggermente migliorato
Approccio alla palla: risultati iniziali
I genitori confermano l’utilizzo di palle leggere e sottolineano il prevalente utilizzo delle mani nel
gioco con la palla. Pochi bambini hanno esperienza specifica del gioco calcio o anche del semplice
utilizzo dei piedi per passare la palla. I genitori dimostrano di non avere esperienza diretta di gioco
con la palla insieme ai loro figli.
Valutazione finale
Rapporto con la palla: l’incremento e spesso la nascita del rapporto con la palla è stato indagato
chiedendo se durante il periodo del progetto e in particolare alla fine dello stesso i bambini
mostrassero: una maggiore ricerca della palla, la possibilità e il desiderio di giocare a palla con
qualcuno, l’iniziativa di chiedere la palla e giocare da solo Figura 15, 16 e 17).
Il rapporto con la palla mostra interessanti risultati nella sua evoluzione. La ricerca della palla è
migliorata tra “molto” e “moltissimo” per il 60% dei bambini. All’interno di questa percentuale vi
sono anche bambini che non avevamo mai toccato palla in precedenza e il cui rapporto con la palla
è nato esclusivamente all’interno del progetto. Giocare a palla con qualcuno e giocare a palla da
11% 11%
33%
0%
45%
8%
31%
38%
15%
8%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Comportamenti problematici
42
solo hanno un andamento discontinuo all’interno del gruppo dei bambini. A tale scopo è
interessante vedere le differenze nei due gruppi per evidenziarne i risultati e le differenze.
Figura 15. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione alla ricerca della palla.
Figura 16. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione giocare a palla con altri bambini.
22%
34%
22%
11% 11% 8%
15%
39%
23%
15%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Ricerca della palla
9%
18%
37%
18%
0% 0%
23%
39%
23%
15%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Giocare a palla con altri bambini
43
Figura 17. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione a giocare con la palla da solo.
I bambini del gruppo Rosso mostrano un andamento più spostato verso il maggiore
miglioramento, tale diversità può essere dovuta anche alla situazione di partenza per cui molti
bambini del gruppo Rosso, non avevano la possibilità di toccare una palla, per cui il poter
esercitarsi con essa è stato valutato come un forte miglioramento. Il dato sicuramente più
interessante si trova nel giocare a palla con altri bambini. Considerando che la sindrome dello
spettro autistico presenta una difficoltà nel rapporto con l’altro, poter arrivare a riconoscere l’altro
attraverso il gioco si è dimostrato uno strumento utile e efficace.
La motricità generale: risultati iniziali
Il quadro della motricità generale iniziale può essere rilevato dai test motori eseguiti dallo staff
tecnico.
Valutazione finale
Motricità generale: Il miglioramento nell’ambito della motricità generale pur essendo
esaurientemente misurato nell’ambito dei test motori, è stato chiesto anche ai genitori poiché è
importante avere una valutazione di quanto l’eventuale miglioramento in ambito motorio
generale sia percepibile nella vita e nei comportamenti di tutti i giorni, a prescindere dalla
situazione dei test. Tale valutazione permette, altresì di valutare la capacità di generalizzare
l’apprendimento motorio dal campo alla vita quotidiana (Figura 18).
La valutazione del miglioramento nella motricità generale mostra un positivo andamento dei dati
che si dispongono tra “abbastanza migliorato” e “migliorato moltissimo”, tra questi più del 50% di
entrambi i gruppi si colloca nella percezione dei genitori tra “molto migliorato” e “migliorato
moltissimo”. Tale andamento sembra rispecchiare la linea guida del progetto che ha voluto
sviluppare l’aspetto motorio attraverso il gioco del calcio. Proprio l’utilizzo del calcio e quindi della
palla come strumento di movimento e scambio ha permesso, poi, il conseguente sviluppo di abilità
sociali, comportamentali e relazionali.
0%
44%
11%
45%
0% 0%
23%
38% 38%
0% 0%
10%
20%
30%
40%
50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Giocare a palla da solo
44
Figura 18. Valutazione dei genitori riguardante il miglioramento ottenuto al termine del
programma di attività in relazione alla motricità generale.
Percezione degli insegnanti di sostegno e dei genitori dei miglioramenti ottenuti
Gli insegnanti di sostegno hanno compilato lo stesso questionario somministrato ai genitori,
relativo ai miglioramenti da loro percepiti al termine del programma di attività. La Tabella 3
mostra che non vi sono differenze significative fra le loro valutazioni e quelle dei genitori in
relazione alle 14 variabili indagate. Infatti, le analisi statistiche effettuate (U di Mann-Whitney e W
di Wilcoxon) mostrano che le medie dei punteggi di questi due gruppi sono sostanzialmente
analoghe. L’allegato, al termine dell’articolo, riporta nel dettaglio le valutazioni iniziali degli
insegnanti di sostegno.
0% 0%
22%
45%
33%
0% 0%
38%
31% 31%
0%5%
10%15%20%25%30%35%40%45%50%
assenzamiglioramento
leggeromiglioramento
abbastanzamigliorato
molto migliorato miglioratomoltissimo
Motricità generale
45
Collabora Partecipa Farsi
capire
Capire Comunic Socializ Rapporti
compagni
Situaz
nuove
Persone
nuove
Problemi Cerca
palla
Palla
amici
Palla
solo
Motrict
gen
U di Mann-Whitney 212,5 206,0 211,0 193,5 225,0 185,0 180,5 191,50 209,0 187,5 175,0 211,5 212,0 167,0
W di Wilcoxon 488,5 482,0 487,0 469,50 501,0 461,0 456,5 401,5 485,0 463,50 385,0 421,50 422,0 377,0
Z -,465 -,620 -,493 -,947 -,128 -1,136 -1,26 -,982 -,546 -1,078 -1,40 -,464 -,452 -1,43
Sig. Asint. a 2 code ,642 ,536 ,622 ,344 ,898 ,256 ,205 ,326 ,585 ,281 ,159 ,643 ,651 ,153
a. Variabile di raggruppamento: Valutatori
Tabella 3. Test U di Mann-Whitney e W di Wilcoxon per confronto fra miglioramenti percepiti da genitori e
insegnanti di sostegno al termine dell’attività. Non si evidenzia alcuna differenza significativa di valutazione.
Risultati del test di percorso motorio
Innanzitutto si è proceduto a verificare se i dati seguissero una distribuzione normale nella
valutazione iniziale e finale, attraverso i test Shapiro-Wilk e Kolmogorov-Smirnov (Tabella 4 e 5)
che per tutti i parametri misurati non è stata verificata.
In relazione ai risultati ottenuti nelle due situazioni pre e post (prima e dopo) il periodo di
allenamento, la Tabella 6 evidenzia percentualmente la distribuzione delle abilità motorie
mostrate e i cambiamenti che si sono verificati nelle 10 prove motorie a cui i ragazzi si sono
sottoposti.
46
Test di normalità
Kolmogorov-Smirnova Shapiro-Wilk
Statistica Df Sig. Statistica Df Sig.
1A1 orientarsi (slalom 4
conetti a 1,5 mt) ,166 28 ,048 ,884 28 ,005
1B1 correre slalom (4
conetti a 1,5 mt) ,237 28 ,000 ,851 28 ,001
2_1 rotolare (sul tappetino) ,265 28 ,000 ,832 28 ,000
3_1 Saltare alto (3
ostacolini 20/30cm) ,210 28 ,003 ,847 28 ,001
4A1 Lanciare (palla
perpendicolare sopra la
testa 5 volte)
,219 28 ,001 ,879 28 ,004
4B1 afferrare (5 lanci da 1 a
5 mt distanza da parte del
formatore)
,175 28 ,028 ,882 28 ,004
5A1 correre diritto (corsia
15mt x 4 larghezza) ,197 28 ,007 ,884 28 ,005
j5B1 correre con la palla
(15mt x 4) ,250 28 ,000 ,825 28 ,000
6_1 stare in equilibrio
(bosu) ,219 28 ,001 ,865 28 ,002
7_1 saltare avanti (due
linee a 50cm) ,211 28 ,003 ,820 28 ,000
a. Correzione di significatività di Lilliefors
Tabella 4. Analisi delle variabili relative alla valutazione motoria iniziale
47
Test di normalità
Kolmogorov-Smirnova Shapiro-Wilk
Statistica Df Sig. Statistica Df Sig.
1A2 orientarsi (slalom 4
conetti a 1,5 mt) ,171 28 ,036 ,895 28 0,009
1B2 correre slalom (4
conetti a 1,5 mt) ,184 28 ,016 ,872 28 0,003
2_2 rotolare (sul tappetino) ,183 28 ,017 ,908 28 ,017
3_2 Saltare alto (3
ostacolini 20/30cm) ,170 28 ,036 ,909 28 ,018
4A2 Lanciare (palla
perpendicolare sopra la
testa 5 volte)
,152 28 ,097 ,916 28 ,027
4B2 afferrare (5 lanci da 1 a
5 mt distanza da parte del
formatore)
,168 28 ,042 ,872 28 ,003
5A2 correre diritto (corsia
15mt x 4 larghezza) ,201 28 ,005 ,915 28 ,026
5B2 correre con la palla
(15mt x 4) ,243 28 ,000 ,834 28 ,000
6_2 stare in equilibrio
(bosu) ,153 28 ,094 ,886 28 ,005
7_2 saltare avanti (due
linee a 50cm) ,169 28 ,039 ,892 28 ,007
a. Correzione di significatività di Lilliefors
Tabella 5. Analisi delle variabili relative alla valutazione motoria finale
In termini globali si evidenzia alla fine del programma di attività:
Un minor numero di bambini al livello di abilità più basso (punteggio 1) che indica una
scarsa padronanza dell’abilità misurata.
Un incremento evidente nel livello intermedio di abilità (punteggio 3).
In relazione ai valori di padronanza elevata (punteggio 4 e 5) la media globale è rimasta
costante tra le due prove.
48
Score
1 Score
2 Score
3 Score
4 Score
5
Prova Prima
(%) Dopo (%)
Prima (%)
Dopo (%)
Prima (%)
Dopo (%)
Prima (%)
Dopo (%)
Prima (%)
Dopo (%)
1A 21,4 10,7 21,4 21.4 21,4 28,6 14,3 14,3 21,4 25
1B 39,3 25 14,3 25 25 25 14,3 7,1 7,1 17,9
2 32,1 21,4 35,7 28,6 14,3 28,6 7,1 14,3 10,7 7,1
3 35,7 17,9 17,9 21,4 14,3 32,1 17,9 14,3 14,3 14,3
4A 21,4 17,9 28,6 21,4 10,7 28,6 25 21,4 14,3 10,7
4B 28,6 25 14,3 10,7 25 21,4 17,9 21,4 14,3 21,4
5A 25 10,7 25 32,1 14,3 25 25 25 10,7 7,1
5B 42,9 39,3 21,4 21,4 14,3 28,6 17,9 10,7 3,6 0
6 35,7 25 14,3 14,3 25 28,6 17,9 14,3 7,1 17,9
7 35,7 25 17,9 17,9 7,1 21,4 17,9 25 21,4 10,7
Media 31,78 21,79 21,08 21,42 17,14 26,79 17,52 16,78 12,49 13,21
Tabella 6. Risultati percentuali medi e DS nelle due prove del test motorio (pre-post) effettuate
all’inizio e al termine del programma.
In relazione al correre con la palla (prova 5B: guidare la palla in uno spazio lungo 15m e largo 4m)
si evidenziano due dati. Il primo è che anche al termine del programma, il 39,3% dei bambini non
mostra alcun miglioramento e pur guidando la palla esce spesso dalla corsia. Il secondo è invece
positivo ed evidenzia che il 28,6% si colloca a un livello di abilità medio, guida la palla esce e si
sposta frequentemente dx e sx. Inoltre, il 10,7% mostra un livello medio-alto, guidando la palla
senza uscire dalla corsia (Figura 19).
Figura 19. Risultati percentuali della prova “correre con la palla” all’inizio e alla fine del
programma di attività.
49
Tabella 7. Differenze tra la valutazione iniziale e finale nelle prove motorie da 1 a 4A 1A_1 1A_2 1B_1 1B_2 2_1 2_2 3_1 3_2 4A_1 4A_2
M±DS 2.93±1.46 3.21±1.34 2.36±1.33 2.68±1.41 2.29±1.30 2.57±1.20 2.57±1.50 2.86±1.30 2.82±1.42 2.86±1.27 SE 0.28 0.25 0.25 0.27 0.24 0.23 0.28 0.24 0.27 0.24 IC 95% 2.36-3.50 2.69-3.74 1.84-2.88 2.13-3.23 1.78-2.79 2.11-3.04 1.99-3.15 2.35-3.36 2.27-3.37 2.37-3.35 TestWilcoxon P=0.021 * P=0.007 ** P=0.033 * P=0.046 * P=0.813 (ns) ES -0.477 -0.591 -0.430 -0.423 -0.051
M±DS = Media ± Deviazione Standard
SE= Errore Standard
IC95%= Intervallo di confidenza per la media al 95% (limite inferiore-limite superiore)
Test Wilcoxon = test t non parametrico per campioni appaiati - * significativo; ** molto significativo
ES = Effect Size: d di Cohen con correzione Morris and DeShon's per campioni appaiati (2002). Valori di d (valore assoluto): fino a
0.20 (effetto piccolo); fino a 0.50 (effetto medio); fino a 0.80 (effetto grande) oltre 1 (effetto gigante)
Tabella 8 - Differenze tra la valutazione iniziale e finale da 4B a 7.
4B_1 4B_2 5A_1 5A _2 5B_1 5B_2 6_1 6_2 7_1 7_2
M±DS 2.75±1.43 3.04±1.50 2.71±1.38 2.86±1.14 2.18±1.28 2.11±1.06 2.46±1.35 2.86±1.43 2.71±1.63 2.79±1.37 SE 0.27 0.28 0.26 0.22 0.24 0.20 0.25 0.27 0.31 0.27 IC 95% 2.20-3.30 2.45-3.62 2.18-3.25 2.41-3.30 1.68-2.67 1.69-2.52 1.94-2.99 2.30-3.41 2.08-3.35 2.25-3.32 Test Wilcoxon
P=0.033 * P=0.285 (ns) P=0.480 (ns) P=0.026 * P= 0.593 (ns)
ES -0.443 -0.226 0.141 -0.458 -0.119
M±DS = Media ± Deviazione Standard
SE= Errore Standard
IC95%= Intervallo di confidenza per la media al 95% (limite inferiore-limite superiore)
Test Wilcoxon = test t non parametrico per campioni appaiati - * significativo; ** molto significativo
ES = Effect Size: d di Cohen con correzione Morris and DeShon's per campioni appaiati (2002). Valori di d (valore assoluto): fino a
0.20 (effetto piccolo); fino a 0.50 (effetto medio); fino a 0.80 (effetto grande) oltre 1 (effetto gigante)
Le Tabelle 7 e 8 mostrano che le differenze tra la valutazione iniziale e finale per la maggior parte
delle prove motorie è significativa in senso positivo in relazione alle prove motorie: 1A, 1B, 2, 3,
4B, 6, mostrando un incremento nel livello di abilità dei bambini. L’effetto della grandezza del
trattamento risulta essere di un certo livello d’interesse pratico, come evidenziato tramite l’Effect
Size (ES, Tabella 7 e 8) e osservabile in Tabella 6 (analisi delle frequenze relative).
Premessa alla valutazione dei comportamenti effettuati da psicologi e istruttori di calcio
All’interno del periodo di allenamento sono state svolte osservazioni periodiche per rilevare
cambiamenti, miglioramenti, nuove acquisizioni e eventuali regressioni nei comportamenti dei
bambini.
L’osservazione si configura come uno dei cardini fondanti la professionalità di chi opera in campo
educativo e sportivo, sia a diretto contatto con gli allievi, sia nell’ambito della formazione.
L’osservazione consta di un insieme di atteggiamenti, metodologie, strumenti che devono essere
50
padroneggiate affinché si acquisisca un “atteggiamento di fondo” che diventerà parte integrante
del modo di agire in ambito professionale, costituendosi quale elemento basilare della
competenza educativa (Cei, 2010). Gli allenatori osservando e annotando sono stati coinvolti in un
processo di formazione continua rispetto a una strategia e tecnica operativa specifica:
l’osservazione. Nel caso del progetto “Calcio Insieme”, l’osservazione ha rappresentato un
elemento unificante tra la conoscenza teorica e pratica degli psicologi ed il lavoro sul campo degli
allenatori. Gli allenatori stimolati a una continua raccolta di informazioni hanno migliorato il loro
“sapere come osservare” ed “essere capaci di osservare”, servendosi ad una specifica metodologia
di lavoro.
L’osservazione, per come è stata utilizzata all’interno del progetto, si è configurata come
strumento attraverso il quale esercitare una funzione conoscitiva e di verifica dell’azione educativa
(lavoro di allenatori e psicologi) e come metodologia (cioè con rigore e senso critico costruttivo),
così l’osservazione, intenzionale e sistematica, ha assunto le caratteristiche di una ricerca
osservativa di tipo sistematico utile alla raccolta delle informazioni e alla valutazione dei risultati.
L’osservazione come strumento metodologico ha soddisfatto anche la necessità, dato il carattere
sperimentale di questo primo anno di attività, di conoscere e cogliere le caratteristiche e le
dinamiche interne legate alla situazione progettuale.
L’osservazione è stata condotta all’interno di una “ricerca educativa”, dove l’incontro tra
osservatore e osservato ha la caratteristica di “intensività” e “continuità” e nel quale,
evidentemente, gli elementi d’influenzamento e coinvolgimento reciproco sono sempre presenti
(Magri e Rossi, 1998). Per questo motivo l'osservazione è stata inserita all'interno di un'ipotesi di
percorso: non si è osservato tanto per osservare, si è compiuta quest’ azione al fine d’ipotizzare
interventi, mettere in atto strategie, attuare mediazioni, confermare o modificare determinati
atteggiamenti, effettuare verifiche periodiche, effettuare una valutazione finale.
Quest’atteggiamento di attenzione mirata, correlato alla necessità di comprendere prima
d’intervenire, ha permesso, con il materiale raccolto, non solo di valutare i risultati finali di questo
primo anno, ma anche e soprattutto di costruire un modello specifico sulla base della conoscenza
acquisita.
Nel progetto “Calcio Insieme” è stata attuata un’osservazione partecipante. Quando parliamo di
osservazione partecipante ci riferiamo al fatto che, durante la rilevazione delle informazioni,
l’osservatore prende parte attivamente alla situazione che si sta svolgendo, è integrato nel
51
gruppo, partecipando alla vita del gruppo stesso, interagisce con i soggetti osservati in una
dimensione dinamica che lo coinvolge direttamente. All’interno di questa cornice metodologica,
seppure con strumenti diversi, allenatori e psicologi hanno osservato e annotato i comportamenti
dei bambini dal punto di vista relazionale, psicologico e motorio.
Gli allenatori sono stati dotati di una scheda di rilevazione dei comportamenti e delle abilità sulla
quale all’inizio e in chiusura del programma hanno annotato: abilità acquisite, intendendo con
queste tutte quelle competenze che ripetendosi e confermandosi durante le sedute di
allenamento si dimostravano stabilmente acquisite dal bambino; abilità emergenti, intendendo
con queste le nuove abilità che il bambino dimostrava nell’avanzamento del programma di
allenamento. Inoltre, gli allenatori sono stati invitati ad aggiungere eventuali note in cui riportare
qualsiasi evento, episodio o riflessione ritenessero necessaria, ai fini della comprensione e
approfondimento della conoscenza del percorso del bambino.
Gli psicologi, invece, hanno effettuato, a inizio e fine programma, una osservazione sistematica del
comportamento e dei progressi, attraverso una scheda composta da 116 comportamenti
osservabili suddivisi in 11 aree d’interesse: reazione al luogo e ai rituali, relazione con l’altro,
comportamenti, esecuzione compiti, comunicazione e linguaggio, emozione, associazione,
interazione, regolazione, attenzione, motricità generale. Tale scheda è stata consegnata anche agli
allenatori, cosicché potesse essere spunto e guida anche per la loro osservazione.
Per questo motivo i due tipi di osservazione e rilevazione (allenatori e psicologi) sono stati trattati
insieme nella valutazione dei risultati finali.
Valutazione tramite osservazione e rilevazione dei comportamenti effettuata da psicologi e
allenatori
I risultati possono essere meglio compresi se suddivisi e inseriti in aree d’interesse, affrontate e
osservate dagli psicologi e dagli allenatori.
52
Area 1- REAZIONE AL LUOGO E AI RITUALI
Quest’area di osservazione ha compreso i comportamenti collegati all’entrata e all’uscita dal luogo
di allenamento, iniziare e concludere l’attività, comportamenti rispetto agli accompagnatori
(genitori o operatori) e la partecipazione ai rituali di gruppo quali il saluto inziale e finale,
concordato dallo staff insieme ai bambini per permettere di avere un segnale stimolo che li
guidasse sia in entrata che in uscita. Il saluto iniziale e finale è consistito nel raggiungere un
tappeto posto al centro del campo, unire tutte le mani al centro e fare un grido tutti insieme.
I bambini del gruppo Verde mostrano un maggiore capacità di iniziare l’attività in maniera
spontanea, che si consoliderà nel tempo attraverso la partecipazione di tutti i bambini del gruppo
Verde al saluto iniziale e finale. Allenatori e psicologi riferiscono, per tutti i bambini del gruppo
Verde, la possibilità d’iniziare spontaneamente l’attività senza mostrare difficoltà a distaccarsi
dall’accompagnatore e anche la possibilità di concludere l’allenamento e dirigersi da soli fuori dal
campo.
I bambini del gruppo Rosso presentano all’inizio del progetto notevoli difficoltà a partecipare
all’attività e a distaccarsi dalle figure di riferimento (genitori o accompagnatori). Devono essere
accompagnati per partecipare al saluto iniziale di gruppo e hanno notevoli difficoltà a gestire i
rumori e la confusione. La difficoltà maggiore viene rilevata quando gli allenamenti si svolgono in
un luogo chiuso, più accettata e più gestibile viene considerata la situazione di allenamento
all’aperto.
A partire dal periodo di aprile–maggio, corrispondente al 3° e 4° mese di allenamento tutti i
bambini possono effettuare i saluti rituali. Una sola bambina del gruppo non effettuerà mai il
saluto iniziale e quello finale con i compagni. Nel mese di giugno si riuscirà ad ottenere lo stesso
saluto svolto con solo i suoi due adulti di riferimento (allenatore e psicologo) leggermente
distaccati dal gruppo.
Viene riportata un esempio di scheda di un bambino del gruppo Rosso e di un bambino del gruppo
Verde, nell’area reazione al luogo e ai rituali (Tabella 9).
53
Tabella 9. Scheda osservazione bambino gruppo Rosso. Legenda: Prima (P) e Dopo (D).
Tabella 10. Scheda osservazione bambino gruppo Verde. Legenda: Prima (P) e Dopo (D).
La Tabella 9 e 10 evidenziano un andamento tipico nei due gruppi, nel caso del bambino del
gruppo Rosso la situazione iniziale è maggiormente problematica, ma si riconosce il
raggiungimento di un obiettivo importante rappresentato dalla sua partecipazione al saluto
iniziale e finale. Tale partecipazione non ha solo il significato di stabilire l’avvio e la chiusura
dell’allenamento, ma anche di riconoscere il gruppo e svolgere una semplice attività tutti insieme.
Nell’ultimo mese di attività i bambini chiamavano e incitavano i compagni più in difficoltà per
invitarli a raggiungere il materasso del saluto.
Area 2- RELAZIONE CON L’ALTRO
La relazione con l’altro è un’area di particolare interesse e valore per la valutazione del
miglioramento dei bambini con sindrome dello spettro autistico, poiché questa interazione risulta
spesso impossibile o comunque difficile. In questa area viene osservato il bambino nella sua
ricerca o evitamento del contatto fisico, la sua competenza nel condividere lo sguardo o un’azione
REAZIONE AL LUOGO E AI RITUALI
54
di gioco, lo sviluppo di relazioni speciali che il bambino sottolinea con la ricerca di una persona in
particolare, le relazioni con i compagni. La situazione iniziale, sia nel gruppo Verde che nel gruppo
Rosso, è contraddistinta da una generale difficoltà dei bambini a stabilire un contatto visivo e
fisico. Gli allenatori hanno imparato, nella loro formazione, a ricercare dai bambini il contatto
visivo e spesso ripetono il nome del bambino seguito da “guardami”. Tale stimolo continuo ha
portato nel tempo, in special modo negli ultimi due mesi, alla possibilità che i bambini guardassero
il tecnico negli occhi durante la spiegazione. Questo risultato è stato raggiunto con più facilità dai
bambini del gruppo Verde, per cui possiamo considerare sostanzialmente migliorato il contatto
visivo per il gruppo Verde e più difficile per il gruppo Rosso per cui, seppure emerga questa
possibilità, essa deve essere sempre stimolata e mai superiore ai 2/3 secondi. Di seguito
riportiamo una sintesi dello sviluppo in questo ambito da parte di una bambina come riportato dal
suo allenatore e dallo psicologo (Tabella 11).
55
Tabella 11. percorso di sviluppo nell’area relazione con l’altro, di una bambina del gruppo Rosso
Nella Tabella 11 è possibile rendersi conto, in maniera chiara e con precisi riferimenti temporali,
dello sviluppo nell’area delle relazioni con l’altro, effettuato da questa bambina. Tale sviluppo è
stato raggiunto anche grazie al lavoro congiunto di tecnico e psicologo, attraverso l’integrazione
delle competenze, la costruzione di situazioni stimolo specifiche (organizzare esercizi di palla
rilanciata, adattamento del rituale del saluto alle problematiche della bambina), la riflessione di
gruppo.
Periodo Febbraio Bambino B. Mister/Psicologo R./D.
Abilità Acquisite
1. Dopo qualche minuto di adattamento collabora con gli istruttori
Abilità Emergenti
1. Cerca un interazione con altri istruttori chiamandoli per nome, non lasciandosi però avvicinare 2. Scambia il cinque con l’istruttore allungando il braccio e poi subito si allontana
Note: Presenta ancora lacune sul piano relazionale, soprattutto con altri bambini. Non dà la mano e si tiene a distanza
da chi la segue in campo
Periodo Aprile Bambino B. Mister/Psicologo R./D.
Abilità Acquisite
1. Il periodo di adattamento iniziale è sempre più breve
2. Scambia il cinque e il dieci con l’istruttore e la psicologa di riferimento
3. Gioca a palla rilanciata con l’adulto di riferimento nel suo stesso campo
Abilità Emergenti
1. Lancia il pallone ad altri istruttori cercando di giocare anche con loro, ma mai avvicinandosi
2. Miglioramento delle capacità relazionali
3. Riesce a lavorare in coppia con un altro bambino
4. Per la prima volta dà la mano all’adulto di riferimento
Note: non effettua il saluto in mezzo agli altri bambini
Periodo Maggio Bambino B. Mister/Psicologo R./D.Abilità Acquisite
1. conferma le abilità relazionali precedenti
2. è in grado di lavorare in piccoli gruppi, stando in fila con i compagni
Abilità Emergenti
1. Si presenta un accenno di saluto iniziale con i due istruttori, leggermente staccati dal gruppo
2. Contatto fisico con gli istruttori migliorato
3. Abbraccia le sue figure di riferimento in campo (mister e psicologa)
4. Chiama per nome gli altri bambini
56
Area 3 - ESECUZIONE DEI COMPITI
L’area esecuzione dei compiti comprende comportamenti rilevanti ai fini dello svolgimento delle
attività, ma anche ai fini della valutazione del lavoro effettuato in campo. L’esecuzione dei compiti
comprende l’osservazione e la rilevazione dei seguenti comportamenti: preferenza delle attività,
comprensione delle sequenze di gioco, rispetto dell’alternanza dei turni e stare in fila (da soli o
accompagnati), passaggio della palla con l’adulto con le mani e con i piedi.
La situazione iniziale dei bambini del gruppo Verde può essere sintetizzata nei seguenti punti:
1. Competenza nel rispettare il turno (anche con l’aiuto dell’allenatore) in una fila che sia
composta da un massimo di 2/3 compagni.
2. Richiesta di ripetere le esercitazioni preferite.
3. Essere in grado di lanciare la palla con le mani, non tutti riescono a lanciarla con i piedi.
La valutazione finale dei bambini del gruppo Verde derivante dalle osservazioni di psicologi e
allenatori riporta il seguente quadro:
1. Essere in grado di effettuare un’attività con alternanza dei turni.
2. Alcuni possono richiamare il compagno all’alternanza dei turni.
3. Parziale accettazione delle attività proposte anche se non di loro gradimento.
4. Giocare insieme.
5. Iniziare e finire le attività proposte.
6. Tutti sono in grado di lanciare la palla all’adulto con le mani e con i piedi.
7. Giocare la partita finale, scegliendo i compagni e mostrando preferenze.
La valutazione iniziale dei bambini del gruppo Rosso nell’area dell’esecuzione compiti presenta un
quadro differente:
1. Non è presente la possibilità di effettuare un’attività con alternanza dei turni.
2. Difficoltà nel lanciare la palla con mani e piedi.
3. Non scambiare la palla con l’altro.
La valutazione finale del gruppo Rosso presenta fra i bambini notevoli differenze. Ciò è stato
dovuto alle competenze possedute dal bambino, all’abilità di risposta agli stimoli e alla
competenza nel costruire il rapporto con il l’allenatore di riferimento. La sintesi dei risultati finali
del gruppo Rosso nell’area esecuzione dei compiti è la seguente:
1. Alcuni bambini non riescono a sviluppare l’abilità di sapere stare in fila e di rispettare
l’alternanza dei turni. La maggior parte dei bambini sa stare in fila se accompagnato dal
tecnico o dallo psicologo.
2. Le esercitazioni proposte vengono eseguite solo in parte e se assistiti in modo continuo.
57
3. Tutti colpiscono la palla con i piedi. Non per tutti tale gesto è legato al riconoscimento
dell’obiettivo.
4. Sono in grado di afferrare la palla al volo se preavvisati del lancio.
5. Svolgono gran parte della lezione.
6. Tutti i bambini riconoscono la porta e mostrano interesse al tiro verso il bersaglio
presente in campo.
Di seguito una scheda di osservazione di un bambino del gruppo Verde e di uno del gruppo Rosso
nell’area esecuzione dei compiti.
Tabella 12. Scheda osservazione bambino gruppo Rosso. Legenda Prima (P) e Dopo (D).
Tabella 13. Scheda osservazione bambino gruppo Verde. Legenda Prima (P) e Dopo (D).
La Tabella 12 e 13 mostrano, in primo luogo, la differente situazione iniziale, per cui il bambino del
gruppo Rosso non possiede le competenze collegate allo stare in gruppo e neanche quelle relative
all’utilizzo del lancio della palla all’altro. Con questi bambini, seppure la comprensione
dell’alternanza e la possibilità di condividere un’attività di gruppo sia complessa e difficile, sono
58
stati ottenuti notevoli miglioramenti e, per tutti, anche l’acquisizione completa dell’abilità a
lanciare la palla, con mani e piedi, e verso l’altro. Tali risultati sottolineano il lavoro svolto a livello
motorio e psicologico, per guidare all’utilizzo della palla, anche e soprattutto come strumento di
facilitazione delle relazioni e apertura alle stesse.
La scheda del bambino del gruppo Verde rappresenta un percorso tipo di questi bambini.
L’acquisizione della capacità di svolgere un’attività in gruppo, rispettando i turni e capendo
sequenze e alternanze, è stato uno degli obiettivi più significativi raggiunti in questo ambito.
Area 4 MOTRICITA’ GENERALE
Il miglioramento nell’ambito della motricità generale pur essendo esaurientemente misurato
nell’ambito dei test motori, è stato anche oggetto di valutazione nell’osservazione degli allenatori
e degli psicologi. Tale dato è importante per potere avere una valutazione di quanto, l’eventuale
miglioramento in ambito motorio generale, sia percepibile anche nella situazione di allenamento,
a prescindere dai test. Tale valutazione permette, altresì di valutare la capacità di generalizzare il
singolo apprendimento motorio a una situazione complessa e condivisa come l’allenamento. Le
abilità motorie oggetto di osservazione sono state: mantenere l’equilibrio, camminare in maniera
adeguata, sapere correre, agilità (saltare, arrampicarsi, scivolare), coordinazione grosso motoria,
coordinazione fino-motoria, afferrare al volo, lanciare, piacere nel dondolarsi o girare su sé stessi,
eseguire abitudinariamente movimenti ripetitivi.
Uno degli strumenti più utili per valutare l’acquisizione delle abilità motorie da parte dei bambini è
stato l’utilizzo del percorso motorio (preparato dai tecnici e sempre presente al centro della
situazione di allenamento). La valutazione dell’abilità a compiere il percorso motorio ha permesso
di esaminare non solo l’incremento delle abilità motorie, ma anche dell’autonomia (svolgere il
percorso da soli) e la competenza di relazionarsi con l’adulto (compiere il percorso accompagnato
dall’istruttore) e con i compagni (seguire un compagno durante il percorso).
La valutazione finale dell’area della motricità generale rileva le seguenti acquisizioni:
Equilibrio: i bambini hanno lavorato molto sull’equilibrio e grazie all’utilizzo delle meduse
all’interno del percorso motorio, hanno imparato a utilizzare questo strumento e a
prendere confidenza con lo stesso. Tutti hanno raggiunto la possibilità di stare in equilibrio
59
sullo strumento, anche con un piede solo. Per diversi bambini del gruppo Rosso tale
acquisizione è rimasta legata alla presenza e all’aiuto dell’allenatore o dello psicologo
Corsa: l’abilità di eseguire la corsa in modo corretto era assente in gran parte dei bambini,
indifferentemente dall’appartenenza al gruppo Verde o Rosso. Alcuni bambini del gruppo
Rosso pur presentandosi con una patologia più grave a livello relazionale avevano una
buona capacità di corsa, utilizzata come strumento per sfuggire alle relazioni. Di contro
spesso i bambini del gruppo Verde, pur avendo una diagnosi meno grave e maggiori
competenze relazionali, mostravano un’estrema inabilità alla corsa a causa degli scarsi
momenti esperienziali vissuti fino al momento dell’entrata in questo programma di
allenamento. Escludendo coloro che hanno difficoltà motorie legate a una patologia
specifica, che impediscono una corsa fluida e corretta, tutti i bambini hanno imparato a
correre.
Agilità (saltare, arrampicarsi, scivolare): i bambini del gruppo Verde mostrano già in
entrata di possedere gli schemi motori di base che sono stati affinati e incrementati
durante il percorso progettuale. Per i bambini del gruppo Rosso, sono stati aggiunti nuovi
schemi motori al loro bagaglio motorio. L’ostacolo più importante con questi bambini è
stata la possibilità di metterli nella situazione di esprimere le loro abilità. I risultati
nell’acquisizione degli schemi motori di base sono stati raggiunti grazie alla costruzione di
un ambiente protetto, relazioni sicure e costruzione della fiducia con le figure di
riferimento.
Gli allenatori, nelle loro valutazioni periodiche, hanno cosi descritto il percorso nell’acquisizione
delle abilità motorie da parte dei bambini (Tabella 14 e 15). Si evidenzia che ogni acquisizione a
livello motorio è anche frutto di un lavoro relazionale e psicologico che utilizza il calcio e la palla
come strumento nei vari tipi di apprendimento: motorio, relazionale e sociale.
60
Tabella 14. Percorso di sviluppo nell’area motoria e relazionale, di un bambino del gruppo Verde.
63
Lo scopo globale di questo studio iniziale ha riguardato lo sviluppo del benessere fisico e
psicosociale e delle abilità motorie attraverso il gioco del calcio. I risultati dimostrano che in
relazione alle abilità motorie vi sono differenze significative rispetto alle valutazioni iniziali in
relazione a 6 prove su 10. In particolare i bambini sono migliorati nei test riguardanti: camminare
tra i conetti, correre tra i conetti, rotolare su tappetino, saltare in alto (3 ostacoli 20/30cm),
afferrare (5 lanci da 1 a 5 mt di distanza da istruttore) e stare in equilibrio sulla medusa. Non sono
emerse differenze significative, rispetto al test inziale, nelle altre quattro prove relative a: lanciare
la palla perpendicolare sopra la testa, correre diritto, correre con la palla, saltare in avanti. In
particolare, in relazione al correre con la palla (guidare la palla in uno spazio lungo 15m e largo
4m) si sono evidenziati due dati. Il primo è che anche al termine del programma, il 39,3% dei
bambini non ha mostrato alcun miglioramento. Il secondo è di segno opposto ed evidenzia che il
28,6% si colloca a un livello di abilità intermedio e cioè guida la palla, si sposta frequentemente dx
e sx anche se esce dalla corsia. Inoltre, il 10,7% mostra un livello di abilità medio-alto, guidando la
palla senza uscire dalla corsia. In tal senso emerge che vi sia una notevole differenza dal punto di
vista motorio fra i bambini stessi, mentre per alcuni l’allenamento si caratterizza maggiormente
come attività motoria orientata all’acquisizione degli schemi motori di base, per altri è orientata
all’insegnamento dei fondamenti del calcio.
I risultati ottenuti al termine del programma della valutazione psico-relazionale condotta sul
campo dagli psicologi e dagli istruttori sui comportamenti dei bambini divisi nei gruppi Verde e
Rosso è la seguente:
Gruppo Verde
1. Sono in grado di effettuare un’attività con alternanza dei turni.
2. Alcuni possono richiamare il compagno all’alternanza dei turni.
3. Parziale accettazione delle attività proposte anche se non di loro gradimento.
4. Giocare insieme ai compagni e istruttori.
5. Iniziare e finire le attività proposte.
6. Sono in grado di lanciare la palla all’adulto con le mani e con i piedi.
7. Giocare la partita finale, scegliendo i compagni e mostrando preferenze.
8. Mantenere il contatto visivo con l’adulto.
9. Effettuare i saluti rituali a inizio e fine allenamento.
10. Sono migliorati nelle prove di equilibrio, corsa e agilità con differenze nel livello di abilità
raggiunto, non solo a carico della specificità della sindrome dello spettro autistico (ASD) ma
anche dello stato di forma fisica e la frequenza di attività motoria praticata prima
dell’entrata in questo programma di allenamento.
Gruppo Rosso
1. Alcuni bambini non sono riusciti a sviluppare l’abilità di sapere stare in fila e di
rispettare l’alternanza dei turni. La maggior parte sa stare in fila se accompagnato dal
tecnico o dallo psicologo.
64
2. Le esercitazioni proposte vengono eseguite solo in parte e se assistiti in modo continuo.
3. Tutti colpiscono la palla con i piedi. Non per tutti tale gesto è legato al riconoscimento
dell’obiettivo.
4. Sono in grado di afferrare la palla al volo se preavvisati del lancio.
5. Svolgono gran parte dell’attività con continuità.
6. Tutti i bambini riconoscono la porta e mostrano interesse al tiro verso il bersaglio
presente in campo.
7. Mantengono per 2/3 secondi contatto visivo con adulto se stimolati.
8. Tutti (tranne uno) effettuano i saluti rituali a inizio e fine allenamento.
9. Sono migliorati nelle prove di equilibrio, corsa e agilità con differenze nel livello di
abilità raggiunto non solo a carico della specificità della sindrome dello spettro autistico
(ASD) ma anche dello stato di forma fisica e la frequenza di attività motoria praticata
prima dell’entrata in questo programma di allenamento.
I genitori sono stati soddisfatti del programma già dal primo mese di attività, perché hanno
percepito l’efficacia di questo impegno per i loro figli e raramente vi sono state delle assenze;
anche nelle giornate in cui ha piovuto i bambini hanno svolto l’attività all’aperto (l’Allegato 2
riporta le valutazioni iniziali delle famiglie). Il questionario somministrato al termine del periodo di
attività ai genitori ha esaminato le seguenti abilità dei bambini: collaborazione, partecipazione ai
giochi, comprensione, comunicare con l’altro, socializzazione, approccio alle situazioni/persone
nuove e comportamenti problematici. Per ognuna di queste competenze i genitori hanno espresso
una valutazione finale da cui emerge che ritengono che i loro figli siano migliorati in maniera per
loro evidente. E’ inoltre interessante notare che lo stesso questionario è stato somministrato alle
insegnanti di sostegno dei bambini e i dati emersi sono analoghi a quelli manifestati dai genitori.
Sono dati qualitativi che dipendono dalla soggettività individuale ma sono ugualmente di grande
valore. Dimostrano, infatti, come i bambini con queste tipologie di difficoltà possono imparare
nuove abilità (motorie, sportive, psicologiche e relazionali) che servono a migliorare il loro
benessere e la percezione di maggiore autonomia che questi apprendimenti trasmettono alle
persone (genitori e insegnanti di sostegno) che sono quotidianamente a contatto con loro. A
conferma di quanto detto al termine dell’attività i genitori hanno scritto:
“Grazie per l’armonia con cui sono stati condotti gli allenamenti, per la professionalità di voi
tutti, per avere fatto capire a molti (e anche a noi i fin dei conti) che i nostri bambini
possono e devono essere inseriti anche in contesti fatti di agonismo, squadra, condivisione.
Ci siano sentiti “insieme e integrati”, parte di un progetto che ci ha visti protagonisti con i
nostri bambini e non semplici partecipanti, pionieri di questa nuova idea di integrazione,
siamo tutti ora pronti al ritiro estivo per poter affrontare la stagione calcistica 2016/2017 in
splendida forma”. (Allegato Lettera finale dei genitori).
In tal senso, i risultati di questo studio pilota, sull’insegnamento del calcio, hanno partecipato a
soddisfare quanto auspicato dal dipartimento scientifico del Comitato Paralimpico Internazionale
(International Paralympic Sport Science Committee), quando ha posto l’empowerment delle
65
persone con disabilità come priorità di ricerca e di sviluppo. Individuando il concetto di
empowerment nel “processo tramite il quale ogni individuo sviluppa delle abilità e competenze
per ottenere il controllo della propria vita e per migliorare la propria condizione di vita (Gutierrez,
1990).
Un ulteriore scopo del progetto “Calcio Insieme” è stato di costruire un sistema di allenamento del
calcio adeguato ai bambini/e con disabilità intellettive, con particolare riferimento a quelli con
sindrome dello spettro autistico (ASD) grazie alla collaborazione integrata tra professionalità
diverse ma necessarie per lo svolgimento di questo percorso: psicologo dello sport, istruttore di
calcio giovanile, logopedista, medico dello sport, responsabile rapporti con famiglie e scuola.
Questa squadra si è formata insieme attraverso un Corso teorico-pratico ideato e realizzato per
questo progetto di ricerca (Vedi Allegato) e ha lavorato insieme sul campo per tutto il periodo di
attività. I risultati raggiunti sono stati possibili grazie al rapporto professionale che si è costruito
nell’attività in campo e che ha visto coinvolti nelle tre sedute settimanali la maggior parte dei
membri del gruppo di lavoro.
In sintesi, questi dati confermano quanto emerso dalla rassegna delle ricerche condotte su
persone con sindrome dello spettro autistico di Sowa e Meulenbroek (2012) secondo cui la
dimensione motoria migliora con percorsi specifici di apprendimento motorio/sportivo ma a
questa aggiunge che l’organizzazione delle sedute di allenamento in interventi di gruppo e
interventi individuali favorisce lo sviluppo delle competenze sociali, come in parte era stato notato
da Walker, Barry e Bader (2010). Questo studio pilota ha risposto anche alla richiesta di
organizzare attività basate su “un intervento sportivo naturalistico basato sul gruppo come il
calcio” (Sowa e Meulenbroek, 2012; p.56) e che sinora non erano mai state documentate. Inoltre,
come già evidenziato (Luiselli 2014) i problemi comportamentali si sono ridotti, diminuendo i
movimenti stereotipati e i comportamenti di auto-stimolazione.
Infine, vanno ricordati quei risultati raggiunti che non sono definibili in termini scientifici ma che
allo stesso tempo sono importanti per un progetto che aveva lo scopo di ridurre i limiti dei
bambini/e con ASD e di ampliarne le competenze a 360 gradi; i più significativi sono i seguenti:
le prime partite di calcio effettuate tra di loro e gli istruttori;
le due partite 4 vs 4 con allievi della Roma Academy;
essere andati con le famiglie allo stadio a vedere Roma-Chievo, formando un gruppo di
circa 100 persone (compresi gli operatori);
avere partecipato alla Festa finale della Roma Academy insieme a tutti gli altri gruppi;
essere orgogliosi di vestire la divisa della Roma, che è stato uno strumento per migliorare
anche la loro integrazione con i compagni di scuola;
per molti, avere per la prima volta preso la pioggia continuando a svolgere l’attività in
campo;
vivere questa esperienza con professionisti totalmente dedicati a loro e disposti a
rispettarne tempi di socializzazione e di apprendimento pur non smettendo di guidarli nelle
attività;
66
per le famiglie si è rilevato importante incontrarsi fra di loro e condividere queste
esperienze sentendosi parte attiva del progetto.
Prospettive future
Questo progetto ha posto le basi scientifiche, metodologiche e professionali per continuare
questa attività con gli adeguamenti che si riterrà opportuno effettuare in funzione dei risultati
raggiunti. In primo luogo, andrebbero confermate le professionalità messe in campo in termini di
numero e competenza. Calcio integrato significa, anche pluralità di professioni che lavorano
insieme verso un unico obiettivo e nell’attività pratica sul campo.
Tutti i bambini/e hanno mostrato dei miglioramenti pur nelle differenze delle condizioni di
partenza e nei risultati ottenuti. Per quelli più facilmente orientati verso un percorso di
apprendimento del calcio si tratterà di continuare a sviluppare questo obiettivo sino a giungere a
giocare partite e anche organizzare squadre e tornei nella prossima stagione agonistica, nonché
un adeguato regolamento tecnico con tempi e modalità da stabilire.
Per coloro che presentano problematiche maggiori si tratterà di predisporre un percorso di
apprendimento motorio maggiormente individualizzato ma comunque definibile e misurabile in
modo specifico, così da continuare in questo processo di empowerment personale. Ad oggi non
sono documentate indagini che abbiamo superato il limite temporale dell’anno di attività e,
quindi, sarebbe d’interesse scientifico nonché sociale comprendere quali potrebbero essere i
miglioramenti attuati attraverso una pratica motoria organizzata e che si sviluppi in modo
continuativo in più anni.
Seminari di formazione permetteranno di promuovere questa esperienza, condividendo con
quanti operano in questo campo, le linee guida della ricerca e le unità didattiche sperimentate in
questo primo anno.
Si tratterà anche di definire in modo specifico, un vera e propria guida tecnica per il calcio di base
integrato, suddividendo in unità didattiche il percorso d’insegnamento e allenamento che si dovrà
articolare per questi giovani con ASD, tenendo sempre in considerazione il loro livello di partenza.
Infine, dovrà essere consolidato il lavoro di costruzione della community fra famiglie, scuola e
società sportiva mettendo al suo centro l’empowerment dei bambini/e.
67
IL GRUPPO DI LAVORO “CALCIO INSIEME”
Coordinamento generale:
Patrizia Minocchi
Staff tecnico coordinato da Alberto Cei, con la collaborazione di Paolo Franceschi e Michele
Rosci:
Gianluca Caragiuli, Luciamaria Castellana, Fabrizio Ferrari, Oscar Mandalà, Leonardo Montesano,
Francesco Morini, Lorenzo Panbianco, Riccardo Rosa, Susanna Testi, Valerio Troiani.
Psicologi dello sport:
Emiliano Bernardi, Massimiliano De Angelis, Daniela Sepio
Logopedista:
Flaminia Spada
Medico:
Romano Franceschetti
Rapporti scuole e famiglie:
Maresa Bavota
Comunicazione:
Giusi De Angelis
Segreteria:
Giusi Bavota
Si ringrazia tutto lo staff per la professionalità, la sensibilità e la costante disponibilità alla
realizzazione del programma e per il supporto alla stesura di questo Report finale.
Ringraziamenti
Uno specialissimo grazie va a Mauro Baldissoni, Catia Augelli e Benedetta Navarra, che hanno
creduto in questa idea e ne hanno permesso la realizzazione, senza la loro fiducia i 30 bambini (e
quanti ne verranno dopo) non avrebbero mai iniziato questa avventura.
Grazie anche a Luca Pancalli e Giunio De Sanctis, rispettivamente Presidente e Segretario
Generale del CIP, e Marco Borzacchini, Presidente della FISDIR della cui famiglia del Comitato
Paralimpico l’Asd Accademia Calcio Integrato fa parte, per il costante supporto. Ringraziamo
inoltre Angelo Tanese, Direttore generale ASL RM1 per il prezioso supporto fornito nella delicata
fase delle visite mediche.
Si ringraziano Claudio Briganti, Marco Migliorati e Massimo Tarantino per la collaborazione
fornita “sul campo” dalla Roma Academy.
Grazie a tutta la community che condiviso il progetto Calcio Insieme, a partire dalle presidi delle
scuole di Roma e le insegnanti di sostegno dei nostri ragazzi che hanno apprezzato il calcio ma
soprattutto grazie ai nostri affezionati sostenitori, le famiglie dei ragazzi di Calcio Insieme.
68
Bibliografia
American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5) (Fifth Edition ed.) Washington. American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and statistical manual of mental health disorders, Text Revision (DSM-IV-TR) (Forth Edition ed.) Washington. Bhat, A.N., Galloway J.C., e Landa RJ (2012). Relation between early motor delay and later communication delay in infants at risk for autism. Infant Behav Dev, 35, 838-846. Bhat, A.N., Landa, R.J., e Galloway, J.C. (2011). Current perspectives on motor functioning in infants, children, and adults with autism spectrum disorders. Phys Ther, 91, 1116-1129. Blinde, E.M., e Taub, D.E. (1999). Personal empowerment through sport and physical fitness activity: Perspectives from male college students with physical and sensory disabilities. Journal of Sport Behavior, 22, 181-202. Blinde, E.M., e McClung, L. (1997). Enhancing the physical and social self through recreational activity: Accounts of individuals with physical disabilities. Adapted Physical Activity Quarterly, 14, 327-344. Brian. J., Bryson., S.E., Garon, N., Roberts, W., Smith, I.M, et al. (2008). Clinical assessment of autism in high-risk 18-month-olds. Autism 12, 433-456. Campbell, E. (1995). Psychological well-being of participants in wheelchair sports: Comparison of individuals with congenital and acquired disabilities. Perceptual and Motor Skills, 81, 563-568. Cei, A. (2010). Come osservare atleti e squadre. In C. Beccarini e C. Mantovani (a cura di), Insegnare lo sport. Roma: SdS – Coni. David, F.J., Baranek, G.T., Wiesen, C., Miao, AF., e Thorpe, D.E. (2012). Coordination of precision grip in 2-6 years-old children with autism spectrum disorders compared to children developing typically and children with developmental disabilities. Front Integr Neurosci 6,122. De, S., Small, J., e Baur, L.A. (2008). Overweight and obesity among children with development disabilities. Journal of Intellectual and Developmental Disability, 33, 43-47. Downey, R., e Rapport, M.J. (2012). Motor activity in children with autism: a review of current literature. Pediatr Phys Ther, 24, 2-20. Dziuk, M.A., Gidley Larson, J.C., Apostu, A., Mahone, E.M., Denckla, M.B., et al. (2007). Dyspraxia in autism: association with motor, social, and communicative deficits. Dev Med Child Neurol, 49, 734-739. Fournier, K.A., Hass, C.J., Naik, S.K., Lodha, N., Cauraugh, J.H. (2010). Motor coordination in autism spectrum disorders: a synthesis and meta-analysis. Journal of Autism and Developmental Disorders 40, 1227-1240. Esposito, G., e Pasca, S.P. (2013). Motor abnormalities as a putative endophenotype for Autism Spectrum Disorders. Frontiers in Integrative Neuroscience, 7, 43. Freitag, C.M., Kleser, C., Schneider, M., e Von Gontard, A. (2007). Quantitative assessment of neuromotor function in adolescents with high functioning autism and Asperger Syndrome. J Autism Dev Disord, 37, 948-959. Gernsbacher, M.A., Sauer, E.A., Geye, H.M., Schweigert, E.K.,e Hill Goldsmith, H. (2008). Infant and toddler oral- and manual-motor skills predict later speech fluency in autism. J Child Psychol Psychiatry, 49, 43-50. Goffman, E. (1963). Stigma: Notes on the management of spoiled identity. Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall. Gutierrez, L.M. (1990). Working with women of colour: An empowerment perspective. Social Work, 35, 149-153.
69
Heiser, M,. Iacoboni, M., Maeda, F., Marcus, J., e Mazziotta, J.C. (2003). The essential role of Broca's area in imitation. Eur J Neurosci, 17, 1123-1128. Hellendoorn, A., Wijnroks, L., Van Daalen, E., Dietz, C., Buitelaar, J.K. et al. (2015) Motor functioning, exploration, visuospatial cognition and language development in preschool children with autism. Res Dev Disabil, 39, 32-42. Hutzler, Y. (1990). The concept of empowerment in rehabilitative sports. In G.Doll-Tepper, C. Dahms, B. Doll, e Selzam, H. (Eds), Adapted physical activity: An interdisciplinary approach (pp. 43-51). Berlin: Springer-Verlag. Hutzler, Y., e Bar-Eli, M. (1993). Psychological benefits of sport for disabled people: A review. Medicine & Science in Sports, 3, 217-228. Iacoboni, M., e Wilson, S.M. (2006). Beyond a single area: motor control and language within a neural architecture encompassing Broca's area. Cortex, 42, 503-506. Jansiewicz, E.M., Goldberg, M.C., Newschaffer, C.J., Denckla, M.B., Landa, R, et al. (2006). Motor signs distinguish children with high functioning autism and Asperger's syndrome from controls. J Autism Dev Disord 36, 613-621. Lai, M.C., Lombardo, M.V., e Baron-Cohen, S. (2014.) Autism. Lancet 383, 896-910. Lane A, Harpster K, Heathcock J (2012). Motor characteristics of young children referred for possible autism spectrum disorder. Pediatr Phys Ther, 24, 21-29. Leary, M.R., e Hill, D.A. (1996). Moving on: autism and movement disturbance. Ment Retard 34, 39-53. Leonard, H.C., Bedford, R., Pickles, A., e Hill, E. (2015). Predicting the rate of language development from early motor skills in at-risk infants who develop autism spectrum disorder. Res Autism Spectr Disord, 13, 15-24. Lloyd, M., MacDonald, M., e Lord, C. (2013). Motor skills of toddlers with autism spectrum disorders. Autism 17, 133-146. Loh, A., Soman, T., Brian, J., Bryson, S.E,, Roberts, W., et al. (2007). Stereotyped motor behaviors associated with autism in high-risk infants: a pilot videotape analysis of a sibling sample. J Autism Dev Disord 37, 25-36. Luiselli, J.K., (2014). Exercise, physical and sports. In JK Luiselli (a cura di), Children and youth with autism spectrum disorder (ASD). Oxford: Oxford University Press. Luyben, P.D., Funk,,D., e Morgan, J.K. (1986). Team sports for the severely retarded: training a side-of-the-foot soccer pass using a maximum-to-minimum prompt reduction strategy. Journal of Applied Behavior Analysis, 19, 431-436. Magri, P., e Rossi, L. (1998). L’osservazione nella scuola. Torino: Paravia. Notredame, M., Mildenberger, K., Minow, F., e Amorosa, H. (2002). Evaluation of neuromotor deficits in children with autism and children with a specific speech and language disorder. Eur Child Adolesc Psychiatry, 11, 219-225. Ozonoff, S., Young, G.S., Goldring, S., Greiss-Hess, L., Herrera, A.M., et al. (2008). Gross motor development, movement abnormalities, and early identification of autism. J Autism Dev Disord, 38, 644-656. Pensgaard, A.M., e Sorensen, M. (2002). Adapted Physical Activity Quarterly, 19, 48-67. Sherrill, C. (1997). Disability sport, identity, and involvement in sport and exercise. In K.R. Fox (Ed.), The physical self: From motivation to well-being (pp. 257-286). Champaign, IL: Human Kinetics. Sousa, A.I., Corredeira, R., e Pereira, A.L. (2009). The body in persons with an amputation. Adapted Physical Activity Quarterly, 26, 236-258. Sutera, S., Pandey, J., Esser, E.L., Rosenthal, M.A,, Wilson, L.B., et al. (2007). Predictors of optimal outcome in toddlers diagnosed with autism spectrum disorders. J Autism Dev Disord, 37, 98-107.
70
Van Waelvelde, H., Oostra, A., Dewitte, G., Van Den Broeck, C., e Jongmans, M.J. (2010). Stability of motor problems in young children with or at risk of autism spectrum disorders, ADHD, and or developmental coordination disorder. Developmental Medicine and Child Neurology 52, e174-178. Walker, A.N., Barry, T.D., e Bader, S.H. (2010). Therapist and parent ratings of changes in adaptive social skills following a summer treatment camp for children with autism spectrum disorders: A
preliminary study. Child Youth Care Forum, 39, 305–322.
72
ALLEGATO 1
Area psicologica (valutazione iniziale insegnanti)
Gli insegnanti di sostegno e gli operatori dei bambini partecipanti al progetto “Calcio Insieme”
hanno effettuato un colloquio conoscitivo con gli psicologi al fine di raccogliere informazioni utili ai
fini della gestione del bambino in campo. La scheda ha indagato sei aree:
1. Come avere la sua collaborazione 2. Comunicazione 3. Socializzazione 4. Cosa evitare 5. Comportamenti problematici 6. Approccio alla palla
RISULTATI SCHEDE INFORMATIVE INSEGNANTI
1. Come avere collaborazione
Rispetto alla prima area, gli insegnanti riferiscono un approccio basato sul rinforzo, sia di tipo
materiale, che di tipo affettivo. I bambini svolgono le attività guidati dalla promessa di un premio
successivo. Tale premio prende forme diverse a seconda delle preferenze e della personalità del
bambino. I bambini che hanno un approccio prettamente fisico richiedono abbracci, affettuosità o
l’essere presi in braccio. Per altri il rinforzo è rappresentato da un premio materiale. La
collaborazione dei bambini passa sempre attraverso previa spiegazione e smontaggio dell’attività
da svolgere. Spiegare le attività, prima di svolgerle, allevia l’ansia che molti di loro hanno davanti
ad una nuova proposta. Per entrare in relazione con i bambini lo sguardo diventa uno strumento
fondamentale. Ricercare lo sguardo e porsi nel loro campo visivo dà maggiori possibilità di essere
ascoltati e compresi. Il bambino che non distoglie lo sguardo rimanda un feedback di accettazione
dell’altro e di ciò che gli viene chiesto. Gli insegnanti parlano di pazienza e di rispetto dei tempi
come punti fondamentali da cui partire per avere la collaborazione dei bambini. Possiamo
sintetizzare le regole che gli insegnanti suggeriscono in alcuni punti fondamentali:
1. Linguaggio semplice 2. Uso del rinforzo 3. Ricerca dello sguardo 4. Affetto e pazienza
2. Comunicazione
Come si fa capire
Solo alcuni bambini hanno sviluppato il linguaggio verbale mentre altri utilizzano gesti, immagini o
espressioni. Alcuni di loro possono ripetere la sillaba iniziale della parola che vogliono pronunciare,
73
mentre altri sono in grado di utilizzare parole frasi. In questi bambini la modalità primaria di
comunicazione è indicare oppure utilizzare l’adulto come prolungamento di sé e attraverso il
braccio della figura di riferimento prendere o indicare ciò di cui necessitano. 3 dei bambini
presenti nel progetto esprimono disagio o altre emozioni quali anche felicità, eccitazione o piacere
semplicemente gridando. Tale modalità risulta particolarmente importante da gestire poiché la
gran parte dei bambini si spaventa e si chiude in presenza di rumori forti o grida. Gli insegnanti
riferiscono che, i bambini che non hanno acquisito il linguaggio, possiedono dei libri di immagini a
cui fanno riferimento per i loro bisogni o per esprimere le loro preferenze e le loro emozioni.
Quando il linguaggio non è presente, i bambini indicano ciò di cui sentono il bisogno oppure
utilizzano l’adulto come prolungamento di sé prendendo il braccio della figura di riferimento e
portandolo verso l’oggetto o il luogo desiderato. Per i bambini che presentano un disturbo dello
spettro autistico ad alto funzionamento la modalità utilizzata per comunicare è il linguaggio
verbale, che in alcuni casi può diventare iper-verbalizzazione.
Come farsi capire
Quando c’è la possibilità di utilizzare il linguaggio verbale per comunicare con i bambini questo ha
delle caratteristiche specifiche e riscontrabili come modalità comune tra i vari insegnanti. Il
linguaggio utilizzato è semplice e chiaro. La premessa indispensabile è inserirsi nel campo visivo
del bambino. Quando al bambino non è comprensibile il linguaggio verbale, vengono utilizzati
strumenti specifici insieme ad immagini e gesti.
3. Socializzazione
Il quadro iniziale descritto dagli insegnanti ci presenta una modalità di socializzazione dominata da
due approcci fondamentali che guidano verso la relazione con il bambino. Da una parte, si parla di
fermezza, autorevolezza e decisione. I bambini socializzano e seguono chi si dimostra fermo e
deciso nel comunicare con loro. D’altra parte si richiama l’esigenza di unire a tale fermezza,
l’accoglienza di un gesto affettuoso e di un sorriso. L’approccio ideale, ma anche, in molti casi
l’unico possibile, unisce l’autorevolezza all’affettuosità. I casi più difficili presenti nel progetto,
quindi prevalentemente sindromi dello spettro autistico a basso funzionamento e casi di doppia
diagnosi (sindrome di down e disturbo dello spettro autistico compresenti nello stesso bambino)
sembrerebbero non mostrare preferenza verso alcuni tipo di approccio o di persona.
4. Cosa evitare
Gli insegnanti tengono un approccio autorevole e fermo. Gli stessi sottolineano di evitare in
qualsiasi caso di assecondare i bambini nei loro comportamenti di fuga e stereotipia. Tali
comportamenti possono essere prevenuti attraverso richieste chiare ed evitando, in ogni caso, di
dare più comandi o indicazioni nello stesso momento. Da evitare è anche la presentazione di
nuove attività che non siano precedentemente descritte e anticipate, al fine di evitare ansia e
reazioni di fuga.
74
Molti bambini sono spaventati dai rumori forti o dalle urla. La confusione e il fastidioso rimbombo
provocato dagli spazi chiusi, come la palestra, sono descritti come un forte disagio per i bambini.
Sostanzialmente, secondo gli insegnanti, sono da evitare cambiamenti repentini, richieste
simultanee, un tono di voce troppo alto ed estrema confusione.
5. Comportamenti problematici
Gli insegnati descrivono diverse categorie di comportamenti problematici. Alcuni bambini
presentano un solo comportamento particolarmente difficoltoso da gestire e limitante per la
nostra attività in campo, mentre in altri coesistono più comportamenti problematici.
La conoscenza prevalentemente sensoriale che i bambini prediligono nella scoperta dell’ambiente
circostante li porta molto spesso a portare verso la bocca oggetti di qualsiasi tipo allo scopo di
conoscere. Tale comportamento risulta in molti casi pericoloso per l’incolumità del bambino
stesso. Pratiche usuali nella maggior parte dei bambini a basso funzionamento sono: il lancio di
oggetti, tirare i capelli all’adulto di riferimento o al compagno, graffiare e mordere. Tra i
comportamenti problematici è più volte citato l’allontanarsi correndo. Tali comportamenti non
risultano pericolosi solo per il bambino che li compie, ma anche per i compagni qualora si trovino
coinvolti in tali pratiche. Agli insegnanti sono stati preventivamente richiesti i comportamenti da
attuare qualora tali pratiche si presentassero, così da formare lo staff alla gestione adeguata delle
situazioni problematiche ed anche allo scopo di costruire un ambiente adeguato e mettere in
sicurezza tutti i bambini partecipanti.
6. Approccio alla palla
I bambini, a scuola, hanno sperimentato l’utilizzo di palle leggere prevalentemente caratterizzato
da manipolazione, ma senza il lancio. Per i bambini con maggiori difficoltà non è possibile lanciare
la palla verso l’altro, altri riescono a lanciare se guidati dall’adulto. Secondo quanto riportato dagli
insegnanti, tre dei bambini del progetto non hanno mai potuto toccare una palla per una difficoltà
di relazione con l’oggetto oppure per una mancanza di attrazione nei confronti della stessa.
Bambini ad alto funzionamento riescono a lanciare e ricevere la palla e spesso anche ad avviare
brevi attività con i compagni.
75
ALLEGATO 2
Valutazione dei genitori dopo primo mese di attività
Mamma di Riccardo
Cara Maresa, non saranno poche righe...... già ti scrissi nella mia prima mail la gioia che provai nel sapere
che Riccardo avrebbe finalmente potuto 'giocare a calcio'. Erano diversi anni che mi 'pregava' di iscriverlo
ad una scuola calcio, avendo anche i due fratelli più grandi che ci giocavano. Io non ho mai avuto il coraggio
di farlo: nelle scuole 'tradizionali' Riccardo con le sue difficoltà non sarebbe mai stato accettato e da questa
esperienza ne sarebbe uscito a pezzi psicologicamente.
Il vostro progetto del "calcio insieme ", quindi è per me un'iniziativa di valore sociale elevatissimo, perché
dà la possibilità anche a bambini che altrimenti non potrebbero, di provare l'emozione di trovarsi su un
'vero' campo da calcio, con una 'vera' divisa di una grande squadra, e con dei 'veri' allenatori (meglio
mister!😉). Per alcuni di loro, poi, (tra cui mio figlio) è un vero e proprio allenamento e dunque anche
un'attività sportiva a tutti gli effetti. Sia il papà di Riccardo che io vi ringraziamo infinitamente per questa
bellissima opportunità che gli avete dato; siete riusciti a soddisfare il suo desiderio più grande, che era
appunto quello di poter giocare a calcio. E farlo per di più con la sua squadra del cuore è stato come toccare
il cielo con un dito. Ogni giorno quando torna a casa da scuola si cambia i vestiti e si mette il completino
della Roma, ogni giorno. E con questo ho detto tutto.
Papà di Martino
Cara Maresa,
in appena due mesi (un tempo brevissimo per un bambino come nostro figlio), venire a fare calcio è
diventata una delle attività preferite di Martino;
gli piace prepararsi di tutto punto per andare, gli piace il campo, ha stabilito un'ottima relazione con la sua
allenatrice Susanna (l'unica persona che lui conosca che corre più veloce e più a lungo di lui!), quando
finisce ha sempre un grande sorriso di soddisfazione e una sana stanchezza; credo che il progetto che avete
messo in piedi sia unico, non solo perché non ne esistono altri in Italia, ma per l'attenzione e la qualità con
le quali avete costruito tutti i fattori che tengono insieme questa esperienza;
la qualità di chi ha pensato il progetto, la qualità di chi sul campo lavora con i bambini, la qualità di chi
controlla lo sviluppo del progetto, insomma la qualità di un'esperienza pensata per dare un'occasione vera
di socializzazione attraverso lo sport a bambini che ne hanno un gran bisogno; è chiaro che la strada è
lunga, che bisogna avere pazienza e chiari gli obbiettivi, ma avete iniziato in maniera eccezionale;
spero che questa iniziativa non solo continui, ma si possa espandere ad altri bambini, perché sono convinto
che possa avere un grandissimo valore per tutti coloro che partecipano, ognuno con il proprio ruolo;
per le famiglie è una grande opportunità non solo di avere un'attività socializzante per i bambini (per di più
completamente gratuita!), ma anche di entrare in contatto e scambiarsi esperienze comuni;
nella nostra esperienza, il valore socializzante non si ferma al campo, ma continua fuori dal campo, con
altre famiglie.
76
Mamma di Lorenzo
Cara Maresa penso che Lorenzo sia felice di questa nuova esperienza dato dal fatto che è sempre pronto a
prepararsi x venire a calcio. Diversamente avrebbe avuto emozioni e reazioni diverse .
Mamma di Edoardo
Cara Maresa, questa è un esperienza meravigliosa, se ce ne fossero di più al mondo di queste occasioni, le
famiglie di bimbi disabili sarebbero sicuramente più serene, più felici e meno sole. Mio figlio Edoardo è
contentissimo di venire a calcio e gli istruttori sono fantastici, diciamo che è come se abbiamo allargato la
famiglia. Ora grazie a voi posso scambiare qualche tiro di palla a mano con Edo. Grazieee a tutti
Papà di Matteo
il progetto della AS Roma Calcio sta permettendo a Matteo di vivere una esperienza esaltante sia sul piano
sociale che sportivo. L'attenzione al particolare (es. divisa) ha già avuto un grande impatto emotivo su
Matteo , molti compagni di classe volevano sapere dove e come Matteo l'avesse avuta e lo stesso Matteo la
indossa sempre con molta fierezza e senso di appartenenza. Matteo partecipa con molta concentrazione
agli allenamenti (infatti la sera che si reca all'Acqua Acetosa) è visibilmente più stanco e da quando
frequenta il progetto segue con molta più attenzione le partire di calcio in televisione festeggiando con il
fratello quando la squadra fa gol. Questo è un importante obiettivo sociale che speriamo permetterà a
Matteo con maggiore facilità di partecipare e condividere con altri ragazzi la passione per il calcio. Inoltre
anche se abituato a giocare la palla con le mani (frequenta da sempre corso basket) ha compreso le diverse
logiche di "utilizzo" della palla nel calcio ed ora quando lo si invita a tirare la palla verso una porta lo fa solo
con i piedi, quindi sta generalizzando quanto apprende in allenamento la qual cosa per la sua patologia non
è assolutamente scontata. Infine Matteo utilizza un sistema di agenda settimanale con diversi pittogrammi
che rappresentano le diverse attività e non vi è sabato che appena sveglio non stacchi quella
dell'allenamento esprimendo quindi sia una volontà di fare qualcosa che forte gradimento , ed anche
questa cosa non è scontata per lui. l'unica vera preoccupazione ad oggi ?...........ma proseguirà questo
progetto o finirà con la fine dell'anno scolastico 😳? Noi � che si possa continuare.
Mamma di Nicola
Buonasera Maresa,
Grazie è la prima parola che mi viene in mente pensando al progetto "calcio insieme"....
Staff qualificato e pieno di buona volontà; clima accogliente per i ragazzi e per i genitori; finalmente un
progetto dedicato alla disabilità intellettiva fatto bene😊
Nicolas si trova benissimo... Specialmente il sabato all'aperto
Viene volentieri e si diverte
Ancora GRAZIE
77
Papà di Yassir
Certamente la vostra iniziativa "calcio insieme" è stata primo, per noi genitori che soffriamo la disabilità
dei nostri figlie un piacere immenso , mentre per Yassir si è aperto un spazio così grande che sicuramente
gli darà la possibilità di socializzazione più reale che lo porterà alla maturità uscendo fuori dall'autismo
Grazie al Presidente della Roma e a tutta l'equipe del Calcio Insieme.
Mamma di Morgan
Come fare con poche parole?.....Noi estremamente felici e soddisfatti. Morgan contentissimo soprattutto
delle splendide persone che lavorano con lui ma in realtà dice che tutti sono simpatici l accoglienza
straordinaria la professionalità tradotta in pazienza eccellente per noi genitori un progetto meraviglioso
fino alla commozione può sembrare un commento esagerato ma viene dal cuore GRAZIE
Mamma di Giacomo
Per quanto mi riguarda molto bene Giacomo è felice di venire il sabato e trovo gli allenatori e
l'organizzazione ottima . Grazie di questa opportunità!!!
Mamma e papà di Lorenzo
Buonasera, la nostra opinione sul progetto è chiaramente più che positiva! Nostro figlio è entusiasta e
pienamente appagato di allenarsi in una struttura dove si respira professionalità, dedizione e passione da
parte di tutti gli operatori! Grazie di cuore! Un caro saluto, Lorenzo Mariani e famiglia
Mamma e papà di Samuele
Nel ringraziare tutti gli addetti del progetto "calcio insieme" e naturalmente la Roma Calcio che ha
permesso tutto questo, possiamo affermare che nostro figlio Samuele sta vivendo questa esperienza in
modo sicuramente positivo, perché viene molto volentieri ai due incontri settimanali e partecipa con
interesse alle attività che gli vengono proposte. Ovviamente di questo siamo molto soddisfatti anche noi
genitori. Grazie Fabrizio e Anna Maria Pernaci
Mamma e papà di Luca
Cara Maresa l'esperienza è molto interessante. È importante sia per Luca,, sia per noi genitori che lui sia in
grado di poter interagire con gli altri bambini e anche con i maestri seguendo una disciplina nell'ambito
dello sport. Luca è molto contento di questa esperienza bellissima. L'iniziativa è davvero lodevole. Grazie di
tutto.
Mamma e papà di Leonardo
Gentile Signora Maresa,
innanzitutto volevamo ringraziarvi per la bellissima opportunità che state dando ai nostri ragazzi.
La vostra iniziativa è veramente ben organizzata e strutturata con persone qualificate e sempre disponibili.
Ci piacerebbe poter coinvolgere anche qualche compagno di classe, così che questa esperienza possa
rappresentare uno strumento di integrazione.
78
Leonardo è contentissimo e lo vedo migliorare di volta in volta. Alla prossima
Mamma di Leonardo
Buongiorno Maresa, mi scuso per il ritardo, stiamo facendo un trasloco e lavoro in casa con tutti i disagi
connessi in questi casi.
Ringrazio l'AS Roma, Lei gentilissima Maresa e i collaboratori tutti per questa meravigliosa iniziativa e
attività . Ho trovato un'organizzazione perfetta , fatta di grandissima competenza e umanità.
Trovo la Vostra attività esempio di come si possa rendere l'eccellenza nelle attività volte al miglioramento
integrazione e progressi evolutivi nella disabilità.
Leonardo esce di casa felicissimo per venire da voi e se gli chiedo , dove andiamo sabato ? Lui risponde , a
pallone con un sorriso bellissimo.
Trovo che la sua attenzione e presenza nelle cose stia migliorando grazie al lavoro che sta facendo con voi,
sempre giocoso e pregno di voglia di fare e di vincere!
Grazie di cuore, un abbraccio,
79
ALLEGATO 3 Programma di formazione dello staff
Giorno 19.30 – 20.30 20.40 – 21.30
Lunedì 16 novembre
Le caratteristiche dello staff Calcio Insieme: collaborazione, coesione e innovazione – Alberto Cei Le immagini e le esperienze – Giusi De Angelis,
Descrizione delle disabilità intellettive nei bambini – Daniela Sepio, psicologa dello sport
Mercoledì 18 novembre
Introduzione al comportamento dei bambini con disabilità intellettive e testimonianza di un genitore – Flaminia Spada, logopedista
Il comportamento dei bambini con disabilità intellettive nei rapporti con gli altri – Flaminia Spada
Giovedì 19 novembre
Tecniche e didattica in campo per facilitazione la comprensione e comunicazione/ linguaggi allievi-allenatori – Flaminia Spada Le immagini e le esperienze – Giusi De Angelis
Gruppo di lavoro fra i partecipanti sui linguaggi e comunicazione – Daniela Sepio e Flaminia Spada
Venerdì 20 novembre
Presentazione dei lavori di gruppo e discussione – Daniela Sepio e Flaminia Spada
Tecniche e didattica in campo per facilitazione comprensione linguaggi allievi-allenatori – Flaminia Spada
Lunedì 23 novembre
Diamo un calcio alla disabilità - Carlo Sorbara Direttore Generale Totti Soccer School, Valerio Antelmi, istruttore e Chiara Cannizzaro, psicologa
Una meta per crescere - Unione Rugby Capitolina, Francesca Rebecchini Coordinatrice progetto
Mercoledì 25 novembre
La paura e le emozioni degli adulti – Alberto Cei La paura e le emozioni degli adulti – Alberto Cei
Giovedì 26 novembre
Il calcio con i disabili intellettivi: simulazioni di attività didattiche - Daniela Sepio e Flaminia Spada
Il calcio con i disabili intellettivi, simulazioni di attività didattiche - Daniela Sepio e Flaminia Spada
Lunedì 30 novembre
Aspetti medico sportivi del calcio dei bambini – Romano Franceschetti
Aspetti medico sportivi del calcio dei bambini – Romano Franceschetti
Martedì 1 dicembre
La fase dell’accoglienza e il primo incontro. Sessione svolta sul campo. Alberto Cei, Daniela Sepio e Flaminia Spada
La fase dell’accoglienza e il primo incontro. Sessione svolta sul campo. Alberto Cei, Daniela Sepio e Flaminia Spada
Mercoledì 2 dicembre
La scuola e il lavoro delle insegnanti di sostegno con i bambini – Maresa Bavota, Roberta Pietrangelo e Daniele Giovannetti
Il lavoro delle insegnanti di sostegno con i bambini - Roberta Pietrangelo e Daniele Giovannetti
Giovedì 3 dicembre
Linee guida didattiche per elaborazione per modello didattico – Alberto Cei, Paolo Franceschi e Michele Rosci
Conclusioni
Giorno
Sabato 14 novembre h10,00 – 13,00
Presentazione “Calcio Insieme” , gli obiettivi, il programma e lo staff AS Roma - Mauro Baldissoni, direttore generale AS Roma, Benedetta Navarra, consigliere di amministrazione AS Roma, Fondazione Roma Cares - Catia Augelli, Asd Accademia calcio integrato - Patrizia Minocchi
La creazione di una rete virtuosa: la collaborazione con la AS Roma, i bambini, la Scuola, gli insegnanti, i genitori e il territorio – Maresa Bavota
Il valore del movimento nello sviluppo delle intelligenze nei bambini: Il modello didattico di Calcio Insieme e la formazione – Alberto Cei e Michele Rosci